Torno subito

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La trama: Gioacchino Balboni è un artigiano dei più fini. Scapolo impenitente,

                vive in casa del cognato Franco Ostinelli. Egli è un inguaribile sognatore, e l’eccessiva cura nello svolgere il proprio lavoro di falegname, unitamente alle numerose assenze, fanno sì che egli non abbia una clientela particolarmente numerosa. Sulla porta del laboratorio fa bella mostra di sé molto sovente il fatidico cartello “Torno subito”.

                          Mentre la sorella Anna barcamena fra il proprio marito ed il fratello, i nipoti (il nipote e la sua ragazza) gli vogliono un gran bene. Lo avversa invece fieramente il cognato, che vorrebbe non averlo per casa; tanto è prodigo Gioacchino, quanto è avaro il cognato macellaio.

                          Una vedova di Lugano adocchia da tempo Gioacchino, ma egli non ne vuole sapere.

                          Due telefonate ed una visita di un avvocato di Milano mettono in subbuglio la casa Ostinelli: Gioacchino è diventato ricco !

                          A questo punto, Franco cambia radicalemente politica e vorrebbe che il cognato non si muovesse più da casa sua. Ma Gioacchino, cambiata a sua volta idea, convolerà a giuste nozze con Odilia, non prima di avere rivelato al cognato che l’eredità annunciata………………….

I personaggi:         Gioacchino Balboni, falegname-poeta (dialetto)

                          Patrick Ostinelli, il nipote (italiano)

                          Nadia Perlini, la ragazza di Patrick (italiano)

                          Franco Ostinelli, il cognato di Gioacchino (dialetto)

                          Anna Balboni Ostinelli, la moglie di Franco (dialetto)

                          Odilia ved. Sanzogno, vedova in caccia (dialetto)

                          Avv. Dr. Spallanzani, legale di Milano (italiano)

L’ambientazione:    Scena fissa. Un soggiorno con angolo salotto, denotante agio,

                          un po’ troppo “caricato” di suppellettili e nìnnoli e tappeti, quasi a voler dimostrare la propria agiatezza. Il telefono ed uno specchio.

Nel prologo: Luci azzurrate, poi luci normali. Tra il primo ed il secondo atto, qualche cambiamento che sottolinei che fra i due atti è passato del tempo (ca. una settimana).-

                          PROLOGO

Scena notturna. Sul divano, Patrick e la sua ragazza Nadia, in atteggiamento molto affettuoso……………….

Gioacchino:           (ENTRANDO, INCESPICA NEL TAPPETO)  Porco sciampin………

                          Ahia!…….Maledeti dònn, loor e i so malarbéti tapée…I a meteress depertütt……..

Patrick:                (IMBARAZZATO) Ci…ci…ciao zio! Io…stavo…ehm!….parlando

                          con la Nadia e……………

Gioacchino:           Beh, com’è parlà a l’è un gran bèll….tocà !!!!

Patrick:                Ma dai, zio, non fare il fossile!

Nadia:                  Non facevamo niente di male!

Gioacchino:           Cèrt che se podéréssi anca mì….parlà inscì, cara la mia tôsa,

                          ma faressi migna pregà……Beh, fioeu, fée com’è se füdessuff a cà vòssa, che poeu a l’è cà vòssa dèl bon, che mì de cà ga noo migna……….

Patrick:                Noi stiamo qui ancora un…………

Gioacchino:           (INTERROMPENDO, CON VOCE TRATTENUTA) No, no, adèss

                          Viòltri a scoltuff al zio Gioachin e ognün per cünt so (SOTTOLINEA) a vii ala Canobiana!

Nadia:                  Dove??? Cosa???

Gioacchino:           Ala Canobiana, sôta i covèrt de lana. Avanti, marsch, che se

                          va ciapa al tò pà, Patrick, al fa inveci un…..Patatrac!

Patrick:                (DI MALAVOGLIA) Buona notte!

Nadia:                  Buona notte, signor Balboni.

Gioacchino:           Ciamumm Gioachin, tôsa, che Balbon al fa tropp rima con

                          ……con la mia vera natüra!

Patrick:                Cosa????

Gioacchino:           Nagott, nagott, nemm tücc in lécc a dormì, che lieto dì

                          doman sarà (al mè cugnaa permettendo)

CHIUSURA DEL SIPARIO PER UNA MANCIATA DI SECONDI, POI RIAPERTURA A LUCI NORMALI PER L’INIZIO DEL PRIMO ATTO

                          ATTO PRIMO

                          Scena prima

E’ mattina. Prima colazione. All’apertura del sipario, sono in scena Franco Ostinelli, cognato di Gioacchino e la moglie Anna. Girerà del caffè, e sul tavolo il necessario.

Franco:                Oh, tôsa, che lünedì, che lünedì !

Anna:                   (MONOTONA) Se gh’è sempro de brontolà ?

Franco:                (LE RIFA’ IL VERSO) Se gh’è, se gh’é. A g’a n’è inscì de ropp     che va stòrt, in ‘sta cà chì. A paart al lavorà, che è diventaa tütt dificil. I supermercaa che ta fa la concorrenza, i tass, la “mucca pazza”, i dònn, che i sa lamenta del filett che l’è dür, e poeu a ta vegnet a savé che quisti “massaie elettroniche” i l’à faj büj  !!!! Al filett!!! Ropp de l’oltro moond !

Anna:                   Mai lamentass de gamba sana, Franco! Sedenò al Signor al

                          sa stüfiss dèl bon e al na manda ‘na quaj disgrazia……….

Franco:                (COME PUNTO DA UNA TARANTOLA) Cuss’è? Ah, perché,

                          segoond tì, a g’a l’avressüm migna giammò, la disgrazia in cà?

Anna:                   Che disgrazia? Tàchela migna, neh! A ricominciom?

Franco:                La disgrazia a l’è sempro quéla, a l’è ‘na disgrazia de tanti

                          ann, e l’à g’à al nomm del tò caar frédèll! Roba de matt: Anna e Gioacchino. A somejuf la festa patronaal de Begna. E al fa al legnamee (sa fa per dì). Alôra, al doveva ciamass Giüsèpp!

Anna:                   Che spirit de biederava! Poor al mè frédèll, a l’è  sempro staj

                          dislipaa nèla vita.

Franco:                (IMITANDO IL TONO LAMENTEVOLE) Pòro fredelin, pòro. Ma

                          La voeuja de lavorà, quela, al g’à la dà nissün!

Anna:                   (CONCILIANTE) Ma quaand al fa quajcòss, che lavorà che al

                          mett lì! ‘n artista, un artiston!

Franco:                Intagliatore-scultore tipo i grandi maestri del passato!

Anna:                   Dai, Franco, scherza migna sempro con quel poor omm del

                          mè frédèll. A proposit, stamattina l’ò gnammò sentii a tarüscià nèla sôa stanza.

Franco:                Al sarà stracch dèla domeniga!

Patrick:                (ENTRANDO, SBADIGLIA E SI STIRA, IN PIGIAMA) Ciao………

Franco:                Ah, gh’emm al piesé de vedé un oltro gran lavoradoo: Vi

                          Presento mio figlio!

Patrick:                Oh, papà, che noia che sei già al lunedì! Sono solo le otto di

                          mattina e rompi già…..Mamma, non ci sono i bisco-crackers?

Franco:                Coss’è  ???????

Patrick:                Uffa, quei crackers mezzo salati e mezzo dolci.

Anna:                   A devi regordàss de crompaj.

Franco:                (ALLARMATO)  Ah, no, eh? Dèss basta! L’è ora de daghen

                          Un taj dèl bon! (RIVOLTO AL FIGLIO, CHE AVRA’ PRESO UNA BRIOCHE DAL PANIERE) e següta migna a mangià, che ta costet püssée tì che svezà un védèll !

Patrick:                Ma devo rimanere a digiuno? Ho da studiare, io, mi

                          occorrono le giuste calorìe L’ha detto alla TV anche la Lambertucci! (COL TONO DI CHI NOMINA UN PROFETA)

Anna:                   Chi l’è che al l’à dii? Ah, bôna anca quela lì. Dai, següta

                          migna a dì foeura scemaad. E beev al cafè che al diventa frécc.

Franco:                Cambiando argomeent: Stanòcc m’è parüu de sentì

                          un fracasseri chì in sogiorno. Ma somm migna levaa sü, che a gh’evi frécc. Sa po’ savé cosa a stii in giir a fa de nòcc, invece de dormì?

Patrick:                La Nadia mi ha accompagnato a casa e ci siamo fermati

                          qui a parlare un po’ .

Anna:                   (HA UN CHIODO FISSO) Vardée de migna fa ‘na quaj…

                          Stüpidada! Stii atenti!!!!

Franco:                G’à mancheress anca quell, che dopo voo giô in bottega,

                          tôj sü la maza e ta trati com’è un porcèll.

                          Scena seconda

Gioacchino:           (ENTRANDO) Chi l’è che ta trateresset com’è un porcèll ?

Franco:                Sciôri, va presenti ‘n oltro lavoradoo! Anzi, al re di lavoradoo.

Gioacchino:           Se gh’eet stamattina? S’eet levaa sü con al pè sinistro?

                          (GRATTANDOSI LA TESTA) Ah, già, ma tì e t’a sée sempro legermeent alteraa. Non hai il bene profondo che dà la priorità dello spirito sulla carne.

Franco:                Ah, ma l’è grazie ala mia…..carna che ta manget anca tì;

                          che se t’a dovesset mangià spirit a t’a ciaperesset foeugh, che poeu al saréss migna gnanca ‘na brüta idea.

Anna:                   Franco, dai, adèss basta. Mochéla tüss düu. Pütòst,

                          Gioachin, varda che è staja chì ammò la Piera a domandà se t’a gh’eet finii al so canteran.

Franco:                Eeeh, de chì a un quaj düseent ann, se l’è fortunada, la Piera

                          l’à entrerà in posèss del so mobil! Beh, adèss mì a’n voo. Incoeu dommesdì a l’è seraa e an profiteroo per nà a Pôna a vedé un védèll che i m’à inzebii….Patrick, a vegnet anca tì a Pôna?

Patrick:                Vorrai scherzare; oggi arriva qui la Nadia e dobbiamo

                          studiare, e darci dentro, sennò……….

Anna:                   Basta che ga dii migna deent in un’oltra manera…….

                          Stii…………..(SOSPENSIONE)

Tutti,in coro:         A t e e n t i   ! ! ! !

(FRANCO E PATRICK ESCONO)

                          Scena terza

Gioacchino:           Cara la mia tôsa, al tò omm a l’è sempro un bèl impiastro!

                          Al peerd migna ocasion per rinfacià che somm chì in cà sôa,

che mangi la sua…..carna (de scaart, quela che nissün clieent a vô). Ma lüu al la sa cosa a g’a voeu per la creazion (perché sa trata de creazion) d’en mobil? La scelta del legn………….

Anna:                   (INTERROMPE UN PO’ STIZZITA) Dai, Gioachin, piantala, che

                          un poo de reson al g’a l’à anca al Franco. Per esempi: Anca la settimana passada, al t’à domandaa de rifach l’ass del bancon per tajà giô la carna, e tì t’a gh’eet dii de sì, de sì, ma t’a seet gnanca metüu adrée……….

Gioacchino:           Ma l’è ‘na roba che ga voeu al so teemp…La scelta……

                           

Anna:                   ………del legn. Oh, Gioachin, che ball che t’an dée!!!!

Gioacchino:           Non essere volgare, sorella! Tütt nela vita a l’è arte. Per

                          esempi, ciapa i sciatt…….

Anna:                   Eh? Cosa?

Gioacchino:           Sì, i sciatt. La settimana passada ô migna podüu dedicamm

                          a l’ass del Franco, perché sevi giô inzema ai fioe de scoeula ala rivèta.

Anna:                   Ala rivèta del Pian? A fa?

Gioacchino:           Lassüm finì. Sevi giô per al WWF, che devüm studià la

                          Manera de fa traverzà la strada stataal  i sciatt in amoor, senza che i machin i n’a faga foeura un fügascioo…………

Anna:                   (INTENERITA, MA DUBBIOSA) Oh, Gioachin, a t’a cambieree

                          mai. A gh’eva reson la nòssa pòra mamm. Ta seet nassüu poeta, t’a dovevet studià. Già, ma prima a gh’evum famm……….

Gioacchino:           (PRESO DAI RICORDI) Eh, Ana, a sa regordet? La ma diceva

                          Sempro che la natüra la rapresenta al nòss Signor……L’eva ‘na verda prima che nassess i verdi……Pòra donata…..Quaand a l’è restada vedova, l’à faj de tütt per tirà avanti. Gh’eva fin vegnüu i man traspareent, a füria de lavà pagn al laagh con la lissiva. E al dì d’incoeu, tücc i sa lamenta de tütt, e na manca nagott.

                         

Anna:                   Quel che manca, caar al mè Gioachin, a l’è la fidücia nel

                          Signor e nela Sôa Providenza. Someja sempro che semm sul punto de crepà de famm, e inveci………..

Gioacchino:           ……E inveci a gh’emm un ventro sempro pussée rodoond.

                          Ciapa per esempi al tò omm…………

Anna:                   Ma al Franco a l’è migna grass.

Gioacchino:           Migna per al grass, quell al g’à la refila ai Clieent……….

                          L’è la quistion de l’avarizia che al g’à indòss….Al paar che al siéss sempro adrée a falì !

Anna:                   Ma l’è migna facil gnanca per lüu, t’al sée, cerca de capì.

                          E següta migna a côrr adrée ai sciatt del Pian; finiss i meste che ta scomenciet. Ciapa per esempi la sciôra Odilia de Lügan……….

Gioacchino:           Oh, che piatôla! Parlumm migna de quela lì, che la m’a

                          tô al fiaa tücc i pezitt con i mobil de quela sôa cà che la g’à giô in Calbiga………………………………

Anna:                   Ma l’è ‘na bôna clienta, o no? Cèrt che se ta segütett a

                          Rimandà, a migna contentala……………

Gioacchino:           Ah, al soo ben mì come la voreress véss contentada, quela

                          Sciôréta lì. Ahé, l’è sempro piena de premür….(RIFACENDO LA VOCE) Un caferin, scüur Giuachin? S’è ca pòdi ufricch? Che al sa comoda, ‘na zigaréta? (TORNA ALLA SUA VOCE)  E via de ‘sto pass !

Anna:                   E tì contentela……(SI PENTE DI ESSERE STATA UN PO’

                          SPINTA) Voeuri dì, facch al facc che ta devet facch…..cioè….

(CONFUSIONE COMPLETA)……Inzoma, finissich ‘sti mobil, se de no ta finisset tì in Calbiga, fra le fresche frasche!

Gioacchino:           Al füdéss facil………scomenciando dala……………….

Anna:                   ………scelta del legn. In dôa l’o già sentida questa?

Gioacchino:           Mì, somm migna portaa per maridass….Stoo ben de per mì.

                          Eco, l’oo dida la mia pagüra con quela lì, migna per i mobil…..

Anna:                   Egoismo allo stato puro cento per cento.

Gioacchino:           Ognün de nümm a l’è faj com’è l’è faj. Se voeuret fach. Mì

                          somm faj inscì . Migna che la saress de trà via, ‘sta vedova Odilia; migna che i dònn i ma disa nagott, per l’amoor del cieel, ma inzoma……

Anna:                   ……ma inzoma ta voeuret migna impegnass. (PERSUASIVA)

                          Ma èl migna mej dedicass a una sciôra Odilia qualunque, che a curà al pasacc di sciatt in amoor…….(PENSOSA)(SOTTO VOCE) Gioachin…….

Gioacchino:           Cuss’è?

Anna:                   Ma……inzoma….i sciatt…eh, come faj a fa l’amoor?

Gioacchino:           Oh, Ana, se ta sett mai indrée de cotüra! Il rospo comune

                          (“bufo-bufo”) è un anfibio anuro della famiglia dei bufonidi….

Anna:                   Per carità, Goachin, stop! Che a goo de stirà e de lavà; che tì

                          quaand a t’a cominciet ‘na spiegazion, g’a voeu de vech a disposizion ‘na settimana. A voeurerà dì che quaand ma girerà al cinch minüt de vedé i sciatt a fa l’amoor, a naroo a vedeva inzema a tì……..

Gioacchino:           Ma de nòcc, neh Ana? De nòcc!

Anna:                   De nòcc? Ma cosa vedet de nòcc?

Gioacchino:           Sa ciapa ‘na pila. (ESCE, CANTICCHIANDO) “Era di notte e

                          non ci si vedeva…..perché Marfisa aveva spento il lume…….”

Anna:                   Eco, mi saréss la sorèla del re di sciatt.

                          Scena quarta

(SUONANO AL CAMPANELLO DELLA PORTA – ANNA VA AD APRIRE)

Anna:                   (FACENDO ENTRARE) Oh, ma che piesé, sciora Odilia.

                          Credevi che ‘sta fin settimana a l’eva migna vegnüda scià, che l’oo migna vista comparì.

Odilia:                  Ma che la tasa, sciura Ana, che gnanca mì s’eva sicüra de

                          rivà scià. Ma se vüna la següta migna a curà la cà, la sa ben cum’a che l’è: Scomencia a sentiss uduu de müfa, e via discorendo……..

Anna:                   Ma la sa comoda, la sa ben che l’è com’è se la füdéss a

                          cà sôa!

Odilia:                  Sempro inscì gentila, lée!  Anca al so Franco, per quell.

Anna:                   Ah, quel lümagon lì l’è sempro proont a fa sü i oeucc de péss

                          quaand sa trata de ‘na bèla donata! Sempro drée a corecch a drée ai tosanèll: Domà con i oeucc, neh, però!

Odilia:                  Ma difati ma paar che al slüma un poo tropp quela mingòna

                          Dèla parüchéra che gh’è giô de front. Ma, i omen a i’è sempro istess: I sa creed fiolétt anca a votant’ann, e i fa riid anca i sass.

Anna:                   Per`, a gh’è ‘n eccezion.

Odilia:                  Ah, sì? E chi saressel ‘sto fenomeno de baracon?

Anna:                   Ma al mè frédèll Gioachin, no?

Odilia                   (IMBARAZZATA) Oh, beh, al so frédèll, ga diseroo, a l’è ‘na

                          perzona “comme il faut”; sì, inzoma, come si deve.

Anna:                   Sì, per quel a l’è ‘n braav’omm, ma siccome che l’è migna

                          un bon partii, alôra quii fraschétt de tosann del dì d’incoeu i la degna gnanca de ‘n ogiada.

Odilia:                  (SCOPRE LE SUE CARTE SENZA VOLERLO) Oh, quel l’è poeu

                          migna vera (BRONCIO)

Anna:                   Migna vera cuss’è?

Odilia:                  Beh, voreva dì che almen ‘na quajghédüna la g’à sarà

                          che la g’à fa un penzée…..Disi migna giovanissima, ma inzoma…….

Anna:                   (PRENDE LA PALLA AL BALZO) Nooo, g’al disi mì che al

                          mè Gioachin l’è migna “oggetto di desiderio” de nessuna dòna, almeno, che mì a sàpia………………..

Odilia:                  (ABILE VIRATA DI CONVERSAZIONE) Oh, beh, ma mì a

                          sevi vegnüda scià per portà foeura a Lügan un poo de carna del scioor Franco, che a l’è inscì bôna…..Quela che passa dèla Dogana, sa capiss… E poeu, anca per parlà propi con al sciuur Giuachin!

Anna:                   (PIACEVOLMENTE SORPRESA) Ah, dèl bon?

Odilia:                  Sì, la g’à da savé che mì a goo ‘na credenza, che ga tegni

                          taant……….

Anna:                   (DELUSA, STANCAMENTE) Ah sì?

Odilia:                  Sì, l’è ‘na quarantena d’ann che g’à l’oo; al ma l’à lassada

                          la mia mamm !

Anna:                   (EQUIVOCANDO) Evideent !!!!

Odilia:                  (CADE DALLE NUVOLE) Evideent cuss’è?

Anna:                   La credenza ! E cuss’a g’ala che va migna?

Odilia:                  A l’è giô de cànchen, la sa, dopu tanti ann………….

Anna:                   (PROCEDE NELL’EQUIVOCARE) Ah, già, sa capiss. E l’à

                          g’à bisoeugn del mè frédèll come……omm o come…legnamee?

Odilia:                  Ma, la ma scüsa, capissi migna veh ??

Anna:                   Nagott, nagott, la vaga avanti !!

Odilia:                  Oh, gh’è pòoch de nà avanti. Oo bell’e finii. A g’oo bisoeugn

                          che al Giò……ehm, al sciuur Giuachin al vegna a metüm a post ‘sto mobil che g’oo dii.

Anna:                   Ma, se la specie un momeent, al po’ véss scià.

Odilia:                  Ma…..l’è mej…s’e al rivass migna…..sübit.

Anna:                   Cuss’è ?

Nadia:                  (ENTRANDO) Permesso?  Buongiorno signora Anna,

                          buongiorno signora Odilia !

Odilia:                  Cara la mia Nadia, ciau. Com’è ca ta stéet? Ma verameent

                          A l’è inütiil dumandaghel a ‘na giuina cum’è tì. A goo piasé che ta siéet rivada, che inscì ciapi pussée…..curagio !

Anna:                   Coraggio? E per cosa? Capissi migna!

Nadia:                  C’è qualcosa che non va? Dispiaceri?

Odilia:                  Verameent, diseress migna “dispiaceri” Pussée che

                          oltru, pensieri…..pensieri …..occulti !

Nadia:                  Pensieri che la disturbano nel suo inconscio più profondo?

                          Sa, io sono iscritta a psicologia, e allora……………

Anna:                   Per l’amoor del cieel, scomencia migna a famm girà al crapon

                          coi tò teorì. Tì, ta séet ‘na brava tôsa, ma guai se ta scomenciet a parlà de « inconcio ».

Nadia:                  (IMBRONCIATA) Inconscio, si dice.

Odilia:                  Ma adèss, tachée migna a liit per causa mia……Mì vureva          

                          dumà dì……spiegaff quajcòss…..che ma pesa sül stoméch…….

Anna:                   (DA APPASSIONATA DI GIALLI) Un delitt !!!!

Nadia:                  Ma, signora Anna, cosa dice mai? La signora Odilia

                          un’assassina?

Odilia:                  Ma no, cosa la va a penzà, che fantasia !

Anna:                   Alôra, l’à vist al diavol giô in Caliga. Ga l’oo dii, mì, quaand

                          che l’à ritiraa quela cà lì, che a l’è ‘na zòna…..malefica.

Odilia:                  Ma no, mì ga credi migna a quii ropp lì. A l’è ‘na roba….

                          de….de…… de coeur, eco !

Anna :                  Caar Signoor benedett, la sciôra Odilia malada, o vardée

                          geent, ma come ma dispiaas!        

Nadia:                  (PRENDE LA MANO DI ODILIA) Signora Odilia, cosa

                          possiamo fare per lei? Non dovrebbe rimanere sola……..

Odilia:                  (PRONTAMENTE) Ecu, brava tüsa, duvaréss migna restà

                          de per mì !

Anna:                   Evideent !!

Nadia:                  Certo, Lei, signora Odilia, avrebbe bisogno di compagnia.

                          Magari un’altra signora sola con cui condividere……….

Odilia:                  (PRECIPITOSAMENTE) Cuss’è ???? Mì g’avréss bisoeugn

                          de ‘na sciüra, anca lée de per lée? Inscì caragnum in dô, e inveci de un umett….g’à n’emm bisoeugn düu?

Anna:                   (FINTAMENTE INGENUA) Ah, perché lée, sciôra Odilia, la

                          voeureress….rimaridass?

Odilia:                  Oh Dio, migna che a g’abia prèssa, ma la sa cum’a l’è…

                          I ann i passa……

Anna:                   …….Al muroos al m’a lassa…….Eh, sì, la g’à migna tücc

                          i tòrt; ma bisoeugna migna trovà un “balabiôtt”!

Nadia:                  Cos’è un “balabiôtt”, Signora Anna ?

Anna:                   (PONTIFICANDO) Dicesi “balabiôtt” un uomo senza spina

                          dorsale, fatuo, che non dà alcun affidamento. Cara la mia Nadia, sômej al sapienton del tò quasi zio Gioachin.

Odilia:                  (SOSPIRONE) Al so frédèll: Quell sì che l’è un omm !!

Anna:                   Evideent! Se de no gh’evi ‘na sorèla, inveci d’en frédèll.

                          Però, per quell, l’è migna propi de trà via.

Odilia:                  Eh, un omm inscì l’è cum’è al pan pòss, per i nòss pòor

                          vécc: Mai traj via, mai!! Che dopu bisoeugna tôj sü.

Nadia:                  Io adesso devo andare, passo ancora dopo, che devo

                          parlare con il Patrick. Arrivederci. (ESCE)

Odilia:                  Che brava tüsa, a s’an troeuva pü tanti inscì, al dì d’incoeu!

Anna:                   Sì, per quel i stà ben  inzema; basta che i staga atenti

                          de migna fa i solit stüpidaad.

Odilia:                  Uuuuuuhhh!!!! Pudéss fa mì, con chi  ca disi mì quii

                          stüpidaad lì ! (SI EVIDENZI IL GIOCO DI PAROLE)

Gioacchino:           (ENTRANDO)(PORTA UN CAMICE DA LAVORO, HA UN ASSE

                          DI LEGNO E UN METRO) Ohhhpps! Buongiorno, sciôra

Odilia!

Odilia:                  Oh, sciüur Giuachin, bondì! Cum’a vala?

Gioacchino:           (CON COMICO IMBROGLIO PER DARE LA MANO) Piacere!!!

Odilia:                  Piacere??? Ma, ma paar che sa cugnussum già, nümm.

Gioacchino:           Già, che la ma scüsa, stamattina goo la crapa foeura.

Anna:                   Dimm poeu quaand ta ghée la crapa déent (ESCE)

Odilia :                 Dunca, scüur Giò, mì a s’eva vegnüda chì per la mia

                          …………credenza (CON FARE DA GATTA)

Gioacchino:           Perché, cosa a g’ala la sôa credenza ?

Odilia:                  A l’è giô de cànchen, quaand la sa sèra la fa un frécass

                          de cà del diavul!!!!!

Gioacchino:           (MANCANZA DI TATTO) E lée che l’a traga via!

Odilia:                  (ESTERREFATTA)  Cuss’è ?????

Gioacchino:           I fa de quii credeenz, al dì d’incoeu……arte povera,

                          i ga ciama, che poeu l’è arte sciôra, a vardà al prezi; vaar migna la pena…………E poeu mì a somm ciapaa………….

Odilia:                  ……….nel biaanch di oeucc! Dai, al sa faga migna pregà

                          cum’è un saant in gésa; al vegna giî in Calbiga apena al po’, che g’oo giô un nocino c’al vegn diretameent da Médéja….’na buntaa.

Gioacchino:           (AL PUBBLICO)(BIASCICANDO LE PAROLE) Nocino,nocino;

                          va a finì che la credenza (de nôos) a füria de bicerin de nocino la diventa de fòo; mì a m’a cugnossi, al ma piaas tropp. (RIVOLGENDOSI A ODILIA) Eh, ‘pena che g’oo teemp a vegni giô.

Odilia:                  Ma ma raccomandi, migna l’ann che vegn, che mì al

                          cugnossi. Lüu l’è un gran braav omm, ma in quanto a fass pregà, a l’è un specialista.

Gioacchino:           Ma se goo dii che vegni, a vegni; anca se lée la scernii un

                          loogh un poo, come dì, frégin.

Odilia:                  (CIVETTA) Ma……rumantich!

Gioacchino:           Romantich o reumatich. Al fa un frecc de can, giô de lì; a

                          ma regordi che quaand navi al’ Averdon con la mia pòra nòna, de fioeu, a gelava via la ponta del naas anca al mees de maarz.

Odilia:                  (INSISTE) Ma sa po’ sempre sculdàss.

Gioacchino:           G’an voeu inscì de legn……………..

Odilia:                  Parlavi migna de legn, mì…..In ogni modo, ecu: (LEVA DALLA

                          BORSETTA UNA CHIAVE VECCHIA) Mì a ga doo la ciaaf, che se al troueva un momeent, al passa giô anca se g’a somm migna mì. (TONO SCONSOLATO) Anca se preferiréss vessich de perzona! (RIVOLTA AL PUBBLICO)

Crapa rügina !!!!!

Franco:                (ENTRANDO) Bongiorno, sciôra Sanzogno, come vala?

Odilia:                  Per gli amici, Odilia!

Franco:                Bel nom, originaal!

Gioacchino:           Santa Odilia, patrona della Sassonia, nacque a…………….

Franco:                Per l’amoor del cieel, Gioachin, basta! Basta! Che quaand

                          ta tàchet…………….

Odilia:                  Che bèl sentì tüta ‘sta scienza: Lüu, sciüur Giuachin,

                          al duvréss fa tüt’oltru mestée; a paart che anca come legnameé a l’è un genio. Al püdéréss vegnì a Lügano e mett sü un laboratori………….

Gioacchino:           No,no, voeuri migna diventà un legnameé rossocrociato,

                          e gnanca rôss e blô. Mì somm……..

Franco:                …………Un legnameé tricolore, che fa nagott del tütt.

Odilia:                  Ma cuss’al diis sü, sciüur Ostinelli; al fa de quii mesteé…..

Franco:                Quaand al sa mett a drée a faj, però.

Odilia:                  Alôra, speremm che al sa méta a drée un poo svèlt!

                          Beh, mi a va salüdi. Prima de nà a Lügan, sciüur Franco, passi chì ‘na scapada a toeu sü un poo de carna. Arivederci.

Franco e Gioacch.: Arivederci! (ODILIA ESCE)

                          Scena quinta

Franco:                Ma ta séet propi un bèl paracarr, veh! Mì al soo migna

                          cosa ta spéciet, eh?

Gioacchino :          A fà cosa ? Se parlet de cos’è ?

Franco :               Dèla lüna. Ma vedet migna che la sa deslengua per tì, la

                          cara vedova Sanzogno de Lügan? Che la speciale che la cà de Calbiga la sa inaugura inzema a tì?

Gioacchino:           Mì, inauguri un bèl nagott.

Patrick:                (ENTRANDO) Cosa c’è da inaugurare?

Gioacchino:           Nagott. Al tò pà al voeu dumà desfesciass de mì. Ma io

                          “Sol dormirò nel mio manto regal”.

Franco:                Patrick, cos’al dii quest’ chì?

Patrick:                Mi sembra che sia l’ultimo CD di Zucchero.

Gioacchino:           (AL PUBBLICO) Evviva l’istruzione musicale del popolo

                          italiano!

Patrick:                Dài, zio Gioacchino. Fa giudizio, ormai stai fossilizzandoti

                          del tutto. Prendi l’occasione che hai della Signora Odilia, altrimenti non ti capiterà mai più niente.

Gioacchino:           Ma seet passaa improvisameent dèla paart del nemiis?

                          Mì, quel catanaj lì al voeuri migna.

Franco:                (SARCASTICO) Al scioor al sa permett de ciamà catanaj

                          una sciôréta con una rendita mensili che a oeucc e crôos la ga reend tremila fraanch al mees, che al cambi de incoeu……….(CALCOLANDO, SI AIUTA CON LE DITA)

Gioacchino:           (PUNTA L’INDICE ACCUSATORE) Eco che salta foeura il vil

                          denaro! Sempro il vil denaro, re di questo mondo lèrcio! Al

Séet cosa ta ma soméjét? ‘N avaro….’n avaro com’è…com’è….un macelaar!

Franco:                Ma seet scemo? Mì somm un macelaar!

Gioacchino:           Apunto !!!

Patrick:                Zio, non è poi male come sembra; è ancora una donna

                          in gamba, non è antipatica………….

Gioacchino:           Tì, la mariderésset?

Patrick:                Ma cosa c’entra? Io sto parlando di te, non di me!

Franco:                (RINCARANDO LA DOSE) E poeu, ‘na caséta là a Lügan,

                          ‘n oltra chì in Calbiga………(CAMBIA REGISTRO) Dèss, damm a trà ‘na volta per tücc: Mì, per rispètt de l’Ana, per tanti ann oo mai dii nagott………

Gioacchino:           Bravo! “Un bel tacer non fu mai scritto”!

Franco:                Citto, lassum nà inanz. Disevi che oo mai dii nagott, ma

                          gh’è un limit a tütt. Lavorà, poch. Sognà, taant. Mangià ta manget, beef ta bevet. E alôra ? Cerchet ‘na sistemazion, ‘na volta per tücc.

Patrick:                Non vorrai mandar via lo zio?

Gioacchino:           Beh, somm migna storno. L’oo capida l’antifona. T’a sée

                          staj assée ciaar. Ma mì somm in grado de nà in nissün sit, e alôra in mèzz a ‘na strada, voreréss migna finì.

Franco:                Se inveci de penzà ai sciatt e ai so problemi, ta penzeresset

                          al tò lavorà, ta saresset ‘n artigiano coi fiochi. Se ta voeuret migna lavorà de continüf, cerca almen de ciapà al volo la vedovella, scemo !

Patrick:                Papà, non ti sembra si essere un po’ troppo severo con lo

                          zio Gioacchino? E’ così divertente averlo in giro!

Gioacchino:           Al sevi poeu migna de véss al giullare de corte de questa cà

                          chì, in ogni modo voeuri fa quel che ma paar e piaas, fin che pòdi. Mì resti senza ligamm ,e che s’an parla pü.

Franco:                Eh, no, eh! Tropa comoda! Mì somm bon e tütt, ma dèss

                          basta. Cerca de trovà ‘na sistemazion, o in cà mia t’a voeuri pü. Catüra la vedova e fala finida.

Patrick:                Beh, io vado. Non voglio sentire queste beghe. E anche tu,

                          zio, cerca di vedere se puoi fare qualcosa, eh? Ciao.

Gioacchino:           Et sentuu anca al tò reale rampollo? Cerca de fa quajcòss!

                          Sarà poeu migna com’è saltà sü süla giostra e via.

Franco:                Famm migna alzà la vôos, neh!

Gioacchino:           Perché, fina a adèss s’eet faj? Alza poeu quel che ta paar.

                          Mì, de maridà quela lì, a g’a noo nissüna voeuja, e basta.

Franco:                No, basta al disi mì. In fin di cüunt la cà a l’è mia

                          e foo quel che voeuri.

Gioacchino:           E mì, la vita a l’è mia e foo quel che voeuri mì.

Franco:                Féméla cürta, oo dii “basta” e basta al sarà.

Gioacchino:           E a j’è i tò ültim paroll?

Franco:                Mì, ma paar de vess staj assée ciaar.

Gioacchino :          E mì, de decision a’n ciapi migna. Famm sbatt foeura dèl

                          Pretoor de Menaas.

Franco :               Famm migna nà foeu di gangheri. Mì disi migna che voeuri

                          tratt in mèzz a ‘na strada, ma ta ripeti: Ciapa ‘na decision ‘na volta per tücc.

Gioacchino:           Dèss, scomenci a penzà a trasformà quel’ass chì in un’opera

                          finida, e poeu penzeroo anca ai tò….minacc. Ma mai ma saréss speciaa ‘na roba simila in vita mia.

Franco:                (SARCASTICO) A gh’è sempro ‘na prima volta. E regordess

                          che se i ta serviss ‘na vedova sciôra su un piatt d’or, cerca de profitann. (ESCE)

Gioacchino:           Vônget se songia végia. Ta néss de travèrz la tôa carnascia

                          che ta vendet (ESCE ANCHE LUI)

                          Scena sesta

Gioacchino:           (RIENTRANDO SUBITAMENTE)(TRA SE’) Ah, èl naj via del

                          bon, quel ràntegh lì…… (PAUSA) Dèss, cosa foo? Cosa foo? Ma la speciavi migna ‘n afroont del gener………..Magari…………….

Nadia:                  (ENTRANDO) Signor Gioacchino, scusi, ha visto appoggiate

                          da qualche parte le mie chiavi?

Gioacchino:           A goo migna faj a caas, tôsa.

Nadia:                  Parlava da solo?

Gioacchino:           Sì, oo imparaa a parlà de per mì. Certi volt ma parli déent

                          nel spécc, e m’a doo anca i sgiafetoni.

Nadia:                  Davvero? Comportamento interessante, che denota………

Gioacchino:           No, per carità, tôsa, mì, la psicologia, propi la ma va migna

                          giô. La capissi migna, eco.

Nadia:                  Ma non è difficile poi così tanto. Bisogna solo…………Beh,

                          lasciamo perdere. Ah, ecco le mie chiavi (LE PRENDE DAL TAVOLO). Io vado e……….ma……Signor Gioacchino, mi sembra un po’ giù, cosa c’è che non va?

Gioacchino:           Cara Nadia, gh’è tütt che va migna. Fina a ieer, nava tütt

                          ben, e incoeu va tütt a Grôn………..

Nadia:                  Non l’ho mai visto abbattuto. Vuole confidarsi? A volte la

                          confidenza risolve parecchio…………

Gioacchino:           Tôsa, gh’eet preseent quii stradett de campagna, mèzz

                          nascondüu ne l’erba? Ta rivet a ‘n certo punto, la palizada la finiss, la stradeta la scompaar, mangiada de l’erba. Someja che la vaga o de chì, o de là………Inzoma, sa sa pü indôa nà. Che fare allora?

Nadia:                  E lei si troverebbe in questa situazione?

Gioacchino:           No, per mì l’è anca peesc. Perché i stradett per mì a

                          i’è dô; ma vüna penzi che la finissa ne l’ erba, in quanto a quel’oltra………….

Nadia:                  Metafora interessante, signor Gioacchino. Molto interessante.

                          Lei doveva studiare.

Gioacchino:           Oo migna studiaa per migna diventà matt.

Nadia:                  Come?

Gioacchino:           Eh, per via del proverbi: “Chi troppo studia……………”

                          In ogni caso, cara tì, somm in un bèl pastizz.

Nadia:                  Eh, via, mai drammatizzare. Qual è dunque il famoso bivio?

                          Si chiama forse “Viottolo Odilia”?

Gioacchino:           Centro! Ma mancava anca la vedova Sanzogno de Lügan.

                          L’ è diventada un alibi per al mè cügnaa per dimm: “Ta po’ benissim nà foeura di pée”.

Nadia:                  Bisogna prendere le cose con più “Fair-play”, non è poi

                          così tragica la cosa, andiamo!

Gioacchino:           La sarà migna tragica per tì, che ta ga séet migna déent,

                          ma per mì…………..

Patrick:                (ENTRANDO) Ah, siete qui? Bene, ascolta zio Gioacchino,

                          già che ci siamo, noi avremmo un problema da sottoporti….

Nadia:                  Lascia stare, Patrick, non è il momento; lo zio Gioacchino

                          ha già i cavoli suoi………..

Gioacchino:           ………E la càvera in Calbiga!

Patrick:                Lo zio Gioacchino potrebbe benissimo cavarsela a buon

                          mercato. Noi invece…………i nostri problemi………………

Gioacchino:           Ah, a sii anca voialtri nèla lista di problematich? Alôra semm

                          in bôna compagnia. Sarii migna………in  quii……….(ALLUDENDO) ….pastizz……..là?

Nadia:                  Ma allora è un chiodo fisso della casa. Già la mia futura

                          suocera ogni dieci minuti raccomanda…………..

Tutti assieme:        …………….”Stii…….atenti” (RISATA DI CUORE, GENERALE)

Gioacchino:           Femm i geent seri, adèss. Tücc a gh’emm i nòss problemi.

                          Mì, i mè, i’a capiss nissün; migna perché i geent i siéss scemi, ma l’è dificil de fa capì che mì ma piaas la vita libera di gatt selvadich…..

Patrick:                Zio, ascolta: I gatti selvatici ormai sono estinti, non ci sono

                          più; l’ultimo l’hanno seccato in Calbiga trent’anni fa. Specie

estinta, come detto. Fai il gatto domestico!

Gioacchino:           Per l’amoor di Saant, Patrick, parla migna anca tì

                          de Calbiga, che l’è diventaa al mè tormenton.

Nadia:                  Vede,zio (posso chiamarla zio?) Gioacchino, Lei si è

                          costituito da solo un “handicap” mentale; avversa la

Signora Sanzogno come i luoghi da lei frequentati. E’ un blocco mentale che Lei, da uomo saggio qual è, deve assolutamente cercare di levarsi dalla testa!

Patrick:                Io dico che quello che ha detto la Nadia è vero, zio. Cerca

                          di farti amica questa benedetta donna!

Gioacchino:           Basta, pace! Lassemela buj. Pütost, i vòss problemi che ma

                          disevüf prima…………..?

Nadia:                  Il nostro problema (perché si tratta di un solo problema)

                          consiste nel mio futuro suocero!

Patrick:                Il papà non vede tanto di buon occhio la nostra relazione,

                          perché…………

Nadia:                  ……….perché dice che Patrick dovrebbe andare dietro il

                           bancone di macellaio, seguire le sue orme, e non perdere tempo a studiare. Caso contrario, appunto, dice che il nostro rapporto è prematuro, che non ci sono sbocchi per l’avvenire…..E’ frustrante, non Le pare?

Gioacchino:           Eco, al sevi. Al solit crapon senza ‘na vedüda un poo pussée vèrta di ropp de ‘sto moond. I danée……guadagnà……e stop. Ma la mia sorèla, cosa disela?

Patrick:                E…….la mamma sai com’è, si trova anche lei fra due fuochi….

                          Dovresti metterci tu una buona parola!

Gioacchino:           L’è come domandach a un capon che l’è a drée a véss copaa,

                          de salvà la vita a ‘na galina lì visin che i’è adrée a tiracch al coll. In ogni modo, vederii che al vòss poliedrico zio Gioacchino quajcòss al stüdierà, sempro che al faga migna prima la fin del capon che disevi!

Patrick:                Grazie, zio! Sei una perla d’uomo. Non per niente se ne è

                          accorta anche chi sai tu.

Nadia:                  (BACIANDO GIOACCHINO CON TRASPORTO) Grazie! Posso

                          darti del tu? Ti sento tanto vicino ai nostri problemi!

Gioacchino:           Come omm, somm vün de dacch del voi, ma ma dispiaas

                          migna véss visin ai giovin, cara tôsa. Beh, déss nemm che l’è ora de fa un quajcòss.

Patrick:                Andiamo anche noi (ESCONO TUTTI)

                          SIPARIO

                          FINE DEL PRIMO ATTO

                          ATTO SECONDO

                          Scena prima

(UNA SETTIMANA DOPO I FATTI DEL PRIMO ATTO. SCENA VUOTA.

TRILLA IL TELEFONO)

Anna:                   (ENTRANDO) Pronto? Oh, buongiorno. Sì. No, mio

                          fratello non è in casa neanche oggi………..sì, penso di sì. Venga pure. L’aspettiamo. A presto. (RIATTACCA) Oh, pòra mì. Adèss sì che l’oo faja bèla. La setimana passada ma somm desmentegada de riferich al Gioachin che l’eva telefonaa quel scioor chì e che al saréss vegnüu incoeu in cà. E adèss cosa foo? Tra l’oltro incoeu oo gnanca vist al mé frèdéll, al soo gnanca in dôa a l’è. Oh, beh, ‘scolteroo mì cos’al voeur questo chì. Che poeu al soo migna cosa al po’ voré un avocat del mè frédèll Gioachin………….(AFFACCIANDOSI ALLA PORTA) Franco……….oh Francooo !!!!

Franco:                (DA FUORI) Cosa gh’è? Taca foeugh? A rivi! (ENTRA)

Anna:                   S-ciao che ta sevet migna naj via. Meno maal!

Franco:                Come ta diset sempro tì, evideent che somm migna naj via,      dal momeent che somm chì.

Anna:                   Scherza migna, che gh’è poch de scherzà! Al séet chi è che

                          à ‘pena telefonaa?

Franco:                Se t’a mal diset migna, l’è un poo dificil che al sapia.

Anna:                   (MISTERIOSA) Un avocatt de Milan!

Franco:                Che tempestiif! O gnammò penzaa de ciamall per sbatt

                          foeura de cà al tò caar frédèll e l’è giammò rivaa. Potenza

dela tecnica moderna!

Anna:                   Ma no, dì migna sü scemaad. Al m’a strafujaa sü ‘naltra

                          roba, che sevi un poo agitada e oo migna capii tropp ben. Ma se sbagli migna, l’à parlaa de quajcòss d’Argentina…………

Franco:                Argentina? Argentina? Cosa pòdél véss? Sarà migna che i

                          m’a inzébiss ‘na partida de maanz dela pampas. Ma cosa a gh’entra un avocatt? No,no, cosa somm adrée a dì sü. (ALLA MOGLIE) Ma t’ée capii nagott d’oltro? Ta séet già ‘na bèla imbranada!

Anna:                   Taca migna a ofeend, che mì oo mai parlaa in tanti ann

                          in vita mia con un avocatt; e alôra m’è naj sübit al saanch in aqua. Anzi, devi vedé se tütt a l’è a post per ricevel, che al vegn sübit, l’è già

in paees. Oh, Signor, che emozion!

Franco:                Varda che riva migna al Papa, l’è domà ‘n avocatt; che poeu,

                          se sa podéress fann a meno…………..

Anna:                   Ma cos’a an séet tì? T’al séet gnanca cosa al voeu!

Franco:                Mì soo domà che quaand che riva quii geent lì, l`’è sempro

                          perché gh’è al laagh in tempesta e………………

(IN QUELLA, SUONA IL CAMPANELLO)

Anna:                   (AGITATA) Eco, a l’è già scià. Franco, vann a vèrt.

                          (SI SLACCIA IL GREMBIULE) Moeuvet, dài!

Franco:                Spécia, che prima ma meti sü al frac. (SARCASTICO)

                          Voo, a voo !!! (INTRODUCE IL VISITATORE)

                          Scena seconda

Franco:                Si accomodi, prego!

Dr. Spallanzani:     Permette? Avvocato Spallanzani, dello Studio Botta &

                          Spallanzani di Milano. Parlo con il Signor Balboni?

Franco:                No, guardi, io sono il Signor Franco Ostinelli. Il Signor

                          Balboni è mio cognato, fratello di mia moglie. Anzi, permetta

che Le presenti la mia signora.

Anna:                   (INTIMORITA) Piacere!

Dr. Spallanzani:     Molto lieto!

Anna:                   (CONCITATA, SOTTO VOCE A FRANCO) Varda che somm

                          migna regordada de ditel prima, ma al cercava al Gioachin,

al telefono.

Franco:                (SOTTOVOCE ANCH’EGLI)  Complimeent, per al reportage

                          perfett che ta fée sempro di ropp. (ALL’AVVOCATO) Si sieda, prego. Mio cognato non è in casa in questo momento. Ma se vuole dire a noi………...

Dr. Spallanzani:     Mi scusi, signor Ostinelli, ma non è proprio possibile. E’ una

                          pratica riguardante il Signor Balboni, e chiaramente non posso comunicare con altri se non con l’interessato.

Franco:                Capisco, ma siamo i suoi unici parenti……….Lei è sua sorella,

                          come Le ho detto, e mio cognato abita presso di noi da tempo immemorabile (purtroppo).

Dr. Spallanzani:     Mi dispiace infinitamente, ma devo proprio attendere

                          l’arrivo del Signor Balboni.

Anna:                   (A FRANCO) Dicch dèla procüra!

Franco:                Brava, già. (ALL’AVVOCATO) Dimenticavo,avvocato: Mia

moglie possiede la procura generale di suo fratello Gioacchino.

Dr. Spallanzani:     Beh, in tal caso la faccenda cambia aspetto. Tanto più che

                          io debbo, per ora, solamente comunicare al Signor Balboni la notizia; senza entrare nei dettagli,che, ovviamente, dovranno seguire presso il nostro studio di Milano.

Franco:                Quale notizia, Avvocato?

Anna:                   Spécia un momeent, che in fin di cuunt, la procuratriis

                          somm mì. Ecco, Avvocato, l’atto di procura.

Dr. Spallanzani:     (ESAMINA) Benissimo, tutto in regola. Allora, la cosa sta

                          in questi termini: Lo studio degli Avvocati Gomez & Partners

di Buenos Aires, nostri corrispondenti per l’Argentina, hanno comunicato che in una casa di riposo della città di Rosario è deceduto tale Luisito Piralli, di anni 93, vedovo, che risulta essere pro-zio del Signor Balboni Gioacchino. Ciò si è saputo dal lascito che il defunto ha disposto nel suo testamento.

Franco:                Lascito? Testamento? Pro-zio? Rosario? Argentina? (VELOCE

                          COME UNA GRAGNUOLA)

Anna:                   Fermess, saiòtòla! Agitess migna. Va ben che…..sì, inzoma,

                          somm agitada anca mì. Ma alora l’è pro-zio anca mè. Voglio dire: E’ pro-zio anche di me?

Dr. Spallanzani:     Mi sembra ovvio. Lei non sapeva di avere un parente ancora

                          in vita in Argentina?

Anna:                   Ma…..vede…..sono cose che raccontavano i miei genitori,

                          da ragazza ho sentito qualche cosa…..mi sembra…..poi più nulla. Ma..allora….se è anche mio pro-zio………………….

Dr. Spallanzani:     Arguisco cosa vuole intendere, Signora. Ma il lascito in

                          questione è solo e soltanto a beneficio del Signor Gioacchino Balboni, come già detto.

Franco:                (SI AGGRAPPA AD ULTIMA SPERANZA) E a quanto

                          ammonterebbe questo piccolo lascito? Perché è piccolo, piccolino, non è vero?

Dr. Spallanzani:     Non “ammonterebbe”, signor Ostinelli, ma “ammonta”, in

                          quanto il corrispettivo si trova depositato presso una primaria Banca in Buenos Aires.

Franco:                Va bene, va bene…..(GOLA SECCA). Un ricordino, insomma,

                          no? Una sciocchezzuola……………..

Dr. Spallanzani:     (DOPO AVER CONSULTATE LE CARTE) Dunque, al cambio

                          attuale…….quattrocentosessantamila………………

Anna:                   (A FRANCO) Poor omm, al g’à lassaa 460'000 liir……….

Dr. Spallanzani:     (PROSEGUE) ….Che al cambio attuale………..dollari USA…..

                          in lire……..sono circa settecento milioni.

Franco:                (SALTA SULLA SEDIA)(CON VOCE STROZZATA) Sett…..sett…

                          settecento……milioni……………

Dr. Spallanzani:     Lira più, lira meno…………….

Anna:                   (RIESCE APPENA A PARLARE) Oh, ca……ca….cara……cara

                          Madòna, questo chì al diis lira più, lira meno…..mì…….mì soo pù cosa g’an oo in sacòcia.

Franco:                E vanno proprio tutti al Signor Gioacchino Balboni?

Dr. Spallanzani:     Certamente. Beh, signori, io debbo scappare. Appena

                          torna suo cognato, provveda a fargli sapere la notizia, e dica

per cortesia che lo studio lo convocherà, appena tutti gli incartamenti saranno

pronti per le firme.

Anna:                   Va bene…..Dirò al mio caro (adèss l’è diventaa propi caar)quello che Lei ci ha detto. ArrivederLa.

Franco:                L’accompagno alla porta.

Dr. Spallanzani:     Signori, è stato un piacere. Mi salutino il Signor Balboni.

                          Arrivederci.

Franco:                Per mì, inveci, l’è migna staj verameent un gran piesé,

                          ma inzoma…………….

Anna:                   Taas, che somm chì che soo gnanca cos’a g’an oo in

                          sacòcia.

Franco:                T’a lée già dii prima. (SI LASCIANO ANDARE TUTTI E DUE

                          SULLE SEDIE, GUARDANDOSI SCONSOLATI)

                          Scena terza

Patrick:                (ENTRA TRAFELATO, SEGUITO DA NADIA. HA UN BIGLIETTO

                          IN MANO)  Papà, mamma…………….

Nadia:                  Guarda (RIFERENDOSI AL BIGLIETTO) cosa abbiamo trovato!

Franco:                Se gh’è? Calma, che per incoeu oo già vist e sentùu tropp ropp tùcc inzéma!

Anna:                   Sì, sì, calma fioeu. Cos’a gh’è?

Patrick:                Lo zio Gioacchino!

Franco:                (COME MORSO DA UNA SERPE) Al zio Gioachin cosa?

Nadia:                  Non c’è più!

Anna:                   (ALLARMATA) Com’è al gh’è pù?

Patrick:                In casa non c’è, e nella sua camera abbiamo trovato questo foglietto.

Franco:                Damm scià a mì.

Anna:                   No, damm scià a mì. (PICCOLA COLLUTTAZIONE….INFINE…)

Franco:                Devi leeng mì, che magari a i’è notizi brùtt!

Anna:                   Oh caar Signoor, famm migna stà maa!

Franco:                Cito! (LEGGE) "Cari parenti, ho deciso: Poche parole per dirvi che, come da desiderio di mio cognato, ho capito d'essere

di troppo, e forse è vero; quindi lascio questa casa, dove non sono più gradito;

porto con me poche cose, il resto lo manderò a prendere. Ci sentiamo, forse.

Ciao. Gioacchino".

Anna:                   (PIANGENDO) Oh, pòor frédèll, eco, al sevi. E se adèss al fà

                          un quaj brùtt facc, l'è colpa tua. Assassin ! ! ! !

Franco:                Adèss esageremm migna. Pùtòst, fioeu (RIVOLTO A PATRICK

                          E A NADIA) fée 'na roba pùssée svèlt che in prèssa: Née a cercà al vòss zio, de corza, che al pò migna vess lontan. March!

Patrick:                Aspetta, ho un'idea.......Nadia, pensi anche tu quello che

                          penso io?

Nadia:                  Certo (CON ARIA SAPUTA) Ho idea che in pochissimo, vi

                          riportiamo il Gioacchino. Non è molto pratico di fughe, pover'uomo!

Patrick:                Andiamo, dai. Tutti in caccia dello zio ! (ESCONO)

Anna:                   E adèss? Se i la troeuva, devum sùbit dicch la bèla notizia,

                          pòor fioeu.

Franco:                (SUBITANEO) Coss'è? S'an parla gnanca. E inzognet migna        de fann parola con al Patrick e la Nadia, neh?

Anna:                   Ma séet diventaa scemo tùtt d'en colp?

Franco:                Visin a tì e al tò frédèll, per forza. Ma perchè voeuret  dighel?

                          Gh'è sempro teemp per faghel savé. E tegnemm la boca serada a ciaaf fin che al disi mì !

Anna:                   E cioè?

Franco:                E cioè...finchè stùdi quajcòss in merit.

Anna:                   Uhei, sfinge del Nilo, cerca migna de fà al rebus vivente con

                          mì, neh?

Franco:                'Scolta Ana. Setet gio'.

Anna:                   (STESSO TONO) 'Scolta, Franco. Damm in piesé un bicerin

                          de quajcòss de fòrt.

Franco:                Tì che ta bevet? De quaand in scià?

Anna:                   De adèss. Perchè, ta capita tùcc i dì de sentì in quela cà chìi

                          de miglioni a palaad?

Franco:                (VERSANDO PER SE' E PER LA MOGLIE) Cito, sbassa la voos.

                          L'è propi per quell, che capita migna tùcc i dì 'na roba simila. Devi studià la manera de trann profitt. Al tò frédèll l'è migna pratich de danée....

Anna:                   Alora tì ta voeureresset.....(GESTO DI CHI RUBA)

Franco:                Ma no, 'se diset. Aministraghi, eco. Lùu al lassum nel

                          sò moond beato che ga piaas e...............

Anna:                   Alora, al riciàpet in cà?

Franco:                Ma de cà femm paré che l'è mai naj via ! Adèss stamm

                          atenta a mì: La parola d'ordin l'è e la sarà: Prim: Massima cortesia e gentiléza con al Gioachin...........

Anna:                   Beh, per quell, parla per tì, che de paart mia........

Franco:                Dòna, segùta migna a interompom, che voo foo de crapa:

                          Segoond: Contentàl e prevegnì tùtt i sò richiest.

Anna:                   Questa la ma piaas, ma senza esagerà!

Franco:                No,no, esagerando, esagerando. Bisoeugna che al sa moeuva

                          pù de quela cà chì. E a questo proposit, passum ala terza parola d'ordin: Tèrz: Slontanall al pùssée possibil de quela mangusta dela Odilia.

Anna:                   Ma se prima ta g'al travet ni brasc? Mì adèss capissi pù

                          nagott.

Franco:                No, tì t'ée mai capii nagott. L'è diveerz. Ma vedet migna che

                          se al ciapa al vol al védum pù?

Anna:                   'Scolta, omm. A vedi migna ciaar al perchè adèss dovréssum

                          pedalà tùtt indrée, al contrari de quell che ta predicavet fina a 'natim prima.

Franco:                'Scolta, dòna. Prima voeureva che al néss foeura di anim, e

                          de conseguenza favi al Cupìdo dèla sciora Odilia, ma adèss al Gioachin al deev inciodass chì, a curà i sciatt del Pian, o a fà quel che ga paar. Eet capii, adèss?

Anna:                   Qindi, adio Odilia, eh? Ma penzet migna ala felicitaa del mè

                          frédèll?

Franco:                Ma se al la mai vorùda, 'sta Odilia; ga femm in foond un

                          piesé!

Anna:                   Ma in fin di cùunt, 'sti danée a i'è poeu migna nòss!

Franco:                Oo mai dii al contrari! Però, pòdum fà 'na bèla famigliéta.....

Anna:                   Ma nùmm saressom già 'na bèla famiglieta, se quajghedùn

                          de mia conoscenza al fùdéss meno tacaa ai quatrin !!!

Franco:                Basta, dòna! Seguiss i mè diretiif, che t'an s'an pentissereet

                          migna. Végnum adrée, se al riva (speremm) al Gioachin. E regòrdess: Freddezza per Odilia, fuoco per Gioacchino! Questa a l'è la parola d'ordin, d'ora innanz!

Anna:                   (A MALINCUORE, FINISCE IL BICCHIERINO E TOSSISCE)

                          Sì, signor generale !

                          Scena quarta

Franco:                E sopratùtt, regòrdess i dùu fioeu: Dicch nagott per al

                          momeent, perchè tra loor e al Gioachin a gh'è 'na specie de "triplice intesa", neh?

Anna:                   (ORMAI STUFA) Oh che solfa! Somm poeu migna scema,

                          neh. D'altronde, l'è migna che la tua idea, che l'oo poeu gnanca taant capida, la ma piasa pussée de quel taant. Ad ogni modo "seguirò le istruzioni d'uso".

Patrick:                (ENTRA CON NADIA, SEGUITA A SUA VOLTA DA

                          GIOACCHINO CON BORSA DA VIAGGIO E SACCA) (PATRICK DICE TRIONFANTE) Eccoci qua!

Nadia:                  Abbiamo riportato lo zio Gioacchino sano e salvo!

Gioacchino:           (UNA BOTTIGLIA DI NOCINO IN MANO, E' ALTICCIO, SUL

                          MALINCONICO) Genti tutte, vi dò l'annuncio: il Gioachin è tornato all'ovile!

Anna:                   Oh, Gioachin, ma in doa s'evet staj? Ta n'ée faj stà in

                          penzée.

Franco:                (FARE DA AMICONE) Gioachin carissim, ben tornaa a cà !!!

Gioacchino:           Oo sentii ben, o m'à s'è stopaa i orecc? Al mè cugnaa che

                          ma diis inscì? (RIVOLTO AD ANNA) Somm staj su l'Averdon a medità.

Nadia:                  Vorrai dire "sull'Aventino"?

Gioacchino:           No,no tosa, propri su l'Averdon. Perchè in duè che mii trovaa

                          l'è quela zona lì. (SEMPRE AD ANNA) Sevi giò, de per mì, neh!, in cà de proprietaa dela sciora Odilia. L'unica compagnia l'eva al Nocino de Medeja.

Franco:                E sa veed! Ma Gioachin, ta devet migna abusà de l'alcool,

                          che t'à fà maa!

Gioacchino:           Ta sa preocupet dela mia saluud? Geent, metée sòta i gomm

                          dèla neef, che è scià la fiocada del secol. In ogni modo, oo portaa via un campionari (MOSTRA LA BOTTIGLIA), ma goo lassaa giò sul tavol de cùsina regolare ricevuta!

Nadia:                  Cosa possiamo fare per te?

Gioacchino:           No, cara, mì de the a noo mai bevùu. Però, 'na roba che ta

                          pòdet fàmm la ga saréss. (RIVOLTO AGLI ALTRI) Scusée, geent, ma devi dacch un'incombenza ala Nadia (LA PRENDE IN DISPARTE) 'Scolta, Nadia. Ta dovrésset famm un piesé.

Nadia:                  Subito. Dimmi di cosa si tratta.

Gioacchino:           (SOTTOVOCE) Ta dovresset nà a crompramm dò ropp:

                          Una scatola de cicolatin granda inscì (GESTO SPROPOSITATO, POI RIDIMENSIONATO); e un mazz de fioo graand inscì (ALTRO GESTO ENORME, CHE POI RIDIMENSIONA). Ma quaand che ta rivet indrée, specia che la strada la siéss libera, fatt migna vedé (INDICA SORELLA E COGNATO) de loor. Eet capii?

Nadia:                  Sì,sì, vado subito. Porto anche il Patrick con me?

Gioacchino:           (GESTO U.S.A.) Okay, girl! Okay !!!

                          NADIA CONFABULA BREVEMENTE CON PATRICK, POI

                          ESCONO)

Franco:                Cosa j'è 'sti misteri, Gioachin (GIOVIALONE) Chì, semm

                          tùta 'na famiglia, o no?

Gioacchino:           Se t'al diset tì........Ma levomm 'na curiositaa: A too mai

                          vist afabil con mì; difati, i ultim parol che t'a mée dii a i'è staj: "Vann foeura di ball!".

Anna:                   Questo l'è poeu migna vera!

Gioacchino:           Sì, ma al senso recondito a l'eva quell; adèss l'è chì che al

                          pèrd teemp con mì. Chi è che gh'è giò in botega? Cùret pù gnanca i afari?

Franco:                In botega, gh'è giò al garzon; adèss poeu l'è migna orari de

                          graand afari. Prima, vegn i rapoort con la parentela!

Gioacchino:           Del bon? Se n'evi mai 'n incorgiùu........Che cambiameent

                          de rota a cent e vùtanta gradi; anzi, tùta la bùssola girada.

Franco:                (FINTO IMBARAZZO) Ma, t'al sée, m'è capitaa de telefonach

                          giò al Don Fiorenzo, e alora............

Gioacchino:           Confession telefonica? Mai sentida, 'na roba simila.

Franco:                No,no. Però al m'à vosaa adrée e al m'à dii che devi cambià

                          manera de tratatt. E poeu, t'al sée, l'è scià Pasqua e............

Gioacchino:           Coss'è? Ma se manca sett o vòtt mees?

Anna:                   (INTERVIENE TEMPESTIVA) Ma l'è mej fà i ropp con anticip,

                          specialmeent quii de l'anima!

Gioacchino:           Perchè al tò omm g'al un'anima? Ma sevi mai 'n incorgiùu!

Franco:                (TRATTENENDOSI A STENTO) Ma cosa credet? Anca i

                          macelaar i g'à 'n anima! E pussée granda de quela de tanti!

Anna:                   L'è vera, Gioachin, al Franco l'è poeu migna inscì catiif,

                          in foond!

Gioacchino:           Sì, ma bèl in foond, però !

Franco:                E poeu.......e poeu...........inzoma, semm quatro gatt....

                          per quii pochi dì che devomm stà a 'sto moond.Stemm chì, bei tranquii, nela nòssa caséta........oh no, Gioachin?

Gioacchino:           Dela serie "Siamo in una casa di vetro, non ci conviene

                          tirare pietre" dal film "Scandalo al sole"?

Anna:                   Mì capissi migna quii ropp chì, ma inzoma, al significaa

                          ma paar de vél capii.

Gioacchino:           E mì al sii se va disi? (CORDIALE) Che ga credi ala bona

                          volontaa di geent. E alora (TENDE LA MANO) Pace fatta! Va ben?

Franco:                (RICAMBIA LA STRETTA DI MANO) Somm conteent che ta

                          la penzet inscì. E per dimostratt che voeuri riscatamm de come la penzava prima, voeuri che ta esprimet un quaj desideri che tée mai podùu esprim prima per al mè brùtt carater!

Anna:                   Sì, Gioachin, dai, coragio, che la roba l'è ben metùda. Sù!

Gioacchino:           Ma mì, vardée geent che ma mancheress nagott nèla vita,

                          veh?

Anna:                   Ma dài, che tùcc a gh'emm un quajcòss che 'na manca!

Gioacchino:           'Scolta, Franco: 'Na richiesta mì a ga l'avréss!

Franco:                Dimm, dimm, cunta sù! (MOLTO SOLLECITO)

Gioacchino:           Voreress mett giò, ala matina, quatro cugiaa de zùcher

                          nel cafelacc inveci de dùu, che ta ma fermet sempro.

Franco:                (RIDENDO) Ma dài, cugnaa, ma se diset sù? La sarà migna

                          'na richiesta de fà!

Gioacchino:           Tropp?

Anna:                   Ma famm migna riid, frédèll, osa, osa!!

Gioacchino            Alora, voeuri mett giò tùtt al zùcher che voeuri!

Anna:                   Gioachin, piàntala! fermet migna a quel stùpid d'en

                          cafelacc, cerca quajcòss pùssée.

Gioacchino:           Io vado dove osano le aquile, sorèla; però, dato che al

                          tò omm l'è sempro al tò omm, voreress che, zùcher a paart, sa metess bleu su biaanch i mè richiest. A futura memoria!

Franco:                Com'è bleu su biaanch?

Gioacchino:           Bleu, perchè i tò pénn a i'è domà de réclam e i scriiv

                          domà bleu!

Franco:                Sa fidét migna de mì?

Gioacchino:           (AVVIANDOSI A PRENDERE CARTA E PENNA) Mej véss

                          prudeent, che già quela tua generositaa chìi......Tò, scriiv i mè richiest; che a i'è poeu migna inscì tanti, neh!

Franco:                E va ben, scrivemm anca 'sto "testameent". Cunta sù.

Gioacchino:           E lassom penzà un momeent! (RIFLETTE, POI) Eco, oo

                          trovaa! Voeuri véss liber de curà la Natùra col W.W.F., specialmeent i sciatt del laghétt...questa l'è la nùmer vùn. (A FRANCO) Eet scrivùu?

Franco:                Sì, vann avanti.

Gioacchino:           Nùmer dùu: Voeuri nà a vedé l'opera ala Scala de Milan; cèrt,

                          migna la sira de Sant'Ambroeus col Sindich, anca 'n oltra sira a l'è istess, e anca in piccionaia a fà nagott.

Anna:                   (APPRENSIVA) e se a Milan ta sa perdet?

Gioacchino:           (FA IL GESTO DI SCACCIARE LE MOSCHE) Tèrz: Voeuri

                          lavorà ai mè ropp come voeuri mì, quaand a voeuri mì, senza nissùn che ma faga prèssa, perchè, per mì, al de drée d'en armadi a l'è importaant come al dennanz, anca se al sa véed migna.

Franco:                Oh bèla, e perchè? Se al sa véed migna..........

Gioacchino:           Ma al soo mì e basta. Mì, per mì, i mè richiest i saress poeu

                          anca già finii. Come ta vedet a i'è migna inscì tanti!

Anna:                   (A FRANCO) Al ma paar resonevol!

Franco:                Oh, beh..........inzoma..........va ben....accettato!

Gioacchino:           Un momeent, oo migna finii; gh'è la roba pùssée importaant!

Franco:                T'ee dii che t'evet finii!

Gioacchino:           Per mì, sì. Ma adèss a ta devet sotoscriiv il seguente "editto":

                          "Io sottoscritto, ecc.ecc............"

Franco:                Coss'è?

Gioacchino:           Taas e scriiv: "Mi impegno a non ostacolare gli studi di mio

                          figlio Patrick............."

Franco:                Ah, questo no !!! (GETTA LA PENNA)

Gioacchino:           Alora e ta sée migna de parola! (FRANCO RIPRENDE LA

                          PENNA) Ah, inscì la va mej! ".........e a non pretendere che prenda il mio posto al bancone; inoltre mi dichiaro contento che prenda quale futura sposa la signorina Nadia Perlini. Il matrimonio dei due giovani vedrà quale testimone per lo sposo mio cognato Gioacchino Balboni. In fede, ecc.ecc." Eco: Mì oo finii.

Anna:                   Ta sée propri un bel tipo, tì (COMMOSSA)

Franco:                (BIASCICANDO) Propri bel, già!

Gioacchino:           Ma paar che ta sa netet la coscienza a bon mercaa, o no?

Franco:                Migna tropp. Ma ormai, parola a l'è parola, e adio!

Gioacchino:           Ma dai, che in fin di facc, ta somm costaa: Un quaj cugiaa

                          de zùcher; la libertaa (che a tì la ta costa nagott a daméla); un bigliett a l'ann per nà a vedé l'opera (de lontan). E la felicitaa de quii dùu caar fioeu....Bon mercaa, ta la séet cavada, toos! T'al disi mì!

Anna:                   (LO TIRA IN DISPARTE) Frédèll, somm comovùda propri

                          taant; ta seet un brav'omm.

Gioacchino:           Somm poeu frédèll de 'na brava dòna, o no?

Franco:                Beh, adèss lassom nà giò in botega.

Gioacchino:           Vann induè ta voeuret, ma lassom chì la santa pergamena.

                          (GLI TOGLIE IL FOGLIO DELLE PROMESSE)

Anna:                   Sa fidet migna, Gioachin?

Franco:                Sa fidet migna, Gioachin?

Gioacchino:           Fidarsi è bene..........."Verba volant, scripta manent!"

                          ANNA E FRANCO ESCONO. GIOACCHINO RIMANE QUINDI

                          SOLO...........)

                          Scena quinta

Gioacchino:           (MONOLOGO) Adèss, lassom tirà inzema i idej, che a goo

                          migna taant teemp a disposizion, orco sciampin! Comincemm a fà l'inventari: I cicolatin i ma 'ja porta la Nadia, i fioo anca. Vestii somm vestii deceent. Porco can, la cravata! Beh, dopo a naroo a metela sù, 'sto strozagatt. E poeu......e poeu.......Ah! La poesia! In doa a l'oo metùda? Ah, eco, vedemm: (PASSEGGIA DECLAMANDO) "Recondita Odilia, sei tu la meraviglia del mio cuore risvegliato......risvegliato.....risvegliato..." Orco, devi na' avanti, se de no devi inventà............

Patrick, Nadia:       (ENTRANDO) Ciao, zio Gioacchino! (SOTTOVOCE) Ecco quello

                          che avevi chiesto.

Gioacchino:           I miei salvatori della patria! V'à vist nissùn?

Patrick:                No, stai tranquillo. Ma cosa sono questi misteri? Per chi sono

                          questi fiori, questi cioccolatini?

Nadia:                  Vecchio birichino, non saranno....eh?..........

Gioacchino:           Ebbene sì, pargoli diletti: "Alea iacta est!"

Patrick:                Uehila, come parli difficile (A NADIA) E' inutile: Io, il greco

                          antico non l'ho mai masticato bene.

Gioacchino:           Istruzione superiore alla media! Oo dii che il dado è tratto,

                          come al Cesare quaand che l'à passaa al Rubicone. Udite, udite: Sposerò l'Odilia!

Nadia:                  Cosa? Davvero? Ma come mai hai cambiato idea così

                          repentinamente?

Patrick:                Già, come mai, zio?

Gioacchino:           Cito, féves migna sentì; specii un momeent, che voo de là

                          a toeu la cravata, che l'Odilia la pò véss scià a minut! (ESCE DI CORSA)

Patrick:                Nadia, cara, saremo così nervosi anche noi quando

                          decideremo per il grande passo?

Nadia:                  Ma quale grande passo! Con quel testone, scusa sai, di tuo

                          padre..........

Gioacchino:           (RIENTRA SUBITANEO) Quel crapon del Franco l'oo già

                          metùu a post mì. Lengii chì!

Patrick:                Favoloso, zio. Sei grande! Ma come hai fatto?

Nadia:                  Già, come è stato possibile?

Gioacchino:           Eh, potenza della diplomazia mediorientale. Ma adèss

                          lassem stà, che somm già nervoos per cùunt mè.

Nadia:                  Ma con l'Odilia, scusa sai, come hai fatto a convertirti?

Gioacchino:           Tosa, devi ringrazià la psicologia e devi ringraziatt tì.

                          Somm naj giò in Calbiga, e medita, e penza (e beev) è saltaa foeura..........

Patrick:                Che cosa è che è saltato fuori?

Gioacchino:           E' saltaa foeura quel'handicap mentaal che diseva la Nadia.

                          O scomenciaa a vedé con altro oeucc la cà de Calbiga, e via via ma s'è verdùu i oeucc anca sula sua padrona.

Patrick:                Siamo contenti per te.

Nadia:                  Sì, siamo proprio contenti. Auguroni, zio!

Gioacchino:           Eh, un atim, l'è gnammò girada del tùtt la fritada! Speremm

                          che l'Odilia la siess ammò del stéss pareer. Intaant devi sistemamm quela roba chì (INDICA LA CRAVATTA).

Nadia:                  Noi andiamo, zio.

Gioacchino:           No, specia. I'è a post i cicolatin, i fioo, tùtt....(AGITAZIONE

                          IN CRESCENDO) A va a finì che g'à foo sù al gropp al fioo e meti i cicolatin sula cravata!

Patrick:                Calma, zio, sembri un liceale innamorato. Calma. Sai

                          almeno cosa dire?

Gioacchino:           Parla migna, che a g'oo chì un discorzétt.......verameent

                          l'è faj domà a metaa, ma............

Nadia:                  (RIDENDO) Ma poi parlerà il cuore, vero? Ciao!

Gioacchino:           Fioeu...............

Nadia & Patrick:     ................'Stii atenti !!!!! (RISATA GENERALE –

                          I DUE ESCONO)

Gioacchino:           (SI METTE LA CRAVATTA E RICOMINCIA UN AGITATO

                          SOLILOQUIO) La pò véss scià a minùt....a l'è che lée la sa migna che mì....oo cambiaa bandéra. E alora? Alora, caar al mè Gioachin, ta devet fà i ropp con la crapa e migna col cùu. Scomenciando: Ga doo del tì o del lée? Questo chì l'è già un bel busillibus! E poeu? Mì a goo nissùna esperienza dell'eterno femminino...........E poeu devi finì la poesia. Ma poeu, sa userà ammò i poesì? E............ (SUONA IL CAMPANELLO) Oh, cara Madòna del Rézz, varda giò tì!...Avanti!!!!!

Odilia:                  (ENTRANDO) Permesso? Oh, bondì scioor Gioachin, come

                          a vala?

Gioacchino:           Scio....scio...sciora Odilia, ciao!

Odilia:                  Com'è sciora Odilia......ciao?

Gioacchino:           Oh, la ma scùsa, voeurevi dì "Odilia buongiorno".

Odilia:                  Odilia.....inscì....."tout-court" ?

Gioacchino:           Nooo, che stùpid (BLOCCO PIETOSO) A l'è che somm

                          un poo........

Odilia:                  ......Foeura de crapa! E la mia credenza?

Gioacchino:           (DEGLUTISCE CON DIFFICOLTA') Cre...cre...credenza?

Odilia:                  Eh, credenza, cha diamine! Ma al migna telefonaa de

                          vegnì scià per quell?

Gioacchino:           No, verameent (SI ALLARGA IL COLLO DELLA CAMICIA)

                          Al motiif......a l'eva un oltro!

Odilia:                  (INTUISCE, E' TUTTA MIELE) Ah, del bon?

Gioacchino:           Sì.

Odilia:                  E sa trata...........

Gioacchino:           (PAUSA, POI SBOTTA) Di cànchen! Eco, sì, di cànchen!!!!

Odilia:                  Di cànchen?

Gioacchino:           Eh, la véed, voeurevi domandacch se la preferiva meti sù

                          ammò ala végia, o.................

Odilia:                  (DELUSA E SECCATA) Ma al faga un poo come g'à paar! Cosa

                          al voo che ma na importa a mì di cànchen!

Gioacchino:           Ma, sciora Sanzogno, la ma creda, mì...........

Odilia:                  Ma cosa al créed, eh? Che goo teemp de trà via, mì?

                          Al sa regorda ben che al mè poor omm, che al Signoor al g'a l'abia in gloria, l'eva un molesina e mì inveci somm sempro staja 'na dòna decisa, al sà? (QUI SI RABBONISCE) Ma via, Giò, al ma ciama migna sciora Sanzogno, l'è inscì impersonaal!

Gioacchino:           In veritaa, mì voeureva dich....che...stamatina prest ma

                          somm rifugiaa in Calbiga, nela sua cà.

Odilia:                  A giustà la credenza?

Gioacchino:           No! (SI FA CORAGGIO) No!!!!

Odilia:                  Ah, no? E cosa l'à faj de bèll, giò in Calbiga?

Gioacchino:           Oo provaa al sò Nocino e noo portaa chì 'na botiglia!

Odilia:                  Ma quell g'a loo già dii mì, che diamine! (FARE DA GATTA)

                          E poeu  (AVVICINANDOSI) cosa al faj ammò, d' altro? Eh?

Gioacchino:           (TORNA IL DISAGIO) Oo....ooo...penzaa....

Odilia:                  Ma quel per forza, con quela crapa che al g'à, i penzée

                          e dev' véss com'è pivion che sgurata deent! E...cos'al penzaa de bèll?

Gioacchino:           (NON ESCE PAROLA) A........a........a..........

Odilia:                  (INCORAGGIANTE) A..........???

Gioacchino:           (FINALMENTE) a Lée !!!!!!

Odilia:                  (STRAMAZZA SU UNA SEDIA E AFFERRA IL NOCINO) A me

                          il liquore! (BEVE) Lùu l'à penzaa a mì??

Gioacchino:           Sì, a lée....(TIMIDO)

Odilia:                  Domà a mì o..........

Gioacchino:           A nùmm dùu !!!!!!

Odilia:                  Ma....ma.....a l'è un miracol! Perchè poeu, anca mì stamatina

                          oo penzaa a nùmm dùu (AL PUBBLICO) Verameent  a l'è 'na vita che penzi a nùmm dùu!

Gioacchino:           Ma alora...l'è com'è quaand a nass 'na scarica de polo opost

                          tra tèra e cieel, e nass.............

Odilia:                  Un fùlmin! Signoor del cieel, l'è rivaa finalmeent al dunque,

                          benedeto omm!

Gioacchino:           Come fùlmin, ricognossi che somm un fùlmin un zich

                          leent, ma inzoma.....Mi voeureva ofricch quisti fioo (INTANTO PORGE I CIOCCOLATINI)....no...voeurevi dì quisti cicolatin (PORGE I FIORI). No, voeurevi dì.....(PORGE TUTTI E DUE) Eco, eco!!!!!

Odilia:                  Per mì? O Gioachin, ta preghi, démess del tì !

Gioacchino:           Sì, tremm via tùcc i timidézz, e démess del tì!

Odilia:                  Mai avréss credùu, vegnendo chì stamatina, de véch questa

                          bèla sorpresa. Come somm contenta. Gioachin (RITROSA) voeutt savé 'na roba? I mobil giò in Calbiga i gh'eva poeu migna inscì taant bisoeugn de cùur. L'eva...una scùsa !!

Gioacchino:           E credet, che mì ma siéss mai 'nincorgiùu de 'sta roba?

                          Anca se la credenza............

Odilia:                  (MALIZIOSA)........l'è giò de cànchen. Ma a quel ta g'à

                          penzereet dopo!

Gioacchino:           Odilia, mì g'avréss chì 'na poesia che oo faj giò per tì.

                          Voeuret sentila?

Odilia:                  I'è migna domaand de fà. Anca poeta. A goo un falegname-

                          poeta. Che anim gentiil!

Gioacchino:           (LEVA DALLE TASCHE IL FOGLIO E SI METTE COMICAMENTE

                          IN GINOCCHIO) "Recondita Odilia, sei tu la meraviglia del mio cuore risvegliato.........risvegliato...........

                          Scena sesta

Franco:                (ENTRANDO) Oh, la Pèpa, ma cosa sucéed?

Anna:                   Che scena comoventa! Mej de "Quando si ama"!

Gioacchino:           (RIALZANDOSI, PERPLESSO, POI SCOPPIA A PIANGERE)

Franco:                Se gh'è? Se sucéed?

Anna:                   Per l'amoor del cieel, Gioachin, parla: Cosa gh'è? Cos'è

                          sucedùu?

Gioacchino:           Ma sii propri inscì...........indrée de cotùra? Veduff migna?

                          Piangi perchè..........perchè........somm inscì conteent!

Odilia:                  Che tenereza! Che omm! Che sensibilitaa!

Franco:                Ma a i'è stremizi de fà ciapà ai geent? E poeu, cosa favet

                          lì inscì in ginoeucc?

Gioacchino:           (ASCIUGA LE LACRIME) Re di sveglioni! Sorvegliavi i formiich

                          de cà Ostinelli che i féss giudizi! Entrata decisamente inopportuna!

Anna:                   Oh, ta devet scusann, Gioachin; al sevom migna che l'eva

                          un momeent particolaar.

Odilia:                  Cara Ana, l'è propri un momeent bèll, bèll, belissim! Ca la

                          penza, al sò frédèll al s'è dichiaraa cunt i parol, cunt i fiuu, cunt i ciculatin, cunt l'anima...........

Franco:                (TRA SE') E poeu ammò? Quanti ball de pù. Adèss l'è bèla

                          anca questa..........

Anna:                   Somm propri contenta per tùcc e dùu, Gioachin.

Gioacchino:           Al pùssée conteent de tùcc somm mì. Finalmeent oo capii che

                          la felicitaa l'è migna in un tocch de legn de pialà...

Odilia:                  A credi ben! Saroo migna un tocch de legn, mì. (SUADENTE)

                          Somm un bel poo pùssée tenera..........

Franco:                Eco, adèss sa meterii migna adrée a fà "ron-ron" come

                          i gatt, neh?

Odilia:                  E se anca al fùss? L'amore non ha età!

Gioacchino:           L'è vera, o come l'è vera! Se ma fùss 'n incorgiùu prima de

                          quel che la mia anima la anelava........

Franco:                A chi ta g'al diset! Ma fée poeu migna i ropp de prèssa,

                          che anca lée, sciora Odilia, migna per dì, ma inzoma, èl migna mej specià....inzoma...la vedovanza....un zich de pazienza, che diamin!

Odilia:                  (UNA VIPERA) Coss'è? Ma cara al mè scioor Franco, la sa

                          lùu quanti ann a l'è che la bonanima del mè Antonio l'è naj? Noeuf, noeuf ann de solitudin. Ej migna assée, eh? Ma al sa migna che al doloo de 'na vedova..........

Anna:                   ..........l'è com'è al doloo de 'na gombetada. L'è fort fort, ma

                          al dùra un atim.

Franco:                Sicchè, se mì moriss..........

Gioacchino:           Ta lasseresset liber la piaza a quajdùn d'oltro, e amen!

Odilia:                  Oh, beh, adèss basta con quisti stupidaad senza seens.

                          (PRENDE LA MANO DI GIOACCHINO) Adèss nùmm devum diss tanti, tanti ropp, e quindi, se permetuff...........

Franco:                Ma, Gioachin, mì gh'evi de ditt 'na roba, ma ormai

                          (FA SPALLUCCE, SCONSOLATO)

Anna:                   Sì, Gioachin, gh'emm de ditt (OCCHIATACCIA AL MARITO)

                          'na roba. Franco, dai, moeuvet, parla!

Odilia:                  Ma capissi migna, cos'èj quisti misteri?

Gioacchino:           'Sti misteri? Boh, cosa voeutt che an sapia....Beh, nùmm,

                          come a dii l'Odilia, nemm. Alora va salùdi, sa vedum dopo. Ciao Ana, grazie de tùtt per tùcc qui ann chì! E grazie anca a tì, Luisito!

Franco:                (SOBBALZA) Coss'è?

Anna:                   Oh, Gioachin, ma se diset sù?

Gioacchino:           Luisito Piralli, di anni novantatre......Al mè caar pro-zio

                          che vùrevùff nascondum l'esistenza..........beh, l'esistenza propri no.....disemm la dipartita, eco !

Anna:                   Ma alora.........Gioachin, credum, mì voeurevi ditt tùtt sùbit

                          ma al marpion chì (INDICA FRANCO) l'à migna vorùu......

Gioacchino:           Ma in trà tùcc dùu, a sii già dò bej sagom (RIDE DI GUSTO)

Odilia:                  Giò, cunta sù, ma cosa a gh'è?

Franco:                Ma dai Gioachin, ciapetela migna, voeurevi preparatt

                          mej ala notizia!

Gioacchino:           Devi daff i voti come a scoeula; anca a tì, sorèla. Che ta sa

                          regordet pù i ropp dela nòssa povera ma onorada famiglia.

Anna:                   (CON UMILTA') Perchè, Gioachin?

Gioacchino:           Cito. Donca, in onomastica (al sii cosa a l'è l'onomastica?)

Franco:                (ANCH'EGLI ABBACCHIATO) No!

Gioacchino:           Dicesi onomastica la scienza che svela la genesi dei nomi.

                          Donca, disevi, zero in onomastica, perchè al nòss poo zio al sa ciamava migna Luisito, ma Pepin!

Anna:                   Del bon? Ma sevi pinina, mì, quaand i na parlava, e..........

Gioacchino:           Specia. Zero anca in storia, perchè al pro-zio Pepin l'è migna

                          mort quest'ann, ma nel quarantanoeuf, de polmonite.

Anna:                   (SEMPRE PIU' ABBACCHIATA) De vera?

Gioacchino:           Sì, de vera o de anèl. A voo avanti: Zero in geografia, perchè

                          al poor omm a l'è emigraa e mort in Venezuela e migna in Argentina.

Franco:                Ma t'al sée, Argentina......Venezuela............

Gioacchino:           Zitto, macellaio fedifrago! Proseguo: Zero in memoria

                          generaal, perchè al pro-zio Pepin a l'è naj via disperaa e l'è moort barbon in mezz a 'na strada, in doa al sonava l'organétt; al funeraal i g'à l'à pagaa i conazionaj a l'ester!

Anna:                   (PIANGE PIANO) Oh, Gioachin, scusum, duvevum migna......

Franco:                Ma dimm un poo: Va ben tùtt, ma l'avocatt, quell, l'è vero

                          almen quell, a speri!

Gioacchino:           Fals com'è l'or de Bologna! L'è un mè caar amiis dela filo-

                          dramatica de Dongh, l'Alfredo, che al s'è prestaa ala manfrina.

Franco:                Adèss basta! T'à mée toeuj in giir! Voeuri indrée la mia

                          carta che oo firmaa.

Patrick, Nadia:       (AFFACCIANDOSI) Cosa c'è? Cos'è questo trambusto?

Gioacchino:           Al tò pà chì preseent al voeur ritirà la parola che là

                          scrivùu 'n atim fa. T'al ripeti: Fedifrago!

Anna:                   Caar al mè Franco, tì ta ritiret un bèl nagott, che parola

                          a l'è parola, e basta. Ormai anca al Gioachin al s'è metùu a post........

Odilia:                  (SBUFFA) Adèss basta con 'sti menaad, neh! Nùmm a némm.

Anna:                   In doa narii dopo maridaa? Maldive? Baleari?

Nadia:                  Che bello, un viaggio di nozze in quei paradisi!

Gioacchino:           Tì ta narée, tosa. Nùmm magari naremm l'istaa che vegn,

                          quaand avroo faj traverzà i sciatt del Pian. Per intaant, 'pena maridaa, naremm....naremm...indovinée??

Franco:                Ma va, come femm a indovinà? Semm migna astrologhi!

Gioacchino:           In Calbiga, fra le fresche frasche!

Patrick:                In Calbiga? Ma dai, impossibile. Non ci credo, non sarà mica

                          una luna di miele, quella lì!

Odilia:                  Ma ceert che la sarà 'na luna di miele!

Gioacchino:           Tò, Franco, too portaa scià al cartell mè predilètt (PORGE

                          IL CARTELLO "TORNO SUBITO") perchè a ditt la veritaa, gnanca stavolta somm migna taant sicùur de tornà subit. T'al sèe, al sii tùcc, geent, mett a post i cànchen de 'na credenza foeura post................

Odilia:                  Eh, g'à voeu al sò teemp !!!!!!!!

                          SIPARIO

batt. 593

opera prima teatrale

Porlezza, 21 dicembre 1996