Terra due

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TERRA DUE

                                                                    TERRA   DUE

                                                      

                              

                                                                  Dramma i tre atti

                                                                              Di

                                                                 Antonio  Sapienza

Gennaio 1985

                                 

Personaggi:

Massipotrok ……………………………………………….Presenza Amica;

Miele……………………………………………………… ragazza proveniente dalla Terra;

Acqua………………………………………………………     “              “            “         “

Sogno………………………………………………………     “               “           “         “

Eva…………………………………………………………     “               “           “          “

Macigno……………………………………………………ragazzo         “            “         “

Roccia……………………………………………………..      “               “            “         “

Fuoco……………………………………………………..       “               “             “         “

Cielo………………………………………………………       “               “             “         “

Avvenire (ragazzo) ………………………..Primo uomo nato su Terra Due, figlio di Macigno;

Avvenire adulto

Gioia………………………………………….prima donna nata su Terra Due, figlia di Fuoco;

Arcobaleno ……………………………………………………………………..figlio di Fuoco;

Giglio……………………………………………………………………………figlio di Roccia;

Un bambino……………………………………………………………………..figlio di Giglio.

La vicenda si svolge su Terra  Due, gemella dell’attuale Terra - distrutta da un’Apocalisse atomica - in una epoca imprecisata.

                                                                             Atto  I

All’apertura del sipario, c’è buio in scena. La luce riprende lentamente, mentre si ode una musica in sordina.

Al centro della scena si vede una fanciulla accoccolata vicino ad un giovane ch sta steso per terra.

Scena spoglia, atmosfera irreale, musica misteriosa.

I due giovani indossano lucenti tute spaziali.

Un minuto di assoluta immobilità, poi la ragazza scuote il capo del ragazzo, gettando all’indietro i propri capelli.

Rag.- Come ti senti?...vuoi dell’acqua?...eh…eh? rispondimi ti prego…sto per impazzire! (Il giovane non risponde. La ragazza dopo un inutile tentativo di frenare le lacrime, finalmente scoppia a piangere. Poi quando si calma, dice come a sé stessa.) Ma perché? Perché tutto questo? Perché, perché!

Ricordo…ricordo che ero una ragazza spensierata, con una gran voglia di vivere, piena d’entusiasmo…ed ecco, ed ecco che, improvvisamente, la mia vita viene travolta: una corsa in auto, un bunker, un tuono, un sibilo e…e…nulla più! Non ricordo più nulla…ora questa spaventosa realtà: Sola, in un luogo sconosciuto, col mio compagno moribondo e…e non so cosa fare… oh, mamma, papà, se ci foste voi a confortarmi ad aiutarmi, a darmi sicurezza, come quando ero bambina…(singhiozza)-

Dal fondo della scena, quasi fendesse una nebbia, esce una figura austera, vestita di bianco, che si dirige verso la fanciulla. Musica adatta.

La ragazza lo guarda impaurita e indietreggia. Ma la Presenza Amica apre le braccia e rivolge le palme delle mani verso l’alto, in segno di pace.

Pre.- Vi do il benvenuto, creature forestiere, sono la vostra Presenza Amica, se siete venuti in pace, aprite le vostre braccia e unite le vostre mani alle mie.-

La ragazza, prima con incertezza, poi risolutamente, si alza, apre le braccia e congiunge le mani con quelle della Presenza. Il giovane rimane sempre immobile.

Rag.- Siamo qui in pace, ma non so dove m i trovo. Questo è il mio compagno di viaggio…-

Pre.- ( chinandosi ed accertandosi delle condizioni del giovane) Il tuo sfortunato compagno, purtroppo, è morto. Mi dispiace.-

Rag.- Morto? Come, quando…se fino a poco fa…-

Pre.- Mi dispiace, ma è così. Non ha retto alla prova del vortice per il trapasso.-

Rag.- Vortice? Trapasso? Ma di cosa sta parlando? (guardandosi attorno) dove mi trovo?-

Pre.- Sei sul mondo dell’avvenire. Il tuo mondo è stato distrutto e tu, il tuo povero compagno, insieme ad altri uomini, l’avete lasciato pochi istanti prima dell’apocalisse atomica.-

Rag.- Il  io mondo distrutto? E i miei cari, la mia casa, la mia gente…-

Pre.- Creatura terrestre, i tuoi simili, nella loro grande pazzia, hanno privato il creato del pianeta più bello. La guerra! La guerra, che per reciproca diffidenza non avete saputo evitare, li ha portati alla fine, all’ultimo atto.

Qui sei giunta a bordo di un mezzo spaziale che hanno realizzato i terrestri, su nostro suggerimento, allo scopo di salvare la specie umana, la sua intelligenza, la sua cultura. Ma, come puoi vedere (indica il ragazzo morto), i giovani prescelti dovevano possedere particolari caratteristiche psicosomatiche, per superare il vortice.-

Rag.- Ma, infine. Cos’è questo vortice?-

Pre.- Il vortice è il mezzo attraverso il quale si giunge nell’altro Universo.-

Rag.- Un altro Universo? Non capisco…-

Pre.- Un altro Universi, proprio così. Il tuo Universo ha una copia perfetta in un’altra parte del Cosmo. Quando in una vi è un astro che entra in crisi e tende a distruggersi, ma in esso vi è l vita, noi cerchiamo di conservarla, incubandola e poi sviluppandola nel medesimo astro dell’altro Universo. Ora la tua Terra è stat distrutta, ma questa, su cui stai adesso è viva, intatta e disabitata. Tu e i tuoi compagni, che fra poco giungeranno,ne prenderete possesso, l’abiterete, vi moltiplicherete e, vivendo i n pace con tutto il creato, contribuirete al rafforzamento dell’Armonia Cosmica. ( man mano che la Presenza parla, l’atmosfera irreale si dissolve, facendo intravedere, sullo sfondo, un bosco).-  

Rag.- Ma perché sono stata salvata proprio io?-

Pre.- Questo riguarda i tuoi capi. Sono stati loro che vi hanno scelto. Ma ecco che arrivano altre creature terrestri, vieni, accogliamoli.-

Entrano in scena, sparpagliati, quattro ragazzi e tre ragazze, che avanzano in scena, incerte e timorosi.-

Pre.- Creature forestiere, siate i benvenuti, sono la vostra Presenza amica, questa ragazza è una terrestre giunta poco fa, se siete venuti in pace, unite le vostre mani alle nostre.-

I nuovi arrivati, prima incerti, poi decisi, eseguono.

Un ragazzo – Presenza Amica, siamo venuti in pace. Un tuo simile ci ha accolti e sappiamo già quale sarà la nostra m issione, ma ti preghiamo di farci sapere di più…(si accorge del  morto) anche lui è morto?-

Pre.- Si, come m orì la tua giovane compagna.

Venite, aiutatemi a seppellirlo.-

In due si prestano per l’incombenza. Musica adatta. La Presenza amica a gesti da le indicazioni. I due prendono il corpo e lasciano la scena per rientrare subito dopo.

Pre.- Grazie giovani amici. E adesso vi prego di sedervi in circolo attorno a me e mettetevi questi auricolari. D’ora in poi non parlerò più la vostra lingua madre, ma il mio idioma. Voi lo imparerete velocemente (accenna agli auricolari). E’ molto facile imparare, vedrete, dopodichè comunicherete tra di voi solo attraverso la vostra nuova lingua, che sarà la lingua del mondo dell’avvenire. Mi avete capito tutti? (cenni di assenso) Benissimo.

Ora ascoltatemi attentamente giovani amici: Voi provenite dallo stesso  pianeta, ma avete, tra di voi, cultura, tradizioni e ideologie differenti; e alcuni sono addirittura i superstiti dei nemici di ieri, là, sulla vecchia Terra.

Qui, adesso, sarete tutti amici legati da uno stretto vincolo di solidarietà che vi farà superare gli ostacoli, le paure e i pericoli.

Vedete? La Terra che dovrete popolare è ancora vergine e incontaminata, quindi piena di tutte quelle insidie che una natura selvaggia vi può presentare. E dovrete lottare per sopravvivere; dovrete lottare e nello stesso tempo sentirvi partecipi di uno dei più grandi avvenimenti cosmici: la nascita di una nuova umanità!

Che altro dirvi? Che non mi vedrete mai più? Che dovrete contare soltanto sulle vostre forze? Ciò è ovvio!

Addio, dunque, popolo futuro, e…siate saggi - questa volta.-

La presenza, lentamente, esce di scena accompagnata dagli sguardi di tutti i presenti. Musica adatta. Poi la ragazza dai capelli sciolti (la prima ad entrare in scena) aggiustandosi gli auricolari dirà:

Rag.- Pronto? Mi sentite?-

 

A soggetto gli altri annuiscono.

Rag.- E’ fantastico! (si toglie la cuffia, imitata dagli altri) Ragazzi, sulla vecchia Terra avevo un nome, un casato e una nazionalità. Ora, su questa nuova Terra, nell’affrontare una nuova vita desidero dare un definitivo addio al passato, anche a costo di rinunciare alla mia vecchia personalità.

Quindi vi proporrei, se siete d’accordo, di sceglierci un nuovo nome, tanto per iniziare la nuova esistenza.-

Un ragazzo- Sono d’accordo, iniziamo del tutto vergini questa nuova vita. (alla ragazza) Tu come vuoi essere chiamata?-

Rag.- Ecco, non saprei proprio…dammelo tu, per favore.-

Ragazzo- Ti ho osservata, hai i capelli color del miele, desidero chiamarti Miele, se non ti dispiace.-

Miele- Non mi dispiace. Miele? Però…E tu come vuoi essere chiamato?-

Ragazzo- Dammi tu il mio nome.-

Miele- Io non ho  olta fantasia, vorrei…vorrei chiamarti Cielo, come il colore dei tuopi occhi.-

Cielo – E Cielo sarò.-

Un ragazzo- Per favore Miele, dai un nome anche a me.-

Miele- Per la tua robustezza, il miglio nome mi sembra che sia Macigno.-

Macigno – Mi sta bene: Macigno sarò.-

Cielo- (rivolgendosi agli altri) E voi come vorreste essere chiamati?-

Acqua – Io Acqua.-

Roccia – Io Roccia.-

Fuoco- Io Fuoco.-

Eva- Io mi chiamo Eva e vorrei conservare questo nome, come buon auspicio.-

Macigno – Ma certo.-

Cielo – Sicuro. E tu? (rivolgendosi all’ultima ragazza).-

Ragazza- Sono confusa…non so scegliere…ti prego Cielo, dammi tu il mio nuovo nome.-

Cielo – Con piacere. Vediamo un po’…ecco, ci sono: mi piacerebbe chiamarti Sogno, come l’espressione sognante dei tuoi begli occhi.-

Sogno – Sogno? Ci sto.-

Cielo- Allora qua la mano amici ( stende la mano verso il centro del gruppo e dice il suo nuovo nome) Cielo!-

Macigno – ( imitando Cielo) Macigno.-

Miele –               “                  Miele.-

Fuoco-                “                  Fuoco.-

Sogno –              “                  Sogno.-

Acqua -              “                  Acqua.-

Eva -                  “                   Eva.-

Roccia               “                   Roccia.-

Tutti insieme -  Piaceeeere. (scoppiano a ridere).

Cielo si alza imitato da qualche altro personaggio, a soggetto.

Cielo – Amici, credo che ci convenga cercare del cibo e trovarci un rifugio per la notte, voi che ne dite?-

Macigno- (guardando in alto) Hai ragione, ci restano poche ore di luce, bisogna affrettarsi. Io proporrei di dividerci in piccoli gruppi e di dare un’occhiata in giro, per ritrovarci qui, prima del tramonto.-

Cielo – Io ero geologo e, cercando cibo, potrei anche rendermi conto delle possibilità minerarie che ci offre questa terra. Chi viene con me?-

Sogno – Vengo io con te, Cielo, potri esserti d’aiuto. Ero cartografa…prima…-

Cielo – Andiamo allora. (escono)-

Fuoco- Io ero…io…io cercherò frutta e erbe…-

Eva – Vengo con te, se mi vuoi…-

Fuoco – (guardandola intensamente) Vieni, allora, Eva.- (escono)

Roccia – (prendendo per mano Acqua) Io e Acqua cercheremo un rifugio per la notte. (escono)-

Macigno – E noi accenderemo un bel fuoco.-

Mieli – T’aiuto.-

I due si danno da fare per raccoglie della legna e per accendere il fuoco.

Macigno – Quando ero scout, prendevo sempre zero in quest’attività. (prova a strofinare due pietre) Accendere il fuoco non è stato mai il mio forte.-

Miele – (con aria di superiorità) Dai a me, t’insegno io. (lascia cadere le due pietre, tira fuori dalla tasca dei fiammiferi e accende un fuoco. La regia troverà il modo di fare il relativo effetto)-

Macigno – Bello sforzo…-

Miele – L’unico vantaggio d’essere fumatori. Senti Macigno, quale parte della vecchia Terra, ti sembra, questo posto?-

Macigno- Di preciso non saprei, ma sicuramente siamo in una zona temperata sopra l’equatore: forse l’America, o il centro Europa… vedi? ci sono abeti, querce, pini e, guarda là, anche castagni.

Di sicuro, cara Miele, non moriremo di fame. Garantito!-

Miele – Beh, non potremmo certo mangiare solo castagne…-

Macigno – Beh, al limite…-

Miele – Macigno, tu che lavoro facevi prima…prima di…-

Macigno - …prima di, facevo l’ingegnere, ma ho anche fatto il manovale, l’operaio. Sai, per mantenermi agli studi. E tu?-

Miele – Io studiavo biologia, ero al terzo anno quando fui presa.-

Macigno – Presa?-

Miele – Beh, quasi. Ero all’Università quando vennero i soldati e mi invitarono, per così dire, ad andare con loro, urgentemente, nel posto che, qualche mese prima, le autorità mi avevano assegnato.

Non mi dettero il tempo di salutare i miei e in pochi minuti fui messa sul mezzo spaziale e lanciata su – insieme al mio compagno.-

Macigno – Certo, il tuo compagno, mi dispiace. Ma com’è andata?-

Miele – Non lo so proprio. Non ricordo nulla, ho un gran vuoto di memoria. La Presenza ho detto che non è riuscito a superare il vortice.-

Macigno – Anche la compagna di Fuoco non ci è riuscita. Poveretti.-

Miele – Ma non è Eva la compagna di Fuoco?-

Macigno – No, Eva doveva essere la mia compagna…-

Mile – Doveva?-

Macigno – Doveva, perché, avrai notato, ha una gran simpatia per Fuoco. Hai visto come le brillavano gli occhi quando lo ha seguito?. Eppoi anche i computer sbagliano. Coi sentimenti, quelli, non ci azzeccano quasi mai. A me, Eva, come posso dire? Mi è… mi è indifferente.-

Miele – Siamo stati accoppiata dal computer?-

Macigno – Certamente. Ma forse non lo sapevi? Comunque adesso qui non ci sono più questi invadenti mostri, per nostra fortuna. Qui saremo nuovamente uomini, liberi di sbagliare, ecco.

( si avvicina a Miele) Senti Miele, tu non mi sei indifferente, sei rimasta libera e sola, io sono senza compagna…beh, insomma…ecco, anche senza computer, potremmo, io e te …insomma potremmo fare coppia…che ne pensi?-

Miele – E’ una dichiarazione d’amore formale?-

Macigno – Mai fatta una, ma se ti fa piacere è sì, una dichiarazione d’amore formale: accetti di diventare la mia donna? –

Miele- (prima pensierosa) Ci debbo pensare (poi vedendo Macigno turbarsi) Ma và, scioccone…(si avvicina all’uomo e lo bacia lievemente. I due mimeranno il corteggiamento, poi l’accoppiamento in forma discreta e poetica. Musica adatta).

Entrano in scena Acqua e Roccia, tenendosi per mano. Portano dei fagottini ricava ti da fazzoletti.

Acqua – Erbe, erbe a non finire. Io, nella vecchia Terra sare3i impazzita…lo sapete che ero erborista?-

Miele – Magnifico!-

Roccia – E forse abbiamo anche trovato il posto dove passare la notte. E’ una piccola grotta, asciutta e accogliente. Vedrete, vi piacerà. E gli altri? (guardandosi attorno)-

Macigno – Non sono ancora venuti.-

Entrano Cielo e Sogno.

Cielo – E’ un paradiso, un vero paradiso. Rocce, minerali di ogni tipo che affiorano dal terreno molle. E’ meraviglioso, a dir poco.-

Sogno – Io quasi impazzivo, non sapevo cosa prendere per prima cosa…-

Roccia.- Bello!-

Entrano Fuoco e Eva.

Fuoco – Ecco qui, amici: uova, frutta e radici commestibili, controlla Acqua.(acqua afferma con la testa) Una vera manna. Ed ora fate largo, arriva il cambusiere. (posa per terra il contenuto dei fazzoletti e si appresta a preparare la cena)-

Eva – (vedendo Macigno che alimenta il fuocherello) Bello, avete già acceso il fuoco, allora mangiamo, ho una fame…-

Fuoco- e cosa vorresti cucinare, la frutta?-

Eva – No, le uova.-

Macigno – (ironico) E come li vorresti cucinare? Alla coque, oppure desideri delle omelettes?-

Eva - Spiritoso. Fammeli al forne.-

Miele – al forno? Ma…-

Eva – Certamente, al forno. Macigno, scava una buchetta vicino al fuoco, mettici della brace, poi riponi le uova e quindi li ricopri con la cenere. Vedrai…-

Macigno – Uova al forno, mai sentito…-

Eva – Ma uova sode, si.-

Cielo – E’ vero. Ha ragione. Non abbiamo tegami, e possiamo utilizzare, come dire? Il forno?-

Fuoco – Si potrebbero cucinare anche le verdure: Timballo di verdure al forno.-

Con una musica appropriata, si simulerà la preparazione della cena, poi la cena stessa. Il sole sta per tramontare. Sullo sfondo della scena, con opportune luci, di riprodurrà il tramontare del sole.

Sogno – Guardate, il tramonto…(gli altri alzano lo sguardo e osservano)-

Miele – E’ fantastico. Questa uova Terra ci sta porgendo il suo benvenuto attraverso le sue entità naturali. Questo è un omaggio simbolico. Si, proprio così. Ci stanno accogliendo tra di loro con questo magnifico splendido omaggio.-

Sogno – Sembra che vogliano dirci: Benvenuti uomini superstiti e darci una speranza.-

Miele- Ma certo! Chiamiamolo Speranza questo posto!-

Sogno – Si, si è un bel nome.-

Maciste – Stiamo zitti, è il modo migliore per dire: grazie.-

Gli otto stanno in raccoglimento, mentre il crepuscolo volge al tramonto. Luci e musiche adatte condurranno verso il buio. Un minuto, due al massimo, entro il quale calerà sul palco la scena di un interno rustico. Saranno passati vari mesi dall’arrivo degli otto uomini, i quali non indosseranno più le tute spaziali, ma dei vestiti filati grossolanamente. Tutto l’insieme deve far pensare al medioevo.

Miele sarà sdraiata su una stuoia. Entra Macigno.

Miele, tieni, bevi è latte fresco appena munto dalla nostra capretta. Vedrai, ti farà bene.-

Miele – No, ti prego, non insistere…ho la nausea-

Macigno – Ma dovrai pur nutrirti. Il latte ti dà la nausea, la frutta non la digerisci, pesce non ne vuoi…e allora?-

Miele – Abbi pazienza, passerà, vedrai passerà, poi tornerò a mangiare.-

Macigno – Questa gravidanza non ci voleva proprio…io…io mi darei tanti pungi in testa…qua sulla zucca!-

Miele – Ma perché ti disperi?, non sarò la prima né l’ultima donna che partorirà un bambino. , Stai calma, queste manifestazioni sono normali per le donne incinte. Non lo sapevi?-

Macigno – Io di queste cose non me ne intendo, però so molto bene che sono giorni che non prendi cibo.-

Miele – Lo prenderò. Adesso aiutami a tirarmi su (Macigno esita)…aiutami che aspetti?-

Macigno aiuta Miele a mettersi a sedere, intanto entrano gli altri personaggi.

Sogno – Come stai Miele?-

Miele – Meglio, grazie.-

Acqua – Tieni, prendi questo decotto, è miracoloso per i casi come il tuo.-

Roccia – Adesso, se permettete, entra in azione il medico. Fate largo lasciatemela visitare. Vieni Miele, andiamo di là. (Macigno e Roccia aiutano Miele ad alzarsi, poi Miele, sostenuta da Roccia    camminando lentamente escono di scena).

Acqua – (a Macigno) E non fare quella faccia, vedrai che Roccia anche se è sprovvisto di strumenti, riuscirà lo stesso ad assistere Miele. Stai tranquillo, quindi, perché sull’altra Terra di bambini ne ha fatto nascere a centinaia. Stai tranquillo, eh?-

Macigno.- Si, hai ragione e mi sforzerò di stare calmo.-

Cielo – (che era rimasto zitto tutto il tempo) Amici, vi debbo dire una cosa importante.-

Fuoco – Diccela.-

Macigno – Forse sarebbe meglio aspettare gli altri…-

Cielo, Si, è vero, aspettiamo gli altri.-

Intanto gli uomini cercano un posto dove sedersi e si seggono, tutti, tranne Macigno (dialoghi a soggetto, sul tempo,sul raccolto) Poco dopo rientrano Roccia e Miele.

Macigno – (trepidante a Roccia) E allora?-

Roccia- Tutto a posto, almeno per il momento.-

Macigno – Meglio così. Vieni Miele, siediti, Cielo ci deva fare una comunicazione.-

Fuoco – Parla Cielo.-

Cielo – Ho trovato dello zolfo puro e del nitro. Il…il carbone lo abbiamo già…voi mi capite? Insomma potremmo avere la polvere da sparo. Ecco, vi sottopongo il quesito: la fabbrichiamo o no?-

Roccia – La polvere da sparo ci sarebbe utilissima, ma i pericoli e le tentazioni potrebbero portarci verso situazioni di cui potremmo poi pentirci.-

Macigno – Credo di no. Le armi sono armi solo se si usano come tali. (si china e prende un sasso) Vedete questo sasso? È un’umilissima pietra che contorna il nostro fuoco. E’ utile e innocua. Ma…ma se la usiamo come arma essa diventa letale! Sta a noi saperla usare con oculatezza e grande saggezza. Con la polvere da sparo potremmo fare delle mine per ricavare pietre per costruire, minerali, per abbattere alberi e…e per difenderci dagli animali feroci. Fino ad ora no ve l’ho detto, ma a pochi chilometri da qui, ho visto delle tracce di un grosso animale, potrebbe trattarsi di un orso.-

Cielo – E’ un orso, l’ho visto da lontano.-

Macigno – Ecco. Se questo animale ci attaccasse, come credete che potremmo difenderci? Col la palizzata che abbiamo costruito attorno al nostro rifugio? Oppure con pietre e bastoni? No, ci vogliono le mine, ecco cosa ci vuole.-

Miele – Io sono perplessa.-

Sogno – Mettiamola ai voti. Alzi la mano chi è favorevole.-

Votano: tutti alzano la mano, tranne Miele.

Cielo – sette contro una. La polvere da sparo si produrrà.-

Fuoco – Intanto che ci siamo, vorrei fare il punto sulla situazione alimentare e sulle scorte per l’inverno, ormai prossimo.-

Macigno – Parla, ti ascoltiamo.-

Fuoco – Abbiamo riempito di noci e castane il vano tre; mentre il vano quattro contiene alcuni chili di frutta fresca, E’ ancora poco, ma penso che potremmo farcela…-

Cielo – Bene, col latte, le uova…-

Acqua- …e i pesci del fiume…-

Cielo- …sicuro, i pesci, forse ci siamo.-

Fuoco-  Certamente, credo proprio di si.-

Acqua – Caso mai tireremo il collo alle galline e macelleremo la capra.-

Miele – No! No, non dobbiamo uccidere animali.-

Acqua – Scusa, ma i pesci allora?-

Miele – I pesci furono usati come cibo perché non avevamo altre alternative. Ora, mi sembra, che di cibo ve ne sia a sufficienza…-

Acqua – Noi rispettiamo le tue idee, ma non devi imporci le tue.-

Miele – Non voglio imporre nulla a nessuno.

Ascoltatemi amici: abbiamo accettato la polvere da sparo, per difenderci, dite voi. Bene! Ora vogliamo uccidere gli animali, per nutrirci meglio. Benissimo! Poi uccideremo gli uomini per stare meglio, e infine faremo saltare di nuovo il mondo  per realizzarci al massimo. Ma và, amici, questa è la china che ci porterà alla nuova apocalisse, e noi stiamo già percorrendone i primi tratti. Stiamo per commettere lo stesso errore che commisero i nostri padri diecimila di anni fa. Lo sapete che iniziarono così e sapete che finirono per distruggere la Terra.

Statemi a senti bene: le noste vite non ci appartengono del tutto, le intelligenze che ci hanno tratto dall’apocalisse atomica, hanno dei diritti su di noi e noi dei precisi doveri verso di loro. In questo mondo dell’Avvenire, ogni nostra azione si ripercuoterà sugli altri, nel bene e nel male.

In virtù di questo debito di gratitudine verso le Presenze Amiche, dobbiamo astenerci da qualsiasi atto di violenza verso chicchessia.

Quando conoscemmo la nostra Presenza Amica, questa, nel darci il benvenuto, disse:amatevi  e vivete in pace con tutto il creato! Queste parole non sono da dimenticare – mai! Mai. L’altra faccia della medaglia è il caos.-

Macigno – Ha ragione. Perbacco, senza carne, finora non siamo morti e, sono sicuro, che non ne moriremo neanche in futuro.-

Eva – E’ bello parlare così, ora, che il cibo è abbondante, ma domani? Domani, quando i nostri figli si moltiplicheranno, che succederà?-

Acqua – O mangeranno carne o periranno.-

Macigno – Forse sarà così, ma è un problema che maturerà in un futuro lontano. Nell’attesa è preferibile non uccidere nessun animale per nutrirci, ma solo per difenderci.-

Eva – Va bene, va bene. Però ora o fra un millennio, che differenza ci sarà? Il dilemma si ripresenterà e bisognerà scegliere!-

Sogno – Come sarebbe bello se non si dovesse scegliere mai…-

Acqua – Bene. Se così volete tutti, così sarà. Speriamo intanto di passare un inverno – il primo inverno su Terra Due – senza eccessive preoccupazioni alimentari, poi il problema o sarà accantonato o verrà ridiscusso...-

Macigno – Hi chiamato questo mondo Terra Due? E’ così?-

Acqua – Si, certamente, perché?-

Macigno – Così, per niente…ho avuto un attimo di nostalgia…niente di serio.-

Miele – (che aveva dato segni di sofferenza durante il dibattito sull’alimentazione) Macigno, mi sento male. Roccia, credo che il bimbo stia per nascere.-

Sogno – Ma non sono trasorsi i mesi…-

Acqua – Mesi o non mesi, Miele sta partorendo. Aiutatemi, portiamola di là.-

Roccia – (guardando Miele) Forse ci siamo veramente. Voi preparate molta acuq calda e tu (rivolta a Acqua) portami un po’ di spirito che hai distillato dalle mele. Macigno, portala di là, sulle tue braccia.-

Macigno prende Miele tra le braccia e la porta tra le quinte. Lo seguono Roccia e Sogno, mentre gli altri si danno da fare per procurare l’occorrente richiesto da Roccia.

Eva - Vado a procurare delle bende.-

Fuoco – Il vado a fare legna per il fuoco.-

Acqua – Eva, aspettami, vengo con te.-

Cielo – e io che faccio?-

Acqua – Tu tiene ben acceso il fuoco e aspettaci.-

Una musica adatta sottolineerà la scena. Intanto scoppia un temporale. Rientra Macigno, indietreggiando e si siede accanto al fuoco annichilito. Arriva Acqua, che porta un vasetto, e esce verso la parte opposta. Poi entra Eva con le bende e li porge a Sogno. Rientra Acqua e entra Fuoco, portando della legna. Acqua pone sul fuoco una grossa pentola di terracotta. Tutti gli uomini, stanno in trepidante attesa. Intanto il temporale si calma. La musica si fa dolcissima. Le luci si fanno soffuse e, nel silenzio che li avvolge, si udrà il vagito di un neonato.

Macigno, proma incredulo, balza in piedi. Entra Roccia reggendo tra le braccia il neonato.

Roccia – Macigno, ecco tuo figlio.-

Macigno – (prendendo tra le braccia, impacciatissimo, quel fagottino) E Miele?-

Sogno – (affacciandosi in scena) Sta bene, adesso riposa.-

Macigno – (alzando il bimbo all’altezza del suo viso) Questo primo uomo appena nato su Terra Due, è figlio mio e di Miele per la carne, ma per lo spirito esso sarà il figlio di tutta la comunità.

Lo chiamerò Avvenire!-

Il gruppo sta in raccoglimento commosso. Musica e luci adatte, poi buio.

Fine del primo atto.

   

                                                                       Atto  II

Sulla scena è stato ricostruito l’interno di una abitazione rustica. Mobili adeguati. Entra Fuoco.

 Fuoco – E’ permesso? Macigno, ci sei?-

Macigno – (da fuoriscena) Entra Fuoco, accomodati, vengo subito.-

Fuoco si guarda attorno, poi si avvicina al tavole ed esamine dei progetti, infine si siede su di uno sgabello. Entra Macigno, si stringono la mano. Ambedue i personaggi hanno i capelli brizzolati e vestono di panni ruvidi, ma comodi.

Macigno – Come mai così mattiniero?-

Fuoco – Il viaggio sarò lungo ed è bene partire di buonora.-

Macigno – Hai, quindi, deciso?-

Fuoco – Si. Il mio posto lo prenderanno Roccia e Cielo, aiutati dai loro figli. Li ha già istruiti.-

Macigno – Ce la caveremo. E sappi che ti capisco…-

Fuoco – No, non capisci. Ti sforzi di capire. Vedi, tu non riesci a comprendere la mia decisione e quella di Eva, di partire per il Sud. Per te è assurdo, pazzesco, a dir poco…no, lasciami parlare…dicevo che è pazzesco lasciare la Comunità - che per molti anni si è sostenuta egregiamente; una Comunità formata da soggetti eccezionali, che hanno saputo far attecchire la vita intelligente su questa Terra selvaggia – per raggiungere il mare e insediarsi in territori più caldi. Ma per noi è diverso, sentiamo profondamente la necessità di fondare un nuovo insediamento. Cerca di capire, Speranza ci sta un po’ strettina. Noi vogliamo spaziare, esplorare, conoscere nuovi posti, e tutto questo lo vogliamo senza apportare danni a voi tutti. Oggi ilo giorno è maturato, possiamo andare senza creare a Speranza grosse difficoltà, e allora…-

Macigno – Già, ma forse sono più vicino alla comprensione più di quanto tu non possa credere. Il problema era l’agricoltura, della quale egregiamente ti occupavi… perché tu sei…eri agricoltore, vero?-

Fuoco – Sono agricoltore come tu sei fabbro ferraio.-

Macigno – Cosa intendi dire?-

Fuoco – Che tu, pur essendo ingegnere, ti adatti a fare il fabbro…-

Macigno - …quindi tu non saresti…insomma prima di…(fa cenno come a qualcosa di molto lontano)… prima di… -

Fuoco - …prima di ero studente liceale e seminarista, quasi prete. Mio padre era agricoltore, vivevamo in campagna dove appresi i rudimenti dell’arte del coltivare.-

Macigno – (sbalordito) Ma perché non ce ne hai mai parlato di queste…cose…insomma del seminario?-

Fuoco – Eravamo giunti qui per adempiere ad una grande missione: popolare la nuova Terra, quindi accantonai la mia condizione di mezzo prete per dare il mio contributo riproduttivo. Perché non ve ne parlai mai? Semplice: ti ricordi quando ci siamo conosciuti du Terra Due?-

Macigno – Certo che mi ricordo.-

Fuoco – E allora ricorderai che decidemmo di accantonare il passato per ricominciare una nuova vita, vergini di tutto, quindi…eppoi negli anni che seguirono, quando mai abbiamo parlato di spirito?-

Macigno – Hai proprio ragione, si è parlato solo di sopravvivenza prima, e di soluzioni tecniche dopo. Mai di…di…-

Fuoco- …di spirito. Vedi? anche ora ti è difficile pronunciare questa parola, figuriamoci dieci anni fa.-

Macigno – Se questi discorsi li avessimo affrontati allora, ti avrei detto: Fuoco, di quest cose ne parleremo un’altra volta.-

Fuoco – E ora, invece?-

Macigno – Ora non so. Sono ancora confuso…non sono preparato.-

Fuoco – Tu sei solo caparbio. Caparbio come quel filosofo del novecento, sulla vecchia Terra, che si chiedeva: Dio ha creato tutto, ma che ha creato Dio?-

Macigno – E…non aveva ragione?-

Fuoco – No, lui proprio no, perché alla domanda: chi ha creato la Terra, egli rispondeva: forse è sempre esistita. Quindi non era imparziale.-

Macigno – No, non sono caparbio su questo argomento, caro amico…voglio solo dei fatti concreti su cui ragionare, non solo supposizioni.-

Fuoco- Allora faremo notte. La filosofia parte da postulati per giungere alla verità.-

Macigno – Fuoco, se io non conosco, non posso ammettere…-

Fuoco – Ascolta: tu puoi ammettere la limitatezza delle nostre conoscenze universali?-

Macigno – Lo ammetto.-

Fuoco – Allora se ammetti la nostra scarsa conoscenza, devi anche ammettere che possono esserci fenomeni che vanno oltre i nostri limiti di senso e di raziocinio. Se sono oltre i nostri limiti, questi fenomeni non ci sono accessibili, però esistono. Dunque non sono negabili; ma se non si negano, si affermano? Se tu non puoi negare Dio, lo affermi?-

Macigno – Ma la ragione deve avere un proprio spazio di verificabilità che nessuno può negare, nemmeno Dio. L’uomo dovrà conoscerlo, si, ma con la propria ragione.-

Fuoco- E accadrà, ne sono certo accadrà, forse tra millenni, perché ci vorranno millenni per avvicinarci a Lui. Intanto ci vuol Fede.-

Macigno – E qui è il difficile: la fede, quella fede che ti ha sempre sorretto e che ti ha fatto superare tutte le avversità, compresa la distruzione della vecchia Terra, lasciandoti sereno. Perché, tra tutti noi, sei stato - e ora capisco il perché – l’unico ad accettare tranquillamente la nostra sorte.-

Fuoco – L’ho accettata perché sono sicuro che Dio non c’entra con la distruzione del mondo. Quella è opera di uomini impazziti, di uomini disumanizzati.-

Macigno – Ma poteva impedirlo.-

Fuoco – Certo che poteva. Ma gli uomini ci avrebbero riprovato. Te lo ricordi negli ultimi anni? Ci provarono per ben cinque volte e solo per circostanze fortunate, direi quasi…miracolose, si misero d’accordo – per poi litigare nuovamente.-

Macigno – E’ vero è vero, ci tentarono, oh se ci tentarono. Ogni capriccio era oggetto di dispute; ogni disputa diventava un aspro litigio; ogni litigio agitava lo spettro della guerra. Pazza umanità.-

Fuoco – Quindi Dio non c’entra.-

Macigno – Non ipotizzi che questa distruzione,  possa essere considerata un nuovo diluvio?-

Fuoco- Si, se riuscissimo a fare un’umanità più buona, qui, su Terra Due.-

Macigno – Questo mi fa pensare… beh, ora basta…-

Fuoco - …che noi siamo i nuovi Noè? Allora io ti dico…-

Macigno - ,,, che parti. Che raggiungi la tua famiglie a parti, altrimenti facciamo sul serio notte. Vai Fuoco, e quel Dio che dovevi servire sia sempre con te e…e ti protegga.-

Fuoco – Vado, ma ne riparleremo. A proposito ho preso della semenza e dei legumi…-

Macigno – Hai fatto benissimo. Addio amico. (si abbracciano)-

Fuoco – Grazie e addio... vecchio caparbio. (esce)-

Macigno – Facci sapere dove ti stabilirai!-

Fuoco – (dalla quinte) Presto avrete nostre notizie.- 

 

Entra un ragazzo, è Avvenire quindicenne.

Avvenire – Sono partiti?-

Macigno – Sono già sui carri (sbirciando fuori) Tu non li saluti?-

Avvenire – Li ho già salutati fuori…-

Macigno – Gioia in particolare?-

Avvenire- Si, è la mia promessa compagna della vita.-

Macigno – Allora auguri piccolo uomo precoce.-

Avvenire – Senti Macigno, senza voler spiare oppure origliare, ho udito, poco fa, che Fuoco era un  quasi prete. Mi spieghereste cosa significa?-

Macigno – Conosci già la nostra storia. Ebbene , sull’altra Terra, moltissimi uomini credevano in un Dio che si era incarnato per salvare l’umanità…-

Avvenire – La solita guerra, eh?-

Macigno – No, qualcosa di più grave: salvarla dal peccato. Quel Dio si chiamava Cristo e aveva molti seguace o discepoli che nel tempo diffusero il suo Vangelo, cioè quello che lui aveva detto loro. Questi seguaci fecero altri seguaci e così via, continuando a fare proseliti. Essi venivano chiamati sacerdoti o, nell’epoca moderna, preti. Fuoco aveva scelto di diventare prete per continuare a diffondere il Vangelo, cioè la bella notizia,  per spiegarlo ai non credenti. Insomma, qualcosa di simile. Hai capito?-

Avvenire- Non molto.-

Macigno – E per adesso ti basta. Se vorrai saperne di più, quando andremo a trovare Fuoco, glielo chiederai tu stesso.-

Avvenire – Ma dove vanno esattamente?-

Macigno – Vanno a Sud, verso il mare caldo.-

Avvenire- Sognio mi ha parlato del mare, sarei curioso di vederlo.-

Macigno – Anche quello lo vedrai quando andremo a trovarli lì al Sud.-

Entra Cielo, porta in spalla una pesante bisaccia.

Cielo – Salute uomini, posso avere dell’acqua?-

Macigno – Salute Cielo. Avvenire, ti dispiace prenderla?-

Avvenire – Ciao Cielo, vado, vado, però te la potevi bere a casa tua…-

Cielo – Scusami signorino…-

Macigno – Avvenire!-

Avvenire – Tanto lo so, è la solita scusa per parlare da soli, ma ora non ci casco. (esce)-

Cielo – Diffidente l’amico…Ho visto partire Fuoco e gli altri.-

Macigno – Già, ‘ venuto poco fa a salutarci…l’ha visto allontanarsi e…e mi si è stretto il cuore. (rientra Avvenire con l’acqua).-

Cielo – (sedendosi e posando ai piedi la bisaccia) Credi che da solo riuscirà a cavarsela…grazie Avvenire (beve).-

Macigno – Credo di si. Eppoi, in caso di gravi difficoltà, la via del ritorno se la ricorderà, no?-

Cielo – Certamente si…beh, tanto ne ha parlato…mah, contento lui.-

Avvenire- Ma anche Acqua e Gioia volevano andare…E Fuoco è troppo in gamba. Ci riuscirà, volete scommettere?-

Cielo – Ne sono sicuro…già.(apre la bisaccia e prende alcune pietre e le mostra) Ecco un regalo per te signorino, poi dici che non ti porto mai nulla… penso che sia un frammento di meteorite. (porge una bella pietra)-

Avvenire – Grazie, è bellissima. (la guarda ma non la tocca)-

Cielo – Di niente, di  niente, piccolo uomo. (poggia la pietra per terra, poi rivolto a Macigno) E per te guarda cosa ho trovato (mostra una pepita d’oro) E’ una pepita d’oro!-

Macigno – (turbato) Dove…dove…l’hai trovata?-

Cielo – (che ha notato il turbamento di Macigno) Là, sull’altopiano arido…ma tu…ma tu pensi che…-

Macigno – Questo metallo è maledetto! Da questo momento dobbiamo dimenticarci di dove l’hai trovato.-      

Cielo – Perché tu credi… Va bene, meglio esser prudenti. Cosa ne facciamo di questa?-

Macigno – Forse potrei ricavarne qualche bisturi per Roccia… comunque dormiamoci sopra, domani decideremo insieme agli altri.-

Entra Sogno.

Sogno – Ciao gente (vedendo Cielo) ah, sei già tornato?-

Cielo – Ciao Sogno, si sono arrivato proprio in questo momento e stavo per venire a casa.-

Sogno – Troverai il pranzo in caldo. Avanti allievo Avvenire , a lezione.-

Avvenire- Eccomi.-

Cielo – Arrivederci, allora.-

Entra Acqua trafelata per la corsa.

Acqua – Presto venite mia figlia Vita sta male.-

Macigno – Dov’è Roccia?-

Acqua – I ragazzi lo stanno cercando, dev’essere nel bosco. Per carità, venite, presto!-

Macigno – Andiamo. Tu Sogno, per favore resta con Avvenire (cenno d’intesa).-

Sogno – Certamente, noi abbiamo un programma da seguire. Andatre voi e fatemi sapere.-

Cielo – Tornerò e t’informerò.-

I tre escono.

Avvenire- Quanti misteri. Oggi più che mai.-

Sogno – A cosa ti riferisci?-

Avvenire – Niente, cose da uomini. (pausa) Senti Sogno, cos’è una pepita d’oro?-

Sogno – Beh è un metallo nobile, l’oro, allo stato puro. Esso e il metallo più duttile e più malleabile.-

Avvenire – E poi?-

Sogno – Poi cosa?-

Avvenire – Poi, voglio sapere cosa rappresenta.-

Sogno – Beh, sulla vecchia Terra era considerato metallo nobile perché da esso si potevano ricavare moneta, gioielli, monile, vasellame pregiato e altre cose ancora, per esempio.Idoli.-

Avvenire.- E cosa sarebbero?-

Sogno – Ehi, l’argomento della presente lezione è il corpo umano. Dai parlamene.-

Avvenire - (decisamente contrariato) Il corpo umano…il  corpo umano… uffa non ne ho proprio voglia di parlarne… sono stanco, ho fatto venti chili di calce…-

Sogno – anche gli altri ragazzi lavorano, però quando si deve studiare, si studia.-

Entra Cielo.

Cielo Hanno rintracciato Roccia, sembra che si tratti di appendicite acuta, forse peritonite. Roccia dovrebbe operarla.-

Sogno – E come farà senza strumenti adatti?-

Cielo – Cosa vuoi che ti dica? Intanto ci ha chiesto di preparare un tavolato e un mucchio di altre cose ancora…Macigno sta già provvedendo.-

Sogno – Un’operazione chirurgica su Terra Due…buona fortuna Roccia, buona fortuna piccola Vita.-

Cielo – Ne avranno proprio bisogno. Vado con gli altri.-

Avvenire – Noi studiamo. Se non vuoi fare il corpo umano, passeremo alla geografia. Prendi la carta e vediamo cosa hai imparato.-

Avvenire – (di malavoglia prende una carta arrotolata, la srotola sul tavolo e inizia a indicare alcune zone) Dunque…dunque…

La lezione viene mimata. La clessidra verrà girata diverse volte. Musica adatta. Uno, due minuti al massimo ed entra Macigno.

Sogno – (ansiosa) Com’è andata?-

Macigno – L’intervento è riuscito, ma òa ragazzina non pi piace, non mi piace proprio…-

Sogno – Pensi al…peggio?-

Macigno – penso a tutto.-

Avvenire – Cos’è questo tutto?-

Macigno – Studia tu!

Avvenire – Nuvole di tempesta su Speranza.-

Sogno – Taci, Avvenire.-

I tre restano in silenzio, affaccendati nelle loro attività. Entra Cielo. I tre lo guardano interrogativamente. Cielo fa cenno di no col capo.

Sogno – E’…è morta? (Cielo fa cenno di si col capo) Povera ragazza (Avvenire si rende canto e singhiozza, mentre Macigno gli accarezza il capo)-

Cielo – Siamo ancora troppo indietro scientificamente. Bisogna accelerare la ricerca, intensificarla.-

Macigno – Queste morte sono assurde, ma non possiamo fare miracoli. Lavoriamo già diciotto ore al giorno.-


Entra Roccia.

Sogno – (tentando d’abbracciarlo) Roccia, mi dispiace…e Acqua?-

Roccia – (scansando sgarbatamente sia Sogno che Cielo e Macigno che gli si erano avvicinati) Maledizione! E ancora maledizione! Di questi stupidi int3rventi ne ho fatto a decina, forse centinaia sulla vecchia Terra. Là questi interventi erano riservati ai principianti, robetta da nulla, semplice routine…(alzando la voce) Ma qui tutto diventa difficile, tutto complicato, tutto…tutto pazzesco!

(parlando quasi fra se e se) Non sono riuscito a nulla, qui, tra voi. Sono stato solo un parassita, un netto. Poche volte e occorso il mio intervento e, tranne qualche mal di pancia, per il resto è andato tutto storto. Miele è morta per un banale aborto, senza che io potessi far nulla, ora la piccola Vita m’è morta tra le braccia ed io ero impotente. Capite? Mi è morta spegnendosi come una candela consumata…era mia figlia! Basta- basta!- ora basta. Scordatevi tutti che sono stato un medico!. Scordatevo, dimenticatevelo, per il vostro bene.-

Macigno – Sappiamo che tu hai fatto tutto il possibile per salvare Miele e Vita. Ma un chirurgo, senza strumenti, a cosa serve? Cosa può fare un medico senza medicine? Non certamente con l’arte di Acqua, che per quanto brava non può sopperire alla mancanza di antibiotici per le infezioni, che fa tutto il possibile per mantenerci in salute con le sue erbe. Dai Roccia, tu sei stato in gamba!-

Roccia- Queste sono solo parole. Parole di conforto per un padre e forse per il medico, parole di compatimento. (ad Avvenire, irritato)  E tu non guardarmi così, moccioso! E tu Sogno forse stai pensando che fortunatamente non si trattava di tua figlia, quello ragazzina sotto i miei rudimentali ferri. E tu scienziato, saggio della comunità, cosa ne dici? (furente) Ma io sputo su tutti voi e su questa nuova Terra. (accorgendosi della pepita posta sul tavolo) E questa cos’è? (la prende) MA è oro! E’ oro. E, da bravi compagni ve lo tenete tutto per voi… ma bravi, veramente bravi. (si avvicina a Cielo) Sei tu che l’hai trovato, vero? Dimmi dove! Dove. Dove! (scuote Cielo) Sulla rupe, certo sulla rupe… t’ho visto troppo spesso lassù. E’ lì che l’hai troato, confessa!-

Macigno- Calmati Roccia.-

Roccia- Sono calmo, anzi calmissimo, ma questa pepita la tengo io. Eh? Eh? Me la fate tenere per un po’? Suvvia, fatemi contento (blandendoli, poi vedendo che nessuno si oppone si dirige verso l’uscita) Vieni coccola, adesso staremo un pochino insieme. Stati col tuo paparino. Sai andremo a trovare le tue sorelline, lì, sulla rupe...(esce)-

Cielo – Bisogna fermarlo.-

Macigno – Lasciamolo stare, è sconvolto. Forse l’aria fresca gli farà bene.-

Sogno – Ha ragione Macigno. Lasciamolo solo, forse si riprenderà.-

Cielo – Per me è partito (fa cenno alla pazzia)-

Macigno – Dici davvero?-

Cielo – L’hai visto anche tu. Ne ha tutta l’aria.-

Macigno – Allora, per precauzione, andiamolo a cercare, presto, prima che commetta una pazz…una sciocchezza. ( i due uomini escono di corsa)-

Sogno – Ripassa la lezione Avvenire, io vado a trovare Acqua.-

Avvenire.- Vai, vai e dai ad Acqua un bacia da parte mia…che mi dispiace per Vita, sai?

Sogno – Lo so.- (esce)

Avvenire, rimasto solo, lentamente, va a prendere la pietra di quarzo e lo esamina affascinato. Giochi di luce. Un raggio di luce azzurra, partendo dall’alto, colpirà la pietra. Si udranno boati e lampi. Poi ci saranno cadute di calcinacci. Avvenire finisce steso per terra, la pietra gli sfugge dalle mani e tutti i fenomeni cessano, tutto ritorna normale.

Rientra Macigno – ( vedendolo a terra si china e lo sorregge) Avvenire, Avvenire, stai bene?-

Avvenire- (Alzandosi da solo) Si sto bene, sono solo un po’ spaventato. Ma cos’è stato?-

Macigno – Un terremoto! Un forte terremoto, sono cadute tante abitazioni: Speranza è quasi distrutta!-   

Avvenire – Cos’è un terremoto?-

Macigno – Te ne parlerò dopo, per adesso fuggiamo all’aperto, potrebbe ripetersi.-

Entra Sogno

Tutto a posto? Avvenire sta bene?-

Macigno – Si, fortunatamente questa casa ha retto.-

Sogno – Le nostre sono distrutte, ma non ci sono state vittime e neanche feriti. Però non abbiamo notizie di Roccia. Cielo è andato a cercarlo…-

Macigno – Starà senz’altro bene. E adesso tutti fuori, per davore. Il terremoto può ripetersi.-

Entra Cielo

Cielo – Credo che non si ripeterà.-

Sogno – Cielo, stai bene? E Roccia?-

Cielo – Sto benone e anche Roccia sta bene. Lìho lasciato in ciò che è rimasto dalla sua casa e con Acqua e i ragazzi stanno vedendo cosa possono recuperare.-

Macigno – Hai detto che non si ripeterà, come fai a saperlo?-

Cielo – Non lo so con certezza, ma credo che non si ripeterà, almeno per il momento. Credo che non si sia trattato di un terremoto.-

Macigno – No? E allora di cosa si tratta?-

Cielo – Non lo so. Proprio non lo so. Però, andando alla ricerca di Roccia, mi sono diretto verso la rupe… Macigno, i terremoti non fanno lampi di luce e di fuoco e altri fenomeni strani…eppoi è rimasto circoscritto solo su Speranza. A pochi chilometri tutto è rimasto tranquillo.-

Macigno . Effettivamente un terremoto così ristretto e così distruttivo e un fenomeno assai raro. Tu che idea te ne stai facendo?-

Cielo – Non vorrei sbagliarmi, ma siamo stati oggetto di ostilità. Badate è solo un’ipotesi.-

Macigno – Ostilità?-

Sogno – E da parte di chi?-

Cielo – Questo è il punto più interessante del mistero. Chi?-

Sogno – Le…le Presenze?-

Macigno – No, quello mai!-

Sogno – E allora?-

Cielo – Non lo so. Io direi di aspettare, facciamo ulteriori accertamenti, vogliamo meglio le cose, poi cercheremo di trarne qualche conclusione logica.-

Macigno – Già. E intanto cerchiamo di sistemarci al meglio. Qui posto ce n’è per tutti. Avvenire chiama gli altri, io preparo le stanze. Per adesso ci arrangeremo bene, vedrete. (avvenire esce da sinistra, mentre Macigno da destra)-

Sogno – diamogli una mano.-

Cielo – Dalla tu, io vado al laboratorio, voglio verificare i danni. Sai, quel petrolio…se è ricco come penso…-

Sogno – Ma pechè tanta fretta per il laboratorio? Vai a controllare la nostra casa, è pericolante.

Cielo- Dopo, dopo, prima il laboratorio. E’ estremamente importante che non sia danneggiato, così pure le apparecchiature. E voglio finire le analisi. Se è come penso io, allora siamo alla soglia di un nuovo balzo in avanti: Il motore a scoppio.-

Sogno – e dopo? Che ce ne facciamo?-

Cielo – Come sarebbe: che ce ne facciamo? Macigno potrà costruire la caldaia a vapore con un bruciatore a petrolio. Vedrai, alleggerendo il suo modello, riusciremo a farlo muovere. Scommetti?-

Sogno – Certo se sarà così…-

Cielo – Ma cos’è questa ironia e questo scetticismo?-

Sogno – E’ ironia, derisione, assurdità, delusione, frustrazione, rabbia, paura e sconforto.-

Cielo – Ma guarda, guarda. E cos’altro?-

Sogno – Non ti basta? Sai cosa verrebbe dopo?-

Cielo – Cosa?-

Sogno – La morte!-

Cielo – La morte?-

Sogno – Si, proprio così: la morte! Perché io mi sento già morta. Quando nella vita sei inutile, equivale ad essere già morta; quando non hai certezze sei morta; quando non hai un fine, sei morta.-

Cielo- Ma tu hai un fine meraviglioso: guidare i nostri ragazzi, educarli, istruirli…-

Sogno – Non confondere lo scopo col fine. Il mio scopo, nell’attuale periodo della nostra vita è quello che tu hai ben detto, ma il fine qual è? Il fine ultimo, verso il quale tutti dovremmo tendere, dov’è? Io non lo vedo, e tu neppure, se vuoi proprio saperlo. Tu vedi le tue ricerche come essenza della tua vita, ma ne sei proprio sicuro? Pensaci un po’.-

Cielo – Questi sono pensieri che affiorano quando si è abbattuti e frustrati moralmente. Vedrai che passeranno.-

Sogno – Ma che abbattuta e demoralizzata, questi  omenti mi durano da anni.-

Cielo – Allora sono crisi di quarantenni.-

Sogno – Ma perché crisi di quarantenni? Bisogna essere quarantenni per avere le crisi? Beh, mio caro, allora non capisci nulla!-

Cielo – Ci siamo!-

Sogno – Ma perché sei così categorico? Perché? (pausa) Ma non ti passa per la mente che queste crisi avvengono a qual punto delle nostre esistenze, perché, proprio a quell’età, l’uomo raggiunge la maturazione e un equilibrio tale che lo portano a riconsiderare la seconda parte della proprio vita? E allora si volge agli eventi passati che, analizzati, sotto un’angolatura differente, assumono un aspetto, un significato diverso…-

Cielo – Io sono un  cosmo-neo-pragmatico e guardo solo alla scienza e alla filosofia della scienza, l’epistomologia universale. Io guardo solo quello che l’uomo riesce a realizzare; guardo e prendo per mano, studio, deduco, esperimento e opero. Solo l’intelligenza conta nella nostra vita, con essa, gradino dopo gradino, scaleremo l’Universo. Ricordi le Presenze? Pensi che hanno raggiunto quel livello con le crisi esistenziali, spirituali o scemenze simili? No, hanno battuto la strada della scienza, e ora sono padroni della materia.-

Sogno – E dello spirito?-

Cielo – Ma cosa cìentr lo spirito? Che roba è mai? Mica ci hanno salvato con lo spirito. Ci hanno salvato portandoci su questa Terra con i mezzi spaziali, che, se permetti, erano fatti di materia.-

Sogno – Le presenze non sono esseri aridi…-

Cielo – Forse per te, ma per me essi sono fatti di pura materia, ma che hanno trovato il segreto dell’eternità, o quasi…-

Sogno – Mi piace qual “quasi”, si vede che sei modesto. Ma ti ricordi che ci hanno parlato di pace? E se cercano la pace allora conoscono la violenza: dunque essa, nell’Universo esiste. Se c’è violenza o turbativa, pace e amore, ci sono allora i sentimenti, dunque li spirito è vicino.-

Cielo – Deduzioni arbitrarie. Sono deduzione arbitrarie e prive di ogni benché minima prova a sostegno.-

Sogno – E il fenomeno di poco fa, allora?-

Cielo – E allora cosa? Cosa vuoi dire? Che ti passa per la mente?-

Sogno – Niente. Non ne so nulla. Se l’avessi, molto probabilmente non avremmo affrontato quest’argomento. Vai nel tuo laboratorio, scienziato. Io vado ad aiutare Macigno.-

Entrano Acqua e Roccia, l’uomo è invecchiato, distrutto.

Acqua – Vi prego, badate voi a Roccia, è distrutto. Io aiuto i ragazzi a ripristinare la casa, forse è ancora abitabile.-

Entra Macigno che sente la frase di Acqua.

Macigno – No, aspettate prima voglio dare un’occhiata alle strutture, anzi vengo conte-

Roccia – Cielo, ti prego, dimmi dove hai trovato la pepita. Guarda cosa facciamo: tu me lo dici, io le cercherò e dopo divederemo a metà. Ah, che ne dici?-

Cielo – Ne riparleremo dopo, prima sistemiamo i danni di Speranza…(vedendo che Roccia si appresta a ribattere) …dai, ne riparleremo, eh?-

Roccia – (insistente) E’ là, sulla rupe, vero?-

Cielo – Ma no.-

Roccia – Io dico di si. Solo lassù si possono trovare pepite così belle,  me l’ha detto….-

Cielo – Chi?-

Roccia – Come chi? Ma ne…nessuno. Non me l’ha detto nessuno (guardando Macigno, rivolto a Cielo) E’ avido, mi guarda come un avvoltoio, ma noi non glielo diremo mai, vero?-

Cielo- Certamente. Ora stai calmo e vai a riposarti.-

Sogno – T’accompagno.-

Acqua – Grazie amici, allora vado.-

Macigno – Vengo con te.-

Sogno e Roccia escono da una parte e Acqua e Macigno dall’altra, Cielo li segue. Rientra Avvenire.

Avvenire – Sono andati via tutti? (nota la pietra sul tavolo, e timidamente la tocca, ma appena la tocca avverte una scarica elettrica e un piccolo lampo, quindi lascia cadere la pietra impaurito. Ma non si arrende, ci riprova, e mano mano si rende conto che i fenomeni avvengono quando lui tocca il frammento di meteorite, quindi, il ragazzo quasi si diverte a provocare i lampi.)-

Rientra Roccia.

Roccia – Avvenire, piccolo uomo, hai visto quant’è bella questa pietra? (mostra l apepita)-

Avvenire.- E’ oro, lo conosco.-

Roccia- E come mai lo conosci.-

Avvenire – Quando cielo lo ha portato mi hanno spiegato che un metallo duttile e malleabile, adatto a fare gioiello monete e altro.-

Roccia – E… e ti hanno detto dove l’hanno trovato?-

Avvenire- No, credo di no…anzi proprio no. (è imbarazzato)-

Roccia – (che capisce l’imbarazzo del ragazzo insiste maggiormente) Suvvia, fai uno sforzo, cerca di ricordare. Poi ti regalerò questa petita. Vedi quant’è bella?-

Avvenire – Ti ho detto che non ricordo, anzi che non so. (tenta di andarsene)-

Roccia - (bloccandolo) Aspetta moccioso, prima mi dirai tutto su quel luogo!-

Avvenire – Hai, mi fai male, lasciami.-

Roccia – Devi dirmi dove l’hanno trovato. Subito! ( è fuori di se)-

Avvenire – (contorcendosi) Ti…prego…mi fai male…aiuto.-

Roccia – Parla! Parla! O ti stritolo!(stringe il ragazzo alla gola)-

I due, nella colluttazione si avvicinano al tavolo. Avvenire riesce a toccare la pietra, e si scatenano nuovamente i fenomeni. Roccia preso alla sprovvista vacilla e cade pesantemente a terra, Avvenire lascia la pietra e tenta di soccorrere l’uomo. Intanto entrano gli altri. Guardano la scena in esterrefatto silenzio, poi Macigno si avvicina, si china tocca Roccia. Intanto Avvenire si rifuggia tra le braccia di sogno, singhiozzando.

Macigno – E’ morto!-

Buio e fine del secondo atto. 

                                                                            Atto  III

Sulla scena è stato ricostruito l’interno di una casa, austera ma solida. E’ un grande vano con camino a sinistra, tavolo al centro, uno scaffale in  fondo e alcune panche, a destra la comune.

All’apertura del sipario in scena vi è Macigno, capelli tutti bianchi e appesantito nel fisico dagli anni. Sta seduto al tavolo e scrive su un grosso volume.

Entra Acqua, invecchiata, porta una ciotola.

Acqua – Macigno, ti ho portato del brodo caldo, prendilo subito, ti farà bene.-

Macigno – (alzando il capo dal libro e guardando Acqua con tenerezza) Grazie, mia cara. Posalo qui, lo berrò dopo, appena termino…-

Acqua – Stai registrando la morte di Cielo?-

Macigno – ( cenno affermativo col capo) Faccio il mio triste ufficio.-

Acqua – Cos’hai scritto per lui?-

Macigno – La stessa formula uguale per tutti.-

Acqua – Leggi, ti prego.-

Macigno – (leggendo lentamente) Anno trentacinquesimo di Terra Due, centoquarantesimo giorno: è morto Cielo, uomo proveniente da Terra Uno. Causa del decesso: incidente sul lavoro!-

Entra Avvenire adulto. Sente e dice:

Avvenire- Non è stato incidente sul lavoro, e tu lo sai benissimo.-

Macigno – (con pazienza) E’ stato un incidente sul lavoro, Avvenire. Cielo era andato in officina per lavorare…-

Avvenire- …si, ma ubriaco fradicio!-

Acqua- E va bene, era ubriaco, ma voleva rendersi ancora utile alla comunità.-

Avvenire- Se voleva veramente rendersi ancora utile alla comunità, non doveva bere così tanto, anzi non doveva bere affatto!-

Acqua – E va bene, bevevo un pochino…la morte di Sogno l’aveva sconvolto e bere era un modo per consolarsi, poveretto.-

Avvenire – Ma chiamiamo le cose col vero nome: suicidio di Sogno! Suicidio che poteva essere evitato…se lui…insomma se lui l’avesse…-

Macigno – (interrompendolo) Avvenire! Non parlare così, non ne hai il diritto! Sappiamo ben poco della faccenda e quindi ci dobbiamo astenere di trinciare giudizi…spesso fallaci.-

Avvenire- Va bene, vuol dire che Sogno si è suicidata perché io non ero stato un ottimo allievo (ironico), e non perché il suo uomo non la comprendeva affatto!-

Acqua- Non mi sembra giusto condannarlo cos’, sommariamente. A modo suo egli la voleva bene…-

Macigno – Certo che non è giusto! Senti bellimbusto arrogante, Cielo è stato il cervello della comunità, un vero scienziato. E senza di lui non saremmo arrivati al progresso che ci circonda. Non discuto che fosse poco espansivo, ma era sostanzialmente buono, ed era il primo ad accorrere nei momenti critici del bisogno. Ci ha tenuti uniti col suo esempio. Se fra di noi c’era grande coesione lo dobbiamo a lui.

Poi, dimmi, chi ha costruito la fornace? Chi la distilleria del petrolio? Chi ha insegnato a voiu giovani la scienza…-

Avvenite- …chi ha trasformato il laboratorio chimico in distilleria di alcool? Eppoi, è stato tutto merito suo? E tu? Tu  on hai fatto nulla? E gli altri, niente?-

Acqua- Io non posso sentire questi discorsi, me ne vado di là! (esce)-

Macigno- E’ vero, tutti abbiamo collaborato ad edificare una nuova civiltà basata sulla te4cnica, ciascuno secondo le sue conoscenze e possibilità… secondo la nostre forze…-

Avvenire -…ma tu hai costruito la macchina a vapore prima, e a petrolio dopo; hai ottenuto il cemento, hai costruito le nostre case a prova di… a prova di Elementi Perturbatori…-

Macigno - …cos’hai detto? A prova di che cosa?-

Avvenire – Nulla, ma nulla. Volevo dire: robuste, indistruttibili.-

Macigno – Senti ragazzo, ancora non sono alla demenza senila. Dimmi cos’hai detto. A prova di che? Avanti, su.-

Avvenire- Mannaggia a me!-

Macigno- Parla ragazzo!-

Avvenire ( di getto) A prova di Elementi Perturbatori, ecco cos’ho detto.

Macigno – E cosa sarebbero questi Elementi Perturbatori?-

Avvenire – (arrendendosi) E va bene, tanto te ne dovevo parlare prima o dopo.

Ricordi quella volta, tanti anni fa, quando Speranza fu distrutta da quello che pensavate fosse un terremoto?-

Macigno – Si, mi ricordo, e allora?-

Avvenire – Non lo era! E ti ricordi che, di tanto in tanto, anche se in forma più lieve, essi si ripetevano? Bene, ero io che provocavo la discesa degli Elementi Perturbatori.-

Macigno – Non…non capisco.-

Avvenire – Non ti meravigliare, non è facile capire. (va verso lo scaffale e prende la pietra) La riconosci?-

Macigno- E’ il frammento di meteorite che ti regalò Cielo, se non sbaglio.-

Avvenire- Esatto. Ma questa non è una pietra qualsiasi. Essa possiede una straordinaria capacità moltiplicatrice della forza cerebrale. Attraverso questa, ho percorso col mio pensiero lo spazio infinito. Che sensazione meravigliosa, affascinante, esaltante: esplorare lo Spazio infinito: l’Universo intero.

Ma bisognava stare molto attenti perché gli Elementi Perturbatori, seguendo il mio flusso, come se fosse un sentiero, scendevano sulla Terra seminando la distruzione.

Imparai, col tempo, a controllare il mo bio-mega- pensiero, riuscendo a evitare quegli elementi e, nel contempo, a contattare le Presenze amiche.-

Macigno – Ma…ma che dici? Scherzi o farnetichi? O è la mia mente che non riesce che si rifiuta di accettare…quello che affermi. Ma dici sul serio?-

Avvenire- Dico il vero, Macigno. E adesso te ne do dimostrazione, coi fatti. Stai attento.-

Avvenire prende la pietra, la gira e la rigira tra le mani, poi se la porta alla fronte e, pian piano, nel locale iniziano i fenomeni luminosi. Poi si va verso il buio, a subito dopo riprende la luce e, sulla sfondo, si nota la figura della Presenza Amica.

Avvenire- Macigno, riconosci la nostra Presenza Amica? Si chiama Massitropok.-

Macigno – E’ veramente lui o è un’illusione?-

Massitropok- Sono proprio io, Macigno. Il tuo ragazzo è riuscito a contattarci, grazie al potere della pietra di Zerol. E’ stato molto imprudente nel passato, e mi ha dato molto lavoro per frenare gli elementi perturbatori. Ma adesso è uomo ed è più giudizioso ed ha imparato ad usare la pietra.-

Macigno – Ma perché mi avete tenuto all’oscuro di tutto?-

Avvenire – Lui non voleva, ed io temevo di combinare altri guai.-

Massitropok – Macigno, il passo che lui ha compiuto tramite la pietra, dev’essere fatto con la sola forza cerebro- mega-cosmica che è latente nei vostri cervelli. Molti uomini, nel passato, ci hanno contattato; ma il contatto definitivo ci sarà quando tutti gli uomini, indistintamente, avranno quella forza e sapranno usarla. Nel frattempo il segreto è necessario.-

Macigno – Quel contatto spontaneo avverrà, se avverrà, fra millenni…-

Massi.- E’ possibile. Voi dovrete pervenire al futuro passo dopo passo. Noi esistiamo da millenni. Ti basterà sapere che quando i vostri padri distrussero la Terra, essi si trovavano ancora a quella che fu la nostra preistoria.

Abbiate pazienza, uomini, studiate, sperimentate, cercate di carpire i segreti cosmici, ma sempre in pace. Solo così giungerete al nostro Futuro.-

Macigno – Cosicché voi ci vete protetti…-

Massi.- Si, ma solamente dagli elementi perturbatori. La vita qui è vostra, e siete liberi di usarla come credete.

Adesso vi lascio.

Giudizio, uomini.-

Massitropok, col solito gioco di luci, sparisce.

Macigno – eccezionale, incredibile. Ma guarda cosa mi doveva toccare di vedere nella mia vecchiaia.-

Avvenire- (riponendo la pietra nello scaffale) Sei sbalordito, vero?-

Macigno – si, sono sbalordito, ma anche preoccupato.-

Avvenire- Di cosa?-

Macigno – Delle tue possibilità bio- mega- cerebrali. Eppoi, quella pietra…-

Avvenire – Non vedo proprio perché…-

Macigno – Perché ti sento troppo forte nei confronti di tutti noi.-

Avvenire- Sciocchezze. Eppoi non sono il solo…quelle possibilità li ha usati anche Giglio.-

Macigno- Giglio?-

Avvenire – Si, Giglio, il figlio di Roccia e Acqua. Mi accorsi, tempo fa, che aveva buone facoltà psicosensoriali, e allora l’ho iniziato all’uso della pietra…nonostante, nonostante il divieto delle Presenze Amiche. Pensai: ma che pericolo vuoi che ci sia?.-

Macigno- Tu sei matto! Matto! Matto! Tu non puoi sconvolgere la vita della comunità, non puoi fare esperimenti azzardati e incontrollati, che sconvolgono la mostra psiche. Questa si chiama…si chiama…incoscienza…-

Avvenire- Io volevo battere altre strade per fare il grande balzo. Con la vostra scienza ci vogliono millenni, con la psiche il tempo e lo spazio non esistono. Io ne do testimonianza.-

Macigno – Ma non hai sentito la Presenza Amica? Bisogna avvicinarsi al futuro passo dopo passo.-

Avvenire – E’ vero. Ma lui lo consiglia solo per evitare un nuovo razzismo: l’intellettuale. Tant’è vero che ha accettato, sia pure sporadici, con uomini di tutte le epoche.-

Macigno – Rimango della mia idea: è pericoloso.-

Avvenire – Ma che mi credi davvero un incosciente? So i miei limiti e capiamo quelli degli altri, tant’è vero che ho interrotto gli esperimenti con Giglio…e, se lo vuoi proprio sapere, uso quella pietra soltanto per contattare le Presenze amiche.-

Macigno – Ma la usi…-

Avvenire – E va bene, la uso. Te l’ho detto Massipotrok che ora sono più giudizioso. Eppoi, infine, quel che è fatto è fatto.-

Macigno – Vuoi il mio parere? Distruggi quella pietra!-

Avvenire – Non puoi chiedermi questo, Macigno, non puoi.-

Macigno – Non posso, ma te lo consiglio vivamente.-

Buio. Quando la luce riprende, ci sono in scena Macigno, Avvenire, Acqua e Giglio. C’è tensione.

Macigno – Di là, tra quattro assi inchiodati, c’è una ragazza, quasi una bimba, senza vita. E’ stata uccisa! Seviziata e uccisa! Seviziata, violentata e uccisa! E l’assassino e tra di noi. E’ uno di noi!-

Giglio – Lo dobbiamo scoprire e punirlo severamente.-

Acqua – La mano di Caino si è posata su Terra due.-

Avvenire – Senza un indagine e un processo non ne verrà fuori nulla.-

Macigno – Niente giudici su Terra Due! Mettetevelo bene in testa. (pausa lunga) L’autore di questo delitto si dovrà autoaccusare e, di propria volontà, adeguarsi alle decisioni che prenderà la Comunità.-

Avvenire – E se non lo facesse?-

Macigno – Lo farà, lo dovrà fare.-

Acqua – Intanto, dalle dichiarazioni degli altri non sé ricavato proprio nulla. E…da voi due? (indica Giglio e Avvenire).-

Avvenire- (sbalordito) Noi? Cosa intendi dire?-

Giglio – Già, cosa?-

 Acqua – Giglio, figlio mio, tu ed Avvenire siete gli unici uomini a non avere, come dire? Non avere alibi né testimoni…-

Avvenire – E quando mai, quando mai recandomi nello studio, specialmente di notte, mi sono portato appresso dei…testimoni?-

Giglio – Naturalmente, ha ragione. E cosa pensate che quando vado al laboratorio che fu di Cielo, mi porto appresso…gente per confermare, poi, quello che dico. Ma siamo seri, per favore…-

Acqua – Però Cielo, quando andava in laboratorio, specialmente di notte, lo diceva, insomma avvertiva sempre qualcuno, per ogni necessità…-

Giglio – ebbene? Io non ho avvertito nessuno, e con ciò? (incomincia a dare segni di alterazione)-

Avvenire – Calmiamoci Giglio.-

Macigno- si, calma, calma.-

Giglio- sono calmissimo, andiamo avanti con questa storia e finiamola presto.-

Avvenire- Sono d’accordo. Finiamola con questa sterile conversazione e andiamo a cercare l’assassino.-

Macigno – L’assassino potrebbe essere qui, presente.-

Giglio- (allarmato) Qui?-

Avvenire – (ironico) Davvero?-

Macigno – Qui, davvero. (passeggia) Ieri notte non avevo sonno e mi sono affacciato alla finestra per ammirare la luna. Sono rimasto così un bel po’. Quando ero sul punto di ritirarmi, ho visto un uomo scavalcare la recinzione di Speranza. Sono convinto che quell’uomo ha a che fare con il delitto, altrimenti non avrebbe senso scavalcare il muro anzicchè entrare dal cancello. Ho riconosciuto quell’uomo e, se non ha nulla da nascondere, sarà lui stesso a dirci il perché del suo comportamento…-

Avvenire- Già, perché lo avrà fatto.-

Acqua- Perché evidentemente, non voleva essere visto…è probabile che abbia a che fare col delitto.-

Giglio – E’ evidente.-

Macigno- Certo è probabile…-

Avvenire – Dicci quel nome!-

Giglio – (beffardo) Già, dillo.-

Macigno – Non volevo dirlo, speravo che lo dicesse da se.

E va bene, visto che costui non parla, parlero io.

Però, badate bene, la mia non è una testimonianza d’accusa, ma solo un contributo per arrivare a conoscere la verità.

Quell’uomo è Giglio!-

Acqua – Giglio, tu?-

Avvenire – N sei sicuro?-

Macigno – Si!-

Giglio – (riprendendosi dalla sorpresa) Cos’hai detto?-

Macigno – Quello che hai sentito.-

Giglio – (rivolgendosi agli altri) Non oso fare apprezzamenti sulla correttezza di Macigno, ma metto in fortissimo dubbio le sue, come dire? Le sue possibilità sensoriali, prima fra tutte la vista.

Quell’uomo, che lui ritiene d’aver visto e riconosciuto, di notte, e a circa 1oo metri di distanza e per poco tempo, non ero io.

Io ero in laboratorio, perché, come tanti altri, per il caldo, non riuscivo a dormire. Purtroppo, come qualche altro, non ho chi possa confermarlo. Ma è così:ero in laboratorio e ci sono rimasto tutta la notte.

Eppoi (con derisione) non ho l’abitudine di stuprare fanciulle e scavalcare muri di cinta. Senza rancore, Macigno, questa volta hai preso una terribile cantonata.-

Macigno (riflettendo) Forse l’ho presa, forse no.-

Giglio – ( violentemente) Macigno, a che gioco giochiamo? Tu forse vuoi coprire un altro, il vero colpevole, accusando ingiustamente me!-

Macigno – Questo, uno con lamente sana, non l’avrebbe mai detto.-

Giglio – (inviperito) Cosa vuoi insinuare?-

Avvenire – Aspettate, calma, vorrei dire qualcosa, se me lo permettete. (è volutamente e vistosamente gentile)-

Acqua – E allora parla, cos’hai da dirci?-

Avvenire – ecco, le parole di Giglio, molto garbatamente peraltro, lasciano pensare che Macigno voglia coprire me. (rivolto a Giglio che voleva interromperlo) No Giglio, ti prego, lasciami parlare. Si, anch’io come te, ho passato tutta la notte solo e senza testimoni. Su questo hai perfettamente ragione. Ma, mio caro, prima di dare del bugiardo ad alcuno, dovresti sforzarti a ricordare che, nel recente passato, hai avuto vistosi vuoti di memoria. Stamani m’hai detto che avevi bisogno di riflettere, di ricordare qualcosa. Lo hai fatto?-

Giglio – Io ho riflettuto, ho riflettuto molto, anzi moltissimo, però su di te.-

Avvenire – Ah, che onore…-

Giglio – Ho riflettuto, già…dicevo…sul tuo comportamento degli ultimi anni.

Primo fra tutti, ho cercato di capire e di spiegarmi il motivo delle tue interruzioni degli esperimenti telepatici che avevamo intrapreso – con successo. Perché l’hai fatto? Se ne eri il sostenitore più accanito, se credevi nel futuro splendido  che potevano avere le facoltàpsico-sensoriali, perché hai fermato tutto? Eh, perché? Non volevi, probabilmente, che si leggessero i tuoi pensieri perché erano, come dire, un po’ sozzstti. Ecco perché!-

Avvenire – Ma cosa dici, sei ammattito?-

Giglio – Non sono matto! Dico semplicemente che stavi diventando un erotomane e non volevi che si sapesse. Mi ricordo che un giorno, in mia presenza, vedendo la piccola Cuore, dicesti così: ma guarda che bella figliola che si sta facendo. Dicesti proprio così! E la desideravi gia? E quante altre ne hai desiderate…o violentate?-

Avvenire – Respingo sdegnosamente queste insinuazioni costruite solo su delle parole che ho detto, si, ma in buona fede e senza malizia.

Bene, allora vuoi sapere perché ho interrotto gli esperimenti?-

Giglio – Perché (canzonatorio)-

Avvenire – Perché ero impaurito di ciò che leggevo, inavvertitamente, nei tuoi pensieri!-

Giglio – Menzogne! Sono tutte menzogne e basse insinuazioni!-

Macigno – Non sono semplici insinuazioni, tuo padre stesso, un lontano giorno, mi parlò, con molta preoccupazione, delle tue instabili facoltà psichiche…eppoi, qui c’è tua madre…-

Giglio – Voi mi volete incastrare. Ricorrete vigliaccamente anche ai morti per incastrarmi! Ma non potete, non potete! Io non c’entro con l’assassinio, non c’entro! E tu Acqua, non dici nulla?-

Acqua – Io…io non so.-

Giglio – Come non sai? Qui mi si accusa di…di essere un …anormale…un assassino…un depravato, e dici solo: non so?-

Acqua – Sei mio figlio e non vorrei…non vorrei…insomma, sai cosa mi ha confessato la tua donna?-

Giglio – cosa c’entra lei? Eppoi cosa ti ha detto?-

Acqua- Con grande dolore, mi ha detto dei maltrattamenti di natura sessuale, che ha subito da te…e come…come tu te ne dimenticavi…-

Giglio – (interrompendola) Menzogne! Calunnie di donnicciole! Ma dillo tu, Avvenire, dillo a costoro cosa siamo stati capace di fare con la nostra forza cerebro-mega-cosmica, dillo chi stavo per contattare! No? Allora lo dico io: stavo per contattare le Presenze amiche, proprio così.

Io sono un genio, la mia mente contiene l’Universo, vago nel Cosmo, e ora, qui, mi si accusa di un in significante atto bestiale…(scuote la testa, poi incalza e grida completamente esaltato) Dillo! Dillo! Maledizione, dillo!-

Macigno – (ad Avvenire) Come vedi la tua pietra ha completato opera…-

Avvenire – Lo escludo.-

Giglio misura la stanza con grandi passi. Nel frattempo entra un bambino e mostra ll’uomo un paio di pantaloni insanguinati.

Bambino – Papà, guarda cosa ho trovato.-

Acqua gli strappa di mano i pantaloni e li esamina.

Acqua – Sono…sono…insanguinati. Dove li hai trovato?-

Bambino – Per terra, vicino al laboratorio.-

Acqua- Questi li teniamo noi, adesso esci, vai a giocare…su, va’ (sospinge il bambino che si attardava a guadare Giglio)-

Tutti in silenzio guardano Giglio con aria accusatoria.

Giglio – Cos avete da guardare? I pantaloni? Non sono miei, non li ho mai visti. Di chi sono? (guarda tutti interrogativamente) Non ci credete? (grida) Volete anche la mia camicia, volete controllare? Eh? Eh? Guardate allora! (si toglie la camicia e mostra il petto  orribilmente graffiato)-

Acqua – Ah! (si porta le mani in bocca)-

 

Tutti lo guardano impressionati. Giglio, prima spavaldo, vedendo che gli guardano il petto, abbassa la testa e si avvede delle ferite. Capisce e lancia un urlo bestiale, disumano, poi si accascia su una sedia ammutolito e con gli occhi fissi nel vuoto.

Acigno – Avvenire, portalo di là, medicalo.-

Avvenire- (reggendo Giglio con premuroso affetto, a fatica lo fa uscire) Vieni Giglio, vieni.-

Acqua – (accasciandosi su una sedia e mettendosi le mani al viso) E’ orribile, è orribile, non posso crederci. Ma…ma è tutto così evidente…hai visto il suo petto? La piccola Cuore, nel disperato tentativo di difendersi, gli ha tracciato un ndelebile atto di accusa! E’ solo così, questo sfortunato figlio, ha preso coscienza di ciò che ha fatto.-

Macigno – Lo aveva già dimenticato…-

Acqua – Macigno…ora…ora cosa faremo?-

Macigno – Comunichiamolo agli altri e speriamo che i genitori di Cuore lo perdonino. E’…è evidente che è impunibile. Giglio è malato!-

Acqua – L’ho sempre sospettato, ha due personalità, ma non credevo che fossero in antitesi…e pericolose.

Cosa faremo, Macigno, saremo spietati con mio figlio?-

Macigno – Ti ho già detto che è impunibile. Di questo ne sono certo. Ma potrebbe nuovamente nuocere.

E’ ammalato e noi non possiamo curarlo, non abbiamo un’adeguata conoscenza, non abbiamo attrezzature adatte. Mi dispiace ammetterlo, mia cara, ma non ci resta altro che allontanarlo da Speranza.-

Acqua – Reietto?-

Macigno – Si, reietto al Nord. Questa sarà la mia proposta. E adesso vai, fai conoscere agli altri quanto è accaduto.-

Acqua, in lacrime, esce, mentre Macigno passeggia nervosamente per la scena, guarda la pietra con diffidenza, controlla quello che ha scritto, tenta di correggere qualcosa, ma vi rinunci perché è palesemente nervoso. Musica adatta. Dopo rientra Acqua.

Acqua- Ho informato gli altri. La sua donna, se lui andrà reietto, lo vorrà seguire…è decisa.-

Macigno – Non potremo impedirglielo…-

Acqua – Ha detto: Giglio è ammalato, e, ovunque vada, avrà bisogno di me, ce la caveremo.-

Macigno – Quella donna è forte e coraggiosa. Domani ci riuniremo in consiglio e sideciderà. Per adesso pensiamo a seppellire quella povera fanciulla.-

Rientra Avvenire.

Avvenire- Giglio è con voi?-

Macigno- No, ma…non era con te?-

Avvenire – Mi sono allontanato un attimo per prendergli dell’acqua, ma al mio ritorno non c’era più.-

Acqua – Dove sarà andato? Poi, in quello stato…presto, fate qualcosa.-

Macigno – Avvenire, prendi qualche altro e vai a cercarlo, sarà fuori, da qualche parte. Noi lo cercheremo dentro Speranza. Vai!-

Intanto Acqua si è affacciata dalla finestra.

Acqua – E’ lì, guardate!-

Avvenire si precipita alla finestra, poi esce subito. Macigno si avvicina a sua volta alla finestra, e si sforza a guardare per individuarlo.

Macigno – Dov’è?-

Acqua – Là, sulla rupe. Vedi? Cammina come un ebete.-

Macigno – Si, lo vedo (poi parlando dalla finestra) Ehi, ragazzi, è sulla rupe, fate con cautela, mi raccomando…-

Acqua – Ecco, è giunto sull’orlo. Si ferma.-

Macigno – Ce la faranno, sono sicuro che ce la faranno. Basta che se ne stia buono buono lì…tranquillo.-

Acqua –Si muove, si muove…fermati, fermati Giglio! Fer…ma…ti (pian piano si lascia cadere per terra)…è caduto…vero?...è ca…du…to…vero?, vero?-

Macigno – (che è rimasto come paralizzato sul davanzale, fa cenno con la testa di si) E’ caduto, mi dispiace.-

Buio. Quando riprende la scena, ci sono Macigno e Avvenire che esaminano un progetto steso su un tavolo.

Avvenire- Vedi? questo è il punto che meno mi convince…-

Macigno – Già, vedo, vedo…-

Avvenire – Cosa ne diresti di una leggera deviazione, magari a sinistra?-

Macigno – Se fosse possibile risolverebbe tutta la questione.-

Avvenire – allora ci provo, vediamo cosa ne viene fuori.-

Entra Acqua, è euforica.

Acqua – Gente, indovinate chi arriva?-

Avvenire- Chi arriva, diccelo?-

Macigno – Arriva gente dall’insediamento di Fuoco, vero?-

Acqua- Si, proprio così, sono i figli di Fuoco e di Eva.-

Macigno-  E falli passare, presto.-

Acqua- (mettendosi da parte) Non è necessario che mi muova, sono già qui.-

Entrano in scena due giovani abbronzati. Sono Gioia e Arcobaleno. Macigno si precipita ad abbracciarli, mentre Avvenire resta in  piedi e in silenzio, confuso. Convenevoli a soggetto.

Acqua- (Abbracciandoli) Cari, cari…-

Macigno – Quel giovanettone lì, è mio figlio Avvenire, ve lo ricordate?-

Arcobaleno – Io no, ero troppo piccolo quando abbiamo lasciato Speranza.-

Gioia – Io si. Ciao Avvenire, come stai?-

Avvenire – (imbarazzato) Bene, bene, e tu?-

Gioia – Bene. Ti hoi portato un dono.-

Avvenire- Che cos’è?-

Gioia- Apri il pacchetto.-

Avvenire (aprendo il pacchettino dove c’è una conchiglia) Bella, veramente bella. Grazie Gioia.-

Gioia - …solo grazie…(maliziosa)-

Avvenire – (Spinto da Acqua) Grazie e un bacetto.-

Gioia- Così va meglio. Acqua, questo è per te. E’ una raccolta di erbe che cresce dalle nostre parti. E questo è per te Macigno, da parte di mo padre.-

Macigno – Sempre premuroso il vecchio Fuoco. Ditemi come sta…(intanto scarta il pacchetto) Lo sapevo!-

Acqua – Cos’è?-

Macigno – Una copia del Vangelo trascritta nel nostro nuovo idioma. Ma che bravo…allora, come sta il vecchio furfante?-

Gioia- Fuoco è morto!-

Macigno – Morto?-

Gioia- si, morto. Ora riposa accanto alla nostra povera madre, là, vicino al mare…il dono per te lo aveva preparato da tempo.-

Macigno – Fuoco morto? Come? Quando? Perché?-

Gioia- E’ morto per salvare me.-

Arcobaleno – No, che dici? Non è vero!-

Gioia- Tu eri presente? No, allora non parlare.-

Arcobaleno – Tu non ne hai colpa…-

Gioia – Va bene, non ho colpa, ciò non toglie che è morto per salvare me.-

Avvenire – Com’è successo?-

Gioia – E’ stato quest’inverno, che da noi è stato particolarmente rigido.

Ero uscita per controllare le bestie, quando il mio cavallo, spaventato dai lupi, mi disarcionò e scappò via. Rimasi sola protetta da Coraggio,il mio cane. Ma, ben presto il povero animale fu sopraffatto, e le belve si diressero verso di me…-

Arcobaleno –…Papà vide tornare il cavallo da solo, e inforcatolo, corse verso il recinto…-

Gioia- …quando giunse ero già circondata dai lupi affamati. Ricordo che papà gridò: Ehi, lupi!-

Gioco di luci e flash-beak. Intanto che gli altri sgombrano la scena, Arcobaleno si mette la parrucca e prende un grosso bastone. Farà Fuoco. In scena, in un cono di luce, ci saranno tre o quattro attori mascherati, alla buona, da lupi. Gioia si porta in un angolo, Arcobaleno entra dall’altra parte della scena. Il capobranco si volgerà verso il nuovo arrivato, poi, lentamente si dirigerà verso Fuoco. Gli altri lupi lo seguono, ma questi, con un ululato li blocca.

Fuoco – Se tu il capo, vero? Sei una gran bella bestia e compi il tuo dovere. ( i due si studiano) Adesso che fai? Studi il piano d’attacco? Che aspetti? Cerchi la trappola? No, non c’è nessuna trappola, te l’assicuro. Sono solo, solo con questo bastone. Mi capisci? eh? Mi capisci? Senti, voglio farti una proposta, un baratto: la mia vita per quella della ragazza. Ci stai? Vedi? sono fatto di buona carne come quella di mia figlia, sono altrettanto buono per far sfamare i tuoi amici del branco…che ne dici?-

Il lupo si muove lentamente lasciando sempre gli altri indietro. La bestia avanza circospetta lanciando qualche urlo ai suoi compagni, quando qualcuno di essi si muove. Ringhia alternativamente verso l’uomo e verso gli altri lupi.

Fuoco – Ho capito bene? Vuoi uno scontro solo tra di noi? Senza bastone? Eh, è questo che vuoi? Va bene ci sto. Lotterò con te con le mie sole forze. Ecco, getto via il bastone. Sono pronto. Attacca!-

Il lupo ulula e Fuoco si mette in guardia. L’animale si dirige verso di lui facendo ampi giri attorno e stringendoli sempre più, finchè scatta! Fuoco para l’attacco, ma rimane ferito ad un braccio.

Fuoco – Dai bello, attacca, dai non troverai grande resistenza in me. Sono vecchio ormai e, anche se sono ancora abbastanza forte, non ho più gli intensi stimoli per combatterti efficacemente. Hai risparmiato mia figlia e mi hai tolto, cosi, l’arma della disperazione. Combatterai solo contro il mio istinto di conservazione. Dai bello, dai!

Il lupo fa una finta, poi spinge l’uomo dal fianco. Fuoco barcolla e cade. Il lupo con un balzo gli è al collo.

Poi uno scoppio.

Fine del flash- beach       
 

Gioia- Poi lo scoppio. Era Arcobaleno che aveva scagliato una mina sul branco, disperdendolo. Ma Fuoco era già morto. Il lupo gli aveva squarciato la gola.-

Acqua – Povero Fuoco.-

Macigno – Già, già! Ma tu, Gioia, non c’entri, mettitelo bene in mente.-

Arcobaleno – Hai visto?-

Gioia – Si, però…-

Acqua – Avanti, sedetevi, vi preparo qualcosa da mangiare, e tu lascia perdere i però. (esce)-

Gioia – Grazie Acqua-

Arcobaleno- Avvenire, siamo venuti per apprendere io la scienza delle costruzioni e lei la medicina. Staremo un bel po’ con voi…poi ripartiremo per il sud.-

Avvenire .- E’ un grande onore e un grandissimo piacere esservi d’aiuto. Tu, Gioia, studierai sui testi che ci ha lasciato Roccia, io ti aiuterò. E tu Arcobaleno studierai con me e con Macigno…ma bada a lui, è inesorabile come Maestro!-

Arcobaleno vede i fogli sparsi sul tavolo e incuriosito li esamina. Macigno si appisola.

Gioia- (piano ad Avvenire) Senti, Acqua sta con voi?-

Avvenire – E già, sono ormai anni che è diventata la compagna di Macigno. Si capiscono e stanno bene insieme.-

Gioia- E si vogliono bene?-

Avvenire – Credo di si. Vieni, ti mostro la casa. (escono)-

Arcobaleno – Macigno, mi fai vedere i vostri progetti?-

Macigno – (stancamente) Sono lassù, sullo scaffale. Prendili pure.-

Intanto che Arcobaleno prende i fogli e li esamina, la scena diventa buia.

Quando riprende, in scena ci sono Macigno e Acqua. Acqua è distesa su un cuscino e Macigno le siede accanto.

Macigno – Accidenti, ma perché, accidenti, perché? Sulla vecchia terra saresti già guarita. Là questo male era stato già vinto. Perché, perché?-

Acqua – Stai facendo gli stessi discorsi che fece roccia, quando fu per Vita. Discorsi che lo portarono alla squilibrio psichico. Su, Macigno, non è da te.-

Macigno – Hai ragione, mia cara, è…è che non posso credere…non voglio credere che mi lascerai…non è giusto…eri…eri…così tranquilla, appagata, circondata dall’affetto di tutti…-

Acqua – E’ vero. Ho vissuto bene qui. Ho avuto un compagno buono, dei figli tenerissimi, degli amici dolcissimi e, poi, nella limitatezza del tempo, ho avuto anche te, Macigno, te, che mi hai illuminato gli anni difficili, gli anni delle crisi, delle responsabilità. Si, sono appagata e sazia di vita. Tra mille triboli, pericoli, carestie, calamità naturali, e duro lavoro, ci siamo riusciti. Abbiamo iniziato il popolamento del mondo, della nuova Terra. Adesso siamo quasi cinquanta, sai? Abbiamo fondato un popolo, forse più saggio, abbiamo conservato la nostra civiltà, la cultura, le scienze…sono contenta, sono contenta…proprio contenta…-

Macigno, invecchiato, prende la mani di Acqua e se la porta in fronte. Poco dopo scuote la donna, ma ella è già morta. Nel frattempo sono entrati in scena Avvenire, Arcobaleno e Gioia, tutti uomini maturi. Avvenire e Arcobaleno prendono il lettino e lo portano fuori cena. Gioia prende il capo di Macigno e se lo stringe al petto.

Cambio di luci.

Gioia è uscita, mentre Macigno è seduto sempre sulla stessa sedia, immobile. Entra Avvenire.

Avvenire- (scuotendo Macigno) Papà, papà!-

Macigno (riavendosi) Mi…mi…hai chiamato…papà? Figliolo?-

Avvenire – Si, papà.-

 Macigno – Papà! Dopo tanti ani, mi hai chiamato papà…che strana sensazione…-

Avvenire- Meglio tardi che mai…papà.-

Macigno – Già, già, meglio tardi…ora che sono rimasto solo, forse ritrovo mio… figlio.-

Avvenire – Non forse, ma ce l’hai, anzi, forse, l’hai sempre avuto. Papà, sono a terra.-

Macigno – Anch’io figliolo, la morte di Acqua mi ha distrutto…e per te, cosa c’è?-

Avvenire – Papà, Gioia…insomma…sai cosa significa per me…Gioia è ammalata!-

Macigno – Davvero? E cos’ha?-

Avvenire- Credo…credo che si tratti di un tumore.-

Macigno – Tumore? Ma ne sei sicuro?-

Avvenire- sicurissimo, altrimenti non te ne avrei parlato.-

Macigno – Accidenti, anche questo dovevo vedere prima di morire, anche questo.-

Avvenire- Papà, vorrei…vorrei contattare le Presenze e chiedere il loro aiuto.-

Macigno – Ancora quella pietra? Eppoi lo sai che essi non intervengono nelle nostre cose…-

Avvenire – Vorrei provarci lo stesso, papà voglio troppo bene a Gioia!-

 Macigno – Capisco. Allora prova e …speriamo bene.-

Avvenire prende la pietra, solito gioco di luci e appare Massipotrok.

Massi – Cosa desideri da noi, Avvenire?-

Avvenire- Senza la pietro io non posso contattarvi, vero?-

Massi – Vero.-

Avvenire – Voi sapete quanto io ci tenga a contatarvi, ma sono disposto a rinunciarvi e a distruggere questa pietra, a smettere gli esperimenti bio-mega-cosmici, ma vi prego, vi prego, salvate Gioia. Fate un’eccezione alle vostre regole.-

Massi- Eccezione sia. Dirigi il raggio azzurro della pietre sulla parte malata della donna, senza che lei se ne avveda. Ella guarirà, ma la pietra si autodistruggerà.-

Avvenire- tutto qui?-

Massi- tutto qui, al resto penso io.-

Avvenire- Capisco.-

Massi- E’ già tanto. Addio.-

Solito gioco di luci e Massipotrok esce di scena.

Avvenire- E adesso come facciamo, lei non deve sapere nulla.-

Macigno.- Falla venire qui, dille che le devo parlare. Tu fai quello che dev’essere fatto.-

Avvenire. D’accordo. (esce)-

Macigno- (rimasto solo, vaga con la mente lonatano. Musica adatta) Il sogno…il sogno…-

Gioia- (entrando) Macigno, mi volevi?-

Macigno – si, Gioia, vieni, siediti accanto a me.-

Gioia – (sedendosi) Dimmi pure.-

Macigno – Hai tempo?-

Gioai – Si… perché?-

Macigno- Perché di debbo raccontare un sogno…in lungo sogno.-

Gioia – Un sogno? Tuo? Lo ascolterò con piacere. (intanto che Gioia ascolterà il racconto, Avvenire da dietro loo scaffale, punta la pietra e la luce colpisce il fianco di Gioia)-

Macigno – Ho sognato che eri vestita di bianco e, con l’arpa, suonavi una dolcissima melodia. Eri su un podio di legno, costruito non so per quale occasione, e ti esibivi in un concerto di musiche composte da te.

Alla fine del concerto, tu scendevi dal palco e, tra gli applausi, fendevi la folla e ti dirigevi verso un grande pino, forse era quel grosso pino che c’è lì di fronte alle case. Sotto di esso vi erano delle persone che ti attendevano in piedi e si aprivano al tuo passaggio, e ti accarezzavano con dolcezza i capelli che portavi sciolti sulle spalle. E ti sorridevano teneramente mentre tu ponevi un fiore su una ruga della corteccia del grosso albero…-

Gioia- (commossa) E chi erano quelle persone? Li conosco?-

Macigno- Erano tutti i miei compagni provenienti da Terra Uno. Riconobbi Miele, fuoco, Acqua e tutti gli altri.-

Gioia – Eppoi?-

Macigno – Poi, quando poggiasti il fiore, tutti si diressero lentamente verso il fondo della piazza, sfumando nella luce abbagliante.-

Gioia – Che bello…ma è un sogno, vero?-

Macigno- (vedendo il segno del pollice alzato di Avvenire che segnala che si procede bene, e facendo si col capo) Forse si, forse no, però una cosa è certa: suonerai per questo povero vecchio. Su, prendi l’arpa.-       

Gioia – Subito.-

Macigno – Come procede?-

Avvenire- Bene. Io sono pronto.-

Macigno – allora in bocca al lupo. Figliolo.-

Gioia- (rientrando con un’arpa) Cosa vuoi sentire?-

Macigno – La tua ultima composizione.-

Gioia – Benissimo. Allora: concerto in onore di Macigno, che mi ha costruito l’arpa, e della mia povera mamma che mi insegnò la musica.-

Intanto che suona, come rapita dall’esecuzione, non si accorge che Avvenire, uscito da dietro lo scaffale, punta verso di lei la pietra, dalla quale esce un raggio azzurro, che colpisce la donna sul fianco sinistro. L’esecuzione dura a seconda le esigenze della regia. Quando termina, la luce della pietra sarà spenta e Avvenire va verso Gioia per congratularsi.

Avvenire- Brava, bravissima, complimenti.-

Macigno – Piccola, mi hai reso felice.-

Gioia. – Grazie, grazie a tutti e due.-

Avvenire- Non c’è di che. (strizza l’occhio a Macigno, poi si rivolge a Gioia) Gioia, fai vedere quel gonfiore a Macigno.-

Gioia- Ma no, non è il caso…-

Macigno- (ad Avvenire) No, vedi tu che sei il nostro medico.-

Avvenire- Io come medico sono una schiappa.-

Macigno –Questa donna è sana come un pesce. Cosa vuoi fammi vedere? Andate, via, piuttosto e lasciatemi riposare un pochino.-

Gioia- Usciamo Avvenire, ho voglia di aria fresca, di correre, di inebriarmi di profuno.Usciamo!-

Avvenire – Si, usciamo. Ciao papà.-

Quando i due escono, Macigno prende il libro dei morti e lo sfoglia svogliatamente, poi si appresta a scrivere. Le luci si abbassano, poi solo un cono di luce sta su di lui.

Macigno – Voi siete stati i primi uomini a nascere su Terra Due. Nasceste qui perché i vostri padri furono stolti e distrussero il loro pianeta.

Memori di quest’esperienza, noi, abitanti del Mondo dell’avvenire, abbiamo impostato la nostra vita sulla solidarietà uomana. Le nostre energie sono servite per costruire, mai per distruggere; le nostre volontà sono state sempre tese verso la realizzazione di un mondo buono e pacifico.

Adesso, dopo quarant’anni, credo, credo di poter affermare che ci siamo riusciti. Conservando la nostra civiltà, abbiamo formato una società libera e giusta. Dove ogni uomo è capo e gregario, singolo e multiplo, libero e autovincolato agli altri.

Ascoltate ragazzi, mai un giudice dovrà sedere su Terra Due! Ricordatelo, figli miei, ricordatelo.-

Pian piano Macigno appoggia la testa sopra il libro aperto e la luce si affievolisce sempre più, mentre la musica di Gioia, riprende lentamente.

Poi quasi buio, mentre la scena viene sgombrata dai suppellettili e viene approntato un palchetto e un catafalco. In dondo a destra viene posto il tronco di un grosso pino. Sul palco cìè l’arpa.

Le luci riprendono e Gioia prende posto sul palco e inizia a suonare il suo concerto, quindi avverrà tutto come nel sogno che ha narrato Macigno.

Gioia – (quando sarà nei pressi del tronco) Addio Macigno, so che ci sei e che sei stato qui, con tutti i tuoi compagni d’avventura, ad ascoltare il mio concerto.

Padri miei, spero che la mia musica vi sia piaciuta, perché non erano le corde dell’arpa che vibravano, bensì il mio cuore.-

La donna, lentamente, si avvia verso sinistra, mentre gli otto uomini accennando una carezza sul suo capo, escono dalla parte opposta. Fine