Tipi che spariscono

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Le linguacce dicevano che era vino calato alle gambe; ma, in verità, senza escludere affatto che anche il vino ci avesse la su

Libero adattamento teatrale della novella

Tipi che spariscono

di

Renato Fucini

Tratta dal libro

All’ARIA APERTA

Sceneggiatura

di

Fulvio Barni

E

Maria Letizia Ceccuzzi

Personaggi

4 uomini

1 donna

Trama

Un vecchio medico di campagna, uso più a bere vino che a curare malattie, visita i pazienti dalla strada, senza neanche scendere dal calesse.

Narratore: Le linguacce dicevano che era vino calato alle gambe; ma, in verità, senza escludere affatto che anche il vino ci avesse la sua parte, erano vene varicose. Con questo malanno addosso, il dottor Prospero non era più buono di fare un passo a piedi; e per poter visitare i suoi malati, quelli soli che per loro fortuna stavano di casa lungo la via maestra, si faceva caricare sopra un calessino sgangherato, e tutti i giorni, dalle sei della mattina alle undici, andava in giro per il Comune. In quelle condizioni, senza scender mai dal suo veicolo, perché gli era affatto impossibile, andava a portar, diceva lui, mezzo scherzando e mezzo sul serio, la salute alle case. E questa salute andava a portarla in un certo suo modo particolare, che, a giudicarne così a occhio e croce, pareva promettere imminente un allargamento del cimitero.

Per conoscere meglio il dottor Prospero, bisognerebbe avere notizia dei molti aneddoti, più o meno credibili, che si raccontano su di lui. Ce n’è uno in particolare, però, che tutti i  pazienti della sua condotta sono disposti a giurare che è assolutamente vero e lo stesso ci da una visione molto ampia delle sue capacità.

Accadde che un giorno, chiamato da un contadino per un’urgentissima operazione al figliolo, egli non voleva andare; ma finalmente si decise a muoversi quando lo scaltro contadino gli ebbe detto che nel bosco sotto casa sua  c’era la beccaccia.

Vede, sor dottore, diceva il furbo, lacrimando. Lei signoria potrebbe fare un viaggio e due servizi: ammazzare la beccaccia e salvarmi la creatura. Il dottor Prosperò andò, e, naturalmente, ammazzò la creatura e la beccaccia fu salva.

Siamo davanti ad un’osteria lungo la strada maestra. Alcuni tavoli per eventuali avventori sono disposti all’esterno di essa. Si sente arrivare un trotto di cavallo che pia piano si ferma. Entra, reggendosi male sulle gambe, il dottor Prospero. Bianco di polvere e arrostito dal sole. Posa la sua borsa sopra ad un tavolo e si siede.

Prospero: Beppeeeee!, O Beppeeee!………. O che ti s’è attappato l’orecchi? (compare l’oste)

Beppe: (da fuori scena) Arrivoooo! O che è tutta sta fretta! Se avete furia avviatevi, noo. (entra) Oh! Buongiorno dottor Prospero, come mai da queste parti?

Prospero: So’ venuto a vedé’ come sta Gosto!

Beppe: E’h, pòro Gosto, ho sentito che stanotte si lamentava tanto.

Prospero: E te come fai a saperlo? Che dormi con lui?

Beppe: Ma che dite, dottore! Io sto sotto a lui, e la mi’ camera è precisa, precisa alla sua. Volete che ‘un lo senta?

Prospero: Certo che quelle febbri tifoidi gli danno un gran da fare. E poi, come se non bastasse gli ci si è aggiunta anche la polmonite doppia.

Beppe: Siete venuto per visitallo?

Prospero: La Rosa m’ha mandato a Chiamà’. ‘Un lo so mica che è successo.

Beppe: Speriamo che se la cavi poveraccio. E’ l’unico sostentamento della famiglia.

Prospero: Vedremo! Vedremo che si può fare. (si volta verso l’alto della casa e chiama a voce alta) Rosa!……… O Rosa! (l’oste è entrato a prendere il vino per il dottore)

Rosa: (Rosa si affaccia dal palchetto di Barcaccia) Sor dottore so’ qui!

Prospero: O come sta cotest’uomo?

Rosa: Male, sor dottore, di molto male. (si sentono i lamenti di Gosto)

Gosto: Oooooh! Ooooooh! Ooooooh!

Prospero: Rosa! O perché Gosto fa così? Che gli succede? (l’oste porta un fiasco e un bicchiere. Il dottore comincia a bere)

Rosa: Sarà perché ha sentito dì’ che sta parecchio male! (si ritira dalla finestra)

Prospero: E allora, qui bisogna fare un esame minuto. Bisogna vedere sul serio di che si tratta, perché non vorrei……..; basta, ora si vedrà.  (ha visto che Rosa non è più alla finestra)

O Rosa!

Rosa: (da dentro) O sor dottore!

Prospero: Affacciatevi, Rosa.

Rosa: (si affaccia) Che mi diceva?

Prospero: Bisogna guardargli la lingua a cotest’uomo, Rosa. L’ha sempre rustica e appiccicosa come giovedì, oppure?

Rosa: Veramente stamani mi parrebbe un po’ meno peggio del solito.

Prospero: O quelle screpolature che mi diceste l’altra settimana, ce l’ha sempre?

Rosa: Sissignore.

Prospero: Tosse parecchio?

Beppe: Ah! Se tosse. ‘Ste giorni indietro pareva strozzasse.

Prospero: Beppe: fatti le tua………. Rosa……….allora……….tosse o no?

Rosa: Ora no; ma stanotte non ha avuto pace un momento. (Rosa si è ritirata)

Prospero: Suda? (non ottiene risposta)

Beppe: (guardando la finestra) O Rosa! Gosto suda o no? (Rosa si affaccia)

Rosa: Nossignore.

Prospero: E nella nottata ha sudato?

Rosa: Fino alla mezzanotte è stato in un mare di sudori; ma poi, ha avuto un bisogno, e m’è toccato scompannallo tutto; e ora èccolo qui con la pelle secca che pare un serpe.

Prospero: Non è niente, Rosa. Poi vi dirò quello che gli dovrete fare per riattivargli la traspirazione alle acute.

Rosa: E che sarebbero le acute?

Prospero: Via Rosa, voi mi meravigliate. La pelle! Non avete mai sentito parlare delle acute.

Beppe: A me mi sembrava di avello sentito dì’ qualche volta, ma mi pareva di avé’ capito “Cute”, però, ‘l dottore siete voi……….. e se dite che è così………..

Prospero: Ovvia!…….. Cute……pelle………..o non è la stessa cosa?

Beppe: (facendo spallucce) A me mi sembra di no, però……….

Prospero: O su, Rosa, ora seguitiamo il nostro esame, e guardiamo se ci riesce di orizzontarci con sicurezza, perché alla terza settimana………cioè…..siamo alla seconda o alla terza settimana, Rosa?

Rosa: Badi, è, dottore, salvo errori, la febbre gli venne…..mi pare…… la mattina del…….si ricorda quando baltò la diligenza di Natale?

Beppe: Il dodici……..domenica a quindici.

Rosa: Sissignore! Preciso! Dunque oggi s’entrerebbe………..

Beppe: Nella terza settimana……

Rosa: Nossignore; s’entrerebbe nella quarta settimana, perché, badi: dodici e sette fa diciannove, diciannove e sette….

Beppe: Fa ventisei.

Prospero: Va bene, va bene, questo importa poco. Diciamo piuttosto un’altra cosa, Rosa: codesta benedetta pancia come l’ha? L’ha sempre dura come ne’ giorni passati o gli s’è un pò ammorbidita?

Rosa: O come devo fare a dirglielo, sor dottore? A me mi parrebbe sempre di molto gonfia: ma sarà vero?

Prospero: Benedetta voi! Ci vòle tanto poco a conoscerlo. O gli occhi e le mani per tastargliela, non l’avete? Com’è? Floscia o tirata? Dateglici delle manate a mano aperta…..Giù! Sentiamo. (Rosa si ritira) (si sente il Ccià, ccià, ccià delle manate)

Beppe: (guardando il dottore) A me mi sembra che vada meglio! Lei che dice?

Prospero: Va meglio, va meglio Rosa; molto meglio dei giorni passati.

Rosa: (si affaccia) No, no, dottore, aspetti! Quelle botte erano sculaccioni che ho dato al mi’ figliolo Giovanni. O ‘un lo sa che s’era messo a fa’ quel birbante?

Beppe: Diccelo Rosa, via, che così si seguita la visita.

Rosa: O ‘un s’era messo con un fiammifero spento a fa’ i baffi ala madonna di Pompei!

Prospero: E allora, via, non mi fate perdere tempo, Rosa…..Sentiamole, queste condizioni dell’addome, e vediamo se ci riesce di venire a qualcosa di concludente.

Rosa: Va bene dottore, vado subito… Lei ascolti bene però! (rientra in casa ed esegue gli ordini) “Ccià, ccià, ccià” (ad ogni botta corrispondeva un lamento del malato) Aaaah! Aaaah! Aaaah!.

Prospero: Rosa, stavate battendo nella pancia di Gosto, vero?

Rosa: Certo dottore. Che vi è sembrato?

Prospero: Pare che vada meglio davvero. Ora però copritelo………. Copritelo subito.

Beppe: Sarà il caso che gli sentiste anche il polso, no dottore?

Prospero: (all’oste un po’ scocciato) Beppe te mi devi fa ‘l piacere di fatti l’affari tua…… Pensa a portammi ‘l vino……….. bòno……… e basta.

Rosa: (si affaccia) Ora che devo fa’ dottore?

Prospero: Il Polso Rosa………………….. Sentiamogli il polso ora. (l’oste fa un gesto di autocompiacimento.

Rosa: Questo, poi, sor dottore……….. (rientra)

Prospero: Eh, Gesù mio Signore, affoghereste in un bicchier d’acqua! Pigliategli il polso in mano……….forza……gliel’avete preso?

Rosa: Sissignore.

Prospero: Lo sentite battere?

Rosa: Nossignore.

Prospero: Scorrete con le dita, lo troverete. …….L’avete trovato?

Rosa: Mi parrebbe di si. Ma ora lei signoria come fa a sentirlo?

Prospero: Eh, per Baccone! Credevo che mi aveste un po’ più di stima. Le sentite bene le pulsazioni?

Rosa: Sissignore.

Prospero: Vi riesce di fare “ta, ta, ta”?

Rosa: Sissignore.

Prospero: O via! A ogni colpo di polso, fate a codesta maniera e vedrete…………..

Rosa: Ta, ta, ta, ta.

Prospero : Basta, basta, Rosa; ho sentito. Va meglio, va meglio…….Oh, sia lodato il Signore!…………O i soliti vaneggiamenti l’ha avuti anche stanotte? (si affaccia)

Rosa: Li ha avuti anche stanotte, sissignore…………. Ma stia zitto, ché a avé’ avuto voglia di ride’……….ma mi dica la verità……… l’aveva presa con lei.

Prospero: Con me? E perché?

Rosa: O che lo so, io? Diceva che era una bestia, gli faceva il verso come quando lei signoria sbadiglia…………e poi…diceva che gli voleva tirà’ una schioppettata.

Prospero: Ma insomma……da quel che sento……….si tratta di cosa leggera, perché proprio fuori di sentimento non mi sembra…………

Rosa: No, no, proprio fuori di testa non c’è andato mai.

Prospero: Meglio così, meglio così……….E la voce gli s’è punto rialzata?…. (lo chiama) O Gosto….Gostoooo!

Gosto: (da dentro casa con voce spenta e cavernosa) Uh, uh, uh!

Prospero: O Gosto…….Gostooo!……

Beppe: Gli ha risposto, dottore; o ‘un lo sente?

Gosto: Uh, uh, uh!

Prospero: (mette in bocca la pipa e si da una fregata alle mani) Allegri…….. allegri Gosto. Anche questa burrasca è passata.

Rosa: Che dio vi benedica dottore………..

Prospero: Rosa,  portatemi giù ‘na serqua d’ova che vi fò la ricetta (Rosa scende) (strappa un pezzo di carta da sopra il tavolo e con un mozzicone di lapis che aveva sull’orecchio scrive)

Corpo di Bacco! (mentre si gratta energicamente la testa) O ‘un mi vuol tornare in mente. Accidenti a tutte queste medicine nòve, che ne ‘nventano una alla settimana!

Beppe: Dite a me dottore. Può darsi che me lo ricordo……. Le visite l’avete fatte sempre da qui.

Prospero: O come si chiamava quella polverina sottile che gli segnai anche l’altra volta?……..

Oste: Aspettate, dottore…… Ci so’,……….. (indicando sempre il dottore con il dito) Bicarbonato………..

Prospero: Macché Bicarbonato…………… Ci corre poco perché finisce in ato. Ma non è.

Oste: Che sia……….. Principiato?

Prospero: Ma proprio Principiato!

Oste: Angelicato!

Prospero: Ma neanche!

Oste: Sublimato! (entra Rosa)

Rosa: Ecco l’òva, dottore.

Prospero: Brava la mì’ Rosa, grazie. Voi però ve ne dovreste ricordare come si chiamava la polverina che segnai l’altra volta a Gosto.

Rosa: Mi sembra…………….Precipitato!

Oste: Si! Giù pe’ le scale.

Prospero: Ah! Ecco, ecco! ( scandendo le parole) Sa li ci la to. (lo scrive)

Rosa e Oste: (applausi) Bravo dottore! Lei è proprio un benemerito della salute pubblica. (buio in scene e luce sul narratore)

Narratore: Gosto, è superfluo dirlo, si ristabilì perfettamente in una quindicina di giorni; e ora, prima Dio e poi il dottor Prospero, ha già ricominciato a dare certe legnate alla moglie, che anche lei non fa altro che dire di quella gran bella salute.

Fine