Tommy, un cane diventato uomo

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A-Ecco qua, finalmente a casa

Teatro Comico Italiano

TOMMY, UN CANE DIVENTATO UOMO

COMMEDIA IN DUE ATTI

Autore:

Camillo Vittici

Iscrizione S.I.A.E. N.118123

PERSONAGGI

Gilda

Padrona di casa

Ulisse

Marito di Gilda

Sonia

Amica di Gilda

Tommy

Il cane diventato uomo

Molly

La cagnolina diventata donna

Dr.Cervelloni

Lo psichiatra

                                     La storia si svolge

                            In una stanza d’appartamento

La storia

In seguito ad una preghiera a Sant'Antonio Abate, patrono degli animali, Tommy improvvisamente diventa uomo.
Comprensibile la sorpresa di Gilda e Ulisse, i suoi padroni.
Sarà necessario un intervento del Dr.Cervelloni, uno psichiatra, per ristabilire i rapporti reciproci fra i due coniugi e il nuovo Tommy.
Nella vicenda, a complicare la situazione, si inserisce anche Sonia, l'amica di casa, che nella stessa preghiera aveva chiesto di far diventare umana anche Molly, la sua barboncina. E, anche in quel caso, è stata esaudita.

PRIMO ATTO

GILDA: Ecco qua, finalmente a casa. Ma che giornata!

SONIA: Giornata piena, vero. Prima la Messa di Sant’Antonio Abate patrono degli animali…

GILDA: E poi la spesa. Ti ringrazio Sonia per avermi dato una mano, non so se, senza te, sarei riuscita a portare tutta questa roba. Non solo da mangiare per me e l’Ulisse, ma anche i biscotti per il mio Tommy. Quel lazzarone, se non ha i sui biscotti, non muove nemmeno la coda. Fare la guardia no eh; guardalo lì; sempre pacifico e beato, accudito, coccolato e ben mantenuto. Posso proprio dire che quello è un cane da guarda

SONIA: Come da guarda? Vorrai dire un cane da guardia

GILDA: No, proprio un cane da guarda, senza la “i”. Se dovesse entrare un ladro lui lo guarda e, quando esce, lo guarda. Lo guarda e basta, senza abbaiare. Farebbe troppa fatica. Ma ti dirò di più… quando in casa sentiamo un rumore sospetto Ulisse deve scendere a svegliare il cane e finalmente quello abbaia

SONIA: Ma dai Gilda; oggi è la sua festa, il patrono degli animali e se la sta godendo

GILDA: Altro che godendo; è lì come un pascià tutto avvolto dalla coperta. Ha preso possesso del divano e guai a chi lo disturba. A lui il divano e a Ulisse la sedia. E non ti dico cosa combina quando ha la luna di traverso…

SONIA: L’Ulisse?

GILDA: No, il Tommy. L’Ulisse, per natura, è pacifico e tranquillo; le arrabbiature le prende solo con Tommy. Non per niente sono andata alla Messa del patrono degli animali. Chissà che non mi faccia la grazia di farlo diventare più mansueto e un po’ umano

SONIA: Umano nel senso di persona?

GILDA: Umano nel senso di… Insomma che si comporti in modo più affettuoso. Quando si sveglia, poi, ci guarda entrambi in modo cagnesco…

SONIA: Se è un cane Gilda per forza che vi guarda in modo cagnesco…

GILDA: Ah, eccola qua; trovata. In Chiesa mi hanno dato questa candela benedetta e l’immagine di sant’Antonio Abate. Gliela devo accendere davanti e mi ha assicurato che il mio Tommy riceverà la grazia di diventare quasi umano

SONIA: Sei sicura Gilda che non sia invece Sant’Antonio di Padova?

GILDA: No no, quello degli animali è proprio Sant’Antonio Abate; guarda l’immagine… è attorniato da un sacco di animali

SONIA: Certo che è facile fare confusione fra i due. Non ti dico l’incubo che ho avuto stanotte mentre dormivo

GILDA: Ti saranno rimasti sullo stomaco i peperoni che abbiamo mangiato ieri sera a casa tua…

SONIA: Io non so se sono stati i peperoni o le acciughe, fatto sta che ho fatto un sogno terribile

GILDA: Racconta Sonia, magari ce lo possiamo giocare al lotto

SONIA: Non ricordo come sia successo, ma mi trovavo in cima al campanile della nostra Chiesa

GILDA: Cosa ci facevi in cima al campanile della nostra chiesa?

SONIA: Ma cosa vuoi che sappia io cosa ci facevo in cima al campanile della nostra Chiesa! Ero là e basta. Stavo guardando da lassù il panorama quando la campana più grossa si è messa a dondolare. Mi ha dato una spinta…

GILDA: Chi ti ha dato una spinta?

SONIA: La campana no! Mi ha dato una spinta e mi ha fatto perdere l’equilibrio e sono precipitata nel vuoto

GILDA: Oddio che brutta sensazione! Avrai sicuramente pensato di dover morire tutta spiaccicata sul sagrato

SONIA: Invece no

GILDA: Non ti sei spiaccicata?

SONIA: No, m’è venuto in aiuto Sant’Antonio

GILDA: Proprio lui in persona?

SONIA: Proprio lui in persona. Il mio primo e spontaneo pensiero è stato quello di chiedergli la grazia di proteggermi e di fermare il mio tragico volo. Ho urlato… Sant’Antonio, aiutami tu! A metà caduta, quando vedevo avvicinarsi tragicamente il sagrato, mi afferra al volo e mi trattiene per le mani

GILDA: Tutto è bene quello che finisce bene

SONIA: Fino ad un certo punto però… Gli dico subito: “Grazie Sant’Antonio, grazie; domani porterò un gran mazzo di fiori davanti alla tua statua

GILDA: Sempre nel sogno immagino…

SONIA: Sempre nel sogno. Comunque… dove sono rimasta?

GILDA: A Sant’Antonio che ti afferra in volo

SONIA: Esatto. Quello, dopo avermi afferrato, mi guarda dritta negli occhi e mi fa: “Mettiamo le cose in chiaro Sonia; posso sapere quale Sant’Antonio hai pregato mentre cadevi?”. “Quello… quello di Padova”  dico io. E lui… “Spiacente; io sono l’altro, Sant’Antonio Abate, quello degli animali”. E mi ha mollato! Mi sono svegliata con un urlo che deve aver svegliato tutto il quartiere

GILDA: Beh, stavolta non abbiamo sbagliato santo; è proprio lui, Sant’Antonio Abate; è quello giusto che farà la grazia al mio Tommy

SONIA: Ma, se Tommy è così come dici, perché non lo porti al canile?

GILDA: Perché al canile l’abbiamo preso due mesi fa’ e ormai ci siamo affezionati. Sai, non abbiamo figli e Tommy l’abbiamo adottato con gioia. Ma vedrai che con l’immagine e la candela benedetta si calmerà. Anzi, lo faccio subito. Mettiamo l’immagine qua sulla credenza, accendiamo la candela e recitiamo la speciale preghiera

SONIA: Quale preghiera Gilda?

GILDA: Ah, già; questa dietro l’immagine. Dai Sonia, recitiamola assieme e ad alta voce e vedrai che il mio Tommy diventerà buono come il pane e giudizioso come un vero ometto

SONIA: Allora, già che ci siamo, io potrei farlo per Molly, la mia barboncina

GILDA: Perché, cos’ha la tua cagnetta?

SONIA: E’ una femmina

GILDA: E allora? Vuoi farla diventare maschio?

SONIA: No, ma che la protegga durante le sue uscite  notturne in cerca di maschietti. Sai, non vorrei che si portasse a casa qualche malattia di quelle moderne

GILDA: Beh, allora preghiamo anche per lei; penso che valga per tutti gli animali

SONIA: Allora, nelle intenzioni, oltre a Molly pregherò anche per Ernesto, mio marito, tanto… più animale di lui…

GILDA: E allora mettiamoci anche il mio Ulisse. Dai, preghiamo. Concentriamoci e facciamolo con convinzione

ASSIEME: (Leggendo)

Sant’Antonio, quello Abate

Questa grazia a noi fate.

Fa che il nostro animale

Sia sano, sia cordiale.

Su proteggi dalla rabbia

E qualsiasi male abbia.

Dacci pure la tua mano

Perché sia più umano

GILDA: Aspetta, ne aggiungo una mia personale per il mio Tommy

Metti in testa al mio cagnetto

Se vuol tutto il nostro affetto

Che divenga sul divano

Più che un cane un bravo umano

SONIA: E allora lo faccio anch’io per la mia Molly…

Fa capire alla mia Molly,

Il mio amor che in casa volli,

Che non vada per le vie

A buscare malattie

Non vorrei che si prendesse

Anche lei l’aidiesse

Fa che la mia barboncina

Resti sempre signorina

GILDA: Ma non è una cagnetta tutta casa e padrone la tua?

SONIA: Certo che è una cagnetta tutta casa e padrone, anzi, una favolosa e graziosa barboncina bionda, ma, con tutti quei maschiacci che ci sono in giro…

GILDA: Hai fatto bene a pregare anche per lei; non si sa mai cosa può succedere. Pensa se incontrasse il mio Tommy cosa potrebbe succedere…

SONIA: Non farmici pensare! Difenderei la sua verginità col mio sangue! Chi tocca Molly… muore! Comunque si è fatto tardi Gilda, meglio che vada se no lo senti il mio Ernesto se non trova il pranzo pronto

GILDA: Grazie dell’aiuto Sonia, ci vediamo presto. E speriamo che i nostri animali siano diventati più umani! (Sonia saluta ed esce. Gilda riassetta il tavolo). Ecco, tutto a posto. Lascio qua i biscotti per Tommy così, quando l’animalaccio si sveglia, con uno di questi lo metterò di buonumore. (Esce. Tommy- che ora è diventato un uomo- si muove sotto la coperta, si da una grattatina con una mano, si alza, lingua penzolante, annusa. Ha un collare per cani con medaglietta e una macchia nera sul viso. Come costume una tuta marrone o nera. Va verso la scatola dei biscotti, goffamente la apre e ne mangia qualcuno poi ritorna sotto la coperta. Entra Ernesto)

ULISSE: Eccolo lì il buontempone! Il divano è per lui e per me solo la sedia. (Verso l’esterno). È pronto il caffè Gilda?

GILDA: (Da fuori). Il signore e padrone è arrivato! Il caffè è quasi pronto. La serva di famiglia sta arrivando. (Entrando). Il tuo caffè è pronto, ben caldo e zuccherato. Il signore è servito. Scusa se mi permetto Ernesto, ma avevi così fame? Sei diventato scemo o sei già rincoglionito?

ULISSE: Cosa sarebbe questa storia? Perché sarei rincoglionito?

GILDA: Ma non vedi lì?

ULISSE: Non vedo cosa?

GILDA: Lì; guarda lì

ULISSE: Guardo cosa?

GILDA: La scatola dei biscotti del cane

ULISSE: E cos’avrebbe di strano la scatola dei biscotti di Tommy? È da una vita che mangia questi biscotti

GILDA: Lui sì, ma tu no

ULISSE: Senti Gilda, si può sapere quello che vuoi dire?

GILDA: Che fino a un momento fa era chiusa e adesso è aperta. Sei stato tu a dare il biscotto al cane o te li sei pappati tu?

ULISSE: Risposta alla prima domanda… io non ho dato i biscotti al cane anche perché sta ancora dormendo. Seconda risposta… non li ho mangiati io; mica sono scemo come pensi tu. E poi fanno davvero schifo

GILDA: Allora vedi che li hai assaggiati; altrimenti come faresti a dire che fanno schifo

ULISSE: Presumo che i biscotti dei cani facciano un po’ schifo e lo dico senza averli assaggiati

GILDA: Mah, per me non la dici giusta…

ULISSE: Ma non vedi che quello dorme come un ghiro? Strano però; a quest’ora è sempre sveglio perché lo devo portare fuori per i suoi bisognini

GILDA: Vuol dire che oggi non gli scappa. Comunque devo fare le pulizie e deve sloggiare dal divano

ULISSE: Allora, prima che tu sollevi povere dappertutto come fai di solito, io me ne vado e torno più tardi. Per i suoi bisognini pensaci tu

GILDA: Come desidera, mio signore e padrone. (Ernesto esce. Gilda scopre Tommy e rimbalza per la sorpresa e la paura). Ma… chi è questo qui? Oddio, un intruso in casa mia. (Tommy si stira, si alza e divora un biscotto). Ma si può sapere che è lei… chi sei tu… insomma cosa ci fai qui in casa mia? Tommy! Tommy! Ma dove s’è cacciato quel malnato? Attaccalo! C’è un ladro! (Tommy ringhia). Oh, sant’Antonio benedetto! Cosa sta succedendo qui?  Tommy, dove sei Tommy? (Tommy indica se stesso). Ma si può sapere chi sei tu?

TOMMY: (Dapprima con fatica e poi più spigliato). To… To… Tommy!

GILDA: O Signore benedetto! Vuoi dire che tu… tu saresti…

TOMMY: Tommy

GILDA: La Sonia ha avuto un incubo mentre dormiva, ma io ce l’ho da sveglia! (Batte la tazzina del caffè su un dito). Ahia! Che male! Quindi vuol dire che sono sveglia! Quindi, fammi capire, tu saresti…

TOMMY: Tommy!

GILDA: Guarda che a una donna non è poi tanto facile darla da bere. Senti mio caro Tommy o chi sei… Ma… aspetta un po’… Ma quello che indossi è il collare di Tommy… e c’è anche la sua medaglietta. Signore, dammi la forza di mettere a segno i miei pensieri, fa che non sia vero quello che sta accadendo… Vuoi vedere che non è l’Ernesto ad essere rincoglionito, ma che è la Gilda ad avere l’Altzeimer? Tommy, va subito a cuccia! (Tommy va sul divano). Scusa Sant’Antonio se mi rivolgo direttamente al tuo Capo… Signore, io non so cosa sta accadendo in questa casa. Fa in modo che la Gilda non perda l’uso della ragione, che si calmi e riesca a capirci qualcosa. Dunque… Tommy non si trova e questo individuo qui dice di essere il mio Tommy. Io non so come sia capitato, ma qui, fino un attimo fa… Ma sei proprio tu Tommy? (Tommy, col capo e gioiosamente, accenna di sì. Entra Sonia)

SONIA: Scusa Gilda, hai dimenticato il prosciutto nella mia borsa e sono corsa a riportartelo. Ma… è vero quello che vedo o gli occhi mi stanno giocando un brutto scherzo? D’accordo che mi hanno trovato un principio di cataratta, ma…

GILDA: Cos’avresti visto Sonia?

SONIA: E quello chi è secondo te?

GILDA: Ah, non badarci; è Tommy

SONIA: Gilda, dimmi la verità… Non è che stamattina ti sei fatta di grappa, di una canna o di ecstasy? Vedi per caso farfalle colorate che volano per la stanza? Uccelletti che svolazzano dal lampadario alla credenza? Ragni e insetti strani che si arrampicano sui muri?

GILDA: No, vedo solo Tommy

SONIA: Quindi tu… tu vedi solo Tommy… e Tommy sarebbe quell’uomo lì… (Tommy si alza, va alla credenza, alza una gamba…)

GILDA: Tommy, ti proibisco di fare pipì qui. Esci in giardino che giù c’è la tua pianta preferita. (Tommy si avvicina a Gilda, le lecca la mano). Buono Tommy, buono.Vai adesso, vai a fare pipì. (Tommy esce, ovviamente con movimenti che ricordano quelli di un cane)

SONIA: Gilda… non sei mai caduta da piccola? Mai picchiata la testa per terra?

GILDA: Ma insomma Sonia, hai visto anche tu quello che ho visto io!

SONIA: Certo che l’ho visto, ma io ho visto un uomo, non Tommy!

GILDA: E tu credi che anch’io non sia meravigliata? Ma che dico meravigliata; sconvolta! Ma che dico sconvolta; interdetta! Comunque quello… quello lì ha addosso il collare di Tommy, ha la sua medaglietta e, non so se l’hai notato, anche la macchia nera sul muso nello stesso posto dove l’aveva Tommy. (Rientra Tommy. Gilda gli da un biscotto e Tommy si accomoda sul divano)

SONIA: Ma tu sei proprio sicura Gilda che quel tipo lì sia…

GILDA: Oddio, sicura sicura veramente no, ma… ma dovrei fare una prova

SONIA: Per me stiamo dando i numeri tutte e due; comunque facciamo una prova

GILDA: Io direi… direi… Aspetta… Tommy, va subito a prendere il tuo osso di plastica che ti sei sempre divertito a sgranocchiare. (Tommy corre fuori). Guarda Sonia che solo lui può sapere dove l’ha messo. Tutte le volte lo nasconde in posti diversi che un estraneo non può conoscere. (Tommy rientra con l’osso in bocca). Bravo Tommy, dallo a me. Adesso lo ributto fuori e… (Lo getta e Tommy scatta all’esterno. Rientra con l’osso in bocca. Si accuccia). Hai ancora dei dubbi Sonia?

SONIA: Senti Gilda, se quel coso lì, insomma… se quell’uomo lì è davvero Tommy vuol dire che qui è successo qualcosa di soprannaturale, di miracoloso

GILDA: Di miracoloso? Accidenti però… Ti ricordi… O Madonna mia! Ti ricordi quello che abbiamo fatto qui una ventina di minuti qua?

SONIA: Certo che mi ricordo; io ti ho aiutato a portare qui a casa la tua spesa

GILDA: E dopo? È il dopo che è importante

SONIA: Dopo… O Signore mio! Non vorrai dire che…

GILDA: Invece lo voglio dire; te la ricordi la candela, l’immagine e la preghiera? Cosa diceva la preghiera?

SONIA: (Leggendo)

Su proteggi dalla rabbia

E qualsiasi male abbia.

Dacci pure la tua mano

Perché sia più umano

Hai capito Gilda come abbiamo pregato? “Perché sia più umano”!

GILDA: E com’era quella che mi avevo inventata io? Lasciami pensare…

Metti in testa al mio cagnetto

Se vuol tutto il nostro affetto

Che divenga sul divano

Più che un cane un bravo umano.

Vuoi vedere che Sant’Antonio Abate ci ha fatto il miracolo? Che Tommy sia diventato davvero un… un umano?

GILDA: Senti Sonia… Per prima cosa cerchiamo di tenere la testa a posto. Se fosse vero e se lo raccontassimo a qualcuno come minimo il ricovero in una casa di cura psichiatrica sarebbe assicurata, ma non solo per me, ma anche per te e poi va a spiegare al tuo Ernesto che questa storia non è vera e che ce la siamo inventata…

SONIA: Non posso che darti ragione Gilda, ma dovremo pure raccontare questo fatto a qualcuno. Per esempio… Dovrai pure dirlo prima o poi al tuo Ulisse. Non è certo cieco e la prima cosa che ti chiederebbe è cosa ci fa un estraneo in casa tua

GILDA: Che poi, alla fine della fiera, tanto estraneo non è; è da due mesi che è in casa nostra per cui non è per niente estraneo

SONIA: Ma non era estraneo come Tommy cane, ma come Tommy uomo lo è di sicuro

GILDA: Come Tommy uomo… Sai Sonia, io non ne sono ancora convinta, ma, ragionandoci sopra e soprattutto guardando questo tipo qua mi sa che prima o poi dovrò credere seriamente che tutta questa faccenda è vera.

SONIA: E sì che non ci siamo fatte alcun aperitivo, e tanto meno alcolico. Sei sicura Gilda che non abbiamo bevuto stamattina?

GILDA: Ma cosa dici Sonia? Il bar dove di solito ci fermiamo ogni mattina per il solito cicchetto oggi è chiuso per riposo settimanale

SONIA: A meno che…

GILDA: A meno che?

SONIA: A meno che tu non ti sia avvicinata all’armadietto dove tieni i tuoi liquorini di riserva; sai, quelli che ti fai quando ti vuoi far sbollire la rabbia dopo certe discussioni col tuo Ulisse

GILDA: No Sonia, ti sbagli; ti giuro sulla testa dell’Ulisse che stamattina sono sobria e limpida come una giornata di sole senza nuvole. Qui non centrano i liquorini; centrano i santi e uno in particolare

 SONIA: Vero, verissimo; non si sa mai quello che può capitare quando ci sono di mezzo i santi

GILDA: Ma tu non sai quello che può capitare quando ci sono di mezzo i mariti! Cosa racconto al mio Ernesto quando arriva qui e mi trova con un uomo in casa? Devo trovare il tempo e il modo per riuscire a raccontargli tutto e a convincerlo che questa è una faccenda seria. Dai, fammi un favore; non puoi portare Tommy a fare una passeggiata nel parco? Gli piace così tanto…

SONIA: Beh, se è per fare un favore alla mia amica… Aspetta… Mi scusi lei…

GILDA: Scusa Sonia, ma dai del lei a un cane?

SONIA: Allora… Scusa Tommy… Vuoi venire con Sonia a fare una bella passeggiata al parco? (Tommy approva con gesti felici della testa, corre dove c’è il guinzaglio e lo porta a Sonia in bocca)

GILDA: Lo vedi com’è felice?

SONIA: (Lega il guinzaglio al collare). Su Tommy, andiamo a farci questo giretto e lasciamo che Gilda se la veda con Ernesto. (Escono)

GILDA: (Rivolgendosi all’immagine di Sant’Antonio). Senti Sant’Antonio Abate… Detto fra noi… non è che tu debba fare le grazie a tutti quelli che te le chiedono… Insomma… fatti pregare un po’ di più prima di concederle e, soprattutto, se ti chiedono delle cose impossibili, pensaci su bene prima di farle. L’altro tuo omonimo, quello di Padova, non è che le faccia così facilmente e velocemente come fai tu. Quello si fa pregare più a lungo e poi bisogna mandargli sempre un bel po’ di soldi prima che ti prenda in considerazione. Sicuramente non ci siamo capiti… Non è che ti abbia fatto la richiesta di far diventare il mio Tommy un umano, ma solo un po’ più umano, nel senso di più buono, intelligente e docile. E tu non mi vai a capire che lo volevo mutare in un uomo in carne ed ossa? E adesso cosa dico al mio Ulisse? Magari potrebbe pensare che è il frutto di un mio peccato di gioventù… Beh, qualche peccatuccio non nego di averlo fatto, ma sono sempre stata attenta… Certo che, se avessi saputo che non avrei potuto aver figli per il fatto che non sono molto ovaiola, non mi sarei di sicuro limitata. Ma lo vedi Sant’Antonio in che situazione mi hai messo? Certo, adesso potrei anche pregarti di far diventare il mio Ulisse una persona più affettuosa, più docile, ma me ne guardo bene… magari me lo potresti far diventare un cane. No, lasciamo perdere. Comunque ti potrei citare per danni, sì, danni esistenziali perché nel giro di un’oretta hai buttato per aria la mia esistenza. Oh, sento che arriva. Che Dio me la mandi buona

ULISSE: (Entrando). Pronto il pranzo Gilda?

GILDA: Accidenti! E che ha avuto il tempo di pensare al pranzo! Capirai, con tutto quello che è successo…

ULISSE: E cosa sarebbe successo di così importante per farti dimenticare che è ora di pranzo?

GILDA: Tutta colpa di Tommy

ULISSE: Tutta colpa… Cos’ha combinato ancora Tommy? Ah, vedo che il signore si è svegliato e ha lasciato finalmente libero il divano. Ma dove è andato a finire?

GILDA: Non hai incontrato Sonia di sotto?

ULISSE: Cosa centra Sonia? Io stavo parlando di Tommy, non di Sonia

GILDA: L’ha portato a fare un giretto al parco

ULISSE: Meno male, così staremo qualche minuto in santa pace. È stato un po’ tranquillo stamattina o ha combinato ancora qualche disastro? A volte sono tentato di chiamare l’accalappiacani e farlo riportare al canile, ma poi, quando mi guarda così, mi manca il coraggio

GILDA: Quando ti guarda come?

ULISSE: Beh, è come se il suo sguardo avesse qualcosa di umano. Capisci quello che voglio dire?

GILDA: Accidenti se capisco! Lo capisco fin troppo bene! Il fatto è che… che non ha solo gli occhi da umano, ma anche… anche tutto il resto

ULISSE: Anche… ma di che resto vai parlando Gilda? Sei sicura di star bene?

GILDA: Io sì, ma sei tu che fra poco non starai più tanto bene

ULISSE: Ti faccio notare che sono in piena salute, senza il minimo raffreddore o influenza in arrivo

GILDA: In arrivo sta arrivando un temporale Ernesto

ULISSE: Ma sei suonata Gilda? Ma se c’è un bel sole! No nuvole, no lampi, no tuoni

GILDA: Siediti Ernesto. Lo vuoi un bel bicchiere di vino, un marsalino, un grappino?

ULISSE: Ma si può sapere quello che ti prende? Lo sai bene che sono astemio da tutta la vita. E adesso mi vieni a parlare di vino, di marsalino e di grappino. Adesso ho capito di quello che parlavi, insomma di quello che è successo in questa casa. Mia moglie è diventata matta di colpo! Comunque prega Dio  e tutti i santi che non sia vero

GILDA: Posso sicuramente pregare Dio e tutti i santi, meno uno però

ULISSE: Meno… Come meno uno? Meno un santo? E quale santo sarebbe?

GILDA: Sant’Antonio Abate

ULISSE: E perché tutti e non quello? Cosa ti avrebbe fatto Sant’Antonio Abate?

GILDA: Cosa mi avrebbe fatto Sant’Antonio Abate? Uno scherzo terribile che solo i Santi sono capaci di fare, anzi, non tutti, ma solo uno… Lui!

ULISSE: Che ne dici Gilda se andassimo da un dottore… che ne so, magari da uno psicologo, da un neuropsichiatra?

GILDA: Lo vedi che hai qualcosa! E tu che dicevi di star bene…

ULISSE: Ma non per me; per te! Una che se la prende con un santo, quel Sant’Antonio lì, vuoi che non abbia bisogno di uno psichiatra?

GILDA: Insomma, non giriamoci tanto attorno… E’ capitato che il Santo ha ascoltato la mia preghiera e ha mutato in un uomo il nostro Tommy!

ULISSE: Ma certo; chi ha mutato l’acqua in vino e chi ha mutato un cane in un uomo. Solo che nel vangelo di un miracolo simile non se ne parla

GILDA: Nel Vangelo no, ma nella nostra casa sì. (Entra Sonia con Tommy)

SONIA: Sapessi come si è comportato bene Tommy al parco… Mi ha seguito proprio come un cane

ULISSE: (Non li ha ancora visti). Per forza, se è un cane ti avrà seguito come un cane

SONIA: Contento di essere uscito con Sonia Tommy?

ULISSE: Tommy è sempre contento di andare al parco. E poi là ci sono certe cagnoline…

TOMMY: Sì, sì… Tommy è contento di andare al parco

ULISSE: (Si gira e si alza di scatto). Ma… ma si può sapere che è questo individuo?

GILDA: Ma come? Non lo riconosci?

ULISSE: Mai visto in vita mia! Ma tieni un uomo al collare Sonia? Non è che l’Altzeimer di Gilda ti abbia contagiato?

GILDA: Ma guardalo negli occhi… Non sono umani? E la macchia nera che ha sul muso, pardon, sul viso? Non ti dice niente? (Tommy va a leccare le mani di Ernesto)

ULISSE: Fermo fermo! Cos’è questa confidenza? Ma questo si comporta come un cane! Ma si può sapere chi è costui? Chi sei tu insomma?

TOMMY: Sono… sono il tuo Tommy

ULISSE: Che l’Altzeimer sia venuto anche a me? Ha parlato! Accidenti… ha parlato! Cosicché questo qui sarebbe… Ma no, non è possibile! Non ho mai sentito che… Senti Gilda… Cosa ne diresti se chiamassimo un taxi e se ci facessimo portare tutto tre dallo psichiatra?

SONIA: Gilda, Ulisse… M’è venuto un dubbio atroce!

ULISSE: Come non ce ne fossero abbastanza di dubbi qui, ci mancava anche il tuo. Cerchiamo di non complicare le cose a questo punto

GILDA: Che dubbio hai avuto Sonia?

SONIA: Ti ricordi Gilda com’è stata la mia preghiera personale a Sant’Antonio?

GILDA: Se non la ricordi tu…

s.Aspetta…

Non vorrei che si prendesse

Anche lei l’aidiesse

Fa che la mia barboncina

Resti sempre signorina

Non è che anche alla Molly, la mia cagnetta…

GILDA: Sia capitata la stessa cosa? Ci sarebbe da ridere…

SONIA: No Gilda, ci sarebbe da piangere; è più difficile e complicato gestire una ragazza che un uomo

GILDA: Lo dici tu! Pensi non sia difficile gestire l’Ulisse? E adesso anche Tommy? Ti faccio notare che di uomini in questa casa adesso ce ne sono due

SONIA: Comunque devo scappare via! Pensate se per caso… Oddio, non fatemi pensare! (Correndo fuori). Molly, la mia Molly! Rimani cane, ti prego, rimani cane!

ULISSE: (Al proscenio). Signore, fa che passi in fretta questo calice amaro, che la mia Gilda ritorni in sé, che io ci capisca qualcosa e che Tommy… (Gridando). Ma si può, accidenti, sapere chi è questo Tommy!

SECONDO ATTO

(Ulisse è disteso sul divano. A lato, su una sedia, lo psicologo dottor.Cervelloni)

CERVELLONI: Ora si rilassi signor Ulisse; ho bisogno di una sua grande concentrazione e collaborazione di modo che io riesca ad entrare nella sua psiche e riportare alla normalità le sue facoltà mentali. Mi dica… faceva pipì a letto da piccolo?

ULISSE: Non mi ricordo bene, ma nei primi mesi della mia vita probabilmente sì

CERVELLONI: Bene. Continuiamo. Vediamo come se la cava con l’abbinamento dei concetti. Se le dico donna cosa risponde?

ULISSE: Mia moglie

CERVELLONI:  Se le dico Sonia?

ULISSE: Ernesto e Molly, la sua gatta

CERVELLONI: Bene, di bene in meglio. Se le dico uomo cosa risponde?

ULISSE: Tommy

CERVELLONI: Lei è sempre sicuro che Tommy, il suo cane, sia un uomo?

ULISSE: Sicuro, anzi, sicurissimo

CERVELLONI: Ma da dove deriva la sua sicurezza?

ULISSE: Perché ha il collare e la medaglietta di Tommy, mi lecca come Tommy e si comporta meglio di Tommy

CERVELLONI: In che senso si comporta meglio di Tommy?

ULISSE: Perché tutte le mattine arriva da me con un giornale in bocca

CERVELLONI: Ma tanti cani portano al loro padrone il giornale in bocca…

ULISSE: Sì, ma io non sono abbonato a nessun giornale. Chissà dove lo va a prendere. Che sia per quello che ho visto più di una volta il giornalaio che lo rincorreva? E poi ieri mattina, quando la Gilda l’ha portato al parco, lui ha voluto il cellulare per salutarmi

CERVELLONI: Lui, ha voluto il cellulare? E cosa le ha detto?

ULISSE: Bau Bau!

CERVELLONI: Ma tutti i cani dicono Bau Bau signor Ulisse

ULISSE: Sì, ma lui non si è limitato a dirmi solo Bau Bau, ma mi ha detto, per paura che non sentissi bene,  Bau! B come Bologna, A come Ancona, U come Udine. Capito?

CERVELLONI: Mah, diciamo di sì… E qui in casa abbaia molto? Disturba?

ULISSE: No, è tranquillo anche perché gli ho insegnato un paio di volte il proverbio “Can che abbaia, rompe le palle” e lui ha capito al volo

CERVELLONI: E lei è sempre gentile con Tommy? Non urla mai con lui?

ULISSE: Me ne guardo bene! Appena mi sente brontolare Tommy continua ad abbaiare alla porta

CERVELLONI: Beh, vorrà che lo porti fuori…

ULISSE: No no; non vuole che lo porti fuori, vuole che me ne vada io

CERVELLONI: Quindi vuol dire che si comporta come una persona…

ULISSE: Non è che si comporta come una persona… E’ una persona!

CERVELLONI: Ma lei preferisce che sia un uomo o che fosse rimasto un cane?

ULISSE: Veramente io l’avevo preso per avere in casa un cane… Qualche crocchetta un paio di volte al giorno gli bastava

CERVELLONI: E adesso?

ULISSE: Adesso… Antipasto con affettati misti, un tris di pasta come primo, tre tipi di carne come secondo…

CERVELLONI: E immagino poi la frutta e il caffè…

ULISSE: Quello no. Frutta e caffè non li vuole mai. Al massimo un dolcetto

CERVELLONI: E’ proprio il caso di dire Vita da cani

ULISSE: Veramente, per lui, è meglio dire Vita da uomini

CERVELLONI: Ed è proprio questo che sto tentando di farle capire signor Ulisse. Non sarei un bravo psichiatra se non riescissi a farle capire che quello che lei vede non è un uomo, ma semplicemente un cane. Mi dica… come ce l’ha il pelo?

ULISSE: Niente pelo… forse solo da qualche piccola parte, ma non gliel’ho mai visto. Di solito è la Gilda che lo lava

CERVELLONI: E le zampe?

ULISSE: Nessuna zampa… Solo due braccia e due gambe. Ma la vuol capire caro il mio dottore strizzacervelli…

CERVELLONI: Dottor Cervelloni, prego

ULISSE: La vuol capire che il mio Tommy è diventato un uomo?

CERVELLONI: Questa è bella; lei vuol convincere me del contrario?

ULISSE: Guardi, fra poco dovrebbe tornare dalla sua passeggiata e se ne renderà conto lei stesso. Vuole sapere una cosa? Adesso ci va anche senza guinzaglio

GILDA: (Entrando con Tommy). Buongiorno dottor Cervelloni. Come vanno le sue sedute con mio marito?

CERVELLONI: Suo marito è veramente un osso duro. (Tommy si agita)

GILDA: Non gli badi; quando Tommysente parlare di osso duro si mette sempre in agitazione. Ultimamente ha assaggiato l’osso buco e ne va matto. (Tommy esce e ritorna con l’osso di plastica in bocca. Lo porge al medico). Lo prenda pure dottore; l’ha offerto a lei; si vede che gli è simpatico. Forza, non abbia paura, lo assaggi

CERVELLONI: Assaggiare… l’osso?

GILDA: Meglio di sì, altrimenti potrebbe arrabbiarsi

CERVELLONI: (Facendo smorfie). Buono, non c’è che dire, molto buono. Però ha un leggero sapore di plastica… Ma… Ma questo… questo sarebbe Tommy? Tommy il vostro cane?

ULISSE: E chi se no? È da un’ora che glielo sto dicendo. È lei che non ci credeva e pensava che fossi io il matto a pensare che Tommy fosse diventato un uomo

TOMMY: Tommy è un uomo… Tommy è un uomo!

GILDA: C’è qualcosa che non va dottore? Vedo che si è sbiancato… Un liquorino per riprendersi?

CERVELLONI: Sì, un liquorino sì, magari anche doppio. (Eseguono). Ma io non avrei mai creduto che… Anzi, non ci credo ancora. Posso fermarmi un po’ con lui?

GILDA: Ma certo. Forza Ulisse, andiamo di là e lasciamoli soli. (Escono)

CERVELLONI: Si accomodi pure sul divano. Bene. Ora ci facciamo una chiacchieratine noi due. Senti… adesso che siamo soli mi devi dire la verità, tutta la verità, nient’altro che la verità

TOMMY: Lo giuro

CERVELLONI: Cose da matti; nessuno dei miei colleghi mi crederebbe se dicessi che sto parlando con un cane. Dimmi chi sei realmente

TOMMY: Tommy, il cane di Ulisse e di Gilda

CERVELLONI: Va bene; prendiamola per buona. Parlami del tuo passato, di prima che tu arrivassi in questa casa

TOMMY: Mi sono beccato tante di quelle bastonate in testa e tanti di quei calci nel sedere che da qualche parte devo ancora avere i segni. Non so proprio come cominciare a raccontare tutte le mie disgrazie. Non c’era nessuno che mi portava dal dottore, pardon, dal veterinario. Dovevo guarire da solo senza l’aiuto di nessuno. Non abbiamo sindacati noi che ci difendono, non possiamo fare sciopero o manifestazioni del genere in nostra difesa. E la fame? Provi lei a stare per strada, cercare in ogni pattumiera che la gente mette fuori dalle case un pezzo di pane o una crosta di formaggio. Io sì che l’ho conosciuta la miseria più nera! Un giorno mi sono trovato un laccio al collo e qualcuno mi ha sbattuto su un camioncino e mi sono trovato in prigione, pardon, volevo dire canile. Lì mi son trovato in mezzo ad una moltitudine di altri disgraziati come me; qualcosa da mangiare lo avevamo, ma la libertà, la libertà di correre liberi per la strada, di girovagare con gli amici, di incontrare qualche femminuccia per qualche momento sereno ce l’hanno rubata

CERVELLONI: Un’infanzia molto triste direi…

TOMMY: Triste, sfortunata e disgraziata vorrà dire. Poi, un giorno, arriva un tale che cerca un cane che gli faccia compagnia. Era l’Ulisse. Pur di liberarmi da quella prigione sarei andato anche con un ladro o un drogato. Comunque mi è andata bene

CERVELLONI: Quindi hai trovato la tua casa…

TOMMY: Sì, ma non creda che non me lo devo guadagnare questo soggiorno dorato. Intanto devo mangiare ad ore fisse e non quando ha realmente fame; quando mi danno un biscotto sono obbligato a scodinzolare per mostrare la mia gratitudine e a leccare la faccia del mio benefattore anche se la faccia non se l’ha lavata; non le dico la fatica e le corse che devo fare per riportare quel maledetto bastone che lanciano lontano e lo devo riportare se no mi dicono che sono uno stupido buono a nulla. E le ciabatte? Pensi che mi hanno insegnato a portare le ciabatte a Ulisse tutte le volte che rientra e la Gilda non vuole che cammini con le scarpe sporche. Sul pavimento ci sono sempre quelle maledette pattine che, se non sto attento, mi fan fare di quei voli da rompermi il muso, pardon, la testa

CERVELLONI: Beh, non è poi la fine del mondo portare le ciabatte al signor Ulisse…

TOMMY: Si dà però il caso che non le lavi mai e provi lei a tenere in bocca due cose che puzzano peggio di una pattumiera! Un giorno mi hanno portato dal veterinario…

CERVELLONI: Ti eri ammalato?

TOMMY: Magari fosse stato per quello… No, avevano deciso che, per migliorare il mio aspetto e per renderlo più gradevole alla loro vista, dovevano farmi tagliare la coda e le orecchie. Loro mica l’hanno saputo, ma sapesse che male mi hanno fatto… Ma per fortuna si sono limitati alle orecchie perché la Gilda si è opposta. Per completare l’opera mi hanno lavato da capo a piedi; pensavo bastasse una scrollatina per asciugarmi come facevo di solito e invece hanno usato un aggeggio infernale…

CERVELLONI: Il Phon?

TOMMY: Sì, quella specie di pistola ad aria calda che mi scottava come mi avessero passato sulla pelle un ferro da stiro

CERVELLONI: Comunque, a conti fatti, qui te la passavi piuttosto bene

TOMMY: Certamente che me la passavo bene

CERVELLONI: E come mai hai deciso di diventare un uomo?

TOMMY: Io… deciso? Se non fosse uno psichiatra direi che lei è un po’ matto. Mica l’ho deciso io, non dubiti. Io, dopo tutto, stavo bene com’ero. È stata la Gilda che deve aver fatto qualche stregoneria. L’ho sentita pronunciare con la Sonia delle parole magiche e subito dopo ho sentito dentro di me un’enorme confusione, un rimescolamento totale del mio corpo e mi sono ritrovato uomo

CERVELLONI: Veramente, più che parole magiche, a quanto ho saputo, erano delle preghiere che sono state prontamente esaudite

TOMMY: E poi la chiamano democrazia… Anch’io, quand’ero cane, ogni mattina dicevo la mia preghiera, ma non c’era mai nessuno ad ascoltarmi

CERVELLONI: Tu dicevi delle preghiere? Sarei proprio curioso di sapere come pregavi

TOMMY: Ogni giorno mi rivolgevo al mio Dio e gli dicevo… Caro Dio, quando arriviamo in paradiso possiamo sdraiarci sul tuo divano? O è sempre la solita storia? Magari ti arrabbi perché ci lasciamo qualche pelo e ci sbatti all’inferno. Ci sono cani sugli altri pianeti? Ho ululato al sole e alle stelle quasi tutte le notti, ma mi rispondeva solo il Fufi, quel bastardino giù in fondo alla strada. Signore, potresti insegnarmi ad aprire lo sportello del frigorifero? Nei giorni freddi dell’inverno perché, invece della neve, non fai cadere dal cielo degli ossi buoni e succulenti? Potresti convincere la Barboncina del vicino a lasciarmi il numero del suo collare? Fammi dare almeno una volta al giorno più polpette e meno croccantini per favore; loro non lo sanno, ma fanno proprio schifo. Sempre lo stesso sapore… come se a voi ogni giorno dessero sempre patate, patate oggi, patate domani, patate per sempre. Ho saputo che altri cani non hanno una casa e una famiglia come me e che sono chiusi in gabbie dove passano la vita. Ma la Costituzione non ha detto che dovevamo essere tutti uguali?

CERVELLONI: Quindi vorresti dire che anche i cani hanno un cuore, un’intelligenza, dei sentimenti?

TOMMY: Certo che li abbiamo! Ma siete voi umani che pensate che ne siamo privi. La depressione, l’ansia, il dolore li proviamo anche noi esattamente come voi

CERVELLONI: Ma come fai a sapere che queste sensazioni sono proprie degli umani?

TOMMY: Semplice… perché adesso lo sono anch’io

CERVELLONI: Già, lo stavo dimenticando… Ma veniamo alla domanda principale… Sei contento di essere diventato uomo o preferiresti ridiventare cane?

TOMMY: Beh, non è davvero facile rispondere così su due zampe, pardon, su due piedi… Quand’ero un cane avevo già capito che gli uomini sono un po’ stupidi… Ma ha mai visto, in caso di smarrimento di uno di noi, i cartelli che incollano ai lampioni? Dopo la nostra descrizione qualcuno scrive anche… “Torna da noi”. Ma sono scemi? Non si sono accorti che non sappiamo leggere? E poi mi fanno ridere quelli che mandano in un istituto di rieducazione il loro cane perché è particolarmente feroce

CERVELLONI:  Perché? Pensi che non funzioni?

TOMMY: Ma non li ha mai visti quando ritornano? L’unica cosa che hanno imparato è che, prima di mordere qualcuno, si mettono il tovagliolo. Caro dottore, c’è una bella differenza fra noi e gli umani e anche cose che, con tutta la nostra buona volontà, non riusciamo a capire…

CERVELLONI: Beh, fallo almeno capire a me…

TOMMY: Qualche esempio? Io non rubo e l'uomo sì, eppure nei negozi c'è scritto: E' vietato l'ingresso ai cani.
Io non bestemmio e l'uomo sì, eppure in Chiesa è scritto: Vietato l'ingresso ai cani. Io non conto balle e non faccio niente per mio interesse personale, l'uomo sì, eppure in Parlamento, dove dovrebbero esserci i più onesti,  è scritto: E' vietato l'ingresso ai cani. Io non ho mai fatto una guerra e l'uomo tante, eppure dappertutto c’è scritto: Attenti ai cani. Io non chiedo tangenti in cambio di quello che faccio; l'uomo sì, eppure mi tocca andare in giro con il guinzaglio, museruola e la paura di essere abbandonato. Quando l'uomo decide che io sono un peso, come capita spesso a Natale, a Pasqua e soprattutto alle ferie, mi lascia per strada o, peggio ancora, in autostrada e le faccio notare che l'uomo si comporta così anche con i suoi simili, quando questi non hanno più la forza per difendersi, perché troppo vecchi ed inutili

CERVELLONI: Ma veramente c’è chi vi abbandona in autostrada?

TOMMY: E’ capitato a Lola, la mia cagnetta preferita. L’avevano portata come sempre a passeggio. Erano in autostrada e all’improvviso si sono fermati. Hanno aperto la porta e lei è scesa felice credendo che fosse la solita giornata in campagna. Non ha però capito perché, d’un tratto, hanno chiuso la portiera e se ne sono andati. “Ehi, aspettatemi!” Si… si erano dimenticati di lei. Ha tentato di attraversare la strada in cui passavano le macchine; una l’ha investita. Era riuscita a nascondersi in un posto sicuro chiamato canale; non ha mai dimenticato lo sguardo soddisfatto dell’autista che ha persino sterzato pur di investirla. Magari l’avesse uccisa, ma le ha solo slogato il fianco. Il dolore è stato terribile, le zampe posteriori non reggevano più e con difficoltà è arrivata strisciando fino a un prato. Sono passate due persone… Una delle due ha detto: “Non avvicinarti, può avere la rabbia!”. Certo che ce l’aveva la rabbia, ma non la malattia, ma per essere stata trattata in quel modo dai suoi amati padroni. E l’altra: “Povero cagnolino, guarda come sei ridotto.”, ha detto… Hanno fatto una telefonata e qualcuno è andato a prenderla. Un signore con un camice bianco, l’ha toccata e ha detto :”Per questo cane non c’è rimedio, è meglio che smetta di soffrire”. Per quanto ho saputo, le hanno infilato nei polmoni la punta di una siringa e si è addormentata per sempre, chiedendosi il perché l’hanno fatto se le volevano così bene

CERVELLONI: A questo punto devo confessare che ora sono convinto anch’io che sei diventato veramente un uomo, con le sue emozioni e soprattutto con un modo di pensare e ragionare migliore di un uomo medio. Il mio compito qui è terminato. Ritorno al mio posto alla Pubblica Amministrazione da dove m’hanno chiamato

TOMMY: La saluto dottore; sono contento che finalmente io sia riuscito ad affidare a qualcuno il mio sfogo. Non mi era mai capitato prima. A presto dottore! E tante grazie!

CERVELLONI:  Ciao Tommy; benvenuto nel mondo degli umani. Ma penso che ci vedremo ancora… (Esce)
TOMMY: (Sgranocchiando qualche biscotto). Beh, ormai sono un uomo e tanto vale che mi comporti come un uomo. Però, che strano… Guardate le donne; soffrono l’ira di dio per depilarsi e poi… e poi si fanno la pelliccia. Chi le capisce? Nascono senza collare e poi si mettono al collo certe collane che sono più grosse e pesanti di un collare per cani. E quando gli uomini trattano male un cane? Ve lo dico io il perché lo fanno… li maltrattano per invidia; non sopportano l'idea che questi siano più buoni di loro

GILDA: (Entrando con Ulisse). Eccolo qui dov’è il mio bambino

ULISSE: O dio, mi sembra un po’ esagerato che tu lo chiami il tuo bambino. Quanti anni hai Tommy?

TOMMY: Quattordici

ULISSE: Come vedi a quattordici anni un cane è già vecchio

TOMMY: Ulisse, ti faccio presente che ora sono un uomo

GILDA: Ma certo che sei un uomo Tommy; non ascoltarlo quel pirla di Ulisse qui

ULISSE: Beh, lasciami almeno il tempo di abituarmi…

GILDA: Vieni qui vicino a me Tommy; su, cuccia… Oh, scusami, volevo dire siediti. Adesso dovremo sistemare alcune cose… Intanto dovrai andare a scuola, iscriverti a qualche corso sportivo, magari calcio e piscina, poi un corso di buone maniere per stare a tavola, usare correttamente cucchiaio, coltello e forchetta, comportarsi normalmente con le altre persone, imparare a fare i tuoi bisognini in bagno, fare la doccia tutte le sere, trovare un lavoro che ti impegni otto ore al giorno…

ULISSE: Stop! Penso che mi spaventerei anch’io se dovessi fare tutte quelle cose. Non vorrai che rimpianga di non essere più un cane! Pensa un po’… lui non doveva fare altro che mangiare, dormire, portarmi le ciabatte e, quando ne aveva voglia, abbaiare di tanto in tanto. Ma sei sicura che la sua vita fosse peggiore della nostra?

TOMMY: Ha ragione Ulisse; Tommy sta pensando di ritornare cane. Qualche parola magica come quelle che hai detto e Tommy ritorna cane; non dovrebbe fare altro che mangiare, dormire, portare le ciabatte a Ulisse anche se puzzano come una fogna e, quando ne avrei voglia, abbaiare di tanto in tanto. (Suona il campanello)

GILDA: Chiunque tu sia… Avanti!

SONIA: (Da fuori). Posso? Posso davvero?

GILDA: Ma Sonia, non hai mai suonato il campanello per entrare in casa mia. Cosa ti succede?

SONIA: Il fatto è… il fatto è che non sono sola

GILDA: Ma deciditi ad entrare, con chiunque tu sia. (Entra Sonia con Molly, una bella ragazza)

ULISSE: E questa chi è? Una tua amica? Una parente?

SONIA: La preghiera Gilda, la preghiera! Te la ricordi la preghiera a Sant’Antonio Abate?

GILDA: E cosa centra la preghiera?

SONIA: Gilda, Ulisse… Lo so che per voi è difficile crederlo, ma… ma questa è Molly, la mia cagnolina. (Molly fa le fusa a contatto di Ulisse, poi si accorge della presenza di Tommy. Lo avvicina, lo prende con entrambe le mani e si strusciano il naso). Fermi, fermi per amor di Dio! Che non succeda qualcosa di irreparabile fra questi due! (Si arrestano)

ULISSE: Ma cosa succede? Cos’hanno quei due qui?

GILDA: A me pare tanto chiaro… Cosa fa un cane quando vede un altro cane e, nella fattispecie, una bella cagnolina?

SONIA: Ma adesso entrambi sono diventati umani…

ULISSE: Invece penso che qualcosa nel loro DNA sia rimasto, una memoria genetica o qualcosa di simile. E poi, visto che ora sono uomo e donna, faranno quello che può avvenire fra uomo e donna

SONIA: Questo mai! Molly deve rimanere illibata!

MOLLY: Ma non l’hai fatto anche tu con il tuo Ernesto? E Gilda con Ulisse?

TOMMY: Tommy non vuole più diventare cane

MOLLY: E Molly non vuole più diventare gatto

TOMMY: Tommy sente battere forte il cuore quando tocca Molly

MOLLY: Molly sente battere forte il cuore quando tocca Tommy

GILDA: Vuoi vedere che fra questi due è scoppiato il colpo di fulmine?

SONIA: Ma tu sai cos’è l’amore Tommy?

TOMMY: Se quello che Tommy sente per Molly è amore, Tommy ha scoperto cos’è l’amore

SONIA: E tu Molly?

MOLLY: Se quello che Molly sente per Tommy è amore, Molly ha scoperto cos’è l’amore. Prima Molly era solo una gattina; faceva le fusa alla sua padrona, rincorreva i suoi gomitoli… Anzi, ti devo dire una cosa Sonia… Io ho sempre avuto una gran paura dei topi ed è per quello che me ne guardavo bene dallo scendere in cantina o dal salire sul solaio. Scatolette di carne e tonno, di pollo e calamaretti… stavo bene, non c’è che dire, ma ora che ho conosciuto Tommy… al diavolo le scatolette di carne e tonno, di pollo e calamaretti! E menomale che non hai obbedito al consiglio di Ernesto di farmi castrare!

TOMMY: Anch’io anch’io; per fortuna non l’hanno fatto anche a me! Si sono limitati alle orecchia! Ora so che è bello essere uomo quando si vuol bene a qualcuno

MOLLY:  Ora so che è bello essere donna quando si vuol bene a qualcuno. Tu vuoi Molly Tommy?

TOMMY: Tu vuoi Tommy Molly? (Si prendono per mano). Ti prego Gilda; non dire più quelle parole magiche; Tommy vuole rimanere così

MOLLY: E nemmeno tu Sonia, anche Molly vuole rimanere così

GILDA: Quindi avete deciso di non tornare indietro

MOLLY: No, noi vogliamo rimanere così, assieme, per il resto della vita

GILDA: Il che vorrebbe dire… Sonia! Vorrebbe dire che siamo diventati consuoceri!

SONIA: E magari presto nonni!

MOLLY: Beh, non correte troppo; comunque… prima o poi…

TOMMY: Dopo una vita da cani inizieremo una nuova vita da umani. (Si avviano, tenendosi per mano, verso l’uscita)

GILDA: Ma… ci lasciate così?

SONIA: Così soli, senza di voi?

ULISSE: Senza un vostro ricordo?

TOMMY: A Ulisse, che è sempre stato buono con me, lascio quello che non ho potuto tenere con me

ULISSE: E cosa sarebbe?

TOMMY: La coda, no…

ULISSE: Eh già, la coda; è vero, quella non ce l’hai. Ma dove è andata a finire?

TOMMY: Magari è caduta dietro il divano

ULISSE: (La cerca e la trova). Eccola qua! E adesso che ne facciamo?

MOLLY: Potrebbe essere una graziosa extension dei tuoi capelli. Vuoi che ci provi io? (Con una clip o molletta gliela attacca dietro)

ULISSE: Non è che, per caso, quando sono di buon umore questa si metta a scodinzolare?

MOLLY: Ma no, ora sei come noi; tu sei umano. È solo un grazioso ricordo di Tommy. Ciao gente; noi ce ne andiamo, ma non vi dimenticheremo mai, come non dimenticheremo mai tutti i nostri amici a quattro zampe

ULISSE: E loro… Insomma, i vostri ex amici a quattro zampe che faranno?

SONIA: Magari potreste dare loro un consiglio…

TOMMY: Più che a loro… lo vorrei dare ai loro padroni. (Alla ribalta)

Se sei solo e non sai con chi stare
regala un po' d'amore a un animale
non ti tradisce, ti fa compagnia
e dopo un po' di tempo è in sintonia.
Ti attende a lungo e non chiede niente
a lui importa di te, non della gente.
Per quello che tu fai lui ti apprezza
per lui è importante solo una carezza
apri il cuore, non elemosinare...
insegna più dell'uomo, l'animale!