Stanchi, poveri e sfigati

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STANCHI, POVERI E SFIGATI

COMMEDIA IN DUE ATTI

Autore

CAMILLO VITTICI

vitt@sfera.net

Iscrizione S.I.A.E. N.118123

(In caso di traduzione dialettale si prega di specificare alla SIAE il titolo originale dell'opera)

PERSONAGGI

Gigio

Muratore stanco

Diomira

Moglie di Gigio

Tòni

Fratello di Gigio

Iolanda

Moglie di Tòni

Anselmo

Padre di Gigio e Tòni

Irina

La badante russa

Angiolino

Lo zio d’Australia

La storia si svolge in:

1° atto in un cortile

2° atto in un modesto soggiorno

La storia

Due fratelli, perennemente stanchi, apprendono che lo zio Angiolino, emigrato in Australia,

dopo molti anni decide di tornare. Con le loro mogli sognano enormi ricchezze in arrivo.

Ambrogio, loro padre, è assistito da Irina la russa, la badante. Ma le cose non filano così

lisce come le avevano sperate.

PRIMO ATTO

(Un cantiere. Un muretto appena abbozzato. Tòni è dietro e sta cementando un mattone)

TONI: Mattone mattone, calce calce, cazzuola cazzuola, cemento cemento… E avanti così tutta quanta la vita. Sveglia alle cinque, pane e mortadella a colazione, un bicchierozzo di vino e via! E sì che mio padre me lo diceva sempre; studia Antonio che la vita è lunga. Studia Antonio se no finirai anche tu a fare il muratore come me. E infatti non ho studiato… Mattone mattone, calce calce, cazzuola cazzuola, cemento cemento… D’estate con un caldo della madonna, in autunno a mollo sotto l’acqua e in inverno con le mani che sembrano salsicce. Se hai ben studiato vai a fare l’impiegato; se perdi le tue ore vai a fare il muratore. Mattone mattone, calce calce, cazzuola cazzuola, cemento cemento… Proprio a me è capitato questo lavoro. Il dottore mi ha detto di avere la stanchite acuta. Unica medicina… il riposo! Quando ero piccolo tutti mi chiedevano cosa volevo fare da grande. Gli altri rispondevano il dottore, il tramviere, l'astronauta… Io dicevo: il lazzarone. Sono l'unico che ce l'ha fatta! Già da piccolo non avevo grandi ambizioni. Giocavo al piccolo disoccupato. Per un certo periodo ho venduto mobili da salotto. Il problema era che si trattava del mio salotto. Io arrivo sempre tardi al lavoro, ma cerco di rimediare andando via presto. Mattone mattone, calce calce, cazzuola cazzuola, cemento cemento… Nella vita contano soprattutto due cose: la salute e la voglia di lavorare. Io ho la salute, mia moglie la voglia di lavorare. Non abbiamo problemi. Dicono che il lavoro ha sempre addolcito la vita: il fatto è che a me non piacciono i dolci… Io mi meraviglio di essere ancora vivo… perché mi hanno detto che il lavoro ammazza la gente. E, se è vero che il lavoro non ha mai ammazzato nessuno, non vorrei rischiare di essere la prima vittima!

DIOMIRA: (Entra portando su una carriola il Gigio) Tòni; ho portato il tuo aiutante. E’ arrivato il factotum, il lavoratore, il tuo socio in affari della Ditta Stancheris & C., quell’imbranato di tuo fratello. (Posa la carriola) Gigio; siamo arrivati. Svegliati!

TONI: Solita storia…

DIOMIRA: Solita storia. Questo è nato stanco, sta vivendo stanco e sarà stanco fino al riposo eterno

TONI: Amen. Come lo capisco…

DIOMIRA: Pensa che ieri si era finalmente deciso a cambiare l’ orologio e così è andato in un negozio. Uno gli piaceva particolarmente, l'ha indicato all'orefice e lui gli ha detto che era un'ottima scelta e che si ricaricava automaticamente col movimento del braccio. Allora gli ha chiesto se per caso ne avesse un altro meno faticoso.

TONI: Eh, dubito davvero che fare il muratore sia il suo lavoro più naturale e a sua misura

DIOMIRA: Penso proprio che qualsiasi lavoro non faccia per lui…

TONI: Veramente… neanche per me. Anch’io, prima di fare il muratore, ho tentato un altro lavoro, ma era troppo faticoso. Dodici ore al giorno

DIOMIRA: Di che lavoro si trattava?

TONI: Facevo il collaudatore

DIOMIRA: Collaudatore? Di Formula Uno? Degli aerei a reazione? Degli elicotteri?

TONI: Di materassi. Mi avevano assunto alla Perlaflex per dormire dodici ore al giorno su un materasso per constatarne la solidità, l’indeformabilità, la resistenza

DIOMIRA: Meglio di così…

TONI: Meglio di così un bel corno! Mi sono licenziato il giorno dopo perché non corrispondeva agli orari sindacali. Il lavoratore non può essere occupato più di otto ore al giorno.

DIOMIRA: Ma almeno riposavi…

TONI: Quando ti obbligano a riposare è un lavoro. Quando lo fai tu è un riposo

DIOMIRA: Ma da quand’è che avete iniziato a costruire questo muro?

TONI: Sono quasi tre mesi. Però ci pagano a metro quadrato, non a ore…

DIOMIRA: Adesso capisco perché non vedo mai uno straccio di paga. Se non fosse per il mio lavoro… Gigio; siamo arrivati. Svegliati!

GIGIO: Ssssst… Piano… Lo sai che se mi sveglio di colpo mi sento male e magari mi viene un colpo apostolico o un cactus cerebrale. Ancora cinque minuti… Alzarsi e' umano; restare a letto, divino…

DIOMIRA: Ma qui non sei a letto, sei in carriola

GIGIO: Ma sempre disteso sono…

DIOMIRA: C'e' un tempo per fare e un tempo per riposare.

GIGIO: Che colpa ne ho, io, se perdo sempre il primo tempo?

DIOMIRA: Pensa che aveva messo anche un’inserzione su un giornale…

TONI: E cosa aveva scritto?

DIOMIRA: “Uomo stanco cerca lavoro in casa di riposo”. E’ sempre talmente stanco che ha preso l’abitudine di riposarsi prima ancora di essere stanco. Quando ha la febbre appoggia una supposta per terra e si lascia cadere sopra per non fare lo sforzo di mettersela. (Lo scuote) Allora, vuoi scendere o no? Guarda che siamo in cantiere!

GIGIO: (Si alza con fatica aiutato dagli altri) Va bene; cominciamo questa faticosa giornata. Tu, Diomira, torna a casa e preparami il letto. Non si sa mai… Dovessi stancarmi…

DIOMIRA: Il mese scorso è andato a comperare un letto nuovo e non l’ha voluto di legno; no, di ferro, e di quelli massicci

TONI: E come mai?

DIOMIRA: Perché lui ha il sonno pesante. Beh, io vado. Ti aspetto a casa, ma il più tardi possibile. (Esce riportandosi la carriola)

TONI: Come stai Gigio?

GIGIO: Mica male Tòni; un po’ stanchino, ma penso di resistere per un bel po’ di minuti

TONI: Dai, dammi una mano a finire il muro; magari quattro o cinque mattoni riusciamo a metterli anche oggi

GIGIO: Calma, calma; non si potrebbe, mentre riposiamo, bere e mangiare qualcosa?

TONI: Veramente la colazione l’ho già fatta a casa, ma, se vuoi, ho qui il bottiglione del vino (Si siedono su una panchina e bevono)

GIGIO: Certo che il mondo è cambiato… Ieri sono andato al bar con un nero: io ho bevuto un negroni, lui un bianco secco

TONI: Quando leggo dei danni che causa il bere, smetto di leggere

GIGIO: Te lo ricordi il nonno? Beveva così tanto che quando è morto lo hanno bruciato, no, cremato... Aveva in corpo così tanto alcol che hanno impiegato due giorni a spegnerlo

TONI: Non voglio dire che nostro padre fosse un ubriacone… Certo che quando gli dovevano prelevare del sangue anzichè usare la siringa usavano il cavatappi…

GIGIO: Ci sono due buoni motivi per bere. Il primo e' calmare la sete. Il secondo, e' prevenirla.

TONI: Nostra madre è arrivata a 80 anni, e sai perché? Non ha mai toccato un bicchiere di grappa... Si attaccava direttamente alla bottiglia.

GIGIO: Ieri stavo andando in bicicletta e andavo un po’ a zig zag. Mi ferma il vigile. "Lei andava a zig-zag e ciò dimostra che era pieno di vino!". "Non è vero niente, signor vigile!". "E come lo dimostra?". "Anche i fiumi vanno a zig-zag, eppure sono pieni di acqua!"

TONI: La mia Iolanda mi ha costretto ad andare dal dottore perché mi stava crescendo la pancia. "Lei e' ammalato di idropi… pi… pi… idropisia: beve troppa acqua". E io: "Impossibile, dottore. La sera bevo solo tre bicchieri di wisky; magari sarà la marca scadente..… Ah no, ecco cos’è stato… il ghiaccio!"

GIGIO: Non ci capiscono Toni.

TONI: Non ci capiscono Gigio.

GIGIO: (Tono di messaggio al cellulare) Aspetta che c’è un messaggio. (Legge) “So quanto conto per te, quanto ti manco, quanto hai bisogno di me. Mi dispiace di averti lasciato per sempre…”

TONI: Donne, Gigio?

GIGIO: Magari… Aspetta un momento che finisco. “So quanto conto per te, quanto ti manco, quanto hai bisogno di me. Mi dispiace di averti lasciato per sempre. Con affetto, il tuo cervello”. Ma si può sapere chi lo manda?

TONI: Qualcuno che ti conosce bene.

GIGIO: Invece no; voglio proprio saperlo! Adesso telefono alla gestante del telefono

TONI: Guarda che non si chiama gestante, si chiama gestore. Lo sai il numero?

GIGIO: Ce l’ho in memoria. (Chiama) Salve, sono un radiomobile; sì, insomma, sono un cellulare incazzato. Sentite, stamattina ho il telefono che mi chiama per il mio cervello. Come non capisce? Certo che ce l’ho il cervello… almeno credo… Ah, parlava di… certo che ce l’ho dentro la schedina. Se ho un cellulare ricaricabile? Certo che ce l’ho ricaricabile; ha la batteria… Vorrei avere la movimentazione del traffico così so chi mi chiama. Ah, già che ci sono… mi vuole dire quanti soldi restano sulla cartellina? Come sarebbe che devo comporre il numero 10 sulla tastiera... Come faccio? I tasti sul mio apparecchio arrivano solo a 9! Insomma, mi mandi la nota dei numeri che mi chiamano. No, la strisciata non la voglio mensile, ma trimestruale. Buongiorno.

TONI: Cosa ti hanno detto?

GIGIO: Non ho capito un bel niente. Diceva di premere uno, poi il due e poi il tre e poi  l’otto per uscire, ma io sono già uscito da casa…

TONI: Misteri dei telefoni. Allora, si lavora?

GIGIO: Se proprio non si può fare a meno… proviamoci, ma piano piano. Ti raccomando…

TONI: D’accordo; piano piano… (Si alzano con fatica, si mettono dietro il muretto. Gigio passa, sempre con fatica, i mattoni a Tòni che li sistema)

GIGIO: Un mattone…

TONI: Un mattone…

GIGIO: Due mattoni…

TONI: Due mattoni…

GIGIO: Tre mattoni…

TONI: Piano, piano! Dammi il tempo di cementarli… Tre mattoni…

GIGIO: Cosa dici Tòni? Devo sollevare anche il quarto?

TONI: Io direi di riposarci un po’

GIGIO: Mi hai tolto la parola di bocca (Si risiedono e si versano nuovamente il vino. Tono di messaggio al cellulare) Chi sarà ‘stavolta?

TONI: Basta leggere…

GIGIO: “Ho chiesto a Dio l'erba e m'ha dato un prato. Ho chiesto un po' d'acqua e m'ha dato il mare…”

TONI: Sicuramente è un poeta; continua Gigio

GIGIO: “Ho chiesto a Dio l'erba e mi ha dato un prato. Ho chiesto un po' d'acqua e mi ha dato il mare, gli ho chiesto di parlare con un pirla e mi ha dato il tuo numero”. Se lo pesco questo figlio di buona donna! Ma ti pare giusto prendersela con uno che lavora tutto il giorno?

TONI: Cala Gigio, cala…

GIGIO: Uno che lavora quasi tutto il giorno…

TONI: Cala Gigio, cala…

GIGIO: Uno che lavora qualche ora al giorno…

TONI: Cala Gigio, cala…

GIGIO: Va beh; uno che tenta di lavorare un paio di minuti al giorno! Va bene così?

TONI: Ecco, così va meglio

GIGIO: Vedi Tòni, io sono stato proprio sfortunato nella vita. Io dovevo nascere ereditiere così non avrei avuto più problemi. Letti comodi, poltrone grandi, cuscini sul pavimento…

TONI: E perché non io ereditiere?

GIGIO: Perché io ho più probabilità di te

TONI: Si può sapere perché tu hai più probabilità di me?

GIGIO: Perché io uno zio in Austria ce l’ho

TONI: E cosa fa in Austria?

GIGIO: Alleva canguri

TONI: Alleva cangu… In Austria? In Australia vorrai dire…

GIGIO: Guarda che, dopo tutto, non c’è una grande differenza… Adesso però che ci ripenso guarda che è anche tuo zio; era il fratello di nostro padre, l’Ambrogio, e sarà certamente vecchio come il cucco e magari anche lui suonato nel cervello

TONI: Ah sì, è vero; lo zio Angiolino; ne ho sentito parlare…

GIGIO: Appunto. Magari prima o poi dovrebbe ricordarsi di noi. A Natale e a Pasqua io gli mando sempre una cartolina. “Auguri di buon Natale da chi sempre ti ricorda. Il tuo affezionato nipote Gigio”. Altrimenti, quando il Padreterno si decide a chiamarlo…

TONI: Guarda Gigio che non sta bene augurare a qualcuno di morire… Tanto meno allo zio Angiolino che io, te lo dico sinceramente, non ho mai visto e conosciuto.

GIGIO: Ma cos’hai capito? Dopo tutto anch’io non l’ho mai conosciuto. Io non ho augurato di morire allo zio Angiolino, ma se capitasse, magari, chissà che non si ricordi anche di noi.

TONI: Magari con una cartolina a Pasqua…

GIGIO: Veramente spero in qualcosa di più di una cartolina… (Tono di messaggio al cellulare) Chi sarà adesso? Speriamo non sia il solito scemo…

TONI: Leggi Gigio, leggi…

GIGIO: “Ha chiamato la ditta…”

TONI: Quale Ditta? Leggi, leggi che ‘stavolta si tratta di qualcosa di serio

GIGIO: “Ha chiamato la ditta dove avevi portato a far riparare il tuo cervello, puoi passare a ritirarlo quando vuoi: il tuo e' quello avvolto in un coriandolo”. Imbecilli! Cosa dici? Ritelefono al gestante del telefono?

TONI: Lascia perdere Gigio… Mi sa che vai più d’accordo con tua suocera che con la TIM…

DIOMIRA: (Entra accompagnando Ambrogio) Piano, piano. Si attacchi bene a me. Così… Sentite lavoratori; me la volete dare una mano o no? Dai Gigio, porta una sedia

GIGIO: Per portare una sedia dovrei andare fino alla casa qui di fronte, ma per l’andata ce la posso fare.. E’ il ritorno che ho paura che mi stanchi…

TONI: (Con alcuni mattoni gli fa un sedile) Questo è più comodo della poltrona del Papa. Accomodati qua papà

GIGIO: Ma si può sapere perché hai portato qui l’Ambrogio?

DIOMIRA: Perché sono stanca di avere tutto il giorno vostro padre per casa. Mi segue sempre come un cagnetto e, se proprio lo vuoi sapere, mi tocca spesso il sedere. Tutto suo figlio…

GIGIO: Veramente Diomira il sedere non te lo tocco mai…

DIOMIRA: Ma lo facevi con le altre quando avevi qualche annetto di meno!

TONI: Papà Ambrogio, perché tocchi il sedere della Diomira?

AMBROGIO: Perché… Non me lo ricordo più… Urca urca… Però mi diverto…

DIOMIRA: Si sieda qui Ambrogio che il sole le farà bene e speriamo che gli scaldi un po’ il cervello. Poveretto, da quando è tornato dalla campagna di Russia non è più stato lui…

TONI: E tu come fai a saperlo?

DIOMIRA: Me lo diceva sempre la povera Angelina, quella santa donna di vostra madre. Dal gran freddo che ha preso si deve essere gelato un pezzo di cervello.

AMBROGIO: Diomira… Diomira!

DIOMIRA: Che c’è Ambrogio?

AMBROGIO: Ho mangiato io?

DIOMIRA: Ma se ha appena mangiato mezzo pollo!

AMBROGIO: Io però ho fame. Urca urca se ho fame…

DIOMIRA: Questo mangia come un dannato. Forse pensa di essere al Grand’Hotel… Ma cosa vuole poi per quella pensioncina da fame che gli da’ il governo?

TONI: Ma sei sicura Diomira che l’Ambrogio abbia l’Alzeimer?

GIGIO: Guarda che non l’ho detto io; l’ha detto il dottore

TONI: Cos’è quella malattia lì Diomira?

DIOMIRA: Hai presente Tòni quando un verme si infila in una mela? Diventa tutta marcia

TONI: L’Ambrogio ha mangiato le mele marce?

DIOMIRA: No, è il suo cervello che è una mela marcia. La mutua mi ha dato l’assegno di accompagnamento e abbiamo pensato di prendergli la badante perché io devo uscire tutto il santo giorno a lavorare. Spero che anche tu Tòni e la tua Iolanda ci diate una mano…

TONI: Ma guarda che noi soldi non li abbiamo. Quello che avanziamo servono al Carlino che fa il carabiniere. Certo che i vecchi costano…

DIOMIRA: E non rendono niente…E vivono alle nostre spalle…Forse sarebbe meglio infilarlo in un Ricovero…

TONI: Non sarebbe sbagliato…La badante… E cosa sarebbe la badante?

DIOMIRA: La badante è una persona che lo bada; insomma, che lo assiste, che gli fa da infermiera. Io non potrei permettermelo; con quello che guadagna il mio Gigio col suo intenso lavoro io devo andare a servizio tutto la santa giornata. Pensate che il Comune mi ha scritto che, se avessimo ospitato anche un’altra persona anziana, avremmo preso anche la sua pensione

GIGIO: Mica male l’idea di mettere su un pensionato in casa; due vecchi, due pensioni, due assegni di accompagnamento, la badante magari la paga il Comune…Magari è la nostra fortuna e io potrei finalmente riposare. E… si potrebbe sapere chi è questa badante?

DIOMIRA: E’ una signora russa che ci è stata consigliata dalla Lucrezia. Lei fa parte dell’Associazione Donne Cattoliche della Parrocchia e, per fare una buona azione, ha messo un annuncio sul giornale. Dovrebbe arrivare oggi a prendere servizio. Beh, io vado; vi raccomando, date un’occhiata al nonno. Sapete che ha il cervello in trasferta… E corro subito in Comune a dire che ci mandino anche l’altro vecchio. Soldi in arrivo, signori, soldi… e di quelli veri!Ciao; vado a preparare il pranzo. (Esce)

GIGIO: (Tono di messaggio al cellulare) E adesso chi sarà? Nuovo messaggio... Apri... “Quello sguardo fantastico, quel bel sorriso, quell'intelligenza, quel viso irresistibile, quegli occhi magnifici…"

TONI: Finalmente un messaggio che fa proprio al caso tuo… Sguardo fantastico, bel sorriso, quell'intelligenza...

GIGIO: Era ora; lasciami finire di leggere. “Quello sguardo fantastico, quel bel sorriso, quell'intelligenza, quel viso irresistibile, quegli occhi magnifici… Ma basta parlare di me. Tu, piuttosto, come stai?”. Disgraziato! Porco! Farabutto!

TONI: Non te la prendere Gigio. Magari ti conosce davvero…

IRINA: (Bella ragazza. Entrando) Dobridìn tovàrish!

GIGIO: Dobri… Che cosa? Ma come parla questa?

IRINA: Dobridìn tovàrish! Buongiorno compagni! Bella giornata vero?

TONI: E questa chi è?

IRINA: Io essere Irina di Russia. Voi conoscere Russia? Io sono russa di Russia

TONI: Io conoscere solo insalata russa

GIGIO: Io conoscere solo mia Diomira che di notte russa

IRINA: Cosa state facendo qui?

TONI: Grande palazzo. Per ora solo muro, ma fra qualche anno essere terminato

IRINA: Voi potete me essere aiuto?

TONI: Io aiutare te in tutti i modi. Avere bisogno di uno stallone italiano?

GIGIO: E chi sarebbe Tòni lo stallone italiano?

TONI: Guardami Gigio; l’hai qui davanti. Che ne dici?

GIGIO: A me, più che uno stallone, sembri un bue, ma di quelli castrati

IRINA: Io non avere bisogno di stalla o stallone, ma di lavoro per mandare soldi in Ucraina.

AMBROGIO: Urca urca che bella signora… Bella, bella… Urca urca se mi piace!

GIGIO: Giù le mani nonno! Non è roba per te

TONI: Magari gli è rimasto addosso ancora qualche ormone…

GIGIO: Sì, a far compagnia all'unica cellula del cervello che gli è rimasta e che gli vaga nel cranio urlando: "C'è nessuno...?" . Ma tu, Irina di Russia, che fai da queste parti?

IRINA: Fa me un favore buon uomo. Di me dove essere questo indirizzo. (Porge un biglietto a Tòni che legge)

TONI: Famiglia Ambrogio Stancheris, via Degli Sfigati, numero 7

GIGIO: Ma quella è la mia casa

TONI: E’ vero, è la tua casa. Ma è anche la mia casa perché io abito al piano di sopra. Ma tu chi sei?

IRINA: Io essere badante Irina di Russia (Rimangono tutti per un attimo  a bocca aperta)

AMBROGIO: Russia! Siberia! Urca urca… Neve, neve, freddo, freddo. La Katiuscia… Urca urca… La Katiuscia…

TONI: Chi era la Katiuscia Ambrogio? Una bella ragazza?

AMBROGIO: Katiuscia… era la mitraglia. Tam tam tam tam tam tam… Scappa, scappa, urca urca… corriamo verso l’isba…

GIGIO: Ma cos’è l’isba?

IRINA: Isba essere piccola casa di Russia.

AMBROGIO: Dasvidania Russia, dasvidania…

IRINA: Arrivederci Russia, arrivederci… Ma questo signore chi essere?

TONI: Questo signore essere nostro padre, il malato suonato al quale devi fare la viandante; no, la badante. Però, Irina di Russia, anch’io sento un dolorino al collo; magari potresti fare la badante anche a me… Pensa, ho la cervicale dappertutto…

GIGIO: Veramente l’Irina di Russia deve venire in casa mia ed è più giusto che la faccia a me. Ho anch’io la sciatica dietro il collo… E ho anche la prostica che si è ingrossata come un melone

TONI: E cosa sarebbe la prostica Gigio?

GIGIO: E’ una cosa che hanno solo gli uomini maschi che, quando sono giovani, serve a fare la pipì e, quando sono grandi, non gliela lascia più fare.

TONI: E allora cosa succede?

GIGIO: Pum! Scoppiano! E schizzano dritti in paradiso

TONI: E cosa dovrebbe fare l’Irina di Russia alla tua… prostica?

GIGIO: Controllare che non scoppi! Magari un piccolo massaggio…

IRINA: Irina di Russia essere brava massaggiatrice. In mio paese mi chiamano mani di fata.

GIGIO: Ecco, io avere proprio bisogno di mani di fata

AMBROGIO: Urca urca; per me, per me mani di fata…

TONI: Ma dimmi un po’, come essere Russia adesso? Mi hanno detto che in Russia i comunisti mangiavano i bambini

IRINA: Tutto cambiato, tutto cambiato. Adesso sono i bambini a mangiare i comunisti… Io avere letto vostra Bibbia e sono sicura che Adamo ed Eva erano comunisti

TONI: Adamo ed Eva comunisti?

IRINA: Sì, Adamo ed Eva comunisti. Infatti erano nudi, scalzi, dividevano una mela in due e credevano di stare in Paradiso

GIGIO: (Solito trillo di cellulare. Legge) “Domani è la giornata mondiale per la raccolta dei rifiuti…”

TONI: Questo deve essere un ecologista… Magari uno dei Verdi… Va avanti Gigio

GIGIO: “Domani è la giornata mondiale per la raccolta dei rifiuti. Fai del bene, salva l'ambiente: fatti trovare vicino al cassonetto”. Bastardi! Ma guarda un po’ che brutte persone ci devono essere a questo mondo!

IRINA: Anch’io avere incontrato brutte persone in Italia…

TONI: Quando hai tu incontrato brutte persone in Italia?

IRINA: Ieri sera. Tornavo a casa da amica e un uomo mi seguire. Io guardata in dietro e allungato passo. Anche lui allungato passo. Io guardata indietro e correre. Anche lui correre. Io non sapere cosa fare perché lui più veloce di Irina di Russia…

TONI: E allora?

IRINA: E allora io lasciato lui avvicinare…

GIGIO: E tu cosa fare?

IRINA: Io sollevato gonna fino sopra miei ginocchi…

TONI: E lui, quel bastardo?

IRINA: Lui abbassato pantaloni fino a scarpe…

TONI: E così te l’ha fatta…

IRINA: No, Irina di Russia fatta a lui… Io con gambe libere ho fatto altra corsa, lui, con braghe ai piedi, rimasto fermo come un salame!

IOLANDA: (Entrando) E chi sarebbe quello che ha le braghe fino ai piedi? Non sarai tu Tonio…

TONI: Ma cosa dici Iolanda; non vedi che ho ancora le bretelle allacciate?

AMBROGIO: Io, Ambrogio vuole le braghe fino ai piedi. Urca urca, aiutami tu Irina russa di Russia… Braghe ai piedi, urca urca, braghe ai piedi…

IOLANDA: Ambrogio, cos’è ‘sta storia? Guardi che si può essere matti solo una volta, non due! E chi gli insegna queste sporcacciate? Che ci fa qui questa signorina? Chi è costei?

TONI: Calma Iolanda. E’ sempre così mia moglie; sempre sospettosa, gelosa, scatenata…

IOLANDA: Per forza si diventa così vivendo con un individuo simile. Quando vede una ragazza incomincia a sbavare, ha le palle degli occhi che girano come una giostra. Allora, chi è questa tipa? Vi portate le donne sul lavoro? Ecco perché siete sempre stanchi la sera

GIGIO: Veramente anche al mattino… Questa signorina è la badante dell’Ambrogio; è una russa della Russia

AMBROGIO: Stalino, Lenino, Cremlino… Urca urca che fredda la Russia. Urca urca che calda l’Irina…

IOLANDA: Ma cosa succede all’Ambrogio? Non è che gli si stia riscaldando il carburatore…

GIGIO: Da quando ha visto l’Irina di Russia sembra che si sia svegliato dal letargo

TONI: Ma si può sapere cosa sei venuta a fare qui al nostro posto di lavoro?

IOLANDA: Al posto, sì, ma del lavoro… ho i miei dubbi. Ad ogni modo ti ho portato la lettera che ci ha spedito il nostro Carlino

TONI: Deve sapere signorina Irina che il Carlino fa il carabiniere… Io ho le mani sporche di cemento; leggila tu

IOLANDA: Cari genitori, vi scrivo queste poche righe perché sappiate che vi ho scritto. Se ricevete questa lettera, vuol dire che è arrivata. Se non la ricevete, fatemelo sapere, così ve la rimanderò. Scrivo lentamente perché so che voi non sapete leggere in fretta. Qualche tempo fa ho letto sul giornale che la maggior parte degli  incidenti capitano entro un raggio di un chilometro dal luogo di abitazione. Allora ho deciso di farmi spostare in una caserma più lontana. La nuova caserma è meravigliosa. In uno stanzino vicino alla mia camera c’è una lavatrice, ma non sono sicuro che funzioni. Proprio ieri ci ho messo dentro il bucato, ho tirato l’acqua e poi il bucato è sparito completamente. Il tempo qui non è troppo brutto. La settimana scorsa ha piovuto due volte: la prima volta per tre giorni e la seconda per quattro. A proposito della giacca che vi ho chiesto di spedirmi, siccome spedirmela coi bottoni sarebbe stato molto caro, per via del peso dei bottoni, vi raccomando di staccarli. Metteteli tutti nella tasca interna che poi li riattacco io. Ieri ero a bordo della Gazzella, non una di quelle bestie dell’Africa, ma l’auto di servizio di noi Carabinieri e ho fatto una grossa sciocchezza. Quando sono sceso ho chiuso di scatto la portiera lasciando dentro le chiavi. Allora ho dovuto rientrare a piedi in Caserma a prendere il secondo mazzo di chiavi e così anche gli altri due miei colleghi hanno potuto scendere dalla macchina. Se vedete Margherita salutatela da parte mia. Se non la vedete, non ditele niente. Il vostro Carlino che vi vuole tanto bene.

GIGIO: Che bravo figliolo quel Carlino…

IRINA: Ma questo Carlino è carabiniere intero o mezzo carabiniere?

DIOMIRA: Certo che è tutto intero. Perché dovrebbe essere mezzo carabiniere?

IRINA: Perché davanti portone di caserma per avere permesso di soggiorno avere letto un cartello con scritto “Attenzione, uscita mezzi carabinieri”

DIOMIRA: (Entra trafelata) Sentite gente, sentite… Udite udite udite!

GIGIO: Cosa succede Diomira? C’è qualcuno che ti segue per violentarti?

DIOMIRA: Magari! Sarebbe la volta buona per ricordarmi come si fa…

AMBROGIO: Urca urca; mi ricordo, io mi ricordo… Vieni Irina che ti faccio vedere

IRINA: Cosa volere vedere?

AMBROGIO: Urca urca; vieni che te lo dico

IOLANDA: Ma Ambrogio, cosa vi salta in mente?

AMBROGIO: In mente no, ma da un’altra parte sì…

IOLANDA: Ma la smetta! Non si vergogna alla sua età?

TONI: Magari con una pastiglia di Viagra…

GIGIO: Ma sei matto? Gli potrebbe far male… Hai visto cos’hanno scritto sulla tomba del povero Giacomino che è morto di colpo dopo aver preso una di quelle pillole lì?

TONI: No, cos’hanno scritto?

GIGIO: “Com’è venuto, se n’è andato”

DIOMIRA: Che famiglia di depravati! Scandalosi! Frustrati sessuali!

GIGIO: Senti chi parla…

DIOMIRA: Perché, cosa vorresti dire?

GIGIO: Il mese scorso l’ho portata alla mostra bovina. Lei si fermava sempre davanti al recinto dei tori.

TONI: Belle bestie…

GIGIO: Belle bestie sì, ma lei leggeva tutti i cartelli. Sul primo recinto c’era scritto: "Questo toro l'anno scorso si è accoppiato 50 volte". E ti ricordi Diomira cosa mi hai detto?

DIOMIRA: Certo che me lo ricordo… Che dovevi imparare da lui!

GIGIO: Sul cartello dell’altro recinto c’era scritto che quello si era accoppiato 65 volte e lei subito a fare i conti…

DIOMIRA: Certo, più di cinque volte al mese. Wow! Ma tu…

GIGIO: Ma sull’ultimo poi… C’era scritto che quel toro si era accoppiato 365 volte!
DIOMIRA: Wow! Doppio wow! Ma sapete cosa mi ha risposto quel villano? "Perché non vai lì e gli chiedi se si è fatto per 365 volte la stessa mucca?"

AMBROGIO: Urca urca… A me basterebbe anche una volta sola con l’Irina! E poi, urca urca, morirei contento…

IRINA: Eh no; e poi Irina di Russia dove trovare un altro lavoro?

DIOMIRA: Ma prima di decidere di fare la badante cosa facevi?

IRINA: Commessa in negozio di vestiti.

DIOMIRA: E non ti piaceva?

IRINA: Sì, me piacere, ma gente sporcacciona. Su vetrina era scritto cartello: "Commessa timida e mite. Entrate ed esaminate liberamente la merce". E tutti esaminare me…

TONI: Ma come hai fatto a sapere che l’Anselmo aveva bisogno di una badante?

IRINA: Irina letto annuncio sul giornale

DIOMIRA: Ve l’ho detto; la Lucrezia…

GIGIO: Ma perché hai scelto questo lavoro?

IRINA: Perché su giornali italiani annunci troppo complicati. Ecco, io leggere giornale: "Cercasi contadina con esperienza e che lavori duro. Brava in casa e nei campi, che faccia bene da mangiare e abbia un trattore proprio. Inviare foto del trattore". "Smarrito Terrier bianco, orbo, sordo, castrato. Risponde al nome di 'Fortunato' ".  "Auto usate? Perchè andare altrove per farsi imbrogliare? Prima venite qui". "La macelleria resta chiusa per i Santi, ma sarà aperta per i morti".  "Noi non strappiamo i vostri vestiti con le macchine. Lo facciamo direttamente a mano". “La macelleria rimarrà aperta la domenica solo per i polli”. “Qui si riparano biciclette, anche se rotte”. Volere voi che Irina continua?

GIGIO: No no, mi sta già fumando la testa. Ma si può sapere Diomira perché sei giunta qui tutta trafelata?

DIOMIRA: Ah già, dimenticavo… Lo zio Angiolino… Sì, insomma, lo zio dell’Australia…

TONI: Lo zio Angiolino?

GIGIO: Lo zio Angiolino?

DIOMIRA: Lo Zio Angiolino sta arrivando! Leggete il telegramma: “Siete invitati accogliere vostro zio Angiolino Stancheris nel suo definitivo viaggio di ritorno al proprio paese. L’arrivo è previsto nel pomeriggio di giovedì prossimo. Raccomando eleganza, sobrietà, compostezza. La segretaria personale”

TONI: Allora vuol dire…

GIGIO: Allora vuol dire…

IOLANDA: Allora vuol dire che dall’Australia è in arrivo una cascata di soldi!

DIOMIRA: Basta miseria!

GIGIO: Basta lavoro!

TONI: Basta mattoni!

GIGIO: Basta cemento!

SECONDO ATTO

(I personaggi sono tutti vestiti con approssimativa eleganza. Le donne stanno preparando il tavolo. Irina, in un angolo della stanza, sta dando da mangiare ad Ambrogio)

DIOMIRA: Forza Iolanda; magari potrebbe arrivare fra poco e la tavola non è ancora apparecchiata

IOLANDA: A me sembra che ci sia tutto. I fiori ci sono, la tovaglia di fiandra del mio corredo è bianca che più bianca non si può, il servizio da thè… Magari in Australia preferiscono il caffè…

DIOMIRA: Ho pensato anche a quello. Di là c’è la moka pronta. Sai Iolanda che sono tutta emozionata?

IOLANDA: Non dirlo a me. Quando penso a tutti quei soldi che pioveranno sulla nostra casa mi viene un giramento di testa…

DIOMIRA: A me sono tornate le scalmane…

IOLANDA: Guarda Diomira che l’età della menopausa l’abbiamo passata entrambe…

DIOMIRA: Si vede che le mie ovaie hanno ancora benzina che brucia!

IOLANDA:  Ma se non hai mai fatto nemmeno un figlio…

DIOMIRA: Perché gli spermatozoi del mio Gigio sono come lui…

IOLANDA: Cioè?

DIOMIRA: Stanchi!

IOLANDA: Beh, se non altro il mio Tòni almeno una volta ce l’ha fatta. Ed è nato il Carlino. Ma dopo di quella volta… stop! Riposo per tutto il resto della vita! Certo, dopo il parto mi è rimasto un sollazzo uterino…

IRINA: Si chiama prolasso, signora Iolanda, non sollazzo…

IOLANDA: Sì, insomma, mi hanno detto che ho alterato tutto il sistema ovaiolo e per di più ho l’utero contorto

DIOMIRA: Io per avere un figlio ho tentato anche la semina artificiale, ma… niente! Ma adesso pensiamo alle palanche dello zio Angiolino. Sapete che io ho il cuore che corre come un cavallo da corsa? Per fortuna il mese scorso mi sono fatta fare un radiodramma al cuore… Ma non era quello; era la pancia. Infatti mi hanno fatto il cataclisma opaco

IOLANDA: Che ne faremo di tutti quei soldi Diomira?

DIOMIRA: Per prima cosa io e il mio Gigio faremo un bel viaggio alle Maldive; poi là mi comprerò un bel visone e gireremo con la slitta trainata da quattro cavalli per le sue foreste innevate

IOLANDA: Anch’io, anch’io farò un bel viaggio. Col mio Tòni andremo al… all’Himalaya…

DIOMIRA: E dov’è questo… Himalaya?

IOLANDA: Di preciso non lo so, ma mi piace il nome. E’ molto… esotico. Staremo tutto il giorno a pancia all’aria a goderci il sole sulla spiaggia; un giretto sul pedalò, una nuotata al largo…

DIOMIRA: Ma se non sai nemmeno nuotare…

IOLANDA: Ma non sai quanti bei bagnini muscolosi ci saranno ad insegnarmi? Guarda che sono famosi i bagnini dell’Himalaya…

DIOMIRA: Perché? Credi che siano da meno i montanari delle Maldive? Grandi, grossi, muscolosi… Anzi, ho già deciso che andrò dal chirurgo anestetico per farmi ritoccare il seno. Magari di un paio di misure in più

IOLANDA: No; io quello non me lo faccio toccare perché sono già assennata a sufficienza. Magari uno skilift al viso per via di queste quattro rughette frontaliere

DIOMIRA: E una pompatina alle labbra?

IOLANDA: Non mi piacerebbe. Mi sembrano tutti sederi di gallina

DIOMIRA: Magari due belle guanciotte…

IOLANDA: Sì, come i puffi

DIOMIRA: Allora dal flebologo per le vene varicose

IOLANDA: No, io da quello lì le flebo non me le faccio fare

IRINA: A me sembra voi non avere bisogno. Ai vostri mariti piacere lo stesso così

IOLANDA: Io non sono proprio sicura che al Tòni io piaccio così. Ho consultato anche l’oroscopo, anzi, se vuoi che sia sincera fino in fondo, sono stata anche da un mago. Conclusione? Mio marito e' un segno di terra, io sono un segno d'acqua. Insieme facciamo fango!

DIOMIRA: Non parlarmi di maghi…

IOLANDA: Non dirmi che ci sei stata anche tu…

DIOMIRA: Ebbene sì, lo confesso; dal mago ci sono stata anch’io, anzi no, ho obbligato ad andarci il mio Gigio

IOLANDA: E potrei sapere per che cosa? O è un segreto di stato?

DIOMIRA: E’ proprio un segreto di stato, ma dello stato in cui si trova il Gigio

IOLANDA: Malattia grave?

DIOMIRA: No, malattia cronica! Il fatto è che funziona più come muratore che come uomo

IOLANDA: Come muratore, come anche il Tòni del resto, è davvero fiacco…

DIOMIRA: Come uomo è… immobile!

IOLANDA: E cosa gli ha consigliato il mago?

DIOMIRA: Il consiglio, e di quelli giusti, glielo ha dato, ma per colpa mia non ha funzionato

IOLANDA: Frigida, Diomira?

DIOMIRA: No, curiosa…

IOLANDA: Continuo a non capire…

DIOMIRA: Fatto sta che va dal mago. Due ore di attesa. Quanta gente va dai maghi… C’è più gente da lui dal nostro medico della mutua

IOLANDA: Bella differenza…

DIOMIRA: Perché?

IOLANDA: Perché il mago fa le fatture, ma il nostro medico non ne fa mai una…

DIOMIRA: Quando è lì davanti a lui gli espone il problema. Oddio, aveva un po’ di vergogna perché mettere in piazza i nostri problemi sessuologici non è poi tanto simpatico. Fatto sta che, alla fine della seduta, gli consegna una scatolina con una povere bianca…

IOLANDA: Una polvere magica?

DIOMIRA: Molto probabilmente doveva essere una polvere magica perché ha funzionato per bene

IOLANDA: Tutto lì?

DIOMIRA: Veramente non tutto lì… Al momento della… necessità, dopo averla bevuta sciolta in mezzo bicchiere d’acqua, avrebbe dovuto dire una parola magica: “Uno, due, tre”.

IOLANDA: Facile..

DIOMIRA: Facile sì, ma purtroppo c’era una clausola…

IOLANDA: Quale clausola?

DIOMIRA: Che quella polvere funziona solo una volta all'anno. Inoltre per far finire l'effetto basta dire nuovamente “Uno, due, tre". E’ arrivato lui a letto dopo aver bevuto la magica pozione ed ha subito esclamato: “Uno, due, tre".

IOLANDA: E… ha funzionato?

DIOMIRA: Sai, io ero piuttosto addormentata, e spontaneamente gli ho chiesto: “Gigio, perché hai detto “Uno, due, tre"? Da allora… riposo eterno!

IRINA: Donne di Russia non dire mai cosa fare con mariti

IOLANDA: Il fatto è che i nostri… non fanno!

IRINA: Basta amore!

IOLANDA: Ma noi l’amore lo faremo, non è vero Diomira?

IRINA: Con chi?

IOLANDA: Con i bagnini dell’Himalaya

DIOMIRA: Con i montanari delle Maldive

IRINA: E il nonno?

DIOMIRA: Per il nonno ci sei già tu. E’ vero Ambrogio che lei stai bene con Irina?

AMBROGIO: Urca urca… Ambrogio e Irina fanno gallo con gallina… Chicchirichiii! (Ogni poco le tocca il sedere)

IRINA: Fermo con mani Ambrogio! Guarda che Irina essere solo badante

AMBROGIO: Urca urca… No badante, no badante, solo amante, solo amante…

IOLANDA: Ma la smetta, galletto senza piume! (Entrano Gigio e Tòni)

GIGIO: Va bene così? Non sono mai stato così elegante dal giorno della mia prima Comunione

TONI: E io dal giorno del mio matrimonio. Sembriamo sì o no due che fanno gli sfilatini di moda? Tutto pronto donne?

DIOMIRA: Tutto pronto.

IOLANDA: Ah, dimenticavo. E’ arrivata un’altra lettera dal Carlino. Te la leggo adesso Tòni o dopo l’arrivo dello zio?

TONI: Leggila adesso così il tempo passa più in fretta. Ho già il colletto e la cravatta che mi stanno strangolando

IOLANDA: Allora ve la leggo. Che bravo il nostro Carlino che si ricorda di noi… (La toglie dalla tasca) Cari genitori, vi scrivo questa lettera con la posta prioritaria così vi arriva prima che io la scriva.  Ho anche provato a mandarvi un fax, ma, invece di partire, usciva sempre dall’altra parte del fax e non partiva. Io sto bene come spero di voi. Anche se ieri sono stato in infermeria per un dolore qui dietro. Il dottore mi ha detto che da piccolo dovevo aver fatto la meningite, ma ha anche detto che di meningite o si muore o si diventa scemi. Io, per fortuna, sono ancora vivo. Però mi ha fatto l’esame del sangue, ma io l’esame non volevo farlo perché non avevo studiato niente. Purtroppo l’esame l’ho fatto lo stesso e devono avermi bocciato perché ho avuto un brutto voto: “Rh negativo”. Ma mi hanno tenuto lo stesso nei Carabinieri. Anzi, per farmi voler bene dal Capitano gli ho fatto vedere che tutte le mattine mi lavavo sempre i denti con la Pasta del Capitano. Per premio mi ha assegnato al brigadiere sulla Gazzella. Il brigadiere è rientrato in Caserma dopo cinque mesi di assenza perché era andato in coma. Deve essere uno che viaggia davvero tanto per essere andato in coma per cinque mesi. La prima uscita l’abbiamo fatta ad un cimitero dove siamo stati chiamati. Ci siamo andati a sirene spietate. Un elicottero era caduto proprio lì dentro. Abbiamo recuperato i corpi di oltre 300 vittime. Dovevate vedere come erano magri; tutti pelle e ossa, anzi, più ossa che pelle. Mentre procedevamo agli scavi ci hanno rubato la Gazzella, ma noi, furbi, abbiamo preso il numero della targa. Sono venuti a recuperarci i nostri colleghi, ma prima siamo passati in pronto soccorso perché il brigadiere aveva un dolore all’occhio. Gli viene tutte le volte che beve il caffè. Al pronto soccorso gli hanno detto che, quando lo beveva, era meglio che togliesse il cucchiaino dalla tazzina. Col capitano ho anche fatto una bella figura. "Maresciallo, per fare un po' di spazio posso bruciare le pratiche vecchie?". "Splendida idea, appuntato, ma prima faccia una fotocopia!". Se vi arriva questa lettera fatemelo sapere, in caso contrario fatemelo sapere lo stesso che ve la riscrivo. Vi saluto caramente; il vostro, nei secoli fedele, Carlino.

GIGIO: Per me il Carlino farà carriera. Oggi su una Gazzella, domani su una Pantera…

TONI: Dopo domani su un elefante…

GIGIO: (Solito trillo di cellulare. Legge) “Notizie dal WWF…”

TONI: Guarda che il WWF è una cosa seria… E’ il patrono delle piante e degli animali

GIGIO: “Notizie dal WWF: e' scappato l'ultimo esemplare di babbuino in via d'estinzione! Non fare cazzate... Torna subito!”. Se lo prendo questo…

(Suona il campanello di casa)

IOLANDA: E’ lui; dev’essere lui. Mamma mia che batticuore!

DIOMIRA: Io me la sto facendo sotto per l’emozione

TONI: Calme e sangue congelato donne! Chi va ad aprire?

IRINA: Se volete vado io. Di solito essere servitù che fa entrare ospiti. Vado?

IOLANDA: Vai (Irina esce) Qui, tutti in piedi per accoglierlo con… Cosa diceva il telegramma?

DIOMIRA: (Lo rilegge) Con eleganza, sobrietà, compostezza

GIGIO: Ma cosa vogliono dire quelle parole lì?

DIOMIRA: Con eleganza… e siamo eleganti; con sobrietà… e non siamo ubriachi… Non avrai bevuto Gigio?

GIGIO: Nemmeno una gazzosa

IOLANDA: E tu Tòni?

TONI: Nemmeno l’acqua naturale

DIOMIRA: E compostezza… e siamo tutti composti

IRINA: (Accompagna un anziano) Irina avere trovato questo signore sulla porta.

DIOMIRA: Prego, prego; venga avanti; si sieda su questa poltrona. Ecco, così, piano piano…

IOLANDA: Benvenuto nella nostra casa carissimo zio Angiolino. La nostra casa è la sua casa…

GIGIO: Che piacere incontrare per la prima volta il nostro zio. Non stavamo più nei panni dalla voglia di conoscerlo… Contavamo i giorni

TONI: Anzi, non dormivamo nemmeno la notte

DIOMIRA: Non passava sera che non dicevamo il rosario per preservarlo dai pericoli e dai canguri…

IOLANDA: E ogni anno, al lunedì dell’angelo, il suo onomastico, sì, insomma, il giorno dopo pasqua, facevamo cantare una Messa alla sua salute

DIOMIRA: Dai Gigio, dagli il benvenuto. So che ci hai lavorato tutta la notte…

GIGIO: (Trae dalla tasca un biglietto e declama)

Tu che vieni da lontano

cavalcando l’aeroplano

da quei posti oscuri e duri

dove saltano i canguri.

Tu che a forza di lavoro

Di sicur nuoti nell’oro

Hai trovato la magione

Dove startene in pensione

Non ti devi preoccupare

Del vestire e del mangiare

Il futur non sarà grigio

Col tuo Tòni e col tuo Gigio.

C’è Iolanda che ti stira

Per servirti c’è Diomira

C’è l’Irina per badante

Sol per te son tutte quante

Per l’alloggio e per il vitto

Tu avrai ogni diritto

Qui vedrai, nulla ti manca

Basta sol la firma in banca.

Benvenuto zio Angiolino

Grande uomo del destino

Te lo dice anche l’Anselmo

Più bacato di un pompelmo

Nella casa dei parenti

Non farai un accidenti

Devi solo riposare

E magari… un po’ sganciare!

TUTTI: Bene, bravo, bis (Pacche sulle spalle…)

TONI: Ma si può sapere Gigio come l’hai tirata assieme questa poesia?

GIGIO: In me si è sempre nascosto un poeta. (Suonano alla porta)

DIOMIRA: E chi sarà adesso?

IOLANDA: Chi viene ad interrompere questa atmosfera di delizia?

IRINA: Io andare di nuovo. (Esce)

GIGIO: Tòni. io mi sento già i soldi in tasca…

TONI: Li gestiremo assieme; mi sembra che lo zio non sia in grado di ragionare. Non ha detto ancora una parola… Magari è suonato come l’Ambrogio…

GIGIO: Mi vedresti con una Ferrarina Testa Rossa?

TONI: E tu mi vedresti con un appartamento a Montecarlo?

DIOMIRA: Magari con un visone…

IOLANDA: Magari con la cameriera tutto il giorno, anzi no, con un maggiordomo…

GIGIO: Finalmente il lavoro sarà solo un ricordo…

TONI: Un bruttissimo ricordo!

GIGIO: (Declamando) Il lavoro e' il rifugio di coloro che non hanno nulla di meglio da fare

TONI: Se lavorare fa bene, perchè non lo lasciamo fare agli ammalati ?

GIGIO: Dicono che il lavoro e' prezioso. Io non voglio essere egoista! Lo lascio agli altri

IRINA: (Entrando con un pacco) Un  fattorino portato questo.

TONI: Cos’è ‘sta roba?

IRINA: Sicuramente un regalo da parte di zio per ringraziamento di accoglienza

DIOMIRA: Dallo a me. (Lo scarta e ne esce una scatola di legno o metallo. La carta viene lasciata su un armadio. La apre e annusa il contenuto). Mi piacerebbe sapere che razza di regalo si tratta. Dall’odore mi sembra roba buona

IOLANDA: Mentre aspettiamo potremmo assaggiarlo. Qui ci sono le tartine; prendetele anche voi. (Si siedono a tavola e si servono) Un po’ di burro spalmato… un po’ di questa roba sopra… Buono, veramente buono. Che ne dite?

TONI: Per me è caviale

GIGIO: Ma se non l’abbiamo mai mangiato…

TONI: Me l’ha fatto assaggiare una volta un mio amico che faceva il cameriere all’Albergo Bellavista

DIOMIRA: Però è vero; sa di pesce. O magari è un concentrato di canguro; sapete, in Australia ci sono gli allevamenti di canguro…

IOLANDA: Sicuramente si tratta di una specialità. Non ha colpa lo zio se noi non ci intendiamo di queste cose da signori

GIGIO: Io ne voglio ancora una. Troppo buona! Ne vuoi una anche tu nonno?

AMBROGIO: Urca urca… Io volere assaggiare solo Irina, solo Irina di Russia

DIOMIRA: E tu zio Angiolino? (Angiolino fa un cenno di diniego)

TONI: La vita sta cambiando donne!

GIGIO: Caviale, succo di canguro…

DIOMIRA: I montanari delle Maldive…

IOLANDA: I bagnini dell’Himalaya…

TONI: Basta pastasciutta!

GIGIO: Basta mortadella! (Solito trillo di cellulare. Legge) “Madre natura ti ha donato molte qualità: intelligenza, bontà, bellezza, fascino... “ Finalmente uno che ha scoperto le mie vere qualità…

TONI: Va avanti allora… Finisci di leggere…

GIGIO: “Madre natura ti ha donato molte qualità: intelligenza, bontà, bellezza, fascino. Ma tu, dimmi, perché le hai rifiutate?”. Disgraziati!

DIOMIRA: Certo che è vero… Dopo tutto non ne hai nemmeno una di quelle qualità…

GIGIO: E si può sapere allora perché mi hai sposato?

DIOMIRA: Un errore tutti lo possono fare nella vita…

IOLANDA: Beh, anch’io mi sono lasciata conquistare dal mio Tonio con una poesia…

DIOMIRA: Quale Iolanda? L’aveva composta lui per te?

IOLANDA: Questo non lo so. Si è messo in ginocchio e mi ha declamato: “T’amo, pio bove…” E io, cretina, mi sono commossa…

DIOMIRA: Beh, non pensiamoci più. Quel che è stato è stato. Piuttosto, Irina, ritira quella carta dall’armadio che non mi piace il disordine.

IRINA: Veramente Irina di Russia essere venuta per fare badante al nonno, non per fare serva. Per questa volta faccio (Prende la carta ed estrae una busta finora non vista) Qui esserci busta chiusa. Non vista prima…

IOLANDA: Una busta? E dov’era?

IRINA: In carta attorno a pacco.

DIOMIRA: Passala qua. (La apre, legge e si agita) O Dio, o Dio mio…

IOLANDA: Stai già recitando le preghiere della sera Diomira? (Le toglie il foglio e legge) O Dio, o Dio mio…

GIGIO: Certo che sono proprio religiose le nostre signore… (Le toglie il foglio e legge) O Dio, o Dio mio…

TONI: Ma si può sapere cosa vi sta succedendo? Una crisi mistica? (Le toglie il foglio e legge) O Dio, o Dio mio… (Legge ad alta voce) “Qui accluso troverete una scatola contenente le ceneri del signor Angiolino Stancheris passato a miglior vita il mese scorso. Abbiatene cura e provvedete a decorosa sepoltura. Le mie sincere condoglianze ai familiari. La segretaria”

IOLANDA- Allora… Allora noi avremmo mangiato…

IRINA: Le ceneri del defunto zio Angiolino! (Conati di vomito generale e uscita precipitosa. Rimangono in scena Irina e i due vecchi)

AMBROGIO: (Singhiozzando) L’Angiolino… Povero Angiolino…

IRINA: Cosa succedere Ambrogio?

AMBROGIO: Mio unico fratello… Mi voleva bene l’Angiolino…

IRINA: Ma se essere una vita che è lontano…

AMBROGIO: No, per me… Per me sempre vicino al cuore… (Uno ad uno rientrano gli altri. Angiolino è sempre seduto in poltrona)

IOLANDA: Bah! Che schifo!

DIOMIRA: Cannibali!

GIGIO: E adesso? Adesso chissà quali malattie ci verranno. Di sicuro… un’epatite virile

TONI: Un’ulcera perforatica

DIOMIRA: Uno strabismo venereo, magari diventiamo tutti presbiteri

IOLANDA: Una piova all’utero…

IRINA: Polipo, signora Iolanda, non piovra…

TONI: L’unico che si è salvato è l’Anselmo che non voluto mangiare il povero zio Angiolino

DIOMIRA: Ma non ti sembra che ne abbia già abbastanza di malattie? Al di là delle amnistie…

IRINA: Amnesie, signora Diomira, amnesie…

IOLANDA: Il diabete mellifluo…

DIOMIRA: L’ho portato proprio io al centro antidiabolico per fargli il ceckin. Positiva la puericultura delle urine, molto alti il polistirolo e i tricicli, la vagina pectori…

IOLANDA: In bocca gli si muove sempre la prostata…

IRINA: Protesi, signora Iolanda, protesi…

GIGIO: (Solito trillo di cellulare) Messaggi... Apri... "Conosco il titolare di una ditta di smaltimento rifiuti..."

TONI: Magari si riferiscono ai rifiuti che lasciamo in cantiere... Leggi, leggi Gigio

GIGIO: "Conosco il titolare di una ditta di smaltimento rifiuti, spero aver fatto cosa gradita ai tuoi concittadini segnalando che ti vengano a caricare". Bastardi!

DIOMIRA: Ma finitela voi due con le vostre stronzate! Ma allora… Ma allora chi è questo individuo?

IOLANDA: Appunto; chi è questo rottame? Devono averlo trovato nella discarica… Ma proprio a noi lo dovevano mandare?

DIOMIRA: Ma sei muto? (Angiolino trae da una tasca una lettera e la porge a Diomira che legge) “Distinta famiglia Stancheris, come da accordi presi e da contratto firmato, consegnamo il latore della presente quale ospite in casa vostra. L’assegno mensile della sua pensione minima sarà a totale vostra disposizione. Sicuri di un trattamento impeccabile in tema di vitto, alloggio e assistenza porgiamo distinti ossequi. Il sindaco”

TONI: Allora questo sarebbe…

GIGIO: Allora questo sarebbe…

IOLANDA: Il vecchio che dovevamo ospitare. Questo signor… Latore. Ma, se ho ben sentito, questo ha solo la pensione minima e così…

DIOMIRA: E così ne dovremo mantenere due… E questi due, a giudicare dal loro aspetto, mi sa che vivranno molto a lungo…

GIGIO: Bella fregatura

TONI: Bell’imbroglio…

GIGIO: Ancora mattoni…

TONI: Ancora cemento…

IOLANDA: Ciao Himalaya…

DIOMIRA: Ciao Maldive…

GIGIO: Certo che più sfigati di così non potevamo essere!

TONI: Pensavamo di trovare un ricco e ci è capitato un barbone e per di più con la pensione minima…

GIGIO: Ma si può essere così scalognati? Neanche un vitello è più sfigato di noi…

TONI: Perché un vitello?

GIGIO: Perché ha la mamma vacca e il padre cornuto

TONI: Certo che, una volta toccato il fondo, non potremo che risalire…

GIGIO: A noi, vedrai, toccherà di ricominciare a scavare

TONI: Scommetto che, se andassimo a Lourdes, entreremmo camminando e usciremmo in carrozzella…

GIGIO: Più sfigati di noi c’è solo il nostro amico Antonio, detto Sgabola. Lo incontro… "Antonio, come stai? Ti vedo depresso...". "Depresso? Ti ricordi mia moglie Evelina? Mi ha lasciato per andare con un rappresentante di commercio e mi ha vuotato il conto in banca". Allora lo abbraccio per consolarlo: "Non te la prendere... in fin dei conti hai i tuoi figli...". "I figli ? Mia figlia fa la squillo e non la vedo da tre anni... Mio figlio e' gay...". A questo punto  incomincio a diventare imbarazzato: "Ma allora sei solo a casa ?". "Casa? Quale casa?! Mi hanno sfrattato perchè sono disoccupato e non pagavo l’affitto...". "Beh, direi che hai ragione ad essere incazzato...". "Incazzato... certo che lo sono... pensa che sono talmente sfigato che oggi un gatto nero mi stava tagliando la strada... mi ha visto ... si e' fermato... e si e' toccato in quel posto!". “Ma nella vita avrai pur avuto qualcosa di positivo!" gli dico. "Sì, l'AIDS!".

TONI: Lo so, lo so, lo conosco… Talmente sfigato che sul davanzale gli erano morti anche i fiori di plastica

GIGIO: Dai donne, andate di là a fare qualcosa che qui si perde solo tempo. Magari io mi riposo un po’… (Spreparano il tavolo)

DIOMIRA: Quando penso che abitiamo in Via degli Sfigati…

IOLANDA: Te lo ricordi il Giorgio Trappola, Diomira? Quando ha scoperto di avere un cancro gli venne l'infarto. Morì in un incidente mentre lo portavano in ospedale. Ma, in un certo senso, gli è andata bene… C'era lo sciopero dei medici (Escono)

ANGIOLINO: (Si alza e si avvicina al fratello) Eravamo giovani; ti ricordi Anselmo? Tu poco più grande di me. Avevi conosciuto la tua Angelina e ti sei sposato. Io, testa matta fin d’allora, mi sono imbarcato per l’Australia. Immense distese… Aspettava soltanto che gente con le braccia forti e con idee in testa la conquistassero. Io le braccia forti le avevo e le idee pure. E io l’Australia l’ho conquistata. Sapevi bene Anselmo che prima o poi sarei tornato… E so anche che non sei suonato come sembri. Irina, la mia fedele segretaria, deve aver predisposto tutto

IRINA: Sì, tutto come mi aveva ordinato signor Stancheris. I suoi assegni sono stati investiti nella Casa di Riposo del paese e per lei e il signor Anselmo è stata costruita una suite personale e con ogni conforto. Tre stanze, due bagni, poltrone, televisione al plasma, vasca con idromassaggio, una cameriera di giorno, una badante per la notte…

AMBROGIO: Io voglio solo Irina, Irina di Russia…

IRINA: Non di Russia signor Anselmo, ma Irina di Australia, segretaria del signor Angiolino

AMBROGIO: Allora… Urca urca… Irina… Irina non più badante? Perché prima badante?

ANGIOLINO: Mi aveva preceduto in paese per studiare quali fossero le condizioni della tua famiglia, per sapere con quale animo mi avessero accolto, per sapere se era l’affetto o i miei soldi che colpiva il loro interesse… Avete sentito?

Qui vedrai, nulla ti manca

Basta sol la firma in banca…

Devi solo riposare

E magari… un po’ sganciare…

Eccolo il loro affetto… La firma in banca… Un po’ sganciare… La Ferrarina… L’appartamento a Montecarlo… Il visone…

AMBROGIO: Urca urca… Allora, allora… La scatola con cenere?

ANGIOLINO: Per verificare il loro dolore… Era davvero caviale…

AMBROGIO: Urca urca… Allora, allora…

ANGIOLINO: Allora io e te di nuovo assieme. Vieni Anselmo, vieni con l’Angiolino, c’è un posto migliore che ci aspetta… (I due vecchi si tengono per mano e si dirigono verso la porta seguiti da Irina. Entrano le due donne)

DIOMIRA: Ma, ma si può sapere dove hanno intenzione di andare questi due suonati?

IOLANDA: Magari pensano che sia suonata l’ora d’aria. Tornate qua, a cuccia voi due!

TONI: (Entrando) Che c’è da gridare?

GIGIO: S può sapere cosa state combinando? Non avete già fatto abbastanza casino in questa casa?

DIOMIRA: Ma cosa vi siete messi in quella testa bucata? Altro che casino; in questa casa è finita la pace!

ANGIOLINO: (Girandosi verso loro) No, la pace inizia solo ora, ma per noi… (Declamano lentamente)

Io che vengo da lontano

cavalcando l’aeroplano

da quei posti oscuri e duri

dove saltano i canguri.

Io che a forza di lavoro

Di sicur nuoto nell’oro

Ho trovato la magione

Ma non qui starò in pensione

Passeremo tutti gli anni

Senza tema, senza affanni

L’ora d’aria inizia adesso

Senza chiedervi il permesso

AMBROGIO:

Urca urca che giornata

All’Anselmo è capitata!

Mio fratello, l’Angiolino

E’ tornato al paesino!

E’ venuto per l’Anselmo

Più suonato di un pompelmo

Ma mi sa miei cari amati

Che sarete voi i suonati

Urca urca… Avrò l’Irina

Dalla sera alla mattina

Le darò con gran piacere

Una pacca sul sedere

(Gliela da’ ed escono salutando a larghi gesti. Dopo un momento di smarrimento le donne traggono da un armadio le tute da lavoro e le consegnano ai rispettivi mariti che le indossano. Poi la stessa cosa con i cappelli di carta. Poi stessa cosa con una cazzuola e un secchio. I due, sconsolati, si avviano mesti verso l’uscita)