Teatro… che pazzia!

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TEATRO... CHE PAZZIA !


COMMEDIA BRILLANTE

IN TRE ATTI

DI

ALDO CIRRI



PERSONAGGI :

GREGORIO - Il nonno - anni 80
VASCO - Il padre - anni 55
GIOVANNA - La madre - anni 50
ELISABETTA - La figlia maggiore - anni 25
VALENTINA - La figlia minore - anni 10
SANDRO - Il fidanzato di Elisabetta - anni 25
IL DOTTORE - Amico di famiglia - anni 60
FRANCESCA - Una vicina - anni 45
CRISTINA - Amica di Elisabetta - anni 25
ROSITA - Pappagallina brasiliana parlante - ****



L’AZIONE SI SVOLGE AI GIORNI NOSTRI



PRIMO ATTO

SCENA

Un salotto moderno da famiglia agiata. Parete di fondo : a sinistra una porta a vetri che dà su di un balcone, a destra una libreria con dei libri e soprammobili. Parete di sinistra una porta che dà nella camera del nonno, una seconda porta che dà nella cucina, tra le due porte un mobile con telefono e specchio. Parete di destra : una porta che va nella comune e nella camera delle figlie. Al centro, sulla sinistra un tavolo tondo con quattro sedie.


SCENA PRIMA

Pomeriggio inoltrato. Vasco sta appoggiato allo stipite della porta a vetri e guarda fuori, Giovanna sta seduta su di una sedia con il gomito appoggiato al tavolo e si tiene la fronte con una mano. Valentina è quasi sdraiata sulla poltrona. Elisabetta è seduta sul divano. Sulla scena grava tensione e preoccupazione. Qualcuno guarda l’orologio, qualcuno sospira, poi Giovanna si alza e va piano piano ad origliare alla porta della stanza del nonno, contemporaneamente suonano alla porta, tutti sussultano.

GIOVANNA - (sobbalzando) Oddio ! Qui ti fanno venire il crepacuore... Elisabetta, per favore vai tu ad aprire.
ELISABETTA - Sì mamma.

Giovanna ricomincia a passeggiare nervosa, poi si avvicina a Vasco.

GIOVANNA - Vasco, ma come sarà successo, è sempre stato forte come una quercia.
VASCO - (sospirando) Lo sai... le persone anziane hanno sempre dei crolli improvvisi... fino ad un momento prima stanno bene... e poi... comunque cerca di stare calma, vedrai che non sarà nulla.

Giovanna si rimette a sedere sospirando con gli occhi lucidi. Dalla comune entrano Elisabetta e Sandro.

SANDRO - Buona sera a tutti, ma...
GIOVANNA - Ciao Sandro
VASCO - (avvicinandosi e togliendosi la giacca) Lasciamo stare le cerimonie, mi volete dire...
ELISABETTA - Shhhh ! C’è il dottore di là.
SANDRO - Il dottore ! Ma allora è grave ! 
VASCO - Non lo sappiamo, era nella sua stanza da solo, noi eravamo tutti qui e...
SANDRO - E... ?
VASCO - E abbiamo sentito un tonfo sul pavimento... siamo accorsi di là e lo abbiamo trovato per terra svenuto.
SANDRO - E che gli è successo ?
ELISABETTA - Non sappiamo se è inciampato ed è svenuto nel cadere o se prima è svenuto e dopo è caduto a terra.
GIOVANNA - Ad ogni modo il dottore saprà dirci qualcosa.
SANDRO - Povero signor Gregorio, e pensare che ogni mattima macinava i suoi cinque chilometri in bicicletta da qui fino alla fabbrica.
ELISABETTA - Povero nonno, aveva le sue manie, ma è sempre stato un tesoro d’uomo.
VASCO - Oh, insomma ! Ne parlate come... se non ci fosse già più, aspettiamo di sentire almeno cosa dice il dottore.

Valentina si alza dalla poltrona e va da Giovanna.

VALENTINA - Mamma.
GIOVANNA - Sì, tesoro ? 
VALENTINA - Morirà il nonno ?
GIOVANNA - (ricacciando in gola un singhiozzo)... No cara, il nonno... vedrai che continuerà a giocare con te finché non sarai grande.
VALENTINA - Mamma, e se il nonno muore a chi li lascerà tutti i suoi milioni ?
ELISABETTA - (alzandosi e avvicinandosi) Valentina !... Ma cosa stai dicendo ! Lascia stare la mamma !

Valentina fa una linguaccia a Elisabetta che si ferma e accarezza sulla testa la bambina.

ELISABETTA - (più dolce) Tu cosa preferisci i milioni del nonno o... il nonno ?
VALENTINA - (ritornando sulla poltrona con il broncio) Io voglio il nonno !

SCENA SECONDA

Dalla camera del nonno esce il dottore, tutti gli si fanno intorno allarmati e curiosi parlando tutti insieme.

DOTTORE - Calma, calma !
GIOVANNA - Dottore, allora, ci dica qualcosa !
DOTTORE - Signora.. suo padre, probabilmente deve essere scivolato sul tappeto o su qualcos’altro in camera sua, fortunatamente non ha niente di rotto addosso.

Tutti tirano un sospiro di sollievo, il dottore si siede al tavolo, apre la borsa e tira fuori il ricettario.

DOTTORE - (fermandosi pensieroso) Tuttavia...
GIOVANNA - Tuttavia ?
SANDRO - Tuttavia ?
ELISABETTA - Tuttavia cosa ?
DOTTORE - (guardandola) Ragazza mia, calmati, non è niente di grave, tuttavia... dicevo... il signor Gregorio, cadendo si è ferito alla testa.
GIOVANNA - Mio Dio !
DOTTORE - Si calmi, la contusione è avvenuta solo di striscio, urtando probabilmente contro un mobile, la ferita è solo superficiale e non presenta ematomi, solo... sapete, con la testa non c’è mai da scherzare... comunque, appena sarà in grado di alzarsi faremo un controllo più approfondito.
VASCO - Alzarsi ? Ma perché... (allarmato).
DOTTORE - Calma, calma, volevo solo dire che è un po’ intontito, ma si riprenderà prestissimo per ora (comincia a scrivere) dategli venti gocce di questa in un bicchier d’acqua due volte al giorno lontano dai pasti. (strappa la ricetta e la porge a Giovanna)
GIOVANNA - Grazie dottore.

Il dottore si alza, fa per andarsene, poi si ferma pensieroso, tutti lo guardano.

DOTTORE - Signora, vorrei parlarle un momento.
GIOVANNA - (guardando Vasco e gli altri) S... si dottore, ma...
DOTTORE - (ancora pensieroso, guardando tutta la famiglia) No... sarà meglio che parli a tutti insieme... (rivolto a Sandro) anche lei è della famiglia ?
VASCO - Sì, è il ragazzo di Elisabetta.
DOTTORE - Bene, ascoltatemi attentamente : la neurologia non è ancora arrivata a scoprire tutti i segreti del cervello e la scienza medica non è ancora in grado di stabilire le conseguenze e le reazioni di un soggetto che ha subìto un trauma, ora può succedere che l’inconscio del soggetto, in questi casi, si manifesti con...
VASCO - Dottore... non ci capiamo nulla !
DOTTORE - Oh, scusatemi, cercherò di essere più chiaro... signora, suo padre ha mai avuto, nella sua vita, un desiderio... un sogno che, nonostante la sua volontà, non è mai riuscito a realizzare ?

Giovanna ci pensa solo un attimo, poi sorride tristemente e quasi parlando a se stessa.

GIOVANNA - Sì, dottore e se lei lo conosce bene, lo dovrebbe sapere.
DOTTORE - (sorridendo) Lo immaginavo, volevo solo la conferma.
GIOVANNA - (raccontando) Mio nonno quasi obbligò il babbo a laurearsi, perché voleva che un giorno il figlio prendesse il suo posto a capo della piccola azienda che era riuscito a costruire in anni di sacrifici...
VASCO - ... Lui continuò a studiare, prese la laurea e insieme al padre triplicò gli affari e la grandezza dell’azienda, quella che lei conosce...
ELISABETTA - ... Il nonno accettò un po’ per forza questa situazione, ma se da una parte aveva troppo rispetto per suo padre da disubbidirgli, dall’altra covava un’enorme passione, che è rimasta tale per tutta la vita, un sogno che non ha mai potuto realizzare. (pausa) Il sogno del nonno è stato sempre quello di diventare un grande attore ! La grande passione del nonno è stato sempre il teatro !
VALENTINA - (saltando in piedi sulla poltrona) “GUARDA, MIO AMORE, QUELLE INVIDIOSE STRISCE DI LUCE CHE COMINCIANO AD IMBIANCARE AD ORIENTE IL FIANCO DI QUELLE NUBI. TUTTI I FANALI DELLA NOTTE SI SONO SPENTI, E IL GIOCONDO MATTINO SI LIBRA SULLA PUNTA DEI PIEDI IN CIMA ALLE VAPOROSE MONTAGNE” (Romeo e Giulietta - atto 3° scena 5°)

Tutti rimangono per un attimo esterrefatti.

SANDRO - Va... Valentina !
VALENTINA - Me l’ha insegnato il nonno. E mi ha insegnato un sacco di altre cosa, il nonno ha recitato un sacco di volte con me... Sciachisp... Scecasper...
SANDRO - Shakespeare !
VALENTINA - Sì, quel tizio lì, e io facevo Giulietta e lui faceva Romolo.
SANDRO - Romeo !
VALENTINA - Sì, Romeo... uff... e poi il nonno non è matto !

Il dottore si avvicina a Valentina.

DOTTORE - (con dolcezza) Sì Valentina, lo sappiamo, il nonno non è matto.
GIOVANNA - Dottore, cosa possiamo fare ?
DOTTORE - Come ho detto signora, c’è una probabilità che questa grande passione di suo padre possa manifestarsi in forma di mania.
GIOVANNA - Oh, no !
DOTTORE - Non mi fraintenda, per mania volevo dire...

Si sente un gemito improvviso dalla camera del nonno, tutti si precipitano, ma il dottore li previene.

DOTTORE - Fermi ! Lasciate entrare me !
VASCO - Ma dottore...
DOTTORE - State tranquilli, se c’è qualche problema vi chiamerò (entra nella camera del nonno).

SCENA TERZA

Ritorna il clima di tensione.

ELISABETTA - Mamma, che succederà al nonno ?
GIOVANNA - Non lo so.
VASCO - Valentina, cos’è questa storia che il nonno ti insegna a recitare ?
VALENTINA - Il nonno mi ha detto che se lui non è riuscito a diventare un attore, vuole che lo diventi qualcuno dei suoi nipoti ! (vanitosamente) e ha detto che io ci ho la qualità !
ELISABETTA - (ironica) ... Lei ci ha la qualità !
VALENTINA - (arrabbiata) Sì proprio ! E te sei gelosa perché con te il nonno non gioca mai !
ELISABETTA - Ma stai zitta Eleonora Duse !
VALENTINA - (scattando verso Elisabetta infuriata e trattenuta da Sandro) Cretina, stupida, te non capisci niente !
VASCO - Volete finirla tutte e due !
VALENTINA - E’ lei che non capisce nulla ! Nessuno ha mai voluto recitare con il nonno !
VASCO - Valentina basta !
GIOVANNA - Tutti vogliono bene al nonno quanto te, e non c’è bisogno di litigare !
ELISABETTA - (a Valentina) Cosa credi che...
VASCO - Elisabetta basta !

Valentina fa una linguaccia ad Elisabetta.

GIOVANNA - (mettendosi a sedere) Ragazze, non sappiamo ancora che cosa è successo al nonno, e non sappiamo ancora come dovremo comportarci, perciò cerchiamo di stare calmi almeno tra noi, il nonno avrà certamente bisogno di tranquillità e questo non è il modo di dargliela ! Quindi Valentina ed Elisabetta fate subito la pace !
ELISABETTA - (avvicinandosi alla poltrona dov’è seduta Valentina) Ok ! Facciamo la pace ?
VALENTINA - (con il broncio) Uhm !
ELISABETTA - Allora ?

Valentina soffia scocciata, si alza, fa per uscire dalla porta della comune.

VASCO - Valentina vieni qui !
VALENTINA - (fermandosi sulla porta inviperita) Nessuno di voi vuole divertire il nonno, nessuno di voi vuole imparare il teatro, nessuno vuole bene al nonno ! (esce sbattendo la porta)
ELISABETTA - Antipatica !
SANDRO - Lasciala stare. Piuttosto nessuno mi aveva mai detto di questa passione per il teatro ?
GIOVANNA - Sì, ha sempre cercato copioni, testi, tutto quello che gli riusciva trovare, legge molto e quando è libero scappa in città a vedere tutti gli spettacoli che può ! Mia mamma mi diceva che da giovane era bravo e che avrebbe avuto anche la possibilità di continuare, ma il padre non volle e così questo tarlo gli è rimasto dentro... e... succede che qualche volta... i vicini lo hanno preso per matto...
SANDRO - E perché ?
GIOVANNA - Bè... cosa penseresti tu, se ti capitasse di sorprendere il nonno con un lenzuolo bianco indosso, intento a declamare uno di quei papponi greci di Soffoca... di Soffice... come si chiama...
SANDRO - Sofocle !
GIOVANNA - Sì... insomma quello là ! Tu cosa penseresti ?
SANDRO - Effettivamente non...

SCENA QUARTA

In quel momento esce il dottore, tutti si fanno intorno chiedendo spiegazioni, il dottore si chiude la porta alle spalle e chiede il silenzio.

DOTTORE - Shhhhh... piano, sta riposando.
VASCO - Dottore allora ?
DOTTORE - State tranquilli, quel lamento era solo il risveglio dopo la botta, gli ho medicato la ferita, niente di serio, ma temo che sia avvenuto quanto sospettavo.
VASCO - Si spieghi dottore !
DOTTORE - Quello che suo suocero ha tenuto dentro per tanti anni, ora sta traboccando di fuori e l’inconscio, il desiderio e il sogno stanno prendendo il sopravvento sul razionale e sulla realtà.
GIOVANNA - (supplichevole)... Dottore...
DOTTORE - Sì... certo... scusate, suo padre signora... in parole povere è come se ora...
GIOVANNA - Sì dottore ?
DOTTORE - (imbarazzato) E’ come se ora vivesse su di un palcoscenico !
GIOVANNA - Come ?
DOTTORE - Poco fa si è svegliato, mi ha guardato stralunato poi si è messo a sedere sul letto... e ha cominciato a...
VASCO - A fare cosa ?
DOTTORE - Ha cominciato a declamare !
GIOVANNA - Oh, mio Dio !
ELISABETTA - Su mamma, stai calma, siediti !
DOTTORE - Sì signora, si calmi, non c’è da preoccuparsi, prenda questi. (tira fuori dalla borsa un tubetto).
SANDRO - Vado a prendere dell’acqua. (Esce)
VASCO - Dottore che cosa diceva ?
DOTTORE - Ha cominciato... aspettate, diceva... Amici ! Romani ! Concittadini !... e non ricordo.
GIOVANNA - Amici ? Romani ? Ma lui non ha mai avuto amici a Roma ?
VASCO - Forse il Sor Amilcare, quello che gli forniva...
SANDRO - (rientrando con un bicchiere d’acqua) Nooo, quello è il monologo di Antonio nel “Giulio Cesare” !
VASCO - Il mono... che ?
SANDRO - Il monologo.
VASCO - E che cos’è ?
GIOVANNA - Ah, ho capito, è quando uno chiacchiera da solo !
VASCO - Ma allora a Gregorio gli è andata via davvero la testa !
GIOVANNA - Ma allora, dottore, noi cosa possiamo fare ?
DOTTORE - Signora, ve l’ho detto, dovete assecondarlo in tutto ! (nel frattempo si è infilato il cappello e il soprabito) Fra una settimana faremo altre analisi, ma nel frattempo, mi raccomando, non contradditelo mai ! (si avvia verso la porta della comune)
GIOVANNA - Elisabetta, accompagna il dottore.
ELISABETTA - Venga. 
GIOVANNA - (ripensandoci) Dottore... ma quello recita !
DOTTORE - (sulla porta, allargando le braccia) Signora... studiatevi le parti !... Arrivederci.
TUTTI - (esterrefatti) A... arrivederci !

SCENA QUINTA

VASCO - E ora ?
GIOVANNA - Sandro, tu sai nulla di teatro ?
SANDRO - Sì, che William Shakespeare, in italiano vuol dire : Guglielmo Scuotilancia !
ELISABETTA - (rientrando) Mamma, sarà il caso di andare a vedere con i nostri occhi come sta il nonno ?
GIOVANNA - (fa per avviarsi, poi si trattiene) Vasco... e se poi mi dice qualcosa che gli rispondo ?
VASCO - Gli dici che... gli dici... insomma...
GIOVANNA - Vasco, io ho paura.
VASCO - Va bene... andiamo insieme.

Aprono la porta.

GIOVANNA - (a voce bassa) Che fa ?
VASCO - (Sulla porta) E’ buio, non vedo nulla !
NONNO - (Dall’interno a voce altissima) “PEL CIELO ! IL MIO SANGUE COMINCIA INFINE AD ACCENDERSI, E LO STESSO SDEGNO CHE MI INVADE FA TACER LA RAGIONE. SE MUOVO UN PASSO, O SOLTANTO ALZO LA MANO, IL PIÙ FIERO DI VOI SI ACCASCERÀ SOTTO LA MIA COLLERA !” (Otello - atto 2° scena 3°)

Giovanna e Vasco fanno un salto all’indietro e tutti sobbalzano per lo spavento.

GIOVANNA - Oh, povera me ! (cercando di riprendersi dallo spavento)

Tutti si siedono o si appoggiano a qualcosa cercando di riprendere il fiato.

VASCO - Sandro... tu che te ne intendi più di noi... che cosa ha detto ?
SANDRO - E che ne so ? Io me la sono fatta addosso quanto voi !
ELISABETTA - E che cosa gli diciamo ?
GIOVANNA - Domandiamogli come sta !
VASCO - Così come... l’hai detto tu ?
GIOVANNA - (indispettita e ironica) Se pensi di accompagnarti con la chitarra fai pure !
VASCO - No... io dicevo se dobbiamo dirglielo normalmente !
GIOVANNA - (preoccupata) Io di teatro non ci capisco nulla... Elisabetta, prova a dirgli qualcosa tu !
Elisabetta - Io ? No... no...

Tutti guardano Sandro.

SANDRO - No, no, un momento, avete capito male... io...
ELISABETTA - Dai, Sandrino, fallo per me...
GIOVANNA - Sei tu l’unico che sa qualcosa di teatro...
SANDRO - Io no...
VASCO - Facci questo favore...

Pausa.

SANDRO - ... Va bene !
TUTTI - Bravo, bene, su... su !

Tutti si avvicinano in fila indiana, spingendo Sandro alla porta della camera del nonno, in punta di piedi.

SANDRO - S... signor Gregorio ?
NONNO - (da dentro) Quale mortal voce mi chiama ?
SANDRO -S... sono Sandro, signor Gregorio !
NONNO - Cosa brami tu, anima scellerata !
SANDRO - Co... come state, signor Gregorio ?
NONNO - (a voce alta) “VUOLSI COSÌ COLÀ DOVE SI PUOTE CIÒ CHE SI VUOLE E PIU NON DIMANDARE !” (Divina Commedia - Inferno - canto III)
ELISABETTA - Che ha detto ?
SANDRO - A me sembrava Dante.
GIOVANNA - Aspetta... aspetta (si mette davanti alla porta) Hem... nel mezzo del cammin di nostra vita... e poi che dice ? 
NONNO - “DONNA, IN CONVENTO VA !” (Amleto - atto 3° scena 1°)
GIOVANNA - In convento ?
VASCO - Ma... Gregorio... Giovanna sarà un po’ vecchia per il convento ?
GIOVANNA - Vecchio sarai tu !
VASCO - Zitta, stupida, facevo per non contraddirlo !
ELISABETTA - Cristo ! Come facciamo a rispondergli !
VASCO - (avvicinandosi alla libreria) Aspetta... ci deve essere da qualche parte un libro di teatro...

Giovanna sbircia dentro la camera del nonno.

SCENA SESTA 

GIOVANNA - Vasco... lascia stare, si è addormentato !
VASCO - Uff, meno male ! (mettendosi a sedere)
ELISABETTA - Qui bisogna inventare qualcosa !
SANDRO - (ironico) Sì, mettiamo su una compagnia teatrale e andiamo in tournée !
GIOVANNA - Elisabetta, ma tu, una volta, non avevi un’amica che faceva teatro ?
ELISABETTA - Sì... Cristina,... ma cosa vado a raccontarle : che il nonno ha preso una botta in testa, che crede di essere al Metropolitan e che noi dobbiamo fare le comparse ?
VASCO - Bè... potresti dirle che ci è venuta la passione per il teatro... e che...
ELISABETTA - Sì, a tutti insieme e nello stesso momento, ma fammi il piacere, papà !
GIOVANNA - (ricadendo nello sconforto) Vasco, io non so più che cosa fare, il babbo sta male, il dottore dice “studiatevi le parti”... lui non pensa che ci siamo noi in questa situazione !
VASCO - I dottori a queste cose non ci pensano mai ! Anche loro ogni tanto fanno gli attori e declamano sentenze dall’alto della loro scienza !
GIOVANNA - Come hai detto ?
VASCO - Detto cosa ?
GIOVANNA - La faccenda dei dottori !
VASCO - Che ogni tanto fanno gli attori.
GIOVANNA - No, no dopo...
VASCO - E declamano sentenze...
GIOVANNA - No, dilla come prima !
VASCO - (capisce l’allusione, si alza e con enfasi declama) E declamano sentenze dall’alto della loro scienza !
ELISABETTA - Bravo !
VASCO - Grazie !
ELISABETTA - (sospirando) Mi pareva di sentire il nonno.
GIOVANNA - (sospirando) E... lui si... avete sentito poco fa che voce, che intonazione ! (compiaciuta)
SANDRO - Ma il signor Gregorio, fece qualche scuola ?
GIOVANNA - Sì, per tre anni, all’insaputa del padre, poi sempre di nascosto, recitò in una compagnia di dilettanti, facevano teatro greco, ma la loro specialità era quel Guglielmo che avevi detto prima... !
SANDRO - Shakespeare !
GIOVANNA - Proprio lui ! Ricordo che quando ero piccola, mi recitava sempre un pezzo che a me faceva sognare ad occhi aperti, (struggendosi nel ricordo) ricordo che parlava di due innamorati contrastati dalle loro famiglie, lui la notte sospirava sotto il balcone di lei... e lei invocava il giorno di non arrivava mai... perché lui non se ne andasse... aspettate... diceva (sforzandosi di ricordare)... se le stelle...

SCENA SETTIMA

In tutto questo frattempo Valentina è rientrata senza farsi sentire e ha seguito il discorso di Giovanna.

VALENTINA - “SE LE STELLE SI FOSSERO SOSTITUITE AI SUOI OCCHI, E I SUOI OCCHI PRENDESSERO IL LUOGO DI QUELLE, LO SPLENDORE DELLE SUE GOTE, FAREBBE IMPALLIDIRE QUEGLI ASTRI, COME LA LUCE DEL SÌ OFFUSCA IL CHIARORE DI UNA LAMPADA. OH ! SÌ, SE QUELLE LUCI FOSSERO NEL CIELO, GLI UCCELLI INGANNATI DAL LORO CHIARORE CANTEREBBERO TUTTA LA NOTTE CREDENDO DI SALUTARE L’AURORA” (Romeo e Giulietta - atto 2° scena 2°)
GIOVANNA - (abbracciandola commossa) Ecco chi sarà il nostro biglietto da visita per il nonno !

La scena per un attimo resta ferma sull’abbraccio, poi Elisabetta fa segno a Sandro di uscire, quasi a non spezzare l’incantesimo, ed escono dalla comune.

VALENTINA - Mamma, come sta il nonno ?
GIOVANNA - Ora sta riposando, ma il dottore ha detto che non ha nulla.
VASCO - Valentina... sai, il nonno sta bene, però... insomma, ha battuto la testa... e allora...
VALENTINA - Babbo, il nonno non è matto !
VASCO - No, non volevo dire questo... è che...
VALENTINA - Il nonno sta solo sognando, lui dice che ogni tanto bisogna sognare, altrimenti si diventa subito vecchi. Dice che recitare è come fingere di fare le cose... è come giocare, e io e lui giochiamo sempre a recitare ; il nonno dice che... che... (cercando le parole) quando la gente smette di stupirsi di quello che la circonda, ha un piede nella fossa e che fare un personaggio del teatro è come... scoprire qualcosa dentro noi stessi e stupirsi di quello che si è fatto... questo dice il nonno !

Vasco è Giovanna sono rimasti incantati.

VALENTINA - Hai ! (passando una mano davanti agli occhi di Giovanna)

Vasco e Giovanna si riprendono.

GIOVANNA - Hem... così dice il nonno ?
VALENTINA - Sì ! Ed ora vado a trovarlo. (esce dalla porta della camera del nonno)
VASCO - No Valent...
GIOVANNA - (piano) No... lasciala fare...
VALENTINA - (entrando) Nonno ?
NONNO - (da dentro) Chi sei tu, inquieto essere, che strappi le mie stanche ore dalle dolci braccia di Morfeo ?
VALENTINA - E’ il tuo giovane sangue che ti chiama, mio signore !
NONNO - “VIENI, MIA REGINA, DAMMI LA MANO ED IMPRIMIAMO SULLA TERRA SU CUI GIACCIONO QUESTI DORMIENTI, UN TREMITO CHE LI CULLI !” (Sogno di una notte di mezz’estate - Atto 4°, scena 1°)

Si chiude la porta sulle parole del nonno, Vasco e Giovanna si riprendono dopo aver seguito la scena a bocca aperta.

SCENA OTTAVA

VASCO - (guardando verso la porta chiusa) Giovanna, ma è nostra figlia quella ?
GIOVANNA - Mia sì, tua non lo so, perché quella volta la luce era spenta ! (orgogliosa) Comunque si vede che in famiglia c’è del talento !
VASCO - L’unica eccezione sei tu !
GIOVANNA - ... io una volta a scuola ho fatto una recita di Natale !
VASCO - E che età avevi ?
GIOVANNA - (imbarazzata) ... quella di Valentina... più o meno.
VASCO - E che parte facevi, quella del bove ?
GIOVANNA - Ignorante !
VASCO - Dai scherzo, non prendertela. (alzandosi) Pensiamo piuttosto a come arginare questa situazione... ma Elisabetta e Sandro dove sono andati ?
GIOVANNA - Ecco ! Lo sapevo ! Quando spuntano guai e problemi, tua figlia sparisce !
VASCO - (scaldandosi) Siamo alle solite : quando c’è un talento in famiglia, la figlia è tua, quando c’è una fuga la figlia è mia !
GIOVANNA - (rispondendo a tono) Perché non ti sei mai accorto quale ha preso da me e quale da te !
VASCO - Però mi sono accorto chi è che ha preso da tuo padre !
GIOVANNA - (concitata) Non ti permetto di offendere il babbo !
VASCO - Io non offendo nessuno, voglio solo vedere come faremo ad uscire da questa storia !
GIOVANNA - Se il babbo è scivolato, e disgraziatamente ha battuto la testa, non è colpa mia !
VASCO - E se tuo padre ha la fissazione del teatro che gli trabocca, la colpa non è nemmeno mia !
GIOVANNA - Non riprovarti a dire una sola parola sul babbo, altrimenti... !
VASCO - ... Altrimenti la parte te la studi da te, così gli puoi rispondere anche sulle note dell’Aida !

Giovanna, disperata, si mette a sedere.

GIOVANNA - (piagnucolando) Io non ce la faccio più, ho i nervi a pezzi e tu, invece di aiutarmi, mi dai contro !
VASCO - (raddolcendosi) ... Su... dai, siamo tutti un po’ nervosi, vedrai che...

SCENA NONA

Nel frattempo Valentina esce dalla camera del nonno con alcuni libri e fascicoli sotto braccio.

VALENTINA - Shhhh ! Ma che cosa urlate ?
GIOVANNA - Valentina, come sta il nonno ?
VALENTINA - Si è addormentato un’altra volta.
GIOVANNA - (alzandosi) Voglio andare a vedere.
VALENTINA - No, mamma, lascialo stare.
GIOVANNA - Insomma, proprio io non devo entrare in quella stanza ? (avviandosi)
VALENTINA - No, mamma, aspetta !
GIOVANNA - Oh, basta ! (fa per aprire la porta)
VALENTINA - (noncurante) E se... il nonno ti dicesse : “OH FATALE VISIONE, PERCHÉ NON SEI TU SENSIBILE AL TATTO COME ALLO SGUARDO ?” (Macbeth - Atto 2°, scena 1°) ... tu cosa gli risponderesti ?

Giovanna si ferma con la mano sulla maniglia della porta, ha un moto di insofferenza.

GIOVANNA -Uff... Dio mio !
VALENTINA - Venite qui, ho preso un po’ di roba dalla camera del nonno ! (mettendosi a sedere sulla poltrona)

Giovanna e Vasco si avvicinano a guardare quello che Valentina ha portato, poi prendono a caso qualche libro e lo sfogliano.

VASCO - (leggendo) “IO SON L’ANIMA DI TUO PADRE, CONDANNATA AD ERRARE LA NOTTE E AD ESSERE IMPRIGIONATA IL GIORNO TRA LE FIAMME “ (Amleto - Atto1°, scena 5°)
VALENTINA - E’ l’Amleto, papà, prova a leggerlo meglio !

Vasco si atteggia da grande attore e recita i versi cantilenando come una pecora.

VASCO - ... Io son l’anima di tuo padre... condannata ad errare ed essere imprigionata di giorno... ! Eh ? (aspettando un’approvazione dagli altri) 
GIOVANNA - (con sufficienza) Sembra che tu legga l’etichetta di una scatola di pomodori pelati !
VASCO - (seccato) Dai ! Forza ! Leggi tu, vediamo cosa sai fare !
GIOVANNA - Dammi qua ! (strappando un copione dalle mani di Valentina)

Giovanna fa per leggere, poi tira fuori gli occhiali e li inforca.

VASCO - (a Valentina) Si è messa i cannocchiali !
GIOVANNA - (si schiarisce la voce e si atteggia anche lei) “A MIO PARERE , PIÙ FINE DICITORE NON VE’ DI QUEI NONNULLA CHE SON TUTTO IN AMORE. A VOLTE SI DISTRAE HA LE MUSE INCOSTANTI, MA DICE, AD UN TRATTO, COSE CHE SONO AMMALIANTI !” (Cirano di Bergerac - Atto 3°, scena 1°)

Giovanna ha letto i versi cantilenando peggio di Vasco.

VASCO - Il conto della lavanderia lo avresti letto con più sentimento !
GIOVANNA - (gettando io copione sul divano) E’ ridicolo, ma guarda se dobbiamo imparare le poesie alla nostra età !
VALENTINA - (quasi offesa) Queste non sono poesie !
GIOVANNA - Va bene calmati !

Ricominciano a curiosare tra i libri del nonno.

VASCO - (leggendo un titolo) “Uno, nessuno, centomila “, ma quanti sono in questa commedia qui ? 
GIOVANNA - “Uno sguardo dal ponte” questo io l’ho visto... però non me lo ricordo... si vede che c’era la nebbia !
VASCO - Questo l’ho visto “Cirano di Bergerac” : era quel tizio con il naso grosso che s’offendeva sempre quando glielo rammentavano !
GIVANNA - (perplessa)... Questo... Vasco, lo conosci questo ? (porgendogli un libro)

Vasco guarda il libro, poi guarda Giovanna con commiserazione.

VASCO - (ributtandoglielo) Questo è un vocabolario...
GIOVANNA - Ah !... Hem... mi pareva che... ci fossero un po’ troppi personaggi !

SCENA DECIMA

In quel momento rientrano Sandro ed Elisabetta.

VASCO - Ah ! Si può sapere dove vi eravate cacciati ?
ELISABETTA - (togliendosi la giacca)... Avevo bisogno di un po’ d’aria... !
GIOVANNA - (sarcastica) Aveva bisogno di un po’ d’aria !
ELISABETTA - (seccata) Senti, io non ce la facevo più a sopportare gli urli improvvisi del nonno !
GIOVANNA - Invece noi ci divertiamo e siamo rimasti qui !
ELISABETTA - Oh mamma !
GIOVANNA - “Oh mamma” un accidenti ! Siamo una famiglia ed abbiamo tutti il dovere di aiutare il nonno !
ELISABETTA - Mamma, io di teatro non ci capisco nulla !
GIOVANNA - Anche il babbo di teatro non ci capisce nulla, eppure è rimasto !
VASCO - (stupito verso il pubblico) Mica ha detto “anch’io non ci capisco nulla !
SANDRO - Su, calma, cerchiamo piuttosto...

Durante la parte finale della scena, dalla camera del nonno spunta una mano che, a tastoni cerca l’interruttore e spegne la luce nella stanza, nessuno, in scena, si accorge del movimento, finché la stanza non piomba nel buio.

GIOVANNA - O questa ?
VASCO - Ci sarà forse qualche temporale in arrivo ?
ELISABETTA - (isterica) Gente, guardate che questo non è il momento... ora urlo !
VASCO - Valentina, dove sei ?
VALENTINA - Sono qui.
GIOVANNA - Sandro, guarda se trovi l’interruttore !
SANDRO - Dov’è ?
GIOVANNA - Ce n’è uno accanto alla camera del nonno e un altro vicino alla porta che dà nell’ingresso...
SANDRO - Hum... accendo quella dell’ingresso...

Sandro riesce a raggiungere l’interruttore e la luce ritorna nella stanza, tutta la famiglia si ritrova nella parte destra della scena, intorno o seduti sul divano o sulle poltrone, durante il momento di oscurità il nonno è entrato nella stanza e, al momento del ritorno della luce si trova in piedi su una delle sedie che stanno intorno tavolo. E’ in pigiama, sopra il pigiama un lenzuolo che gli fa da toga, in testa la fasciatura della ferita e sopra un cappello con una piuma da spadaccino, alla vita un cinturone, in mano uno spadone (il nonno porta barba e baffi), nessuno, al ritorno della luce si accorge della sua presenza.

TUTTI - Oooo ! (guardandosi tra loro con un moto di sollievo per il ritorno della luce.
NONNO - (con voce altissima) “LE DONNE I CAVALIER, L’ARME GLI AMORI...”

Tutti fanno un sobbalzo spaventatissimi, qualcuno urla o tenta un urlo senza riuscirci.

NONNO - (continuando) “... LE CORTESIE, L’AUDACI IMPRESE IO CANTO... “

Il nonno scende dalla sedia e, a passo minaccioso punta sul gruppetto, con lo spadone sguainato (vecchio cimelio di rappresentazioni teatrali)

NONNO - “... CHE FURO AL TEMPO CHE PASSARO I MORI D’AFRICA IL MARE, E IN FRANCIA NOCQUER TANTO... “

Il gruppetto, spaventatissimo, scappa per la stanza, il nonno punta su Elisabetta, che è quella più a portata di spada, continuando a recitare. Elisabetta sviene.

SANDRO - Elisabetta !

Fa per correre da Elisabetta svenuta, ma il nonno voltandosi ancora più minaccioso, gli sbarra il passo.

NONNO - (puntando su Sandro) “... DI VENDICAR LA MORTE DI TROIANO SOPRA RE CARLO... (poi solenne, verso il pubblico, alzando la spada)... IMPERATOR ROMANO ! (Orlando Furioso - Canto I°)

Il nonno si gira verso il gruppo cercando un’altra vittima.

GIOVANNA - Aiuto !

Ognuno si trincera dietro una sedia, un mobile o quello che trova. Elisabetta si riprende, vede il nonno e caccia un urlo. Il nonno si rigira di scatto fulminandola con lo sguardo.

NONNO - Taci donna !
SANDRO - Signor Gregorio, si calmi, ha visto che cosa ha combinato ?

Il nonno si rigira puntandogli la spada.

NONNO - “O VILE COME NON FU MAI NESSUNO, COSÌ TI CHIAMO, POICHÉ LA MIA LINGUA NON SA TROVARE PIÙ INFAME INGIURIA PER COLPIRTI, TU PROPRIO TU VIENI A ME, TU, IL PEGGIORE DEI MIEI NEMICI...

SANDRO - Ma... io...
NONNO - “... AVVERSO AI NUMI , E A ME E A L’UMAN GENERE TUTTO” (Eschilio - Medea, 2° episodio)
VALENTINA - (saltando sul tavolo) “OH ! SOCCORRILO PIETOSO CIELO !” (Amleto - Atto3°, scena 1°)

Il nonno si ferma e si volta verso Valentina.

NONNO - (continuando a minacciare gli altri con la spada) “FANCIULLA, PEL SACRO ASTRO CHE INARGENTA LE CIME DI QUESTI ALBERI GIURO... (Giulietta e Romeo - Atto 2°, scena 1°)
VALENTINA - “OH ! NON GIURARE PER LA LUNA, PER L’INCOSTANTE LUNA CHE MUTA ASPETTO OGNI MESE...” (Giulietta e Romeo - c.s.)... ma placa l’anima tua infocata e... (cercando di ricordare altri versi)... “LASCIA CHE IL SOGNO VERSI SU DI TE LA SUA DOLCE RUGIADA !” (Giulio Cesare - Atto 2°, scena 4°)
VASCO - Gregorio calmatevi !

Il nonno si avvicina minaccioso a Vasco finché i due non si guardano negli occhi ad un palmo di distanza.

NONNO - “PERCHÉ MI GUARDI IL NASO ? (Cirano di Bergerac - Atto 1°, scena 2°)
VASCO - Io...
NONNO - “PERCHÉ MI CONFONDI ?” (c.s.)
VASCO - Ma...
NONNO - “DIMMI È MOLLE È CASCANTE SICCOME LA PROBOSCIDE , DI UN ELEFANTE ? (c.s.)
VASCO - Io non...
NONNO - “E’ ADUNCO A GUISA DI UN BECCO DI CIVETTA ?” (c.s.)
VASCO - No...
NONNO - “C’È FORSE SULLA PUNTA QUALCHE PUSTOLETTA ?” (c.s.)
VASCO - Oh...
NONNO - “QUALCHE MOSCA FORSE VI PASSEGGIA O VI DORME ? CHE V’È DI STRANO ?” (c .s.)
VASCO - Ma...
NONNO - “FORSE CH’È UN FENOMENO ABNORME ?” (c.s.)
VASCO - (riparandosi dietro una poltrona esasperato) Gregorio ! Smettete di fare il buffone !
NONNO - (con gli occhi di fuoco, poi più insinuante) “MI SENTO FORMICOLAR LA SPADA ! VI DARÒ UN COLPETTINO ! (c.s.)

Fa per colpirlo, tutti urlano, Valentina salta giù dal tavolo.

VALENTINA - Fermatevi mio signore !
NONNO - (voltandosi) Oh, la gentil donzella !
VALENTINA - Venite vi condurrò nelle vostre stanze.
NONNO - Vi seguirò, mia dolce fanciulla !

Solennemente si prendono sottobraccio e si avviano con passo regale verso la camera, il nonno si volta, si toglie il cappello e fa un inchino, Valentina fa un gesto furtivo agli altri di rispondere all’inchino : ognuno, goffamente a suo modo, risponde con un altro inchino.

NONNO - (solenne) “SI, ANDIAMO E LASCIAMO CHE IL SONNO, CHE TALVOLTA VIENE A CHIUDERE GLI OCCHI DEL DOLORE, POSSA TOGLIERMI PER U PO’ DI TEMPO A ME STESSO !” (Sogno di una notte di mezz’estate - Atto3, scena 2°)

I due escono, gli altri cominciano a tirare un sospiro di sollievo, quando improvvisamente, per un attimo, si riaffaccia il nonno sulla soglia della camera con la spada.

NONNO - (ancora minaccioso) “MA BADATE : IL MONDO SARÀ PER ME UN’OSTRICA CHE APRIRÒ CON LA MIA SPADA” (Le allegre comari di Windsor - Atto 2°, scena 2°)

SCENA DODICESIMA

Esce sbattendo la porta. Il gruppetto rimane per un attimo col fiato sospeso, poi ognuno crolla a sedere dove può, distrutto dalla tensione.

ELISABETTA - Oh, mamma mia !
VASCO - Per poco non mi infilzava !
SANDRO - L’aveva detto il dottore di assecondarlo !
VASCO - Ma se te la sei fatta sotto anche tu !
SANDRO - Sì, va bè... ma... !
ELISABETTA - (alzandosi) Io me ne vado, ritorno quando al nonno è passato tutto.
GIOVANNA - Tu vieni subito qui !
ELISABETTA - (piagnucolando) Io non ci resisto !
GIOVANNA - (più dolce) Lo so, ma dobbiamo in tutti i modi fare qualcosa.
SANDRO - Aveva ragione il dottore di... imparare le parti, solo Valentina è riuscita a calmarlo.
VASCO - (compiaciuto) Quella ragazzina è formidabile !
GIOVANNA - (velenosa) Questo è dovuto non certamente ad un padre come il suo, ma ad un padre come il mio !
VASCO - ... matto e fissato !
GIOVANNA - Vasco !
SANDRO - Volete calmarvi !
ELISABETTA - Fate piano, volete che rispunti il nonno ?

Quasi a rispondere ad Elisabetta, si apre la porta della camera, per un attimo non succede nulla.

ELISABETTA - Oh, no !

SCENA TREDICESIMA

La tensione ripiomba sul gruppo, poi dalla stanza esce Valentina con in testa il cappellone piumato e in mano lo spadone, chiude la porta e, mani sui fianchi, guarda tutti arrabbiata.

GIOVANNA - Va... Valentina !
VALENTINA - (indicandoli tutti con la spada) Io lo sapevo che non capivate nulla di teatro, ma che foste dei baccalà completi, l’ho capitolo solo ora !
SANDRO - Ma...
VALENTINA - Niente ma ! Avanti prendete i libri e cominciamo la lezione di recitazione !

Tutti si guardano fra loro per un momento perplessi, poi Valentina urla.

VALENTINA - Via !

Tutti scattano obbedienti e si precipitano a prendere i libri.

VALENTINA - Ora tutti qui al tavolo !

Come tanti scolaretti con i libri sottobraccio, Vasco, Giovanna, Elisabetta e Sandro si siedono al tavolo e aprono i volumi, Valentina sale in piedi su di una sedia e si atteggia a regista.

VALENTINA - Avanti Sandro, leggi : Amleto atto terzo, scena prima !

Tutti sfogliano in cerca della pagina, poi Sandro comincia a leggere e Valentina assume un cipiglio da regista-tiranno consumato.

SANDRO - “ESSERE O NON ESSERE ; QUESTO È IL PROBLEMA ; SE SIA PIÙ NOBILE PER L’ANIMA TOLL...
VALENTINA - Noooo ! Più enfasi...più stile... più anima ! Ancora !
SANDRO - (leggendo peggio di prima) “ESSERE O NON ESSERE ; QUESTO È IL PROBLEMA ; SE SIA PIÙ NOBILE PER L’ANIMA TOLLERARE GLI OLTRAGGI E I COLPI DELL’INGIUSTA FORTUNA, O IMPUGNARE LE ARMI CONTRO UN MARE DI DOLORE E, AFFRONTARLI FINIRLI ? MORIRE, DORMIRE, NULL’ALTRO ; E DIRE CON QUEL SONNO...

Il sipario si chiude sulle parole di Sandro.


FINE DEL PRIMO ATTO












SECONDO ATTO

SCENA

La stessa del primo atto. Tre giorni dopo l’incidente al nonno. Primo pomeriggio. Situazione : tutti continuano a vivere sul chi va là per le improvvise uscite del nonno. Valentina ha preso in mano la situazione e guida tutta la compagnia teatrale familiare, nell’avventura. Tutti in famiglia si sono adeguati con molta fatica, Elisabetta ha i nervi a fior di pelle. All’apertura del sipario Valentina e Giovanna sono sedute al tavolo, Valentina fa i compiti e Giovanna cuce.

SCENA PRIMA

GIOVANNA - Non hai ancora finito di fare i compiti ?
VALENTINA - (continuando a scrivere) Quasi.
GIOVANNA - Hai studiato matematica ?
VALENTINA - Ho l’interrogazione la settimana prossima.
GIOVANNA - Hai ripassato storia, che ieri non te la ricordavi ?
VALENTINA - (di rimando) E tu hai studiato il primo atto del “Re Lear” che ieri il nonno ti ha fregato con le battute e per poco non ti infilzava con il trinciapolli ?
GIOVANNA - Er... hem...s... si
VALENTINA - (chiudendo libri e quaderni) Bene ! Avanti sentiamo !
GIOVANNA - (si alza) Primo atto... eh ?
VALENTINA - Sì.
GIOVANNA - ... Hem, primo atto... primo atto... hem..., ah ecco ! “La bella... “
VALENTINA - Stoltezza.
GIOVANNA - .. Hem... ha già... ecco “La bella stoltezza degli uomini... quando la fortuna ci... che fa la fortuna ?
VALENTINA - Quando la fortuna ci volge le spalle.
GIOVANNA - Quando la fortuna ci volge le spalle... hem... le spalle
VALENTINA - (proseguendo) ... VOLER INCOLPARE DEI NOSTRI MALI, IL SOLE LA LUNA E LE STELLE, COME SE FOSSIMO VIZIOSI E MALVAGI PER UNA INEVITABILE FATALITÀ (Re Lear - Atto 1°, scena 2°)
GIOVANNA - ... Sì... così...
VALENTINA - Mamma, lo sai che non bisogna contraddire il nonno !
GIOVANNA - ... Sì, ma il Re Lear... il nonno non lo aveva preso ancora in considerazione !
VALENTINA - E tu non lo avevi nemmeno letto !
GIOVANNA - E... non ricominciamo a capovolgere il discorso... se io devo studiare Shakespeare... tu devi ripassare storia !
VALENTINA - (sbuffando) Okay !

SCENA SECONDA

Dalla comune entra Vasco, si toglie cappotto e cappello e li posa sulla poltrona.

VASCO - Ciao.
VALENTINA - Ciao papà !

Vasco si avvicina e dà un bacio a Valentina e a Giovanna.

VASCO - Il nonno ?

Valentina guarda la porta della camera per paura che il nonno possa sentirle
GIOVANNA - (piano) Oggi non si è fatto ancora vivo.
VASCO - Bene, se spunta fuori con qualche pezzo nuovo, non facciamoci prendere dal panico come ieri.
VALENTINA - Ieri era la mamma che non sapeva la parte !
GIOVANNA - Uff !
VASCO - Valentina ha ragione !
GIOVANNA - (scaldandosi) ... E allora tu ieri l’altro non ti ricordavi il secondo atto dell’ “Opera da tre soldi” !
VASCO - ... Per forza... come ho visto il copione mi sono detto : “Questa deve valere poco” e non l’ho neanche aperto !
VALENTINA - Spiritoso !
GIOVANNA - (a Valentina) Sì, hai ragione, e te ne sei dimenticato, chi è stato l’altro giorno a tenere banco con l’Oreste ?...
VALENTINA - L’Orestea !

Vasco sorride.

GIOVANNA - Perché ridi ?
VASCO - Una volta, a scuola, il professore di storia, chiese ad un mio compagno, chi erano i tre più grandi tragici greci.
GIOVANNA - E lui ?
VASCO - Disse : “Eschilio, Eschilio che qui si Sofocle, e state attenti alle scale che sono Euripide !”
GIOVANNA - (ridendo) E che successe ?
VASCO - Gli toccò fare le scale “Euripide” a tre scalini per volta !

Tutti e tre ridono, poi dalla comune entra Elisabetta portando con fatica una montagna di libri in braccio, la segue Cristina con altrettanti libri. Cristina è il classico tipo dell’artista : strana, sempre con la testa fra le nuvole, è uno di quei tipi che deve vestire in modo stravagante a tutti i costi e invece dentro è fatta della più squallida normalità. Elisabetta e Cristina depositano i libri sul tavolo rumorosamente.

SCENA TERZA

ELISABETTA - Ooooo (sospiro di sollievo)

Tutti guardano curiosi Cristina che, depositati i libri, si guarda in giro con aria di sufficienza masticando una gomma, con le mani in tasca.

ELISABETTA - Mamma, papà, questa è Cristina.
GIOVANNA - Buonasera !
VASCO - Elisabetta ci ha parlato tanto di lei !

Cristina risponde con un cenno del capo senza entusiasmo.

GIOVANNA - Hem... Elisabetta, hai spiegato a Cristina...
ELISABETTA - Sì.
GIOVANNA - Vede.. come gli ha spiegato Elisabetta...

Cristina si avvicina a Giovanna senza tanti complimenti.

CRISTINA - Dov’è il matto ?
VALENTINA - (scattando, trattenuta al volo da Vasco) Matta sarai te !
VASCO - (sorridendo imbarazzato) Hem,... he, he...
CRISTINA - (ad Elisabetta) Chi è il brutto anatroccolo ?
ELISABETTA - Mia sorella.

Valentina parte infuriata verso Cristina, Vasco la trattiene e le tappa la bocca, poi la prende di peso e la porta fuori dalla stanza, uscendo dalla comune, Valentina scalcia e si sbraccia in direzione di Cristina.
CRISTINA - (dopo aver seguito la scena) Agitata la sorellina he ?
GIOVANNA - Sa, dopo quello che è accaduto siamo tutti un po’ nervosi.
ELISABETTA - Bene ! Cristina, conosci la situazione, conosci il teatro, che cosa ci consigli ?

Cristina torna ad aggirarsi per la stanza guardandosi intorno con aria da scenografa vissuta.
CRISTINA - Bisogna rendere l’ambiente più stimolante, bisogna eliminare gli elementi che disturbano la spersonalizzazione dei personaggi e inserire quei simboli che fanno di un’area uno spazio stilizzato...
GIOVANNA - (guardando Elisabetta poi Cristina) Ma sa... mio padre si è sentito male e ...
CRISTINA - (come se non l’avesse sentita) ... bisogna togliere i mobili e piazzare alcune luci, si potrebbe utilizzare qualche tendaggio colorato...
GIOVANNA - (seccata ad Elisabetta a mezza voce) Elisabetta io voglio aiutare tuo nonno, non cambiare l’arredamento !
ELISABETTA - Zitta, Cristina è la sola persona che ci può aiutare !
CRISTINA - (seguendo il proprio ragionamento) ... occorrono anche i costumi e qualche personaggio in più, (ad Elisabetta) Eli, alla scuola di recitazione ho quello che fa per voi !
GIOVANNA - Ma...
CRISTINA - Ci vorrà anche la musica.. finora cosa avete interpretato di musicale ?
ELISABETTA - Io...
CRISTINA - Non importa ! (si avvicina al tavolo e comincia a cercare dei libri) Ecco questo... questo... poi venite qui.. !

Cristina trascina Elisabetta e Giovanna al centro della stanza.

CRISTINA - Mettetevi qui ! L’importante è la gestualità della recitazione (fa alcune pose e movimenti ridicoli) ... il gesto è lo spirito del palcoscenico. Provate ora a fare qualche movimento che da solo possa rappresentare uno stato d’animo, per esempio, come si può rappresentare l’ira ? Così... (assume un atteggiamento ridicolo)

CRISTINA - (ad Elisabetta) Prova tu !

Elisabetta fa una posa ancora più ridicola.

CRISTINA - Nooo ! Più sensuale, più animosa ! Provi lei ora ! (a Giovanna)

Giovanna guarda imbarazzata Elisabetta che le fa un cenno d’assenso, poi guarda Cristina.

GIOVANNA - L’ira, eh ?
CRISTINA - Sì ! L’ira, travolgente, bestiale, inumana, avanti !

Giovanna guarda ancora tutte e due, poi allarga le mani come per dire “ti faccio un sedere così”

CRISTINA - No, no ! Qui bisogna cominciare tutto da capo ! Avanti ! Il gesto è il futuro del teatro !

Cristina comincia a spostare una poltrona, poi il divano. Giovanna fa un gesto ad Elisabetta come per dire “Questa è matta !” Improvvisamente si spalanca la porta della camera del nonno, ma non compare nessuno, Giovanna ed Elisabetta si avvicinano velocemente a Cristina come per rifugiarsi.

ELISABETTA - (indicando disperata la camera del nonno) Cristina... !
CRISTINA - Lasciate fare a me !

SCENA QUARTA

Cristina si avvicina lentamente alla porta. Dalla camera esce il nonno, ha indosso la camicia da notte e sopra la giacca di un frac, in testa un cilindro, in mano un bastone, ha l’aria da viveur anni ’30, guarda con sufficienza tutto il gruppetto, poi verso il pubblico annuncia lentamente :
NONNO - “GASTONE, ARTISTA CINEMATOGRAFICO, FOTOGENICO AL CENTO PER CENTO, NUMERO DI CENTRO DEL VARIETÉ DANSEUR, DISEUR, FREQUENTATORE DEL BAL TABARIN, DEI CABARET, CONQUISTATORE DI DONNE A GETTO CONTINUO, UOMO INCREDIBILMENTE STANCO DI TUTTO, UOMO CHE EMANA FASCINO !” (Ettore Petrolini - Gastone) 

Attraversa il palcoscenico a passo di danza e si avvicina a Cristina.

NONNO - “QUESTA CAMMINATA L’HO INVENTATA IO !” (c.s.)

Mostra il guanto attaccato all’altro che è calzato.

NONNO - “ANCHE QUESTA COSUCCIA È MIA . E’ UNA COSUCCIA SENZA PRETENZIONE, MA È MIA, NON L’HO FATTA NEANCHE BREVETTARE, È DI PUBBLICO DOMINIO, ALTRI... (c.s.)

Il nonno si ferma perché Cristina si è avvicinata e, girandogli attorno, fa dei gesti strani. Il nonno la guarda perplesso.

CRISTINA - (con voce terribile) “IO NON SONO PIÙ L’OMBRA, ORAMAI, DI UN’OMBRA CHE SI CONTORCE IN MANI CHE NON SONO MANI, CHE ROTEA CIECA OLTRE LE SPETTRALI NOTTI DI UNA CREAZIONE PUTRESCENTE, TRA CADAVERI DI MONDI MORTI, CON PIAGHE CHE FURONO CITTÀ, VENTI SEPOLCRALI CHE SPAZZANO PALLIDE STELLE E NE ATTENUANO IL CHIARORE !” (Nyarlrhotep - H.P. Lovecraft)

Durante l’esploit, Cristina, con ghigno da strega si è mossa verso il nonno, il quale è indietreggiato fino a sbattere la schiena sullo stipite della porta della sua camera assalito da quella fiumana di parole, poi si riprende dal frastornamento e passa al contrattacco.

NONNO - (sempre sulla porta con fare sicuro) “ECCO, IO GITTO CON GRAZIA IL CAPPELLO POSCIA COMODAMENTE, PIAN PIANINO MI LIBERO DEL MIO VASTO MANTELLO CHE MI ATTABARRA, E LO SPADON SGUAINO...” (Cirano di Bergerac - Atto1°, scena4°)

Infila una mano nel vano della porta e tira fuori lo spadone.

NONNO - “DI CELADONE PIÙ GENTILE, PIÙ FINO DI SCARAMUCCIA AL GIUOCO DELLO STOCCO VI PREVENGO MIA PALADINA, CHE GIUSTO AL FIN DELLA LICENZA IO TOCCO !” (c.s.)

Dicendo questo, punta deciso con la spada verso Cristina che, spaventatissima, comincia ad indietreggiare, poi a scappare senza ritegno.

CRISTINA - Aiuto !
NONNO - “DOVE T’INFILZERÒ DIMMI TACCHINO ? SOTTO IL GIUBBETTO, AL FIANCO TI SBUDELLO ? SI CERTAMENTE... IN MEZZO AL PANCINO !” (c.s.)

Il Nonno rincorre Cristina, poi i due escono dalla comune correndo.

GIOVANNA - (correndo verso la comune) Oddio ! L’ammazza !
ELISABETTA - Nonno, nonno !

Si sente sbattere alcune porte, rovesciare qualcosa, poi Giovanna ed Elisabetta si allontanano dalla porta della comune, continuando a guardare verso di essa, rientra il nonno con lo spadone sguainato con sopra infilzata la sciarpa di Cristina. Il nonno si avvia trionfante nella sua camera, ma prima di entrare si volta e mostra il cimelio alle due donne.

NONNO - Mai pegno di battaglia fu ‘si caro agli dei ! (entra nella sua camera)

SCENA QUINTA

Elisabetta corre nella comune seguita da Giovanna, escono e rientrano portando di peso Cristina mezza svenuta e la fanno sedere.

ELISABETTA - Cristina !
GIOVANNA - Co... come ti senti ?

Cristina, stralunata, si guarda intorno, poi con voce affannata :

CRISTINA - Q... quello è tuo nonno ?
ELISABETTA - Sì !

Cristina si alza, guarda le due donne, corre verso il tavolo e comincia a raccogliere quanti più libri può.

ELISABETTA - Che fai ?
CRISTINA - Vado via !
GIOVANNA - Ma come... ci lasci così ?
CRISTINA - No, vi lascio un po’ di libri, così quando rientra il matto glieli tirate dietro !
ELISABETTA - Ma ci avevi promesso...
CRISTINA - ... di salvare la pelle il più a lungo possibile !
GIOVANNA - Ma il teatro, la scuola di recitazione...
CRISTINA - Macché teatro... (imbarazzata)... io al teatro ci vado solo a fare le pulizie la mattina e... qualche volta ho visto le prove...

Elisabetta e Giovanna si guardano esterrefatte, mentre Cristina con le braccia piene di libri scappa via dalla comune dimenticandosi la borsa sul divano.

GIOVANNA - (scimmiottando Elisabetta) “Porto un’amica... vedrete che lei di teatro se ne intende” !
ELISABETTA - Ma... che ne sapevo... mi diceva “Sto al teatro, lavoro al teatro”... che ne sapevo che faceva le pulizie !
GIOVANNA - La prossima volta le amiche cercatele alla scuola di scherma, così almeno ci sarà qualcuno che affronterà tuo nonno !

SCENA SESTA

Rientrano Vasco e Valentina dalla comune.

VASCO - Com’è andata ?
GIOVANNA - (ironica) Hanno interpretato “La fuga del cavallo morto”
VASCO - Neanche Cristina è riuscita... ?
GIOVANNA - Fa le pulizie al teatro !
VASCO - Meno male che avevamo chiamato l’esperta !
VALENTINA - Io l’avevo capito subito che quella non ci capiva nulla !
ELISABETTA - Eccola la prima donna ! 
VALENTINA - Sì, proprio !
ELISABETTA - Oh, sentite ! Una tenta di far qualcosa per risolvere il problema e tutti gli danno contro !
GIOVANNA - Sì, qui bisogno risolvere il problema del nonno, non fare le pulizie di Pasqua !
ELISABETTA - La prossima volta la soluzione ve la cercate da voi, contenti ?

In quel momento rientra improvvisamente Cristina di corsa, si guarda attorno terrorizzata, prende la borsa dal divano, fa un sorrisetto nervoso a tutti e riscappa via dalla comune. Valentina afferra un libro dal tavolo, prende la rincorsa verso la porta della comune e, senza uscire, lancia un libro fuori della porta, dopo qualche secondo si sente un urlo fuori scena.

VALENTINA - Presa ! (chiude la porta) 
GIOVANNA - (preoccupata) Valentina, gli avrai fatto male ?
VALENTINA - No, il libro l’ha presa a cavallo di un’orecchia !

C’è un attimo di pausa.

VASCO - Qui siamo ancora daccapo.
GIOVANNA - Almeno si facesse vivo il dottore.
VASCO - Giusto, aveva detto che sarebbe ritornato per portare il nonno a fare le analisi, ma non si è fatto più vedere.
ELISABETTA - Avrà avuto paura anche lui dello spadone !
GIOVANNA - Bisognerebbe avvertirlo. 
VASCO - Più tardi ci vado io.
GIOVANNA - Vasco... io sono sempre più preoccupata !
VASCO - Ti ho detto che più tardi vado a chiamare il dottore !

Vasco guarda Giovanna che a sua volta lo guarda supplichevole.

VASCO - (sospirando) Ho capito, ci vado subito. 
GIOVANNA - Bravo !
VALENTINA - Babbo, posso venire anch’io ?
VASCO - Vai a prendere la giacca, sbrigati.

Valentina corre fuori nella comune.

GIOVANNA - (preoccupata) Vasco, raccomandati con il dottore che venga al più presto.
VASCO - Sì.
GIOVANNA - Digli che deve portarlo a fare quelle analisi.
VASCO - Va bene
GIOVANNA - (incalzante) Fatti fare un’altra ricetta per le gocce che sono quasi finite.
VASCO - Per quel che gli hanno fatto.
GIOVANNA - Ricordati che...
VASCO - Giovanna, ti vuoi calmare !
GIOVANNA - Odio, non so più cosa pensare...

SCENA SETTIMA

In quel momento entra Sandro dalla comune con in mano il libro lanciato da Valentina a Cristina.

SANRO - Salve a tutti, scusate, ma ho trovato la porta aperta... (mostra il libro) Molière “L’Avaro”... vi siete messi a fare teatro per le scale ?

Nel frattempo Elisabetta è andata incontro a Sandro.

VASCO - Ciao.
GIOVANNA - (fulminando con lo sguardo Elisabetta) Ciao Sandro... no, è che abbiamo avuto una discussione con un’amica di Elisabetta sull’arredamento della casa.
SANDRO - Cosa c’entra l’arredamento ?
ELISABETTA - Niente, niente, ti spiego dopo.
SANDRO - Boh ! ... Comunque, come sta il nonno ?
GIOVANNA - Ma, niente di peggio, niente di meglio.
VASCO - Vado giusto dal dottore a vedere se è possibile accelerare i tempi per quegli esami, hai visto mai che risolviamo qualcosa.
SANDRO - Giusto.

Valentina spunta dalla comune, vestita per uscire.

VALENTINA - Babbo, si va ?
VASCO - Sì.
GIOVANNA - Allora hai capito tutto ?
VASCO - Sì
GIOVANNA - Mi raccomando... raccomandati al dottore.
VASCO - (sorridendo) Hai finito con le raccomandazioni ?
VALENTINA - (trascinando Vasco per la mano) Ciao mamma, ciao Sandro, ciao Eli !
TUTTI - Ciao.
GIOBANNA - Vasco, ricordati della ricetta !
VASCO - Siiii ! (scocciato, uscendo dalla comune trascinato da Valentina)
GIOVANNA - Ciao.

Pausa.

GIOVANNA - Almeno il dottore potesse fare qualcosa.
ELISABETTA - Mamma, mi dispiace lasciarti sola, ma devo arrivare all’università a sbrigare alcune cose. Se vuoi Sandro può rimanere ?
GIVANNA - No, non importa, andate pure tutti e due.
SANDRO - Veramente, non si faccia problemi, posso rimanere benissimo !
GIOVANNA - No, non è necessario, l’importante che il nonno non rimanga solo.
SANDRO - Veramente non vuole ?
GIOVANNA - Non preoccuparti.
ELISABETTA - Allora noi andiamo, Sandro prendo la giacca. (esce dalla comune)
SANDRO - Su, non si abbatta, vedrà che si risolverà tutto.
GIOVANNA - Speriamo, ho tanta paura.
ELISABETTA - (rientrando) Sandro, andiamo ?
SANDRO - Giovanna, ritorniamo al massimo tra mezz’ora, non si agiti.
GIOVANNA - Va bene.
SANDRO - Arrivederci.
GIOVANNA - Ciao.

Sandro ed Elisabetta escono.

SCENA OTTAVA

GIOVANNA - (malinconicamente quando i due sono già usciti) Ciao.

Giovanna si guarda intorno e stringe le spalle come per un brivido, guarda la porta della camera, si avvicina, l’apre piano pian, guarda dentro, poi la richiude in silenzio. Rimane pensierosa con la mano sulla maniglia, poi, guardando la porta come se parlasse al nonno :

GIOVANNA - Mi dispiace papà, io non so parlare come te, non so recitare e il teatro per me è solo una tenda chiusa, io posso solo aiutarti chiamando un dottore, comprandoti le medicine, standoti vicino, volendoti bene, ma non sono capace di regalarti quel palcoscenico che hai sognato per tutta la vita, posso solo regalarti Valentina... fai conto che sia tua figlia e portala con te sulla ribalta !

Giovanna rimane un attimo assorta, poi si riprende, sospira e guarda l’orologio.

GIOVANNA - Accidenti, già le sette ! Sarà meglio cominciare a pensare alla cena.

Si avvia verso la cucina quando suona il campanello.

GIOVANNA - Chi può essere ?

Esce dalla comune, si sente aprire una porta.

GIOVANNA - (da fuori) Oh ! Francesca, qual buon vento ?
FRANCESCA - Scusi Giovanna...
GIOVANNA - (rientrando con Francesca) Venga si accomodi !
FRANCESCA - E’ permesso ? Scusi Giovanna se sono così combinata !

SCENA NONA

Francesca, una vicina. Indossa una vestaglia ha in piedi un paio di pantofole e i bigodini in testa, ha in mano una tazza e sembra che si sia svegliata da poco.

GIOVANNA - Oh, non si preoccupi, tra vicini.
FRANCESCA - (imbarazzata) Scusi, ma oggi sto poco bene e non mi sono neanche vestita perché pensavo di rimanere in casa !
GIOVANNA - Si figuri, ma mi dica, ha bisogno di qualcosa ?
FRANCESCA - Sì, abbia pazienza Giovanna, ma stavo facendo la pasta e mi sono accorta di essere rimasta senza sale... “Che stupida” mi sono detta, proprio ieri sono andata al supermercato e mi sono dimenticata proprio il sale, ma sa com’è, una va a fare la spesa per tutta la settimana, si fa la scorta e poi si accorge che alla fine si è dimenticata...
GIOVANNA - (cercando di fermare il fiume di parole) Sì, sì, certo capisco... date qua, date qua Francesca, che ci pensi io.
FRANCESCA - Grazie, Giovanna, è proprio un tesoro !
GIOVANNA - Arrivo un attimo in cucina a prenderglielo, mi aspetti qui, intanto si metta comoda.
FRANCESCA - Grazie !

Giovanna entrando in cucina alza gli occhi al cielo scocciata. Per un po’ Francesca rimane sola, si guarda intorno, si palpa i bigodini sulla testa ecc. Poi, lentamente, la porta della camera del nonno si apre, Francesca si spaventa. Poi dalla camera emerge solenne il nonno in camicia da notte con il cappello piumato in testa guardando languidamente Francesca che, riconoscendolo, tira un sospiro di sollievo.

SCENA DECIMA

FRANCESCA - Signor Gregorio ! ... Mi avete spaventata, ho visto aprire la porta... era tutto buio e non vedevo nessuno...

Il nonno si avvicina ancora solennemente di qualche passo, continuando a guardare languidamente Francesca che, da questo momento sarà completamente incantata dal nonno. Lo osserva ad occhi sbarrati e a bocca aperta.

NONNO - “MA POI CHE COSA È UN BACIO ? UN GIURAMENTO FATTO UN POCO PIÙ DA PRESSO, UN PRECISO PATTO, UNA CONFESSIONE CHE SIGILLAR SI VUOLE, UN APOSTROFO ROSEO MESSO TRA LE PAROLE “T’AMO”, FRUSCIO DI UN’APE TRA LE PIANTE UNA, COMUNIONE CHE HA GUSTO DI FIORE, UN MEZZO PER POTERSI RESPIRARE UN PO’ IL CUORE E ASSAPORARSI L’ANIMA A FIOR DI LABBRA !” (Cirano di Bergerac - Atto2°, scena )°)
FRANCESCA - Ma...

Il nonno, tenendole la mano, gliela e poi le gira intorno facendola girare a sua volta.

NONNO - “DIMMI CHI TI HA INVITATA ?”
FRANCESCA - M... mi serviva un p... po’ di sale...
NONNO - “NASCOSTA DENTRO LA FRAGRANZA DEL CUORE, QUANTE SPERANZE, QUANTI AMORI HO TENUTI NASCOSTI : IN PETTO RISA E LACRIME ! SENZA DIRE UNA PAROLA SEI VENUTA GRAN REGINA : DI NASCOSTO HAI POSATO I PIEDI DENTRO L’ANIMA ! (Rabindranath Tagore - Sissu)

Il Nonno si stacca da Francesca, poi con un gran gesto si toglie il cappellone e fa un inchino, Francesca è immobilizzata dal fascino delle parole.

NONNO - “IO VERRÒ PER DEPORRE AI TUOI PIEDI TUTTE LE MIE FORTUNE, E SEGUIRTI, MIA SIGNORA, ATTRAVERSO IL MONDO !... MILLE VOLTE ADDIO ! (Giulietta e Romeo - Varie)

Si allontana con il braccio rivolto verso Francesca, arrivato sulla porta le lancia un bacio ed esce. Francesca, con la bocca aperta e gli occhi spalancati, rimane immobile con il braccio teso nella posizione in cui l’ha lasciata il nonno. In quel momento entra Giovanna con la tazza piena di sale.

GIOVANNA - Ecco qua il sale Francesca !... Ma Francesca ?

Si avvicina a Francesca immobilizzata nella sua posizione e la guarda.

GIOVANNA - Francesca, si sente bene ?
FRANCESCA - Chi ?
GIOVANNA - Vuole sedersi ?
FRANCESCA - Io... no... no !
GIOVANNA - Le ho portato il sale.
FRANCESCA - (riprendendosi un po’) Ah !... il sale... grazie !
GIOVANNA - Francesca, vuole che l’accompagni ?
FRANCESCA - (solennemente) No, andrò... da sola !

Poi prende la tazza e con passo lento e regale, con le braccia protese in avanti che reggono la tazza del sale, si avvia verso la comune e, prima di uscire alza la mano e saluta.

FRANCESCA - Addio ! Mille volte addio ! (esce)

Giovanna, a bocca aperta, ha seguito tutta la scena fino all’uscita di Francesca, poi fa un gesto toccandosi la testa.

GIOVANNA - Quella è ammattita !... Dio mio non bastava uno in casa che avesse perso la testa.

Poi guarda la porta della comune ripensandoci.

GIOVANNA - In questa casa comincia ad entrare solo gente strana, prima quella stupida di Cristina, ora questa qui che crede anche lei di fare le pose da grande attrice.

Giovanna si ferma e cambia espressione, poi, improvvisamente, strilla.

GIOVANNA - Aiuto ! L’epidemia !

Poi comincia a correre a destra e sinistra continuando a urlare.

GIOVANNA - Aiuto ! Accorrete è scoppiata l’epidemia dei matti ! Aiuto pompieri, Guardia Nazionale, Bersaglieri, Carabinieri Postini, Aiutooo !

Urlando e correndo Giovanna esce dalla comune.


FINE DEL SECONDO ATTO






























TERZO ATTO 

SCENA

Stessa scena del secondo atto, una settimana ancora dopo : la situazione è sempre la stessa, la tensione è al massimo.


SCENA PRIMA

E’ notte, la scena è vuota e in penombra, dopo un po’ si apre lentamente la porta della camera e il nonno fa capolino. Si assicura che nella stanza non ci sia nessuno, poi esce e, in punta di piedi, spadone sguainato e cappellone piumato in testa, entra nella cucina. Dopo poco riesce con un fiasco di vino in mano, un pane sottobraccio e un salame infilato nella punta della spada, rientra in camera, dopo poco esce di nuovo, si infila ancora nella cucina e chiude la porta. Dalla comune entra Elisabetta in vestaglia, con problemi di insonnia.

ELISEBETTA - (facendo una smorfia e massaggiandosi la pancia) Dio che mal di stomaco... deve essere stato tutto quel fritto !

Si avvia verso la cucina.

ELISABETTA - Speriamo di trovare un digestivo, altrimenti stanotte non si dorme.

Apre la porta della cucina ed entra, dopo un secondo si sente un urlo, poi Elisabetta scappa fuori e si ripara dietro il tavolo. Dalla cucina esce il nonno con passo regale, ha una fila di salsicce intorno alla lama dello spadone e il cappellone in mano pieno di frutta, guarda con sdegno Elisabetta che trema dietro il tavolo.

NONNO - Vorrei potervi accogliere al mio banchetto, contessa, ma i vostri urli mi bloccano la digestione. Addio !

Il nonno fa un inchino e rientra nella sua camera, Elisabetta intanto è crollata sul divano. Dalla comune accorrono Vasco e Giovanna, che entrando, accendono la luce.

VASCO - Che diavolo succede ?
GIOVANNA - (avvicinandosi allarmata) Elisabetta ! Che ti è successo ?
ELISABETTA - (ancora spaventatissima) Il... no... nonno, in cu... in cu... cu...
GIOVANNA - Elisabetta non essere maleducata !
ELISABETTA - In cu... cucina, con la spa... spada !
GIOVANNA - Mio Dio, ora anche di notte... su, su calmati... non è successo nulla !
VASCO - Ti vado a prendere un po’ d’acqua ?

Elisabetta fa cenno di sì, poi, ancora incapace di parlare per l’emozione, fa un gesto indicandosi lo stomaco.

GIOVANNA - Come ? Vuoi l’acqua sulla pancia ?

Elisabetta fa cenno di no, poi si massaggia lo stomaco.

GIOVANNA - Vuoi mangiare ?... Come a quest’ora ?

Elisabetta nega ancora.

GIOVANNA - Insomma cosa vuoi ?

Elisabetta fa l’atto di mangiare, poi si massaggia lo stomaco e fa una smorfia.

VASCO - Ah, ho capito ! Gli è piaciuta la cena !
GIOVANNA - Ma va ! Figurati se è il momento di pensare alla cena !

Nel frattempo è entrata nella stanza Valentina, orsacchiotto di pezza sotto il braccio, dorme in piedi appoggiata allo stipite della porta della comune.

VALENTINA - (sbadigliando) Forse le fa male il pancino !

Elisabetta fa cenno di sì con la testa, Vasco e Giovanna si guardano.

VASCO - Hem... vado a prenderti qualcosa ! (va in cucina)
VALENTINA - (sempre dormendo in piedi) Che cosa è successo ?
GIOVANNA - Niente, niente, torna a letto !
VALENTINA - Chi ha sbudellato il nonno, questa volta ?
GIOVANNA - Valentia, ma cosa dici !

Vasco rientra dalla cucina con un bicchiere in mano e lo da ad Elisabetta.

VASCO - Valentina, torna a letto !
VALENTINA - (sbadigliando) Non è che poi mi richiamate per calmare il nonno ?
GIOVANNA - (ad Elisabetta) Come ti senti ?
ELISABETTA - (trovando a stento il fiato) ... Me... meglio.
GIOVANNA - Vasco, per favore, porta a letto Valentina.
VASCO - Ma guarda un po’ ! (avviandosi verso Valentina ormai addormentata in piedi con l’orsacchiotto sottobraccio)

Vasco prende in braccio Valentina ed esce dalla comune.

SCENA SECONDA

GIOVANNA - Allora ? Va meglio ?
ELISABETTA - Sì... mi era quasi preso un colpo
GIOVANNA - Ma che ci faceva il nonno in cucina ?
ELISABETTA - Evidentemente ha messo su un esercito, poiché è uscito con i viveri per tre giorni !
GIOVANNA - (preoccupata) Dio... gli farà male mangiare così ?
ELISABETTA - Senti, se vuoi dirgli di stare a dieta vacci da sola, perché io in quella stanza non ci voglio entrare nemmeno in fotografia !
GIOVANNA - Elisabetta stai parlando di tuo nonno !
ELISABETTA - Senti, mamma, comincio a dubitare che lo sia !
GIOVANNA - Elisabetta !
ELISABETTA - E’ inutile che ti scaldi, anzi se lo vuoi sapere, ho l’impressione che lo faccia apposta !
GIOVANNA - Tuo nonno ha avuto un incidente e non credo che abbia voglia di divertirsi !
ELISABETTA - (scaldandosi) Nemmeno io ! E io l’incidente non l’ho avuto e scusami se la notte pretendo di dormire !
GIOVANNA - Non urlare sono le cinque del mattino, c’è gente che dorme !
ELISABETTA - Sì, certo, le persone normali, ma qui no ! Qui siamo matti, la notte si va in giro con le spade a giocare ai tre moschettieri, ammazzando salami e forme di formaggio e spaventando la gente che si alza a cercare un digestivo !
GIOVANNA - Shhhh ! Zitta !
ELISABETTA - (urlando) Zitta un accidente ! Se il nonno è malato di nervi, non è obbligatorio che lo si diventi anche noi, e per di più io non ho nessuna intenz...

Giovanna scatta e tappa la bocca ad Elisabetta.

GIOVANNA - Vuoi stare zitta e ascoltarmi ?

Da fuori scena si sentono tre colpi, sono i vicini che protestano.

VOCE FUORI CAMPO - (lontana) Vogliamo dormire !

Giovanna ed Elisabetta guardano in alto.

GIOVANNA - (sottovoce, lasciando la bocca a Elisabetta) Te l’avevo detto !
ELISABETTA - (urlando isterica) Anch’io voglio dormire !

Giovanna le ritappa la bocca.

VOCE FUORI CAMPO - E allora infilati una mano in bocca !
GIOVANNA - Te lo dico per l’ultima volta : calmati e smetti di urlare !

Elisabetta fa cenno di sì con la testa e Giovanna lascia la presa, tutte e due si lasciano andare sul divano.

GIOVANNA - Elisabetta...
ELISABETTA - Ah no ! Io smetto di urlare, ma tu smetti con le prediche, perché il nonno sta male, per carità nessuno vuole negarlo, ma permetti che con tutte queste mattane teatrali (ironica) ha leggermente, solo leggermente, scombussolato la nostra vita. Ti rendi conto che non si può aprire una porta senza correre il rischio di venire infilzati da quella maledetta spada, ma perché non gliela togliamo ?
GIOVANNA - Lo sai che non bisogna contraddirlo.
ELISABETTA - Ecco, brava ! Così la prossima volta che mi punta lo spadone, gli dico : “Dai nonno, fammi un bel buco nella pancia, così lo incornicio” !
GIOVANNA - Ascoltami, ti chiedo ancora un po’ di pazienza.
ELISABETTA - Secondo te non ne abbiamo avuta abbastanza ? Ma non capisci che rischiamo anche noi di andare coi nervi in frantumi ? Mamma, il nonno ha bisogno di essere curato e noi non lo possiamo fare !
GIOVANNA - (tristissima) Ma è stato proprio il dottore a dire di tenerlo in un ambiente a lui familiare, affinché torni alla realtà
ELISABETTA - Ma è proprio per questo che non possiamo fare nulla. Se a questo punto non è ancora rientrato in se, vuol dire che ci vogliono altre cure !
GIOVANNA - Ma... manicomi ?
ELISABETTA - Ma che manicomi ?... Cliniche... cliniche psichiatriche.
GIOVANNA - Manicomi !
ELISABETTA - Oh mamma. Pensala come vuoi, ma trova la soluzione o io, finché non finisce questa storia, sparisco dalla circolazione !

Giovanna rimane un po’ pensierosa.

GIOVANNA - (tristemente) E va bene... dammi un’altra settimana di tempo, se non sarà migliorato lo manderemo in clinica... non credevo di arrivare a fare una cosa del genere.
ELISABETTA - Mamma, è per il suo bene !
GIOVANNA - (c.s.) Già, per il suo bene.
ELISABETTA - Vieni, torniamo a letto.
GIOVANNA - Sì, andiamo a letto che è meglio.

Mentre si avviano, dalla porta della comune esce Vasco vestito.

SCENA TERZA 

GIOVANNA - (stupita) Dove vai ?
VASCO - Come dove vado ? Vado al lavoro !
GIOVANNA - Alle cinque di mattina ?
VASCO - Guarda che sono le sette !
ELISABETTA - Le sette ? (guardando l’orologio da polso) Ma io faccio le otto e mezza !
VASCO - Le otto e mezza ! Accidenti al nonno, sono tremendamente in ritardo !
GIOVANNA - Mi fai un po’ vedere !... (si avvicina al mobile di fondo)... Oddio, sono impazziti anche gli orologi in questa casa, qui sono le due !
VASCO - E ora come si fa a sapere che ore sono ?
GIOVANNA - Elisabetta vai in camera di Valentina e guarda il suo orologio.

Elisabetta fa per uscire, ma si trova Valentina sulla porta che, nel frattempo, si è rialzata, crolla di sonno ed ha ancora l’orsacchiotto sotto braccio.

VALENTINA - Avete finito di fare confusione ! Voglio dormire !
GIOVANNA - Valentina è tardi, devi andare a scuola, svelta !
VALENTINA - Macché scuola, sono le nove e oggi è domenica ! (esce sbattendo la porta)

Vasco, Giovanna ed Elisabetta si guardano imbambolati, poi Elisabetta va alla finestra e la spalanca, è pieno giorno e un raggio di sole entra dalla finestra. Poi si volta inviperita.

ELISABETTA - Restare calme he ? Ma qui finiamo tutti al manicomio prima del nonno, orologi compresi ! (esce arrabbiatissima)

Vasco e Giovanna si guardano.

GIOVANNA - Oddio, Vasco ! Non è che diventiamo davvero tutti matti ?
VASCO - Io non so più cosa dire ! Questa storia ci ha davvero scombussolato tutti, e, quel che è peggio, è che non riesco a vedere la soluzione.
GIOVANNA - Elisabetta ha ragione ! Certe volte anch’io ho l’impressione che papà reciti una parte, ma chi può dirlo !
VASCO - Il fatto è che ha talmente tanta vitalità che è difficile credere che stia male !

I due fanno una lunga pausa riflessiva.

VASCO - Su, forza... cerchiamo di non abbatterci (sospiro) Giovanna, io sono vestito e scendo a prendere il giornale.
GIOVANNA - Va bene.

Giovanna si avvia verso la cucina.

GIOVANNA - Ah ! Vasco... Vasco ! Lascia la porta di fuori aperta che devo scendere in cantina !
VASCO - (da fuori) Va bene ciao.
GIOVANNA - Ciao ! (poi fra se) Dunque, a parte il vino, cosa mi serve dalla cantina... (ci pensa su)... Ma, andiamo a vedere... il latte, la frutta...

Giovanna parlando fra se entra in cucina, per un secondo la stanza rimane vuota, poi dalla camera, sempre circospetto esce il nonno, con solo il cappellone in testa, fa capolini, guarda se non c’è nessuno, poi entra.

SCENA QUARTA

Il nonno si avvicina al mobile di fondo della stanza, si guarda ancora intorno per assicurarsi di non esser visto, poi comincia ad aprire alcuni cassetti. Dopo un paio di tentativi, tutto soddisfatto, tira fuori dal cassetto una scatola di sigari, la apre, ne tira fuori uno, l’accende e beatamente si mette a fumare. Il nonno è appoggiato al mobile e dà le spalle alla porta della comune che, silenziosamente si apre e spunta Francesca, la vicina di casa. E’ vestita con uno splendido abito da sera, pettinatissima e truccatissima ha un boa di piume al collo, entra di soppiatto, ha un libro in mano, il nonno non si accorge della manovra. Francesca entra, prova a fare qualche posa teatrale, quando trova quella che la soddisfa, fa per parlare, poi sbircia un attimo il libro e recita con voce forte da grande attrice.

FRANCESCA - “CHI SEI TU CHE NASCOSTO TRA LE TENEBRE SPII I MIEI SEGRETI ?” (Romeo e Giulietta - Atto2°, scena 1°)

Il nonno è preso alla sprovvista, fa un salto, tossisce per il fumo, si volta e rimane di sasso.

FRANCESCA - “SE QUESTO VELO DI TENEBRE CHE MI RICOPRE, NON MI TOGLIESSE AI TUOI SGUARDI, TU VEDRESTI COME IL ROSSORE DELLA MODESTIA... (sbircia un attimo il libro)... COLORISCE LE MIE GOTE PENSANDO AI SOSPIRI CHE MI UDISTI ESALARE !” (Romeo e Giulietta - c.s.)

Dicendo l’ultima battuta Francesca fa un gesto ampio con il braccio e il libro le vola di mano lontano. Francesca lo guarda smarrita. Il nonno, ripresosi dallo stupore iniziale, passa all’offensiva improvvisando.

NONNO - Chi sei tu, signora della notte, che vaghi nell’ombra dei sogni degli uomini e ti nutri delle loro fantasie ?
FRANCESCA - (ha un attimo di sbandamento) ...S... sono Francesca, la vicina del p... piano di sopra !
NONNO - (con voce terribile) Tu menti ! Io non conosco, non ho ricordo di codesta voce !

Francesca si riprende e, visto che il libro è irraggiungibile, tanta anche lei di improvvisare.

FRANCESCA - ... Hem... tu, mio signore, non ha ricordo di me, ma dalle tenebre dell’oblio... (tra se), ma cosa gli dico... fra le tenebre... ti cercai a lungo... a lungo per ogni luogo... fra le vette bianche delle montagne... dove salta il capriolo e tuona la valanga... ti cercai cavalcando la cavallina storna che più non ritorna... d’in su la vetta della torre antica... dagli atrii muscosi, dai fòri cadenti, ti cercai... (fra se)... ma dove l’avrò cercato...
NONNO - “IO HO SETTANTA ANNI MATURATI E HO VEDUTO COSE TERRIBILI E STRANE IN QUESTO LASSO DI TEMPO ; MA LA NOTTE CHE PASSÒ MI FA ORA SEMBRARE UN NULLA QUELLE RIMEMBRANZE ! (Macbeth - Atto 2°, scena 4°)

Il nonno, in un attimo della sua recitazione, si volta verso il pubblico, Francesca ne approfitta e, con un guizzo fulmineo recupera il libro, lo sfoglia alla ricerca del segno, gli dà una sbirciatina veloce e si rimette nella posa di prima.

NONNO - “AMICA MIA, RIMANI ESTRANEA AL DISEGNO FINCHÉ NON GIUNGA IL MOMENTO DI APPLAUDIRNE L’ESECUZIONE. DISCENDI, CUPA NOTTE, PONI UNA BENDA SULL’OCCHIO TENERO DEL GIORNO COMPASSIONEVOLE, E COLLA TUA MANO SAMGUINOSA E INVISIBILE STRACCIA, CANCELLA L’ORRIDO DECRETO CHE MI RICOPRE IL PALLORE ! (Macbeth - Atto 3°, scena”)
FRANCESCA - (incalzante, sbirciando ogni tanto il libro) “OH FALSISSIMO AMORE ! OVE SONO LE SACRE FIALE CHE RIEMPIRE DOVRESTI DI LACRIME DOLOROSE... (Antonio e Cleopatra - Atto 3°, scena 2°)... “NOBILISSIMO TRA GLI UOMINI, NON T’IMPORTA DI ME ? DOVREI CONTINUARE AD ABITARE QUEST’OPACO MONDO, CHE SENZA DI TE DIVIENE NON MIGLIORE DI UN PORCILE ? OH ! GUARDATE DONNE. OH, LA GHIRLANDA DELLA GUERRA SI È APPASSITA, CADUTO È LO STENDARDO DEL SOLDATO : FANCIULLI E GIOVINETTI OR SONO COME ADULTI ; PERDUTA È OGNI DISTINZIONE E NULLA DI STRAORDINARIO RIMANE SOTTO LO SGUARDO DELLA LUNA... (c.s. Atto 4°, scena 13°)

Francesca, durante il suo monologo, si è mossa fino a dare le spalle al nonno, il quale, nel frattempo, in punta di piedi se l’è svignata in camera sua. Quasi contemporaneamente Giovanna entra dalla cucina e, trovandosi davanti Francesca che recita da sola, rimane allibita. Ed è così che la trova, a sua volta Francesca quando, in un momento della sua recitazione, si volta per fronteggiare il nonno ed invece si trova davanti Giovanna che la guarda con occhi spalancati. Per un lungo momento tutte e due tacciono, l’imbarazzo è enorme, la prima a riprendersi è Giovanna che squadra da capo a piedi Francesca, poi le parla come chi si vuol tenere alla larga da un matto.

GIOVANNA - Fra... Francesca, ha bisogno di un po’ di sale ?
FRANCESCA - (riprendendosi) No... hem.. vede io veramente.
GIOVANNA - Com’è elegante !
FRANCESCA - E... e... m... mio marito questa sera mi porta a teatro... sì, sì, mi porta a teatro !
GIOVANNA - E si è già vestita da sera alle nove e mezzo di mattina ? Ha paura di fare tardi ?
FRANESCA - E... no... m... mi stavo provando il vestito, quando mi sono detta : “perché non lo faccio vedere a Giovanna per sapere cosa ne pensa ?”
GIOVANNA - (guardandola ancora) Bello, fine, da gran sera, non c’è che dire, ma insieme al vestito si è provata anche il trucco ?
FRANCESCA - Sì... appunto, cosa ne dice, ci sta bene col vestito ?
GIOVANNA - Sì, sì, (poi vede il libro) ... cosa legge di bello ?
FRANCESCA - (tentando di nascondere il libro dietro la schiena) Hem... è... la commedia di questa sera... volevo vedere di... cosa... parlava... !
GIOVANNA - Ah ecco !... E si è vestita da sera ?
FRANCESCA - S... sì
GIOVANNA - (a parte) Anche questa è partita di testa ! (poi a Francesca) Hem... Giovanna... visto che io e mio marito dobbiamo uscire questa sera, sarebbe così gentile da... da... da tenermi il mio pappagallino ?
GIOVANNA - (esterrefatta) Il pappagallo ?
FRANCESCA - E... sì... sa è abituata... a proposito è una signorina..., è abituata a mangiare tutte le sera alle nove precise e poi in casa da sola, soffre tanto la solitudine... Giovanna, un momento che la vado a prendere subito ! (guizza via dalla comune)

Giovanna si siede esterrefatta, guardando la porta della comune e poi il pubblico.
GIOVANNA - Il pappagallo... speriamo che almeno lui sia normale !

SCENA QUINTA 

Dalla comune entra Valentina. E’ vestita e, finalmente, sveglia.

VALENTINA - Mamma, è pronta la colazione ?

Poi vede Giovanna ancora rimbambita.

VALENTINA - Mamma... che hai, ti senti bene ?
GIOVANNA - (tragica) Valentina ! Anche la nostra vicina è diventata matta !
VALENTINA - Come ?
GIOVANNA - Va in giro alle nove di mattina, in abito da sera, leggendo commedie e cercando qualcuno che badi al pappagallo !
VALENTINA - Il pappagallo ?
GIOVANNA - E’ una signorina.
VALENTINA - Chi la nostra vicina ?
GIOVANNA - No, il pappagallo !
VALENTINA - Il pappagallo è nostro vicino ?
GIOVANNA - Nooo ! Il pappagallo è una pappagalla e la nostra vicina Francesca ce la lascia questa sera perché va a teatro !
VALENTINA - Che bello ! Una pappagallina... parla ?
GIOVANNA - Speriamo di no !

In quel momento rientra Vasco con il giornale.

GIOVANNA - (affannata, facendo confusione) Vasco... Vasco... !
VASCO - Che c’è ?
GIOVANNA - (agitata) Francesca... la nostra vicina... con il pappagallo... in abito da sera... a teatro !
VASCO - Francesca va a teatro con il pappagallo ! Ma ci sono le toilette a teatro !
GIOVANNA - No !... (riprende il fiato) ... non quei pappagalli lì, ma quelli che volano e che parlano !

Suona il campanello, da fuori scena risponde Elisabetta.

ELISABETTA - Vado io ! (pausa) ... Francesca... ma com’è elegante, venga, venga... oh ! Ma... o questo ?

Entrano Elisabetta e Francesca che ha in mano una gabbia con un pappagallo dentro.

VALENTINA - (avvicinandosi) Che carino ! Come si chiama ?
FRANCESCA - E’ una femmina, si chiama “Rosita”
ROSITA - Rrrrrrrosita !
VALENTINA - Parla !
FRANCESCA - Sì, viene dal Brasile, me l’ha regalata un mio zio !

Tutti si fanno intorno ammirando Rosita.

FRANCESCA - Allora Giovanna, me lo fa il favore di tenerla lei per questa sera ?
GIOVANNA - Va bene !
FRANCESCA - Questo è il mangime (le porge una scatola), mi raccomando : Rosita mangia alle nove in punto.. io vado tranquilla ?
GIOVANNA - Stia tranquilla.
FRANCESCA - Arrivederci a tutti ! (esce sculettando)

Elisabetta, Vasco Giovanna guardano uscire Francesca, mentre Valentina è ancora intorno alla gabbia di Rosita.

ELISABETTA - Hai capito Francesca, che abito da sera !... MA se deve andarci stasera, perché se l’è messo stamani ?
GIOVANNA - Mistero !
ELISABETTA - (cambiando espressione atterrita) Non sarà mica diventata matta anche lei ?
GIOVANNA - (ironica) No, figurati, Francesca matta !
ELISABETTA - (presa da improvvisa fretta) Mamma, io vado da Sandro, per mezzogiorno e mezzo saremo qui, ricordati che l’abbiamo invitato a pranzo e che non mi va di farlo aspettare, ciao ! (scappa via prendendo al volo borsetta e giacca)
GIOVANNA - Elisabetta... (a Vasco) ... ma cosa aveva, il ballo di San Vito ?
VASCO - Forse vuole battere il record dei diecimila metri !... A proposito... avevi invitato Sandro senza dirmi nulla ?
GIOVANNA - Con tutta questa confusione, cosa vuoi che mi ricordi... accidenti ! Presto, bisogna che scappi in cucina a preparare il pranzo... (borbottando va in cucina ).

SCENA SESTA

N.B. La gabbia con il pappagallo va messa sul fondo o vicino ad una parete, in modo che la voce possa essere simulata da dietro la scena.

VALENTINA - Rosita !
ROSITA - Rrrrrrrosita... Rrrrrrosita !
VALENTINA - Bella Rosita !
ROSITA - Rrrrrrrosita... cotto !
VASCO - (alzando la testa dal giornale) “Rosita cotto” ?
VALENTINA - Vuole il biscotto ! Aspetta che te lo vado a prendere. (va in cucina seguita da Valentina)

Dalla camera esce il nonno, cappellone in testa e spadone in mano. Vasco non lo vede perché è seduto in poltrona di spalle, ma Rosita lo vede benissimo.

ROSITA - Rrrrrrrosita !

Il nonno guarda la gabbia.

ROSITA - Grrrrrullo, arriva il grullo !

Il nonno si fa minaccioso e punta la spada.

ROSITA - Rrrrrrrosita arrosto ! Rrrrrrrrosita arrosto !
NONNO - (gridando) Haaaaa ! L’infame mostro !

Vasco si alza di scatto, dalla cucina accorrono Giovanna e Valentina.

GIOVANNA - Oh no !
VALENTINA - Il pappagallo !

Il nonno si avventa sulla gabbia.

VASCO - Fermo !
NONNO - “AVANTI ALL’ASSALTO ! ALL’ATTACCO ! CON IMPETO OSTILE E CRUENTO ! DOVUNQUE L’ALA DISPIEGA E ACCERCHIA ! TUTTI DEVONO PIANGERE E DAR PASTO AL MIO ROSTRO !” (Gli uccelli - Aristofane)
VASCO - Giovanna aiutami !

Vasco e Giovanna gli si parano davanti e dietro, per difendere la gabbia di Rosita, il nonno li guarda con occhi di fuoco.

NONNO - Chi ha condotto questo pennuto nella mia dimora ?
GIOVANNA - Babbo ! E’ un pappagallo !
NONNO - Taci !

Vasco scatta per prendere la gabbia, ma il nonno, prima gli picchia di piatto con la spada sulle mani, che Vasco ritira doloranti, poi gliela punta.

GIOVANNA - Babbo noooo !
NONNO - “BRICCON, TI SEI SCORDATO CHE T’INTERDISSI PER UN MESE ? (Cirano di Bergerac - Atto 1°, scena 3°)

Il nonno minaccia Vasco che indietreggia.

Giovanna - (piano a Valentina) ...Fai qualcosa !

Valentina, che si era aggrappata a Giovanna, le si mette dietro e la spinge.

VALENTINA - Parla tu.
GIOVANNA - E che dico ?
VALENTINA - Ti suggerisco io : “OH ! GETTATE LUNGI DA VOI LA PARTE CORROTTA !” (Amleto - Atto3°, scena 4°)
GIOVANNA - ... Hem “Oh... gettate lungi da voi... (a Valentina)... cos’è che deve gettare ?
VALENTINA - (piano) La parte corrotta.
GIOVANNA - (al nonno) La parte rotta !
VALENTINA - Corrotta ! Corrotta !
GIOVANNA - La parte corrotta, corrotta !
VALENTINA - Nooo, corrotta una volta sola !
GIOVANNA - La parte corrotta una volta sola !

Il nonno si volta sospettoso.

NONNO - Chi ha parlato ?
VALENTINA - (a Giovanna) “O CIELO QUESTO È IL MIO VERO PADRE...
GIOVANNA - (al nonno) O cielo, questo è il mio vero padre...
VALENTINA - ... “CHE AVENDO LA VISTA FIOCA NON MI RICONOSCE !” (Il Mercante di Venezia - Atto2°, scena 2°)
GIOVANNA - Che avendo...
VALENTINA - La vista fioca.
GIOVANNA - Che avendo... che... che siccome ci vede poco, non mi riconosce !

Il nonno ridiventa minaccioso, nel frattempo Vasco è riuscito ad impadronirsi della gabbia di Rosita.

NONNO - Donna ! Sei tu che stai parlando ad un cavaliere ? Ad un signore, ad un...
ROSITA - Grrrrullo, arriva il grrrullo !
NONNO - (voltandosi di scatto verso Vasco) Tu, lurido avvoltoio ! Osi parlare ?
VASCO - (nascondendo la gabbia dietro le spalle) Ve... veramente...
ROSITA - Pappagallo, pappagallo !
NONNO - Pappagallo a me ! Bada scellerato, ho passato furfanti a fil di spada per molto meno !
ROSITA - Grrrrullo, arriva il grrrrrullo !
VASCO - (cercando di coprire Rosita) Grullo... che grullo che sono stato a non capirlo !
NONNO - Bada fellone !
ROSITA - Fellone ! Fellone !
NONNO - Basta ! La misura è colma !

Il nonno comincia ad inseguire Vasco per la stanza. Vasco posata la gabbia al volo sul tavolo, fugge dalle minacce del nonno.

ROSITA - Sbudellalo, sbudellalo !
GIOVANNA - Babbo, babbo !
VALENTINA - Fermati, Sire ! “TU FOSTI SEMPRE IL PADRE DELLE BUONE NOVELLE, PERCHÉ ALZI LA LAMA SU DI UN INNOCENTE ?” (Amleto - Atto3°, scena1°)

Il nonno si ferma.

NONNO - La gentil donzella ! Quali novelle buone, dovrei io recare se ombre d’ali di avvoltoio (guardando con disprezzo Vasco) oscurano il mio cammino ?
VALENTINA - Mio signore, colui che tanto disprezzate, mai proferì parole ingiuriose contro di voi, mai osò dire...
ROSITA - Sbudellalo... sbudellalo !
NONNO - Haaaaaaa ! (riparte alla carica)

SCENA SETTIMA

Vasco e il nonno fanno due giri per la stanza fino a che si apre la porta della comune ed entrano Elisabetta e Sandro. Elisabetta si trova improvvisamente faccia a faccia con il nonno che stava inseguendo Vasco. La scena d’ora in avanti si fa frenetica.

ELISABETTA - (spaventatissima, quasi sviene) Haaaaa !
NONNO - Ah ! Meretrice ! E’ qui che conduci i tuoi amanti ?
ROSITA - Rrrrrrosita !
NONNO - (ad Elisabetta con disprezzo) Ah, Rosita è dunque il tuo vil nome ?
SANDRO - Rosita ? Chi è Rosita ?
GIOVANNA - Il pappagallo !
NONNO - A me, l’infame animale !
VASCO - Sandro, prendi !

Sandro scatta come un giocatore di Rugby e Vasco gli tira la gabbia. Sandro la prende al volo. Il nonno scatta dietro a Sandro.

NONNO - Vieni qui che ti controllo le viscere a colpi di spada !
GIOVANNA _ Fermo babbo !
VALENTINA - Sandro a me !

Sandro passa la gabbia a Valentina che si infila sotto il tavolo, il nonno cerca di inseguirla.

NONNO - Vieni qui, piccolo demonio !

Valentina sbuca dalla parte opposta, fa un mezzo giro intorno al tavolo e deposita la gabbia nelle mani di Giovanna che rimane ferma come un baccalà.

VALENTINA - Mamma, passa la gabbia !

Il nonno si avvicina a Giovanna, Valentina, vedendo che Giovanna non fa nulla, scatta e, nel momento in cui il nonno arriva di fronte a Giovanna, passa veloce nel mezzo ai due e la riprende.

SANDRO - A me ! (la prende al volo da Valentina)
NONNO - E’ un complotto ! Fermi ! Pendagli da forca !
VASCO - Attenti alla gabbia !
GIOVANNA - Povera Rosita, rimarrà senza penne !
VALENTINA - (divertita) Nonno, la gabbia è qui !
NONNO - Ah, maledetti !
ROSITA - Rrrrrosita !

La confusione continua con ritmo crescente, la gabbia passa da una mano all’altra, il nonno, con la spada sguainata cerca di impossessarsene, la gabbia, ad un certo momento, capita in mano a Vasco che, trovandosi vicino al nonno, rimane bloccato.

NONNO - Ti ho preso, finalmente ! (strappa di mano la gabbia a Vasco)
ROSITA - Rrrrrrrosita arrrrosto !
GIOVANNA - Fermati ! Il pappagallo non è nostro !
ROSITA - Grrrrrullo ! Rrrrrrosita arrrrosto !
VALENTINA - Fermati !
SANDRO - Povera Rosita !

Il nonno alza la spada sulla gabbia, tutti accorrono verso il nonno per trattenerlo, Valentina si tappa gli occhi, quando Elisabetta, che fino a quel momento aveva seguito la scena come in trance, ha l’ultimo crollo di nervi.

SCENA OTTAVA

ELISABETTA - (scoppiando in lacrime) Bastaaaaaa !... Basta... nonno, basta, ti prego... io voglio la mia vita... non questo gioco assurdo ! (si siede affranta)

Il nonno, come per incanto, si ferma, guarda Elisabetta, poi comincia a parlare quasi a se stesso.

NONNO - Perdonatemi...

Tutti guardano meravigliati, a bocca aperta, la trasformazione.

NONNO - Non avevo l’intenzione di farvi star male... è stato solo un gioco... scusatemi se ho esagerato, scusami Elisabetta, lo sai che ti voglio bene, come ne voglio a tutti !

Pausa, poi, malinconicamente, il nonno si toglie il cappello e posa la spada sul tavolo, poi comincia a parlare dolcemente, il tutto è accompagnato da un cambiamento di luci e da una musica in sottofondo.

NONNO - Io volevo solo avere l’illusione di camminare ancora una volta tra la polvere del palcoscenico. Volevo regalarvi un po’ di quella magia che si respira sotto i panni dei grandi personaggi..., ma forse ho esagerato. Volevo cercare, sotto questa vecchia pelle : la tristezza di Amleto, l’orgoglio di Cirano, la pazzia di Orlando le smorfie di Gastone... il cuore e la gioventù di Gregorio. Volevo sognare ancora una volta i sogni dei re, degli gnomi, delle fate, degli eroi, delle streghe, dei maghi. Volevo aprire il sipario della fantasia e chiudere, per un attimo quello della tristezza. Volevo accecarmi della luce di immaginari riflettori. Volevo assordarmi del rumore di un milione di applausi. Volevo uccidere mille draghi e baciare mille donne innamorate di me. Volevo parlare, piangere, ridere, soffrire, cantare, gridare, urlare, amare come solo sa fare un grande attore !

Stop improvviso, si ferma anche la musica sull’ultima battuta.

NONNO - Volevo vivere... prima di morire !... Grazie, grazie a tutti di aver faticato tanto per far sognare un povero vecchio !

C’è silenzio sulla scena, poi il nonno porta una mano al petto, ci appoggia sullo schienale di una poltrona facendo una smorfia di dolore, tutti accorrono a sorreggerlo.

GIOVANNA - Babbo !
VALENTINA - Nonno !
VASCO - Su, facciamolo sedere !
ELISABETTA - Qui sulla poltrona... piano !

Fanno sedere il nonno e si dispongono attorno alla poltrona.

GIOVANNA - (preoccupata) Come ti senti ?
ELISABETTA - Su dì qualcosa !

Il nonno si guarda intorno con gli occhi annebbiati, posa una mano sul capo di Valentina che gli è vicinissima.

NONNO - “ADDIO AL BENE CHE MI VOLETE, ADDIO, UN LUNGO ADDIO A TUTTE LE MIE GRANDEZZE... IL MIO ORGOGLIO, GONFIO DI VENTO È SCOPPIATO E MI HA LASCIATO VECCHIO E STANCO IN BALÌA DI UNA CORRENTE IMPETUOSA CHE PER SEMPRE MI INGOIERÀ !” (Enrico VIII - Atto 3°, scena 2°)

Poi trema, chiude gli occhi, reclina la testa e abbandona le braccia. Per un momento tutti stanno per cadere nella più profonda disperazione, poi, improvvisamente il nonno balza in piedi più vivo che mai, tutti si spaventano, qualcuno urla.

NONNO - (orgoglioso) Eh, eh ! Solo così sanno morire i grandi attori !
VALENTINA - Nonno !
GIOVANNA - (sedendosi distrutta) Mi hai fatto morire !
TUTTI - (eccetto Elisabetta, che è ancora esterrefatta) Nonno...
NONNO - Sì ?
TUTTI - Ma va a fa... !
NONNO - (di rimprovero) Eh !

La tensione è rotta, tutti ridono di gusto, circondano il nonno facendogli festa, Elisabetta ad un tratto si riprende e grida.

ELISABETTA - Eh no !

Tutti si fermano.

VASCO - (stupito) Elisabetta ?
ELISABETTA - Elisabetta un corno ! Qui si giocava al teatro mentre a me saltavano i nervi !
GIOVANNA - Dai, ormai è tutto finito.
ELISABETTA - Finito eh ?... aspetta un po’

Si volta e prende la spada, poi, puntandola si avvicina minacciosa al nonno.

ELISABETTA - Tu, vecchia canaglia, volevi fare teatro eh ? Te lo do io il teatro !

Tutti fanno spazio e il nonno indietreggia.

NONNO - (disorientato) E... Elisabetta ! Che... che fai ?
ELISABETTA - (declamando come faceva il nonno) Numi dell’Olimpo ! Amaro è il gusto della vendetta, ma terribile sarà il suo compiersi ! A me, vil marrano !

Dicendo così si avventa sul nonno che scappa per la stanza inseguito da Elisabetta a spada tratta, che a sua volta è inseguita da tutta la famiglia che cerca di fermarla. Il gruppo fa due giri per la stanza, poi esce dalla comune di corsa
.
SIPARIO

Dal sipario chiuso spunta Elisabetta trionfante con il cappellone in testa e la camicia del nonno infilzata nella spada, la mostra al pubblico se ne va via.


FINE DELLA COMMEDIA