Ti scoccia se ti chiamo amore

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TI SCOCCIA SE TI CHIAMO AMORE

TI SCOCCIA SE TI CHIAMO AMORE ?

di

Luca Giacomozzi

TI SCOCCIA SE TI CHIAMO AMORE ?

PERSONAGGI

-CARLO

-APPUNTO

-MAX

-LUIGI

-ANDREA

-MARCELLA

-LELLA

TI SCOCCIA SE TI CHIAMO AMORE ?

PRIMO TEMPO

(Interno dell’appartamento di Carlo. Un divano al centro della scena. Sulle pareti librerie piene di copide di “Ti scoccia se ti chiamo amore?” il libro scritto dallo stesso Carlo)

(Sul divano, completamente coperto da un lenzuolo c’è Max. Carlo sta spolverando e sistemando i suoi libri nella libreria).

(Suonano alla porta. Carlo và ad aprire)

(Entra in scena Appunto Giusto, il portiere)

Appunto: (Entra in scena con uno scatolone) Carlo, eccolo lo scatolone che mi avevi chiesto..

Carlo: Grazie Punto.

Appunto: Appunto, no Punto.

Carlo: Va bene, Punto, Appunto è lo stesso.

Appunto: No, non è lo stesso. Mamma bonanima ce teneva tanto. Era cosi fiera d’avemme dato sto nome.

Carlo: Appunto? (perplesso)

Appunto: Appunto. Appunto Giusto.

Carlo: Giusto Appunto

Appunto: All’inizo nun è stato facile, soprattutto da ragazzino, te poi immaginà.

Carlo: Immagino.

Appunto: Poi con il tempo me ce sò abituato.

Carlo: Giusto. Nel senso... è giusto.

Appunto: Dove lo metto questo? (riferendosi allo scatolone)

Carlo: Mettilo li dietro. (Indica il divano)

Appunto: Che ce fari poi co tutte ste copie dello stesso libro.

Carlo: L’ho scritto io.

Appunto: E pensà che ero convinto che gli autori scrivessero i libri pè venneli.

Carlo: Io li vendo.

Appunto: Aò, a me nun me pare. C’hai ancora casa piena.

Carlo: Li sto vendendo lentamente.

Appunto: Lentamente? In sei mesi non ne hai venduto manco uno, menomanle che i libri nun scadono.

Carlo: E’ un’autoproduzione, è difficile. (cambiando discorso)

Appunto: Aò rassegnate, a me piu che difficile me pare impossibile.

Carlo: Ma non hai da fare in portineria?

Appunto: C’hai ragione. Se nun torno subito giù quei rompicojoni dei condomini chi li sente. (fa per uscire)

Carlo: Appunto.

Appunto: (Si ferma e si volta) Si?

Carlo: Che vuoi?

Appunto: M’hai chiamato.

Carlo: Appunto nel senso, appunto vai.

Appunto: Ah! Pensavo m’avessi chiamato. Meglio che vado. (fa per uscire)

Carlo: Giusto.

Appunto: Si? (si ferma di nuovo)

Carlo: Te ne voi annà? (arrabbiato)

Appunto: Vado, vado. Me sembri un pò troppo nervoso oggi Carlè. (fa per uscire)

Carlo: (prende dallo scatolone che ha portato Appunto, un cappello con attaccata una parrucca) (tra sè) Ma che m’ha portato quel cretino? (lo chiama) Appunto ? Appunto ? Appunto ?

(Appunto rientra timidamente sulla porta)

Appunto: Stavolta m’hai chiamato?

Carlo: Ti ho chiamato si. Cos’è questo ?

Appunto: Un cappello con dei capelli.

Carlo: Questo lo so.

Appunto: Ah, me l’hai chiesto pè conferma?

Carlo: Dove sono i miei libri?

Appunto: Non dimme che sei riuscito a venneli?

Carlo: Hai portato su lo scatolone sbagliato.

Appunto: Ah! Me pareva strano. Me devo esse confuso. Vado in cantina a prendere lo scatolone giusto?

Carlo: Aspetta, vengo con te.

Appunto: Hai paura che mi sbagli di nuovo ?

Carlo: No, devo scendere in cantina a prendere la chiave della camera da letto.

Appunto: E tieni la chiave della tua camera da letto in cantina?

Carlo: Non della mia, della camera di Max.

Appunto: Hai chiuso Max in camera?

Carlo: No, ieri è andato via, se n’è andato a vivere da suo fratello.

Appunto: Allora perchè hai chiuso la camera a chiave?

Carlo: Avevo paura che Max tornasse. C’ho messo due mesi per riuscire a liberarmi di lui.

Appunto: Quindi adesso hai una camera libera?

Carlo: No, già affittata. Oggi arriverà Andrea Maggi, il nuovo coinquilino. E con lui anche cinquecento euro al mese in più nelle mie tasche.

Appunto: Ammazza, sei stato velocissimo.

Carlo: Come dicono i greci “Carpe diem”.

Appunto: I latini.

Carlo: Che latini?

Appunto: Carpe diem è latino non greco.

Carlo: E che ne sai tu di greci e di latini che hai fatto si e no la terza media?

Appunto: Niente. Però sono un appassionato di proverbi. Come mi nonna.

Carlo: Bravo.

Appunto: Come dice sempre mi nonna, i proverbi sò la saggezza dei popoli. Ed io aggiungerei anche “A buon intenditor poche parole”.

Carlo: Che c’entra.

Appunto: Niente. Me piaceva e ce l’ho messo.

Carlo: Senti, vado un attimo in bagno e poi scendiamo.

Appunto: T’aspetto qui.

Carlo: E vorrei vedè. (esce in bagno)

Appunto: (tra sè) Come si dice in questi casi, “chi la fà l’aspetti”.

(Appunto si guarda intorno)

Appunto: (leggendo il titolo del libro nella libreria) “Ti scoccia se ti chiamo amore?”. Deve essè ‘na cosa tipo Coccia.

Carlo: (dal bagno) Moccia, non Coccia. E comunque non c’entra nulla.

Appunto: Nun sò pratico lo sai.

Carlo: Lo so, lo so. (dal bagno)

Appunto: (tra sè) Aò a me dar titolo me sembrava Coccia..

Carlo: (dal bagno) No, il mio è un genere totalmente diverso.

Appunto: Sarà.

Carlo: (dal bagno) E comunque è Moccia,.non Coccia.

Appunto: (tra sè) Moccia, Coccia, sò assonanti.

Carlo: (dal bagno) Che vuol dire assonanti?

Appunto:  Va bene, va bene (tra sè) Ma che c’ha, er super-udito?

Carlo: (dal bagno) No, non ho il super-udito

Appunto: (si avvicina al bagno) (Ad alta voce) Aò, voi pensà a cacà.

Carlo: (dal bagno) Ci sto provando, soffro un pò di stitichezza, non ci riesco.

Appunto: Nun ce riesci no, stai sempre a parlà.

Carlo: Va bene, mi concentro.

Appunto: (tra sè) E’ stitico e pensa Coccia.

Carlo: (dal bagno) Moccia.

(Squilla il  telefono)

Carlo: Rispondi tu? (da fuori)

Appunto: Si. Nun te distrarre. Si è Coccia te lo passo.(risponde) Pronto?

Marcella: (voce) Salve sono Marcella Villeneuve. Lei chi è ?

Appunto: (al telefono) Giusto.

Marcella (voce) Giusto cosa?

Appunto: (al telefono) Giusto Appunto.

Marcella: (voce) Giusto Appunto? Mi sta prendendo in giro?

Appunto: (al telefono) No.

Marcella: (voce) Potrei parlare con Carlo Maiozzi?

Appunto: (al telefono) Me dispiace non è possibile.

Marcella: (voce) E’ uscito?

Appunto: (al telefono) No, è appena entrato.

Marcella: (voce) Allora me lo passi.

Appunto: (al telefono) Non posso.

Marcella: (voce) Perchè?

Appunto: (al telefono) Sta al cesso.

Marcella: (voce) Può lasciargli un messaggio da parte mia?

Appunto: (al telefono) Va bene? Lei chi è?

Marcella: (voce) Gliel’ho già detto. Sono Marcella Villeneuve della casa editrice Parole in fuga.

Appunto: (al telefono) E sti cazzi.

Marcella: (voce) Ma come si permette?

Appunto: (al telefono) Me scusi ma ce stava proprio bene.

Marcella: (voce) Dica al signor Maiozzi che sarò da lui tra poco (attacca il telefono)

Appunto: (al telefono)Va bene, glielo dico. Però ricordi, “ambasciator non porta pena”.

Marcella: (voce) A mali estremi estremi rimedi.

Appunto: (al telefono) Buon sangue non mente.

Marcella: (voce) Can che abbaia non morde.

Appunto: (al telefono) Chi dice donna dice danno.

Marcella: (voce) Chi disprezza compra.

Appunto: (al telefono) Chi dorme non piglia pesci.

Marcella: (voce) Chi ha tempo non aspetti tempo.

Appunto: (al telefono) Chi mena per primo mena due volte.

Marcella: (voce) Chi muore giace, chi vive si dà pace.

Appunto: (al telefono) Anno nuovo vita nuova.

Marcella: (voce) Natale con i tuoi e pasqua con chi vuoi.

Appunto: (al telefono) Arrivederci.

Marcella: (voce) Arrivederci.

(Appunto attacca il telefono. Appunto si va a sedere sul divano, sedendosi su Max)

(Max si scopre. Max e Appunto si fissano, lanciano un urlo. Max si ricopre. Anche Appunto si copre con un copridivano)

(Max è coperto dal copridivano mettendosi seduto.. Appunto è coperto da un copridivano rimandendo seduto) (Sono praticamente uno vicino all’altro)

(Carlo rientra in scena con i pantaloni abbassati)

Carlo: Che succede ?

(Carlo si tira sù i pantaloni e si avvina alla sagoma di Max pensando fosse Appunto)

Carlo: Cos’era quello strillo? Chi era al telefono? Appunto? (vicino a Max)

(Appunto alza solo il suo braccio, rimanendo coperto)

(Carlo si avvina ad Appunto)

Carlo: Appunto?

Appunto: Si. (sempre coperto)

Carlo: (calmissimo) Se sotto questa coperta ci sei tu, chi c’è sotto quell’altra?

Appunto: Coccia.. (sempre coperto)

Carlo: (alzando la voce)Appunto? (si calma) Ti rifaccio la domanda. Chi c’è sotto l’altra coperta?

Appunto: (sempre coperto) Max.

Carlo: Impossibile, Max è andato via ieri.

Appunto: (sempre coperto)Allora il fantasma di Max.

 (Carlo si avvina a Max e lo scopre)

Carlo: (sempre calmo) Max, non sei tu vero?

Max: (coperto muove solo la testa facendo segno di “no”)

Carlo: (sempre calmo)  Perchè, se tolgo questa coperta e ci sei tu sotto, lo sai cosa ti faccio vero?

Max: (coperto muove solo la testa facendo segno di “si”)

(Carlo scopre Max. Iinizia a caricarsi di nervosismo)

Carlo: Max.

Appunto: (nascosto dalla coperta) Chi non muore si rivede.

Max: Ciao Carlo. Ti trovo bene.

(Carlo cerca di avvicinarsi a Max il quale impaurito gira per la stanza)

Max: Ciao Carlo, ti trovo veramente bene. (Carlo continua ad avvicinarsi) Sbaglio ho sei anche dimagrito rispetto a ieri ?

Carlo: Max.

Max: Si, sono proprio io. Il tuo vecchio e caro Max.

Carlo: Max.

Max: Sei stato bravissimo, mi hai riconosciuto al primo colpo.

Carlo: Max.

Max: Già il tuo Max.

Carlo: Max cosa ci fai di nuovo qui?

Max: Ti ricordi che ieri me n’ero andato?

Carlo: Come posso dimenticarlo. E’ stato il giorno più bello della mia vita dopo quello in cui il mio criceto Stil ha messo in cinta il criceto del vicino Susan.

Max: Stil ha messo incinta Susan?

Carlo: Max non cambiare discorso.

Max: Ma Stil non era impotente?

Carlo: Max?

Max: Ah no, mi confondo con te.

Carlo: Max perchè sei qui invece di essere a casa di tuo fratello Luigi?

Max: Ci sono andato.

Carlo: Dovevi rimanerci.

Max: E' quello che avrei voluto fare. Solo che è successa una cosa inaspettata.

Carlo: Cosa?

Max: La moglie di mio fratello lo ha cacciato di casa perchè l’ha trovato a letto con la ragazza delle pulizie.

Carlo: Tuo fratello è andato a letto con la ragazza delle pulizie?

Max: Già una russa rossa,  alta un metro e cinquanta, con la gobba e gli occhi a palla

Carlo: Cos’è, la versione femminile di Igor di Frankenstein Junior?

Max: Più o meno. Pensa che è’ talmente brutta che quando và a pulire il bagno lo specchio del lavandino si gira dall’altra parte.

Carlo: Un mostro.

Max: Sai, mio fratello è un sesso dipendende. Per lui bella o brutta non fà differenza.

Carlo: Basta che si muove.

Max: Già. É per questo che la moglie ha dovuto togliere le rotelle alle sedie del salone.

Carlo: Max comunque non me ne frega niente di tuo fratello, di sua moglie e di Igor.

Max: Carlo ti prego non mandarmi via.

Carlo: Non ti sto mandando via.

Max: Grazie.

Carlo: Ti sto cacciando.

Max: Fammi rimanere qualche giorno, per favore. C’è ancora la mia cameretta che mi aspetta?

Carlo: No, non c’è. E poi la camera è mia. Tu ci dormivi e basta.

Max: Carlo ma che vuol dire mio, tuo? Quel che è tuo è mio e quel che mio non è piu tuo. Capito no ?

Carlo: Max qui di tuo non c'è proprio niente. A parte i calzini sporchi che hai messo nella cesta del bagno a fine maggio.

Max: Ecco dove li avevo lasciati. Sono tre mesi che vado in giro senza calzini.

Carlo: Perchè, hai un solo paio di calzini?

Max: Si. Sono un tipo fedele, lo sai.

Carlo: No. Sei un cretino.

Max: Anche.

Carlo: Solo.

Max: Soprattutto. Diciamo che sono soprattutto un cretino fedele.

Carlo: Comunque non puoi rimanere qui.

Max: Carlo, fammi rimanere solo per qualche giorno. Poi me ne vado, te lo prometto.

Carlo: Non posso perchè ho affittato la camera dove dormivi tu ad Andrea .

Max: Cazz’è Andrea?!

Carlo: Andrea Maggi. Il nuovo coinquilino che verrà a vivere qui.

Max: Andrea Maggi?

Carlo: Andrea Maggi ed arriverà qui oggi stesso.

Max: Arriverà qui?

Carlo: Arriverà qui.

Max: Oggi stesso?

Carlo: Oggi stesso.

Max: Andrea Maggi arriverà qui oggi stesso?

Carlo: Che facciamo l’accendiamo ?

Max: Ho capito, ho capito. Non posso rimanere qui , giusto?

Appunto: Si? (sempre coperto)

Carlo: Appunto ma sei ancora qui?

Appunto: (sempre coperto si alza in piedi) Già

Carlo: Perchè ?

Appunto: (inizia a camminare con la faccia coperta dal copridivano) Nun riesco a trovà la porta. Come si dice in questi casi, la gatta presciolosa fà i gattini ciechi.

(Carlo vede qualcosa di strano in una delle librerie)

Carlo: Ah!

Appunto-Max: Ah!

Carlo: Eh!

Appunto-Max: Eh!

Carlo: Ih!

Appunto-Max: Ih!

Carlo: Oh!

Max: (ad Appunto) Manca solo la “u” e le vocali sono finite.

Carlo: Chi è stato?

Appunto: A fare che?

Carlo: Chi è stato a mettere “La mano sul cambio” tra le copie del mio libro ?

Appunto: Lui. (indica Max)

Max: Lui (indica Appunto)

Carlo: Lo sapete benissimo che non dovete mettere le mani tra le copie del mio libro.

Appunto: Hai capito Max ?

Max: Ho capito Appunto.

Appunto: Non devi mettere le mani tra le copie dei libri di Carlo.

Max: Perchè, sono da collezione ?

Carlo: Max non dirmi che sei stato tu.

Appunto: Max diglielo, diglielo.

Carlo: Non dirmelo.

Appunto: Diglielo, diglielo.

Carlo: Non dirmelo.

Appunto: Diglielo, diglielo.

Carlo: Non dirmelo.

Max: Vi volete mettere d’accordo. Cosi mi confondete.

Carlo: Max?

Max: Non posso più nascondermi dietro un dito.

Carlo: (arrabbiato) Max?!

Max: Meglio il divano. (va a nascondersi dietro il divano)

Appunto: (a Carlo) Max si è nascosto dietro il divano.

Carlo: L’ho visto. (si avvicina) Max vieni fuori di li. Avanti Max non farmi perdere la pazienza.

Max: (si alza da dietro il divano indossando degli occhiali di quello con gli occhi che cadono) Ciao Carlo.

Carlo: Max smettila di fare il cretino. E smettila anche di leggere queste riviste stupide e suferficiali. (lancia la rivista per terra).

Max: “La mano sul cambio” non è una rivista nè stupida nè superficiale. E' la prima rivista del settore.

Carlo: Ma smettila. Con quegli occhiali non sei credibile.

Max: (Max passa gli occhiali ad Appunto)Carlo nonè colpa mia se sono appassionato di automobili.

Carlo. Tu non sei appassionato, sei malato, è diverso.

Max: E’ più forte di me. Come vedo un'automobile impazzisco. Mi emoziono, mi elettrizzo... mi eccito.

Carlo: Ti ecciti ?

Max: Si, mi eccito. Sono uno a cui piace l'autoerotismo.

Carlo: L'autoerotismo ?

Max: L'autoerotismo.

Carlo: Cioè tu vedi la foto di un pistone e ti ecciti ?

Max: Un pistone, un cilindo, una bella marmitta. Che vuoi farci, sono fatto così.

Carlo: Tu non sei normale. Comunque adesso vai via di qui perchè non è proprio giornata.

Max: Nervoso per l’arrivo del nuovo inquilino ?

Carlo: No, nervoso perchè oggi devo incontrare la responsabile di una casa editrice che potrebbe finalmente decidere di distribuire il mio libro.

Max: E come si chiama questa pazza ?

Carlo: Marcella.

Max: Bella ?

Carlo: Non lo so, ancora non l’ho vista.

Max: No dicevo Marcella Bella. La cantante Marcella Bella....vabbè ’na cazzata.

Carlo: Si chiama Marcella Villeneuve.                               

Max: Come il famoso pilota di formula uno?

Carlo: E’ italo-francese.

Max: No, quello è canadese.

Carlo: E’ un’opportunità troppo importante per me.

Max: Pensi che questa casa editrice sarebbe in grado di vendere un libro che neanche la madre dell’autore ha voluto comprare?

Carlo: Lascia stare mia madre. Poverina, non è colpa sua. Ha avuto un abbassamento della vista ultimamente ed è un periodo che non riesce più a leggere.

Max: L’ho incontrata due giorni fà alla Feltrinelli.

Carlo: Forse era andata a fare una passeggiata.

Max: Aveva appena comprato l’ultimo libro di Moccia.

Carlo: Te l’ho detto che è confusa.

Appunto: (con gli occhiali)Coccia, non Moccia.

Max: Si, il famosimmo Federico Coccia.

Carlo: (ad Appunto) Appunto andiamo in cantina.

Appunto: Agli ordini.

Carlo: (a Max) E tu sistema questa stanza e poi fuori da casa mia.

Max: Agli ordini.

(Appunto sta giocando con gli occhiali che ha indossato)

Appunto: Forti sti occhiali.

Carlo: Andiamo ! (alazando la voce)

Appunto: Piano, piano. Chi va piano va sano e va lontano.

Carlo: E sbrigati.

(Carlo spinge Appunto fuori di casa ed esce anche lui).

(Max accende lo stereo. Poi inizia a mettere in ordine. Prende una copia del libro di Carlo).

Max: (Con il libro in mano legge) “Ti scoccia se ti chiamo amore?” Edizione limitata. (guardandosi intorno) Menomale che è limitata.

(Suonano alla porta. Max va ad aprire. E’ Luigi, suo fratello)

Luigi: Max, fammi entrare. (entra in scena agitato)

Max: Luigi, sei già entranto.

Luigi: Chiudi la porta.

Max: (Max si siede sul divano) E’ già chiusa

Luigi: Siediti.

Max: Sono già seduto

Luigi: Ascoltami.

Max: Luigi, ti sto già ascoltando.

Luigi: Bene, bene, bene.

Max: Bene?

Luigi: Volevo dire male, male, male.

Max: Bene bene bene, male male male? Luigi, cosa ci fai qui?

Luigi: Ero in strada e giravo per la città senza sapere dove andare.

Max: Mi stai dicendo che sei capitato qui per caso ?

Luigi: Ti sto dicendo che adesso che mia moglie Lella mi ha cacciato di casa non so dove andare a dormire

Max: Nello stesso posto dove hai dormito questa notte.

Luigi: In macchina?

Max: Che macchina ?

Luigi: La Twingo.

Max:  (si inginocchia davanti a Luigi) Ah! Lo sai che adoro le macchine francesi.

Luigi: Se ti rialzi subito ti ci faccio fare un giro.

Max: Mi rialzo.

Luigi: Bene.

Max: Quindi la scorsa notte hai dormito in macchina?

Luigi: Si, è’ stato il miglior posto che mi è venuto in mente.

Max: Non ti sei sforzato più di tanto?

Luigi: In realtà è stato il secondo posto che mi è venuto in mente.

Max: Perchè il primo qual’è stato?

Luigi: L’ascensore.

Max: L’ascensore ?

Luigi: L’ascensore del mio palazzo.

Max: E perchè non l’hai fatto?

Luigi: Perchè ho pensato, “Metti che qualcuno di notte apre l’ascensore e mi trovava lì dentro, che gli dico?”

Max: Sale ?

Luigi: Max devi aiutarmi.

Max: Perchè dovrei?

Luigi: Perchè sei mio fratello.

Max: Non è un motivo sufficiente. Anche tu sei mio fratello.

Luigi: Lo sò, infatti quando hai avuto bisogno d’aiuto ti ho aperto la porta di casa mia.

Max: Ho visto che bell’aiuto. Non ho fatto in tempo ad arrivare che tua moglie mi ha cacciato perchè ha scoperto che te la facevi con la Russa.

Luigi: Che c’entra adesso La Russa?

Max: Stavate a letto insieme

Luigi: Io a letto con Ignazio La Russa?

Max: Cosa c’entra adesso Ignazio La Russa?

Luigi: Lo hai detto tu.

Max: Io dicevo la Russa. La ragazza Russa, quella rossa.

Luigi: La Russa rossa?

Max: La Russa rossa. Quella che fa le pulizie da te.

Luigi: Guarda che quella non è rossa.

Max: E’ rossa è rossa, l’ho vista io con i miei occhi.

Luigi: E’ una finta rossa.

Max: Come fai a saperlo?

Luigi: Me ne sono accorto perchè era rossa solo di sopra.

Max: Non aggiungere altro, ho capito.

Luigi: Max?

Max: Luigi?

Luigi-Max: Non sò dove andare a dormire questa notte. Ti prego, aiutami.

Luigi: Che fai, mi prendi in giro?

Max: No. E’ la verità. Carlo mi ha detto che non posso rimare qui.

Luigi: Perchè?

Max: Perchè ha affittato la mia stanza ad un nuovo inquilino.

Luigi: E che cazzo!

Max: E’ quello che ho detto anche io.

Luigi: Cosa ?

Max: E che cazzo !

Luigi: E noi dove andiamo a dormire adesso?

Max: Non lo so. Fatto sta che non puoi rimanere qui.

Luigi: Neanche tu puoi rimanere qui.

Max: Neanche io posso rimanere qui.

Luigi: Quindi abbiamo lo stesso problema.

Max:  Abbiamo lo stesso problema.

Luigi: Non sappiamo dove andare.

Max: Non sappiamo dove andare.

Luigi: Io e te, senza un posto per dormire.

Max:: Io e te, senza un posto per dormire.

Luigi: Hai sentito ?

Max: Cosa?

Luigi: L’eco.

Max: Luigi vai via di qui prima che torni Carlo

Luigi: Ma dove vado ?

Max: Non ne ho idea.

Lugi: Tu dove vai ?

Max: Non ne ho idea.

Luigi: Riuscirai a trovare un posto entro questa sera?

Max: Non ne ho idea.

Luigi: Cosa si prova a sapere sempre cosa fare ?

Max: Luigi fai poco lo spiritoso perchè se tu non avessi fatto il cretino con quella ragazza adesso io non avrei questo problema.

Luigi: Guarda che se non avessi fatto il cretino con quella ragazza adesso questo problema non lo avrei neanche io.

Max: Ma lo hai fatto.

Luigi: E’ stato più forte di me. Non ho saputo resistere.

Max: Non dire cazzate, anche un coniglio in astinensa da sei anni non farebbe sesso con una busta di fave come quella lì.

Luigi: Max, non è facile per me. Non sono un coniglio, sono un sesso-dipendente. 

Max: Dovresti curarti

Luigi: C’ho provato. Per un periodo sono anche andato in analisi.

Max: Da uno psicologo ?

Luigi: Si.

Max: E com’è andata ?

Luigi: Abbiamo fatto sesso alla seconda seduta.

Max: Con lo psicologo?

Luigi: Già.

Max: Ma hai incominiciato ad andare anche con gli uomini adesso?

Luigi: Perchè adesso ? (pausa) Dai sto scherzando. Aveva trent’anni. Mora, occhi verdi. Era una psicologa.

Max: Certo pure tu.

Luigi: No, io sono geometra.

Max: Dicevo, pure tu,  hai un problema come questo e ti scegli una donna per curarlo?

Luigi: Non lo sapevo.

Max: Sarebbe stato meglio uno psicologo che non stimolasse troppo i tuoi ormoni.

Luigi: Ormai qualsiasi cosa stimola i miei ormoni.

(Max e Luigi si trovano piuttosto vicini)

Max:  E due. (si allontana dal fratello) E’ stato bello parlare con te, ma adesso devo proprio andare.

Luigi: Ma cos’hai?

Max: Nulla. Solo che non vorrei stimolare troppo i tuoi bassi istinti.

Luigi:  Dai, stavo scherzando. E poi con te non lo farei mai. Sei o non sei mio fratello?

Max: Il grado di parentela non basta per rassicurarmi.

Luigi: Tranquillo. Non corri alcun rischio.

Max: Tu invece si, se non te ne vai subito di qui. Carlo non sarà contento di vederti.

Luigi: Va bene, me ne vado. Ciao Max, ci vediamo presto

Max: Ciao.

(Luigi si avvia verso l’uscita ma dopo un istante rientra tutto di corsa)

Luigi: Max, Max.

Max: Quando hai detto “ci vediamo presto” non pensavo volessi dire “ora”.

Luigi: Max, devo nascondermi.

Max: Perchè?

Luigi: Sta arrivando Carlo.

Max: Cazzo.

Luigi: No,  Carlo.

Max: Dicevo, cazzo devo nascondermi anche io.

Luigi: Perchè ?

Max: Ho detto a Carlo che sarei andato via subito. Vieni con me.

Luigi: Dove andiamo.

Max: In bagno. E’ il posto più sicuro.

Luigi: E se a Carlo gli scappa e deve andare in bagno?

Max: Impossibile, è stitico.

(Max e Luigi escono in bagno)

(Carlo entra in scena con uno scatolone pieno di libri in mano)

Carlo: Dai Appunto, abbiamo quasi finito. Il traguardo è vicino.

Appunto: (entra in scena con due scatoloni) Spero de riuscì a vedello. Se nun moro prima.

Carlo: Non esagerare. Che sarà mai qualche libro.

Appunto: Qualche libro ? Sò dumila. E’ proprio vero, “da cosa nasce cosa”. Me sa che in cantina se riproducono da soli.

Carlo: Non lamentarti sempre.

Appunto: Dove li devo mette questi?

Carlo: Quelli vanno in terrazzo.

Appunto: Nun me di che c’hai una libreria pure sul terrazzo ?

Carlo: No, due.

Appunto: Due?

Carlo: Avevo paura che una non bastasse.

Appunto: Il troppo, stroppia.

Carlo: Sistemali in terrazzo. Io porto questi nel bagno.

Appunto: In bagno ?

Carlo : Vai. (lo caccia)

(Appunto esce in terrazzo. Carlo sta per andare in bagno ma suonano alla porta).

Carlo: Oddio! Questa deve essere Marcella Villeneuve. (posa lo scatolone per terra) . Carlo non ti agitare. E’ solamente l’incontro più importante della tua vita, cosa vuoi che sia. Carlo calma, calma Carlo. Carlo calma, calma Carlo. Carlo calma, calma Carlo.

(Suonano nuovamente)

Carlo: Arrivo !!!

(Sistema appena il divano e va verso la porta. Alla porta è Andrea Maggi).

(Andrea non è un ragazzo bensì una ragazza. Molto carina, vivace e spigliata. Ovviamente Carlo pensa sia la responsabile della casa editrice).

Andrea: Ciao!

Carlo: (rientrando si ferma sulla porta, visibilmente teso) E’ lei. .

Andrea: Lei chi ?

Carlo: Lei tu.

Andrea: (si guarda intorno) Carino qui.

Carlo: Grazie.

Andrea: Carino, carino.

Carlo: Grazie, grazie.

Andrea: Carino, carino, carino. (va a toccare una libreria)

Carlo: Grazie.  Perchè  non si accomoda sul divano

Andrea: Comodo questo divano.

Carlo: Si, comodo.

Andrea: Comodo, comodo.

Carlo: Comodo, comodo.

Andrea: Comodo, comodo, comodo.

Carlo: Azzarderei “comodissimo”

Andrea: Chissà quanto te la sarai spassata qui sopra.

Carlo: Spassata?

Andrea: Non dirmi che non hai mai fatto “ta – ta” su questo divano. (alludendo al sesso)

Carlo: Mi perdoni, cos’è “ta-ta”?

Andrea: “Ta-ta” (facendo due colpi con le mani, come se applaudisse)

Carlo: (pausa) Adesso è molto più chiaro, grazie.

Andrea: Ma si, ta-ta....sesso.

Carlo: Ah! Sesso. No mi dispiace, non faccio mai “ta-ta” (mimando anche lui il gesto con le mani)

Andrea: Mi dispiace per te.

Carlo: E poi questo divano l’ho comprato da poco.

Andrea: Da poco ? Secondo me questa è tutta una scusa.

Carlo: Ma quale scusa, è la verità. Guardi ho ancora lo scontrino. (tira fuori uno scontrino)

Andrea: Vabbè, mi fido.

Carlo: La ringrazio.

Andrea: Ma basta con questo lei, dammi del tu.

Carlo: Va bene.... Tu. (pausa e poi risatina)

Andrea: Bravo....Tu (pausa e poi risatina)

Carlo: Sei troppo simpatica sai?

Andrea: Grazie, anche.. tu (pausa e risatina)

Carlo: Sembri una persona alla mano.

Andrea Anche ...tu  (pausa e risatina)

Carlo: Una persona tranquilla.

Andrea: Anche tu (pausa e risatina)

Carlo: Ti senti bene?

Andrea: Anche tu (pausa e risatina)

Carlo: Devo iniziare a preoccuparmi?

Andrea: Anche tu (pausa e risatina)

Carlo: (tra sè) S’è incantata.

Andrea: (improvviso) No, non mi sono incantata. Stavo cercando di rompere il ghiaccio.

Carlo: Il ghiaccio?

Andrea: L’ho rotto?

Carlo: Abbastanza.

Andrea: Non sono molto pratica sai?

Carlo: A fare cosa?

Andrea: A rompere il ghiaccio.

Carlo: Impari velocemente..

Andrea: Merito tuo.

Carlo: Mio?

Andrea: Si, m’ispiri fiducia. Sembri un tipo normale, pacato, placido, mite, posato, flemmatico, quieto, anonimo,

Carlo: Un coglione?

Andrea: (tutta sorridente) Un coglione bravo.

Carlo: Grazie.

Andrea: Mica come quello dove sono stata prima di venire qui.

Carlo: Perchè, cosa aveva che non andava ?

Andrea: Pensa che non ho fatto in tempo a sedermi sul suo divano che mi ha messo subito una mano su una tetta.

Carlo: Un porco.

Andrea: Puoi dirlo forte.

Carlo: (strillando) Un porco.

Andrea: Ho chiamato subito la mia agenzia e gli ho comunicato che non andava.

Carlo: Ed è stato scartato.

Andrea: Già. Non dimenticare che la decisione finale spetta a me.

Carlo: Lo so, lo sò.

Andrea: Già. Non dimenticare che la decisione finale spetta a me.

Carlo: Lo so, lo sò.

Andrea:Già. Non dimenticare che la decisione finale spetta a me.

Carlo: Lo so, lo sò.

Andrea: Cosa stavo dicendo?

Carlo: Già. Non dimenticare che la decisione finale spetta a me.

Andrea:Già. Non dimenticare che la decisione finale spetta a me.

Carlo: Sarà difficile dimenticarlo.

Andrea: Dopo quello della tetta, sono andata da un altro che all’inizo sembrava un prete.

Carlo: E invece?

Andrea: Era prete.

Carlo: Non ti si può nascondere nulla.

Andrea: Già. Sono una ragazza presbite sai?

Carlo: Mi dispiace.

Andrea: Di cosa?

Carlo: Che sei presbite.

Andrea: Non è una cosa grave.

Carlo: In effetti bastano un paio di occhiali.

Andrea: Per cosa?

Carlo: L’hai detto tu che sei presbite.

Andrea: Si presbite, nel senso che capisco al volo le cose.

Carlo: Forse volevi dire, perspicace.

Andrea: Non capisco.

Carlo: Non fa niente. Senti vuoi vederlo?

Andrea: Cosa?

Carlo: Il motivo per cui sei qui.

Andrea: Ecco lo sapevo. Mi sono sbagliata. Sei come tutti gli altri.

Carlo: Quali altri?

Andrea: Gli altri. Come l’ultimo che ho incontrato.

Carlo: Il prete?

Andrea: No, quello prima.

Carlo: Quello della tetta?

Andrea: Quale tetta?

Carlo: Questa. (mette una mano sul seno di Andrea)

Andrea: (Dà uno schiaffo a Carlo e si alza come per uscire) Porco.

Carlo: Ma cosa hai capito?

Andrea: Non c’è niente da capire.

Carlo: Io mi riferivo a...

Andrea: Non aggiungere altro...adesso vado in agenzia a dire che non se ne fà più niente.

Carlo: No, aspetta. Non te ne andare. Parliamone.

Andrea: Mi hai messo una mano su una tetta.

Carlo: Era per spiegarmi meglio.

Andrea: Fai sempre così per cercare di farti capire?

Carlo: Scusami Marcella io non vole...

Andrea: Marcella?

Carlo: Marcella Villeneuve

Andrea: Marcella Villeneuve ?

Carlo: Si, Marcella Villeneuve.

Andrea: Chi è Marcella Villeneuve ?

Carlo: Tu sei Marcella Vilnevve.

Andrea: Io Marcella Villeneuve?

Carlo: Non sei Marcella Villeneuve ?

Andrea: Non sono Marcella Villeneuve.

Carlo: (tra sè) Non è Marcella Villeneuve.

Andrea: (tra sè) Ma chi è Marcella Villeneuve?

(Andrea e Carlo sono seduti vicini sul divano. Guardano tutti e due avanti. Sono seduti in maniera piuttosto composta).

Carlo: Credo di aver sbagliato sai?

Andrea: Lo credo anch’io, sai?

Carlo: Deve esserci stato un’equivoco sai ?

Andrea: Credo di essere io l’equivoco sai ?

Carlo: Insomma, non sei Marcella.

Andrea: Direi proprio di no.

Carlo: Piacere Carlo Maiozzi.

Andrea: Piacere Andrea Maggi.

Carlo: (stupito)Andrea Maggi?

Andrea: (stupita fà il verso a Carlo)Carlo Maiozzi?

Carlo: Ma, Maggi, Maggi?

Andrea: No. Andrea Maggi.

Carlo: Quel Andrea Maggi?

Andrea: Quest’Andrea Maggi.

Carlo: Ma non eri un uomo?

Andrea: Non lo sono mai stata.

Carlo: Sicura ?

Andrea: Credimi, me ne ricorderei.

Carlo: Quindi tu saresti il mio nuovo coinquilino ?

Andrea: Coinquilina è il termine più appropriato.

Carlo: Che figura...

Andrea: Che figura ?

Carlo: Di merda.

Andrea: Dai non esagerare.

Carlo: Ero convinto che Andrea Maggi fosse un ragazzo.

Andrea: Me ne sono accorta.

Carlo: Scusami.

Andrea: Non preoccuparti, capita piuttosto spesso.

Carlo: Scusami ancora. Il fatto che stavo aspettando questa Marcella Villeneuve.

Andrea: E chi è ?

Carlo: La responsabile di una casa editrice che deve venire qui per parlare del mio libro.

Andrea: Hai scritto un libro?

Carlo: Ho scritto un libro.

Andrea: Che libro?

Carlo: “Ti scoccia se ti chiamo amore?”

Andrea: Che carino.

Carlo: Come fai a dirlo se neanche lo hai letto?

Andrea: Cosa?

Carlo: Il libro.

Andrea: Quale libro?

Carlo: Il mio libro.

Andrea: Hai scritto un libro?

Carlo: Ho scritto un libro.

Andrea: Che libro?

Carlo: “Ti scoccia se ti chiamo amore?”

Andrea: Che tenero. (fà una carezza a Carlo)

Carlo: Ma come fai a saperlo se non lo hai ancora letto?

Andrea: Letto cosa?

Carlo: Il libro.

Andrea: Quale libro?

Carlo: Il mio libro.

Andrea: Hai scritto un libro?

Carlo: Ho scritto un libro.

Andrea: Che libro?

Carlo: “Ti scoccia se ti chiamo amore?”

Andrea: Che dol...(Andrea sta per accarezzare Carlo, il quale le ferma la mano bruscamente)

Carlo: (alzando la voce) “Ti scoccia se ti chiamo amore?” è il titolo del mio libro.

Andrea: (un minimo imbarazzata) L’avevo capito .

Carlo: Me ne sono accorto.  (tra sè) Che gente !!

Andrea: Carlo ?

Carlo: Eh?

Andrea: Senti, visto che abbiamo chiarito l’equivoco del mio nome e che ho saputo che hai scritto un libro.... che ne dici farmi vedere la mia stanza?

Carlo: Giusto. Guarda la camera è di là. (indica una quinta)

Andrea: Senti, ho lasciato le mie cose davanti alla porta. Ti dispiacerebbe prenderle?

Carlo: Certo, ci penso io.

Andrea: Grazie...tu (pausa e risatina) (Andrea esce)

(Carlo fà una risatina finta ed esce a prendere le cose sul pianerottolo)

(Entra in scena Appunto dal terrazzo)

Appunto: Ammazza quanti libri, quanta carta. Pori alberi.

Carlo: (rientra in scena con uno scatolone ed una valigia) Appunto.

Appunto: Si.

Carlo: Come va in terrazzo?

Appunto: Ho finito. Vado in cucina a prendeme un bicchiere d’acqua e poi torno in portineria.

Carlo: Senti è arrivata Andrea Maggi, il nuovo coinquilino.

Appunto: Com’è?

Carlo: Magra, capelli lunghi e una quarta di seno.

Appunto: Ma che è un travestito?

Carlo: No, è una donna.

Appunto: E che tipo è?

Carlo: Lei dice che è perspicace, secondo me è solo scema.

Andrea: (da fuori) Carlo ho aperto la finestra, ma come mai è cosi buio fuori?

Carlo: (verso fuori) Quella non è la finestra, è l’armadio.

Appunto: A Carlè, sta attento che chi va con lo zoppo...

Carlo: (lo interrompe) Impara a zoppicare.

Appunto: No, arriva tardi.

(Carlo esce verso le camere. Appunto esce verso la cucina)

(Carlo e Andrea escono di scena)

(Dalla quinta del bagno esce in maniera furtiva Max)

Max: Psss! (rivolto verso il bagno a Luigi)

Luigi: (da fuori) Psss.

Max: Psss psss!

Luigi: (da fuori) Psss psss!

Max: Psss psss psss!

Luigi: (da fuori) Psss psss psss!

(Tutte le battute seguenti Max e Luigi le diranno a mezza bocca, un pò sottovoce)

Max: Oh!Vieni cà.

Luigi: (dal bagno) Eh?

Max: Vien cà.

Luigi: (dal bagno) Chi?

Max: Tu ?

Luigi: (dal bagno) Tu chi?

Max: Tu tu ?

Luigi: (dal bagno) Ah, ce l’avev con me?

Max: Perchè non se capiv ?

Luigi: (dal bagno) Stà calm...Mo arriv….

Max: Cretin...

Luigi esce dal bagno

Luigi: Ecc me cà.

Max: Ce l’hai fatt...Era or...

Luigi: Max.

Max: Dimm...

Luigi: Perchè parliam così ?

Max: Per non farci sentir da Carl

Luigi: Per quest parlam così ?

Max: Per quest parlam cosi.

Luigi: Second me non serv.

Max: Perchè non serv?

Luigi: Perchè pure se sent non ci capisc.

(Max e Luigi tornano a parlare normalmente)

Max: Hai ragione.

Luigi: Lo so. Che dobbiamo fare?

Max: Dobbiamo andare via di qui.

Luigi: Giusto. In fondo era per questo che ero venuto qui.

Max: Andiamo.

(Max e Luigi camminano verso la porta. Quando sono quasi arrivati, suona il campanello)

Max: Cazzo!!

(Max e Luigi si nascondono dietro al divano).

Max: Hai sentito?

Luigi: Ho sentito.

Max: Che si fà?

Luigi: Non lo so. Sei tu la mente.

Max: Io sono la mente?

Luigi: Tu sei la mente.

Max: E tu cosa sei?

Luigi: Il braccio?

Max: Siamo in ottime mani.

(Suonano di nuovo alla porta)

Luigi: Che facciamo?

Max: Non lo so. Non possiamo andare ad aprire. Noi non siamo qui. Ssss (emette un suono come a dire “fai silenzio”)

Luigi: Hai ragione. Non possiamo neanche rimanere tutto il tempo dietro al divano però.

Max: Hai ragione, non possiamo fare neanche questo.

Luigi: Certo che se non andiamo ad aprire suoneranno di nuovo e se suoneranno di nuovo senza che noi siamo andati ad aprire arriverà Carlo che sarà costretto ad aprire perchè hanno suonato di nuovo senza che noi fossimo andati ad aprire. Ma in fondo non potevamo andare ad aprire anche se avevamo sentito suonare di nuovo, ed è una cosa strano non adare ad aprire quando si sente suonare, soprattutto se si sente suonare di nuovo. Ma non siamo andati ad aprire perchè non potevamo andare ad aprire anche se avevano suonato di nuovo e sai perchè?

Max: Perchè?

Luigi: Perchè noi non siamo qui. Ssss (emette un suono come a dire “fai silenzio”)

(Suonano nuovamente alla porta)

Max: Luigi vai ad aprire.

Luigi: Ma non si era detto che....

Max: Vai ad aprire.

Luigi: Perchè proprio io?

Max: Perchè io sono la mente e tu sei il braccio.

Suonano alla porta. Luigi va ad aprire

(Suonano di nuovo. Luigi va ad aprire. Sulla porta c’è Marcella Villeneuve. Un tipo tutto d’un pezzo. Parla con un leggero accento francese).

Marcella: Salve sono Marcella Villeneuve, della casa editrice “Parole in fuga”, è lei il signor Carlo Maiozzi?

Luigi: No.

Max: Si! (non si fà vedere da Marcella. Si siede sul divano)

Luigi: Si.

Marcella: Insomma è lei o non è lei?

Luigi: Lei chi sta cercando?

Marcella: Gliel’ho detto, Carlo Maiozzi.

Luigi: Mi lasci pensare....Sono io Carlo Maiozzi?

Max: Adesso si.. (a mezza bocca)

Luigi: Adesso si.

Marcella: E prima.

Luigi: No.

Marcella: Non capisco.

Luigi: Non è importante. Lei sta cercando Carlo Maiozzi giusto?

Marcella: Giusto.

Luigi: Eccomi qui.

Marcella: Mi perdoni se insisto. Perchè mi ha detto che non era lei?

Luigi: Perchè non me lo ricordavo.

Marcella: Non ricordava il suo nome?

Luigi: Sono un pò confuso ultimamente.

Marcella: Talmente confuso da non ricordare il suo nome?

Luigi: Soffro di vuoti di memoria.

Marcella: Mi dispiace.

Luigi: Lei è ?... Visto?

Marcella: Visto cosa?

Luigi: Mi è appena successo.

Marcella: Cosa?

Luigi: Il vuoto di memoria.

Marcella: Non capisco.

Luigi: (cambiando discorso) Prego si accomodi pure sul divano.

(Luigi ed Marcella si girano e vedono Max seduto in maniera composta sul divano. Li guarda, sorride in maniera idiota e saluta con la mano)

Marcella: Lui è ?

Luigi: Chi?

Marcella: Lui. (indica)

Luigi: Lui chi ?

Marcella: Quello.

Luigi: Ah! Quello ? Mi dice lui non capisco.

Marcella: Insomma?

Luigi: Lui è...

Marcella: E’....?

Luigi: Non lo sò..

Marcella: C’è una persona seduta sul suo divano e lei non sà chi è ?

Luigi: Non è che non lo so, è che non me lo ricordo.

Marcella: Questa sua malattia è più grave di quanto immaginassi.

Luigi: Gravissima.

Marcella: Provi a fare uno sforzo. Magari le torna in mente.

Luigi: Magari. Certo se il signore qui sul divano mi aiutasse, sarebbe tutto più facile. Signore, le dispiacerebbe dire qualche cosa.

Max: Salve.

Luigi: (ad Marcella) Ha detto salve.

Marcella: Si è sprecato.

Luigi: E’ di poche parole

Marcella: Quantomeno sappiamo che non è muto.

Luigi: E neanche sordo, altrimenti non avrebbe sentito la mia domanda.

Marcella: Giusto.

Luigi: Signore le dispiacerebbe dire qualcosa.

Max: Qualcosa.

Luigi: (a Marcella) E’ anche molto spiritoso. (a Max) Signore potrebbe dirci gentilmente chi è ?

Max: Io sono...

Luigi: (ad Marcella) Adesso ce lo dice.

Marcella: Quanto mistero.

Max: Sono....(a Luigi) aiuto.

Luigi: E’ muto. (a Marcella)

Marcella: Muto?

Luigi: L’ha detto adesso.

Max: Aiutino. (a Luigi)

Luigi: Ah! E’ l’arrotino.

Marcella: L’arrotino?

Luigi: “Donne è arrivato l’arrotino”

Marcella: E cosa ci fà un arrotino sul suo divano?

Luigi: (a Marcella) Aspetti che glielo chiedo.(A Max) Cosa ci fà un arrotino sul mio divano ?

Max: Ma quale arrotino io sono. ...Paolino.

Luigi: Paolino?

Max: Si, io sono Paolino.

Luigi: Paolino Paolino?

Max: Giusto, giusto.

Marcella: Come giusto giusto?

Max: Si.... mi chiamo Paolino Paolino Giusto Giusto.

Luigi: Paolino Paolino Giusto Giusto?

Max: Si. Paolino Paolino di nome e Giusto Giusto di cognome.

Marcella: Quindi lei ha due nomi e due cognomi.

Max: Proprio cosi.

Marcella: Paolino Paolino Giusto Giusto, che strano nome.

Luigi: Non più di tanto, considerando che il padre si chiamava Sandokan.

Marcella: E cosa ci fà qui in casa del signor Maiozzi?

Max: Eh! Cosa ci faccio a casa del signor Maiozzi? (a Luigi)

Luigi: Non lo so, chiediamo al signor Maiozzi

Marcella: E’ lei il signor Maiozzi.(alzando la voce)

Luigi: (imitando il tono di Marcella)  Sono io il signor Maiozzi. Maledetti vuoti di memoria.

Marcella: Insomma, cosa ci fà qui?

Max: Vede. Io sono.....

Luigi: Paolino Paolino Giusto Giusto.

Max: (a Luigi) Questo l’abbiamo già detto. (a Marcella) Vede, io sono..... il braccio destro di Carlo.

Marcella: E’ il suo braccio destro? (a Carlo)

Luigi: No, il mio eccolo qui. (fa vedere il suo braccio)

Marcella: Intendevo suo di Carlo.

Luigi: Chi è Carlo? (a Max)

Max: Sei tu Carlo.(a Luigi)

Luigi: Sono io Carlo, giusto. (a Marcella)

Max: Che vuoi?

Luigi: Niente.

Max: Allora non mi chiamare.

Marcella: Insomma Paolino è il suo braccio destro.

Luigi: Veramente prima che arrivasse lei era la mente.

Marcella: La mente?

Max: Ma adesso sono il braccio.

Luigi: Adesso è il braccio. 

Marcella: Lui il braccio e lei la mente?

Luigi-Max: Proprio così.

Marcella: Ho capito, è il suo correttore.

Luigi: No, è il mio braccio destro.

Marcella: Non immainavo che lei usasse il correttore.

Luigi: Infatti non lo uso, sono così al naturale.

Marcella: Ma che dice ?

Luigi: Che dico ?

Max: Carlo forse la signorina si riferisce al correttore di bozze.

Luigi: Quali bozze?

Marcella: Del libro.

Luigi: Quale libro?

Marcella: Il suo.

Luigi: Quale suo?

Max: Lo perdoni. Sono questi continui vuoti di memoria che rendono Carlo così.

Marcella: Capisco. Avanti, signor Maiozzi mi parli un pò della sua creatura. (prende dalla borsa un blocchetto per gli appunti ed una penna)

Luigi: Non ho figli mi dispiace.

Max: (Riprendendo Luigi) La creatura.

Luigi: Ah! La creatura.

Marcella: Si sente bene.

Luigi: Inizio a sudare, da qui. (si tocca un angolo della fronte)

Max: Carlo parla alla signorina della tua creatura.

Luigi: Si Paolino Paolino... La mia creatura... in realtà è una piccola creatura... pensi che ha solo un anno.

Marcella: Un anno?

Luigi: Non va bene un anno?

Marcella: Se non lo sa lei.

Max: Un anno, un anno va bene. Scriva un anno. (a Marcella)

Marcella: Pagine?

Luigi: Motoscafo.

Marcella: Ma che dice?

Luigi: Non è un gioco?

Marcella: Che gioco?

Luigi: Quello che uno dice una cosa e tu devi dire la prima parola che ti viene in mente. Tipo, Carlo.

Max: (a Luigi) Scemo. (a Marcella) Mi perdoni ma è la prima parola che m’è venuta in mente.

Marcella: (nervosa) Insomma quante sono cento, duecento, trecento?

Max: (interviene subito) Cento.

Luigi: Cento. (a Marcella) Paolino Paolino dice cento.

Max: (a Marcella) Scriva cento, scriva cento.

Marcella: (s’innervosisce) Lo so io cosa devo scrivere.

Luigi: Paolino Paolino, lo sa lei cosa deve scrivere.

Max: Menomale che qualcuno sà quello che sta facendo.

Marcella: Qual’è il titolo?

Max: (a Luigi) Ti scoccia se ti chiamo amore ?

Luigi: (a Max) Più che altro mi fa schifo.

Max: Non hai capito. Ti scoccia se ti chiamo amore?

Luigi: (a Marcella) Lo perdoni, Paolino Paolino è un tipo un piuttosto insistente.

Max: Carlo, smettila di dire castronerie.

Luigi: Di dire ?

Max: Castronerie.

Luigi: Non ho capito.

Max: Cazzate.

Luigi: Ho capito.

Marcella: Quindi il titolo è “Ti scoccia se ti chiamo amore?” (a Carlo)

Luigi: Già.

Marcella: Carino.

Luigi: Si carino. Un pò lungo però.

Max: Carlo, cerca di essere serio con la signorina Marcella.

Marcella: Paolino, non si preoccupi. A me piacciono gli autori ironici.

Luigi: Anche a me. (ride)

(Max e Marcella ridono anche loro)

Marcella: Lei lo è sicuramente.

Luigi: Cosa ?

Marcella: Un autore ironico.

Luigi: Non pensavo di esserlo.

Marcella: Ironico ?

Luigi: No, un autore.

Marcella: (a Max) Come sarebbe a dire che non pensava di esserlo ?

Max: Carlo scherza sempre.

Marcella: Me ne sono accorta.

Luigi: Sono fatto così.

Marcella: Va bene. Basta parlare, lo tiri fuori.

Luigi: Non ho capito.

Marcella: Avanti, me lo faccia vedere.

Luigi: (perplesso) Paolino... hai sentinto anche tu?

Max: Carlo, fai come dice la signorina Marcella. (ad Marcella) Lo perdoni, è un pò timido.

Marcella: Ma non era ironico?

Max: Anche.

Marcella: Insomma Carlo, lei è ironico e timido?

Luigi: Aggiungerei anche confuso.

Marcella: Non ce n’è motivo.

Luigi: Mi perdoni, perchè vuole proprio vederlo?

Marcella: Per confrontarlo.

Luigi: Confrontarlo?

Marcella: Si, confrontarlo con tutti gli altri che ho visto prima del suo.

Luigi: Ne ha visti molti ?

Marcella: Quasi un centinaio.

Luigi: Deve aver iniziato molto presto.

Marcella: Non direi.Piuttosto tardi. Pensi che ho iniziato solo tre anni fa.

Luigi: Ha comunque recuperato il tempo perduto.

Marcella: Pensi che a casa ho una copia di tutti quelli che ho visto fino ad oggi.

Luigi: Un calco?

Marcella: Quale calco?

Max: Carlo credo che tu non abbia capito.

Luigi: C’è poco da capire. La signorina Marcella è stata piuttosto esplicita. Ha praticamente detto che è una collezionista caz...

Max: Carlo. (lo blocca)

Marcella: In queste situazioni bisogna andare subito al sodo, senza troppi giri di parole.

Luigi: Sono assolutamente d’accordo con lei.

Marcella: Mi fa piacere.

Luigi: Non sa quanto fà piacere a me.

Marcella: (si va a sedere sul divano) Avanti, sono pronta.

Luigi: Paolino è pronta, ti dispiacerebbe andare di là.

Marcella: Non c’è bisogno. Paolino se vuole può rimanere.

Luigi: (a Max) Mi sa che le piacciono le porcate.

Max: (a Luigi) Mi sa che non hai capito.

Marcella: Può rimanere e dare un occhiata se vuole.

Luigi: (a Max) Basta che non tocchi.

Max: Ma sei scemo?

Marcella: No, se vuole pùò anche toccarlo. Chissà quante volte l’avrà preso in mano.

Luigi: In effetti è il suo passatempo preferito.

Max: (a Luigi) Ma che dici? (a Marcella) Non gli dia retta signorina Villenevue.

(entra dalla cucina Appunto)

Luigi-Max: Nooooo!  (vedendo Appunto)

Marcella: E quello chi è ?

Luigi-Max: Nooooo!

(Appunto rimane fermo senza parlare)

Marcella: (a Luigi) Non mi dica che non conosce neanche questa persona?

Luigi-Max: Noooooo!

(Appunto rimane fermo senza parlare)

Marcella: (và da Appunto) Salve io sono Marcella Villeneuve, lei chi è ?

Appunto: Appunto Giusto.

Luigi-Max: Noooooo!

Marcella: Ah! Ci siamo parlati prima al telefono, si ricorda?

Appunto: Si, se semo già presentati.

Luigi-Max: Noooooo!

Marcella: Ma, se fà Giusto di cognome vuol dire che è il fratello di Paolino?

Luigi-Max: Noooooo!

Appunto: Paolino?

Max: Si, Appunto. La signorina sta parlando di me. Paolino Paolino Giusto Giusto, tuo fratello.

Appunto: Ma n’avevi smesso de drogatte?

Marcella: (a Carlo) Anche Appunto è un suo collaboratore ?

Luigi: E’ il mio braccio sinistro.

Marcella: Il suo braccio sinistro?

Luigi: Si. Paolino il destro e Appunto il sinistro.

Max:  Siamo le persone giuste. (risatina)

Luigi: (Luigi gelato dalla battuta di Max si rivolge a Marcella) A fine mese Paolino lo licenzio

Marcella: Giusto.

Max-Appunto: Si.

Marcella: Insomma è possibile avere una copia di questo libro o chiedo troppo?

Max: Lei non chiede mai troppo. (va a prendere uno scatolone. Prende però quello di Andrea)

(Appunto e Marcella iniziano una sfida a suon di proverbi)

Appunto: Chi troppo vuole nulla stringe.

Marcella: Fidarsi è bene non fidarsi è meglio.

Appunto: Gallina vecchia fà buon brodo.

Marcella: La notte porta consiglio.

Appunto: L’appetito viene mangiando.

Marcella: La speranza è l’ultima a morire.

Appunto: La vecchia impara fino a 100 anni.

Marcella: Mal comune, mezzo gaudio.

Appunto: Non c’è due senza tre.

Marcella: Non stuzzicar il can che dorme.

Appunto: Ogni promessa è debito.

Marcella: Patti chiari, amicizia lunga.

Carlo: (da fuori) Appunto ?

(Luigi e Max cercano di nascondersi come possono e di nascondere anche Marcella)

Appunto: (si mette in una posa strana) Si ?

Carlo: Ma cos’hai?

Appunto: Nulla. (sempre in posa strana)

Carlo: Come mai sei messo così?

Appunto: Colpo della strega.

Carlo: Il colpo della strega?

Appunto: Già.

Carlo: Hai fatto una mossa fatta male?

Appunto: Già.

Carlo: Mi dispiace.

Appunto: Già.

Carlo: Passerà.

Appunto: Già.

Carlo: Quando vai giù potresti mettere questa targhetta sulla cassetta della posta ?

Appunto: Sarà fatto.

Carlo: Io intanto metto questa fuori la porta.

 (Appunto si muove in maniera strana per coprire gli altri. Carlo lo guarda perplesso)

Appunto: Vai, vai pure tranquillo. Ci penso io qui.

Carlo: Forse è il caso che ti fai vedere da un dottore. (esce di casa)

Appunto: Forse è il caso.

Marcella: (liberandosi ) Ma insomma cosa state facendo?

Max: Giochiamo, giusto?

Appunto: Giochiamo, giusto giusto.

Luigi: A me piace giocare.

Marcella: (Innervosita) Posso avere una copia del libro?

Max: Prego, si serva da sola. (passa lo scatolone a Marcella)

Carlo: (da fuori) Appunto?

(Max e Luigi nascondono di nuovo Marcella. Appunto si sdraia sul divano)

Appunto: (fingendo disinvoltura) Siiiii!

Carlo: Che fai ?

Appunto: Il dolore è insopportabile.

Carlo: Te l’ho detto, devi farti vedere.

Appunto: Resto cinque minuti cosi e poi vado.

Carlo: Non dimenticarti la targhetta. (esce in cucina)

Appunto: Tranquillo.

Max: Signorina Villenevue ci perdoni, ma siamo fatti cosi.

Luigi: Parla per te..

Marcella: (con un reggiseno in mano) E questo cos’è?

Luigi: Un reggiseno.

Marcella: Questo lo vedo. Ma di chi è ?

Luigi-Appunto: (indicano Max) Suo.

Marcella: Suo ?

Max: (perplesso)Si...è mio.Cosa c’è di strano?

Appunto: Fratellino ma mamma e papà lo sanno?

Max: No, fratellino. Ancora no. (ad Appunto) Ti spezzo le gambe.

Marcella: Anche lei non lo sapeva ?

Appunto: No. Però lo sospettavo.

Luigi: (ad Marcella) Vede signorina Villevue. Paolino è un tipo apparentemente tranquillo.

Marcella: Apparentemente?

Luigi: Si perchè sotto sotto è uno zozzone mica da ridere.

Marcella: Lei lo sa che con queste parole stà compromettendo la sua posizione?

Luigi: Guardi che è la verità. Pensi che l’altro giorno eravamo qui in casa. Ha citofonato un suo amico. Allora Paolino con indosso reggiseno, parrucca e tacchi a spillo è andato al citofono e gli ha detto:”Prendo la borsetta e scendo”.

Marcella: E poi ?

Luigi: E’ sceso.

Max: Signorina Marcella, non gli dia retta. Carlo scherza sempre.

Luigi: Già. Io scherzo sempre. (spaventa Marcella con un urlo) Bu!! Paura è ?! (ridendo)

Max: Carlo perchè non vai in bagno a controllare se la lavatrice ha finito il lavaggio?

Luigi: Avevo messo la lavatrice?

Max: Avevi messo la lavatrice.

Luigi: Che strano, non ricordavo neanche di averla .

Max: L’hai comprata sei mesi fà.

Luigi: Maledetti vuoti di memoria. (esce nel bagno)

Appunto: (a Marcella) Secondo lei mamma e papà come la prenderanno?

Max: Appunto, ma non hai nulla da fare?

Appunto: No.

Max: Allora vai ad annaffiare i fiori sul balcone.

Appunto: Non ho l’annaffiatoio, come faccio?

Max: Usa questo. (prende dallo scatolone di carnevale una pistola ad acqua).

Appunto: Ma ce metterò una vita.

Max: Vai. (caccia via Appunto)

Max: Scusi ancora signorina Villenevue. (Max prende una copia del libro di Carlo dalla libreria e lo dà ad Marcella). Tenga. Ecco una copia di “Ti scoccia se ti chiamo amore?”

Marcella: Finalmente.

Max: Adesso che ha la copia del libro potrà andare a casa e leggerla con calma.

Marcella: La leggerò qui.

Max: (tra sè) Bene, la leggerà qui. (ad Marcella) Come qui?

Marcella: Si, qui.

Max: Non può rimanere qui.

Marcella: Perchè no?

Max: Ecco, appunto. Perchè no.

Marcella: Io di solito leggo sempre i libri nella casa dell’autore.

Max: Che brutte abitudini.

Marcella: Mi serve per entrare in armonia con il luogo nel quale l’autore ha scritto le sue parole.

Max: Guardi, Carlo ha scritto l’intero libro nel bagno. Non le consiglio di entrarci in armonia.

Marcella: Vado in terrazzo?

Max: Quale terrazzo?

Marcella: Quello dov’è andato suo fratello.

Max: Veramente mio fratello è andato in bagno.

Marcella: In bagno è andato Carlo.

Max: No, Carlo è in cucina.

Marcella: Ma che sta dicendo?

Max: Non lo so. Sono troppo confuso.

Marcella: (nervosa) Paolino Paolino, vorrei farle notare che la posizione di Carlo, così come la sua, sono già abbastanza compromesse. Se ci tiene alla pubblicazione di questo libro non ostacoli in alcun modo la mia lettura di....

Max: Ti scoccia se ti chiamo amore ?

Marcella: (nervosa) Non è che mi scoccia 

Max: Menomale.

Marcella: (In napoletano) Mi scassà proprio u’ cazz! (esce di scena)

(Max rimane da solo in piedi come un cretino con il reggiseno in mano)

(Carlo esce dalla cucina con un vassoio con delle cose da mangiare)

Max: (riferendosi a quello che Carlo ha in mano) Hai deciso di mangiare fuori?

Carlo: (riferendosi al reggiseno) Hai deciso di cambiare sesso ?

Max: Non è come sembra.

Carlo: Max cosa ci fai ancora qui, nel mio salone, e con un reggiseno addosso?

Max: E’ un reggiseno?

Carlo: E’ un reggiseno.

Max: Lo guardavo e non riuscivo a capire cosa fosse.

Carlo: Perchè sei ancora qui?

Max: Stavo per andare.

Carlo: Dovevi essere già andato.

Max: Avrei voluto farlo ma credimi, il destino rema contro di me.

Carlo: Max, vattene.

Max: Devo prima dirti una cosa.

Carlo: Non m’interessa, vai via.

Max: Carlo, è il caso che tu la sappia.

Carlo: Vattene.

Max: Carlo è arrivata una persona.

Carlo: Lo sò che è arrivata una persona.

Max: Come fai a saperlo?

Carlo: L’ho vista.

Max: L’hai vista?

Carlo: L’ho vista.

Max:  E l’hai anche sentita?

Carlo: Certo che l’ho sentita.

Max: Quindi sai tutto?

Carlo: Tutto cosa ?

Max: Dello scambio di persona.

Carlo:Certo che sò dello scambio di persona.

Max: Sei incazzato?

Carlo: Non più di tanto. In fondo non è stata colpa sua.

Max: Hai ragione non è stata colpa sua.

Carlo: E’ stato quel cretino.

Max: Si, quel cretino di Luigi.

Carlo: Mario.

Max: Luigi.

Carlo: Si chiama Mario.

Max: Ma quale Mario, si chiama Luigi. E’ mio fratello lo saprò.

Carlo: Non sapevo tuo fratello lavorasse nell’agenzia immobiliare qui sotto.

Max: (pausa, capisce l’equivoco e fissa Carlo) Si chiama Mario.

Carlo: Comunque,adesso che è tutto chiarito puoi anche andartene.

Max: Resto a pranzo?

Carlo: Vattene.

Max: Cucino io.

Carlo: Non c’è niente da mangiare.

Max: Ho fatto un corso intensivo di sopravvivenza. Pensa, che in pochi minuti sono riuscito a preparare un bellissimo sformato di patate.

Carlo: E cosa c’è di stano?

Max: Non avevo le patate.

Carlo: Vattene!!

(Carlo butta fuori di casa Max)

(Rientra in scena Andrea)

Andrea: Carlo.

Carlo: Eccomi.

Andrea: Cos’hai, sei nervoso ?

Carlo: Ti sembro nervoso?

Andrea: Un pò.

Carlo: Sono nervoso.

Andrea: Come mai?

Carlo: Ho appena finito di litigare.

Andrea: Con chi ?

Carlo: Con chi ?

Andrea: Non lo so. Io non c’ero.

Carlo: Con Ma..ma....Maurizio.

Andrea: Maurizio?

Carlo: Il portiere.

Andrea: Come mai hai litigato con il portiere?

Carlo: Perchè è un cretino.

Andrea: Se avessi dovuto litigare con tutti i cretini che ho incontrato in vita mia adesso non sarei qui.

Carlo: E dove saresti?

Andrea: A litigare con un altro cretino.

Carlo: Giusto.

Andrea: Cosa ha fatto di così grave per farti incavolare così?

Carlo: Niente.

Andrea: Come niente?

Carlo: Niente di quello che gli avevo detto di fare.

Andrea: Perchè cosa gli avevi detto di fare?

Carlo: Di aggiustare.

Andrea: Cosa?

Carlo: Il coso.

Andrea: Cos’è il coso?

Carlo: Il coso è ....non te l’avevo già detto ?

Andrea: No.

Carlo: Lo sciacquone del bagno.

Andrea: Ah! Ho capito. Maurizio è il classico portiere che nel tempo libero arrotonda facendo piccoli lavoretti come idraulico.

Carlo: Proprio così. Anche se in realtà il suo passatempo preferito è il punto a croce.

Andrea: Il punto a croce?

Carlo: Si. Tanto è vero che inizialmente voleva farmi un maglioncino a scacchi.

Andrea: Cosa c’entra il maglioncino a scacchi?

Carlo: E’ quello che gli ho detto anche io. Cosa ci faccio con un maglioncino a scacchi se mi si sta allagando il bagno?

Andrea: Beh! Potevi sempre usarlo per asciugare per terra. Eh?

Carlo: Si...Vado a prenderti le lenzuola pulite.

Andrea: No, non serve. Io non le uso.

Carlo: Dormi senza lenzuola nel letto?

Andrea: No, dormo senza letto.

Carlo: Senza letto ?

Andrea: Dormo per terra.

Carlo: Come i cani?

Andrea: Me l’ha consigliato il mio osteopata.

Carlo: E funziona?

Andrea: Non lo sò, sono sei mesi che vado da lui per curare il mio mal di schiena.

Carlo: E da quant’è che dormi per terra?

Andrea: Da sei mesi.

Carlo: E’ un vero gurù questo osteopata.

Andrea: Già. Pensa che prima di andare da lui non avevo neanche il mal di schiena.

Carlo: Te l’ha fatto venire lui?

Andrea: Si, però almeno adesso può curarlo

Carlo: (perplesso)  Vado a mettere le lenzuola sul pavimento.

Andrea: Carlo, già che vai di là, ti dispiacerebbe portare anche questo scatolone?

Carlo: Certo. Ho ancora il mignolo della mano sinistra libero.

Andrea: Sei veramente un tesoro. (dà un bacio a Carlo)

Carlo: Pensavo un cretino.

Andrea: Grazie....tu. (risatina)

(Appena Carlo è uscito di scena, dal bagno esce Luigi con un asciugamano in mano. Andrea è inchinata a guardare nello scatolone dove ci sono i libri di Carlo)

Luigi: (vede il sedere di Andrea) Ho poca memoria per nomi e numeri, ma una faccia non la dimentico mai.

Andrea: (si alza e si gira) Ciao.

Luigi: Ciao.

Andrea: Io sono Andrea.

Luigi: Io no.

Andrea: Non ci conosciamo?

Luigi: Non mi sembra.

Andrea: Eh no! Sono arrivata da poco e non mi sembra di averti mai visto.

Luigi: Non puoi avermi visto. Sono stato tutto il tempo nel bagno.

Andrea: Ah! Tu sei il cretino?

Luigi: Si vede così tanto.?

Andrea: Carlo mi ha parlato di te.

Luigi: Carlo?

Andrea: Si, Carlo, il proprietario di questa casa.

Luigi: Ah! Carlo. Certo Carlo. Come no Carlo. Il proprietario di casa, Carlo. Il mitico, il grande, l’immenso.

Andrea: Carlo.

Luigi: Lo conosci anche tu?

Andrea: Da poco.

Luigi: E ti ha parlato di me?

Andrea: Si di te e degli scacchi.

Luigi: Gli scacchi?

Andrea: Mi ha detto che sono la tua grande passione.

Luigi: Gli scacchi?

Andrea: Così mi ha detto Carlo.

Luigi: Gli scacchi? .... Ah si, è vero. Gli scacchi sono la mia più grande passione. Quando posso, appena ho due minuti liberi, mi metto li e ...scacchi.

Andrea: Lo so, lo so. Carlo mi ha raccontato.

Luigi: Carlo è nato per raccontare.

Andrea: Mi ha detto anche del problema.

Luigi: Quale problema?

Andrea: Del bagno.

Luigi: Ah! Della sua stitichezza.

Andrea: No, mi ha detto che sei venuto qui per sistemare il bagno che è rotto.

Luigi: Ti ha detto proprio tutto, tutto?

Andrea: Tutto. Sò che ti chiami Maurizio, che sei il portiere di questo palazzo e che ami fare i maglioncini a scacchi.

Luigi: Si, ti ha proprio detto tutto. Sai più di quello che sò io.

Andrea: Sei riuscito a risolvere il problema?

Luigi: Veramente non faccio in tempo a risolverne uno che se ne crea subito un altro. Non è facile, credimi, soprattuto quando non si hanno gli attrezzi giusti.

Andrea: Li hai lasciati in guardiola?

Luigi: Cosa?

Andrea: Gli attrezzi giusti, li hai lasciati in guardiola?

Luigi: Si, li ho lasciti in guardiola.

Andrea: Stavi andando a prenderli?

Luigi: Si....stavo proprio andando a prenderli.

Andrea: Allora ci vediamo dopo.

Luigi: Si, a dopo.

Andrea: Ciao.

Luigi: Ciao

(Luigi rimane in scena senza uscire)

Andrea: Che fai, non esci?

Luigi: Non ricordo da che parte è la guardiola. Come ti ho detto, soffro di vuoti di memoria

Andrea: Vuoti di memoria?

Luigi: Niente.

Andrea: Non mi avevi detto che soffri di vuoti di memoria.

Luigi: Infatti non l’ho detto a te, l’ho detto all’altra.

Andrea: Quale altra?

Luigi: Forse è meglio che vada. Mia moglie mi starà cercando.

(dal terrazzo entra Marcella)

Marcella: Ah!

Luigi: Ah! (spaventato)

Marcella: Lei è qui?

Luigi: (ad Andrea) E’ lei.

Marcella: La stavo cercando.

Luigi: (ad Andrea) Mia moglie.

Andrea: E ti dà del lei?

Luigi: (ad Andrea) E’ un giochino erotico tra di noi.

Marcella: La signorina chi è?

Andrea: Io sono A...

Luigi: Ah!! (emette un suono per coprire Andrea)

Andrea: Io sono A...

Luigi: Ah!! (emette un suono per coprire Andrea)

Andrea: Io sono A....

Luigi: Ah! Che dolor....(fingendo di avere un malore)

Marcella: Dolor ?

Luigi: Dolor....Dolores, lei è Dolores, il mio personal trainer (ad Andrea) Stai al gioco dopo ti spiego.

Andrea: Si, io sono Dolores, il suo personal treder, e sto al gioco perchè dopo mi spiega.

Marcella: Già, lui ama giocare.

Andrea: Lo so, lo sò,  mi ha detto dei giochini erotici.

Marcella: Quali giochini erotici?

Andrea: Quelli tra di voi.

Marcella: Ma cosa sta dicendo?

Luigi: (prende Marcella da una parte) Ma si, si....(a mezza bocca) Non ci faccia caso, Dolores è un tipo un pò strano.

Andrea: (Si mette in una posizione strana, come se stesse facendo ginnastica)

Marcella: Cosa sta facendo?

Andrea: Personal traner, trander, tender, trekken,

Marcella: Trainer?

Andrea: Quello li.

Marcella: Senta, c’è un punto a pagina quindici del libro che non mi è chiaro.

Andrea: Che libro?

Luigi: Il libro che le ho dato io. (ad Andrea a mezza bocca) Un libro sulle posizioni erotiche che le ho regalato per il suo compleanno.

Andrea: Ho capito. (a Marcella) Se vuole io mi volto così potete provarla qui.

Marcella: Cosa?

Andrea: La posizione.

Marcella: Che posizione?

Luigi: Non penso sia il caso. (a Marcella) E’ fissata con questi esercizi.

Marcella: (a Luigi) E’ il suo lavoro.

Luigi: (a Marcella) A volte però esagera.

Marcella: Va bene, vado avanti  nella lettura e se ci sono cose poco chiare provo a farmi aiutare da Appunto Giusto. (esce in terrazzo)

Andrea: Chi è Appunto Giusto?

Luigi: Mio cugino.

Andrea: E tu lasci che tuo cugino provi le posizioni erotiche con tua moglie?

Luigi: Siamo una coppia aperta.

(Suonano alla porta)

(Luigi fà per andare verso il bagno quando Max bussa con insistenza alla porta di casa)

Andrea: Maurizio, apri tu?

Luigi: No.

Andrea: Perchè no?

Luigi: Non so chi è

Andrea: Se non vai ad aprire non lo saprai mai.

(Max suona nuovamente alla porta)

Luigi: Potrebbe essere pericoloso.

Andrea: Perchè?

Luigi: Metti che è un ladro.

Andrea: Tranquillo, ci penso io. Sono cintura fucsia di arti marziali.

Luigi: Fucsia?

Andrea: Il fucsia và molto quest’anno.

(Max suona nuovamente alla porta)

Andrea: Dai, vai ad aprire.

Luigi: Va bene apro, ma non mi assumo responsabilità.

(Luigi apre la porta. Entra Max con il reggiseno di Andrea in mano).

Max: (rivolto a Luigi) Finalmente ce l’hai fatta ad aprire la porta Luigi.

Andrea: Chi è Luigi?

Luigi: Chi è Luigi?

Max: Sei tu Luigi.

Andrea: Sei tu Luigi?

Luigi: Sono io Luigi?

Max: Sei tu Luigi.

Andrea: No, tu non sei Luigi.

Luigi: Io non solo Luigi.

Andrea: Non è Luigi.

Max: Ah già, adesso sei Carlo.

Luigi: Già, adesso sono Carlo.

Andrea: Ma quale Carlo, sei Maurizio.

Luigi: Ma quale Carlo sono Maurizio.

Max: Chi è Maurizio?

Luigi: Chi è Maurizio?

Andrea: Sei tu.

Luigi: Sei tu.

Max: No, io sono Paolino.

Luigi: Lui è Paolino.

Andrea: Paolino ?

Luigi: Paolino?

Max: Paolino.

Andrea: Io sono Andrea.

Max: E’ Andrea?

Luigi: E’ Andrea.

Andrea: Ma prima ero Dolores.

Max: Dolores?

Luigi: Dolores.

Andrea: Dolores.

(Silenzio assoluto tra i tre)

Andrea: (dopo una pausa lunga, a Max) Oh! Sembrava di giocare a nomi, cose, città e animali.

Max: (a Luigi) Oh! Sembrava di giocare a nomi, cose, città e animali.

Luigi: (nel vuoto) Oh! Sembrava di giocare a nomi, cose, città e animali. (si accorge di aver parlato a nessuno e si rigira verso Max) Già!

Max: Già.

Andrea: Già. (a Max)  Cosa ci fai con il mio reggiseno in mano?

Max: Oh! Finalmente. Questa si che è una bella domanda. Vero Carlo?

Luigi: Maurizio, io sono Maurizio, il portiere.

Max: Devo essere stato via per troppo tempo.

Luigi: Forse dovresti sapere un pò cose.

Max: Non è importante.

Andrea: Lo sai che ho conosciuto sua moglie?

Max: E’ importante.

Luigi: Te l’avevo detto.

Max: E dove sarebbe questa moglie adesso?

Andrea: In terrazzo.

Max: Ma in terrazzo c’è anche....

Andrea: Appunto Giusto.

Max: Conosce anche Appunto ? (a Luigi)

Luigi: Solo di nome.

Andrea: Stanno provando delle posizioni erotiche.

Max: Non mi sento tanto bene. (si siede)

Luigi: Tranquillo Paolino, la situazione è meno grave di quello che sembra. Non c’è nulla di strano.

Max: Io sono tranquillissimo. Infondo, la moglie di mio fratello studia le posizioni del Kamasutra sul terrazzo di un mio amico, non c’è nulla di strano.

Andrea: Perchè Appunto è tuo fratello?

Max: Chi?

Andrea: Appunto Giusto, è tuo fratello?

Max: (sconsolato) Si, Appunto Giusto è mio fratello.

Andrea: Quindi tu sei il cugino di Maurizio.

Max: Chi è Maurizio?

Luigi: Come chi è Maurizio. Sono io.

Andrea: Se Appunto Giusto è il cugino di Maurizio e tu sei il fratello di Appunto Giusto, vuol dire che Maurizio è tuo cugino. Giusto?

Max: Mi sono perso. Sono rimasto a “Se Appunto Giusto è”.

Luigi: Certo, Paolino è il fratello di Appunto ed anche mio cugino.

Max: Siamo una grande famiglia.

Andrea: Anche tu partecipi ai loro giochini erotici?

Max: Quali giochini erotici?

Andrea: Quelli che Maurizio fà con sua moglie.

Max: A si?

Andrea: Si. Con sua moglie ed Appunto.

(Max rimane perplesso, senza parole)

Luigi: A cosa stai pensando cuginetto?

Max: Che non pensavo che in così poco tempo potessero cambiare tante cose.

Andrea: Paolino, come mai hai addosso il mio reggiseno a balconcino ?

Max: L’ho trovato.

Andrea: Dove?

Max: Non ci crederesti mai.

Andrea: Sono curiosa di saperlo.

Max: E’ inutile che te lo dico, tanto non ci crederesti.

Andrea: Voglio saperlo.

Max: Maurizio, digli qualcosa tu.

Luigi: L’ha trovato sul balcone e non ha saputo resistere alla tentazione di indossarlo. (a Max)

Max: Grazie Maurizio, faccio da solo.

Luigi: Paolino è fatto così. Gli piacciono le cose un pò strane.

Andrea: L’ho capito subito. Siete una famiglia di sporcaccioni. (ridacchia)

Max: No, ci tengo a precisare, io non sono come lui. (riferendosi a Luigi)

Luigi: E’ peggio.

Max: Sono peggio. (si corregge) Come peggio?

Luigi: Peggio, peggio.

Andrea: Quindi hai trovato il mio reggiseno sul balcone ?

Max: In realtà non era proprio un balcone, balcone. Era più un balcon...

Luigi: cino.

Max: Si, un balconcino. Il mio balconcino.

Andrea: Non mi dire che abiti al piano di sotto?

Max: (rimane in silenzio)

Andrea: Non mi dire che abiti al piano di sotto?

Max: (rimane in silenzio)

Andrea: Non mi dire che abiti al piano di sotto?

Max: (a Luigi) Non ho capito, glielo devo dì o no?

Luigi: Diglielo, diglielo.

Max: Si, abito al piano di sotto. Brava, hai capito al volo.

Andrea: Sono una ragazza super-intelligente.

Luigi: Merce rara in questa casa.

Andrea: E come c’è finito il mio reggiseno sul tuo balcone?

Max: Adesso vuoi sapere troppo. L’importante è che l’hai ritrovato.

Andrea: Sono appena arrivata in questa casa e devo ammettere che non pensavo di incontrare tante persone così simpatiche.

Luigi: Io sono appena arrivato in questa casa e non pensavo di incontrare tante persone.

Andrea: Maurizio ma non dovevi andare in guardiola a prendere gli strumenti?

Luigi: Mi dispiace, non so suonare.

Andrea: Gli strumenti per aggiustare il bagno.

Luigi: Ah! Quelli strumenti.(si avvicina a Max)  Paolino andiamo, accompagnami in guardiola a prendere gli strumenti?

Max: Non posso, ho lasciato una cosa in sospeso di là in terrazzo.

Andrea: Cosa?

Max: Marcella.

Andrea-Luigi: Marcella ?

Max: Si, Marcella.

Andrea: Marcella è la moglie di Maurizio?

Luigi-Max: No.

Andrea: Allora chi è ?

Max: Chi è ? (a Luigi)

Luigi: Paolino, diglielo tu.

Max: (a Luigi) Bastardo. (ad Andrea) Marcella è.... una.... pianta rampicante.... molto rara.

Andrea: Ma dai? Io sono un’appassionata di piante.

Max: Ti pareva.

Andrea: Ho il pollice verde sai ? Vuoi vederlo?

Max: Ti credo sulla parola.

Andrea: Che tipo di pianta è questa Marcella?

Max: Della famiglia dei “Cazzus amari”.

Andrea: Cazzus amari”?

Max: E’ un tipo di pianta apparentemente tranquilla, ma se si arrabbia....

Andrea So “cazzus amari” (risatina)

Max: Brava. Da lì il suo nome. Ora scusami ma devo andarla assolutamente a legare.

Luigi; Non vorrai farmi andare da solo in guardiola?

Max: Non vorrai lasciare Marcella da sola in terrazzo?

Andrea: Vabbè, non cadrà mica di sotto.

Max: Chi può dirlo?

Luigi: E chi può dirlo ?

Max:  E’ una pianta molto particolare. Potrebbe arrampicarsi troppo e cadere di sotto. (Luigi ed Andrea guardano Max in maniera perplessa) Vado.

(Max esce di scena)

Luigi: Finalmente siamo rimasti da soli. Paolino è andato via. Quindi per la legge dei grandi numeri, tre meno uno ?

Andrea: Uno.

Luigi: Uno. Brava.

Andrea: Grazie.

Luigi: Siamo noi due, tet a tet!

Andrea: Si, ma tu non hai le tet.

Luigi: Allora tet a pet.

Andrea: Tet a pet?

Luigi: Apet, apet, mi sono perso.

Andrea: Maurizio vai a fare il tuo lavoro, altrimenti Carlo chi lo sente.

Luigi: Apet

Andrea: Vai, vai, vai. (lo spinge in bagno)

Luigi: Apet, apet....

(Luigi è uscito in bagno. Andrea è sola in scena)

Appunto: (entra in scena)  Basta, nun ce la faccio più.

Andrea: Ciao.

Appunto: Ciao.

Andrea: Io sono Andrea.

Appunto: Piacere Appunto.

Andrea: Stanco?

Appunto: Quella fori m’ha distrutto. M’ha prosciugato.

Andrea: Immagino.

Appunto: Me s’è attaccata come ‘na sanguisuga.

Andrea: Colpa del libro,

Appunto: Ho capito, però così è troppo. Per fortuna che Paolino m’ha dato er cambio.

Andrea: Un pò per uno non fa male a nessuno.

Appunto: Oggi a te, domani a me.

Andrea: Eh?

Appunto: Il gioco dei proverbi. Volere è potere. Dai, prova.

Andrea: Chi?

Appunto: Tu. Dai prova, non è difficile. Devi solo dire un proverbio.

Andrea: A mogli e buoi non si guarda in bocca.

Appunto: E che proverbio è.

Andrea: A mogli e buoi non si guarda in bocca.

Appunto: Hai fatto trenta fai trent’uno.

Andrea: L’erba del vicino te la fumi te.

Appunto: Ogni lasciata è persa.

Andrea: Chi cerca un amico se lo trova poi sono in due.

Appunto: E no, questo non vale.

Andrea: Non chiamare il gatto se non ce l’hai.

Appunto: Non sei una grande esperta di proverbi.

Andrea: No. La mia vera passione è il tiro al piattello.

 

(entra in scena Carlo)

Carlo: Ah! Appunto menomale che sei ancora qui.

Appunto: Che è successo?

Carlo: Una tragedia.

Appunto: Hai deciso di scrivere un altro libro?

Carlo: Peggio. Mi si è spezzata la chiave nella serratura della cassaforte.

Appunto: E cosa c’è dentro di tanto importante.

Carlo: La copia numero uno di “Ti scoccia se ti chiamo amore?”

Appunto: Dev’esse stata ‘na specie de punizione divina.

Carlo: L’avevo messa da parte per darla oggi a quella della casa editrice. Ti prego, aiutami

Appunto: Va bene, va bene ti aiuto.

Andrea: Attento Appunto...Gli dai una mano e il braccio resta senza. (fa un sorriso in cerca di approvazione e ad Appunto)

Appunto: Te posso dà un consiglio?

Andrea: Certo.

Appunto: Continua cor tiro al piattello.

(Appunto e Carlo escono in camera)

(Squilla il telefono di casa. Andrea risponde)

Andrea: Pronto.

Lella: Pronto?

Andrea: Desidera?

Lella: Cò chi parlo?

Andrea: Con me.

Lella: Aò, fà poco la spiritosa che già me girano a dumila.

Andrea: Cosa?

Lella: Che sta li quel porco?

Andrea: Non so, ce ne sono tanti qui.

Lella: Tanti?

Andrea: Si, pensi che in terrazzo il portiere prova le posizioni del Kamasutra con la moglie e i suoi cugini.

Lella: I cugini della moglie?

Andrea: No, i cugini del portiere.

Lella: Vabbè, mò nun me confonne. Senti. Fammece parlà.

Andrea: Con il portiere.

Lella: Ma che me frega de parlà col portiere.

Andrea: Con la moglie.

Lella: No.

Andrea: Con i cugini?

Lella: Nooo.

Andrea: Quale dei due.

Lella: Nessuno dei due. Io vojo parlà cò mi marito. E’ pischello alto,co i capelli rasati che mò stà li.

Andrea: Carlo?

Lella: No, Luigi.

Andrea: Me dispiace, ma qui nun c’è nessun Luigi.

Lella: Aò, nun cercà de nasconnelo. Lo so che sta li.

Andrea: Vuole parlare con Carlo?

Lella: Ma che ce devo fà co sto Carlo?

Andrea: Ci parla.

Lella: Mò m’hai rotto. Famo cosi, damme l’indirizzo che te vengo a dà ‘na mescolata alle ossa che pè rimontattele te ce vonno l’istruzioni de Ikea.

Andrea: Quale indirizzo?

Lella: De dò stai te.

Andrea: Via Benevento 22.

Lella: Preparate, mò arrivo.

(Posa il la cornetta del telefono sul divano)

Andrea: (tra sè) Un ragazzo alto, con i capelli rasati, che stà qui. Deve essere per forza Carlo. (uscendo) Carlo, credo stia arrivando tua moglie.

(Andrea esce)

Lella: (al telefono) Pronto, pronto. Cosa. Ce stai? Ma che sei svenuta? Aò, nun c’è niente da fà, al telefono sò troppo aggressiva, troppo.

FINE PRIMO TEMPO

SECONDO TEMPO

(Musica)

(Dal bagno entra Luigi. Prende un libro nella libreria ed esce nuovamente in bagno)

(Dalla camera entra Carlo, attraversa il palco, si accorge che nella libreria manca una copia del suo libro ed esce verso le camere)

(Dall’uscita del terrazzo entra in scena Marcella con una copia del libro di Carlo sotto il braccio. Mette il libro nella libreria ed esce nuovamente in terrazzo).

(Dall’entrata delle camere entra in scena Carlo con una copia del libro in mano. Va vicino alla libreria e rimane sorpreso di vedere che nella libreria non manca nessun libro. Perplesso si siede sul divano con il suo libro in mano).

(Dall’entrata delle camere entra Andrea, non si accorge che sul divano c’è Carlo. Prende un libro dalla libreria ed esce nuovamente verso le camere).

(Appena Andrea è uscita di scena Carlo si alza, sempre perplesso, và davanti alla libreria e rimane ancora più stupito del fatto che nella  libreria manca nuovamente un libro).

(Dal bagno entra in scena Luigi, con una copia del libro in mano e sempre la carta igienia. Carlo si volta e vede Luigi. Luigi vede Carlo e rimane in piedi, vicino allo stereo, senza parlare. Carlo si avvicina a Luigi e spegne lo stereo)

(STOP=spegne stereo)

(PLAY=accende stere)

Carlo: (STOP) E tu chi sei ?

Luigi: (PLAY)

Carlo: (STOP) Cosa ci fai qui?

Luigi:  (PLAY)

Carlo: (STOP) Cosa ci fai con quel libro in mano?

Luigi:  (PLAY)

Carlo: (STOP) E basta. Posso sapere chi sei ?

Luigi: Uno.

Carlo: Uno ?

Luigi: Troppo generica come risposta?

Carlo: Non è una risposta.

Luigi: Ero convinto che lo fosse.

Carlo: Ti rifaccio la domanda. Posso sapere chi sei ?

Luigi: Bella domanda. Veramente una delle domande più belle che mi abbiano mai fatto. Sarebbe quasi un peccato rovinare una cosi bella domanda con una risposta banale.

Carlo: Sto iniziando a perdere la pazienza.

Luigi: Io sto iniziando a perdere l’identità.

Carlo:  Posso sapere come ti chiami?

Luigi: Certo. Mi chiamo Carlo.

Carlo: Carlo?

Luigi: Si, Carlo.

Carlo: Che combinazione, anche io mi chiamo Carlo.

Luigi: Ti chiami Carlo?

Carlo: Si.

Luigi: Abiti qui?

Carlo: Abito qui.

Luigi: Sei l’autore di questo libro?

Carlo: Sono l’autore di quel libro.

Luigi: Allora mi sono sbagliato, non mi chiamo Carlo

Carlo: Però prima hai detto Carlo.

Luigi: Ho detto Carlo?

Carlo: Si

Luigi: Ho preso un abbaglio.

Carlo: Un abbaglio?

Luigi: Hai presente quando...e all’improvviso... poi ... è come sè.... piacere Lu....is.

Carlo: Luis?

Luigi: Luis Alberto Gonzalez.

Carlo: Se ti chiami Luis, perchè prima hai detto Carlo?

Luigi: Perchè....mi sento un pò tutti e due.

Carlo: Tutti e due?

Luigi: Si...Sono un pò Carlo e un pò Luis Alberto Gonzalez.

Carlo: Un pò Carlo e un pò Luis? Che vuol dire ?

Luigi: Non lo so.

Carlo: Come fai a non saperlo?

Luigi: Sono confuso... diciamo che non è una delle mie giornate migliori.... Dove eravamo rimasti?

Carlo: A Carlo e Luis.

Luigi: Giusto, Carlo e Luis.

Carlo: Chi sono Carlo e Luis?

Luigi: Una coppia.

Carlo: Una coppia?

Luigi: Si, Carlo sta insieme ad Luis Alberto Gonzalez.

Carlo: Che saresti tu.

Luigi: Che sarei io.

Carlo: Che ci fai in casa mia?

Luigi: (fissa Carlo) Come argomento a piacere ho portato le Marche e l’Abruzzo.

Carlo: Non me ne frega niente delle Marche e dell’Abruzzo. Voglio sapere cosa ci fai in casa mia?

Luigi: Mi sono perso.

Carlo: Ti sei perso ?

Luigi: Si, mi sono perso.

Carlo: Ti sei perso nel mio bagno?

Luigi: Già.

Carlo: E come può essere?

Luigi: Non avevo mai visto un bagno così grande.

Carlo: Come sei entrato qui?

Luigi: Dalle fogne.

Carlo: Dalle fogne? Ma che dici ?

Luigi: Non lo sò.

Carlo: Non sei un tipo normale tu.

Luigi: In realtà io sono un tipo normale. Solo che ultimamente faccio fatica a dimostralo.

Carlo: Ancora mi devi dire cosa ci fai in casa mia.

Luigi: A si? Ero convito di avertelo detto.

Carlo: Ci stai girando intorno da un pò. Sembra quasi che tu non voglia dirmelo.

Luigi: Sembra quasi ?

Carlo: Non vuoi dirmelo? Chiamo la polizia, così magari lo dici a loro ?

Luigi: No, fermo. Ci manca solo la polizia. Siamo già abbastanza quì.

Carlo: Veramente siamo solo tu ed io.

Luigi: A si ? Pensavo di più.

Carlo: A si? Su che base?

Luigi: Sensazioni.

Carlo: Sensazioni?

Luigi: Si. Non te l’ho detto? Sono un sensitivo.

Carlo: Pure?

Luigi: Non mi faccio mancare niente.

Carlo: Capisco.

Luigi: Sei perplesso?

Carlo: Non sono perplesso, perchè dovrei? Solo che non riesco a capire come mai un sensitivo omesessuale è uscito dal mio bagno con una copia del mio libro in mano ed un rotolo di carta igienica sotto il braccio.

Luigi: Io al posto tuo sarei perplesso. Comunque penso sia giunto il momento di dirti come mai sono qui.

Carlo: Sono commosso.

Luigi: Sono qui perchè lo sono venuto a prendere.

Carlo: A prendere?

Luigi: Si.

Carlo: Sei venuto a prenderlo da me?

Luigi: Ero sicuro di trovarlo qui.

Carlo: Per esserci c’è. Solo che mi dispiace dirti che non si può fare.

Luigi: Non puoi dirmi di no.

Carlo: Non posso dirti di si.

Luigi: Vorrei mi dicessi di si.

Carlo: Preferisco dirti di no.

Luigi: Mi sono perso.

Carlo: Immagino che non è mai facile accettare un rifiuto. Ma non posso proprio assecondare il tuo desiderio sessuale.

Luigi: Quale desiderio omosessuale?

Carlo: Lo hai detto tu che sei venuto qui per prenderlo.

Luigi: Si, per prenderlo e portarlo via.

Carlo: Pure. Non ti sembra di esagerare.

Luigi: Non vuoi che lo porti via?

Carlo: Come dire...Credo che ne sentirei la mancanza.

Luigi: Non pensavo fossi così attaccato a Max.

Carlo: Che c’entra Max?

Luigi: E’ lui che sono venuto a prendere.

Carlo: Sei amico di Max?

Luigi: Sono amico di Max?

Carlo: Dico, sei amico di Max?

Luigi: No, non sono amico di Max.

Carlo: Allora come fai a conoscerlo?

Luigi: Come faccio...? Lo conosco perchè.... L’ho caricato una volta con la macchina.

Carlo: Caricato ?

Luigi: Si.... avevo una voglia pazzesca... l’ho visto per strada... e l’ho caricato in macchina.

Carlo: Siete andati a letto insieme?

Luigi: No...

Carlo: Ah! Menomale.

Luigi: In un parcheggio vicino alla tangenziale est.

Carlo: Non sapevo che Max...

Luigi: Credo non lo sappia neanche lui.

Carlo: Che notizia.... E’ per lui che sei qui?

Luigi: Già.... Però mi raccomando, non dire nulla al mio Carlo.

Carlo: Ma se neanche lo conosco.

Luigi: Non dire nulla lo stesso. Stiamo passando un momento di crisi, sai?

Carlo: E pensi di risolvere la crisi tra te e Carlo andando a letto con Max?

Luigi: Lo spero.

Carlo: E’ un pò come dire...”Chiodo scaccia chiodo”.

Luigi: No. E’ un pò come dire...”Di male in peggio”.

Carlo: Comunque mi dispiace ma Max non è qui.

Luigi: Sei sicuro?

Carlo: L’ho visto andare via con i miei occhi.

Luigi: Potrebbe essere rientrato.

Carlo: No, non è rientrato.

(Max bussa sulla spalla di Carlo)

(Carlo si volta, vede Max e poi si rivolta verso Luigi)

Carlo: E’ rientrato.

Luigi: Lo vedo. Ciao Max.

Carlo: Max, che ci fai ancora qui?

Max: Sono tornato per andare via.

Luigi: Che combinazione. Sono venuto giusto a prenderti.

Max: E’ venuto giusto a prendermi.

Carlo: Lo so.

Max: Vi siete già presentati?

Carlo: Si, Luis mi ha detto tutto.

Max: Luis?

Luigi: Si, Luis Alberto Gonzalez.

Max: Ci mancava solo il portoghese oggi.

Luigi: Non è portoghese è spagnolo.

Carlo: Luis mi ha raccontato....Voi due nel parcheggio.

Max: Voi due nel pargheggio? Cos’è, il titolo di un film?

Carlo: Il parcheggio della tangenziale est.

Max: Cos’è il seguito?

Luigi: Non lo so non l’ho visto.

Carlo: E’ inutile che continui a nasconderti. Ormai sò tutto tutto.

Max: Luis, Carlo sà tutto, tutto.

Luigi: Non il tutto, tutto che pensi tu.

Carlo: Cerca almeno di non farlo soffrire.

Max: Tranquillo, non lo farò soffrire. Ma a chi?

Luigi: A me. Sono già abbastanza scosso per la storia tra me e Carlo.

Max: (a Carlo) Hai una storia con quello lì?

Luigi: Non questo Carlo, con l’altro Carlo.

Max: C’è un altro Carlo che non è lui?

Carlo: Non penso di essere l’unico Carlo sulla terra.

Max: (a Luigi) Luis...devo iniziare a preoccuparmi?

Luigi: Tranquillo, non lo conosci. E comunque non c’entra nulla con questa casa.

Carlo: Un pò come voi due.

Luigi: Stavamo giusto andando. Vero Max?

Carlo: Si, nel parcheggio della tangenziale est. (ride da solo)

Max: (a Luigi) Era un tipo normale. Cosa gli hai fatto per farlo diventare così?

Luigi: (a Max) Pensa se sapesse quello che sappiamo noi.

Carlo: C’è qualcosa che voi sapete e che io no so?

Max: Fammici pensare... Assolutamente no.

Luigi: Assolutamente no.

Carlo: Voi mi state nascondendo qualcosa.

Luigi: O qualcuno? (Dopo un breve silenzio, ride da solo)

(Anche Carlo inizia a ridere da solo. A seguire anche Max ride da solo).

(I tre sono seduti sul divanetto. Carlo al centro. Max e Luigi ai suoi lati)

Marcella: (rientra in scena dal terrazzo) Scusate.

Luigi: Via.

(Luigi spinge fuori scena Carlo. Max e Luigi iniziano a fingere di fare ginnastica)

 

Marcella: Cosa state facendo?

Luigi: Ginnastica.

Marcella: Ginnastica?

Max: Si. Per tenerci in forma.

Luigi: Ginnastica d’autore.

Marcella: E Doloros?

Max: Ci verranno sicuramente se continuamo così.

Marcella: No, dicevo, Dolores, il suo personal trainner?

Luigi: E’ andata a fumarsi una sigaretta.

Marcella: Il fumo uccide.

Max: Anche giornate come questa.

Luigi: A chi lo dici.

Max: A te.

(Carlo prova a rientrare in scena ma Luigi lo spinge nuovamente fuori)

Marcella: Carlo, ho finito di leggere il suo libro.

Luigi: Bene. Cosa ne pensa?

Marcella: Devo andare in bagno.

Luigi: Qualcosa mi fa intuire che non le è piaciuto.

Marcella: Ne parliamo tra poco.

Max: Noi intanto continuiamo i nostri esercizi.

Marcella: Fate pure con comodo.

(Marcella va in bagno).

(Appena è uscita Max e Luigi smettono di fare ginnastica. Carlo rientra in scena)

Carlo: Ma siete scemi?

Luigi: Scusa Carlo.

Carlo: Non voglio essere messo in mezzo ai vostri giochini erotici.

Max: Giochini erotici?

Carlo: Le porcherie che fate nel parcheggio della tangenziale.

Andrea: (da fuori) Carlo ?

Luigi-Max: Giù.

(Max butta Carlo sul divano. Luigi, che era seduto sul divano, copre Carlo con un lenzuolo. Cosi sul divano si vede il corpo di Luigi e solo le gambe di Carlo. Luigi sembra così “lunghissimo”

Andrea: (entra in scena) Carlo?

 

Max: Carlo ? (come se lo stesse chiamando)

Luigi: Carlo, dove sei ? (come se lo stesse chiamando)

Max: Carlo ?...Maurizio hai visto Carlo? (a Luigi)

Luigi: Non mi sembra.

Andrea: Cosa ci fate ancora qui ?

Max: Maurizio, cosa ci fai ancora qui ?

Luigi: Paolino, non ci crederai, ero stanco morto ed ho deciso di allungarmi un pò sul divano.

Max: Devi esserti allungato un pò troppo.

Luigi: Ho esagerato con lo stretching.

Andrea: Dovevi aspettare me, Dolores, la tua personal trengher. (Cerca approvazione da Max e Luigi)

Max: (a Luigi) Questa peggiora minuto dopo minuto.

Andrea: Ero di là con tuo fratello a bere un goccetto.

Max: Impossibile, mio fratello è qui.

Andrea: Appunto è qui?

Max: E’ di là.

Luigi: Nella tua condizione non ti fà bene bere cosi tanto.

Andrea: Maurizio, io bevo per dimenticare.

Max: E funziona?

Andrea: Tu che sei? (pausa, poi risatina)

Luigi-Max: (ridacchiano in maniera forzata)

Andrea: Io reggo benissimo l’alcol....e pure il bicchiere (altra risatina)

Luigi-Max: (ridacchiano in maniera forzata)

Andrea: Sentite, come stà Marcella?

Max: Marcella?

Andrea: La pianta rampicante che sta in terrazzo.

Max: Credo bene.

Andrea: E come vanno i vostri esercizi?

Luigi: Quali  esercizi?

Andrea: Quelli sessuali.

Luigi: Paolino, come vanno i nostri esercizi sessuali?

Max: Dopo oggi inizierò a praticare l’astinenza.

Andrea: Va bene, io faccio un salto in terrazza a vedere Marcella.

(Posa il bicchiere di grappa che aveva in mano ed esce verso il terrazzo)

Luigi: Max?

Max: Dimmi?

Luigi: Pensi che Andrea se ne accorgerà che in terrazzo non c’è nessuna pianta rampicante di nome Marcella?

Max: Temo di si.

Luigi: Non voglio esserci quando ti chiederà come mai ?

(Carlo si libera e ritira sù la testa)

Carlo: Adesso mi avete veramente stancato. Come faccio a farvi capire che sono un eterosessuale convinto?

(Marcella esce all’improvviso dal bagno)

Marcella: Carlo ?

Luigi-Max: Giù.

(Max e Luigi prendono la testa di Carlo e lo coprono nuovamente).

Luigi: (fingendo disinvoltura) Siii!

Marcella: Ancora esercizi?

Max: Siamo due instancabili sportivi. (allungando le gambe di Carlo, facendo credere a Marcella che siano quelle di Luigi)

Marcella: Si dice che lo sport fa bene all’anima.

Luigi: E’ il fisico che a lungo andare ne risente.

Appunto: (entra in scena) Ragazzi?

Max: Appunto vattene.

Marcella: Paolino, tratti sempre cosi male tuo fratello?

Max: Solo il giovedi pomeriggio.

Marcella: Ma oggi è lunedì.

Max: (ad Appunto) Allora scusa fratellino.

Marcella: Avrei bisogno di un bicchiere d’acqua per prendere quasto calmante.

Max: E’ agitata ?

Marcella: Lo sono sempre quando devo prendere una decisone importante.

Appunto: Tenga, beva questo. (passa a Marcella il suo bicchiere)

Marcella: Grazie.

Appunto: La mononucleosi mi è quasi passata.

Marcella: (sputa l’acqua in faccia ad Appunto)

Luigi: Guardi, li c’è un bicchiere, beva da quello.

Marcella: (Guarda Appunto)

Appunto: Giuro che non l’ho toccato.

Marcella: Prendo questa pasticca e poi parleremo del libro in tutta tranquillità.

Luigi: In tutta tranquillità mi sembra un eufemismo.

(Marcella beve tutto il contenuto del bicchiere)

Marcella: Ma è grappa?

Appunto: (a Luigi) E’ grappa?

Luigi: (a Max) E’ grappa?

Max: (a Luigi) E’ grappa.

Marcella: Io sono astemia.

Appunto: (a Luigi) E’ astemia.

Luigi: (a Max) E’ astemia.

Max: (a Luigi) E’ astemia?

Marcella: E mò ?

Appunto: (a Luigi) E mò?

Luigi: (a Max) E mò?

Max: (a Luigi) E mò sò cazzi.

Marcella: Oddio, oddio....Mi gira già la testa. Devo andare in bagno.

Max: Infondo a destra.

Luigi: Le dispiace se non l’accompagno?

Marcella: Pazzi....voi siete pazzi!

Appunto: Aò, era mejo la mononucleosi.

(esce di corsa nel bagno)

Max: Forse è meglio chiudere la porta del bagno a chiave.

Luigi: Se è veramente astemia come dice dopo quel bicchierone di grappa si addormenterà sdraiata nella vasca da bagno.

Max: Sarebbe un miracolo.

Luigi: Perchè?

Max: Perchè Carlo nel bagno ha la doccia. Tienilo fermo lì. (riferendosi a Carlo)

(Max si alza per andare a chiudere la porta)

Luigi: Tranquillo. Ci penso io.

(Carlo si tira nuovamente sù)

Carlo: Basta. Basta. Basta....(Luigi fissa Carlo) Perchè mi guardi così? (a Luigi)

Luigi: Lo sai che hai proprio degli occhi bellissimi.

Carlo: Mi volto, così non riesci a vederli. (si gira appena di spalle)

Luigi: Si, dai voltati.

Carlo: (Si rigira)No. C’ho ripensato. Meglio gli occhi. (Vede Appunto) Appunto ?

Appunto: Presente.

Carlo: Attento, è un tipo pericoloso. (riferendosi a Luigi)

Appunto: Lo sò.

Carlo: Perchè vi conoscete?

Appunto: Certo. (strizza l’occhio a Luigi in cerca di complicità)

Carlo: (si sposta da loro) Siete amici?

Appunto: Siamo più che amici. (cerca ancora approvazione, avvicinandosi a Luigi)

Luigi: (a mezza bocca ad Appunto) Non esagerare.

Carlo: Anche tu sei come lui?

Luigi: Si, si, anche lui è come me.

Carlo: Non ho parole.

Luigi: Per certe cose non c’è bisogno di parlare.

Carlo: E come vi siete conosciuti voi due?

Appunto: Facile, è mio cugino.

Carlo: Luis Alberto Gonzalez è tuo cugino?

Appunto: Luis Alberto Gonzalez è mio cugino?

Luigi: Si, sono suo cugino.... alla lontana.

Appunto: Molto lontana.

Luigi: Talmente lontana che è come se ci fossimo conosciuti oggi.

Max: (rientrando dal bagno) Fatto.

Carlo: Fatto ?

Max: Si, fatto.

(Entra Andrea improvvisamente)

Andrea: Ragazzi scusate....

Max-Luigi: Giù.

(Luigi prende la testa di Carlo e se la mette tra le ginocchia. Appunto e Max fingono disinvoltura)

Andrea: Maurizio. Cosa ci fai con la testa di Carlo tra le tue gambe?

Luigi: Ah! E’ Carlo questo?

Andrea: Direi proprio di si.

Luigi: Poverino. Si è sentito male.

Andrea: E cosa gli stai facendo?

Luigi: Apneoterapia.

Andrea: Apneoterapia ?

Maxi: Apneoterapia.

Andrea: E che cos’è?

Luigi: E’ una tecnica molto particolare. Si prende il paziente e lo si lascia in apnea per quattro o cinque minuti. O guarisce oppure...

Andrea: Oppure ?

Luigi: Muore.

Andrea: Un pò rischiosa come cura, non trovi?

Luigi:. Lo scopriremo tra qualche minuto.

Andrea: Eppure secondo me voi state facendo qualche altra cosa.

Appunto-Luigi-Max: Cosa?

Andrea: Non sarà mica uno di quei vostri giochini erotici, vero?

Carlo: (emette dei suoni lamentandosi)

Luigi: No, Carlo non fare così.

Andrea: Siete proprio degli sporcaccioni.

Appunto: Lui più di tutti. (indica Luigi)

Andrea: E siete riusciti a coinvolgere anche Carlo?

Max: Non è stato facile.

Appunto: All’inizio non voleva.

Max: Poi ha ceduto.

Appunto: Infatti sta a cede.

Max: Del resto, non è facile resistere a Luigi?

Andrea: Luigi?

Max: A Luis

Andrea: A Luis?

Max: A lui. (indica Luigi)

Andrea: Come si dice in questi casi....provare per cedere.

Appunto: Per credere. Provare per credere.:

Andrea: Paolino?

Max: Si?

Andrea: Cosa ci fai in piedi davanti alla porta del bagno ?

Max: Stretching

Andrea: Stretching?

Max: Si, stretching. Dice che fa bene all’anima.

Appunto: Si, all’anima dè li mort....

Max: Tua.

Andrea: Voglio provare anche io a fare strecching. Sono sempre un personal trener. (Prova a fare uno strano tipo di stretching e cade in terra) Aio.

Appunto: Che faccio la raccolgo?

Andrea: (Si alza improvvisamente) Eccomi qui.

Appunto: S’è raccolta da sola.

Andrea: Ragazzi sono stata in terrazza.

Luigi: Con questa umidità ?

Andrea: Marcella non c’era.

Max: Chissà dove si sarà arrampicata. ( Si sposta dala porta del bagno, rivolto ad Appunto) Mi reggi la porta?

Appunto: Ma perchè casca? (va davanti alla porta del bagno)

Andrea: Insomma dov’è?

Luigi-Max: Chi?

Andrea: Marcella, dov’è?

Luigi-Max: In bagno.

Andrea: Cosa ci fà Marcella nel bagno?

Luigi: Aveva bisogno di rinfrescarsi un pò.

Andrea: Che pianta strana che è questa Marcella.

Max-Luigi: Strana si.

Andrea: Posso vederla ?

Max-Luigi: No.

Andrea: Perchè no?

Max: E’ molto timida, vero Luigi.

Andrea: Luigi?

Max: Gigi. Volevo dire Gigi.

Andrea: Gigi?

Max: Si. Gigi è il secondo nome di Maurizio.

Andrea: Ti chiami Maurizio Gigi?

Luigi: Si. Per gli amici Margiggi..

Max: (a Luigi) Questa era proprio brutta.

Luigi: (a Max) Il nome lo hai scelto tu.

Andrea: Chi si è bevuto la mia grappa ?

Max: Marcella.

Andrea: Ma perchè le piante rampicanti bevessero anche la grappa.

Luigi: Ti stupiresti se ti dicessi che si fà anche le canne ?

Andrea: Pure?

Max: E’ una pianta giovane.

(Dal bagno Marcella emette un urlo)

Andrea: Cosa è stato ?

(Max sposta Appunto e prende il suo posto davanti alla porta)

Max: Sono stato io.

Andrea: Tu?

Max: In persona.

Andrea: Che strana voce che ti è uscita. Come mai?

Max: Come mai? (a Luigi)

Luigi: Diglielo tu Paolino, sarebbe un peccato non farti rispondere ad una domanda cosi bella.

Andrea: Insomma?

Max: Ho un problema alle corde vocali. Una malattia molto rara. Ogni tanto cambio voce.

Marcella: Ooooooo!

Max: Sentito?

Andrea: E come fai a parlare senza muovere la bocca?

Max: Come faccio? (a Luigi)

Luigi: Questa domanda è più bella di quella di prima.

Max: Vedi....io....sono....

Appunto: Ventriloquo.

Max: Ventriloquo, giusto, grazie. (ad Appunto)

Appunto: Ventriloquo, Giusto prego.

Andrea: Sei vetriloquo? (sorpresa)

Max: Già.

Andrea: Dai, mi fai sentire qualcosa ?

Max: Non posso.

Andrea: Perchè?

Max: Perchè ? (a Luigi)

Luigi: Questa è bellissima.

Max: Perchè....è da poco che sono ventriloquo.

Andrea: Dai prova, fallo per me. Dai prova fallo per me. Dai prova fallo per me. Dai prova fallo per me.

Appunto: Dai prova fallo per noi.

Max: Va bene, ci provo. Ma non ti prometto nulla. (si schiarisce la voce)

Luigi: Il primo ventriloquo a schiarirsi la voce.

Max: (Apre la bocca. Nello stesso tempo Marcella emette un urlo dal bagno) (Finito l’urlo) Visto?

Andrea: Ma sei bravissimo. Come hai fatto?

Max: Culo.

Andrea: Paolino sei troppo forte.

Max: Lo sò, lo sò....

Marcella: Ehi volete aprire la porta del bagno sono chiusa qui dentro. (pausa) Grazie.

(Durante la battuta di Marcella , Max muove le labra come se stesse parlando lui.

Andrea: Ancora quel tuo problema alle corde vocali?

Max: Già. Devo decidermi a farmi vedere da un medico.

(Dal bagno Marcella bussa nuovamente e urla

Marcella: (dal bagno) Oooooo.

Max: Olè.

Andrea: Olè?

Max: Si olè, è spagnolo.

Andrea: Allora vado a prendere le nacchere.

Appunto: Le nacchere sono infondo a destra..

Andrea: Aspetta un attimo. Quindi Paolino tu sei spagnolo?

Max: Maurizio hai sentito cosa mi ha chiesto?

Luigi: Si. Ti ha chiesto se sei spagnolo.

Max: Quindi abbiamo sentito la stessa cosa.

Luigi: Si Andrea, Paolino è spagnolo.

Andrea: Quindi anche tu sei spagnolo. (ad Appunto)

Appunto: No, io sò dè largo Preneste.

Andrea: Ma non siete fratelli?

Luigi: Si, però solo da parte di padre. Perchè la mamma di Paolino è di Siviglia mentre la madre di Appunto è di Largo Preneste. Giusto?

Appunto-Max: Giusto.

Andrea: Mi fai sentire qualcosa in spagnolo?

Max: Beh! Cosi su due piedi.

Andrea: Alzane uno.

Max: Di cosa?

Andrea: Di piede. Alzane uno.

Max: (guardando Luigi) Ma un colpetto secco sulle gengive no?

Andrea: Dai, fammi sentire.

Luigi: Paolino non farti pregare. Di qualcosa in spagnolo.

Max: C’ora son?

Appunto: E sette meno un quarto.

Max: E set meno un quart?

Appunto: Minutos piùs, minutos menos.

Andrea: E così, Paolino è spagnolo.

Luigi: Si...per metà spagnolo, per metà romano e per metà greco.

Andrea: Ma quante metà ha?

Max: I miei viaggiavano molto. Viaggiavano e trombavano. Trombavano e viaggiavano. Viaggiavano e ....

Andrea: Trombavano.

Max: Li hai conosciuti anche tu?

Andrea: Eppure...secondo me, voi tre mi state nascondendo qualcosa.

Luigi: Ma chi, noi tre?

Max: (urlando) Oddio, guarda cosa c’è là. (indica un punto alle spalle di Andrea).

Andrea: Dovè ? (si gira dando le spalle a Max)

(Appena Andrea si gira Max esce di corsa in bagno. Appunto esce di corsa in terrazza)

Andrea: (a Luigi) Dov’è andato?

Luigi: Chi?

Andrea: Paolino?

Luigi: (facendo finta di non ricordare) Paolino ? Paolino ? Paolino ?

Andrea: L’inquilino del piano di sotto, quello che era qui fino ad un secondo fà.

Luigi: Ah! Tu mi dici Paolino ed io non capisco.

Andrea: Perchè, tu come lo chiami?

Luigi: Cinzia.

Andrea: Cinzia? Per via del suo problema alle corde vocali?

Luigi: No, per via del suo orientamento sessuale.

Andrea: Ma perchè Paolino è...?

Luigi: Paolino è.

Andrea: Non lo sapevo.

Luigi: Magari evita di dirlo in giro.

Andrea: Tranquillo, acqua in bocca. (si riempie la bocca d’aria)

Luigi: Oh!

Andrea: (Non parla. Trattiene il fiato e diventa sempre più rossa)

Luigi: Oh! Guarda che così ti viene un embolo. Una volta un amico mio ha fatto la stessa cosa ed è morto.(Andrea continua a non parlare) Va bene, se vuoi puoi dirlo in giro.

Andrea: (butta fuori l’aria) Grazie, stavo per morire.

Luigi: (si guarda intorno) Senti, visto che siamo di nuovo soli. Ti va di andare di là.

Andrea: In bagno.

Luigi: No, di là.

Andrea: In terrazza?

Luigi: Di là.

Andrea: In cucina?

Luigi: (perdendo la pazienza) Di là. (indica) In camera da letto.

Andrea: (ingenuamente) Hai sonno?

Luigi: (pausa) Ciao io mi chiamo Maurizio. (da la mano ad Andrea)

Andrea: Lo sò, ci siamo già presentati.

Luigi: Ti va di vedere la mia collezione di stuzzicadendi.

Andrea: Hai una collezione di stuzziacadenti?

Luigi: Già.

Andrea: E quanti ne hai?

Luigi: Uno.

Andrea: Uno solo?

Luigi: Esemplare unico.

Andrea: E dove lo tieni?

Luigi: Qui.

Andrea: Fai un pò vedere.

Luigi: No, no. Qui non si può, andiamo di là.

Andrea: Perchè?

Luigi: Perchè qui c’è troppa luce. Non vorrei che si spaventasse.

Andrea: Ma perchè, è vivo?

Luigi: Diciamo che si sta risvegliando.

Andrea: E Carlo?

Luigi: Carlo è guarito, vedi? (Lo butta in terra) Vai a giocare con gli amichetti.

Andrea: Allora andiamo di là. Sono proprio curiosa di vederlo (Fa una carezza sulla testa a Luigi) Che bello.

(Andrea esce verso le camere)

Luigi: (si guarda intorno. Alza la testa di Carlo) Carlo, hai visto, mi ha fatto così tra i ricci. (mimando il gesto) Allora io vado e vengo...e torno. Insomma, hai capito no ?

(Luigi esce di corsa verso la camera di Andrea).

(Dal bagno esce furtivamente Max)

Max: Luigi...Luigi...? Marcella è nel bagno e sta vaneggiando. Ho bisogno di qualcosa per farla calmare.

(Rientra velocemente Luigi con una bottiglia di alcolico in mano)

Luigi: Dagli questa.

Max: Ma è astemia.

Luigi: Dagliela in testa. (esce)

Max: Questa si che potrebbe essere un’idea.

(Max esce nel bagno con la bottiglia in mano)

(Suonano alla porta)

(Nessuno và ad aprire. Carlo lentamente sul divano si riprende)

Carlo: (Vaneggiando, parla da solo) La ricreazione....Mi hanno lasciato da solo in gita.....Professoressa ?!

(Si alza e riprendendosi lentamente và verso la porta)

(Entra in scena Lella, la moglie di Luigi. E’ vestita in maniera “bizzarra” ed ha una borsetta d’oro che non c’entra nulla con l’abbigliamento. Può essere caratterizzata in romano)

Lella: (Passa davanti a Carlo ed entra) Che je dispiace se entro ?

Carlo: Di solito si chiede prima di entrare.

Lella: C’ha ragione. Me deve scusa se me presento in casa sua in questo modo

Carlo: Si riferisce a com’è vestita?

Lella: Me riferisco al fatto che non ce conosciamo e sò entrata come se ci conoscessimo.

Carlo: Mi conferma quindi che non ci conosciamo?

Lella: Confermo, non ci conosciamo.

Carlo: Piacere Carlo.

Lella: Piacere Lella.

Carlo: Lella ?

Lella: In realtà me chiamo Marcella, ma per tutti sò Lella.

Carlo: Lei è Marcella ?

Lella: Perspicace.

Carlo:La stavo aspettando da questa mattina.

Lella: Mi aspettava?

Carlo: Si. (è perplesso per come Lella è vestita)

Lella: Cos’ha? E’ sorpreso?

Carlo: Eh?

Lella: (alza la voce) E’ sorpreso?

Carlo: Diciamo che la immaginavo diversa.

Lella: Diversa ?

Carlo: Si.

Lella: Sarà pe sta voce suadente che m’aritrovo.

Carlo: La voce?(non capisce)

Lella: Suadente. (alza la voce)

Carlo: Bel vestito, complimenti.

Lella: Ma che me stai a pià per culo. Eh? Me stai a pià per culo? Me stai a pià...

Carlo: No, no...Non lo farei mai.

Lella: A me me pare de si. St’ironia, sto sarcasmo. Ma che t’ironizzi, ma che te sarcasmi.

Carlo: Ha ragione. Mi scusi. Non volevo.

Lella: Comunque io me vesto sempre così quanno c’è n’occasione.

Carlo: Un’occasione?

Lella: Si, un matrimonio, un funerale, una laura.

Carlo: Sempre così?

Lella: Sempre cosi, bravo.

Carlo: E la borsetta d’oro?

Lella: Ah questa? Un tocco di classe.

Carlo: Un tocco di classe?

Lella: E che un tocco de merda?

Carlo: Prego, si accomodi sul divano.

Lella: No, mejo de no. Nun vojo esse invadente. (Lella si è già seduta sul divano)

Carlo: Sta comoda?

Lella: Avoja. Sto divano è na crema.

Carlo: Veramente questo è rosso.

Lella: ‘Na crema ner senso...vabbè ma che me sforzo a fà.

Carlo: Pensi che è nuovissimo, l’ho comprato da poco. Guardi, ho ancora lo scontrino.

Lella: Nun te lo perde, me raccomanno.

Carlo: Si trova a suo agio su questo divano?

Lella: Agissimo. Anzi, mò me levo pure le scarpe così me rilasso mejo.

Carlo: Ed io sa che faccio? Le metto un pò di musica soft, così si rilassa ancora meglio

Lella: (si alza) Ma che ce stà a provà?

Carlo: Non mi permetterei mai.

Lella: (si risiede delusa) Aò, ce ne cascasse uno.

Carlo: Sà, la sua sua presenza qui è troppo importante per me.

Lella: Non lo dica a me.

Carlo: In effetti... immagino sia importante anche per lei

Lella: Devo prende una decisione molto delicata.

Carlo:Vuole vederlo?

Lella: Vederlo?

Carlo: Mi riferisco al motivo per cui lei è qui.

Lella: E lei come fà a saperlo?

Carlo: Non dovrei?

Lella: Non pensavo lo sapesse.

Carlo: Non è mica un segreto.

Lella: Pensavo lo fosse.

Carlo: Infatti lo è.

Lella: E’ schifoso.

Carlo: Ma se ancora non l’ha visto.

Lella: O sò e basta..

Carlo: Mi perdoni, ma la sua valutazione mi sembra un pò affrettata.

Lella: E’ zozzo.

Carlo: Le posso assicurare che non lo è.

Lella: E’ proprio schifoso. Ma poi che ne sà lei.

Carlo: Come che ne so ? Mi creda, lei dovrebbe cercare prima di capirlo.

Lella: Capillo? Non c’è niente da capì. E’ tutto così chiaro, evidente.

Carlo: Dovrebbe cercare di entrare dentro la storia.

Lella: Dentro alla loro storia ?

Carlo: Si

Lella: Nun vojo entrà in nessuna storia. Io sò una donna semplice, seria, equilibrata.

Carlo:Anche io sono un uomo semplice, serio, equilibrato.

(Max esce dal bagno con la parrucca che indossava Marcella Villeneuve)

Max: Carlo scusa...(Max vede Lella) Cazzo, Lella!! (Si mette la parrucca in testa)

 

(Carlo rimane in silenzio)

Lella: Quello chi era?

Carlo: Chi?

Lella: Quello che ha detto “tazzulella”

Carlo: Ah!...Non è quello...è....quella.

Lella: Quella?

Carlo: Quela...Quela Dominquez, la ragazza delle pulizie.

Lella: Non me parli de ragazze delle pulizie, che se ce penso m’esce n’ernia.

Carlo: Quela è una brava ragazza.

Lella: Pensi che la mia l’ho trovata a letto co mi marito.

Carlo: Io non corro questo rischio.

Lella: Perchè?

Carlo: Non ho mariti. (inizia a ridere da solo. Poi si ferma)

Lella: Ma che te ridi?...Comunque era scritto nel mio destino che avrei dovuto soffrire per un uomo, come mia madre.

Carlo: Anche sua madre ha sofferto per un uomo?

Lella: Si, pè colpa de mi padre.

Carlo: La picchiava?

Lella: Peggio. Je menava.

Carlo: Ma!! (perplesso)

Lella:  Pensi che una volta mia madre è caduta anche dalla finestra.

Carlo: A si?

Lella: Ce l’aveva buttata mi padre. Un giorno è stata anche investita con la macchina sotto casa.

Carlo: Pure?

Lella: Guidava mio padre.

Carlo: Poveretta.

Lella: Una volta je hanno pure sparato.

Carlo: E’ stato suo padre?

Lella: No, mi zio...mi padre non se voleva sporcà le mani.

Luigi: (entrando in mutande, vede Lella) Ullalà (si nasconde dietro il divano)

Lella: Chi era?

Carlo: Chi ?

Lella: Quello che ha detto ullallà.

Carlo: Chi era? Era.... Luis.

Lella: Luis ?

Carlo: Si, Luis...il mago.

Lella: E che c’hai i maghi che te girano pe casa?

Carlo: Luis fà il mago a domicilio.

Lella: E mò dov’è annato?

Carlo: E’ sparito.

Lella: E già, fa er mago.

(Luigi cerca di riuscire verso le camere senza farsi vedere da Lella. Dallo scatolone dietro il divano ha indossato una parrucca di carnevale colorata. Carlo cerca distrarre Lella)

Carlo: (alza un pò la voce) Luis è un mago bravissimo. Una volta da una rosetta e una scatoletta di tonno, ha fatto apparire dieci rosette e otto scatolette di tonno

Lella: Ha moltiplicato il pane e i pesci...originale.

(Luigi è uscito nelle camere)

Carlo: Ma torniamo al motivo della sua visita.

Lella: Giusto. Nun se famo svià.

Carlo: Glielo vado a prendere.

Lella: No, aspetti,  non sono ancora pronta. Non sò se sto a fà la scelta giusta. Non vorrei prendere una decisione affrettata.

Carlo: Stia tranquilla. Le ha tutto il tempo che vuole

Lella: Se vede proprio che lei è una persona molto sensibile.

Carlo: Si vede ?

Lella: Me cojoni.

Carlo: Caffè?

Lella: Va bene.

Carlo: Deca?

Lella: Dica.

Carlo: No dico, deca?

Lella: No rispondo, dica.

Carlo: Il caffè lo vuole deca?

Lella: Il caffè lo voglio, dica.

Carlo: Faccio uno e uno, va bene.

Lella: Fa un pò come te pare. Senta?

Carlo: Deca. (si corregge) Dica.

Lella: Così...giusto per ingannare l’attesa... vorrei poter leggere qualcosa.

Carlo: Che sbadato che sono. Ha ragione... Tenga. (dà una copia del libro a Lella)

Lella: Grazie.

(Carlo esce verso le camere)

Lella: (legge il titolo del libro) Ti scoccia se ti chiamo amore ?

(dal bagno esce Marcella, un pò ubriaca)

Marcella: (Si avvicina a Lella) Fà veramente schifo. (riferendosi al libro)

Lella: Ma come si permette?

Marcella: Mi creda, è terribile.

Lella: Ha parlato Shakira. Ma te sei vista allo specchio?

Marcella: Certo, ero in bagno fino a pochi secondi fà.

Lella: Ecco, tornace.

Marcella: Vado.

Lella: Ma ‘ndo vai?

Marcella: Tu hai detto..

Lella: Stavo a scherza. Comunque, chi te dà er diritto di dire certe cose.

Marcella: La mia esperienza.

Lella: Esperienza ?

Marcella: Non sà quanta ne ho.

Lella: E neanche voglio saperlo.

Marcella: Glielo dico?

Lella: No, grazie.

Marcella: Glielo dico?

Lella: No, grazie.

Marcella: Glielo dico?

Lella: E dimmelo.

Marcella: No, non glielo dico.

Lella: Fa un pò come te pare.

Marcella: Ci diamo del tu?

Lella: Si.

Marcella: A che bello.

Lella: Ciao core.

Marcella: Ma lo sa che qui, in questa casa.... sono tutti matti? (ridacchia)

Lella: Non faccio fatica a crederlo.

Marcella: Ha visto la persona che è uscita poco fà dal bagno?

Lella: Quela?

Marcella: Quella... con due “elle”. L’italiano è importante.

Lella: Io mi riferivo a Quela Dominquez.

Marcella: Non la conosco.

Lella: La sgallettata che è uscita poco fà dal bagno è Quela Dominquez.

Marcella: Ma quale Quela. Quella è quelo.

Lella: Quela è quelo?

Marcella: Volevo dire quello.

Lella: Me sò persa.

Marcella: Quella non è Quela... è Paolino.

Lella: Paolino?

Marcella: Uno sporcaccione da niente.

Lella: Quela è un uomo?

Marcella: Proprio così.

Lella: E Carlo lo sa?

Marcella: Certo che lo sa. Lui e Paolino stanno così. (mimando il gesto di due persone molto unite)

Lella: Anche Carlo se traveste?

Marcella: Lui dice di no... ma secondo me, sotto sotto anche lui..

Lella: Ma dai?!.

Marcella: E pure quell’altro, secondo me...

Lella: Ma chi, er mago?

Marcella: No, Giusto.

Lella: Er mago?

Marcella: No, Giusto

Lella: E’ er mago o nun è er mago?

Marcella: Veramente non lo so se fa il mago. Comunque anche quello li, mi sembra un tipo un pò strano.

Lella: Nun lo sò, io nun l’ho visto, però Carlo ne parla tanto bene.

Marcella: Si, perchè anche con lui stanno così. Questa è proprio una casa di sporcaccioni.

Lella: E’ proprio vero, nun se finisce mai d’imparà. (rimane perplessa)

(Dall’entrata delle camere entra Andrea in reggiseno)

Andrea: Tanto non mi prendi, tanto non mi prendi. (esce correndo nel bagno)

(Quando Lella e Marcella si girano Andrea è già uscita nel bagno. Lella e Marcella si guardano in faccia e poi tornano a guardare davanti)

(Dalle camere entra Luigi, in mutande. Correndo esce nel bagno)

Luigi: Certo che ti prendo...certo che ti prendo.

(Lella e Marcella si girano ma Luigi è già uscito nel bagno. Si guardano in faccia e poi tornano a guardare avanti)

Lella: Questa voce mi sembra di conoscerla.

Marcella: Certo, è la voce di Carlo.

Lella: No, non sembrava la voce di Carlo.

Marcella: L’ho sentita benissimo. Era proprio Carlo che diceva: certo che ti prendo, certo che ti prendo. Mentre quella di prima diceva: tanto non mi prendi, tanto non mi prendi.

(Andrea dal bagno emette un piccolo strillo)

Andrea: (dal bagno) Ah!

Marcella - Lella: L’ha presa.

Lella: Certo che c’è proprio un bel movimento in questa casa.

Marcella: Più di quanto immaginassi.

(Dall’uscita del terrazzo entra Max, ancora con la parrucca. Si è messo un accappatoio)

Max: (va verso il bagno) Marcella...Marcella

Marcella: (seduta sul divano) Sono qui.

Max: (si gira e vede Marcella sul divano) Pensavo fossi in bagno.

Marcella: Avevo voglia di sedermi comodamente sul divano. Ho provato a portare il divano del salone nel bagno ma non passava nella porta.

(Max cerca di uscire di scena)

Marcella: Posso presentarti la mia nuova amica...

Lella: Piacere Lella. (dà la mano a Max)

Max: Piacere...(volta la testa per non farsi vedere da Lella)

Marcella: Non c’è più bisogno di fingere. Lella sà tutto.

Max: Tutto?

Lella: Si, sò che ti chiami Paolino ma ti piace farti chiamare Quela.

Max: Che bello!

Lella: Sò anche che hai una storia con Carlo.

Max: Che brutto!

Lella: E che te piace fà le cose a tre pure cor mago.

Max: Er mago?

Lella: Si, er mago Luis.

Max: Non lo conosco.

Marcella: Non devi nasconderti...devi mostrarti per quello che sei.

Max: Vi dispiace se mi assento un attimo?

Lella: Vadi pure

(Max va verso le camere)

Max: S.o.s....s.o.s.... abbiamo visite...(esce verso le camere)

Marcella: Comunque Paolino non stava male con quella parrucca, non trovi?

Lella: Si... lo slancia.

Marcella. Aveva un viso come dire...

Lella: Luminoso.

Marcella: Luminoso, mi hai tolto le parole di bocca.

Lella: Capita.

Marcella: Pensa che anch’io ho una parrucca uguale, uguale a quella che indossava Paolino.

Lella: E dove la tieni.

Marcella: In testa. Non vedi? (si tocca la testa convinta di avere ancora la parrucca)

Lella: E che non lo vedo?

Marcella: Senti Lella... mi è venuta un’idea.

Lella: Sta attenta!

Marcella: Perchè non ci scambiamo i numeri di telefono? Così magari possiamo sentirci ogni tanto.

Lella: Come no, sò venuta apposta.

Marcella: Noooo.

Lella: C’hai ripensato?

Marcella: Ho lasciato la borsa con il telefonino in terrazzo... E adesso?

Lella: Vai a prenderla.

Marcella: (ridacchiando) Giusto....vado a prenderla.... E poi?

Lella: E poi torni.

Marcella: Giusto, torno... Lella lo sai che sei troppo intelligente?

Lella: Eh si...Punto al Nobel.

Marcella: Vado...e torno...(ridacchiando esce)

Lella: (tra sè) Annamo bene!

(Marcella esce verso il terrazzo)

(Dalla cucina entra Carlo con un grembiule)

Carlo: Lella, il caffè è quasi pronto...zucchero o dolcificante?

Lella: Zucchero.

Carlo: Vada per lo zucchero. Anche perchè il dolcificante l’avevo finito.

Lella: Carlo?

Carlo: Si.

Lella: Te dona molto quel grembiule.

Carlo: Grazie.

Lella: Dì la verità...E’ di Quela ?

Carlo: Quela?

Lella: A ragazza delle pulizie.

Carlo: Ah si! E’ di Quela.

Lella: O sapevo !

Carlo: Gliel’ho regalato io per il suo compleanno. Pensa che ho ancora lo scontrino. (tira fuori uno scontrino dal grembiule

Lella: Co sto grembiule sei più raggiante.

Carlo: Grazie. Va bene, allora vado. Ciao

Lella: Ciao.

Carlo: Ciao.

Lella: Ciao

Carlo: Ciao

Lella: Ciao.

Carlo: Ciao.

Lella: Ercaffè!

Carlo: Il caffè. (esce)

Lella: Me sà che Marcella c’aveva ragione...pure Carlo se traveste.. (si siede)

Dal bagno entra Andrea, solo in camicia. Accende lo stereo. Parte una musica lenta.

Lella: (tra sè) E mò che è “radio flebo”?

Andrea: Ciao.

Lella: Ciao. Te se sò ritirati i calzoni?

Andrea: Ma guarda che io non ce l’ho i calzoni?

Lella: (tra sè)Ecco n’altro genio.

Andrea: Ti dispiace se fumo?

Lella: No, no...fai pure.

Andrea: Grazie. (si accende una sigaretta)

Lella: Com’è andata?

Andrea: Dove?

Lella: Di là, nel bagno.

Andrea: E’ stata l’ennesima prestazione lampo.

Lella: Te capisco. Pure mi marito....

Andrea: Anche lui ha questo problema?

Lella: Ti dico solo che l’ho soprannominato: “Pic indolor”.

Andrea: Fa il medico?

Lella: Se. (perplessa)

Andrea: Sei fortunata, un medico in famiglia fà sempre comodo.

Lella: Me lo so sposato apposta.

Andrea: C’hai visto lungo. Come si dice sei stata lungi...lungigan...lungimant....

Lella: Lungimirante?

Andrea: Lungimirante, brava.

Lella: Che poi, poverino...lui ci s’impegna, si concentra tanto però...

Andrea: Forse dovrebbe concentrarsi un pò di meno.

Lella: Uno specialista una volta ci ha detto che il suo problema potrebbe essere dato dal fatto che mi desidera troppo.

Andrea: E’ per questo che vai in giro vestita così?

Lella: (dopo una piccola pausa, cerca di cambiare discorso) Certo che una bella sigaretta dopo ci stà sempre bene.

Andrea: Eh, si.

Lella: Pensa che con mio marito all’inizio facevamo l’amore anche quattro, cinque volte a notte. Me impanava come una cotoletta, me farciva come un tacchino, me glassava come un pandoro.

Andrea: Un pranzo di Natale?

Lella: Un prazo di Natale, brava.

Andrea: All’inizio è sempre cosi.

Lella: Già, all’inizio è sempre così.

Andrea: Poi invece....

Lella-Andrea: Che amarezza.

Lella: Anch’io fumavo sempre dopo aver fatto sesso con lui, sai? Poi ho dovuto smettere.

Andrea: Perchè?

Lella: Non mi faceva bene fumare una sigaretta ogni due minuti.

Andrea: Non hai mai pensato di trovare qualche ...alternativa?

Lella: Alle sigarette?

Andrea: No, a tuo marito.

Lella: Guarda, non dovrei dirtelo...non lo sa nessuno.

Andrea: Neanche tu?

Lella: (la guarda perplessa) Nun te sforza de fà domande. Ascolta e basta.

Andrea: Dimmi tutto.

Lella: Qualche mese fà ho conosciuto un ragazzo

Andrea: Dove?

Lella: Al campionato regionale di rutti.

Andrea: Di rutti?

Lella: Perchè non te l’ho detto? Io sò la campionessa regionale di rutto.

Andrea: Campionessa regionale?

Lella: Miss Rutto 2010. Pensa che con una lattina di coca-cola riesco a cantare tutto il ritornello di “Si può dare di più” ruttando.

Andrea: Veramente?

Lella: E mica dico cazzate. Poi ‘na volta te faccio sentì. Comunque dicevo. Ho conosciuto sto ragazzo a sto concorso. Lui era in giuria in qualità de campione uscente. Poi dopo la premiazione me s’è avvicinato e m’ha detto: “Te posso offrì ‘na sciocchezza al bar”, ovviamente ruttando.

Andrea: Era il campione uscente.

Lella: Io gli ho detto de si.

Andrea: Col rutto?

Lella: No, liscio.

Andrea: E com’è andata a finire?

Lella: Tempo dieci minuti stavamo a fà sesso dentro lo stand dei prodotti tipici siciliani dietro alla foto dell’Etna co su scritto “Anche io erutto”

Andrea: E che tipo era sto ragazzo?

(Entra in scena Appunto. Lella non lo vede).

Lella: Romano, magro magro, alto , moro e con i capelli corti.

Andrea: Tipo lui?

Lella: Lui chi ?

Andrea: Lui. (Indica Appunto)

Lella: (vede Appunto) Appunto?

Appunto: Lella?

Lella: (sorridendo) Cazzo fai qui?

Appunto: Te stavo a chiede a stessa cosa.

Lella: Io sò venuto a cercà mi marito. Quel bastardo e tu?

Appunto: ‘Na storia lunga. Se voi te la racconto davanti a un prosecchino. Come si dice “In vino veritas”.

Lella: Sempre fissato cò sti proverbi.

Andrea: Se vuoi in camera mia c’è una bottiglia di prosecco. Calda calda.

Lella: (ad Appunto) Nun c’è fà caso è un pochino strana.

Appunto: Lo sò.

Andrea: Vai a prenderla....altrimenti diventa fredda fredda. (risatina scema) 

Lella: (ad Appunto) Mi sono sbagliata, non è un pochino scema, è tutta scema.

Appunto: Io vado a prendere il prosecco. (fa per uscire)

Lella: Altrimenti se fredda. (imita la risatina scema di Andrea)

Andrea: E’ un tipo simpatico vero?

Lella: ‘Na sagoma.

Andrea: Senti, ma anche lui a letto ha lo stesso problema di tuo marito?

Lella: Nun direi proprio. Lo vedi cosi secco secco, ma è ‘na bestia

Andrea: Il contrario di Maurizio

Lella: Chi è Maurizio?

Andrea: Il ragazzo del bagno.

Lella: Ah! Spidigonzales.

Andrea: No Spidigonzales, si chiama Maurizio.

Lella: (L’accarezza) Su, su...nun è niente.

Andrea: Vabbè, comunque si chiama Maurizio.

Lella: Come mio cugino

Andrea: Che c’entra?

Lella: Niente.

Andrea: Fà il portiere sai?

Lella: Ma dai...come mio cugino.

Andrea: E allora?

Lella: Niente, dicevo per dire.

Andrea: A tempo perso fà anche l’idraulico.

Lella: Ma dai...

Andrea: (interrompe Lella) Come tuo cugino?

Lella: No, lui fà l’attore porno.

Andrea: Capisco! Senti, ma sei sola qui?

Lella: Veramente fino a poco fà ero con Marcella.

Andrea: Sei riuscita a vedere Marcella?

Lella: Si.

Andrea: Adesso dov’è?

Lella: In terazza.

Andrea: Fai attenzione, quella è un attimo che si arrampica dappertutto

Lella: Non sarà mica pericoloso.

Andrea: Bisogna tenerla legata.

Lella: Annamo a vedè che non se butti de sotto.

Andrea: Non sarebbe un problema. Paolino la riporterebbe sù.

Lella: Paolino?

Andrea: Si, pensa che prima è tornato per riportarmi il reggiseno.

Lella: Ah! Ho capito...Paolino. Pensa che io l’ho visto passare vestito da Quela.

Andrea: Quela?

Lella: Si. Paolino se traverste e se fà chiamà Quela.

Andrea: Che notizia.

Lella: E non è finita qui. Pensa che Paolino...

Andrea: Quela?

Lella: Brava...se la fà con Carlo.

Andrea: Allora dentro questa casa è proprio un’abitudine.

Lella: Che voi di?

Andrea: In questa casa si fanno le orge.

Lella: Le orge?

Andrea: Si le gang band.

Lella: Le gang bang?

Andrea: Bravissima.

Lella: Ma sei sicura?

Andrea: Sicurissima. Prima Maurizio stava provando le posizioni del Kamasutra insieme a sua moglie, Paolino ed Appunto.

Lella: Appunto Appunto?

Andrea: No, Appunto Giusto. Oh! Però mi raccomando, io non ti ho detto nulla.

(Dal terrazzo rientra Marcella sempre più ubriaca)

Marcella: Scusate vado bene di quà per piazza Venezia?

Lella: No sta dall’altra parte.

Marcella: Devo aver preso la metro nella direzione sbagliata. Scusate. (si gira ed esce in terrazza)

Andrea: E’ lei.

Lella: Chi?

Andrea: Quella del Kamasutra.

Lella: La moglie Maurizio?

Andrea: Quella della gang band.

Lella: Adesso capisco perchè mi marito è venuto qui.

Andrea: Tuo marito?

Lella: Si, non so se l’hai già visto. Un tipo alto, con i capelli rasatti e l’occhi azzuri.

Andrea: Che combinazione assomiglia esattamente a Maurizio... (Capisce l’equivoco e torna seria) Scusa ma devo proprio andare. (si alza)

Lella: Che t’ha punto quarcosa?

Andrea: No, mi sono dimenticata il pollo nel forno.

Lella: Che te magni er pollo alle quattro del pomeriggio?

Andrea: Non lo mangio adesso, è per cena.

Lella: Ed inizi a preparà la cena alle quattro del pomeriggio?

Andrea: Ho messo il forno a venti gradi. Praticamente sto cucinando il pollo a temperatura ambiente.  

Lella: Aò me sta a venì un cerchio alla testa.

Lella accende lo stereo e si va a sedere sul divano.

Max e Luigi entrano in scena e, alle spalle di Lella, si scambiano parrucca ed accappatoio.

Finito di cambiarsi, Max va in bagno, mentre Luigi cerca di andare verso le camere con la parrucca e l’accappatoio.

Lella: Tana pè Quela vicino alla porta.

Luigi: (inizia a parlare con voce femminile) Quela?

Lella: O preferisci che te chiamo Paolino?

Luigi: Non sò quale sia peggio.

Lella: Te sei persa qualcosa?

Luigi: Si, in realtà ho perso qualcosa....Pippo, il mio cagnolino.

Lella: Pippo?

Luigi: Si Pippo... è uno Yorkschire.

Lella: Se dice Yorchisciaire.

Luigi: Brava. Proprio quello li. E’ il mio migliore amico.

Lella: Senti, prima che te ne vai, volevo chiederti una cosa riguardo a mio marito.

Luigi: Penso di essere la persona meno indicata.

Lella: Non sò cosa fare. Una parte di me vorrebbe perdonarlo. Un’altra parte invece vorrebbe chiedere immediatamente la separazione. Tu cosa dici?

Luigi: Perdona, perdona. Perdona tutto.

Lella: Dici?

Luigi: Certo. Pensa poverino come starà soffrendo adesso. Senza sapere dove andare. Chissà dove sarà adesso

Lella: Qui.

Luigi: Come fai a sapere che è qui?

(Entra in scena Carlo di corsa)

Carlo: E’ scoppiata la macchinetta.

Lella: Che culo.

Luigi: Grazie.

(Carlo si avvicina e vede Luigi vestido da donna)

Luigi: (a Carlo)  Devo decidermi a farmi la ceretta alle gambe, non trovi?

Carlo: Cosa ci fai ancora in casa mia? (a Luigi)

Luigi: Ma è proprio tua, tua?

Carlo: Vattene immediatamente.

Luigi: Non posso.

Carlo: Luis vattene.

Luigi: Noooo!

Lella: Luis?

Carlo: Si, Luis Alberto Gonzalez

Lella: Ma che è er mago?

Luigi: Quale mago?

Lella: Ma nun facevi Dominquez de cognome?

Luigi: Lettera più, lettera meno.

Carlo: Tra te e quel tuo amico checca mi state rovinando tutto.

Luigi: (a Lella) Si riferisce a Pippo.... il mio cagnolino.

Lella: Mò è frocio pure er cane?

Luigi: Lo abbiamo scoperto da poco. Pensa che stava cercando di accopiarsi con l’alano dei vicini, Fiocco.

Carlo: Smettila di disturbare la signorina Villeneuve.

Luigi-Lella: Chi?

Carlo: (a Luigi) La signorina Marcella Villeneuve

Lella: No Carlo, guarda...

Carlo: Marcella aspetta un momento...

Luigi: Forse c’è...

Carlo: Luis... ti do cinque minuti di tempo per andare di là, cambiarti e sparire da questa casa.

Luigi: Veramente....

Carlo: Vai, prima che ci ripenso e ti mando in giro vestito così.

Luigi: Io volevo. 

Carlo: Vattene!!

(Luigi esce verso le camere)

(Entra immediatamente Appunto con il prosecco in mano)

Appunto: Che faccio stappo? (tutto sorridende)

Carlo: Vattene!

Appunto: (serio) No, non stappo. (esce di scena)

(Carlo sconsolato si siede sul divano)

Lella: Carlo.

Carlo: Dimmi.

Lella: Devo fare un goccetto d’acqua.

Carlo: Eh?

Lella: Dov’è rimane il cesso?

Carlo: Di là.

Lella: Senti. La faccio goccia a goccia così tu vai di là e lo coccoli un pò.

Carlo: Goccia a goccia?

Lella: Si, la centellino. (esce in bagno)  

(Lella esce in bagno)

Carlo: (tra sè) Qui sono tutti pazzi. La fà goccia a goccia, la centellina.

 (Dal terrazzo entra Marcella, completamente ubriaca)

Marcella: (Canta la canzone “Buonasera dottore”) Ciao sono io....

Carlo: E tu chi cavolo è ?

Marcella: (continuando a cantare).... amore mio

Carlo: Scusi signorina.

Marcella: (continuando a cantare)....non resistevo più.

Carlo: No, guardi....

Marcella: (continuando a cantare)....pensavo a te.

Carlo: Mi fa piacere però...

Marcella: (continuando a cantare)...quando verrai?

Carlo: Dipende.

Marcella: (continuando a cantare )....non parlare se li c’è lei...

Carlo: Veramente la centellina in bagno.

Marcella: (continuando a cantare) ...lascia parlare me, di sì o no.

Carlo: No. Noooo. Basta. Signorina ma lo sa che lei canta veramente a cazzo?

Marcella: No a cazzo, a cappella.

Carlo: Ma lei è completamente ubriaca?

Marcella: Lo sono sempre quando sono ubriaca.

Carlo: Posso sapere chi è lei?

Marcella: Certo... io sono...

(Dal bagno esce urlando Lella)

Lella: Aaaaaaaa! Aiutooooooo! C’è un maniaco dentro la doccia.

Carlo: Sarà l’idraulico.

Lella: Ha un secchio blu messo sulla testa.

Carlo: Non è l’idraulico.

Lella: Comunque gli ho dato una tranvata.

Max: Chi è stato quel pazzo che mi ha dato una botta in testa? (entra in scena e si toglie il secchio)

Lella: Max?

Max: Ciao Lella.

Marcella: Ma quale Max, quello è Paolino.

Carlo: Paolino?

Marcella: Si, Paolino Paolino Giusto Giusto.

Carlo: Non è Paolino, tutto al più è Quela.

Andrea: Cosa è stato quello strillo? (entra in scena)

Luigi: (entra in scena per riprendere Andrea) Aspetta che c’è mia mogl...Ciao Lella

Lella: Luigi?

Luigi: Andrea conosci mia moglie Lella?

Lella: Luigi?

Marcella: Andrea? Ma lei non è Dolores?

Carlo: Ma quale Dolores? Lei è Andrea e quello non è Luigi.

Andrea: Già, lui è Maurizio.

Marcella: No lui è Carlo?

Carlo: Carlo? Ma che dici ? Lui è Luis.

Andrea: Il mago?

Luigi: Non lo so, soffro di vuoti di memoria.

Carlo: Lui è Luis Alberto Gonzalez.

Marcella:Noooo, è Carlo.

Andrea: Non è Carlo è Maurizio, quello è Carlo. Vero Paolino?

Lella: Paolino?

Luigi: Paolino, tocca a te. Dì qualcosa.

Max: Ciao Lella.

Carlo: Ma quale Paolino, lui è Max.

Andrea-Marcella: Max?

Lella: Si. Lui è Max il fratello di Luigi, mio marito.

Marcella: Quindi lui non è Carlo?

Andrea: E neanche Maurizio.

Carlo: Ma se Lella è la moglie di Maurizio, non è Marcella?

Andrea: Ma no, Marcella è in terrazzo.

Carlo: Cosa ci fà la signorina Villeneuve in terrazzo?

Luigi: La signorina Villeneuve non è in terrazzo, è sul divano.

Andrea: Io mi riferivo a Marcella, la pianta.

Carlo: Quale pianta?

Andrea: La pianta rampicante.

Lella: Ma quale pianta, quella è Marcella. (indica Marcella)

Marcella: (dopo una pausa) Non chiedetemi niente perchè io sono rimasta un pò indietro.

Max: Un pò quanto?

Marcella: A quando Lella è uscita urlando dal bagno

Andrea: Ma lei non è Marcella è la moglie di Maurizio.

Carlo: Aspettate un attimo. Quindi lei è Marcella Villeneuve, la persona che doveva venire qui a leggere il mio libro.

Marcella: Anche lei ha scritto un libro?

Carlo: Perchè chi altro l’ha scritto.

Marcella: Lui. (indica Luigi)

Carlo: Luis ha scritto un libro?

Marcella: Non si chiama Luis, si chiama Carlo ed ha una storia d’amore con lui. (indica Max)

Lella: Che schifo, te la fai anche con tuo fratello?

Luigi: Max, ti prego, dì qualcosa.

Max: Ciao Lella.

Appunto: (entra nuovamente con la bottiglia) Ragazzi brindiamo ?

(Si voltano tutti a guardare Appunto)

Andrea-Luigi-Max-Lella-Carlo-Marcella: Appunto!

Max: Almeno su questo siamo tutti d’accordo.

Marcella: Lui è Appunto il braccio sinistro di Carlo.

Andrea: No è Appunto il fratello di Paolino ed il cugino di Maurizio

Carlo: No è Appunto il portiere del palazzo.

Andrea: No lui insieme a lui (indica Max) e lui (indica Luigi) fanno le ammucchiate con lei (indica Marcella).

Max: Ciao Lella.

Carlo: La signorina Villenevue fa le ammucchiate con Max e Luis ?

Andrea: Poi Appunto è anche l’amante segreto di Lella. (indica lella) Ma mi raccomando acqua in bocca.

Luigi: Lella?

Lella: Nun je da retta. Lo conosco appena.

Appunto: Lella ha ragione.

Andrea: Si sono conosciuti a Miss Rutto. Ma io non ho detto niente eh!

Appunto: Te voi sta zitta un attimo?!

Lella: Aspetta un momento... (rivolgendosi ad Andrea) Quindi se per te lui è Maurizio..vuol dire che è con lui che hai fatto sesso prima nel bagno?

Andrea: Lella giuro, non lo sapavo altrimenti...

Lella: Brutto porco schifoso. (cerca di picchiare Luigi)

Luigi: No, Lella, aspetta, posso spiegarti tutto.

Max: Aspetta Lella...lascialo parlare.

Lella: Non voglio sentirlo... voglio solo picchiarlo.

Luigi: Amore non fare così.

Appunto: Lella fermati non fare così’.

Luigi: Amore ascolta il tuo amante. (ad Appunto) Bravo.

Appunto: Grazie.

Lella: Ed io che ero venuta qui per perdonarti dopo quello che hai fatto con la Russa.

Andrea: Quale Russa?

Lella: Zitta tu.... brutta zoccola. (ad Andrea)

Andrea: A chi hai detto brutta? (a Luigi)

Luigi: Andrea perdonala è un pò nervosa.

Lella: Bravo, bravo...difendila pure...difendiamola.

Max: Calma Lella, calma. Devi rimanere calma.

Lella: Sono calma, sono calma. (si calma un attimo)

Max: Menomale.

Luigi: Brava amore. Ascolta Max ...stai calma.

Lella: Calma un cazzo.

CAMBIO LUCI.

(Sul fondo Lella, Andrea, Max,Luig e Appuntoi si picchiano a rallentatore, illuminati da una luce rossa).

(Carlo e Marcella sono seduti sul divano. Carlo è sconvolto. Marcella palesemente ubriaca)

Marcella: Perchè qui dietro si picchiano?

Carlo: Non lo so.

Marcella: E pensare che io ero venuta qui per leggere un libro che avrei dovuto far pubblicare.

Carlo: Non lo so.

Marcella: Il libro era un pò una cagata, ma avevo deciso di farlo pubblicare lo stesso perchè non mi sono mai divertita così in vita mia.

Carlo: Non lo so.

Marcella: Basta, non puoi ripetere sempre non lo so, non lo sò, non lo so... dimmi qualcosa di diverso.

Carlo: (fissa Marcella) Ti scoccia se ti chiamo amore?

Buio

Quando la luce si rialza, illumina Carlo seduto. Si sente solo la sua voce registrata

Carlo Voce: Eccomi qui, nuovamente solo, seduto su questa puff del quale ho ancora lo scontrino. (tira fuori uno scontrino) Eccolo. Quella che doveva essere la giornata più importante della mia vita è scivolata via. A volte vorrei poterlo fermare questo tempo oppure imparare a correre come lui. Max finalmente se n’è andato, o meglio, è scappato via inseguito da Marcella Villenevue che completamente ubriaca lo supplicava di ripassare con lei le posizioni del Kamasutra. Luigi e Lella sono tornati nella loro casa. Lella ha perdonato Luigi. Luigi ha perdonato Lella per la sua scappatella con Appunto. Insomma, si sono perdonati a vicenda. Ed io sono rimasto da solo con il mio libro. Adesso fisso le mie parole come un padre guarderebbe il proprio figlio dormire accanto a sè sperando non arrivi mai l’alba. Qui, da solo, nella mia casa, a sfiorare il mio sogno con l’illusione di poterlo toccare e sentirlo così un pò meno distante.

(Durante il monologo lentamente entrano in scena tutti gli attori e si mettono intorno a Carlo, che era seduto al centro del divano. Alla fine del monologo tutti fissano Carlo).

Carlo: (alza lo sguardo e vede che tutti lo stanno fissando) Ma ancora non ve ne annate ?

Buio.

FINE