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TERRORE

TERRORE

FARSA  BRILLANTE  IN  DUE  ATTI

 

CON SCENA FISSA DI

GIUSEPPE TOSCANO

FARSA IN DUE ATTI                                                             QUESTA FARSA E’ ADATTA

                                 

DURATA MIN. 90 CIRCA                                                      AD UN PUBBLICO GIOVANE

PERSONAGGI  Cinque uomini –cinque donne

LINGUA ITALIANA

                                      PERSONAGGI

                              PROF.  ARTURO  SCORZETTA   capo della spedizione

                              CARLOTTA                                     figlia di Arturo

                              MEO                                                 guida della spedizione

                              GIUFFRIDA                                     studiosa a seguito della spedizione

                              BOGO BOGO                                   portatore nero

                              BULA BULA                                    moglie di Bogo Bogo

                              BERTO  SCORZETTA                    fratello di Arturo

                              VANESSA                                        moglie di Berto

                              SIRINGA                                          servitore

                              LISETTA                                          moglie di Siringa

LA TRAMA

PER RITROVARE IL PROPRIO FRATELLO E SUA MOGLIE

CHE SONO SCOMPARSI NEL CORSO DI UN VIAGGIO DI STUDIO,

IL PROF. ARTURO ORGANIZZA UNA SPEDIZIONE DI SOCCORSO,

MA GIUNTI IN UN CERTO POSTO, TROVANO…

ELEMENTI  DI  SCENOGRAFIA

La spedizione arriva presso i ruderi di un vecchio castello abbandonato,

 lateralmente sono dei pezzi di muri rovinati dal tempo,

 massi e rovine per terra, ragnatele dappertutto,

 luci di vari colori che illuminano i vari anfratti,

uscita sulla sinistra e sulla destra.

              LE  CARATTERISTICHE

Arturo - - - -  prof. filosofo impegnato nella lotta ai vampiri che ritiene essere la causa

                        della sparizione dei propri cari, pancione prominente, veste una sahariana e pantaloni a gamba corta, monocolo, cappellone e pipa.

Carlotta- - -   figlia di Arturo, segue la spedizione principalmente per la presenza di Meo, veste una sahariana e un cappellino che mal si adatta al viaggio.

Meo - -  - - -  grossi baffoni, veste una sahariana e pantaloni a gamba corta, mostra grande coraggio ma effettivamente…

Giuffrida - -   studiosa di mappe antiche, pancione prominente, porta dei grandi occhiali da             vista.

Bogo Bogo - - portatore nero, esagerato negli scherzi e nelle grandi risate e tutto denti, abbigliamento molto logoro, piedi nudi.

Bula Bula - -  moglie di Bogo Bogo, tutto fare a seguito della spedizione, come il marito si            diverte e ride molto in qualsiasi occasione, abbigliamento logoro e piedi nudi,

                        ha un grande osso sulla testa come i cannibali.

Berto - - - - -  stravagante nella sua imitazione del vampiro a cui si ispira esageratamente,

                       abito da sera, grande mantello nero e lunghi canini ben visibili.

Vanessa - - -  moglie di Berto, veste un abito da sera scuro con un grande mantello e dei lunghi canini ben visibili.

Siringa - - - - servitore tutto fare, una grossa gobba sulla spalla destra, trascina la gamba sinistra, abbigliamento strano adatto a incutere timore, voce stridula.

Lisetta - - - - moglie di Siringa, grossa gobba sulla spalla sinistra, trascina la gamba destra, abbigliamento strano, adatto a incutere timore, voce stridula.          

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E' implicita l'autorizzazione per la eventuale rappresentazione in pubblico

Questa opera è protetta dalla SIAE (Società Italiana degli Autori ed Editori)

Primo atto

MEO (entra guardingo col fucile spianato, si guarda intorno, rassicurato fa cenno agli altri di entrare).

CARLOTTA(entra, si guarda intorno, va a sedersi vicino a Meo).

ARTURO (entra, si guarda intorno).

GIUFFRIDA (entra, segue Arturo, guarda intorno con la sua lente di ingrandimento).

ARTURO (si ferma).

GIUFFRIDA (gli sbatte contro, si riprende e va a guardare altrove sempre attraverso la lente di ingrandimento, ora una pietra, ora un muro).

BOGO BOGO (entra spaurito con un grosso pacco in testa, si ferma a centro palco).

BULA BULA (entra  subito dietro a Bogo Bogo, spaurita, con un grosso pacco in testa, si ferma al suo fianco, assieme ruotano gli occhi da una parte e dall’altra, si guardano e sbottano in una grande risata).

ARTURO Questo mi sembra il posto adatto, ci accamperemo qui, tu Meo, controlla che tutto sia tranquillo.

MEO Si fidi di me professore, non tralascerò niente! (si cala il cappello sugli occhi).

ARTURO lei signorina Giuffrida, può cominciare a studiare il posto!

GIUFFRIDA Si fidi di me professore, non tralascerò niente! (si avvia con la sua lente di ingandimento finchè non va a sbattere contro un muro, si riprende, riparte e risbatte e poi ancora, si gira a va da un’altra parte).

ARTURO Bogo Bogo!

BOGO BOGO Zì badrone!

ARTURO Prepara il campo.

BOGO BOGO Zì badrone.

ARTURO Bula Bula!

BULA BULA Zì badrone!

ARTURO Prepara il caffè.

BULA BULA Zì badrone.

BOGO BOGO  (a Bula Bula) Dunga dunga, tica tuca bagu dicu, gigu dadicu tanticutacu.

BULA BULA (a Bogo Bogo) Amuticu gicutucu nbacicuticuto, nnacu nnacu.

BOGO BOGO (arrabbiato) Batacu batacu.

BULA BULA Papacuri zzipupu zupipipu. (tirano fuori dai pacchi pentolami, latte e vario altro materiale).

GIUFFRIDA Professore, è sicuro che qui troveremo il vampiro che stiamo cercando?

ARTURO Oserebbe dubitare delle mie capacità di vampirologo? E poi, cara signorina, è lei che ha decifrato la mappa, quindi dovrei essere io a chiederglielo.

BULA BULA Io avere danda baura di vambiro.

CARLOTTA Anche io ho paura papà, questi posti mettono un’angoscia terribile, poi guarda in giro come è tutto tetro… Magari questo vecchio castello è abitato, magari in questo momento ci sono degli occhi malevoli che ci spiano…

ARTURO Taci, figlia mia, hai forse dimenticato il motivo della nostra venuta qui? Avete forse tutti dimenticato che siamo venuti qui per vendicare mio fratello e sua moglie, misteriosamente

         scomparsi nella loro ultima spedizione? O non è piuttosto la paura, che vi ghermisce la mente, a farvi dimenticare… (si riprende) Vi prego di scusarmi.

GIUFFRIDA Professore, ma perché suo fratello è venuto fino qua? Io penso che se lui…

ARTURO Signorina, la prego! Nel corso delle ricerche che mio fratello faceva, per approfondire alcuni suoi studi sui vampiri, aveva scoperto che qui c’era qualcosa di molto misterioso.

CARLOTTA (impaurita si stringe a Meo).

ARTURO Ecco perché è venuto qui, (gridando) a trovare la morte! (declama) Io ti vendicherò fratello mio, le tue ossa insepolte…

GIUFFRIDA (tontolona) Perché insepolte professore?

ARTURO Ehm… Perché di solito i vampiri non seppelliscono mai le loro vittime, (riprende come prima) le tue ossa insepolte, troveranno finalmente la pace tanto agognata, perché io, Arturo Scorzetta, annienterò il vampiro tuo carnefice, anche se per farlo dovrò lottare contro tutte le sue forze malefiche.

BOGO BOGO (che si era preparato mentre Arturo parlava, lancia un urlo fortissimo e si rotola  per terra ridendo come un matto).

GIUFFRIDA (sviene e cade per terra con un urlo).

ARTURO – CARLOTTA – MEO (scappano fuori).

BULA BULA (gira intorno al marito ridendo e battendo le mani) Bello bello, a me biagere dando, dandissimo, marido mio essere brobrio bravo, dando dando.

ARTURO (rientra furibondo) Tu! Ancora tu, (lo schiaffeggia) ma quando metterai giudizio, servo scellerato… Quando smetterai con i tuoi stupidi scherzi.

MEO  (a Carlotta) Su su, vieni cara, non è niente, è solo un altro di quei suoi scherzi odiosi, maledetto idiota!

CARLOTTA (entra spaventata, si accorge di Giuffrida stesa per terra, la soccorre).

GIUFFRIDA (si riprende).

ARTURO Bogo Bogo!

BOGO BOGO Zì badrone!

ARTURO Servici il caffè.

BOGO BOGO Zì badrone.

ARTURO Bula Bula!

BULA BULA Zì badrone!

ARTURO Tieni d’occhio Bogo Bogo, non fargli fare più di quegli scherzi, in modo che non possa più romperci i tatabonghi.

BULA BULA Zì badrone.

GIUFFRIDA Professore,che cosa sono i tatabonghi?…

ARTURO Ehm… Ehm... La prego signorina, lasci perdere. Effettivamente il posto è un po’ tetro, ma non dimenticate che io sono il piu grande vampirologo vivente…

BOGO BOGO Se il vambiro lo ammazza non è biù il biù grande vambirologo vivende ma sarà il biù grande vambirologo mordo, (ride assieme a Bula Bula).

ARTURO Bogo Bogo!

BOGO BOGO (smette di ridere) Zì badrone.

ARTURO Bula Bula!

BULA BULA (smette di ridere) Zì badrone.

ARTURO (cava dallo zaino delle collanine con un ciondolo, per la realizzazione dei ciondoli si può pensare a qualcosa di  buffo o che desti ilarità, li mette al collo di tutti) Questi amuleti che io stesso ho costruito, possiedono una caratteristica particolare, sono dotati di alcune leghe metalliche che sprigionano una carica batteriologica che risulta intollerabile ai vampiri in quanto i loro denti aguzzi che sono lunghi cinque centimetri, non riescono a chiudersi sul collo della vittima, perché la carica batteriologica contenuta in questi amuleti, inibisce il loro nervo canino.

BOGO BOGO Badrone, lo stregone del nostro villaggio aveva anghe lui i denti moldo lunghi e una volda, mendre che un cane lo inseguiva, berghè era andado a rubare le banane del gabo del villaggio…

ARTURO Bogo Bogo!

BOGO BOGO Zì badrone, (si allontana).

GIUFFRIDA Professore, io sento…

ARTURO Zitti tutti, in guardia! (tutti si nascondono, Meo retrocede ed esce per ultimo col fucile spianato).

        (non succede niente, poco dopo fanno capolino , rientrano, ritornano ai propri posti).

GIUFFRIDA Professore, io sento…

ARTURO Zitti tutti, questa è la volta buona, (tutti si nascondono, Meo retrocede ed esce per ultimo col fucile spianato).

        (non succede niente, poco dopo fanno capolino, rientrano, ritornano ai propri posti).

GIUFFRIDA Professore, io sento…

MEO e CARLOTTA (si preparano per scappare).

BOGO BOGO e BULA BULA (divertiti dalla situazione e ridendo si preparano per scappare).

ARTURO Ma insomma, che cosa sente lei?

GIUFFRIDA Professore, io sento… Un languorino allo stomaco, non si potrebbe mangiare qualche cosa?

ARTURO (un gesto come a volerla strozzare) Giusto, giusto! E’ meglio se mettiamo qualcosa sotto i denti, così questa notte potremo affrontare meglio quel demonio, andiamo a mangiare, (esce).

        (lentamente le luci si abbassano, passano da diurne in notturne).

BOGO BOGO (a Bula Bula) bodremmo mangiare lei, (indica Giuffrida) così bella grassoccia, (ridono mentre raccattano le masserizie ed escono).

GIUFFRIDA Aiuto… Mi vogliono mangiare, (esce di corsa).

MEO (mette un braccio a proteggere Carlotta ed assieme escono).

        ( nella penombra luci di diverso colore, celate tra i ruderi, danno un aspetto tetro alla scena).

SIRINGA (entra) Ho sentito tutto, ero nascosto là dietro.

LISETTA (entra) Anch’io ho sentito tutto, ero nascosta là dietro, (ridono mentre si strofinano l’un l’altro le gobbe prominenti) ci voleva proprio la venuta di questi sciocchi stranieri.

SIRINGA E’ vero cara, questa sera ci divertiremo un mondo a spaventarli.

LISETTA (ride) Ah, ah, ah, li faremo urlare di terrore…

SIRINGA Ora è meglio che ci prepariamo al rito… E’ quasi ora.

LISETTA Ma no, aspetta un poco, non accendere le candele, lo sai che mi lacrimano gli occhi e poi divento brutta.

SIRINGA Non dirlo neppure per scherzo, dovresti pure saperlo come sono categorici i nostri padroni.

LISETTA Lo so lo so, però un poco di libertà ogni tanto potremmo prendercela.

SIRINGA (prende un candeliere, accende le candele) l’unica  che non sopporto è quella cicciona, mentre invece quella negretta è molto carina.

LISETTA Ti ho visto sai, che ti piace, ma fai attenzione che se ti pesco a fargli gli occhi dolci… Sono guai.

SIRINGA Tutta colpa del mio fascino, del resto dovresti essere contenta del mio fascino… Ti ricordi come sei rimasta conquistata tu?

LISETTA Oh si, caro, (sospira, si guardano poi sbottano in una grande risata strofinandosi le gobbe).

         (si odono fortissimi dodici colpi di “gong”).

SIRINGA (si mette in ginocchio con le braccia protese verso l’alto) Presto vieni qua!

LISETTA Ma perché ogni volta dobbiamo metterci in questa posizione? Oltre tutto è anche scomoda.

SIRINGA Zitta! Vuoi davvero farti sentire?… Attenta che arrivano.

BERTO (vestito come il conte dracula, abito scuro, un grande mantellone e con dei lunghi canini che gli spuntano dalle labra, entra solenne) Ditemi o schiavi, ci sono novita?

LISETTA (a Siringa) Perché ci chiama schiavi? Noi siamo operai che lavorano e si guadagnano da vivere… Quasi onestamente, non siamo schiavi!

SIRINGA Taci stolta, vuoi farlo adirare? Si mio signore, ci sono novità! Sono arrivati degli stranieri.

BERTO Bene, benissimo! Sentivo proprio la mancanza di un po’ di sangue fresco.

VANESSA (vestita con un lussuoso abito da sera, un grande mantellone e lunghi canini che gli spuntano dalle labra, entra solenne) Ho sentito bene? Qualcuno ha parlato di sangue?

SIRINGA E’ vero mia signora.

LISETTA E’ vero mia signora delle tenebre, degli stolti sono qui giunti e pensano di potere competere con il diavolo, (ridono tutti e due).

VANESSA Oh, che bello, me li prendi caro? Me li prendi?

LISETTA Me li prendi me li prendi, ogni volta che c’è qualcosa di nuovo, tutto per lei, io allora non conto niente? (a Siringa) Me li prendi a me? Me li prendi a me?

BERTO Ora calmatevi, per questa notte abbiamo gia il nostro dafare… Vi state dimenticabdo che dobbiamo andare a spaventare quei cacciatori che si sono avvicinati troppo al nostro castello?

VANESSA E’ vero, mi ero completamente dimenticata.

LISETTA Anche io avevo dimenticato, che sbadata e dire che è tutta la sera che passo davanti allo specchio per farmi bella.

SIRINGA Bene, finalmente la pace è fatta.

BERTO Già! Basta così poco per fare contente le nostre donne, non appena si dice: questa sera usciamo a spaventare la gente… Subito passano tutti i malumori, ma ora andiamo oppure facciamo tardi… Ora pensiamo a quelli, domani penseremo a questi, (fa volteggiare il mantello ed esce saltellando e ululando), uuuhhh!… Uuuhhh!…

VANESSA (fa volteggiare il mantello ed esce saltellando e ululando) Uuuhhh!… Uuuhhh!…

SIRINGA e LISETTA (li guardano allontanarsi quindi cercando di imitarli saltellando e ululando in modo buffo e con vocina stridula, si affollano per uscire).

        (scena deserta, si odono in lontananza gli ululati).

CARLOTTA (entra guardinga) Meo… Dove sei… Meo…

MEO (entra dietro di lei) Pst!… Sono qua!

CARLOTTA (trasale spaventata) Oh caro, finalmente ci possiamo parlare senza che nessuno ci vede.

MEO Se tuo padre acconsentisse al nostro matrimonio, non saresti più costretta a venire insieme con noi in queste folli imprese.

CARLOTTA Taci, lo sai che mio padre è stato categorico, (mimando il padre) finchè non avremo vendicato i nostri cari congiunti, vittime del vampiro tu, figlia mia, non potrai e non dovrai pensare alla tua felicità, solo dopo… Solo dopo… Ho paura Meo!

MEO Ci sono qua io a proteggerti, nessuno ti farà del male, ma poi io mi chiedo che cosa siamo venuti a fare asattamente qua, che cosa siamo venuti a cercare?

CARLOTTA Vedi Meo, anni addietro mio zio Berto con sua moglie, sono partiti per una spedizione… Per cercare di catturare un vampiro che si diceva fosse molto cattivo, ma da allora non abbiamo avuto più sue notizie, abbiamo pensato perciò, che il vampiro avesse ucciso anche loro. Qualche giorno fa, mio padre, frugando fra vecchie carte, ha scoperto una mappa molto antica, ha pensato che fosse la stessa mappa usata da mio zio, ha chiamato la signorina Giuffrida che è una esperta conoscitrice di mappe antiche e così ora eccoci qua in questo posto, che si presume sia lo stesso dove i miei zii hanno trovato la morte.

MEO Comunque stiano le cose, mi sembra tutto una sciocchezza, e detto fra di noi, non credo affatto che esistono i vampiri e tantomeno che esistono qua!

CARLOTTA Ti prego non parliamone più, questo posto mi mette un’angoscia…

MEO Vieni qui, tra le mie braccia, amore mio, (si guardano teneramente, si sente un violino che suona una musica languida, allungano la mani a sfiorarsi le punte delle dita, la musica và in crescendo, si battono le mani nelle mani, prima lentamente poi sempre più velocemente, si divertono, la musica stona, si spaventano e si nascondono con circospezione dietro un masso).

SIRINGA (entra) Sono venuto a prendere questo macigno per tirarglielo addosso a quei cacciatori, cosi si spaventano di più, mamma mia che divertimento, ridiamo come pazzi, (ride mentre si porta via a stento una grossa pietra, esce).

CARLOTTA Hai sentito? Ho paura, voglio andare via! Ti prego portami via, ho paura e tu dicevi che non esistono i vampiri.

MEO Su calmati, hai visto che si tratta solo di un mostriciattolo e non di un vampiro.

CARLOTTA Si, ma è sempre molto pericoloso, molto molto.

MEO Molto meno che se fosse stato un vampiro… Mi è venuta un’idea, ascolta: domani

         costruiremo una trappola su misura per il mostro, in modo che quando arriva qui, lo

         catturiamo, lo impacchettiamo ben bene e lo consegnamo a tuo padre che finalmente ci dovrà dare il suo consenso per le nostre nozze.

CARLOTTA L’idea è buona ma difficile da realizzare, non dimenticare che lui, chissà quali forze demoniache possiede, mentre noi non siamo che dei poveri mortali.

MEO E tu non dimenticare che noi abbiamo i favolosi amuleti che ci ha dato tuo padre, che ci permetteranno di catturarlo facilmente, potremo così fare una bella figura, dimostrando agli altri che noi due da soli abbiamo fatto tanto, vieni, andiamo a riposare, domani sarà una giornata molto dura, (escono sottobraccio).

BERTO (entra) Sono il signore delle tenebre, il malefico imperatore della notte, (ride) sono proprio terribile, ah, ne ho combinate delle belle questa notte, pensate un po’ che cosa è successo, ora vi racconto tutto, c’è da morire dalle risate, allora io vado da questa parte mentre loro vanno da quella parte, a un certo momento… (sente delle voci, si allarma).

ARTURO (da fuori scena) Allora signorina Giuffrida, se ha finito di mangiare, mi aiuti nelle ricerche.

BERTO (si mette a fondo parete e si copre col mantello).

ARTURO (entra) Veda un po’, signorina, se le riesce di trovare qualche indizio.

GIUFFRIDA (entra) Professore, lei crede nei presentimenti? Ho come l’impressione che non tarderà a capitarci una disgrazia.

ARTURO Senta signorina, lei, è una disgrazia, averla portata con me, è una disgrazia.

GIUFFRIDA La prego.

ARTURO Lei deve la sua fortuna unicamente al fatto che sa leggere le antiche scritture, cara la mia zitellona… Pardon, signorina.

GIUFFRIDA La chiama fortuna lei, essere alle prese con intere orde di vampiri famelici?

ARTURO Lei non ha di che preoccuparsi, non è ancora nato il vampiro che avrà il coraggio di morderla, piuttosto veda un po’ se le riesce di trovare qualche segno della presenza dei vampiri.

GIUFFRIDA (ciondola un poco in giro poi mostrando interesse per qualche cosa sul pavimento, si inginocchia per guardare).

ARTURO (la vede interessata e gli si inginocchia vicino, a guardare anche lui).

BERTO (lentamente si avvicina alle loro spalle, braccia aperte, ghigno satanico sul volto).

GIUFFRIDA Professore, io sento…

ARTURO Già! Come l’altra volta sente un languorino allo stomaco, vero?

GIUFFRIDA  Professore, io sento…

ARTURO Senta, lo dica cosa sente, se nò andiamo avanti così fino a domani.

GIUFFRIDA Professore, io sento… Qualcosa dietro di noi.

        (percepiscono qualcosa di terribile alle loro spalle,  lentamente si guardano, guardano davanti, guardano dietro, vedono la spettrale immagine del vampiro dietro di loro pronto ad afferrarli).

GIUFFRIDA (lancia un forte urlo e sviene).

ARTURO (scappa fuori urlando) Aiuto!… Meo… Bogo Bogo… Accorrete, aiuto…

BERTO (ride diabolico) Eh! Eh! Eh! La prima vittima! (cerca di prendere in braccio Giuffrida per

         portarla via, ma per quanti tentativi faccia non ci riesce, allora la afferra per i piedi e la trascina fuori).

BOGO BOGO (entra spinto in avanti da Arturo).

ARTURO (entra spingendo davanti a sé Bogo Bogo) Quel dannato è andato via e ha portato con sé Giuffrida… Beh, che fai, non ridi?

BOGO BOGO Mi è bassada la voglia, ma se il vambiro gi brende uno alla volda e gi borda via… Non bodremo mai gaddurarlo.

ARTURO Gia, hai ragione, ascolta cosa faremo, domani metteremo qui una delle mie favolose trappole e quando l’avremo catturato e l’avremo tra le mani il maledetto, allora… Allora… Non farmici pensare.

BOGO BOGO Visdo ghe guì non abbiamo biu niente da fare, cosa ne dige brofessore, se mi brendo una biggola liberdà, (mima come se gli scappasse di andare in bagno).

ARTURO (sorride) Te la fai sotto eh? Vai, vai pure, tanto più che qui l’aria comincia a intorbidirsi, (si chiude il naso con le dita).

BOGO BOGO (stringendo le gambe esce).

ARTURO (resta pensoso, poi si ricorda di essere solo, si guarda intorno timoroso, quindi esce di corsa).

VANESSA (entra divertita) Eccezionale, stupendo, non mi sono mai divertita tanto.

LISETTA (entra) Veramente non mi sembra che ci sia stato tutto questo divertimento.

VANESSA Ma come fai a dire una cosa simile, abbiamo riso comne matti.

LISETTA Io non mi sono divertita affatto.

BERTO (entra) Bella sorpresa, bella sorpresa, ho un sacco di cose da dirvi.

SIRINGA (entra) Sono qua!

VANESSA Oh caro, tu non sai quello che è successo, ora ti racconto, ascolta: per spaventare quei cacciatori che si erano avvicinati un po’ troppo al nostro castello,  io e Siringa, abbiamo legato la nostra Lisetta ad un albero, per fare da esca, capisci? Ci siamo acquattati dietro un cespuglio e quando i cacciatori sono arrivati e hanno visto Lisetta legata all’albero, non sapevano che cosa pensare, se quello che vedevano era animale oppure un’altra cosa, allora hanno preso a sparargli addosso e noi due a ridere come matti… E spara e spara… Lei gridava e noi ridevamo tantissimo, così quando hanno finito le cartucce, siamo balzati fuori urlando come ossessi, (mimano un urlo disumano) avresti dovuto vedere le corse che hanno fatto (ridono).

LISETTA Io non mi sono divertita tanto, mi hanno tutta sforacchiata.

BERTO Basta con queste sciocchezze. (solenne) Ho catturato una donna!

VANESSA No! Hai catturato una donna?

LISETTA E com’è, piccola?

SIRINGA Grande?

VANESSA Magra?

LISETTA Grassa?

SIRINGA Bionda?

VANESSA Bruna?

LISETTA Occhi azzurri?

SIRINGA Gambe storte?

VANESSA La possiamo vedere?

BERTO Basta! Frenate il vostro entusiasmo, fra poco potrete dare sfogo alle vostre brame.

VANESSA Oh, caro, sono così eccitata…

BERTO Oggi avremo finalmente del buon sangue fresco, badate a non farla scappare o ne risponderete con la vostra testa.

SIRINGA e LISETTA (assieme) Non dubitino, ne rispondiamo con la nostra vita, (sbottano in una sonora risata strofinandosi le gobbe).

BERTO Ora dobbiamo pensare a catturare gli altri, ho pensato che per sorprenderli abbiamo bisogno di spiare le loro mosse, per questo scopo, cara Lisetta, ho una missione da affidarti.

LISETTA (acida) No! Qualunque cosa sia non voglio, perché va a finire sempre che prendo un sacco di botte da tutti.

VANESSA Su Lisetta cara, non fare così, lo sai che ti vogliamo tutti tanto bene.

LISETTA Tanto bene certo, tanto che mi avete legata ad un albero mentre gli altri mi sparavano.

SIRINGA Ma lo sai anche tu che era necessario.

BERTO Basta così! La missione che ti affido è molto semplice, ti metterai qui, sopra queste pietre e farai finta di essere una statua, così potrai ascoltare tutto quello che si dicono i nostri nemici, ecco mettiti così, (la fa salire sulle pietre) ora ti sistemiamo a mò di statua.

         (gli girano intorno, sistemandola ognuno alla sua maniera, uno gli alza un braccio e l’altro dopo glielo abbassa, uno gli inclina la testa e l’altro dietro gliela raddrizza etc.)

LISETTA Beh, almeno questa volta sembra che non ci siano pericoli.

VANESSA Molto bene cara, stai proprio d’incanto, noi andiamo a riposare, ci vediamo dopo, (esce).

SIRINGA Ciao cara, mentre dormirò beato come un’angioletto, ti sognerò, (esce).

BERTO Mi raccomando, la tua missione è molto importante, ascolta tutto quello che si dicono e poi riferisci, (esce).

LISETTA Ah, che rabbia, possibile che tutte le cose più pericolose le devo fare io… Ah… Che rabbia, (resta immobile).

        (si chiude il sipario).

Fine primo atto

 

 

Secondo atto

         (l’apertura del sipario a tutte luci accese, trova Lisetta immobile che fa la statua e Bogo Bogo che parla con Bula Bula mentre si arrabattano con le mercanzie).

BOGO BOGO Dunga dunga? (accenna alla statua).

BULA BULA Dunga dunga? Bandagu tiduba.

BOGO BOGO Tantigubogala, tabuga lapuga.

BULA BULA Dagu dagu.

MEO (entra) Questi non si capisce mai che cosa dicono, ma che razza di linguaggio.

BOGO BOGO Barabagu lanugogopu.

BULA BULA Barabeu beu beu, (un gesto come dire: sei scemo).

MEO Bula Bula!

BULA BULA Zì badrone!

MEO  Zendi… Oh, accidenti fai sbagliare anche me, senti, fammi un favore, vai a prendere acqua alla sorgente, prenditi un secchio e vedi di fare attenzione che questi posti sono molto malfrequentati.

BULA BULA Zì badrone, io andare bresdo bresdo e brendere aggua, danda danda. (prende un secchio ed esce).

MEO Bogo Bogo!

BOGO BOGO Zì badrone!

MEO Ascolta Bogo Bogo, lo sai perché ho detto a tua moglie di andare a prendere dell’acqua?

BOGO BOGO Zì badrone, berghè non abbiamo biù aggua.

MEO No, ho detto a Bula Bula di andare a prendere acqua per rimanere solo con te.

BOGO BOGO Ma io veramende sono un bogo breoggubado… Sono già sbosado.

MEO Ma che cosa hai capito? Ma tu credi che mi può interessare uno brutto come te? Ma guarda che cosa si è messo in testa… Ascolta, fra poco viene Carlotta, tu lo sai che sono innamorato di lei, ora per fare bella figura, ho pensato di fargli una serenata.

BOGO BOGO Bello, una serenada, io gandare dando bene.

MEO Ma non farmi ridere, tu cantare bene, sei stonato come un corvo travestito da usignolo, devo cantare io, hai capito? Io!… Però c’è un piccolo problema, anche io non so cantare… Allora mi è venuta un’idea, io farò finta di cantare mentre tu, metterai questo disco nel giradischi a manovella che abbiamo portato e così ci faccio bella figura, facendo la figura di un grande cantante.

BOGO BOGO Mamma mia, du badrone sei dando furbissimo.

MEO Hai capito ora perché ho detto a Bula Bula di andare a prendere acqua?

BOGO BOGO  Zì badrone, berghè non abbiamo biù aggua.

MEO (resta interdetto) Non ha capito niente! Accidenti, sta arrivando Carlotta, hai capito bene quello che devi fare?

BOGO BOGO Zì badrone, duddo, duddissimo.

MEO Prendi questo disco e ti nascondi là, poi io ti faccio un segno e tu fai andare il giradischi… Quando io tossisco tu lo fai partire, va bene? Tutto chiaro? (gli da il disco).

BOGO BOGO Duddo duddissimo.

MEO Duddissimo, speriamo bene, ecco Carlotta! Ricorda… Quando tossisco! (lo spinge di lato).

CARLOTTA (entra) Meo sei qua? Non riuscivo più a trovarti.

MEO Sono qua cara e tanto innamorato di te.

CARLOTTA (nota la statua) Ma senti Meo, non trovi che ci sia qualcosa di strano? Questa statua… Ieri sera non l’avevo notata, sembra viva.

MEO Non pensare alla statua, ho una sorpresa per te.

CARLOTTA Una sorpresa? Che cosa? Avanti dimmelo, non tenermi sulle spine.

MEO Ti canterò una canzone.

CARLOTTA Ah.

MEO (si prepara, si schiarisce la voce, guarda Bogo Bogo, annuisce a Carlotta, tossisce, non succede niente, tossisce ancora più forte, guarda Bogo Bogo che nel frattempo si è seduto comodamente, gli va vicino, lo guarda furente, tossisce più forte).

BOGO BOGO Badrone, du avere brudda dosse!

MEO (di nascosto) Imbecille, io tossisco perché devi mettere il disco.

BOGO BOGO Zì badrone, io avere gabido duddo, duddissimo.

MEO (si avvicina a Carlotta sorridendo, si prepara, tossisce, si ode una canzone melensa, finge di cantare fino a quando il disco non s’inceppa)

                  non andare ti prego stai qui

                  se rimani vicino a me

                  tutto il mondo sorride con me

                  non andare ti prego stai qui… stai qui… stai qui…stai qui…stai qui…

         (sorrisetti di circostanza a Carlotta, mentre fa segni a Bogo Bogo di fermare il disco) E smettila imbecille.

BOGO BOGO (ride a crepapelle e non gli da retta).

CARLOTTA Ah, cosi è?… (esce alterata).

MEO (gli corre dietro) No aspetta cara, non andare, lascia che ti spieghi… (esce).

BOGO BOGO (si rotola per terra dalle risate mentre il disco continua a ripetere il ritornello)

BULA BULA (entra col secchio) Badudagu biduga?

BOGO BOGO (gli mima la storia) Bandiccu tatuca, cippu ditu zupi a zippoti tochi, paciccu papaciccu liccu laccu… (ridono assieme a crepapelle).

ARTURO (entra) vedo che vi divertite, bravi, ma si può sapere perché ridete tanto?

BOGO BOGO e BULA BULA (parlano assieme) Bandiccu tatuca, cippu ditu zupi a zippoti…

ARTURO Basta così, vi ringrazio, ho capito perfettamente.

BOGO BOGO e BULA BULA (ricominciano a parlare assieme) Bandiccu tatuca, cippu ditu zupi a zippoti…

ARTURO (urla) Basta! Sono venuto qui per parlare di cose serie, non per sentire delle sciocchezze,

        ora ascoltatemi attentamente che vi spiego il mio piano.

BOGO BOGO e BULA BULA (si avvicinano, tonti).

ARTURO Posizioneremo qua una gallina… Quatto quatto, il vampiro si avvicina per prenderla… Appena la afferra, la gallina si spaventa, sbatte le ali, fa svolazzare le piume! Una delle piume, svolazzando svolazzando… Gli andrà in faccia, lui farà un passo indietro, sbatterà con il piede contro questa pietra, allora che cosa fa?

BOGO BOGO Si sbavenda dando, dandissimo!

ARTURO No, si sposta di fianco, qui tocca la corda che noi metteremo e che farà cadere un rametto che tiene a sua volta un ramo più grosso, questo più grosso ne fa cadere uno ancora più grosso e così via di seguito, finchè l’ultimo che sarà messo qua non gli cade in testa, lui resta tramortito, noi lo leghiamo e lo portiamo via.

BULA BULA Badrone, io non avere gabido dandissimo, du bodere ribedere?

ARTURO Ora ti spiego: posizioneremo qua una gallina… Quatto quatto il vampiro… aaah! Insomma basta, tanto non capiresti ugualmente, ora riposiamoci un poco, ci aspetta una giornata pesante, tu Bula Bula!

BULA BULA Zì badrone!

ARTURO Mettiti là e fammi da cuscino.

BULA BULA Zì badrone, (si corica per terra).

ARTURO Bogo Bogo!

BOGO BOGO Zì badrone!

ARTURO Tu fai la guardia!

BOGO BOGO Zì badrone.

ARTURO (si corica con la testa sopra Bula Bula).

BOGO BOGO (guarda in giro con gli occhi spalancati, poi sempre più chiusi, si stende sopra gli altri due che già dormono e si addormenta anche lui, russano e fischiano).

BERTO (entra guardingo, si avvicina ai tre addormentati, sorride diabolico).

VANESSA (entra) Ma quanto sono belli!

SIRINGA (entra) Li possiamo mordere?

BERTO Zitti non fate rumore, non bisogna svegliare questi sciocchi, perché voi lo sapete che questa è l’ultima notte che passano tranquilli.

VANESSA Ma caro, non li potremmo catturare ora che dormono, sarebbe tutto molto più semplice.

SIRINGA E no! Non sarebbe carino svegliarli, che gusto c’è a catturare della gente che dorme.

LISETTA Meno male che siete arrivati, non ne potevo più di stare in quella posizione, mi si sono addormentate le braccia.

BERTO Allora cara Lisetta, che novità hai da raccontarci?

VANESSA Hai sentito delle belle cose?

SIRINGA Hai sentito delle brutte cose?

LISETTA Ho sentito tutto quello che hanno detto, si preparano momenti traggici per noi, ho sentito che vogliono spiumarci come una gallina.

BERTO VANESSA SIRINGA (assieme) Una gallina?…

LISETTA si! Hanno detto che uno tira una pietra… e quando becca un ramo di albero… in regalo riceve una gallina con le piume che volano.

BERTO Uhm… Forse li abbiamo sottovalutati, ho idea che siano più furbi di quello che credevamo, questo ci induce a modificare i nostri piani, tu Lisetta, rimettiti lì a fare la statua, abbiamo bisogno di raccogliere altre informazioni a riguardo dei nostri nemici.

LISETTA Ma io sono stanca, non mi reggo più dalla stanchezza.

VANESSA Forse ha ragione caro, mi sembra piuttosto malridotta.

BERTO E va bene, allora tu Siringa, farai la statua!

SIRINGA Ma… io, mio signore delle tenebre? Non sono capace di fare la statua.

LISETTA Questa si che è un’ottima idea, ora tocca a me di ridere, eh… eh…eh…

VANESSA Mi sembra davvero un’ottima idea, sei così intelligente caro… Ti frullano certe idee in testa a dir poco… Poco…

BERTO Ora basta con i complimenti, Siringa, mettiti qua, (lo posiziona dove era Lisetta).

SIRINGA Questa non ci voleva proprio.

         (gli girano intorno, sistemandolo ognuno alla sua maniera, uno gli alza un braccio e l’altro dopo glielo abbassa, uno gli inclina la testa e l’altro dietro gliela raddrizza etc.)

VANESSA Ecco, così sei una statua perfetta, (esce con Berto).

LISETTA Mentre dormirò come un’angioletto ti sognerò caro, addio, (esce).

SIRINGA Tutte a me devono capitare, questa il mio signore delle tenebre non me la doveva fare… Arriva qualcuno, (si immobilizza).

CARLOTTA (entra, si siede) Mamma mia non ne posso più.

MEO (entra, poggia il fucile, si fa aria col cappello).

CARLOTTA ho camminato così tanto e ho i piedi così indolenziti… (si leva le scarpe, si massaggia i piedi).

MEO A momenti ci stavamo perdendo, non era davvero il caso che tu andassi via offesa in quel modo, per poterti raggiungere ho dovuto fare cose dell’altro mondo.

CARLOTTA Non ne parliamo più ti prego, parlami piuttosto della tua idea per catturare quello strano animale che abbiamo visto qua… (nota la statua) Ma senti Meo, non la trovi strana?

MEO Non badare a queste sciocchezze, ascoltami attentamente perché è importante ciò che sto per dirti, noi ci nascondiamo… Quando siamo nascosti… Se siamo nascosti lui non ci vede… Noi ci nascondiamo… Non lo so.

CARLOTTA Ecco bravo, mi piace molto la tua idea, senti invece come la penso io, noi ci nascondiamo… Se siamo nascosti lui non ci vede… Neanche io so come fare… Ma perché siamo venuti qua, io ho tanta paura.

MEO Su calmati, ora non è il caso di precipitare le cose, forse è meglio se ci affidiamo all’istinto.

CARLOTTA Che cosa vuoi dire?

MEO Voglio dire solo questo, visto che non sappiamo come fare, quando sarà il momento della battaglia ci affideremo all’istinto, cominciamo cioè a dare botte da orbi a tutti quelli che ci capitano sotto tiro.

CARLOTTA Già! E’ davvero un piano eccellente, botte da orbi a tutti.

MEO Ora però non ci pensiamo più, riposiamoci un poco, vedi gli altri che ci hanno preceduto? Imitiamoli.

CARLOTTA Imitiamoli! Come possiamo farlo? Dormire sulla nuda terra, senza neanche un

         cuscino, non riuscirò a dormire in nessun modo, (si sistema) come si può dormire così… Non potrei dormire neanche se avessi tanto sonno arretrato… Mai e poi mai… Ci… Riuscirò… (dorme).

         (lentamente si abbassano le luci, è sera).

MEO Povera cara, non è abituata alla dura vita della foresta, lei non è come me che posso resistere in qualsiasi situazione, dormi cara e non avere paura, ci sono qua io che veglio su di te, (si siede con il fucile sulle gambe, gli viene sonno, si alza, appende il fucile a un braccio di Siringa, Prende una sigaretta, accende un fiammifero su una gamba di Siringa che fa smorfie di sofferenza, si appoggia alla statua che cade, tutti si svegliano, urli schiamazzi e nella confusione Siringa scappa, Bogo Bogo salta in groppa a Meo e Bula Bula in groppa ad Arturo).

ARTURO Ma insomma si può sapere che cosa sta succedendo?

MEO Ecco veramente non lo so (a Bogo Bogo) e tu togliti da lì.

BOGO BOGO Zi badrone, (scende).

ARTURO Ritorniamo a dormire e tu Meo, se mi svegli un’altra volta senza motivo, sono guai! Bula Bula!

BULA BULA Zi badrone, (scende).

CARLOTTA Papà vieni a riposarti, non devi prendertela con Meo, sta facendo del suo meglio e non dimenticarti che siamo tutti nervosi.

ARTURO Gia! Hai ragione, beh, non ci pensiamo più, (tutti riprendono posizione).

MEO (si accorge che manca la statua, mima la statua che prima c’era e che ora non c’è più, si rassegna, si odono dei lamenti che si avvicinano) Che cosa sta succedendo? Se li sveglio di nuovo il professore si arrabbia, che posso fare? Mah, stiamo a vedere, (guarda intensamente verso il lato sinistro).

LISETTA (entra dal lato destro trascinando, con una corda legata al collo Giuffrida che cammina carponi e si lamenta) ti lamenti eh! Quanto mi piace, (guarda Giuffrida e cammina all’indietro verso Meo che continua a guardare, sempre piu allarmato, dall’altro lato).

GIUFFRIDA (ha perduto completamente il pancione che aveva prima, è molto dimagrita) O povera me, o me disgraziata, come sono ridotta, lasciami andare, ti prego, mi state uccidendo.

LISETTA Lasciarti andare? Mai e poi mai, mi sto divertendo da pazzi, (ride, indietreggiando va a sbattere contro Meo).

         (Lisetta e Meo si immobilizzano, lentamente si girano, guardano prima il pubblico poi piano piano si guardano, si spaventano a vicenda e urlano di terrore, tutti si svegliano, urlano c’è grande confusione Bogo Bogo salta in groppa a Meo e Bula Bula in groppa ad Arturo).

MEO (tiene a Lisetta) Questa volta non scappi, arrenditi! (a Bogo Bogo) E togliti, (lo fa cadere) ma vedete questo imbecille…

ARTURO (tiene aLisetta) Ci sei dannato animale, ti abbiamo preso.

LISETTA Animale? Animale ci sarai tu, io sono… (dolcissima) Lisetta.

CARLOTTA (nota Giuffrida) Ma è la signorina Giuffrida! (si precipita a soccorrerla).

BULA BULA La zignorina Giuffrida? Babba bia ghe gura dimagrande ghe ha faddo.

MEO Ma prima non era grassa così?

ARTURO Signorina Giuffrida, si può infine sapere che cosa le è successo?

GIUFFRIDA  Non lo so, mi hanno catturato e mi hanno fatto tanto male, mi hanno levato il sangue, tanto sangue e mi hanno fatto dimagrire così, ma per fortuna che ora mi avete liberata.

ARTURO (a Bula Bula, ancora in groppa), Bula Bula, vuoi stare ancora li aggrappata?

BULA BULA Zi badrone, io avere danda baura.

ARTURO Ho capito che hai paura, però ora… (urla) Scendi!

BULA BULA (scende) Zi badrone.

MEO E di questa… Questa … Che cosa ne facciamo professore?

BOGO BOGO Una volda lo sdregone del villaggio aveva gaddurado una donna…

ARTURO Bogo Bogo!

BOGO BOGO Zì badrone!

ARTURO Dai un taglio a tutte queste storie.

BOGO BOGO Zì badrone.

ARTURO Bula Bula!

BULA BULA Zì badrone!

ARTURO Prepara il caffè.

BULA BULA Zì badrone.

ARTURO Ora che siamo svegli conviene che approfittiamo di questo momento, per tentare un’analisi della situazione, prima che gli eventi ci coinvolgano. Meo questa… Qualunque cosa sia va legata strettamente mentre studiamo il da farsi.

LISETTA Avete ben poco da fare, quando verrà il mio padrone delle tenebre, avrete tutti finito di stare allegri. (ride sonora).

CARLOTTA Fatela stare zitta per favore, non ne posso più, fatela stare zitta!

MEO Vieni qua dannata, (comincia a legarla).

ARTURO (tiene ferma Lisetta) Avanti Bogo Bogo, dagli un giro di corda.

BOGO BOGO Zì badrone, (prende il capo della corda, comincia a girare attorno al gruppo legandoli assieme a Lisetta).

ARTURO Bogo Bogo!

BOGO BOGO Zì badrone, (gira al contrario e li slega).

MEO (completa la legatura) Sarà molto difficile che ti possa liberare ora.

LISETTA Ma io non voglio liberarmi, (ride stridula) ci penserà il mio signore delle tenebre a liberarmi, a mezzanotte lui verrà e per voi sarà la fine, (ride) ricordatelo tutti, a mezzanotte! (ride).

ARTURO Imbavagliatela cosi che non possa più dire altre insolenze.

BOGO BOGO (sorridendo a tutto denti, prende uno straccio, si soffia rumorosamente il naso e poi la imbavaglia).

BULA BULA (porta il caffè, tutti si servono).

ARTURO E’ ora di neutralizzare quel mostro, con uno di questi amuleti… Toglieremo per sempre il suo potere demoniaco (gli mette un amuleto al collo) e con questa polverina magica faremo

         si che il demonio che si nasconde in lei abbia a fuggire urlando per mai più ritornare, (gli butta un poco di polvere addosso) e ora toglietegli il bavaglio.

BOGO BOGO (gli leva il bavaglio) Ecco faddo.

LISETTA Che schifezza di straccio hai usato brutto negro, che schifo blek…

BOGO BOGO  Mi sono solo soffiado il naso.

ARTURO Allora figliola, come ti senti ora? Ti senti liberata dal maleficio?

LISETTA Ma quale maleficio d’Egitto, io non avevo nessun maleficio e tu non mi hai tolto nessun maleficio… Io sono sempre stata una persona normale e non saranno le tue chiacchiere che mi faranno cambiare.

MEO Sembra che i suoi amuleti non abbiano prodotto alcun effetto professore.

BOGO BOGO Brofessore, bosso brovare io a fare sgabbare il malefigio gon un bel basdone? (ride )

BULA BULA bello bravo marido mio, brobrio bravo, (ride).

ARTURO Bogo Bogo!

BOGO BOGO Zì badrone!

ARTURO Smettila di rompere i tatabonghi!

BOGO BOGO Zì badrone.

GIUFFRIDA Professore che cosa sono i tatabonghi?

ARTURO Signorina la prego, effettivamente qualcosa non ha funzionato con i miei amuleti, ora rifletterò sulla questione e cercherò di trovare una soluzione.

MEO Vieni cara, rilassati un poco.

CARLOTTA Ma come posso rilassarmi se tutti questi avvenimenti mi turbano?

MEO Cerca di non lasciarti prendere dal panico…

         (è la mezzanotte, si odono dodici colpi di “gong”, tutti presi dal panico si nascondono).

LISETTA E’ la mezzanotte, arriva il mio signore delle tenebre, non avete scampo, (ride).

         (all’ultimo colpo di gong tutti saltano in scena contemporaneamente fronteggiandosi, contemporaneamente le luci si accendono di colpo, restano tutti immobili).

ARTURO Berto!

BERTO Arturo!

VANESSA La piccola Carlotta!

CARLOTTA La zia Vanessa!

         (si abbracciano, regna confusione, tutti parlano, si muovono da una parte all’altra).

ARTURO Ma sei proprio tu Berto, fratello mio, ma come mai qui, non hai più dato tue notizie… E quei denti?

BERTO Oh, ma questi sono finti, (si toglie i denti aguzzi, si toglie il mantello e il cappello che poggia a parte).

MEO Ma io non capisco che cosa sta succedendo.

BOGO BOGO Io avere gabido niende, io avere solo grosso male di desda.

ARTURO Vedete, questo è mio fratello Berto, è questa è mia cognata Vanessa.

BERTO Quando sono partito per approfondire i miei studi sui vampiri, ho scoperto che qui di vampiri non ne sono mai esistiti, siccome il posto ci è piaciuto, ci siamo sistemati qua, e per tenere lontani i curiosi abbiamo inscenato tutta questa storia dei vampiri.

ARTURO Ma… E questi due mostri? (accenna a Siringa e Lisetta).

VANESSA Ma questi non sono mostri, sono i nostri camerieri… Solo che hanno qualche piccolo difettuccio.

SIRINGA (slega Lisetta).

ARTURO Va bene, sono così contento di avervi ritrovato che vi perdono tutti gli spaventi che ci avete fatto prendere… Ma un momento, alla Giuffrida, a lei avete tolto del sangue, questo non è più solo uno scherzo.

VANESSA Spero che ci vorrà perdonare signorina questo piccolo… Peccato di gola.

ARTURO (si allontana alla chetichella).

MEO  e CARLOTTA (assieme) Peccato di gola?

BOGO BOGO Beggado di gola?

BULA BULA Beggado di ghi?

VANESSA Vedete in questo nostro volontario isolamento abbiamo sempre avuto da mangiare solo delle verdure… delle uova… Radici… E quando abbiamo visto la signorina cosi bella grassoccia, non abbiamo resistito alla tentazione di farci dei bei sanguinacci… Perciò gli abbiamo tolto del sangue, però gli abbiamo passato sempre dell’ottimo cibo.

GIUFFRIDA Delle uova crude, che schifo.

BERTO Ma mio fratello Arturo, dove si è cacciato?

ARTURO (entra con il mantellone, il cappello e i denti aguzzi finti del fratello)Eccomi, sono qua…

BOGO BOGO BULA BULA Aiudo! (cercano di saltare in groppa a Meo).

MEO (si divincola) Se vi avvicinate vi sparo.

ARTURO caro fratello mentre tu decantavi la bellezza di questi posti mi è venuta la voglia di rimanere qui per un po’ di tempo in meditazione, così mentre ora voi ritornerete alla civiltà, io resterò qui in meditazione.

GIUFFRIDA Anch’io professore, anch’io resterò con lei, anch’io, (toglie il mantellone a Vanessa, i denti finti e il vestito)

VANESSA (rimane in mutandoni e vergognandosi  si copre davanti con le mani ed esce mentre tutti ridono).

SIRINGA e LISETTA (portano il caffè) Abbiamo pensato che avreste gradito una bella tazza di caffè, (tutti si servono).

ARTURO Signori, propongo un brindisi per mio fratello e sua moglie che tutti noi credevamo morti e che invece sono vivi… (alzano il bicchiere).

BOGO BOGO (si era preparato nel frattempo, lancia un urlo fortissimo buttandosi a terra a contorcersi dalle risate).

GIUFFRIDA (con un urlo sviene)

       (tutti scappano fuori).

BULA BULA (ride e gli gira intorno) Bello, bravo marido mio, brobrio bello…

Fine