Stiamo bene così

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S t i a m o  b e n e   c o s ì

Commedia in due atti

di

 

Vincenzo Catanzaro

 

I Personaggi

(5u – 6d)

    

     La famiglia Accorati

     

     Gregorio, il padre                   

   Marta, la madre                                        

     Sebastiano Ridge                    

     Sue Ellen                                 

     Manuela                loro figli               

     Brooke,                                    

     Nonno Alfio                          

    

 

  Gli altri

  Ildottore                                                   

  Deborah                                                      

  Cliente                                                         

     Saki                                                             

 

                                

        * Le parti di copione comprese fra asterischi andranno dirette al pubblico.

La scena

 Un soggiorno, con due uscite a destra per il bagno e la camera da letto, e due a sinistra per la cucina e le altre camere. In fondo, al centro, la comune. Arredamento comune.

Atto primo

Atto primo

                             

 All’alzarsi del sipario, Marta, Gregorio, Sue Ellen, Brooke, Manuela entreranno ed usciranno da e per diverse direzioni. Il telefono squilla, il lettore Cd pure, il televisore e già al lavoro, tra chi lo spegne e chi lo riaccende…La vita della famiglia Accorati scorre come tutte le domeniche mattina, sul tardi; alcuni appena alzati, altri pronti per uscire. 

AuroraUccello, amica di Marta – LindaAtto primo

Musica di sottofondo. Marta, Gregorio,  Sue Ellen, Melissa, Melania, entrano ed escono da e per diverse direzioni. La vita della  famiglia Accorsi comincia a scorrere come tutte le domeniche mattina, sul tardi, appena alzati.  Musica di sottofondo. Marta, Gregorio,  Sue Ellen, Melissa, Melania, entrano ed escono da e per diverse direzioni. La vita della  famiglia Accorsi comincia a scorrere come tutte le domeniche mattina, sul tardi, appena alzati.  Musica di sottofondo. Marta, Gregorio,  Sue Ellen, Melissa, Melania, entrano ed escono da e per diverse direzioni. La vita della  famiglia Accorsi comincia a scorrere come tutte le domeniche mattina, sul tardi, appena alzati.  Musica di sottofondo. Marta, Gregorio,  Sue Ellen, Melissa, Melania, entrano ed escono da e per diverse direzioni. La vita della  famiglia Accorsi comincia a scorrere come tutte le domeniche mattina, sul tardi, appena alzati.  Musica di sottofondo. Marta, Gregorio,  Sue Ellen, Melissa, Melania, entrano ed escono da e per diverse direzioni. La vita della  famiglia Accorsi comincia a scorrere come tutte le domeniche mattina, sul tardi, appena alzati. 

Musica di sottofondo. Marta, Gregorio,  Sue Ellen, Melissa, Melania, entrano ed escono da e per diverse direzioni. La vita della  famiglia Accorsi comincia a scorrere come tutte le domeniche mattina, sul tardi, appena alzati.  Musica di sottofondo. Marta, Gregorio,  Sue Ellen, Melissa, Melania, entrano ed escono da e per diverse direzioni. La vita della  famiglia Accorsi comincia a scorrere come tutte le domeniche mattina, sul tardi, appena alzati. 

         Sue Ellen Sue Ellen Sue Ellen Sue Ellen Sue ellen - * Sì, quella che vedete muoversi sulla scena, la scena della vita o la scena di questa commedia, che poi in certi casi finiscono per essere la stessa cosa, è la mia famiglia. Io sono Sue Ellen, ed il mio nome è frutto di una fortunatissima serie americana che imperversava in televisione proprio nell’anno del mio concepimento e della mia nascita. Mio padre, che questa scelta di mia madre l’ha subita, anzi il suo parere non è stato per nienterichiesto, mi chiama Elena, che rimane molto vicino alle sue idee e nello stesso tempo finisce per rappresentare una specie di vendetta, un modo come un altro per rivendicare un piccolissimo spazio d’autonomia decisionale che certe volte gli capita di avere. Mia madre mi chiama per esteso perché è un tipo che non rinuncia mai ad un briciolo di quello che le appartiene. La maggior parte delle persone che conosco mi chiama Ellen, qualcuno Sue. Il mio ragazzo, che è un tipo nato stanco, lo abbrevia ulteriormente, chiamandomi semplicemente Su, senza la “e” finale, con il risultato che facilmente si può immaginare.

          La mia è una famiglia normale; o meglio una famiglia d’oggi i cui componenti ritengono d’essere normali. Li state vedendo. Mia madre è quella lì, quella al telefono, elettrodomestico del quale non riesce a fare a meno; l’oggetto che scandisce tutti i momenti della sua giornata e della sua intera esistenza.

        Quello splendido esemplare di sonnambula vagabonda in versione diurna, perché la notte dorme come un ghiro, è mia sorella Manuela, anche lei frutto inevitabile di una telenovela brasiliana, nel ruolo classico dell’antipatica di famiglia.

        Là sulla destra c’è il divano sul quale staziona di solito mio padre. Eccolo che arriva. Fra poco vi si sprofonderà e da quel momento il suo unico interlocutore diventerà il giornale sportivo che legge dalla prima all’ultima riga, stralciando gli articoli più interessanti che poi ripassa con annessi commenti ad alta voce. Della serie “l’acqua lo bagna e il sole lo asciuga”. E, del resto, non sarebbe impiegato al Comune.

                  Sulla sedia a rotelle, che da qualche anno fa parte dell’arredamento, nonno Alfio, nel tentativo, sempre fallito alla prima pagina, di leggere il giornale. Il sonno lo prende inarrestabile in qualsiasi momento della giornata; o, forse, è lui che si lascia prendere dal sonno. E, quando si sveglia, realtà è sogno non sempre appaiono nettamente distinti.

                  A spingerlo, come una crocerossina, è Brooke, la seconda, dopo mio fratello. Lei studia; o, meglio, tutti studiamo, ma lei lo fa davvero. Infatti, non la vedrete spesso in giro, perché se ne sta sempre chiusa nella sua tana, che poi è la camera grande nella quale dorme assieme a nonno Alfio. Sono molto affiatati; lui non ci sente, lei non parla; anche se lui parla, lei non ascolta.

               Tutto qua.

       Ah, dimenticavo mio fratello, Sebastiano Ridge! Sì, l’unica volta in cui mio padre sia riuscito ad opporsi, almeno a metà, allo strapotere onomastico della marescialla, che poi sarebbe mia madre. Ma, a quei tempi, erano trascorsi appena nove mesi dalla data del loro matrimonio e per risolvere le controversie il modo lo trovavano sempre: nel solito modo e nel solito luogo, dove siamo stati concepiti tutti.

      Sebastiano Ridge fa l’Università fuori. Arriverà come sempre all’improvviso e, anche questa volta, con la sua brava extracomunitaria al seguito; l’anno scorso fu una bulgara, l’anno prima era stata una rumena, tre anni fa una pakistana, quest’anno chi lo sa? 

      Bene, siamo proprio tutti. Quelli di famiglia, almeno. Gli altri, a seconda di quello che     succederà nel corso della giornata.*

Marta - (suona il campanello alla porta che nessuno sembra ascoltare. Coprendo con la mano la cornetta del telefono e poi riprendendo il colloquio telefonico) Suonano. Qualcuno vada ad aprire.         Sue Ellen Sue Ellen Sue Ellen Sue Ellen  

Sue Ellen Sue EllenSue EllenSue EllenSue ellen - Vado io! (Esce per la comune)

Gregorio – Si può abbassare un po’ questo benedetto volume?! (Alzandosi ed andando da Manuela per bussarle sulla testa.) C’è nessuno?!

Manuela -  (sollevando l’auricolare dall’orecchio) Che c’è?

         Gregorio – (indicando il lettore CD)Il volume!

         Manuela -  Non sono stata io.

       Gregorio – Ah, certo, tu ce l’hai incorporato! (Va ad abbassare il volume e torna a sedersi)

Sue ellen - (rientrando e mostrando alla madre il vassoio che porta in mano) Il lacerto al forno che avevi ordinato. (Andando verso la cucina) Qualcuno vada a  pagarlo, però; anche per chiudere la porta, che quello è messo là che aspetta come un salame.

Marta – (parlando al telefono, annuendo alla figlia e nello stesso tempo accennando verso Gregorio) Certo, certo…No, era Sue Ellen: c’è il ragazzo di Gioie e sapori, che mi ha portato il secondo…No, cucinano benissimo…Sì, sì…A parte la comodità…

Gregorio – (alzandosi e andando verso la comune) Eh, basta un colpo di telefono e il pranzo è pronto! (Esce)

Marta - No, il primo no, perché, tu lo sai com’è,  chi lo vuole in un modo, chi in un altro, chi non lo mangia…(A Sue Ellen che, uscita dalla cucina, si sta dando gli ultimi ritocchi al trucco davanti ad uno specchio) Dove vai tu, signorina?…Scusami, Aurora, è sempre Sue Ellen.

Sue Ellen Sue EllenSue EllenSue EllenSue ellen - Devo uscire. Perché, non posso uscire?  

Marta - (che non può risponderle come vorrebbe, limitandosi a stringere fra i denti il dorso della mano aperta) Si capisce, certo…Non sono risposte che si danno queste…Ci mancherebbe!…

Gregorio – (rientrando e consegnando il vassoio a Sue Ellen che a sua volta lo darà a Manuela che andrà a posarlo in cucina)   Ed io pago! (Va a sedersi)

Marta – (all’indirizzo di Gregorio) Così almeno ti rendi utile in qualche cosa!…No, no, stavo dicendo a mio marito che si lamenta sempre… Eh, lo so, la domenica è così; ed ora che si mette in ferie, tutto il giorno in mezzo ai piedi…Ma tu non ci fare caso: lo sappiamo tutti da dove viene… Eh, una come lei, poi!… (Squilla un cellulare che si trova sul mobiletto) Scusami, Aurora, casomai ne parliamo un‘altra volta…No, mi sta squillando il telefonino…Eh, non si può parlare tranquilli al telefono neanche un momento… Sì, sì, ti chiamo io…Va bene, non ti preoccupare…Ti chiamo io…Sì…Ciao. (Abbassando la cornetta) Vi ho detto mille volte che quando discuto al telefono, non voglio essere disturbata. Si può avere questa cortesia in questa casa? (Prende il cellulare)

Sue Ellen Sue EllenSue EllenSue EllenSue ellen - Ma chi ha parlato? (Esce verso il bagno)

Marta - Zitta! Zitta, ti ho detto; e non mi contraddire…Pronto?!…Oh, ciao, Franca! Come stai?…Eh, sì, stavo parlando con Aurora; ecco perché ti dava occupato… Eh, quando s’attacca al telefono lei, lo sai com’è…Di te? No, mi chiedeva se volevo uscire con lei stasera… No, te lo giuro, non mi ha detto niente…Perché, che cosa mi doveva dire?…Tra te e lei?…No, assolutamente…

Del resto che cosa può dire su di te una come lei? Non lo sapessimo da dove viene! Eh!…No, vedi, così mi metti in ansia: siete amiche tutt’e due … (Squilla il telefono) Mi squilla il telefono, scusa…E non ci fare caso. Lo sai com’è Aurora: non lo fa apposta. Magari dice una cosa e non se ne rende conto…No, no, ne approfitto per fare tanti lavori. La domenica è così: preparare il pranzo… Sì, quelle prima che si alzano tutte…Va bene, ciao…No, figurati se le vado a riferire quello che mi hai detto tu!…Va bene, ciao!… (Spegne il telefonino e solleva la cornetta) Pronto!…Ah, sì, un attimo… (A Manuela che ritorna dalla cucina) Dov’è Sue Ellen?

Manuela -  E’ entrata in bagno adesso. (Accorgendosi del gesto che le fa la madre scuotendo la cornetta che tiene in mano, chiama, verso le camere) Sùuuu, è per te!  

Marta -  (parlando al telefono con cortesia esagerata) Un momento che arriva; è in bagno…No, no si figuri, nessun disturbo (Porge la cornetta a Sue Ellen che, entrando da destra, si avvicina) Non ci stare una vita, adesso!

Sue Ellen Sue EllenSue EllenSue EllenSue ellen - (al telefono) Ciao!…No, non lo posso fare il bagno oggi…Le mie cose…

Marta - (al marito, avvicinandoglisi) Se una volta per tutte ti decidi a fare mettere una presa nel bagno…

Gregorio - Nel bagno!

Marta - Nel bagno, sì! Che cosa c’è di strano?

Gregorio - No, niente…Siccome ce n’è una qui, una in camera da letto, una in cucina, avete un telefonino a testa, non pensavo che ci fosse la necessità di un’altra presa!

Marta - Ecco, per complicare le cose bisogna rivolgersi a te.

Gregorio – Visto che a risolverle ci pensi tu!

Marta - Che fai, vuoi attaccare lite di domenica mattina?  Perché se vuoi farlo, mi trovi al punto giusto, sai!  

Gregorio – (alzandosi) Al nemico che avanza… (Si alza, spostandosi, mentre Manuela va a sedersi al posto suo.) 

Marta – Ecco, meno male che lo hai capito!

Sue Ellen Sue EllenSue EllenSue EllenSue ellen - Mamma! (A Marco al telefono) Scusa!… (Abbassa la cornetta) Posso continuare o interrompo per sentire come va a finire con le vostre cretinate?

Marta - Se non vuoi ascoltare le nostre cretinate, te ne vai nella tua camera e ti fai chiamare   sul tuo cellulare.

Sue Ellen Sue EllenSue EllenSue EllenSue ellen – Ha chiamato, ma nel mio non c’era campo.

Marta - E allora chiudi e lo chiami tu. 

        Sue Ellen Sue Ellen Sue EllenSue EllenSue ellen - Mi è finita la scheda.

Marta - E allora esci. Vedetevi fuori, all’aria aperta; andate alla Villa Comunale, come si faceva ai miei tempi. Lo sapevo che stamattina doveva essere una tragedia: l’oroscopo non poteva sbagliare! (Fa per uscire)

Sue Ellen Sue EllenSue EllenSue EllenSue ellen - Pronto!…Pronto!…Ecco, ha attaccato! (Posando la cornetta) Pure lui, questo stronzo!

Marta – Cerca di parlare pulito!

Sue Ellen –  Sto usando lo stesso stile che usi tu, mamma!

Marta – Io?!(Al marito) Ma la stai ascoltando tua figlia?

Gregorio – Mia figlia?! Quantomeno metà ciascuno! Almeno…

Marta – Ah, sì, ci fai la battuta, pure!?

Gregorio – Ma lo faccio per sdrammatizzare, dài, Marta!

MArta – Ora capisco come l’ha imparata la parola stronzo tua figlia: guardandoti in faccia! (Esce)

Sue ellen -  Non ci fare caso, papà: lo sai com’è la mamma. (Entra in camera) 

Gregorio -  Ecco, uno se ne vuole stare calmo; magari si mette a leggere un po’ di sport,  così non ha a che fare con  tutte le guerre, le epidemie, le catastrofi naturali, gli incidenti mortali, le violenze di oggi… Così evita pure la notizia di qualche marito che spara alle moglie, anche per una semplice parola di troppo!…Ecco, uno se ne vuole stare tranquillo in casa approfittando che è domenica e invece siamo sempre pronti a fare scoppiare un incendio! 

Alfio - (svegliato dall’ultima parola di Gregorio) Il fuoco, il fuoco!

Gregorio – Ecco, ci voleva pure questa!

Alfio – (come in trance) La cucina ha preso fuoco!

Gregorio –    Calma, calma, non è successo niente, non c’è nessun fuoco!

Alfio – (è come se parlasse nel sonno)Qualcuno ha lasciato il gas aperto e ha preso fuoco! La coperta, si sta bruciando la coperta! Non lo vedete il fumo?!

Gregorio – Stai calmo: non c’è nessun fuoco, ti dico… Anche se in questa casa   un incendio può sempre scoppiare da un momento all’altro!

Alfio – (ora si è svegliato) Allora, vedi che ho ragione: per poco non è successo, ma può succedere. Metteteci uno di questi apparecchi moderni che, quando scoppia l’incendio, cominciano a buttare acqua dal soffitto…Certo magari si allaga mezzo mondo; ma è sempre meglio l’acqua che il fuoco.

Gregorio - Certo, il fuoco…

Alfio - E io che cosa ho detto?!…Io vi consiglio di controllare; poi voi, quello che volete fare fate.Tanto oramai io, alla mia età…Se voi dite che va bene, va bene: stiamo bene così. (Torna ad appisolarsi)

Gregorio - Va bene, ora vado a controllare… Ecco, è iniziato il secondo round della dormita mattutina! (Torna a bussare sulla testa di Manuela)

Manuela -  (alzandosi e cedendogli la poltrona)Uffa! (Esce per la sua camera)

Gregorio – (si siede) * Ha questa cosa del fuoco e del fumo, questa fissazione, che gli è venuta dopo che gli successe il fatto…Ah, già, certo, voi non potete sapere…Tre, quattro anni fa, nella casa in cui abitava prima, da solo…Lui è mio padre; l’abbiamo preso con noi dopo il fatto…Quella casa  era piuttosto fredda e umida, specialmente d’inverno ed allora gli avevamo dato una di quelle coperte elettriche che noi non usavamo più dopo che avevamo messo il riscaldamento a metano… Noi gliel’avevamo spiegato che queste coperte si tengono accese per un po’ e che poi prima di andare a letto si deve staccare la spina. Invece, forse se l’è dimenticata accesa e ad un certo punto ha preso fuoco. Lui naturalmente dormiva, quindi capite che svegliarsi così di soprassalto, mentre era in pieno sonno…Diciamo che è rimasto un poco scosso, ecco. Certo, l’età ha fatto la sua parte, gli acciacchi pure…Perché lui ha avuto fin da piccolo una gamba offesa; poi cinque anni fa gli si è paralizzato tutto il lato sinistro…Quindi, appena si è svegliato e si è reso conto di quello che stava succedendo, c’è voluto un po’ di tempo prima di alzarsi, di notte, al buio, lui che da un occhio non ci vede niente…Diciamo che se l’è vista brutta, soprattutto per la confusione che ha provato…E anche per il dolore che gli faceva la gamba destra, quella buona diciamo…Scottatura di terzo grado, che per lui che è diabetico è stato un problema in più…Gli si era proprio bruciata, qua sotto al nervo, per cui gli è rimasta rigida.  Infatti dopo gli abbiamo preso la sedia a rotelle…Uno shock, ecco, questo è quello che ha avuto e quindi ogni tanto fa così: ci ripensa, gli viene come una botta di memoria…Gli succede nell’attimo in cui si sveglia, perché durante il giorno lui, diciamo così, va e viene dal sonno; e prima che riprende completamente coscienza, confonde tutto, i luoghi, le persone, le situazioni…Perché, alla sua età, ogni tanto naturalmente qualche colpo lo perde…*

Alfio – (che nel frattempo si è svegliato)Ma che fai, parli da solo?…

Gregorio – Chi, io?!

Alfio – Eh, questi sono i troppi pensieri che ci hai!…Eh, lo so; lo so che per portare avanti un ufficio ci vuole…quello che ci vuole. I figli, la casa…Che cosa dovrei dire io, che ogni mattina mi devo alzare presto, che arriva tutta la merce al mercato e bisogna mettere ogni cosa al suo posto: la zucchina, con la zucchina, la banana con la banana…

Gregorio – Ma quale mercato, papà?!

 Alfio –  Ah, non ci devo andare! E va bene, visto che mi dovete andare sempre contro! Quando è così, allora, non parlo più … (Sbadigliando) Ma che mi sono addormentato qua ieri sera? Quando mi addormento davanti alla televisione, mi potete spingere un po’ in camera mia!…Perché io con una mano non ce la faccio, come ve lo debbo dire? Ci ho l’artrite, qua alle spalle e forza nelle braccia non ce n’è. Mi spingete fino a là dentro… Chi rientra per ultimo, la sera…Perché Brooke, poverina, non è che può fare tutto lei: quella deve studiare. Già quello che fa per suo nonno è anche troppo…Ma che fa non si sono svegliati ancora? Eh, chiamali: devono andare a scuola. Magari li accompagni tu, perché io oggi non mi sento tanto bene. Non ci vado in ufficio: mi prendo due giorni di malattia…Ci ho telefonato…Dice:” E come facciamo senza di lei?” E come fate?…Eh, fate!…Non è che…Casomai tu glielo dici “Mio padre…” Hai capito? Ecco: così mettiamo le cose in chiaro. Perché lì al Municipio ognuno si fa i fatti suoi. E’ inutile che cambiano sindaco ogni quattro anni, tanto non cambia niente. Dicono che è finita la Prima Repubblica, ma la seconda, secondo me, deve ancora cominciare. Eh, quando c’era lui…Zio Giulio!…Ma tu questo non glielo devi dire, però, perché se no quelli…Quelli sono vendicativi. Eh, io li conosco… In ogni caso, siccome oggi è domenica, noi…(Prende da una tasca il telecomando e accende il televisore) o ci vediamo la messa, oppure…(Si ascolta l’audio di diverse trasmissioni, mentre cambia continuamente canale)

Marta – (uscendo dalla cucina, a Gregorio) Mi stai attento un po’ al ragù, visto che non hai niente da fare?! Così vado a darmi una sistemata pure io, se ne ho il diritto! (Al Alfio, prima di uscire per la camera da letto) Metti sul due, che a momenti fanno l’oroscopo. 

Alfio – (tendendo l’orecchio) Che ha detto?

Gregorio – (alzandosi) L’oroscopo!

Alfio – (sforzandosi di sentire) Che?! (Tira fuori da un’altra tasca un apparecchio acustico che sistema all’orecchio, dopo che Gregorio, a gesti, gli ha suggerito di farlo) Mi dimentico sempre di usarlo…Mi ci devo ancora abituare…Che voleva Marta?

Gregorio – L’oroscopo. Stai attento all’oroscopo, perché senza oroscopo non possiamo andare avanti.    

Alfio – Eh, l’oroscopo!…(Continua a girare canale) Ma tu ci credi a questi oroscopi?…Cose da donne, questo sono…Ma non ne fanno più film di Totò?!

Gregorio – (a Manuela,, che esce in quel momento dalla sua camera ) Vai in cucina e stai attenta al ragù di tua madre.

Manuela -  Papà, ma sono pronta per uscire! E poi (Mostrando le mani)  ci ho lo smalto ancora fresco!

Gregorio – E tu lo giri con la paletta, amore mio!

Manuela -  (uscendo) Uffa!

Alfio –  Niente, a quest’ora non fanno niente!…Meglio il televideo!…

Gregorio – Ecco, meglio!… Senza l’audio, però! (Torna a sedersi)

Alfio – Eh, hai visto?!…Non ce lo vogliono in Russia . E’ capace che va prima in Cina, ma nella Russia…Perché quelli ce l’hanno già il papa; cioè, veramente lo chiamano in un’altra maniera, ma loro ce l’hanno come un papa…E ti pareva!…Cinque morti e due feriti gravi, tutti giovani dai diciotto ai ventidue anni…La strage del sabato sera…Per l’alta velocità…Va be’, questa…Spara alla moglie e poi si toglie la vita…La donna, però, sottoposta ad intervento chirurgico, si salverà… E bravo l’imbecille!…Trovato nel cassonetto dell’immondizia un neonato chiuso in una borsa di plastica…Mah, dove dobbiamo andare a finire!…Il presidente del Consiglio…Va be’, queste sono le solite minchiate!…Violenta scossa di terremoto, con epicentro 60 miglia a sud-ovest della Sicilia…Eh, vicini siamo!…Lo dico sempre io: un giorno di questi ci prenderemo qualche dispiacere con questa Isola Ferdinandea!…Sostanza tossica in una bottiglia d’acqua minerale comprata in un supermercato…Ecco: non ne dovete comprare acqua minerale, perché al giorno d’oggi è tutto sofisticato…Io ve l’ho detto; voi fate come volete…A me quella del rubinetto…Eh!…Anziano trovato morto da una vicina di casa insospettita dallo strano odore proveniente dall’appartamento accanto…La morte risalirebbe…La nuora… Ah, ho capito, ho capito…Eh, certo, le ferie!…E come si può fare a meno delle ferie!…

Gregorio – Ma questa notizia non c’era pure la settimana scorsa?!

Alfio – (facendo finta di non sentire) Che?!

Gregorio – Questa notizia, dicevo, non c’era pure la settimana scorsa?!

Alfio – (aggiustandosi l’apparecchio) Quest’apparecchio, ogni tanto, si stacca…

Gregorio – Eh!

Alfio –  Ecco, questa poi…Muore schiacciato mentre……

Gregorio – Papà, per cortesia, pure la domenica…Le leggiamo domani tutte queste tragedie!

Alfio – No, ma io lo faccio così, tanto per tenermi aggiornato…

Gregorio – Sulle tragedie!

Alfio – Beh!…

Gregorio – Se salti un giorno, non è che ti fanno la multa!

Alfio – Va bene, va bene! Io lo faccio così, per passare il tempo…A me, ormai, omicidio più omicidio meno, incidenti stradali, terremoti e lutti vari…Per voi…

Gregorio – Per noi!

Alfio – No, per voi nel senso, va’, che ormai io alla mia età…L’importante è che non succede niente a voi.

Sue ellen –(uscendo dalla camera) Nonno, io sto uscendo; hai bisogno di niente?

Alfio – No, no, grazie; stiamo bene così.

Gregorio – Certo, dopo ‘sta panzata di belle notizie! (Esce per la sua camera)

Sue ellen – Non è che per caso ti trovi venti euro disponibili.

Alfio – Io me li trovo, ma non so se sono disponibili loro.

Sue ellen – (irritata, andando via) Ve bene, lasciamo stare!

Alfio – Aspetta!…Non essere sempre così elettrica! (Prende il portafoglio) Si fa meno fatica a restare calmi che a diventare nervosi…E si ottiene di più. (Dandole i soldi) Tieni!

Sue ellen – (prendendo il soldie baciandolo sulla guancia) Grazie!  Te la potevi fare la barba, però, propriooggi che è domenica!
Alfio – Eh, se avete sempre tutti da fare!

Sue ellen – E non c’è Brooke, scusa; non fa mai niente!

Alfio – Ma quella studia, poverina.

Sue – Eh, studia! Quella è la scusa così finisce sempre per non spostare mai una sedia!

Alfio – Va be’! (prima che Sue Ellen esca) E non litigare con quello!…Non è giusto mettere in mostra fuori  i prodotti  migliori della casa!…Che lo fate già dentro.

Marta –(entrando)  L’hanno fatto?

Alfio – Che?!

Marta – L’oroscopo, l’hanno fatto?

Alfio – Eh…

Marta – Chiamami, quando lo fanno. (Esce per  la cucina)

Alfio – E poi sono io che ci ho le fissazioni!

Manuela -  (uscendo dalla cucina) Nonno, io sto uscendo; hai bisogno di niente?

Alfio – No, ma fa lo stesso.(Prende un biglietto da venti euro e glielo porge, senza girarsi)

Manuela -  (prendendolo, da dietro le spalle) Grazie!

Alfio – E non litigare con quello.

Manuela -  (ridendo)  Con quello, chi? 

Alfio – Non lo so. Può capitare; alle volte le abitudini di famiglia…

Manuela -  (prendendo la borsa e andando verso l’uscita) Io non ce l’ho ancora il fidanzato, nonno: quella è Sue Ellen. Ciao! (Verso la cucina) Sto uscendo! (Esce dalla comune)

Marta – (affacciandosi) Dove vai, Manuela? Non andare al mare!

Manuela – No, mamma, ci ho le mestruazioni!

Gregorio – Sì, diciamolo a tutto il palazzo!

Marta – Pure lei! Però escono lo stesso! Allora questa è l’ultima domenica che passo in cucina. E da domani si mangia tutti la stessa cosa. (Rivolta la marito) Ecco, è meglio che glielo dici alle tue figlie. Non è che posso diventare pazza con tutte queste varianti che ognuno vuole la sua!? Una con la cipolla, ma senza i piselli; un’altra con i piselli e la cipolla ma senza la carota, l’altra ancora con piselli e carota ma senza cipolla…

Alfio – Ma se gliele hai portate tu ad essere così schifiltose!

Marta – Papà, per cortesia, non ti intromettere in cose che non ti riguardano!(Al marito) E gli devi dire pure che a incominciare  dalla prossima settimana o mi aiutano o la domenica non si mangia. Io non è che mi sono sposata per fare la serva a loro!

Alfio – (porgendole, senza girarsi, il solito biglietto da venti euro) Ecco qua! Telefona e ordina cinque porzioni di lasagne al forno…

Marta –(prontamente) Sì, ma Brooke non le mangia le lasagne, quindi devo stare comunque davanti ai fornelli.

Alfio – (c.s., porgendo un biglietto da dieci euro) E due porzioni di tortellini alla panna, così li assaggio pure io.

Marta – Tu, i tortellini alla panna, con il diabete che ci hai!

Alfio – Mi prendo mezza pillola in più. Tanto…

Marta – Come vuoi. (Prendendo i soldi) Tanto…

Alfio – Che significa “tanto”? “Tanto, se muori, sono cavoli tuoi?”

Marta – Ma lo hai detto tu “tanto”!

Alfio – Sì, ma io l’ho detto per dire: “ Tanto per una volta che male mi può fare?!”

Marta – E pure io l’ho detto così.

Alfio -No, tu non l’hai detto così; tu volevi dire…

Marta -  E che cosa volevo dire, sentiamo?!

Alfio - Lo so io quello che volevi dire! Lo so io quello che dite.

Marta – Papà, non incominciare pure tu, per cortesia, che , se mi prendono i cinque minuti, non lo so neanche io quello che faccio!

Gregorio -(alzandosi) Ho capito! Usciamo a prendere un poco d’aria!

Marta – Che fai, esci?!

Gregorio – Eh, visto che non si può neanche leggere il giornale in santa pace!

Marta – Ah, sì?!

Gregorio -(movendo verso la comune) Sì! 

Marta – Allora, senti che fai, portacinque porzioni di lasagne al forno: una con la cipolla, ma senza i piselli; un’altra con i piselli e la cipolla ma senza la carota, e un’altra con piselli e carota ma senza cipolla; e due di tortellini alla panna, di cui una senza panna per papà.  Manco per telefonare. (Esce)

Gregorio – Certo, così risparmiamo una telefonata! (Ad Alfio)  Tu hai bisogno di niente?

Alfio – (prontamente)Io? No: non ho più spiccioli!

Gregorio – Allora vado.

Alfio – E non litigare, mi raccomando.

Gregorio – Uscito di casa, non corro più questo rischio! (Esce)

Alfio – No, così, alle volte…

Brooke - (uscendo dal bagno, sempre con il libro in una mano, e nell’altra la vestaglia) Ti serve qualcosa, nonno? Sto andando in camera a cambiarmi.

Alfio – Esci pure tu?!

Brooke – No, devo finire il libro…Se esco, perdo il ritmo.

Alfio – Ma pure la domenica!

Brooke – Nonno, sono quattro libri, mille e duecento pagine…Questa è una materia fondamentale.…Trenta pagine al giorno, ci vogliono quaranta giorni. Ne ho fatte già ottocentoquaranta,  me ne restano trecentosessanta, quindi ancora dodici giorni, fino al quattro di agosto; così sono tranquilla prima di partire per le vacanze.

Alfio – Ah, le vacanze, pure tu!

Brooke – Nonno, le mie sono vacanze di studio, lo sai! Mica me ne vado a prendere il sole. Infatti i libri li porto con me, così mi faccio il ripasso, perché subito dopo le vacanze ci sono gli esami.

Alfio – Ma così non ti riposi mai, gioia mia?!

Brooke – Nonno, non voglio uscire fuori corso nemmeno di un giorno, lo sai!

Alfio – Sì, però un po’di riposo ogni tanto te lo devi prendere, gioia mia…Perché, anche le ferie, un giorno qua e un giorno là, lontano da casa, con la confusione che c’è in giro, il traffico…In televisione hanno detto che uno rientra dalle ferie più stressato e nervoso di prima…Ecco, potresti approfittare, ora che se ne vanno tutti in vacanza, almeno a quello che ho capito… Te ne resti qua, tranquilla…Magari mezza giornata studi e mezza giornata ti riposi…Tanto io qua…Chi ti deve disturbare?! Una volta che se ne vanno tutti…

Brooke – Ma chi te l’ha detto che se ne vanno tutti? Secondo te ti lasciamo solo in casa?!

Alfio – Eh, non lo so! Tua madre…

Brooke – Eh, sì, quella, ora che gli arriva il figlio maschio, figurati se  si muove di qua! Vuoi che rinunci a prepararglitutto il repertorio culinario di cui è capace!?

Alfio –   E se Sebastiano non arriva?

Brooke – Arriva, arriva…Quello arriva sempre! (Esce)

 

Squilla il campanello dell’ingresso.

Marta – (dalla cucina) Qualcuno va a vedere chi è?

Alfio – Eh, con una mano sola come la faccio fare la curva?!

Il campanello suona ancora.

Marta – (c.s.) Siete tutti morti!

Alfio –(facendo corna) No, ancora qualcuno resiste!

Marta (uscendo per  andare  ad aprire)Allora devo fare sempre tutto io in questa casa!

Alfio – Eh, sono usciti tutti… Brooke sta studiando…

Marta  - Eh, qua studiano tutti…Studiano come fare per non fare niente in casa! (da fuori) Oh, signorina. Prego, si accomodi.

Deborah – Non è che disturbo?

Marta – No, ma che fa scherza, a quest’ora! Si accomodi…

Alfio – (verso la comune) Chi è?

Marta – E’ la signorina Vadalà…

Alfio – (dandosi una sistemata che lo renda più presentabile) La signorina Vadalà!…

Deborah – (entrando) Capisco che non è orario per fare visite, ma   …Buongiorno, signor Alfio.

Alfio – Buon giorno.

Deborah – Come va, signor Alfio? Sempre davanti alla televisione!

Alfio – Eh, questo passa il governo!

Deborah – (A Marta) Meschino, che fa soffre, vero?

Marta – Eh…

Deborah – E si capisce, sempre incollato sopra quella sedia? (Ad Alfio) Meno male che c’è la televisione, ah, signor Alfio, così almeno, anche se uno non può uscire di casa, le cose se le vede sullo schermo magari.

Alfio – Eh, sì!

Deborah – Certo che deve essere una cosa troppo brutta! Io con mia madre, che era rimasta in un fondo di letto, diciotto anni ci hocombattuto. (A Marta) E lei lo sa, cara signora mia, che cosa significa avere un anziano in casa.  Non per disprezzare, ma con tutto quello che c’è da fare oggi in una casa…Poi mia madre, un poco per il carattere che aveva, un poco perché con la testa negli ultimi anni non c’era più, …

Marta – Stessa cosa, stessa cosa!

Deborah - Ma intanto che facevo? Pazienza, signora mia, perché da sola mi veniva troppo pesante. Lei è fortunata, invece, perché con tre figlie femmine l’aiuto se lo trova. Mah, meno male che il Signore se l’è chiamata! Non per cosa, ma per lei stessa, meschina, che finalmente s’è potuta andare a riposare. Perché lei mi capisce, cara signora mia, non è per malvagità, ma una ci ha pure diritto ogni tanto di respirare, di pensare a se stessa.

Marta – Eh, come la capisco, signorina mia!

Deborah –Però, quanto mi manca, signora mia!…Perché sempre mia madre era; e, da quando non c’è più, la casa mi sembra vuota, mi sembra.    

Marta – Certo, fino a quando si è in tanti…

Deborah – E questo è: quando è una famiglia numerosa…

Alfio – Difatti qui questo pericolo non l’abbiamo, perché a quanti siamo, se un giorno di questi ne viene a mancare uno, neanche ce ne accorgiamo!

Deborah – No, che c’entra!? Io volevo dire che prima, comunque sia, uno con cui mi potevo sfogare ce l’avevo sempre.

Alfio – E non si preoccupi, signorina: lei, quando ne ha bisogno, viene qua che uno con cui sfogarsi sempre lo trova.

Deborah –  Grazie, signor Alfio, grazie!

Alfio – Eh, quando si può dare una mano d’aiuto a qualcuno…

Marta – Certo, quando si può…

Deborah – Eh, fortunato lei, signor Alfio, che con tutte le disgrazie che ci ha non può dire che ci manca l’assistenza. Le belle nipotine, la nuora, il figlio: tutti per lei.

Alfio – Sì, non ci possiamo lamentare: tutto sommato, stiamo bene così!

Marta – Ma si accomodi, signorina! E’ rimasta in piedi…(Indicando la poltrona) Si sieda…Mi scusi un attimo, che stavo finendo di…(Verso la cucina).

Deborah – Prego, prego…(Sedendosi) Ecco, lo dicevo io che  venivo a disturbare!

Alfio -   No, ma che dice, signorina? Quale disturbo! Qua la domenica mattina a quest’ora c’è il passeggio: chi entra, chi esce, chi telefona; i vicini di casa che vengono a fare visita. Che ci pare a lei?…Ora arriva la servitù con il pranzo pronto…

Deborah – Il pranzo pronto?

Alfio -  Sì, qua sotto, il negozio nuovo che hanno aperto: Gioie e sapori; cucinano di tutto.

Deborah – Io pensavo che la signora Marta avesse da fare in cucina.

Alfio - In cucina! No, qui la domenica noi mangiamo su ordinazione, come a ristorante: ognuno ordina quello che preferisce…Tutto pronto: piatti di carta, bicchieri di plastica, tovaglia di carta…

Deborah – Moltosbrigativo.

Alfio - Perché lei come fa? (Ironico) Se ne sta ancora in cucina, davanti ai fornelli, a preparare il pranzo, la cena?!…(Sorride)  No, signorina mia, lei si deve aggiornare… * Lei è la signorina Vadalà; o, forse, la signora, non è chiaro. Comunque, tutti nel condominio la chiamiamo signorina, anche se qualcuno dice che è stata sposata. Sì, perché di lei non è che si sappia molto: da dove viene, che mestiere fa…Solo voci, supposizioni, dicerie. Quello che è sicuro è che è venuta ad abitare nel palazzo, saranno un paio d’anni; lei e la madre anziana, e paralizzata, a quanto pare. O meglio, con quella che lei presentava come sua madre; perché, se è stata davvero sposata, può darsi che fosse addirittura la suocera. E, infatti, a giudicare da come la trattava….I rapporti d’affetto che ci sono tra suocera e nuora, insomma. Anche tra nuora e suocero…Comunque, sempre per sentito dire, dicono che spesso la legava al letto. Ed è forse per questo che poco fa parlava della madre paralizzata, nel senso che era lei a paralizzarla, tenendola legata al letto, appunto…Quando doveva uscire, però, o quando doveva ricevere qualche visita,…la sera tardi per lo più…Difatti, certe notti, io, che certe volte mi addormento qua in soggiorno davanti alla televisione, svegliandomi di tanto in tanto, qualche movimento lo notavo. Qualcuno che scendeva le scale o lei che rientrava, non  lo so… Io, peraltro, con questa sedie a rotelle non è che potevo andare a guardare dallo spioncino della porta; non ci arrivo…Quindi,  non lo so… Anche perché, dopo la morte della madre o della suocera, tutto quel movimento non c’è stato più… E quindi c’è qualcosa che sfugge, ecco.  Anche ora, da qualche mese, che la signorina Vadalà ha incominciato a frequentare qui, ancora non riesco ad afferrare… Eh, nella

vita di ognuno di noi c’è sempre qualcosa di misterioso.  E del resto così è: la realtà molto spesso non è quella che appare.*   

Deborah - (al pubblico, come continuando quella specie di confidenza iniziata da Alfio) *Certo, la realtà spesso è un’altra: quella che non si vede. Del resto anche sulla famiglia Accorati ci sarebbe qualcosa di interessante da raccontare. Nulla di misterioso, per carità, anzi… Il signor Alfio non se lo messi dentro per compassione o per amore filiale o semplicemente per occhio di mondo, ma per due motivi molto meno nobili e disinteressati: la pensione d’invalidità e l’assegno di accompagnamento. Perché il signor Gregorio non è l’unico figlio né l’unico ad essersi dichiarato disponibile ad accudire il vecchio. Anche gli altri figli lo erano; ed all’inizio, infatti,  dopo l’incidente della coperta elettrica, facevano a turno: se lo tenevano in casa un mese per uno. Poi, un giorno, alla fine del suo turno, Gregorio, o per meglio dire Marta, sua moglie, il vecchio non lo volle consegnare più; della serie “ Il vecchio è mio e me lo tengo io!” Strano per una nuora, ma è così. Arrivarono persino agli avvocati, perché gli altri, fratelli e sorelle, giustamente…Ma non ci fu niente da fare. Il vecchio rimase qui. Anche perché nel frattempo, durante il mese suo, Gregorio, ma è sempre meglio dire Marta, s’era fatto fare la delega per la pensione e per l’assegno e, quindi, gli altri figli, visto che oramai non c’era più niente da grattare, abbandonarono definitivamente i segni dell’affetto per l’amato genitore. Si sa, gli anziani servono fino a quando servono. Comunque, a dire il vero, lui qui se la passa bene e non gli manca niente. La nuora, Marta, perché in famiglia la cassa la tiene lei, gli passa persino una specie di stipendio, ogni mese; per le piccole spese, quelle di lei  e delle figlie. Del resto, così è: l’asino lo porta e l’asino se lo mangia.*

Alfio – (come continuando una normale conversazione interrotta poco prima)Mangia?! E chi mangia più, cara signorina mia? Questo mangiare lei lo chiama? La pasta non la posso mangiare perché sono diabetico; il sale mi fa male per via della pressione alta; la frutta solo quella acerba; le verdure no perché ci ho un poco di colite; la carne, quella bella pancetta di maiale alla brace, quella neppure perché il colesterolo è sempre alto…Le pillole sì; quelle quante ne voglio! E allora che mangia?, mi chiederà giustamente lei. Pappine, semolini, frullatini, grissini, tutti ini;  e acqua, acqua a mai finire, per evitare infezioni alla vescica. Sa, a questa età… Che poi neanche di quella posso fare abusi, perché, poi, scusando la frase, mi viene da urinare spesso e, allora, posso disturbare sempre?! Anche perché mia nuora, le mie nipoti, sì sono disponibilissime, ma sempre femmine sono; e non è una cosa tanto delicata farle assistere a…Certo, loro si girano dall’altra parte, non è che se ne stanno lì a guardare; (Minimizzando con un gesto della mano) anche se oramai a questa età  non è che ci sia tanto da guardare. Per cui certi giorni me la tengo, me la tengo, me la tengo fino a quando non si ritira mio figlio…Che arrivo al punto che…Non so se mi spiego! La domenica, invece, posso bere quanto voglio, perché, quando c’è bisogno, qualcuno che non ha niente da fare lo troviamo sempre. Lei non si scandalizza con questi discorsi, vero?

Deborah -   No, no…

Alfio – Certo, lei ci ha fatto l’abitudine!

Deborah – A che cosa? 

Alfio – No, dico, a…

Deborah – Ah, certo, con mia madre, dopo tanti anni…

Alfio –  Si capisce, con sua madre… E con chi, se no?

Deborah –  Appunto!

Brooke – (entrando, sempre con un libro in mano e con gli occhi sul libro) Buongiorno!

Deborah – Oh, buongiorno, Brooke!

Brooke – Hai bisogno di andare in bagno, nonno?

Alfio –  No, grazie, gioia mia.

Brooke – Chiamami, se hai bisogno. (Esce per la cucina)

Alfio – Ha visto? Che le dicevo?

Deborah – Eh, fortunato davvero lei, a trovarsi circondato da tante premure.

Alfio – Sì, per questo non ci possiamo lamentare. Stiamo bene così.  Però, cosa vuole?, cara signorina mia, non è la stessa cosa.

Deborah – La stessa cosa di che?

Alfio – Vuole mettere una persona sempre fissa?

Deborah – Ah, certo!

Alfio – Eh! Una pratica, va, che conosce le cose, che ci ha verso…Eh, la buonanima sì che era  abile …Donne come quella, cara signorina, difficile trovarle al giorno d’oggi! Come la sapeva prendere in mano lei la situazione…Una volta che mi sono rotto il braccio, il sinistro, perché il destro ce l’ho, diciamo così, offeso, fin da piccolo e, quindi, come lei capisce, per certe cose, se non c’è una mano d’aiuto…Ma quale infermiera, ma quale!…Eh, cara Teresina mia, non mi dovevi lasciare tu!… Io ti dovevo lasciare!…Perché io da quella casa non me ne volevo andare; perché, anche se lei non c’era più, per me era come se ci fosse ancora. Poi è successo quello che è successo, mi hanno portato qui a casa di mio figlio…Per carità, mio figlio è una pasta d’angelo, non gli si può dire niente; certo, c’è pure mia nuora…Comunque, sono tutti a disposizione…Però, vuole mettere una fissa, che ci ha la sua esperienza?!…Ecco, per me ce ne vorrebbe una così, come…. Lei…

Deborah – Io?!

Alfio – No, no…Dico, lei non ne conosce?

Deborah – Ah, di quelle disponibili a venire a fare questi servizi in casa, tipo un’infermiera…

ALFIO – No, a servizio, no e nemmeno ad orario… Una stabile, ecco; come una…

Deborah – Come una moglie?

Alfio – Eh, volendo…

Deborah – Volendo lei!

Alfio – Ah, per me…

Deborah – (sorridendo) No, dico, lei; quella che dovrebbe…

Alfio  – Ah, si capisce, se lei ci sta! 

Deborah – E chi lo sa? Certo, si sente dire spesso che gente anziana, magari per farsi la compagnia, potendolo fare…

Alfio – Certo, avendone le disponibilità…Ecco, io, …cara signorina Vadalà,…

Deborah – Mi chiami pure Deborah.

Alfio – Come?

Deborah – Deborah, con la h finale.

Alfio -  Ah, anche lei!

Deborah – Che cosa?

Alfio -  No, dico, anche lei un nome straniero, come le mie nipoti…Deborah, come la canzone: non è male. (Vorrebbe avvicinarsi a lei)Vede, cara Deborah,…(Con impeto)Ecco, vede?, la curva con una mano sola non la posso fare! Basterebbe una cosa qua, per bloccare l’altra ruota…Perché così vado sempre dritto; non posso girare! Ma che cosa ci vuole, dico io?!

Deborah – (alzandosi) Ma, faccio io, non si preoccupi.

Alfio – Ora lo facciamo, ora lo facciamo, e non lo fanno mai!

Deborah – (già dietro la sedia) Dove vuole essere spinto.

Alfio – Spinto?! Ah, sì…(indicando con lo sguardo) Mi metta là, davanti al balcone.

Deborah – (spingendo la sedia) La metto! Ma lei non è mica un oggetto che si sposta da una parte all’altra!

Alfio –Ah,certo!…Non è che…Si capisce… Ecco: va bene qui…Questa è l’ora in cui la gente si ritira a casa; così guardo un po’ fuori quantomeno…

Marta – (entrando, al padre) Ah, visto, ti sei fatta l’infermiera! Ma che bisogno c’era di disturbare la signorina? 

Deborah – No, no, sono stata io…

Marta – Eh, lei, quando viene a trovarci, me lo coccola troppo questo giovanotto! (al padre, accudendolo, anche se non ce ne sarebbe il bisogno) Sempre fuori posto questo colletto!…E con questa barba! Lo potevi dire, così qualcuno…Se non ci penso io, cara signorina Vadalà,…

Alfio – Marta!

Marta – Che c’è?!

Alfio – Chiamala Deborah; così si chiama. Signorina Vadalà, come se si trattasse  di una persona estranea!

Marta – E’ l’abitudine. L’abbiamo chiamata sempre Signorina Vadalà e uno se ne va sempre con  l’abitudine. Allora, signorina Deborah, aveva detto che mi doveva dire una cosa…

Deborah – Ah, sì.  Non era una cosa tanto urgente, veramente. Siccome ho preso la rappresentanza, così, però, in casa, di una ditta di cosmetici, cosa vuole?, per arrotondare…

Alfio – Ah, brava! Visto la signorina come si dà da fare? Anziché starsene con le mani in mano tutto il giorno, senza fare niente, una donna che sta a casa…

Marta –(come un rimprovero) Papà!

Alfio – Che c’è? Stavo dicendo così…

Deborah – Certo, un’osservazione innocente.

Marta – Le conosco le sue osservazioni innocenti! Per ora ce l’ha con me, perché, secondo lui, stando a casa, io non faccio niente. Perché a lui ci bada la cameriera! Lasciamo stare. E’ da un po’ di tempo che il signorino fa di queste osservazioni. Queste e altre!

Alfio – Io?! Certe volte è meglio non sentirle le fesserie che ti scappano dalla bocca! (Si toglie l’apparecchio acustico dall’orecchio)

Marta – Ecco, si è offeso! Ma ora gli passa…Continui, signorina.

Deborah – Le stavo dicendo di questa ditta, Nuova Idea si chiama.…Non è una ditta famosa, però i prodotti, le assicuro, signora mia, sono veramente ottimi. E poi hanno di tutto…Le ho portato il catalogo, così lei, le ragazze…(Lo prenderà dalla borsa per darlo a Marta) Ci sono anche i prodotti per uomo, profumi, dopobarba, se per caso suo marito, suo suocero…(Sfogliando il catalogo) Vede…Soprattutto le creme sono eccezionali. Ecco, anche la crema per depilarsi, che per noi donne…Io oramai non ne posso fare a meno; perché quando avevo dodici anni me li sono levati con il rasoio, e mi sono rovinata.

Marta – Infatti io gliel’ho detto subito alle mie figlie: “Non fate come vostra madre.”…(Annuendo) Sì, signorina mia, anche io ho commesso il suo stesso errore. Ed io per peli…Mi pare anche vergogna a dirlo; e poi mi crescono ad una velocità impressionante.

Deborah – Anche a me. Intendiamoci,ionon è che ne abbia molti, però, cosa vuole?, al giorno d’oggi, specialmente ora che arriva l’estate…Le sue figlie se li levano spesso?

Marta – Eh, diciamo quanto basta; si fanno la ceretta.

Deborah – La ceretta?! No, signora mia, la ceretta fa male: rovina i capillari, la circolazione! La crema gli deve fare usare…(Indicando sul catalogo) Ecco, questa: alle erbe tropicali…Fanno quella semplice e quella speciale, alla banana verde…C’è anche per uomo; ma senza la banana. (Le consegna il catalogo) Tenga.…Sceglie quello che le fa di bisogno…I prezzi sono imbattibili, che non li troverà da nessuna parte. Questo perché la Ditta non è che fornisce negozi…E’ una vendita diretta, di casa in casa. Che poi io, ma quanto le pare che ci guadagno? Una miseria! E’ solo per fare qualche cosa di diverso e non passare la giornata in casa senza fare niente.

 Marta – Vediamo, signorina, se le posso venire incontro. (Alzandosi) Ne parlo con le ragazze…

Deborah – (guardando l’orologio) Madonna Santa, come passa il tempo! (Alzandosi) Scappo, signora mia.

Marta – Ma può stare, signorina; tanto è ancora presto per pranzare, se non si ritirano tutti.

Deborah – No, no, signora, si è fatto tardi…

 

Marta – Ah,  allora la saluto, signorina!  (Si stringono le mani)

Deborah –  (ad Alfio che non risponderà)Buona domenica, signor Alfio!

Marta – Papà!…Si è addormentato…Papà!

Deborah – No, lasci stare; me lo saluta lei casomai.

Marta – No, è meglio che si svegli; fra poco deve prendere le pillole…(Si avvicina alla sedia) Papà…(Lo scuote) Papà, svegliati che la signorina Deborah ti vuole salutare…Papà!…Non si sveglia…Papà! (Ora si preoccupa) Papà! …Dio mio, ma che gli è preso?…Papà!…Gesù, un colpo gli è preso!…Mi aiuti, signorina, mi aiuti!…Gesù, e che dobbiamo fare?!

Deborah – Si calmi, signora, si calmi!…Il dottore! Presto, chiami il dottore; è salito con me poco fa.

Marta – Dio mio, io mi vergogno a disturbarlo a quest’ora! (Indicando il telefono)Lo chiami lei, per cortesia!… Io telefono a Sue Ellen, intanto. (Componendo il numero al telefonino, mentre la Deborah va verso il telefono) Sempre  di domenica devono succedere le disgrazie!  (In attesa della risposta) Eh, l’oroscopo non poteva sbagliare…Ecco, ti pareva: non prende la linea(Richiama) Speriamo che si sposti!…

Le battute  che seguiranno si incastreranno le une nelle  altre

Deborah –Pronto?…

Marta – Vieni subito che nonno si è sentito male!

Deborah – Sono io, dottore; sono Deborah… La signorina Vadalà!

         Marta – L’abbiamo chiamato. Speriamo che non si disturbi, a quest’ora…

         Deborah – Bene, grazie! E lei?

         Marta – Non lo so quello che gli è preso: forse un ictus, un infarto.

         Deborah – No, se,  per piacere, poteva scendere…

         Marta – Ma come faccio a dirti se è morto oppure no?!…

         Deborah – No, è per il signor Alfio che si è sentito male…

         Marta – Chiamala tu Manuela, perché ci ho solo pochi centesimi nella scheda…

         Deborah – No, no, sono io che mi trovo a casa sua…

         Marta – Così la finite di usare il mio telefonino!

         Deborah – Sì, con la nuora…

         Marta – E vedi se riesci a rintracciare tuo padre.

         Deborah – E’ svenuto, almeno così pare…

Marta – Certo, come faccio a chiamarlo, se ancora non si convince  a        comprarsi un pezzo di telefonino!…

         Deborah – Sì, forse un leggero mancamento…

         Marta – Lo so; gliel’ho detto che in questo periodo ci sono le offerte!

         Deborah – Sì, va bene…

         Marta – Chiudi!

         Deborah – Va bene, l’aspettiamo.

         Marta – Va bene, chiudo io! Ecco fatto!

Posano i telefoni.

Deborah – Sta scendendo. Intanto dice di slacciargli la cintura, allentare la cravatta e di metterlo disteso.

Marta – (si avvia verso la sedia, ma poi si ferma) No! Ho paura!…E se è morto?!

Deborah – Ma no, signora…Ma che dice?…Comunque,faccio io, non si preoccupi.

Marta –  (mentre Debora esegue) Ecco che cos’erano le nuvole!

Deborah – Le nuvole?!

Marta – L’oroscopo per quelli dello Toro diceva: nuvole nel corso della mattinata; probabile miglioramento in serata.

Deborah – E’ sicura che non era il meteo?!…

Marta – No, ma che dice?! Che sono cose che si possono confondere?!

Deborah – Si sta riprendendo (Avvicinando l’orecchio alla bocca di Alfio) Respira; lentamente, ma respira.

            Marta – Ah, meno male; ci avevo perso le speranze, ormai. Cominciavo a pensare: questa è la volta che se ne va.

Suonano alla porta.

Marta – Sarà il dottore; vado ad aprire.

Deborah – (dandogli dei buffetti sulla guancia) Signor Alfio!…Signor Alfio! (Vedendo entrare il dottore) C’è il dottore; svegliatevi.

Dottore – Che c’è? Cosa ci ha questo giovanotto?

Marta – (appresso al dottore) Niente, gli sarà preso un colpo; sembrava morto.

Dottore – Eh, addirittura!

Marta – Le giuro, dottore! Qua c’è la signorina Vadalà…

Deborah – Sì, in effetti…

Dottore – (sorridendo) Suo suocero, cara signora, è più vivo di me e di lei!…Signor Alfio!…(Gli divarica le palpebre, mentre Alfio comincia a bofonchiare qualcosa e poi, lentamente, ad articolare in modo normale il linguaggio)

Marta  – E’ grave!

Dottore –  Beh, con quello che ha suo suocero, cara signora mia, non è che possiamo fare salti di gioia. E’ un soggetto a rischio, lo sa. Diciamo che per questa volta…

Alfio –  Una stabile…Stabile deve essere…

dottore –(assecondandolo, mentre gli misura la pressione) Sì, va bene: una stabile.

Alfio –  Una che ci ha fatto l’abitudine.

Marta – Ma che fa, sparla?!

Deborah – Eh!

Dottore – Va bene!… Ma ora stia zitto un momento, che devo vedere la pressione…(Misurando la pressione)

Alfio –  La suocera, la suocera…Ma forse era la madre…

Dottore – (alla signorina) Ma che dice?

Deborah – Eh, non lo so…Io…

Alfio – Ma forse era la madre…

Dottore  - (accingendosi ad auscultare il cuore) Vediamo come funziona questa pompa!

Marta –  (alla signorina) Non le ha mai dette queste cose.

Alfio –   La curva, devo fare la curva!

Dottore –  Silenzio!…

alfio – Gioie e sapori…

Marta – Papà, fai silenzio! 

Dottore –  Anche lei, signora, per favore!

Marta–(al dottore che ha finito col fonendoscopio ) Com’è?

Dottore –  Temevo peggio.

Marta–   Allora…                    

Dottore – Niente, signora; suo suocero non è che ne ha una sola.  Un colpo di pressione…Non è che gli avete fatto prendere qualche grossa arrabbiatura?

marta – No, qua con chi si deve arrabbiare?!

Deborah – Certo, in famiglia!

Dottore –  Non si preoccupi che ancora non è l’ora. Non sembrerebbe, ma ha un  fisico che magari ce l’avessero tutti alla sua età. (Sistemando gli attrezzi) Però bisogna starci attenti; e fare i controlli in modo regolare…

Deborah –  Ah, meno male! Ci ha fatto prendere un bello spavento, eh, signor Alfio!

Alfio – (come svegliandosi da un lungo sonno)  Che c’è? E lei che ci fa?

Deborah – (sorridendo) Come che ci faccio? Sono stata qua con lei: abbiamo fatto una bella chiacchierata.

Marta –  No, non si ricorda. Come se lo può ricordare?

Alfio – Ah, sì, la chiacchierata! E poi lei mi ha spinto fino a qui davanti al balcone…

Deborah –  Ha visto!

Marta  - E che vi siete detti in questa chiacchierata? Vediamo se si ricorda.

Alfio –  (allargando le braccia) E che ne so, nuora mia?

Marta –  Visto? Non si ricorda.

dottore – (pronto a scrivere sul ricettario) Ricorda, ricorda, non si preoccupi. (Ad Alfio) L’unica cosa che non deve dimenticare, o fare finta di dimenticare, è quella di prendere le medicine che le ho prescritto. Perché ho il sospetto che lei ne prenda una sì e una no; e non un giorno sì ed un giorno no. (A Marta, dandole la ricetta) Ecco qua. Continuate con la cura che sta facendo; in tutti i dettagli, però, con gli orari e tutto. Ed una volta ogni 15 giorni il prelievo. La fisioterapia… (Indicando la ricetta) Domani gli fate fare quelle analisi e, appena avete il risultato, me le fa vedere. E mi raccomando: dieta rigida. Per oggi un po’ di tè al limone, senza zucchero, una mela e basta. (Accennando ad andarsene) Va bene…

Sue ellen –  (entrando, seguita da Manuela ) Nonno! Nonno mio! Dove sei, nonno? Voglio vederlo, per l’ultima volta…(Vedendolo, vivo e vegeto) Nonno!   

Manuela– Ah, non è morto! 

Deborah –  Non ancora!

Manuela– (a Sue Ellen) Ma che dicevi, allora, al telefono?!

Sue ellen –  Ma è stata la mamma.

Manuela– Le solite esagerate!

Marta –  Ma io non ho detto niente: sembrava…

Brooke – (uscendo dalla sua camera)  Quando si mangia?  (Non ricevendo risposta, alza gli occhi dal libro) Che è successo?

Marta – Niente, niente…Nonno si è sentito male; ha avuto un colpo…

Dottore – Ma ora sta bene, non si preoccupi… 

Brooke – Male?!…Nonno…si è sentito… male…(Sviene, fra le braccia del dottore che la lascia sedere su di una sedia)

Manuela– (a Marta, andando verso Brooke)  Non potevi startene muta, vero?!

Sue ellen –  (seguendo Manuela) Non lo sai che s’impressiona subito!

Alfio – ( non può vedere ciò che succede alle sue spalle)  Ma che succede là dietro?

Deborah –  Niente, niente…

Marta– Succede che ce l’hanno tutti con me in questa casa!

Dottore  - (A Sue Ellen) Non è nulla: un lieve mancamento.

Manuela– Sta tutto il giorno a studiare! 

Dottore  –  Signorina!…Ecco, si sta riprendendo.

Sue ellen –  Dorme pochissimo, pure.

Manuela– Per forza, con il nonno che la sveglia di continuo!

Deborah –(ad Alfio) Tutto a posto, tutto a posto, non si preoccupi!

Marta–  (che nel frattempo è andata in cucina a prendere un bicchiere d’acqua) Un poco d’acqua!

Sue ellen –  (prendendo il bicchiere) Gliela do io!

Manuela– ( a Brooke) Nonno sta bene, non ti preoccupare.

Sue ellen –  Bevi un po’ d’acqua. (Al dottore che annuirà) La può bere?

Brooke – No, no…

Dottore – Più che sete credo che abbia fame. Non mangia molto, vero?

Marta – Niente,  non mi mangia niente… Sempre con quei libri in mano…E dire che non faccio altro che stare in cucina a preparare!

Gregorio –  (entrando con un vassoio nelle mani) Ecco qua: mettiamo la tavola che è ancora caldo! (Scorgendo Deborah) Mih, la signorina c’è?!… (Porgendo il vassoio a Marta che lo porterà in cucina, per rientrare subito dopo)i Signorina, lei qua?!…Pure ildottore!…E che succede?…(Ora scorge Brooke) Brooke! Ma che hai, gioia mia?…Che le è successo, dottore, è grave?

Dottore – No, no, un leggero mancamento. Io ero venuto per suo padre…

Deborah – Sì, s’è sentito male. Io mi trovavo qua…

Sue ellen –  Lamamma mi ha telefonato tutta agitata…

Manuela– Lo sai quant’è esagerata tua moglie: per poco non lo dava per morto!

Deborah – Giustamente si è preoccupata; meno male che mi ci trovavo io.

Gregorio –  Comunque, niente di grave? 

Dottore – No, no, tutto a posto!…Anche per suo padre: niente di particolare. Bisogna averne cura, certo: un soggetto a rischio ha bisogno di serenità, di calma, di assistenza… Ma per questo mi sono già raccomandato a sua moglie.

Gregorio – Mi dica quant’è il disturbo, dottore.

Dottore – Ma che disturbo! Per nonno Alfio questo e altro!

Gregorio –  A buon rendere, allora, dottore!

Dottore - Una buona domenica a tutti…(Esce,sul saluto a soggetto di tutti)

Marta – Eh, una buona domenica davvero!

Gregorio – Beh, tutto sommato è andata bene. Cosa stai a lamentarti?

Marta – Non mi lamento per ora; mi lamento per dopo. L’hai sentito il dottore; con tutto quello che c’è da pensare, anche quest’anno addio vacanze estive!

Gregorio – Embe’, pazienza! Si vedrà l’anno prossimo.

Marta – Vorrei capire quando sarà l’anno prossimo!Dipendesse da te…

Gregorio – Che significa “dipendesse da te”?

Marta – Niente! So solo che ancora non sei stato capace di comprarti nemmeno un pezzo di telefonino!

Come se il pensiero di ciascuno di loro, dopo un attimo di sospensione, si materializzasse…

* Sue Ellen – A me non interessa. Io quest’anno parto; non ne voglio sapere niente.

Manuela– Io scappo. Un’altra estate ad assistere il vecchio nonno paralitico, scusate, ma non ci penso nemmeno! 

Brooke – Io già ci dormo assieme, nella stessa camera; quindi non tenete conto di me., per cortesia, perché già…

Marta – E dovrei restare io, che già sono incatenata tutto l’anno?!

Gregorio – Figuratevi io, allora, che sono l’unico maschio!

Sue Ellen – Sebastiano! Sebastiano Ridge! Può rimanere lui.

Brooke – Tanto lui se ne sta in ferie tutto l’anno!

Manuela – Se poi porta con sé la sua solita extracomunitaria, quelle ci sono abituate a fare le badanti!

Deborah  - Una bella gara di solidarietà!

Alfio – Qualche cosa stanno complottando! Se si tratta della casa di riposo per anziani, manco morto! *

Marta – Beh, signorine andate a preparare la tavola!

Deborah – Mah, me ne vado pure io.

Gregorio –   Signorina, se vuole può restare a pranzo con noi…

Marta – Ma sì, rimanga, che a papà fa piacere chiacchierare con lei!

Gregorio – Davvero, signorina, non c’è problema. Manco a farlo apposta, ora, ci risulta una porzione di tortellini un più! 

Deborah – No, no, devo andare…E poi, la domenica, il pranzo non lo faccio mai: ho fatto un fioretto, per tutto quest’anno.

Alfio- A me i fioretti me li ordina il medico!

Gregorio- Va be’, può rimanere comunque…

 Deborah – E va bene, va, resto un altro poco.

Gregorio – Magari per un caffè, dopo pranzo…

Marta – Certo! E, se nel frattempo, ha bisogno di qualche cosa, signorina, (Con intenzione, guardando il marito) non c’è problema!

Deborah – No, no…

Alfio – (mentre Marta e Gregorio escono)  No, no, io e la signorina Deborah …stiamo bene così!

T E L A

Atto secondo

La stessa scena del primo atto. Un mese circa dopo l’azione del primo atto.

Siamo nel primo pomeriggio, subito dopo pranzo. Ancora una volta è domenica e fa caldo.

Alfio è seduto sulla solita sedia, dietro i vetri della persiana del balcone.   Pulito, ordinato, sbarbato, ben pettinato. Sembra un altro!

Alfio – (osservando fuori) Ah!…Soffiasse almeno un alito di vento! Neanche questo fa oramai…Il mondo all’incontrario…Chissà dove arriveremo di questo passo!…Ma tutto questo caldo prima non lo faceva!…E si capisce: questo è il buco dell’ozono…Per forza, guarda là, le macchine sono diventate più delle persone ! …E con tutto il veleno che scaricano nell’aria non si respira più…(Si sente l’urlo della sirena di un’ambulanza, che si avvicina) Questo sarà qualche anziano che si sente male…(La sirena si allontana) Ecco, allontanatevi che qui ancora (Toccandosi e facendo corna) non ne abbiamo di bisogno…Che poi sono tutti turisti, perché a quest’ora uno che è di qua se ne sta a casa sua, non è che se ne va in giro, con questo caldo che c’è …Ma, dico io, se vi prendete le ferie per riposare, perché non ve ne state  tranquilli ognuno nel vostro paese!? E poi si lamentano che c’è troppo traffico, le code sull’autostrada, che manca  l’acqua …Ma per forza deve mancare l’acqua: se in estate diventiamo per tre volte! E parlano di turismo!…Così lo dobbiamo fare il turismo?!…(Verso la cucina) Mi portate un bicchiere d’acqua, per favore?…Bella fresca!… Basterebbe una legge: ognuno le ferie se le deve fare nel paese dove vive tutto l’anno.

Saki – (uscendo dalla cucina ed avvicinandosi ad Alfio) Tu non solo acqua bevi: pule pillola…(Mostrandola fra due dita) Io licoldale olalio olmai…

Alfio – Ma come le trova tutte le parole con la erre!

Saki – (consegnandogli bicchiere e pillola)Ecco!…Io aspettale: io vedele. Tu plendele: io andale.

Alfio – Va bene, va bene, me la plendo…(Ingoia la pillola, accompagnandola con tutta l’acqua del bicchiere.).

Saki – (prendendo il bicchiere dalle mani di Alfio) Bene!…Tu ha fatto bambino ubbidiente. (Prima di tornare in cucina) Oh, ho detto tutte cose senza elle!

Alfio – Blava!…Ah, senti, Saki, fammi una cortesia: apri la porta dell’ingresso così fa un poco di corrente…(Si aiuta con i gesti, visto che Saki non ha compreso) Porta…Finestra… Aria entra…Aria esce…Fresco …                                

saki – Ah, io capito…

Alfio – Ah!…Sono cinesi, però capiscono tutto!…Come noi. (A Saki che rientra) Ah, senti, Saki, dimmi una cosa…Ma voi cinesi…

saki – No,  io no Cina; io Taiwan …Io spiega. (Si aiuta con le mani, come se indicasse su di una carta geografica) Qua Cina, qua Taiwan, in mezzo essele male. Isola Taiwan, come Sicilia.

Alfio – Ah! E hai fatto tutta questa strada fino a qua!?

saki – Noi là tloppo!

Alfio – Anche noi qua, continuando di questo passo!

saki – Ma io stale poco qua; poco giolno ancola, poi tolnale a casa.

Alfio – Ah, te ne torni a casa tua in Cina. 

saki – Io no Cina: io Taiwan.

Alfio – Ah, giusto Taiwan!  E te ne torni là.

saki - No, casa mia Plato. Io là negozio.

Alfio – Plato!?

Saki – No! Plato, con la elle!

Alfio – Ah, ho capito, Prato, vicino Firenze.

Saki – Lì mia famiglia negozio, commelcio: maglietti,  camìci, pantaloni…Finite felie io tolna lavolo. 

Alfio – Ah! E siete molti in famiglia?

Saki – Famiglia…(Pensandoci un po’) tlentadue.

Alfio – Trentadue!?

Saki – Noi famiglia stale tutta…unità. No, pezzo qua, pezzo là.

Alfio – Ah! E ci avete pure i nonni?

Saki – Nonni plima di tutto! Io quattlo nonni; e una mamma di nonno.

Alfio – Ah, allora sono anziani!

Saki -   Noi nonni molto anni: ottanta, noventa, centoquattlo.

Alfio – E stanno con voi, non vi danno fastidio?

Saki -   Non capile…

Alfio –  No, voglio dire, avere i nonni sempre in casa non vi porta disturbo?

Saki -   No, nonni non dale mai distulbo! Nonni noi… palla semple con nonno; nonni semple ubbidile noi, dile semple sì…Tutti: figlio, nipoti, nuola…

Alfio – Pure la nuora sempre ubbidire a nonno!?

Saki -   Nuola di piu!

Alfio – Ah! E non vi stancate mai di combattere con questi nonni?

Saki  -  No, noi molti; semple qualcuno combatte con nonni…Ola venile pule palenti mia…cognata.

Alfio – Ah, pure loro!

Saki – Sì, pel  fale commelcio flutta qui Italia.

Alfio – Ah, un bel giro, insomma!

Saki – E poi altli palenti, commelcio scalpe. Poi basta: tutti palenti qua.

Alfio – Ah!

Saki – Ola io andale; aiuto Debolah. (Esce)

Alfio – Hai capito, per forza  qua non ci possiamo muovere più! (A Ridge che rientra) Senti, Jano, ma questi cinesi…

Ridge – Nonno, Saki non è cinese; è di Taiwan.

Alfio – E va be’, sempre di là viene. E comunque tu della nostra lingua proprio non ne riesci a trovare!

Ridge – Perché che fa?

Alfio – No, niente, non è per la lingua…Anche perché, poi, l’italiano lo imparano subito…Vedo che  Saki l’italiano ormai lo capisce abbastanza bene; e lo parla, anche se ci mette tutte quelle elle!

Ridge – Beh, insomma…Lei è abbastanza, insomma, dico…Tipo così, ecco!

Alfio – Ah, addirittura!

Ridge – Sì, ecco: inglese, francese, tedesco, spagnolo, un po’ di greco;…oltre, naturalmente, le lingue orientali. Ora sta imparando l’italiano e, una volta che si trova qui in Sicilia, tipo così, ecco, dedica un po’ di tempo pure all’arabo.

Alfio – E con tutte queste lingue, poi, che se ne fa?

Ridge -  Beh, insomma, le parla…tipo così, ecco!

Alfio – E non si confonde?!

Ridge– No, lei le parla una per volta, così, ecco!.

Alfio – Ah, meno male! E con te quale lingua usa?

Ridge – Nonno, ma che domanda è? Quale deve usare?

Alfio – Ah, certo!…Vieni qua; siediti un po’ vicino a me…(Mentre Ridge esegue) così parliamo un po’… Fra un po’ te ne vai…Sei rimasto così poco…

Ridge – Nonno, è da un mese che sono qua!

Alfio- Eh, un mese!…E che cos’è un mese di fronte all’eternità!

Deborah – (affacciandosi dalla cucina) Chi vuole il caffè?

Ridge – Io sì, grazie.

Alfio – Sì, una goccia la prendo pure io…        

Deborah – No, tu no! Il dottore è stato categorico.

Alfio –  Ma una goccia che mi può fare?  

Deborah – Alfio, tu lo sai che il caffè ti fa male, e che ti fa aumentare i battiti; quindi non cominciare a fare i capricci, come i bambini. Tanto, con me non attacca: tu lo sai (Esce)

Alfio – (a Ridge) Hai visto come m’è finita? Pure un poco di caffè…E, del resto, così è: più si diventa vecchi e meno ti ascoltano.

Ridge – (sorridendo)Decisa, eh! Quella ti fa filare dritto!

Alfio – Non fare il buffone! Che fai mi sfotti? Poverina, è solo una vicina di casa affettuosa; vede che c’è bisogno di aiuto e si presta a…

Ridge – E a te non dispiace!

Alfio – Non mi dispiace…Uno accetta le cortesie che riceve…

Ridge – Solo cortesie, però, perché ad una certa età le altre cose diventano pericolose!

Alfio – Eh, se avessi vent’anni di meno, ti farei vedere io! Alla mia età, invece, e con tutti gli acciacchi che ho…neanche una goccia di caffè, l’hai visto?

Ridge -  Ma dài, nonno, in fondo lo fa per te.

Alfio – Ma una goccia,!… Non è che ne volevo una tazza piena.

Ridge – E va bene: appena viene il dottore, glielo chiediamo, se ogni tanto ne puoi prendere magari una goccia, tipo così, ecco!…

Alfio – Sì, va be’, quello neanche mi conosce.

Ridge – E, va be’, che significa?

Alfio – Significa, che, siccome non mi ha visto mai, comincia a fare domande, di qua e di là…Figurati se si preoccupa della goccia di caffè!…Secondo me, i dottori in ferie non ci dovrebbero andare mai; specialmente i medici di famiglia. Uno ha bisogno e il dottore dov’è: in ferie!

Ridge – Ma per questo lasciano il sostituto.

Alfio –  E, secondo te, che è la stessa cosa? Come a scuola, quando manca il professore: ti mandano un supplente…

Ridge – Ma è sempre un medico. Anzi, che ne sai tu, se non è addirittura più bravo! Magari uno giovane, più aggiornato, tipo così, ecco!

Alfio – Certo, magari uno alle prime armi che viene a fare esperimenti sopra di me!…E va bene, facciamo anche questo; tanto, io lo so quello che gli devo dire. 

Ridge – Nonno, non incominciare a fare i capricci! Anzi, comportati bene, non essere sgarbato, con le tue solite risposte pungenti. Rispondi alle domande che ti fa e digli tutto quello che hai; casomai gli facciamo vedere le radiografie, le ultime analisi, tipo così, ecco …

Alfio – Sì, sì, …

Ridge -  E non agitarti, se no ti sale la pressione ed è peggio.

Alfio – Sì, sì…Io volevo dire che, quando due si conoscono da tanto tempo, è meglio. Quello ormai mi conosce da vent’anni; si può dire che mi ha visto crescere. Non crescere nel senso che…Insomma, hai capito no?! Tutte le malattie che ho lui le ha viste nello sviluppo…Capito?! E pure io lo conosco; anzi io lo conosco da prima, da quando ci aveva la tua età, che studiava per diventare medico. Quindi, ormai, appena ci guardiamo negli occhi, già ci capiamo. Quando io andavo nel suo studio, quando potevo ancora camminare, appena entravo, già io mi rendevo conto della situazione: quello che gli potevo chiedere e quello che non gli potevo chiedere. Se era arrabbiato, perché anche il dottore può essere arrabbiato, per i fatti suoi, per quello che gli succede in famiglia, per esempio, allora io…Niente, mi prendevo la ricetta che lui mi scriveva, e, così, senza dire una parola, salutavo, chiudevo la porta e me ne andavo. Se invece lui si trovava normale, allora io gli dicevo il nome delle medicine che mi servivano e…

Ridge – E lui te le scriveva?!

Alfio – Certo, il dottore a che cosa serve se no?!…Anche quelle che non mi servivano certe volte…Per tuo padre o per tua madre, magari; per la questione del ticket…Per le tue sorelle…Quanto ricostituente mi ha scritto per Brooke! Magari per qualche amico…Quando si può fare un favore…E, per la verità, lui, è giusto dirlo, sempre me le ha scritte. Che fa non lo capiva? Sempre uno laureato è…Ma, siccome c’era questa intimità… (Abbassando la voce ed avvicinandosi a Ridge) Quando ci avevo ancora Black, il pastore tedesco, …

Ridge - Pure le medicine per il cane!

Alfio – Perché, che male c’è?!Per me Black era come un figlio!

Ridge - Ah! E va be’, ora siamo tutti grandi, papà e mamma stanno bene, grazie a Dio, il cane non ce l’hai più…E poi, a fine mese il dottore è di nuovo qua.

Alfio – Dici così?…E va bene, abbiamo fatto trenta, facciamo trentuno!

Ridge – Oh!

Alfio - Tanto, stiamo bene così!…Ma questo medico provvisorio l’indirizzo nostro lo sa?

Ridge – Lo sa, nonno; non ti preoccupare.

Alfio – No, per evitare che magari sbaglia indirizzo e va a finire da un altro anziano…

Ridge – Non sbaglia, non ti preoccupare; gli ho dato l’indirizzo e s’è  segnato l’appuntamento: lunedì, alle undici, tipo così, ecco!

Alfio – Allora domani; oggi è domenica.

Ridge – Però ha detto pure che, se trovava un po’ di tempo libero, subito dopo pranzo, probabilmente sarebbe passato anche oggi. Senza impegno, però, tipo così, ecco!           

Alfio – Ah, va bene!…Quando arriva, noi qua siamo… E come si chiama?

Ridge – Trovato… Primo Trovato.

Alfio – Il primo che hanno trovato?!

Ridge – Non il primo che hanno trovato, nonno! Dottor Primo Trovato, così, ecco!

Alfio – Ah! No, a volte, sai, d’estate, con il fatto che se ne vanno  tutti in ferie,  …Va bene!…Ma perché non ti ci facevi tu medico , dico io?  Così, nel momento del bisogno…

Ridge – Nonno, ti ho detto che io studio per  fare l’avvocato! L’hai dimenticato?

Alfio – Ah, vero,l’avvocato!…Ma non studiavi per fare il coso, là, …di economia?

Ridge – Cosa, il commercialista? No, ho cambiato facoltà.

Alfio – Ah! Mah, per me era meglio che continuavi dove ti eri iscritto all’inizio. Facevi il professore di Lettere…

Ridge – Nonno, te l’ho detto già mille volte…La scuola non fa per me!

Alfio – E questo l’avevamo capito!

Saki – (uscendo dalla cucina con vassoio e tazzina) Il caffè!

Ridge –  (prendendo il vassoio dalle mani di Saki) Lascia; poi lo porto io.

Saki – Tu non dale nonno, pelò, detto Debolah;  mi laccomando.(Torna in cucina) 

Ridge – Non ti preoccupare. (Si siede e comincia a sorbire il caffè)

Alfio – E’ troppo simpatica!

Ridge – Ottimo questo caffè!

Alfio – Eh!…Una volta lo potevo dire anch’io!

Ridge – Che cosa?

Alfio – Il caffè…Quando lo potevo bere, lo potevo dire pure io se era buono oppure no!

Ridge –  (girandosi verso la cucina e stando attento che non se ne accorga qualcuno, gli porge la tazzina) Tieni; te ne ho lasciato un po’, tipo così, ecco.

Alfio – No, no…Se se ne accorge Deborah!… (Alla fine prende la tazzina) Non ti credere che… (Beve) Volendo ne potrei fare pure a meno… (Recupera con il cucchiaino lo zucchero rimasto al fondo della tazzina) Benedetto sia nei secoli  chi ha inventato questo caffè!

Ridge – (alzandosi, per portare in cucina vassoio e tazzina)  Non lo dire forte, perché, se ti sente Deborah, così, ecco …! (Esce)

Alfio  – * E’ troppo affettuoso! Gli altri pure; non è che siano cattivi…Però Sebastiano è un’altra cosa. Vogliamo dire che è il nipote del cuore? Eh! L’avete visto? Mi rimprovera, pure! Ed io mi lascio rimproverare! Anche perché…Non avete notato niente?…Appena ha intuito l’aria che tirava, la mutria che girava per casa …”E che problema c’è? Rimango io; ci bado io a nonno Alfio. Quindici giorni, un mese, quanto volete.” Così gli ha detto. “Con questa frenesia delle ferie ad ogni costo che ci avete, che, quando tornate, siete più agitati di prima!” Proprio così! “Andatevene tutti in ferie che a nonno ci penso io;  io e Saki.” Saki, la cinesina. “Le ferie!”, ci fa. “La gente si sposta da tutte le parti per venire qua, che ci avete tutto quello che si può desiderare, il mare, la spiaggia, l’aria pulita e voi ve ne andate in vacanza da un’altra parte… Ma se ce l’avete dentro casa il posto per andare in vacanza!”  “E va bene, tanto per cambiare, allora!”, gli ha risposto mia nuora. “Mamma, tu non cambi mai!”, gli ha fatto lui. Avete capito che risposta?! E mia nuora è rimasta a bocca aperta, senza potere controbattere neanche una parola… Eh, si capisce, che cosa gli poteva rispondere? Quello studia per avvocato. E la curva?! Problema risolto. Ecco qua: ci ha messo questa morsetta…Posso fare tutte le curve che voglio!   (Ne dà la dimostrazione) Il giorno dopo che sono partiti…Che poi era una fesseria. Niente, è troppo affettuoso; e attivo. Perché i giovani d’oggi sono così: ci hanno iniziativa. Dice, ma anche le nipoti sono giovani…Mah, forse perché sono femmine! Comunque Sebastiano è un’altra cosa.…Anche la cinesina, però. Perché questi cinesi sono di razza piccola, però non ci manca niente; sono come noi, va.*

Saki – (muovendosi dalla cucina alla camera a destra) Ela buono il caffè?

Alfio – Il caffè?! Io non l’ho preso il caffè; l’ha preso Sebastiano…

Saki – Sebastiano lasciàle semple zucchelo al fondo della tazza; tu dile bugia, (Minacciandoscherzosamente) Plossima volta io guardale lingua! (Esce per la camera)

Alfio – Ecco, sono come noi, così, ecco!

Ridge –  (uscendo dalla cucina) Nonno, io sto uscendo un attimo.

Alfio – Ah, sì…E Saki viene con te?

Ridge – No, Saki resta a dare una mano a Deborah…Ma io vado e torno: sono rimasto senza sigarette, tipo così ecco!…Tu hai bisogno di qualcosa? 

Alfio – No, no…Ah, senti! (Fa cenno a Ridge di avvicinarsi,mentre tira fuori dalla tasca della camicia un biglietto da cinquanta euro) Me ne stavo dimenticando…La testa comincia a non funzionare più come una volta… (Dandogli i soldi) Compra un bel mazzo di fiori.

Ridge  – Fiori?!

Alfio – Oggi è l’onomastico di Deborah.

Ridge  – Perché,c’è pure una Santa Deborah, nel calendario?!

Alfio – No, oggi è Sant’Agostino…Deborah all’anagrafe fa Agostina.

Ridge  – Agostina!

Alfio –  Sì. Che poi, veramente, l’hanno chiamata sempre Nuccia. Me l’ha detto lei. Sai, il pomeriggio, mentre ci facciamo la solita partita a carte, noi, tra una mano e l’altra, ci raccontiamo le cose; così, ognuno le sue, cose del passato…

Ridge – Ho capito!… (Guardando i soldi) Sì, ma con cinquanta euro, ci viene un gran mazzo di fiori, tipo così ,ecco!

Alfio –  Va be’, devi comprarti le sigarette… (Mentre Ridge si avvia verso la comune) Ah, però non glielo dobbiamo dire che i fiori sono per il suo onomastico.

Ridge – Come non glielo dobbiamo dire?!

Alfio – Sì, perché a lei questo nome Agostina non le piace e, quindi non vuole farlo sapere a nessuno che si chiama così. L’ha detto a me, ma deve rimanere un segreto tra me e lei.

Ridge – Ah!

Alfio – E allora tu devi fare finta che questi fiori li hai comprati …

Ridge – Come faccio finta?!

Alfio – Li hai comprati, così, per bellezza, ecco! Arrivi, li metti al centro della tavola e poi…

Ridge – E poi?

Alfio - Insomma, appena io le faccio un cenno con la testa, che fa non lo capisce lei?! Così resta una cosa fra di noi, tipo così, ecco!

Ridge – Va be’, come vuoi!

Alfio – (mentre Ridge esce) E questa è fatta!  (Muovendosi con la sedia verso la cucina) Beh, vediamo se hanno bisogno di una mano d’aiuto in cucina… (Chiama)  Deborah!…C’è bisogno di un aiutante lì in cucina?…

Deborah – (dalla cucina) No, no, faccio da sola…In ogni caso c’è Saki che mi sta dando una mano…

 Alfio -  Magari, vi asciugo le posate, allora…

Deborah –  (uscendo dalla cucina e bloccandolo) No, no! In cucina, per cortesia, maschi non ne voglio, te l’ho già detto più d’una volta!  Siete capaci di combinare solo confusione. (Girando la sedia e spingendolo) Mettiti dove vuoi, magari guardati un po’ di televisione, ma in cucina, per cortesia…

Saki – (uscendo dalla camera) Cucina essele legno di donna! (Entra in cucina)

       Deborah –   Ecco!… Uomo, mentle donna prepala, gualda TV, legge giolnale …Cosa vuole…Anche dolmile pisolino! (Lo lascia davanti al balcone) Tu blavo nonnino!

Alfio- Parli cinese pure tu?!

Deborah – Visto che le cinesi ti piacciono tanto!

Alfio- Ma che sei gelosa, Deborah?!

Deborah –  Gelosa io?! E per quale motivo?

Alfio- Appunto.

Deborah – Mi sa che ti stai montando un po’ la testa, eh nonnetto! E poi non mi chiamare più  Deborah: io mi chiamo Nuccia!

Alfio- Va bene, Nuccia…

Deborah –  Persino Agostina, ma con Deborah, basta! (Esce)

Alfio -  * E’ gelosa!…Gelosa di me!…Il problema sarà quando rientrano le altre: mia nuora, le mie nipoti…Chi glielo dice che devono rinunciare a quello che hanno fatto fino ad ora per me?!…Sì, perché una volta che Deborah…No, Nuccia! Ecco, finiamola con questa mania dei nomi stranieri! No, dicevo che una volta che Nuccia è da circa un mese che…Insomma è diventata come una di famiglia. Entra, esce, prepara da mangiare, fa le pulizie, mi controlla le medicine…Le ho dato le chiavi di casa, pure, perché…L’altra sera, dopo cena, che era stanca morta, poverina, dopo una giornata di lavoro, perché dice che le pulizie generali in una casa almeno una volta al mese bisogna farle; almeno così dice lei, perché a mia nuora non gliel’ ho mai sentito dire… Insomma, tanto era stanca che si è addormentata lì sul divano… Io la guardavo e …Non potevo svegliarla …*

Deborah –  * Siamo rimasti così, tutta la notte: io addormentata sul divano e lui sulla sedia a rotelle. Ad un certo punto mi sono svegliata; non avevo idea di quanto avessi dormito. Mi sono guardata intorno…La luce era spenta; filtrava attraverso le persiane aperte del balcone il chiarore della luna. Lui era lì, accanto a me, su quella sedia a rotelle, con il capo piegato da una parte, e dormiva… Non potevo svegliarlo; né potevo andarmene, così, senza dire niente, e lasciarlo solo… Allora rimasi lì, sopra quel divano, con gli occhi chiusi e il cuore aperto verso mille pensieri…La calma di quella notte, quell’aria di casa e quel silenzio così tranquillo, rassicurante… Mi girai dall’altra parte. Allora sentii il cigolio delle ruote ed il ronzio del motorino elettrico avvicinarsi … E poi il suo respiro fin sopra di me…Veniva a controllare se dormivo. Potevo aprire gli occhi per fargli vedere che ero sveglia e, adesso sì, dirgli che s’era fatto tardi e che era meglio me ne andassi a casa…Ma non ne ebbi il coraggio; forse neanche la voglia. Feci solo finta di sobbalzare, quando gli venne uno dei suoi soliti colpi di tosse, che lui poverino cercava di frenare, tossendo piano, e coprendosi la bocca con la mano…E poi, forse abbiamo ripreso sonno tutti e due, fino a quando, ma ormai era mattino, non ci svegliò lo scatto della serratura della porta d’ingresso…Erano Saki e Sebastiano che tornavano  dal falò sulla spiaggia…Appena in tempo per inventare un’innocente bugia.*

Alfio- *Potevamo dirgli che avevamo passato la notte insieme?! Eh! Allora… Io mi ero addormentato, come al solito, davanti al televisore acceso…Deborah era venuta a svegliarmi, perché io alle sette devo prendere la prima pillola, quella per la pressione…

Deborah –  * Ed eravamo rimasti lì ad aspettare che loro rientrassero*

Alfio – * Ma quello, Sebastiano, mica se l’è bevuta. Eh, quello studia da avvocato!* 

E va bene, visto che il turno di servizio davanti al balcone l’avevamo già terminato, cominciamo a fare quello davanti alla televisione…!   Vediamo cosa c’è a quest’ora…D’estate Piazza Grande non la fanno più…Certo, anche quelli se ne devono andare in ferie…Prima, a quest’ora,  facevano i film di Totò…Una volta hanno fatto pure quelli con Franco e Ciccio…Ecco, ma che piacere ci provano, dico io, con quest’oroscopo?!…Eh, quello di mia nuora: Toro!…Si capisce: anche d’estate quello suo sempre nuvoloso è!

Squilla il campanello dell’ingresso.

Alfio – E questo  il dottore sarà! (Alzando la voce, verso la comune) Avanti, è aperto!

Cliente – (affacciandosi timidamente alla comune) C’è permesso?

Alfio – Si accomodi, si accomodi!

Cliente – (entrando) Buongiorno!

Alfio – Buongiorno, dottore; si sieda.

Cliente – (sedendosi)Sì, però io veramente non… 

Alfio – Ah, vuole fare subito?

Cliente – No, volevo dire che io non sono…

Alfio – Va bene, va bene…Solo che a pancia piena…Meglio prima di pranzo, o quantomeno nel tardo pomeriggio. Sa, oramai, ci abbiamo una certa esperienza, come lei m’insegna…

Cliente – Infatti io ero venuto prima di pranzo

Alfio – Ma non è colpa nostra.

Cliente – No, no…Lo so, è colpa mia…

Alfio – Eh, noi sempre qui siamo stati.

Cliente – Sì, sì, lo so…L’indirizzo che mi avevano dato era quello giusto: il numero civico, il piano…Però, siccome ho suonato diverse volte e non rispondeva nessuno, allora, visto che ci avevo una visita da fare…

Alfio – Ah, ho capito, è  andato a fare un’altra visita.

Cliente – Sì. Ho pensato che momentaneamente magari, vista l’ora, non c’era nessuno in casa… 

Alfio – Ma noi qua eravamo!   

Cliente – Sì, ma io, suonavo il campanello accanto; me ne sono reso conto dopo, la seconda volta.  

Alfio – Ah, lei suonava il campanello dove c’è scritto Deborah!

Cliente – Eh! La via era quella, il numero corrispondeva, il piano pure…

Alfio – Si capisce, perché sul campanello nostro il cognome di mio figlio, che poi è quello mio, non si legge bene, perché con il tempo si è scolorito. Gliel’ho detto mille volte di scriverlo di nuovo; ma non mi danno retta! Quindi, lei, giustamente…

Cliente –  Eh!…Poi, invece, ho pensato che, essendoci due appartamenti nel piano, magari in uno…

Alfio – Certo, la signorina Deborah ha l’abitazione nell’appartamento a destra e qui, diciamo, invece, viene…Sa, essendo sullo stesso pianerottolo, quando c’è bisogno…

Cliente –  Certo, è più…

Alfio – La signorina Deborah è sempre così disponibile…

Cliente –  Eh, sì, lo so, la signorina Deborah…

Alfio – Perché la conosce?

Cliente – Sì, l’ho conosciuta tanti anni fa; ma è da qualche anno ormai che  …Perché io  sono stato un po’ di tempo fuori, all’estero…E, quindi, è da tanti anni che non c’è stata più occasione di…incontro, diciamo.

Alfio – Ah, capisco. E del resto  Deborah è solo da poco che è venuta ad abitare qua. Prima abitava a…Come si chiama quel paese?…Eh, la vecchiaia! 

Cliente – Neanche io sonodi qua…

Alfio – Ah, lei non è di qua?

Cliente – No, no…Sono di passaggio, per così dire…

Alfio - Ah, allora lei, ci si è trovato proprio, per combinazione!

Cliente –  Eh, diciamo che mi trovo qui per combinazione, sì!

Alfio – Non mi ero sbagliato, allora!

Cliente – Su che cosa?

Alfio – No, niente: una cosa mia!…Allora, quando vuole…

Cliente – Sì… (Si alza)

Alfio – Ma, se vuole, si può fare anche qua…

Cliente – Qua?!

Alfio – Sì, certe volte, si fa qua; però, se lei preferisce in camera, sdraiato sul letto, allora, nelle condizioni in cui siamo messi, ci vuole un po’ di aiuto (Chiama) Deborah!…E’ di là… E’ quasi un’ora e ancora…

Saki – (uscendo dalla cucina) Debolah ancola impegnata… Non disturbale, dice. Poco poco, lei finisce. (A Cliente) Buongiolno!

Cliente – Buongiorno.

Saki – (Ad Alfio) Io libela, se tu vuole…

Alfio – No, no…

Saki – Tu pensale che io non buona?…Va bene… (Si avvia verso la camera a destra) Io in camela mia. (Esce)

Alfio – Ecco, si è offesa! Uno cerca di risparmiarla, di non farle fare certi lavori…

Cliente – Certo, è un po’ gracilina…

Alfio – No, non è per questo! A lei sembra, così, piccoletta, esile esile, ma, quando si ci mette…Solo che con la lingua ancora non va tanto bene.

Cliente – Ah, con la lingua non…

Alfio –  No, con la lingua ancora …

Cliente – Non è pratica!

Alfio – Ma perché è straniera!

Cliente – Ah, nel senso che non parla bene.

Alfio – Certo! E perché se no?… Eh, qua capita sempre: ne arrivano straniere! Ogni anno: d’estate soprattutto. Le porta mio nipote. Siccome studia all’università, a Firenze, allora…Sempre, quando scende per le feste, Natale, Pasqua, ne porta sempre una diversa: polacche, rumene, cecoslovacche…; ma anche dell’Europa nostra, diciamo: spagnole, francesi, svedesi…Questa volta si è presentato con una cinese. Dice che è la moda! Ora che arriva, glielo presento. Studia per diventare avvocato. Eh, dopo questa cosa delle Mani Pulite, avere un avvocato in casa è sempre una cosa utile. Anche un medico, con il fatto della malasanità,  senza offesa, naturalmente. 

Cliente – No, no, e perché dovrei… (Accennando alla cucina)Ma, erano tutt’e due là dentro, contemporaneamente?!

Alfio – Chi?

Cliente –  No, dico, la signorina Deborah e la cinesina.

Alfio – Ah, sì; a seconda di quello che c’è da fare, una fa una cosa, una ne fa un’altra, si sbrigano prima. Anche perché di domenica c’è sempre  un po’ di confusione in più

Cliente – Ah, certo! E poi, a  seconda delle preferenze… 

Alfio –  Eh, secondo il menu, diciamo! Cosa vuole, ognuno ci ha il suo gusto. E non ci sono le mie nipoti!

Cliente – Ah, perché pure le sue nipoti?!…

Alfio – Eh, quelle!…Ma qui è colpa di mia nuora che con il suo esempio le ha portate sulla cattiva strada…Eh, glielo dico sempre io: da chi dovevano prendere?!  Meno male che sono in ferie!

Cliente – Ah!

Alfio – Eh, dopo un anno passato in casa, avevano bisogno di un po’ di svago… Comunque, capisco che questi non sono discorsi che la interessano. Del resto lei non è che è venuto qua per parlare…

Cliente – Ah, certo…

Alfio – Eh!…

Cliente – (vedendosi osservato) Cosa c’è?

Alfio – No, niente…E’ che me l’immaginavo più giovane.

Cliente –  Chi?

Alfio – No, dico lei: me l’immaginavo più giovane.

Cliente – Perché, scusi, c’è bisogno di un’età per…?

Alfio – No, no, per carità…Se unose la sente ancora di esercitare… Potendosi spostare…Difatti anche io, fino a qualche anno fa…Poi, una volta che mi sono ridotto in queste condizioni…Però, se qualcuno mi accompagnasse, piano piano, magari alzandosi presto, che fa non sarei in condizione di mettere…la zucchina, la banana al posto giusto?!…Certo non lo posso chiedere alle mie nipoti o a mia nuora…  

Cliente – Certo, sarebbe un po’ troppo! 

Alfio – Ma non perché non mi vogliono accontentare. Solo che ci hanno sempre tanto da fare e non possono mettersi a perdere tempo con me… Perché con me il tempo si perde.

Cliente – Va be’, ma c’è la signorina Deborah, la cinesina…

Alfio – Sì, lo so; ma pure loro sono sempre impegnate. La cinesina, poi, fra qualche giorno se ne va; se ne torna in Toscana, che lì questi cinesi  ci hannoil loro giro…

Cliente – Certo, si capisce.

Alfio – Ma lei come l’ha conosciuta la signorina Deborah?

Cliente – Beh, così; …nel solito modo, insomma.

Alfio – Ah! Ed è da tanti anni che…

Cliente – Sì, saranno…* Io non l’ho mai dimenticata Nuccia Vadalà. Nuccia mi è entrata subito nelle vene, un attimo dopo averla incontrata per la prima volta, parecchi anni fa. Uno di quegli incontri che segnano la vita come la cicatrice di una ferita che non si è potuta rimarginare; ed una di quelle storie che solo la vita riesce a raccontare…Ero convinto che lei mi appartenesse; che non potessi farne a meno, come dell’aria che si respira…Ma lei era di tutti e di nessuno; ed alle mie insistenze, dopo le abituali e regolari mie frequentazioni, rispondeva solo con un sorriso, mentre si accomodava la vestaglia e mi accompagnava alla porta. L’ho seguita per anni, dovunque, nei suoi continui cambi di soggiorno…E poi un giorno, l’ultimo domicilio conosciuto ed un nuovo nome…”Deborah non è in casa”, mi dice…Ma io l’avevo vista entrare!… ”Allora non riceve; non ne ha voglia!”… Poteva riferire che ero io, quel giovane professore di Scienze, che non sbagliava mai una settimana, puntuale come un orologio; avrei aspettato…Mi diede del pezzente, e del maniaco. Per questo c’era lui, per proteggerla dai malintenzionati e dai pervertiti di passaggio! Era meglio che sparissi, prima che mi cambiasse i connotati…I colpi che sparai dritto al cuore; lo sguardo di lei accorsa sulla porta e poi china sul corpo di quell’uomo che il destino aveva messo lì tra me e lei, sono rimasti come fotogrammi impressi per sempre dentro i miei occhi; ancora fino a ieri   dentro la squallida cella di quel carcere…* Saranno ormai…Diciamo che non la vedo da un po’ di tempo…Le combinazioni della vita…

Alfio – Eh, quando si dice la combinazione! Viene qua per fare una visita a me e per combinazione…  

Cliente – Per fare una visita a lei?!

Alfio – Perché a chi è venuto a farla la visita?! Tranne me, in questa casa scoppiano tutti di salute. 

Cliente – Ma, veramente, io sono venuto…

Alfio – Per Deborah?! (Ridendo) E’ venuto per visitare la signorina Deborah?! Ah, ecco perché suonava il campanello di Deborah! (Chiamando verso la cucina e ridendo) Deborah, il dottore è venuto per visitare te!

Cliente – (rendendosi conto che c’è un equivoco)Il dottore!

Alfio – Ma, scusi, mio nipote non ha telefonato?

 Cliente – Suo nipote?!

Alfio – Mio nipote, sì. Ha preso l’appuntamento per lunedì alle undici…

Cliente – (non sapendo che dire)L’appuntamento?!Ecco, allora, forse non…

Deborah – (uscendo dalla cucina in quel momento) Che c’è?

Alfio – Ah, Deborah, il dottore…

Deborah – (riconoscendo Cliente) Il dottore?!

Alfio – Sì, era convinto che la visita la doveva venire a fare a te!

Deborah – (evidentemente turbata e con intenzione) A me?! No, io, fortunatamente, è da un po’ di tempo che non ricevo più questo tipo di visite.

Alfio – Eh, caro dottore, se non ci fossero gli anziani come me, al giorno d’oggi i medici come lei sarebbero tutti disoccupati!

Cliente – (incrociando con lo sguardo quello di Deborah) Sì, forse ha ragione.

Alfio – (a Deborah) Comunque,  visita o non visita, visto che già vi conoscete…

Deborah – (con lo sguardo quasi supplicandolo) Per la verità non mi sembra…

Alfio – Come, no?! Il dottore dice che vi siete conosciuti tempo fa.

Cliente – (c.s.) Sì, sì…Ma forse la confondevo con un’altra…con un’altra persona!

Deborah – Anche perché, se è stato tanto tempo fa…

Cliente – Sì, forse, a distanza di tanti anni, certe volte, le persone…Anche i ricordi…

 Alfio – Perché voi siete ancora giovani! Noi anziani, invece, più andiamo indietro nel tempo e meglio ricordiamo. Magari ci dimentichiamo di quello che abbiamo mangiato la sera prima, ma i ricordi dei tempi passati, quelli, ritornano sempre più vivi e sempre più presenti. 

Deborah – Quando si vogliono ricordare! Ma quando, a certi fatti, uno ci vuole mettere una pietra sopra, per sempre…

Cliente – Sì, certi fatti…è meglio seppellirli, per non rischiare di viverli sempre come un tarlo nella mente, ed anche dentro l’anima.

Deborah – Anche perché il tempo passa e le persone cambiano… Cambiano vita, cercano di …

Cliente – (interrompendola) …di cancellare quello che il cuore, invece, non riesce a cancellare mai…

Deborah – (interrompendolo) …di rifarsi una vita, farsene una ragione di ciò che non è stato possibile, perché così era scritto! Perché c’è un tempo per le illusioni ed uno per la realtà;… quando ti convinci che tutto quello che ti era passato davanti agli occhi non era stato altro che un equivoco… * Certo oramai l’avete capito; in fondo non era difficile intuirlo fin dall’inizio.

E, del resto, questa è una commedia; non è mica un giallo…Sì, è così: ho fatto per tanti anni

la… Insomma, quella là: prima sui marciapiedi, poi in casa…No, non è stato per un errore di gioventù; e nemmeno per le circostanze avverse della vita o per il bisogno. Perché dare la colpa agli altri di quello che ti succede così, possibilmente senza che tu te ne renda conto, ma anche senza quel minimo di resistenza che forse certe volte ci vorrebbe in certi momenti della nostra vita?!…L’ho fatto…Ero giovane…E ad un certo punto è stato come se non avessi potuto fare altro che quello. Normale. Di una normalità che al solo pensarci adesso verrebbe da piangere. Perché si piange anche, dopo. E si piange tanto che a un certo punto le lacrime non escono più: rimangono dietro gli occhi e scendono lentamente fino a dentro il cuore, a gonfiarlo di una tristezza che non si acquieta mai. Perché più gli anni passano e più finiscono per affogare dentro un mare di solitudine. Ed è curioso, no, che una come me finisca per essere vittima della solitudine?!*…E in ogni caso, chiarito l’equivoco, una volta che il dottore si trova qua…

Alfio – Si capisce, una volta che è venuto…

Cliente – Ma io, veramente, non…

Alfio – E che fa, se ne va così senza visitarmi?!

Deborah – (con intenzione) No, ma che dici, Alfio?Ma certo che ti visita! Il dottore per questo è venuto, per una visita…

Cliente – (alfine convinto dallo sguardo di Deborah) Sì, certo, per una semplice visita…Anche perché, almeno così, a prima vista, l’impressione è che sia tutto a posto.

Deborah –– Sì, diciamo che…stiamo bene così.

Cliente – (prende il polso ad Alfio e, come contando i battiti, ma con gli occhi su Deborah, per tutta la durata di questa visita sui generis…)Vedo chec’è una frequenza abbastanza regolare;… mi pare evidente anche il rapporto intimo che sta nascendo  tra i due ventricoli, come se si volessero avviare verso una soluzione, come possiamo dire? …

Alfio – Come vuole lei, dottore!

Deborah – Diciamo stabile, ecco!

Alfio – Sì, diciamo che con la cura che faccio, i disturbi che ho oramai sono stabili: non miglioro, ma neanche sto peggio.

Cliente – …e che la pressione, nonostante tutto, è tenuta sotto controllo. (lasciando il braccio) Perfetto!

Alfio – E che fa, il cuore non me lo sente? Io ho avuto diversi episodi di … Non mi viene mai questa parola!

Cliente –  Beh, il cuore!…Spesso per gli episodi che riguardano il cuore, basta guardarla negli occhi la persona sofferente, per capire cosa c’è davvero dentro a quel cuore, e che è consigliabile lasciare stare le cose così come stanno.

Alfio – E difatti il medico, quello effettivo, le prime pillole non me le ha cambiate mai.

Cliente – Ed io, infatti, la cura che sta facendo, non gliela cambio. Anzi, le raccomando di non lasciarla mai. La continui più a lungo che può questa cura.

Alfio – E che è, ha già finito?!

Cliente – Sì, caro signore mio; sono rimasto anche troppo. Addirittura, forse, avrei fatto meglio a non venire.

Signorina Vadala’ – Anche perché  tu non hai niente; sei sano come un pesce. Questo voleva dire il dottore, che, anche se non veniva, forse…

Cliente – Ecco, ci avevo messo appunto un forse, per dire che , alla fine, forse, questa mia visita, a qualcosa è servita.

Alfio – E questo dico io: una visita, almeno una volta al mese a questi poveri anziani che non si possono neanche muovere ce la vogliamo fare?!  

Cliente –  Certo, anche per fargli capire che avere il medico in casa una volta al mese, in fondo, serve fino ad un certo punto, se manca tutto il resto (Accennando con la testa ad un saluto) Signorina Deborah! Signor…

Alfio – Alfio…Alfio Accorati!

Cliente – (c. s.)Signor Alfio!(Esce)

Alfio – Ma Sebastiano non gliel’aveva dato il nome e cognome?!

deborah – Sì…L’avrà dimenticato…

Alfio – Come dimenticato?!…E vengono a fare le visite così, dove gli capita?

deborah – Che c’entra? Avrà dimenticato il nome, ma conosceva l’indirizzo; la via, il numero…

Alfio – Anche il piano…

deborah – Ecco, vedi!

Alfio – Sì, ma che doveva venire a fare la visita di controllo ad un vecchio anziano, impedito, questo lo sapeva! Perché, allora, si era fissato su quel campanello…Certo, ad un anziano può succedere di tutto, ma di farsi chiamare Deborah!… Nuccia, ma quello che  medico era?!

deborah – Che medico era!…Un medico come tutti gli altri.

Alfio – Nuccia, che  voleva dire con la frequenza, con i ventricoli che ci hanno i rapporti stabili, con il cuore che si ascolta guardando una persona negli occhi?

deborah – E che voleva dire?! Quello che ha detto voleva dire! Che stiamo bene così, no?! Ognuno per sé e nessuno per tutti…(Si toglie il grembiule da cucina che ancora indossa; lo piega lentamente. Poi comincia a raccogliere  alcuni oggetti personali sparsi qua e là nella stanza, riponendoli in una borsa…) E che bisogno abbiamo di stare insieme agli altri?! Tanto, appena ci proviamo, c’è sempre qualcuno che ci ricorda qualcosa…E, allora, è meglio da soli, così nessuno ti può rinfacciare niente…La vita che hai fatto, gli errori che hai commesso, i fantasmi che hai cercato mille volte di cancellare dalla mente, senza riuscirci… Ognuno per sé; senza avere nulla da giustificare,  senza misteri da svelare, su chi scende e chi sale, se di notte o di giorno, se ci ha la madre o ci ha la suocera…Da dove arriva, che mestiere fa…

 Il rumore del chiavistello che scatta interrompe il suo sfogo.

Ridge – (entrando, con un bel mazzo di fiori in mano) E’ venuto il dottore?

Deborah – Quale dottore?

Ridge – Giù all’ingresso,appena ho aperto il portoncino…Mi è sembrato un dottore, almeno all’aspetto. Portava la borsa, tipo così, ecco.

Deborah – No, non è venuto nessuno.

Alfio –  (prontamente) E’ venuto! Sì, il dottore è venuto! Ha fatto quello che doveva fare e se n’è andato.E, se per caso ci ripensa e torna, più tardi, domani, appena suona il citofono rispondete che non che non abbiamo più bisogno di lui!

Ridge – Ma, se è già venuto, perché dovrebbe tornare, tipo così ecco?!

Alfio – E, se la finisci una buona volta di usare questa espressione cretina, mi fai un grosso favore!

Ridge – Che espressione?!

Alfio –  Così ecco, tipo  così !…Ma che caspita significa “così ecco”?!

Ridge – Nonno ma che hai?!

Alfio –  E che ho, che ho?! Ho chequesti giovani d’oggisiete tutti studiati, dovreste capire tutto al volo e, invece, siete scienziati solo dei fatti vostri; ma per i fatti degli altri non ne capite niente…E quando un anziano non ci arriva a rendersi conto di certe cose, perché il cervello magari con l’età non è più allenato a certe situazioni,  non siete capaci nemmeno di  aprirgli gli occhi. Allora mi dici che cosa ci stanno a fare i nipoti che studiano all’Università, tipo così, ecco?!

Ridge – Nonno, certe volte, questi nipoti fanno finta di non capire, tipo così, ecco! Perchè i fatti degli altri li osservano solamente, senza la pretesa di giudicarli. Però per gli altri vanno a comprare i fiori, che poi lasciano sul tavolo, tipo così, ecco,…(Esegue, guardando Deborah) affinché qualcuno capisca quello che, in fondo, sarebbe più naturale.  Poi i nipoti si ritirano in camera,   per riposarsi un po’, non prima di avere ricordato che sono sempre disponibili  se  qualcuno ha bisogno di qualche cosa…

Deborah –(superando un attimo di imbarazzo) No, no, non c’è bisogno!…(Prende il mazzo di fiori e lo stringe al petto) Noi, io e nonno Alfio,…noi stiamo bene così! (Con i fiori in un braccio, si mette dietro la sedia a rotelle e, spingendola verso la comune, esce assieme ad Alfio, mentre…)

Ridge  - Tipo così, ecco!(Buio)

T E L A