Stessa spiaggia, stesso mare… solite cose

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S T E S S A S P I A G G I A , S T E S S O M A R E

STESSA SPIAGGIA, STESSO MARE… SOLITE COSE

commedia frivola e leggera – come frivola e leggera è l'estate – in 2 atti di:

Patrizia De Cristofaro

                                                      TRAMA

Elena, una signora provinciale, con manie megalomani e che si atteggia a snob, sulla spiaggia di una qualsiasi località balneare italiana, è sempre pronta a criticare il comportamento degli altri. Tutto ciò tra l'indifferenza del marito Lamberto, che tenta invano di spiegarle come certi atteggiamenti e comportamenti estivi siano del tutto privi di contenuto. Allora Elena si sfoga con una signora appena conosciuta, Gloria, pettegola come lei. Lamberto, per dimostrare a sua moglie che sta sbagliando, per scherzo si mette a fare il provolone, per dirla con Elena, con Paola. La sera si ritrovano tutti nel giardino di Cristina D'Argenio per festeggiare ferragosto. Elena rivela a marito di Paola la tresca che corre tra sua moglie e Lamberto. Filippo, il marito di Paola, dice che sua moglie fa bene a divertirsi, visto che lui la lascia spesso sola per motivi di lavoro. Elena si convince che si tratta di uno scherzo, ma non del tutto... Infatti all'inizio della cena di ferragosto Lamberto decide di offrire una rosa alla signora più giovane, che guarda caso è Paola...

PERSONAGGI

ELENA MINGHI, una signora snob e megalomane

LAMBERTO, suo marito

PAOLA

FILIPPO, suo marito

GLORIA, una vecchia signora pettegola

CAROLINA

GIACOMO, suo marito

CRISTINA D'ARGENIO

ROBERTO, suo marito

SOFIA, madre di Cristina

GUGLIELMO, padre di Cristina

GIULIO CAESAR DI LAURO

GIOIA, sua moglie

LUDOVICO, cugino di Cristina

CLARA, sua moglie

NATASCIA, collaboratrice russa

PEPPINO “coccobello”

CLAUDIO, bagnino

HAMED, venditore di vestiti

VENDITORE DI BISCOTTI

                                         PRIMO ATTO

La spiaggia di una qualunque località balneare italiana. In fondo, a destra, una passerella e una scaletta rustica portano sul lido. In primo piano 6 ombrelloni arancioni sono così disposti: il primo da destra è quello del bagnino; subito dopo troviamo l'ombrellone dei coniugi Minghi; poi quello della signora Gloria; quindi quello di Carolina e Giacomo; procedendo verso sinistra troviamo ancora quello di Cristina e Roberto; infine quello di Paola e Filippo. Sotto ciascun ombrellone ci sono una sdraio e un lettino, anch'essi arancioni.

Sono le 9,30 del mattino del 15  agosto di un'estate italiana.

All'alzarsi del sipario si udrà lo sciabordio di un immaginario mare che, sempre attraverso la fantasia, dia la sensazione che infranga le sue onde tranquillamente sulla riva.

Claudio, il bagnino, è seduto sotto il suo ombrellone su una poltroncina di plastica. E' un uomo sui 35 anni, alto, abbronzato e muscoloso.

La signora Elena è seduta sul lettino. E' di un'antipatia unica. Sta sfogliando una rivista di gossip. Guarda di frequente l'orologio: non vede l'ora che arrivi qualcuno. Infatti ella va sulla spiaggia unicamente per spettegolare su tutto. Suo marito, il signor Lamberto, al contrario, ha un'aria sorniona, lievemente beffarda, che ispira un immediato senso di serenità. Seduto sulla sdraio, sta leggendo il giornale.

Dopo poco dalla destra entra Peppino coccobello. Regge in una mano un cesto pieno di fette di cocco e nell'altra un secchio di acqua freddissima.

PEPPINO (gridando) Cooooocco! Voi volete? (Fa per uscire per la sinistra)

CLAUDIO (senza muoversi dal suo posto) Peppino? (Peppino si volta e il bagnino gli fa segno di avvicinarsi) Dammi il solito euro di cocco.

PEPPINO Subito. (Mette in un bicchiere di plastica 3 fette di cocco e lo porge a Claudio, che dà i soldi) Buona giornata. (Avviandosi per uscire per la sinistra, gridando) Cocco bello! Il cocco di Peppino è fresco ogni mattino! Cocco bello! Bianco, buono e profumato! (Esce)

CAROLINA (scende dal lido. E' una donna di 52 anni, molto appariscente. Indossa un copricostume trasparente che lascia ben poco all'immaginazione. Si ferma vicino a Claudio. Allegra) Ciao, Claudio. Auguri, buon ferragosto!

Elena posa la rivista e si fa attenta.

CLAUDIO (alzandosi) Oh, Ciao, Carolina. Buon ferragosto anche a te. Tutto bene?

CAROLINA (c.s.) Tutto bene.

CLAUDIO (offrendo il cocco) Vuoi?

CAROLINA (sbarrando gli occhi e sapendo di essere maliziosa) Uau! E' il tuo cocco? Come no! Lo accetto volentieri! (Prende una fetta di cocco e inizia a mangiare con voluta sensualità)

ELENA (ha capito il doppiosenso. Guarda Carolina con disgusto, poi esclama quasi tra sé) Sentila! Che sfacciata!

CLAUDIO Come è andata la festa, ieri sera? Bene?

CAROLINA  Non me ne parlare... Sì, abbiamo mangiato bene, questo sì, ma c'era una moscìa... Tu lo sai, no?, che se non c'è... movimento... io non mi diverto.

CLAUDIO Lo so.

CAROLINA (dopo una pausa) Scusami, voglio andare a prendere un po' di sole. (Scherzosamente e volutamente insinuante) Vieni anche tu, dai! Giacomo non è sceso ancora e... voglio stare in tua compagnia... (Senza volerlo il suo sguardo incrocia quello di Elena, che la fissa schifata. Cerca di correggere il tiro) Per fare quattro chiacchiere, voglio dire. Se ti va, beninteso.

ELENA (quasi tra sé) E insiste! Che svergognata!

CLAUDIO Certo che mi va! Ti raggiungo fra poco.

CAROLINA Va bene. Ti aspetto. (E si muove per andare al suo ombrellone. Claudio si risiede. Carolina passando davanti ad Elena) Buongiorno, Elena. (E prosegue per la sua strada)

ELENA (con sussiego) Buongiorno. (A suo marito) Mi chiedo andando di questo passo dove andremo a finire. Ma tu l'hai vista, quella? (Lamberto non risponde) Lamberto? Mi ascolti?

LAMBERTO (distratto) Certo, cara.

ELENA No, dico: che svergognata! Tu l'hai vista, no?

LAMBERTO (calmissimo) Io? No, non ho visto niente. Che cosa avrei dovuto vedere?

ELENA (constata con amarezza) Già... Io poi perdo tempo a parlare con te, che vieni sulla spiaggia, apri il giornale e … li fu Napoli!

LAMBERTO (c.s.) Ma tu mi sai dire che cosa c'è di meglio, in vacanza, che starsene stravaccati sulla sdraio a leggere?

ELENA Per esempio, vedere fino a che punto può arrivare la spudoratezza della gente.

LAMBERTO (ironico) Cero. E... dove sta tutta questa spudoratezza? Io non vedo nessuno.

ELENA (infastidita) Non fare lo spiritoso! Adesso non vedi nessuno, ma prima... Dico: tu Carolina sei la moglie di un medico... E che medico! Mi hanno detto che il dottor Giacomo è bravissimo e che è il primario della Divisione di gastroenterologia dell'ospedale della sua città... Dunque, tu Carolina sei la moglie di un medico serio, valente e affermato e ti metti a fare...? Sai che ha fatto?

LAMBERTO No.

ELENA Te lo dico io. Innanzitutto è scesa con una mise a dir poco indecente. E questo è niente! Si è fermata vicino a quel bellimbusto del bagnino, lui le ha offerto il cocco che aveva comprato e lei lo ha preso. Capisci? Ha avuto il coraggio di accettare il cocco di lui!

LAMBERTO (sinceramente incuriosito) Beh? Che cosa ci trovi di strano?

ELENA Ma... Non hai capito? Dico: ha accettato (sottolineando) volentieri il cocco del bagnino!

LAMBERTO (serio, ma con la sua aria un po' svagata) Ah, sì. Ho capito. E... Dimmi un po'. Da quanto in qua sei diventata talmente umana da preoccuparti che un bagnino non guadagni abbastanza per...? Sì. Hai ragione, cara. Io sono d'accordo con te: i bagnini non guadagnano molto. Beh, vuol dire che la prossima volta il cocco glielo offrirà lei a lui.

ELENA (esasperata per l'incomprensione dell'uomo) Lamberto, sei proprio idiota! Quella, sotto sotto, gli ha detto una cosa... oscena.

LAMBERTO (che ha compreso dove sua moglie voglia andare a parare, con noncuranza) Sì, figurati!... (Brevissima pausa) Scusa, cara, tu sai Carolina com'è. E' una donna alla quale piace scherzare sempre. E... Ti dirò di più: secondo me, fa bene.

ELENA (in tono di sfida) Ah,  sì? Secondo te ha fatto bene anche quando, nel mangiare il cocco, faceva così? (Muove le labbra in modo goffo) Rispondi!

LAMBERTO (scoppia a ridere di cuore) Sei unica, sai?! (Prevedendo, forse, la reazione dell'altra, si alza e va a sedersi sul lettino. Cinge le spalle di Elena, le sfiora la tempia con un piccolissimo bacio, quindi fa dolcemente) Via, cara! Cerca di lavorare meno di fantasia.

ELENA (divincolandosi bruscamente, testarda nella sua convinzione) Non ho finito. Quella... Sai che ha fatto prima di andarsene sotto l'ombrellone?

LAMBERTO (ironico) Ah, c'è dell'altro?

ELENA (irritata, con forza) Sì! Quella si è permessa di invitarlo a raggiungerla. Ora. Cioè in assenza del marito. (Pausa) Povero dottore! Mi fa proprio pena! (Ammettendo, quasi tra sé) Sì, certo, il dottor Giacomo è un bell'uomo... ricco... e... penso che li, in ospedale, anche lui con le infermiere si prenda qualche distrazione... Ma questo non significa niente! Lui non se lo merita un affronto del genere! D'altronde, poi, il tradimento dell'uomo non giustifica quello della donna.

LAMBERTO (spazientito) Santo Dio, Elena, e basta! A parte il fatto che non capisco perché tu ti ostini a fare il processo alle intenzioni, sei insopportabile quando fai certi discorsi. Io ho cinquantaquattro anni, voglio dire che non sono più tanto giovane, ma tu ragioni come mio nonno.

ELENA (impermalita) Come no! Sono sicura che anche tu non aspetti altro che ti si presenti l'occasione per tradirmi.

LAMBERTO (pacato) Via, cara, non dire sciocchezze! Sai benissimo che io non lo farei mai. (E le sfiora nuovamente la tempia con le labbra)

Dal lido sopraggiunge Paola. Ha 40 anni ben portati; indossa un pareo multicolore. Si ferma e fissa uno sguardo pensieroso in platea, dove si immagina che vi sia il mare. Dopo un poco prende il cellulare dalla borsa da spiaggia e inizia a parlare al telefono.

ELENA (con sufficienza, alludendo a Paola) Eccone un'altra!... Sta sempre al telefono! Vorrei proprio sapere con chi sta parlando.

LAMBERTO (alzandosi e andandosi a risedere sulla sdraio, serafico) E io vorrei proprio sapere a te che te ne importa.

ELENA (con affettata indifferenza) A me niente, figurati!... (Lamberto ha un moto che sottolinea la falsità di quell'affermazione e riprende a leggere il giornale. Elena continua a parlare credendo che suo marito l'ascolti) Solo che penso... Il marito la lascia spesso sola per motivi di lavoro e lei ne approfitta per fare la gallinella con chicchessia.

Dalla sinistra entra Hamed. Il marocchino porta a fatica, poggiato sulla spalla, uno stand carico di vestiti. Si ferma di fronte all'ombrellone di Carolina.

CAROLINA (si avvicina allo stand e comincia a scegliere. Prende un abito) Sì, questo mi piace.

HAMED (conferma) Quello è bello.

CAROLINA Questo quanto costare?

HAMED Tu prendi. Tu dai mi quindici euro.

CAROLINA (tentennando) Mi piace, ma... Con tutti questi fiori... (Posando il vestito sullo stand) Voglio vedere qualche altra cosa. (Continua a scegliere e si sofferma su un vestito di tinta più sobria) Sì, questo mi piace e penso che vada bene per me. Quanto costare questo?

HAMED Quello tu dai mi dieci euro.

CAROLINA Posso misurare? (L'altro accenna di sì col capo e la donna l'indossa. Si osserva, poi) Mi pare che questo può andare. (Ad Hamed) Facciamo otto euro?

HAMED Vai! Tu prendi. Tu dai mi otto euro.

CAROLINA Va bene. Aspetta. (Si avvicina in tutta fretta al bagnino. Muovendosi leziosamente per farsi ammirare) Claudio, guardami. (Alludendo all'abito) Ti piace? Come mi sta?

CLAUDIO (entusiasta) Bello! Ti sta molto bene. (Alludendo al prezzo chiesto da Hamed) Quanto vuole?

CAROLINA Ha detto dieci euro, ma io gliene ho messi otto.

CLAUDIO E' un affare. Prendilo.

CAROLINA (un tantino incerta) Allora lo compro? Che dici?

CLAUDIO Sì. Vai tranquilla.

Carolina ritorna soddisfatta e di corsa verso Hamed. Si toglierà il vestito, pagherà, quindi andrà sotto l'ombrellone di Claudio e si intratterrà a parlare sottovoce con lui. Hamed riprenderà in spalla lo stand ed uscirà a destra. Tutte queste azioni si svolgono mentre Elena dice:

ELENA Eh, no! Questo è troppo! E' troppo! (A Lamberto) Ti pare? (L'uomo non risponde. Irritata) Ehi! Sto parlando con te.

LAMBERTO (sornione e bonariamente sardonico) Ah, ce l'avevi con me, cara?

ELENA (c.s.) E con chi, se no?

LAMBERTO (c.s.) Scusami. Dimmi. Sono tutto orecchi.

ELENA (più calma) No, dicevo: Carolina l'ha provocato apertamente, il bagnino! Avessi dovuto vedere! E' passato Hamed... Quello dei vestiti... Bene. Lei si è misurata un vestito e... è andata a chiedere consiglio a lui per sapere se comprarlo o meno. E dovevi vedere come si muoveva davanti a lui! Faceva un sacco di smorfie... Che schifo!... (Leggermente ironica) Ottenuto il placet, lo ha comprato.

LAMBERTO (c.s.) E quindi?

ELENA (irritata) E quindi?! La logica vuole che una donna senta il parere di un'altra donna su come le sta una determinata cosa, non di un uomo.

 LAMBERTO (c.s.) Perché, a te non ti è mai capitato di fare la stessa cosa, cara?

ELENA (c.s.) A me? Mai!

LAMBERTO (c.s.) Sì, che ti è capitato. Ricordati bene. L'anno scorso, precisamente nel periodo di Natale, quando andammo a fare una passeggiata con Laura e Gianfelice... Ti ricordi?

ELENA (ricordandosi) Ah, sì! Mi ricordo. (Estasiata) Ah!... Andammo a via Montenapoleone, la strada più in di Milano! Bellissima! Io vidi quel cappotto di cammello da Max Mara e lo volli comprare. (Dubbiosa) Ma... Tu dici che quel giorno io ti ho provocato apertamente?

LAMBERTO (c.s.) No, cara. Secondo il tuo punto di vista, quel giorno non hai provocato me, ma Gianfelice sì. Uscisti... con molta grazia, devo dire... dalla cabina del negozio col cappotto addosso e con altrettanta grazia domandasti a Gianfelice che ne pensava.

ELENA (non sa cosa rispondere) Beh, certo... (Tuttavia riprende con quasi aggressività) Ma lo feci più per educazione che per altro. E poi, che c'entra? Gianfelice è tuo amico e quel guiorno c'eri anche tu.

LAMBERTO (c.s.) Naturalmente, ma Gianfelice è pur sempre amico anche a te, no? Cara, permettimi di dirti che il parere di un uomo nei confronti di una donna è più disinteressato.

GLORIA (è un'anziana signora. Scende dal lido. Si rivolge ad Elena) Signora, cortesemente sa l'ora?

ELENA (dopo aver guardato l'orologio) Mancano un paio di minuti alle dieci.

GLORIA Grazie. (Si dirige sotto l'ombrellone di Cristina, guarda la targhetta, poi a se stessa) Non è questo. (Va sotto l'ombrellone successivo, legge, poi quasi avvilita) Non è neanche questo. Mio Dio! E dov'è? (Ritorna indietro)

ELENA (vedendo che la nuova arrivata si guarda intorno come perduta, azzarda timidamente) Signora, chiedo scusa se mi permetto... Ha bisogno di qualcosa?

GLORIA Ecco... Sto cercando l'ombrellone della famiglia Toselli, ma non riesco a trovarlo.

ELENA (indica l'ombrellone immediatamente alla sua destra) E' questo, guardi.

GLORIA (nascondendo dietro un dignitoso sorriso una certa agitazione interna) Grazie, gentilissima. (Mette a posto le sue cose, quindi si siede sulla sdraio)

ELENA Lei è la mamma dell'avvocato?

GLORIA (amara) Eh, sì...

ELENA (tendendole la mano che l'altra stringe mollemente e presentandosi) Piacere, Minghi.

GLORIA Piacere mio.

ELENA Un gran bravo ragazzo, suo figlio!

GLORIA (amara) Grazie. (Pausa) Eh, sì... Mio figlio è la perla degli uomini, ma ha sposato una megera.

ELENA (sospirando con tristezza) Eh, signora mia, lo so, purtroppo lo so. Le nuore possono essere care e brave quanto si vuole, ma non si affezionano. Anche...

GLORIA (interrompendola) Mi scusi, signora, mi lasci spiegare. Mia nuora non è né affezionata, né brava: è cattiva. Ah! Se sapesse che cosa mi tocca sopportare!... Per darle un esempio, giovedì scorso alle undici di sera mi arrivò una telefonata. Era lei. (Imitando in modo caricaturale la voce della signora in questione) “Signora, si prepari. Domani la viene a prendere suo figlio. Mi farebbe piacere se lei venisse a passare ferragosto con noi.” Io mi sono meravigliata e mi sono illusa che mia nuora aveva veramente piacere di ospitarmi. Macché! Quella sciagurata mi ha fatto venire qui per farmi fare la guardiana alla casa perché lei doveva andare, anzi, andare di nuovo, perché già c'è stata, una settimana a Porto Cervo. (Con accentuato sarcasmo) Doveva ritornare a Porto Cervo!... Quella poi è nata, a Porto Cervo!...

ELENA (c.s.) Eh, signora mia, cosa vuole che le dica? Lei ha ragione, ma i giovani di oggi sono fatti così: più hanno e più vogliono avere. Le nuore, poi... Perché, mia nuora non è la stessa? Signora mia... Si figuri che per Natale di... sì, di due anni fa... regalai a mia nuora una magnifica stola di visone... La comprai da Cenci, una sartoria di alta moda di Roma... si trova nei pressi di Montecitorio... la pagai duemila e cinquecento euro... Ebbene mia nuora non l'ha mai messa: dice che è troppo impegnativa. D'accordo, una stola del genere non si può mettere tutti i giorni, ma, dico, tu sei la moglie di un ingegnere che a Roma si è fatto un nome... quando vai a qualche meeting, a qualche party con lui, potresti anche metterla. E' giusto?

GLORIA Certamente.

ELENA Niente. La stola come gliel'ho regalata, così è rimasta,ancora col cartellino. (Piccola pausa) Mah! E' meglio che non ci pensiamo. (Volutamente cambia discorso) Lei quanto tempo si trattiene qui?

GLORIA Una settimana.

ELENA L'avvocato è partito stamattina, per Porto Cervo?

GLORIA No, ieri sera. Hanno preso la nave delle nove e mezza.

Natascia scende a passo frettoloso dal lido. Ha 60 anni; è grassoccia e i capelli biondi a caschetto le danno un che di ridicolo. Si ferma accanto ad Elena e a Gloria.

NATASCIA Bangiorna.

ELENA Buongiorno, Natascia. Beh? Dov'è la festeggiata?

NATASCIA Che? Io non capiscio.

ELENA La signora Cristina dove sta?

NATASCIA Ah! Signora Cristina preparala cena.

ELENA Ha preparato parecchia roba?

NATASCIA A come no! Tu aspetta. Io mettio mia burso sotto, tac, ombrella, dopo io vieni e tu parla.

ELENA Va bene. Vai, vai, ci vediamo dopo. (La russa si dirige in tutta fretta sotto l'ombrellone di Cristina e con movimenti nervosi poserà la borsa. Intanto Elena spiega) I D'Argenio sono nostri amici da un sacco di anni e Natascia è la loro collaboratrice; è russa: è di un paese sulla costa occidentale del Mar Nero. (Breve pausa) Eh, i signori D'Argenio hanno una villa favolosa qui di fronte: sono dodici camere, doppi servizi e due cucine. Il quindici agosto è il compleanno della signora Cristina e ogni anno lei fa una cena che, senza esagerazione, definire pantagruelica è dire poco.

GLORIA Ho capito.

ELENA (vedendo ritornare Natascia) Adesso le faccio dire che cosa ha preparato. (Alla collaboratrice per invogliarla a parlare) Allora? La signora sta cucinando?

NATASCIA (enfatica) Wo! Signora preparala tutte belle robe! Stamattina io friggere due chili zucchini: signora parla insalata pasta; poi parla pasta fasoli e cuozze; poi parla questo, tac... (Fa un gesto come per indicare qualcosa di grosso) Come tu chiama?... Questo, tac...

ELENA (azzarda) Il pesce?

NATASCIA (c.s.) No, no piescio. Questo... Piezzo carna bollita e parla sopra mettie tonno e maianaise... Tutte robe molto belle! Molto buono!

VENDITORE DI BISCOTTI (entra dalla destra. Ha un cesto pieno di pacchetti dei tipici biscotti stabiani) 'E Castiellammare pigliate! (Posa il cesto al centro della scena)

CAROLINA Uh! I biscotti di Castellammare! (A Claudio) Ti piacciono?

CLAUDIO Non lo so. Non li conosco.

CAROLINA Sono buonissimi! Adesso te li faccio assaggiare. Aspetta. (E si avvicina al venditore) Buongiorno. Mi dia un pacco di biscotti, per favore.

VENDITORE DI BISCOTTI Subito. (Prende un pacchetto, poi dandolo a Carolina) Ecco qua.

CAROLINA Quant'è?

VENDITORE DI BISCOTTI Due euro.

CAROLINA (consegnandogli i soldi) Ecco a lei.

VENDITORE DI BISCOTTI (intascando l'importo) Grazie. Buona giornata. (Prende il cesto e avviandosi per uscire per la sinistra) 'E Castiellammare frische frische pigliate! (Esce)

CAROLINA (aprendo il pacchetto, si avvicina al bagnino. Offrendo) Prego. Prendi, assaggia.

CLAUDIO (prendendo un biscotto) Grazie. Caspita! Questo è un biscottone! Dammene metà.

CAROLINA (presa da un'idea che la diverte) Facciamo una cosa. Io mangio da una parte e tu dall'altra. Così ne mangiamo metà per ciascuno. Senza baciarci, beninteso. Vuoi?

CLAUDIO (alquanto divertito) E perché no? Ma... Scusami se te lo domando: tu sei insoddisfatta?

CAROLINA (sorpresa) Chi? Io? Insoddisfatta? (Scoppia a ridere) Ma no! Che hai capito? Sono innamorata di mio marito e... sono soddisfatta. No, no! E' solo che... voglio giocare un po'... Su questa spiaggia c'è una moscìa...

CLAUDIO (c.s.) Hai ragione. Dai, iniziamo. (E cominciano a mangiare il biscotto in quel particolare modo)

ELENA (deprecando, alludendo a Carolina) Che zozza!

NATASCIA Chi zozza? Io non capiscio.

ELENA Dico: guardate quei due. Cose dell'altro mondo!

NATASCIA (ridendo sguaiatamente) Ah! Signora Caralina molto simpatica!

LAMBERTO (ridacchiando, si compiace in se stesso) Brava Natascia! Tu sì che capisci!

GLORIA (scandalizzata) Mio Dio! Fare sulla spiaggia certe cose!

ELENA Ah! Ma Carolina ora ha superato ogni limite! Adesso è mio dovere mettere in guardia il dottor Giacomo.

LAMBERTO (avvicinandosi a sua moglie, persuasivo) Via, cara! Che cosa vuoi mettere in guardia?

ELENA (irritatissima) Chi, semmai! Quel sant'uomo del marito! Ma stai tranquillo: lo farò con molto savoir fair.

LAMBERTO Ma sì! Brava! Mettilo in guardia, in francese, così capisce meglio.

ELENA (c.s.) Lamberto, non essere cretino! Quella (allude a Carolina) si merita una bella lezione! (A Gloria) Mi scusi se mi sono alterata, ma su questa spiaggia ci sono troppe indecenze. E'' ora di finirla! (Piccola pausa. Indicando Paola con la testa) Vede quella là sulla riva? Quella è arrivata venti minuti fa e da venti minuti sta al telefono. Con chi? Non si sa. Il sospetto è legittimo, mi pare.

NATASCIA (con circospezione) Ieri signora Caralina parla signora Paula campagna.

ELENA (interessata, senza tuttavia aver compreso) Come?

NATASCIA (c.s. Cercando di spiegarsi meglio) Wo! Signora Paula, moglie di architetto, lei non d'accordo con lui e, ieri signora Caralina parla, signora Paula campagna. Questo, tac, altro homo.

ELENA Ah! Mah!... Questo non te lo saprei dire con certezza, perché io non l'ho vista personalmente, ma mi pare possibile: sta quasi sempre sola, fa la gallinella con tutti...

Dal lido scendono Cristina e Roberto. Cristina ha 43 anni. Di media statura, è bionda e slanciata. Roberto è insignificante e la sua età si aggira intorno ai 50.

ROBERTO Buongiorno.

CRISTINA (allegra) Buongiorno.

ELENA (festosa, alzandosi) Oh! Ecco la festeggiata! (Si avvicina a Cristina e la bacia su entrambe le guance) Auguri!

CRISTINA (c.s.) Grazie, Elena.

Gli astanti, ad eccezione di Natascia, Claudio e Gloria, fanno gli auguri alla festeggiata con parole a piacere. Poi:

ELENA (gioviale) Allora? Quanti anni sono?

CRISTINA (c.s.) Quarantatré.

LAMBERTO (da intenditore e galante) Portati magnificamente, devo dire!

ELENA (convenzionale) Ma non c'è bisogno di dirlo! Guardala: una ragazzina! (Breve pausa. Cambia argomento, a Cristina) E' tutto pronto per stasera, sì?

CRISTINA Come Dio ha voluto, ho preparato quasi tutto. Si devono fare soltanto i peperoni gratinati, ma quelli si possono preparare pure stasera: tanto, non ci vuole niente, non è un problema.

NATASCIA Tu non preparala peperoni? Perché?

CRISTINA (improvvisamente nervosissima) Perché a un certo punto ho detto: “Basta!” Mi sono messa il costume e sono venuta sulla spiaggia. (Pensando a qualcosa accadutale) Cose da pazzi! Quando ci penso...

ROBERTO Ma che ci pensi a fare ancora, scusa? Già ti ho detto che sono sicuro che quello non l'ha fatto in mala fede: è questione di cultura. Quello è un ignorante!...

NATASCIA (prende dalle mani di Cristina la borsa da spiaggia) Tu dai mi burso. Io mettio burso sotto ombrella, i le no?

CRISTINA Sì, grazie. (Natascia si allontana e dopo poco tornerà)

PAOLA Scusate. Mi allontano un attimo. (Come per voler spiegare il motivo del suo allontanamento) E' da stamattina che sto cercando di rintracciare Filippoe non ci riesco. Il telefonino è spento, a casa non c'è... (A Cristina) Ci vediamo stasera. A che ora?

CRISTINA Nove, nove e un quarto... Fai tu.

PAOLA Va bene. Permesso. (E, armeggiando col cellulare, raggiunge nuovamente la riva)

ELENA (con un sorriso malizioso, alludendo a Paola) Voi credete veramente che quella sta rintracciando suo marito? Io no. Chissà quella a chi sta telefonando... (S'interrompe evidentemente per avere una qualche risposta, che non arriva. Continua) Va bene, lasciamo perdere. Parliamo d'altro. Senti, Cristina, ieri mamma era indiavolata perché il vostro vicino aveva parcheggiato un'altra volta la macchina davanti casa vostra. Com'è andata a finire? Poi vi siete chiariti, sì?

CRISTINA Macché! Quello è pazzo! Ieri, per la verità, dopo che abbiamo minacciato di chiamare i Carabinieri, lui ha spostato la macchina, e sembrava tutto finito. Invece stamattina si è presentato a casa con un pacco in mano. Ha detto: “Signora, mi sono permesso di omaggiarla di una Saint Honoré. Sa, sono abituato che a ferragosto regalo una torta ai miei vicini di casa: dalle mie parti si usa fare così.” (Un po' a tutti) Capirete, io ho ringraziato e l'ho fatto accomodare, pure per togliere qualsiasi cosa di mezzo.

LAMBERTO Beh, certo.

CAROLINA Hai fatto bene.

ELENA Come no! (Ansiosa di sapere il seguito) Beh? Perché è pazzo?

CRISTINA Tra una chiacchiera e l'altra, ha incominciato a parlare un'altra volta del posto macchina. Cose da pazzi! Quello è arrivato a cercare di corrompermi.

ROBERTO Ma che corromperti! Ripeto: è una questione culturale. Quando uno è scemo, è scemo, non c'è niente da fare.

CRISTINA Ma quello, scemo com'è, è capace di chiamarci in causa.

ROBERTO (sereno) Non può fare niente. Noi abbiamo tutte le carte in regola.

LAMBERTO Certo. Roberto, sono d'accordo con te. Se nell'atto di compravendita è scritto che voi con la casa avete acquistato anche lo spiazzo antistante, lui non può pretendere nulla.

CRISTINA Ma io questo lo so, caro Lamberto, però quello è un pazzo. Tu puoi sapere che cosa passa nella testa di un pazzo?

CAROLINA (a Cristina, scherzosa) Pazzo o non pazzo, ti ha portato la Saint Honorè? E questo è importante.

NATASCIA (ridendo come prima) Wo! Questo importante. Brava signora Caralina!

LAMBERTO Ma sì! Sono sciocchezze.

ELENA Sì, sciocchezze... Fammi il piacere! Per me, io lo denuncerei per tentata corruzione.

LAMBERTO (ridendo) Addirittura? (Beffardamente suadente) Via, cara, non essere esagerata, adesso.

ELENA (tagliando corto) Va bene, va bene... (Cambia apposta argomento) Voglio andare a prendere un caffé. Qualcuno mi vuole fare compagnia?

CRISTINA No, grazie.

ROBERTO Grazie, l'ho preso poco fa.

CAROLINA Ti ringrazio, ma non mi va. Voglio andare sotto l'ombrellone: ho comprato una rivista di cucina perché ho letto che c'è la ricetta della paella valenciana; voglio vedere come la fa. Scusate. (E se ne va)

NATASCIA Io prendala caffè quando io vieni, tac.

ELENA Signora, le posso offrire un caffè?

GLORIA (desiderosa) Grazie, sì.

ELENA Un attimo soltanto: prendo i soldi e andiamo. (Va a prenderli nella borsa da mare)

Dinoccolatamente dal lido scende Giacomo.

GIACOMO Ciao a tutti! (I presenti fanno eco al saluto. Salutando e baciando Cristina) Auguri.

CRISTINA Grazie, Giacomo. Oh, ho fatto pasta e fagioli con le cozze apposta per te.

GIACOMO Ah! Magnifico! Grazie! Tu pensa che a me piace moltissimo. Ma non riesco mai a mangiarla come Dio comanda. Carolina non si sa regolare col peperoncino e allora mette il pepe, ma... non è la stessa cosa. Secondo me ci vuole quel tanto di peperoncino che si sente e non si sente, che non dà fastidio, insomma.

CRISTINA Non ti preoccupare, con me vai tranquillo. Io col peperoncino ci ho fatto la mano, mi so regolare bene. Poi stasera mi darai il tuo parere.

ELENA (intromettendosi) Chiedo scusa. Dottore, le devo dire una cosa.

GIACOMO Sì, certo. (A Cristina e a Roberto) Magari ci vediamo dopo.

ROBERTO Certo. Noi stiamo sotto l'ombrellone. (E raggiunge il suo ombrellone, seguito da Cristina)

GIACOMO Mi dica, signora. Di che si tratta?

ELENA (traendolo in disparte, con circospezione) Venga qua. (Un tantino a disagio per ciò che vuole dire) Ecco... Io le volevo dire che... Sua moglie è una bella donna, simpatica, spiritosa... Che si mantenga così per mille anni! Ma... Io le consiglio, caro dottore, di guardarsi bene intorno.

GIACOMO In che senso?

LAMBERTO (interviene pronto) Chiedo scusa. (Passando un braccio intorno alle spalle di sua moglie) Cara, la signora ti sta aspettando per andare a prendere il caffè.

ELENA (come ricordandosi) Ah, già... Vado subito. Dottore, mi scusi, ne parliamo dopo. Lo vuole un caffè?

GIACOMO (accigliato) No, grazie.

ELENA (avvicinandosi a Gloria) Chiedo scusa, signora, dovevo dire una cosa al dottore e... Ma non importa: gliela dirò dopo. Andiamo. (Salgono insieme ed escono per il lido)

Intanto Lamberto si è riseduto. Giacomo si avvia per raggiungere il suo ombrellone, ma Natascia lo ferma con aria grave.

NATASCIA Doctora, aspetta. (Sottovoce e ancora più grave) Io sentita. Signora Ilèna parla tu attenta perché signora Caralina possa bagnina.

GIACOMO (non ha capito, ma finge di aver compreso) Ah, sì. Grazie.

NATASCIA (si accorge dell'incomprensione dell'altro) No, tu non capiscio. (Inizia a parlare aiutandosi con i gesti) Signora Ilèna parla signora Caralina possa bagnina. Quando tu no qua, signora Caralina vicina bagnina. (Dimenandosi con sguaiataggine e ridicolaggine) Ah, ah, ah...

GIACOMO (triste, quasi a se stesso) Carolina e Claudio... Dio mio! (Tuttavia si vuole nascondere la realtà dei fatti) No, non è possibile!

NATASCIA (gravissima) A come no! Io vista.

GIACOMO (in uno scatto violentissimo) Che cosa?

NATASCIA (alquanto appaurata) Io... Non la so. Signora Caralina e bagnina mangiala biscuotto... Questo, tac...

ROBERTO (avvicinandosi ai due) Natascia, senti, poi l'hai portata la macchina fotografica?

NATASCIA A come no! Io portala.

ROBERTO E dov'è?

NATASCIA Tu aspetta. Io adesso vieni.

ROBERTO Va bene, grazie. (Si dirige verso il suo ombrellone)

NATASCIA (supplichevole) Doctora, io tu non detta niente.

GIACOMO(complice) Sì, certo, stai tranquilla.

Natascia si allontana.

LAMBERTO (si avvicina all'amico) Finalmente in ferie, eh?

GIACOMO (ha la mente altrove. I suoi pensieri si accavallano. Tra sé e sé) Carolina mi tradisce col bagnino... No, è impossibile... Ma no, che dico! E' possibilissimo, invece. Quando il lunedì mattina parto per andare in ospedale, sembra che le faccia piacere... La mattina prima di scendere in spiaggia, perde un'ora davanti allo specchio...

LAMBERTO Quanto hai di ferie? Fino alla fine del mese?

GIACOMO (amaro, sbotta) Sono cornuto!

LAMBERTO (ha capito lo stato d'animo dell'amico, ma tenta ancora di buttarla sul ridere) Se lo dici tu...

GIACOMO (con sincera disperazione) Certo che lo dico io! E lo dico perché è vero! E qui sulla spiaggia lo sapevate tutti. E non mi avete detto niente. (Ora parla con l'amico, ma è come se parlasse col suo intimo) Ma, dico io, perché, perché non me l'avete detto? (Piccolissima pausa) No, non posso farvene una colpa. E' chiaro che non mi avete detto niente per non darmi un dispiacere, ma a che è valso? Comunque l'ho saputo. E nel peggiore dei modi. Ormai i fatti sono questi.

LAMBERTO (si rende conto che non è più il caso di scherzare, per cui fa pacatamente e quasi con dolcezza) Ma no! I fatti non sono assolutamente come dici tu.

GIACOMO (repentinamente violento) Da te quest'altra pietosa bugia non me l'aspettavo.

LAMBERTO (c.s.) Mo, Giacomo, non è una pietosa bugia: è la verità. (Pausa) Vedi, è che quando ci sono di mezzo i sentimenti, gli affetti, ci si impressiona per niente: un granello di sabbia d'improvviso diventa un macigno. Tu mia moglie l'hai conosciuta quest'anno, io la conosco da quarantacinque lunghi anni. E' fatta così: lei non può vedere un uomo e una donna che scherzano tra loro che subito si diverte a ricamarci sopra intrallazzi, intrighi, tresche e chi più ne ha più ne metta.

GIACOMO (rinfrancato, ma non del tutto) Mi stai dicendo che non è vero che Carolina mi tradisce?

LAMBERTO Proprio così.

GIACOMO (c.s.) Ma se Natascia mi ha detto...

LAMBERTO (interrompendolo e dandogli un'affettuosa pacca sulla spalla) Via, Giacomo! Mi meraviglio di te! Natascia va molto d'accordo con Elena, ho detto tutto. Guarda, per darti una dimostrazione di com'è fatta mia moglie, ti dico solo questo. Prima, tu non eri arrivato ancora, dopo che abbiamo dato gli auguri a Cristina, Paoletta si è allontanata perché doveva rintracciare Filippo al telefono. Ebbene, Elena non ci ha creduto.

GIACOMO (prorompendo suo malgrado in una risata) Addirittura?

LAMBERTO (ridendo) Ti giuro.

GIACOMO (scherzoso) Oh, ma è tremenda, tua moglie!

LAMBERTO (c.s.) Altro che! Elena si meriterebbe una bella lezione.

GIACOMO (ridiventa serio, tentennando) Allora tu mi assicuri al cento per cento che non è vero niente?

LAMBERTO (rimproverandolo bonariamente) Ancora? Te l'ho detto in tutti i modi. In quale altra salsa vuoi che te lo dica?

GIACOMO Sì, scusami, hai ragione, non ne parliamo più.

PAOLA (si avvicina ai due) Ciao, Giacomo. (Il medico risponde con un gioviale “ciao”) Lamberto, scusa, per caso hai preso il cellulare diciamo negli ultimi cinque minuti?

LAMBERTO Il mio? No. Perché?

PAOLA (preoccupata e divertita insieme) No, niente. Forse hai ricevuto un messaggio che non era destinato a te.

LAMBERTO Un messaggio che per sbaglio mi hai inviato tu?

PAOLA (c.s.) Esatto.

LAMBERTO Adesso controllo subito. (E prende il cellulare)

GIACOMO Io vi lascio tranquilli. (Fa per andare)

PAOLA (fermandolo. C.s.) Dove vai? Tu puoi restare.

GIACOMO No, non è per questo. (Con intenzione, a Lamberto) Voglio andare da Carolina.

LAMBERTO Certo.

GIACOMO Ci vediamo più tardi. (E raggiunge sua moglie)

LAMBERTO (dopo aver guardato sul display del telefonino) Sì, in effetti c'è un nuovo messaggio. (Pausa) E' tuo.

PAOLA Ne ero certa. Ho sbagliato veramente. Cancellalo senza leggere, ti prego. Non lo volevo mandare a te.

LAMBERTO (divertito) Questo l'ho capito. E... a chi era diretto, se non sono indiscreto?

PAOLA No, figurati! A Filippo. (Impaziente) Dai, ti supplico, cancellalo.

LAMBERTO (c.s.) Via! Che ci sarà scritto di così segreto? Un affare di Stato?

PAOLA (c.s.) Più o meno.

LAMBERTO (c.s.) Hai solleticato la mia curiosità: voglio leggerlo.

PAOLA (vinta) Va bene, leggilo, ma dopo cancellalo, ti prego.

LAMBERTO Tranquilla. (Legge a bassa voce) “Non vedo l'ora di... toccarti. Ho molta fame di te.” (Mugola, quindi quasi compiaciuto) Sei sempre così esplicita?

PAOLA Con Filippo sì. E soprattutto ora. Capirai, non ci vediamo da una settimana...

LAMBERTO Capisco. (Accostandosi sempre più) E... Ora, dico subito, in questo preciso momento, ti accontenteresti anche soltanto di un caldo abbraccio?

PAOLA (sospirando in modo ridicolo) Beh, visto che stiamo sulla spiaggia, vada per l'abbraccio! Ma, ahimè, devo aspettare ancora: Filippo non c'è.

LAMBERTO (volutamente grave) Già, Filippo non c'è. (Ammiccante) Ma... ci sono io.

PAOLA (scherzosamente allarmata) Oh, che vorresti fare?

LAMBERTO (rassicurandola) Niente, niente. (Lunga pausa. Con altro tono) Vedi, Paoletta, tu mi piaci, e lo sai. Sono sicuro che pure io non ti sono del tutto indifferente, o che quantomeno ti sono simpatico.

PAOLA (con affettata ironia) Sì? Che presuntuoso! E chi te la dà tutta questa sicurezza?

LAMBERTO Me l'hai data tu stessa, cara.

PAOLA (incredula) Io? (L'uomo annuisce simpaticamente col capo. Incuriosita) E quando?

LAMBERTO Precisamente quando ho insistito per leggere il messaggio. Tu hai fatto un po' di scena, ma poi, alla fine, ti sei arresa. Se non ti fossi stato simpatico, pur di non farmelo leggere, mi avresti strappato il cellulare di mano.

PAOLA (c.s.) E quindi?...

LAMBERTO Mia moglie si merita una bella lezione.

PAOLA (c.s.) E io che c'entro?

LAMBERTO (carezzevole e misterioso) Penso che tu sia la persona adatta.

PAOLA (c.s.) Ma... io che cosa devo fare?

LAMBERTO (c.s. e in fretta in quanto si è accorto che sua moglie e Gloria stanno imboccando la scaletta per ridiscendere sulla spiaggia) Poi ti spiego, cara. Adesso non c'è tempo da perdere: Elena sta scendendo. (Così dicendo, ghermisce la donna. Dolcissimo) Lasciati andare e stringiti pure a me più forte che puoi. (Paola, quasi soggiogata da quell'ovattata atmosfera di mistero che si è venuta a creare, ubbidisce) Brava. Così. (Premuroso, alludendo alla situazione) Ti dà fastidio?

PAOLA(sincera) No, anzi...

 

Intanto Elena e Gloria sono giunte sulla spiaggia. Nel vedere Paola abbracciata a Lamberto, la signora Minghi rimane di sale. Buio di colpo.

                                             FINE DEL PRIMO ATTO

                                                    SECONDO ATTO

La terrazza – giardino della villa di Cristina e Roberto D'Argenio. Al centro un grande gazebo fa ombra a un altrettanto grande tavolo in tek intorno al quale vi sono 12 sedie scompagnate, ma tutte da giardino. In fondo vi saranno una gelosia verde che dà in cucina e, più a destra, una finestra apribile verso l'esterno che dà nella camera da letto. A sinistra un cancello di ferro impagliato dà accesso alla strada.

E' l'imbrunire di quel 15 agosto.

All'alzarsi del sipario Natascia con la sua solita fretta nervosa sta girando intorno al tavolo per apparecchiarlo. Ella deve dare l'impressione di affaccendarsi inutilmente e confusamente, per cui, per esempio, prenderà da un carrello portavivande estivo le posate, poi si accorgerà che ha dimenticato di prendere la tovaglia, allora porrà di nuovo le posate sul carrello e prenderà la tovaglia, e così via...

Poco dopo entrano dalla cucina, a braccetto, Gioia e Sofia.

GIOIA (può essere considerata la consigliera di famiglia, nel senso che frequenta quella casa da una vita: è stata prima amica di Sofia ed ora di Cristina e di Roberto. Ha 65 anni, è bassa di statura ed è molto in sovrappeso. Ha un carattere determinato, volitivo e pratico. Continuando un discorso, molto entusiasta) Bella! Ti ripeto, Sofia, hai fatto molto bene a cambiare casa: è bellissima, arredata con gusto... E' l'ideale per due famiglie che vogliono stare insieme, ma che in ogni momento, e questo è pure naturale, vogliono avere la loro indipendenza. Senza contare, poi, che ha il mare di fronte e che l'hai pagata una miseria: ottocentocinquantamila euro per dodici camere e doppi servizi non sono niente.

SOFIA (è la mamma di Cristina. Ha 70 sani e attivi anni: nessuna ruga solca la sua pelle) Gioia, io perciò mi sono decisa a fare il passo. Parliamoci chiaro: la casa vecchia pure era bella, ma stava troppo internamente. Io dicevo sempre: “Se devo cambiare casa, la voglio prendere grande come questa, ma vicino al mare.”. Quando l'agente immobiliare mi fece vedere questa casa e mi disse il prezzo, io la comprai senza pensarci due volte. Com'era, così è. L'unico lavoro che ho voluto fare... ma non ce n'era neanche bisogno... l'ho fatto per comodità... è stato che ho portato la cucina qua e la stanza per la servitù dove stava la cucina.

GIOIA (c.s.) Certo. Toglimi una curiosità: ma questo giardino era compreso nel prezzo?

SOFIA E' logico.

GIOIA (c.s.) Veramente un affarone!

CRISTINA (apre la finestra e si affaccia. Indossa un reggiseno nero) Natascia?

NATASCIA Signora, che tu vuoi?

GIOIA (festosa in modo esagerato) Auguri!

CRISTINA (allegra) Ohè! Ciao, Gioia! Tu già stai qua? Io non sono ancora pronta. Giulio Caesar?

GIOIA Sta vedendo la casa con tuo marito.

CRISTINA (c.s.) Ah, siete venuti insieme. Bene! Pensavo che tu ti fossi avviata.

GIOIA No, no, siamo venuti insieme. (Sviolinando affettatamente) Giulio Caesar non va a nessuna parte, ma quando si tratta di andare alle feste della famiglia D'Argenio, vuole essere il primo.

SOFIA (convenzionale) Eh, lo so. Voi ci onorate sempre!

CRISTINA Gioia, scusami. Arrivo subito. Mi sto facendo bella.

GIOIA (scherzosa) Ancora? Ma come vuoi diventare? Tu bella già lo sei!

CRISTINA (scherzosa) Lo so, ma stasera mi devo superare.

GIOIA (c.s.) Se è per questo, fai con comodo.

NATASCIA (petulante) Signora, tu mi chiama. Che tu vuoi?

CRISTINA Scusa, dove hai messo il vestito? Me l'hai stirato?

NATASCIA A come no! Io stirarela, poi io mettio su tuo letto.

CRISTINA No, sul letto non c'è niente.

NATASCIA (come a se stessa) Wo tac! Non ci sta... (Ridendo sguaiatamente) Ah, io io dimenticata!... Io mettiola su... Wo tac! Questo... (A Cristina) Tu aspetta. Io adesso vieni. (Esce in men che non si dica per la porta della cucina)

CRISTINA Va bene. (Chiude la finestra e scompare)

ROBERTO(entrando dalla porta con Giulio Caesar e Guglielmo. A Giulio Caesar, terminando un ragionamento) Capisci? Mi dicevano: “Ma lascia stare... Chi te lo fa fare...” Guarda, è vero: la gente, pur non sapendo a fondo i fatti come stanno, ha sempre qualcosa da dire.

GIULIO CAESAR (più vicino ai 70 che ai 65, ha il volto abbronzatissimo segnato da profonde rughe, nascoste parzialmente dal fox brizzolato, anzi, quasi bianco, come i capelli radi) Caro Roberto, io mi ricordo, tu non te lo puoi ricordare perché sei troppo giovane, che durante il Ventennio il Duce pensò di dare un premio a chi si sarebbe fatto i fatti suoi. Quel premio sta ancora là.

ROBERTO (ridendo) Sì, questo l'ho sentito dire.

GIULIO CAESAR D'altra parte, poi, il fatto che la gente si fa i fatti suoi in casa degli altri si perde nella notte dei tempi. (Piccola pausa) Io penso pure, (a Guglielmo) professore, mi corregga se sbaglio, che Pirandello abbia scritto “Così è (Se vi pare)” proprio in risposta a quei curiosi che si affannano per venire a conoscenza di cose di cui, stringi stringi, non gli importa proprio niente.

GUGLIELMO (è il padre di Cristina. Ha su per giù l'età di Giulio Caesar, ma dimostra quattro o cinque anni di meno) Proprio così, giustissimo.

Suona il campanello.

SOFIA (a Gioia) Scusami un attimo, vado a vedere chi è.

GIOIA Prego, prego.

Sofia si avvia al cancello, ma è raggiunta da Natascia che, entrata come un fulmine dalla porta, dirigendosi verso sinistra, la ferma con un tono di voce quasi minaccioso:

NATASCIA Aspetta! Tu non deva! Io vada! (Apre il cancello e lascia entrare Elena) Banasera.

ELENA (è agitatissima e nervosissima, ma si sforza di apparire normale) Buonasera, Natascia. La signora Sofia?

NATASCIA Ci sta, ci sta. (Elena fa per raggiungere Sofia, però la russa si mette in modo da impedirle di camminare. La osserva da capo a piedi, quindi esagerata e teatrale) Bello vestito! Molto bellino!

SOFIA (intanto si è avvicinata alla nuova arrivata. Cordiale) Cara Elena! (La bacia sulle guance) Vieni, vieni. (E la prende sotto il braccio. Alla collaboratrice che sta chiudendo il cancello) No, Natascia, lascia aperto.

ELENA (premurosa, a Sofia) E' meglio che lo fai chiudere. Coi tempi che corrono, non si sa mai. (A Natascia) Chiudi, chiudi.

SOFIA Veramente io lo volevo fare lasciare aperto per tuo marito...

ELENA (con un forzato sorriso) no, no, se è per questo, puoi fare chiudere. Lamberto non c'è.

SOFIA (un poco allarmata) Uh, che è successo? Come mai non è venuto con te?

ELENA (c.s.) No, niente di grave. (Alludendo a suo marito) Forse verrà più tardi. Non lo so... L'ho lasciato a casa e sono uscita. Anzi, scusami se mi sono anticipata.

SOFIA Ma no! Che dici?! Hai fatto benissimo!

ELENA (come per giustificarsi, c.s., e sotto tono) Sai, tra me e Lamberto c'è maretta e allora... Poi ti racconto.

NATASCIA Io chiusa cancello. Ha ragione signora Ilèna: possa banditi. (Petulante a Elena) Tuo vestito costa grandi soldi, i le no?

ELENA (sforzandosi sempre più di essere naturale) Eh, direi! Costa trecento euro. L'ho comprato in via Condotti.

SOFIA (cambia intenzionalmente discorso) Elena, ti voglio presentare la signora Gioia Di Lauro. Te ne ho parlato spesso. (A Gioia) Lei è la signora Elena Minghi. Anche con Elena ci conosciamo da una vita.

GIOIA Lo so, me l'hai detto. Molto lieta, signora.

ELENA (c.s.) Piacere.

SOFIA (a Elena, presentando Giulio Caesar) Il dottor Di Lauro, il marito della signora Gioia. (All'uomo, presentando Elena) La signora Minghi.

GIULIO CAESAR (come un gentiluomo d'altri tempi) Oh, lietissimo!

ELENA (c.s.) Lei si chiama Giulio Caesar, o sbaglio?

GIULIO CAESAR Proprio così, gentile signora: sono io.

ELENA (c.s.) Beh? Scusi la domanda indiscreta: come mai si chiama così? (Come chi si renda conto all'improvviso di aver fatto una gaffe) No, voglio dire...

GIULIO CAESAR (interrompendola) Non si preoccupi, cara signora. Ho capito perfettamente cosa vuole dire. Lei non è la prima persona che me lo chiede.

ROBERTO (ridacchiando) Veramente, perché? Me lo sono chiesto pure io un sacco di volte.

GIULIO CAESAR No, niente. E' una semplice tradizione di famiglia. Un mio trisavolo si chiamava Flavius Ennius Porcius. Mio padre buonanima si chiamava Gneo Augusto Pompeo. Quando nacqui io, mi dovevo chiamare Nerone Maccio, ma a mia madre non piaceva. Allora papà optò per un più banale Giulio Caesar, però pretese che mi si chiamasse proprio così: per metà in italiano e per metà in latino.

CRISTINA (entrando dalla porta della cucina) Eccomi qua.

ELENA (avvicinandosi, con ostentata cerimoniosità) Bellissima, di nuovo auguri! Stasera sei stupenda!

CRISTINA (meravigliata e ridendo) Ohè, Elena! E che è successo?! Tu già stai qua?

ELENA (sforzandosi nuovamente per apparire normale) E' strano, è vero?

CRISTINA (c.s.) Beh, direi di sì: ogni anno tu e Lamberto siete sempre gli ultimi.

ELENA (c.s.) E invece diciamo che quest'anno ho voluto essere la prima.

CRISTINA Hai fatto bene. E Lamberto? Non lo vedo.

ELENA (c.s.) Arriverà più tardi, penso. (Confidenziale e in fretta come per liberarsi di qualcosa) Sai, questo è l'ultimo anno che vengo alla tua festa. Ho deciso di mettere in vendita casa mia perché qua non ci voglio venire più.

CRISTINA (incredula e seria) Veramente? E perché? (L'altra fa per rispondere, ma Cristina la ferma) Scusa, aspetta un attimo. (Si è accorta, difatti, che la russa sta disponendo i piatti di plastica) No, Natascia, scusa. I piatti di plastica servono per il secondo e per i contorni. Per il primo ci vogliono i piatti di porcellana.

NATASCIA Perché? Io piensa che piatti plasticu vada bene, i le no?

CRISTINA (riflette per qualche istante, poi indecisa) Non lo so... Tu dici che i piatti di plastica vanno bene?

NATASCIA A come no!

CRISTINA (incerta) Io penso che però... Mamma, secondo te i piatti di plastica vanno bene anche per la pasta e fagioli con le cozze?

SOFIA (pratica) Sìi! Stiamo in famiglia. Neanche per prendere i piatti buoni... (A Gioia) Ti pare?

GIOIA Ma certo! In villeggiatura meno si può fare, meglio è. (A Cristina) I piatti di plastica vanno benissimo, non ti preoccupare.

NATASCIA (alla D'Argenio, trionfante per aver suggerito adeguatamente) Tu vista? (E continua a preparare la tavola)

CRISTINA (ad Elena) Allora? Mi stavi dicendo che qua non ci vuoi venire più. Come mai?

ELENA (sospirando) Quest'anno sto vedendo troppe indecenze.

CRISTINA In che senso? Sei stata rapinata, forse?

ELENA No, No. Magari fossi stata rapinata! No, io mi riferivo al comportamento di Paola.

CRISTINA (incuriosita) Perché, che ha fatto?

ELENA (con circospezione e sotto tono) E' una baldracca.

CRISTINA (che non ha capito) Che cos'è?

ELENA (c.s.) Una poco di buono, per così dire.

CRISTINA (incuriosita) Perché, che ha fatto?

SOFIA (chiamando) Cristina, senti.

CRISTINA Mamma, aspetta un momento. Elena mi sta dicendo una cosa importante.

SOFIA (quasi scherzosa) Che cosa? Voglio sentire pure io. (Avvicinandosi alle due) Vieni, Gioia.

GIOIA (convenzionale) No, no, vai tu, Io non voglio disturbare.

ELENA No, signora, lei non disturba affatto. Anzi, è meglio che mi stia a sentire anche lei. (Intanto che pure Gioia si avvicina) Io non ho niente da nascondere perché sto dalla parte della ragione. Stamattina in spiaggia, dopo che abbiamo fatto gli auguri a Cristina, Paola...

GIOIA (interrompendola) Domando scusa... Io non sono aggiornata... Chi sarebbe Paola?

CRISTINA Un'amica di spiaggia.

GIOIA Ah.

ELENA (con disprezzo, alludendo a Paola) Una sciacquetta. Il marito è architetto. Lui sì che è un bravo ragazzo, ma lei... Lasciamo perdere. Torniamo a noi. Dunque, Paola si è allontanata dicendo che andava a telefonare a suo marito. Io non ci ho creduto e il tempo mi ha dato ragione. Sono andata a prendere un caffè con la signora Gloria... la madre dell'avvocato Toselli... una signora, devo dire la verità, tanto a modo... (In particolare a Sofia, con un risolino nervoso) Da quello che mi ha raccontato, ho capito che anche lei ne ha passate che ne ha passate con la nuora... Quando sono tornata in spiaggia, ho trovato quella... benedetta donna di Paola che si crogiolava tra le braccia di mio marito. Lamberto logicamente la coccolava tutta e...

GIOIA (interrompendola nuovamente) No, signora, mi scusi. Perché dice: logicamente? A me non sembra tanto logico. Anche suo marito...

ELENA (ribatte subito) Certamente. Io non è che voglia giustificare mio marito nella piena totalità. Anche lui ha la sua parte di colpa, ma si sa: l'uomo è cacciatore. E' logico che si mantiene, si mantiene... ma poi vede che la donna si struscia, si struscia... Non contenta di questo, quella zozza gli ha mandato anche un messaggio sconcio sul telefonino.

CRISTINA Cioè?

ELENA Ha usato un'espressione eufemistica, che poi tanto eufemistica non era, per dire che voleva andare a letto con lui.

NATASCIA (grave a Elena) Io piensa tu ragione. Io tu parla signora Caralina parla signora Paula altro homo. Tu ricorda? Stamattina, na spiaggia... Io piensa signora Paula voglia sempre sex. (Segue un silenzio molto imbarazzante. Suona il campanello) Io vada cancello. (Va ad aprire di corsa. Dopo che Carolina e Paola sono entrate) Ciao. (Si avvicina a Cristina) Tue amiche.

CAROLINA Buonasera. (A Cristina) Ariauguri!

CRISTINA Grazie.

CAROLINA Senti, io e Paola ti abbiamo fatto un pensierino insieme, ma arriverà in questi giorni.

CRISTINA Non vi preoccupate, non è proprio il caso.

CAROLINA Che c'entra. Ti abbiamo preso una cosa per la casa nuova, però non c'era del colore che piaceva a noi: arriverà fra qualche giorno.

ELENA (marcando) Carolina, sei andata a vedere a “Tuttocasa”?

CAROLINA Sì. E' l'unico negozio di oggettistica che ha bella roba.

ELENA (c.s.) Sono d'accordo, Carolina.

PAOLA A me piace molto quel servizio di bicchieri in vetrina. Elena, l'hai visto?

ELENA (glaciale) No! (Sottovoce a Sofia e a Gioia, alludendo a Paola) Che faccia di bronzo! Si comporta come se non fosse accaduto nulla. Mah!... E' meglio parlare d'altro.

GIOIA Certo. Signora, lei ha ragione. (E continua a parlare a bassa voce con Sofia e con Elena)

CRISTINA (alle amiche) E i vostri maschietti?

PAOLA Filippo è arrivato alle quattro. L'ho lasciato sulla spiaggia che stava giocando a racchettoni con Giacomo.

CAROLINA Infatti. Ho sentito dire che dovevano andare a vedere una barca alla darsena con Lamberto. Penso che arriveranno fra poco tutti e tre.

PAOLA (divertita) A proposito di Lamberto, vi devo dire una cosa che mi è capitata stamattina. (Pausa. Sempre più divertita) Lamberto è simpaticissimo. Io stavo incacchiatissima perché non riuscivo a rintracciare Filippo al telefono, allora gli ho mandato un messaggio. Devo dire la verità, era un messaggio un po'... osé?

CAROLINA Non lo so. Dipende da quello che c'era scritto.

PAOLA Per la verità, gli ho scritto che non vedevo l'ora di stare con lui.

CAROLINA Beh, allora osé lo era.

PAOLA (come per giustificarsi) Capirai, non lo vedo da una settimana e...

CAROLINA E certo! Hai ragione.

CRISTINA Come no! Ma che c'entra Lamberto?

PAOLA (divertita) Niente... Si dà il caso che il numero del cellulare di Filippo è quasi uguale a quello di Lamberto. In breve, io stavo molto incacchiata, nella fretta ho sbagliato e il messaggio gliel'ho mandato a Lamberto.

CAROLINA (divertita) Uh! Tipo il film di Salemme?

PAOLA (c.s.) Proprio così.

CRISTINA (ridendo) Ah, ah! Cose da pazzi! E lui?

PAOLA (c.s.) Niente... Quando me ne sono accorta, l'ho supplicato di cancellarlo senza leggerlo, ma lui prima di cancellarlo, ha voluto leggerlo per forza. Poi abbiamo fatto quattro chiacchiere, poi... (Sognante) All'improvviso lui mi ha abbracciata in un modo... Non so spiegarmi... Un modo che... Insomma, ho avvertito una bella sensazione e qualcosa di caldo alla schiena...

CAROLINA (scherzosa) Abbiamo capito. Ti sei innamorata di Lamberto.

PAOLA (seria, quasi offesa) No, non mi sfottere.

CAROLINA (c.s.) Ohè! Io scherzavo. Ti sei offesa?

PAOLA (rassicurante) Ma no! Siccome mai come in questo periodo le cose tra me e Filippo stanno andando a meraviglia, mi dà fastidio che si scherza su quest'argomento, ecco. (Divertita e sognante) Il fatto è che Lamberto mi ha abbracciata in un modo che... Ve lo giuro: neanche Filippo mi ha mai abbracciata così. Mi diceva di stringerlo quanto più potevo. Io l'ho fatto perché tra noi si è creata un'atmosfera paradisiaca.

CAROLINA (c.s.) Addirittura?

PAOLA (c.s.) Sì. Insomma, sono stata proprio bene.

CAROLINA (c.s.) E ci credo! Poi Lamberto è un bell'uomo... Dai, confessalo: un poco ti sei innamorata.

CRISTINA No, Carolina, è meglio non scherzare.

PAOLA Brava Cristina!

CRISTINA A parte il fatto che a Paola dà fastidio, Elena sta indiavolata. (Alludendo a Paola e a Lamberto) Li ha visti abbracciati e ha letto il messaggio.

CAROLINA Uh! Aspettate! Forse è per questo che quando lei (indica Paola) le ha chiesto se aveva visto quel servizio di bicchieri nella vetrina del negozio, Elena ha risposto con la puzza sotto il naso e subito se n'è andata a parlare con la signora Sofia e quell'altra signora.

CRISTINA E' proprio per questo.

PAOLA (preoccupata e indecisa sul da farsi) Che dite? Devo chiarire con Elena?

CAROLINA (superficiale) Ma no! Che cosa vuoi chiarire?! In fondo non avete fatto niente di male.

Suona il campanello. Natascia fa per avviarsi al cancello, ma Cristina la ferma.

CRISTINA No, Natascia, non ti preoccupare, vado io. (Si dirige al cancello)

NATASCIA (con circospezione) Signora Paula, io la so. Marito signora Ilèna molto bellino homo. Tu possa sex con marito signora Ilèna. Io la so. Ma io piensa no na spiaggia.

CRISTINA (parlando con Ludovico e Clara che la seguono, scherzosa) No, non vi preoccupate: non siete né i primi e né gli ultimi. Quest'anno ci sono pure Gioia Di Lauro e il marito.

CLARA (con un tono di voce sproporzionato e stridulo) Davvero? Che piacere! Buonasera a tutti!

I presenti fanno eco al saluto con parole a piacere.

LUDOVICO Buonasera. (Va a salutare ognuno singolarmente con parole appropriate, quindi si trattiene a parlare con Roberto, Giulio Caesar e Guglielmo)

CLARA (intanto si è avvicinata alla signora Di Lauro) Cara Gioia! Che sorpresa! Madonna! Da quanto tempo non ti vedevo! Come stai? Ti trovo benissimo!

GIOIA (formale) Grazie. Anch'io ti trovo in splendida forma.

CLARA (scherzosa) Beh, che dobbiamo fare? Ci difendiamo come possiamo. Tu non ci crederai, ma abbiamo parlato di te proprio la settimana scorsa. (Come per rammentarsi) Aspetta, fammi ricordare... (A suo marito) Ludo, quand'è stato che abbiamo parlato di Gioia? (Ludovico, impegnato a chiacchierare, non l'ha ascoltata. Più forte, quasi con isteria) Ludo, scusa.

LUDOVICO (alquanto infastidito) Clara! Santo Dio! Aspetta un momento. Sto parlando.

CLARA (isterica e ironica) Certo. Stai decidendo se il missile deve partire o meno.

LUDOVICO (risentito) Comunque sto parlando. Tu l'abitudine di interrompere non te la vuoi togliere, eh?

CLARA (isterica) Eeeh! Quante storie!

LUDOVICO (taglia corto, sgarbato) Avanti, che vuoi? Fai presto.

CLARA (c.s.) Non riesco a ricordarmi quando abbiamo parlato di Giulio Caesar e di Gioia e a che proposito.

LUDOVICO (paziente) Giovedì, quando stavamo...

CLARA (c.s. Interrompendolo) Ah, sì, sì! Mi sono ricordata! (A Gioia) Giovedì stavamo comprando un paio di occhiali da sole e mi sei venuta tu in mente.

GIOIA (ridendo di gusto) Io? Ma guarda un po'... A volte si associano delle cose a sproposito... Io non ho mai usato gli occhiali da sole: mi danno fastidio.

CLARA No, ti spiego. Mi sei venuta in mente perché gli occhiali io li ho pagati ottanta euro e allora mi sono ricordata che una volta tu dicesti che tu e tuo marito tutte le spese le facevate prima di partire per le vacanze perché nelle località balneari, in estate, la roba costa cinque volte di più.

GIOIA Ah, ecco. E' vero. Noi le spese le facciamo ad aprile, massimo maggio: si risparmia.

CLARA Scusami un attimo. Voglio dare il regalo a Cristina. Mi sono messa a parlare con te e non gliel'ho dato ancora. (Avvicinandosi alla festeggiata e parlando a Gioia) Scusami, torno subito.

GIOIA (convenzionale) Prego. Fai, fai.

CLARA (consegnando un pacchetto ben confezionato che ha recato con sé alla sua cugina acquisita) Cristina, tieni. Questo è per te. Vedi se ti piace. Questa volta ho pensato a una cosa sexy.

CAROLINA (scherzosa) Hai capito, Cristina?! Qua la cosa si fa bollente! Vediamo, vediamo.

Cristina sta per scartocciare il pacchetto, ma si accorge che Natascia si è accostata per curiosare e che ora è dietro di lei, e indugia, sperando che l'impicciona se ne vada. Ma:

NATASCIA (quasi perentoria) Signora, tu apri! Dvai priesto!

CRISTINA (si guarda intorno alla ricerca di un pretesto per allontanare la collaboratrice. Lo trova) Scusa, Natascia, si devono mettere i bicchieri.

NATASCIA (come una cantilena) Tu non preoccupà, io mettio, io mettio. Apri, dvai priesto! Io possa vedere.

Cristina guarda significativamente Clara che è accanto a lei e comprende.

CLARA Che ci vuoi fare. Ci vuole pazienza. Apri, non fa niente. (Cristina scartoccia il pacchetto e mostra un body di pizzo color blu notte. Clara divertita) Ti piace?

CRISTINA Bello! Il colore mi piace molto.

CLARA E io l'ho comprato soprattutto per il colore.

NATASCIA (esagerata) Molto bellino! (Insinuante, a Cristina) Stanotte marita tu vedere questo e subito fare sex. (Ride in modo sguaiato. Cristina la fulmina con un'occhiata che non promette niente di buono, ma l'altra non si dà per vinta. Prende il body e si avvicina correndo a Roberto) Signoro... (Suona il campanello. Mentre si avvia per raggiungere in fretta il cancello, a Roberto) Tu aspetta. Tu senti? Viene ospiti ancora. Io vada cancello, poi tu parla. (Apre il cancello e fa passare Lamberto, Giacomo e Filippo) Banasera.

LAMBERTO Buonasera.

GIACOMO Buon ferragosto a tutti!

FILIPPO (abbracciandola e baciandola) Cristina carissima! Auguri!

CRISTINA Grazie, Filippo.

LAMBERTO (a sua moglie) Cara, ti ricordi quella barca che vedemmo insieme alla darsena due sere fa?

ELENA (acida) Beh?

LAMBERTO Sono andato a rivederla con Giacomo e Filippo. E già, perché parlando, Filippo mi ha detto che avrebbe voluto acquistare una barca. Allora io gli ho consigliato quella perché corrisponde a come la vuole lui: né piccola, né grande.

ELENA (c.s.) E che lo dici a fare a me?

LAMBERTO (ha intuito che ha centrato l'obiettivo e un po' sadicamente e simpaticamente beffardo continua) Niente, cara. Te l'ho detto tanto per dire qualcosa, altrimenti la conversazione langue.

ELENA (c.s.) Guarda, prima che tu arrivassi stavamo una meraviglia e la conversazione non stava languendo affatto. D'altra parte, poi, se sei andato a vedere la barca, non lo devi dire a me.

LAMBERTO (c.s.) E a chi, di grazia?

ELENA (c.s.) A chi sai tu.

LAMBERTO (c.s.) Io?

ELENA (c.s.) Non farmi parlare. Ricordati che sono una signora e che non ci troviamo a casa nostra.

Segue un lungo silenzio imbarazzante.

GUGLIELMO Elena, ma che è successo?

ELENA (con affettata indifferenza, ma piuttosto arrabbiata) No, niente, Guglielmo, non ti preoccupare. Oggi è ferragosto e non è il caso di fare scenate.

ROBERTO Giulio Caesar, Ludovico, scusate un attimo. Voglio andare a salutare Filippo che adesso è arrivato. Anzi, venite anche voi. Filippo è molto simpatico. E' un architetto di quelli... Renzo Piano di fronte a Filippo non è nessuno. Basta dire che Filippo ha ristrutturato la villa di Abbiategrasso di Silvestrini, l'imprenditore.

LUDOVICO (ricordando) Ah, sì. Filippo me ne parlò l'anno scorso. La ristrutturazione è finita?

ROBERTO (avviandosi con gli altri) Mancano pochi altri dettagli. Ciao, Filippo, tutto a posto?

FILIPPO (cordiale) Sì, sì, tutto a posto. Finalmente sono in ferie!

ROBERTO Beh, certo. Dopo un anno di lavoro, il riposo ci vuole. Guarda, secondo me bastano anche due settimane soltanto, a patto che siano di completo relax.

FILIPPO (c.s.) Mi trovi pienamente d'accordo.

ROBERTO (presentando) Ludovico, il cugino di Cristina, lo conosci già. Lui è Giulio Caesar.

FILIPPO (stringendogli la mano) Piacere, Filippo.

GIULIO CAESAR Di Lauro, molto lieto. Mi diceva Roberto che lei ha appena terminato di ristrutturare la villa di Adolfo Silvestrini ad Abbiategrasso. (L'altro annuisce con la testa) Se ho ben capito di quale villa si tratta, mi pare che sia antichissima, è vero?

FILIPPO. Sì. Risale precisamente al Medio Evo. Apparteneva a un nipote del papa Alessandro Secondo.

GIULIO CAESAR Allora è quella che avevo pensato. Suppongo che Silvestrini abbia speso milioni di euro per ristrutturarla, è vero?

FILIPPO Caspita! Ma quello i soldi li ha a bizzeffe.

GIULIO CAESAR Eh, immagino.

CRISTINA Natascia, per piacere, predi dal frigorifero la caraffa...

NATASCIA Nou.

CRISTINA Perche no?

NATASCIA (ridendo da ebete) Ah, signora!... Tu non capiscio. Io possa sì. Noi Russia parla nou per parla sì. Tu parla, priesto.

CRISTINA Prendi la caraffa di sangria...

NATASCIA (come chi non sia sicuro di aver capito bene) Che? Questo, tac... vino con piezzi fruttu?

CRISTINA Brava. Prendi e porta a tavola. Poi... Anzi, prendi prima i bicchieri, li porti a tavola, e poi prendi la sangria.

NATASCIA Va bene, io prendio prima bicchieri a dopa io prendio vino con piezzi fruttu, va bene. (Fa per uscire in fretta e furia per la cucina, ma si accorge del body in un angolo del tavolo, lo prende con la medesima furia e mostrandolo a Cristina con un sorrisetto intenzionale) Marita tu non vista questa. Io faccio vedere. (A Roberto) Signoro, tu vista questa?

ROBERTO (indifferente) Cos'è? Ah, un body. Beh?

NATASCIA (meravigliata e delusa) Tu non piace? Questa molto bellino. (Stropicciando un poco la stoffa per farne constatare meglio la qualità) Tu guarda. Questo, tac, pizzu. Io piensa stanotte signora mettio e tu subito toro. (Ride con sguaiataggine ed esce per la porta della cucina)

ROBERTO (scuotendo il capo, alludendo a Natascia, mentre ridacchia) Quella è proprio scema! D'altronde, poi, quel body non ha niente di particolare. Ludovico, non ti offendere.

LUDOVICO No, no, figurati! E' stata Clara che ha voluto comprarlo. Se fosse stato per me...

ROBERTO Ma certo. Sono le donne che hanno la mania di cambiare in continuazione body, reggiseni e via discorrendo, ma io sono dell'avviso che questi indumenti sono tutti uguali.

CRISTINA (vezzosamente infantile) Non ti piace? Eppure è carino, è blu notte.

ROBERTO (cercando di farla contenta) Ma sì... Mio Dio, è bellino... però sinceramente io ti preferisco senza.

Tutti ridono.

GIOIA Evviva la sincerità!

CRISTINA (a Clara) Madonna mia! Questi uomini! Non hanno mezza briciola di romanticismo.

CLARA (rimproverandola scherzosamente) Cristina, fammi il piacere! Tu nell'era di Internet cerchi ancora il romanticismo? E' impossibile!

CAROLINA (di rimando) No, no, no. Scusa... Come ti chiami?

CLARA Clara.

CAROLINA Clara, scusa se ti contraddico, ma io non sono d'accordo. Mio marito, per esempio, non si scorda niente. Ogni ricorrenza, un regalo: all'anniversario del nostro fidanzamento e a quello del nostro matrimonio mi regala sempre le rose rosse; quest'anno al mio compleanno mi ha regalato un anello di lapislazzuli e al mio onomastico mi ha fatto gli orecchini abbinati.

CLARA Ah, se è per questo, anche Ludo mio non si dimentica niente. Ma noi stavamo parlando della biancheria intima. Io sono convinta che per loro un reggiseno di, che so, Yamamay e un reggiseno delle bancarelle del mercato sono la stessa cosa.

CAROLINA Non è vero. Non so agli altri, ma a mio marito piace molto quando io indosso capi di un certo valore. E' vero, Giacomo?

GIACOMO (imbarazzatissimo) Ehm... sì... Però fermiamoci qui: non scendiamo nei particolari-

GIULIO CAESAR Ho capito. Adesso metto io fine a questa specie di diatriba. Gli uomini guardano qualsiasi  indumento indossato dalle donne, biancheria intima compresa, fermo restando però che queste lo sappiano portare. Non è facile saper portare una cosa.

ELENA Certo, non è l'abito che fa il monaco, è il monaco che fa l'abito.

PAOLA E' vero. Io mi ricordo che una quindicina di anni fa ero in vacanza in un villaggio. Quel giorno faceva un po' freddo e io per andare a cena misi una felpa e un paio di jeans. Stavo attraversando il sentiero quando una signora mi ferma e mi fa: “Signora, io le devo dire una cosa: lei è sempre elegante.” E dire che io stavo in Jeans!...

LAMBERTO (intenzionalmente insinuante e ammiccante) Evidentemente la signora dovette accorgersi del tuo particolare charme.

Elena freme. Vorrebbe intervenire, ma qualcosa la trattiene.

PAOLA Grazie, Lamberto. (Scherzosa) Se non ci fossi tu a farmi i complimenti...

LAMBERTO (c.s.) Non è un complimento, è la verità, cara.

GIOIA (si accorge che Elena sta friggendo e coglie l'occasione che Natascia entra dalla porta con una caraffa colma di sangria, che poggia sul tavolo, per cambiare discorso e invitarla allegramente) Venga, signora. E' arrivata la sangria.

ELENA (facendo buon viso a cattivo gioco) Sì, grazie, vengo subito.

Gioia, Elena e gli altri si avvicinano alla tavola. L'atmosfera è euforica.

GIOIA (festosa) Cristina, tu per il tuo compleanno ha sempre preparato la sangria, ricordo bene?

CRISTINA (vivace) Ricordi bene, ricordi bene, ma per la verità la prepara papà.

CAROLINA (vivace) Ah! Il professore si diletta a cucinare?

GUGLIELMO (vivace) Assolutamente no! La sangria è l'unica cosa che so preparare.

PAOLA Ed è già qualcosa. (A Carolina) Filippo non sa fare manco quello...

CAROLINA (c.s.) Ma perché, secondo te Giacomo è capace di fare qualcosa? Pensa, stamattina per riscaldare il latte ha sporcato due recipienti.

CLARA (più che garrula) Ci possiamo servire?

CRISTINA (c.s.) Certo! Prego!

ROBERTO (pronto, allarmato e ridendo) No, no. Aspettate!

CLARA (c.s.) Che cosa?

ROBERTO Un momento. Natascia, le olive? (Vuole chiedere palesemente: “Dove sono?”)

NATASCIA (cadendo dalle nuvole) Che olive? Io non capiscio.

ROBERTO (spiega dando alla sua voce un'inflessione ironica) Quelle palline verdi che stanno in cucina... Le hai viste?

NATASCIA (c.s.) Nou.

ROBERTO (c.s.) Quelle si chiamano olive e si mangiano insieme all'aperitivo.

NATASCIA (c.s.) Palline vierde con aperitif? Ah! Io non la so. (Avviandosi per uscire per la porta) Dam! Io portala.

ROBERTO (fermandola) No, no, lascia stare: vado io. (Entra in cucina e ne esce subito dopo recando un'insalatiera di media grandezza piena di olive verdi. Deponendo l'insalatiera al centro della tavola, orgoglioso) Adesso dovete assaggiare queste olive e mi dovete dire che ne pensate.

Tutti, tranne Paola, prendono un'oliva.

ELENA (dopo aver mangiato la sua) Buone! Veramente! Dove le hai comprate?

CAROLINA Ottime! Sono le taggiasche?

LUDOVICO (sicuro) No. Queste sono olive ascolane.

CLARA (con voce stridula) Quando mai! Le olive ascolane sono fritte e ripiene di carne tritata.

LUDOVICO (c.s.) Imbecille! Ho detto che sono olive ascolane, non all'ascolana.

CLARA (c.c. Tagliando corto) Sì, sì, va bene.

ROBERTO Comunque non sono né taggiasche e neppure ascolane: sono nostrane. Le ho comprate stamattina al mercato e il signore che me le ha vendute me le ha garantite al cento per cento. (Commenti favorevoli da parte di tutti, ad eccezione di Paola. Scherzoso) Paola, e tu non dici niente? Che ne pensi di queste olive?

PAOLA Non le ho mangiate perché non mi piacciono.

LAMBERTO (vezzoso, secondo Elena che scalpita, oltre misura) Le olive non ti piacciono? Lo sai che questo è molto grave?

PAOLA (incuriosita) Davvero? Che cosa c'è di tanto grave?

LAMBERTO (c.s.) Queste sono eccezionali.

PAOLA Non lo metto in dubbio, ma, sai, il solo pensiero che con le olive si fa l'olio mi fa stare male. Io l'olio crudo non lo sopporto.

LAMBERTO (persuasivo) E tu non pensare all'olio che ti dà fastidio. Pensa, invece, a qualcosa che ti fa stare bene, che so, all'ombra di un albero secolare in una giornata afosa, oppure al calduccio di un camino in una rigidissima giornata di gennaio. Via, cara, pensa a questo, chiudi gli occhi e apri la bocca. (Come un automa Paola esegue) Ecco, brava, così. (Intanto ha preso un'oliva ed ora la mette nella bocca della donna) Là! Adesso chiudi la bocca e mastica lentamente, senza aprire gli occhi. (Paola c.s.) Fa caldo, molto caldo. Ma a te non te ne importa: tu sei all'ombra di un albero e stai godendo di questa frescura.

PAOLA Però! Non sono male, le olive! Faccio il bis. (Fa per prendere un'altra oliva)

LAMBERTO (fermandola, pronto e scherzoso) E no, cara mia! Te la devo dare io, altrimenti potresti...

ELENA (su tutte le furie) Lamberto, adesso basta! (Tutti si guardano attoniti tra loro. In fretta, stringendo la mano del padre di Cristina) Ciao, Guglielmo. (Guglielmo ricambia meccanicamente il saluto) Ci vediamo con più calma. (Stringendo la mano a Sofia) Ciao. (Sofia come Guglielmo. Salutando Gioia) Arrivederla, signora. (Gioia come Guglielmo) Lieta di averla conosciuta. (Baciando Cristina) Ciao, Cristina. Scusami, eh? Poi ne parliamo con comodo. (Trattando suo marito come un bambino) Vieni, presto, andiamo a casa! (Lamberto non si muove. Elena avviandosi verso il cancello) Arrivederci a tutti.

GUGLIELMO (senza raccapezzarsi) Ma che è successo?

SOFIA (minimizzando) Niente, Guglielmo. Sarà stato un leggero colpo di calore. (Avvicinandosi all'amica, quasi con dolcezza) Elena, vai a casa, non ti preoccupare. Ti riposi un poco e vedrai che passerà tutto. Certe volte il caldo fa brutti scherzi.

ELENA (con intenzione e allusione) Già. Ma non a me: agli altri. (E guarda disgustata il marito. Apre il cancello) Di nuovo buonasera.

CRISTINA (dubbiosa) Ma... veramente te ne vuoi andare?

ELENA (decisa) Arrivati a questo punto, sì, credo che sia meglio. Se restassi qui, vi rovinerei la serata, a voi e a me.

CRISTINA (sicura di azzeccare) Ma, dimmi la verità, stai ripensando a quello che hai visto stamattina sulla spiaggia?

ELENA (nervosissima) Mi pare ovvio.

NATASCIA Signora, tu calma. Tutta a posta.

CRISTINA (scoppiando in una fragorosissima risata) Ah, ah! Sono cose da pazzi! (Superficiale e dando una lieve gomitata ad Elena per farle comprendere che sta sbagliando) Ma dai! Dove vai? Vieni. (E la trascina nuovamente in giardino) Sono cose estive, senza nessuna importanza. (Brevissima pausa) Ma dici veramente che ci stai ancora pensando? Io credevo che tu stessi scherzando.

ELENA (c.s. Impermalita) No, Cristina, mi dispiace per te. Tu mi conosci da molti anni, ma non hai capito ancora io come la penso. Io ho una dignità da difendere (a questo punto la signora D'Argenio fa per replicare, però Elena continua con via via crescente veemenza) e su determinate cose non scherzo. Mai! Mio marito, non contento di aver fatto il provolone stamattina sulla spiaggia, sta continuando a farlo. Dio mio! Se ripenso a come le ha dato l'oliva, a quella, mi viene la nausea. Architetto, mi meraviglio di lei, che assiste quasi compiaciuto alla tresca che corre fra mio marito e sua moglie e non dice niente.

FILIPPO Signora, le posso assicurare che tra suo marito e mia moglie non corre nessuna tresca, come dice lei. Tra suo marito e mia moglie, come del resto tra noi tutti, c'è soltanto una simpatica amicizia.

ELENA (violenta) Ah, sì? Sta bene! (Con tono che non ammette repliche) Lamberto, dammi il tuo telefonino.

LAMBERTO (lo estrae con calma dal taschino della camiciola, quindi porgendolo a sua moglie) Eccolo, cara.

ELENA (dopo aver trovato il messaggino”incriminato”, mettendolo furibonda davanti agli occhi di Filippo) Anche questo messaggio le pare da “simpatica amicizia”? Legga!

FILIPPO (legge, dopo di che smarrito) Ma... Lo stesso messaggio mia moglie lo ha mandato anche a me...

PAOLA (tranquillissima) Infatti. Elena, il messaggio era diretto a Filippo e per errore l'ho mandato anche a tuo marito. Sai, sono cose che nella fretta possono capitare.

ELENA Tu stai zitta! (Dopo aver riflettuto un poco, meno aggressiva) Va bene, voglio ammettere che si è trattato di uno sbaglio. (A Lamberto) Adesso, però, voglio sapere perché stamattina l'abbracciavi con tanto trasporto e perché le hai dato l'oliva in quel modo.

LAMBERTO Semplicemente per fargliela assaggiare. Quanto all'abbraccio, diciamo che ho voluto scherzare. (Sornione e beffardo) Non è consentito, cara?

GIULIO CAESAR Signora, adesso le spiego io come stanno le cose. Veda, tra tutte le stagioni, l'estate è la più friccicarella, come si dice dalle mie parti. Qualunque cosa che succede in estate lascia il tempo che trova. Ci faccia caso: lei ha mai sentito parlare, per esempio, di amori invernali, primaverili, autunnali? No. Di amori estivi sì. Perché? Appunto perché in estate si fa tanto fumo, ma scarsissimo contenuto. Signora, dia retta a me: lasci perdere, non ci faccia caso.

NATASCIA (che dopo la sua ultima battuta è entrata ed è uscita dalla cucina, presumibilmente per controllare la cottura della pasta, a Cristina) Signora, pasta, fasoli e cuozze pronta. Io possa na tavola, i le no?

CRISTINA Sì, grazie, Natascia. (La russa esce precipitosamente per la porta della cucina. Allegra) Su, forza, prendete posto. (I presenti vanno a sedersi intorno al tavolo in un clima festaiolo. Entra Natascia, recando una grande insalatiera quasi traboccante di una fumante pasta e fagioli con le cozze che emana un profumo inebriante. Commenti favorevoli da parte di tutti. A Natascia) Poggia pure qua. (E indica lo spazio di tavolo accanto a sé. La collaboratrice esegue) Su, forza, passatemi i piatti. (Ognuno porge il piatto. Cristina, aiutata da Natascia, fa le porzioni)

LAMBERTO Un attimo di attenzione, per piacere. Se vi ricordate, mi rivolgo a quelli che c'erano, l'anno scorso all'inizio della cena di ferragosto io offrii una rosa alla signora più abbronzata.

CLARA (con voce stridula) Ah, sì, sì, mi ricordo.

CRISTINA E' vero. Che tu volevi andare a prendere una lampada scialitica per stabilire esattamente l'intensità dell'abbronzatura di ognuno di noi. Clara, vincesti tu.

CLARA (non rimembrando) Sì? Non mi ricordo.

LUDOVICO (certissimo) Come, non ti ricordi? Sì! Che finimmo col discutere se il beta-carotene faceva bene o male.

CLARA (isterica) Eeeh! Non mi ricordo. Basta!

LAMBERTO Va bene, va bene. Quest'anno la rosa la voglio offrire alla signora più giovane. (Si solleva un brusio di malcontento generale) Calma, signore, calma. Come ha detto prima il signore (allude naturalmente a Giulio Caesar), le cose in estate lasciano il tempo che trovano, pertanto dite pure senza timore la vostra età. Vi prego, però di una cosa: non barate. Non è il caso di ingannare se stessi soltanto per una rosa.

GIOIA Certo. (Divertita) Io ho sessantasette anni e me ne vanto.

CLARA (sbarrando gli occhi per la sorpresa, a Gioia) Caspita! Tu hai sessantasette anni? Complimenti! Io ho quarantasei anni.

NATASCIA Io a sentembre faccio sessanta uno anni.

SOFIA Io ho settantuno anni e vado per i settantadue.

CRISTINA (a Lamberto) La mia età già te l'ho detta sulla spiaggia: quarantatré anni.

CAROLINA A me toglietemi di mezzo. Io ho cinquantadue anni. Ha vinto Cristina.

PAOLA Un momento. E io? Io vi batto tutte. Ho quarant'anni.

LAMBERTO (consegnandole una rosa rossa  portato con sé) Allora, cara Paoletta, la rosa è tua. Tieni. Con tanti auguri per tutto. Sei tu la più giovane. (Le sfiora la tempia destra con le labbra)

ELENA (non sa se ridere o piangere. Decide di reagire con ironia) Guarda caso...

NATASCIA (alludendo alla porzione di pasta che ha appena finito di fare) Tac! E questa io mangiala. Tac! Tutta a posta.

                                            FINE