Stelle nel pozzo

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STELLE NEL POZZO

STELLE NEL POZZO

Commedia in tre atti

di ENRICO CAVACCHIOLI

Versione italiana di Ruggero Ruggeri

PERSONAGGI

GIOVANNI ALLEGRI

AMANDA

GHERARDO LAURO

ANTONELLA

LUISA

MARIA

MAGISTRATI

IL PROFESSORE

UNA DATTILOGRAFA

IL SOSTITUTO

UN NOTTAMBULO

UNA DONNA

UN SIGNORE

ALCUNI BIMBI

UN GUARDIANO NOTTURNO

Commedia formattata da

ATTO PRIMO

L'angolo di una piazza qualunque, in una notte dì luna. Intorno a un cannocchiale e ad una bella indicativa, davanti alla quale sta Giovan­ni Allegri, c'è uno sciame di ragazzi, qualche nottambulo, una donna, un guardiano notturno,

Allegri                           - (guarda l'orologio) Ecco. Fra un mi­nuto avverrà l'eclissi. Chi desidera godersi Io spettacolo, a distanza ravvicinata, paga quattro soldi. Venti centesimi. Né uno di p ù, né uno di meno! Voi, forse, signore? No? Nemmeno voi? (Poiché nessuno risponde al richiamo) Nessuna curiosità? Impossibile, ma vero.

Un nottambulo              - Che cosa volete che me ne importi? Mi sono guardato in tasca, e sono già al corrente...

Allegri                           - Eppure! Quando si capiscono i feno­meni del cielo, si spiegano anche quelli ter­reni.

Un nottambulo              - L'eclissi?

Allegri                           - Già. Che cos'è l'eclissi? Lo sapete? No. L'oscurarsi parziale o totale di un corpo celeste, a causa dell'interposizione con un altro corpo... In lingua povera: fra breve la terra viene a frapporsi, bontà sua, fra la luna e il sole...

Un bambino                   - (facendosi avanti) Due soldi! Bastano?

Alleggi                           - Apprezzo la buona volontà. Non ne hai altri?

Un bambino                   - No.

Allegri                           - Avanti, allora! (Depone i soldi in un piattino, sul trespolo del telescopio) Bastano.

Un bambino                   - (sì avvicina al cannocchiale e non sa come applicarsi per guardare)

Allegri                           - Adagio. Di qua. Non è mica un can­none! È un telescopio. Si fa così. Ci vedi?

Un bambino                   - Sì.

Allegri                           - L'astro, non essendo luminoso, cessa di essere del tutto visibile, perché fra esso e la sorgente che lo illumina, si interpone il secondo corpo: la terra. Ora, tu sei sulla terra. Dunque, sei tu che oscuri la luna...

Un bambino                   - (sorpreso) Io? Siete voi che avete messo la mano davanti al cannocchiale!

Allegri                           - Attento ragazzo! Non diciamo sciocchezze... Provati a guardare ancora una volta!

Un Nottambulo             - E a che serve, poi, questo scherzo ?

Una donna                     - (intervenendo) Tutto serve per guadagnarsi da vivere.

Un altro bambino          - Voglio vedere anch'io! Ecco i due soldi!...

Allegri                           - E va bene! Deponi. (Il ragazzo de­pone i due soldi nel piattino, comesopra) Si oscura anche l'obolo, con l'eclissi: oscura­mento parziale. (Al ragazzo che guardava prima nel cannocchiale) Basta, ragazzo! Cedi il posto al compagno!

Un bambino                   - Un momento! Ho pagato.

Un altro bambino          - (si fa largo e cerca di pren­dere il posto del primo bambino)

Allegri                           - Posto per tutti. Il tuo turno è finito. Abbi pazienza. (Prende per un braccio il bambino e lo colloca al posto dell'altro) Vedi bene?

Un altro bambino          - Niente.

Allegri                           - Segno che sei ottenebrato.

Un altro bambino          - Vedo solo uno specchio...

Allegri                           - Per due soldi che cosa pretendi? Ep­pure, a quest'ora, la luna entra interamente nel cono d'ombra. Provare per credere. Chi vuoi saperne di più, prenda un trattato di astronomia.

Un nottambulo              - Allora la spiegazione è inu­tile.

Allegri                           - Se non sbaglio, la signora ha detto: tutto serve per guadagnarsi da vivere! Infat­ti, anche Arlecchino affermava: il medico per uccidere in fretta. I suoi malati; l'ingegnere per inventare! mezzi più adatti a creare e a distruggere; l'avvocato per confondere la giustizia; le signore per'bene, come voi, per fare da navi scuola. Gli astronomi, come me, per illudersi di abitare in anticipo il gran regno dei cieli. Avanti chi è curioso! Il fenomeno si esaurisce in meno di un'ora. Hai finalmen­te veduto, ragazzo? L'intera eclissi ti farà indigestione. Lascia libero il cannocchiale, a chi ha ancora due soldi...

Un Nottambulo             - E va' bene. Fate vedere an­che a me, allora!

Alleghi                           - Gli adulti pagano il doppio; naturalmente... e prima la tabella dice: (Indicando con urta canna sulla tabella) Questi sono i pianeti! Venere, Mercurio, Marte, Urano, Nettuno e Plutone... Pianeti sono i corpi ce­lesti che si spostano sul fondo immutabile delle stelle fisse...

Un guardiamo notturno        - (che si è avvicinato al gruppo (i Fesse! »

Allegri                           - Fisse!... (Continuando) Queste, co­stellazioni!... Accomodatevi, signore.

Un nottambulo              - Va, giovinotto! (da un0 sca­paccione al ragazzo)

Un altro bambino          - Che maniere sono queste? (Risentilo) Bella educazione!

Un nottambulo              - Eclissati! (e prende U suo posta)

Un guardiano notturno  - « Spiegatane nu' poco stu' fenomeno! »

Allegri                           - L'ho già spiegato. Non avete ancora capito? Sete duro. In lingua italiana si trat­terebbe di questo: fate conto dì essere voi il sole, luce d'intelligenza, luce d'amore. Tutto si riassume nella sua millenaria forza cica­trice ed infinita...

Un guardiano notturno  - « Vui pazziate! Tie, u' sole? »

Allegri                           - Certamente. Il sole sta all'uomo: per l'esempio che vi voglio portare... (continuan­do) ...E che la luna, l'astro, cioè, che prende da voi - sole - la luce riflessa, sia la donna che amate... Nel momento in cui la terra, per il suo movimento di rotazione, viene a trovarsi fra il sole e la luna - fra voi e la vostra donna - la luna si oscura, in parte o interamente. È il genio de] male che si è interposto nella vostra vita? È il cattivo pas­sante che è venuto a turbare l'armonia della vostra esistenza? La luna, vostra moglie ossia...

Un guardiano notturno  - « 'A vosta! Jie nun ne tengo, Scassaluna! ».

I bambini                       - (gli fanno eco con piccoli gridi di meraviglia) Scassaluna! Scassaluna!... (Mentre Allegri fa la sua spiegazione al Guardiano notturno, uno dei ragazzi si è avvicinato ai piattino dei soldi, e, incoraggiandolo a gesti dal Nottambulo, ha intascato rapidamente le monete. E via)

Allegri                           - La villania non mi offende. Sta be­ne: la m'a... subisce l'ombra livida che la deturpa. E voi, anche se siete il sole, non potete far nulla. I] vostro splendore è inutile. La vostra luce, per quanto grande, per quan­to infinita come il pensiero, è impotente. E non c'è forza naturale né divina che possa impedire che questa macchia si spanda... Ca­pito? Questa è l'eclissi...

Un guardiano notturno  - Jie conosce solo 'o delinquente, o' mariuolo: che fuieno, che s'ed'sseno!...

I bambini                       - (cantilenando) Scassaluna! Scassaluna!...

Un guardiano notturno  - (ai ragazzi) V'è pia­ciuta?

Allegri                           - (vivacemente) A me poco, a dir la ve­rità. Ho capito, però. (Si riavvicina al suo telescopio) Qui non è più aria. (Fa per pren­dere il piattino coi soldi) E i soldi? Chi ha preso i soldi dal pattino? (Ad uno dei ra­gazzi) Tu?

Un bambino                   - (scandalizzato) Uh! Che cosa dite. Scassaluna?!

Un guardiano                - Eclissati anche i soldi.

Un altro bambino          - Al ladro!

Un nottambulo              - Non gridare, se no vengono le guardie davvero! Non si sarà mica arric­chito!?

Allegri                           - (irritato e sospettoso) L’avete presi voi?

Un nottambulo              - (evasivo) L'eclissi...

Un altro bambino          - È stato il rosginol L'ho visto in …….

Un guardiano notturno  - E dov'è? Inseguitelo, allora!

Un altro bambino          - (si avvia correndo) Al ladro! Al ladro! (Via con gii altri)

Un nottambulo                       - (al guardiano notturno) E voi, che ci fate qui?

U guardiano notturno    - II guardiano not­turno.

Allegri                           - Non si contentano più di vuotare le cantine sotto la vostra sorveglianza! E così tutto perduto: occasione, pubblico, tempo e danaro! (Ha un gesto di desolata rassegna­zione, ripone in fretta il cannocchiale nella sua custodia)

Un nottambulo              - Chiacchiere: farina del diavolo! Non avete perduto nulla!

Allegri                           - È di che v'vo io? D'aria?

Un guardiano notturno  - Di stelle...

Una donna                     - Pover'uomo! Volete venire con me per consolarvi?

Un nottambulo              - Vi deruberà del tutto. Arrivederci. (Va)

Allegri                           - Ci mancherebbe anche l'avventu­ra!?...

Una donna                     - (offesa, con asprezza) Scassaluna!

(Gli volta le spalle e se ne va)

Allegri                           - E l'eclissi è finita. Mi r'tiro per ti­more del peggio. (Fa per avviarsi)

Un guardiamo notturno    - (è rimasto ormai il solo interlocutore) Neh, Scassaluna?

(Allegri che sta quasi per uscire di scena, si volta)

Un guardiano notturno  - Facisse attenzione a stu' treprede! A qualche mal'ntenzionato potrebbe far gola! Non si sa mai!...

Allegri                           - A me forse? Prendete questo, intan­to! (Gli tira il piattino dei soldi che s'infran­ge. Esce, Buio)

(Si apre la scena: lo studio di un grande av­vocato: una camera fastosa; porte a destra e a sinistra, in fondo la finestra, telefono, dit­tafono, ecc)

Il sostituto                     - Ne hai abbastanza?

La dattilografa              - (alla macchina da scrivere) Non ne posso più. Almeno prima lavorava­mo soltanto sei mesi. Gli altri sei erano qua­si una vacanza. C'era di mezzo l'oceano. L'avvocato sbrigava tutte le pratiche per corriere.

Il sostituto                     - Ora, invece, l'orario non fini­sce mai... Si mangia quando si può, non quando si vuole. Si capisce: va tutto il gior­no in giro con le sue ospiti...

La dattilografa              - E diciamo ospiti...

Il sostituto                     - La notte carica il dittafono di comparse, di corrispondenza, di memorie, di diavolerie, che poi bisogna decifrare. E in mezzo alla procedura di un contratto, sbuca all'improvviso il soffio di una voce femminile, come qui. Stai a sentire. Norma! An­diamo avanti... (Mette in moto il dittafono) Rimane dunque convenuto che la consegna...

La dattilografa              - Debbo scrivere?

Il sostituto                     - Scrivi. E torniamo da capo, al­lora (Ferma il dittafono e lo rimette al punto)

La dattilografa              - (eseguisce)

Il dittafono                    - (Rimane dunque convenuto che la consegna avverrà entro il termine fissato e che la penale di lire centomila per ogni gior­no di ritardo - Gherardo sono così stanca, andiamo a letto, vuoi? Un momento, cara…. verrà detratta dall'importo... » (Chiude il dittafono)

Il sostituto                     - Capito?

La dattilografa              - Debbo scrivere anche questo « andiamo a letto, vuoi? ».

Il sostituto                     - « Un momento, cara ». Questo devi viverlo. Come loro.

La dattilografa              - Così? (Gli butta le braccia al collo)

Il sostituto                     - (la bacia sulla bocca, sui capelli, sugli occhi) Così...

La dattilografa              - Potrebbe entrare qualcuno. (Sciogliendosi dall'abbraccio) Che cosa pensi di queste quattro donne piovute dall'altro mondo?

Il sostituto                     - Oggi non penso niente. Tra qualche giorno sarò più esatto.

La dattilografa              - Perché non subito?

Il sostituto                     - È ancora troppo presto.

La dattilografa              - Anche per me?

Il sostituto                     - Non mi raccapezzo.

La dattilografa              - Ti dirò io. Hai visto che lusso?

Il sostituto                     - Non è colpa loro.

La dattilografa              - E di chi? mia? (7/ richiamo del telefono)

Il sostituto                     - Senti un po'.

La dattilografa              - (all'apparecchio) Sì. L'av­vocato lo aspetta. Fate passare. (Al sostituto) È quel Giovanni Allegri, che abbiamo cercato per mare e per terra.

Il sostituto                     - Taglio la corda.

La dattilografa              - Ottimo pretesto.

Allegri                           - (compare da sinistra un po' intimi­dito, un po' goffo, portando per la maniglia la cassetta del suo cannocchiale) E’ per­messo ?

Il sostituto                     - Avanti

Allegri                    - Parlo con l'avvocato Gherardo Lauro?

Il sostituto                     - Sono il suo sostituto... L'avvo­cato verrà subito. Accomodatevi.

Allegri                           - Mi permettete di pesare, intanto? Il mio ferro del mestiere... (Pausa) Non mi fido di lasciarlo in anticamera: ci sono sem­pre dei curiosi. (Pausa) E uno strumento de­licato.

Il sostituto                     - Un violino?

Allegri                           - Qualche cosa di meglio. Un cannoc­chiale, signor mio.

Il sostituto                     - Ah! Un cannocchiale? (Alla dattilografa) Avvertite l'avvocato... Posatelo pure.

Allegri                           - Qui?

Il sostituto                     - Dove volete.

La dattilografa              - (esce)

Il sostituto                     - E passeggiate sempre con quell'arnese?

Allegri                           - No. Quando non posso farne a meno. Del resto mi tiene compagnia... Anche quando dorme e riposa al mio fianco... Che fedeltà, eh? Vi meraviglia?

Il sostituto                     - Mi diverte.

La dattilografa              - (entrando) L'avvocato Lau­ro vi prega di accomodarvi. Verrà subito.

Il sostituto                     - Allora, con permesso...

La dattilografa              - (raccoglie le sue carte)

Allegri                           - Prego.

(Il sostituto e la dattilografa escono da de­stra)

Allegri                           - (si siede per un attimo in una poltro­na. Ma è nervoso. Si alza in piedi, si guarda intorno)

Lauro                             - (entra a un tratto rapidamente) Buon­giorno. Giovanni Allegri, non è vero?

Allegri                           - Per servirvi. Ho ricevuto la vostra lettera (Si cerca in tasca) Che non so più dove ho messo... (Togliendo finalmente la lettera da una tasca e mostrandogliela) Scu­sate. Sono un poco in ritardo. È questa?

Lauro                             - Vi cerco da una settimana, infatti. Se­detevi.

Allegri                           - Preferisco stare in piedi. È un'abi­tudine.

Lauro                             - Come volete. (Prende posto alla sua scrivania) Dunque... Dunque... Avevo biso­gno di alcuni chiarimenti. E poi, vi dirò qualcosa che vi riguarda da vicino... Sì. Da vicino.

Allegri                           - Sono qui.

Lauro                             - Non vi meravigliate se le mie domande vi sembreranno indiscrete. Sono un legale. Quindi un confessore. Un confessore laico...

Allegri                           - Non ho mai avuto troppa confidenza con la giustizia. Né col confessionale.

Lauro                             - Bisognerà discendere un poco... nella vostra vita privata.

Allegri                           - La m'a vita è pubblica. Ho ch:uso la mia casa, e vivo per la strada, dove gua­dagno quello che posso e quanto mi basta. La mia attrezzatura commerciale è elementa­re: un telescopio. Non ho amministrazioni. E sono solo.

Lauro                             - Lo so... Per questo ho durato tanta fatica a trovarvi. Ma per illuminare le mie ricerche, ho bisogno di risalire un poco nel tempo: al 1926. Non siete stato sempre solo. Almeno, allora, non lo eravate...

 Allegri                          - Può darsi! L'uomo è un animale so­cievole.

Lauro                             - Non dovete rispondermi così. In que­sto modo renderete più difficile il mio com­pito.

Allegri                           - (ironico) Allora applicherò tutta la mia debole intelligenza alla vostra indagine!...

Lauro                             - (quasi riprendendolo) Vi prego!... (Un silenzio) Vi dirò io. Eravate ammogliato. precisamente con la signora Amanda Corsini.

Allegri                           - Non ricordo.

Lauro                             - Tutto è possibile. E che vi dispiaccia anche parlarne. Ma è necessario.

Allegri                           - Ho dimenticato quanto riguarda quel periodo. Perché è da allora che incomincia la mia esistenza randagia. Ho ucciso, senza scrupoli, il mio romanticismo dolciastro. E non ho più passato. È un ingombro per un uomo corre me!

Lauro                             - Si capisce...

Allegri                           - Che se poi voleste informazioni ri­servate e personali di quella santa donna, non saprei proprio a quale diavolo indirizzar­vi. Per me, non esiste. Non è mai esistita. Vi basta? Posso andare?

Lauro                             - Un momento.

Allegri                           - È che le ore passano, e l'esistenza è dura .. Ognuno pensa a divorare il proprio vicino.

Lauro                             - (con aria indulgente e familiare) Ma una persona come voi! Ridursi in questo mo­do. Allegri!

Allegri                           - (sorpreso) Che cosa sapete di me? Sono un uomo responsabile. Mi ubriaco di stelle e di vino. Quando ho pensato alla m'a pare, ho pensato a tutto. Se m'imbatto in un mio simile, fiuto immediatamente, nel nuovo venuto un nemico. Se avvicino una donna, dopo dieci minuti non vedo l'ora di fuggire da lei! Mi sono spiegato? E canto!

Lauro                             - Allora, non eravate così...

Allegri                           - Certo. Ero una specie di mollusco! Con una faccia da imbecille... Volete proprio saperlo? Abitavamo lo stesso rione. Io ero assistente all'Osservatorio. Lei, una signori­na già informata delle mie abitudini, in po­chi mesi di fidanzamento. Ci s'amo sposati. Vivevo per le:. Borghesi. Piccoli borghesi. Purtroppo, la società è composta in gran par­te di simili ruminanti!... Un bel giorno, è fuggita! Mancavo di fantasia!?... Ma non so perché debbo raccontarvi queste cose?! Ce­nere!...

Lauro                             - (quasi riprendendolo) Al confessore?!...

Allegri                           - Mentre voi dovreste dirmene di più percerine, se mi avete cercato per sette giorni interi...

Lauro                             - Volevo chiedervi soltanto se non avete saputo più niente... di lei?...

Allegri                           - (un silenzio) È morta?

Lauro                             - (fa cenno di no) Non vi piacerebbe averne notizie?! Oggi?...

Allegri                    - No. Ve l'ho detto prima.

Lauro                             - Mi rincresce molto...

Allegri                           - Allora vi saluto.

Lauro                             - Che fretta! (Si alza e gli va vicino) Siete intrattabile.

Allegri                           - Indifferente, signor avvocato. Sto cosi bene nel mio silenzio! Mi bastano le co­stellazioni, che osservo al sereno, d'estate. E la via lattea, così piena di stelle, che non parlano! Qualche notte scoprirò anche la mia...

Lauro                             - Insomma, Allegri, anche se non vi in­teressa, debbo dirvi che vostra moglie è stata tutto questo tempo in America...

Allegri                           - Alla larga! Da lei e dagli americani!

Lauro                             - Ed è tornata...

Allegri                           - Padronissima...

Lauro                             - Non vi sorprende?

Allegri                           - Debbo confessarvi di no. (Una pau­sa) Lo sapevo.

Lauro                             - Come? Lo sapevate?

Allegri                           - Eh, si! non per niente si leggono i giornali. Quando anche questi fuorusciti dell'amore si prendono un calcio dalla guerra, e debbono tornare per forza al bivacco di origine, diventano delle povere vittime! E si mischiano alle vittime vere! Si corre loro in­contro, con la musical Solamente io, non mi son trovato alla stazione col mio bravo maz­zo di fiori!... Ma credo di averla incontrata Io stesso. Non mi ha riconosciuto. Potrei sa­pere dove abita...

Lauro                             - (preoccupato) E allora? Che cosa in­tendete di fare?

Allegri                           - Io? Niente. (Pausa) N'on ho avuto nessuna curiosità in tanti anni?! Che cosa volete che faccia ora?

Lauro                             - (respira) Giustissimo! Siete un uomo d'ordine, e vi apprezzo.

Allegri                           - Se lo dite con ironia, vi sbagliate. Credo di essere in buona fede.

Lauro                             - Tutti lo siamo...

Allegri                           - (vincendo la sua ostentata indifferen­za) Ma come è tornata? Come è tornata?

Lauro                             - Finalmente! Abbandonate la vostra maschera impassibile! Lo saprete.

Allegri                           - Dov'è?

Lauro                             - Allora, mi avete ingannato. Non lo sapete? (Un silenzio di attesa) Qui.

Allegri                           - Da voi?

Lauro                             - Vicino. Si può chiamarla.

Allegri                           - (esitante) Credete che verrebbe?

Lauro                             - Verrà.

Allegri                           - Lo dite con tanta sicurezza?! Vi ha incaricato lei?

Lauro                             - Sono un amico...

Allegri                           - Ah, siete un amico?!...

Lauro                             - Ogni sei mesi andavo in America per i miei affari: la vedevo. Siamo tornati insie­me... Durante quest'ultima lunga traversata, mi ha espresso tutti i suoi timori. Ed anche le sue speranze.

Allegri                           - Ha delle speranze?

Lauro                             - Forse anche voi ne avete. Lo vedo dal vostro orgasmo!

Allegri                           - Oh, la mia agitazione è tutta su­perficiale! Se provate a sconvolgere il fondo di una botte, vengono a galla tutte le impu­rità. La botte ora è sconvolta. Le impurità affiorano. Ma che speranze volete che possa avere io? Meglio per lei, se è in grado di nutrirne ancora.

Lauro                             - E non solo per sé...

Allegri                           - Già. C'è la bambina. (Un silenzio) Per me è sempre una bambina. Quella di ieri.

Lauro                             - È diventata una donna.

Allegri                           - Peccato che il tempo passi!...

Lauro                             - Meglio così, in fondo. Tutto si placa...

Allegri                           - Già. Già. Naturalmente!...

Lauro                             - Siete uno spirito forte. Ma un galan­tuomo incapace di far del male a una mosca! Vi vedo oggi per la prima volta, e mi sem­bra di conoscervi da tempo...

Allegri                           - Infatti. Di sciocchi della mia razza è popolata la terra. Ci penso sempre. È un mistero che nessuno ha mai risolto.

Lauro                             - Mi sorprende la vostra padronanza! Dovete avere dei nervi di acciaio.

Allegri                           - Non dico di no. Ma non fatevi trop­pe illusioni. È la mia difesa. Ne ho avuta una sola. Ed è immensa: la rassegnazione.

Lauro                             - (ironico) Siete un santo?!...

Allegri                           - Chi sa? Quando osservo tutto quello che avviene intorno a me, mi sembra dav­vero di essere un santo. Ma quando mi ricor­do di tutto quello che è avvenuto dentro di me?!... Sono un mostro, avvocato. Allora, sono proprio un mostro.

Lauro                             - Pieno di comprensione, però. Solamen­te attraverso la sofferenza si può raggiungere la serenità. E voi avete sofferto troppo. Non potete più aver paura di nulla.

Allegri                           - Non si guarisce mai dalla paura... (Pausa) Era troppo bella!

Lauro                             - Amanda? La signora Amanda? Lo è ancora...

Allegri                           - E allora perché vuole vedermi? Per ridere di me? Se fosse stata distrutta dalla sua gioia o dalla sua inquietudine, lo capi­rei... perché, se mi avete chiamato, se mi avete fatto venire qui, è lei che ve lo ha suggerito? (Pausa) O è la bambina?

Lauro                             - Lei e la bambina (Cambiando tono) E poi... c'è dell'altro...

Allegri                           - È ammalata?

Lauro                             - Nemmeno per sogno!

Allegri                           - Povera? Come me?

Lauro                             - Neanche!

Allegri                           - Peccato! Infelice?

Lauro                             - Eh, soltanto le circostanze creano la infelicità!... Può darsi... Da sedici anni - mi avete detto - non sapete più niente di lei. È vero?

Allegri                           - Sì signore.

Lauro                             - E non avete immaginato mai in che modo, una donna, può avere riempito tutto questo tempo?

Allegri                           - Se l'ho immaginato?!

Lauro                             - E non avete più curiosità?

Allegri                           - Eh!? Veramente... (Pausa, Poi a bassa voce, quasi suo malgrado) Inconfessabile!

Lauro                             - Vedete che mi venite incontro: un po­co alla volta...

Allegri                           - Mi sforzo. Come se guardassi attra­verso il mio telescopio.

Lauro                             - Coraggio!

Allegri                           - Se contemplo il cielo, cerco di avvi­cinare i mondi alla mia conoscenza.

Lauro                             - Ma se guardate la vita?

Allegri                           - Se guardo la vita, la sua, è come se rovesciassi il cannocchiale. E tutto è infini­tamente piccolo e distante. Ci si abitua a questa lontananza. Non ci fa più nemmeno soffrire. (Pausa) Avevate ragione quando avete detto che non posso avere più paura di nulla... Soltanto... La vostra abilità mi ren­de, come dire?, un po' eccitato...

Lauro                             - Oh, Dio! Credo di adempiere un mio preciso dovere?!...

Allegri                           - Cercate di prepararmi a qualche cosa. Sono già preparato. Potete parlare chiara­mente. ..

Lauro                             - (abbassando la voce) Vostra moglie e vostra figlia non sono tornate sole...

Allegri                           - E se è tornata con un altro uomo, che bisogno ha di me? Vuole offrirmi lo spet­tacolo della sua felicità? Che la ringrazi? Che aderisca alla sua nuova condizione? Che le dia un'assoluzione di cui non ha mai avuto bisogno?

Lauro                             - No... No... Venitemi incontro ancora...

Allegri                           - (finalmente scattando) Ma per Dio! Vi ho fatto tutte le ipotesi: ammalata, po­vera, infelice? Mi avete risposto di no. Le­gata al suo passato, che non vorrei cono­scere? Mi dite ancora di no! Non abusate, signor avvocato. Vi prego. Siete un uomo di mondo... Esperto dì tutte le miserie dei tri­bunali... Ma se continuate a tormentarmi così, la mia non potete nemmeno intuirla! E non ne avete misericordia!...

Lauro                             - (suasivo) Vediamo, Allegri, vedia­mo!?... (Una lunga pausa)

Allegri                           - Bene. Ho capito. Riprendo le mie carabattole. Ed ho l'onore di salutarvi. Non ringraziatemi del disturbo che mi sono preso. Debbo fare tanta strada per guada­gnarmi il pane! Lasciatemi nella mia igno­ranza, nella mia saggezza, o, se volete, nella mia paura... Quella che fu mia moglie è qui? Ben venuta! Che Dio l'abbia in gloria! Non la cercherò. Che cosa potrei rimproverarle, ormai? Che violenza potrei usarle? Il mio ca­pitale dì disperazione non ha interessi conta­bili, né morali. Non debbo dirle niente. Mi faccia vedere la bambina, se crede, e se vuole che non la cerchi!... Ora che presumo di sa­pere tutto, so come regolarmi. Ma non at­traversi la mia strada. Siamo intesi? Era que­sto che volevate?

Lauro                             - Anche questo, Allegri.

Allegri                           - E che cos'altro, ancora?

Lauro                             - (confidenzialmente) Vostra moglie e vostra figlia, non sono tornate sole, vi ho detto.

Allegri                           - (annoiato, per tagliar corto) Ho ca­pito, ho capito!

Lauro                             - (quasi insorgendo) Ma se non mi la­sciate spiegare?!...

Allegri                           - (impazientito) E spiegatevi una buo­na volta!

Lauro                             - Insomma... Non crederete mica che la signora sia vissuta, fino ad oggi, in un convento!?

Allegri                           - (evasivo) Non credo niente! E credo tutto, signor avvocato...

Lauro                             - (alzando gradatamente la voce) E al­lora, dovete credere anche che la famiglia In questo frattempo, può essere cresciuta... Che so? Che la vostra bambina - che bambina? è una donna, ormai! ha potuto trovare delle sorelle!...

Allegri                           - (con gravita ironica) Davvero?

Lauro                             - Che queste sorelle, necessariamente, l'hanno seguita!... Che sono qui, anche lo­ro!... Che non avete diritto di turbarle... Che non vi domandano niente! Ma che chiedono, soltanto, di essere lasciate tranquille! (Spic­cando bene le sillabe) Come se non esistes­sero.

Allegri                           - (Di nuovo improvvisamente tranquil­lo) Non c'è bisogno che alziate tanto la voce. Ho buone orecchie. E sono calmo. Calmissimo.

Lauro                             - Sia lodato Dio!...

Allegri                           - (reticente) Ed... in che proporzione, scusate?... è aumentata? Quella che chiamate la famiglia? La mia famiglia?... Sono troppo indiscreto, se oso?

Lauro                             - È il vostro diritto. Troppo giusto! Luisa e Maria... hanno rispettivamente quindici e dodici anni...

Allegri                           - Già!... (Pausa) Ma lasciatemi un po' orientare... Certe notizie, capite?, signor av­vocato... proprio non me lo aspettavo... Può far piacere, certe volte, sapere che la fami­glia continua... Porta il vostro nome per il mondo... E che vostro malgrado...

Lauro                      - Non si tratta di questo!...

Allegri                           - Oh, siete dì una chiarezza solare... Mi rendo conto...

Lauro                             - Bisogna ad un certo momento mettersi in una prospettiva che può sembrare assurda. Ma che è la vera! Bisogna aiutare la vita de­gli altri... rendere legale quello che è irrego­lare, livellare, risolvere, con leggerezza di mano, certi problemi che si presentano, a un tratto, brutalmente... Non so se mi spiego...

Allegri                           - Perfettamente. Ed io debbo aiutarvi? Sicuro! Rendere morale l'immoralità di quella povera donna... non è vero? Insomma... deb­bo riparare le sue magagne?... È logico!...

Lauro                      - Esatto. Perché, dopo tutto, se un giorno Amanda vi ha lasciato... Può darsi che avesse delle buone ragioni... che la vita in comune si fosse resa così incompatibile, così insopportabile!... Che miseria l'incom­prensione!...

Allegri                           - (con un senso d'orrore sempre crescen­te) Oh, signor avvocato!

Lauro                             - Non dico che questo fosse... ma po­teva dare adito a certe interpretazioni!... Che so? Quando si è giovani, si è egoisti. Ognuno dal proprio punto di vista, vero? Ognuno, secondo la propria umanità...

Allegri                           - (con un'angoscia piena d'amarézza sempre crescente) E la chiamate umanità, voi, la sua? la vostra?... Ora, mi fate persino il processo?... Rimestate, ad occhi chiu­si, tutta la mia esistenza per darmi una re­sponsabilità, che va al di là di ogni mia azio­ne... Che annega nel ridicolo quello che ho avuto di più sacro: il dolore, l'offesa, il si­lenzio. Ma c'è una rassegnazione che non si può oltraggiare, ricordatelo! perché è rispet­tabile... Perché è più rispettabile di ogni al­tra cosa!...

Lauro                             - Non dico, non dico!...

Allegri                           - (quasi rassegnato) Ma voi, uomini della legge, siete spietati!... Eh, già! Non dovevo venire qua. Il mio primo pensiero, quando ho ricevuto la vostra lettera, è stato di chiedermi: che cosa può volere un avvo­cato sconosciuto, da me? Che contatti può cercare, la legge, con questo mio rosario di tristezza, che sto sgranando da troppo tempo, per tutte le strade? Eppure, malgrado il so­spetto, malgrado la diffidenza anonima, ho preso il mio cannocchiale, il mio trespolo... pronto a tutto, come lo sono sempre stato... ed ho varcato la vostra porta: io, Giovanni Allegri, astronomo da strapazzo, detto Scassaluna, personaggio ragguardevole per mio con­to, trascurabile verme per conto degli altri!... Perché, se ho ben capito, la conclusione deve essere questa: è opportuno che sia rotto ogni legame sentimentale! anche quello che mi te­neva legato alla mia vergogna involontaria: quello sciagurato matrimonio che non ha pesato sulle mie spalle che come un cattivo ri­cordo!... Mi avete fatto venire per questo? Ed ora che mi avete preparato a piccole dosi, il taglio netto, il taglio scientifico! Va bene? E va bene!

Lauro                             - II mondo è della legalità.

Allegri                           - Volete dire del diritto?! Ho due fi-glie che si chiamano come me, ma che non mi appartengono! Ho una moglie che, per necessaria premessa, è stata anche la moglie altrui, ed ora rappresenta nientemeno che la continuazione, la santità della famiglia; che è inviolabile perché è madre; che il codice condanna, ma alla quale bisogna stendere la mano pietosa... E sia! Avevate proprio biso­gno di disturbarmi per questo? Sono rasse­gnato a tutto. Va bene?

Lauro                             - Oh, finalmente!

Allegri                           - E dov'è Amanda? Dov'è? Debbo dirglielo io, che la sua libertà è anche la mia?

Lauro                             - Se mi promettete di essere calmo, la chiamo. È bene che la vediate. Quanti ma­lintesi crolleranno!

Allegri                           - Da sedici anni mi sono preparato a questo incontro. Ma ormai di malintesi non ce ne sono più. Tutte certezze. Volete tele­fonarle dj venire?

Lauro                             - Potete aprire quella porta... chiamar­la... è qui.

Allegri                           - È qui? (Va verso la porta quasi tra­ballando, l'apre) Amanda!... (Una pausa) vieni...

(Eccola, Amanda si presenta. Ha un sorriso che sembra piuttosto una smorfia) (Alleghi si ritrae come se cercasse di farsi più piccolo)

Allegri                           - (a bassa voce) La cosa più naturale del mondo! Forse, non ci rivediamo da ieri. Come va?

Amanda                         - Lo vedi... bene., e tu?

Allegri                           - Anch'io. . ancora qui... non ti aspet­tavo...

Lauro                             - Non vi dico di abbracciarvi. Ma la mano? Potreste stringervi la mano. Dopo tan­to tempo!

Allegri                           - Oh, siamo degli estranei, ormai! Dei conoscenti, forse, così imbarazzati che non sappiamo neppure da che parte incominciare a parlare. (Un silenzio) Hai fatto buon viag­gio almeno? Eh, sì, è un viaggio che dura da sempre!...

Lauro                             - E non rimanete in piedi! Prego, si­gnora. Sedetevi, dunque. Ed anche voi!

Allegri                           - Grazie, avvocato.

Lauro                             - Bisogna rompere il ghiaccio, una buo­na volta. Ma ho avuto coi signor Allegri una spiegazione così esauriente! E credo che sia­mo d'accordo, in tutto, non è vero?

Allegri                           - E tanto facile andare d'accordo con me. In tutto.

Lauro                             - Ringraziatelo, allora.

Amanda                         - Non dubitavo della sua compren­sione... anche perché mi sono risparmiate le parole penose... E ringrazio anche voi, av-voCato.

Allegri                           - Infatti, bisogna semplificare la vita! Si vegeta in un momento cosi difficile?! Già... E poi, c'è una specie di prescrizione morale che anticipa, come potrebbe affermare il signor avvocato, quella de] codice. E que­sto ristabilisce ogni equilibrio. E fa di noi due viandanti, che si ritrovano all'angolo di una strada... Non è così?

Amanda                         - Oh, Giovanni!...

Allegri                           - Signor Allegri, prego! Che confiden­za! E perché no, Scassaluna? Sono forse vo­stro marito?

Amanda                         - Sono mortificata.

Allegri                           - Per cosi poco?

Amanda                         - Non saprò più che cosa dire...

Allegri                           - Ormai... le parole sarebbero davvero inutili! Ma, poiché abbiamo avuto il bene supremo di poterci ancora guardare negli oc­chi, sarebbe anche logico soddisfare una re­ciproca curiosità... Poi, ognuno riprende la sua via: con armi e bagagli.

Amanda                         - Poiché tu vuoi….

Allegri                           - Per carità: io non voglio niente! Sarebbe logico! Ma qui non siamo in campo astratto, È nel nostro arbitrio, dunque. Se il signor avvocato ritiene di poterci lasciare soli, ci parleremo a cuore aperto. Lasceremo da parte ogni ironia. E guariremo del nostro male, poiché è sopraggiunta la crisi.

Lauro                             - Se anche la signora lo desidera, e que­sto è il desiderio comune...

Amanda                         - (evasiva) Veramente...

Allegri                           - Non devi aver paura. Rispetto l'ospi­talità. Sono una persona per bene!

Lauro                             - Comunque, se l'intervista dovesse prendere una piega inattesa, qui c'è il cam­panello. (Si avvia verso la porta) Non avete che. da chiamarmi. (Esce)

Allegri                           - Chi l'avrebbe detto. Amanda? Ti riaffacci nella mia vita e mi trovi come uno spettatore. Che mutamento! Ho lasciato il mio posto all'Osservatorio, da allora. Un anno di aspettativa. Mi sono sfasciato nella pigrizia e nel rimpianto. Mi hanno licenziato. Ed ora giro per i paesi con un telescopio. È qui. Ogni tanto ricapito a casa. La nostra casa. Sento odore di muffa e di malattia. E ne ritorno in fretta!...

Amanda                         - Che tristezza!

Allegri                           - Bisogna averla vissuta, per non cre­dervi! E guardo le stelle. Non c'è come guar­dare il cielo, per avere il senso sterminato del­la pace, che ti riconcilia con te stesso. Ti di­sprezzi, e il cielo muta il tuo disprezzo in amore. Sei l'avventuriero delle nuvole, pieno dì utopie celesti, di propositi irrealizzabili. Puoi volare per ogni spazio e soffermarti ad ogni superficie: perché i mondi, le stelle, oc­corre vederli da fuori, senza sentire il biso­gno dì indovinarne la vita intima...

Amanda                         - Come noi...

Allegri                           - II compito degli scienziati è quello degli indovini, dei profeti, dei ragionatori, da] momento che non c'è possibilità di con­trollo. Ma noi siamo i poeti ad ogni costo... E non dirmi, al solito, che sono un romanti­co, e che non ho fantasia! Perché, così, so­no invece un realista.

Amanda                         - Sarà!? Ma proprio da questo è co­minciato il nostro dissidio. Ho adorato la vita mediocre. Ed ho peccato d'ingordigia. Tu no, invece...

Allegri                           - Eri troppo bella... mi ero illuso di averti colto come un fiore nel giardino del sogno.

Amanda                         - Sono ingiusta. Perdonami. Ma le tue mani, forse, mi hanno fatto male, allora.

Allegri                           - Che cosa potevo offrirti, se non la mia semplicità?

Amanda                         - Tu eri nel vero. Io ho avuto torto di non sapermi contentare. La tentazione rende la vita curiosa. Ho ceduto. Ti ho fatto male. Mi salvavo...

Allegri                           - (tristemente) Non avevo che il mio piccolo orgoglio e la mia grande miseria! Troppo poco, eh?

Amanda                         - Solo che tu mi avessi aiutata!?... Non sarebbe andata così...

Allegri                           - Ti ho lasciata troppo sola. E per questo?

Amanda                         - I tuoi studi... La tua stessa indole... Mi attirava e mi respingeva. Una sera, ho tentato1 di fuggire, e poi sono tornata indie­tro quasi pentita. Ma quell'anima perduta che era in me, gridava a squarciagola. Non volevo morire di tristezza e di povertà... Lo so, lo so: non era colpa tua. E nemmeno mia, se la casa mi sembrava una prigione, e le tue braccia erano una catena. Ti amavo e ti detestavo. Ti compiangevo e ti maledivo. Ero ammalata di curiosità e di inquietudine. Ti vedevo piccolo e misero...

Allegri                           - Tu così grande!...

Amanda                         - Scusa... Quello che dico è enorme. Ma questa confessione intera e penosa è la mia sola giustificazione. E poi, ormai, il tempo ha lavato tutto. La giovinezza ha por­tato con sé tutto. Non mi hai nemmeno cer­cata. Vuoi dire che non mi volevi più...

Allegri                           - (tristissimo) Non ti volevo più!?

Amanda                         - Sei stata la mia vittima involontaria.

Allegri                           - (animandosi, e quasi insorgendo, poi) Un rottame! Contro il quale si infrange questo selvaggio oceano della tua impudenza!

Amanda                         - Se mi insulti?!...

Allegri                           - Debbo chiederti perdono di averti resa infelice? Se cosi vuoi...

Amanda                         - (con un grido quasi di sfida) , Iol'ho chiesto, per prima! Non posso fare altro. Ma se è vero che, passato l'accecamento della passione...

Allegri                    - Parli per conto tuo!

Amanda                         - ...si può trovare un terreno neutro d'amicizia, e la verità non fa male, perché è una confessione, e sul limite della morte possono perfino essere assolti i nostri peccati, allora... allora...

Allegri                           - Ti proibirò di parlare, perché la tua verità m'offende, e perché anche, dopo tanti anni, mi sembra di risvegliarmi da un incubo, e dì ritrovare con la tua voce, la mia tene­rezza svuotata, ed il mio rancore, più in­tatti di prima...

Amanda                         - Non volevo questo! Giovanni!

Allegri                           - Cosi è, invece!

Amanda                         - Se una spiegazione era necessaria, l'ho affrontata, come l'affronto...

Allegri                           - Non mi hai vinto, con questo. E se tu credi, t'illudi, anche se la mia ferita san­guina, da quel giorno. Sciagurato io, è vero, ma tu?!

Amanda                         - Ero cieca, all'Imboscata dell'occa­sione...

Allegri                           - Ora, farò tesoro della tua saggezza.

Amanda                         - Troppo tardi!

Allegri                           - Chissà?!

Amanda                         - Vuoi vendicarti?

Allegri                           - Oh, tu sei superiore alla mia ven­detta! Ci rotoleremo invece in un torrente di fango e di. sudiciume, con una gioia feroce e sorridente. Pagherai, così, la tua libertà! Come si chiama, dì'?, come sì chiama l'oc­casione che hai atteso?

Amanda                         - Non ti riguarda. Posso ripeterti solo che la tua casa, la tua aridità, la tua fatica, mi erano divenuti insopportabili! Niente altro!

Allegri                           - Già! Come poteva vivermi, vicino, una donna come te?

Amanda                         - Mi sono ingannata, credendo dì amar­ti. Invece amavo la vita. E nulla ha potuto salvarmi. Nemmeno la maternità...

Allegri                           - Eh, per Dio, questo si chiama esser chiari...

Amanda                         - Eppure, è come se mi fossi uccisa per te.

Allegri                           - Strano!

Amanda                         - E non sarei tornata, sta' tranquillo, se la guerra, che sommerge il mondo, non mi avesse ricacciata sotto gli artigli del tuo di­ritto, come per una rivalsa spietata! Tu non mi hai cercato. Ed io non ti ho fatto sapere più nulla. Ma l'altro ieri, ho avuto l'impres­sione che tu m'avessi veduta. Ed ho voluto dirti, che ho costruito la mia esistenza, la mia serenità, tutto quello che mi circonda, a prezzo di sangue.

Allegri                           - Hai avuto paura?! ...  Per questo, vuoi raccontarmi il tuo romanzo!...

Amanda                         - (rassegnata) Perché negarlo? Sì.

Allegri                           - Non ne hai avuto abbastanza, però, se questo mi fa scoprire un'altra donna in te, una specie di medusa incantata e per­versa!?...

Amanda                         - (rivelando, ora, la sua superiorità femminile, come volesse giustificare la sua bel­lezza) Quello che vuoi... Amanda...

Allegri                           - Posso, finalmente, strapparti i ten­tacoli! Come mi piace...

Amanda                         - Non distruggerai niente. Compren­do, vedi?, l'odio che ti illumina. Lampeggia nei tuoi occhi remissivi e nelle tue mani cari­tatevoli, che tormentano quelle carte... e che vorrebbero sgualcirmi, come una cosa! Ma se pensi che ci troviamo di fronte, con due men­talità inesorabili, davanti a un traguardo che ci separa...

Allegri                           - Quel traguardo era mia figlia! Che tu te ne fossi andata per il tuo piacere o per il tuo vizio, era cosa che riguardava te sola...

Amanda                         - Come se fosse nata dalla tua carne!? Chi l'ha portata nella fatica e nel dolore? Tu, forse? Tu, che in un momento di effimera gioia mi hai dato, involontariamente, l'immunità che rende sacra una donna? No, Giovanni. È passato tanto male fra noi. E non voglio infierire sulla tua sofferenza, che rispetto. Ma nemmeno tu lo devi. Perché non sai più nulla di me. Perché sono soltanto l'ultimo spettacolo delle vostre vite man­cate. ..

Allegri                           - Tu hai trovato l'amore... Io l'ho perduto...

Amanda                         - E l'ho pagato, sai?, malgrado la ricchezza sognata, e conquistata!

Allegri                           - Meno male, se hai sofferto?!

Amanda                         - Se tu sapessi come l'ambizione mi ha imposto il tasso delle rinunzie, e la pena di vivere per le figliole?! E forse, un ricordo amaro ed inconfessato mi ha fatto spasimare, quando pensavo di aver lasciato il cantuccio tranquillo della tua casa! E mi sembrava di essere una donna spodestata, senza pace.

Allegri                           - II focolare lontano...

Amanda                         - Mi appariva come una specie di ar­matura alla quale avessi appiccato il fuoco. Vuoi che ti dica che eri anche il mio rimorso?

Allegri                           - (si lascerebbe riprendere da questo ri­torno sentimentale, è incuriosito) II tuo ri­morso?

Amanda                         - A che serve? Quando bisogna assu­mersi la terribile responsabilità della vita de­gli altri, bisogna sfasciarsi il volto in una smorfia cinica e bugiarda, per vincere! Ed ho vinto. Le bambine sono cresciute fra gli agi. Possono sfidare la vita senza preoccupazioni, perché ho pensato e provveduto a tutto. Ora, ti supplico di non far loro del male. E niente altro debbo dirti!

Allegri                           - (ma reagisce ancora una volta) Che medusa maligna, sei! Quasi mi incanti e mi persuadi.

Amanda                         - Se la colpa dovesse darmi un'elo­quenza?! Ma che cosa siamo, infine? Due barche, rovesciate, che, per poco, avevano rappresentato la salvezza dì qualche nau­frago!... Se in noi è rimasta una qualsiasi forza, è stata in te quella della poesia, in me la felicità di essere madre!...

Allegri                           - La tua felicità! La gioia piena, in ogni modo. Ma per me, il deserto! L'amante impossibile ed il marito inutile. Un uomo in preda a un delirio di paternità soffocata...

Amanda                         - Tu? Allegri . ...che guardava ogni bambino che incontrava, e ritraeva lo sguardo dal volto di lui, come se la sua innocenza lo illumi­nasse e lo offendesse ad un tempo!... Un mi­scuglio di rancore, vedi?, che mi allontanava da ogni umana simpatia! Eh, sì! con que­sta smorfia, che mi rende arido e tranquillo mio malgrado, anche ora: mentre mi ac­corgo che stai creando un alibi al tuo ar­bitrio, fuori del mondo. Ma non cadrò nel tranello, che ci riunisce, quando fra noi non esiste più niente, e ciò malgrado ci sono delle figure vive, che ci legano! che mi sono estra­nee, e si chiamano come me!... Le mie figliuole, dunque! Ma dove le hai trovate?

Amanda                         - Giovanni! A me puoi dire tutto, se vuoi! Ma non sporcare le mie creature. Le difenderò anche da te.

Allegri                           - (con una desolazione ironica) Ti sarà facile! La stessa paura, la stessa vigliaccheria ci divide e ci sbatacchia uno contro l'altro...

Amanda                         - Non farmi disperare! Ormai, il no­stro destino è segnato in modo preciso. Tu solo! Ed io con loro! È spietato, ma è così...

Antonella                       - (affacciandosi) Mamma...

Amanda                         - Vieni, Antonella...

Antonella                       - (entra, quasi dubitando)

Allegri                           - (sì ritira mentre la figlia si avanza)

Amanda                         - È tuo padre...

Antonella                       - (tende le mani ad Allegri. Riman­gono un istante a guardarsi)

Allegri                           - Creatura mia! (Si accolgono fra le braccia)

Antonella                       - Papa?...  Sei il mio papa?

Amanda                         - (immobile, in un angolo)

Allegri                           - Lo credo, se debbo scoprirti a poco a poco... e accarezzare i tuoi occhi, con le mie mani maldestre, per illuminarli di una luce che ti somigli... Sei cosi grande!... Qua­si mi metti soggezione!..,

Antonella                       - No, papa...

Allegri                           - Temo di parlarti...

Antonella                       - (dolcissima) Perché?...

Allegri                           - Temo di sfiorarti, come se avessi paura di disperderti...

Antonella                       - Anch'io. Vorrei dirti tante cose. E non trovo le parole...

Allegri                           - Non dirmi nulla... Lascia che, final­mente, risorgano dalla lontananza, il colore dei tuoi capelli, la forma del tuo volto... Eri un batuffolo nero e rosa, allora...

Antonella                       - Oh!...

Allegri                           - Stavi nascosta sotto l'ala della mia giacca, come una tortora...

Antonella                       - Così?

Allegri                           - Balbettavi appena, mentre guardavo le lucciole delle tue pupille... e le tue mani mi tenevano aderenti e tenaci.

Antonella                       - Cosi papa? così?

Allegri                           - Perché, cattiva, non mi hai cercato mai? Il papa è morto, è vero? Era come se fosse morto all'altra riva lontana. O te lo hanno fatto credere?

Amanda                         - No, questo no! questo no!

Allegri                           - Ti aspettavo senza saperlo, invece, sforzandomi di ravvisarti in ogni creatura, piccola come quando eri partita per sempre, con lo stesso fiocco di seta celeste nei capelli, come se ti avesse fermata nel tempo, con l'immagine di un'ultima volta... Siediti. (La fa sedere e le s'inginocchia davanti) Lascia che baci le tue piccole mani, anche se la mia barba ti punge ancora, mentre ascolto la grazia stanca del tuo silenzio, e tu scruti nel­lo straniero una cadenza che riconosci appe­na, ma che è dentro di te... Com'è stato lun­go questo tempo! (Sorpreso) Hai una lacrima ferma nell'incavo dell'occhio. Non lasciarla cadere. Non piangere, Antonella... C'è la mamma... C'è la tua mamma, che piange per noi... Oggi è giorno di festa!...

Amanda                         - (è infatti col volto fra le mani, assen­te, disperata) Non piango perché Antonella è vicina al suo papa. E nemmeno di rimorso, Giovanni! Vorrei che anche le altre potessero trovare il loro posto!...

Allegri                           - (sì alza illuminato e sereno) La mia felicità è qui.

Amanda                         - Ma non posso dividermi!

Allegri                           - E nemmeno puoi pretendere che l'ombra dì un intruso mi rubi un'altra volta la vita!

Antonella                       - Sii buono. Anche la mamma ha sofferto tanto.

Allegri                           - Vorrei poterle perdonare... E non ci riesco.

Antonella                       - Se tu che sei così in alto, non le tendi una mano?!

Allegri                           - E come dovrei farlo, Antonella?!

Antonella                       - È difficile dirlo, papa...

Allegri                           - (dolorosamente sorpreso) Sei la sua complice, anche tu?

Amanda                         - Non essermi così nemico, Gio­vanni!...

Allegri                           - Anche tu, Antonella?

Antonella                       - Non turbare questo incontro, dan­domi la pena di veder piangere mia madre...

Allegri                           - (riprendendosi a un tratto, come se un lampo avesse illuminato la sua tenebra) Allora, per il vostro egoismo io non esisto!

Amanda                         - Che cosa vuoi dire?

Antonella                       - Sei una parte indivisibile di me. Ma anche lei? Chiede la sua pace...

Allegri                           -Voglio tradurre in parole povere la nostra causa, dal momento che il signor av­vocato non è più qui, a riassumerla. La si­tuazione è questa: dopo tanti anni di lonta­nanza, mia moglie è costretta a tornare in Italia, da dove è fuggita un giorno con la mia bambina. (Ad Antonella) Scusa la cru­dezza. Ma poiché non mi difendi, debbo di­fendermi da me...

Amanda                         - Nessuno ti accusa... E se affronto la tua presenza!...

Allegri                           - Credi di avere delle attenuanti?! Lo so. Hai la logica feroce di tutte le donne. Ritieni che il tempo superi ogni cattiva azio­ne; e l'assolve... Giusto.

Amanda                         - Macché assoluzione! Puoi forse di­struggere quello che è stato?

Allegri                           - (persuasivo) Nulla si distrugge...

Antonella                       - (smarrita) E allora, papa?

Allegri                           - Mia moglie è qui. E non sa se io possa, o voglia accoglierla. O respingerla...

Amanda                         - Non si tratta di questo!

Allegri                           - Non essere impaziente!... Ma poiché ha compiuto il sacrosanto miracolo di far prosperare la famiglia, prima dì sapere come io reagirò contro simile inatteso e magnifico privilegio, mi viene incontro, e mi dice: « Quello che è stato è stato: il cimitero è di bronzo e di marmo! ».

Amanda                         - Naturalmente...

Allegri                           - Già!... Pensi che nessun contatto a nessuna conseguenza fisica sono mai deri­vati, da noi, e che, se c'è un vincolo legale che ci tiene, questo vincolo può essere ta­gliato, di comune accordo! Tanto, che padre putativo posso essere?

Amanda                         - Vuoi applicare materialmente il di­ritto di esserlo!

Allegri                           - (imperturbabile) Già. Pensi proprio così: che io voglia mettere nell'imbarazzo la madre di mia figlia! E temi, anche, che io voglia farti scontare il peso di una condanna, che i tribunali potrebbero riconoscerti, con le prove del tradimento!

Amanda                         - E ci pensi ora?

Allegri                           - Potrei anche risponderti che sarebbe stato meglio che tu non fossi tornata sul mio cammino maledetto! Che tu fossi rimasta là, dove il tuo saggio cinismo ti preservava da qualunque dubbio morale e la tua prole cre­sceva secondo le tue norme e la tua espe­rienza. Tanto, avevi già annullato il nostro matrimonio con un arbitrio. L'illegalità era diventata la tua legge! Avevi, forse, bisogno del crisma, che ti mettesse a posto con la coscienza e con gli uomini? Là, no. Ma qui?

Amanda                         - Dovevo immaginarlo!...

Allegri                    - (ironico) ... Ed allora, per il bene di tutti, potrei accettare la magnifica pro­posta! Tanto, mia figlia, finora, mi ha com­patito! ...

Antonella                       - (supplichevole) Papa...

Allegri                           - Diciamo le cose come sono! Mia mo­glie è un'estranea! E l'intruso, amarissimo, sono io! L'ostacolo alla regolarità degli altri, sono io! Ho veduto nel giro degli anni, il ciclo delle notti e dei giorni; il ritmo dei mondi, scivolare nell'infinito! Mi intendo di coordinate celesti, di splendori variabili, di distanze sterminate che separano ogni sistema dell'universo; e non capisco ancora nulla del­la vita: nemmeno della tua! È mai possibile che questo azzeccanuvole del sogno, non si accorga che la stella Venere non passerà più davanti al sole? (Un silenzio lungo) Ed in­vece, no! Scassaluna dice: no, miei cari! Vo­glio valermi dì questo diritto della paternità imposta ed accettata!

Amanda                         - (atterrita) Che cosa vuoi fare?

Allegri                           - È troppo giusto che io raccolga, con te, quello che è tuo, e che avrebbe dovuto essere soltanto nostro!

Amanda                         - Sei impazzito?!... Soltanto ora ti senti padre?

Allegri                           - Vedrai! Inchiodo alla porta di casa la vecchia. Riprendo in pugno la famiglia! Le figliole sono mie?...

Amanda                         - No! No!...

Allegri                           - ... Me' le tengo! C'è chi si adatta senza saperlo! Io mi adatto, perfettamente consapevole! Comando in nome della morale! Il tuo esempio non deve trasformare tre crea­ture ignare, in tre vittime!

Amanda                         - Non lo farai! Non le conosci nem­meno!?

Allegri                           - Le riconosco! Non ti sembra che basti? Soffio a pieni polmoni sul focolare spento. È un miracolo. Guarda: la casa si rianima. La famiglia mi piace. Sentirmi pa­dre mi piace. Per tutto il mio silenzio, si diffonde un richiamo che ho sognato quasi con un desiderio dì agonia... Mi aggrappo a quella voce... Ed ecco che il pastore raccoglie il gregge disperso, ed impone la sua patria potestà...

Lauro                             - (che è entrato un momento prima) Ma non fate il buffone, qui, in casa mia!...

Allegri                           - (ricomponendosi stupito) Mi mera­viglio, che mi abbiate invitato, se siete una persona così rispettabile! Ma questo non ha importanza!... Fermo nei propositi che vi ho esposto, vi faccio i convenevoli d'uso, e corro a dare aria alla mia bicocca, perché possa accogliere gli ospiti improvvisi...

Lauro                             - Che impudenza!...

Allegri                           - La legge, caro signore! Ma la mo­glie non seguirà il marito, che non la vuo­le più...

Amanda                         - E credi dì potermi mettere così, sotto i piedi? Ti caverò gli occhi!...

Allegri                           - Oh, gli occhi! La sola cosa che mi rimane quando voglio guardare il mio cielo?

Lauro                             - Ci sono i tribunali!

Allegri                           - Naturalmente. (Alla moglie) Per que­sto sei liberissima!... Ma le figliole no!

Amanda                         - Vedremo se accetteranno di poltrirti vicino!

Allegri                           - Divideranno la mia miseria e la mia onorabilità, non dubitare!

Lauro                             - Bel concetto dell'onore!

Amanda                         - II primo che piacerà loro, te le por­terà via, per fortuna!...

Allegri                           - Questo è umano. Sono avvertito!

Amanda                         - Però, non ti dico quello che saresti, quello che sei!

Allegri                           - Se le hai fatte crescere nel quotidiano disprezzo del padre, non puoi parlare altrimenti. Senza volerlo, sei stata anche più spietata. Credevi di uccidermi, ed ero già morto...

Lauro                             - (intervenendo fra i due) Ogni discus­sione è inutile... È una scena così disgustosa!

Allegri                           - Con licenza di lor signori, allora! Si esce di qui? (Raccoglie tranquillamente la cassetta del suo telescopio, si avvia. Giunto alla soglia si volta)

Antonella                       - (ha un grido di richiamo suppliche­vole fra le lacrime) Perché fai cosi, papa?

Allegri                           - (tranquillo) Vieni, Antonella. (Le tende una mano, afferra quella di lei) Accom­pagnami. (Un silenzio) Non vuoi?

Antonella                       - (suo malgrado lo segue)

Amanda                         - (inchiodata contro il muro, come aves­se vergogna, sì nasconde il volto fra le mani ed è immobile)

Lauro                             - (allarga le braccia, non c'è più niente da fare per ora: come se dicesse « che cosa volete? È così! ») Tornerà!...

Fine del primo tempo

ATTO SECONDO

(In casa di Scassaluna. Una terrazza rustica piena di fiorì, dalla quale si domina l'immen­sa distesa della città, al quinto piano di un fabbricato popolare. È una sera calma, d'esta­te, piena di stelle e di silenzio. A destra si entra nelle camere)

Allegri                           - (è appoggiato, quasi seduto sulla ba­laustra ed intento ad accordare la chitarra) Maria (gli è vicina, ai piedi, su di uno sgabello basso)

Allegri                           - Che cosa vuoi che ti canti?

Maria                             - La canzone più bella che sai.

Allegri                           - Uhm! Tutte le canzoni diventano belle, quassù.

Maria                             - Guarda quella stella! Com'è vicina!

Allegri                           - Venere! Non guardarla troppo. Non potrei regalartela... Beh, senti questa... (In­comincia a cantare e Maria lo segue) La sai anche tu? Cambio musica.

Maria                             - Io so tutte le canzoni...

Allegri                           - Chi te l'ha insegnate?

Maria                             - Nessuno. Mi sembra di averle sempre conosciute.

Allegri                    - Allora non canto più. E tu mi racconti. Per esempio: che cosa facevi, una del­le tante sere, come questa, a New York?

Maria                             - Chi sa?

Allegri                           - Non ti ricordi?

Maria                             - Forse, ero affacciata alla finestra del nostro quarantesimo piano. Antonella e Luisa erano andate al cinematografo con mam­mà. Io avevo chiuso la radio. E guardavo le nuvole, mentre quella brontolona della no­stra governante veniva ogni cinque minuti a dirmi: signorina, è ora di andare a letto... signorina, è già tardi...

Allegri                    - E qui non te lo dice più nessuno « signorina »! Ma non pensavi che quasi nello stesso momento... No. Con un ritardo di qualche ora... avevo piantato anch'io il mio cannocchiale, e cercavo…. Dio sa che cosa cercavo?! Mentre tu non sapevi nemme­no che io esistessi! E forse, lassù, lo sguardo di Scassaluna si fondeva col tuo!

Maria                             - (quasi offesa) Oh, ma perché ti chia­mano così?

Allegri                           - Che nome buffo, vero? Hanno con­taminato anche il mio sogno! Ma tu' non puoi capire...

Maria                             - Ti capisco invece! E mi piace quando mi parli come a una persona grande.

Allegri                           - Ti piace?! (riprendendosi) Beh, se non vuoi più che canti!?

Maria                             - Voglio che tu mi dica... che cosa cer­cavi nel cielo?

Allegri                           - Di decifrare i mondi, per compren­dere gli uomini!

Marta                             - (con aria d'importanza) Che cosa dif­ficile!!

Allegri                           - Hai ragione. Guardavo lassù, e pen­savo: forse un altro astronomo da strapazzo, un imbroglione come me, mi fissa da un astro qualunque. Al punto d'incontro dei nostri sguardi, che cosa ci sarà? Nulla. Il vuoto. E allora, perche affaticarsi? Per vivere? Eh, sì! Preferivo andarmene di paese in paese; di piazza in piazza., in traccia di clienti, che fossero poeti o scimuniti, e per una lira, ed anche meno, volessero scrutare il mio mondo innocente. Coloro che non riuscivano a ve­dere quello che immaginavano, si credevano traditi dalla fantasia. No - dicevo - mette­teci un po' di buona volontà! Figuratevi che dove vedete quel polverio d'argento ci sia davvero un altro mondo, con le sue città, le sue strade, i suoi abitanti...

Maria                             - E le sue guerre?

Allegri                           - Anche.

Maria                             - (squisitamente ingenua) Allora è come se fossimo qui!?

Allegri                           - Erano dei bambini, che pensavano come te. Qualcuno rispondeva: che cos'im­porta, se Venere raggiunge uno splendore eguale sei volte a quello di Giove, e quin­dici volte a quello di Sirio, che è la stella più luminosa? Non si potrebbe trovare il mio paese? Ho capito, benedetto zotico! Tu vuoi vedere chi entra e chi esce da casa tua? Sta' tranquillo. Cappuccetto rosso è fedele... E nessun Orco la minaccia.

Maria                             - Ora hai l'aria di raccontarmi una fa­vola?!

Allegri                           - Tutto può sembrare una favola, ca­ra. Anche che tu sia qui, mentre appena due mesi fa, correvi per le vie di Broklin, ed io, con la mia aria scanzonata, mi sforzavo di far vedere ai curiosi più creduli, la luna con la sua faccia di lepre...

Maria                             - (sorpresa, sorridente) Oh, di lepre?!

Allegri                           - Come hanno creduto di vederla fin dalla più remota antichità: o con la faccia di coniglio, o di volpe, o di ranocchia...

Maria                             - E che altro?

Allegri                           - Tutto quello che la fantasia popo­lare credeva di scoprire nel suo disco di luce cinerea: Adamo ed Eva, Caino, il volto della Madonna, Marco Aurelio, Marcolfo, Bertol­do!...

Maria                             - Uh! quanta gente per una luna sola! E che faccia ha, ora?

Allegri                           - Un momento: quella di una bambi­na che, forse, non mi vuole abbastanza be­ne. E si chiama come te...

Maria                             - (scherzosa, infantile) Bugiardo! Bugiardone!

Allegri                           - Allora, tu non mi disprezzi?

Maria                             - Io no...

Allegri                           - Sei la sola. Le tue sorelle mi guar­dano dall'alto in basso. Potrei, davvero, por­tar loro un diadema di stelle, e lo gettereb­bero nella spazzatura. Come se fosse falso! Tua madre...

Maria                             - Ha tanto dispiacere...

Allegri                    - Sì. Va bene. Ed io, non ne ho? Tutti ne abbiamo. Rido e piango. Perché penso che, quando avrò esaurito le mie pic­cole economie, la nidiata che non troverà più il becchime, volerà come un branco di passeri. Eh, intanto, Antonella ha voluto il pianoforte. Si sa: anche preso in affitto, per me è un lusso... Luisa, ha bisogno di tante piccole cose... Sono esigenti le signorine!... Abituate ad essere contentate in tutto, se ne ridono del genitore povero. E forse pen­sano: « va là, che non aspetteremo di esse­re maggiorenni, per andarcene dalla tua sor­da spelonca »... Così, un giorno, una scappa da una parte. Un'altra corre da quell'avvo­cato del malanno! Io mi dispero. Loro con­tinuano a ridere. E mi fanno correre a de­stra e a sinistra... Quando, per amore o per forza, rientrano a casa, e non ho il coraggio nemmeno di rimproverarle, debbo subire la loro rassegnata degnazione. Servirle. Quasi chiedere scusa. Mentre, sai?, mi sto assas­sinando ?!...

Maria                             - Passerà, povero Giovanni. Sii buono. Lo so che ti fanno soffrire...

Allegri                           - Lo fanno apposta, eh? Credono di rendermi la vita impossibile, « Questo non mi piace! » Quest'altro: a ohibò!... » Fuma­no un capitale di sigarette al giorno... Men­tre io... puzzo di pipa, tre miglia lontano... (esitando) Dimmi la verità: è tua madre che le mette contro di me?

Maria                             - No!... Questo no...

Allegri                           - Viene fin qui a vedervi quando io non ci sono. Se. dovesse stare ai patti, sol­tanto due volte al mese, invece! o attendere che vi accompagnassi da lei. Sa che la sera me ne vado in giro, per il mio lavoro. Ne approfitta. Sfido!. . Non è così?... E quell'altro? Con la scusa che è il suo legale?!... Non dovrei dirti certe cose?! Solo con te, che sei ragionevole, si può parlare... quan­do non viene un nodo alla gola! Ma allora, non so più nemmeno cantare, come ti pia­ce... (Ricomincia a cantare, ma non può)

Maria                             - No. Non cosi. Mi fai male... Bisogna aver pazienza.

Allegri                           - Ne ho avuta tanta, Maria!...

Antonella                       - (compare sulla soglia) Papa. C'è qui un certo Signor Magistretti.

Allegri                           - Che venga, che venga!

Antonella                       - (via)

Maria                             - Vuoi che ti lasciamo?

Allegri                           - Un momento solo. Poi torni. (Ma­ria esce)

Magistretti                     - (entra) Si può, signor Allegri?

Allegri                           - Avanti. In questo paradiso c'è po­sto per tutti. Vi aspettavo.

Magistretti                     - Come va? Buona sera. Scusate se vengo cosi tardi...

Allegri                           - Come volete che vada? In qualche modo. Si naviga. Contro corrente! Che c'è di nuovo?

Magistretti                     - (con aria di grande mistero) Ho trovato il compratore. E c'è il posto!...

Allegri                           - Davvero?

Magistretti                     - (alzando la voce) Un'occasiono unica: ventimila...

Allegri                           - Non parlate cosi forte!

Magistretti                     - Se volete venire, sì stende il contratto...

Allegri                           - Quando?

Magistretti                     - Anche subito.

Allegri                           - (dopo una lunghissima esitazione) E poi?

Magistretti                     - Siete già perplesso?

Allegri                           - Mi sembra che quando dovrò divi­dermi dal mio cannocchiale, canterò come Colline l'aria della vecchia zimarra. E mi metterò a piangere.

Magistretti                     - Ma il professore vi prende al Planetario. Con me. Come assistente!

Allegri                           - (crollando la testa) E non rimedie­rò a nulla, Magistretti! Non servirà a nulla! Rinunzierò alla mia libertà, al mio spirito d'avventura, per nulla!

Magistretti                     - Se siete pentito!? C'è ancora tempo a disdire...

Allegri                           - (atterrito da questa possibilità) No! No! Prendo un po' di fiato. Un mese di re­spiro. Pago i debiti più urgenti. Intanto si tira avanti... Hanno tanti bisogni queste figliole 1

Magistretti                     - E’ la vostra fissazione, Allegri. E forse, la vostra pazzia. Lasciatemelo dire.

Allegri                           - Ognuno ha la sua croce!... Sapete tutto di me. Siete la sola persona con la quale oso confidarmi... Che vita! ... Ogni giorno un'altra preoccupazione ed un pro­blema nuovo da risolvere! La moltiplica­zione dei pani e dei pesci...

Magistretti                     - (quasi rimproverandolo) Non avete voluto darmi ascolto... E dicevate di essere un filosofo...

Allegri                           - Sì: un matto che si lambicca tutta la vita perche da morto si parli di lui!?... Se avessi potuto ragionare!? Mi rendo con­to anch'io, di questa demenza dolce alla quale non posso sottrarmi. £; più forte di me... Mi tormentano... Mi tormento. Per loro c'è più curiosità, che interesse... Una curiosità quasi ostile... Eppure hanno col­mato un vuoto: ho il cuore gonfio...

Magistretti                     - Lo so...

Allegri                           - Tutta questa giovinezza, che mi ri­scalda , a un tratto! Quando rientro, ogni sera, ho la sensazione di trovare la casa vuota. Passo la soglia con uno stringimento d'animo. Chiamo: Antonella! Maria! Aspet­to col cuore in gola. Quando mi rispondo­no, è come se un macigno mi scendesse dal petto... vedete, che pover'uomo sono?

Magistretti                     - Ma non potrete andare avanti così!...

Allegri                           - Penso sempre che un giorno o l'al­tro qualche cosa mi salverà da questo ran­core della vita, che si accumula... ed ho un senso di comprensione... anche per lei. Per tutti... se sapeste come fa bene riscaldarsi l'anima di tenerezza!

Magistretti                     - Sì. Bellissime cose... Ma...

Allegri                           - Guardate: quante p;ante ho com­prato! Per loro! Non era mai entrato un fio­re su questo terrazzo... Anche nella mia so­litudine non era mai entrato un fiore... Ed ora? È tutto un profumo.

Magistretti                     - È tutta una spina! Lasciateli a chi può, questi lussi!... Intanto, dovete ven­dere il vostro cannocchiale. Era la vostra sola ricchezza... Ed io vi aiuto a spogliar­vi!... Ho perfino rimorso.

Allegri                           - Ssss! Parlate piano... Che importa? Non vi pentirete mica!? Se il professore mi assume al Planetario?! Allora, mi organizzerò!... Vedrete, come mi organizzerò... Non più vita randagia...

Magistretti                     - (compassionevole) Settecento lire al mese! Che bazza!

Allegri                           - Ho dato fondo alle 'mie economie'.1 Non erano molte. Sono andate come un pu­gno di rena. (Apre la mano come se la ma­cinasse) Così...

Magistretti                     - Vedete! È l'impostazione sba­gliata, che è necessario correggere!

Allegri                           - Non bisogna pensare all'indomani... Oggi... Soltanto questo ha valore.

Magistretti                     - Non guarirete più!

Allegri                           - Se questa è la mia condanna! (Un silenzio) Volete che andiamo intanto? Non c'è tempo da perdere.

Magistretti                     - Andiamo pure.

Allegri                           - (chiamando) Figliole! Vi cedo il po­sto al fresco! (A Magistretti) Debbo pren­dere lo strumento?

Magistretti                     - Ma si!...

Antonella                       - (dalla porta) Vai fuori?

Maria                             - (compare dietro Antonella) Buona notte! ...

Allegri                           - E Luisa dov'è?

Antonella                       - (venendo avanti) Di là.

Allegri                           - Chiamala. E accendi un po' la luce. Arrivederci.

Maria                             - Arrivederci...

Magistretti                     - Buona sera.

Allegri                           - Cercate di essere savie, se possibile! Non andate a letto troppo tardi!   - (Via),

Antonella                       - (gira la chiavetta della luce elet­trica, si fa una luce raccolta, bluastra) .. La vuoi chiamare?

Maria                             - (chiamando) Luisa (Si sente il rumo­re di una porta che sbatte)

Antonella                       - Non verrà. Ha i nervi. Ha sem­pre ì nervi.

Maria                             - (chiamando ancora) Luisa! Perché non vieni?

Luisa                              - (di cattivo umore, si affaccia finalmen­te) Che c'è?

Antonella                       - Sta' qui un poco con noi. Ci la­sci sempre sole!

Luisa                              - Aspettavo che se ne fosse andato!... (Accende una sigaretta. Ne fuma una dopo l'altra, nervosamente)

Antonella                       - Allora puoi sederti... Finiscila!

Maria                             - Che occhi rossi!

Antonella                       - Hai pianto?

Luisa                       - Di rabbia.

Antonella                       - Va là che il tuo Fiorello ti pen­sa! (Accarezzandola) Ora poi, viene la mamma. E ti trova così. (Con intenzione) Né lei né Fiorello vorrebbero vederti in questo modo.

Luisa                              - Non so più nemmeno se esista! Credi che esista? E la mamma? Ci portasse via, una buona volta!?

Maria                             - Se non può!?...

Luisa                              - Un cantuccio per nasconderci, si può trovare dovunque! Invece siamo sulla bocca di tutto il vicinato: la favola delle tre sorelle.

Antonella                       - Siamo nate sotto una pessima stella!

Luisa                              - Sì? Parla anche tu come Scassaluna!..

Antonella                       - Non è colpa nostra!...

Maria                             - Che cosa ci guadagni a farti cattivo sangue?

Luisa                              - Mi sembra d'essere in prigione! Senti? Se ti curvi un poco, il rumore della città arriva fin quassù. Un'eco. Mentre tre mesi or sono... Prima di partire...

Antonella                       - Perché vuoi crucciarti? Siamo al nostro paese. È così bello!...

Luisa                              - Che ne sappiamo? Ci giunge il respiro indistinto delle strade, nella notte. Forse nell’andarsene, il genitore, ha chiuso la porta a chiave... E non possiamo neanche scendere

Maria                             - Scenderemo domani col sole...

Luisa                              - A incominciare un altro giorno inu­tile!

Antonella                       - Bisogna sempre attendere... Ora smetti un po' di fumare, Luisa! Ti fa male. Dirò a Gherardo di non portarti più siga­rette...

Luisa                              - (alza le spalle) Bella saggezza! Tutto è insopportabile. La terrazza sui tetti e la casa che sembra un accampamento. (A Ma­ria) Tu, già, non puoi lamentarti tu... Che cosa, ti manca? Hai perfino la serenata al quinto piano!

Maria                             - Poveretto! Non sa più che cosa ten­tare per non perderci. È una pena...

Luisa                              - Che ci abbandoni al nostro destino!

Antonella                       - E forse non vuole. Lo sai con che cuore ci lascia, la sera? E come deve portare il peso della sua miseria, che credi stupida e onorevole?

Luisa                       - Bel modo di guadagnarsi la vita! Pianta un cannocchiale, in mezzo a una piazza, quando è bel tempo. E aspetta i gonzi che lo foraggino I Gira per i caffè del­la periferia, quando piove. Con questa chi­tarra scordata che non diverte più, nemme­no le serve!... (Prende la chitarra in malo modo, come per gettarla fuori dalla ter­razza) .

Maria                             - Che cosa fai?

Luisa                       - Va là, che non te la sciupo!

Antonella                       - A modo suo, è una vittima della famiglia. Lo rimproveri per questo?

Luisa                              - I suoi sacrifici sono sacrifici per ri­dere!...

Maria                             - Perché non li conosci!...

Antonella                       - Ma si: li vede anche lei! Li ve­diamo tutti...

Luisa                              - Mi fanno rabbia!

 Maria                            - A me compassione!

Luisa                              - Non eravamo abituate a questa vita miserabile! Soffitta e chiaro di luna! Spor­cizia e piatti da lavare!

Antonella                       - E luì che li asciuga per tenerci compagnia!

Luisa                              - Ed ho 'rancore, vedi? anche per voi, che siete così deboli!

Antonella                       - Ti sei montata la testa. Per vi­vere, è necessario un po' d'umiltà. Diventi sempre più eccitata!

Luisa                              - Gli farei del male se potessi!

Antonella                       - Per questo?! Non ti lasci sfug­gire l'occasione per mortificarlo...

Luisa                              - Ti dispiace? Non posso vendicarmi in altro modo... (Da una pizzicata alla chitar­ra finché una corda si rompe)

Maria                             - Ecco. Hai rotto una corda. L'hai fatto apposta! Cattiva!... Da' qui. (E le toglie la chitarra dalla mano)

Luisa                              - Oh tigretta!... Vuoi graffiarmi?... (Si sente un campanello squillare, prima timi­damente, poi più forte) Questa è la mam­ma! (Si fanno tutte verso la porta e scom­paiono per un momento, per tornare con Amanda, carica di pacchetti, sorridente, beata)

Amanda                         - Ah, bambine! Mi soffocate. Come va? Come va?

Antonella                       - (parlando tutte insieme) Mani­metta!

Luisa                              - Come sei bella!

Maria                             - Dammi un bacio!

Amanda                         - Una alla volta! Liberatemi prima da questi impicci... Ecco: profumi. Sigaret­te. Tre abitini da sera che sono un amore... Gli ultimi biscotti che abbiamo portato con noi... Thè per Luisa... Dischi del grammo­fono... C'è tutto?

Luisa                              - Ci sei tu! (Accennando alla scatola degli abiti) Andiamo a provarli? Muoio dal­la voglia di vederli.

Amanda                         - Se vuoi... Ma c'è tempo, cara!...

Luisa                              - Saranno così sciupati, per questa ter­razza! Qui bastano gli stracci di Ceneren­tola!

Amanda                         - Domani sera vi conduco a teatro...

Luisa                              - Allora vado a provarlo davvero! Ci vieni a prendere? Speriamo che non piova... Se piove non esco!... Ed io non posso met­tere le scarpine d'argento!

Amanda                         - Vi aspetterò, con Gherardo, alla porta di strada, va bene?

Luisa                              - Che gioia! Torno subito! (Prende il pacco ed entra)

Amanda                         - (ad Antonella) Ora, la mia don­nina mi racconta. Che cosa avete fatto oggi?

Antonella                       - Ma la solita vita, mamma...

Amanda                         - Non cambia mai, eh? E tu, Maria? Non mi dici niente? Sei la più serena... (Ac­carezzandola) Però, non piaci pettinata co­sì... Bisognerà che ti porti da] parrucchie­re... E dalla manicure...

Antonella                       - Meglio di no. Dopo, fa mille do­mande. Sospetta di tutto...

Maria                             - Non posso accarezzarti lo stesso, mam­mina?

Antonella                       - (accennando a Maria) È la sua grande confidente, sai?

Amanda                         - Debbo esserne gelosa?

Maria                             - Ascolto le sue malinconie...

Antonella                       - Canta per lei. Figurati che stan­no delle ore a guardare il cielo, e parlano dì costellazione e di canzonette napoleta­ne... La chitarra invece della radio...

Amanda                         - Non ti convertirà mica?

Maria                             - (con accento di rimprovero) Anto­nella!

Antonella                       - Innaffiano i fiori; quasi come Luisa faceva con Fiorello a New York...

Maria                             - (c. s.) Antonella! Non voglio!

Amanda                         - E che male c'è? (Commossa) La mamma è lontana... Devi riempire in qual­che modo le tue giornate! E se non hai più le sue carezze, bisogna trovarne delle altre, non è vero?

Maria                             - (ha nascosto il viso sulle spalle di sua madre)

Amanda                         - Però... non esagerare... se no, la mamma piange... piccola mia.

Antonella                       - Non deve piangere! Rinunzierò alla mia libertà, al mio spirito d'avventura, per nulla!

Magi stretti                    - Se siete pentito!? C'è ancora tempo a disdire...

Allegri                           - (atterrito da questa possibilità) No! No! Prendo un po' di fiato. Un mese di re­spiro. Pago i debiti più urgenti. Intanto si tira avanti... Hanno tanti bisogni queste figliole!

Magistretti                     - È la vostra fissazione, Allegri. E forse, la vostra pazzia. Lasciatemelo dire.

Allegri                           - Ognuno ha la sua croce!... Sapete tutto di me. Siete la sola persona con la quale oso confidarmi... Che vita!... Ogni giorno un'altra preoccupazione ed un pro­blema nuovo da risolvere! La moltiplica­zione dei pani e dei pesci...

Magistretti                     - (quasi rimproverandolo) Non avete voluto darmi ascolto... E dicevate di essere un filosofo...

Allegri                           - Sì: un matto che si lambicca tutta la vita perché da morto si parli di lui!?... Se avessi potuto ragionare!? Mi rendo con­to anch'io, di questa demenza dolce alla quale non posso sottrarmi. È più forte di me... Mi tormentano... Mi tormento. Per loro c'è più curiosità, che interesse... Una curiosità quasi ostile... Eppure hanno col­mato un vuoto: ho il cuore gonfio...

Magistretti                     - Lo so...

Allegri                           - Tutta questa giovinezza, che mi ri­scalda, a un tratto! Quando rientro, ogni sera, ho la sensazione di trovare la casa vuota. Passo la soglia con uno stringimento d'animo. Chiamo: Antonella! Maria! Aspet­to col cuore in gola. Quando mi rispondo-no, è come se un macigno mi scendesse dal petto... vedete, che pover'uomo sono?

Magistretti                     - Ma non potrete andare avanti così!...

Allegri                           - Penso sempre che un giorno o l'al­tro qualche cosa mi salverà da questo ran­core della vita, che si accumula... ed ho un senso di comprensione... anche per lei. Per tutti... se sapeste come fa bene riscaldarsi l'anima di tenerezza!

Magistretti                     - Si. Bellissime cose... Ma...

Allegri                           - Guardate: quante piante ho com­prato! Per loro! Non era mai entrato un fio­re su questo terrazzo... Anche nella mia so­litudine non era mai entrato un fiore... Ed ora? È tutto un profumo.

Magistretti                     - È tutta una spina! Lasciateli a chi può, questi lussi!... Intanto, dovete ven­dere il vostro cannocchiale. Era la vostra sola ricchezza... Ed ;o vi aiuto a spogliar­vi!... Ho perfino rimorso.

Allegri                           - Ssss! Parlate piano... Che importa? Non vi pentirete mica!? Se il professore mi assume al Planetario?! Allora, mi organiz­zerò!... Vedrete, come mi organizzerò... Non più vita randagia...

Magistretti                     - (compassionevole) Settecento lire al mese! Che bazza!

Allegri                           - Ho dato fondo alle 'mie economie'. Non erano molte. Sono andate come un pu­gno di rena. (Apre la mano come se la ma­cinasse) Così...

Magistretti                     - Vedete! È l'impostazione sba­gliata, che è necessario correggere!

Allegri                           - Non bisogna pensare all'indomani... Oggi... Soltanto questo ha valore.

Magistretti                     - Non guarirete più!

Allegri                           - Se questa è la mia condanna! (Un silenzio) Volete che andiamo intanto? Non c'è tempo da perdere.

Magistretti                     - Andiamo pure.

Allegri                           - (chiamando) Figliole! Vi cedo il po­sto al fresco! (A Magistretti) Debbo pren­dere lo strumento?

Magistretti                     - Ma si!...

Antonella                       - (dalla porta) Vai fuori?

Maria                             - (compare dietro Antonella) Buona notte! ...

Allegri                           - E Luisa dov'è?

Antonella                       - (venendo avanti) Di là.

Allegri                           - Chiamala. E accendi un po' la luce. Arrivederci.

Maria                             - Arrivederci...

Magistretti                     - Buona sera.

 Alleggi                          - Cercate dì essere savie, se possibile! Non andate a letto troppo tardi! (Via)

Antonella                       - (gira la chiavetta della luce elet­trica, si fa una luce raccolta, bluastra) La vuoi chiamare?

Maria                             - (chiamando) Luisa! (Si sente il rumo­re di una porta che sbatte)

Antonella                       - Non verrà. Ha i nervi. Ha sem­pre i nervi.

Maria                             - (chiamando ancora) Luisa! Perché non vieni?

Luisa                              - (di cattivo umore, si affaccia finalmen­te) Che c'è?

Antonella                       - Sta1 qui un poco con noi. Ci la­sci sempre sole!

Luisa                              - Aspettavo che se ne fosse andato!... (Accende una sigaretta. Ne fuma una dopo l'altra, nervosamente)

Antonella                       - Allora puoi sederti... Finiscila!

Maria                             - Che occhi rossi!

Antonella                       - Hai pianto?

Luisa                       - Di rabbia.

Antonella                       - Va là che il tuo Fiorello ti pen­sa! (Accarezzandola) Ora poi, viene la mamma. E ti trova cosi. (Con intenzione) Né lei né Fiorello vorrebbero vederti in questo modo.

Luisa                              - Non so più nemmeno se esista! Credi che esista? E la mamma? Ci portasse via, una buona volta!?

Maria                             - Se non può!?...

Luisa                              - Un cantuccio per nasconderci, si può trovare dovunque! Invece siamo sulla bocca di tutto il vicinato: la favola delle tre sorelle.

Antonella                       - Siamo nate sotto una pessima stella!

Luisa                              - Sì? Parla anche tu come Scassaluna!..

Antonella                       - Non è colpa nostra!...

Maria                             - Che cosa ci guadagni a farti cattivo sangue?

Luisa                              - Mi sembra d'essere in prigione! Senti? Se ti curvi un poco, il rumore della città arriva fin quassù. Un'eco. Mentre tre mesi or sono... Prima di partire...

Antonella                       - Perché vuoi crucciarti? Siamo al nostro paese. È così bello!...

Luisa                              - Che ne sappiamo? Ci giunge il respiro indistinto delle strade, nella notte. Forse nell'andarsene, il genitore, ha chiuso la por­ta a chiave... E non possiamo neanche scendere....

Maria                             - Scenderemo domani col sole...

Luisa                              - A incominciare un altro giorno inu­tile!

Antonella                       - Bisogna sempre attendere... Ora smetti un po' di fumare, Luisa! Ti fa male. Dirò a Gherardo di non portarti più siga­rette...

Luisa                              - (alza le spalle) Bella saggezza! Tutto è insopportabile. La terrazza sui tetti e la casa che sembra un accampamento. (A Ma­ria) Tu, già, non puoi lamentarti tu... Che cosa ti manca? Hai perfino la serenata al quinto piano!

Maria                             - Poveretto! Non sa più che cosa ten­tare per non perderci. È una pena...

Luisa                              - Che ci abbandoni al nostro destino!

Antonella                       - E forse non vuole. Lo sai con che cuore ci lascia, la sera? E come deve portare il peso della sua miseria, che credi stupida e onorevole?

Luisa                       - Bel modo di guadagnarsi la vita! Pianta un cannocchiale, in mezzo a una piazza, quando è bel tempo. E aspetta i gonzi che lo foraggino! Gira per i caffè del­la periferia, quando piove. Con questa chi­tarra scordata che non diverte più, nemme­no le serve!... (Prende la chitarra in molo modo, come per gettarla fuori dalla ter­razza) .

Maria                             - Che cosa fai?

Luisa                       - Va là, che non te la sciupo!

Antonella                       - A modo suo, è una vittima della famiglia. Lo rimproveri per questo?

Luisa                              - I suoi sacrifici sono sacrifici per ri­dere!...

Maria                             - Perché non li conosci!...

Antonella                       - Ma sì: li vede anche lei! Li ve­diamo tutti...

Luisa                              - Mi fanno rabbia!

 Maria                            - A me compassione!

Luisa                              - Non eravamo abituate a questa vita, miserabile! Soffitta e chiaro di luna! Spor­cizia e piatti da lavare!

Antonella                       - E lui che li asciuga per tenerci compagnia!

Luisa                              - Ed ho 'rancore, vedi? anche per voi, che siete così deboli!

Antonella                       - Ti sei montata la testa. Per vi­vere, è necessario un po' d'umiltà. Diventi sempre più eccitata!

Luisa                              - Gli farei del male se potessi!

Antonella                       - Per questo?! Non ti lasci sfug­gire l'occasione per mortificarlo...

Luisa                              - Ti dispiace? Non posso vendicarmi in altro modo... (Da una pizzicata alla chitar­ra finché una corda si rompe)

Maria                             - Ecco. Hai rotto una corda. L'hai fatto apposta! Cattiva!... Da' qui. (E le toglie la chitarra dalla mano)

Luisa                              - Oh tigretta!... Vuoi graffiarmi?... (Si sente un campanello squillare, prima timi­damente, poi più forte) Questa è la mam­ma! (Si fanno tutte verso la porta e scom­paiono per un momento, per tornare con Amanda, carica di pacchetti, sorridente, beata)

Amanda                         - Ah, bambine! Mi soffocate. Come va? Come va?

Antonella                       - (parlando tutte insieme) Mani­metta!

Luisa                              - Come sei bella!

Maria                             - Dammi un bacio!

Amanda                         - Una alla voltai Liberatemi prima da questi impicci... Ecco: profumi. Sigaret­te. Tre abitini da sera che sono un amore... Gli ultimi biscotti che abbiamo portato con noi... Thè per Luisa... Dischi del grammo­fono... C'è tutto?

Luisa                              - Ci sei tu! (Accennando alla scatola degli abiti) Andiamo a provarli? Muoio dal­la voglia di vederli.

Amanda                         - Se vuoi... Ma c'è tempo, cara! ...

Luisa                              - Saranno così sciupati, per questa ter­razza! Qui bastano gli stracci di Ceneren­tola!

Amanda                         - Domani sera vi conduco a teatro...

Luisa                              - Allora vado a provarlo davvero! Ci vieni a prendere? Speriamo che non piova... Se piove non esco!... Ed io non posso met­tere le scarpine d'argento!

Amanda                         - V: aspetterò, con Gherardo, alla porta di strada, va bene?

Luisa                              - Che gioia! Torno subito! (Prende il pacco ed entra)

Amanda                         - (ad Antonella) Ora, la mia don­nina mi racconta. Che cosa avete fatto oggi?

Antonella                       - Ma la solita vita, mamma...

Amanda                         - Non cambia mai, eh? E tu, Maria? Non mi dici niente? Sei la più serena... (Ac­carezzandola) Però, non piaci pettinata co­si... Bisognerà che ti porti dal parrucchie­re... E dalla manicure...

Antonella                       - Meglio di no. Dopo, fa mille do­mande. Sospetta di tutto...

Maria                             - Non posso accarezzarti lo stesso, mam­mina?

Antonella                       - (accennando a Maria) È la sua grande confidente, sai?

Amanda                         - Debbo esserne gelosa?

Maria                             - Ascolto le sue malinconie...

Antonella                       - Canta per lei. Figurati che stan­no delle ore a guardare il cielo, e parlano di costellazione e di canzonette napoleta­ne... La chitarra invece della radio...

Amanda                         - Non ti convertirà mica?

Maria                             - (con accento di rimprovero) Anto­nella!

Antonella                       - Innaffiano i fiori; quasi come Luisa faceva con Fiorello a New York...

Maria                             - (c. s.) Antonella! Non voglio!

Amanda                         - E che male c'è? (Commossa) La mamma è lontana... Devi riempire in qual­che modo le tue giornate! E se non hai più le sue carezze, bisogna trovarne delle altre, non è vero?

Maria                             - (ha nascosto il viso sulle spalle di sua madre)

Amanda                         - Però... non esagerare... se no, la mamma piange... piccola mia.

Antonella                       - Non deve piangere!

Amanda                         - La mamma che pensa a tatti i vo­stri piccoli desideri e ad ogni momento del giorno si chiede: che cosa faranno le mie bambine, a quest'ora? Pensano un poco a lei... o la dimenticano?

Antonella                       - Oh! questo è impossibile!

Maria                             - Manimetta, manimetta.

La voce di Luisa            - Guarda un po' chi c'è!

Maria                             - (si stacca da sua madre)

Amanda                  - Chi c'è?

Luisa                              - (ricompare. Indossa l'abito nuovo ed è a braccio di Lauro)

Antonella                       - (con un grido di gioia) Gherardo!

Luisa                              - Arriva la principessa, col suo ultimo pretendente. Ammiratela!

Antonella                       - Sei salito anche tu?

Amanda                         - (a Luisa) Magnifica! Che prima­vera!

Lauro                             - La figlia della primavera.

Antonella                       - Un amore. Voltati.

Luisa                              - (abbandona il braccio di Lauro. Si gira)

Lauro                             - Non debbo perdere nulla di questa ammirazione.

Antonella                       - Proprio una bellezza!...

Lauro                             - La mamma tardava. Segno che c'è via libera... Ho fatto bene a salire?

Luisa                              - Benissimo. Hai proprio indovinato. Ti piaccio?

Lauro                      - Eh? un po'. Un po' troppo.

Amanda                         - Ho dovuto consolarle. Tutte le vol­te è cosi. S'incomincia col sorridere. E si finisce per piangere insieme...

Lauro                             - Queste donne! Queste donne! che hanno sempre le lacrimucce a fior di pelle! E tu. Maria, non mi dici nulla? Un bacio, piccolo, qui. Sei tu che fai piangere la mamma?

Maria                             - (eseguisce) Oh, no!...

Amanda                         - È questo nodo che ci stringe tutti, che bisognerebbe tagliare.

Antonella                       - Perche affliggere anche lui, con le nostre lamentele?

Lauro                             - (conciliante) Lo taglieremo! Lo taglieremo!

Amanda                         - Ma decidersi una buona volta!

Lauro                             - Se dipendesse soltanto da me, l'avrei già fatto!

Amanda                         - Non si può continuare a sentirsi strette nelle sue mani, a cui non sì può re­sistere!... Le marionette alle quali tira i fili della sua commedia...

Lauro                             - Finché potrà...

Amanda                         - E in fondo non posso nemmeno odiarlo. Per quanto grande sia il mio risen­timento, mi sembra che rappresenti un sen­so di giustizia fatale. È il più forte.

Lauro                             - Così lo abbiamo creduto noi! È stato il nostro errore. Dovevamo ignorarlo. Cor­rere il rischio!

Amanda                         - Tutti i rischi!

Lauro                             - E non ci troveremmo cosi!

Luisa                              - Portaci via, mamma, Portaci via!...

Amanda                         - Sono pronta a tutto, Luisa. Ma lui ci perseguiterà, come ha fatto fino ad ora! Verrà a tormentarci con la sua presenza che è come l'ombra sorda di un rimorso, irragio­nevole, opponendo ad ogni proposta il muro della sua volontà testarda (Rivolgendosi a Lauro) Anche l'uomo della legge non trova più scappatoie!... Ed io non so più cosa fare! ...

Lauro                             - Ho esaurito tutti i mezzi, Incrolla­bile. (Pausa. Alle ragazze) Vi tratta male almeno?

                                      - Neanche per sogno. Già. Ci opprime di cortesie...

Iakia                       - Si fa in quattro per cercare di ac­contentarci!..,

Lauro                             - E allora, questo consiglio di fami­glia, a che serve? Ho provato a convincer­lo con. la persuasione, con la minaccia, con le lusinghe... Resiste. Ho adoperato la ma­niera forte... Resiste lo stesso. Non posso, poi, esagerare. Ad ogni obiezione, risponde: Le figliole sono mie, me le tengo. Quan­do non ne potrò più dì rinunzie e di fame, mi toglierò di mezzo. Allora, soltanto allo­ra, ve le riprenderete!.., manda           - Ed è possibile permettere una cosa simile? (Alle figlie) Avete bisogno di tutto!...

Antonella                       - Mamma, non ci manca nulla. Non preoccuparti...

Maria                             - Ti ha noleggiato persino il pianofor­te. Siete ingiuste!

Luisa                       - Tu lo difendi sempre!...

Maria                             - La verità!

Amanda                         - E dite così, ora, per tranquilliz­zarmi.

Luisa                              - Non eravamo abituate a questa esi­stenza meschina. Anche i sacrifici che fa, se poi sono sacrifici, ci sembrano ridicoli.

Amanda                         - Tutto è da ridere qui.

Maria                             - ...e da piangere, mamma.

Antonella                       - Ma se non c'è via d'uscita?!

Luisa                              - Se continuiamo a muoverci in questo circolo vizioso, bisognerà piegare la tetta, nostro malgrado...

Amanda                         - E la piegheremo. Fino a che avre­mo la debolezza di farlo!

Luisa                              - Volesse il cielo che fossimo già sul limite della pazienza!

Amanda                         - Fino aquando il tedio, la solitudi­ne, e la rinunzia non saranno più grandi e irragionevoli d'ogni paura. Ma quel giorno, sta' tranquilla, non ci importerà più di mi­nacce, né di scandali. E la mamma, sacra dì tutti i diritti che le danno l'orgoglio e la felicità di avervi messe al mondo, griderà anche a chi non vuole sentirla: contro l'in­giustizia che si fa scudo della legge, e la prepotenza ipocrita che cerca di soffocarci! 51. E' vero. E' per me, che ci troviamo in questa condizione! Mi sento umiliata di do­vervi chiedere perdono...

Antonella                       - Oh, mamma!

Luisa                              - Non avremmo parlato, se avessimo sa­puto di recarti tanto dolore...

Amanda                         - Lo so, care. Lo so. Questo giogo materiale che ci degrada è più forte di voi, di me, di tutti.

Luisa                              - Chi ci impedisce di andarcene?

Lauro                             - (freddo, calmo, preciso) La conve­nienza. La più turpe e ragionevole conve­nienza, figliole!

Amanda                         - Non ci sono che gli uomini che sia­no pronti ad annegare in un bicchier d'ac­qua, davanti alla prima difficoltà!

Lauro                             - Perché non si lasciano trasportare dal sentimento!

Amanda                         - È più leale il nostro impulso, se ci salva!

Lauro                      - Amanda! Questo atto d'accusa non era preveduto! E in presenza loro, poi?!

Amanda                         - Ma si! Il segreto di Pulcinella! Uno perché è un uomo positivo, crede di domi­nare la vita con la ferrea organizzazione del­la legge, anche quando sbaglia!...

Lauro                             - La legge non può sbagliare. E vio­larla può essere una forma dì interpretazione...

Amanda                         - ...un altro, perché crede di essere un poeta...

Luisa                              - H poeta delle stelle!

Amanda                         - ...crede di potermi flagellare impunemente, davanti alle mie creature, con la scaltrezza squisita della sua presunta supe­riorità e la complicità dei vostri accorgi­menti avvocateschi!...

Lauro                             - (con una piccola aria di mistero) II mezzo c'è... Ci sarebbe... per liberarci...

Amanda                         - Si dice. Ma in fondo lo temiamo!

Lauro                             - Perché ha fondamentalmente ragione!

Amanda                         - E lui continua ad appuntare contro la mia debolezza una lama sottile, che pe­netra nella carne, senza far cadere una stil­la di sangue. E Io sa che non posso difen­dermi!

Allegri                           - (si è soffermato sulla, porta, ha inteso l'ultima battuta) Ognuno adopra lo armi di cui dispone, signora mia!

Amanda                         - Ah, mi avete sorpreso? Sapete che cosa pensiamo, allora?!

Allegri                           - (continuando) E se trova un malan­drino che sì è introdotto in casa sua, si re­gola come può, per proteggere la sua ric­chezza. Qui non è il vostro posto! Stiamo a; patti! A quest'ora, la gente per bene, va a dormire nel proprio letto. (A Luisa) E tu, non nasconderti. Che cosa fai con quell'abito?

 Luis.a                            - È bellissimo!...

Allegri                           - Sono le seduzioni che ti porta tu madre? Toglitelo subito, se non vuoi che te lo strappi di dosso!

Luisa                              - (ad Amanda con tono lamentevole) Lo vedi? Lo vedi?...

Allegri                           - In casa mia, queste toelette noi servono che a far aprir bocca alla gente!

Amanda                         - Di meraviglia. Sfido!

Allegri                           - Non sappiamo dove metterli i vostri doni! Possiamo arrivarci da noi! Vedete i conto che ne faccio? Dalla terrazza mi get­to! (Eseguisce),

Antonella                       - No, papa, è peccato!

Allegri                           - Buoni per i gatti della grondaia!

Luisa                              - Sciupare così la grazia di Dio!

Allegri                           - Non ci perderete niente. Domani ve ne porto di più belli. Non avete che da parlare! (A Luisa) Va' a toglierti quel vestito, ti ho detto! E restituiscilo a tua madre...

Amanda                         - (alla figlia) Va', se no, fa una tra­gedia!

Luisa                              - (corrucciata) Lo vedi?... (Via)

Lauro                             - (intervenendo) Vi prego. La signora ha avuto torto di venire a provocare questa scena. Ma voi non dovete dimenticar, .che una madre è sempre scusabile, se pecca per il bene delle proprie figliole!

Allegri                           - Ed aveva bisogno di farsi accom­pagnare dall'avvocato difensore? Come se non sapessi, che ogni sera, approfittando della mia assenza, approfittando dj questa miserabile necessità che ho di guadagnarmi la vita, sale di nascosto ad avvelenare col suo rimpianto, l'aria che respiriamo, invece di battersi il petto!

Amanda                         - (irrefrenabile) Che cosa insidio? Ti tolgo il prezioso piacere della vendetta? È questo? Parla! Non rifugiarti sotto il man­to del giustiziere, investito da Dio!

Allegri                           - Macché giustiziere! Mi piacciono le situazioni nette!

Amanda                         - (cm s.) Che cosa intendi di fare, al­lora? Di andare avanti cosi?

Allegri                           - Credevo che ormai fossimo d'ac­cordo!

Amanda                         - La mia abdicazione ad ogni dirit­to? Non ho rinunzia to a niente. Non rinun­zio a niente. Oggi meno che mai!

Allegri                           - Si vede...

Amanda                         - Sarò padrona di non volere che le mie figliole non debbano soffrire, O vuoi im­pedirmi anche questo?

Allegri                           - Padronissima. Ma non di provocar­mi gratuitamente. Tanto più che le tue ra­gioni le conosco. Se credete, perciò, di stan­carmi a furia di scenate, di parole e di per­secuzioni, vi sbagliate. Non ho più nulla da perdere, nemmeno la mia tranquillità. Ho misurato e calcolato tutto.

Amanda                         - Credi, per questo, di essere davvero il più forte? Ti sei trincerato dietro a un ventaglio di carta. La legge della famiglia e del focolare la detto io!

Alleghi                           - Sarei proprio curioso di conoscerla!

Amanda                         - Soltanto chi ha sofferto e ha pagato col proprio tormento, può affrontarla.

Allegri                           - Ed affrontala, allora!

Lauro                             - Parole inutili! Siamo in tanti a guar­darci in faccia, e nessuno ha il coraggio della verità.

Allegri                           - Credete?

Lauro                             - Bisogna trovare, invece, questa or­renda franchezza, che ci faccia piantare gli occhi negli occhi e le unghie nella pelle!

Allegri                           - Oh? Se siete disposto, non chiedo di meglio !....

Amanda                         - Forse, soltanto così, ci libereremo. (Un silenzio grave di tempesta)

Allegri                           - (con tristezza) Che cosa ne dici, An­tonella?

Antonella                       - (evasiva) Papa...

Amanda                         - (ad Antonella) Non aver timore! Fi­nalmente ti domanda il permesso di poter osare.

Antonella                       - Penso che ci faremo tanto male.

Amanda                         - Non bisogna aver paura!

Antonella                       - (con un gesto di sconsolata rasse­gnazione) .

Lauro                             - Dovevamo giungere a questo punto! (Alle donne) Vi chiedo perdono. Ma ormai le

Amanda                         - La mamma che pensa a tutti i vo­stri piccoli desideri.. e ad ogni momento del giorno si chiede: che cosa faranno le mie bambine, a quest'ora? Pensano un poco a lei... o la dimenticano?

Antonella                       - Oh! questo è impossibile!

Maria                             - Manimetta, manimetta. La voce di

Luisa                              - Guarda un po' chi c'è!

Maria                             - (si stacca da sua madre)

Amanda                         - Chi c'è?

Luisa                              - (ricompare. Indossa l'abito nuovo ed è a braccio di Lauro)

Antonella                       - (con un grido di gioia) Gherardo!

Luisa                              - Arriva la principessa, col suo ultimo pretendente. Ammiratela!

Antonella                       - Sei salito anche tu?

Amanda                         - (a Luisa) Magnifica! Che prima­vera!

Lauro                             - La figlia della primavera.

Antonella                       - Un amore. Voltati.

Luisa                              - (abbandona il braccio di Lauro. Si gira)

Lauro                             - Non debbo perdere nulla di questa ammirazione.

Antonella                       - Proprio una bellezza!...

Lauro                             - La mamma tardava. Segno che c'è via libera... Ho fatto bene a salire?

Luisa                              - Benissimo. Hai proprio indovinato. Ti piaccio?

Lauro                      - Eh? un po'. Un po' troppo.

Amanda                         - Ho dovuto consolarle, Tutte le vol­te è così. S'incomincia col sorridere. E si finisce per piangere insieme...

Lauro                             - Queste donne! Queste donne! che hanno sempre le lacrimucce a fior di pelle! E tu, Maria, non mi dici nulla? Un bacio, piccolo, qui. Sei tu che fai piangere la mamma ?

Maria                             - (eseguisce) Oh, noi...

Amanda                         - È questo nodo che ci stringe tutti, che bisognerebbe tagliare.

Antonella                       - Perché affliggere anche lui, con le nostre lamentele?

Lauro                             - (conciliante) Lo taglieremo! Lo taglieremo!

Amanda                         - Ma decidersi una buona volta!

Lauro                             - Se dipendesse soltanto da me. l'avrei già fatto!

Amanda                         - Non si può continuare a sentirsi strette nelle sue mani, a cui non si può re­sistere!... Le marionette alle quali tira i fili della sua commedia...

Lauro                             - Finché potrà...

Amanda                         - E in fondo non posso nemmeno odiarlo. Per quanto grande sia il mio risen­timento, mi sembra che rappresenti un sen­so di giustizia fatale. É il più forte.

Lauro                             - Così ]o abbiamo creduto noi! È stato il nostro errore. Dovevamo ignorarlo. Cor­rere il rischio!

Amanda                         - Tutti i rischi!

Lauro                             - E non ci troveremmo così!

Luisa                              - Portaci via, mamma, Portaci via!...

Amanda                         - Sono pronta a tutto, Luisa. Ma lui ci perseguiterà, come ha fatto fino ad ora! Verrà a tormentarci con la sua presenza che è come l'ombra sorda di un rimorso, irragio­nevole, opponendo ad ogni proposta il muro della sua volontà testarda (Rivolgendosi a Lauro) Anche l'uomo della legge non trova più scappatoie! ... Ed io non so più cosa fare!...

Lauro                             - Ho esaurito tutti ì mezzi. Incrolla­bile. (Pausa. Alle ragazze) Vi tratta male almeno?

4manda                          - Neanche per sogno.

Luisa                              - Già. Ci opprime di cortesie...

Maria                      - Si fa in quattro per cercare di ac­contentarci!...

Lauro                             - E allora, questo consiglio di fami­glia, a che serve? Ho provato a convincer­lo con. la persuasione, con la minaccia, con le lusinghe... Resiste. Ho adoperato la ma­niera forte... Resiste lo stesso. Non posso, poi, esagerare. Ad ogni obiezione, risponde: Le figliole sono mie, me le tengo. Quan­do non ne potrò più di rinunzie e di fame, mi toglierò di mezzo. Allora, soltanto allo­ra, ve le riprenderete!...

Amanda                         - Ed è possibile permettere una cosa simile? (Alle figlie) Avete bisogno di tutto!...

 Antonella                      - Mamma, non ci manca nulla Non preoccuparti...

Maria                             - Ti ha noleggiato persino il pianofor­te. Siete ingiuste!

Luisa                       - Tu io difendi sempre!...

Maria                             - La verità!

Amanda                         - E dite così, ora, per tranquilliz­zarmi.

Luisa                       - Non eravamo abituate a questa esi­stenza meschina. Anche i sacrifici che fa, se poi sono sacrifici, ci sembrano ridicoli.

Amanda                         - Tutto è da ridere qui.

Maria                             - ...e da piangere, mamma.

Antonella                       - Ma se non c'è via d'uscita?!

Luisa                              - Se continuiamo a muoverci in questo circolo vizioso, bisognerà piegare la te;t::, nostro malgrado...

Amanda                         - E la piegheremo. Fino a che avre­mo la debolezza di farlo!

Luisa                              - Volesse il cielo che fossimo già sul limite della pazienza!

Amanda                         - Fino a quando il tedio, la solitudi­ne, e la rinunzia non saranno più grandi e irragionevoli d'ogni paura. Ma quel giorno, sta' tranquilla, non ci importerà più di mi­nacce, né di scandali. E la mamma, sacra di tutti i diritti che le danno l'orgoglio e la felicità di avervi messe al mondo, griderà anche a chi non vuole sentirla: contro l'in­giustizia che si fa scudo della legge, e la prepotenza ipocrita che cerca di soffocarci! Sì. E' vero. E' per me, che ci troviamo in questa condizione! Mi sento umiliata di do­vervi chiedere perdono...

Antonella                       - Oh, mamma!

Luisa                              - Non avremmo parlato, se avessimo sa­puto di recarti tanto dolore...

Amanda                         - Lo so, care. Lo so. Questo giogo materiale che ci degrada è più forte di voi, di me, di tutti.

Luisa                              - Chi ci impedisce di andarcene?

Lauro                             - (freddo, calmo, preciso) La conve­nienza. La più turpe e ragionevole conve­nienza, figliole!

Amanda                         - Non ci sono che gli uomini che sia­no pronti ad annegare in un bicchier d'ac­qua, davanti alla prima difficoltà!

Lauro                             - Perché non si lasciano trasportare dal sentimento!

Amanda                         - E più leale il nostro impulso, se ci salva!

Lauro                      - Amanda! Questo atto d'accusa non era preveduto! E in presenza loro, poi?!

Amanda                         - Ma si! Il segreto di Pulcinella! Uno perché è un uomo positivo, crede di domi­nare la vita con la ferrea organizzazione del­la legge, anche quando sbaglia!...

Lauro                             - La legge non può sbagliare. E vio­larla può essere una forma di interpreta-zione...

Amanda                         - ...un altro, perché crede di essere un poeta...

Luisa                              - II poeta delle stelle!

Amanda                         - ...crede di potermi flagellare impu-nemente, davanti alle mie creature, con la scaltrezza squisita della sua presunta supe­riorità e la complicità d ei vostri accorgi­menti avvocateschi!...

Lauro                             - (con una piccola aria di mistero) II mezzo c'è... Ci sarebbe... per liberarci...

Amanda                         - Si dice. Ma in fondo lo temiamo!

Lauro                             - Perché ha fondamentalmente ragione!

Amanda                         - E lui continua ad appuntare contro la mia debolezza una lama sottile, che pe­netra nella carne, senza far cadere una stil­la di sangue. E lo sa che non posso difen­dermi!

Allegri                           - (si è soffermato sulla porta, ha inteso l'ultima battuta) Ognuno adopra le armi di cui dispone, signora mia!

Amanda                         - Ah, mi avete sorpreso? Sapete che cosa pensiamo, allora?!

Allegri                           - (continuando) E se trova un malan­drino che si è introdotto in casa sua, si re­gola come può, per proteggere la sua ric­chezza. Qui non è il vostro posto! Stiamo ai patti! A quest'ora, la gente per bene, va a dormire nel proprio letto. (A Luisa) E tu, non nasconderti. Che cosa fai con quell'abito?

Luisa                              - É benissimo!...

Allegri                    - Sono le seduzioni che ti porta ti madre? Toglitelo subito, se non vuoi che te lo strappi di dosso!

Luisa                              - (ad Amanda con tono lamentevole) Lo vedi? Lo vedi?...

Allegri                           - In casa mia, queste toelette non servono che a far aprir bocca alla gente!

Amanda                         - Di meraviglia. Sfido!

Allegri                           - Non sappiamo dove metterli i vostri doni! Possiamo arrivarci da noi! Vedete il conto che ne faccio? Dalla terrazza li getto! (Eseguisce),

Antonella                       - No, papa, è peccato!

Allegri                           - Buoni per i gatti della grondaia

Luisa                              - Sciupare così la grazia di Dio!

Allegri                           - Non ci perderete niente. Domani ve ne porto di più belli. Non avete che da parlare! (A Luisa) Va' a toglierti quel vestito, ti ho detto! E restituiscilo a tua madre...

Amanda                         - (alla figlia) Va', se no, fa una tragedia.

Luisa                              - (corrucciata) Lo vedi?... (Via)

Lauro                             - (intervenendo) Vi prego. La signora ha avuto torto di venire a provocare questa scena. Ma voi non dovete dimenticar, che una madre è sempre scusabile, se pecca per il bene delle proprie figliole!

Allegri                           - Ed aveva bisogno dì farsi accom­pagnare dall'avvocato difensore? Come se non sapessi, che ogni sera, approfittando della mia assenza, approfittando di questa miserabile necessita che ho di guadagnarmi la vita, sale di nascosto ad avvelenare col suo rimpianto, l'aria che respiriamo, invece di battersi il petto!

Amanda                         - (irrefrenabile) Che cosa insidio? Ti tolgo il prezioso piacere della vendetta? È questo? Parla! Non rifugiarti sotto il man­to del giustiziere, investito da Dio!

Allegri                           - Macché giustiziere! Mi piacciono le situazioni nette!

Amanda                         - (cm s.) Che cosa intendi di fare, al­lora? Di andare avanti così?

Allegri                           - Credevo che ormai fossimo d'ac­cordo!

Amanda                         - La mia abdicazione ad ogni dirit­to? Non ho rinunziato a niente. Non rinun­zio a niente. Oggi meno che mai!

Allegri                           - Si vede...

Amanda                         - Sarò padrona di non volere che le mie figliole non debbano soffrire. O vuoi im­pedirmi anche questo?

Allegri                           - Padronissima. Ma non di provocar­mi gratuitamente. Tanto più che le tue ra­gioni le conosco. Se credete, perciò, di stan­carmi a furia dì scenate, di parole e di per­secuzioni, vi sbagliate. Non ho più nulla da perdere, nemmeno la mia tranquillità. Ho misurato e calcolato tutto.

Amanda                         - Credi, per questo, di essere davvero il più forte? Ti sei trincerato dietro a un ventaglio di carta. La legge della famiglia e del focolare la detto io!

Allegri                           - Sarei proprio curioso di conoscerla!

Amanda                         - Soltanto chi ha sofferto e ha pagato col proprio tormento, può affrontar a.

Allegri                           - Ed affrontala, allora!

Lauro                             - Parole inutili! Siamo in tanti a guar­darci in faccia, e nessuno ha il coraggio della verità.

Allegri                           - Credete?

Lauro                             - Bisogna trovare, invece, questa or­renda franchezza, che ci faccia piantare gli occhi negli occhi e le unghie nella pelle!

Allegri                           - Oh? Se siete disposto, non chiedo di meglio.'...

Amanda                         - Forse, soltanto così, ci libereremo. (Un silenzio grave di tempesta)

Allegri                           - (con tristezza) Che cosa ne dici, An­tonella?

Antonella                       - (evasiva) Papa...

Amanda                         - (ad Antonella) Non aver timore! Fi­nalmente ti domanda il permesso di poter osare.

Antonella                       - Penso che ci faremo tanto male.

Amanda                         - Non bisogna aver paura!

Antonella                       - (con un gesto dì sconsolata rasse­gnazione) .

Lauro                             - Dovevamo giungere a questo punto! (Alle donne) Vichiedo perdono. Ma ormai le buone o le cattive ragioni non contano. Ed anche i testimoni non sono più necessari.

Amanda                         - E credete che vi lasceremo soli?

Lauro                             - (accennando alle ragazze) Almeno, loro!...

Allegri                           - E parlate, allora! (Alle ragazze) Vi prego...

Lauro                             - Subito! Vi servo subito! (Antonella e Luisa e Maria escono a malincuore. Aman­da le accompagna fino alla porta. Torna in­dietro) Ora, non sono più il legale. Non più il difensore interessato. Mi investo della vo­stra parte, perché voglio parlarvi come l'av­vocato del diavolo.

Alleghi                           - Impossibile!

Lauro                             - È inutile che opponiate il vostro scher­no alle mie intenzioni. Perché volete insi­stere in un puntiglio insensato?

Allegri                           - Vi sembra!

Lauro                             - Cerco di discendere nella vostra anima. Di rendermi conto della solitudine che vi ha reso selvaggio e della gelosia che vi ha reso, giustamente inumano.

Allegri                           - Che degnazione!

Lauro                             - Quantunque a voler sottilizzare, siate un po' in ritardo. Ma non discuto. Forse avrei fatto anch'io, come voi. Non tutti sia­mo capaci di soffocare un senso di dispetto, di rancore, di ritorsione! Ma pensate anche a queste tre figliole, che non hanno nessuna colpa di essere venute al mondo, ed entrano nel vostro dramma o nella vostra tragedia, come semplici comparse, a farsi schiacciare dalla vostra vendetta, che è, cosi bassa, la­sciatemelo dire, cosi bassa!...

Allegri                           - La mia giustizia non va contro di loro!

..auro                             - Allora, che cosa volete? Castigare Amanda dell'abbandono? Dopo tanto tempo; Punirla della sua felicità? Oggi? Potete anche farlo. È nel vostro arbitrio. Ma con che risultato? Le ragazze sentiranno, malgrado questo, l'attaccamento che non. possono ave­re per voi? O non vi odieranno: come lei?

Allegri                           - Credete che mi odieranno?

Amanda                         - Se tu insisti nella tua follia, ti odie­ranno di certo!

Lauro                             - (ad Amanda) Non interrompetemi, vi prego! (Ad Allegri) Siete troppo sottile, per non capire che questa situazione è un po' stravagante anche per loro, intollerabile, anzi!

Allegri                           - E siete voi che lo dite?

Lauro                             - L'avvocato del diavolo...

Allegri                           - Ma che cosa ne sapete?

Lauro                             - La verità: un giorno Luisa sfugge alla vostra sorveglianza, e dovete rincorrerla, rin­tracciarla all'albergo di sua madre. Un altro, Antonella, la vostra Antonella, non ne può più, scende le scale grigie, va in cerca della sua libertà, e dovete interpellare la questura. Con che cuore, vi chiedo, fate l'inutile guar­diano, quando sapete che questo periodo transitorio passerà necessariamente? Che se­condo la legge del tempo, una alla volta, queste bambine, saranno maggiorenni... for­meranno, se Dio vuole, la loro famiglia...

Allegri                           - E si educheranno, intanto, nell'esem­pio della mia indiscutibile probità.

ì.manda                          - (accanita quasi commentasse) Non è per questo!

-auro                              - Lasciatemi dire... Siate sincero. A che cosa volete che serva, ormai, la vostra pro­bità? Il vostro mondo si chiama con un altro nome...

Allegri                           - Storie!

..auro                             - Si chiama agiatezza. Si chiama curio­sità? Si chiama desiderio di vivere.

Allegri                           - Chi nasce in una soffitta, chi in una reggia!

.auro                              - Fino a ieri hanno vissuto come se fos­sero nate in una reggia.

Allegri                           - Lo so! Hanno trovato vicino alla culla quella che ritenete sia l'ultima espressione della felicità moderna: la vasca da bagno di marmo prezioso, il telefono, la ra­dio, l'automobile, l'aeroplano. E la mia mi­seria, le umilia, non è vero?

Lauro                             - Forse. E trovano che il sacrificio non ha una giustificazione sufficiente! Alla loro età, si ragiona. Si giudica la vita nella realtà esatta e non in una realtà provinciale, o nelle sue intenzioni... e state certo che se non te­messero di danneggiare la loro mamma, vi avrebbero già piantato, perché non potete costringerle a rimanere in questa soggezione, loro malgrado, ed a vegetare sotto il vostro tetto, che non è poi quello dell'Albergo Pa­lazzo...

Allegri                           - (evasivo) Per me... Non le costringo affatto...

Lauro                             - E poi, lasciatemi dire una cosa che vi offenderà... Ma è certo che esse subiscono una specie di ricatto morale, di cui, forse, non vi rendete conto.

Allegri                           - (crollando la testa con aria compas­sionevole) Non capite! E mi dispiace!

Lauro                             - E allora, vediamo dì trovare una base di accomodamento.

Allegri                           - (crollando il capo) Non capite!...

Lauro                             - La via più semplice, più umana, più riguardosa per voi... sarebbe che chiedeste l'annullamento del matrimonio...

Allegri                           - E ce n'è bisogno? È stato fatto da quel maledetto giorno! Che cosa volete an­nullare oggi? Piuttosto vi serve un po' di spolverino sull'inchiostro? Una causa per voi, avvocato?

Lauro                             - Una definizione nel comune interesse. (Un silenzio) Se poi non volete farlo, basta una semplice divisione legale, che metta tutti a posto...

Allegri                           - (crollando sempre la testa) Non vo­lete capire!...

Lauro                             - Le figliole si mettono in collegio...

Allegri                           - Certo!!

Lauro                             - Vi rimangono alla maggiore età, e in­tanto completano la loro educazione. Voi po­tete vederle quando volete, se questo vi ac­comoda.

Allegri                           - Vi ripeto: non mi piace.

Lauro                             - (impaziente, quasi investendolo) Al­lora, debbo proprio pensare che sotto questa vostra impenetrabilità, si nasconde un altro proposito!

Allegri                           - Sarebbe?

Lauro                             - Taglio corto, brutalmente. (Un silen­zio) Che cosa volete?

Allegri                           - (sorpreso, ma candido) Nulla, si­gnore.

Lauro                             - Sono disposto e autorizzato. Quanto?

Allegri                           - La mia miseria è dignitosa e pulita. Non ha prezzo. E il mio dolore vale anche di più.

Lauro                             - Me ne infischio del vostro dolore!

Allegri                           - (insorgendo come una bestia ferita) Che cosa dici? Ripetilo un po'! Te ne infischi? Con che diritto? Mascal....

Amanda                         - (interviene, allarmata della piega che ha preso la discussione) Via, non facciamo sciocchezze!

Allegri                           - (crolla le spalle, quasi mansueto) Ha: ragione. Non facciamo sciocchezze (a Lauro) e soprattutto: non ripetete niente che io già non sappia!

Lauro                             - Rifiutate anche questo, allora?

Allegri                           - Vi insegno la strada più comoda per andarvene. (Indicando la porta) Se non pre­ferite filare, senza ascensore, dalla terrazza...

Lauro                             - Vi strapperò prima la preda che cre­dete di trattenere nelle vostre adunche mani di aguzzino!

Allegri                           - (freddo, tranquillo, ma vibrante di collera tutta interiore) Bellimbusto! Ma cre­di proprio che io sia sprofondato in terra, dalle nuvole? Sei qui, a goderti la donna de­gli altri e i profitti della guerra! Da quindici anni fai questa vita! Sei mesi in America, sei mesi in Italia. Oltremare la famiglia del cuore, questa è la libertà come ti piace! Tratti i tuoi affari di borsa e d'anima con la stessa disinvoltura! Con lo stesso prezzo venale! Ed ora che ti vedi in pericolo, la commedia che rappresenti non ti diverte più. Comodo! Eb­bene: non piace nemmeno a me! La mia semplicità ti offende, perché non hai trovato ancora l'uomo che ti prenda alla gola e diventi il tuo giustiziere! Ti sembra di affondare le mani nel burro, incontrando i] povero visio­nario di tanti anni fa, al quale hai rubato la donna! Ed hai pensato che ci si abitua a tutto, alla sfortuna e all'abbandono, al tradimento e alla solitudine. Ci adattiamo alle cose più impensate, infatti Ci immunizziamo persino contro il veleno! Mi hai creduto umi­le, sottomesso, finito. E non potevi immagi­nare che sono qui, invece, con gli interessi composti della mia vita mancata, stretto ai margini di una esistenza senza luce, a chie­derti conto?... Sì, che l'hai pensato! Ed hai voluto - canaglia! raccogliere il coro delle lamentatrici intorno al tuo monologo! Che potessero impedire la mia reazione e la mia violenza, insultando la mia miseria! E più di tutto, questo struggimento insazia­bile dell'amore paterno, questo cancro che mi dilania, vedi?, che mi divora, e di cui mi bastava l'illusione...

Lauro                             - Contro questo fantasma sta la mia pa­ternità reale...

Allegri                           - (avvicinandosi) Canaglia!

Lauro                             - Sbandieri il lusso di un sentimento che non puoi permetterti, mentre io difendo dal­la tua aggressione la ragione del mio sangue...

Allegri                           - (c. s.) Canaglia!

Lauro                             - Cerchi di rendere vitale un compro­messo che butto per aria, tuo malgrado!

Allegri                           - Ed io che ti ascolto, invece di stran­golarti! (Prendendolo violentemente per le spalle e scuotendolo) Lo sai perché non lo faccio?

Amanda                         - (con un grido) Giovanni! (Cerca di frapporsi)

Allegri                           - È per lei, capisci? Per lei, che ho amato più del mio patire!...

Lauro                             - (gli afferra le mani e lo respinge) A che serve? Sei un vinto senza nessuna spe­ranza!

Allegri                           - (pieno di un dolore interno, che lo rende come impietrito) Ah, sì, eh? Sono un vinto? Hai ragione!

Amanda                         - Ho paura! Basta! Lauro (ad Amanda) Che paura?! Soltanto io ho lavorato e sofferto per voi!

Allegri                           - Ah, che orrore! Che orrore!

Amanda                         - Basta. Io sola posso sfidare ogni legge. (A Lauro) Più di te che non hai osa­to! (Ad Allegri) Più di te che ti sei na­scosto in una paternità così ridicola! Per questo me le riprendo! (Chiamando) Luisa! Maria!

Luisa                              - (accorre al richiamo) Che succede? (An­che le sorelle appaiono dietro a lei, mentre Lauro, interdetto, osserva sbalordito)

Amanda                         - Si scioglie il nodo! Ce ne andiamo a fare la nostra vita senza timori e senza ipocrisie! (Le raccoglie intorno a sé, come per proteggerle in un gran gesto materno) Ed ora vieni a strapparmele dalle braccia, se ti rie­sce! Non hanno altra difesa che la mia tene­rezza, ma basterà a farle felici! Non dubitare!

Allegri                           - (improvvisamente smarrito, quasi va­neggiando) Anche tu, Antonella? Anche tu?

Amanda                         - Sì, anche la tua Antonella! Saranno contente come avresti voluto che fossero! E come non avresti saputo farle mai! (Fa per avviarsi con le ragazze)

Allegri                           - A che è servito il mio sacrificio, al­lora? È bastato un tuo grido per farlo crol­lare! (Con un disperato crescendo) Avete fatto bene a ridervi di me! Avete fatto bene! Non sono che un fantoccio opposto a una crea­tura! Scassaluna cieco! Scassaluna sordo! Scassaluna col cuore in pezzi! Avrei voluto essere per voi tutto quello che il sentimento mette intorno ai figli di ogni madre! Ed in­vece non sono stato nulla! Nulla! Un povero uomo che soffre!... (Con una specie di rancore sordo verso se stesso) Ah, che vergogna delle mie lacrime! Lasciatemi solo... Via! Andar? pure via tutti!... Andate via!...

Fine del secondo atto

ATTO TERZO

(L'interno circolare del Planetario, tanto che si vede una sezione della sua cupola bianca e la fascia della parete nera, contro la quale si staccano le tenui sagome dei paesi e delle mon­tagne, profilato contro ti limite del cielo. In basso, corre una panca murale. A sinistra, la porta principale d'ingresso, aperta, ma che si può chiudere con dei tendaggi oscuri. Nel fon­do e a destra le piccole porte d'uscita, una delle quali è spalancata contro il giardino, violento di sole e di verde. A sinistra, davanti alla porta principale, la cattedra da cui si parla e si ma­novra il Planetario. In giro la sezione delle sedie girevoli degli spettatori)

Magistretti                     - (è davanti alla porta di sinistra, con la pattumiera e la scopa) Guardate! Guardate che porcheria! Ogni giorno è cosi. E la domenica peggio ancora. Carta da cara­melle, Luccie di castagne e semi di zucca. C'è da raccoglierne una sporta. Sentono sem-pre il bisogno di masticare qualche cosa! Mi ascoltate?

Allegri                           - (è seduto in, primo piano e fa passare, guardandole contro luce, delle lastrine di pro­iezione) No.

Magistreetti                   - Che cosa fate?

Allegri                           - Lo vedete?! E poi, parlo con me stesso, mentre riordino queste lastrine da proiezione..

Magistretti                     - Non adulatevi troppo!

Allegri                           - Credo di essere un po' malato.

Magistretti                     - Se siete ammalato, curatevi!

Allegri                           - No.

Magistretti                     - E se non lo siete, curatevi an­che di più. Vuoi dire che ignorate la vostra malattia.

Allegri                           - Magistretti, non mi riesce!

Magistketti                    - (abbandona i suoi arnesi e gli vie­ne vicino) Che cosa?, curarvi?

Allegri                           - Rimanere qui. (Si alza, allarga le braccia) Contemplatemi. Quasi cinquant’anni, spesi bene! Un vecchio...

Magistretti                     - (ottimista, pettegolo, chiacchie­rone) E sì che non vi mancherebbero le oc­casioni! Basta guardare fuori della porta. Balie italiane, governanti tedesche, giovani si­gnore con prole e senza prole, e mature zi­telle in cerca d'avventura!... Tutte qui, a portata di mano. Il giardino pubblico, complice e paraninfo. Con coretti di bambini in lontananza. Sentite che allegria! (Giunge, in­fatti, di quando in quando, la cantilena di un girotondo) Cantano tutti!

Allegri                           - Magistretti. non mi riesce! Non re­sisto più. Dovrò tornarmene per il mondo, uno di questi giorni! Qui, l'orario, e l'abi­tudine mi danno troppa malinconia. Sono la catena al piede.

Magisteetti                    - Bravo! Bella figura mi fate fare col professore! Che poi è contentissimo di voi e del vostro lavoro! Se dite che siete inaci­dito, mi accorgo che in fondo non siete più nemmeno un filosofo.

Allegri                           - Non sono nulla. Soltanto un povero uomo mancato. Costretto, per arrotondare il mensile, a servire oroscopi a domicilio. Che carriera! Si nasce sotto una buona o sotto una cattiva stella. Bisogna quindi conoscere la posizione degli astri, quali erano in con­giunzione al nascere di Tizio, Caio, Sempro-nio, per sapere la loro sorte. E che clientela!

Magistretti                     - E la vostra sorte, la conoscete?

Allegri                           - E come! È di correre, come un cervo inseguito.

Magistretti                     - Benone! Ma dì sapere la mia, non m'importa proprio un corno! Si muore lo stesso! E si va a finire lì: nella spazza­tura. Per fortuna, ci sarà qualcun altro a raccogliermi!

Allegri                           - Testone! Siete troppo rassegnato.

Magistretti                     - E che cosa volete fare, voi che non lo siete?

Allegri                           - Mettere da parte tanto, da comprare un altro cannocchiale. E intanto, batter­mela!

 Magistretti                    - Campa cavallo!

Allegri                           - Mi stacco da tutto quello che può riallacciarmi alla mia tristezza: con un ta­glio netto, ora che sono libero sul serio.

.Magisteetti                   - Già, ho sentito. Avete chiesto l'annullamento del matrimonio.

Alleghi                           - L'ho ottenuto! Cosi, me ne vado, non vedo più nessuno, quello che è stato è stato. Che ve ne pare? Ed aspetto il colpo di fortuna che mi faccia rivivere, o mi spro­fondi all'inferno!

Magistretti                     - Sempre la stessa amarezza!

Allegri                           - Non ho molte ragioni per essere al­legro.

Magistretti                     - Eppure, quelle figliole! Dite la verità... vi cantavano nell'anima!

Allegri                           - Mi sembrava che rappresentassero il frutto di una rapina consumata a mio danno. E me le tenevo come una specie di risarci­mento...

Magistretti                     - Pagando gli interessi!

Allegri                           - Pensate; mia figlia, quella vera, era cresciuta lontana, ignorandomi. Non ricor­dava nemmeno il mio nome. Come poteva volermi bene, se guardava dall'alto in basso il padre miserabile? Le altre? Una, sempre in ansia di merletti costosi, di abiti eccen­trici, di divertimenti da milionari... E la piccola!? La piccola, quella sì! Era la sola che si fosse avvicinata alla mia tragedia. Una goccia di rugiada in una rosa. Che ca­polavoro! Vi giuro che, se ora avessi lei, non m'importerebbe di niente. Mi sentirei un Icone!... (Torna al suo banco, come per trovare coraggio e riprende a guardare con­tro la luce le sue lastrine e a riporle) Ma se vi faccio una confidenza, mi date ancora del pazzo? (Misteriosamente) Me la porto via!...

Magistretti                     - (sorpreso) Dove?

Allegri                           - Alla ventura. E più presto di quello che crediate...

Magistretti                     - Siete proprio da legare! Ma che cos'è questo gioco d; andata e ritorno? Oh, che si scherza coi nati di buona madre?! Una, la porto via! Un'altra, la restituisco! Quella, è mia per diritto! Quell'altra, mi appartiene per usurpazione!? Rinunzio... Riprendo... Ba­ratto... La rivoglio!... E basta!!, se avete un briciolo dì buon senso! Avete trovato una nicchia comoda... Rimaneteci a fare il san-tone. O avete bisogno di qualche altra staf­filata? I miei rispetti, professore.

Il professore                  - (si affaccia da sinistra, si sof­ferma al banco di Allegri) Riordinate le lastrine?

Allegri                           - Sissignore.

Il professore                  - Mi raccomando. Domani mi farete il piacere di sostituirmi. Debbo assen­tarmi per due giorni. Perciò, vi concedo l'onore e il privilegio della mia cattedra.

Allegri                           - Vi ringrazio.

Magistretti                     - (meravigliato dalla freddezza di Allegri) Che degnazione!

Il professore                  - Dovrete fare una prova.

Allegri                           - Va bene.

Il professore                  - Posso fidarmi?

Allegri                           - Come di voi.

Il professore                  - Allora, vi saluto. Addio, Ma­gistretti, vecchia talpa!

Magistretti                     - I miei soliti ossequi, professore.

Il professore                  - (via da sinistra)

Magistretti                     - Ed anche lui è sistemato per bene! Corre dietro a una ragazza, che ha venticinque anni meno della sua laurea! Cor­na, vedrà. Corna!

Allegri                           - Malattia degli uomini...

Magistretti                     - (con aria sorniona) Con dieci li-rette per volta, ho associato e risolto la ma­lattia e la cura. Me ne trovo benissimo...

Allegri                           - Siete uno spudorato!

Magistretti                     - (alzando le spalle) Pazienza! Beh, beh! Non volete che chiudiamo bottega e che ce ne andiamo? Ne ho abbastanza di queste cantilene di mocciosi. O aspettate le visite? Già! vi hanno telefonato...

 

Allegri                           - Figuratevi! La mia ex moglie che viene a trovarmi! Finalmente potrò compro­metterla. Vuoi vedermi al mio lavoro. Si interessa di me...

Magistretti                     - Vuoi dire che ha del tempo da perdere!

Allegri                           - Allora siamo in due!

Magtstretti                     - Perciò, vi siete lasciati in buoni rapporti?

Allegri                           - Eccellenti. Le ho fatto il piacere di stendermi a terra e di dirle: passa sul mio cadavere, e non se ne parli più! Ora, viene a dirmi addio... Ma, parola di Scassaluna, se un certo Tizio non mantiene la promessa! L'ha voluta? Se la prenda! E la tenga stretta!

Magistretti                     - Chi? L'avvocato?

Allegri                           - Situazione chiara. Lampante! Il mio nome no: porta sfortuna... Che cosa pote­vano essere quelle ragazze, che Dio non vo­glia?! Ragazze Allegri... Mentre Lauro... Lauro è un attributo da poeti...

Magistretti                     - E da maiali! Lasciatemelo dire. Mi è proprio venuto fuori.

Allegri                           - Comunque!... Ho fatto quello che potevo. Ho tentato tutto quanto poteva ser­vire a mettere in opera il mio sentimento e il mio risentimento paterno. È andata male,..

Magistretti                     - Peccato!

Allegri                           - Coccodrillo! Mi siete stato sempre contrario!...

Magistretti                     - Peccato due volte!

Allegri                           - Anche infelice, anche tormentato, mi sembrava d'essere un uomo speso bene. Avrei spaccato in mezzo un capello, per tro­vare un altro pretesto alla mia fissazione! Ora, invece, mi trovo con un disinganno di più. E anche quando l'estate brucia, ho freddo.

Magistretti                     - Non è dipeso da voi!

Aixegki                          - Lo so. Cerco di essere sereno. E la mia apparente serenità, mi da un senso di vuoto. Come se fosse passata la tormenta! Parlo di me come di un estraneo. Mi impi­grisco su queste panche, al sole pallido. Vedo gli alberi che stanno per denudarsi fino al­l'ultima foglia, e continuano a vivere Io stes­so. Sento queste cantilene, che non mi di­cono più niente. Voci di passeri e voci di bambini: quasi l'identico linguaggio!...

Magistretti                     - Insopportabile!

Allegri                    - E solo quando riapro la porta di casa, mi sembra di trovare un profumo che prima detestavo, e non sa più di muffa. Vado alla ricerca di un nastro scolorito, di una sigaretta fumata a mezzo, di un libro con le pagine a brandelli dimenticato in un cas­setto... Come un collezionista romantico. Per concludere: No, via! Bisogna spalancare l'anima! Darle un po' d'aria, caro Magistretti. E nessuno potrà convincermi del con­trario...

Amanda                         - (si affaccia dalla porta centrale, tutta un profumo, squisita dì bellezza e di elegan­za) Si può? È il tuo regno, Giovanni?

Allegri                           - Avanti.

Amanda                         - (viene avanti guardandosi intorno)

Allegri                           - Questo è Magistretti. Lo conosci. L'hai già veduto a casa mia...

Amanda                         - Non vi disturbo?

Magistretti                     - Nemmeno per sogno! C'è un esercito di sedie per sedervi. Accomodatevi, signora.

Amanda                         - (siede) State bene?

Magistretti                     - Tanto bene che approfitto dell'occasione per andare a bere alla vostra sa­lute. (Ad Allegri) Se volete che torni, fra mezz'ora sono qui. Vi basta?

Allegri                           - Ci lasciate soli? Siete proprio pieno di delicate attenzioni...

Magistretti                     - Con permesso?

Amanda                         - (a Magistretti) Accomodatevi. (Ad Allegri) Visita dì congedo, Giovanni... Or­mai siamo degli ottimi amici. Non volevo partire senza salutarti.

Allegri                           - Sei impeccabile, quando vuoi.

Amanda                         - E poi, ero curiosa. Lascia che mi guardi intorno. Non ero entrata  ora; in un Planetario.

Allegri                           - È il cielo dei disperati e degli igno­ranti. C'è pesto per tutti, come vedi... Vuoi che mi sieda vicino a te?

Amanda                         - Ma certo!

(Eccoli vicini, riuniti e distanti al tempo stesso),

Allegri                           - Per la prima volta, posso guardarti senza rancore. Come sei elegante!

Amanda                         - Trovi? Sei stato molto buono, Gio­vanni. Lo sei ancora.

Allegri                           - Non crederò. Misuro le distanze. E penso che soltanto da questo momento è fi­nita la mia sofferenza, ed incomincia la tua espiazione. Non è bontà, questa, è difesa.

Aman'da                        - Non sei stato evangelico del tutto, allora, se ha; voluto darmi una pena che li­berasse il tuo tormento!

Allegri                           - Non potevo fare altrimenti! Non po­tevo andare contro la logica della realtà. Per questo, ti sono venuto incontro. (Un silen­zio) Ed anche perché mi son sentito troppo debole, per resisterti.

Amanda                         - La vita ricomincia così, e ci disper­de, quasi subito, in direzioni apposte.

Allegri                           - S'curo! Supera la nostra volontà. Ci muta in piccoli flagelli del destino, e ci ch'u. de la bocca. Non debbo dirti più nulla, in­fatti: l'amico che volevi, non ha più rimpianti. È senza rimorsi e senza inguaribili nostalgie, levigato come uno specchio, su cui può riflettersi, soltanto per un attimo, una ombra che passa. Sei contenta?

Amanda                         - Se ti vedo rasserenato, si.

Allegri                           - Ti ringrazio.

Amanda                         - Parto, per merito tuo, con un volto diverso.

Allegri                           - Bada! Chi dice serenità, dice anche tempesta...

Amanda                         - Le affronteremo con la stessa anima. (Un silenzio}.

Allegri                           - Dunque, parti domani?

Amanda                         - Demani, per la Riviera.

Allegri                           - Buon viaggio. Il sole ti porti consiglio! (Un altro silenzio) Ma a lui, avrei vo­luto dire qualche cosa! A lui, sì! Non creda di aver fatto la covata nel mio nido, proprio s'curo dell'impunità...

Amanda                         - Ormai...

Allegri                           - Non è ma; tardi! « Siete uno di quei tipi che hanno devastato la vita », avrei vo­luto dirgli, ti Svolazzate di qua e di là, come un moscone, a succhiare il meglio che vi si presenta. Ora basta! Mi sono messo da una parte, come avete voluto. Ho firmato la mia sentenza di vita e di morte. Ma attenzione! Che se la farete soffrire - ed io lo saprò - dovrete rendermi conto »! E questa volta, sarò senza misericordia!

Amanda                         - Ti risponderebbe: « Guardate come obbedisco! Il dovere è superiore all'amore, dal momento che la sposo, ed ho avuto bi­sogno di farmi mettere il guinzaglio coniu­gale... »,

Allegri                           - Perché? Non t'ama più? Di': non t'ama più?

Amanda                         - Oh, sono la madre delle sue figliole!... Lo sarò anche quando non mi guarderà più con gli occhi di un amante innamorato...

Allegri                           - Soltanto questo?

Amanda                         - Non ti sembra che basti?

Allegri                           - La febbre dei sensi passa, è vero.

Amanda                         - Ci pensa ildestino a vendicarsi.

Allegri                           - Ed è tutto inutile. Si aprono delle parentesi effimere. Quando queste parentesi si richiudono, tutto riprende, come se gli avvenimenti non avessero alterato nulla. Si T'annodano i fili e si continua a vivere.

Amanda                         - Ci si lascia vivere, certe volte!

Allegri                           - Diventiamo credenti quando non si può più pregare. Questa è la conclusione amara!

Amanda                         - Che rude esperienza abbiamo fatto! Speriamo che s'a finita. (Un silenzio)

Allegri                           - Speriamo!

Amanda                         - E di non pentirci dì nulla!

Allegri                           - A che servirebbe? Come ho avuto torto di circoscrivere tutta la mia esistenza nel tuo tradimento! Invece di correrti die­tro, di acciuffarti tuo malgrado, di farti sentire la mia stretta di sangue e di rappresaglia, mi sono abbandonato alla sterile debo­lezza del rimpianto, che era più facile! Avrei potuto portare in me un mondo, solo che ti avessi ripreso, ma bisognava che fosse un mondo in delirio, non un pianto rassegnato! Avrei dovuto peccare anch'io, come un gu­sto, ed assolvermi al tempo stesso come un sacerdote, visto che il peccato è una specie di benedizione, almeno per qualcuno! E tu saresti con me, a quest'ora.

Amanda                         - Perché non l'hai fatto?

Allegri                           - Non ho saputo! Mi sono tormentato per anni, di gelosia e di ribrezzo, immagi­nandoti chissà in quali braccia. E quando mi sono detto: « Osa! Amanda è tua, mal­grado tutto! Cercala! Basterà un neh amo a ridartela! Perché la misera può essere ripu­gnante per chi non ha avuto la forza di sop­portarla, ma la sua tragedia è maggiore di ogni povertà, e la tua donna non può averti venduto per trenta denari! », sembrava che la vece mi si spegnesse in una lontananza opaca, e mi rimbalzasse sul cuore, con uno schianto più forte, per farlo tacere per sem­pre... Ed ora sono un recidivo, malgrado i propositi fermi, e la volontà decisa! La con­clusione, però, è questa: ti sei Sconsacrata in tutto: negli affetti, nel focolare, nella pro­spettiva del domani..., mentre io sono solo! Hai r'preso la tua libertà, il solco che ci di­vide si fa d'ora in ora più fondo, ed io credo d: non aver rimpianti, ed affermo in buona fede di non aver più nemmeno nostalgie. Ma per una contraddizione morbosa, invidio tut­to, detesto tutto, amo tutto di te! Sì! La bellezza che mi hai sottratto mi fa più turpe di quello che sono! Si! L'amore che non mi hai dato mi fa sordo ad ogni altro richiamo! È stato sufficiente sfibrarti, perché si accen­desse un lume di speranza. E la luce si spegne. Che cosa pensi di questa mia vigliaccheria? Che potevi essere anche più spietata?

Amanda                         - No, Giovanni...

Allegri                           - Ho sentito la tua voce, e l'eco ha risvegliato in me un fremito d'uragano. Ma oramai, ogni iniziativa si mutila nelle m e mani: anche quella di farti del male. Per­ché, per tua fortuna, non ne sarò più ca­pace!... Ti annoio con le mie chiacchiere vane? Sono le malinconie della staffa... che non vogliono risposta...

Amanda                         - E non servono più, mio povero amico.

Allegri                           - Soltanto, abbi paura dì essere troppo felice!... Ricordati!

Amanda                         -  (rassegnata) Mi ricorderò. (Un silen­zio) Ora ti saluto.

Allegri                           - Te ne vai, già?

Amanda                         - Debbo fare ancora tante commissioni.

Allegri                           - E loro? Le bambine??? Che cosa pensano di me?

Amanda                         - Si sono rese conto della tua tristezza.

Allegai                           - Mi detestano?

Amanda                         - Peccavi per troppo amore. Lo sanno.

Allegri                           - Ci d;v;deva davvero l'oceano! Me ne sono persuaso. Ma oggi il sentimento non serve più. La civiltà ha ucciso tutto... (An­sioso, tutto proteso verso di lei) E la pic­cola? La piccola?

Amanda                         - Aveva aperto ì suoi grandi occhi sulla tua finestra. Credo che ti volesse molto bene.

Allegri                           - (ansioso) E non me ne vuole più?

Amanda                         - È una creatura misteriosa, che mi preoccupa. Forse è nata in un momento di malinconia. Ti adora.

Allegri                           - Come sono contento! Questo pen­siero mi aiuterà a vivere.

Amanda                         - (dolcissima) Ti basta? E di Antonella, non mi chiedi niente?

Allegri                           - La so chiusa nel suo egoismo. Dille che non mi dimentichi!...

Amanda                         - (quasi congedandosi) Vorrei che la vita non ti fosse pesante... Questo è il voto che faccio.

Allegri                           - La nostra vicenda si conclude così. Amanda.

Amanda                         - Ti scriverò qualche volta. Va bene?

Allegri                           - Cosi sia. Ora, te ne andrai col tuo  come sia la cosa più naturale della terra.

Amanda                         - Lo dici con una voce!... Soffri?

Allegri                           - Forse. M'eri nel sangue come una malattia. Nel mio cuore c'era soltanto una fedeltà stupida e antica. Dovrò guarire an­che da quella.

Amano a                        - Ma sì: il ritmo ti riprende. Qui c'è tutto il tuo mondo immutabile. I tuoi studi. La tua scienza. È bene che queste mura ti riafferrino. L'esistenza nomade che hai con­dotto fino a ieri, è buona solamente per i disperati e i senza fede.

Allegri                           - Ricordati, però, che anche a te la guerra detta una legge morale che ti rinsalda nel cerchio da cui eri fuggita!...

Amanda                         - Mi ricorderò anche di questo, non dubitare.

Allegri                           - Ed è venuta, finalmente, l'ora degli addii. Inchini a destra e a sinistra. Un faz­zoletto che sventola. Una lacrimuccia che sì spreme. Il tempo della solitudine per chi ri­mane. La speranza di un paese nuovo per chi parte. Le raccomandazioni        - (HI1 ultimo minuto, e il treno della distanza si mette in cammino! Ora, te ne vai un'altra volta. È giusto. Vicino a me avresti consolidato una abitudine da formica. Ed eri un'ape regina...

Amanda                         - Oh, troverai un'altra donna, Gio­vanni.

Allegri                           - Chi sa?

Amanda                         - Migliore e p:ù degna, per la tua te­nerezza! Io non ho saputo...

Allegri                           - Sono cosi vecchio! Così arido!

Amanda                         - Ma no...

Allegri                           - Lo dici per consolarmi. Non serve p'ù.

Amanda                         - Te 'o giuro con tutto il cuore, in­vece. Siamo fraternamente amici, non è vero? Puoi credermi.

Allegri                           - (come parlando a se stesso) Dimenticare, per essere dei compagni di strada, che sanno ritrovarsi nell’ora dell'abbandono! È mai possibile?

Amanda                         -Si, se lo vuoi.

Allegri                           - Allora addio, Amanda,

Amanda                         - Arrivederci, Giovanni. (L'accompa­gna fino sulla porta. La saluta con un cenno, mentre si allontana. S'ode il « girotondo » dei bambini. Allegri, rinchiude con Un ton­fo secco la porta che da sul giardino.Siede sulla panca attorno al muro. E si passa una mano sugli occhi, lentamente, come se fosse stordito)

Magistretti                     - (comparendo dalla porta di sini­stra) Perché avete chiuso la porta?

Allegri                           - (si alza di scatto come seccato di es­sere sta'o sorpreso in un momento di abban­dono) Per rimanere tranquillo. Non vi per­suade?

Magistretti                     - Per me?!... Se n'è andata?

Allegri                           - Cerne vedete.

Magistretti                     - Tutto in ordine?

Allegri                           - Perfetto.

Magistretti                     - Allora possiamo andare anche noi.

Allegri                           - Se vi fa comodo...

Magistretti                     - Non verrete mettere le radici qui dentro? (Scuotendolo) Eh? Che c'è? Siamo da capo? Il vecchio male?

Allegri                           - Ma lasciatemi in pace, in nome di Dio!

Magistretti                     - (fissandolo bene in faccia) Siete proprio in balia del terremoto.

Allegri                           - Beh? Che avete da guardarmi?

Magistretti                     - Non ho potuto leggere nel cu-re dell'uomo malvagio. Soltanto in quello dell'uomo pel bene: nel vostro. Mi è bastato per averne paura. State per commettere uno sproposito!

Allegri                           - E andate al d'avo'o con le vostre sentenze! Gli oroscopi li faccio io! (Si odono alcuni colpi ripetuti alla porta dal giardino),

Magistretti                     - Sentite? Hanno bussato? (Forte) Chi è?

(Rispondono alcune voci: « Allegri? C'è qui un certo Allegri?)

Allegri                           - Passate dalla porta principale!

La voce                          - È chiusa

Magistretti                     - L'ho chiusa io!

Allegri                           - Ora vi faccio aprire! (A Magistretti) E rimovetevi una buona volte!

Magistretti                     - (via dalla porta di sinistra, Al­legri lo segue fino sul limitare. Ed ecco che Magistretti ricompare accompagnando un signore ed una signora che conducono per mano  Maria)

Mauistretti                     - Maria! Che cos'è successo?

Un signore                     - Sete il signor Allegri? Nulla di grave per fortuna!  "tre af-aver ava la strada, la bambina è stata sfiorata da un'au­tomobile. Abbiamo dovuto condurla alla guardia medica. Una piccola contusione alla gamba. Ha voluto che l'accompagnassimo qui. E ve l'abbiamo portata. Siete suo pa­rente?

Alleghi                           - Ma come? Come ti sei fatta male? Guardate com'è pallida!

Maria                             - No, Giovanni. Soltanto un po' di pau­ra. Mi hanno fasciato. Domani non avrò più niente. Ringrazia questi signori piuttosto.

Allegri                           - Scusate. Sono così confuso. Ma puoi camminare?

Un signore               - Benissimo, vi dico, È venuta da sé.

Allegri                           - Hai bisogno di qualche cosa? Un po' dì cognac?

Magistretti                     - Ci penso io... (Via),

Un signore                     - Allora, arrivederci.

Ali egri                   - Vi ringrazio molto. Non so pro­prio come sdebitarmi. Volete dirmi il vostro nome?

Un signore                     - Verratti. Figuratevi! Una così bella bambina. Piena di coraggio. Arrive­derci, piccola. E tu, come ti chiami?

Maria                             - Maria.

Un signore                     - Arrivederci, Mara. Un'altra vol­ta sta' attenta, quando attraversi la strada!

Maria                             - Andrò sempre di corsa. Grazie tanto!

Un signore e l'altra        - (via)

Allegrt                           - Ma com'è stato? Siediti qui. Rac­contami. (L'aiuta a sedersi e rimane in piedi vicino a lei)

Maria                             - È cosi semplice! Venivo da te, come eravamo d'accordo, e mi sembrava di cam­minare nel cielo. Un autista balordo è sbu­cato invece da un angolo di strada. Ha fatto appena in tempo ad evitare che finissi sotto la sua macchina. Mi hanno r'alzata, come se davvero fessi caduta dal paradiso...

Alleghi:                          - E ti duole qui? La gamba sola­mente?

Maria                             - Ora il tuo spavento è più grande del mio male... Sono in ritardo, piuttosto? Stavi in pensiero?

Allegri                           - Un poco.

Magistretti                     - (ritorna col cognac che è andato a prendere) Il cognac.

Maria                             - Non ne ho bisogno! Bevetelo voi, giac­ché l'avete portato.

Magistretti                     - Una goccia sola. Dovete met­terci le labbra.

Maria                             - Ecco. Per farvi contento. (Accosta il bicchierino alle labbra e glielo restituisce)

Magistretti                     - Volete che vi accompagni a casa?

Allegri                           - No. Lasciatela riposare. Ci sono io. E andate pure che è tardi.

Magistretti                     - Non avete bisogno di nulla? Ar­rivederci. (Via),

Allegri                           - Come ti ho aspettato, Maria! E mi arrivi in questo modo!

Maria                             - Smarrita... prima ancora di avere at­traversato la strada... (Candidamente) E tan­to difficile camminare da soli? E mi attendevi, davvero, poi?

Allegri                           - Tremando. Mi bastava avere la cer­tezza che saresti venuta. Non avrei osato chiedere di più al tuo sacrificio.

 

Maria                             - Perché parli di sacrificio? (Serafica) Sono sotto il tuo cielo, così candido!...

Allegri                           - La tua grazia innocente lo ha fatto impallidire.

Maria                             - Mi racconti sempre delle favole?! Quando siamo stati soli, me le hai sempre rac­contate!

Allegri                           - E ho avuto torto. (Cambiando tono) Nessuno ha saputo che saresti venuta qui?

Maria                             - Nessuno. Sono scesa, senza far rumo­re, dalia scala di servizio. Mi sembra che tutto coloro che vogliono nascondersi, deb­bano infilarsi in una scala di servizio! Si fini­sce in cantina o in soffitta... Non mi dici niente? Fai parlare me sola...

Allegri                           - Oh, ti ascolto! Sono così raggiante! Ora, potrei anche morire.

Marta                             - Chi mi accompagnerebbe, se tu non ci fossi più? Pensa, se avessi dovuto chiamarti, io, da quell'altro cielo?! Come sono gli an­geli, che vivono tra le stelle?

Allegri                           - Mi fai correre un brivido per la schiena! E l'ho pensato, sai?, appena sei ap­parsa, tenuta per mano da quei due signori. Ed ho avuto paura di perdere, con te, tutto!

Maria                             - Ti sarebbe dispiaciuto?

Alleghi                           - Me ne accorgo ora, e mi basta il profumo della tua tenerezza per chiudermi nella rinunzia, come una sensitiva.

Maria                             - (ingenua, meravigliata) Non mi vuoi più con te?

Allegri                           - Ti sentirò in altro modo, vicina per sempre. La strada troppo lunga, sarà piena di te. La casa fredda, sarà luminosa di te.

Maria                             - Oh!

Allegri                           - II cuore, angosciato, sarà caldo di te. Il tuo nome, potrà riempire da solo ogni vasti tà.

Marta                             - Ma che cos'è successo, dunque? Tutto questo, perché sono caduta? E mi son fatta male?!

Allegri                           - No, soltanto perché tua madre mi ha guardato, un attimo, senza inimicizia.

Maria                             - E basta Io sguardo di una mamma, a mutare le cose?

Allegrì                           - Basta la carezza di quegli occhi! Sì. Te ne tornerai da lei, per questo. E qualche volta penserai al povero sconsolato solitario, illuminato dalla tua gioia lontana.

Maria                             - Ma quando è stata qui la mamma?

Allegri                           - Dianzi,

Maria                             - (pensierosa) Ora capisco! E che cosa ti ha detto, per farti cambiare in questo modo?

Allegri                           - Che per vivere ha bisogno della no­stra bontà.

Maria                             - E tu, che cosa farai?

Allegri                           - Avevo pensato di portarti con me. Invece andrò solo. Ti aspetterò!

Maria                             - Mi aspetterai sempre?

Allegri                           - Corre la mia figlia più vera!

Maria                             - Ed Antonella, allora?

Allegri                    - Anche lei. Ma te. prima di tutti! In fondo, il sentimento filiale non è un istin­to, è un'abitudine. Si pensa insieme, mentre si vive E ci si adagia sulle stesse parole, sulla stessa simpatia, sulla stessa sofferenza. Questo legame è più forte del sangue. Tu, più di ogni altro, ti eri avvicinata alla ma solitudine. E forse, il miraggio di questo po­vero uomo, che spalancava alla tua curiosità, un mondo che non possedeva, e gli orizzonti che non avrebbe scoperto mai, ti aveva abbagliato. Ma, in verità, avevo presunto trop­po! Non sono che un innocuo ciarlatano, che cerca le sue stelle in un pozzo! ... E non posso più nemmeno prometterti, per l'avvenire, il paradiso, di cui non ho mai posse­duto le chiavi.

Maria                             - Mi sarebbe sembrato così buono il tuo pane!

Allegri                           - La mia avventura si chiude, invece, come una prigione. Non pensiamoci più, dunque.

Maria                             - Ed io che avevo preparato il mio far­dello!

Allegri                           - Davvero?

Maria                             - Non so p!ù dove l'abbia lasciato! Forse di là... Con un cartoccio di caldarroste, che avrebbe potuto servirci per viaggio... Ti piac­ciono le caldarroste? Andiamo a cercarle?

Allegri                           - Andremo... Fra poco, quando ti ac­compagnerò fino alla sua porta. Ci lasceremo su quella soglia. E partendo, non mi volterò a guardarti. Perché tu possa dire alla mam­ma che ti accoglierà: » Giovanni, o se vuoi Scassaluna, mi ha mostrato i! cielo del suo Planetario. È un cielo artificiale. Ed è quello della sua vita! È un cielo da angeli di carta, fatto di veli turchini e di piume trasparenti; un cielo di fantasia, senza profondità reali, da cui però si può cadere a un tratto, con gli occhi spalancati e le ali socchiuse. Avrei voluto andare con lui, e non mi ha voluto, perché si è ricordato che anche i tuoi occhi sono due stelle, accese nel mio crepuscolo. Perciò, dopo aver scrollato l'albero delle sue bugie inutili, mi ha detto: perché fuggirei come quella, che un giorno se n'è andata, con la mia piccina? Perché le porterei via la sua creatura più sensibile ? Non posso avere questa crudeltà, capisci? E mi ha ri­condotto, tenendomi per mano, perché tu mi tenga p'ù stretta e più difesa... ». Le dirai questo? Le dirai questo. Maria?

Maria                             - Se vuoi...

Allegri                           - Me lo giuri?

Maria                             - Sì,

Allegri                           - Ti ringrazio. (Facendosi forza) Ora, vieni a vedere l'artificio che mi aiuterà a non piangere! (Si siede sulla sua tribunella. Si fa scuro sulla scena. Il cielo si inazzurra a poco a poco, si popola di stelle, della via lattea, lontano e profondo. Una musica lieve, in sordina, s'ode, come a creare uno stato d'animo di raccoglimento. Solo Allegri è illuminato da una lampadina della cattedra, che gli getta un chiarore fantomatico sul viso)

Maria                             - (in primo piano, fuori dell'arcoscenico, batte le mani in estasi) Oh, com'è bello, Giovanni! Spiegami! Gli angeli da che parte arrivano?

Allegri                           - Sono già in terra, Maria, specchiati lassù! Ed ecco che recito la lezione! (Leg­gendo) « Chi guardi la luna, oppure osservi con un modesto mezzo ottico il pianeta Ve­nere; e segua la luna per un certo numero di giorni... ».

Maria                             - (ancora più avvinta dalla proiezione) Come è bello!

Allegri                           - (nasconde a un tratto la testa sul braccio, curvandosi disperatamente sul banco. Non parla più)

Maria                             - (sorpresa) Non dici più niente? Per­ché non parli più? (Si avvicina a lui, e sono tutti e due illuminati dalia stessa luce) Pian­gi? (Poi lo accarezza con aria materna) Andiamo, Giovanni, che cosa sono queste la­crime? (Lo costringe a sollevare la testa, gli asciuga gii occhi col suo fazzoletto) Via, non fare il bambino!...

(Continua la musica lontanissima, un vero bisbiglio di stelle e di astri, mentre si chiude il velario)

FINE