Storia di una Goccia di Pioggia
di
Fabio Violi
Fraus:Mi chiamo Fraus; coloro che della lingua latina hanno un vago ricordo,
avranno gi tradotto il mio nome in Inganno; semplice scherzo del destino.
Non ho la pi pallida idea di quale sia lo scopo della mia vita. Non so fare
niente di specifico. Non ho ambizioni. Sono solo unombra che vaga di notte.
Ogni tanto, per sentirmi vivo, invento e racconto storie. Storie amare,
nere...inganni. Non ho un pubblico; le racconto al vento sperando che porti in
giro la mia voce...(Pausa) Eccolo, lo sento. E venuto per me; posso iniziare
il mio racconto.
Questa storia un nonsenso, un gioco dellillusione ed un abbraccio di
fantasia, cos come senza senso lacqua scevra dal colore, il fiore privo di
odore, la vita senza motivo e la morte senza poesia.
Un giorno, una piccola goccia di pioggia, desiderosa di veder quel mondo che
aveva sempre intravisto dallalto della nuvola che le faceva da padrona, decise
di staccarsi per poter finalmente esplorare quel globo pieno di magia.
Forza, un p di coraggio e via!
Ed ecco che la piccola goccia, staccatasi dalla soffice nuvola, sfruttando il
soffio di Eolo, si mise a percorrere la distanza tra cielo e terra.
Quanta strada da fare e quante cose da vedere. Gi, quante cose!
Un susseguirsi di immagini ed un rincorrersi di suoni e parole. La piccola
goccia si imbeveva avidamente di tutto questo, consapevole che la sua folle
discesa sarebbe stata senza ritorno.
Ed allora, quante cose.
Due ragazzi che combattevano contro langoscia del giorno. Come fare per
trovare quella chiave magica che avrebbe aperto le porte di un Paradiso
infernale?
La piccola goccia guardava incuriosita. Non capiva perch due ragazzi stessero
l, chiusi dentro una stanza, appoggiati ad una parete sudicia, guardando il
vuoto e tenendo in mano un laccio ed una siringa dallago lucido ed appuntito
pronto a distruggere corpi con unanima gi stuprata dal perbenismo di chi
punta il dito e condanna.
Ma pi in l, la piccola goccia vide un fuoco. Le parve strano. Faceva caldo;
perch mai un fuoco? Guardando meglio vide una stella filante senza colore.
Una stella filante di quindici anni, che combatteva contro il disprezzo di chi,
cinque minuti prima, ne aveva amato le fattezze. Attorno a lei, macchine ed
uomini senza volto e senza cuore.
Ed allora, la piccola goccia si volt dallaltra parte.
Voleva vedere ed ascoltare qualcosa di bello. Ed ecco della musica. Della
stupenda musica. Si, cerano dei ragazzi che suonavano in una piazza. Una
chitarra, un piccolo tamburo, un flauto e tanta allegria.
Che bellezza, pens la piccola goccia. Ma la musica sinterruppe. La goccia
vide delle macchine con una luce blu sul tetto. Da queste macchine scesero
delle persone. Si avvicinarono ai ragazzi, mossero le braccia ed i ragazzi festanti
lasciarono la piazza.
La goccia non cap. Nessuno le aveva detto che per suonare, fare arte e
regalare un p dallegria, occorrevano autorizzazioni, permessi e soldi, tanti
soldi. E non sapeva neanche che quella gente, con caschi e manganelli, pronta a
caricare e calpestare, agiva in nome e nel bene della collettivit.
La piccola goccia cominciava ad esser stanca.
La sua soffice nuvola era, ormai, lontana; mentre lei, piccola goccia, scendeva
sempre pi gi, fino alla fine.
Vide una casa, anzi no, una villa. Vide un signore sorridente, gioioso, che
giocava con un bambino. Che bella scena! Quelluomo sembrava Peter Pan. Osserv
meglio. Gli occhi di quelluomo erano rossi come il fuoco dellInferno. Il suo
sorriso malefico e libidinoso. Le sue mani, come artigli, tiravano a s il
bambino. Non era Peter Pan. Era un demonio!
Il bambino non rideva, piangeva e gridava dal dolore. Era un gioco brutto. Solo
il ricco demone si divertiva. La piccola goccia anche questa volta non
cap.
Non cap perch quel bambino, piangente, fosse senza vestiti e perch quel
demone violentasse i suoi sogni e le sue speranze.
Basta, basta! La piccola goccia non ce la faceva pi. Possibile che questo
mondo fosse cos brutto?
Guard il suo cielo. Uno stormo di aironi neri la salut.
La piccola goccia continu la sua discesa. E vide guerre, indifferenza, odio
razziale ed altro. Vide il mare, dove sarebbe andata a morire.
Ma prima di far questo...un gesto! Vide una mano che ne stringeva unaltra.
Vide un segno damicizia, piccolo, anonimo. Sogno o realt? Non lo seppe mai.
And ad infrangersi nel mare azzurro, cos come, prima di lei, avevano fatto
tutte le altre gocce.! Questa favola, altro non che la conseguenza di
unosservazione, di un modo di guardare, giudicare e vivere sotto lombra di
unala pessimista. Fortunato chi, sotto la scusa di un pensiero ottimista,
chiude gli occhi...e non vede. (Pausa riflessiva).
Mi chiamo Fraus, inganno. Canto storie al vento.
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