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Toro

di 

Akul K.

(Luca Musella)

Su un piano leggermente sfalsato rispetto alla scena e con un differente schema cromatico, troviamo un letto matrimoniale rispettabile e un comodino economico e barocco. L'attrice dorme. La parte restante della scena è completamente buia. In pratica, il seguente svolgimento della rappresentazione, è il sogno della donna che dorme. 
L'elemento "sogno - rappresentazione" è centrale per tutto lo spettacolo. 
Il quadro "realtà" rimane visibile, sebbene in penombra, per l'intera durata. L'effetto mosso delle lenzuola indica (sottintende) la presenza dell'attrice anche quando quest'ultima è assente, perché impegnata nella recitazione del sogno… 

- Voce fuori campo -

Toro, torello, torrido, torrida.
Vieni, bastardello, facciamo una corrida.
Non qui, sopra le scale,
Vieni, andiamo, che mi sento male.

Tu mi dai una cinquantamila.
Dai maschione… cosa vuoi?

Sei grasso e sporco che sembri una gelatina.
Dai maschione, con chi scopi se non hai una lira?

-Luce - Z è nel letto, stesa, si alza lentamente e sempre dormendo cambia quadro - Il secondo quadro è una stanza d'albergo di terza categoria - ai muri foto di star americane prese dai giornali e di vip locali ( le sorelle Carlucci). Inizia a parlare molto lentamente strascicando le parole.

Ma che ora è? Le undici, cazzo dormito troppo. Cosa dovevo fare?
Mi lavo e vado ad comprare mortadella. Quello stronzo mi fa pagare doppio. Cazzo se vendi a mille lire, perché mi dai adduemila?
Se io mi faccio pagare doppio è perché faccio extra. Chesso… pompino senza guanto… leccata di culo.
Non così, doppio e basta.
Adesso mi lavo e scendo. Compro anche collant.
Fammi contare i soldi di esta notte. E' andata bene. Adesso arriva Ionut e prede il suo. Speriamo che ha tempo e mi porta a girare.
Andiamo. -

-( Si avvicina allo specchio e inizia a guardarsi, è di spalle al pubblico. Dalla camicia da notte coloratissima, si vede il culo. Inizia a ballare, molto lentamente, tutta questa scena è cantilenata e ballata.)- 

Se non era per taglio cesareo, ero pesca. Una fica come me, no poteva guardare bambini degli altri. Ho resistito due settimane a Lecce. Era inferno, io avevo i miei a casa che erano anche bravi, invece quei due pesti mi mandavano fuori la testa. Poi quel panzone del marito… appena quella, la signora, usciva, mi inseguiva per casa con uccello fuori. E no, se fare pompini, almeno tu devi pagare. Mica si fanno gratis este cose.
Mi hanno pure corso dietro. … la signora voleva almeno capire perché io andare via. "Dai se hai nostalgia ti saremo più vicino". La nostalgia no passava coll'uccellino di suo marito. La nostalgia viene e va, poi, pensi a fame e fango e passa. Mica si può avere nostalgia di Romania. Di vita di campo, di mani gonfie e schiaffi. No nostalgia è per qualcosa che uno perso. Io no perso cazzo. Nostalgia? Poi compri casa co mese di lavoro e passa. 

- Improvvisamente voce fuori campo inizia a cantare - Z si avvicina al pubblico. (canzone tratta liberamente da R.Viviani)-


Sono la bambola di Romania.
Quando è notte fanno a botte.
Per questa bambolina mia,
per la mia passerina.




Scendo le scale come una star,
tutti a pensare,
chi abboccherà?
Se un magistrato o uno scienziato.
Se un disgraziato mi intommerà.


Sono la bambola di Romania.
Sotto le stelle fanno follie.
Per entrare con me dentro al peccato,
urlano, sbraitano e dopo
pagano.


Se vedo una sirena,
non ho paura.
E' qualche sbirro che corre da me.
Hei bambolina,
mia passerina.
Sono una bambola, sono una dea.

Tengo a Ionut, che mi protegge.
Tengo a Ionut, che detta legge.
Tengo a Ionut,
dietro di me, come un idiota e 
invece è un re.
Lui mi ama più di ogni cosa.
Sono il suo amore, la sua sposa. 
Dentro al peccato,
tutto è diverso.
Se non capite,
passiamo appresso…

- (Si spoglia - in silenzio. Infila un vestito. Una specie di vestito da sposa bianco, scarpette bianche e, mentre parla, si riempie di gioielli assurdi e coloratissimi.)-


Ho fame. Devo mangiare. Andiamo mortadella pe iniziare.
Guarda che ci ho. Mica so fessa, tutta sta roba da principessa. Pensa che sballo, scendere scale e trovare reame. Ohi, solo la vita, toglie da fatica. Solo soldone toglie dolore. 
Tengo tre figli, nati pezzenti, senza futuro e senza denti. Tre pescecani senza mani per faticare, per ammazzare, tre pescecani di razza antica, quella rumena, scansafatica.
Solo mattina mi guardo allo specchio e mi prende paura. Poi tutto passa, compro collant, mortadella e arriva felicità.
Ohi, che cosa aspetto? Adesso arriva Ionut e mi porta a letto. Questo si è buono, mi ha portato pure a mare. Quello di prima che porcheria. Mi faceva solo bidoni. Poi pe fortuna hanno ammazzato, valeva due lire- disgraziato. Poco di buono. Ma quando ho visto crepare, mi ha preso nostalgia e male. Mica sono animale. Quando si usa coltello è molto peggio. Stai li come fesso. Non c'è cazzo da fare. Stai li, pe guardare, vita andare. Vedi facce tristi di gente. Vedi tuoi anni, vedi tutti quanti. Non parli, guardi mani passanti. Io tenevo sua mano. Lui guardava, secondo me pregava. E'crepato piano piano, come fessa sono rimasta li, con stretta sua mano. Gli ho chiuso occhi e sono scappata da quel coglione. Poi, mi sono fermata pe osservare, quel corpo da lontano, non sembrava quello di quel maiale. Lui era li, sotto lampione, lì, solo e indifeso. Gli ho mandato bacio, gli ho chiesto scusa, perché avevo offeso. Poi, entroella folla, ho aspettato pregando, fino a che il camion, in ritardo, ha chiuso … bara di metallo.

- Si avvia verso la porta di casa - poi si ferma - esita e si risiede sul letto -

Forse è meglio aspettare, c'è troppa luce a est'ora pe comprare. Poi quegli idioti, a gurdare senza parlare. Cretini, la notte mi chiedono lo sconto pe scopare. Poi se mi incontrano dal tabaccaio, tutti a guardare senza parlare. Questo silenzio fa nostalgia, se c'è Ionut, mi va anche bene. Ma quando son sola, mi fa sentire scema. 
Florin, Castel, Laurentiy. Adesso scrivo lettera e mando qualche soldo. Forse hanno nomi troppo da zingari. Adrian ci teneva tanto a dargli almeno nome da zingari. Sangue mica è acqua, è come profumo, scorre sempre troppo vicino a noi. Cazzo, mezza zingara come me doveva fare i figli co italiano ricco, non co mezzo zingaro come quel pazzo di Adrian. 
Quelli una mattina ti salutano e vanno via co una mezza zingara di dieci anni più giovane. Ci fanno altri tre figli, poi scappano e fanno altri tre con altra. Non ricordano neanche tutti nomi. Mica è fesso sangue. 
Guardate che facce da pirata hanno miei bambini. Guardate, possono arrapare tutte le ricche signore d'Italia. Invece insozzano pance di mezze zingare selvagge come madre. 
Ma cosa abbiamo, fuoco nella passera? 
Adesso scrivo lettera e mando due lire.

- Si alza dal letto e si infila uno scialle nero.
- Canzone voce fuori campo -


Bella rumena balla per me.
C'è tanto amore,
tutto per te.
Bella rumena non mi scappare.
Con il tuo scialle fammi ballare.
Con il tuo scialle sciogli l'inverno.
Poi accendi il fuoco,
che tengo freddo.


Bella rumena fammi volare,
senza una metà,
scivolare.
Su questo tempo,
su questa terra,
su questo scialle,
come cometa.

Bella rumena apri le gambe.
Fammi fuggire,
da questi briganti.
Tienimi dentro tutta la notte.
Che se esco prendo le botte.


Bella rumena, andiamo all'altare.
Fai con tuo scialle una fede nuziale.
Fai un nascondiglio,
fanne giaciglio. 
Diventa ora e per sempre il mio cigno.




- Ripiega con cura lo scialle - inizia lentamente a togliersi tutti i gioielli- 


Ionut, ma quando arriva. (Suona il telefonino.)
"Ionut sei tu? … Adesso non lavoro… emergenza?…Vieni, ma porta po’ di mortadella e di pane. … Ciao…"
Emergenza? Mica sono idraulico. Hanno mogli, hanno amanti, ma corrono dalla rumena tutti quanti. Non sanno che sono mezza zingara. Che dopo che assaggi mi carne, ti rimane dentro. Perché è dura e morbida, dolce e amara… è bolà. Una mezza zingara ha in pugno mondo, se non è stupida. Mezza zingara è sempre stupida.

- Si spoglia nuda, si cambia abito - indossa un abito nero elastico e aderente - collant a rete e scarpe nere con tacchi rinforzati di metallo- si mette molta gelatina nei capelli e si accende una sigaretta.-

- Suona la porta. - Entra Paolo un uomo colto ed elegante di 45 anni - 
Sono in piedi, un po’ impacciati, l'uno di fronte all'altra.

Z: Hai portato mortadella?
P: Due etti.
Z: A est'ora devi fare anche regalo.
P: Ti do cento carte, ma non devi avere fretta.
Z: Non ho mai fretta io…se venite subito…andate medico…non da me. Ma che hai? Sei fatto o cosa?
P: Non ho voglia di pensare, per una volta voglio pagare per esaudire i tuoi desideri, Vuoi un massaggio?
Z: Se fa massaggio io dormire.

P: Allora io ti guarderò mentre dormi.
Z: Ma a esto non sono buone mogli?


-Paolo appoggia il sacchetto con la mortadella e il pane sul tavolo e si siede sul letto. Z fa il giro inverso e si sdraia vicino-



P: Raccontami qualcosa della tua vita.
Z: Io sono qui pe godere no piangere.
P: Voglio vedere il mondo con i tuoi occhi.
Z: (tira a se Paolo) Adesso ti faccio vedere io.

-I due si avvinghiano in modo oltremodo passionale. C'è una generosità in questo abbraccio che deve essere tangibile- Buio - la scena seguente è il loro orgasmo - Dialogo confuso e parallelo-

P: Io, oramai, godo solo con te… sono un vizioso alla frutta… tutto questo…sono qua…con una come te…provo un immenso piacere…una pulizia…una passione…che non provavo da anni…come se…come se…tu fossi un essere perfetto…puro…baciami…ho bisogno di te nella notte…ho bisogno di sentirmi straniero …dalla mia vita… dalla tua…da tutto quello di onesto e chiaro che rappresenti …Amami…ho bisogno di sentirmi santo…ho bisogno di sentire il male dentro…una caria nel cuore… che è la mia notte…dove ci sei solo tu e la tua miseria…Amami… …non puoi capire…ma… ma sai lenire i dolori …sai domare i rimpianti che sono…gli anni…le falsità…i tanti io che sono …via…altrove… solo tra le tue gambe io trovo pace… solo nel tuo dolore…trovo…Nostalgia…trovo acqua… trovo piacere…umiliandoti…umiliandomi…pagandoti…pregandoti… amami…per qualcosa che non si vende…che tu mi vendi…dovrei pagarti il doppio… il cielo…costruirti un ponte per la tua terra…ma ti perderei…solo umiliandoti…solo umiliandomi…io amo…la terra trema…i muri della città mi offendono…questa pioggia isterica e stronza…mi fotte i pensieri…mi fotte la vita…solo tra le tue gambe…gronda il piacere…sei la mia ancora terrena …anima mia… sei il rimedio al mio delirio…al mio dolore…

Z: portami in cielo…bel criminale…fammi sentire…fammi male…fammi volare…sei mio bambino…brutto cretino…con cento mila…non dovrei dare tanta energia… Se sa Ionut…con cliente…mi rompe i denti…Vieni amor mio…io so cosa hai…la bua …che so toglierti solo io…la bua al tuo uccello…ma quanto è bello…tutte este storie non sono altro…che il bisogno di me del tuo cazzo…vieni maiale…sfondami esto' male… solo co cento… faccio contento…

- Appena finiti i dialoghi paralleli - luce - Z si alza e accende una sigaretta che porge a Paolo- poi si risiede sul letto e inizia a mangiare la mortadella - Paolo fuma con avidità ed è in silenzio- Suona la porta-

Z: Ionut? Ionut sei tu?
I: Si - apri.
Z: C'è un cliente…passa dopo.
I: Passameli dalla porta.
Z: Non li ho contati. Passa dopo.
I: No. Li conterò io.
Z: (estrae dal cassetto un rotolo di banconote, ne sfila una parte. Poi con la porta socchiusa li consegna a Ionut) Questo è per te. Passa dopo, sto lavorando. Fretta, fretta. Tutti di fretta. Passa dopo amore.
I: Passo domani. Ora ho da fare.

-Z torna a sedersi sul letto senza nessun turbamento e riprende a mangiare. Paolo osserva la scena -

P: Lo ami?
Z: Si. Come bambina.
P: Mi ami?
Z: Sei lavoro tu. Sei lavoro continuo, vieni sempre da me, ma sei lavoro. Sono sincera co te perché sei perbene, mai rogne, strano ma pulito. Ti faccio cose che, che una non fa…così…vedo che hai bisogno…e faccio…Se si sa in giro passo pe cretina…Tu hai problemi e io aiuto.
Non faresti uguale?
P: (sorride) Se sono qui… no.
Z: Baa… in che senso?
P: Lasciamo stare…lo vuoi un massaggio.
Z: No. Io adesso voglio dormire. Tu vai.
P: Posso rimanere?
Z: OK. Ma dormire.


- (Paolo si gira su un fianco. Z si alza, è nuda si avvicina allo specchio e si infila la camicia da notte. Si osserva. Poi si rispoglia ( come se la camicia da notte fosse un eccesso di confidenza) e si accende una sigaretta.)-


Ninna nanna.

A Baia di mare non c'è mare.
Ma c'è grano pe mangiare.
Dormi bambino rumena è vicino.




A Baia di mare non c'è mare.
Ma c'è rumena,
bella e sincera.
Dormi bambino,
senza paura.
Dormi bambino,
alba è vicina.

A Baia di mare c'è rumena,
tua rumena,
che ti è sincera.
E' mezza zingara e mezza latina.
Odora di rose e
di nostalgia.

-Paolo dorme beato, ma Z non riesce a riposare. Si mette a letto, poi si rialza e via così per tutta la scena. Un paio di volte entra e esce dal "piano reale" , ma senza avvicinarsi al letto rispettabile.-

Cazzo è come essere baby sitter…questo viene è no capito perché. E' bello. Può avere tutte donne che vuole anche rumene più giovani di me. 
Strani italiani, ma cosa hanno le loro donne? Fiche ghiacciate? Cazzo le vedi che sembrano colleghe, pe come sono vestite. Pe come mi guardano Ionut. Invece esti italiani fanno fila pe rumena che a paese "aestora" no battere più. Fanno fila, pagano dieci volte quello che paga rumeno e vogliono dieci volte meno. Mi scopano come ad moglie. Quello che ti chiama signora. Quello che ti chiama amore. Nessuno prende come si prende zingara. Per me, bene così. Quanto sono strani. Paolo ha moglie. Ha nuova moglie. Lavora co donne. Esce sera con donne bene vestite e sole. Poi, scappa da rumena per avere amore. Si mette lì, paga, ma alla fine devo pure farglielo alzare io. Quasi che per lui è stesso scopare o no. Strano, adesso dorme tutto il pomeriggio. 
Ma non ha casa? La rumena è sua casa. Anzi tette di rumena sono sua casa. Dorme? Dorme beato. Io debbo battere tutta notte e non dormo. 
Lui dorme. Adesso rumena salta addosso e fa capire cosa ha in corpo esta zingara.


- Sveglia Paolo.-


Z: Sveglia bambino, che si dorme vicino a rumena?
P: Sento il tuo odore…guardo questa stanza e mi sembra di essere a casa di mia nonna…tanti anni fa.
Z: Ehi…bello. Fammi vedere a nonna che sai fare.

- dialogo parallelo - Buio-


P: Hai l'odore della terra al tramonto…quell'odore, che a me bambino…faceva paura…Sento il mio corpo entrare in te…fecondarti di amore puro…di nostalgia. Pazzia…pazzia di notte, luce giallina di maremma…Sei un campo immobile…sospeso nelle mie lacrime e nei millenni…Sei quel contadino che ho osservato rientrare a casa…Io ero in autostrada a 200 all'ora…Lui era lento…lento…lento e giallo come il grano…giallo come il tramonto…lento. 

Sento la musica che ho perso…la nonna che picchiava la capra…Sento il tormento del tuo venderti…del tuo rendermi corrotto e libero…felice. Alba d'amore…di pace…di calore…scaccia la mia assurda tensione…scacciala.

Z: Godi parlando…no capisco…prova a stare zitto…a riempirmi la fica…un rumeno non parla se lo ha dritto. Si è sudato scopata con giornata di fatica…Moglie…amante o puttana…deve dividere sua settimana…allora sta zitto…no parla…di paura…di pensieri…di nonna…scopa e sta zitto…Cazzo a est'ora io devo riposare…dormire…trombami…amore…ti faccio arrivare…


-Alcuni istanti di gemiti sempre al buio. Poi, luce- Z guarda l'orologio spaventata, Paolo gurda Z.-

Z: Cazzo, sono quasi cinque. Adesso puttana deve mangiare. 
Esco e vado a rosticceria. (si alza) 
Quelli hanno frittura super. 
Tu, andare. Ionut è gelosissimo, diventa pazzo se ci trova. Andare.
( si riveste con il primo vestito, quello da sposa e si rimette tutti i suoi assurdi gioielli. Paolo è immobile e guarda la scena estasiato.)
Mangio. Poi, torno su, scrivo, ho ancora poco tempo. Poi, lavorare.

P: ti prego, ti do altre cinquanta. Mi devi dire cosa rimpiangi del tuo paese. Anche solo una frase.
Z: Sei suonato. Ok. (prende le cinquantamila da Paolo, con l'aria di una bambina che ha appena fatto una marachella) Molti anni fa, prima padroni dall'ovest, lavoravamo tutti dentro fabbrica. Era molto diverso, forse meglio, non so. Il sabato, andavamo bosco. Anche co freddo. Si cantava e si beveva. Ballavo per ore. 
Ridevo e ballavo come cretina. Ma cosa più bella era estate. Mettevo vestito di cotone e scarpe di tela. Ballavo scalza. C'era fuoco, io ballavo scalza e …ero felice. 
Basta. Solo parole. Io devo mangiare, tu devi andare.




P: ( mentre si riveste) Come fai a dire che forse era meglio. Eri libera?
Z: Domande? Tutti a dire libertà. Ma cos'è? Per me libertà è maschio ubriaco che suona ed io scalza ballare. Libera. Io sono sempre stata libera. Di politica, non capisco niente. Ba…

P: Se sei libera, stanotte vieni con me in un bosco. Io so suonare, compro da bere e ti faccio ballare scalza attorno al fuoco. 

Z: Tu adesso andare. Io libera di venire con te. Io libera di ballare ancora scalza in bosco. Tu sei lavoro. Tu no sai mie musiche. Tu no hai mio bosco. Adesso andare…bosco, parliamo un'altra volta.

P: Quanto vorresti per passare tutta la notte con me domani?

Z: Tu pazzo, ma se dare cinquecentomila, facciamo. Qua, però. Io non vado altre case.


P: Ok. Domani vengo verso le quattro. Dirò a casa che debbo partire. Compro una cassa di birra e svaligio la rosticceria.

-(Paolo è pronto, i due sono in piedi, uno di fronte all'altra. Quasi impacciati dal tipo di saluto da scegliere. Paolo tende la mano a Z. Rimangono alcuni istanti in silenzio. Poi, Z si alza sulle punte dei piedi e gli da un bacio in fronte. Paolo esce dalla porta, sempre in silenzio.
Z rimane sola al centro della scena, vestita da sposa e scalza.)-

Z: Ma cosa vuole da mezza zingara? 
Ho fame. C'è ancora troppa luce. Poi a est'ora nessuno mangiare. Adesso telefono e faccio portare qua.
-(prende il telefonino e compone il numero a memoria)-
Posso avere frittura, anche pezzo di pizza. No, da bere niente. Si, minerale co bolle. Subito.

-( Appena finita la telefonata inizia lentamente a togliersi tutti i gioielli che ha addosso. Poi si sfila il vestito e rinfila la camicia da notte.)-

Chiamo Ionut. -(compone il numero)-
Ionut. Ionut. Dove sei? Hai aggiustato macchina? Ma come no hai soldi? Ti do io. Però tu aggiusta macchina, che co tutte quelle bolle ci guardano. Non ti frega? Io non voglio passare pe pezzente. Ho detto che io paga. Però aggiusta subito. Oggi. -(fine conversazione)-
E' peccato girare così. Sembrava nuova.

- ( si accende una sigaretta. Poi suona il campanello. Una mano, senza entrare in scena, gli consegna il cibo in delle buste di carta bianche. Dovrebbe pagare undicimila, ma il garzone non ha il resto e si intasca quattromila lire di mancia)- 

Quattromila lire di mancia. A casa metti giorno a fare quattromila lire. La prossima volta rimando tutto indietro. Ogni volta la stessa bolla.
Però sono migliori. Guardate che frittura da re.
( si siede e inizia a mangiare)

Voce fuori campo 

Bella rumena, mangia che ne hai bisogno. Ti aspettano tutti quei lupacchiotti, che devi scopare. Poi, tu ci metti sempre del tuo, mica fai come le altre, che manco se ne accorgono. 
Mangia, mangia, bella rumena che ne hai bisogno. 
Sono quasi le sei, scende la notte. 
Devi mangiare, devi dormire, prendere forze per dare l'amore. 
Quelli lo sentono da mille miglia, di come la tipa lo piglia. Ti guardano e ti fanno la radiografia. 


Predi un po’ troppo per i miei gusti, senti bambina, fammi lo sconto. Che tengo i figli a casa che aspettano, tengo i miei debiti per le scommesse. Tengo due soci, due fannulloni, fammi lo sconto per svuotarmi i coglioni. Senti bambina, ti do quaranta, senti mia bambola, son troppi ottanta. Son tanto triste, tutti i pensieri, va bene ottanta, dai vieni. 

- (Non ha più voglia di mangiare, lascia gli avanzi sul tavolo e si alza.) -


Ionut è sempre in giro, sono le sei.

- (Accende il televisore e cerca una telenovela. Seguono alcuni istanti di ingenua interazione con lo schermo, poi suona il telefonino )-

Simona Badescu…più fortunata di me. Publicita…io buona a fare …publicita…di cappellini colorati per uccelli…no?

Ionut. Ionut. Sei tu? No amico a est'ora no lavoro. Scendo otto. No poi aspettare? OK. Ma sali tra quarto d'ora, venti minuti, adesso c'è mio uomo. Sai. Poi…portami cento carte, se no poi aspettare devi pagare extra. Anche caffè, lungo e co tre cucchiaini di zucchero.

-( Ripulisce, sempre guardando la telenovela, i resti di cibo e si rimette il vestito nero aderente, ma senza calze e scarpe. Continua a dialogare con lo schermo. Suona la porta e Z spegne il televisore.)-

-( Potrebbe essere lo stesso attore che interpretava Paolo. Tranne più appesantito, con l'aria di un piccolo commerciante. Il suo nome è Mario. Appena è in scena cerca una presa elettrica e mette sotto carica il suo cellulare)-

Z: Dai subito la cento.
Mario: Tieni.
Z: Cos'è esta fretta? Esplode?
M: Non c'è nessuno, per strada. Ho lasciato il ragazzo. Stasera debbo andare alla cena… cena di presentazione… sai mio figlio si vuole inguaiare…non è ancora il momento…comunque mi è venuto duro…andare alla cena col coso duro è male…alla mia età lo scambiano per un salame e… fanno a fette…(ride)
Z: Con tutto il cibo che avete… vanno a tagliare coso…stenditi…c'è rumena che vuole tanto salame.
M: Aspetta, hai un giornaletto…qualcosa?
Z: Ma non hai detto che avevi duro. Urgente. Urgente. Fretta. Fretta.
Non ho porcherie. Io. Stenditi, bella rumena suona tua canzone preferita. Fretta. Fretta. Stenditi. Maschione…mio.
- (Mario si stende, Z fa il giro inverso, movimento uguale a quello che ha fatto per Paolo. Buio. La scena del l'orgasmo di Mario è silenziosa, dura pochi istanti. Silenzio. Poi Z riaccende la luce)-

Z: Bel maiale, che fretta.
M: ti avevo detto no…tu non puoi capire…mi sento meglio…soldi benedetti…angelo mio…benedetti
Z: Sarà? Bel maschione. Adesso vai.
M: Domani…ti porto qualcosa dal negozio. Lo giuro.
Z: Domani…Domani…dici sempre e no fai mai.
M: Domani. Ti giuro. (esce - dopo aver controllato al cellulare la segreteria telefonica e l'avvenuta ricarica). Cazzo che bomba…pochi minuti ed è già carico. Quattro tacche, guarda.


(Z rimane di nuovo sola, sembra quasi amareggiata. Rimette la camicia da notte. Si accende una sigaretta e ritelefona a Ionut)-

Z: Dove sei? Io già due clienti e no sono ancora scesa. Brava? Ma tu dove sei? Vieni da tua zingara. Ho voglia. Adesso sei ad aggiustare macchina? Bravo. Cerca a passare. Sono quasi sette e tra poco lavorare.
Ho mangiato si. Ma ho finito collant. 
Non ho voglia di scendere… se non ho collant, italiani vanno co altre e tu domani hai poco…poco…italiani non vanno co donne senza collant, tu porta collant a tua bella rumena…ti faccio regalino.

-(Finita la telefonata Z accende la televisione. Guarda velocemente che c'è e rispegne.)-

Notte scendi, che rumena da lavorare. Scendi che casa non c'è niente da fare. Quanti antifurti suonano allare. Tutta paura di questi coglioni. Tutta rumore, sicuro. Zitti. Silenzio, cala notte, sto soffrendo. Odio luce di esta città, è troppo forte è senza balà. Corri da rumena. Porta collant. Corri bastardo. E caldo. Fa troppo caldo. Senti gocce sudore scendere su corpo. Bagnarlo. 
Corri notte, borsa è vuota. Tre figli sciacalli su spalle. Ionut su spalle. Corri notte, rumena va forte. Ferma macchine co sguardo. 
Muovo mio culo, sicuro. So… chi vede ottanta carte cacciare, pe toccare questo pezzo di romena, pe questa poco di buono da galera. Corri Ionut, porta collant, che esti bastardi, senza collant, vanno da altre, strani bastardi, se romeno deve scopare, guarda tette non si arrapa co materiale. Lavorare. Corri buio, su esta città, solo mio fuoco riscalderà. Menti strane di esti maiali. Ricchi, impotenti, ma co tutti denti. Sembrano bambini, lisci, polati, sembrano froci sti disgraziati. C'è operaio, disoccupato, c'è disgraziato che minaccia col acido. Ma c'è Ionut, dietro esta porta. Li intomma è come roccia. Quando c'è buio, sento più vita. 
Sento che fresco toglie fatica. 

- (Z si cambia d'abito, indossando i panni del mestiere)-

Quello spilorcio di padrone casa, cerca pe esto cesso più di milione. E' venti metri, ma coglione cerca soldi da rumena. Stronzo, bastardo, vuoi pure scopare, vecchio, notte possa ingoiare. Stasera se passa, mando affanculo. Frocio prendilo in culo. Sto posto vale due lire. Ma rumena paga pe oro. Paga doppio sicuro. Quel cacasotto approfittare di me. Sicuro, perché rumena paga sempre pe tre? 
Cala, buio, lasciamo stare, da esto cesso, sento anche mare. Quanti antifurti. Tutti a rubare. Solo antifurti sento suonare. Esti italiani, sono troppo infelici. Tristi e assordati da pasticci. Ogni cliente che scopo notte, ha trenta chiavi pe porte. 
Io ho una chiave, ella soltanto, per esto cesso stanco. Quanti antifurti sento suonare, solo notte riescire a ignorare, esto rumore dentro mi orecchie. Dov'è Ionut? Sporco bastardo. Antifurti me mandano al camposanto.
Io mi preparo come dea. Tengo in mi fica tanta crema. Faccio più odore di pastificio. Pagano e io lascio stare. Tutta sta crema a esti maiali, vogliono doppio pe mortadella, vogliono triplo per ogni cazzata, rubano tutti a esta rumena, poi pagano pe dieci mia crema. Vieni buio, clienti me aspettano, debbono piangere su mia tetta. Vanno cercando ancora mamma, lungo mio viale, vanno a cercarla. Ma rumena ci ha tanto amore, da capirli esti coglioni. 
Co danaro si compra fica, ma mia crema…quella è infinita. Mica si vende mercato, mica è fatica. 
Quella è soltanto e puro dolore. 
Quello è amore. Quella è mi vita.
Corri buio che esta stella deve brillare, come dea deve brillare ne cuore stanco di esti maiali. Lungo mio viale io sono fata, stella, ultima fottuta speranza.


- (Z , si sposta lentamente verso il pubblico, mentre sulla scena appaiono i tecnici che smontano tutta la scarna scenografia. Per la fine della canzone, la scena deve essere completamente vuota, solo un lampione o una luce al centro della scena a simulare una strada. 
- Intatto e illuminato sempre da una luce bluette il letto e il comodino "reali" a margine della scena )-
- Voce fuori campo.

Canzone liberamente tratta da Paolo Conte

La rumena si accende e risplende.
Illumina l'aria
con la sua sottana.
Poi canta e
Il passante si arrende.
Vorrebbe volare.
Con la rumena saltare,
ma deve pagare.

Il pollo s'abbaglia,
della mia grazia.
Il pollo, poi paga e
mi applaude e non sa,
la mia sottana non è qua.
Ringrazia infelice,
è un poco di buono.
Viziato e indolente,
sconocchia le stelle,
e ancora non sa,
la mia verità.



Qualcuno è un meccanico,
un altro è un cantante.
Un altro sta li,
incollato al volante.
Mi ferman pe strada,
mi chiedono quanto.
Mi fanno mostrar,
le tette e il mio tanto.


Non chiedono amore,
non chiedono grazia.
Delizia di cozza,
gli basta.
Lo cacciano fuori,
con troppa balà.
Poi arrivano subito,
appena più in là.


A me poco importa,
se amano altre.
Se han perso o 
Se han vinto.
Se hanno una vita
da dare a qualcuno.
Se sanno ballare,
se fanno le gare.
Mi basta la grana,
per farli sognare.

Sono sempre prima a scendere. Mi piace strada, c'è aria. Anche se a quest'ora c'è poco movimento. Ho già due clienti, oggi, posso stare tranquilla. Bene. Piace guardare persone rientrare casa. Tutte este macchine, belle, colorate. A Romania, c'è ne metà. Poi, colori, meno metallici. Sembrano polverate. Dove sarà Ionut? Chissà se riuscire tornare a casa, molte fanno. Poi, fanno signore. Io sono mezza zingara. Sicuro. Finire a darla anche a paese. 
Da gratis, casomai. Este cose non si fanno gratis. Una mezza zingara o paghi o prendi co forza. È così… la carne è fresca e maschio no chiede permesso. Meglio attrezzare a fare soldi, che fare este cose…senza. 
Tatiana ha nostalgia, torna a casa pe natale. Adesso chiamo..no rompo palle… dopo. Con quello che è costato arrivare…natale…e che mi fotte. Cento marchi confine tra Ungheria e Slovenia. Poi Slovenia a piedi. Freddo cane. I piedi…ricordo gonfi…cazzo quant'erano gonfi…ogni chilometro guardia… pagare o fottere… Di notte veniva paura…dio ho fatto cazzata? Dio si inculano esta zingara? Dio bambini soli a paese? Poi, confine Italia…bello… mi hanno fermato…"La prossima volta fai documenti"… è come? Quella tipa…come se chiamava? Sono arrivata da lei a Lecce e no ricordo nome…Lavora due anni, metti dodici milioni via, poi compri casa…fessa…pe strada ci metto un mese…poi pero compro ad altri case…figli…Ionut mi costa…camera mi costa…mortadella mi costa…Ionut…Ma dov'è? Bastardo doveva passare…Quello pure si fa ammazzare… mai contento…vuole fare boss… Amore mio…quanti ne ho visti…leoni…poi coltello in pancia e diventi gattino…poi perdi sangue e diventi topino…poi…No Ionut è leone vero… No lui no…no muore…Amore mio…perché no hai portato collant? Quei due coglioni…duecento cinquanta carte… ehi zingara…quanto sei forte…Questi no ne hanno mai vista una cosi…mi mordono e si fanno male bocca… Ionut è uomo. Mi ama? Quei fiori ieri, belli? Sembravano veri no di plastica. Rossi? Mi ama? Cos'è amore? Fiori finti sono pe sempre…come amore? Pe sempre finti? Amore è finto? Forse amore vero è solo quello di puttana…è attimo…è…è…senza bugia…è…profumato…ecco quello laggiù…mo passare accanto…forse ha strafica di vent'anni che aspetta… passa vicino…pochi metri e torna indietro…paga bastardo… rumena costa cara…roba buona…mortadella…paga amorino…vuoi pompino…vuoi stutino…vieni con me bambino…

- (Si alza dal pubblico un uomo sulla cinquantina potrebbe essere sempre lo stesso attore, con barba, baffi, occhiali e capello. Supera Z, torna indietro e si avvicina. Si chiama Uomo.)-




Uomo: Da dove vieni?
Z: Dalla notte. Vuoi scopare?
Uomo: No. Voglio solo una sega. Quanto?
Z: Io no faccio seghe. Vai da altra.
Uomo: ti do quanto una scopata. A me piace solo quello. Quanto?
Z: ottantamila qui. Cento se andiamo casa.
Uomo: Qui. Dove?
Z: Dietro lampione. È buio e nessuno frega niente. Andiamo.

-( Z si avvia sicura verso il lampione. L'uomo la segue. Si mette appoggiato con le spalle al lampione è di spalle anche al pubblico. Z gli si mette davanti. In pratica guarda il pubblico. Intasca i soldi. Gli sbottona la cerniera e inizia a fargli una sega. Spero simulata.) -

Z: che bel pisellone, dai se fai regalino anche pompino. Ma è duro come marmo. No culino no… sfondi… Almeno centotrenta pe culino. C'è ne vogliono due pe te di rumene. Maschione. 
U: Dai parla ancora che vengo.
Z:(ride, come a pensare già viene) Si. Sono tua rumena. Voglio questo pisellone a tutte parti…dammelo (U viene)
U: Cristo, dammi un fazzolettino di carta. 

-(Z rimane sola. Uomo esce di scena)-

Ma che hanno italiani, sperma nascosto en bocca. Tirano all'aria e vengono. Forse guardano televisione. Dieci clienti da minuto e faccio serata. Brutto quando arriva impotente. Metti anche ora. Ma come fai a mandare via come fanno altre. Io faccio sempre qello che posso. Non mi piace, quando cliente non viene. Lascia stare quelli che piace solo leccare. Quello è scelta. Ma quei poveri cristi, come si fa a mandare via?
Strani, troppe parole, troppi sguardi. E quello… pazzo di Paolo. Esta zingara entra suo cuore…non va via…passa tutti giorni… volte solo pe vedere…si siede la (indica il pubblico) e guarda rumena. Scrive poesia…io no leggere…guarda.

- ( Estrae dalla borsa un pezzo di carta sgualcito)-

Guarda che ha scritto…povero cristo.
Voce fuori campo



Dammi un lamento,
qua sto morendo.
Terra. Angoscia. Nostalgia,
inondami di poesia.
Perdo i tuoi occhi,
nella memoria.
Inondami ti prego,
inondami ancora. 


Tutto scompare dentro il nero del mare.
Che fatica seguire il tempo,
senza bestemmiare.
Sudore e menzogna,
stanchezza e rumore.
Cala silenzio,
inondami il cuore.


Tutto scompare dentro il nero del mare. 



Che occhi che avevi, che odore di fianchi. 
Che strana fatica.
Amarti di luce.
Amare i tuoi anni, vestiti di fuoco.
Lasciare la logica dei tanti travagli.
Amarti e morire nei miei occhi stanchi.
Un solo lamento univa i fetori.
Un solo tormento torceva i due cuori.
Suadente ferita.



Quell'aria spaesata, quel essere un gatto, 
la pelle di seta, le labbra tue viola, 
le guance arrossire durante l'orgasmo. 
Seguire una danza, seguire il tuo corpo, 
seguire la fitta di folle rimpianto.




Alba d'amore,
umida e stanca,
cercare nella tua pelle,
la mia ultima speranza.
Alba d'amore,
inondami ancora di calore.


Uno che scrive cosi è disperato. No amore…no…solo dolore.
Ohi altro cliente pe romena…guarda…arriva…Ha occhi tristi…sembra rumeno…mi punta dritto…la rumena scintilla a italiano…gli tira e mi piglia…

- (Entra in scena un uomo di trentacinque - quaranta anni, ha una borsa nera ed è un fotografo il suo nome è Gianni. Interpretato sempre dallo stesso attore.) -

Gianni: Salve, hai un attimo?
Z: Tempo è soldo. Bellino…
Gianni: Solo un attimo…sono un fotografo…vorrei fare un servizio sul vostro mestiere…un reportage…seguirvi…vedere le vostre case…solo pochi minuti. Un paio di domande.
Z: Ci vuole mezzo milione.
Gianni: Sai… Se tutto va bene… le danno a me cinquecentomila lire…è un lavoro che vorrei proporre ad un giornale che paga poco…e debbo raccogliere almeno sei storie come la tua.


Z: (estrae dalla borsa una torcia e illumina il volto del fotografo) Io guardo…ma no so chi sei…non hai brutta faccia…sembri rumeno…hai occhi tristi…ma che so io …perché rischiare gratis…forse è tuo modo pe eccitarti…perché gratis?
Gianni: Sai…io non sono …faccio queste cose così…provo anche a scrivere qualcosa…oltre a fare le fotografie…forse è il mio modo di eccitarmi…ma è innocente.
Z: Innocente…perché io colpevole? Ci vuole mezzo milione.
G: Voglio vedere solo la tua casa. Ma cosa sono tariffe sindacali? Tutte mezzo milione, mica c’è la fila di reporter per vedere le vostre case o per fotografarvi. E' una cosa veloce. 
Z: (illumina con la torcia il volto di G.) Io ti guardo in faccia… non so chi sei. Dove vanno foto? Sono certa … non sei tipo violento. Chissà forse è solo scusa pe scopare, ma è sempre rischio, perché correrlo agratis? Cinquecentomila e fare foto, intervista e … cosa a tre…con direttore giornale o tu amico.
G: Non mi piace farmi una donna pagando.
Z.: Sei frocio?
G: No, per nulla, è solo che non mi pare giusto. Ti sembra strano?
Z: Si. Secondo me o sei frocio o non avere soldi.
G: Da quanto tempo sei qua?
Z: Qualche mese, noi restiamo poco in città. Dobbiamo dare… essere fresche…nove…giriamo…così…un giorna cambiamo aria…Addio…
G: Chi sei? Cosa vuoi dalla vita? 
Z: hei….domande…tutti domande…50 carte e parliamo… poco.
G: OK. (da cinquanta mila lire a Z, con un gesto lento, come se fossero le ultime che ha.) Pero parliamo.
Z: Sono di Romania, ho trentacinque anni, tre figli, marito affanculo… a paese credono… è venuta Italia e svoltato. Cicatrice… venti punti su torace, rimediata da uno che non aveva faccia come tua. Figli che grazie a rumena vivono… vivono…bene. Semplice no?
G: Fin troppo. Pero ti piace? 
Z: (riflette e non risponde) mia vita.
G: Cosa fai quando non sei per strada?
Z: Chiudo verso due, poi c’è sempre festa… cliente particolare e cinque sono casa. Dormo fino ad undici… pomeriggio scrivo lettera… metto posto casa…vedo mi uomo…amica. 
G.: Dove e quando mangi?
Z: Che ti frega…ma guarda… strani. Notte mangio panino a camion (chioschi ambulanti aperti tutta la notte); giorno mangiucchio casa. Se vu ascoltare…bambino altre cinquanta…mica posso stare tutta notte …
G: Non ne ho. Ancora un poco.
Z: Non mi freghi…hai occhietti di peccato…sei come bambino rumeno…non dico più niente…manco se paghi…Non freghi mezza zingara…manco ci scopo co te…io vado co italiani…tu sai prendere zingare…sei pericoloso.
G: Io…no sono italiano…
Z: No…quello è muso che ingravida rumene… no amico…debbo lavorare…se arriva fidanzato…picchia fotografo e rumena…no adesso andare.(Illumina la faccia di Gianni) Andare.

- Gianni si avvia. Dopo pochi istanti, Z gli va dietro. Gli tira con forza la spalla. Gianni si volta spaventato. Z accende la torcia illuminandosi il volto, poi estrae dalla tasca, sempre con il volto illuminato, la foto dei tre figli e la mostra a Gianni. Gianni estrae dal suo portafogli la foto di suo figlio e la mostra a Z.-

-Poi, senza neanche salutarsi, ritornano alle loro rispettive strade.Gianni esce di scena. Z rientra lentamente nel piano della realtà e si rimette a letto. Sale l'intensità luminosa della scena "reale", mentre scende fino al buio il resto del palcoscenico. 

- Suona una sveglia.- 


Ma che ora è? Undici, cazzo ho dormito troppo. Cosa dovevo fare?
Mi lavo e vado ad comprare mortadella. Quello stronzo mi fa pagare doppio. Cazzo se vendi a mille lire, perché mi dai a me adduemila.
Adesso mi lavo e scendo. Compro anche collant.
Fammi contare soldi. E' andata bene. 
Ma perché sgobbare pe dieci carte ora? Si è vero… ho promesso… …vabbene …ma mezza zingare no fa promesse…fa però…poi...dimentica…mezza zingara ha mondo in mano, anzi in fica. Fanculo promesse…Fanculo signori e mutande sporche di merda. Hanno bidè, saponi colorati e cambiare due a giorno. Però sono sempre ombreggiate. Troppo olio oliva. 
Rumena ha culo asciutto…rumena ha culo da dare a mondo. Oggi no vado lavoro. Dormo - mangio tutto giorno…poi co notte scendo e faccio godere esti bambini.

- Scende dal letto è ancora vestita da troia, dalla scena precedente. Come se dal sogno fosse uscita diversa e già vestita come deve essere. -
- Per destino e per scelta. -
- La scena finale è sopra le righe…quasi che l'attrice, con un triplo salto d'identità, fosse uscita dalla parte per diventare se stessa.- 
- È isterica e violenta.- si rivolge al pubblico.

Fanculo… tutti quanti. Profumo e cantasia, corri maschio, dentro fica mia. Sono io notte…sono forte. 
Che fare? Mi vita pe lavare.
Esta bambola imbratta vostre mutande…non le lava…balardi.
Scendi notte che rumena a da lavorare. 
Mezza dozzina di cazzi, pe cominciare.
Fiori… amore? Cos'è vita? Coglioni? Esta inutile farita. 
Mezza zingara vuole volare…sciogliere capelli e fare sognare…Esta bambola è miele e fango…venite…toccate e poi farete a botte pe pagare… pe cosa? Pe odore. Pe solsita.
Amore? Figli? Farita?
Esta bambolina è fiore viero…no plastica e gelatina…esta bambola profuma pazzia…di rosa … di spine…dura poco…ma ma muore. Muore bederellina…Dentro di me c'è sole…c'è notte…c'è bosco…ballo…domenica e mercato…Tu maschio…polino…tu sei piccino…hai perso la grana e la terra…hai bisogno di esta zingarella…io bisogno di mortadella…
Lieni mi lita… farita… fita… due lire umito mezzaraita… 

Mezza Zingara è così. Perché? Perché si… 

Buio - Sipario