…Staremo sempre insieme

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. . . STAREMO SEMPRE INSIEME

. . . STAREMO SEMPRE INSIEME

atto unico di Vincenzo Di Giovanni

non m’impegnerò per far piacere solo a me stesso

            ma soprattutto per far piacere agli altri


Personaggi in ordine di apparizione

      Preludio

      brutto Ceffo, anima dannata

      Pasquale, anima salvata . . . .

      Varie anime rallegrate

      Giovanni, anima novella

      Don Rafele, anima esperta

      Pasquale, . . . poi anima di conforto

      Eduardo, anima umile

      Massimo, anima acquisita

      e Tanti di noi   . . . .

                   povere anime, perché “già morti ancora in vita”


PREMESSA

Non sono qui a voler spiegare i valori spirituali e/o la fondata esistenza dell’anima; anche se nel brano che segue, al più grosso interrogativo della nostra vita, traspare una chiara concezione di certi miei pensieri.

Come del resto diceva anche il Foscolo, mi sento di dire a tutti quelli che manifestano perplessità in materia, che una persona comunque può rivivere anche nel nostro pensiero.

Questo breve racconto l’ho scritto quando Massimo Troisi finì.

Egli rappresentava e rappresenta per me non solo una scuola di Teatro, ma anche un esempio di Umiltà. Caratteristica quest’ultima che riconduce poco al nostro attuale modo di concepire l’esistenza.

A lui dedico questo pensiero; per la consistenza del personaggio che, con il suo essere, ha onorato la nostra madre terra.       


preludio

Nel buio totale un segui-persone illumina una sagoma. Un brutto ceffo, morto, ucciso da un colpo di rivoltella (si intravede la macchia di sangue sulla camicia, all’altezza del cuore): si guarda intorno convincendosi sempre più che quel buio totale nel suo circondario rappresenta in realtà il nulla eterno. All’improvviso si ode un canto lontano e alle spalle del pubblico si ravviva una processione: tante sagome di strani monaci in nero resi quasi invisibili dall’oscurità, se non fosse per la lanterna tra le mani. In quell’atmosfera cupa e con passo sinistro, attraversano la sala avanzando verso il palco in due file indiane e cantando “QUANTE AUCIELLI di R.Viviani”. Giunti  giù al proscenio e rivolti al pubblico, concludono il brano in tono crescente. Poi, riprendendo la melodia pacatamente, con lo stesso passo, scompaiono alle due estremità del sipario.

CEFFO: (dopo qualche secondo e guardandosi ancora una volta intorno)

(a se stesso)    Hai visto? ....questo è tutto!

(ironico)        diceva: può darsi, io credevo...

                   poi, vedrai che dopo il lutto...

                   ma io lo sapevo, ...si, che lo sapevo!

(cambio tono) ....Faciteme ‘o piacere! (pausa)

                   ...Ora sono solo! ...Solo e sconsolato!

                   Tenete mente, che inganno che c’è quà!

                   Almeno io, non mi sento abbindolato.

                   Voi invece guardate: ...questo è l’aldilà!

(cambio tono) ....Faciteme ‘o piacere! (pausa)

(ironico)        Eh ggià, ...voi che vi aspettate

                   ma perchè, poi, che vi pensate?

                   ....Ah si, la Bibbia parla chiaro!

                   seguite, ...seguite quel binario...

(beffardo)      se, se, seguite l’itinerario...

(cambio tono) ....Faciteme ‘o piacere! (pausa)

(iroso)          E ppò, ... pò, a che cosa alludevate?

                   avanti, ditemi, che cosa credevate?....

(beffardo)      Certo! Il messaggio è molto chiaro!

                   Voi, ...fatevi guidare da quel faro...

                   Eh, eh, eh! il faro, ... V’o ddico io a che cosa credevate....

                   Siihi, v’o ddico io: ......erano tutte stronzate!

(piange)        Sò tutte stronzate.

(ripone il capo chino tra le mani scuotendo la testa)

In un angolo estremo del palco, su una piattaforma visibile alla platea, un cantore con la chitarra canta “QUANTU TIEMPO CE VO’” (di Eduardo De Crescenzo)”

Dal retro del sipario, sul finale della musica, una luce illumina un’altra sagoma: è Pasquale.  Si trova  lì, ma non sà come vi sia giunto.

Si avvicina al ceffo che lo osserva per un attimo e poi ripone il capo.

PASQUALE: (con garbo, lo scuote) Scusate, scusate!

Voi siete dei vivi? (ottiene solo un altro breve sguardo)

Dico voi siete dei vivi?....

No, perchè io mi sento così strano.

Ma, ...ma dove ci troviamo?

CEFFO: (spazientito) Non lo sò!

Sò solo che un istante fa ero a Casavatore!

PASQUALE: Aha,  allora siamo a Casavatore?

CEFFO: Ah? ....Se, se....Siamo a Casavatore!

(con scherno) Poi è mancata la luce....Mò stanno riparando il guasto

(lo guarda, poi lo deride con una risata allungata ed isterica)

...Ah Ah Ah! ...E’ mancata la luce! ....Ah Ah Ah....

PASQUALE: (mortificato) Che c’è da ridere! …un povero Cristiano

che ancora deve riuscire a capire cosa gli sia successo?

CEFFO: Spia chi mò spiega a mmè!...

E ppò, che tengo da vedere con voi!

(Pausa, poi riprende tra se) ....Saccio sulo ca chillu curnuto ‘e Brigadiere ha sparato primme ‘e me! ....E’ stato nu mumento, ....‘na saetta!

(con rabbia) ....L’avesse fatto arrunnà ‘e cervelle ‘a terra!

PASQUALE: Ma voi come parlate? …E quanta rabbia!

...perlomeno un briciolo di umanità.

Non avete lasciato qualcuno che vi vuole bene?

CEFFO: (innervosendosi) Ma quale bbene!

Io nun voglio bbene a nisciuno!...

(pausa) ...Va truvanne l’umanità...., va truvanne...

(ci ripensa e guardandosi intorno) Agge visto..., obbì!

...Agge visto (pausa, poi gli si avvicina)

Ma l’he capito o staje facenne ‘o fesso....

Simme muorte!....

‘E capito ca simme muorte!

....Guardati intorno! .....Lo vedi? ....

E cosa è successo?

(con rimprovero) dico cosa è successo? (pausa)

.....Niente!

Nun simme cchiù niente! (ripone la testa fra le mani)

PASQUALE: (gli poggia una mano sulla spalla, e quasi a confortarlo)

Coraggio, pregate con me!...forse....

CEFFO: (interrompendolo) ...Pregare? ….Pregare….. Io nun voglio pregà a nisciuno!

....Non ho mai pregato a nessuno!

 ....Mi sono spiegato!

(pausa, poi tra se) Cu tanta gente, ...era murì juste stu scemo ‘nsieme a mme!

(si alza e rivolgendosi nuovamente a Pasquale con aria minacciosa)

E mmò faciteme sta cuieto!....

Sinnò me sfogo ‘nguolle a vvuje, .... muorto e buono!

Anzi, mo me ne vaco cchiù a llà..... accussì nun ve veco e nun ve sento!

(si allontana scomparendo nel buio)

PASQUALE: Poverino! Abbiate pietà di lui! (s’inginocchia e comincia a pregare)

Alle sue spalle, come uscite dal suo di dentro,  tre figure cantano “IO CE CREDO”

PASQUALE: (concludendo la preghiera) Oh, Signore, può mai essere..... che questo è quello che mi merito!

Eppure mò stò ccà

obbì, so vvenuto addu te….

ma purtate ‘o volo ‘e ‘na palummella.

Mò stò ccà e sto penzanno:…

ca quanti vvote, liggenno,

me so visto piccerille, piccerille;

quanti vvote m’aggia interrogato:…

“ma coccheduno s’è già salvato?”

E quanti vvote l’agge ditto:

“ma ‘o truvamme ll’atu munno?”

“’a ‘ncontro a mammà e a papà, …e ’o nonno?”

Mò sto ccà, so venuto addu te…

e nun me vene ‘e te chiedere “pecchè?”

tengo sulo ‘na voglio ‘e te vedè!

Sto ccà, so venuto…. vulanne luntane

‘ncoppe a chelli scelle,

pe te dicere sulo “grazie”…

Grazie pe tutte chelli vvote

ca st’uocchie mije hanno visto ‘o juorno ‘e nascere;

hanno visto ‘e figlie ‘e crescere;

hanno spartuto gioje e dulure cu tant’ati aneme;

e hanno visto, tanta vote, chillu juorno ‘e murì.

Vulanno pe ‘nnanze ‘e stelle so’ venuto fino e ccà…

liggiero, liggiero ‘ncoppo a ‘na palummella,

...sò venuto pe te’ abbraccià

Il sipario si apre lentamente con la musica di NAINA’. Una figura si ravviva sul fondale della scena che s’illumina molto gradatamente fino ad una mezza penombra fatta di luci soffuse e colorate. La nuova figura è in realtà un angelo, veste di bianco candido e inizia a cantare. Pasquale lo ascolta inebriato. Sul finire del brano l’angelo lo invita a seguirlo nel portone che si intravede nell’angolo destro guardando il palco.


. . . STAREMO SEMPRE INSIEME

Giovanni giunge sul luogo (praticamente alle porte del paradiso) con passo incerto, un po' stralunato. Osserva alcune anime che, in una atmosfera di festa gioiosa, fanno grande baldoria (tipo tifo da stadio: - ahe oho, ahe ohoo). Siede su una nuvola e li osserva meravigliato. (Qualcuno si accorge del nuovo arrivato, si avvicina e inizia a cantare “ZODIAC” dal film Hair. In pochi secondi è contornato da tanti angioletti che continuano in coro il brano).

Intanto gli si avvicina Don Rafele, anima molto esperta, responsabile dei nuovi arrivi...

DON RAFELE: Piacere, sono il professor Raffaele Scapece.

GIOVANNI: piacere, Giovanni... Giovanni Russo

DON RAFELE:  Siete qui da poco, vero?

GIOVANNI: Sì, ...sto’  ancora mezzo ‘nzallanuto!

(pausa) ....Si vede ?

DON RAFELE: Certo che si vede! Ma nun ve preoccupate.

E’ normale! Tutto secondo prassi....

Sapete quando un’anima perde il corpo ci vuole un po' di tempo prima che si  abitui alla nuova entità....   Si è legati ancora ai poveri sentimenti terreni; ci si ritrova attanagliati con quella piccola ansia....

Proprio coma accade a voi in questo momento!

Io,... ecco, diciamo che sono il responsabile dei nuovi arrivi.....

(pausa) Non abbiate timori, ....passerà!

GIOVANNI: Professò, vi posso domandare una cosa?

DON RAFELE: Sono qua per questo!

GIOVANNI: Ma che d’è  tutto stu burdello!

Mi sarei aspettato qualunque cosa, fuorchè trovare tutta st’agitazione anche quassù!

Ma ch’è succieso?.... Vedo delle anime piuttosto irrequiete!

DON RAFELE: Aah! Alludete a quelle anime ‘llà! (pausa)....irrequiete?

Ma quando mai! ...Non vedete che gioiscono, ...sono tutti contenti!

GIOVANNI: Ah, sono contenti!....Ho capito!  (pausa)...

E come mai?

DON RAFELE: Ma come non lo sapete?..... E’ morto Massimo Troisi!

GIOVANNI: Nientedimeno!

DON RAFELE: Certamente!

GIOVANNI: E’ Morto Massimo Troisi!?!.....Uh Giesù è morto Massimo!

(piange) Ma siete sicuro! ....che peccato (piange). Così giovane, così divertente!

(ci ripensa) Ma comme?!? ...al posto di piangere, ridono!

DON RAFELE: Sicuro!  ...Vedete, chi deve piangere sono quelli sulla terra, perchè non ce l’hanno più!

Ma noi non possiamo che essere contenti per averlo acquisito!

GIOVANNI: (asciugandosi le lacrime) Ah ecco...! L’abbiamo acquisito!

DON RAFELE: Adesso, con la sua spontaneità, il suo sorriso; con la sua tomità, farà divertire tutti noi, no!

GIOVANNI: (pausa di sgomento) Prufessò, ma che dicite! ...ma faciteme ‘o piacere!

Allora mo uno che è in vita, che tene inventiva e che sà far sorridere la gente, s’adda sta accorto a non essere troppo spassoso pe’ paura di essere, come dite voi,  ...acquisito dal Padreterno?

DON RAFELE: Ma no! Per carità! Non scherziamo su queste cose! Dietro certi risvolti ci sono direttive estremamente delicate...(pausa) Ma vi spiegherò più in llà, quando sarete maturato....Adesso, vi posso dire solo che voi confondete la vita e la morte; ...i fatti terreni con quelli della vita celestiale.

Massimo, per quelli del piano di sotto, è morto - ...su questo siamo tutti daccordo!

Ma il suo frutto in fin dei conti non lo è !....(tirando a corto)....in parole povere la vera morte non esiste!

....Come non è esistita per voi!

GIOVANNI: Come no!

DON RAFELE: Si, lo so, quella terrena! Ma voi non vi sentite ancora in vita forse?

GIOVANNI: (osservandosi) Si, mi sembra di si!

Voi, però, parlate facile...

Io non penso che voi potete capire il mio stato d’animo in questo momento:.... Vedete, io tenevo ‘na mugliera che spandecave pe mmè; tre figli che erano dei capolavori e mi davano tante soddisfazioni...

(piange) Nun aggio avute manco ‘o piacere di veder nascere il mio primo nipotino (piangendo)...Giovannino..... Voi mi dite che non sono morto!

DON RAFELE: Su coraggio, coraggio! Adesso siete ancora troppo legato al vostro passato e, come dicevo prima, è difficile farvi capire determinate cose.

....Vedrete che col tempo mi darete ragione.

GIOVANNI: Sicuramente sarà vero quello che mi dite, col tempo le cose cambieranno ....Ma un problema legato alla mia vita terrena e, credo, irrisolvibile “rimane”!

DON RAFELE: Quale sarebbe!

GIOVANNI:... ‘na figura ‘e niente che  ho fatto non appena dopo morto!

...quella come la sbroglio!....

Comme spiego ai figli miei che è stato un errore? (pausa)

Io dopo morto mi sono sentito un vuoto dentro! (pausa) ...ma come ridete?

DON RAFELE: No, per carità, scusatemi! Ma sapete, fate certe esclamazioni...

“un vuoto dentro” ...e si capisce!

Ma piuttosto fatemi capire meglio! Cosa è successo?

GIOVANNI: Una omonimia! Una maledetta omonimia!

Io, come vi ho detto, mi chiamo disgraziatamente Russo Giovanni...

DON RAFELE: Disgraziatamente?

GIOVANNI: Eh ssì,... mo vi dico pecchè! Nu figlio di buona mamma, col mio stesso nome e cognome, ha approfittato di questo fatto!

Questo signore, ca io manco saccio, sposato, con due figli, aveva una relazione extraconiugale con una certa ...”Annarella!”

La cosa per lui diventò così vincolante perchè, con questa, ebbe addirittura una bambina, e sto disgraziato fu costretto a vivere la sua esistenza, dopo la non voluta nascita,  facendo sponda tra un letto e l’altro.

A ‘nu certo punto nun cià facette cchiù! ...così, decise di piantare a  st’ Annarella....

Per lui, però, non era così facile! ...Perche rischiava il ricatto:

infatti, sua moglie e i due figli erano all’oscuro di tutto;

e poi, Annarella, che è ‘na figlia ‘e ‘ndrocchia, ...lo minacciava continuamente;

....senza parlare della sua posizione da difendere, sia sul lavoro che col vicinato...

DON RAFELE: Si, ho capito! ...Ma che ci’azzecca tutto questo con la vostra morte?

GIOVANNI: Ci’azzecca, ci’azzecca! Mo vi spiego:....

Innanzitutto, sono morto come un fesso.... “Vicino ‘o turzo ‘e na lampadina!”

DON RAFELE: C’’a currenta?

GIOVANNI: Esattamente!

...Stavo cambiando una lampadina in una stanza, e chiesi a mia moglie:

- “chiure  ‘a  corrente”

lei, dall’altra stanza, capette:  ...“Chiudi,  fà  corrente”

...e accussì al posto di abbassare ‘o cuntatore  chiudette ‘na fenesta.

(guarda don Rafele) Eh! ....ridete! Io si ce pense, me mette a chiagnere n’ata vota.

DON RAFELE: E che volete fare! (pausa)...e allora, ‘o fatto del vostro omonimo?

GIOVANNI:...ah, ggià! Dunque.....,

l’adultero, non sapendo come sciogliere la matassa...

si trovò, quel dannato giorno, a passare p’’a piazza....

Per caso, lesse sul manifesto, il mio annuncio di morte...

Nun l’avesse mai fatto!

Al furbastro gli venne in mente il piano:

recapitò un biglietto a questa Annarella, dove annunciava il suicidio per la sua insostenibile situazione....

accussì, il fetentone, me facette fa “ ‘na granda  figura di niente” - muorto e buono!

(rendendosi conto di essere stato troppo evasivo prosegue) ...Ora mi spiego meglio!

Si stava svolgendo il funerale e io un poco rallegrato, vedendo tanta brava gente che mi piangeva a tanto di lacrime - (sottolineando...) segno cha veramente ero ben voluto; un poco sconsolato pecchè non ero più dei vivi; .... stavo sopra al tettuccio del carro presenziando al funerale, sapete ancora legato all’esistenza corporale, quando all’improvviso scoppia la tragedia:

urla immonde che venivano dall’altra parte della strada,

...un frastuono che bloccò addirittura il corteo.

(cambiando tono) Professò,...Indovinate chi era?

DON RAFELE: Chi era?

GIOVANNI: La signora Annarella! Na criatura ‘mbraccio ‘a ‘nu lato, ‘nu mazzo ‘e fiori a chillate ....e piangeva e strillava:

- “fermate questo corteo, chist’ommo è ‘o mio!

....’e sorde suoje spettano pure a mme!

Che ne sapete dei sacrifici che ho fatto io..... quello,  pe mme s’è acciso! ....”

- “Signò ma che state dicenno? Questo è Russo Giovanni coniugato Ferrara!” - Me difendette zio Geppino, con un nodo alla gola.

-“Eh! E’ proprie Isso! ....E’  ‘ o  pate  ‘e  sta criatura!

E con una voce straziata: - ...Era l’ommo mio!”

Mia moglie svenette ‘mbraccio ai figli miei.

Tutti gli intervenuti  rimasero sdegnati!...

Dalla coda del corteo s’innalzò un lungo mormorio...:

“He capito, teneva un’altra relazione” - diceve quaccuno;

“vedite ‘nu poco, vedite nu poco, e nun se manteneve allerta!” - diceva un altro.

Eh io, invece, overamente non mi sentivo bene...

(pausa) ‘Na figura ‘e quatte sorde!

....Don Rafè, mi dovete credere, in quel momento avesse vulute murì!

DON RAFELE: Comme? ...N’ata vota?

GIOVANNI: Noh, che c’entra ....per dire!

DON RAFELE: Ah...  Embè, e mò!

GIOVANNI: Eh! E mò, ho perso la reputazione e non riuscirò mai più a recuperarla.

DON RAFELE: Si, sì! Vi capisco...!

Ma non vi allarmate più di tanto!

Conosco altri casi come il vostro, ....se non peggio!

(pausa) ...Anzi, aspettate! Mò, ve ne faccio sentire uno...

(rivolgendosi al gruppetto di anime che fanno festa e sono raccolte dietro di loro)

On Pascà!....Don Pasquale! .....Se, se....

(a Giovanni) E’ un poco duro d’orecchi

...Pò, se mette a ffà pure burdello!

Don Pasqualeee! Asse fà ‘a volonta do cielo!

…Venite un attimino qua?

PASQUALE: (con prontezza) Prufessò a disposizione!

DON RAFELE: Pasquà, lui è Giovanni, un’anima novella!

PASQUALE: Piacere!

GIOVANNI: Molto lieto!

DON RAFELE: Raccontate un pochettino quello che vi è successo dopo  che siete morto...

PASQUALE: (di mala voglia) Un’altra volta Professò?

DON RAFELE: E’ necessario!

PASQUALE: (convintosi) E va bbè! Se lo dite Voi!

Volevo premettere che per me questa storia è ormai acqua passata, mò nun ce penso cchiù! ...Dunque:

Io sono morto al Policlinico Nuovo circa cinque anni fa!

Mi trovavo in una delle camere mortuarie insieme ad altri compagni di sventura e in attesa del funerale.

Sfortunatamente uno degli addetti ai lavori, dopo aver chiuso le bare se ‘mbrugliaje un mazzo di fiori, e la dicitura, diretta a me, “al caro Pasquale” finì su un altro tavuto, che saccio, uno di Casavatore....E’ questa fu la sventura!

Difatti, quando i miei familiari reclamarono la bara ci fu l’involuto scambio.

Io poi, ...anzi, per meglio dire, la mia anima, consapevole di quanto stava avvenendo, si dannava, perchè impossibilitata ad avvisare....

DON RAFELE: Eh ssì, a quel punto, non è più possibile!

PASQUALE: ...Quello che doveva essere il mio funerale si svolse a Portici:

corteo, saluto sotto al palazzo di casa, messa in chiesa e, naturalmente, ultima tappa al cimitero.

Qui, finalmente, mio padre chiese di aprire il contenitore per l’ultimo saluto...

Io, tirai un sospiro di sollievo perchè, da lì a qualche minuto, si sarebbero accorti dell’abbaglio.....

GIOVANNI: Ah! Va bbuò! ....si riuscì a rimediare!

PASQUALE: Noho! Quando mai!

GIOVANNI: No!?

PASQUALE: Nossignore! La mia fortuna volle che una volta aperta la bara, per l’impressione, nessuno mi guardò in faccia!

GIOVANNI: Guardate! Embè, e vostro padre?

PASQUALE: Lo stesso! Si limito a sfiorarmi la mano.... ca pò, era di quell’altro!

GIOVANNI: Pure lui non vi guardò?

PASQUALE: Esattamente!

GIOVANNI: Tenitemente, che sfortuna!

E adesso, dove sono i vostri resti?

PASQUALE: Eh! Dove volete che siano!...

Sono al cimitero di Napoli, .....un po' dimenticati!

GIOVANNI: Pure ? ...e come mai?

PASQUALE: ...L’amico di Casavatore, secondo me, non doveva essere uno stinco di Santo...  (confidenzialmente) Difatti, qua sopra non si è ancora visto!  ...Sicuramente non doveva godere di grandi estimatori!

GIOVANNI: ...Proprio abbandonato! ...Cheste sò cose ‘e pazzi!

PASQUALE: Ma quando mai! All’inizio!....

Solo all’inizio è stato sconvolgente! Quando ero novello come voi! Ma poi, ....chi ci ha pensato più!

GIOVANNI: Ho capito!....

DON RAFELE: Avete sentito? Che vi dicevo?

Non vi dovete preoccupare, date tempo al tempo e vedrete che....

GIOVANNI: (di soppianto) Un momento! ...aspettate un momento!

...Ma quello non è Eduardo? ...Eduardo De Filippo !?!

DON RAFELE: Certo che è lui!

GIOVANNI: Uh, Gesù che emozione!

Il grande Eduardo a due passi da noi!

Embè che sta facenno ccà...

DON RAFELE: E  me lo domandate?

E’ venuto a rendere omaggio a Massimo Troisi, no!

GIOVANNI: Ah, ...ho capito! …Che cosa bella!

Dicevano che era presuntuoso...

Invece ...è qui ad onorare Massimo....  grandezza di Dio!

DON RAFELE: Avete detto bene ...“E’ la grandezza di Dio”

Qui nessuno è importante...o per meglio dire, siamo tutti importanti!

GIOVANNI: E’ vero! siamo tutti uguali! .....

DON RAFELE: Adesso forse iniziate a capire qualcosa....

GIOVANNI: Credo proprio di si..., anzi mi sento ancora più leggero

DON RAFELE: E’ il momento del secondo stadio!

State liberando l’anima dalle ultime scorie terrene....

Complimenti, state maturando prima del previsto!

GIOVANNI: Professò, ma allora qui, siamo veramente tutti uguali!

DON RAFELE: Certamente! E’ il nostro fondamento

GIOVANNI: Guardate! ...Come  diceva Totò! (pausa) ...la livella!

DON RAFELE: Esattamente!

Questa è la bellezza del luogo ove vi trovate!

Quello che il nostro signore sperava che professassimo sulla terra...

Ahe,....E’ ‘na parola!....

Egoismo, invidia, ipocrisia...

Qui non si conoscono....

GIOVANNI: (chiedendo di ascoltare) Shhhhh!

Scusatemi professò! Ma è un momento estremamente importante...

Eduardo sta incontrando Massimo ...Fatemi sentire!

[EDUARDO a MASSIMO]

( monologo accompagnato dal motivo musicale di P.Daniele “tu dimmi quando”)

Neh, Guagliò! Ma che è succieso....

Cosa mi hai combinato!

Hai deciso di andartene...comme se dice: - dinte ‘o mmeglio!

La gente ti si era affezionata

Certamente!

Te bastava arapì ‘a vocca p’’e fa fa ‘na resata.

T’ha considerato un degno successore degli illustri di Napoli

E’ vero! Oramai, sei del nostro Olimpo!

Comme!?....All’inizio ti eri innamorato?.....

Ahh! Ti eri innamorato della vita!....embè, e po'?

ecco, ecco... ’o core s’è scocciato....Ho capito!

Ah, stu core..., stu core..., e che vvuò fa,

...non ci pensare più!

Comme ‘e ditte? ...Ma no! Ma qua maestro,

famme stu piacere... Qua siamo in un altro mondo.

 

Viene ccà ‘o Zì, vieni cu mme:

uno comme ‘e tte,

ca s’è fatte vulè accussì  bbene,

non può essere trattato altrimenti.

Viene cu mme, guagliò, ja!

Jammuncenne!...staremo sempre insieme,

e mò, chiammame ‘o Zì...

che me fai cchiù cuntento.

DON RAFELE: Forza Giovanni, adesso dobbiamo andare....

GIOVANNI: (ancora esterrefatto) E dove, Prufessò!

DON RAFELE: Dove stanno andando loro! 

In un luogo meraviglioso...

GIOVANNI: Overo Prufessò!  Veramente andiamo dove vanno loro?

DON RAFELE: E certo! Non avete sentito?

...Qui siamo tutti uguali, siamo in un altro mondo!

GIOVANNI: Prufessò!

DON RAFELE: Sì

GIOVANNI: Mi sento ancora più leggero!

DON RAFELE: Eh ssì! Ormai siete pronto!...

Venite, ...staremo sempre insieme!

(DESTINAZIONE PARADISO di G. Grignani)                                    

FINE