Storia del paese di Ucchebello

Stampa questo copione

STORIA DEL PAESE DI UCCHEBELLO

STORIA DEL PAESE DI UCCHEBELLO

NARRATORE 1:        C’era una volta, poco tempo fa, un piccolo paese. Aveva delle belle casette basse con i tetti rossi. Ogni casa aveva intorno il suo giardino, con alberi , fiori, e sempre, sulla grondaia, un nido di rondini. Il laghetto vicino al villaggio era blu profondo e i pesci vi nuotavano e guizzavano allegri. Al di là del laghetto c’era uno dei posti più belli dei dintorni: una foresta. Si, proprio una foresta, come quelle delle fiabe: con alberi secolari, altissimi e verdissimi, che avevano sotto di sé un mondo di frescura e ombra. Con gli scoiattoli che facevano su e giù dai rami nodosi, i passeri che ciarlavano in continuazione, i funghetti che lasciavano intravedere i loro cappelli tra il verde delle felci e del muschio. Gli abitanti di Ucchebello, questo era il nome del paesino, vivevano felici: il loro cielo era sempre azzurro e pulito, l’aria profumava di erba fresca e fiori. I rumori che si sentivano erano il gracidare delle rane, il pigolio dei pulcini, le voci allegre dei bambini. Se vi fosse capitato di passare di là ecco cosa avreste sentito: ( voci di animali, voci di bambini che fanno un girotondo ).

NARRATORE  2:       C’era una volta, pochissimo tempo fa, una città come tante; con le sue strade  affollate e piene di traffico, i grattacieli altissimi che si perdevano nel cielo pieno di smog, le fabbriche con le ciminiere che vomitavano fumi neri e puzzolenti. Veramente questa città c’è ancora , anzi ce ne sono tante, quindi non perdo tempo a descriverla. In questa città , tra le tante industrie, ce n’era una veramente florida: la “Figurine Figuroni S.p.A.” Proprietario, direttore generale e amministratore unico era il  Commendator Figuroni. Producendo figurine di calciatori, animali, personaggi dei fumetti e così via, il nostro commendatore in poco tempo si era tanto arricchito che aveva continuamente bisogno di assumere contabili che lo aggiornassero sui suoi guadagni.

SEGRETARIA 1:       Quattrocentodiciassette quadrilioni settecentoduemila fantastiliardi ottocentotrentatremila cinquecento sei, sette…

SEGRETARIA 2:       Egregia ditta virgola siamo lieti di comunicarvi che presto saremo in grado di esaudire le vostre richieste supplementari di figurine di calciatori virgola in quanto stiamo per inaugurare la nostra trentaquattresima fabbrica punto.  Signor Commendatore è la nostra trentaquattresima o la trentacinquesima fabbrica?

FIGURONI:       Trentacinque, signorina, trentacinque. Lei rischia il licenziamento. Come fa a sbagliarsi sul numero delle mie fabbriche! Signorina, quanto abbiamo guadagnato ieri?

SEGREATARIA1:     Tre pallomiliardi e mezzo, signor commendatore!

FIGURONI:       E l’altro ieri?

SEGRETARIA 2:       Due pallomiliardi trecento sessantasettemila  seicento ventitrè spiccioli, signor commendatore!

FIGURONI:       ( segnando una curva ascendente su un grande grafico alle sue spalle ) Bene, bene, andiamo proprio bene! Quasi quasi mi prendo una vacanza. Non vorrei stressarmi tanto da farmi venire un infarto. Signorine , io parto per qualche giorno. Vado a riposarmi in qualche luogo ameno. Mi raccomando: al mio ritorno voglio trovare questa curva sempre più in alto, deve sfondare il soffitto. Arrivederci!

                                    ( Figuroni parte; si sente il ruggito della sua macchina che corre a forte velocità per fermarsi con una gran frenata vicino alla foresta di Ucchebello. Nella foresta i bambini giocano felici, ridendo e cantando ) Ma guarda che bel posto! Il lago, la foresta, e che aria fresca e profumata! Chissà che posto è? Scusate bambini, come si chiama questo posto?

BAMBINO 1:    Come, non lo sa? Questa è la foresta di Ucchebello.

FIGURONI        Ah, ah, e dite un po’, a quale comune appartiene?

BAMBINO 2:    Al comune di Ucchebello, naturalmente.

FIGURONI        Ah, ah, e dite un altro po’, dove si trova il municipio?

BAMBINO 3:    Si va di la: due traverse a destra, due a sinistra, altre due a destra, altre due a sinistra ed è arrivato.

FIGURONI        Grazie bimbetti, grazie. E divertitevi, che fra poco vi farò divertire io. (Riparte per fermarsi davanti alla scrivania del sindaco ) Ah, proprio lei! Permette, sono il commendator Figuroni e vorrei parlarle.

SINDACO:         Professor  Talpina. Piacere di conoscerla. Prego, mi dica. Io sono il sindaco e sono sempre pronto ad ascoltare le richieste della gente.

FIGURONI        Vede, signor sindaco, io sarei interessato alla vostra foresta.

SINDACO:         Bella, vero? Eh, non se ne trovano più di così belle in giro. E noi siamo orgogliosi di affermare che è merito e vanto della nostra amministrazione se questo inestimabile patrimonio è rimasto immune agli attacchi degli speculatori, che, nello sprezzo del pubblico interesse avrebbero voluto lottizzare, abbattere, scavare, edificare, vendere, guadagnare. Questa giunta ha le mani pulite ed è fiera di aver impedito che l’interesse di pochi distruggesse ciò che appartiene di diritto ai cittadini di Ucchebello. Ma lei diceva di essere interessato. In che senso, scusi?

FIGURONI:       Vorrei comprare la foresta. Vede, secondo me, si potrebbe costruire un mega  albergo con tre ristoranti panoramici, uno shopping center di quindici piani con ascensori panoramici e scale mobili super veloci, una ventina di ville bifamiliari con doppi servizi e garages, una strada di collegamento all’autostrada, uno studio televisivo....senza contare che potrei impiantare qui un paio delle mie fabbriche: quel laghetto sarebbe l’ideale per gli scarichi. Mi capisce?

SINDACO:         Cosa? Ma questa foresta appartiene alla popolazione di Ucchebello, non è in vendita. Figurarsi poi rovinarla come vorrebbe lei. Se si tagliano gli alberi dove andranno a costruire i loro nidi i passeri? Se le sue fabbriche cominciano a scaricare i loro veleni in acqua, come faranno a vivere i nostri pesci? E la nostra aria pulita? Il nostro cielo azzurro? Se si costruisce una strada e passano tante macchine i nostri scoiattoli e i nostri conigli scapperanno a zampe levate.

FIGURONI:       Scusi, ma è proprio lei che non capisce. Io le sto proponendo un affare multimiliardario, fantastiliardario. Guadagni da svenimento, affari da infarto, profitti da apoplessia. Se il comune vende, e guardi che io non faccio questioni di prezzo, Ucchebello diventerà un centro importantissimo, ricchissimo e affollatissimo. Capisce?

SINDACO:         Senta, è lei che non vuole: Ucchebello non è in vendita a nessun prezzo. E adesso mi lasci lavorare. Addio.

FIGURONI:       Macchè addio, arrivederci, perchè noi ci rivedremo, caro il mio sindaco. (Rimette in moto e torna al suo ufficio)

SEGRETARIA 1:       Commendatore guardi, guardi quanto abbiamo guadagnato mentre lei si riposava!

SEGRETARIA 2:       Guardi dove è arrivata la curva!

FIGURONI:       Arriverà molto più in alto, care signorine. Ho un progettino che mi frulla per la mente!

SEGRETARIA1:        Dovrà assumere altre segretarie, noi non ce la facciamo più. Sono tre anni che non ci concede ferie.

FIGURONI:       Zitte o non ve ne concedo per i prossimi tre anni. Sto elaborando.

(Assume un atteggiamento pensoso mentre si sentono rumori di calcolatrici e comincia il balletto delle segretarie).

Si, ma il sindaco?(Torna a pensare con aria truce finchè arriva l’idea) Certo, come mai non ci ho pensato prima! Signorina, mi chiami l’amico Ernesto.

SEGRETARIA1:Chi , il signor Sparapresto?

FIGURONI:       Sparalesto, signorina , Ernesto Sparalesto. E non faccia la spiritosa o la licenzio.

SEGRETARIA1:        Subito signor eccellentissimo, illustrissimo, nobilissimo commendator Figuroni.. (Compone un numero di telefono) Pronto, qui ufficio del commendator Figuroni parlo con il signor Sparapre....Sparalesto? Ernesto Sparalesto? Un attimo le passo il signor commendatore..

FIGURONI:       Dia qua. Ehi, ho un lavoretto per te: Dunque, si tratterebbe....(bisbiglia al telefono intercalando) sai tu come...certo...il 10 per cento sarà tuo....Mi raccomando, voglio un lavoretto pulito.

SEGRETARIA 2:       Devo provvedere per il liquido, signor commendatore?

FIGURONI:       Come sempre, signorina, come tutte le altre volte:

SEGRETARIA 2:       (Apre la cassaforte e prepara varie buste con banconote) Basteranno?

FIGURONI:       Non importa quanto si dovrà ungere. L’importante è che alla fine Ucchebello sia mio.

SPARALESTO: ( Entra con i complici.  Va a prendere le buste, si sposta a Ucchebello e inizia la pantomima delle bustarelle )

COMPLICE 1:   Mizzica, signor sindaco. Allura lei no’ voli capiri, ca nuatri ‘u pani n’ha ma buscari e i piciriddi l’ha ma nutriri.

COMPILCE 2:   Mizzica, signor sindaco, ma quanti cosi putissi fari, si si pigliassi sta bella busta e a n’amicu fa travagghiari.

COMPLICE 1:   Mizzica, signor sindaco, isamu tanti casi e palazzi, ca lei e a so amministrazioni ppi troppi sordi nisciti pazzi.

COMLPICE 2:   Mizzica, signor sindaco, sti quattru casi e sti du iardini, tempu tri iorna l’asdirrubamu e alberghi e strati ci costruimu.

COMPLICE 1:   Mizzica signor sindaco, qualche altro mezzo si può trovare, ma c’è bisognu di stu baccanu si un bell’accordo si po firmari?

(Il sindaco intasca la bustarella e firma un documento. Sparalesto prende il foglio e lo porta a Figuroni facendogli segno che è tutto a posto)

FIGURONI:       (compone un numero di telefono) Pronto, Edildistruzioni? Sono il commendator Figuroni. Mandate una squadra a Ucchebello...vi indico io la strada...Bisogna abbattere una foresta e livellare il terreno. Il lavoro va fatto prima possibile. (tra sé) Ogni minuto che passa è denaro non guadagnato, cioè perso. Ci vediamo sotto il mio ufficio, domani alle tre. (Forma un altro numero) Pronto, architetto Palazzoni? Mi progetti un mega  albergo con tre ristoranti panoramici, uno shopping center di quindici piani con scensori panoramici e scale mobili super veloci, una ventina di ville bifamiliari con doppi servizi e garages, una strada di collegamento all’autostrada, uno studio televisivo...e tre o quattro  capannoni per le mie fabbrichette....si, si, c’è un lago per gli scarichi. Ah, dimenticavo, un eliporto perchè mi sposterò in elicottero...Dove? A Ucchebello....Non si preoccupi vedrà il posto con me. Ci vediamo sotto il mio ufficio, domani alle tre. Bene, tutto fatto.

SPARALESTO: (fa cenni come per esigere il pagamento)

FIFURONI:        Ah, si. Ma io pago a lavoro ultimato. Tu per ora pensa al tuo 10 per cento, pensa a quanti soldoni farai. Vai, vai vedrai quanti soldi. Palate, carrettate di soldi. (Sparalesto va via perplesso. Un orologio batte le tre).

ARCHITETTO: Puntuale, commendatore. Qua c’è il suo progetto. Tutto come vuole lei. Vogliamo guardarlo? Ah, vedo che ci sono già gli operai.

FIGURONI:       Già, prima si comincia e prima si guadagna. Lo guarderemo in macchina. (partono e arrivano) Forza, voi, al lavoro. (Gli operai iniziano a lavorare mentre Figuroni e Palazzomi esaminano il progetto).

NARRATORE: E la foresta di Ucchebello scompare. Niente più alberi, uccellini, ruscelli, pesci. E i bambini? Chiusi nei nuovi palazzi che Figuroni ha costruito, senza più un posto per giocare.

                            Ma nel paese qualcuno ha fatto fortuna. Giovanna Panna e Ciccio Panzerotto pasticceria col botto.

RAPPRESENT: (Salutano a soggetto)

GIOVANNA:     Ciccio, sbrigati, che c’è gente.

CICCIO:             (da dietro le quinte)Si, sto aspettando i rappresentanti. Devo ordinare una gelatiera nuova e la cassa parlante.

GIOVANNA:     E vieni che qua sono. C’è anche il rappresentante della farina, quello del latte e il ragionier De Tassis, il commercialista.

CICCIO:             Mi lavo le mani e vengo.(appare) Con tutti i soldi che devo sganciare stasera va a finire che non potrò giocarmi  la schedina.

GIOVANNA:     Oh, santi del paradiso! Questo è non sapersi accontentare. Ma te lo ricordi che fino a qualche tempo fa la schedina non la potevi giocare perchè soldi non ne avevamo neanche per mangiare?

CICCIO:             Mi ricordo, mi ricordo.

GIOVANNA:     E ti ricordi che la notte tra il sabato e la domenica in questa casa non si dormiva mai perchè si doveva impastare e infornare il pane?

CICCIO:             Mi ricordo, mi ricordo.

GIOVANNA:     E ti ricordi che la domenica mattina, estate o inverno, sole o pioggia, stavi all’angolo della strada a vendere il pane, tu con tutti i bambini?

CICCIO:             Mi ricordo, mi ricordo.

GIOVANNA:     E ti ricordi le corse quando arrivava il vigile?

CICCIO:             Mi ricordo, mi ricordo.

GIOVANNA:     E ti ricordi...

CICCIO:             Mi ricordo!

GIOVANNA:     Ma ci avresti creduto? Ciccio Panzerotto, pasticceria col botto! Bignè, cannoli, gelati, babà,  torte fantasia, pasticcini allegria e soldi via via. Ora se paghi, visto che guadagni, ti puoi lamentare? Muto devi stare!

CICCIO:             Hai ragione, Giovanna. Ma a me tutti questi conti, fatture tasse... mi fanno girare la testa!

DE TASSIS:      Buonasera, signor Ciccio! Perciò, ho fatto un pò di conti. Tra 740, 730, 710,710 bis,101, ILOR, IRPEF, ICI, IVA, ISI, tassa per la spazzatura, Esattoria, ENEL, SIP, Acquedotto, tassa per l’insegna pubblicitaria, Caasa Mutua, Cassa tua, Cassa mia...lei oggi mi deve dare...allora...vediamo...5x5 uguale 18 meno radice di 12 moltiplicato 100 al quadrato....dunque...venti milioni novecento trentotto mila settecento ottanta cinque lire.

CICCIO:             Madonna di lu Carminu!

DE TASSIS:      Ma, signor Ciccio, con tutto quello che incassa al giorno si lamenta? Mi vuole fare credere che sta morendo di fare?

GIOVANNA:     Io sempre glielo dico. Il Signore si offende veramente, va! Abbiamo cinque commesse, una cassiera, tre aiuto pasticcieri, un furgone e due garzoni per le consegne. E ringraziando il Signore paghiamo sempre tutti puntualmente.

CICCIO:             Si, ma ora basta. Prima che a qualcuno ci viene in mente di farci pagare qualcos’altro.

GIOVANNA :    Che viene a dire qualcos’altro?

CICCIO:             Ma, sai, viene uno che dice che ha suo fratello in galera, la moglie malata grave, due sorelle vedove, quattro figli da mantenere...e poi che si fa?

GIOVANNA:     Beh, certo, che siamo cani? Qualche confezione di torroncini o i biscotti per i bambini glieli diamo, no?

CICCIO:             Si, torroncini, biscotti e chiacchiere! Quelli cannoli ripieni di grana vogliono!

GIOVANNA:     Cannoli di grano? Ma che dici? Noi i cannoli li facciamo di crema, di ricotta, di cioccolato. Al massimo di panna. Di grano non ne facciamo!

CICCIO:             Giovanna, poi te lo spiego. Allora, ragioniere, ci sto

firmando un assegno. A lei quanto devo per la gelatiera?

FORNITORE 1:Cinque milioni ottocento novantasei mila più IVA.

CICCIO:             E a lei?  lei?
FORNITORE 2:Quattro milioni IVA compresa.

CICCIO:             Farina, latte,  burro, marmellata, cacao,  zucchero...facciamo conto unico a fine mese.

FORNITORE 3:Va bene signor Ciccio, tanto con lei siamo sicuri!                         Uno che paga puntualmente come lei merita fiducia. Arrivederci!

GIOVANNA:     Ah, sono le otto,  sistemo queste ultime cose e poi abbiamo finito, con la grazia del Signore. (mentre sistema Ciccio si abbassa a fare qualcosa ed entrano Sparalesto e i due complici)

COMPLICE 1:   Scusi, signora, ci vorrei dire due parole. Io ci avessi qua a mio fratello qua che è appena uscito dal collegio. E’ disoccupato. E poi ci avesse a sua moglie  allo spedale e mia sorella è vedova con quattro picciriddi nichi...che dobbiamo fare, ah....?

GIOVANNA:     Bhi, poverino. Ciccio, che ci diamo al signore, gli prepariamo un bel vassoi di cannoli? O un chilo di biscotti al latte per i bambini?

COMPILICE 2: Spiritosa, la signora. Certo, un bel vassoio di cannoli di grana.

GIOVANNA:     Ma che sono sti cannoli di grano, è la seconda volta che li sento nominare. Ciccio, ma che sono una specialità nuova?

CICCIO:             Grana, Giovanna! Grana, non grano.

COMPLICE 1:   E bravo al signor Ciccio. Ha capito tutto. Allora questo vassoio con cinque milioni di cannoli ce lo prepara subito o dobbiamo fare baccano, ah?

GIOVANNA:     Cinque milioni di cannoli...baccano...ma io non capisco.

CICCIO:             Giovanna, se a questi non ci diamo il pizzo ci fanno saltare il negozio. Hai capito cos’è il baccano?

GIOVANNA:     E anche i cannoli ho capito. Signuruzzu beddu aiutaci tu!

CICCIO:             Finalmente! Qua se non paghiamo consumati siamo. Apri la cassa. ( Giovanna apre la cassa, prende una mazzetta di banconote e la da a Ciccio che le passa al Complice 1) Spero che suo fratello non torni più in collegio, che sua cognata esce dallo spedale, che i bambini stanno sempre in salute e che sua sorella si trova un altro marito.

COMPILICE 1: Arrivederci, signor Ciccio. Grazie per i cannoli. E il prossimo mese me ne prepari un vassoio da sette, milioni.

GIOVANNA:     Come?  Arrivederci? Il prossimo mese? Siamo rovinati, Ciccio! Perchè non chiamiamo la polizia?

CICCIO:             La polizia? Se fiatiamo quelli ci mettono tanta di quella dinamite che non avremo più bisogno del frullatore. Polpette ne fanno! Del negozio, della gelatiera, del bancone ...e anche di noi.

GIOVANNA:     Ma allora che possiamo fare?

CICCIO:             Pagare! (pantomima dei pagamenti)

                            E ora, sabato prossimo impastiamo una decina di chili di farina e domenica.... (balletto dei pasticcieri e dei mafiosi)

 NARRATORE: Facciamo il punto: Ucchebello, paese felice, una volta, è diventato il complesso residenziale “Figuroni S.P.A.” Gli abitanti, con il sindaco in testa, hanno capito che permettere al commendatore di distruggere il loro paese è stato un grave errore, ma non sanno cosa fare. I bambini vivono ormai chiusi dentro le nuove case che sono tanti scatoloni senza spazio e senza luce. Gli anziani hanno tutti l’asma perchè l’aria è diventata irrespirabile. Gli unici che si erano arricchiti, Ciccio Panzerotto e Giovanna Panna, hanno perso tutto. Anche Sparalesto, che aspetta ancora il suo10% pare che non se la passi bene...Però qualcosa sta succedendo...

BAMBINO 1:    Uffa! Figurine, sempre figurine, solo figurine, nient’altro che figurine!

BAMBINO 2:    E che vorresti fare! Non si può più giocare a pallone perchè ad ogni calcio c’è un vetro rotto. Non si può più andare in bici perchè le macchine ti mettono sotto. Non si può più correre perchè non esiste più né  un giardino né un bosco. Cosa ci rimane per giocare: figurine!

BAMBINO 3:    Mannaggia al commendatore! Doveva costruire questi palazzacci e rovinare il nostro paese per fare ancora un pò di milioni in più. Non poteva accontentarsi di vendere figurine!

BAMBINO 1:    Come le figurine, che c’entra il commendatore con le figurine?

BAMBINO 2:    Ah, già, tu non sai ancora leggere! Vedi, dietro a ogni figurina c’è scritto “Prodotto dalla commendator Figuroni S.P.A.” Lo sai che vuol dire, che lui nelle sue fabbriche le produce, le vende e noi le compriamo.

BAMBINO 3:    E siamo proprio noi che lo abbiamo fatto diventare come Paperon De’ Paperoni, comprando le sue figurine!

BAMBINO 1:    E se noi non le comprassimo più?

BAMBINO 3:    Già, è un’idea! Il commendatore andrebbe in fallimento! Passiamo voce, diciamo a tutti quanti di non comprare più le  figurine del commendatore. Così lo roviniamo!

FIGURONI:       Non capisco perchè le vendite vanno così male. Signorine, che succede?

SEGRETARIA1:Succede che i bambini non comprano più figurine  signor commendatore.

SEGRETARIA2: Dai negozi ci tornano indietro tutti gli scatoloni ancora sigillati.

FIGURONI:       Come? Quando mai si è detto che i bambini non comprano figurine? Chiamate al Doxa, la Demoskopea, la polizia, gli investigatori privati! Anzi, no. Mi faccio un’indagine personale. (Parte e va dai bambini)

                            Bimbi cari, bimbi belli, carissimi bimbi...come mai i vostri album non sono completi? Perchè non comprate più le figurine dei calciatori, quelle di Sailor Moon, di Candy Candy, di Beverly hills, quelle...

BAMBINO 1:    Non le vogliamo più le tue figurine!

BAMBINO 2:    Tu hai rovinato il nostro paese e noi dovremmo comprare le figurine per farti arricchire ancora di  più?

BAMBINO 3:    Così uno di questi giorni ti compri un altro paese e fai quello che hai fatto a Ucchebello?

FIGURONI:       (Parte infuriato, arriva in ufficio e forma un numero di telefono) Pronto, Sparalesto, subito qui! Mi devi risolvere un problema con quei mocciosi.

SPARALESTO: (Arriva in barella portato dai due complici con una pancia enorme e una flebo attaccata) Disgraziato, maledetto! Io per te non ci lavoro più. Mi avevi promesso il 10% del malloppo e finora ho visto il 10% di niente. Per sopravvivere mi sono dovuto arrangiare con il pizzo e mi sono fatto tre mesi di galera perchè i poliziotti mi hanno pizzicato mentre  riscuotevo l’ultimo pezzo di pizzo che poi era un pezzo di pizza. Perchè quel morto di fame di Ciccio Panzerotto non avendo più soldi mi pagava con pasticcini e tavola calda. Mi sono fatto un mese d’infermeria con l’intossicazione e ora sono costretto a mangiare solo le schifezze di questa bottiglia. Sai che ti dico? Vai a quel paese! Ma non al paese di Ucchebello, perchè se vai li ho l’impressione che qualcuno ti cambierà i connotati!

FIGURONI:       (Parte infuriato per Ucchebello dove viene accolto dai bambini  a colpi di album e figurine. Poi i bambini distruggono i palazzi e ricostruiscono la foresta).