Teodolinda

Stampa questo copione

ATTO I

TEODOLINDA

di Rino Gobbi

(2 atti senza cambioscene)

Trama

Teodolinda è il nome della cagna di Oreste, che viene uccisa da un’auto. Ma Teodolinda è anche il nome della sorella di Oreste, chiamata “cagna” per la professione che esercitava.

La scena si svolge nella sala teatro del patronato di un paese, dove si sta aspettando lo scenario per la rappresentazione della Prima di una commedia, che la compagnia del posto dovrà recitare. Arriva sul palco la moglie di Oreste, che trova Fulvio. Lo avvisa della morte di Teodolinda, che lui pensa sia la sorella di Oreste, e si dispera. Entra Aldo e viene a sapere della notizia; lui sa che Teodolinda è una cagna (animale), e si comporta non dando peso al fatto. Entra in scena un altro attore, che viene a sua volta informato della morte di Teodolinda, e si dispererà per la morte della “sorella di Oreste”, e anche perché non si reciterà la Prima per il lutto familiare che ha colpito il collega. Insomma, ci sarà chi pensa sia la cagna animale a essere morta, e chi la sorella di Oreste.

Alla fine, quando l’equivoco sarà chiarito, si scoprirà che la cagnetta era quella di Iselda, un’attrice. Allora subentrerà la lotta per l’assicurazione visto che Carlotta, la moglie di Oreste, aveva assicurato l’animale, che però non era suo.

Si scoprirà inoltre che a uccidere Teodolinda sulla strada è stato il figlio scapestrato di Arturo, a cui il padre aveva proibito di guidare la sua auto. Aldo lo prende in giro, ma non sa che sua figlia, che lui credeva di avere messo in castigo, era proprio con il figlio di Arturo, che assolutamente non voleva che lo frequentasse.

Sin dall’inizio si sarà in attesa del camion con la scenografia, che però è rimasto imbottigliato dal traffico per via dell’incidente in cui è morta Teodolinda, la cagnetta; e in seguito sequestrato dalla Polizia, per cui lo scenario non arriverà mai.

Alla fine telefonerà la vera Teodolinda, chiederà di far parte della compagnia, che finanzierebbe con diecimila euro. La donne saranno contente perché potranno acquistare lo scenario mancante e i riflettori, e gli uomini perché vedranno anche la possibilità di divertirsi con lei. Per ricambiare tale generosità si dedicherà la commedia a lei, intitolandola: “Teodolinda”.

Personaggi:   Pensano che Teodolinda sia:

CARLOTTA

ALDO

FULVIO

ORESTE

FLORA

ISELDA

MORENA

ARTURO

TERESA

ANDREA

GIORGIO

TEODOLINDA

Moglie di Oreste, autoritaria

Pignolo

Siciliano, apprensivo

Fratello di Teodolinda

Amica di Teodolinda

Prima attrice, vanitosa

Assicuratrice

Padre di Andrea

Figlia di Aldo (non si vede)

Figlio di Arturo (non si vede)

Autista (non si vede)

Sorella di Oreste, prostituta (non si vede)

CANE

CANE

DONNA

CANE

DONNA

DONNA

CANE

NESSUNO

Su un palco di un patronato. In scena: vari mobili, una cassetta di attrezzi, il beauty case, il quadro di Teodolinda.

ATTO I

Scena prima

CARLOTTA

CARLOTTA             (entrando in scena, al pubblico) Toh, nessuno. Dove saranno andati? E quel deficiente di mio marito, sparito. Oggi è il nostro anniversario di matrimonio e non è voluto restare a casa: devono recitare la commedia, è la prima

! Non si può mancare. Accidenti a lui, anche se salta la prima ce ne saranno delle altre, no? Volevo dirgli che Teodolinda è stata investita da un’auto pirata ed è morta. Camminava sul ciglio della strada, e poi bum! Per fortuna che è assicurata, guadagneremo almeno qualcosa dalla sua morte. Teodolinda la cagna a quattro zampe intendo, perché l’altra Teodolinda, la cagna a due gambe, sorella di Oreste, anche lei è partita ieri, ma non è stata investita. Si sa, le auto purtroppo non corrono sui “marciapiedi”! Sapete perché Teodolinda cane si chiamava così? Perché gliel’ho affibbiato io: era arrivata randagia proprio ieri e siccome era appena partita Teodolinda donna, scusate, troia! sorella di Oreste, ho pensato bene di chiamare anche la bestia Teodolinda, tanto una cagna era partita e un’altra cagna era arrivata… Ma dove sarà, dove sarà mio marito? (esce Carlotta. Entrano Aldo e Fulvio).

Scena seconda

ALDO, FULVIO

ALDO                        (entrando con un grande specchio coperto da un telo. Ansando) Pian, pian Fulvio, che l’è pesante. Attento che adesso ghe xe i scaìni. Va pian te digo che go el cuore dèboe. Te digo de andare pian!... Adesso atento a meterlo xo.

Per fortuna che tì Fulvio te ghe un machinòn, se no non so come che garissimo fato a portare qua sto specio.

FULVIO                     Guarda che un macchinone ce l’hai anche tu. Aldo!

ALDO                        (ironico) Sì, ma non vojo che el vegna strissià.

FULVIO                     Invece io non vedo l’ora che il mio venga strisciato…

ALDO                        Ma el tuo l’è grande come un caro funebre; manco mae che no te ghe messo i fiori.

FULVIO                     Si vede che io sono a favore di chi dice: “Non fiori, ma opere di bene”.

ALDO                        Invesse mì al me matrimonio go suggerìo n’altra frase.

FULVIO                     Quale?

ALDO                        “Non vestiti costosi, ma grosse buste!”

FULVIO                     Va là, che non ti credo!

ALDO                        Infati, li ga portà poche buste, ma cossì tanti fiori chel pareva un funeràe.

FULVIO                     Perché, secondo te, cos’è il matrimonio?

ALDO                        Un funeràe! Ma non queo de me neòda, chea voe sposasse tuta pimpante con na scolatura da brividi. Non so se el prete ea vorà in ciesa.

FULVIO                     Sicuramente la vorà in canonica!

ALDO                        Ah,spiritoso!...(cercando di risollevare lo specchio, ma lo poggia subito) Ma Oreste nol podèva mia trovare un specio manco pesante, per mì l’è un sforso massa grande, go paura de ansarghe e strasse.

FULVIO                     Allora caro Aldo scegli l’ospedale che vuoi, così saprai di che morte devi morire.

ALDO                        Mì go sentìo davero dei parenti del morto dire: “Se non se metèmo d’acordo se meterlo nel loculo o per tera non sarà mia questione de vita o de morte?... Ma adesso basta parlare de morti, sù, montèmo sto specio.

FULVIO                     Oh Dio, adesso comincia il bello!

ALDO                        Cossa intendito con “bello”?

FULVIO                     Che sei pignolo, che non ti va bene niente, che hai sempre il senso della contraddizione.

ALDO                        Mì go el senso dea contradissiòn? Non xe vero!...

FULVIO                     Vedi?...

ALDO                        Mmmm, mejo tasère. (alzando il telo) Vardèmo che rassa de véro che ga sto specio visto che l’è cossì pesante. Infati l’è grosso… (accorgendosi di una scalfittura sul vetro) Cossa?! Varda che striscio che ga sto specio! Fulvio, vien a vedere! Mì non reciterò mai con un specio cossì!

FULVIO                     Oreste aveva solo questo di grande, bisogna accontentarci.

ALDO                        Acontentàrse un corno! Te digo che mì non reciterò mai con na roba del genere. Tì vorressito recitare?

FULVIO                     Io sì.

ALDO                        Perché te sì un bauco! Per tì tuto va ben.

FULVIO                     Non offendere adesso, sei tu che sei insopportabile.

ALDO                        Mì, insoportàbie? Non offendere tì adesso!

FULVIO                     Io non ti ho offeso.

ALDO                        Te me ghe dito insoportàbie!

FULVIO                     E tu mi hai detto bauco! Ora siamo pari.

ALDO                        Sì, pari. Alora drissèmo sto specio.

FULVIO                     Guarda che comincio ad avere male alla schiena…

ALDO                        Pensa a mì che go mal de cuore.

FULVIO                     Guarda che ho mal di schiena!

ALDO                        (aggressivo) Bisogna o non bisogna drissare sto specio? Anche se per tì xe eo stesso avere sta roba qua in scena.

FULVIO                     Ma capisci che sono stanco, ho mal di schiena!

ALDO                        Non mi interessa un cavolo se te ghe mal de schina!

FULVIO                     Non ti interessa?! Bene, allora sai che ti dico? Che sei proprio un fastidioso! E io me ne vado!

ALDO                        Fulvio, ma dove veto? Ma sito mato? Varda che el specio me cade. Torna indrio!(Fulvio esce. Entra Flora).

scena terza

ALDO, FLORA

FLORA                      (non vede nessuno. Si guarda un momento allo specchio sostenuto da Aldo, che per vergogna è nascosto dietro. Poi osserva il quadro di Teodolinda e lo ammira. Sente Iselda canticchiare un motivetto, ed esce. Entra Iselda).

Scena quarta

ALDO, ISELDA

ISELDA                     (Si pavoneggia a lungo davanti allo specchio. Poi vede il quadro di Teodolinda, lo osserva sprezzante, gli fa uno sberleffo, lo gira ed esce).

Scena quinta

ALDO, FULVIO

ALDO                        Fulvio! Fulvio! Dove sito andà? Vieni aiutarme, te asicuro che farò el bravo!

FULVIO                     (ritornato, sulla porta) Me lo giuri?        

ALDO                        Sì, teo giuro, no me arabierò pì, basta che te me cavi da sta situassion!

Scena sesta

ALDO, FULVIO

FULVIO                     (entrando)     Mi raccomando, sai che me l’hai promesso!

ALDO                        Sì, non farò el pignòeo, ma adesso aiutàme a sistemare sto specio! (lo specchio viene sistemato sul pavimento. Oh, finalmente! Adesso noialtri semo pronti, ma Giorgio cossa aspèteo a arivare coea scenografia? Xe xà tardi… (guardando intorno) Varda qua come che semo messi! (guardando lo specchio) speremo chel ghe piasa aea Iselda… e chel ghe basta, smorfiosa come chea xe! (guardando in alto) Ma manca sempre i rifletori che li ga da iluminare ea scena… Ea scena?… “Èa” i ga da iluminare! Ea prima dona, no!

FULVIO                     Cosa vuoi, se non abbiamo i soldi per comprarli bisogna rassegnarci a usare quelli del palco.

ALDO                        Sì, ma i visi resterà in ombra e li farà un bruto efeto sul publico.

FULVIO                     Bé, quelli che sono brutti resteranno brutti, comunque cosa vuoi che importi al publico se vede i visi belli o brutti, tanto, per la gente che verrà…

ALDO                        Vegnerà i nostri parenti e il prete, se nol ga da dire Messa.

FULVIO                     E gli invitati di Oreste…

ALDO                        Se i vorà vegnère… Li conosso, quei ga soeo voia de magnare, e te vedarè che invesse de vegnere e vederme li resterà in casa a ingossarse.

FULVIO                     Certo, con quei manicaretti che fa Carlotta…

ALDO                        Èa?...èa fa qualcosa de bon soeo quando chea va in rosticceria… almanco questo xe queo che dise Oreste.

FULVIO                     Invece dovrebbe fare lei da mangiare…

ALDO                        Sì, cossì, con chea poca voja chea ga de farlo li diventerìa tuti anoressici.

FULVIO                     A proposito di anoressia, ieri ho visto una ragazza davanti alla farmacia: era così magra che dentro aveva solo il fegato o lo stomaco, tutti e due non ci potevano stare. E aveva una…

ALDO                        (interrompendolo bruscamente perché sta parlando di sua figlia) Anssa stare, anssa stare! Noe xe robe per tì. Te me pare un libidinoso!Vardèmo invesse sto quadro.

E questa sarìa Teodolinda?! El pitore el gheva da avere na bea fantasia per farla cossì bea…Ma tì Fulvio, gheto vù gnanca na morosa?

FULVIO                     Una ce l’ho avuta…

ALDO                        E perché non vi sì sposà?

FULVIO                     Perché abbiamo capito che avevamo gusti diversi.

ALDO                        Perché ghevi gusti diversi...

FULVIO                     Sì, a me piacevano le donne e a lei gli uomini.

ALDO                        Te sì drio schersàre, spero.

FULVIO                     Ma certo che sto scherzando! Però non scherzo quando faccio i lavori di casa.

ALDO                        Per esempio?...

FULVIO                     La mura che ho costruito nella mia nuova abitazione. L’hai vista per caso?

ALDO                        A dire el vero non go gnanche visto ea to casa nova.

FULVIO                     Dovresti proprio venire a vederla, è un’opera d’arte, un gioiello. Ho perfino lucidato le pietre faccia a vista con una vernice che mi sono fatto mandare appositamente da Verona. Per non parlare della ringhiera in ferro battuto! Sono proprio orgoglioso del mio lavoro.

ALDO                        Va ben, vegnerò a vedere sta mura, tanto, Dio sa come chea xe! Mì invesse go mandà via do squadre de muràri perché noi lavorava come che voevo mì, perché i lavori i ga da essere fati ben!

FULVIO                     Ma siete tutti così da queste parti?

ALDO                        Da queste parti, non capisso…

FULVIO                     Nel Veneto! Siete tutti così pignoli?

ALDO                        Sicuro che semo pignòi, perché a noialtri del nord i lavori me piase farli a regola d’arte. E voialtri siciliani doverissi imparare da noialtri… Ma per tì xe na impresa impossìbie imparare: se dopo venti anni che te sì qua non te sì gnancora bon parlare el nostro diaèto...

FULVIO                     Perché, tu sai parlare l’italiano?...Lasciamo stare, và. Allora, verranno tutti i tuoi parenti a vederti stasera?

ALDO                        Sì, tuti; ansi me fiòea no: ea se ga comportà mae e la go messa in castigo.

FULVIO                     Hai ragione, al giorno d’oggi le figlie disubbidiscono, pretendono, inseguono l’apparenza, e dentro sono vuote. Per esempio, quella ragazza davanti alla farmacia di cui ti dicevo, aveva una minigonna da sballo, sembrava proprio una puttana. L’hai vista anche tu, per caso?

ALDO                        Sì.

FULVIO                     E chi era?

ALDO                        Me fiòea.

FULVIO                     (dopo un attimo di perplessità) Tua figlia? Non l’avevo riconosciuta.

ALDO                        Gnanche mì... Per cossa pensito che la gabia messa in castigo?

FULVIO                     Pensavo perché fosse andata via con Andrea.

ALDO                        Anche per queo. Ma te asicuro Fulvio, ieri la xe andà da èo per l’ultima volta, perché ghe ne go dito cossì tante, ma cossì tante chea se ricorderà per un toco; andare via in machina con chel mato?... Me dispiase per Arturo, ma mì non posso metere a repentaglio ea vita de me fiòea per so fiòeo.

FULVIO                     Eppure stamattina mi pareva di averli visti insieme…

ALDO                        Impossibie!

FULVIO                     Eppure…

ALDO                        Impossibie, te digo: Teresa xe a casa chea starà ancora meditando su queo che ghe go dito.(Fulvio esce ad aspettare Giorgio).

Scena settima

ALDO

ALDO                        Perché bisogna fare i duri coi fioi, i duri!Soeo cossì li ubidisse. E semo sempre noantri padri a subire e conseguense: diventemo nervosi proprio per colpa de lori. Per esempio, quando ieri so andà da Oreste a go visto na cagnetta randaja là da èo… Come la gai ciamà?… Ah sì, Teodolinda, come so sorèa. Sta bestia, sporca come chea jera, la se ga strussià soe braghe e mea ga sporcà, e mì la go ciapà a peàde. Go fato màe, eo so, ma jero nervoso per colpa dea Teresa, nervoso!Capissito Fulvio, nervoso! Cossa ne dito tì, non xe sempre colpa dei fiòi se semo nervosi?… (accorgendosi che Fulvio non c’è, lo chiama arrabbiato) Fulvio?! Fulvio! Ma dove sito sparìo? Fulvio?! (entraFulvio).

Scena ottava

ALDO, FULVIO

ALDO                        Mì so qua che parlo e èo che va via…

FULVIO                     Sono preoccupato, tanto preoccupato perché Giorgio non arriva.

ALDO                        Andrò a vedere mì se el ariva!

FULVIO                     Ma io o te sarà la stessa cosa, no?!… (esce Aldo. entra Carlotta).

Scena nona

FULVIO, CARLOTTA

CARLOTTA              Dove xeo Oreste?

FULVIO                     Sarà andato in piazza a vedere anche lui se arriva il camion con la scenografia.

CARLOTTA              Va bé, fa gnente.

FULVIO                     Come “fa gnente”, dobbiamo recitare e non è ancora arrivata la scenografia, i costumi e tutto il resto…

CARLOTTA              Intendo dire che Teodolina xe sta investìa e copà da na machina, e che bisogna informare la Morena per via dea assicurassion.

FULVIO                     Cosa?!… Teodolinda, morta?! Ma com’è accaduto?

CARLOTTA             Ea caminava sul ciglio dea strada quando na machina pirata ea ga ciapà soto.

FULVIO                     Ma perché stava sulla strada?... Ma ora è proprio vero che faceva la p… Oh, come mi dispiace, mi dispiace lo stesso, in fin dei conti era una creatura anche lei. E tu Carlotta che non la volevi in casa.

CARLOTTA              Come noea voèvo in casa? Ea jera rivà da chissà dove e, sporca come chea jera xe naturàe che noea gàbia acetà a brassi verti.

FULVIO                     Almeno si fosse accoppiata, così non avrebbe fatto di sicuro quella fine.

CARLOTTA             Come fasèvea? Noea ga trovà gnanche un can chea voesse. Chi voto che se toesse una cossì, ea jera na cagna, bruta e onta. Comunque non xe ea fine del mondo, quando vien Oreste, tì dìgheo e basta (esce Carlotta. Entra Aldo).

Scena decima

FULVIO, ALDO

ALDO                        Qua non ariva nessuno, ghio capìo, nessuno!

FULVIO                     Lascia stare, stasera non si recita.

ALDO                        Non se recita? Ma cossa dito?

FULVIO                     E’ successa una disgrazia a Oreste: è morta Teodolinda.

ALDO                        Ea cagna?

FULVIO                     Sì, lei, ma non era una cagna.

ALDO                        Ea sarà sta un can!

FULVIO                     No era una femmina.

ALDO                        Sempre un animàe el jera. Ma come xe sta?

FULVIO                     E’ stata investita da una macchina sul ciglio della strada.

ALDO                        E dove voto che fosse sucesso?

FULVIO                     E’ stata sfortunata, perché se fosse stata sul marciapiede gli autisti non l’avrebbero investita, si sarebbero fermati.

ALDO                        Per farla passare?

FULVIO                     Sì, per farla passare… magari per farla salire!

ALDO                        E pensare chea go ciapà a peàde…

FULVIO                     Anche questo le hai fatto?

ALDO                        Quando una se le merita…

FULVIO                     Comunque stasera non si recita.

ALDO                        Per na cagna? Ma dài, fame el piassere!

FULVIO                     Sei diventato matto? Lei ha avuto una vita sfortunata, tutto qua; e poi, non si può incolpare e tantomeno offendere chi è morto.

ALDO                        Adesso non esagerèmo, il rispeto va ale persone.

FULVIO                     Ma anche se era una cagna, come dici tu, era pur sempre una creatura di Dio (entra Oreste).

Scena undicesima

ALDO, FULVIO, ORESTE

ALDO                        (a Oreste) E ora Oreste, non xe arivà gnancora nessuno?... Ah, Fulvio me ga dito che xe vegnù qua ea Carlota per dirte che xe morto Teodolinda.

ORESTE                    Ea cagna?

ALDO                        Sì, ea cagna, soto na machina.

ORESTE                    Ah, sì? Infati ea jera andà via. Bé, mejo cossì, ea gavèvimo apena asicurà coea Morena, e adesso tirerèmo un pochi de schei.

FULVIO                     Ma dico… va bene che era una… Non capisco… Ma contava proprio niente per te, Oreste?

ALDO                        Ma dai, chea jera soeo na cagna. D’altronde ea gheva da morire soea strada, ea xe la fine pì frequente per li animài.

FULVIO                     Basta, basta! Perché continuate a offenderla! (entra Flora).

Scena dodicesima

ALDO, FULVIO, ORESTE, FLORA

ALDO                        Seto Flora, xe morta ea cagna che jera da Oreste.

FLORA                      Ea cagna?!… Ah, Teodolinda? Oh Dio, come xe sta?

ALDO                        Per la strada, ea caminava sul ciglio e la xe sta investìa da na machina.

FLORA                      Me dispiase, me dispiase veramente, anche sea jera randaja, ma de fronte aea morte…

ORESTE                    Ma tì ea gheto vista?

FLORA                      Sì, proprio ieri quando so vegnù a casa toa, èa la jera drio partire. Ea me faseva pena, poareta; se savèva chea partiva per andare ancora a ramengo, ea vita xe ingiusta a volte perchè se uno nasse sfortunà, sfortunà el resta.

ORESTE                    Ma ora tea ghe vista partire?

FLORA                      Sicuro chea go vista partire. Ma tì dove jèrito, non te go visto saudàrla.

ORESTE                    Anche saudarla? A parte el fato che noea go ciamà mì in casa, sea ghesse vista partire ghe garìa dà el benservìo, cossì onta come chea jera ea voeva stare da noantri, ma mì go xa abastansa preocupassion con me mujere.

FLORA                      Anche tì contro èa, pensavo che fosse sòeo ea Carlota a vòerghe màe.

ORESTE                    Un animàe xe sempre un animàe!

FULVIO                     Comunque stasera non si farà niente.

ORESTE                    Perché?

FLORA                      Ma per la morte dea Teodolinda, no?

ORESTE                    Schersito?! Voialtre done sì massa sentimentài: non te vorè mia che saltèmo ea Prima soeo perché èa la xe morta? Ghe mancarìa altro! Sù Aldo, telefona a Giorgio, non vorìa che ghe fosse capità veramente qualcossa.

ALDO                        Giorgio non ga el celulare, ti sito dismentegà?

ORESTE                    Come non ga el celulare? Se lo ga tuti!

ALDO                        Ma Giorgio no, cossa voto che te diga…

FLORA                      (pensando a Teodolinda) Non capisso, non capisso proprio. (escono Aldo e Oreste. Entra Iselda).

Scena tredicesima

FULVIO, FLORA, ISELDA

ISELDA                     E i rifletori? Dove xei che noi vedo?

FULVIO                     Iselda, i riflettori non li vedi perché non ci sono, ti sei almeno accorta che non ci sono neanche i pannelli, che di materiale c’è solo quello che ci siamo portati noi da casa?

ISELDA                     Ma coi panèi ariverà anche i me rifletori?...

FULVIO                     Né con i pannelli, né senza i pannelli. I riflettori non ci sono!

ISELDA                     Però me ghevi promesso che compravi almanco queo chel gheva da iluminarme.

FULVIO                     Non ci sono soldi Iselda, capisci: niente soldi, niente riflettori.

FLORA                      Finché recitèmo per beneficenza in un patronato…

ISELDA                     Per fortuna che ghe xe el specio, perché mì go da fare ea vamp, go da essere iluminà… E el mio beauty case?... Dove xeo che non lovedo?... Ah, ecolo qua; perché me voe tempo savìo… se go da essere ea prima dona bisogna che me prepara prima.

FLORA                      Tanto prima… Comunque stavolta go paura che non te farè nessuna parte.

FULVIO                     (a Flora) Guarda che Oreste recita lo stesso, non l’hai sentito?

ISELDA                     Oreste recita eo stesso? Se gàeo arabià anche èo perché manca i rifletori? Va ben, eo capisso, ma se non fasso mì i capici che so ea prima dona…

FULVIO                     Cosa vuoi che centrino i riflettori: è successo un incidente a Teodolinda.

ISELDA                     Teodolinda?! So sorèa?! Quea che tuti ciama cagna?!

FLORA                      Ea ciamava cagna, ea ciamava…

ISELDA                     Ma cossa xe sucesso?

FLORA                      Ea xe sta investìa da na machina e ea xe morta. Me pare ancora impossìbie. Ea jera na dona cossì espansiva, piena de vita, d’amore…

ISELDA                     Su questo no ghe xe dubi.

FLORA                      Adesso ea jera cossì, e pensare che quando chea jera pìcoea ea gheva scomissià a studiare musica e ea jera brava a solfegiare e a batere el tempo col piedin.

ISELDA                     Dopo ea ga scomissià a batere e basta.

FLORA                      Insoma, non se poe parlare mae de na morta!

FULVIO                     E’ quello che dico anch’io. E dopo lei…

ISELDA                     Ea vaca?... Oh, scusa.

FULVIO                     Mi voleva bene, mi trattava come un figlio.

ISELDA                     Visto che de marìi ea ne gheva xa tanti.

FULVIO                     Mi dispiace veramente che sia morta.

ISELDA                     Mì, sinceramente noea go mai soportà: ciò, noea ga mai lavorà… de giorno intendo, e la jera ea vergogna dea fameja de so fradèo. Come se fa a voèrghe ben a na persona cossì?

FULVIO                     Ma lei sì che ne ha dato tanto di bene!

FLORA                      Fulvio, queo se ciama amore.

ISELDA                     Queo se ciama sesso, e chissà se el bon Dio la perdonerà (entra Morena).

Scena quattordicesima

FULVIO, FLORA, ISELDA, MORENA

MORENA                  Ma come? Non xe sta montà gnancora ea scenografia?

FULVIO                     Lascia stare la scenografia Morena, conoscevi Teodolinda?

MORENA                  Sicuro chea conosssevo, ea ghevo apena asicurà…

FULVIO                     Era andata via ed è stata uccisa sulla strada.

MORENA                  Xa morta! Me dispiase per èa… e per mì… Ma come mai non xe sta montà gnancora gnente?

FLORA                      Te te preoccupi dea scenografia? Ma capissito che xe morta Teodolinda?

MORENA                  E alora, xea na tragedia?...Ma..ma, pensandoghe ben, lo ga fato aposta.

FLORA                      Fato aposta, chi?

MORENA                  Ma ea Carlota, no? Pareva chea savesse chea sarìa morta subito, perché proprio ieri ea xe vegnù da mì per assicurarla. Bé, in fin dei conti noea vaèva tanto.

FLORA                      Anca tì Morena? Ma come se fa a parlare cossì mae de na morta?

MORENA                  Su, adesso non stemo esagerare, per na cagna! E dopo ea jera vecia.

FULVIO                     Vecchia?... Non era vecchia, era un poco abbruttita, sfido io, con la vita che faceva…

MORENA                  Vecia e col pèo longo…

ISELDA                     El pèo?...

MORENA                  Tutti li animài ga el pèo, non teo savèvi?

ISELDA                     Chea Teodolinda fosse sta peòsa, questo non lo savèvo.

FLORA                      Basta co ste ofese, mì voèvo ben aea Teodolinda.

MORENA                  Cossì, a prima vista? Alora te te ghe afesionà subito?

FLORA                      Cossa ocore, domandarghe che vita chea faseva per voèrghe ben?

MORENA                  Te vorè dire domandarghe el so pedigrì.

ISELDA                     Eco, brava, proprio el pedigrì ghe vòeva per una come èa (entra Carlotta).

Scena quindicesima

FULVIO, FLORA, ISELDA, MORENA, CARLOTTA

CARLOTTA              Dove xeo Oreste?... E Arturo?

MORENA                  Arturo noeo ghemo ancora visto…

CARLOTTA              Lo imaginavo. Xe sta èo a copàre Teodolinda, el sarà tornà indrio per vedere cossa chel gheva fato; ma non xe un drama, fosse stà una de casa qualcuno garìa soferto, invesse con chea vita chea faseva, noea ghe garìa interessà gnanche a un can.

FULVIO                     È stato Arturo?... E tu Carlotta lo dici così? Mi sembra un incubo.

CARLOTTA              Ma dai, per na cagna?…

FLORA                      Sempre na creatura de Dio ea jera!

CARLOTTA              A me parì tuti mati! Comunque adesso vago e quando che ariva Arturo, me raccomando, rincuorèo, che non xe ea fine del mondo sel ga copà Teodolinda, ansi, el me ga fato un piassère perché adesso tiro i schei dea assicurassiòn (esce Carlotta ed Iselda schifata).

Scena sedicesima

FULVIO, FLORA, MORENA

MORENA                  Ma dai chea ga rasòn, non xe el caso de farne un drama, le xe robe che sucède.

FULVIO                     Ma capisci che è morta, non respira più, non sarà più in vita per l’eternità?

MORENA                  A mì me despiàse soeo paea compagnia de assicurassion, che dovrà sborsare i schei rimetendoghe.

FULVIO                     E’ stato Arturo… Se Oreste non sente pietà per lei, vedrete che Arturo, che l’ha uccisa, sentirà il rimorso e non si farà vedere di sicuro, e la Prima salterà; vado a staccare i manifesti della comedia.

MORENA                  Aspeta, ma sito mato! Se recita Oreste voto che non recita Arturo?

FULVIO                     Oreste è senza cuore, ma spero che Arturo ce n’abbia un poco. Io vado, è meglio che la gente sappia che stasera non si fa niente, non voglio fare la brutta figura di mandarli a casa.

FLORA                      Fulvio, varda che sarà soeo i nostri parenti che vegnerà a vedèrme.

FULVIO                     E i manifesti? Qualcuno li avrà visti.

MORENA                  Per tre manifesti? Uno dal fornaro, uno al bar dei cinesi, e uno… ah sì, qua in patronato.

FLORA                      Che compagnia! Gnanche i schei per far stampare un pochi de manifesti!

FULVIO                     Bé, io vado.

FLORA                      Ma no, aspeta, aspeta… (Fulvio Esce. Entra Arturo).

Scena diciassettesima

FLORA, MORENA, ARTURO

FLORA                      Arturo… Come va?

ARTURO                   Mai andà cossì ben!... Ma cossa xee ste face? Xe l’emossiòn, vero? Strano, non ve credevo così fifone. Dopotuto recitèmo nel nostro patronato, e sarà soeo i nostri che vegnerà a vederme, jugarèmo in casa, come se dise… Ma… dove xeo el scenario? Come mai no l’è sta gnancora montà?

MORENA                  Non l’è sta montà perché non l’è arivà.

FLORA                      Ma dime Arturo, non ghe xe proprio gnente che dovarissimo savère? Gnente de cui pentirte?

MORENA                  (a Flora) Suvia, non infierire su de èo pì de tanto.

FLORA                      Ma el garìa almanco ametere chea ga copà, anche se el xe sta un incidente, non se poe far finta de gnente!

ARTURO                   Cossa, cossa?  Chi xe che garìa copà mì?

FLORA                      Teodolinda. Meo ga dito ea Carlota. E ti te te presenti qua con chea facia tosta?

ARTURO                   Mì non conosso sta Teodolinda, e no go copà nessuno, a sì tuti mati qua dentro! Tuti mati!

ATTO II

Scena prima

CARLOTTA, ISELDA

ISELDA                     (entrando tutte e due, a Carlotta) …Te digo che noeo so!

CARLOTTA              Ma insoma, dove xeo Oreste? Go i ospiti in casa e èo non l’è né qua né là, chel deficiente! El ga da andare a spostare chea carogna, non se poe ansarla sul ciglio dea strada: ea xe na vista schifosa, bisognerìa ciamàre quei dea spassatura, ea fa parte dei rifiuti urbani.

ISELDA                     (fraintendendo) Rifiuti umani?… Questo me pare massa anche a mì.

CARLOTTA              A pensarghe ben garìa da essere Arturo a fare el lavoro: èo ea ga copà, e èo ga da portare via el corpo (entra Arturo).

Scena seconda

CARLOTTA, ISELDA, ARTURO

CARLOTTA             (ad Arturo) Te podevi anche fermarte, no?Come se fa anssarla cossì soea strada? Adesso ghe sarà tutta ea xente chea xe là curiosa e nessuno ga el corajo de spostarla.

ARTURO                   Ma de cossa sito drio parlare?

CARLOTTA             Ma dea Teodolinda! Che te ghe copà coea machina.

ARTURO                   Anche tì Carlota? Ma ora sì tuti mati davero! (esce Arturo risentito).

Scena terza

CARLOTTA, ISELDA

CARLOTTA Eo voe menàre el can pel cortìe. Ma ea cagna ea ga da essere spostà, accidenti a éo. Chel vaga con Oreste se non se sente de andare da soeo… Ma dove xeo? Su, ciamè me marìo!

ISELDA                     Carlota, varda che no ghe xe tempo, ea comedia scomissia fra poco. (Entrano Oreste, Fulvio e Morena).

Scena quarta

CARLOTTA, ISELDA, ORESTE, FULVIO, MORENA

CARLOTTA Ah, finalmente te se rivede. Varda che mì no go tempo per Teodolinda, go i ospiti a casa… ospiti che te ghe voèsto invitare tì per “l’anniversario de matrimonio”.

ORESTE                    Non savèvo che fosse cossì tardi, comunque ghemo fato ben a invitarli, se no che aniversario sarìa sta?

CARLOTTA              El nostro! E adesso tòi el baije e va a sepeìre ea cagna nel fosso.

ORESTE                    Ma no ghe xe tempo! E comunque non se poe sepeìre e carogne nei fossi.

FULVIO                     Ma cosa dici Oreste? Sei diventato matto anche tu adesso?!

CARLOTTA (A Fulvio) No te pretenderè mia che ghe femo el funeràe come sea fosse na persona come noantri?

ISELDA                     Ma gnanche sepeìrla nel fosso!

CARLOTTA              Insoma basta! Ea cagna la ga da essere sepeìa nel fosso. Va’ Oreste, e che non resta fora ea coa.

FULVIO                     La coda?...

CARLOTTA              Gheto mai sentìo de un can sensa còa?

ISELDA                     Ma alora el xe un can queo che xe morto?

CARLOTTA              No, ea xe na cagna.

FULVIO                     Ma tu intendi cagna come cane, non cagna come la sorella di Oreste?

CARLOTTA              Cagna come can sì. La sgualdrina ea xe partìa per fortuna.

FULVIO                     Allora non era Teodolinda, la sorella di Oreste. Ma allora… allora è tutto a posto, si reciterà la commedia rilassati. Meno male… teniamoci pronti per quando arriva Giorgio

CARLOTTA              Gnente afato, anche sea xe na cagna ea ga da essere sepelia subito, non vojo avere rogne mì.

MORENA                  Calma Carlota, calma! Me vien in mente che non se poe sepelire Teodolinda.

CARLOTTA              Cossa dito? Non se poe sepelire Teodolinda?

MORENA                  No, fintantoché non ariva el perito per constatare chea sia veramente morta e per vautàrei dani causà. Dopo el se arangerà èo per ea sepoltura; ansi xe mejo che ghe telefona subito! (esceMorena, e Fulvio la segue).

Scena quinta

CARLOTTA, ISELDA, ORESTE

ISELDA                     Giusto, cossì almanco non sentiremo pì parlare de Teodolinda, ea sorèa de Oreste.

CARLOTTA              Mì, invesse, purtropo sento chea vedrò ancora, e presto, ea mignota de Teodolinda.

ORESTE                    Carlota, ea xe me sorèa! Comunque ea xe partìa e per qualche tempo noea tornerà.

CARLOTTA             Ea torna, ea torna, qualcosa me dise chea torna… Ma digo, come se fa scambiare un can con na femena?

ISELDA                     E te meo domandi? Tea ghe sempre ciamà cagna, xe naturàe che qualcuno se confonda con na cagna vera.

CARLOTTA             Ma anche tì tea giudicavi na cagna.

ISELDA                     Chi, to cognà? Ma quea ea xe ancora na cagna.

ORESTE                    Basta, adesso me so stufà! Manco mae che se arangerà ea asicurassion, cossì Teodolinda noea resterà là tuta ea note? (entrano Flora e Fulvio).

Scena sesta

CARLOTTA, ISELDA, ORESTE, FLORA, FULVIO

FLORA                      (avendo sentito) Resterà dove?

CARLOTTA             Soea strada.

FLORA                      Teodolinda, ancora soea strada? Ma non la xe sta portà all’obitorio el corpo?

ISELDA                     Varda Flora chea jera na cagna.

FLORA                      Eo so seto che tea ghe sempre dispresà, ma un minimo, digo un minimo de rispeto che voe almanco pai morti.

ISELDA                     Te digo chea jera na cagneta.

FLORA                      Sito drio adolcirte cara? Scomissito a provare un fià de rimorso? A tì basta essere sempre in primo piano, fare ea dona fatàe dentro ea scena, e ea stupida fora.

CARLOTTA              Varda Flora chea jera veramente na cagna.

FLORA                      Anche tì come èa. Ma cossa gàvivi contro Teodolinda? Ea sarà sta queo chea jera, ma perché ea xe sta sfortunà, tuto qua. Gnanche dopo morta gavì un poco de rispeto? E tì Oreste, che te jeri so fradèo, non te disi gnente? Non te senti come che li ofende la memoria de to sorea?

ORESTE                    Ea jera na cagna, come teo ghemo da dire?

FLORA                      No, no xe possìbie! Che vergogna, che schifo!

FULVIO                     Flora, ti stai sbagliando di grosso: stiamo dicendoti che era una cagna, un animale a quattro zampe.

FLORA                      Na vaca te voi dire? I te ga influensà anche ti co sti giudissi su Teodolinda.

CARLOTTA             Ea jera na cagna, dea rassa dei cani, quei che ga quatro gambe, che i sbàia e chei ga ea coa.

FLORA                      Ea coa? Ma ora el jera un can?

FULVIO                     E’ mezz’ora che tentiamo di dirtelo.

FLORA                      Siché Teodolinda xe viva?! Manco mae, che solievo, sentì come che xe drio batere el me cuore.

ISELDA                     Anche ea sarà drio bàtere…

ORESTE                    Iselda, un fià de rispeto per me sorèa!

ISELDA                     (ricordando) Ma, un momento, un momento... Un can ghi dito? Na cagneta, col muso nero?

ORESTE                    Sì, perchè?

ISELDA                     Ghèvea na gamba sinistra co na macia bianca?

CARLOTTA              Sicuro, e anche el pèo longo ea gheva, ea jera sporca e la savèva da salvadego.

ISELDA                     Oh mio Dio, ma alora la jera ea me Barbie! Oh Dio, ea me Barbie! Oh poarèta!

ORESTE                    Me pare strano che tì te tegnessi un animàe cossì sporco in casa. 

ISELDA                     Voto mètere, jera tre giorni chea jera scampà. Oh ea me Barbie, ea me Barbie!… E la ga copà Arturo? Ah chel farabutto! Ma dove xeo adesso?

FULVIO                     Guarda che la colpa può essere della tua “Barbie”, e che tu gli debba pagare i danni.

ISELDA                     Ma ghi apena dito chea caminava sul ciglio dea strada; adesso Arturo el ga da darme na spiegassion, se no mì… (entra Arturo).

Scena settima

CARLOTTA, ISELDA, ORESTE, FLORA, FULVIO, ARTURO

ISELDA                     Come gheto fato Arturo, dime come che te ghe fato a copàre ea me Barbie.

ARTURO                   Chi xe che go copà adesso mì? Ea to Barbie? Ma digo, me ghio ciapà per un serial killer?

ORESTE                    Lo so che te guidi ben, ma se i dise che te si sta tì, ametìo, dopotutto el jera soeo un can.

ISELDA                     Soeo un can un corno, la jera ea me Barbie!

ARTURO                   Ea to barbie?...

ORESTE                    Ma sì… ea cagna che jera vegnù a casa mia.

CARLOTTA             A casa nostra!

ARTURO                   Ma mì non go mai adoperà ea machina in quò.

ORESTE                    Carlota, chi te ga dito che xe sta èo a copare la Teodolinda?

CARLOTTA             Ea zente! Che xe acorsa dopo l’incidente, ea ga visto la machina de Arturo investire Teodolinda, andare a sbatere contro na mura e dopo proseguire come se gnente fosse sta.

ARTURO                   Ea me machina?… (realizzando) Ma alora… Andrea, xe sta Andrea, me fiòeo. Ma sel non gheva pì da guidarla?! (esce imprecando contro Andrea, seguito da Fulvio e Flora che cercano di tranquillizzarlo).

Scena ottava

CARLOTTA, ISELDA, ORESTE

CARLOTTA             (al pubblico) Bé, non tuto el mae vien per nuocere: garèmo i schei dea assicurassion!

ISELDA                     Un momento, un momento, casomai sarò mì a ciapàre i schei dea assicurassion: ea cagneta jera mia.

CARLOTTA              Ma ea assicurassion

lea go fata mì! (col dito sul petto di Iselda) Non volevo andare in serca de grane con un can chel podèva avere ea rabia e morirme in casa.

ISELDA                     Sì, ma tea ghe fata su un can che non jera tuo.

ORESTE                    Sì, ma ea to “Barbie” ea jera randaja, non gheva paròni, te podevi tegnèrtea a casa se te ghe tegnevi cossì tanto.

ISELDA                     Se te voi saverlo, belo mio, mì stavo fasendo le prove alo specio quando chea me xe scampà.

CARLOTTA              Dio sa quanto tempo che te ghe garè messo a fare e prove davanti alo specio, vanitosa come che te sì.

ISELDA                     El tempo che ghe voe, e non scomissiàre a ofendere adesso! (entra Arturo).

Scena nona

CARLOTTA, ISELDA, ORESTE, ARTURO

ARTURO                   Ehi, gente, qua si drio dismentergàve chi che ga veramente da ciapàre i schei dea assicurassion!

CARLOTTA  E te saressi tì?

ARTURO                   Sì, mì. Mì go copà ea Teodolinda, e almanco metà dei schei speta a mì.CARLOTTA            Gnente afato, i schei xe miei, ea asicurassion la go fata mì!(Oreste riceve la telefonata da Giorgio)

ORESTE                    Sito tì Giorgio, speta che meta in viva voce. (ai presenti) El xe Giorgio… (al telefono) Dove sito? Semo tuti in ansia, fra poco ghemo da scomissiàre ea commedia e no ghe xe ea senografia!

GIORGIO                  So imbotiglià in meso al trafico! Perchè ghe xe sta un incidente: se ga scontrà tre o quatro machine, ghe xe anche dei ferìì, e la stra la xe bloca, no se poe passare; e tuto questo pare per colpa de un can… So riussìo a teefonarte perché un signore gentìe me ga prestà el so celulare.

ORESTE                    Teodolinda, sicuramente!... Oh Dio, cossa se fa adesso?

GIORGIO                  Aspeta, aspeta, pare che ea Polizia sia drio sgombrare ea strada, sì, sì, finalmente se viaja!

ORESTE                    Manco mae, serca de fare presto.

GIORGIO                  Entro diese minuti sarò là.

(esce Oreste per aspettare Giorgio. Entrano Morena, Aldo e Fulvio).

Scena decima

CARLOTTA, IDELDA, ARTURO, MORENA, ALDO, FULVIO

MORENA                  (entrando) Xe sta chel criminàe de Andrea a copare ea cagnetta.

ALDO                        (ad Arturo) Ma alora non te si sta tì…

ARTURO                   Mì o me fiòeo che importansa ga? E l’è sangue del me sangue, e parte dea assicurassiòn speta comunque a mì.

CARLOTTA             Intanto scomissièmo a calare. Comunque i schei xe miei: ea assicurassion la go fata mì.

ALDO                        Calma ragassi, calmi tuti. I schei xe na roba e la vita xe n’altra: ghio visto che rassa de tipo che xe Andrea? Goi o non goi fato ben a non dare ea Teresa a uno cossì? Coi fiòi ghe voe caratere, caratere! Me fiòea sì che me ascolta, basta che mì versa boca e… (mi ubbidisce).

MORENA                  (ironica) “Caratere ghe voe, caratere!…”

ALDO                        Sito drio torme in giro?

MORENA                  Mì? Non sia mai. Coi genitori duri non me meterìa proprio.

ALDO                        E ora, cossa xeo sto farme el verso?

MORENA                  Mì no digo gnente, ma gnanche non taso.So che con Andrea ghe jera na tosa.

ALDO                        Na tosa?…

MORENA                  Na tosa, sì.

ARTURO                   Ma, dime Morena, ghevea i caveji biondi?

MORENA                  Li me ga dito de sì, siolti, con qualche meches.

FULVIO                     Era magra?...

MORENA                  Sì, come no steco.

FULVIO                     Portava anche un orecchino sul naso?

MORENA                  Anche questo li me ga dito.

FULVIO                     Ed era truccata, con una minigonna da sballo?

MORENA                  Sì, proprio cossì, perchè, ea conossito?

FULVIO                     Certo, ma la conosci anche tu, vero, Aldo?

ALDO                        Mea pagherà… mea pagherà… me fiòea… altroché se mea pagherà!

FULVIO                     (ridendo) Genitori modello!

ALDO                        (a Fulvio) Tì, perché non te ghe fiòi. L’unico interesse tuo xe queo de abelire ea to casa… ea to mura… ea to ringhiera! Ma va là! (escono Aldo e Arturo. Entra Oreste).

Scena undicesima

CARLOTTA, ISELDA, MORENA, FULVIO, ORESTE, ISELDA

FULVIO                     (verso Aldo che sta uscendo) Sicuro, almeno non ho di queste preoccupazioni… Guardate, ho costruito la mura con le mie mani.

ORESTE                    Eo so, lo savèmo tuti, ormai lo sa tuto el mondo.

FULVIO                     Per forza, è sulla strada principale, la vedono tutti quanto bella è.

ORESTE                    (riferendosi a Teresa) Mì, per timore che i fiòi i vegna su màe, non ne vojo: me basta ea Carlota, me mujere.

CARLOTTA             Sito drio torme in giro!

ORESTE                    Non me permeterìa mai.

ISELDA                     Tì Oreste non te garè fioi in casa, in compenso te ghe na baldraca!

CARLOTTA             Cossa?… Mì, na baldraca?!

ISELDA                     No tì, ea Teodolinda.

CARLOTTA             Adesso scomissièmo a ragionare.

MORENA                  (riprendendo il discorso) El gheva da corere forte, perché el ga sbandà a sinistra, e xe sta là chel ga investìo Teodolinda.

ISELDA                     Ea se ciamava Barbie…

MORENA                  Ve ben, Barbie. Dopo el ga sbandà a destra, dove el xe andà a fracassare na mura, dopo ancora a sinistra…

FULVIO                     (allarmato) Ma dov’è successo l’incidente?

MORENA                  Tranquilo Fulvio, so dove che te stè, noea xe la to mura.

FULVIO                     Ah, che solievo, perché se avesse abbattuto la mia mura mi sarebbe venuto un infarto, con tutto il tempo che ho impiegato per costruirla.

MORENA                  Non sta preocupàrte: l’incidente xe sucesso soea strada che porta fora paese.

FULVIO                     Sulla strada che porta fuori paese?... Ma è successo in via Verdi?

MORENA                  Sì, perché?

FULVIO                     Dopo la prima curva?

MORENA                  Sì.

FULVIO                     Di fronte a un capannone?

MORENA                  Proprio cossì. Ma perché te sì agità

FULVIO                     Perché quella è la mia mura, ho cambiato casa! (Fulvio esce disperandosi).

Scena dodicesima

CARLOTTA, ISELDA, MORENA, ORESTE

MORENA                  Carlota, no te poderessi tì pagare i dani dea mura coi schei dea assicurassion? Te ne resterà eo stesso in scarsèa.

ISELDA                     Sì, giusto!

CARLOTTA             Gnente afato, i schei xe miei!

ISELDA                     (a Carlotta) Sta domanda fàmea a mì, perché ea cagneta jera mia.

CARLOTTA              Ea assicurassion la go fata mì, e basta! I schei toca a mì!

ORESTE                    Finìmoea co sta asicurassion! E ti Carlota, un poca de comprension!

CARLOTTA              Comprension un corno! Se non andavo mì dae assicurassion de Morena, dime, chi garìa assicurà na cagna randaja cossì onta? (arriva un’altra telefonata di Giorgio).

ORESTE                    Pronto… Sito tì Giorgio, speta che meta in viva voce.            Ma dove sito, perché non te sì gnancora arivà? Te ghevi dito diese minuti…

GIORGIO                  Eo so, stavolta el celulare meo ga prestà un poissiòto…

ORESTE                    Non me interessa chi che te ga prestà el celulare... Un poissioto?... Come mai un poissioto?

GIORGIO                  El jera queo che sbroiàva el trafico. Gheto presente el nostro camion?

ORESTE                    Sì cheo go presente, e lo imagino carico de panèi, che non xe gnancora arivà!

GIORGIO                  Seto anche chel gheva i copertoni lisci, un fanàae roto, e la revisiòn da fare?

ORESTE                    Eo so, ma se non ghe xe i schei… Ma perché te disi “el gheva”.

GIORGIO                  Perchè adesso el camion eo ga la Poissìa, meo ga sequestrà.(scene di disperazione da parte di tutti).

CARLOTTA              Cossa? Sequestrà daea Poissìa? Vago a vedere mì! Ghe penso mì a chei poissioti! (esce Carlotta. Entra Fulvio).

Scena tredicesima

MORENA, ISELDA, ORESTE,FULVIO

FULVIO                     I manifesti non ghe xe pì!

MORENA                  Noi ghe xe pì? Chi xe che li ga cavà?

FULVIO                     Non lo so, però ghe  ne xe deli altri al loro posto.

MORENA                  Xe sta sicuramente Smilso, l’atachìn novo, queo taca dapertuto!

FULVIO              Smilso? Nol xe queo grasso che quando l’è in motorin questo sparisse soto la so mole? El me fa pena vederlo cossì, nol poe tirare avanti in sto modo.

ISELDA               Chi? Smilso?

FULVIO              Maché Smilso, el motorin. Se dise che adesso el gabia tanti schei, ma trenta chili fa el jera povero in cana e nol podeva permeterse certi lussi

ORESTE             Vero, pare che ogni ano vaga a Elba a passare le vacanse.

ISELDA               Cossa xea Elba?

FULVIO              Un’isola

ISELDA               E dove xea?

FULVIO              In meso al mare.

ISELDA               Semo, lo so anche mì che la xe in meso al mare, ma dime quaeo: el Mare Maggiore,el Mare d’Iseo o el Mare de Garda?

FULVIO              Elba xe in Toscana, Iselda, e quei non li xe mari, ma laghi

ISELDA               Ah, in Toscana, dove ghe xe la cupola del Vaticano.

FULVIO              No, quela la xe de Brunelleschi. (entrano Flora e Arturo).

Scena quattordicesima

ISELDA, MORENA, ORESTE, ALDO, FULVIO, FLORA, ARTURO

MORENA                 (riferendosi a Iselda) Anssemo stare, va… Ritornando aea assicurassiòn, tì Oreste te ghe pagà soeo el primo premio e te ghevi da vegnere a ritirare le carte.

ORESTE                    Pagà?... De sòito se vinse el primo premio.

MORENA                  Adesso non sta fare el tonto!

FULVIO                     Premio è un termine per indicare quello che si dà in sovrappiù a qualcuno che ha onorato un merito che gli altri hanno valorizzato.Hai capito Oreste?

ORESTE                    No.

ISELDA                     Non go capìo gnente gnanca mì.

FULVIO                     (rivolto al pubblico) C’è da meravigliarsi?!

MORENA                  Pensandoghe ben, un pochi de chei soldi là speta anche a mì che go consiglià ea Carlota de assicurare ea cagna… (arriva una telefonata al telefonino di Oreste, è Teodolinda).

TEODOLINDA         (voce infantile, ma decisa) Ciao Oreste, so mì… ea Teodolinda.

ORESTE                    (ai presenti) Xe la Teodolinda!

ISELDA                     Uh, la vaca! Ma dove xea?

ORESTE                    Dove sito?

TEODOLINDA         So a casa toa, ansi no, so fora. Dentro ghe xe i parenti che noi voe farme entrare, noi me riconosse.

ORESTE                    Noi te riconosse come so parente? In sto caso non posso darghe tuti i torti. Teo sé anche tì quante volte te go dito de moàrghe de fare ea vita.

TEODOLINDA         Noi me riconose e basta, noi me voe fare entrare.

ORESTE                    Aspeta un fià… come sito vestìa?

TEODOLINDA         Come voto che sia vestìa, go na camisèta…

ORESTE                    Ea gheto anche davanti? Perché so che tea tièn sempre verta sul peto.

TEODOLINDA         Ma dai Oreste, coi parenti so che go da vestirme dignitosamente.

ORESTE                    E in piè cossa gheto? Un paro de stivaòni fin ai genoci, scometo.

TEODOLINDA         A dire il vero i xe un fià pì su.

ORESTE                    Ancora pì su? Che i te sconde quasi tute e gambe? Ma dime, ea gheto ea còtoea?

TEODOLINDA         Adesso non schersare Oreste, sicuro chea go.

ORESTE                    Quanto xea longa?

TEODOLINDA         ea ariva fin ai stivài.

ORESTE                    Siché xe come non tea ghessi.

MORENA                  Eo credo ben che noea fa entrare: vestìa cossì noea entrarìa gnanche in un casìn, tut’al pì ea podarìa fare un personajo dea nostra comedia.

ISELDA                     Che personajo ghe farissìmo fare?

MORENA                  Prova a indovinare?

TEODOLINDA         (avendo sentito) Oreste, goi sentìo ben?, voì farme recitare nea vostra compagnia? Oreste, tì teo sé che go sempre vu un dèboe per el teatro.

ISELDA                     Sì, de strada.

TEODOLINDA         E aceto volentieri.

ISELDA                     Cossa?!… Mai e po’ mai! (entra Flora).

Scena quindicesima

MORENA, ISELDA, ORESTE, FULVIO, FLORA

ORESTE                    Perché te sì tornà indrio?

TEODOLINDA         Per torme el tacuìn che me jero dismentegà da tì ieri. Ma se te me aceti nea to compagnia, te dago tuti i schei che go. Noi xe tanti, ma poèmo fare cossì: lo so che voialtri non ghi soldi per iscriverve aea Fita, e che el senario l’è apena suficiente, e in pì ve manca i riflettori… te dago queo che go, cossì te poderè comprarte tute ste robe. Basta che me toì con voialtri.

ORESTE                    Ma quanti xei sti schei?

TEODOLINDA         I xe diesemìe euro, ma se noi basta starò via qualche altra note.

ORESTE                    No, no, per carità. Teodolinda, te sì ben aceta anche sensa fare i straordinari. (alle donne) Cossa ne disìo voialtre?

FLORA                      Disèmo che xe meraviglioso. Chea vegna, chea vegna qua da noialtri, che ghe faremo fare ea parte dea protagonista.

ISELDA                     Eh no, se non erro, ea prima dona so mì.

FLORA                      Tu eri, tu eri…

ISELDA                     Gnente afato, ea prima dona sarò sempre mì.

ORESTE                    Xe giusto, Iselda ga pì esperiensa de Teodolinda.

MORENA                  Strano, anche Iselda xe una de quee?

ISELDA                     Ma cossa dito? Mì, una de quee? Soeo in teatro se xe el caso, de fora so na persona per ben.

ORESTE                    Adesso basta! Iselda ga pì esperiensa de Teodolinda in campo teatràe, e sarà ancora èa la prima dona. Savìo cossa che femo? Dedichemo a Teodolinda el tìtoeo dea comedia, cossì sarì soddisfate tute e do, intitoèremo ea comedia “Teodolinda”.

FLORA                      “Teodolinda”? Gnente màe, cossì se compreremo tuto queo che ocore.

ISELDA                     Anche i rifletori che ga da iluminarme?

ORESTE                    Certo. No te ghe sentìo? Con diesemìe euro se compra tuto.

ISELDA                     E sarò ancora mì ea prima dona?

ORESTE                    Certo.

ISELDA                     Alora intanto podèmo recitare anche sensa ea senografia, e sensa i me rifletori! Eviva, eviva Teodolinda!

TUTTE                       Eviva, eviva Teodolinda!

ORESTE                    (sempre al telefono) Teodolinda, te assumèmo nea nostra compagnia, intitoèmo ea comedia col to nome, e in pì te faremo fare un personajo.

TEODOLINDA         Quale?

ORESTE                    Tì vieni qua e dopo teo disèmo.

TEODOLINDA         D’acordo, vegno là subito (tutti esultano. Entra Aldo).

Scena sedicesima

TUTTI (tranne Carlotta)

ALDO                        Ma digo, sio diventà mate?

DONNE                     Eviva Teodolinda!

ALDO                        Prima vaca e adesso in gloria. Cossa xeo sto improvviso rispeto per Teodolinda?

ISELDA                     Bè, seto… tute poe sbagliare, basta rendersene conto.

FLORA                      Anche se ea Teodolinda la xe… non xe un gran mae se una fa la…

ALDO                        Prostituta? So pienamente d’acordo. Ea xe na profession che esiste da quando xe nata ea dona…

ISELDA                     E l’omo…

FULVIO                     Donne come Teodolinda sono vere donne. La donna è fatta per amare, dare amore, se lei non fosse così sarebbe sminuita della sua femminilità.

MORENA                  Adesso non sta esagerare…

ALDO                        Ma disìme cossa xe sucesso?

MORENA                  Teodolinda vien da noantri portando un personajo vero, reale. Evviva Teodolinda!

TUTTI                        Evviva, evviva Teodolinda! (entra Carlotta).

Scena diciassettesima

TUTTI

CARLOTTA              Cossa xeo sto casìn?!

FLORA                      Ga da arivare ea Teodolinda.

CARLOTTA              Alora ea ariva nel posto giusto… Ea Teodolinda?!... Lo savèvo mì chea garìa rivista presto! Ma perché la festejè?

MORENA                  Perché ea porta el so personajo e… tanti, tanti schei!

ISELDA                     Capissito Carlota, coi schei dea Teodolinda poèmo comprare i rifletori.

MORENA                  E el resto dea scenografia.

ORESTE                    E un camion novo.

FLORA                      Adesso non stemo esagerare.

ALDO                        E compremo anche un specio sensa chel strissio?

ISELDA                     Caso mai domàndameo a mì che so mì che go da speciàrme.

ALDO                        Tì, che per vedere el to bel visèto non te te ghè gnanche acorto che el specio l’è strissià.

ISELDA                     Te si tì che te sì pignòeo come un frate e non te va ben gnente!

ALDO                        Come un frate?...

ISELDA                     Un frate certosino, non sta credere che sia tonta come che te pensi, seto?

MORENA                  Su, su non ste scomissiare adesso! Recitèmo con queo che ghemo, che daea prossima volta reciteremo coi panèi… se ea Poissìa me li dà indrio, allora reciteremo coi rifletori, e na scenografia pì rica de questa.

ORESTE                    Tuto merito de chi?...

MORENA                  (ironica) Ma dea vaca de to sorèa, no? (sguardo dubbioso di Oreste).

FULVIO                     E allora evviva, evviva Teodolinda!

TUTTI                        Evviva, evviva Teodolinda!

ORESTE                    Su, qualcuno sara el sipario che scomissièmo ea comedia!