Tempi difficili

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Un Figlio complicato

TEMPI DIFFICILI

Atto unico di Pietro Adamo

                  

                                                                                                                                                                                      

Personaggi:

                   Professor Anselmo Erudito:  il padre, insegnante di Italiano.

                   Amelia                                   :  la madre, classica casalinga.

                   Bartolomeo                           :  il figlio, stereotipo del giovane d’oggi.

                   Dottor  Giulio De Volpis      :  Medico della AUSL.

                   Tinello di una casa borghese. Amelia sta allestendo il tavolo per la prima colazione.

AMELIA – Anselmo, sbrigati, la colazione è pronta. (Accorgendosi di aver quasi strillato)O Dio, spero di non aver svegliato mio figlio. Poverino, rientra tardi ogni sera perché va a studiare da un amico che naviga in Internet. Chissà che mare sarà questo! Poi è strano; non dicono studiamo ma chattiamo. Boh! Valli a capire questi giovani!(vedendo arrivare il marito)Buon giorno caro.

ANSELMO – (Entrando)Io, uno di questi giorni l’ammazzo.

AMELIA – Assassino mattiniero, potresti almeno rispondere al mio saluto. E poi chi vuoi ammazzare oggi.

ANSELMO – Tuo figlio.

AMELIA – Ma è anche tuo figlio.

ANSELMO – No, no. L’altro giorno, accompagnandolo in macchina all’università, perché se non gli do un passaggio il signorino non ci va a bivaccare in quel luogo, gli ho detto chiaro e tondo: è assolutamente impossibile che tu sia mio figlio.

AMELIA  - Assassino  già al risveglio. Ricordati che Meo è ancora un ragazzo; ha solo ventidue anni e…se gli andrà bene, fra qualche anno prenderà la laurea in…

ANSELMO - …scienze della pigrizia. Ma come si fa, avendo per nome Bartolomeo, a farsi chiamare Meo. Abbrevialo almeno in Bart, fa molto inglese, anche se snob. Noo! Dice lui con la sua smorfietta ironica che mi da tanto fastidio “ Bart ha quattro lettere, è troppo lungo”…Lungo capisci!  “Meglio Meo risparmio una lettera”. Facesse lo stesso ragionamento quando spende i miei soldi!

AMELIA – Sei sempre molto severo con lui. Dopo tutto studia, fa del suo meglio e prenderà quanto prima una decisione sul suo avvenire.

ANSELMO – Macché studia e studia! L’altro giorno gli ho chiesto,  quasi per scherzo, se si ricordava almeno il teorema di Pitagora. E lo sai  che cosa mi ha risposto?

AMELIA  - Certamente che se lo ricordava!

ANSELMO – No cara! Mi ha detto con un’arietta beffarda: “ma papà, chi va in giro oggi a costruire quadrati sull’ipotenusa?”

AMELIA – In fondo ha ragione. Una volta questi quadrati forse  si usavano; oggi chissà, vanno di moda i cerchi. (Anselmo si mette le mani ai capelli in segno di disperazione)E’ preferibile che abbia le idee precise su cosa farà da grande.

ANSELMO – Alla sua età, io, lo ero già grande e mi ero anche fissato cosa avrei fatto nella vita. Mi sarei laureato in lettere ed avrei fatto il professore; cosa che si è realizzata.

AMELIA – Dai che anche lui avrà la sua idea di cosa vorrà fare nella vita. Conoscendoti, glielo avrai già chiesto chissà quante volte; sei un tipo assillante tu.

ANSEMO – Se per questo mi è bastato chiederglielo una sola volta e, data la sua risposta, mi sono astenuto dal tornarci sopra.

AMELIA – Vedi…vedi che anche lui è capace di esprimersi con giudizio. Penso sia stata una risposta sensata la sua.

ANSELMO – Come no. Mi ha detto che vuol fare l’uomo ricco.

AMELIA – Ti ha dimostrato di avere le idee chiare!

ANSELMO – (balbettando, stralunato)Ma…ma…ma…che professione è l’uomo ricco?

AMELIA – Non è una professione, sono d’accordo, ma permette un modo di vivere che a noi non ci è consentito. Meglio fare l’uomo ricco credimi, non sarà una professione ma si campa meglio.

ANSELMO – (Sempre più stralunato sente salire la collera)Ma…ma…ma che ragionamenti sono questi? Ricchi si nasce da genitori ricchi e Bartolomeo (Amelia accenna a correggerlo sul nome)Meo, Meo, come diavolo vuol chiamarsi, non li ha. Oppure lo si diventa con l’intraprendenza e il lavoro. (Fa una breve pausa, poi conclude sconsolato)Prima di sposarmi avevo un solida teoria su come allevare un figlio. Ora ho un figlio e nessuna teoria.

BARTOLOMEO – (Entrando, tutto assonnato, i capelli arruffati, la voce spenta) Ciao gente, è pronto il caffè, che mi possa svegliare completamente!

AMELIA – Buon giorno tesoro. Ci sono anche le brioches.

ANSELMO – (Contraffacendo la voce della moglie)Buon giorno tesoro. Ci sono anche le brioches! (Riprende incollerito rivolto alla moglie)Ecco come tu rispondi al saluto di un figlio che anziché dire: “Buon giorno mamma, buongiorno papà, come state, si limita a biascicare un inespressivo “Ciao gente” 

BARTOLOMEO – Come sei formalista. Non sono le parole ad esprimere i sentimenti ma…

ANSELMO - …altre forme più moderne di affettuosità.

AMELIA – Smettila Anselmo; adesso stai esagerando.

Bartolomeo – Venendo ho sentito che discutevate animatamente. Spero di  non essere io il soggetto della vostra lite.

 AMELIA – Ebbene si, parlavamo di te. Tuo padre è molto preoccupato per il                    tuo avvenire e sostiene che non studi. Rientri tardi tutte le sere…

BARTOLOMEO - …proprio perché mi trattengo per studiare da un mio amico…

AMELIA – E’ vero; me l’hai detto. Quel tuo amico marinaio che ha una barca che si chiama Internet. Ma studiare su una barca, figlio mio, con tutta l’umidità che  ti  prendi addosso!

ANSELMO – (Alla moglie, indicando il figlio)E ti ha detto per caso che nel loro gergo studiare si dice chattare?

AMELIA – Sì mi ha detto proprio così.

ANSELMO – Lo immaginavo!  Beneficiano di testi riccamente illustrati, molto stimolanti.

AMELIA - Piantala Anselmo, non essere pignolo. L’essenziale è che sappia cosa vorrà fare da grande.

BARTOLOMEO – L’uomo ricco, mamma, l’uomo ricco.

ANSELMO –  (Alla moglie) Hai visto? Ne hai avuto la conferma in cronaca diretta. Ma come farai a diventare ricco, se non saprai far nulla.

AMELIA – Giocherà e vincerà al Superenalotto. (Bartolomeo fa segno di gioiosa acquiescenza

ANSELMO – Oppure farà una rapina in banca, sperando di non farsi acciuffare! (Stessa mimica di acquiescenza di Bartolomeo mentre Anselmo conclude avvilito)Mi auguro che tutti i giovani d’oggi non la pensino come lui. Ti immagini un domani vedere questi baldi giovanotti a cui il lavoro fa schifo, riuniti in una piazza e uno di loro dire agli altri: “Ragazzi non possiamo star qui a non far nulla, la gente potrebbe scambiarci per dei lavoratori!”.

AMELIA – Anselmo non essere così pessimista. Ci sarà pur qualche esperto che potrà consigliare al meglio nostrofiglio (Anselmo punta il dito sulla moglie come per ribadire “tuo figlio”).

ANSELMO - Esperto? (Come toccato da improvvisa ispirazione)Ma guarda un po’ che coincidenza! Questa mattina aspetto proprio un mio amico, consigliere di personaggi di successo, chissà se non farà proprio al caso di Barto…(correggendosi)di Meo.Sapeste quante persone ha fatto diventare ricchi!

BARTOLOMEO –  (Entusiasta)Sarà più piacevole parlare con lui che con te. Sono proprio curioso di conoscerlo, tanto mi sembra impossibile che tu abbia amici che esprimano opinioni diverse dalle tue.

ANSELMO – Fatalità vuole che dovrebbe arrivare fra breve. Vai a metterti qualcosa di decente addosso; renditi presentabile. Ti chiamerò io quando arriverà.

BARTOLOMEO – Finalmente una buona notizia, vado e torno con piacere.(Esce soddisfatto di una tale proposta)

AMELIA – Ma sei impazzito? Chi è questo tuo amico che per professione fa diventare ricchi coloro che lo consultano? Come fai a credere a queste baggianate?

ANSELMO – Mi avete contagiato! Sia tucheMeo, fino ad un minuto fa vi siete mostrati convinti che diventare ricchi in fondo è semplice. Ecco io credo un po’ meno a questa semplicità e così mi sono inventato il consulente che facilita l’operazione.

AMELIA – Ma chi è questo stupido consulente di cui parli?

ANSELMO – Stupido! Se lo è, lo è di suo, ma consulente lo nomino io seduta stante. (Gesti di desolata incomprensione di Amelia). Il Dottor De Volpis?

AMELIA – Il medico che esercita nei locali della Mutua al primo piano del nostro nel palazzo?

ANSELMO – Che sia medico lo deduco dalla sua calligrafia totalmente illeggibile. Adesso lo chiamo al telefono, gli descriverò il caso di nostro figlio e lo pregherò di venire subito da noi per spiegare a Meo e soprattutto convincerlo, che la vita è molto meno facile da come la immagina e che diventare ricchi richiede, salvo una sfacciata e ambigua fortuna, intraprendenza ed impegno.

AMELIA – E se non accettasse il tuo invito?

ANSELMO – Lo accetterà, lo accetterà, dal momento che gli garantirò un lauto onorario. Con quanto guadagna alla AUSL non deve navigare nell’oro. Per consolarsi usa dire che i soldi non fanno la felicità; ma certamente parla dei soldi degli altri.

AMELIA - Fai tu. Io in questa vicenda non m’impiccio.

ANSELMO - E ti pareva che dividessi con me, almeno per una volta, la responsabilità. (Alza la cornetta del telefono e compone un numero: breve attesa)Pronto, pronto, buon giorno signorina, sono il Professor Anselmo Erudito…si, si, ha capito bene; per mia sfortuna Erudito è il vero mio cognome anche se sembra ridicolo, attribuito ad un professore di lettere quale io sono. Vorrei parlare con il Dottor De Volpis… mi conosce molto bene, sono il professore d’italiano di sua figlia…attendo, grazie.

AMELIA – Così sua figlia è una tua alunna; sarà certamente brava.

ANSELMO – Euh! Non ti dico! Avendole chiesto quale era il cognome di Dante, il nostro sommo poeta, mi ha risposto che Dante faceva di cognome Flex: Dante Flex!  Ho replicato indignato: il cognome è Alighieri; Danteflex è un materasso!  E lei con serafica  impudenza, di rimando: quindi nessuna differenza prof. conciliano il sonno  tutti e due. (Arriva la comunicazione col  Dottor De Volpis)...Pronto Dottor De Volpis, sono il Professor Erudito, il professore d’italiano di sua figlia…E’ vero, i nostri rispettivi impegni ci consentono solo rari e brevi incontri…. La linea è disturbata e vuol passare la comunicazione sull’apparecchio del suo studio privato?…Faccia pure, rimango in ascolto.

AMELIA – Mi vuoi spiegare che intenzioni hai. Il Dottor De Volpis la pensa certamente come te e non vedo per quale motivo Meo si faccia convincere da argomentazioni che egli avversa, solo perché esposte da un’altra persona!

ANSELMO – Può capitare; basta cambiare il personaggio, l’ambientazione. Ti sei mai chiesto perché nell’opera lirica un uomo che viene pugnalato, invece di morire, canta?

AMELIA – Che razza di paragoni fai.

ANSELMO – Per rendere più chiaro il concetto. (Facendo un gesto per zittire la moglie)...sst… Rieccomi Dottor De Volpis, la pregherei di salire da me per un consulto che ha per oggetto mio figlio. Si si subito. Le garantisco un lauto onorario, Dottore. Bene, grazie. Le vengo immediatamente incontro, così avrò modo di spiegarle in dettaglio ogni cosa. (Esce per andare giù per le scale incontro al dottore)

AMELIA – Che pasticcio!

BARTOLOMEO – (Entrando sente le parole della madre)Di che pasticcio parli?

AMELIA – (Imbarazzata) Del pasticcio di salsicia e cavolfiori che intendo preparare per questa sera.

BARTOLOMEO –  L’amico del babbo non è ancora arrivato. Ma tu ci credi veramente mamy che i suoi consigli fanno arricchire la gente? Se vero, il primo ricco deve essere lui. Sono curioso d’incontrarlo perché certamente la pensa diversamente da papà. Ma lo stesso papà è una smentita delle sue teorie. Esimio professore di lettere; è diventato forse ricco lui?

AMELIA – E’ vero!  Eppure, credimi, esercita con onestà la sua professione.   Ha fatto segnare solo tre giorni di assenza dal lavoro quando, investito da un’auto, si ruppe una gamba. Pensa la sorpresa dei colleghi e la delusione dei suoi allievi quando lo videro riapparire ingessato e con le stampelle il quarto giorno. (Sentendo  scattare ill chiavistello della porta.) Taci, stanno per arrivare.

ANSELMO – (Entrando)Venga avanti Dottore, le faccio strada. (Vedendo  il figlio, rimane interdetto e si corregge immediatamente)Ah! sei già qui! (Cambia subito tono)Entra Giulio, che ti presento la mia famiglia. (Scena mimica di De Volpis che non capisce questo improvviso “TU”).

BARTOLOMEO –Ma papà, come ti viene in mente di chiamare il tuo amicoDottore e dargli del lei.

ANSELMO – E’ la forza dell’abitudine. Noi anziani abbiamo il tu difficile! Vero Dott…Giulio. In fondo ci piace chiamarci con i nostri titoli accademici. Caro Giulio i giovani non ci capiscono, loro darebbero del tu anche al Papa. Te lo dicevo poco fa salendo le scale, quindi (calcando le parole) non devi stupirti. 

DE VOLPIS – Già, già, non ci stupiamo più di nulla caro Prof…caro…(Cerca di correggersi, ma non conosce il nome del professore, quindi interrompe la sua frase).

ANSELMO – Anselmo…Anselmo.

DE VOLPIS – Già…Anselmo. Strano, dopo anni di lunga amicizia, finiamo anche per dimenticare i nostri nomi!

ANSELMO – Completiamo le presentazioni caro Giulio. Come avrai intuito, questa è mia moglie Amelia e questo è mio figlio Bartolomeo…Meo per tutti.

BARTOLOMEO – E questo sarà il Dottor De Volpis…il tuo amico Giulio, il consigliere delle persone di successo! E’ vero, come mi diceva mio padre,  che tanti ricchi lo sono grazie ai suoi preziosi consigli?

DE VOLPIS – (Sorpreso di così stravagante domanda)E’ una sciocchezza solo pensarlo!

ANSELMO – (Ammiccando per ricordare al Dottore l’intesa presa salendo le scale)Ti prego Giulio, non fare il modesto. (Calcando le parole)Salendo le scale mi hai raccontato alcuni tuoi successi che hanno dello sbalorditivo! 

BARTOLOMEO – Quindi anche (Con confidenza giovanile) tu sei ricco!

ANSELMO – Non ti permettere certe confidenze con il dottore. Dagli del lei.

BARTOLOMEO – Come professore non dovresti stupirti. Tutti i tuoi alunni ti danno del tu. Voi anziani andate a passo lento. Noi giovani siamo già nel futuro quando l’automobile sarà più veloce del suono.

ANSELMO – Così il guidatore sarà all’ospedale, prima di accendere il motore!

BARTOLOMEO – (Sarcastico)  Spiritoso!Dunque dottore, anche lei è ricco?

DE VOLPIS – No

BARTOLOMEO – Gli altri ricchi e lei no! Ma come lo spiega?

DE VOLPIS – Semplice, non mi sono ascoltato. 

 ANSELMO – Adesso io e tua madre vi lasciamo soli, così potrete parlare liberamente; (Rivolgendosi al figlio)non voglio che tu mi possa rimproverare di essermi intromesso nel vostro colloquio. (Facendo gesti di intesa a De Volpis) Caro Giulio ti affido il compito di spiegare a mio figlio come si diventa ricchi. (Anselmo e Amelia escono. Bartolomeo e De Volpis si scrutano interdetti per un breve momento)

BARTOLOMEO – Mio padre mi ha fatto capire che avete una visione diversa della vita. E’ strano che siate diventati amici. Se ho capito bene il tuo modo di pensare è vicino a noi giovani. Egli  pur essendo un esimio professore non è riuscito a far ricca la propria famiglia, ma nemmeno a renderla agiata. Sono certo, caro Giulio, (Gesto di irritazione di De Volpis che non gradisce questa familiarità)che la tua situazione è certamente differente.

DE VOLPIS - (imbarazzato)  Non proprio…(vedendo la smorfia di delusione di Bartolomeo si corregge subito)Si…si, se avessi ascoltato i miei stessi consigli di cui tante persone hanno beneficiato. Invece, al momento di fare la scelta per il mio avvenire, ho commesso lo stesso errore di tuo padre, sovrastimando il valore della cultura. In fondo mi dicevo, grandi uomini devono fama e ricchezza alla loro cultura. Vedi Cristoforo Colombo e la sua incredibile scoperta…

BARTOLOMEO – (Interrompendolo)Che cosa c’è di così incredibile nel fatto che Colombo abbia scoperto l’America. E’ così grossa, come avrebbe fatto a mancarla?

DE VOLPIS  -  (continua  ignorando l’interruzione)…e Isaac Newton che con il suo sapere scopre la legge di gravità.

BARTOLOMEO - Ma va là Giulio. Questa scoperta avvenne perché Newton era seduto sotto un melo e la botta di una mela in testa provoca un certo effetto. Non avrebbe scoperto nulla se lui fosse stato seduto sotto un…un ciliegio. Di lui poi non se ne conoscerebbe nemmeno il nome se si fosse trovato sotto una palma del cocco.

DE VOLPIS – (Ride mostrando una certa simpatia per il giovane)Se penso che tutto sommato la mia laurea in medicina mi ha aperto solo un modesto impiego alla AUSL, devo proprio darti ragione. Da giovane la mia ambizione era di diventare un uomo interessante, senza per questo dover andare sulla luna.

BARTOLOMEO - (Scoppia in una risata)Tranquillizzati Giulio o…se preferisce… si tranquillizzi dottore: un uomo sulla luna non sarà mai interessante quanto una donna sotto il sole!

DE VOLPIS – (Ridendo anche lui)Caro Meo, devo ammettere che sei spiritoso e simpatico. Dammi pure del tu, non mi offendo. Vuoi fare l’uomo ricco di professione, senza per questo affaticarti nello studio?

BARTOLOMEO - Rimango sempre di questa idea e aspetto i tuoi preziosi consigli.

DE VOLPIS – Scartiamo a priori l’idea di una vincita super milionaria. Per realizzarla non è necessario avere una solida cultura e magari molte lauree, ma un bel fondo schiena.    

BARTOLOMEO -  Certamente un bel cu...un bel cu...

DE VOLPIS - (interrompendolo) ....un bel cu..molo di combinazioni numeriche sulle quali sono basate le lotterie o altri giochi d’azzardo. Sei tuttavia un bel ragazzo; parti all’attacco di un'ereditiera, comincia a frequentare il mondo dei VIP…anche se…

 

BARTOLOMEO – (Allarmato)  Anche se?

DE VOLPIS – Succede che le frequentatrici di questo bel mondo, seppure ricche, aspirano a diventare se non più ricche almeno dive dei gossip e tu non faresti al loro caso.

BARTOLOMEO - Evidente…non sono un calciatore famoso né un faccendiere nel mondo dello spettacolo. Quindi…?

DE VOLPIS – (Riflette)Cerca una preda ricca ma avanti con l’età. Diventa il suo “gigolo”.

BARTOLOMEO - (Che non ha capito il significato di gigolo)Che cosa si richiede ad un gigolo?

DE VOLPIS – Quello che si richiede ad un giovane amante: essere sempre in perfetta forma fisica.

BARTOLOMEO – (Perplesso, grattandosi la testa) E’ un’attività che non mi seduce molto e che alla lunga non dà soddisfazioni. Dai Giulio, cerca nel tuo repertorio qualcosa di meglio.

DE VOLPIS – (Come folgorato da una ispirazione)Trovato. Buttati in politica.

BARTOLOMEO – In politica! E’ un’attività riservata ad uomini di cultura e di profonda preparazione.

DE VOLPIS – (Ridendo)Ma solo una minima parte dei politici possiede questi requisiti.. Ricordati che la politica realizza il miracolo di saper tutto senza aver studiato niente. Non c’è argomento sul quale non abbiano competenza.

BARTOLOMEO – Noo!

DE VOLPIS – Sii!  Va bene un medico al Ministero dei Lavori Pubblici, un avvocato al Ministero dell’Agricoltura. In politica si è onniscienti.

BARTOLOMEO – Noo!

DE VOLPIS – Sii! Ricordati che il segreto di un candidato politico è di sembrare stupido come chi lo ascolta, così che gli ascoltatori si sentano intelligenti come lui.

BARTOLOMEO – (Come da improvvisa ispirazione)Guarda la combinazione! Come ho fatto a non pensarci. La mia ragazza è figlia di un Onorevole ed anche importante. Grazie Giulio, sei veramente un consigliere d’eccezione. Sono felice come Cristoforo Colombo quando rivide gli alberi.

DE VOLPIS – (Ridendo)In quella occasione lo fu di più il suo cane, credimi. Scusa la battuta e torniamo in argomento. La politica è un universo  dove tutti sono convinti di essere  intelligentissimi al punto che potrebbero far proprie le parole che Oscar Wilde diceva di sé: (Gesto di sorpresa di Bartolomeo che non sa chi sia Oscar  Wilde)

             “Spesso sostengo lunghe conversazioni con me stesso e sono così      intelligente che a volte non capisco nemmeno una parola di quello che dico”.  Però i politici non ci metterebbero la stessa ironia.

ANSELMO – (Rientra seguito dalla moglie. Con tono sarcastico)Allora Dottor De Volpis, cioè Giulio, hai potuto dare a Meo il famoso consiglio per diventare ricco, senza troppo darsi da fare?

DE VOLPIS – Per diventare proprio ricco no, ma per cavarsela egregiamente nella vita si.

AMELIA - Vede che non è straordinario che un accoltellato nell’opera lirica, invece di morire canta.

DE VOLPIS - Che c’entra, signora, un accoltellato nell’opera lirica con l’argomento che ho trattato con suo figlio?

AMELIA – Per spiegarle che cambiando personaggio e ambientazione si riesce a fare cose insolite. Convincere mio figlio è proprio insolito.

DE VOLPIS – (Totalmente frastornato) Boh!

ANSELMO - Non badare Giulio, mia moglie si riferiva ad una discussione che abbiamo avuto prima che tu arrivassi. Dunque, se ho capito bene, Meo dopo il tuo consiglio ha cambiato idea.

DE VOLPIS – Ad essere franco, il mio consiglio è arrivato dopo che Meo ha fatto cambiare idea a me.

ANSELMO – (Sorpreso e incredulo)Ha fatto cambiare idea a te?  A questo punto non sono io a doverti pagare una parcella, ma sei tu a doverla a mio figlio!

BARTOLOMEO – Ah! Era quindi tutto combinato fra voi! Una parcella per farmi cambiare idea! Eh! No caro paparino, le vostre idee sono oggi moneta fuori corso. Tu e il cosiddetto tuo amico Dottore continuate a pensare che si va avanti in carriera per merito. Non è più così in Italia da un pezzo, anche se in qualche parte nel mondo questo concetto trova ancora credito. Abbiate il coraggio di guardarvi allo specchio e fate un bilancio della vostra vita.

 

AMELIA – Lo dico sempre a tuo padre di guardarsi allo specchio, perché in lotta con la bilancia, lo vedo alquanto ingrassato.

ANSELMO – Amelia ti prego; sei sempre fuori tema. Allora Giulio, cosa hai consigliato a Meo.

DE VOLPIS – Poiché la sua ragazza è figlia di un onorevole importante, che la sposi e si butti in politica. Cosa ne pensi?

ANSELMO – (Affranto)Cosa ne penso? (torna a dare del lei a De Volpis, come per prendere le distanze) Per arrivare alla sua stessa conclusione, egregio Dottor De Volpis, non avevo bisogno della sua consulenza, da remunerare noti bene. Sapevo già che Meo filava con la figlia di un onorevole. Va da sé che sfondare in politica, rende di più di un terno secco al lotto. Però a me non piacciono le raccomandazioni. (fa un gesto di disgusto) Ma va là, dottore dei miei stivali, adesso capisco il carattere di sua figlia, tipico di un essere senza guida.

DE VOLPIS – Che c’entra mia figlia, come si permette…

ANSELMO – Lo sa bene che sono il suo professore d’italiano. Una che si appisola su Dante.

DE VOLPIS – Alighieri…

ANSELMO – No…Flex.

BARTOLOMEO – Su calmatevi. I vostri principi, la vostra cultura dovrebbero impedirvi di accapigliarvi.

AMELIA – Vado a prepararvi una camomilla ristretta. (va per recarsi in cucina)

DE VOLPIS – Grazie  signora, preferirei un caffè.

ANSELMO – (Trattenendola) Che camomilla, che caffé. Non li merita. Così si spiega il declino della nostra civiltà dando asilo a queste nuove idee, per illudersi di rimanere giovane. Adesso capisco, caro Dottor De Volpis, così scontento della sua posizione sociale, perché non ha sfondato nella vita. L’unica, roboante promozione glielo data io, nominandola “Consigliere dei VIP” (Scoppia in una fragorosa risata).

DE VOLPIS – Perché Lei, Professor Erudito, (ridendo sarcastico)ha realizzato di meglio nella sua vita? Non ha saputo dare a suo figlio nemmeno quel modesto consiglio che gli ho suggerito, pur sapendolo in familiarità con un onorevole importante.

ANSELMO – Non glielo voluto dare, perché mi sembrava e continua a sembrarmi avvilente ricorrere alle raccomandazioni.

AMELIA – Suvvia, Anselmo, non credo che si possa chiamare raccomandazione la piccola spinta che può dare un suocero al genero, ben più, al figliuolo acquisito.

BARTOLOMEO – E’ così chiaro, babbo.

DE VOLPIS – (Rivolgendosi ad Amelia e Bartolomeo)Bravi, vi dimostrate più aggiornati del qui presente professore, uomo tutto di un pezzo che non ha capito che il mondo si evolve e si rivitalizza con le idee delle nuove generazioni.

AMELIA e BARTOLOMEO – Più che giusto.

ANSELMO – (Sgranando gli occhi) Cosa debbono ascoltare le mie orecchie!  (Rivolgendosi al pubblico indica il Dottor DeVolpis).Guardate quest’uomo; sembra un deficiente e parla come un deficiente, ma non lasciatevi ingannare: è veramente deficiente.

BARTOLOMEO – Questa battuta non è farina del tuo sacco, babbo.

ANSELMO – No, è di Marx.

BARTOLOMEO – Karl Heinrich,  che fondò il comunismo?

ANSELMO – No, di Groucho Marx che fondò la compagnia dei famosi comici “Marx Brothers” e che tanto  fece ridere  negli anni trenta.

DE VOLPIS – Come vedete, roba dell’altro secolo.

ANSELMO – Riferendosi a Lei, sempre di grandissima attualità.

AMELIA – (Rivolgendosi a Anselmo e De Volpis)Suvvia calmatevi! Mio marito mi rimprovera di parlare sempre fuori tema. Voglio correre ancora una volta questo rischio. Riportatevi indietro nel tempo; siete stati giovani anche voi e non credo che la decisione che vi ha condotto alla scelta della vostra professione sia stata la prima a frullarvi per la testa.

DE VOLPIS – E’ vero. Io aspiravo ad essere uno sceriffo nei film d’azione dove sparavo ed uccidevo i cattivi…

ANSELMO – Invece nella tua attuale professione puoi uccidere anche i buoni! Io aspiravo ad essere un diplomatico con frak e cilindro.

BARTOLOMEO -…e una gardenia nell’occhiello…

AMELIA – Se per questo, l’amore per i diplomatici ti è rimasto: non te ne privi mai andando in pasticceria. (Tutti ridono e l’atmosfera torna distesa)

DE VOLPIS – Diamo tempo al tempo, chissà quante altre belle idee verranno in mente a Meo. Per ora, anche se zoppicando, continui a studiare.

ANSELMO – A chattare, a chattare. In fondo anche così imparerà qualcosa…dal vivo.

BAROLOMEO – Brava mamma, sei riuscita a mettere noi tutti d’accordo. Poiché l’idea di mediazione e di compromesso non ti sfugge, buttati anche tu in politica.

AMELIA – Ma ti pare…

BARTOLOMEO – Comincerai col fare il mio portaborse, cioè il portaborse di un portaborse! E’ un’idea politicamente innovativa ed avvincente. Che ve ne pare?

ANSELMO - ( verso il pubblico) Un vero programma di riduzione delle spese e di risanamento del bilancio dello Stato!

DE VOLPIS – (Prendendo sotto braccio Anselmo)Come vedi, caro Anselmo, almeno in politica, vecchie e nuove generazioni aspirano agli stessi privilegi.

 

 

SIPARIO

  

              

   

  

 Théatre Municiipal de Tunis