State bene così

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“ STATE BENE COSI’ ”

una commedia

di

Luca Giacomozzi

“ STATE BENE COSI’ ”

Primo tempo

(La scena riproduce l’interno di una sala d’attesa di una stazione ferroviaria. Sul palco ci sono solamente due sedie sul lato destro e due sedie sul lato sinistro. Vicino alle sedute ci sono alcuni cestini della spazzatura. Sul fondo un cartello con scritto “Stazione di Prato”. Sono le 23.30)

(Musica. “SU DI NOI” – PUPO - Una luce illumina la scena in maniera leggera. E’ notte).

(Sulla musica entra in scena Aldobrando, un ragazzo vestito in maniera sportiva, con uno zaino sulle spalle. Entra in scena, si toglie lo zaino e si siede su una sedia)

VOCE 1: Stazione di Prato. Il treno regionale 1729 proveniente da Milano destinazione Roma con arrivo previsto al binario 2 per le 23.30 viaggia con due ore di ritardo. (Tra sè). Si, due ore, ancora deve partire da Milano, stanno freschi ad aspettare.

VOCE 2:

Imbecille. Guarda che il microfono è ancora acceso.

VOCE 1:

Allora si è sentito tutto?

VOCE 2:

Certo che si è sentito tutto.

VOCE 1:

Mi sono confuso. Mi stavo taggando in una foto su facebook e mi sono distratto.

VOCE 2:

Vuoi spegnere quel cavolo di microfono?

VOCE 1:

Ma perchè è ancora acceso?

VOCE 2:

Spegni!

VOCE 1:

Va bene, spengo, spengo.

VOCE 2:

E togli questo cd di Pupo, che mi mette una tristezza.

VOCE 1:

Ma siamo in Toscana?

VOCE 2:

E che significa? Se stavamo in Calabria che facevi metti solo cd di Mino Reitano?

VOCE 1:

Certo.

VOCE 2:

Spegni!

(Fine musica)

(Aldobrando in silenzio, fa un gesto di disappunto).

(Entra in scena Valentina con passo svelto. E’ una ragazza vestita in maniera eleante, con una piccola valigia con le ruote)

VALENTINA:

(Parla con una marcata cadenza toscana)

Lo sapevo, lo sapevo. L’avevo detto io che non era il caso di prendere il treno. (si avvicina ad Aldobrando) Cosa avevo detto io? Eh? Cosa avevo detto? (Aldobrando scuote la testa) Te lo dico io cosa avevo detto. Avevo detto che..... Anzi no, non te lo dico più. Tanto che te lo dico a fare.(Aldobrando fa un’espressione di disinteresse) Ma ti rendi conto? Ti rendi conto? Due ore. Due ore di ritardo. Ma io dico, com’è possibile che nel 2010 un treno possa fare ancora due ore di ritardo. Sai dirmi com’è possibile ? Eh? Sai dirmelo ? (Aldobrando scuote la testa) Fanno il freccia rossa, il freccia gialla, freccia nera e i treni regionali viaggiano con due ore di ritardo. Poi dice che uno si lamenta delle ferrovie e prende l’aereo. Che poi...buono anche quello. Pensa che una volta dovevo andare a Milano e il mio volo ha avuto tre ore di ritardo. L’estate scorsa il mio aereo per Sharm ha ritardo quasi quattro ore. Sempre così, sempre ritardi. Anche quando sono nata l’ambulanza che doveva venire a prendere mia madre a casa ha fatto un’ora di ritardo.... Perfino il ciclo mi arriva sempre in ritardo. Si, lo so cosa stai pensando. Avanti dillo. Su, non fare il timido dillo. (pausa) Vuoi fare il timido? O sei timido? Va bene, non importa te lo dico io cosa stai pensando. “Ma non sarai tu che porti sfiga?”. Ecco cosa stai pensando. Vero ? (Aldobrando scuote la testa)  Certo che è proprio un piacere parlare con te. Riposati cinque minuti, ti si dovesse stancare troppo la lingua. (Aldobrando guarda Valentina e rimane in silenzio). Vado a farmi un giro. Spero di trovare qualcuno più loquace di te. (si alza e sta per uscire).

ALDOBRANDO:

Aaaaa!

VALENTINA:

(Si ferma)

Che c’è?

ALDOBRANDO:

Aaaaa!

VALENTINA:

Ti sei fatto male?

ALDOBRANDO:

Aaaaaaaa!

VALENTINA:

Ciccino, facciamo così....io vado, quando hai imparato anche le altre lettere dell’alfabeto chiamami.

ALDOBRANDO:

Aaaspetta.

VALENTINA:

Impari velocemente?!

(Aldobrando balbetta in maniera piuttosto evidente)

ALDOBRANDO:

L’alfabeto lo conosco già. E’ che ogni tanto balbetto un pò.

VALENTINA:

(ironica)

Non si direbbe.

ALDOBRANDO:

Sto facendo parecchi esercizi. Voglio curare il mio problema. Forse è per questo che non te ne sei accorta.

VALENTINA:

La mia era una battuta.

ALDOBRANDO:

Ah! Grazie.

VALENTINA:

Idiota.

ALDOBRANDO:

Grazie.

VALENTINA:

Ma come, ti dò dell’idiota e mi dici grazie?

ALDOBRANDO:

Deformazione professionale.

VALENTINA:

Perchè, che lavoro fai?

ALDOBRANDO:

L’ooooo....

VALENTINA:

L’opreaio?

ALDOBRANDO:

No. L’ooooo...

VALENTINA:

L’ottico?

ALDOBRANDO:

No. L’ooooo.....

VALENTINA:

L’odontotecnico?

ALDOBRANDO:

Aò e me voi da er tempo de dillo?

VALENTINA:

Volevo solo aiutarti.

ALDOBRANDO:

Grazie.

VALENTINA:

Ti prego non ripetere sempre grazie, grazie, grazie. Mi da ai nervi.

ALDOBRANDO:

Non lo faccio più.

VALENTINA:

Bravo.

ALDOBRANDO:

Grazie.

VALENTINA:

Ma sei scemo?

ALDOBRANDO:

Non credo.

VALENTINA:

Ti ho appena detto di non dire sempre grazie e tu continui?

ALDOBRANDO:

Scusa, non l’ho fatto apposta. Mi viene proprio automatico.

VALENTINA:

Cerca di controllarti.

ALDOBRANDO:

Ci proverò.

VALENTINA:

Vedi di riuscirci.

ALDOBRANDO:

Come ti chiami?

VALENTINA:

Valentina. Tu?

ALDOBRANDO:

No, io no.

VALENTINA:

Lo vedi che ho ragione quando dico che sei un idiota?

ALDOBRANDO:

Non è colpa mia se non mi chiamo Valentina.

VALENTINA:

Dimmi che stai scherzando, ti prego?!

ALDOBRANDO:

Sto scherzando.

VALENTINA:

Meglio così....

ALDOBRANDO:

Però è vero.

VALENTINA:

Cosa?

ALDOBRANDO:

Che non mi chiamo Valentina.

VALENTINA:

E come ti chiami?

ALDOBRANDO:

Aldobrando.

VALENTINA:

Aldobrando?

ALDOBRANDO:

Si, Aldobrando.

VALENTINA:

Con un nome cosi strano non oso immaginare quale possa essere il tuo cognome.

ALDOBRANDO

Rossi.

VALENTINA:

Rossi?

ALDOBRANDO:

Aldobrando Rossi.

VALENTINA:

Delusi dal cognome i tuoi si sono sfogati tutti sul nome?

ALDOBRANDO:

A me Aldobrando piace.

VALENTINA:

Se piace a te.

ALDOBRANDO:

Poi ti dà la possibilità di avere un sacco di soprannomi. Tipo Aldo, Nando, Brando, Ando, Rando, Dorando, Lando, Dobrando, Raldo, Braldo, Baldo, Braccobaldo...

VALENTINA:

Al. Ti chiamerò Al.

ALDOBRANDO:

Al mi piace. Mi ci chiamava sempre Francesca la mia ragazza, prima che se ne andasse.

VALENTINA:

E’ morta? Mi dispiace. Deve essere stato duro accettare un colpo simile. Come è successo? Un incidente? Non dirmi che è stato un treno? Io l’ho sempre detto che i treni non sono sicuri. Mi dispiace molto. Deve essere stata molto giovane immagino. E’ proprio vero, sono sempre i migliori che se ne vanno. (dà una pacca sulla spalla ad Aldobrando)

ALDOBRANDO:

Valentì, Francesca nun è morta. M’ha solo lasciato. Anzi, m’ha lasciato solo.

VALENTINA:

Menomale.

ALDOBRANDE:

Grazie.

VALENTINA:

Volevo dire, menomale che non è morta. E smettila di dire sempre grazie.

ALDOBRANDO:

Me scappa, è più forte di me.

VALENTINA:

Fai attenzione.

ALDOBRANDO:

Va bene.

VALENTINA:

Quanto tempo fa ti ha lasciato?

ALDOBRANDO:

Vediamo un pò....Oggi che giorno è?

VALENTINA:

Ventuno novembre. Domenica.

ALDOBRANDO:

Allora... venerdì.

VALENTINA:

Era da molto che stavate insieme?

ALDOBRANDO:

Vediamo un pò.....in che anno siamo ?

VALENTINA:

Duemiladieci.

ALDOBRANDO:

Allora...dal duemilasette.

VALENTINA:

Tre anni.

ALDOBRANDO:

Tre anni venerdi scorso.

VALENTINA:

Ti ha lasciato il giorno esatto in cui vi siete messi insieme?

ALDOBRANDO:

Già. Lo deve avè fatto per fà cifra tonda. Tre anni precisi.

VALENTINA:

Dopo tre anni insieme non è facile trovare le parole giuste per lasciarsi.

ALDOBRANDO:

Infatti Francesca nun l’ha trovate. M’ha mandato un messaggio sul cellulare.

VALENTINA:

Ti ha lasciato con un messaggio?

ALDOBRANDO:

Si. Me lo sono pure conservato. Mo te lo leggo. (Tira fuori il cellulare)

VALENTINA:

(Contenta) Che bello.

ALDOBRANDO:

Dici?

VALENTINA:

(Contenta) Si, io adoro queste cose....Gossip!

ALDOBRANDO:

Salute.

VALENTINA:

Ma che hai capito?

ALDOBRANDO:

Che devo capì?

VALENTINA:

Niente. Non ti sforzare. Leggi, leggi.

ALDOBRANDO:

(Con il cellulare in mano)

Al, (a Valentina) Al sarei io.

VALENTINA:

Fino a li c’ero arrivata.

ALDOBRANDO:

(Tornando a leggere)

Al, non ho parole per dirti quello che sento. Addio.

VALENTINA:

E poi?

ALDOBRANDO:

Basta..

VALENTINA:

Al, non ho parole per dirti quello che sento, addio. E basta?

ALDOBRANDO:

No, in realtà c’è anche Frà. Addio Frà.... Frà è il diminutivo di Francesca.

VALENTINA:

Lo sò.

ALDOBRANDO:

Francesca è la mia ex ragazza.

VALENTINA:

Lo sò.

ALDOBRANDO:

Quella che m’ha lasciato venerdi scorso.

VALENTINA:

Lo sò.

ALDOBRANDO:

Aò e sai già tutto!

VALENTINA:

Me lo hai appena detto.

ALDOBRANDO:

Ah! Giusto.

VALENTINA:

Idiota.

ALDOBRANDO:

Grazie.

VALENTINA:

E tu dopo un messaggio del genere cosa le hai risposto?

ALDOBRANDO:

Grazie.

VALENTINA:

Grazie?

ALDOBRANDO:

Grazie Al.

VALENTINA:

Non ho parole.

ALDOBRANDO:

Neanche tu? Allora dev’esse proprio un problema de voi donne.

VALENTINA:

La tua ragazza ti lascia con un sms, senza darti una spiegazione e tu le rispondi grazie?

ALDOBRANDO:

Al. Grazie Al.

VALENTINA:

Idiota. Lasciatelo dire, sei proprio un idiota.

ALDOBRANDO:

Ero a lavoro quando m’ha mandato il messaggio. Non potevo stare dieci minuti  con il cellulare in mano a scriverle un sms

VALENTINA:

E che per scrivere un sms ci vogliono dieci minuti?

ALDOBRANDO:

A me si. Perchè balbetto pure mentre scrivo.

VALENTINA:

Spero allora che nel tuo lavoro non serva ne scrivere ne parlare.

ALDOBRANDO:

E mica tanto...considerando che lavoro in un call-center.

VALENTINA:

Tu?

ALDOBRANDO:

Si. Vendo mozzarelle di bufala per telefono.

VALENTINA:

Fai l’operatore di call-center con il tuo problema?

ALDOBRANDO:

Quale problema?

VALENTINA:

Nessuno.

E come mai ti hanno preso a lavorare proprio in un call-center?

ALDOBRANDO:

Ma che ne sò. Ancora nun l’ho capito. Io ero andato lì per un posto per inserimento dati.

VALENTINA:

Data entry?

ALDOBRANDO:

E che sarà...cirac un mese fà.

VALENTINA:

Cosa? (non capendo)

ALDOBRANDO:

E’ stato circa un mese fà.

VALENTINA:

Ma che hai capito?

ALDOBRANDO:

Tu m’hai chiesto la data giusto in cui sono entrato, giusto?

VALENTINA:

Vai avanti.

ALDOBRANDO:

Quando sono andato al colloquio il titolare m’ha detto che i dati nun l’inserivano più e che l’unico lavoro che me poteva offrì era quello di operatore di call-center. Tu che avresti fatto al posto mio?

VALENTINA:

Me ne sarei andata.

ALDOBRANDO:

Io invece sò rimasto.

VALENTINA:

Perchè sei un idiota.

ALDOBRANDO:

Grazie.

VALENTINA:

Quindi è quasi un mese che lavori al call-center?

ALDOBRANDO:

Ufficialmente inizio domani mattina. Ho finito venerdì scorso il mio mese di prova.

VALENTINA:

Ti hanno tenuto un mese in prova?

ALDOBRANDO:

Un mese e tre giorni, per l’esattezza.

VALENTINA:

E quanto ti hanno dato?

ALDOBRANDO:

Niente.

VALENTINA:

Come niente?

ALDOBRANDO:

Il mese di prova non era retribuito.

VALENTINA:

Che bastardi.

ALDOBRANDO:

Comunque domani inizio ufficialmente. E da domani è retribuito. Poco, però è mejo de niente no?

VALENTINA:

Se lo dici tu. A me questo modo di sfruttare la gente fa schifo. Se ne approfittano andando a prendere ragazzi in difficoltà, con problemi, persone poco sveglie, poco scaltre, poco abili, poco competenti, poco perspicaci, poco attente, poco furbe, poco acute, poco intelligenti, poco....

ALDOBRANDO:

A Valentì te vorrei ricordà che stai a parlà de me.

VALENTINA:

Lo sò. Ma io ti vedo così.

ALDOBRANDO:

Ah! Grazie.

VALENTINA:

Mi piace dire quello che penso, senza troppi giri di parole.

ALDOBRANDO:

Tu invece, che lavoro fai?

VALENTINA:

Non sono tenuta a dirtelo.

ALDOBRANDO:

Vabbè, mica è un segreto de stato.

VALENTINA:

Mettiamola cosi, non ho voglia di dirtelo. Va bene?

ALDOBRANDO:

Come vuoi tu. Anzi scusa se te l’ho chiesto.

VALENTINA:

Scuse accettate.

ALDOBRANDO:

E grazie.

VALENTINA:

Di cosa?

ALDOBRANDO:

Così, senza motivo...me sembrava che ce stesse bene e ce l’ho messo.

(Entra in scena Fiorenza, una classica “figlia dei fiori”)

FIORENZA:

Ciao fratelli.

(Aldobrando e Valentina si guardano)

FIORENZA:

Cioè ho detto, ciao fratelli.

VALENTINA:

No, guarda, ti sbagli, noi non siamo fratelli.

FIORENZA:

Non importa sorella.

ALDOBRANDO:

(A Valentina)

Ma che è tua sorella?

VALENTINA:

No, mia sorella sta Roma.

ALDOBRANDO:

L’ha detto lei.

FIORENZA:

Ma che dici fratello?

VALENTINA:

(Ad Aldobrando)

Allora è tua sorella?

ALDOBRANDO:

Ma se neanche la conosco.

FIORENZA:

Cioè ragazzi quanto siete pesanti. Era un modo di dire no? Cioè come “ciao amici”. Solo che “ciao fratelli” fa più “peace and love”.

ALDOBRANDO:

(A Valentina)

Che c’ha?

VALENTINA:

Peace and love.

ALDOBRANDO:

Nun l’avrei mai detto.

FIORENZA:

Non mi dire che non sai che cos’è il peace and love?

ALDOBRANDO:

No, no, guarda che lo sò benissimo che cos’è il peace and love. Solo che non pensavo che tu .....

FIORENZA:

Quanto sei retrodatato fratè. Io sò piena di peace and love.

ALDOBRANDO:

Sò contento per te.

VALENTINA:

Al, peace and love. Pace e amore.

FIORENZA:

Pperchè, che avevi capito te ?

ALDOBRANDO:

Pace e amore.

FIORENZA:

Fratelli vi dispiace se ripongo i miei clutei stanchi su questo pavimento? (si vuole sedere in terra)

VALENTINA:

Guarda, puoi sederti qui se vuoi. (indica il posto vicino ad Aldobrando)

FIORENZA:

Cioè non puoi capire quanto apprezzo questo tuo gesto sorella. Questa tua spiccata sensibilità ti fa onore. Cioè, fattelo dire, sei veramente una grande.

VALENTINA:

Mi sono semplicemente alzata.

FIORENZA:

Sorella, quello che hai fatto non è stato semplicemente alzare le tue terga da quella seduta. Non guardare il gesto fine a stesso. Cioè tu alzandoti mi hai voluto comunicare qualcosa.

VALENTINA:

Si. Che devo andare in bagno.

(esce di scena)

FIORENZA:

Non mi riferivo proprio a quello. Comunque mi siedo.

ALDOBRANDO:

Com’è quella storia del gesto fine a se stesso?

FIORENZA:

Cioè vuoi veramente che te lo spieghi?

ALDOBRANDO:

Sò curioso.

FIORENZA:

(Si siede sulle gambe di Aldobrando)

Posso fratè?

(Già seduta)

ALDOBRANDO:

De solito se chiede prima de sedesse.

FIORENZA:

Cioè fratello io questa cosa te la devo proprio dire. Appena sono entrata l’ho sentito subito che io te potevamo entrare in sintonia.

ALDOBRANDO:

Si, però pesi.

FIORENZA:

Ho sentito subito che tra noi c’era una comunicazione empatica che andava oltre le parole.

ALDOBRANDO:

Pesi.

FIORENZA:

Ho senti subito che la tua presenza in questa stanza mi trasmetteva positività.

ALDOBRANDO:

Pesi.

FIORENZA:

Ho sentito subito la purezza della tua anima e la fragranza del tuo spirito.

ALDOBRANDO:

Pesi.

FIORENZA:

Ho sentito subito....

ALDOBRANDO:

(Sposta Fiorenza)

Pesi. (ad alta voce)

FIORENZA:

Cioè scusa fratè, non ti avevo sentito.

ALDOBRANDO:

Ho sentito, ho sentito , ho sentito....nun me pare che ce senti poi tanto bene.

FIORENZA:

Mi sono fatta prendere un pò dal racconto.

ALDOBRANDO:

Comunque scusami tu. Non volevo esse maleducato.

FIORENZA:

(Torna a sedersi sulle gambe di Aldobrando)

Cioè lo vedi che tutte le mie sensazioni erano giuste? Cioè questo senso di leggerezza che mi trasmetti, no? Cioè io lo sento quello che tu mi vuoi dire. Cioè tu anche se sei imprigionato in questi abiti vorresti entrare a far parte della nostra comunità vero? Cioè è questo quello che stai cercando di dirmi, no? E non mi dire che non c’ho preso perchè difficilmente mi sbaglio su queste cose. Cioè io a te t’ho capito subito. Tu mi stai chiedendo di liberarti dalla tua schiavitù per vivere nell’amore eterno. In un luogo dove regna la pace, il silenzio, la meditazione....O sbaglio? (si gira verso Aldobrando)

(Aldobrando è svenuto)

FIORENZA:

Fratello che cos’hai ? Ti senti male? Sei caduto in trance?

(Entra in scena Gilberto. Vestito con abito nero. Una valigetta ventiquattrore nera. Occhiali neri)

GILBERTO:

(Parla in maniera lenta e flemmatica)

No. Si fermi. Non lo tocchi.

FIORENZA:

E tu chi sei?

GILBERTO:

Gilberto Mesto.

Le ho detto di non toccarlo.

FIORENZA:

Cioè non mi vorrai mica privare del contatto fisico con questo mio fratello?

GILBERTO:

E’ sua sorella?

FIORENZA:

Ma che dici, non lo vedi che è un uomo.

GILBERTO:

Lei, è sua sorella?

FIORENZA:

Ovvio.

GILBERTO:

Bene. E’ indispensabile la presenza di un familiare in un caso come questo.

FIORENZA:

Cioè, scusa, ma di che caso stai parlando?

GILBERTO:

Mi aiuta a distenderlo?

FIORENZA:

Certo che ti aiuto. Se serve a farlo riprendere.

GILBERTO:

(Piccola risatina)

Riprendere? Nessuno è mai tornato indietro dopo aver superato quella porta.

FIORENZA

Cioè mi stai dicendo che superata la porta del bagno non si può più tornare indietro?

(Scambio di battute veloci)

GILBERTO:

Quale bagno?

FIORENZA:

Quello.

GILBERTO:

Che c’entra?

FIORENZA:

Niente.

GILBERTO:

Appunto.

FIORENZA:

Bene.

(Tornano a recitare normalmente)

GILBERTO:

Vediamo un pò cosa abbiamo quì.

(Apre la valigetta e prende un block-notes)

FIORENZA:

Sei un medico?

GILBERTO:

(Risatina)

Un medico!

FIORENZA:

Un infermiere?

GILBERTO:

(Risatina)

Un infermiere!

FIORENZA:

Cioè fammi capire. Se non sei ne un medico ne un infermiere come pensi di aiutare questo mio fratello?

GILBERTO:

Suo fratello non ha bisogno nè di medici nè d’infermieri.

FIORENZA:

Sta a vedere che adesso chiamo un idraulico.

(Scambio di battute veloci)

GILBERTO:

Per il bagno?

FIORENZA:

Che bagno?

GILBERTO:

Quello.

FIORENZA:

Che c’entra?

GILBERTO:

Niente.

FIORENZA:

Appunto.

GILBERTO:

Bene.

(Tornano a recitare normalmente)

Come si chiama?

FIORENZA:

Io?

GILBERTO:

Ma non lei, lui.

FIORENZA:

Ah! Non lo sò.

GILBERTO:

Non conosce il suo nome?

FIORENZA:

Cioè veramente no.

GILBERTO:

Non sa come si chiama suo fratello?

FIORENZA:

Oh, ma che vuoi? Io l’ho sempre chiamata fratello.

GILBERTO:

Fratello e basta?

FIORENZA:

E ti pare poco. Guarda che fratello vale molto di più di qualsiasi altro nome o definizione. E poi a me i nomi non piacciono. Non sono come voi che siete schiavi dei mass-media, dei luoghi comuni e delle istituzioni.

GILBERTO:

Cosa c’entrano i mass-media, i luoghi comuni e le istituzioni?

FIORENZA:

C’entrano, c’entrano sempre da retta a me.

GILBERTO:

Se lo dice lei.

FIORENZA:

Io ad esempio quando ero ancora prigioniera delle regole e delle istituzioni mi chiamavo Fiorenza.

GILBERTO:

E adesso.

FIORENZA:

Adesso sono serena.

GILBERTO:

A me, piaceva più Fiorenza, comunque....

FIORENZA:

Ma che hai capito fratè? Io sono serena nel senso che da quando mi sono liberata dalla mia schiavitù sono più calma, più tranquilla, più....

GILBERTO:

Serena.

FIORENZA:

Bravo. Hai capito al volo.

GILBERTO:

Torniamo a tuo fratello.

FIORENZA:

Bravo, che è meglio.

GILBERTO:

Anni?

FIORENZA:

Ancora con questa storia del tempo,dei giorni, dei mesi. Questa mania di guardare sempre che ore sono. La paura di fare tardi,di non arrivare in tempo. Sempre con questi orologi in mano, al polso, al pendolo.

GILBERTO:

Che c’è? Dopo i mass-media e le istituzioni adesso ce l’ha anche con gli orologiai?

FIORENZA:

Che c’entra questo? Solo che io non sono schiava...

GILBERTO:

Del tempo.

FIORENZA:

E’ incredibile. Mi stupisci sempre di più.

GILBERTO:

Dunque, suo fratello non ha ne un nome nè un età. Posso sapere almeno cosa gli è successo?

FIORENZA:

Non lo sò.

GILBERTO:

Vuole aiutarmi si o no?

FIORENZA:

Cioè calmo. Guarda che ti fà male agitarti. Una volta ad un mio amico che si agitava gli è preso un infarto.

GILBERTO:

(Si gira di spalle e fà un gesto scaramantico)

FIORENZA:

Che fai ti tocchi?

GILBERTO:

No, stavo cercando una penna.

FIORENZA:

Cioè non mi dire che sei anche un tipo scaramantico?

GILBERTO:

Non più di tanto. Anche perchè il mio lavoro non me lo permette.

FIORENZA:

Perchè, che lavoro fai?

GILBERTO:

Mi occupo di viaggi.

FIORENZA:

Hai un’agenzia?

GILBERTO:

Non è mia. Ci lavoro e basta.

FIORENZA:

Cioè questa cosa è un sacco bella. A me piace una cifra viaggiare. Mi aiuta a sentirmi in contatto con la natura. Vicino a me stessa. Mi fà sentire più vicina agli odori, ai profumi del mondo che ci circonda.

GILBERTO:

(Con un metro in mano)

Mi aiuta?

FIORENZA:

A fare che?

GILBERTO:

Tenga quì.

(Da a Fiorenza una parte del metro)

Non si muova.

FIORENZA:

Cioè fammi capire. Che stai facendo?

GILBERTO:

Silenzio altrimenti mi deconcentro.

FIORENZA:

Ma che fai, lo misuri.

GILBERTO:

Ovvio.

FIORENZA:

Ah, ho capito che lavoro fai, il falegname.

GILBERTO:

Non proprio.

Non si muova.

FIORENZA:

E chi si muove.

GILBERTO:

Quanto pesa?

FIORENZA:

E che ne sò fratello. Vuoi che lo prenda in braccio?

GILBERTO:

Non occorre.

Tenga fermo il metro altrimenti rischio di sbagliare.

(Gilberto è vicino ai piedi di Aldobrando. Fiorenza è vicino alla testa. Tengono il metro lungo tutto il corpo di Aldobrando).

(Entra in scena Valentina)

VALENTINA:

Il bagno di questa stazione fa veramente schifo.

(Vede la scena e lancia un urlo)

Ah!

ALDOBRANDO:

(Si riprende)

Ah!

GILBERTO:

Ah!

(Cade a terra)

FIORENZA:

Ah!

(Si siede)

(Entra in scena Gaetano. Vende Coca-cola, patatine e snacks).

GAETANO:

(Ad alta voce. Parla con cadenza di “Rieti”)

Coca-cola,aranciata, patatine, pop-corn.

(Si girano tutti verso Gaetano).

VALENTINA-ALDOBRANDO-FIORENZA:

Sssss!

GAETANO:

(A bassa voce)

Coca-cola, aranciata, patatine, pop-corn, snacks.

VALENTINA:

Guarda che non siamo mica al cinema.

GAETANO:

Lo sò, siamo alla stazione di Prato.

VALENTINA:

E cosa ci fai alla stazione di Prato vestito così?

GAETANO:

Ci lavoro. Coca-cola, aranciata, patatine...

VALENTINA:

Non aggiungere altro. Ho capito.

GAETANO:

E se l’hai capito perchè me lo chiedi?

FIORENZA:

Senti fratello.

GAETANO:

(Si guarda dietro)

FIORENZA:

Si ce l’ho proprio con te.

GAETANO:

Dici “fratello” io non capisco.

ALDOBRANDO:

Nun facce caso, chiama tutti così.

GAETANO:

(Ad Aldobrando)

Tu sei ?

ALDOBRANDO:

Aldobrando Rossi.

GAETANO:

Gaetano Nucci. Piacere.

ALDOBRANDO:

Grazie.

GAETANO:

Di che?

VALENTINA:

(Velocissima) Deformazione professionale dice grazie senza motivo.

GAETANO:

Oh! Non ho mica capito che hai detto.

VALENTINA:

(Lentamente) Deformazione professionale dice grazie senza motivo.

GAETANO:

Adesso è molto più chiaro.

Vedi, prima avevo capito....

ALDOBRANDO:

Poco?

GAETANO:

No, un cazzo.

(A Valentina) E tu, che sei così carina...com ti chiami?

VALENTINA:

E che te ne frega ?

GAETANO:

Era così, per sapere.

VALENTINA:

Allora cosi, per sapere, mi chiamo Valentina.

GAETANO:

Piacere, Gaetano Nucci.

VALENTINA:

Lo sò, già l’hai detto.

GAETANO:

(Ad Aldobrando)

Ammazza che caratterino.

ALDOBRANDO:

(A Gaetano)

Pensa a stacce insieme a una cosi.

GAETANO:

(Ad Aldobrando)

Ma che sei matto? Tempo tre mesi o t’impicchi o ti arrestano per omocidio

ALDOBRANDO:

(A Gaetano)

O tutte due le cose.

VALENTINA:

Guardate che una donna come me non si metterebbe mai con dei tipi come voi.

GAETANO-ALDOBRANDO:

Menomale.

VALENTINA:

Ma vi sieti visti?

GAETANO:

Aspetta.

(Gaetano e Aldobrando si fissano e poi tornano a guardare Valentina)

GAETANO-ALDOBRANDO:

Adesso si.

VALENTINA:

Idioti.

FIORENZA:

Cioè ma vi pare normale perdere tempo così quando un nostro fratello è in difficoltà?

GAETANO:

(Ad Aldobrando)

Sei in difficoltà?

ALDOBRANDO:

Nooo...

GAETANO:

Non ti pare?

ALDOBRANDO:

Nooo.

GAETANO:

Non lo sai?

ALDOBRANDO:

Noooo...

GAETANO:

Non vuoi dirmelo?

ALDOBRANDO:

No. Punto.

FIORENZA:

Non è lui in difficoltà, ma Gilberto. (indica Gilberto)

GAETANO:

Uh! Poverino, che gli è successo?

VALENTINA:

E’ svenuto, che non le vedi?

GAETANO:

Lo vedo, lo vedo. E che si fa adesso?

VALENTINA:

Potresti chiamare un medico.

GAETANO:

Ci vorrebbe un dottore.

VALENTINA:

E’ quello che ti ho appena detto. (tra sè) Ma quelli strani tutti qui dovevano capitare?

GAETANO:

(Ad Aldobrando. Quasi sottovoce)

Io a quella li, quando parla non la capisco. (Riferendosi a Valentina)

ALDOBRANDO:

Puu...

GAETANO:

(Tira ad indovinare con entusiasmo) Purè!?

ALDOBRANDO:

Ma che cazzo c’entra er purè?

GAETANO:

Mi sono buttato ad indovinare.

ALDOBRANDO:

T’ha detto male.

GAETANO:

(Riferendosi a Gilberto)

Secondo te che bisognerebbe fare?

ALDOBRANDO:

Secondo me, bisognerebbe chiamare un medico.

GAETANO:

Lo vedi, la pensiamo uguale.

ALDOBRANDO:

Siiiii....

GAETANO:

Si?

ALDOBRANDO:

Indovinato. Bravo.

GAETANO:

Dammi il cinque.

ALDOBRANDO:

Dammi ‘na coca-cola.

GAETANO:

Tieni. (gli da una coca-cola)

ALDOBRANDO:

Grazie.

(Gli da il cinque)

VALENTINA:

(Incredula per quello che sta accadendo)

Questa situazione è così Kafkiana.

GAETANO:

(Ad Aldobrando)

Ma che dice? (riferendosi a Valentina)

ALDOBRANDO:

Non farci caso. E’ un pò strana. Pensa che prima le ho chiesto che lavoro facesse e per poco non mi mangiava.

GAETANO:

Però è carina.

ALDOBRANDO:

A esse sincero nun l’ho vista molto bene. Aspetta.

(Si sposta, fissa Valentina e poi riguarda Gaetano) Confermo, è carina.

FIORENZA:

Cioè ragazzi fatevelo dire. Siete proprio insensibili. Questo poveraccio sta buttato per terra al freddo e al gelo e voi...

ALDOBRANDO:

E mica stamo ar polo nord.

FIORENZA:

Quando sei solo, abbandonato da tutti, non conta la temperatura esterna. Il gelo, ce l’hai dentro.

VALENTINA:

Sorella, fattelo dire. Questa mi sembra un pò una stronzata.

Comunque. Puoi chiamare questo medico si o no? (a Gaetano)

GAETANO:

A quest’ora di notte dove lo trovo?

VALENTINA:

Ce ne sarà uno di guardia.

GAETANO:

No, nessun medico di guardia.

VALENTINA:

Com’è possibile? Vi sembra normale che in una stazione come questa non ci sia un medico, un’infermeria, un’ambulanza d’emergenza?

ALDOBRANDO:

A Valentì, stamo a Prato, mica alla stazione Termini.

VALENTINA:

E che significa?

GAETANO:

Che il medico non c’è.

FIORENZA:

Cioè basta. State proprio esagerando. Va bene non volete fare niente per questo nostro fratello? Ok. Lo accetto. Mi sacrifico. Ci penso io.

(Si avvicina a Gaetano, prende una bottiglietta d’acqua e la apre)

GAETANO:

Ma che fai? Guarda che qualla costa un euro e cinquanta.

FIORENZA:

Ancora con questa storia del denaro, dei soldi, dei beni materiali.

GAETANO:

Sai com’è. Sono un pò all’antica. Ho ancora il vizio di fare la spesa e pagare l’affitto a fine mese.

FIORENZA:

Basta, basta, basta. (Rovescia la bottiglietta d’acqua in faccia a Gilberto che è in terra) Liberatevi, liberatevi, liberatevi.

GILBERTO:

(Si riprende)

Oh! Ma proprio addosso a me ti devi liberare?

FIORENZA:

Fratelli, Gilberto si è ripreso....peace and love.

(Buio. Musica “GELATO AL CIOCCOLATO” - PUPO).

(Quando la luce torna ad illuminare il palco Aldobrando è seduto e sta leggendo un libro. Valentina è in piedi e sta fumando una sigaretta.  Fiorenza è seduta in terra e sta meditando. Gilberto è seduto con un catalogo in mano).

VOCE 2:

Oh!

VOCE 1:

Che c’è?

VOCE 2:

Non ti posso lasciare un attimo solo che ricominci con questo Pupo.

VOCE 1:

Guarda che questa è “Gelato al cioccolato”.

VOCE 2:

Ah! Quella che Cristiano Malgioglio gli ha scritto dopo essere tornato da un viaggio in Africa.

VOCE 1:

Dici davvero?

VOCE 2:

Già. Pensa cosa ti stai sentendo. Zozzo.

VOCE 1:

Pupo in versione hard. Non ce lo vedo proprio.

VOCE 2:

E spegni che ci sentono tutti.

(Fine musica)

VALENTINA:

Fosse per me li farei licenziare immediatamente a quei due. Non capisco come Trenitalia possa assumere gente così incapace.

GILBERTO:

(Si alza e si avvicina a Valentina)

Lo sà che qui dentro non si fuma.

VALENTINA:

E chi lo dice?

GILBERTO:

Nell’ordine: Gilberto Mesto, che sarei io. L’articolo 51 della legge antifumo entrata in vigore il 10 gennaio del 2005. E quel cartello là. (indica un cartello con scritto “Vietato fumare”)

VALENTINA:

Va bene, va bene, la spengo.

Che cos’è lei? Un avvocato?

GILBERTO:

(Risatina)

Un avvocato.

FIORENZA:

Rassegnati sorella. C’ho provato pure io prima. Ogni lavoro che gli dicevo mi faceva questa risatina del cavolo. Cioè che palle.

GILBERTO:

Mi sta dicendo che trova fastidiosa la mia risatina?

FIORENZA:

Calma fratello. Rilassati. Dicevo per dire.

GILBERTO:

Evitiamo di dire così senza motivo.

FIORENZA:

(A Valentina)

E comunque sorella, mi ha detto che si occupa di viaggi.

VALENTINA:

Bene. Cosi potro rivolgermi alla sua agenzia per chiedere il risarcimento per questo treno che non arriva.

GILBERTO:

Non credo sia possibile.

ALDOBRANDO:

Nun se pò fà. Se ritarda solo du ore non te rimborsano nulla.

VALENTINA:

Spero siano solamente due ore. Domani mattina mia sorella Cinzia si sposa. Se dovessi far tardi al matrimonio per colpa di questo treno giuro che denuncerò tutti.

ALDOBRANDO:

Pure a me?

VALENTINA:

Ma certo che no. Cosa c’entri tu?

ALDOBRANDO:

Grazie.

VALENTINA:

Basta con questo grazie.

FIORENZA:

(A Gilberto)

Comunque fratello fattelo dire, sei proprio un egoista. Non capisco perchè non vuoi aiutare quasta nostra sorella ad ottenere il suo rimborso.

GILBERTO:

Perchè l’agenzia per la quale lavoro non si occupa di questo tipo di viaggi.

VALENTINA:

Ho comprato un biglietto ferroviario normalissimo e se il treno non arriva ho diritto al rimborso.

GILBERTO:

Sono daccordo con lei. Solamente che non posso aiutarla.

VALENTINA:

Perchè?

GILBERTO:

Perchè noi dell’agenzia “Last travel” non facciamo....

VALENTINA:

Come ha detto che si chiama l’agenzia per la quale lavora?

GILBERTO:

“Last travel”, traduzione inglese di “L’ultimo viaggio”.

ALDOBRANDO:

Ammazza che nome. E che è un’agenzia de pompe funebri?

GILBERTO:

Si.

VALENTINA-GILBERTO-FIORENZA:

Eh ? (sopresi)

(Si alzano in piedi tutti e tre contemporaneamente)

GILBERTO:

Onoranze funebri “Last travel”, una delle più importanti agenzie funerbi di Orte.

VALENTINA-GILBERTO-FIORENZA:

Orte? (sorpresi)

GILBERTO:

Si. La mia agenzia è di Orte e sono qui in missione.

VALENTINA-GILBERTO-FIORENZA:

Missione ? (sorpresi)

GILBERTO:

Si, per lavoro.

VALENTINA-GILBERTO-FIORENZA:

Lavoro? (sorpresi)

GILBERTO:

E basta! (scocciata)

VALENTINA-GILBERTO-FIORENZA:

Mm. (Suono “muto”)

(si siedono tutti e tre contemporaneamente)

GILBERTO:

L’agenzia per la quale lavoro è famosa per la precisione e l’eleganza dei suoi servizi. Ci occupiamo delle decorazioni, degli addobbi floreali, delle musiche....

ALDOBRANDO:

A Valentì a sapello prima tu sorella li poteva chiamà per matrimonio.

VALENTINA:

Molto spiritoso.

ALDOBRANDO:

Grazie.

GILBERTO:

Vedete (prende un catalogo in mano) qui ci sono più di duecento modelli di cofani funebri.

FIORENZA:

Che sarebbero ?

GILBERTO:

Bare.

VALENTINA-ALDOBRANDO-FIORENZA:

...are!

GILBERTO:

Guardate quì. Questo è un modello con materasso ad acqua. Siamo gli unici ad averlo in tutta Italia.

VALENTINA:

(tra sè) E ci sarà un motivo!

GILBERTO:

Guardate quest’altro. Modello Flou, con ampio contenitore sottostante. Comodo per riporre oggetti commemorativi della salma.

VALENTINA:

Che squallore.

GILBERTO:

Poi abbiamo anche dei modelli con materassi ortopedici.

ALDOBRANDO:

Bono er materasso ortopedico. C’è l’ho pure io. E’ utile pe garantì la postura giusta durante il sonno....

GILBERTO:

Eterno, aggiungerei.

VALENTINA:

(tra sè)

A me questo sembra mezzo matto.

GILBERTO:

Poi c’è tutta la serie di bare multiple da due, tre e quattro posti.

ALDOBRANDO:

Esistono bare che possono contenere più di una salma?

GILBERTO:

Fino a quattro.

VALENTINA:

Che orrore.

FIORENZA:

Queste sono comode in caso di incidenti automobilistici. Correggimi se sbaglio?!

GILBERTO:

E non solo. Anche in caso di omicidi multipli. E purtroppo se ne sentono tanti oggi giorno.

ALDOBRANDO:

C’ha ragione. Io ho letto de uno che....cheche...cheche... (non riesce a dirlo) Vabbè, ve lo dico un’altra volta.

FIORENZA:

Tranquillo fratello...ne abbiamo tanto di tempo davanti. La vita è lunga.

GILBERTO:

E chi può dirlo?

ALDOBRANDO:

Daje. (gesto scaramantico)

GILBERTO:

C’è da dire però che le bare multiple non sono legali. Di solito le utilizziamo per i funerali cinesi.

ALDOBRANDO:

Se, perchè mò me voi venì a dì che pure i cinesi morono?

GILBERTO:

Muoiono, muoiono. E anche molto.

ALDOBRANDO:

Aò, io nun l’ho mai visto un funerale de un cinese.

GILBERTO:

Diciamo che sono più discreti di noi. Fanno tutto in silenzio...con il buio....di notte....di nascosto. Insomma ci siamo capiti no?

VALENTINA:

Ti posso dare del tu?

GILBERTO:

Certo.

FIORENZA:

Tanto siamo tutti sulla stessa barca no?

GILBERTO:

E speriamo che non affondi.

(risatina)

ALDOBRANDO:

A Gilbè, e tiette.

VALENTINA:

Cosa ci fai qui a Prato? Funerale cinese?

GILBERTO:

Magari. Non avete idea di quanto paghino.

VALENTINA:

In nero immagino.

FIORENZA:

No, in giallo.

GILBERTO:

(Risatina)

Carina questa, me la devo rivendere con i miei colleghi.

VALENTINA:

Si, così li fai morire dalle risate.

GILBERTO:

(Risatina)

Carina anche questa.

VALENTINA:

Guarda che non era una battuta?

GILBERTO:

(Torna serio)

Infatti non sto ridendo.

VALENTINA:

Insomma che ci fai qui a Prato?

GILBERTO:

Il mio capo ha avuto una soffiata e mi ha mandato qui in trasferta.

ALDOBRANDO:

Che soffiata?

GILBERTO:

Una telefonata anonima.

VALENTINA:

Da parte di un moribondo?

GILBERTO:

No. Da parte di una persona che lavora alla “Misericordia e Dolce”

ALDOBRANDO:

Che è, ‘na pasticceria?

GILBERTO:

No. E’ l’ospedale della città.

VALENTINA:

E che tipo di soffiata avete ricevuto ?

GILBERTO:

Un infermiere dell’Ospedale c’ha detto che nel reparto di urologia, al letto ventidue, c’era un vecchio di ottantotto anni di nome Luciano in fin di vita.

ALDOBRANDO:

Poverino Luciano.

GILBERTO:

No, povero me.

VALENTINA:

Un vecchietto di ottantotto anni muore e tu riesci ad essere così egoista?

GILBERTO:

Il vecchietto di ottantotto anni di nome Luciano non è morto. Non vuole morire. Sono tre mesi che dormo su una panchina dentro l’ospedale per colpa sua,  ma quello niente. Non ne vuole sapere di spirare. Cosi sono costretto a passare tutte le mie giornate dentro l’ospedale “Misericordia e Dolce”, davanti alla stanza di quel vecchietto di nome Luciano, a chiedere ogni cinque minuti agli inferimeri di turno “Come sta il paziente del letto ventidue?” e loro “Stazionario”. Passano altri cinque minuti e chiedo di nuovo “Come sta Luciano?” e loro “Stazionario”. Altri cinque minuti e chiedo “Novità” e loro...

ALDOBRANDO-VALENTINA-FIORENZA:

Stazionario.

GILBERTO:

Sono tre mesi che è stazionario. Vi rendete conto? Adesso ditemi voi chi è l’egoista tra me e lui?

ALDOBRANDO:

In effetti, messa così....

FIORENZA:

Ma che dici fratello? Come potete augurare la morte ad un povero vecchietto di ottantotto anni, senza denti, pelato, con la prostata, con la cataratta, con un solo testicolo....

GILBERTO:

Come fai a saperlo ? Lo conosci?

FIORENZA:

No fratello, però mentre me ne parlavi ho sentito delle vibrazioni no? Ed è come se quel vecchietto si fosse materializzato davanti ai miei occhi.

(Entra in scena Gaetano)

GAETANO:

Coca-cola, aranciata, patatine.

FIORENZA:

Ammazza quanto ti sei ringiovanito Lucià.

GAETANO:

Veramente mi chiamo Gaetano.

GILBERTO:

Non ce l’aveva con lei.

GAETANO:

Ti sei ripreso, prima sembravi morto.

VALENTINA:

Guarda, se fosse stato morto lo avresti trovato in piedi vicino al suo stesso cadavere intento a prender le misure per la bara.

GAETANO:

Ma perchè, fai il becchino?

GILBERTO:

Diciamo che becchino è uno dei modi in cui può essere definito il mio mestiere.

GAETANO:

A si ? (Fa un gesto scaramantico)

GILBERTO:

Si. Poi ce ne sono tanti altri, come ad esempio: Casciamortaro, caricamorti, beccamorti, schiattamuorto, in napoletano. Poi anche necroforo, camposantiere, seppellitore, affossatore, beccamorto...

GAETANO:

No, ti prego, non ne dire altri, che non sò più dove mettere le mani.

FIORENZA:

Questo nostro fratello è veramente fedele e devoto al suo lavoro ed io lo ammiro e lo stimo per questo.

GILBERTO:

Come dice sempre il mio capo “Becchini si nasce”.

VALENTINA:

(Ironica)

Un poeta.

ALDOBRANDO:

Ce potreste fà un film.

FIORENZA:

Sai che mortorio.

(Ride)

(Aldobrando ride anche lui)

VALENTINA:

Ragazzi, fatevelo dire. Siete disgustosi.

ALDOBRANDO:

A Valentì, guarda che ha incominciato lui. (riferendosi a Gilberto)

VALENTINA:

(Nervosa)

Non voglio più sentirvi. Sono stanca di stare qui ad ascoltare questa mezza salma (riferita a Gilberto) illustrare il suo campionario di casse da morto. Con questa figlia dei fiori che non fà altro che dire che siamo tutti fratelli, e con questo idiota che per dire una frase ci mette mezz’ora e neanche si capisce.

ALDOBRANDO:

A Valentì, te la posso dì una cosa senza balbettà?

VALENTINA:

Non penso tu sia capace.

ALDOBRANDO:

Ma vava...ma vava...ma vava.

VALENTINA:

Visto?

GAETANO:

Ti sei dimenticata di dire qualcosa di offensivo anche su di me.

VALENTINA:

(Sempre nervosa, come se stesse proseguendo lo sfogo di prima) E con quest’altro cretino che va in giro all’una di notte a vendere patatine e coca-cola in una stazione semideserta.

GAETANO:

Grazie.

ALDOBRANDO:

(A Gaetano)

Hai lavorato pure te al call-center?

GAETANO:

No perchè?

ALDOBRANDO:

Hai detto grazie.

GAETANO:

Perchè, solo chi ha lavorato al call-center può dire grazie?

ALDOBRANDO:

No, però....

GAETANO:

Però?

ALDOBRANDO:

Grazie.

VALENTINA:

(Va da Gaetano)

Senti.

GAETANO:

Ce l’hai con me?

VALENTINA:

Si sà nulla del nostro treno?

GAETANO:

Quello che che proveniente da Milano?

VALENTINA:

Si.

GAETANO:

Che passa per Prato?

VALENTINA:

Si.

GAETANO:

E che và a Roma?

VALENTINA:

Si.

GAETANO:

No, niente.

VALENTINA:

Un’ora fà quei due cretini al microfono hanno detto che viaggiava con due ore di ritardo.

GAETANO:

Allora tra un’ora arriva.

VALENTINA:

Sei sicuro?

GAETANO:

No.

VALENTINA:

Allora perchè mi dici che tra un’ora arriva?

GAETANO:

L’hai detto tu. Un’ora fà hanno detto che il treno viaggiava con un’ora di ritardo, giusto ?

VALENTINA:

Giusto.

GAETANO:

Allora tra un’ora arriva.

VALENTINA:

Mi stai prendendo in giro?

GAETANO:

Veramente stai facendo tutto da sola.

FIORENZA:

Calma fratelli, non litigate. Discutere trasmette negatività a chi ci sta vicino.

VALENTINA:

Allora spostati.

FIORENZA:

Come sei scontrosa sorella.

VALENTINA:

(A Gaetano)

Senti. Adesso tu vai a chiedere in che stazione si trova il mio treno e tra quanto tempo sarà qui. Altrimenti faccio un casino. E ti assicuro che quando sono nervosa sono capace di tutto. (Mentre parla si isola da una parte. Iniziando a parlare da sola. Gli altri si mettono tutti vicini e la osservano in silenzio) Vai, vai a chiede cosa sono stata capace di combinare l’altro giorno alla posta. Quando dopo un’ora e mezza di fila quella cretina che stava dietro lo sportello ha avuto il coraggio di dirmi “Mi dispiace ma il terminale è momentaneamente fuori servizio”. Oppure quando sono andata al supermercato ed il ragazzo del banco dei salumi mi ha detto “No mi dispiace ma la finocchiona l’abbiamo terminata”. O peggio ancora quando la settimana scorsa una vecchietta è caduta sulle strisce pedonali davanti al paraurti della mia Smart e non ha voluto compilare il Cid. Per non parlare poi di quando ho calpestato le feci di un cane mentre camminavo sul marciapiede ed il padrone della bestiola davanti a me ha avuto il coraggio di dirmi che la cacca non era del suo cane perchè poverino era stitico. Hai capito cosa rischi se non fai immediatamente quello che ti ho chiesto ? (Si volta verso gli altri)

FIORENZA:

(Dopo una breve pausa, si rivolge a Gaetano)

Fratello che per caso hai delle caramelle allo zenzero?

GAETANO:

No, mi dispiace.

FIORENZA:

Biscotti noci e guaranà?

GAETANO:

Neanche.

FIORENZA:

Barrette quinoa, miele e mirtilli?

GAETANO:

No.

FIORENZA:

Cioccolata fondente con anacardi del Brasile?

GAETANO:

Neanche. Però ho dei panini con la porchetta di Poggio Bustone. Robba geniuina.

FIORENZA:

Cioè fratello fammi capire. Tu mi stai offrendo del pane con della porchetta all’una di notte?

GAETANO:

Si.

FIORENZA:

Va bene lo accetto.

GAETANO:

Tre euro.

FIORENZA:

Mi stai chiedendo del denaro?

GAETANO:

No? (perplesso)

FIORENZA:

Fratello, io sono abituata allo scambio alla pari.

GAETANO:

E questo è uno scambio alla pari. Tu mi dai i tre euro e io ti do il panino con la porchetta di Poggio Bustone.

ALDOBRANDO:

Fiorenza stacce. Ad Ariccia un panino cò la porchetta se lo fanno pagà pure sei euro.

FIORENZA:

Tieni. (Da i soldi a Gaetano)

GAETANO:

(Da il panino a Fiorenza)

Buon appetito.

ALDOBRANDO:

Grazie.

(Tutti lo guardano)

ALDOBRANDO:

M’è scappato.

GAETANO:

Voi volete qualcosa ?

GILBERTO:

Per me una bottiglietta d’acqua frizzante.

GAETANO:

Eccola.

GILBERTO:

Quant’è?

GAETANO:

Un euro e cinquanta.

GILBERTO:

No, fammi capire. Un panino con la porchetta costa tre euro e una bottiglietta d’acqua un euro e cinquanta?

GAETANO:

Vuoi il panino con la porchetta ?

GILBERTO:

No. Però è una questione di principio. E’ come se io facessi pagare una cassa in giliegio o noce antico quanto una in pino o abete. O peggio ancora, è come se una bara acquistata da noi costasse la metà di una comprata ad Ikea.

ALDOBRANDO:

Non sapevo che Ikea vendesse anche le casse da morto.

GILBERTO:

Non ancora, ma ci arriverà. Il mercato è in espansione.

VALENTINA:

Sarebbe un pò scomodo però. Te la dovresti montare da solo.

GAETANO:

Insomma che devo fare? La vuoi quest’acqua o no?

GILBERTO:

La prendo, ma solo perchè è l’una di notte e non ci sono bar aperti.

GAETANO:

Bevi, cosi eviti di dire cavolate. (Da la bottiglia d’acqua a Gilberto)

GILBERTO:

(Da i soldi a Gaetano)

Tieni il resto.

GAETANO:

No, no. Adesso te lo prendi. Ma come, prima mi fai tutta una filippica sul prezzo. Mi fai i paragoni tra le bare tue e quelle di Ikea e poi non ti prendi il resto?

GILBERTO:

Come vuoi

GAETANO:

Tieni. (da il resto a Gilberto)

(Ad Aldobrando)

Tu cosa vuoi?

ALDOBRANDO:

Che ce l’hai un chichi....chichi....Aspè. Ce riprovo. Che ce l’hai un chichi...un chichi...damme quello che te viè più comodo.

GAETANO:

Prendi...è chinotto.

ALDOBRANDO:

E io quello volevo.

GAETANO:

Lo sò.

ALDOBRANDO:

Quant’è?

GAETANO:

Ottanta centesimi.

GILBERTO:

(Si alza in piedi di scatto)

Ma come ottanta centesimo?

GAETANO:

Senti Mortimer, le cose sono mie, il lavoro è il mio e i prezzi li decido io.

GILBERTO:

Ho capito però non è giusto che....

FIORENZA:

(Mentre mangia il panino, quasi in estasti)

(A Gilberto)

Fratello non disperdere nell’ambiente circostante energie preziose. Fai come me. Siediti in meditazione. Rilassati e cerca di raggiungere il tuo punto d’equilibrio. Come sto facendo io.

GILBERTO:

Ma se ti stai mangiando un panino con la porchetta?

FIORENZA:

Credimi fratello, la porchetta a volte aiuta.

GAETANO:

Io vado. Se avete bisogno di qualcosa....un fischio e sono qui. (esce)

VALENTINA:

L’unico fischio che spero di sentire da qui a mezz’ora è quello del treno in arrivo.

ALDOBRANDO:

Una volta ho letto de uno che stava ad attraversà a piedi i binari, non ha sentito er fischio del treno che arrivava ed è morto.

GILBERTO:

(Si alza di scatto)

Dove?

ALDOBRANDO:

Me dispiace Gilbè, ma è successo quasi quindici anni fà.

GILBERTO:

Più o meno di quindici anni fà?

ALDOBRANDO:

Nun me ricordo esattamente. Ma che differenza fa?

GILBERTO:

C’è un’enorme differenza. Perchè dopo quindici anni si possono aprire le bare per ridurre le ossa in urne più piccole, per fare posto all’interno della tomba.

ALDOBRANDO:

E quindi?

GILBERTO:

E tutto lavoro, capisci?

ALDOBRANDO:

Non lo sapevo. Grazie.

VALENTINA:

(Scocciata)

Ma basta. Basta con questi discorsi. Non vi sopporto più.

FIORENZA:

(A Valentina)

Sorella lo vuoi un pezzo di panino con la porchetta?

VALENTINA:

No, la porchetta mi fa schifo.

ALDOBRANDO:

Vuoi un goccio di chinotto?

VALENTINA:

Il chinotto mi fa vomitare.

GILBERTO:

Un pò d’acqua frizzante?

VALENTINA:

La bevo solo liscia.

ALDOBRANDO:

A Valentì, certo che ce l’hai tutte te.

VALENTINA:

Ma stai zitto idiota. (scocciata)

ALDOBRANDO:

Grazie.

VALENTINA:

(Prende il cellulare dalla borsa)

GILBERTO:

(Ad Aldobrando)

Aldobrando, come fai a permetterle di trattarti così?

ALDOBRANDO:

Gilbè, è più forte de me. Io je vorrei di “ma vaffanculo” però poi m’esce “grazie”. Che devo fa?

GILBERTO:

Ci penso io?

(Va velocemente verso Valentina) Senti Valentina...

VALENTINA:

(Inizia a parlare al telefono e si sposta)

Pronto? Cinzia mi senti? Sono Valentina....Come Valentina chi?...Tua sorella....Quella che ti ha staccato i freni della bicicletta quando avevi dodici anni. Ti ricordi ?

FIORENZA:

Io l’ho sempre detto che l’amore fraterno va oltre ogni cosa.

VALENTINA:

Senti Cinzia devo dirti una cosa....Ma cos’è questo confusione? Dove sei ?....In discoteca? Ah! Già, l’addio al nubilato....Guarda, io sono ancora alla stazione di Prato. Il mio treno viaggia con due ore di ritardo....Come “chi se ne frega”?

ALDOBRANDO:

Aò, neanche a sorella la vole sta a sentì.

VALENTINA:

Appena arrivo a Roma prendo un taxi e mi faccio portare direttamente a casa tua, va bene?

(Sposta l’orecchio improvvisamente dal telefono)

FIORENZA:

Che succede sorella, ha attaccato?

VALENTINA:

No, ha ruttato.

GILBERTO:

(Ironico)

E quello è un gesto d’affetto.

FIORENZA:

Sono cose che possono capitare a voi che usate ancora il cellulare.

VALENTINA:

Vorresti farmi credere che tu non hai un cellulare?

FIORENZA:

Ma che sei pazza sorella. Io non sono schiava della tecnologia come voi.

VALENTINA:

E se devi dire qualcosa a qualcuno come fai ?

FIORENZA:

Gli scrivo una lettera no?

VALENTINA:

E se è una cosa urgente? Un’email?

FIORENZA:

(Sorridendo) Ma che dici? Quale email.  Mica ce l’ho il computer.

VALENTINA:

Non capisco come fai a vivere in questa maniera. Senza cellulare, senza computer, senza internet, io mi sentirei tagliata fuori dal mondo. Per il mio lavoro sono indispensabili.

ALDOBRANDO:

Aò, ma se pò sapè che lavoro fai?

VALENTINA:

Non essere invadente. Ti ho detto di no ed è no.

GILBERTO:

Comunque Valentina ha ragione. I cellulari ed i computer hanno semplificato la vita un pò a tutti.

FIORENZA:

E’ questione di punti di vista. Secondo me l’hanno solo complicata la vita. E poi scusate, ma venti, trent’anni fa come si faceva?

ALDOBRANDO:

E c’ha ragione lei. Come si faceva ?

VALENTINA:

Non lo sò e non m’interessa. Io trent’anni fa non c’ero.

FIORELLA:

E’ proprio vero che la vita è peggiorata negli ultimi trent’anni.

VALENTINA:

Non direi. Io ho il mio cellulare, il mio pc e sono serena.

GILBERTO:

Serena? Non si direbbe. Mi sembri tanto nervosa.

VALENTINA:

Nervosa io? (nervosa)

GILBERTO:

Ma forse mi sbaglio.

VALENTINA:

Si, è vero. Posso sembrare apparentemente nervosa, ma è per il matrimonio di domani di mia sorella e per colpa di questo maledetto treno che non arriva.

GILBERTO:

Guarda che siamo tutti nella stessa situazione.

ALDOBRANDO:

Nun è mica vero. Io nun c’ho nessuna sorella che se deve sposà domani. (pausa) Anzi, nun c’ho proprio nessuna sorella.

VALENTINA:

Non credo che abbiate così tanta urgenza di partire. Altrimenti non sareste così tranquilli.

GILBERTO:

Ma parla per te. Cosa ne sai. Il mio moribondo di Prato non vuole morire ed io devo tornare ad Orte perchè se non rimedio qualche funerale immediatamente non guadagno una lira a fine mese.

ALDOBRANDO:

Beh! Io se nun arrivo domani mattina alle dieci a lavoro me licenziano ancora prima d’avemme assunto.

FIORENZA:

Io domani mi devo ricoverare al Policlinico di Roma.. Ho fatto delle analisi qualche giorno fa qui a Prato e mi hanno diagnosticato un brutto male. Mi devono operare d’urgenza. Che dici ,è abbastanza seria come motivazione secondo te ?

VALENTINA:

Scusami, non lo sapevo.

ALDOBRANDO:

(A Valentina)

Che figura dè merda che hai fatto.

GILBERTO:

Se uno pensasse un pò di più prima di parlare, magari....

VALENTINA:

(Alzando un pò la voce)

Va bene, ho sbagliato. (a Fiorella) Non volevo....

FIORENZA:

(Fa un sorriso)

Non ti preoccupare. Io sono tranquilla. Qualsiasi cosa dovesse accadere, io sono tranquilla.

VALENTINA:

T’invidio sai?

ALDOBRANDO:

(Ironico tra sè)

Sta a rischià de morì e lei la invidia.

VALENTINA:

Scusami ancora.

FIORENZA:

Non ti preoccupare sorella.

GILBERTO:

(Cercando di alleggerire l’atmosfera)

Ragazzi dai, non buttiamoci giù. Cerchiamo di essere più leggeri, più sorridenti, più allegri.

ALDOBRANDO:

Che detto dà te nun me pare tanto credibile come suggerimento.

FIORENZA:

Mortimer ha ragione. Non serve a nulla buttarsi giù. Bisogna guardare in positivo, perchè le notizie belle sono sempre dietro l’angolo.

(Segnale acustico)

VOCE 1: Stazione di Prato. Il treno regionale 1729 proveniente da Milano destinazione Roma con arrivo previsto al binario 2 all’una e mezza viaggia con tre ore di ritardo.

VALENTINA:

Cosa? (Stupita)

VOCE 1:

(a Voce 2)

Ma tre ore in tutto o tre ore più due di prima?

VOCE 2:

(A Voce 1)

Ma non potevi fare una media.

VOCE 1:

(A Voce 2)Aspetta.

(A microfono) Stazione di Prato. Il treno regionale 1729 proveniente da Milano destinazione Roma con arrivo previsto al binario 2 all’una e mezza viaggia con un bel pò di ritardo.

VALENTINA:

(Nervosa)

Questa cosa è assurda.

GILBERTO:

E’ pazzesco. Non è possibile passare tutta la notte chiusi dentro ad una stazione.

ALDOBRANDO:

C’hai....c’hai...c’hai....

GILBERTO:

Ragione?

ALDOBRANDO:

Bravo...e grazie.

(Entra in scena Gaetano)

GAETANO:

Ragazzi, avete sentito l’annuncio?

GILBERTO:

Purtroppo si.

GAETANO:

Ma non è che tra voi c’è qualcuno che porta sfiga?

FIORENZA:

La sfiga non esiste fratello.

GAETANO:

Io qualche sospetto ce l’ho. (si avvicina a Gilberto)

GILBERTO:

Che fai ,sospetti?

GAETANO:

No, no. Sono abbastanza convinto.

VALENTINA:

Basta. Adesso vado sù a dirgliene quattro.

FIORENZA:

Calma fratelli. Perchè non ci sediamo tutti in cerchio a meditare un pò?

VALENTINA:

Fiorenza ma che dici? Meditare? Io voglio un treno per Roma qui e subito. Altrimenti faccio un casino.

VOCE 1:

Oh?!

VOCE 2:

Che vuoi ?

VOCE 1:

Secondo te si sono incazzati?

VOCE 2:

Mi sa di si.

VOCE 1:

Che faccio?

VOCE 2:

Mettigli Pupo và, magari si calmano!

Buio

Musica (Ritornello di “GELATO AL CIOCCOLATO” di Pupo)

FINE PRIMO TEMPO

“ STATE BENE COSI’ “

SECONDO TEMPO

(Musica – “SANTA MARIA NOVELLA” – Pupo)

(Aldobrando e Fiorenza sono seduti vicini. Quando la luce illumina il palco tengono in mano ognuno di loro un accendino e lo muovono a tempo di musica.

Gilberto è seduto e sta sfogliando un campionario. Valentina è seduta con il pc portatile sulle gambe).

VOCE 2:

...e spegni questa musica!

VOCE 1:

Ma è Pupo!

VOCE 2:

Appunto.

(La musica si interrome bruscamente)

FIORENZA:

Nooo!

ALDOBRANDO:

E che caacaa..... caacaa.... caacaaaa....

VALENTINA:

(Continuando a scrivere al computer)

Al non ti sforzare, si è capito il concetto.

ALDOBRANZO:

....zzo. (tra sè, soddisfatto) E daje!

FIORENZA:

Cioè che peccato comunque. Ce l’hanno tolta proprio sul bello.

GILBERTO:

Non capisco come fai a trovare qualcosa di bello in una canzone di Pupo!

FIORENZA:

Cosa vuoi che ti dica fratello?! Con questa vocina, così delicata....mi trasmette tanta serinatà.

GILBERTO:

A me sembra la voce di un ragazzino di sei anni imprigionato nel corpo di un uomo di cinquanta.

VALENTINA:

Se è per questo anche il corpo sembra quello di un ragazzino di sei anni

FIORENZA:

Fratelli ammazza quanto siete critici. Noi nella nostra comune ascoltiamo sempre le canzoni di Pupo.

VALENTINA:

(Sempre continuando a scrivere al pc)

(Ironica) Sai che divertimento.

FIORENZA:

Non capite niente fratelli. Pupo con le sue canzoni ci trasmette tanta armonia.

ALDOBRANDO:

A me Pupo piace.

VALENTINA:

Aspetta che lo scrivo su facebook. Ad Aldobrando Rossi piace Pupo.

Ci sei su facebook si?

ALDOBRANDO:

Cece....cece...cece....

GILBERTO:

Certo?

ALDOBRANDO:

Cece sto.

VALENTINA:

Ora ti aggiungo.

ALDOBRANDO:

Grazie.

GILBERTO:

Era un pò che non dicevi grazie?

ALDOBRANDO:

Infatti ne sentivo proprio il bisogno. Grazie, grazie, grazie, grazie.

GILBERTO:

Ma che fai?

ALDOBRANDO:

M’avvantaggio....nun se sa mai.

VALENTINA:

(Continuando a scrivere al pc)

Idiota.

ALDOBRANDO:

Grazie.

(Fiorenza è seduta, con le gambe incrociate e gli occhi chiusti)

ALDOBRANDO:

(Vede Fiorenza)

A Fiorè, ma che stai a fà? (Fiorenza non risponde) Fiorenza? (Fiorenza non risponde)

(A Gilberto) A Gilbè, Fiorenza nun risponde.

GILBERTO:

(Si alza di scatto)

Davvero?

ALDOBRANDO:

Sembra morta.

GILBERTO:

(Ancora più entusiata)

Davvero?

ALDOBRANDO:

Calma, calma. Nun t’aggità.

GILBERTO:

(Si avvicina a Fiorenza)

Non toccarla.

ALDOBRANDO:

Nun ce stavo a pensà pè gnente.

Ma secondo te che je successo?

GILBERTO:

Non è facile dirlo. Devo ammetterlo, non mi è mai capitato un caso simile. Nè ho visti di tutti i tipi. Morti nel sonno, per incidente, per strangolamento, per soffocamento, per amplesso, ma così mai.

ALDOBRANDO:

A Gilbè, ma che stai a di? Guarda che Fiorenza non è mica morta.

GILBERTO:

Ma che dici?

ALDOBRANDO:

Senti.

GILBERTO:

Cosa?

ALDOBRANDO:

Zitto e ascolta.

(Rimangono tutti in silenzio. Fiorenza emette un suono, simile ad un ronzio).

ALDOBRANDO:

Sentito?

GILBERTO:

(Un pò innervosito)

Ho sentito si. Non capisco perchè mi hai fatto alzare senza motivo? Ma ti diverti a far perdere tempo alle persone? Eh? Lo fai apposta? No perchè se lo fai apposta...fattelo dire, sei un pò stronzo. (Si va a sedere)

ALDOBRANDO:

No, aspetta un attimo. Famme capì, saresti stato contento se Fiorenzà fosse morta?

GILBERTO:

Al , lascia stare.

ALDOBRANDO:

No, no... mò te me stai a sentì. Perchè nun è mica che uno...poi dice che nun se pò...perchè se tu me voi di...non è che alla fine...Se invece tu credi che...invece sotto sotto...e questo quello che....ma secondo me tutù....tutù....tutù....

GILBERTO:

(A Valentina)

Ma che è, occupato?

VALENTINA:

(A Gilberto)

No, è idiota.

ALDOBRANDO:

Ma annatevela a pià...pià....pipià....ve dice bene che nun riesco a dillo. (Si va a sedere vicino a Fiorenza).

FIORENZA:

(Smette di meditare improvvisamente)

Fatto.

ALDOBRANDO.

Aò, ma che sei matta? M’hai fatto prenne un colpo.

FIORENZA:

Scusa fratello, non volevo. Solo che quando medito e mi concentro, perdo completamente il collegamento spazio temporare con il mondo esterno.

VALENTINA:

(Ironica)

Perchè di solito ce l’hai proprio ben chiaro il collegamento con il mondo esterno?!

FIORENZA:

Sorella, io e il mondo esterno siamo siamo un tutt’uno. Viviamo in simbiosi...all’unisono.

VALENTINA:

All’unisono?

FIORENZA:

Si sorella, da quando sono entrata a far parte della mia comune vedo tutto sotto una luce diversa.

ALDOBRANDO:

In che senso?

FIORENZA:

Nel senso che quello che per voi può essere una cosa normale, banale, superficiale....

ALDOBRANDO:

Venale...

FIORENZA:

Cazzo c’entra venale?

ALDOBRANDO:

Me sembra un gioco.

FIORENZA:

Dicevo...che per me adesso tutto quello che mi capita, tutto quello che mi gira intorno, lo vedo in un modo diverso. Mi capite?

GILBERTO-VALENTINA-ALDOBRANDO:

No.

FIORENZA:

Vi faccio un esempio. (ad Aldobrando) Guarda lì. (Indica il cestino)

ALDOBRANDO:

Dove?

FIORENZA:

Li, vicino alla sedia. Cosa vedi?

ALDORBANDO:

Un cestino della monnezza.

FIORENZA:

Sbagliato fratello.

ALDOBRANDO:

Aò, me devo convince a metteme l’occhiali. Me sa che nun ce vede più tanto bene, perchè da qui me sembrava proprio un cestino della monnezza.

GILBERTO:

Guarda che questo è un cestino della mondezza.

ALDOBRANDO:

A Fiorè, me sà che te sbagli te. Pure Gilberto vede un cestino.

FIORENZA:

Perchè capite?!. Quello che per voi è un semplice cestino della mondezza. Per me invece è la vita. E’ il tempo che scorre. Le esperienze di chi è passato per questa piccola stazione. E’ il futuro che arriverà. E’ il presente che ci appartiene. Non capite che quel semplice cestino non serve a contenere solo la spazzatura come ad esempio la carta, le lattine di coca-cola o i residui di cibo....come la stessa porchetta ad esempio. Quello che voglio dire fratelli è che quel semplice contenitore in realtà è la vita.

ALDOBRANDO:

Aò, visto da quà sembrava solo un cestino della monnezza.

VALENTINA:

Fiorenza, non dirmi che sei veramente convinta di quello che hai appena detto?

FIORENZA:

Certo che sono convinta sorella. Sono convinta perchè l’ho provato sulla mia pelle, sulle mie spalle, sulle mie....

ALDOBRANDO:

Palle?

FIORENZA:

No, gambe.

ALDOBRANDO:

Vabbè, ce sò annato vicino.

FIORENZA:

Sia ben chiaro però...io non voglio convincere nessuno. Solo che la mia vita è effettivamente cambiata da quando sono entrata a far parte dei “Figli dell’amore ritrovato”.

GILBERTO:

I figli dell’amore ritrovato?

FIORENZA:

Esatto. E’ il nome della nostra comune.

ALDOBRANDO:

E dov’è che ve ritrovate esattamente?

FIORENZA:

La nostra sede si trova in un casale qui vicino a Prato. Però a noi piace un sacco girare.Vedere posti nuovi. Ad esempio domenica scorsa abbiamo fatto una lunghissima camminata a piedi attraversando i paesini che si trovano qui vicino, come ad esempio San Giusto, Ferruccia, Ponte Bocci, Bottegone, Chiazzano...e ci siamo spinti fino a Spazzavento.

ALDOBRANDO:

E una volta arrivati li che avete fatto?

FIORENZA:

Siamo torniamo indietro.

ALDOBRANDO:

E perchè?

FIORENZA:

E mica potevamo rimanere tutta la domenica a Spazzavento no?

ALDOBRANDO:

E c’hai ragione.

Ma esattamente che cosa fate nella vostra comune?

FIORENZA:

Dipende. Ognuno di noi mette a disposizione le proprie conoscenze, le proprie capacità, le proprie doti.

ALDOBRANDO:

Tu ad esempio, cosa fai?

FIORENZA:

Niente.

ALDOBRANDO:

E se pò fa?

FIORENZA:

Fratello, nella casale dei “Figli dell’amore ritrovato” puoi fare quello che vuoi.

ALDOBRANDO:

Aò, me sà che ce devo venì pure io. Tanto nun sò capace de fà un caca...caca...caca...niente.

FIORENZA:
L’importante è che lo fai con amore.

GILBERTO:

E come vi mantenete in questa comune?

FIORENZA:

Prima di tutto noi abbiamo un orto che coltiviamo direttamente e dal quale andiamo ogni giorno a raccogliere la frutta come ad esempio le pere, le mele, le pesche, l’uva e anche gli ortaggi come il sedano, la lattuga, le melanzane, i pomodori, i peperoni, i piselli.

VALENTINA:

I piselli sono legumi.

FIORENZA:

Vabbè è lo stesso, li raccogliamo ugualmente. Noi “Figli dell’amore ritrovato” non facciamo discriminazione. Noi non siamo razzisti.

VALENTINA:

(Ironica)

Si dovessero offendere i piselli.

ALDOBRANDO:

E che fate, mangiate solo ortaggi e legumi?

FIORENZA:

Ovvio che no. Abbiamo un centro carni che simpatizza per noi. Così ogni settimana ci rifornisce di polli, tacchini, bistecche, cacciagione....

GILBERTO:

E per pagare l’affitto come fate?

FIORENZA:

Il casale non lo paghiamo. C’è stato donato da un’anziana signora deceduta in circostante sconosciute tre anni fa.

GILBERTO:

E per le bollette della luce, del gas?

FIORENZA:

Per quelle utilizziamo il denaro che ricaviamo dalla vendita degli oggetti d’artigianato che produciamo noi stessi. O meglio, che producono gli altri miei fratelli.

GILBERTO:

Praticamente tu vivi a scrocco?!

FIORENZA:

No...vivo con amore.

ALDOBRANDO:

Me sà che non dev’esse poi così male.

FIORENZA:

Se ti va puoi venire quando vuoi. Pensa che noi siamo talmente aperti, ma talmente aperti...che abbiamo tolto tutte le porte del casale.

ALDOBRANDO:

E non avete paura che qualcuno ve rubbi qualcosa?

VALENTINA:

(Imitanto Fiorenza)

(Ironica) Si, i piselli e la cacciagione.

FIORENZA:

Nessuna paura fratello. Se dovesse venire qualcuno a sottrarci qualcosa dalla nostra comune... vuol dire che è giusto così.

GILBERTO:

Posso farti una domanda?

FIORENZA:

Tutte quelle che vuoi fratello.

GILBERTO:

Non ti sembra che scegliere di vivere in questo modo sia un pò come voler sfuggire alla realtà?

FIORENZA:

E qual’è la realtà fratello? Quella che vivi tu? Quella è la realà? No perchè se è quella non mi pare che mi stia perdendo un granchè.

GILBERTO:

Abbandonare tutto per decidere di vivere alla giornata non mi sembra una scelta sana e matura.

FIORENZA:

Se è per questo, neanche vivere sperando che la gente muoia lo è.

VALENTINA:

Ragazzi basta. Piantata. Questa discussione sta diventando insopportabile.

(Suona un cellulare).

GILBERTO:

(A Valentina)

E’ il tuo?

VALENTINA:

No. Io come suoneria ho “Siamo donne” di Sabrina Salerno e Jo Squillo.

ALDOBRANDO:

E’ il mio.

GILBERTO:

Perchè non rispondi?

ALDOBRANDO:

Nun posso.

VALENTINA:

(A Gilberto)

Dopo che la ragazza lo ha lasciato con un sms, credo non abbia un buon rapporto con i cellulari.

ALDOBRANDO:

E’ lei.

VALENTINA:

La tua ragazza?

ALDOBRANDO:

Ex ragazza.

VALENTINA:

Dai rispondi. Voglio proprio sentire cosa ti dice.

ALDOBRANDO:

Ma c’ho paura.

VALENTINA:

Ma che uomo sei? Come fai ad avere paura della tua ex?

ALDOBRANDO:

A Valentì, te nun la conosci.

VALENTINA:

Dai, fai l’uomo e rispondi....

ALDOBRANDO:

Va bè.

VALENTINA:

... e metti il vivavoce che voglio sentire.

FIORENZA:

Vedrai che ti sta chiamando per chiederti di tornare insieme. Me lo sento.

ALDOBRANDO:

Speriamo. (Risponde al telefono)

Si?. (timidamente)

FRANCESCA (Telefono):

(Parla in maniera calma)

Aldobrando, ti chiamo perchè devo dirti una cosa. Sento proprio il bisogno di dirtela, non ce la faccio a tenermela dentro. Sai, ho ripensato molto al modo in cui ti ho lasciato, due giorni fa. Quel messaggio, quelle poche parole. Ho capito di aver sbagliato sai? Non ho fatto la cosa giusta. Anche perchè....(Inizia ad innervosirsi improvvisamente. Inizia a parlare in maniera veloce) non penserai mica di cavartela cosi, dopo le ore, i giorni, i mesi, gli anni di merda che m’hai fatto passare. Vuoi che ti faccia l’elenco di tutte le cose assurde che sono stata costretta a vivere? Eh? Vuoi che te lo faccia? (Tutti fanno il segno “di no” con la testa). Va bene te lo faccio. Mai un’idea originale. Mai una proposta che potesse sorprendermi. Sempre le stesse cose. La cosa più eccitante che eri capace di dire era “Amò te porto a cena fori stasera, al cinense”. Quattro volte a settimana st’idea brillante. Tutti i giorni dispari a cena dal cinese. Famose du conti visto che ce stamo. Quattro volte a settimana, quattro settimane al mese, docidi mesi l’anno, pe tre anni....fanno cinquecentosettantasei volte a cena dar cinese. Considerando che ogni vorta me facevi magnà otto ravioli al vapore. Fanno quattomilaseicentotto ravioli ar vapore in tre anni. Te dico solo che dopo tre mesi m’è venuta a gastrite. Dopo sei ho smesso de portamme appresso er fegato. E dopo un anno, ho iniziato a parlà cò mi nonno morto. Pe non parlà poi del sesso. Quando se semo messi insieme lo facevamo tutti i giorni. Dopo sei mesi, lo facevamo tre volte a settima, i giorni pari, in alternativa ar cinese. Poi semo arrivati a fallo una vorta a settimana, poi una vorta ar mese. E’ pe questo che sò sei mesi che m’ammucchio cò Tony, il mio istruttore de pilates. Ma me sa che ancora nun l’avevi capito ve? L’ho dovuto fà pè forza perchè se non faccio sesso io divento nervosa e me viene un mal di testa che nun poi capì. In conclusione ciò ragionato sopra. Sta co’ te m’ha rovinato perchè m’hai fatto venì a gastrite e er mar de testa. Quindi mettila cosi...t’ho lasciato pè motivi de salute. Ciao Aldobrando, stamme bene. (pausa) Ah! Dimenticavo, già che ce stai , perchè nun te la vai a pià ‘nde

ALDOBRANDO:

(Attacca il telefono)

E’ caduta la linea.

VALENTINA-FIORENZA-GILBERTO:

(Ironici)

Capita.

ALDOBRANDO:

Era un pò nervosa e s’è voluta sfogà un pò.

VALENTINA-FIORENZA-GILBERTO:

(Ironici)

Si, si.

ALDOBRANDO:

Ma le cose che ha detto nun le pensa veramente.

VALENTINA-FIORENZA-GILBERTO:

(Ironici)

No, no.

ALDOBRANDO:

Anche perchè a lei andare al cinese je piaceva molto.

GILBERTO:

Aldobrando, anche a me piace il cinese e ci vado spesso però....

VALENTINA:

Gilberto, tu ci vai per un altro motivo. Vai a gufare.

GILBERTO:

Che c’entra?! A me piace la cucina cinese.

VALENTINA:

Si, si.

GILBERTO:

Però Aldobrando...quattro volte a settimana a cena dal cinese mi sembra un pò eccessivo.

ALDOBRANDO:

Ognuno c’ha le sue debolezze.

VALENTINA:

Io però tra le due cose, trovo più grave il problema del sesso.

ALDOBRANDO:

Dici?

VALENTINA:

Dico si. Come puoi pensare di far felice la tua ragazza facendo l’amore con lei una sola volta al mese.

ALDOBRANDO:

Vabbè, nel rapporto di coppia contano anche altre cose , no?

VALENTINA:

A parte il fatto che questo è tutto da dimostrare. Credimi, il sesso è il termometro fondamentale per valutare la solidità del rapporto di coppia. Quando tra uomo e donna le cose a letto iniziano a non andare più bene, lo sai cosa succede?

ALDOBRANDO:

Cosa?

VALENTINA:

Che la tua ragazza ti mette le corna con Tony, il maestro di Pilates.

ALDOBRANDO:

Perchè, lo conosci anche tu?

VALENTINA:

Idiota, no che non lo conosco. Era un modo di dire. Comunque alla fine...dammi retta, meglio così.

ALDOBRANDO:

Meglio che ci siamo lasciati?

VALENTINA:

No, aspetta, è lei che ha lasciato te.

ALDOBRANDO:

Vabbè è lo stesso.

VALENTINA:

No, non è lo stesso. Perchè se fosse per voi uomini trascinereste i rapporti ormai logori per mesi, per anni.

ALDOBRANDO:

A me sembrava che andasse tutto bene.

VALENTINA:

Appunto. E’ proprio questo il problema. Per voi va sempre tutto bene. Ma ti ripeto, meglio che sia finita così.

ALDOBRANDO:

Se lo dici tu.

VALENTINA:

Lo dico per esperienza. Nessuno conosce gli uomini meglio di me.

ALDOBRANDO:

Hai avuto parecchi uomini?

VALENTINA:

Non stiamo parlando di me ma di te.

ALDOBRANDO:

Sei tu che hai buttato l’amo...io me ce sò solo attaccato.

VALENTINA:

Ecco appunto...non ti attaccare.

GILBERTO:

Certo però....

ALDOBRANDO:

Però?

GILBERTO:

Stavo pensando....Essere umiliati in questo modo, davanti a tutti....

ALDOBRANDO:

Perchè...sò stato umiliato? No?!

GILBERTO:

Nooo!

ALDOBRANDO:

Vabbè...allora che dovrei fà secondo te? Annallà a cercà e insultalla pè faje vede che sò un omo vero?

GILBERTO:

Non serve andarla a cercare. Potresti chiamarla.

ALDOBRANDO:

Ma io al telefono nun ce riesco a parlà, balbetto, me incarto....

VALENTINA:

Invece di persona....

GILBERTO:

Aldobrando io dicevo per dire....poi, vedi tu.

ALDOBRANDO:

Sai che c’è Gilbè...c’hai ragione. Nun me posso fà umilià così. Nun posso permetteje de famme passa pè cojone. Mò la chiamo e je ne dico quattro.

FIORENZA:

Bravo fratello. Tira fuori la forza che è in te. Trasformati in un razzo missile, con circuiti di mille valvole, tra le stelle sprinta e và.

GILBERTO:

(A Fiorenza)

Ufo robot, il mio cartone preferito.

FIORENZA:

Riminiscenze della mia vita precedente, quando guardavo ancora la televisione.

ALDOBRANDO:

Ragazzi non me deconcentrate altrimenti perdo l’attimo.

VALENTINA:

Non ce la farai mai. Ti basterà sentire la sua voce al telefono per non spiccicare parola. Ti bloccherai e lei ti umilierà di nuovo.

ALDOBRANDO:

Grazie dell’incoraggiamento Valentì.

GILBERTO:

Non ascoltarla Gilberto. Concentrati, prendi il telefono e chiamala.

ALDOBRANDO:

Giusto.

(Prende il telefono in mano)

Fammi gli “in bocca al lupo”.

GILBERTO:

In bocca al lupo.

ALDOBRANDO:

Chi crepa?

GILBERTO:

Chi crepa?

ALDOBRANDO:

“In bocca al lupo”?!.... Crepa?!....vabbè nun fà gnente.

(Prende un bel respiro e mette il telefono all’orecchio) Vado?

GILBERTO:

Vai!

ALDOBRANDO:

(Parla velocemente senza balbettare) Francesca  sò Aldobrando. Si, proprio io. Pensavi di cavartela così? Insultandomi ed umiliandomi al telefono senza darmi la possibilità di replicare? Beh! Se è cosi devo dirti che ti sbagli, perchè se tra noi c’è uno ad essere stanco, quello sono io. Si io, e sono seriamente felice che tra noi sia finita. Si, hai capito bene, sono contento che sia finita. Così non dovrò più restare in macchina sotto casa tua per delle ore aspettando che tu scenda, ovviamente dopo aver preso la borsetta. Sono contento perchè non dovrò più portarti al centro commerciale il sabato pomeriggio, vederti entrare in tutti i negozi ed uscire senza aver comprato nulla. Sono contento perchè non dovrò più vederti venire a letto con il pigiama di “Winny the pooh”. Winny the pooh?! Ma se pò annà a letto cò er pigiama de “Winny the pooh”?! Poi dice che uno nun c’ha voja de fà l’amore. Davanti a Winny the pooh er desiderio sessuale nun è che cala, se ne và proprio. Quindi sai che c’è Francè? Sò felice de nun dovette più vedè, de nun dovè vedè tu madre, tu sorella, tu padre, tu nonna, er cane....ciao Francè, stamme bene. Addio. (Attacca il telefono)

GILBERTO:

Bravo!

FIORENZA:

Grande fratello.

GILBERTO:

(A Valentina)

Hai visto che c’è riuscito?

VALENTINA:

Complimenti, mi hai veramente stupita.

ALDOBRANDO:

Grazie.

VALENTINA:

Seriamente, non pensavo ci potessi riuscire.

ALDOBRANDO:

Grazie.

GILBERTO:

Grande Al. Da oggi in poi diventerai il mio mito, il mio punto di riferimento.

ALDOBRANDO:

Grazie Gilbè.

FIORENZA:

Lo vedi fratello. Quando desideri intensamente una cosa, nessuno potrà mai fermare la tua corsa per raggiungerla.

ALDOBRANDO:

Grazie Fiorenza.

VALENTINA:

E lei che ha detto?

ALDOBRANDO:

Lei chi?

VALENTINA:

Francesca, che diceva al telefono mentre tu parlavi?

ALDOBRANDO:

Niente.

GILBERTO:

L’hai lasciata senza parole. Bravo Al.

ALDOBRANDO:

Era occupato.

GILBERTO:

Cosa? (Non capisce)

ALDOBRANDO:

Il telefono di Francesca, era occupato.

VALENTINA:

Quindi hai parlato da solo?

ALDOBRANDO:

Si.

VALENTINA:

Idiota.

ALDOBRANDO:

Però sò andato bene, no?

VALENTINA:

Aldobrando, hai parlato da solo al telefono? Hai fatto uno sfogo inutile. Te ne rendi conto ?

ALDOBRANDO:

A Valentì, sai che c’è? Alla fine io sò contento. Per me era importante riuscì a dille certe cose. Ce sò riuscito e me basta così.

VALENTINA:

Sei contento di aver parlato da solo?! Lo vedi che ho ragione io quando dico che sei un idiota?

FIORENZA:

Ragazzi Al ha ragione.La cosa importante per lui era riuscire a dire quello che aveva dentro. Cioè per lui contava poter rispondere agli insulti della sua ex. Così alla fine ne è uscito a testa alta.

VALENTINA:

Ma cosa state dicendo? Ha parlato da solo al telefono.

FIORENZA:

Che c’entra sorella?! Anche io ogni tanto parlo da sola e se proprio lo vuoi sapere, certe volte mi rispondo anche.

VALENTINA:

Infatti pure tu non stai tanto bene.

GILBERTO:

Però una cosa positiva c’è.

VALENTINA:

Si, che la sua ex non l’ha insultato di nuovo.

GILBERTO:

Al, hai fatto caso che mentre parlavi al telefono...

VALENTINA:

Da solo, non dimentichiamolo.

GILBERTO:

Va bene, da solo....hai fatto caso  che non balbettavi.

ALDOBRANDO:

Si, si...me ne sò accorto.

GILBERTO:

E come hai fatto?

ALDOBRANDO:

Sto a sperimentà una tecnica tutta mia. E me pare che funziona.

GILBERTO:

In cosa consiste?

ALDOBRANDO:

Mi concentro, mi isolo da tutto quello che me circonda. Inizio a parlà senza sentì gnente, nessun rumore, nessun suono, nessuna cosa che me possa distrarre. E funziona.

VALENTINA:

Si. Poi magari ti capita di parlare da solo al telefono, ma questi sono dettagli.

ALDOBRANDO:

A Valentì, tutte le cura c’hanno dei pro e dei contro.

VALENTINA:

Idiota.

ALDOBRANDO:

Grazie.

(Suona il cellulare di Valentina)

GILBERTO:

E’ di nuovo lei?

VALENTINA:

No, questo è il mio. (Prende il telefono) E’ mia sorella.

(Risponde) Pronto? Cinzia ?....Aspetta che non ti sento bene. (Agli altri) Scusate un attimo.

(Valentina esce di scena)

GILBERTO:

(Si avvicina ad Aldobrando)

Dai Al, non buttarti giù. Vedrai che le cose si sistemeranno.

ALDOBRANDO:

Nun è facile Gilbè.

GILBERTO:

Lo sò, lo sò, lo sò..

ALDOBRANDO:

Anche la tua ragazza t’ha lasciato da poco?

GILBERTO:

No.

ALDOBRANDO:

Sei tu che hai lasciato lei?

GILBERTO:

No.

ALDOBRANDO:

Vi siete lasciati di comune accordo?

GILBERTO:

No.

ALDOBRANDO:

A Gilbè, allora come fai a sapello?

GILBERTO:

Si fa per dire. Sono frasi di circostanza. Quelle cose che si dicono ma in realtà non si pensano. Sono quelle frasi che uno dice per cercare di tirare su una persona che vede in difficoltà, ma in realtà non hanno alcun fondamento. Capito?

ALDOBRANDO:

Ah! Me stai a cojonà?!

GILBERTO:

Ti sto incoraggiando Al. Perchè non voglio vederti buttato in questa stazione, come un barbone, da solo, abbandonato da tutti e da tutto.

ALDOBRANDO:

A Gilbè, lassa perde. Tirà su la gente nun è la cosa che te riesce mejo. Comunque, grazie pe lo sforzo.

FIORENZA:

Aldobrando non ha tutti i torti. Non dimostri un gran tatto.

GILBERTO:

Si lo sò....è il mio punto debole. Anche a lavoro.

ALDOBRANDO:

E li ne serve di tatto.

GILBERTO:

Non è mai abbastanza. Ogni tanto mi capita di fare certe figure. Pensa che una volta ad una signora a cui era morto il figlio prete le ho detto: “Signora, morto un papa se ne fà sempre un altro”.

ALDOBRANDO:

Bella figura di meeee...di meeee....

GILBERTO:

Merda. Una gran bella figura di merda.

ALDOBRANO:

M’hai tolto le parole di bocca.

GILBERTO:

Comunque questi sono i rischi del mio mestiere.

FIORENZA:

Chi non risica non roscia.

GILBERTO:

(Ad Aldobrando)

Senti un pò...ma tu che che ci fai qui a Prato? Amore?

ALDOBRANDO:

Ma sei scemo Gilbè? A ragazza mia m’ha lasciato du giorni fa.

GILBERTO:

Appunto. Magari per alleviare il dolore hai pensato di farti un week-end “sesso e champagne”.

ALDOBRANDO:

Ma quale “sesso e champagne”, tutto al più “pippe e tavernello”.

GILBERTO:

Allora perchè sei venuto qui?

ALDOBRANDO:

Sò venuto qui pè guardà in faccia un pò de ricordi.

GILBERTO:

Non ho capito.

ALDOBRANDO:

Qui a Prato ce sò venuto cò Francesca tre anni fà. E’ stata la prima vacanza che abbiamo fatto insieme.

GILBERTO:

A Prato?

ALDOBRANDO:

Già.

GILBERTO:

Adesso capisco perchè ti ha lasciato.

ALDOBRANDO:

Semo venuti qui un lunedì de tre anni fa.

GILBERTO:

Lunedì, giorno dispari, cinese.

ALDOBRANDO:

Infatti semo venuti proprio pè quello. Avevo letto su internet che qui a Prato ce stava un cinese niente male, tra i migliori d’Italia., allora me sò detto: “annamo”...e semo annati.

GILBERTO:

Si, il ristorante cinese, lo conosco bene.

ALDOBRANDO:

“Ciun Cian e figli”.

GILBERTO:

Bravo, proprio quello.

ALDOBRANDO:

Grazie.

(Con un velo di nostalgia)  Ciun Cian, che grande che è.

GILBERTO:

Che era. Ciun Cian è morto il mese scorso,

ALDOBRANDO:

Ma che dici? Ciun Cian di “Ciun Cian e figli?”

GILBERTO:

Adesso sono rimasti i figli.

ALDOBRANDO:

E’ morto Ciun?

GILBERTO:

Cian. Volevo dire, già.

ALDOBRANDO:

Impossibile. Sono andato ieri e l’ho visto seduto su una sedia, vicino alla cucina.

GILBERTO:

Contofigura.

ALDOBRANDO:

Controfigura?

GILBERTO:

Fa parte del servizio. I cinesi ci tengono molto.

FIORENZA:

Lo fanno per sentire vicino a loro il proprio caro defunto?

GILBERTO:

No, lo fanno per i documenti. Gli serve tempo per sistemare le varie pratiche burocratiche. Oh! Mi raccomando io non vi ho detto niente.

FIORENZA:

Tranquillo. Acqua in bocca.

GILBERTO:

Io preferisco dire “muto come una tomba”. Ma forse è solo deformazione professionale.

FIORENZA:

Comunque...ti fa onore fratello.

GILBERTO:

Cosa?

FIORENZA:

Non ce l’ho con te, ma con Al.

E’ bellissima questa cosa che sei tornato qui solo per rivedere i luoghi dove sei stato con la tua ex. L’ho detto fin dall’inizio che tu sei uno di noi, un ragazzo tutto peace and love.

ALDOBRANDO:

Dici?

FIORENZA:

Dico, dico.

ALDOBRANDO:

Io invece credo di aver fatto una cavolata. Per colpa di questa mezza pazzia rischio de perde il lavoro se nun torno a Roma entro domani mattina alle dieci.

FIORENZA:

Sereno fratello. Le cose vanno come devono andare. Se sei qui è giusto così.

ALDOBRANDO:

Forse ha ragione Valentina quando dice che sono un idiota.

VALENTINA:

(Entra in scena infutiata)

Idiota, idiota, idiota.

ALDOBRANDO:

Lo sò...c’hai ragione.

VALENTINA:

Ma come si può fare una cazzata cosi?

ALDOBRANDO:

Che te devo dì Valentì?

VALENTINA:

Niente, non ci sono parole. Giusto un idiota può compiere un gesto simile.

FIORENZA:

Sorella non esagerare. Nella vita capita di fare delle azioni in maniera istintiva.

VALENTINA:

Non alla vigilia di un giorno così importante.

GILBERTO:

In effetti Valentina ha ragione.

ALDOBRANDO:

Ho capito, ma come facevo a sapè che sto cavolo de treno avrebbe fatto tutto sto ritardo?

VALENTINA:

Cosa c’entra il treno adesso?

ALDOBRANDO:

Se il treno fosse arrivato puntuale, non avrei corrso alcun rischio no?

VALENTINA:

Ma chi?

ALDOBRANDO:

Io.

VALENTINA:

Ma che c’entri tu?

ALDOBRANDO:

Ma perchè, nun stamo a parlà de me?

VALENTINA:

Assolutamente no. Io parlavo di mia sorella Cinzia e di Paolo, il suo ex futuro marito.

FIORENZA:

Perchè ex futuro marito?

VALENTINA:

Perchè non si sposano più.

GILBERTO:

(Si accende di scatto)

E’ morto lo sposo? (Guarda l’orologio) Se noleggio una macchina in un paio d’ore posso essere a Roma. Chiama tua sorella e diglielo. (Si prepara come se dovesse andar via)

VALENTINA:

Paolo non è morto.

GILBERTO:

Gravemente ferito? Va bene lo stesso. Anzi, meglio, così ho un pochino più di tempo.

VALENTINA:

Non è ne morto, ne ferito. Sta benissimo.

GILBERTO:

Oh! Mai un botta di culo.

FIORENZA:

Sorella, non tenerci sulle spine, raccontaci cosa è successo a Paolo.

VALENTINA:

Un’ora fa mia sorella ha beccato Paolo nel bagno della discoteca con una sua amica

ALDOBRANDO:

Un amica di Paolo?

VALENTINA:

No, di mia sorella.

FIORENZA:

Che pezza!!

ALDOBRANDO:

E cosa ci faceva l’amica di tua sorella nel bagno con Paolo?

VALENTINA:

Giocavano a freccette. (ironica)

ALDOBRANDO:

Nel bagno della discoteca?

VALENTINA:

Cosa vuoi che facciano un uomo e una donna chiusi nel bagno di una discoteca alle tre di notte?

ALDOBRANDO:

Pipi?

VALENTINA:

Si, uno la fa e l’altro regge la porta. A turno. Idiota.

ALDOBRANDO:

Perchè, nun pò esse?

GILBERTO:

Ma, tua sorella non era alla sua festa di addio al nubilato?

VALENTINA:

Si. Però senza saperlo, Paolo ha organizzato il suo addio al celibato nella stessa discoteca di mia sorella.

FIORENZA:

Ammaza che gran bucio d’intuito.

VALENTINA:

Paolo ha visto Carlotta.

ALDOBRANDO:

Carlotta è il secondo nome de Cinzia?

VALENTINA:

No.

ALDOBRANDO:

E’ il soprannome.

VALENTINA:

(Ironica) Si. Il suo nome è Cinzia ma si fa chiamare Carlotta.

ALDOBRANDO:

Strana tu sorella.

VALENTINA:

Idiota. Carlotta è l’amica di mia sorella.

ALDOBRANDO:

Quella della pipi?

VALENTINA:

Paolo l’ha vista, c’ha provato....

GILBERTO:

E c’è riuscito.

VALENTINA:

Già. Mia sorella si è incazzata, gli ha tirato un bicchiere in testa e se n’è andata.

ALDOBRANDO:

E come sta adesso?

VALENTINA:

Piange.

ALDOBRANDO:

Te credo, un bicchiere in testa fa male.

VALENTINA:

Idiota, è mia sorella che piange. Ha detto che per lei quel bastardo di Paolo può anche morire.

GILBERTO:

(tra sè)

Magari fosse.

VALENTINA:

Al telefono era disperata.. Ha detto che non lo vuole più vedere e che se lo incontra lo ammazza.

GILBERTO:

Beh! Organizziamolo questo incontro no?

ALDOBRANDO:

A Gilbè, a voi smette de pensà sempre agli affari?

GILBERTO:

Dicevo per dire. A volte da una cosa negativa può uscirne fuori una positiva.

FIORENZA:

Gilberto ha ragione.

ALDOBRANDO:

Si, mò annamo tutti ad ammazzà Paolo pè fa guadagnà a provvigione a Gilberto.

FIORENZA:

Ma che hai capito fratello? Io dicevo che Gilberto ha ragione quando dice che da una cosa negativa può venirne fuori una positiva. Alla fine sono le cose negative che ci temprano e ci rendono più forti. Come i bulbi.

VALENTINA-ALDOBRANDO-GILBERTO:

Eh?

FIORENZA:

Ammazza che ignoranza dentro sta stazione. Vi spiego. I bulbi sono organi di propagazione vegetativa che svolgono anche una funzione di resistenza permettendo il superamento di condizioni climatico-ambientali sfavorevoli come ad esempio il freddo, il gelo, la siccità.

VALENTINA-ALDOBRANDO-GILBERTO:

Ah!

FIORENZA:

Chiaro no?

VALENTINA:

Chiarissimo. Solo che non riesco ad afferrare il nesso tra i bulbi e le corna di mia sorella. Però va bene lo stesso.

GAETANO:

(Entra in scena visibilmente stanco)

Oh ragazzi. Ancora qui state ?

ALDOBRANDO:

Nun dipende mica da noi.

VALENTINA:

Novità?

GAETANO:

Sono quasi le quattro ed ho staccato.

GILBERTO

E che novità è?

GAETANO:

Di solito stacco alle cinque.

Che lavoro di merda.

GILBERTO:

A chi lo dici?

GAETANO:

Non ti lamentare Gilberto. Almeno hai un posto fisso e non rischierai mai di rimanere senza lavoro. Invece qui è dura. Si vive alla giornata, anzi, alla nottata.

ALDOBRANDO:

Ma perchè, te fai sempre i turni de notte?

GAETANO:

Purtroppo si. Sono nuovo in questa stazione. E’ poco che sono arrivato a Prato.

FIORENZA:

Perchè, di quale comune sei fratello?

GAETANO:

Comune di Montasola.

FIORENZA:

Non lo conosco.

GAETANO:

Sta vicino Rieti.

GILBERTO:

E come mai sei andato via da Montesola ?

GAETANO:

Non ce la facevo più a vivere li. Il paese mi stava stretto, allora ho pensato di andarmene in cerca di fortuna.

VALENTINA:

(ironica)

Da Montesola a Prato, la scalata di un uomo di successo.

GAETANO:

Sono andato alla stazione di Rieti ed ho preso il primo treno

VALENTINA:

E nella tratta Rieti-Milano proprio a Prato dovevi scendere?

GAETANO:

Prato non è stata la prima città. Prima di venire qui ho girato un pò l’Italia. Sono stato al nord, alla stazione di Bolzano.

GILBERTO:

E com’è andata?

GAETANO:

Male, perchè loro parlavano ma io non li capivo. Non sembravano neanche italiani, dicevano frasi incomprensibili tipo “Krisk von fugan”

ALDOBRANDO:

E che significa?

GAETANO:

Non l’ho mai capito, infatti me ne sono andato.

GILBERTO:

E dopo Bolzano dove sei andato?

ALDOBRANDO:

Reggio Calabria.

VALENTINA:

Le vie di mezzo mai?

ALDOBRANDO:

Ho lavorato un mese alla stazione di Reggio.

FIORENZA:

Male anche li fratello?

ALDOBRANDO:

Stesso problema. Un giorno una signora mi si è avvicinata e mi ha detto (parla in dialetto calabrese strettisimo): “Giovanotto che ce l’hai un panino con l’anduja e la soppressata?”

ALDOBRANDO:

E tu?

GAETANO:

(A mezza bocca) Scusi non ho capito.

ALDOBRANDO:

E lei?

GAETANO:

E lei di nuovo all’attacco: “Gesù, Giuseppe e Maria ma sei sordo? Te lo ripeto. Giovanotto che ce l’hai un panino con l’anduja e la sopressata?”

ALDOBRANDO:

E tu?

GAETANO:

Signora non la capisco. Mi faccia lo spelling.

ALDOBRANDO:

E lei?

GAETANO:

(Imitando la signora) E che cos’è lo spelling? Una cosa che si mangia?

ALDOBRANDO:

E tu?

GAETANO:

No signora, non è una cosa che si mangia. Le stavo chiedendo di ripetere lentamente quello che mi ha detto poco fa.

ALDOBRANDO:

E lei?

GAETANO:

(Imitando la signora) Ah! Me lo potevi dire subito senza usare queste parole incomprensibili. Te lo ripeto. (parla lentamente ma sempre in dialetto stretto) Giovanotto che ce l’ahi un panino con l’anduja e la sopressata?”

ALDOBRANDO:

E tu?

GAETANO:

Sono salito sul primo treno e sono andando via.

VALENTINA:

E sei arrivato a Prato?

GAETANO:

Già. In realtà ero quasi tentato di scendere a Napoli. Però mi sono detto “La toscana è la patria della lingua italiana. Li vado sul sicuro”. E cosi eccomi quà.

FIORENZA:

Hai fatto la scelta giusta fratello. La Toscana è una terra bellissima. Piena di profumi, di colori, di vibrazioni positive.

GAETANO:

Sarà anche una terra bellissima, però in questa stazione non si lavora un granchè.

GILBERTO:

Certo, pure tu. Di tante stazioni ferroviarie della Toscana, proprio a Prato dovevi venire? Non potevi andartene...che sò... a Firenze, a Santa Maria Novella?

(Parte la musica “SANTA MARIA NOVELLA” di Pupo)

VOCE 2:

Oh!! Ancora? Vuoi spegnere questo stereo?

VOCE 1:

Mi è sfuggito il dito, non l’ho fatto apposta.

(La musica si ferma)

VOCE 2:

Pupo, Pupo, Pupo. Due palle con questo Pupo.

FIORENZA:

Bhe fratello, mettila così....la musica non è male qui dentro.

GAETANO:

Solamente che non serve a pagare l’affitto a fine mese.

ALDOBRANDO:

Vabbè...ma ce sarà ‘na soluzione, no?

GAETANO:

Devo ammettere che ho pensato seriamente di andarmene via di qui. Proprio qualche ora fa mi sono detto “Adesso appena arriva il treno salgo sù e me ne vado”.

GILBERTO:

Già, solo che qui di treni non se ne vedono.

ALDOBRANDO:

E speramo che arrivino presto. Sò quasi le quattro. Se nun arriva entro ‘na mezz’ora, me sà che nun ce la faccio ad arrivà a Roma pe le dieci.

FIORENZA:

Puoi sempre rimanere qui fratello.

ALDOBRANDO:

Si, così quelli me licenziano e me tocca girà pe le stazioni d’Italia come sto poraccio quà.

GAETANO:

Grazie.

ALDOBRANDO:

Scusa, nun volevo. Me sò espresso male.

GAETANO:

No, no, ti sei espresso benissimo.

ALDOBRANDO:

Scusa...e grazie.

VALENTINA:

Per quanto mi riguarda il treno può anche non arrivare più.

GAETANO:

Cos’è? C’hai ripensato? Non hai più tutta questa fretta di andare a Roma?

VALENTINA:

Il matrimonio di mia sorella è saltato. Quindi non ha più senso partire.

GAETANO:

Partire è un pò morire.

GILBERTO:

(Entusiasta)

Allora buon viaggio.

ALDOBRANDO:

A Gilbè, certo che nun te regoli proprio.

FIORENZA:

Al c’ha ragione.

VALENTINA:

E c’ha già ragione si. A volte sei proprio pesante.

GILBERTO:

(Si innervosisce) Oh!! E basta! Voi non vi rendete neanche conto di quanto sia dura fare il lavoro che faccio. Sempre pronto, sempre vigile, sempre vivo.

GAETANO:

(Ridacchia) Vabbè, mò vivo.

GILBERTO:

Cazzo ti ridi? (Si calma) E’ durissima credetemi. Sono sempre in giro, sempre lì, in attesa che qualcuno soffra per poter gioire un pò. Si è vero, penso sempre al mio lavoro. Ma non lo faccio apposta. E’ una malatti. Lo faccio contro la mia volontà. Cerco la morte ovunque. Non sapete quante volte mi sono ritrovato da solo, di notte, a guardare i film di Dario Argento per non perdere l’allenamento Vi sembra facile a voi vendere casse da morto?

 

ALDOBRANDO:

A me me risulta difficile vennè a mozzarella de bufala pè telefono, pensa ‘na cassa da morto dal vivo.

GILBERTO:

Bisogna cercare sempre nuove motivazioni, nuovi stimoli,  idee originali.

ALDOBRANDO:

Tipo?

(Agli altri) No, me interessa, magari imparo quarcosa.

VALENTINA:

Rinunciaci, è impossibile.

GILBERTO:

Una volta ad una signora le ho detto: (Imitando una vendita) Signora mi creda questa cassa è unica. Suo marito quì dentro riposerà come in una botte di ferro.

La signora mi fa: “Ma l’umidità la regge bene?”

ALDOBRANDO:

E tu cosa le hai risposto?

GILBERTO:

(Imitando la vendita con la signora)

Signora, le dico solo che una cassa uguale a questa l’ho venduta ad un signore a cui era morto il figlio in un incidente due anni fà. L’altra settimana hanno dovuto ritirare su la bara dalla tomba per cambiarla di posto. Bhe! Non ci crederà signora, quando il padre ha visto quant’era asciutta la bara, è venuto a ringraziarmi.

VALENTINA:

Che orrore. Ma come si fanno a dire cose simili?

GILBERTO:

A parte il fatto che è successo veramente....Tu cosa avresti fatto al posto mio?

VALENTINA:

Tanto per cominciare io non farei mai un lavoro simile.

GILBERTO:

Evidentemente tu sei stata più fortunata di me ed hai trovato un posto migliore.

ALDOBRANDO:

A proposito...che lavoro fai te?

VALENTINA:

Non è un argomento che ti riguarda.

ALDOBRANDO:

Vabbè, nun te aggità. Era pè sapè.

VALENTINA:

Evita di fare domande personali come questa.

ALDOBRANDO:

Ma come, prima ce racconti de tu sorella, delle corna, de Paolo che fà la pipi cò Carlotta nel bagno della discoteca... e poi se te chiedo una cosa io, te incazzi?

VALENTINA:

Mia sorella è mia sorella ed io sono io.

VOCE 1:

La signorina Fiorenza è desiderata con urgenza all’info point. Ripeto. La signorina Fiorenza è desiderata con urgenza all’info point.

FIORENZA:

Fratelli sbaglio o hanno detto “Fiorenza”?

GAETANO:

No, non sbagli.

FIORENZA:

Perchè mi cercano in questa fredda notte di Novembre?

VALENTINA:

Vai all’info point e lo scoprirai

FIORENZA:

Ragazzi...ho delle vibrazioni....

VALENTINA:

Sarà il freddo.

ALDOBRANDO:

La notte è fredda...e de novembre.

FIORENZA:

Ragazzi...vibro....vibro tutta.

(Fiorenza inizia a “vibrare”)

ALDOBRANDO:

(A Gilberto)

Aò, ma nun sarà pericoloso?

GILBERTO:

Non lo. Staremo a vedere.

FIORENZA:

Fratelli non mi sono mai sentita così....vibro, vibro, vibro.

VALENTINA:

Perchè non vai a vibrare da un’altra parte? Sta iniziando a muoversi il pavimento.

FIORENZA:

Vibro...(ridendo) Che bello vibro!

ALDOBRANDO:

(A Gaetano) Oh! Che te dispiace se me nasconno quà dietro? Questa me mette ‘na paura. (si nasconde alle spalle di Gaetano).

GAETANO:

Tranquillo, ti proteggo io.

FIORENZA:

Fratelli, chi mi accompagna all’info point? (continuando a “vibrare”)

(Valentina, Gaetano e Gilberto si spostano tutti da una parte. Aldobrando rimane da solo davanti a Fiorenza)

FIORENZA:

(Vede Aldobrando) Fratello me lo sentivo che ti saresti fatto avanti tu.

ALDOBRANDO:

Veramente se sò fatti indietro loro.

FIORENZA:

Dai, andiamo...vieni con me. Vibra anche tu....

ALDOBRANDO:

Aò, a camminata è l’unica cosa stabile che c’ho. Me voi fà balbetta pure co’ i piedi ?

FIORENZA:

Andiamo

(Fiorenza e Aldobrando escono di scena)

GILBERTO:

(A Valentina) Hai visto come vibrava?

VALENTINA:

Quella è mezza matta.

GAETANO:

Ragazzi....non sò voi, ma io c’ho un sonno che mi si porta via. (si siede)

VALENTINA:

A chi lo di. Non ce la faccio più a stare su questi tacchi. Mi fanno male i piedi. (Si siede vicino a Gaetano)

GAETANO:

Io ho le scarpe da ginnastica, ma i piedi mi fanno male lo stesso.

VALENTINA:

Da un lato sono contenta che mia sorella non si sposa più sai?

GAETANO:

Perchè?

VALENTINA:

Perchè così non devo più andare a Roma.e soprattutto perchè odio i matrimoni. Li trovo stancanti, dispendiosi ed inutili

GAETANO:

E che vuoi dire, che non ti sposerai mai?

VALENTINA:

Credo proprio di no.

GAETANO:

Il tuo ragazzo cosa dice?

VALENTINA:

Non sono fidanzata. Il mio lavoro non me lo permette.

GAETANO:

Viaggi molto?

VALENTINA:

No. Però per il lavoro che faccio non posso permettermi una relazione stabile.

GAETANO:

Perchè, che lavoro fai?

VALENTINA:

Cambiamo argomento.

GAETANO:

Non ti piace parlare di te vero?

VALENTINA:

Cambiamo argomento.

GAETANO:

Come vuoi tu.

VALENTINA:

Sai cosa vorrei fare adesso?

GAETANO:

Cosa?

VALENTINA:

Sdraiarmi su un letto e chiudere gli occhi.

GAETANO:

Stavo per dire la stessa cosa.

VALENTINA:

Questa sedie non sono esattamente uguali al mio materasso, però...

GAETANO:

In effetti...però con un pò di fantasia.

(Valentina e Gaetano si appoggiano allo schienale delle sedie e chiudono gli occhi)

VALENTINA:

Mi sto immaginando il mio letto matrimoniale, il mio cuscino ergonomico e le mie lenzula di raso.

GAETANO:

Anche io....mi sto immaginando il mio letto singolo, il mio cuscino economo e le mie lenzuola di Ikea da diciannove euro e novanta.

VALENTINA:

Che pace.

GAETANO:

Che silenzio.

VALENTINA:

Che tranquillità.

GAETANO:

Mi sto rilassando così tanto che potrei non riaprirli più gli occhi.

(Gilberto si alza di scatto. Lentamente si avvicina a Gaetano e Valentina che sono seduti con gli occhi chiusi).

GAETANO-VALENTINA:

(Aprono gli occhi e vedono la faccia di Gilberto davanti a loro)

Aaaaaa! (Lanciano un urlo)

GILBERTO:

Aaaaaaa! (Si spaventa)

VALENTINA:

Ma sei scemo?

GILBERTO:

No perchè?

VALENTINA:

Ma tu vuoi far morire la gente?

GILBERTO:

Si, ma che c’entra?

VALENTINA:

Ti avvicini mentre uno ha gli occhi chiusi....così gli fai prendere un colpo.

GILBERTO:

Giuro che non volevo spaventarvi.

GAETANO:

Anche se non volevi, ci sei riuscito benissimo.

GILBERTO:

E’ un mio vizio.

VALENTINA:

Spaventare la gente?

GILBERTO:

No. Mi piace osservarla quando è ferma, immobile.

GAETANO:

Gilberto, mi dispiace per te, ma noi siamo vivi e in salute

GILBERTO:

Lo sò. Però è più forte di me. Come vedo una persona sdraiata e con gli occhi chiusi...sento proprio una specie di attrazione. Mi capite?

VALENTINA-GAETANO:

No.

GILBERTO:

E’ una tortura.

VALENTINA:

Tu non stai bene ed è evidente.

GILBERTO:

Ti prego Valentina, non mettere il dito nella piaga.

VALENTINA:

No, no. Mettimalo questo dito, perchè la cosa non riguarda solo te ma tutte le persone che hai intorno.

GILBERTO:

Ho capito, ma allora che dovrei fare?

VALENTINA:

Cambia lavoro. Altrimenti va a finere che diventi pazzo.

GAETANO:

Valentina non ha tutti i torti.

GILBERTO:

Si vabbè...non posso mica andarmene cosi.

GAETANO:

Perchè?

GILBERTO:

Ho un contratto a tempo indeterminato.

VALENTINA:

Nel tuo settore non poteva essere altrimenti.

GILBERTO:

Con la difficoltà di lavoro che c’è oggi giorno sarebbe veramente da pazzi licenziarsi con un contratto così.

VALENTINA:

Ho capito, però non puoi neanche continuare a fare un lavoro che non ti piace e che ti ossesiona in questo modo. Anche perchè così rischi di perdere tutti gli amici che hai.

GILBERTO:

Ad avercene di amici. Tutti mi trovano pesante, pessimista, negativo.

VALENTINA:

Chissà perchè?

GILBERTO:

E tutta colpa di questo maledetto lavoro. Mi ha rovinato. Beata te che fai il lavoro che fai.

GAETANO:

Perchè, che lavoro fa?

VALENTINA:

Lasciamo stare..

GAETANO:

Ho capito Valentina. Va bene essere riservati però ad un certo punto basta. E che lavoro farai mai? L’agente segreto?

VALENTINA:

Non stiamo parlando di me, ma di Gilberto e del suo lavoro di merda.

GILBERTO:

Parli facile tu. Ma se mi licenzio dall’agenzia funebre che tipo di lavoro potrei mai trovare?

VALENTINA:

Ce ne sono tanti.

GILBERTO:

Si, però sai che risate quando mi presenterò al mio primo colloquio di lavoro con il curriculum con scritto “Precedenti esperienze lavorative: Agenzia Funebre Last travel”. Mi prendo al volo.

GAETANO:

Sempre meglio di “Bibitaro stazione ferroviaria di Prato”.

VALENTINA:

Mamma mia come siete catastrofici.

GAETANO:

Catastrofici? Io pensavo realistici.

VALENTINA:

Come dice sempre Fiorenza: “Basta volerlo fratelli” (Imitando la voce di Fiorenza)

GILBERTO:

A proposito di Fiorenza...Chissà perchè la cercavano?

VALENTINA:

Secondo me qualcuno l’ha denunciata per coltivazione illegale di marijuana.

GILBERTO:

Perchè, secondo te Fiorenza...?

VALENTINA:

Ma non lo vedi come sta? Pensi che sia solo merito della meditazione? Vibro, vibro, vibro....quella si fa certi cannoni.

GAETANO:

Il fumo fa male. Io ad esempio ho smesso di fumare.

GILBERTO:

Da quanto?

GAETANO:

Due anni, sei mesi, undici giorni e ventotto minuti.... ma non ci penso affatto.

GILBERTO:

Quindi secondo te il male per cui Fiorenza si deve operare d’urgenza potrebbe essere la conseguenza di tutto quel fumo?

VALENTINA:

Questo non lo sò. Però sicuramente non sta bene.

GAETANO:

Perchè Fiorenza è malata?

GILBERTO:

Purtroppo si. Sta andando a Roma per essere operata d’urgenza.

GAETANO:

Cavolo quanto mi dispiace. Vista così sembra piena di vita, in salute.

VALENTINA:

E’ una ragazza forte.

GILBERTO:

Oh! Forse questa comune dei “Fratelli dell’amore ritrovato” funziona davvero.

VALENTINA:

Perchè non ci vai anche tu?

GILBERTO:

Io?

VALENTINA:

Potrebbe essere una valida alternativa. Invece di inseguire la morte, potresti provare a vivere la vita.

(Entrano in scena Aldobrando e Fiorenza. Entrambi visibilmente felici)

ALDOBRANDO-FIORENZA:

(Canticchiando) Vibro, vibro, vibro! Vibro, vibro, vibro!

GAETANO:

(A Gilberto)

Mi sa che Fiorenza ha dato un pò di quella roba anche ad Al. Guarda come vibra.

VALENTINA:

Oh! Ma state bene?

FIORENZA:

Benissimo. Vero Al?

ALDOBRANDO:

Bebe...bebe...Si.

GILBERTO:

Cosa volevano quelli dell’info-point?

FIORENZA:

Darmi la notizia più bella del mondo fratello.

GILBERTO:

Cioè?

FIORENZA:

Vi ricordate che vi ho detto delle analisi che ho fatto qualche giorno fa?

GILBERTO:

Si.

FIORENZA:

...e che mi sarei dovuta operare d’urgenza?

VALENTINA:

Beh!?

FIORENZA:

Hanno sbagliato a leggermi i risultati delle analisi.

GAETANO:

Ma questa è una notizia bellissima?

FIORENZA:

Pensate che invece dei risultati delle mia analisi mi hanno letto quelli di un vecchio di ottantotto anni ricoverato all’Ospedale di Prato.

GILBERTO:

Ma non sarà Luciano?

FIORENZA:

Non lo sò fratello. Per motivi di privace non me l’hanno detto. Comunque non è importante.

GAETANO:

Sono contento per te Fiorenza. Certo, mi dispiace per il povero Luciano però...

GILBERTO:

(Sconsolato)

Tranquillo Gaetano. Tanto quello non muore. Non morirà mai.

VALENTINA:

(A Fiorenza)

Ma come hanno fatto a sapere che eri qui alla stazione?

FIORENZA:

Un’infermiera dell’Ospedale ha chiamato alla comune e i ragazzi che erano le hanno detto che stavo partendo per Roma. Così l’infermiera ha pensato di chiamare qui alla stazione.

VALENTINA:

Se avessi avuto un cellulare sarebbe stato utile, non trovi?

FIORENZA:

Sorella...se le cose devono accadere accadono. E se i messaggi devono arrivare, arrivano....anche senza cellulare.

ALDOBRANDO:

Fiorenza nun c’ha tutti i torti.

VALENTINA:

(Visibilmente stanca)

Ragazzi sapete che vi dico? Me ne torno a casa.

GILBERTO:

Non aspetti il treno?

VALENTINA:

Perchè, tu pensi veramente che arriverà?

GILBERTO:

Lo spero.

VALENTINA:

Ecco bravo, continua a sperare.

ALDOBRANDO:

E tua sorella? Non vai a Roma a consolarla?

VALENTINA:

Penso di essere la persona meno indicata a farlo.

ALDOBRANDO:

Perchè?

VALENTINA:

Eh! Perchè, perchè?

ALDOBRANDO:

Se nun lo sai tu.

VALENTINA:

(Dopo una pausa) Un anno fa sono stata a letto con Paolo, il suo fidanzato.

FIORENZA:

Azzo.

ALDOBRANDO:

Vabbè ragà, finche resta in famiglia. No?

GILBERTO:

E come è successo?

VALENTINA:

Ero a Roma per lavoro.

(Tutti la guardano)

VALENTINA:

E va bene, ve lo dico... Faccio la escort.

ALDOBRANDO:

A quale politico?

VALENTINA:

Idiota. La escort, l’accompagnatrice, la....

FIORENZA:

Zoccola.

ALDOBRANDO:

(Sorridendo) Ah! Io avevo capito la scorta. Me sembra strano. (ci pensa) La zoccola?

VALENTINA:

Si. Ero in tour a Roma e Paolo è venuto a trovarmi nel mio appartamento. All’inizio non l’ho riconosciuto, capirai l’avevo visto solo una volta di sfuggita. Poi sono andata a trovare mia sorella a casa ed ho visto tutte le foto che aveva insieme a lui.

GAETANO:

E cosa hai fatto?

VALENTINA:

Niente. Cosa dovevo fare? Non potevo mica dirle che facevo la puttana di lavoro e che il suo ragazzo era venuto a letto con me.

GAETANO:

In effetti.

VALENTINA:

Così, ho fatto le valige e me ne sono tornata a Prato.

GILBERTO:

Oh! Ditemi quello che vi pare, ma io gli uomini che pagano per andare a letto con una donna non li capisco proprio.

VALENTINA:

Forse è meglio così. Alla fine è stata una fortuna che Cinzia abbia beccato Paolo con quella ragazza nel cesso della discoteca questa notte. Così non ha corso il rischio di sposare un uomo di merda.

FIORENZA:

Lo vedi sorella che ho ragione io. Le cose accadono.

VALENTINA:

Va bene ragazzi. Io vi saluto.

ALDOBRANDO:

Ciao Valentì.

VALENTINA:

Ah! Dimenticavo. Se per caso dovesse arrivare il treno, fategli una foto e mandatemela su facebook.

GILBERTO:

Sarà fatto.

VALENTINA:

Ciao ragazzi.

TUTTI:

Ciao!

(Valentina esce di scena)

GILBERTO:

Adesso capisco perchè tutto questo mistero circa il suo lavoro.

GAETANO:

Gilberto, ognuno di noi ha degli scheletri nell’armadio.

GILBERTO:

E lo vieni a dire a me?

GAETANO:

Sapete che c’è? Quasi quasi me ne torno a casa pure io. Che dite?

ALDOBRANDO:

No Gaetà...resta un altro pò. Tanto er treno sta pe arrivà. Così se salutamo per bene.

GAETANO:

Sono distrutto Al. Poi meglio che vada. Hai visto mai che mi prende la botta da matto, salgo sul treno con voi e me ne vado via.

GILBERTO:

Non sarebbe una brutta idea.

GAETANO:

No, meglio di no. Non posso mica continuare a girare per l’Italia come una trottola.

FIORENZA:

Se continui a girare fratello significa che non hai ancora trovato il luogo giusto dove vivere.

GAETANO:

No. Se continuo a girare significa che non ho ancora trovato il modo giusto in cui vivere...e tu ne sai qualcosa.

FIORENZA:

Mi arrivi fratello. Mi arrivi.

GILBERTO:

Ragazzi prima Valentina adesso Gaetano....mi state facendo salire una tristezza.

ALDOBRANDO:

Ce dovresti esse abituato.

(Suona il cellulare di Gilberto. Suoneria “funebre”)

GILBERTO:

E’ il mio. (Risponde) Si? (agli altri) E’ l’Ospedale. (al Telefono) Si, mi dica?...Quando è successo?...Ma è sicura?....Ma è proprio morto morto?....I medici che dicono?...E’ morto. Arrivo subito.....Ah! Senta, chiuda la porta della stanza a chiave, non vorrei che arrivasse qualche collega di un’altra agenzia prima di me. Tanto io entro dalla finestra. A tra poco. (Attacca)

ALDOBRANDO:

E’ morto Luciano, el vecchio de ottantotto anni?

GILBERTO:

No. E’ morto un signore di quaranta che stava nella camera accanto.

GAETANO:

Ma come, il quarantenne muore e il vecchio resiste?

GILBERTO:

Gaetano...il vecchio non morirà mai. Quello ci seppellirà a tutti. Vado...non vorrei che mi scappasse il morto. (risatina) Ah! Scappasse il morto...carina questa. Ciao. (esce di corsa)

ALDOBRANDO:

Umorismo nero.

GAETANO:

Fiore....

FIORENZA:

Dimmi fratello.

GAETANO:

Sono veramente contento di questa notizia che hai ricevuto.

FIORENZA:

Grazie fratello. Me lo sentivo che sarebbe andato tutto per il meglio. Forse è per questo che non ho mai avuto paura.

GAETANO:

Hai una forza invidiabile sai? Non riesco a capire quale sia il tuo segreto.

FIORENZA:

Nessun segreto fratello...solamente peace and love.

GAETANO:

Bastasse questo per essere felici.

FIORENZA:

Non lo sò se per essere felici basta questo fratello. Forse il segreto è imparare a non guardare troppo troppo lontanto. Anche perchè, le risposte che ci servono fratello sono tutto dentro di noi.

GAETANO:

Io non riesco a vederle.

FIORENZA:

Non avere fretta fratello. Il momento giusto arriva, perchè deve arrivare.

GAETANO:

Speriamo. Vorrà dire che mi fermerò un pò qui ad aspettarlo. Vado.

ALDOBRANDO:

Ma come. Prima dici che te fermi ad aspettarlo e poi te ne vai?

GAETANO:

Mi fermo qui a Prato ad aspettarlo...però me ne vado a casa a dormire.

FIORENZA:

Fai bene fratello. Anche perchè, se il momento giusto dovesse arrivare all’improvviso non sarebbe carino farsi trovare addormentati.

GAETANO:

Ciao ragazzi. In bocca al lupo per tutto.

ALDOBRANDO:

Ciao Gaetà....Ah! Se ripasso pè Prato te vengo a trovà.

GAETANO:

Tanto mi trovi qui. Dalle otto di sera alle quattro di mattina.

ALDOBRANDO:

Magari la prossima vorta vengo co la macchina. Cosi non rieschio de passà tutta la notte dentro alla stazione.

GAETANO:

Mettila così. Se il treno non avesse fatto tutto questo ritardo non ci saremmo conosciuti. Gilberto sarebbe partito per Orte e avrebbe perso un cliente. Valentina sarebbe andata a Roma per un matrimonio che non ci sarebbe mai stato e Fiorenza si sarebbe fatta ricoverare in ospedale senza motivo.

ALDOBRANDO:

Forse hai ragione.

GAETANO:

Alla fine è stato meglio così.

ALDOBRANDO:

Mica tanto. Ammetto de esse felice de avette conosciuto. Sò felice pure pe Gilberto, pe Valentina e pe Fiorenza...però io devo sempre arrivà a lavoro entro domani mattina alle dieci.

FIORENZA:

Tranquillo fratello...ce la farai.

GAETANO:

Ciao ragazzi. Ci vediamo.

FIORENZA:

Ciao fretello.

ALDOBRANDO:

Ciao Gaetà.

(Gaetano esce di scena)

ALDOBRANDO:

In effetti Gaetano ha ragione. E’ incredibile come a volte nella vita le situazioni negative lette sotto una chiave diversa possano diventare positive.

FIORENZA:

E’ proprio questo quello per cui mi batto io fratello. Non è importante l’avvenimento in sè, ma il modo in cui tu lo guardi. Mi capisci?

ALDOBRANDO:

No, no.

FIORENZA:

Non mi capisci?

ALDOBRANDO:

No, no.

FIORENZA:

Mi capisci o non mi capisci ?

ALDOBRANDO:

Fiorè, nun fa cosi. Me scappa la pipì. Se continui cò tutte ste “esse” va a finì che me la faccio addosso.

FIORENZA:

Scusami fratello...non l’avevo capito che la esse di capisci ti suscitava la piscia

ALDOBRANDO:

Grazie Fiore, sei proprio un’amica.

FIORENZA:

No, chiamami Fiorella, chiamami sorella

ALDOBRANDO:

Grazie.

FIORENZA:

E di che?!

ALDOBRANDO:

Senti un pò ...

FIORENZA:

Dimmi fratello.

ALDOBRANDO:

Che farai adesso?

FIORENZA:

Me ne torno alla comune. I miei fratelli saranno ansiosi di riabbracciarmi dopo la bella notizia di questa notte.

ALDOBRANDO:

Chissà che festa te faranno.

FIORENZA:

Conoscendoli sono sicura che avranno preparato una tavola imbandita con salsicce, bistecche, braciole di maiale, patate arrostite, peperoni alla griglia...

ALDOBRANDO:

Alle quattro di notte?

FIORENZA:

Bhe!

ALDOBRANDO:

Ma non sarebbero più adatte du noccioline e un crodino?

FIORENZA:

Fratello la meditazione servirà pure a farti vivere più sereno....ma ti fa venire un buco allo stomaco che neanche ti immagini.

ALDOBRANDO:

Un week-end di questi ti vengo a trovare alla comune. Sono proprio curisoso vederla.

FIORENZA:

Quando vuoi fratello. Da noi le porte sono sempre aperte.

ALDOBRANDO:

Ce credo...nun ce l’avete.

FIORENZA:

Appunto. Senti fratello...che ti dispiace se vado via anche io?

ALDOBRANDO:

Ma che stai a scherza? Ce mancherebbe.

FIORENZA:

Più che altro perchè da qui alla comune a piedi mi ci vuole quasi un’ora.

ALDOBRANDO:

Perchè non prendi un notturno, cosi fai prima?

FIORENZA:

Non posso fratello.

ALDOBRANDO:

Perchè, è contro i vostri principi?

FIORENZA:

No, perchè ce lo sciopero.....Poi, preferisco fare due passi...mi rilassa camminare da sola per le campagne toscane nel pieno della notte.

ALDOBRANDO:

Ma non hai paura che qualcuno possa approfittare di te?

FIORENZA:

Ma magari fosse.

ALDOBRANDO:

Allora ciao Fiorè.

FIORENZA:

Ciao fratello. Stammi bene e ricorda....

FIORENZA-ALDOBRANDO:

Peace and love!

FIORENZA:

Bravo.

ALDOBRANDO:

Grazie!

FIORENZA:

Ci vediamo presto. Ciao fratello.

ALDOBRANDO:

Ciao Fiorè.

(Fiorenza esce di scena. Aldobrando rimane da solo. Prende il suo zaino e se lo mette vicino a sè su una sedia).

ALDOBRANDO:

Peace and love. Aò....stà a vedè che c’ha ragione lei.

VOCE 1:

Stazione di Prato. Si avvisano i gentili passeggeri che il treno regionale 1729 proveniente da Milano destinazione Roma con arrivo previsto al binario 2...è stato soppresso.

VOCE 2:

Ma sei scemo? Ti sembra il modo dire una cosa simile?

VOCE 1:

Oh! Se sei tanto bravo fallo tu.

VOCE 2:

E certo che lo faccio io....Stazione di Prato. Si avvisano i gentili passeggeri che il treno regionale 1729 proveniente da Milano destinazione Roma con arrivo previsto al binario 2...è in forte dubbio.

VOCE 1:

Bravo, complimenti. Lascia fare a me. Stazione di Prato. Si avvisano i gentili passeggeri che il treno regionale 1729 proveniente da Milano destinazione Roma con arrivo previsto al binario 2...s’è perso!

VOCE 2:

Cretino. Ci penso io. Stazione di Prato. Si avvisano i gentili passeggeri che il treno regionale 1729 proveniente da Milano destinazione Roma con arrivo previsto al binario 2...se non avete fretta arriverà.

VOCE 1:

Bravo. Alimentiamo false speranze. Stazione di Prato. Si avvisano i gentili passeggeri che il treno regionale 1729 proveniente da Milano destinazione Roma con arrivo previsto al binario 2....è sparito nella nebbia padana.

VOCE 2:

Stazione di Prato. Si avvisano i gentili passeggeri che il treno regionale 1729 proveniente da Milano destinazione Roma con arrivo previsto al binario 2....è fermo tra Roncobilaccio e Barberino del Mugello.

ALDOBRANDO:

(Strilla) Oh!! Basta. Sapete che ve dico, andatevela a prenne in quel posto voi, Trenitalia, i binari, la nebbia, Roncobilaccio,....state bene così.

VOCE 1:

Oh!

VOCE 2:

Che vuoi?

VOCE 1:

Che faccio.... metto Pupo?

VOCE 2:

Se insisti!

(Parte la canzone di Pupo – “SU DI NOI”)

(Buio)

FINE