Commedia in tre atti
di Diego FABBRI
dal romanzo di François Mauriac
da IL DRAMMA n. 296 - Maggio 1961
LE PERSONE
TERESA DESQUEYROUX
BERNARDO, suo marito
Il SENATORE LARROQUE, suo padre
M.ME DE LA TRAVE
ANNA, sua figlia
La ZIA CLARA
BARDERE, domestico
BALIONTE, domestica
DEGUILHEM
IL GIUDICE ISTRUTTORE
L'AVVOCATO DUROS
IL DOTTOR PÉDEMAY
GIOVANNI AZEVEDO
IL SEGRETARIO DEL TRIBUNALE
L'USCIERE
ATTO PRIMO
La stanza del Giudice istruttore. L'arredamento è quello solito di questi ambienti: una specie di cattedra su una predella di legno, e una poltrona dalla spalliera alta e barocca per il Giudice. In fondo, a sinistra, una porta nascosta da un tendaggio; verso destra, quasi di angolo, una finestra. Nella parete di destra una porta imbottita. La parete di sinistra comunica (con una porta) con l'anticamera di cui la scena fa vedere una parte. Un lungo banco di legno con spalliera, a sinistra un tavolinetto con tre sedie imbottite in fondo la finestra; e sempre verso il fondo, nella parete di sinistra, la porta che conduce fuori. È mattina, all'apertura dell'udienza. Buio in scena quando si leva il sipario; poi la luce si alza concentrandosi su Teresa. È sola, seduta di sbieco, quasi di profilo al pubblico: sta accendendosi una sigaretta col mozzicone di un'altra, da cui ha finito di aspirare l'ultima boccata. Schiaccia il mozzicone con cura chinandosi verso il portacenere ch'è sul tavoli-netto, poi si appoggia al dorso della sedia. Per un momento sembra che non sia nemmeno lei a parlare.
Teresa ...finché avrò paura fumerò... e avrò paura finché non m'avranno detto: « Beh, non ti seccheremo più con questa storia... finiamola una buona volta con la commedia... vat-tene in pace anche tu... ». (Sogghigna) Sì, in pace! Che bella pace sarà! Ho anche cominciato a compassionarmi... (Stacco, rauca) Se non in pace, almeno libera ogni cosa si metterebbe al meglio, a sentir l'avvocato... dunque di che ho paura? che da un momento all'altro, prima che ci mettano una pietra sopra, salti fuori il « fatto nuovo »... Ci può essere, allora, un « fatto nuovo? ». Non uno, cento... Nella mia vita ci sono stati sempre « fatti nuovi ». Ma loro non lo cercano, a loro non interessano i « fatti nuovi ». Loro vogliono soltanto stabilire se sono stata io o no a tentare d'avvelenare mio marito... Se, in che modo e perché... Deliberatamente o per distrazione... Quante, quante bugie! (Ride piano, gorgogliando un po', poi, all'improvviso, abbandonandosi alla pena, all'angoscia più autentiche) Eppure giuro, dico « giuro »... ma a chi giuro? Insomma, « giuro » non ho mai voluto, proprio voluto, mai quello di cui m'incolpano. Non so quel che ho voluto, non lo so! Dovreste credermi. Io non ho mai saputo a che cosa tendesse questa potenza forsennata che è in me e fuori di me... mi sfugge e mi trascina... io stessa sono atterrita per quel che ha già distrutto sulla mia strada... come se mi portassi dietro una gran fiamma... dietro o davanti a me, che brucia tutto... questa è la verità, non sono immagini... (Fuma ancora) Ma se nonostante tutto, e contro tutte le previsioni « lui » si alzasse e dicesse: « Teresa non può essere rilasciata perché è sorto un fatto nuovo... ». (Ha un brivido).
(La luce finora concentrata su Teresa si diffonde schiarendo prima l'anticamera e poi la stanza del Giudice. Quando il sen. Larroque entra, venendo da fuori, la luce è ormai stabilizzata).
Larroque (alla figlia) È ancora dentro?
Teresa Se non è qui!
Larroque Ma che cosa fanno?
Teresa Si sapesse!
Larroque (per prendersela con qualcosa) E tu sempre a fumare! Te l'ho detto: depone male, nonostante l'andazzo dei tempi, vedere una donna che fuma in questa circostanza!
Teresa Finché avrò paura, fumo.
Larroque Hai paura, tu? (Biascica) A suo tempo dovevi averla la paura... (Va verso la finestra del fondo).
(Dall'interno della stanza del Giudice entrano l'avvocato Duros e il Segretario del tribunale. Attraversano la stanza, sulla porta l'Avvocato si congeda).
L'Avvocato (stringendogli la mano) E grazie... di tutto.
Il Segretario Mi raccomando, comunque...
L'Avvocato Come non detto. (E apre).
Il Segretario (allontanandosi) Un minutino ancora di pazienza e la chiamiamo. E i miei rispetti al senatore.
(Il Segretario scompare per l'uscio interno. L'Avvocato è nell'anticamera. Teresa lo guarda; Larroque gli viene incontro).
L'Avvocato I rispetti del segretario, senatore...
Larroque (assente con la grossa testa) E allora?
L'Avvocato (con un mezzo sorriso, facendoli un po' aspettare) Non dovrebbero più esserci altre sorprese.
Larroque Come « dovrebbero »...? Dopo la ultima deposizione di mio genero... non « devono » più essercene.
L'Avvocato Splendida deposizione, davvero. (Volgendosi a Teresa) Stavolta, signora, è stato esplicito: « non contavo mai le gocce », ha detto. E ha firmato il verbale.
Teresa (tra sé) Il santo! Martire e santo!
Larroque E allora!
L'Avvocato Ma lei sa bene, Larroque, quel che vale in questo genere di inchieste, la testimonianza della vittima...
Teresa (scattando, togliendosi la sigaretta di bocca) Non c'è stata nessuna vittima!
L'Avvocato Volevo dire: vittima della propria imprudenza, signora.
Larroque Sst! Vuoi smetterla di far la suscettibile, tu! (All'Avvocato) E allora?
L'Avvocato Eccellente, dicevo, l'ultima deposizione del signor Desqueyroux, ma non è tutto. Rimane da sistemare la faccenda della ricetta.
Teresa (tremante) Si ricomincia con la ricetta. Che vogliono ancora?
L'Avvocato Insomma, parliamoci chiaro: si tratta di un falso. Se ricorressero alla perizia calligrafica... diverrebbe evidente.
Teresa La perizia... adesso?! Non finirà più...
L'Avvocato No. Niente perizia. Ma lei (cosciente di averla in sua mano), signora, dovrebbe dare una spiegazione più plausibile. Lo sconosciuto incontrato per strada, di notte...
Teresa Di sera - ho detto - ci si vedeva poco... e non saprei dire né chi era né com'era...
L'Avvocato (con un risolino, a Larroque che aggrotta la fronte) Quello che vuole: diciamo di sera; che le consegna una ricetta perché la passi in farmacia...
Teresa Doveva dei soldi al farmacista... non gli avrebbero dato niente se si fosse presentato...
L'Avvocato Ma sì, ma sì, tutto quel che vuole, signora! Però, Santo Iddio, come si può far accettare una versione simile! (Accennando allo studio del Giudice) Hanno un cervello anche loro e... un'esperienza! (Più piano, insinuante) Eppure lei ha fantasia... ha letto tanti romanzi...
Larroque Quante volte te l'ho detto: inventa qualche altra cosa, disgraziata, qualche altra cosa...
L'Avvocato Appunto, qualche altra cosa! Però, anche così, tutto ha già preso una buona piega.
Larroque Ma si eviterà o no la Corte d'Assise?
(L’usciere, che ha attraversato la stanza del Giudice, spalanca l'uscio e si affaccia nell'anticamera; fa un leggero inchino non si sa a chi, e chiama)
L'Usciere La signora Teresa Desqueyroux.
(Teresa si alza e senza guardare né il babbo né l'avvocato si avvia).
Larroque (sibilando) E buttala!
(Allora Teresa si toglie di bocca la sigaretta, si volge, si china verso il portacenere e schiaccia il mozzicone; poi entra).
L'Usciere Il giudice entrerà a momenti. (E si avvia verso l'interno).
Teresa (va a sedere su una poltrona a fianco del tavolo del giudice. All'usciere) Questa... è la mia.
(L'usciere ha una smorfia di sorriso e se ne va. Intanto nell'anticamera, da fuori, è entrato il dottore Pédemay. Si guarda attorno).
Larroque Sì. Siete in ritardo. È già entrata.
Pédemay Avrei voluto tanto...
L'Avvocato Non importa, ormai tutto si riduce a una sola domanda: « Riconosce la ricetta come sua? ».
Pédemay Ho già risposto: « forse ».
L'Avvocato Se potesse rispondere « forse " sì " », sarebbe anche meglio. Una piccola accentuazione positiva. Forse... « sì ».
Larroque Avvocato, non in mia presenza queste raccomandazioni ai testi... perché non salti poi fuori che l'istruttoria è stata abborracciata! Io ho la candidatura al Senato in corso. Lo sa o no?
L'Avvocato Con questo po' po' di chiasso, e le minuzie dell'istruttoria, « abborracciata »? Per questo può dormire tra due guanciali, senatore.
(I tre uomini, parlottando, si avviano verso il fondo e si fermano alla finestra. Nello studio, preceduti dall'usciere, sono entrati il giudice e il segretario).
Il Giudice Eccoci qua, signora Desqueyroux... (E va a sedersi).
Teresa Buongiorno.
(Il Segretario prima di sedersi al suo posto prende e sfoglia varie cartelle).
Il Giudice ... e sempre per cercare di veder più chiaro.
(Teresa ha un sorriso. Il giudice la guarda)
Sorridete?
Teresa Sorrido? Non me n'accorgo mica.
Il Giudice Peggio! (Di colpo) Ieri dunque siamo stati nuovamente da vostro marito. Lo sapete.
Teresa So e non so.
Il Giudice Ma sì che lo sapete!
Teresa Da quando sono cominciati gli interrogatori, in tribunale, ho deciso di fermarmi in città. Abito nella casa di mio padre.
Il Giudice E non vedete vostro marito?
Teresa Lo vedo, ma non ogni giorno.
Il Giudice Capisco. Lo vedete quando serve.
Teresa Ho saputo della vostra visita, senza particolari.
Il Giudice Come mai nella casa di vostro padre?
Teresa Andare continuamente avanti e indietro sarebbe stato uno strapazzo. Queste « storie » sono cominciate quando Bernardo era ancora in ospedale.
Il Giudice E la bambina? Non l'abbiamo vista.
Teresa Maria è con mia suocera.
Il Giudice Sgambetterà, immagino?
Teresa Appena. Dicono che le prime volte che ha provato è caduta, e adesso si rifiuta di andare da sola. Eppure una « prima volta » deve pur esserci!
Il Giudice L'ho trovato bene, il signor Desqueyroux, proprio bene! Così bene che perfino non si direbbe, a giudicare dall'aspetto, che abbia subito quel po' po' di collasso...
Teresa (sorride ironica) Non si direbbe, no! Purtroppo non si può giudicare dall'aspetto!
Il Giudice Non siate nervosa, signora. Non c'è motivo. (Pausa. Riprendendo) E con la salute dev'essergli ritornata anche la chiarezza di certi ricordi, perché... (La guarda).
Teresa Perché?
Il Giudice Lo si capisce dai particolari... (Secco) Le gocce.
(Teresa ha un movimento d'impazienza)
Che volete farci, signora: gira e rigira si deve ritornare sempre sulle stesse cose. Le famose gocce arsenicate « liquido di Fowler ». Dunque! Altra volta il signor Desqueyroux ci aveva dichiarato...
(Fa un gesto caratteristico e un po' buffo al segretario che nel frattempo ha continuato a sfogliare le sue carte).
Il Segretario (legge lo stralcio di un vecchio interrogatorio verbalizzato con rapidità uniforme e cantilenata) « Prendevate regolarmente le gocce? » - « Risposta. Sì, sempre, da quando me le ordinò il dottor Pédemay » - « Quante? » - « Risposta. Cominciai con venti. Dovevo arrivare a cinquanta, aumentandole due al dì » - « Facevate voi stesso il conteggio delle gocce oppure se n'incaricava qualcuno di casa? » - « Risposta. Ho sempre preparato le gocce da solo finché sono arrivato alle cinquanta. Temevo che Teresa non si ricordasse a quante si era restato il giorno avanti ».
Teresa (intervenendo) Ma come! Pensate che notava ogni giorno il numero progressivo sull'etichetta della bottiglia, ai margini.
Il Giudice L'abbiamo visto.
Teresa E allora!
Il Giudice Lasciate, signora. Leggiamo per fare insieme un po' la storia. (Altro gesto al Segretario perché riprenda).
Il Segretario « Quando arrivai a cinquanta, cioè dopo due settimane - è sempre il signor Desqueyroux che depone - credo che Teresa mi abbia preparato qualche volta la dose... ».
Teresa (secca) No. Mai.
Il Giudice Ssst. Ci arriviamo. (E fa cenno al Segretario di riprendere).
Il Segretario « Credete di aver commesso qualche errore nel conteggio? » - « Risposta. Da venti a cinquanta no. Quando la dose si stabilizzò a cinquanta, forse qualche goccia in più o in meno poté sfuggirmi ». - « E come mai? ». - « Risposta. Beh, lasciavo cadere le gocce in un cucchiaio, e poi versavo il tutto in un bicchiere con due o tre dita d'acqua e col cucchiaio mescolavo. M'ero accorto nel ripetere quella manovra che cinquanta gocce facevano poco più di mezzo cucchiaio. Allora smisi di contare e versai così, a occhio. Devo anche dire che qualche volta non ho nemmeno versato nel cucchiaio, ma direttamente dalla bottiglia nel bicchiere... ». - « E la signora Teresa ha fatto qualche volta per voi questa stessa operazione? ». - « Risposta. Può darsi ».
Teresa Non può darsi affatto. Non è mai accaduto.
Il Giudice Esatto. Mai accaduto.
Teresa Come?
Il Giudice Il signor Bernardo Desqueyroux ha infatti dichiarato in modo esplicito nel colloquio di ieri che, per quanto riguarda le gocce, ha sempre fatto tutto lui. Solo lui: il conteggio... col cucchiaio, senza cucchiaio... insomma tutto e sempre e solo lui.
Teresa Ah, che bellezza! Una suora, quand'ero in collegio, io ho studiato in collegio... dalle suore...
Il Giudice Me ne compiaccio.
Teresa ... Ci raccomandava, a proposito di medicine, di non fare come quel tale che anziché prendere una pasticca, come gli era stato prescritto, ne prendeva due e anche tre, perché se una pasticca faceva bene, due o tre dovevano certo fare meglio, e finì all'ospedale o al camposanto, non ricordo più. Era una storiella di collegio, che però...
Il Giudice Che però? finite...
Teresa Potrebbe perfino applicarsi e spiegare tutta la nostra faccenda... con quella smania che Bernardo aveva di guarire... presto... subito... La smania che ha la gente forte, in carne; quelli che ti dicono: « mai avuto un mal di testa in vita mia! », e al primo mal di testa muoiono di paura e invece d'una pasticca ne prendono due o... tre. No?
Il Giudice (guardandola) Avrebbe potuto. Sarebbe bastato che vostro marito ci avesse raccontato la... storiella di collegio. Invece non l'ha fatto. Comunque col colloquio di ieri abbiamo chiuso egualmente il capitolo delle gocce. Rimane adesso da chiudere quello delle ricette.
Teresa E chiudiamo anche quello!
Il Giudice Non speriamo di meglio. Ricordate bene quel che ci avete detto su quest'altro... capitolo?
Teresa Perfettamente.
Il Giudice Ci avete... ripensato.
Teresa Sì.
Il Giudice Avete forse qualcosa da rettificare o da aggiungere... magari con l'aiuto di un'altra storiella di collegio?
Teresa No. Niente.
Il Giudice (guarda il Segretario, poi Teresa) Mantenete la deposizione... dello sconosciuto incontrato per strada che vi ha pregato di ritirargli quella ricetta...
Il Segretario (intromettendosi con la lettura del verbale) « Risposta. Io gli dissi: perché non andate da solo, la farmacia è a due passi. - Non posso, signora mia... devo dei soldi al farmacista e son sicuro che non mi darebbe niente... è la moglie che lo spinge ad essere così spietato con la povera gente... ».
Teresa Sì, sì. Va benissimo. Accettai. Fu un'opera di carità, la mia, o almeno io così la intesi. Vivevo in una casa in cui tutti erano dediti alle opere di bene, e mi si presentava un'occasione di mettermi in linea con lo... spirito della famiglia... Non me la lasciai sfuggire!
Il Giudice Ironizzate sempre?
Teresa Non sulla famiglia, ma su me stessa, per quel che me n'è venuto, da questa opera buona.
Il Giudice Dunque, per le ricette, non c'è niente da aggiungere, signora.
Teresa Niente, per parte mia.
Il Giudice (si alza) Sospendiamo, allora.
(Teresa si alza anche lei)
Vi dispiace se vi faccio aspettare di qua... (E indica una porta interna) Non vorrei che nell'anticamera vi distraeste...
(E si avvia seguito da Teresa. Apre la porta interna e rimanendo nello studio la fa passare, richiude la porta e ritorna verso la scrivania).
Il Segretario (che ha guardato Teresa mangiandosela un po' cogli occhi, al Giudice) La trovate sempre bella?
Il Giudice Non ci si domanda se è bella o brutta, una donna così! Si subisce il suo fascino. (Pausa) Vorrei vederla quando dorme.
Il Segretario Oh, oh! (E ha un sorriso furbesco).
Il Giudice No. Non si può veramente pensare a questa donna addormentata in pace... serena, non si può, non me la posso figurare...
(Suona un campanello. Si presenta l'Usciere)
Fate pure entrare.
L'Usciere Tutti?
Il Giudice Il dottore e, se crede, l'avvocato.
L'Usciere C'è anche il senatore.
(Il Giudice contrariato, sguardo al Segretario).
Il Segretario Non si può ignorarlo.
Il Giudice Dite che ce la farà anche stavolta, al Senato?
Il Segretario Penso di sì.
Il Giudice Che entrino allora tutti insieme... (E avanza nel mezzo della stanza).
L'Usciere (va alla porta, l'apre) Vogliono passare... (A Larroque che dà la precedenza agli altri) Anche lei, senatore...
(Larroque si precipita dentro. Gli altri due lo seguono).
Larroque (al Giudice) Grazie, signor giudice, per il disturbo che le diamo e per la sua amabilità... (E intanto cerca con gli occhi Teresa) Scomparsa?
Il Giudice Voglio che stia tranquilla il più possibile... l'ho trovata molto nervosa. È di là.
Larroque Sfido! Ipersensibile com'è! E testarda! E la verità, sempre, anche quando le nuoce!
Il Giudice (ride malignamente) Soprattutto quando le nuoce! La ricetta... le ricette... ah! ah! Testarda davvero!
Larroque Come diceva delle ricette?
Il Giudice Ha confermato la primissima deposizione dell'incontro casuale... ah! ah!
Larroque Chi la crederebbe!
Il Giudice E magari, sarà proprio quella la verità... che a noi, invece, puzza...
Larroque Puzza, eh, puzza?
Il Giudice Un po'... un pochino... Vedremo se il dottore ci sa dare altri lumi... (E saluta Larroque accompagnandolo alla porta).
Larroque (sottovoce) Da parte mia, oltre ai ringraziamenti, una sola raccomandazione: il tempo... mi raccomando, il tempo... sono terribilmente in ritardo con la mia campagna... elettorale.
Il Giudice Oh, in quanto al tempo, stia tranquillo: qui siamo, come si dice, alla frutta.
Larroque Speriamo che non sia acerba... (Volgendosi agli altri) Sono al caffè della Posta.
(Ed esce; in anticamera sbuffa un po', poi si dirige alla porta d'uscita)
Alla frutta, eh!
(Il Giudice si siede, pare distratto, poi fissa il Dottore, fa altri gesti al Segretario che vogliono dire di cercare il punto, il Segretario infatti s'è messo a sfogliare con accanimento).
L'Avvocato Posso restare anch'io?
Il Giudice Vostro diritto. (Al Dottore) Si potrebbe quasi concludere che voi siete il vero responsabile di tutto questo pasticcio...
Il Dottore (sorridendo) Io?
Il Giudice (severo) Voi! E dico sul serio.
Il Dottore Ma... il mio dovere, signor giudice...
Il Giudice Il dovere un corno! Poiché il senso del dovere senza quello della responsabilità può causare dei danni.
Il Dottore Ma... non capisco.
Il Giudice Un bel giorno voi sollevate questo vespaio, con una denuncia ben precisa: avvelenamento.
Il Dottore Veramente toccò a me... fare la denuncia materiale... ma fu il mio più illustre collega a constatare... il mio collega chiamato a consulto dai Desqueyroux... col mio consenso, beninteso. Polso galoppante e sottotemperatura... E si trovò l'arsenico. Avvelenamento. Non c'era dubbio. Le dosi erano state troppo forti, non quelle prescritte da me, ma quelle ingerite. Il poveretto sentiva il sapore amaro dell'arsenico perfino nel cioccolato, e beveva ugualmente... Come mai tanto... veleno?
Il Giudice Ed ecco saltar fuori il farmacista con le famose ricette falsificate.
Il Dottore Come potevo non denunciare.
Il Giudice Ma voi dite e poi disdite.
Il Dottore Non sull'avvelenamento; sulle ricette, semmai.
L'Avvocato (intervenendo) L'avvelenamento è una cosa - e nessuno lo contesta, ci sono i risultati dell'analisi - benché, forse, visto lo statodi salute del signor Desqueyroux, si possa anche pensare che si sia un poco esagerato; ma le ricette sono tutt'altra cosa.
Il Giudice (fa un gesto al Segretario che gli porge due ricette) Sono vostre? Riconoscete la vostra calligrafia?
Il Dottore (prendendone una con la punta delle dita) Ecco, questa soltanto mi fu presentata in un primo tempo dal farmacista. Questa: (Leggendo) « Cloroformio, grammi 10 - Aconitina. grammi 2 - Digitalina, grammi 20 ». E io dissi, no: non è mia.
Il Giudice E lo confermate?
Il Dottore Sicuro che lo confermo.
Il Giudice (rendendola al Segretario) Questa definitivamente, no. Ma non ci fa avanzare di un millimetro, perché all'esame nessuna traccia di queste tre sostanze... (Al Dottore) mortali?
Il Dottore Eh, sì, una dose abbastanza forte... certo mortale se presa in una sola volta.
Il Giudice (proseguendo) ... nessuna traccia di queste sostanze dai nomi direi floreali è stata trovata nei visceri di Bernardo Desqueyroux. (Alludendo all'altra ricetta) E quella?
Il Dottore Questa... che mi fu sottoposta dal farmacista in un secondo momento... (Lentamente, guardando la ricetta) È senza dubbio una mia ricetta...
Il Giudice Interamente?
(Il Dottore sta silenzioso a guardare la ricetta; per veder meglio s'è alzato gli occhiali sulla fronte).
Anche i due flaconi di « Liquido di Fowler »... in basso... che sembrano essere stati aggiunti in un secondo momento... con un'altra calligrafia? È scrittura vostra?
Il Dottore (rendendo la ricetta) Mi pare proprio di sì.
Il Giudice (secco) Un perito calligrafo che volesse divertirsi, non potrebbe per caso smentirvi?
L'Avvocato (bonario) I periti, calligrafi o no, possono tutto, ma chi ci crede?
Il Giudice Allora vuol dire che siamo serviti.
L'Avvocato Non capisco.
Il Giudice Voglio dire che finalmente i conti tornano. Grazie.
L'Avvocato Sembra che vi dispiaccia, signor Giudice.
Il Giudice Manco di sentimenti, in questo momento.
L'Avvocato Avete quasi aggredito il nostro ottimo dottor Pédemay.
Il Giudice Perché si decidesse a riconoscere o no come sua questa ricetta che sembrava scritta da due mani. Ci sono riuscito. Direi che mi merito un ringraziamento proprio per il metodo. Penso al tempo che s'è perduto... (Quasi tra sé) Alle volte invidio... i confessori...
(Risata dell'Avvocato).
L'Avvocato Lo diremo ai vostri amici radicali!
(Si ride).
Il Giudice (si alza e li saluta) Andate pure in vacanza...
(Escono, attraversano l'anticamera e vanno a raggiungere il Senatore al Caffè della Posta).
Il Giudice (tra sé) Eppure la frittata non sarebbe ancora fatta... come credono... se quel Desqueyroux non scoppiasse di salute e non si avesse l'impressione di accanirsi per punire solamente delle intenzioni. (Accennando alla porta dov'è Teresa) Dal momento che abbiamo messo in moto quell'altra macchina. Credete che sarà una sorpresa?
Il Segretario Oh, credo di sì.
Il Giudice Comunque... andiamo avanti ancora un po'. Chiamatela.
(Il Segretario si alza, apre la porta).
Il Segretario Signora.
Teresa (entra con una sigaretta accesa tra le dita) Posso... o spengo?
Il Giudice Al contrario... Ne fumerò una anch'io...
(E tende due o tre dita verso il Segretario che ha subito estratto il pacchetto. Il Giudice ne sfila una, il Segretario gliela accende, poi se ne mette in bocca una anche lui e l'accende. Un tempo. I tre fumano. Il Giudice attacca sul piano della divagazione)
Il senatore vostro padre è entrato per salutarvi, un momento fa... Immaginate che anche per lui la vostra versione della... ricetta puzza un po'... ah, ah!
Teresa Perché un padre dovrebbe capire di più, scusatemi, di un giudice? Avete tutti lo stesso male!
Il Giudice Cioè?
Teresa La logica, la matematica! E invece, spesso, nella vita, almeno nella nostra vita di donne, nella mia (Si innervosisce) Ecco, nella mia, io parlo solo per me, negli atti della mia vita due e due fanno spesso cinque o tre, raramente quattro. Ma come si fa poi a spiegarlo? Bisogna per forza mentire un po'...
Il Giudice Eppure con vostro padre mi avevate detto che l'accordo era pieno.
Teresa Ci comprendevamo. Anzi, debbo dire che avevo per lui un'ammirazione sconfinata. Lo consideravo un po' come... un santo laico.
Il Giudice Adesso non più.
Teresa Adesso... vedete... è diverso: anzitutto, non credo più ai santi laici.
Il Giudice E agli altri?
Teresa Uhm! Sarebbe un discorso troppo lungo... e soprattutto un discorso che non c'entra. Divaghiamo, mi pare. Che significa?
Il Giudice Finiamo la sigaretta.
Teresa Ah!
Il Giudice Diventate diffidente, o mi sbaglio? Non eravate così nei primi giorni.
Teresa È vero. Scusatemi.
Il Giudice È, per caso, colpa mia?
Teresa No no. Non vostra. È la cosa in sé, questo continuo rimasticare lo stesso piatto, che mi ha messo a poco a poco in orgasmo... Ormai io vi ho già detto tutto. Che c'è ancora da scoprire? Per questo divento diffidente. Non potendo tirarmi fuori più niente, forse mi tenderanno qualche trabocchetto, penso; e qualcosa dentro di me si mette in guardia.
Il Giudice Voi sentite giusto, signora. Si va infatti in cerca di altro; di quell'altro... che voi chiamate « trabocchetto »... (Ha aperto il cassetto della scrivania e, lentamente, ne ha tirato fuori una foto) Poiché io non sono pago di quel che s'è trovato finora, anzi di quello che non s'è trovato.
Teresa (con tono di sfida) Ah, non siete pago?
Il Giudice No. Bisognerebbe cercare in altra direzione... e proprio in quella direzione dove due e due non fanno quasi mai quattro... avete ragione, signora, perfettamente ragione... E, sono - direi - zone segrete... Mi direte che sono le vostre zone... Siete voi, in un certo senso, che mi invitate ad entrarvi... (Volge verso Teresa all'improvviso la fotografia che aveva in mano) La riconoscete?
Teresa (allunga la testa, poi si ritrae) È del giovane Giovanni Azevedo; ma perché la mostrate a me e non a mia cognata Anna?
Il Giudice L'abbiamo trovata in casa vostra, nei vostri cassetti...
Teresa Ieri? Nella perquisizione di ieri?
Il Giudice Allora lo sapete che ieri c'è stata anche una... chiamiamola così, perquisizione? (Silenzio) Tremate?
Teresa Non di paura, di sdegno.
Il Giudice Tra i nostri compiti, signora, c'è anche quello di frugare. D'altra parte non ieri, ma il giorno della prima visita a casa vostra, è stata trovata questa fotografia. Ieri non s'è trovato più niente.
Teresa Insomma, volete ricominciare perché siete convinto che io sia colpevole.
Il Giudice Sì. Ma - tranquillizzatevi - la mia convinzione personale non conta: ci vogliono le prove.
Teresa E la ragione, il movente?
Il Giudice Appunto, vi ho mostrato la fotografia del giovane Azevedo per prendere forse la buona strada, per finirla veramente col dottore, col farmacista, con le gocce e il liquido di Fowler. Apriamo una finestra dove si respirerà un'altra aria.
Teresa (sfidandolo) Apriamola pure, anzi spalanchiamola se volete. Vi dirò che mi sento subito di più a mio agio.
Il Giudice Voi non amavate Bernardo Desqueyroux.
Teresa Trovo che la vostra è un'affermazione quasi puerile per essere quella di un giudice.
Il Giudice Ammettiamolo; ma rimane vera.
Teresa Potrei rispondervi di sì o di no senza che niente cambi del nostro affare.
Il Giudice E se fosse stato proprio il signor Bernardo a confermarmelo?
Teresa Impossibile.
Il Giudice Perché?
Teresa Bernardo ha trovato in me tutti quei piaceri che desiderava.
Il Giudice Tutti?
Teresa L'ho detto, tutti. Non vorrete che mi metta, adesso, ad elencarli; un po' di pudore, signor giudice.
Il Giudice Gli avete fatto perdere la testa ben presto, eh?
Teresa Oh, Bernardo non è uomo che perda la testa dietro una donna. Solo in un momento si perdeva completamente: la notte, a letto. Ma era per il suo piacere momentaneo. E al mattino se n'era del tutto dimenticato.
Il Giudice Per il suo piacere e per il vostro.
Teresa Niente, nell'amore, ci separa maggiormente dal nostro complice che il suo delirio: ho sempre veduto Bernardo sprofondarsi nel suo piacere, ed io facevo la morta, come se quel pazzo, quell'epilettico, al minimo gesto potesse strangolarmi...
Il Giudice Voi rimanevate abbastanza lucida per vederlo e giudicarlo; e aver disgusto di lui...
Teresa E anche di me.
Il Giudice Eravate vergine quando l'avete sposato.
Teresa L'ho sempre creduto.
Il Giudice Non nascondetevi dietro una frase.
Teresa Il mio corpo era vergine; ma son bastate poche notti diciamo pure d'amore, perché diventassi tanto esperta nel gioco del piacere da chiedere a me stessa quando e come avevo potuto imparare tanta scienza d'amore. Non avevo conosciuto, prima, altri uomini e pure riuscii ben presto a fingere con lui il desiderio, la gioia, la stanchezza beata... e ad appassionarmi per quello strano piacere... del piacere..., ancora un gioco di parole, scusatemi.
Il Giudice È stato questo giovane, allora (accennando alla fotografia) che ha goduto per primo il vostro amore... senza finzioni?
Teresa Ma... diventate matto!
Il Giudice (la guarda) L'avete guardata bene questa fotografia?
Teresa (irritata) Ma sì.
Il Giudice E non vi siete accorta che è... parlante!
Teresa Sentiamola, allora! Dica pure tutto quanto sa!
Il Giudice Chi l'ha forata, qui... dalla parte del cuore? Lo vedete, qui, questo foro... fatto con uno spillo... o con un ago?
Teresa (scoppia in una lunga risata) Ma che cosa vi salta in mente! Vorreste farmi credere che non conoscete la storia del giovane Azevedo e di mia cognata Anna?
Il Giudice Vorrei conoscerla da voi.
Teresa (accennando alla foto) Sono nostri vicini; e i due giovani - dico Anna e Azevedo - alla prima occhiata s'innamorarono. Me lo scrive Anna mentre ero ancora in viaggio di nozze...
Il Giudice Dove?
Teresa A Parigi. Eran giusto gli ultimi giorni. Mi parla di questo giovane che non conoscevo nemmeno... mi supplica di aiutarla... perché la famiglia di lei si opponeva. Sapete, le famiglie! Lo credevano ammalato di petto... e giuravano che erano ebrei... ma Anna l'amava e voleva affrontare la morte per lui. Così almeno mi scriveva.
Il Giudice Avete le lettere?
Teresa (secca) No.
Il Giudice Difatti non ne abbiamo trovato traccia.
Teresa Le ho stracciate, in tanti minuscoli pezzettini, una mattina all'alba, a Parigi, all'albergo dove eravamo scesi, mentre Bernardo dormiva... stracciate e buttate dalla finestra... distrutte... disperse...
Il Giudice Come mai?
Teresa La sera prima, tenendomi abbracciata, a letto, Bernardo mi aveva pregato di indurre Anna, appena fossimo di ritorno, ad abbandonare quella pazzia, ed io avevo promesso che avrei fatto del mio meglio. E difatti mantenni la promessa: fui una buona moglie. Tutto finì. Ho dovuto prestarmi a manovre di cui debbo vergognarmi un po'... come forse anche voi, certe volte, pur di raggiungere lo scopo... Ho dovuto parlare col giovanotto... intercettare della corrispondenza, un paio di lettere... E nell'ultima, lui, aveva messo quella fotografia, per Anna... E quando tutto è stato finito - lui partito - e l'ordine nella famiglia ristabilito per merito mio, riconosciuto da tutti, un giorno, mettendo a posto le mie carte, m'è capitata sott'occhio quella fotografia... e mi son detta: in fondo è come se gli avessi trafitto il cuore... e m'è venuto di forarglielo davvero, lì, con l'ago che avevo in mano... stavo, ricordo, lavorando al corredo di Maria... ero già incinta di quattro o cinque mesi...
Il Giudice Voi dunque avete avuto occasione di parlargli, al giovane Azevedo.
Teresa Sì. Quattro o cinque volte in tutto.
Il Giudice E come lo trovaste?
Teresa Mi resi conto perché Anna aveva perduto completamente la testa.
Il Giudice Perché?
Teresa Perché portava con sé i suoi discorsi... il suo modo, tutto... portava con sé un altro mondo, mi pareva che avesse l'odore di Parigi.
Il Giudice Così che Anna perse completamente la testa.
Teresa Completamente... beh: come la si può perdere a diciotto anni.
Il Giudice (dopo una pausa) E vorreste dirmi come si può perderla, invece, a ventinove, quanti, pressappoco ne avevate voi a quell'epoca?
Teresa (lo guarda a lungo; lentamente) Vi sbagliate.
Il Giudice Ne ho la prova.
Teresa (incredula) Con Azevedo?
Il Giudice Dopo gli incontri... di dovere, non l'avete mai più rivisto?
Teresa Partì. Lasciò il paese. Da allora non è più tornato.
Il Giudice Non era necessario che tornasse alla proprietà perché poteste incontrarvi.
Teresa Era a Parigi.
Il Giudice Sicché non l'avete mai più incontrato?
Teresa Mai: lo giuro!
Il Giudice Non giurate. (Apre il cassetto e tira fuori una lettera) Non è vostra?
Teresa E con questo?
Il Giudice È stata o no indirizzata da voi al giovane Azevedo... (Sottolineando) a Parigi?
Teresa Sì.
Il Giudice Gli annunciate il vostro arrivo e gli chiedete di vederlo.
Teresa D'accordo.
Il Giudice Lascio giudicare a voi.
(Teresa tace e trema; tira fuori una sigaretta e macchinalmente l'accende)
Dunque ci siete stata, a Parigi.
Teresa Sì.
Il Giudice È stato « un altro » viaggio... dopo quello di nozze.
Teresa Un altro, naturalmente. Lo si vede dalle date. Quasi un anno e mezzo dopo. Avevamo deciso con Bernardo di andarci insieme... era il mese dell'Esposizione... Me l'aveva promesso. Ebbene... poco tempo prima Bernardo cominciò a risentire i primi sintomi di quel suo disturbo allo stomaco e n'ebbe tanta paura da pregarmi dì andare sola. Non se la sentiva di affrontare il viaggio. Gli dissi che sarei rimasta anch'io... ma lui mi supplicò di partire: non avrebbe sopportato il rimorso di avermi privato all'ultimo momento di quel viaggio a cui sapeva che tenevo tanto.
Il Giudice (duro) Così voi, che forse avevate previsto lo scoppio di quel male...
Teresa Previsto?
Il Giudice Provocato addirittura, andaste senza di lui, come volevate, ad incontrarvi col vostro amante!
Teresa Fantasticate... Dio mio...
Il Giudice Gli scriveste sì o no preannunciando il vostro arrivo? Lo invitaste o no a prepararvi tutti i migliori itinerari parigini... (Leggendo) « Voi che li conoscete così bene... Tutto quel che mi avete raccontato... tutta la gente che m'avete descritta devono diventare ormai cose vere. Sono ansiosa »... eccetera.
Teresa Che male ci trovate dal momento che avevo deciso d'andare da sola e avevo bisogno d'una compagnia, di una guida? Che prova credete d'avere in mano? Nessuna!
Il Giudice Anna, la fidanzata, aveva rotto ogni rapporto, grazie al vostro sollecito, premuroso e abile intervento - un servizio reso alla famiglia, d'accordo - ma voi, in compenso, non avevate rotto affatto: al contrario! Eravate rimasta in ottimi rapporti. Voi siete spregiudicata, voi anelate con tutta voi stessa a Parigi... voi li disprezzate tutti quelli di qui... dunque! Siate fino in fondo il vostro personaggio; ammettete che Giovanni Azevedo è stato, forse in un certo senso è ancora, il vostro amante.
Teresa Ah no, no e no! Gli amanti me li scelgo da sola, non me li lascio imporre da voi! (L'Usciere batte leggermente alla porta ed entra prima ancora che gli abbiano risposto. Il Giudice e il Segretario gli rivolgono un'occhiata interrogativa e l'Usciere risponde affermativo inclinando il capo. Allora il Giudice ha un fuggevole sorriso e getta un'occhiata al Segretario. Poi a Teresa con tono leggermente canzonatorio).
Il Giudice Volete riposarvi un po'?
Teresa Se credete...
(Si alza bruscamente e si avvia verso la porta interna, ma il Giudice e il Segretario contemporaneamente le chiudono il passo. Teresa interdetta)
Non ero di qua, prima?
Il Giudice Di là, signora... (E indica la porta dell'anticamera) Pazientate un momento...
(Teresa si avvia verso l'anticamera; il Giudice fa cenno all'Usciere di seguirla, e l'Usciere obbedisce. Teresa entra nell'anticamera, si siede, l'Usciere fa per rientrare, ma il Giudice gli dice)
Restate di là.
(L'Usciere ritorna in anticamera, quando già Teresa ha cominciato il suo soliloquio. Intanto il Giudice si è seduto di nuovo, rimette nel cassetto la lettera, prende la fotografia, chiude un occhio, cercando di vedere la luce attraverso il foro; ha un altro sorriso quasi puerile. Poi, al Segretario)
Volete occuparvi voi... di fare entrare...
(Il Segretario,dopo aver chiuso una cartella, si alza e va alla porta interna).
Teresa Che vorrà fare? Che inventerà, adesso - Non è un giudice, quello... è un persecutore... L'avevo dubitato, ma ormai lo so di certo che anche Bernardo sospetta che io abbia amato Giovanni Azevedo... Certe informazioni, certi documenti da chi possono venire, se non da lui... o da sua madre... La fotografia... Ma la lettera? Quella l'ho imbucata io, con le mie mani... Oh, stupida, stupida che sono! La ragazza Monod, l'impiegata postale! E lei che l'ha intercettata... avrà pensato che fosse una lettera di Anna e l'ha fermata come aveva già fatto prima... Ah, ah! « È in nostro potere, la ragazza Monod... ubbidirà senza far chiacchiere... », me l'aveva detto... Povera Teresa, continui ad essere una stupida e ti considerano un mostro...
(Il Segretario ha introdotto un giovane sui ventidue, ventiquattro anni: Giovanni Azevedo. Si capisce che deve essere arrivato da poco dal viaggio perché tiene sul braccio un impermeabile e, nella mano, una borsa di cuoio. È piuttosto eccitato e perfino preoccupato. Entrando saluta. Il Giudice senza alzarsi gli indica una sedia, accanto alla scrivania. Il monologo di Teresa è finito da un istante. Durante l'interrogatorio di Azevedo, Teresa si accende una sigaretta).
Il Giudice Arrivato adesso?
Azevedo Adesso. Il treno ha avuto un po' di ritardo.
Il Giudice Da Parigi?
Azevedo Da Parigi.
Il Giudice Avete informato qualche parente di questa... chiamata?
Azevedo No.
Il Giudice È meglio che ci diciate la verità.
Azevedo Ho detto di no. Io sono completamente indipendente.
Il Giudice Meglio così. State pur certo che noi non abbiamo nessuna intenzione di spingere le cose allo scandalo... nessunissima. Del resto in questo paese essere l'amante di una donna sposata non ha mai costituito un reato. Aggiungerò che io sono già adesso assolutamente persuaso che voi siate del tutto estraneo sia all'intenzione sia, tanto più, all'attuazione dei gesti criminosi. Voi, lo so, vi siete limitato all'atto... d'amore che, v'ho detto, non è mai stato e non è nemmeno in questo caso, crimine. In fondo tutti vi invidieranno, e noi tutti vi invidiamo, in un certo senso... d'essere stato l'amante della signora Teresa Desqueyroux.
Azevedo Ma, signor giudice... sento che qui si fanno dei castelli in aria! Io l'amante di... Prima mi accusano di aver circuito la piccola...
Il Giudice Chi vi accusa?
Azevedo La famiglia... I De la Trave... Di circuirla per volerla sposare, e fanno un complotto per mandare a monte un matrimonio a cui non ho mai per un solo istante pensato... e che non ho mai desiderato...
Il Giudice Eppure i fatti sembrerebbero dire il contrario...
Azevedo Che fatti?
Il Giudice La signorina De la Trave, che voi chiamate « la piccola », potrebbe vedere le cose diversamente. Volete che la chiamiamo?
Azevedo Come volete. Io però vi prego di lasciarla in pace. Mi piacque per quella sua ingenuità curiosa ed eccitante di collegiale che si affaccia alla vita dell'amore...
Il Giudice Dunque ammettete che vi piacque...
Azevedo L'ammetto. Ero convalescente, completamente in ozio... Mi piacque star con lei... una volta!e dissi, credo, « tu sei la cosa più importante della mia vita... per il momento »... e la piccola s'infiammò... Ma, vi giuro, signor giudice... ch'io non ho mai, volutamente, e senza eccessivo sforzo, del resto, sorpassato certi limiti... Le ho acceso, penso, qualche sogno non disprezzabile, le ho donato un piccolo ma prezioso capitale di sensazioni che forse la salverà domani dall'abbrutimento della vita di qui... provinciale, voglio dire...
Il Giudice Siete pretenzioso... signore!
Azevedo No. Sono soltanto lucido. E in ogni rapporto so quel che dò e quel che ricevo.
Il Giudice Di già. E così giovane. Temo che ben presto vi si presenterà un problema di noia.
Azevedo Affar mio. Per questo, sto a Parigi. Lo dissi alla signora Desqueyroux, la prima volta che ci incontrammo: come potete credermi capace di desiderare un simile matrimonio, di ancorarmi tra queste sabbie o di supporre che mi possa caricare sulle spalle, a Parigi, quella ragazzina? Non avete da persuadere me, ma lei. Io, signora, sono già persuaso.
Il Giudice E in quella conversazione vi doveste accorgere che la signora Desqueyroux si era prontamente convinta delle vostre intenzioni.
Azevedo Difatti fece in modo che Anna si allontanasse, e non soffrisse troppo per questo suo amore. A quell'età le ragazzine amano l'amore... credo.
Il Giudice La signora Desqueyroux non era una ragazzina: non aveva l'ingenuità collegiale dell'altra...
Azevedo Oh, no... benché anche la signora fosse senza dubbio un prodotto della provincia...
Il Giudice Ma che comunque aveva già trovato il coraggio di superare « quei limiti »... e voi non aveste certo ritegno di superarli con lei.
Azevedo (filato) Mai. Nemmeno... un bacio. Del resto partii quasi subito. Lei mi promise vagamente di venirmi a trovare a Parigi...
Il Giudice Ecco, ci siamo. Forse la promessa fu vaga come i discorsi degli amanti... ma: venne. Vi vedeste. Vi incontraste tra il 18 novembre e il 5 dicembre di quell'anno.
Azevedo Non ho mai più incontrato la signora, vi dico! Forse venne a Parigi. Anzi venne senz'altro, e dovette cercarmi. Me lo disse la padrona di casa. Mi lasciò anzi un biglietto. Io, a quell'epoca, ero partito per la Spagna... potete controllare sul passaporto... (Fruga nervosamente nella borsa) Eccolo... (Glielo porge) In Spagna... quasi due mesi ci sono restato...
Il Giudice Effettivamente...
Azevedo (secco) Non sono tipo che s'incapricci delle Bovary di provincia... La signora Desqueyroux m'interessava per la curiosità appassionata che i miei discorsi riuscivano a destarle... una specie di avidità...
Il Giudice (dopo aver gettato un'altra occhiata al passaporto) Sì, sì... Per noi invece avete parlato abbastanza... e la nostra curiosità s'è già estinta. Vi abbiamo fatto fare un viaggio inutile... ce ne rammarichiamo.
Azevedo Non trovate che... diciamo la giustizia manca un po' troppo di conoscenza di uomini e... di cose... direi che manca di preparazione filosofica... e diciamo più modestamente psicologica. (Si alza) Sono offeso... perché m'avete mescolato a una massa da cui dovrei distaccarmi a colpo d'occhio... Non sono mai andato alla ricerca o alla caccia di una signora Desqueyroux... ma del senso delle cose... diciamo dell'assoluto! Mi ritiro con un'impressione di mortificazione e di pena...
Il Giudice Difatti questo « affare » è mortificante e penoso. Buon viaggio.
(Azevedo esce di dove è entrato. Il Giudice al Segretario)
Chiudiamola in fretta quest'istruttoria... e non lasciamo traccia con verbali di questo... scacco. Possibile che la signora abbia detto la verità?
Il Segretario Possibile o no, a noi compete di stare ai fatti, e i fatti ormai l'assolvono.
Il Giudice Eh, sì! Chiamiamola... vorrei congedarmi bene... da lei.
Il Segretario (sorridente) Signora... Volete entrare...
Teresa (si alza ed entra) Rientrare... (Sorride gorgogliando un po').
Il Giudice Sedete, per carità... Vi restituisco, per cominciare, alcuni strumenti del mestiere... (Porgendo la foto) Ecco la fotografia... è vostra!
(Teresa un po' stupita apre la borsa e vi ripone la fotografia)
... Ecco la lettera... (E le porge la lettera).
Teresa Ah no! Quella non è più mia! Io l'imbucai il giorno avanti della... data. Non so come sia arrivata fin qui... e non voglio nemmeno saperlo...
Il Giudice (rimettendo nel cassetto la lettera) Come volete... (Con una mano sul cassetto) ... Ed ecco...
Teresa (guarda il Giudice, sorridente, che continua a tener la mano dentro il cassetto, un po' irritata) Siamo ai giochi di prestigio?
Il Giudice (tirando fuori un pacchetto di tagliandi d'entrata dell'Esposizione) ... Sono vostri! (E li fa sventagliare tra le dita).
Teresa (prende il pacchetto; fissa il Giudice) Ingressi... dell'Esposizione.
Il Giudice Li avevate conservati... Certo, se non avete occupato il vostro tempo col giovane Azevedo... ne sono persuaso... vi credo sulla parola... non si può dire che l'abbiate occupato visitando assiduamente l'Esposizione. (Accennando al pacchetto di tagliandi) Sono ancora tutti lì... meno uno, il primo.
Teresa È vero. (Lo guarda intensamente) Eppure vi assicuro che non mi sono annoiata, in quei giorni, a Parigi.
Il Giudice Lo credo.
Teresa Eh sì, potete crederlo.
Il Giudice Eh! Dovrei essere un confessore, non un giudice!
Teresa (improvvisamente eccitata) Pensate sempre al segreto!
Il Giudice A quest'ora me l'avreste già detto!
Teresa Ma in confessione! Non avreste potuto servirvene per i vostri fini!
Il Giudice (amaro) I miei fini! (Poi brusco, ma sottovoce) Non siete religiosa?!
Teresa Chiedetelo al prete del nostro paese. È tutt'altro che sciocco.
Il Giudice Religiosa, non in quel senso, volevo dire.
Teresa Non lo so. Non chiedetemi più niente, ve ne prego.
Il Giudice Scusate. E adesso che farete? È un'altra domanda.
Teresa (sorride e sorride anche il Giudice) Che farò? Se mi lascerete in pace...
Il Giudice Perché, avete dubitato anche per un solo istante di non essere lasciata in pace?
Teresa Sapete, non credo mica molto nella giustizia... umana!
Il Giudice Sicché, sono perfino riuscito a farvi paura? Almeno un po' paura?
Teresa Paura... Ma non a me, per quel che sono veramente, no... paura di perdere, per un... equivoco, la mia libertà.
Il Giudice Ed ora che l'avete ritrovata che farete? Andrete a Parigi?
Teresa Magari!
Il Giudice Chi vi tiene?
Teresa Mille cose. Devo star lontana da Parigi, lo so.
Il Giudice Allora... arrivederci, signora Teresa Desqueyroux... (Le tende la mano). Teresa Mi dite arrivederci?
Il Giudice Se non partite... ci si potrebbe anche incontrare... mi avete detto che abitate da vostro padre...
Teresa Oh, sarà finita! Dovrò tornare al paese.
Il Giudice Comunque! Qui non ci rivedremo più.
(Teresa fissa il Giudice che è in piedi, gli stringe la mano, poi va dal Segretario e stringe la mano anche a lui; si guarda attorno, tocca la spalliera di legno della « sua » poltrona, quindi si allontana verso la porta dell'anticamera; si volge ancora al Giudice, e di lontano, con un gesto quasi infantile gli getta un piccolo bacio sulla punta delle dita. Il Giudice rimane immobile. Teresa esce, lasciandosi la porta aperta alle spalle; nell'anticamera l'aspetta l'Avvocato).
Il Giudice (al Segretario) Che donne dà la nostra provincia! Che donne! E...quello le disprezza!
(Ed infilano tutt'e due la porta interna).
L'Avvocato (a Teresa) Beh? Stavo un po' in pensiero!
Teresa Penso che non ci sia più bisogno di voi!
L'Avvocato Davvero?
Teresa Potete credermi. Lo sapete che non sono mai stata ottimista.
(Allora l'Avvocato si precipita alla finestra dell'anticamera, la spalanca e fa dei gesti grandi a qualcuno che aspetta sotto al Caffè della Posta. Poi ridiscende l'anticamera, infila la porta che è rimasta aperta ed entra nella stanza del Giudice, vuota; in quel mentre, dall'interno, viene l'Usciere che s'incontra con l'Avvocato. L'Avvocato prontamente gli mette qualcosa in mano, certo una mancia, che l'Usciere intasca con destrezza).
L'Usciere Sono là... andate pure... (E indica l'interno).
(L'Avvocato sparisce per la stessa porta, donde sono usciti il Giudice e il Segretario. L'Usciere è entrato nell'anticamera, e Teresa non lo sente nemmeno. La fissa).
Teresa (tra sé) Tanto combattere... e il peggio non è cominciato ancora... Se si potesse non ritornare... a casa... Se si potesse sparire da un'altra porta... (Mormora) Se si potesse... se si potesse...
Larroque (irrompe affannosamente; ansima per le scale, e non può nemmeno parlare) Bene! Bene!
Teresa Papà... (Gli va vicino, affettuosa perché bisognosa di affetto) Ma lo senti che non puoi nemmeno parlare... Bene!
(Larroque chiede a monosillabi e gesti)
Bene... ma bene... come?...
(In quel mentre, dopo aver traversato quasi di corsa la stanza del Giudice irrompe l'Avvocato che si precipita su Larroque).
L'Avvocato Domani avrò la notizia ufficiale... ma ormai la torta è fatta!
(Teresa come folgorata, scoppia, adesso, in un pianto-riso isterico).
Larroque (fa per fermarla) Vieni via di qui...
L'Avvocato Ma lasciatela piangere... si sfoga...
Larroque Avrà tutto il tempo di sfogarsi lungo la strada...
(Teresa continua a stridere, singhiozzando. Larroque la fa alzare e se la fa passare davanti per avviarla alla porta. Larroque all'Avvocato, e di più all'Usciere)
Larroque Tutte isteriche, queste figlie, quando non sono idiote... tutte isteriche... (E spinge fuori Teresa).
(L'Usciere li guarda uscire. Tira fuori di tasca la mancia dell'Avvocato e la conta).
ATTO SECONDO
La casa di Argelouse. Un'ampia stanza dove, in questo momento, si cena per festeggiare il ritorno di Teresa, liberata da ogni ombra di colpa. Hanno allungato la tavola rettangolare perché tutti i convitati possano trovare posto. Ci sono: Bernardo, in poltrona, a un capo della tavola, il senatore Larroque all'altro capo, di fronte a Bernardo, e poi alternati secondo le norme di una etichetta elementare, Teresa, alla destra del marito, M.me De la Trave, il dottor Pédemay, Anna, la zia Clara e l'avvocato Duros.
La tavola è situata lungo la parete di fondo, non ci sono porte e le due finestre sono spalancate con le tende ondeggianti. Una gran porta, sormontata da una lunetta, si apre a sinistra, quasi in quinta: si intravede un corridoio che conduce all'ingresso. Nella parete di destra una apertura ad arco immette nella scala e una porta conduce agli ambienti interni. In questo momento, i due servitori Bardère e Balionte, marito e moglie, vanno avanti e indietro dalla cucina con i piatti e le ultime portate. Siamo alla frutta.
Bardère ha infatti deposto da pochi istanti un cesto di frutta sulla tavola, pere, mele, uva secca e aranci, e sta ritornando verso la cucina, proprio mentre Balionte entra tenendo in una mano un vassoio su cui sono disposte le chicchere del caffè e nell'altra una caffettiera fumante.
Balionte (porgendo al marito la caffettiera) Reggi almeno questa!
(Bardère la prende e si avvia. Balionte richiamandolo)
Dove vai!... (Prende il vassoio a due mani e anziché avviarsi alla tavola, induce il marito a venire più verso il proscenio. Un po' segretamente)
Lui quando l'ha vista... l'ha baciata sì o no?
Bardère Mi pare di sì...
Balionte Come ti pare?
Bardère L'ha abbracciata e l'ha anche baciata. Io gli ero proprio alle spalle.
Balionte Allora... le chiacchiere dovrebbero essere finite una buona volta! (E piroettando s'incammina) Andiamo, su!
(Si sono sentite le voci della tavolata).
Voci Pera, a me! Pera pera!
Ancora dell'uva, così, in questa stagione!?
Ma è uva passa!
Pare fresca!
Chi divide questa mela con me?
Larroque Si faccia onore alla frutta, mi raccomando! Stamattina, quando sono entrato da lui, il giudice m'ha detto: « Non dubiti, senatore, ormai siamo alla frutta! ». Allora mi s'è allargato il cuore perché ho capito ch'era davvero finita. Siamo alla frutta! (Risate).
L'Avvocato Una frutta, che s'è fatta sospirare! Aveva cominciato piano, il nostro giudice, quasi a malincuore, e poco alla volta ci aveva preso gusto! Non voleva finirla più...
(Bardère e Balionte hanno intanto posato il vassoio e la caffettiera sulla mensola e stanno armeggiando con i cucchiaini e lo zucchero).
Teresa (che ha Balionte alle spalle, si volge) Vuoi chiudere le finestre, per piacere: mi sento tutta l'aria nella schiena...
Larroque (che ha sempre tenuto d'occhio la figlia, balza su) No! Non si chiude! (A Teresa) Ti prenderai, magari ci prenderemo tutti, un solenne raffreddore, ma non si chiude!
Teresa (stupita) E perché?
Larroque Perché debbono sentirlo tutti, fuori, tutti quanti stanno a spiarci con le orecchie spalancate,... credete che ce ne siano pochi? Tremano dal freddo, ma non si muovono! Debbono sentirlo tutti! (Quasi gridando) che siamo contenti, fe-li-ci! Siamo una gran famiglia che ha ritrovato la concordia, la pace...
Teresa Per questo basterà lasciare aperta la finestra laggiù... (E indica la finestra d'angolo) Ma questa, Balionte, me la chiudi.
Larroque (levandosi, rosso) Tutt'e due dico! Spalancate!
(Si fa silenzio).
Bernardo (di malumore, a Teresa) Che ti costa! (A Balionte) Porta un «golf» alla signora.
(Balionte esce, ritorna con un golf che Teresa s'infila).
Larroque Comincio proprio adesso, di qui, da queste finestre spalancate, la mia controffensiva, e tu vorresti attutire l'eco di questa squilla di vittoria, per uno spiffero d'aria!
Teresa (ironica) Non lo sapevo... (E guarda le finestre) Che cominciasse di qui...
L'Avvocato Per conto mio, senatore, non avrei aspettato stasera! Io, al suo posto, avrei già attaccato!
Larroque Perché « quelli » avessero creato complicazioni? C'era mia figlia di mezzo.
L'Avvocato Capisco bene. Adesso, però, la cosa va presa di petto. Domenica sul « Seminatore » ci vorrebbe un titolo così: « L'infame calunnia »... e un articolo fulminante!
Larroque Non sul « Seminatore ». Direbbero: bella forza, è il suo giornale! L'articolo, lo farà invece... indovinate chi?
(Sguardo interrogativo dei commensali)
« La Landa conservatrice »!
Il Dottore Come? La biscia che si morde la coda!
Larroque Sembrerà: di fatto sarà la biscia che si lecca soltanto la coda.
Il Dottore Cioè? Spieghiamoci, senatore.
Larroque Eppure, voi, dottore, ne dovreste sapere pur qualche cosa! (Sporgendosi verso il centro della tavola, misterioso) Il direttore è in mio potere.
M.me De La Trave Allora ha cambiato padrone. Sapevo ch'era in potere dei preti...
Zia Clara (sorda, annaspando) Eh! Che preti? (Guardando qua e là) Dove sono i preti?
Larroque Lo è ancora. E proprio per questo la cosa mi pare importante!
M.me De La Trave Mah! La politica... chi ci capisce!
Larroque Non avete sentito parlare, dottore... e anche voi, avvocato, di quella certa storia di minorenni...
(Alla parola « minorenni » l'attenzione diviene spasmodica).
Il Dottore (goloso) Ah, ah! C'entrerebbe... « lui »?
Larroque C'entra, e come! Per questo vi assicuro che l'articolo di difesa ci sarà! L Avvocato Magari con un accenno alla... corruzione delle minorenni!
M.me De La Trave Ssst... (Guardando Anna).
Anna Che cosa sporca la politica!
Larroque Rapporto di forze, bambina mia: non conta farsi amare, in politica. Occorre farsi temere soltanto!
M.me De La Trave (alludendo al direttore della « Landa ») E quel porco... continua... a impartire benedizioni dalle colonne del giornale senza scomporsi?
Larroque Pare!
M.me De La Trave Non lo leggerò più!
Zia Clara Io l'ho sempre saputo quel che succede nei conventi.
M.me De La Trave Ssst! Zia Clara, c'è della gioventù!
Teresa Mi pare che adesso sarebbe meglio chiuderle, no? (E accenna alla finestra e sorride ironica).
(Teresa fa un segno a Balionte che chiude entrambe le finestre senza che nessuno protesti. La vivacità si smorza quasi di colpo. Hanno finito di prendere anche il caffè).
Larroque (riprende piano, con una certa gravita) Domani, per cominciare, andrò a trovare il Prefetto...
Bernardo Perché il Prefetto, una volta che il giudice s'è già pronunciato!
Larroque Oh, non per parlargli della « faccenda »... no, no...
Teresa (continuando) Soltanto per protestargli ancora una volta la sua indefettibile devozione nella democrazia! Ah ah ah!
Larroque Ssst!
Teresa È chiuso... nessuno ci sente... (Togliendosi di colpo il golf) Uff! Adesso, però, fa troppo caldo... (E si alza di scatto).
(Tutti si alzano prendendo posto qua e là sulle poltrone o sul divano, o rimanendo in piedi a chiacchierare. Teresa è andata verso la sua borsa, ch'è rimasta al proscenio, su una « consolle », l'ha aperta, ha trovato le sigarette e se ne sta accendendo una. Larroque le viene alle spalle).
Larroque Sarai contenta?
Teresa Sono soltanto sfinita... e mi sento soffocare qua dentro... dall'aria e dalle vostre chiacchiere. (Aspira una boccata) Se tornassi con te per un po'...
Larroque (sbalordito, spaventato) Ma diventi matta? Lasciare tuo marito in questo momento? (A Bernardo che, rimanendo un po' indietro, li guarda) Bernardo, le dicevo che bisogna che voi siate come le due dita della mano... Io, vi aspetterò a casa mia tutti i giovedì di mercato, come al solito, eh? Verrete come siete sempre venuti, siamo intesi?!
(Bernardo si avvicina un po', senza raggiungerli del tutto e senza rispondere se non con una smorfia. Larroque forte)
Adesso me ne andrei... perché ritornare di notte finisce per essere una sfacchinata... è un po' pericoloso per la gran nebbia.
Il Dottore Coi primi freddi d'autunno non si scherza!
M.me De La Trave Fino alla stazione vi possiamo accompagnare noi... se vi fidate...
Larroque Chi guida? questa amazzone?
Anna Vi potete fidare, sapete!
M.me De La Trave Oh sì, sì! È prudente e sicura.
Larroque Prendo il rischio, quando mi tocca! Sono fatto così. Ma l'avvocato...
Anna Viene anche lui, se vuole...
L'Avvocato (annuisce) Volentieri... E voi, dottore?
Il Dottore Io? Sono a due passi.
(Larroque e l'Avvocato allora vanno nel corridoio, e si infilano i cappotti).
M.me De La Trave (si avvicina a Bernardo) Come ti senti? stanco?
Bernardo Un po' la testa...
M.me De La Trave (tirandolo da parte) Di' quel che le devi dire. Quel che s'è deciso: poche parole e senza aprire discussioni, mi raccomando. E poi va subito a dormire.
(Bernardo rimane un po' a testa bassa, senza rispondere).
M.me De La Trave Vuoi che restiamo anche noi per stanotte?
Bernardo (netto) No. Ci mancherebbe altro!
Anna (che ritorna nella stanza con la pelliccia e il cappello, sollecita la mamma) Mamma, aspettano te.
M.me De La Trave Vengo... vengo... (E si avvia nel corridoio, seguita da Bernardo. Teresa e Anna si trovano, così, vicine).
Teresa Maria... mi cerca?
Anna Veramente... no. Sai come sono i bambini a quell'età...
Teresa Dille che la vengo a trovare... presto, domani... o magari me la porti tu qui... Bisognerà che ritorniamo a vederci... come una volta, Anna.
Anna (chiusa) Fa decidere a Bernardo... è la cosa migliore, credo. (Andando verso il corridoio) Scappo...
(Vocio di saluti e apparizione di qualche volto).
M.me De la Trave Non uscire, Bernardo... non prendere freddo...
Bernardo No, no... vi accompagno...
(Le voci si allontanano. Poi si sentirà il motore di una automobile, tenuta troppo su di giri, come accade quando guida una donna. In scena sono rimasti Teresa, zia Clara e i due servitori che stanno sparecchiando).
Zia Clara (abbracciando Teresa) Non mi hanno nemmeno dato modo di darti un bacio... (E la bacia) approfitto di questo istante... poi ti lascerò a Bernardo... Quando t'ho vista e hanno detto: « Non luogo », è come se mi fosse scoppiato il cuore... qualcosa che si sciogliesse... la pena di questi due mesi... Io, ricordalo, l'ho detto subito: sono « quelli là » che si rifanno vivi... e con la stessa tattica... è l'« affare Dreyfus » che ricomincia... « Calunniate, calunniate, qualche cosa resterà... ». Oh! i repubblicani hanno avuto torto a non schiacciare la testa una volta per tutte a « quelli là »... Perché quelli rifiatano per un po'... e subito si rimettono a sputar veleno.... È stato tutto un complotto per saltare addosso a tuo padre... sono « quelli là » sai, che hanno mandato l'uomo nella notte con la ricetta... appostato ad aspettarti... per fare due vittime: padre e figlia insieme!
Teresa (con un tremito, mormorato) Per fortuna, non ce l'hanno fatta.
Zia Clara Eh? come dici?
Teresa (forte) Non ce l'hanno fatta!
Zia Clara Ma rimangono sempre dei mostri.
(L'automobile s'è allontanata. Bernardo dopo un istante ricompare col bavero della giacca tirato su)
Hai voluto fare il bravo e ti sei preso freddo! Vuoi un liquore? Ti scalda dentro... Non vorrei che ti si fermasse la digestione...
Bernardo (pensa ad altro, seccato) No. Non voglio niente. (Teresa verso la zia Clara, scuote negativamente la testa).
Zia Clara Neanche tu. Allora lo prendo io... perché mi sento imbarazzata... e un po' intontita... (Va alla credenza e si versa un liquore. Poi, anziché ritornare verso Bernardo e Teresa, si mette a dare una mano ai domestici che stanno sparecchiando. Zia Clara canticchia con una voce sottile e tremula).
Teresa Canti, anche?
(Zia Clara la guarda, senza capire, e passandole accanto con dei piatti le sorride e rinforza il canto perdendosi in cucina)
Non l'avevo mai sentita cantare... pensa... (E si volge verso Bernardo).
Bernardo (si è come rannicchiato in fondo alla scena, e guarda il va e vieni di Bardère, Balionte e di zia Clara che hanno quasi finito di sparecchiare. Di colpo, come infastidito) Mi fate girare la testa col vostro avanti e indietro. Smettetela! Finirete domattina...
(Tutti e tre si fermano con la roba ancora in mano. La zia, che è vicina alla tavola, rimette giù i piatti che aveva in mano, mentre Bardère e Balionte scompaiono in cucina).
Zia Clara Volete restar soli... ho capito. Allora... andrò a letto.
Bernardo Va' a letto. È meglio. Buonanotte.
(Zia Clara fa per dirigersi verso le scale, poi ridiscende la scena fino a Teresa, la bacia e barcollando un po' si mette a salire la scala, dietro di lei, dopo un istante, s'incamminano anche i due servi che rientrano dalla cucina).
Bardère e Balionte Buona notte.
Teresa Buona notte.
(Bernardo non risponde. Dopo un momento va a guardare verso la scala; poi va alla porta di cucina e la chiude a chiave. Teresa lo segue con la coda dell'occhio, sempre al proscenio. Bernardo risale la scena, si siede di traverso, accanto alla tavola mettendosi a piluccare un po' d'uva. Nel silenzio che s'è fatto si sente che si è levato il vento e fischia sugli alberi che si agitano. Bernardo masticando l'uva va alla finestra di fondo, quella rimasta aperta, e la chiude. Silenzio. Il vento s'è ridotto a un sibilo lontano. Bernardo guarda Teresa che gli volge le spalle; d'improvviso si raschia la gola per incominciare il suo discorso. Ma Teresa lo previene)
Teresa C'è proprio bisogno di parlare stasera? Non si potrebbero rimandare a domani le spiegazioni? (E si volge per la prima volta verso di lui) È meglio, Bernardo. Abbiamo tutti i nervi a pezzi...
Bernardo Sta tranquilla. Le spiegazioni non saranno lunghe. Anzi, non ci saranno nemmeno spiegazioni. Che spiegazioni vuoi che ci siano?
Teresa Allora, tanto meglio!
Bernardo Devo farti conoscere soltanto alcune disposizioni, e vorrei farlo subito, a scanso... Poi andremo a dormire. (E intanto ha tirato fuori un foglietto che guarda).
Teresa (come impaurita) Aspetta, Bernardo. Prima d'aprire falle, ascolta me...
Bernardo No. Tu hai finito d'incantarmi di parole.
Teresa Ho finito, sì. Ma senti. (In fretta) Lascia ch'io scompaia, Bernardo. Così non ci sarà più bisogno di dire niente! Lascia che me ne vada.
Bernardo (allora si alza, il sangue alla testa) Andartene dove? (E le viene alle spalle, violentissimo) Osi ancora fare delle proposte, o di avere una tua opinione, esprimere un desiderio? Basta! Sta zitta! Non hai ancora capito che ti resta una sola cosa da fare, una sola?
Teresa Cioè?
Bernardo Ricevere i miei ordini e ubbidire! Se no...
Teresa Se no?
Bernardo Obbedire a quanto s'è deciso in famiglia... (E batte un dito sul foglietto che tiene in mano).
Teresa Se no?
Bernardo Non ti rendi ancora conto che sei in mio potere?
Teresa Anch'io? Come il Direttore della « Landa Conservatrice »? In tuo potere! Lo credi tu! Ti dimentichi d'aver testimoniato in mio favore? Non puoi rimangiarti quel che hai giurato. Ti accuserebbero di falsa testimonianza!
Bernardo Dunque. La signora, arrivando, aveva già fatto i suoi conti! Bene. Ho testimoniato, e ho anche giurato, ma si può sempre scoprire un fatto nuovo... che rimette tutto in ballo... Niente è chiuso definitivamente.
Teresa (con un tremito) Quale fatto nuovo...
Bernardo Uno. C'è. E l'ho io. La « prova ».
Teresa Che prova?
Bernardo La « prova » chiusa nel mio secretaire. E sai bene che per reati come il tuo non c'è, grazie a Dio, « prescrizione ». Ah, ah! T'ho detto che sei in mio potere. Non parlo a vanvera, io. Dunque, abbassa la cresta!
Teresa Che c'entra la cresta...
Bernardo Abbassala, ti dico.
Teresa Badi al tono?
Bernardo Bado a tutto! Bado a quel che mi pare.
Teresa Bene. (A bassa voce) Che cosa volete da me? Sentiamo.
Bernardo (si raschia di nuovo la gola e consulta di nuovo l'appunto) Non credere che sia una ripicca personale... Potrei, sarebbe anche umano... dopo quel che ho ricevuto da te... È perfino mostruoso che noi si sia ancora qui, uno di fronte all'altro, a parlarci... Ma io, come persona, non c'entro... La mia persona scompare... proprio come volevi tu... ch'io non ci fossi più... Quello che conta è la famiglia. Soltanto l'interesse della famiglia mi ha spinto a fare quel che ho fatto: ingannare la giustizia, e giurare! Testimoniare il falso... Un giorno Dio mi giudicherà... Ora, però... (Teresa fa per interromperlo) Sst... ora, proprio per il buon nome della famiglia, è necessario che tutti - dico tutti - ci credano uniti, in pace.
Teresa (ironica) Le finestre aperte...
Bernardo ...e senza che nessuno possa pensare ch'io metto minimamente in dubbio la tua innocenza...
Teresa Questo si sapeva già: l'unione, la pace agli occhi di tutti. E ho già detto che sono... dispostissima a fare quel che occorre.
Bernardo Sei dispostissima? Bene. D'altra parte, non ho nessuna intenzione di espormi ancora... - voglio dire - che desidero non mettere nuovamente a rischio la mia personale sicurezza...
Teresa (di slancio) Hai paura che io voglia... Hai paura di me?
Bernardo Paura? No orrore!
Teresa Che aspetti, allora, che aspettate tutti, per strapparmi dall' « album di famiglia »... (E brandisce un album di fotografie che è sulla consolle) come avete fatto con Giulia Bellade solo perché un giorno se n'è andata senza il vostro permesso... a rifarsi la vita come le piaceva? Non l'avete forse cancellata dai vostri ricordi?... Più un ritratto, più una fotografia qualunque... È diventata un volto sconosciuto per tutti, non se ne deve sapere più niente! Bravi! Perché, allora, non fate lo stesso anche con me? Io scompaio e voi mi cancellate dai vostri ricordi.
Bernardo T'ho detto basta. Non voglio più sentirti parlare! Non hai diritto né a ribattere né a polemizzare. Ascolta, e basta. Alla fine, dirai sì o no. Facciamo presto. Primo: domani si lascia questa casa e si va ad abitare nella mia casa qui di fianco. Non voglio avere più tra i piedi tua zia Clara. Verrà a baciarti di là, se proprio non può fare a meno di questo sfogo. I tuoi pasti ti saranno serviti in camera tua, dove starai, « sempre ».
Teresa Come, « sempre »?
Bernardo Sempre, perché non ti permetterò di entrare nelle altre stanze. Se vorrai prender aria potrai passeggiare nei boschi finché vorrai.
Teresa Grazie.
Bernardo (gettando un'occhiata agli appunti) Secondo: alla domenica assisteremo insieme alla Messa cantata. Bisogna che ti vedano al mio braccio. Terzo: il primo giovedì del mese andremo in carrozza aperta alla fiera, e ci fermeremo a colazione da tuo padre, in città, come abbiamo sempre fatto.
Teresa Me l'avevate già detto, questo.
Bernardo (la guarda. Teresa non batte ciglio. Allora Bernardo piega in quattro il foglietto) È tutto.
Teresa E... mia figlia Maria?
Bernardo (che si stava avviando) Maria?... Ah! Credevo che non sollevassi nemmeno questa questione. Maria parte domani all'alba: mia madre la condurrà in riviera.
Teresa E il motivo?
Bernardo Credo sia un motivo di salute.
Teresa Non è vero! T'avverto che la figlia non me la lascio portar via... Voglio vederla!
Bernardo Certo che la vedrai, a suo tempo, quando tornerà...
Teresa Siete dei mostri! Volete che mi cresca lontano, senza il mio amore... volete che mi veda il meno possibile e che mi creda una madre... snaturata...
Bernardo Ma, dico, credi ch'io prenda sul serio questo tuo scoppio di amore... materno? Il tuo amore! Non ci pensavi a Maria, quando?... Eh? Allora non ci pensavi! Lo vuoi capire che ormai non c'è più niente di tuo? Niente! Avevi sperato che la lasciassimo nelle tue mani, cresciuta, educata da te? Ma devi proprio considerarci degli imbecilli, per i quali nessuna lezione conta! Ti sei sbagliata. Anche Maria viene messa al sicuro.
Teresa Avreste paura anche per Maria? Paura di me... per Maria?
Bernardo Non fare la commedia dell'onore! Ragioniamo: a ventun anni, morto io, tutte le mie proprietà passano a Maria. Sì o no?
Teresa Credo.
Bernardo Non « credi ». Lo sai. Ebbene. Tutto ciò che riguarda la proprietà, i boschi, i pini, tu conosci a menadito. Via il marito, anzitutto... hai pensato. È andata male. Perché, dopo il marito, non la figlia?
Teresa (grida) Noooh! Non è possibile...
Bernardo Ssst!
Teresa Allora... tu credi ch'io l'abbia fatto per i boschi... per le proprietà? Solo nella vostra testa poteva nascere un pensiero simile!
Bernardo E perché altro l'avresti fatto? Procediamo per eliminazione... Ti sfido a trovare un altro movente valido! Credi che non abbia pensato a tutto in questa settimana? Oh, lo so bene! Tu ci terresti a far balenare che deve esserci una ragione misteriosa... un segreto inaccessibile... ci terresti a circondarti di un alone di interesse... Ma, questa, sarebbe in ogni caso soltanto la maschera... perché il motivo vero, concreto, è un altro, è quello, soltanto. (Pausa) Del resto, adesso, la cosa è senza importanza. Non mi interessa più. Ho finito di pormi delle domande, di fare delle ipotesi.
Teresa Povero Bernardo, quanto ti sei affaticato! E invano!
Bernardo (ironico) Appunto. Dunque, restiamo ai fatti. (Secco) Tu non sei più nulla.
Teresa L'hai già detto.
Bernardo Lo ripeto. Più nulla. Devi soltanto inginocchiarti e ringraziare. Ringraziarci tutti! qualunque cosa facciamo di te. Perché è il nostro nome, quello che porti anche tu che t'ha salvato. Se non avessi portato questo nome, a quest'ora saresti già in galera! Ma il nome - purtroppo - non lo si può né cancellare, né strappare! È stata la tua fortuna! E allora... hai capito bene? hai capito tutto quello che t'ho detto? tutto ciò che devi fare?
Teresa Ho capito.
Bernardo Forse tra qualche mese... ma non so ancora quanti... quando la gente si sarà convinta della nostra intimità... quando mia sorella Anna avrà sposato il giovane Deguilhem.
Teresa Lo sposa, poi?
Bernardo Lo sposa, sì. S'è arresa... ha ceduto. Adesso però sono i Deguilhem che parlano di rinvio... di pensarci su...
Teresa (ironica) Colpa mia.
Bernardo No, mia! Comunque quando tutto sarà rientrato nell'ordine, allora, forse, io potrò andarmene stabilmente a vivere altrove con mia madre e mia figlia, e tu rimarrai qui. Ci libereremo l'uno dell'altro. Sarà un passo avanti. Addurremo come causa la nevrastenia... o altro...
Teresa (ironica) La pazzia, per esempio.
Bernardo No. La pazzia, no. Farebbe del male a Maria, un giorno. Ma il motivo lo troveremo. Non dubitare. Così ti libererai anche della mia presenza che ti da tanto fastidio.
Teresa Ti dovrei ringraziare?
Bernardo Che importanza ha?
Teresa (lo fissa) E pensare che durante il tragitto, fin qui, dopo che m'avevano liberato di quest'incubo, mi son detta con tremore di speranza: se Bernardo vedendomi mi buttasse le braccia al collo e mi scongiurasse di non parlare più di niente, come se niente fosse veramente accaduto... io davvero sarei capace di buttarmi in ginocchio e di amarlo... Se fosse capace d'una simile grandezza... d'un simile gesto d'amore...
Bernardo È su questo, infatti, che voi contate: la grandezza degli altri, il gesto d'amore degli altri! La bontà degli altri! Per profittarne e per riderci sopra appena passato il momento del pericolo. È troppo comodo, è troppo facile! ma ti sei sbagliata. Stavolta hai fatto i conti male. Non ci casco più nella tua trappola.
Teresa Dunque si dovrebbe concludere che sono proprio in mano tua, in tuo potere.
Bernardo Concludi quel che ti pare!
Teresa E credi davvero che riuscirai a trattenermi con la forza?
Bernardo Fa come vuoi: puoi dire sì o no. Hai la scelta. Ma sappi che uscirai di qui soltanto ammanettata.
Teresa Esagerato! Non fare il terribile, ti conosco. Tu non esporrai mai la famiglia ad una simile vergogna. L'hai detto tu quel che hai fatto, l'hai fatto soltanto per la famiglia. Non mi fai paura.
Bernardo (calmo, riflessivo) Neanche tu. Poiché tu improvvisi sotto l'impulso delle prime reazioni - e sei molto più brava di me nell'improvvisazione - mentre io parlo perché ho tutto ponderato. Tu non hai molta fiducia nella mia... ponderazione? Me l'hai detto tante volte e me l'hai anche fatto vedere, e come! Ma stavolta, vedi, non ho ponderato da solo, ci si son messi tutti quelli della famiglia, e le conclusioni non sono tanto mie, quanto di tutti.
Teresa Capisco. Riflettono lo spirito della famiglia.
Bernardo Se tu scappi - puoi farlo anche stanotte, non ti tengo, chi ti potrebbe trattenere con la forza! - se tu scappi, pensaci bene, è come se ti riconoscessi colpevole. E allora a che scopo noi dovremmo continuare a coprirti? Non c'è più ragione. Sei tu stessa che scopri le carte andando via. E la famiglia, allora, ti ripudia pubblicamente, al cospetto di tutti, dice chi sei, quel che hai fatto. Era proprio questa la decisione che mia madre voleva, pensa un po'! Che credi? Siamo stati lì lì per lasciare che la giustizia seguisse il suo corso: e se non avessimo pensato ad Anna e a Maria... Ma siamo ancora in tempo... Non hai nemmeno bisogno di decidere adesso se vai o stai alle condizioni che ti ho posto. Ti lascio tutta la notte per pensarci su. Domattina mi darai la risposta.
Teresa Mi resta mio padre.
Bernardo Tuo padre? Ma con tuo padre siamo perfettamente d'accordo. Lui ha la sua carriera, il suo partito, le idee che rappresenta. Ha avuto un solo pensiero: soffocare Io scandalo, a qualunque costo. Ti dico che siamo perfettamente d'accordo. Non hai più nessuno che ti stenda una mano. Devi sbrigartela da sola. Pensaci. (La guarda, poi si avvia alla scala. Verso Teresa) Tu non sali?
Teresa Non ancora. Devo pensare. (Bernardo fa due passi) Comunque, domattina avrai la risposta.
(Bernardo si allontana su per le scale. Teresa è sola. Va alla finestra, la spalanca, poi, volgendosi)
Adesso, lo odio. (Stacco) È per abitudine che si da un'importanza infinita all'esistenza di un uomo, ma non è vero, in fondo... non è vero per tutti... per lui, almeno, non è vero... Robespierre aveva ragione, e anche Napoleone, e anche Lenin... (Stacco) Eppure è lui che dice « sei in mio potere », « devi ubbidire a quanto ha deciso la famiglia »... Ed è vero. Non posso fare altrimenti... Dopo tutto la colpa è solo mia: non ho saputo uscire a tempo dagli ingranaggi del meccanismo familiare, e l'ingranaggio, ormai, mi tiene prigioniera, mi stritola... (Stacco) Sarebbero capaci di farlo, senza alcun dubbio! Ma la « prova »... che « prova » sarà mai? C'è solo « quella »... E se non è « quella » ha mentito... (Scende lentamente la scena)... nella tasca della vecchia mantellina... il pacchetto dei veleni... intatto...
(Si guarda attorno, va furtiva a un vasto armadio che è nella parete di sinistra, al proscenio, apre. Prende una sedia, vi sale; e sfila da un ripiano alto una mantella scura. La tiene per il collo e fa entrare il braccio nell'interno, affonda la mano in una tasca. Il volto le si illumina)
C'è... ma c'è?!
(Butta la mantella sulla spalliera di una sedia e guarda il pacchetto. Legge:)
« Cloroformio, grammi 10; Aconitina, grammi 2; Digitalina, centigrammi 20 ». (Poi si irrigidisce) E come fai, allora, a tenermi in tuo potere? Se io voglio... Tutto, ma non in tuo potere... Non mi terrai più... Mi troverai in casa tua... sul divano… stesa... morta... (Trema) Non bisogna guardarla in faccia la morte... no... che cosa devo fare? Versare l'acqua... diluire la polvere... bere d'un colpo... e stendermi...
(Va al divano e ci passa la mano sopra, come una carezza. Poi si butta a sedere)
Che cos'è la morte? Non si sa che cosa sia... il nulla... un sonno lungo... (Stacco) No, non c'è nessuno, non c'è più nessuno, dopo... però non sono proprio sicura che non ci sia più niente... ed è per questo che sento un tremore... Sarò vile... ma tremo, dentro... (Stacco) Beh, se esiste, allora, questo Essere, distolga la mano criminale prima che sia troppo tardi; e se invece la sua volontà è che una poveretta come me compia il trapasso, Egli accoglierà lo stesso con amore questo mostro, questa creatura sua... È lui che mi ha fatta così... Sei tu...
(Va alla tavola a mezzo sparecchiata, prende un bicchiere, vi versa dell'acqua, viene al proscenio, posa il bicchiere sulla consolle, versa le polveri nel bicchiere, fa girare il bicchiere perché il veleno si sciolga, alza il bicchiere e fissa il liquido biancastro. Ma all'improvviso si sente un vocio confuso su per le scale. Teresa arretra. Qualcuno scende pesantemente le scale. Allora Teresa ha paura, depone il bicchiere come se temesse di essere scoperta).
Balionte (appare nel vano) Signora...
Teresa Che c'è?
Balionte La signorina Clara...
Teresa Zia Clara?
Balionte La signorina è morta... L'ho trovata morta sul letto... tutta vestita... Venga... su!
(Allora Teresa con un movimento brusco rovescia il bicchiere; poi si dirige verso le scale. Ma Bernardo appare, in vestaglia, al sommo).
Teresa È morta?
(Bernardo annuisce con la testa. Teresa lo fissa e quasi sillabando)
Ha preso il mio posto.
(Bernardo la guarda. Teresa lo scosta bruscamente e si mette a salire le scale chiamando)
Zia Clara, zia Clara...
(Balionte le va dietro. Bernardo rimane solo in mezzo alla scena, mentre scende rapidissimo il sipario).
ATTO TERZO
La stessa scena del secondo atto. C'è un sole chiaro, uno dei quei primi soli cristallini che annunciano la primavera. Dalle finestre si vede la corte e, più in là, la campagna. Uno scampanio discreto. Bardère sta lucidando un fucile da caccia; Balionte stende un tappeto sulla tavola di fondo e guarda di tanto in tanto oltre le finestre.
Balionte Ci siamo.
Bardère Vengono?
Balionte Ma sono ancora in fondo! Vanno così piano...
Bardère Sfido! È stata una prepotenza volerla portare alla Messa a tutti i costi, in quello stato!
Balionte Prepotenza un corno! Se la lasci fare, quella lì non si muove più dal letto! Senza toccar cibo. Solo bere, e sigarette.
Bardère E finiscila con queste sigarette! Sembra che sia un sacrilegio!
Balionte Sai che ha bruciato perfino le lenzuola? S'addormenta con la sigaretta tra le dita... una vergogna! Un giorno o l'altro brucerà la casa. Ha le dita e le unghie tutte gialle... Per me ha fatto bene a scuoterla un po' appena è arrivata. Il signor Bernardo del resto è fatto apposta per addomesticare i cani ribelli! Ti ricordi com'era bravo a mettere il « collare di forza » senz'essere morsicato?
Bardère (brontolando) Sì... sì... il « collare di forza »...
(E viene alla finestra a guardare; poi si allontana col fucile lucidato. Anche Balionte si allontana dalla finestra. Si apre la porta: entrano Teresa e Bernardo. Teresa è molto dimagrita, e pallida; ha un vestito scuro, porta il cappello; Bernardo ha il cappotto).
Teresa (togliendosi il cappello, posandolo sulla consolle e afflosciandosi su una delle poltrone di proscenio) Non mi reggo in piedi!
Bernardo Prendi qualcosa.
Teresa No.
Bernardo Un po' di vin di Spagna. È straordinario per ridare le forze. Teresa(volgendosi a Balionte) Solo un goccio.
(Balionte esce. Poi tornerà con due bicchierini su un vassoio e l'ampolla del vin di Spagna).
Bernardo M'hanno detto che ti rifiuti di mangiare.
Teresa Non ho appetito.
Bernardo Forse mangeresti con maggior appetito qui con noi... che in camera tua!
Teresa Che differenza fa? (Beve il bicchierino).
Bernardo (a Balionte) Prepara per la signora il solito posto, alla tavola... (Le indica la tavola di fondo. Balionte annuisce un po' stupita) Vai pure, Balionte.
(Balionte esce).
Teresa (sorseggiando) T'è preso paura... per me... per la mia salute, vedendomi così sciupata?
Bernardo No, no... ma non sono inumano, io... Comunque, senti...
Teresa Altri discorsi? Arrivi ieri sera - era già notte - dopo quasi un mese e mezzo di assenza, e ricominci subito con i discorsi.
Bernardo Devo.
Teresa Se devi, parla.
Bernardo Non ho potuto farlo stanotte... data l'ora...
Teresa Ero sveglia. T'ho sentito.
Bernardo Ho dovuto riaccompagnare mamma, Anna e... Deguilhem, e s'è fatto tardi. (Una altra pausa) Si sono finalmente fidanzati.
Teresa Ah! S'è decisa anche al fidanzamento.
Bernardo La cosa però non è ancora ufficiale. Deguilhem ci tiene molto a vedere te, prima.
Teresa Me? Che c'entro io?
Bernardo Questione di riguardo, dice; ma ho il sospetto che voglia farsi un'idea intorno a tutta... la vicenda. Annusare...
Teresa Anche lui.
Bernardo (irritato) Certo, anche lui, dal momento che sta per entrare nella famiglia. (Poi Bernardo, frenando l'irritazione) Ora tu sei troppo... intelligente per non uscire bene da queste prove.
Teresa Volevi dire: « Tu sei troppo commediante », è vero?
Bernardo Che c'entra! Insomma: mi fido di te. Ricordati che gli abbiamo detto che sei stata ammalata e che il tuo morale è un po' intaccato...
Teresa (lo guarda) Mi mettete sempre di mezzo!
Bernardo Per forza. Non è che ti mettiamo: ci sei, in mezzo. (Trattenendosi dal polemizzare) Saprò essere riconoscente... dello sforzo che farai per aiutare la felicità di Anna, per non compromettere la riuscita di questo progetto così conveniente, sotto tutti gli aspetti, per la famiglia. Ti dico altrettanto chiaramente che non esiterei a farti pagare caro ogni tentativo di sabotaggio. Ma sono certo che non c'è nulla da temere da te.
Teresa (ironica) E come pensi d'essermi riconoscente?
Bernardo Per esempio... d'ora in poi ti dispenso dalla Messa. So che ti pesa.
Teresa Grazie. Ma, in fondo, non mi dispiaceva affatto andarci.
Bernardo Ma dal momento che la Messa, per te, non significa niente... Basta con la commedia.
Teresa Avevamo imparato a recitarla così bene che il dottore Pédemay pare abbia detto una volta incontrandoci: la cosa più straordinaria è che non hanno affatto l'aria di recitare una commedia!
Bernardo (come preso da un'improvvisa euforia) Oh, sotto questo aspetto le cose si sono sistemate molto prima e molto meglio di quanto pensassi. Siamo riusciti così bene a dipingerti come una povera vittima innocente, ferita a morte dalla calunnia... che stenta a sollevarsi dal colpo ricevuto... che la gente l'ha creduto.
Teresa La gente, dopo un po', crede tutto. Torniamo alla tua riconoscenza. Ma esentarmi dalla Messa è una sciocchezza.
Bernardo (con un sorriso) E se ti dicessi che ho deciso di... liberarti dalla catena?
Teresa Come?
Bernardo Sei libera.
Teresa Libera? Spiegati.
Bernardo Libera di andartene di qui... dove vuoi.
Teresa Quando?
Bernardo Subito. Appena avrai visto Anna e il fidanzato, puoi partire, se vuoi.
Teresa (dura) Giuralo.
Bernardo A te posso giurarlo.
Teresa E per la gente, per gli altri che ragione troverai?
Bernardo La salute; che stai bene solo quando viaggi. Così ti sei messa a viaggiare... t'abbiamo indotto a viaggiare.
Teresa E... noi? che vuoi fare per mettere le cose in chiaro?
Bernardo (aggrottandosi) Cioè?
Teresa Divorzio o... separazione legale?
Bernardo (affrettato) Oh, niente, niente! Tutto resta com'è. Solo che te ne vai: viaggi.
Teresa D'accordo. Io lo dicevo per te. Temevo che non volessi che io mi portassi in giro il nome, il tuo nome...
Bernardo Certo che il nome... ma credo che quando sarai libera sarai anche più ragionevole. Tiri calci solo quando sei attaccata al carretto. Ne è convinto anche tuo padre.
Teresa Forse.
Bernardo Ad ogni modo, io corro l'alea.
Teresa Del nome?
Bernardo Già.
Teresa Posso riprendere il mio nome di signorina, se vuoi.
Bernardo Se lo vuoi tu. Lontana, liberissima!
Teresa (con la voce che trema, alzandosi) Grazie, Bernardo.
Bernardo Ma anzitutto, l'incontro.
Teresa Non ho paura!
Bernardo Lo so bene! Tu hai il genio delle situazioni false!
Teresa Quando arrivano?
Bernardo Saranno qui da un momento all'altro... Erano tutti alla Messa... non li hai visti?
Teresa No. Io non mi guardo mai attorno, alla Messa. Allora, lascia che mi riposi un momentino. È quel vin di Spagna che m'ha vinto, a stomaco vuoto... (E va a sedersi sulla poltrona in fondo alla scena).
Bernardo ...o piuttosto la notizia?
Teresa Forse, sì! La notizia m'ha fatto girare la testa... (E comincia a salire la scala) Quando arrivano mi avverti... eh...
Bernardo Ci penso io... li sentirò di lontano... vengono in automobile... (Esce).
Teresa (ferma a metà della scala, appoggiata alla ringhiera) Se mi dà un po' di denaro scappo a Parigi... subito, immediatamente... E anche se non mi dà un soldo parto... oh! star sola a Parigi, guadagnarsi da vivere, non dipendere da nessuno! Essere senza « famiglia », lasciare soltanto al cuore la scelta dei parenti... sceglierli non secondo il sangue, ma secondo lo spirito, la simpatia e secondo la carne, anche; scoprire i propri parenti veri per quanto dispersi e occasionali essi siano... gli incontri... le sorprese... Oh! Parigi, Parigi...
(Sembra singhiozzare, nasconde la testa nell'incavo del braccio; un silenzio; poi sale gli ultimi scalini scompare. Balionte furtiva, mette la testa dentro e avanza senza fare il minimo rumore con dei rami verdi in mano con qualche bacca fiorita: riempie di quel verde abbastanza primaverile alcuni vasi posati qua e là per la stanza, sui vari mobili. Si sente qualcuno venire affrettatamente: è Bernardo. Va verso il corridoio d'ingresso, in primo piano, e riappare con la mamma, M.me De la Trave).
M.me De la Trave (piuttosto ad alta voce) Fanno una passeggiata! Ho detto: lasciate lì la macchina e andate a piedi... con questo sole! Saranno qui a momenti... Sono venuta avanti oltre tutto per rendermi conto io...
Bernardo Ssst! (Indica le stanze di sopra) S'è buttata un momento sul letto...
M.me De la Trave (allarmata) Che ha?
Bernardo Sfinita. Basta che posi la testa e già dorme. Proprio sfinita.
M.me De la Trave Non bisogna mai prenderle alla leggera queste cose! In chiesa, la guardavo e mi dicevo: Dio mio, com'è pallida! Ma poi ho pensato che fosse il riflesso delle vetrate, sai quel giallo e quel verde che rendono le facce spettrali.
Bernardo (alla mamma che tace) Che pensi? sei preoccupata?
M.me De la Trave Non vorrei che si ammalasse in casa... e magari...
Bernardo Scommetto che, adesso, ti fa compassione: ti senti un po' intenerita?
M.me De la Trave (ambigua) Beh!
Bernardo Vedi come siamo fatti! Passa un certo tempo, e quasi ci dimentichiamo di quel che è accaduto.
M.me De la Trave Ah, no! Qui ti sbagli, nessuna dimenticanza, almeno da parte mia. Pensavo piuttosto che se ti si ammalasse grave o ti morisse, Dio ci scampi, in casa... altre noie, altri scandali, e con quello che c'è stato.
Bernardo Adesso ti metti a esagerare.
M.me De la Trave Affatto! Te lo ricordi l'affare della « sequestrata di Poitiers »? E non si può dire che non ne avesse di colpe, quella disgraziata! Ma tutta la famiglia che l'aveva, in una maniera o nell'altra, tenuta chiusa in casa, ci andò di mezzo. E l'opinione pubblica fu tutta per lei! Immaginarsi! Ma come ha fatto a ridursi così, mi domando.
Bernardo Dicono che rifiutava il cibo, sistematicamente.
M.me De la Trave Una vendetta!
Bernardo Su se stessa?
M.me De la Trave Capace di tutto! E non hanno mai avvertito i servi... che deperiva?
Bernardo Mai.
M.me De la Trave Potevano scrivere! Zotici! Hanno scritto per tante sciocchezze, sulla proprietà... (Scuote la testa).
Bernardo Vedrai che strigliata darò a quei due!
M.me De la Trave Beh, adesso non lasciarti trascinare dagli impulsi. Tu sì che sei spinto a esagerare, sempre. Non vorrei che se la prendessero e se ne andassero sbattendo la porta.
Bernardo Ma sbattano tutte le porte che vogliono. Che ce n'importa!
M.me De la Trave Sanno troppe cose... e Bardère è il solo che conosca bene i confini della proprietà; piuttosto, devi sbarazzarti di lei, al più presto, adesso che le voci si sono placate e hanno preso tutt'altra piega! Porte aperte, e ponti d'oro. Quando vuole andare... si accomodi pure.
Bernardo Già fatto, questo.
M.me De la Trave Come?
Bernardo Ho già parlato. Accetta. E come! Anzi, non crede ancora ch'io voglia lasciarla andare davvero.
M.me De la Trave Ma nel frattempo... teniamola su, mi raccomando! Che parta in piedi. Poi, quand'è lontana, può anche...
Bernardo Mamma! Non ti posso sentire quando parli così... Mi fai pena!
M.me De la Trave Ah, ti faccio pena! povero sciocco! basta che ricordi... certi particolari per ritornare un'altra! Quella poltrona... È la sua ipocrisia, vedi, ch'è senza perdono, più di quel gesto spaventevole, mostruoso... più, più! Io ti faccio pena, eh, e lei?
Bernardo Orrore!
M.me De la Trave Ah! Io arrivavo col cuore in gola... tu eri terreo... prostrato dalla crisi, e lei: « Mamma, siedi qui, in poltrona, quella, quella! starai più comoda... » e di te: « Povero caro, ha così paura di morire, che un consulto, io sono stata sempre per il consulto, che un consulto sarebbe la sua fine! ». Oh, se ci ripenso! Per questo ti ripeto: non fidiamoci, Bernardo, non fidiamoci mai, mandiamola via, adesso! Che fa, sopra?
Bernardo Dorme...
M.me De la Trave Fingerà di dormire?... capace di tutto, di tutto!
Bernardo Insomma, mamma: non facciamo sempre dei castelli in aria. (Seccato) Stiamo ai fatti. Ha accettato di ricevere... come si deve Deguilhem... Poi preparerà la sua partenza. Diciamo due parole su quest'incontro, vuoi? L'ultima commedia, spero.
M.me De la Trave L'ultima!
Bernardo Insomma! Tu vai incontro a Teresa... l'abbracci, la baci... Anna farà altrettanto...
M.me De la Trave Anna, se crede, lo farà, ma io no! Non chiedermi di baciarla!
Bernardo Sei anche suscettibile! (Alzando la voce) Mica l'ho voluta io questa scena di famiglia!
M.me De la Trave Tutto quello che vuoi. Ma non puoi chiedere al cuore d'una madre di baciare... Oh! Per me sarà già una cosa terribile toccare la sua mano...
(Si sente l'avvicinarsi dell'automobile).
M.me De la Trave Eccoli.
Bernardo Non facciamo storie. Arrivano...
(Va verso l'ingresso. Un istante, poi dal corridoio di ingresso appare Anna).
Anna Si può?...
(Viene avanti insieme a Deguilhem).
M.me De la Trave Avanti... avanti...
Bernardo Ma entrate... (Sempre sul fondo, vicino alla scala) Teresa... Teresa... Scendi, per favore...
(Deguilhem ha un cappotto foderato di pelliccia. Anna una pelliccia di « petit gris » e un cappellino di feltro senza nastri né coccarde. Anna fa per togliersi la pelliccia).
Deguilhem Io la tengo... scusatemi... Questi bei saloni di campagna non si scaldano nemmeno con questo sole!
Anna (che si era mezzo sfilata la pelliccia, se la rimette) Hai ragione! tanto più che siamo accaldati, per la corsa che abbiamo fatto...
Deguilhem (a Bernardo che gli ha stretto la mano) Sotto, c'è cantina?
Bernardo No, qui sotto no.
Deguilhem Allora state attento: il pavimento finirà per mancare... (E batte col bastone sul pavimento) ... a meno che non mettiate una gettata di cemento...
(Si sente scendere le scale. Tutti si voltano. Entra Teresa. Un ronzio di voci con acclamazioni di giubilo e di meraviglia all'apparire di Teresa. Deguilhem ha ammutolito e guarda Teresa).
Teresa (si ferma un momento sorridente sulla soglia della scala, poi si dirige verso M.me De la Trave)
Che bella novità! Mamma! (L'abbraccia) E tu, Anna...
(Abbraccio e bacio; guarda Deguilhem sorridente, senza muoversi).
Anna Il mio fidanzato...
Teresa Vuoi che non l'avessi capito? Stavo guardando se si merita tutta questa... fortuna! (E gli tende la mano. Deguilhem la stringe. Ad Anna) Ma anche tu, sai... (Allontanandosi, a Deguilhem) Quando mi sono sposata io, voi dovevate essere un bambino... in confronto a Bernardo... altrimenti, forse, non sarebbe toccata a lui, questa... non so se dire fortuna o sfortuna!
Deguilhem Fortuna, fortuna, certo!
Teresa Grazie! Ma perché restate in piedi... E lascia che ti guardi bene, Anna dopo... tanto tempo.
Anna (alla mamma) Vedi che è già un'altra?
Teresa Io?
Anna Basta un minuto, e cambi del tutto espressione.
Teresa Perché?
Anna In chiesa ci avevi un poco allarmati per il gran pallore.
Teresa Lo saprete che sono stata ammalata.
M.me De la Trave Se lo sappiamo! Abbiamo trepidato!
Teresa Ammalata più di quanto ho lasciato credere...
Deguilhem Ma, è una grave responsabilità che vi siete presa!
Teresa Lo so. Ma sono fatta così, io. Le responsabilità, chiamiamole pure così, non mi spaventano...
Anna Adesso hai tutt'altro colore!
Teresa È bastato un po' di vin di Spagna, è vero Bernardo?
Bernardo Un bicchierino appena! Teresa ha una gran fortuna: assimila subito!
Teresa Il peggio era che l'appetito non voleva venire, e anche adesso, sapete... in più la pioggia m'impediva di uscire e di stimolarlo un po'... Credevo di non veder più il sole! Da principio mi son detta: dopo tutto, meglio dimagrire un po' che ingrassare, ma poi... Insomma! Il sole, eccolo qua! Ora parliamo di te, Anna, della tua felicità...
Anna Da noi, è vero mamma?, il tempo è stato buono.
Teresa Levati almeno il cappello... che ti ritrovi intera...
(Anna si sfila il cappello e l'appoggia sulla consolle).
M.me De la Trave (intanto) Figurati, Teresa, che così liscio com'è costa più caro dei nostri cappelli d'una volta, con le loro piume e le loro aigrettes. È vero che il feltro è finissimo... e il modello è di Reboux, ma, ti dico io, costa un'esagerazione!
Bernardo E se noi andassimo, intanto che si parla di cappelli, a dare un'occhiata alla fattoria...
Deguilhem Andiamo... andiamo pure...
Bernardo Mi piacerebbe sentire il vostro parere... su certe questioni...
M.me De la Trave Vi seguo anch'io? Lasciamo i giovani un po' soli...
Teresa (ha un istante di smarrimento negli occhi, poi si riprende) Bravi! Mi prendo quel « giovani » come un augurio!
(Escono Bernardo, Deguilhem e M.me De la Trave).
Teresa Non ti dispiace restar sola con me?
Anna No, affatto; ma ti pare? (Teresa la guarda, tace) Non dirmi delle falsità, tanto sai...
Teresa Per quello che si può vedere e capire, credo sinceramente che sarà un buon marito.
Anna Il che non significa niente! Detto poi da te!
Teresa Senti, Anna: io, dopo... quest'incontro me ne vado... Bernardo mi lascia libera di fare ciò che voglio, e io me ne andrò. Ti volevo dire... L'amavi veramente Azevedo... proprio come mi scrivevi?
Anna Perché lo vuoi sapere?
Teresa Se mi dicessi che si trattava d'una infatuazione... mi sentirei la coscienza più leggera...
Anna Beh, l'amavo. L'amavo come posso amare io. Se penso quel che puoi aver fatto tu, se è quello a cui si può giungere quando si ama e si odia veramente, mi viene da concludere che non ho mai amato, nemmeno Azevedo. E forse non amerò mai.
Teresa Eppure io t'ho invidiata.
Anna (incredula) Me?
Teresa Quel tuo stato di meravigliosa combustione d'amore in cui ti trovavi quando mi scrivesti le prime lettere... Ti ricordi?
Anna A Parigi. Stavi per rientrare e volevo avvertirti... eri la mia confidente... Vuoi dire che tu m'hai invidiata?
Teresa Sì, perché avevi già quel ch'io non avevo e non avrei mai avuto... questo smarrimento d'amore in cui tutto s'annulla... e lo sentivo ingiusto: tu sì, io no. (Triste) Ero in viaggio di nozze. Sono ritornata con quell'amarezza, e con quella rivolta.
Anna E mi hai ingannata... mettendoti dalla loro parte, contro di me.
Teresa Ti chiedo di perdonarmi.
Anna Ma lui, dimmi, lui...
Teresa Azevedo?
Anna Sì... credi che mi amasse? (Le due donne si guardano) Che ti costa, ormai, dirmi la verità... essere generosa? Perché m'hai detto che il suo era un capriccio... un amore di convalescente... che quasi rideva di me...
Teresa Non dovevi rivederlo mai più... era stato deciso in famiglia.
Anna Ma mi amava... davvero?
Teresa (mentendo) S'è messo a viaggiare... in Spagna... Africa... per togliersi dal cuore... quel sentimento... e l'immagine...
Anna Mia?
(Teresa annuisce. Anna raggiante)
Chi te l'ha detto?
Teresa Lui. A Parigi. Lo... rividi, e me lo disse... era straziato.
Anna (si asciuga una lacrima) Ti ringrazio, Teresa, nonostante tutto, di avermelo detto.
Teresa E sono... contenta anch'io di essermi liberata di questo peso... Partirò più leggera.
Anna Quando parti?
Teresa Il più presto possibile. (Prendendole le mani) Ti dirò che non penso che a partire... fuggire, fuggire...
Anna E non mi chiedi niente di Maria?
Teresa È vero... è vero: parliamo di Maria.
Anna S'è abituata a noi, sta tranquilla.
Teresa Adesso parlerà? Non solo le parole... ma anche le frasi, eh?
Anna Oh, per questo, le si fa dire tutto quel che si vuole. È da morire dal ridere. Basta che senta un gallo, un clacson d'automobile e subito alza il ditino e dice: « Centi musica! ». È proprio un amore, un vero tesoro.
Teresa Certo mi divertirebbe tanto udirla... certo che mi commuoverei... mi vedreste piangere in disparte... Ma, vedi, lasciami dire, Anna, e non spaventarti, dopo un poco m'annoierei.
Anna Di Maria, vuoi dire?
Teresa (annuisce) ...e sarei impaziente di ritrovarmi sola con me stessa. (Un silenzio imbarazzato) Lo so, sai, che cosa pensi di me, Anna, in questo momento... Tu mi disprezzi... mi consideri un mostro... Una madre che si disinteressa della propria creatura... non ci sono scuse... Lo so bene! Eppure, come spiegarti, io sono fatta così, Maria, prima - quando la portavo - e dopo, non mi ha mai colmato interamente. Ti confiderò una cosa, Anna: in fondo, io sono piena di me stessa, mi occupo tutta! Tu, forse, non aspetti che dei figli per annientarti in loro, come ha fatto tua madre, come hanno fatto tutte le donne della famiglia... diciamo pure tutte le donne; ma io, devo sempre ritrovare me stessa, io mi sforzo sempre, appena divago un po', di raggiungere me stessa. Tu, Anna, ne sono certa, dimenticherai la tua adolescenza, le nostre estati... dimenticherai le carezze di Giovanni Azevedo, appena sentirai il primo vagito del bimbo che avrai avuto con Deguilhem... magari senza amore... Le donne, in generale, aspirano a perdere la loro esistenza individuale; ed è bello, questo dono totale di sé, alla specie, sento la bellezza di questo scomparire e annientarsi, ma io, io no... io son fatta in altro modo... non per distruggermi negli altri, ma per ritrovarmi più vicina a me stessa... Anna Magari a loro spese.
Teresa Magari. Di' che mi disprezzi, Anna?
Anna Non ti capisco. Quando arrivi a certi estremi, non ti seguo più.
Teresa E pensare che non ci arrivo, ma ci sono sempre a quel punto che tu chiami « certi estremi ».
(Si sentono voci che si avvicinano. Entrano, ognuno con una bottiglia in mano, Bernardo, M.me De la Trave, Deguilhem; i tre si fermano sull'entrata prevedendo la reazione di Teresa e di Anna che scoppiano, infatti, in una risata un po' sforzata).
Anna Come « ingresso » non c'è proprio male!
M.me De la Trave E voi? La chiacchierata è stata interessante? Avete per lo meno fissato la data del matrimonio!
Teresa (improvvisando) Oh, ma su questo punto non siamo affatto d'accordo. Anna sarebbe per il settembre, alla caduta delle foglie... io sono assolutamente per fine maggio, giugno; partite subito dopo per Beaulieu... o altrove, con tutta l'estate davanti a voi per... riposarvi!
(Deguilhem la guarda e gli altri, ammirati, la lasciano dire)
Perché vorreste fare il sacrificio d'una attesa tanto... lunga, con l'amore dipinto in faccia...
Deguilhem Io sono del parere... (Sospensione) della signora Teresa. Cento per cento.
Teresa (ad Anna) Ho vinto io! Dovrai ubbidire!
Bernardo Non ci resta allora che aprire la bottiglia... (Chiama) Bardère! Balionte!
(Compaiono i due servi e mentre essi sturano e riempiono i bicchieri, la conversazione continua un po' sovreccitata).
Bernardo (alzando il bicchiere rivolto ad Anna e Deguilhen) Alla salute...
(Sorrisi ed esclamazioni).
Deguilhem (a Teresa) Ho visto dei pini davvero magnifici... e il signor Desqueyroux m'ha detto che glieli avete portati voi!
Teresa Oh! Anna ve ne porterà una parte di più belli ancora.
Deguilhem Lo spero bene; è una questione di attaccamento, non di valore economico! Mi piacciono i pini. E io non ne ho di così belli! Davvero! Senza complimenti... anche perché, da noi, i raccoglitori di resina non sono bravi come qui.
Bernardo Oh! sono gli stessi, dappertutto...
Deguilhem No no! Da noi, ranno quattro raccolti al massimo; qui, invece, arrivano a sette ed anche otto!
Bernardo In questo caso vuoi dire che non lavorano! Con quel che ci viene pagata la resina...
Deguilhem (a Teresa) Ditelo un po' al senatore vostro padre, che li protegge!
M.me De la Trave La politica!
Deguilhem La politica! Ma dove si va a finire, noi, i produttori? A chi ci dobbiamo rivolgere, noi? Lo sapete che, oggi, un resinaio si guadagna giornate di... di... senza contare gli annessi, assicurazioni, invalidità vecchiaia... di... (Guarda Teresa) Ma la signora Teresa è stanca... e dobbiamo lasciarla riposare...
M.me De la Trave Possiamo anche partire...
Deguilhem Esco di qui veramente contento... vorrei dire commosso... se non temessi di esagerare...
Teresa Oh!
Bernardo Chi guida? voi o Anna?
Deguilhem Venendo, ho guidato io... adesso lascerò il volante ad Anna... Io mi fido: c'è chi non vuol salire se è una donna che guida, ma io... (Saluto a Teresa) Grazie! Siete, permettetemi... una gran donna...
Teresa Oh!
(Baci ad Anna; anche M.me De la Trave si decide e la bacia).
Bernardo Li accompagno... tu non uscire...
(escono)
Teresa (va alla finestra e finge di guardarli) Balionte...
Balionte Signora!
Teresa Va in camera mia... e porta giù quella valigia... con la copertura di tela marrone... è dentro l'armadio...
Balionte Sopra l'armadio?
Teresa Non sopra, dentro; apri, la prendi e me la porti giù...
(Si sente il rumore della macchina. Teresa alza un braccio in segno di saluto. Getta un bacio. Ancora qualche gesto, poi la macchina se ne va. Teresa si allontana dalla finestra. Dopo un istante rientra Bernardo).
Bernardo Perfetto! Perfetto! (Poi, come per farsi scusare quell'euforia) Facevo una certa fatica, sai...
Teresa Tu?
Bernardo Sì, anch'io. Dico sul serio. Mi sembrava di contribuire a mettere un laccio al collo.
Teresa (lo guarda) Degli scrupoli, adesso.
Bernardo Le... esperienze contano pure qualcosa.
(Teresa lo fissa più attenta).
Balionte (scende con la valigia e l'alza per mostrarla a Teresa) È questa che volevate, signora?
Teresa Quella, sì.
(Balionte gliela porge e se ne va).
Bernardo (osservando Teresa che l'apre) Che ne vuoi fare?
Teresa Parto, Bernardo.
Bernardo Subito?
Teresa Subito, subito. Non vorrei poi che mi mancasse il coraggio... o la forza... Non vorrei ammalarmi in casa, e dovervi restare.
(Bernardo la guarda accigliato)
Non ti rimangerai, spero, quel che hai promesso...
Bernardo Ah, no, no! Ho promesso! Fa' pure quel che vuoi. Non pensavo però che tu avresti preso una fuga così...
Teresa Pensaci un momento, e vedrai che ti abitui subito al pensiero... (Apre la valigia) Piuttosto volevo chiederti... come pensi di... aiutarmi? Innanzi tutto: pensi o no di aiutarmi?
Bernardo Ti spetta un aiuto.
Teresa Bene. Come vuoi fare?
Bernardo Ti manderò ogni anno, per la festa dei Santi, il reddito delle tue terre. E adesso, intanto, posso anticipare.
Teresa Benissimo.
Bernardo Sai già dove andare? Hai una meta precisa, o...?
Teresa Vado a Parigi. Scenderò in albergo... poi cercherò un appartamentino... una camera... Manderò l'indirizzo...
Bernardo E che pensi di fare?
Teresa Vedrò... frequenterò delle lezioni... conferenze, concerti... vorrei rifarmi un'educazione... una mentalità... quando sono lì, vedrò...
(Bernardo annuisce con la testa, gravemente, un po' accasciato)
Vado sopra un momento... a prendere qualcosa... appena il necessario. (E accenna alla valigia) Mi aspetti?
Bernardo (annuisce).
(Teresa sale le scale) Bardère! Balionte! (Dopo un momento appaiono i servi; disinvolto) Poiché... la signora parte... passeremo subito nella casa accanto... Cominciate pure a preparare la vostra roba... e quello che è indispensabile, di là...
Balionte Non manca uno spillo, di là, signor Bernardo. Meglio che qua. L'avevamo già preparata prima che morisse la signorina Clara... Si ricorda?
Bernardo Già... già... Allora, tanto meglio! Andate pure...
(I due servi escono. Bernardo toglie un carnet di assegni ne riempie uno dopo averci meditato guardandolo, lo asciuga soffiandoci sopra, lo lascia sulla tavola, aspetta. Teresa scende tenendo la valigia aperta sulle braccia. Si intravede della biancheria. Posa la valigia sulla tavola senza vedere l'assegno. Bernardo lo sfila prontamente da sotto la valigia, lo riguarda e lo porge a Teresa).
Teresa (vi getta appena un'occhiata) Oh, grazie! (E lo infila in tasca o nella borsa; poi va verso l'armadio e lo apre cercandovi dentro qualcosa).
Bernardo Senti, Teresa...
Teresa (volgendosi) Eh?
Bernardo Giacché siamo ormai arrivati a questo punto...
Teresa Sì...
Bernardo Volevo domandarti...
(Teresa cambia posizione come per sostenere meglio l'attacco)
Adesso puoi dirmelo, tanto... (Una reticenza) Perché l'hai fatto? Lo vorrei sapere... è una faccenda mia, interna... non so se mi puoi capire...
Teresa Capisco.
Bernardo Perché mi detestavi, perché ti facevo orrore... o disgusto, non so, oppure... beh... vorrei saperlo!
Teresa (lo guarda con occhi umani, quasi di compassione) Non credi più allora che l'abbia fatto per prendermi tutti i pini? (Canzonatoria) E invece sì: è perché volevo essere la proprietaria di tutto!
Bernardo (alza le spalle) Non lo credevo nemmeno quando te l'ho detto. E adesso meno che mai. Un po', un pochino, ti conoscerò anch'io, no?
Teresa (con la stessa ironia) Non so perché l'ho fatto. Non c'è stato un motivo concreto che si possa dire, né spiegare. Ma forse, adesso, conosco il motivo, ma solo adesso, figurati! Potrebbe darsi che avessi compiuto quel gesto per vedere nei tuoi occhi un'inquietudine, una curiosità, un turbamento, insomma. Quell'ansia che vedo in questo momento...
Bernardo Vuoi proprio fare dello spirito fino all'ultimo! Parla sul serio; dimmi perché?
Teresa (seria, adesso) Un uomo come te conosce sempre i motivi di tutti i propri atti?
Bernardo Ma certo!
Teresa Pensaci, prima di rispondere.
Bernardo Ma senza dubbio... Mi pare, almeno...
Teresa Ho tanto desiderato, credimi, e lo desidero anche adesso, che nulla ti rimanga nascosto... Sapessi a che tortura mi sono sottoposta, per vederci chiaro! Ma tutte le ragioni che posso portare... mi sembrano false appena dette...
Bernardo Le complicazioni! Ma, dico io, ci sarà pur stato un giorno, un momento in cui ti sei decisa... in cui hai fatto il primo gesto!
Teresa Sì, c'è stato.
Bernardo Comincia di lì.
Teresa Il giorno del grande incendio di Orano, te lo ricordi?
Bernardo Lo ricordo benissimo.
Teresa Io ero tornata la sera prima, da Parigi; ricordi, anche questo? Mi avevi richiamata perché continuavi a star male, anzi, dicevi, eri peggiorato...
Bernardo Infatti.
Teresa Arrivai ch'era quasi notte. E appena mi coricai... tu mi volesti... io ti resistevo un po' perché mi sembrava che, se davvero il tuo male era tanto serio, quell'energia che... sprecavi ti avrebbe come avvicinato all'ora della morte. E te lo dissi... E tu che rispondesti?
Bernardo Non lo ricordo proprio!
Teresa Che... quell'amplesso era necessario, indispensabile... Avremmo avuto un bambino, e così ci saremmo tolti quel pensiero!
Bernardo Dissi così? Non ricordo!
Teresa Ma io ricordo tutto.
Bernardo Vuoi dire che rimanesti male? mi giudicasti volgare, brutale?
Teresa Non voglio dire niente. Racconto i fatti. M'hai chiesto d'essere precisa nei fatti. Ed io sto dicendoti come è stato. Il giorno dopo scoppiò l'incendio. Eravamo nella stanza da pranzo, in penombra, come sempre a mezzogiorno. Tu parlavi con la testa un po' rivolta a Balionte, e dimenticavi di contare le gocce che cadevano nel tuo bicchiere. Io contavo per te, senza pensare: dodici... tredici... quattordici... ventidue... ventitré... Avevi già quasi raddoppiato la dose, ma ero così abbrutita dalla calura che non mi passò nemmeno per la testa di avvertirti... Avevo contato, ma come un bambino a scuola. Tu avevi tracannato d'un fiato. Eravamo tutti preoccupati dell'incendio... Poi, ricordi, entra correndo Bardère a dire che l'incendio va dalla parte di Orano, e si può star tranquilli... Tu sospiri di sollievo... e rimaniamo soli... D'un tratto mi chiedi: « Ho preso le mie gocce? ». « Non lo so », ti rispondo. Ma fu per stanchezza, per pigrizia, perché forse, ti credevo un malato immaginario. Impossibile ch'io abbia avuto una qualunque premeditazione... e poi premeditazione di che? Riprendesti le gocce, la notte ti sentisti male. « Che siano state tutte quelle gocce? ». Forse. « E perché non l'ho avvertito? Perché ho taciuto? ». C'era qualcosa che emergeva in me, come se mi rendessi conto che un oscuro, involontario desiderio di farti del male... si precisasse a poco a poco nella mia coscienza. Due giorni dopo eri in piedi, come se non fosse accaduto nulla; e fui certa, allora, che a provocare la crisi era stato proprio « quella cosa »... « le gocce », quelle poche gocce cadute... in più... « Ma possibile che basti così poco... ». Ti giuro, Bernardo, che non avevo ancora il sentimento di essere già preda dell'orribile tentazione... si trattava, pensavo, solo di curiosità un po' pericolosa da soddisfare. Qualche giorno dopo, quando aspettandoti in sala da pranzo feci cadere per la prima volta le gocce di Fawler nel tuo bicchiere, ricordo d'essermi detta « Una volta sola... e basta... una volta sola per vedere se con queste poche gocce... ». Ecco.
Bernardo (sogghigna) Ma andiamo, Teresa! Per chi mi prendi? Mettiti nei miei panni: lo crederesti tu, se te lo raccontassero?
Teresa Forse no...
Bernardo E allora! In ogni caso l'idea ti sarebbe venuta dopo: dopo che la « prova » ti sembrò riuscita!
Teresa Precisamente. Dopo. (Lo guarda) Senti, Bernardo, quello che ti dico ora non è per convincerti della mia innocenza, tutt'altro. Poi mi resi conto ch'io già volevo, ancor prima d'aver voluto, deliberatamente. Allora misi ogni cura, e una specie di lucido accanimento, e tutta l'astuzia di cui dispone la mia natura incline alla doppiezza, perché quello che ormai volevo si compisse. Niente più m'arrestava. Mi ero già assolta di fronte a me stessa. Mi sentivo crudele solo quando la mia mano esitava: mi sembrava una colpa prolungare le tue sofferenze. Dovevo fare presto, ormai che avevo deciso. Obbedivo a uno spaventoso dovere; sì, era un dovere!
Bernardo Quante frasi! Cerca di dirmi, invece, una buona volta, perché lo volevi. Il motivo, la ragione. Dimmelo, se ne sei capace!
Teresa Sto sforzandomi di dirtelo...
Bernardo Cioè?
Teresa Cercavo di ristabilire un equilibrio, di riparare in quel modo criminoso a un'ingiustizia!
Bernardo Ma quale ingiustizia? l'ingiustizia... universale?
Teresa Forse!
Bfrnardo Ma fammi ridere!
Teresa (lo fissa, scuote la testa) È inutile... (Rimettendosi a cercare nell'armadio) Sei tu che mi hai stuzzicata, che hai cominciato a domandare...
Bernardo E adesso sono io che chiudo.
Teresa Ma non senti com'è brutale, com'è ingiusto questo chiudere e aprire quando ti pare?
Bernardo E che vorresti che facessi? Che continuassi ad ascoltarti mentre ti diverti a spaccare il capello in quattro? Non parliamone più di « quello ». Se hai qualche altra cosa da dirmi, dimmela e salutiamoci.
Teresa Sì. Voglio chiedere il tuo perdono un'ultima volta, Bernardo.
Bernardo T'ho detto: non parliamone più.
Teresa Ti sentirai molto solo, lo so. Anche senza essere presente occuperò un posto. Sarebbe stato meglio che fossi morta, di’ la verità...
Bernardo Non preoccuparti per me. Ogni generazione di Desqueyroux ha avuto il suo vecchio scapolo. Dovevo essere io. Mi dispiace solo che abbiamo avuto una figlia: il nome si spegne. È vero se anche fossimo rimasti insieme non avremmo voluto altri figli! Dunque, in definitiva, tutto va bene così. (Si allontana ed esce).
Teresa (finisce di riempire la valigia come se non l'avesse visto uscire. La chiude, si sente lo scatto secco delle chiusure metalliche. S'infila un impermeabile. Se lo stringe alla vita con la cintura. Prende la valigia. Si avvia... Poi, fermandosi di lato, in faccia al pubblico)
E adesso me ne vado... sempre con lo stesso desiderio d'amore inappagato... Son accadute tante cose... eppure è sempre il desiderio di conoscere l'amore quello che mi spinge... è un desiderio che mi possiede e mi acceca nello stesso tempo... che mi getta su tutte le strade morte, mi sbatte contro tutti i muri, mi butta, estenuata, in fossati pieni di fango... Eppure vado ancora a cercarlo... come la sola cosa terribile che vai la pena di cercare... (Va verso la porta e chiama sottovoce) Bernardo... Bernardo...
(Nessuno risponde; brusca, ma sempre sottovoce)
Non voglio aspettare nessuno... meglio sparire così... (Se ne va).
(Alcuni istanti a scena vuota. Poi Bernardo scende).
Bernardo Teresa... avevi chiamato? (Si guarda attorno) Teresa... Teresa... (Va alla finestra, la vede, chiama) Teresa? Teresaaa?
(Lei non s'è nemmeno voltata)
Perché scappa via... che paura ha? (Ridiscende la scena) Ha ragione suo padre: quando non sono stupide, sono tutte isteriche!
(Dalla porta sono entrati i due domestici con alcuni fagotti e con alcune coperte sulle spalle, Bardère porge un grosso mazzo di chiavi a Bernardo).
Bardère Queste sono le chiavi... Noi andiamo avanti...
Bernardo (annuisce, prende le chiavi. I due domestici escono. Bernardo agita le chiavi, poi lentamente va alla finestra e chiude le imposte) E prima di rimetterci piede, chiamerò un prete che benedica la casa...
Alla prima rappresentazione di questa commedia, al Teatro Quirino di Roma, il 3 marzo 1961, le parti furono così distribuite:
Anna Proclemer (Teresa Desqueyroux), Antonio Battistella (Bernardo), Mimo Billi (Larroque), Olga Solbelli (M.me De la Trave), Maria Teresa Lauri (Anna), Isabella Riva (La zia Clara), Mario Bardella (Il giudice), Cesare Boni (L'avvocato Duros), Arrigo Barabandi (Il dottor Pédemay), Davide Montemurri (Azevedo), Enzo Bottoni (Deguilhem), Adolfo Spesca (Il Segretario del Tribunale), Dante Miraglia (L’Usciere), Marisa Pizzardi (Balionte), Adolfo Spesca (Bardère). Regia di Giorgio Albertazzi.
Copyright 1961 by Diego Fabbri