Torta di ciliegie

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di GIULIANA BORGIOLI  ROVELLI

Personaggi:

LYDIA CASTELLI, la madre

GOFFREDO CASTELLI, il padre

RITA, amica di famiglia

MARCO CASTELLI, lo zio

ORNELLA CASTELLI, la zia

                                   ALBA

                            SANDRO           figli di Lydia e Goffredo

                                   CARLO

GIGI, figlio di Marco e Ornella

GASPARE, il giardiniere dei vicini.


ATTO PRIMO

Giardino siti retro di una villetta. Un'altalena, tavolinetti e sedie. La comune è il cancello in centro al fondo - aperto. A destra: porta di servizio verso la cucina. Alla sinistra alberi e siepi. Una siepe deve essere  praticabile per il  passaggio dei  ragazzi, carponi.

All'alzarsi del sipario Rita, signorina fra i 30-35 anni, molto elegante, con un cappellino vistoso, è seduta e sta sfogliando una rivista.

Dopo qualche attimo entra da destra Lydia, signora fra i 30-35 anni, vestita molto semplicemente, quasi senza trucco. Ha uno sbaffo di farina sulla fronte. Entrando si slaccia il grembiulino da cucina, che poserà dove  capita.

Rita si alzerà per salutarla. Si abbracciano e si baciano.

Lydia         Eccomi.

Rita            Ciao, casalinga.

Lydia         Come sono contenta di vederti.

Rita            Aspetta, che ti tolgo l'emblema! (col fazzoletto le pulisce la fronte)

Lydia         Grazie. Ti ho fatto aspettare qui, per-chéin cucina si muore di caldo. Ho appena infornato una torta.

Rita            Si vede!  

Lydia         La Giannina,  te lo scrivevo, ti  ri­cordi?  me li aveva abituati male, i miei quattro ghiottoni. Da quando si è sposata non ho più trovato una domestica che si adattasse a stare qua, in campagna, e cosi devo pensare a tutto da sola.

Rita            Sono certa che te la cavi benissimo.

Lydia         Infatti! Non ti ho neanche offerto da bere. Vieni dentro con me che ci pre­pariamo qualcosa. Poi torniamo qui, al fre­sco. Avrai tante cose da raccontarmi...

(Le parole si perdono sull'uscita e si incro­ciano con le- parole dei tre figli di Lydia che entrano dal cancello. Alba sui 10-12 anni, Carlo 11-12 anni, Sandro 12-13 anni. Al­ba va sull'altalena).

Carlo         Sei un baro!

Sandro       E tu sei un cretino.

Alba           Non dite parolacce.

Sandro       Ha parlato la fatina dai capelli turchini.

Alba           No, ha parlato la sorellina dei fratellini più stupidi del mondo.

Carlo         Quella che non voleva sentire le pa­rolacce...

Alba           ...perché bisticciano per tre figurine!

Carlo         Non è per le Ire figurine. E' una que­stione di principio. Sandro mi ha imbro­gliato, e io...

Alba           Ma tu dovresti esserci abituato. Sandro imbroglia sempre. (Sandro da un for­te colpo all'altalena e Alba strilla, spaven­tata).

Sandro       Ah, brutta..

Carlo         Lasciala stare, dice la verità.

Alba           Aspetta che riesca a scendere, poi vado a dirlo alla mamma.

Sandro       Anche spia.

Alba           Con uno come te, la mia unica salvezza sono le sventola della mamma.

Carlo         Peccato che la mamma le promette sempre, ma non le molla mai.

Sandro       Se è per questo, è una fortuna an­che per te, mio caro. Non ti crederai un an­gioletto!

Alba           In questa casa l'angelo sono io. SandroSenti che mammoletta modesta!

Alba           Quando scendo te la faccio pagare.

(Ar­riva  di corsa Gigi, loro cugino, con un vecchio pallone da football sotto il braccio. I vestiti buoni in origine, ora sono infan­gati,, come lui).

Gigi           Chi ti fa arrabbiare, cuginetta? Da las­sù dovresti sentirti superiore a tutto. Ehi, voi due, non si dice niente al campione?

Carlo e

Alba           Avete vinto?

Gigi           Ho, vinto!

Carlo

Sandro       Buum!

 Alba

Gigi           Tre goals su quattro, ho segnato, ra­gazzi! Che mischie, che passaggi, la folla che gridava « dai Gigi » e il Gigi là, pronto, goal!

Sandro       Quanto a boria, non stai mica male.

Gigi           E' gloria, non boria! Anche le rime vi faccio, adesso. Il pallone mi ispira.

Carlo         Non dar retta a Sandro. Raccontaci.

Gigi           Oh, potrei raccontarvene per ore.

Alba           Sai che spasso.

Gigi           Se le mie gesta non ti spassano, puoi anche andare in cucina ad aiutare la zia.

Alba           In cucina, con la mamma, c'è la sua amica. Sarei di troppo.

Gigi           Se è per questo, sei di troppo anche qui. (Alba scende dall'altalena e esce dal cancello)..

Alba           Va bene, me ne vado. Ma me la pa­gherete. (Gigi e Sandro ridono).

Carlo         Si è offesa, poverina.

Sandro       Poi le passa, che te ne importa?

Carlo         E' la nostra sorellina, le voglio bene.

Gigi           Il romanticone! Ma, le parole di Albina mi hanno ricordato uno scottante problema.

Sandro       Oh, oh, che l'Albina abbia detto qualche frase storica: e noi non ce ne sia­mo accorti?

Gigi           Ha parlato di pagare.

Sandro       Ma si rivolgeva a noi, e non a te.

Gigi           No, no. Anzi. Sì, sì.

Carlo         Balbetti?

Gigi           Penso,                 

Carlo         E' meglio che non pensi, cugino. Le pensate sono sempre catastrofiche. Ne ho fatto l'esperienza. 

Gigi           Stavolta è troppo tardi. E' fatta.

Sandro       La frittata?    

Gigi           Quasi.

Carlo            Beh, dillo, ormai. Sei venuto qui ap­posta, no?

Gigi           Ho promesso alla mia squadra che per domenica prossima avrei portato in re­galo le magliette nuove per tutti. Per gio­care contro la 3a C.

Carlo         Meno male.                      

Sandro       Niente di grave, per fortuna.

Gigi           Come, niente di grave! Ho detto « in regalo ». Significa che devo comprarle io, Gigi, il campione.

Carlo         Certo, un bel mucchio di soldi.

Gigi           E non ne ho.

Carlo         Ecco la frittata.

Gigi           Il mio salvadanaio è quasi pieno, ci sarei arrivato. Ma la pagella... (Sandro sghi­gnazza) ... ecco, appunto. La mia pagella somigliava alla tua, che sghignazzi tanto. E papà mi ha ritirato i fondi, e non me li ridarà finché non avrò almeno la suffi­cienza.

Carlo         Che non avrai mai, se seguiti a pen­sare solo al calcio, e non apri mai un libro.

Gigi           Tu pensa ai fatti tuoi.

Carlo         Non ho nessuna intenzione di preoc­cuparmi dei tuoi, infatti...

Gigi           Vuoi dire?...

Sandro       Ho l'impressione che voglia dire…

Gigi           Che non puoi prestarmi niente?

Carlo         Niente!                               

Gigi           (a Sandro)  E tu?

Sandro       Niente!           

Gigi           Ah, ma questo è tradimento, è vigliac­cheria, è boicottaggio!                        

Carlo         No, caro campione, è saggezza.

Gigi           Che vuoi dire?

Carlo         Primo: che se mamma promette sber­le e non le molla, papa non le promette, ma le molla.

Sandro       Secondo: che se ci azzardiamo a toccare i nostri salvadanai, le sberle arri­vano di sicuro.                                   

Carlo         Terzo: che prestare-i soldi a te è lo stesso che buttarli in un pozzo senza fon­do...

Sandro       Quarto: che i tre goals ti hanno dato alla testa, hai fatto una promessa che. non. puoi mantenere, e ora ti tieni la: figuracela che farai. E sarà anche un bene, per un pallone gonfiato come  te.    

Gigi           Pallone gonfiato a me?                   

Sandro       Beh, sarà, un caso, ma tu le prodezze: le fai sempre in trasferta,, dove noi non siamo presenti a controllare.

Gigi           (depone  il pallone a terra,  pronto a calciare) Ora ti faccio vedere.

Carlo         Adesso no. La mamma e la sua amica stanno venendo qui. Andiamo fuori.

Sandro       E stiamo a vedere!

(Escono mentre rientrano Rita e Lydia, quest'ultima col vassoio delle bevande, (aranciata) Si sie­dono e mentre conversano bevono).

Lydia         Mi era parso di aver sentito i miei ragazzi, e anche la voce dì Gigi. Mi racco­mando, Rita, occhio all'orologio: tra venti minuti controllo del forno.

Rita            Sarebbe un peccato bruciare quel ca­polavoro. Credi che farò in tempo a salu­tare iì ragazzi?

Lydia         Dovrebbero essere qui a momenti. Sono già in ritardo. Dalle 5 alle 7 studia­re! Ordine del padre. Ma arrivano sempre quando pare a [oro. e trascinati dalla mia Alba che fa opera di convinzione.

Rita            E' sempre la cara bambina che mi descrivi nelle tue lettere?

Lydia         Non mi posso lamentare. E comun­que, in confronto ai fratelli, è un angio­letto. I miei maschi sono una dispera­zione.

Rita            Lo dici con filosofia.

Lydia         Cosa vuoi che faccia, che li leghi? So­no vivaci, ma sono buoni, almeno mi pare, e ci vogliono bene.

Rita            Questo è l'importante.

Lydia         Alba è bravissima a scuola, Carlo fa un  po'  più  di  fatica  ma  arriva  sempre alla promozione. Sandro....

Rita            Il tuo maggiore, vero?

Lydia         Sì, il mio Sandrone. Lui mi preoccu­pa un po'. Questo trimestre ha portato a casa  una  pagella da  brivido...  sai, cara, temperature polari.

Rita            E Goffredo?

Lydia         Goffredo si è preso una arrabbiatura da infarto. Siccome lui era il primo della classe, pretende che tutti i suoi figli  lo siano. Due su tre non potrebbero bastar­gli? Nossignore ha minacciato collegio, ta-gli di viveri, eccetera... eccetera...

Rita            (ridendo)  E tu, se nonsei cambiata dai vecchi tempi, sei riuscita a sistemare tutto, con la diplomazia!

Lydia         Puoi giurarci, mia cara. Oltretutto, con Sandro imetodi duri ottengono l'effet­to contrario.  Bisogna far leva  su  quella vena di sentimento che tiene ben nasco­sta, in fondo... E poi, dopo quindici anni di matrimonio, se non sapessi come pren­dere Goffredo, qui saremmo in guerra perenne.

Rita            (ridendo)  E a te non piace, la guerra.

Lydia         Infatti. Chiudere un occhio ogni tanto serve a mantenere la pace.

(Improvvisamente da fuori scena arrivano tremendi rumori di cocci. Sono i ragazzi che coi mattoni fracassano due statue di ceramica).

Rita            (sobbalzando)  Ma qui, però, sta scop­piando la guerra! Senti che fracasso.

Lydia         Ma no, stai tranquilla. I nostri vicini fanno dei lavori di ampliamento alla casa. C'è un custode, in loro assenza. Avrà fatto cadere qualcosa.

Rita            Qualcosa? Sei sicura che non sia crol­lato un pezzo di casa?

Lydia         Non fare la brontolona. E' una deli­ziosa,  solida villetta.  Piacerebbe  anche  a me, invece di questa, così antiquata. (prende la rivista e sfoglia) Proprio prima che tu arrivassi, stavo leg­gendo qui  alcuni  consigli  di un  architet­to per... ooh!

Rita            Che c'è?

Lydia         Prima non ci avevo fatto caso. Guar­da...

Rita            Fammi vedere, (prende la rivista e leg­ge) « Duecentomila lire per una torta». (a Lydia) Accidenti! « L'Hotel Belsole di pros­sima apertura a Belsole... » (a Lydia) Dov'è questo posto?

Lydia         Una piccola frazione a una ventina di chilometri da qui; vorranno lanciarla come posto di villeggiatura.

Rita            (legge)  « ...indice un concorso tra i ga­stronomi. Questi sono invitati a presentare una torta che verrà assaggiata da una giu­ria competente nel corso della grande ve­glia di inaugurazione Il premio per la tor­ta migliore è di duecentomila lire. Le altre riceveranno... ». Io concorrerei.

Lydia         Ma se non sai cuocere un uovo.

Rita            Se fossi in te, dico. L'odorino della tua si sente fin qui.                                

Lydia         Oddio, brucia. Scusami.

(Scappa a destra. Rita rimasta sola seguita a leggere   l'articolo.   Dal   cancello   entra Goffredo e annusa l'aria. Si slancia verso la cucina a destra, senza vedere Rita).

Goffredo    Oddio, brucia!

Rita            (lo ferma, alzandosi) Non si preoccu­pi, è solo una torta.

Goffredo    E dice poco? Lei non sa che le torte di mia moglie sono... Beh, buonasera. Dovrei conoscerla?

Rita            Per sentito dire, penso di sì. Sono Rita.

Goffredo    Rita... Rita?                         

Rita            Rita.  

Goffredo    (abbracciandola)  Allora tu sei Rita!

Rita            (svincolandosi)  Lo abbiamo appena as­sodato.

Goffredo    Ma sei bellissima! E giovane! Non dovresti avere l'età di Lydia?

Rita            Perché, tu la tua Lydia la trovi de­crepita?

Goffredo    Non ho detto questo, diavolo, ma tu sei...

Rita            Piantala di farmi la corte, uomo spo­sato. Ricordati la torta.

Goffredo    Me l'avevi fatta uscire di testa. E' bella?

Rita            Chi?

Goffredo    Come, chi? Cosa!

Rita            Appunto, cosa?

Goffredo    Ma la torta!

Rita            Cielo, come sei complicato. Non lo so, non l'ho mai vista. Ho solo sentito l'o­dore. Delizioso.

Goffredo    Come te. Come il tuo cappellino. Le donne dovrebbero sempre portare cap-pellini così.

Rita            Guarda che chiamo Lydia. Nelle sue lettere non mi aveva detto di aver sposato un dongiovanni.

Goffredo    Perché lei non lo sa, oh bella! Gliel'ho tenuto ben nascosto, sai? Folleg­gio in città, mentre lei fa vita bucolica, qui, serena e beata.

Rita            (ridendo)  Questo è da assodare... ma non sono sicura che tu scherzi del tutto, birbante!. Comincio a capire da chi ha preso il tuo Sandro.

Goffredo    L'hai visto? Li hai conosciuti tutti e tre?

Rita            Nessuno dei tre. Non sono ancora rientrati.

Goffredo    (guarda l'orologio e sobbalza)  Non stanno studiando a quest'ora? Ah, perbac-co, se li pesco.

Rita            Via, è domenica.

Goffredo    Ma tu hai visto le loro pagelle?

Rita            Lydia mi ha detto che Carlo e Alba sono bravi, e promossi...

Goffredo    Ma Sandrino no, e allora devono studiare tutti insieme. Per giustizia.

Rita            Come giustizia mi sembra un po' in-giusta. Però tu sei il padre...

Goffredo    E Lydia è la madre. (si avvicina a destra e grida). Lydia, Lydia, corri.

Lydia         (affacciandosi e avanzando)  Eccomi, non gridare così. Hai conosciuto Rita? L'ho salvata.

Goffredo    Rita?                

Lydia         La torta, sciocco. E così, ti è piaciuta?

Goffredo    Ma se non l'ho ancora assaggiata.

Lydia         Lo credo bene. Parlavo di Rita.

Rita            Cielo, che famiglia!

Goffredo    A proposito di famiglia, ti ho chia­mata per questo. Dove sono i ragazzi?

Lydia         Non lo so. In giro, forse con Gigi. Li ho intravisti, prima.

Goffredo    Li hai intravisti?

Lydia         Ero in cucina con Rita, e mi sono sem­brati loro.

Goffredo    E non li hai chiamati? Non ti sei informata?

Lydia         Dovevo?

Goffredo    Ma, benedetta donna, quante volte ti devo dire che dalle 5 alle 7, piova, nevi­chi o brilli il sole, i ragazzi devono restare in camera loro a studiare?

Lydia         E allora, benedetto uomo, non potresti, almeno la domenica, esercitare la pa­tria potestà e provare tu a farceli andare, eh? (esce subito a destra)

Rita            State litigando?

Goffredo    Ci provo, almeno. Litigare con que­sta donna è impossibile. Io comincio a dire qualcosa che potrebbe diventare un bel litigio, e lei mi ascolta per un minuto, poi sparisce. Vero, mia cara? (guarda e Lydia non c'è) Ecco, come ti stavo dicendo, è sparita.

Lydia         (rientra con un bicchiere)  Sono andata a prendere un bicchiere per te. Non vuoi bere un po' di aranciata finché è fresca? (versa e lui beve) Che bella sorpresa mi ha fatto Rita, ve­nendo qui.                        

Goffredo    Non avevi avvertito?

Rita            Assolutamente no. Sono andata in cit­tà per sistemare una pratica urgente per mio padre. Mi sono sbrigata prima del previsto e bighellonavo in attesa del primo treno, quando ho visto in partenza un pullman che veniva qui. Ci sono saltata sopra, ed eccomi. Erano tanti anni che non ci vedevamo,

Lydia         Tanti, troppi.

Goffredo    Ti fermi un po', vero?

Rita            Magari potessi. Ma mio padre aspet­ta i documenti che sono venuta a fare,

Lydia         Non abbiamo neanche avuto il tem­po di chiacchierare un po'. Non hai cono­sciuto i ragazzi...

Goffredo    Già, i ragazzi. Dalle 5 alle 7 i ra...

Lydia         Se proprio devi andare, lascia che Goffredo ti accompagni in città, alla sta­zione.

Rita            (ridendo) Non voglio rubarti il marito di domenica, mia cara...    

Goffredo    Nessuno può rubarmi a Lydia!

Rita            Bravo.

Goffredo    Dove  troverei una cuoca come lei?

Rita            Ah, per questo.

Goffredo    Non ti sembra una ragione impor­tante? Si vede che hai problemi di linea. Io non ne ho. E Lydia, qui, mi prepara certi pranzetti...

Rita            Lei è sempre stata un genio culina­rio... Non assaggio da anni i suoi pranzetti. Che peccato non potermi fermare per cena

Goffredo    Beh, adesso che hai imparato la strada, tornerai. Com'è che non ci eravamo mai incontrati, noi due, in tutti questi anni? (a Lydia) Di', non me l'avrai tenuta nascosta di proposito, eh?

Lydia         Ah, sentilo, lui. Prima lei era lontana, per lavoro, e va bene. Ma  poi tu mi hai confinato qui, con la scusa che si  rispar­miava l'affitto...

Goffredo    Ma non èuna scusa, la casa è mia.

Lydia         E con la scusa che per i ragazzi ci vuole l'aria di campagna.

Goffredo    Non è una scusa neanche questa Qui l'aria è buona davvero.

Lydia         (a Rita)  Ma intanto io sono tagliata fuori da tutto il resto del mondo. Ci voleva una pioniera... come te, per venire fin qui. Ci sono abbastanza vicini suo fratello e la moglie, sai i genitori di Gigi, ma non crederai che... Beh, niente. Non puoi aspettare  che  rientrino i  miei figli?

Goffredo    I figli dalle 5 alle 7...

Rita            Intanto vado a mettermi un po' di cipria sul naso.

Lydia         Ma non ne hai bisogno. Stai benissimo. Sei sempre una bella ragazza. Gli uomini non se ne accorgono? Come mai non ti sei ancora sposata?          

Goffredo    Ma che discorsi fai? Se vorrà spo­sarsi lo farà quando le pare. Non mi sem­bra il caso...

Rita            Siamo amiche da tanti anni. E le ra­gazze fanno di questi discorsi.

Goffredo    Ah sì?

Lydia         Sì. Però non mi hai risposto.

Rita            (ridendo)  Se proprio devo essere sin­cera, ve lo dirò. Sono un'egoista. Mi piace la vita tranquilla.

Lydia         E tu, pensi che il matrimonio sia in­conciliabile con la tranquillità? Ma via, mia cara. Guarda me e Goffredo, che non siamo  speciali,   siamo  una  normalissima coppia  di sposi. E non c'è forse pace e tran­quillità, fra noi? Perfino troppa, per i miei gusti. Siamo qui, in una bella domenica di aprile, a bere aranciata, e tutto intorno è sereno...

(A queste parole si sente un urlo maschile altissimo. E' Gaspare. Seguono le urla dei quattro ragazzi.)

Gaspare    (fuori scena)  Se vi acchiappo vi stritolo!!!

Voci di

ragazzi       (accavallate)  Scappiamo. Non di là. Di qua. Seguimi. Corri.

(Da sotto la siepe a sinistra, carponi, uno dietro l'al­tro, affannati, entrano in ardine Alba, Sandro, Carlo, il pallone seguito da Gigi. Via via che entrano e vedono i grandi, che sono rimasti allibiti e fermissimmi nella po­sizione in cui si trovavano, si alzano a si allineano compatti a sinistra, in silenzio. Gigi col pallone sottobraccio. Mentre tutti tacciono, entra dal cancello Gaspare, ecci­tatissimo. Gaspare è personaggio a piacere, giovane o vecchio non importa: è comun­que un semplice).

Gaspare    Vi stritolo, vi riduco in... (vede i grandi e saluta a turno) Buona sera signora Lydia, buona sera in­gegnere, buona sera.

I tre            Buonasera.

Gaspare    (diminuendo il tono fino a renderlo inintelligibile)  Vi-ridu-co-in...

Lydia         Polpette?

Gaspare    Ecco, polpette. Come ha fatto a indovinare?

Lydia         Esperienza, Gaspare, esperienza. Che cosa è successo?

Goffredo    (riavendosi e posando il bicchiere)  Appunto, che cosa è successo?

Rita            (a Lydia)  Sono la tua tranquillità, quelli?   

Lydia         Quello col pallone è soltanto mio ni­pote Gigi. Il figlio di  suo  fratello.

Goffredo    Cos'hai contro mio fratello, tu?

Lydia         Io? Niente. E' lui che dovrebbe aver­cela con se stesso per aver messo al mondo una peste simile.

(Si allontana e va ad alli­nearsi coi ragazzi, dalla parte di Alba. Goffredo si volta a parlarle dov'era prima)

Goffredo    E tu, allora, che hai... dove sei spa­rita,  adesso?

Lydia         Sono qua.

Rita            E' là.

Goffredo    La vedo. Una bella statuina in più.

Gaspare    A proposito di statue...

(A queste parole i ragazzi si animano e si mettono a litigare tutti insieme, in circolo, dandosi spintoni)

Alba           Io non c'entro. Leggevo, io.

Carlo         Hai cominciato tu.

Sandro       Tu mi hai provocato.

Gigi           Il provocato ero io.

Alba           E' vero, è stato provocato.

Goffredo    Basta!

(Di colpo i ragazzi zittisco­no e si rimettono in fila. Rita ha voglia di ridere e cerca di non farsene accor­gere).

Cerchiamo di riprendere il filo del discorso. Lei (indica Lydia) era andata a fare la bella statuina...

Gaspare    A proposito di statue...

(I ragazzi rifanno circolo, come prima)

Alba           Io non c'entro. Leggevo.

Carlo         Non ho fatto niente, io.

Sandro       Sono stato provocato.

Gigi           Il provocato ero io,

Goffredo    Basta! (I ragazzi tornano al po­sto)

Rita            (dal suo lato)  Ho impressione che ci siano di mezzo delle statue.

Lydia         (dal suo posto)  Anch'io.

Goffredo    Forse, se lasciassimo parlare Gaspare... Allora, Gaspare?

Gaspare    Ecco, vede, ingegnere, io... Insom-ma, ingegnere, io gli voglio bene, ai suoi ragazzi.

Goffredo    Qualcuno t'ha messo in dubbio?

Gaspare    No, no. Io non credevo che lei fosse qui. Non c'è mai.

Goffredo    E dove sono, secondo te?

Gaspare Ah, io non lo so. Se non lo sa lei, dove va?! La signora è sempre sola, coi ragazzi.        

Lydia         Prendi su, mio caro...

Goffredo    (senza rilevare l'interruzione)  Ai quali tu vuoi molto bene, ho capito. E' per amore che volevi ridurli in polpette?

Gaspare    Ecco, ecco.Siccome gli voglio be­ne, li ho visti crescere, su su, belli, forti, cari angioletti... Scherzavo, ecco. Allora buona sera signora Lydia, buona sera inge­gnere, buona sera.

(Cerca di uscire indie­treggiando. Con un cenno di intesa Lydia. e Rita si muovono contemporaneamente lo prendono ciascuna per un braccio e lo ri­portano davanti a Goffredo)

Lydia         Eh no, Gaspare. Non ci puoi abban­donare così. Non li vedi? (indica i ragazzi) Abbiamo bisogno del tuo aiuto.

Rita            Che dobbiamo farne delle belle statui­ne?  

Gaspare    A proposito di statue...

(I ragazzi stanno per muoversi e Goffredo li ferma perentorio con un gesto)

Goffredo    Oh no, non ricominceremo! Lydia Avanti, parla..

Rita            Sembra un libro giallo. Non sarà tran­quillo, ma è eccitante.      

Lydia         Gaspare, per favore.

Gaspare    Se le ricorda, signora Lydia, quelle due statue belle, colorate, tutte in ceramica, di lusso... che i miei padroni hanno appena comprato per metterle al cancello? Sì, se le ricorda? Ebbene, sono andate!

Lydia         Sono scappate?

Goffredo    (alzando gli occhi ai ciclo)  Lydia, per amor del cielo! (a Rita) Ma è sempre stata così?

Rita            Sempre!

Goffredo    Lo sospettavo. E allora, le fuggiti­ve dove sono andate? Mmmm, volevo dire, cosa è successo?

Gaspare    Io non glielo volevo dire, si ricor­da?

Goffredo    Me ne ricordo. Ma adesso dillo, tanto me lo immagino. (Dà un'occhiataccia ai ragazzi)

Gaspare    Ecco, allora me ne posso andare. (Ricomincia a indietreggiare, ma vede Lydia e Rita avvicinarsi e si ferma).  E va bene. Loro gli hanno tirato una pal­lonata e hanno staccato la testa a una statua. Poi hanno preso i mattoni dal muc­chio, e tira, tira, via l'altra testa, le braccia, le gambe... tutto, ingegnere, tutto. A pezzi le hanno fatte. Le hanno assassinate!

(Lydia stringe a sé Alba)

Lydia         Imiei figli, assassini, no!        

Goffredo    Assassini, invece, sì.

Rita            Erano statue!

Goffredo    Con sembianze umane.

Gaspare    Sembravano vive. Posso andare, ora?

Goffredo    Non vuoi sentire il resto? Gaspare Beh, se devo.

Goffredo    Devi! Chi è che comanda in questa casa, Gaspare?

(Gaspare alza il dito e lo punta verso Lydia. Lei gli fa gli occhiacci, e lui lo riabbassa subito, confuso)

Goffredo    Appunto, io, E voglio essere ubbidito. Domani stesso ti farò riavere le statue nuove, intanto le pagherò io. E questi v cari » ragazzi, mi rimborseranno fino all'ultimo centesimo. Comincerò col ripulire i loro salvadanai, poi mi rifarò con le loro paghe. (Alba comincia, a piangere si­lenziosamente e si avvicina alla madre che l'abbraccia). Fino all'ultimo centesimo, ho detto. Vale per tutti e quattro, figli e non figli, capito?

(I  tre maschi fanno circolo e ricominciano a litigare a spintoni).                    

Carlo         Io non c'entro,

Alba           Anche tu hai fatto la tua parte.

Gigi           Sono stato provocato.

Goffredo    Bastaaa!!! (I ragazzi tornano in fila al  loro posto).  Chi  rompe paga.

Rita            (ridendo)  E i cocci sono suoi!

SIPARIO


ATTO SECONDO

Stessa scena, la mattina dopo. Lydia e Rita in vestaglia, stanno bevendo il caffè.

Le due protagoniste, sotto la vestaglia tengano già il vestito, perché non faranno in tempo a cambiarsi nei breve siparietto.

Rita ha una vestaglia evidentemente presa a prestito (cortissima o lunghissima) a seconda delle figure fisiche delle due protagoniste.

Lydia         Ah, mia cara, come adoro i lunedì.

Rita            Specialmente dopo una domenica come ieri.  

Lydia         Tu avevi l'aria dì divertirti. Rita Perché, tu no?

Lydia         All'inizio sì, te lo confesso. « E' per  amore che volevi farli in polpette? » e « Chi comanda qui? » Goffredo era veramente buffo.

Rita            Poi, però, ha messo in funzione, il suo senso di giustizia, che mi pare un po' particolare.   

Lydia         Meno male che te ne sei accorta anche tu.                                       

Rita            Non lo tiene certo nascosto.

Lydia         Albina e Carlo, poverini, quanto han-no pianto. Pare davvero che loro non c'entrino per niente. Avevano fatto tanti pro-getti su quei loro risparmi.

Rita            Non puoi intervenire?

Lydia         Penso proprio di no.  Sai io e Goffredo... non so come spiegarmi. Penso che Goffredo mi consideri una sciocca... piacevole, forse, brava in cucina, a tirar su i ragazzi... ma...

Rita            Mi sembri Nora, sai quella della « casa di bambola » di quel famoso comme-diografo svedese. L'hanno trasmessa in televisione, poco tempo fa.

Lydia         (ridendo)  L'ho vista. Ma abbiamo ben poco in comune, credimi. Non è che Goffredo giochi con me... (si accendono una sigaretta) Se Goffredo mi vedesse fumare!

Rita            Sei sicura che tutto vada bene, nel tuo matrimonio? Non mi stai nascondendo qualcosa?

Lydia         Cielo, non dirmi che Goffredo, mal­grado il bailamme dì ieri sera, ha trovato il tempo di farti la corte!

Rita            Anche se fosse, non te lo direi! Ma tu la prenderesti così?

Lydia         Gli piace sentirsi giovane, spiritoso. Non credo che faccia niente di male. Si diverte, ecco.  Non  posso mica  pretendere che... corteggi, me, vero?

Rita            Perché no?                              

Lydia         Via... due vecchi coniugi come noi.

Rita            Abbiamo la stessa età. Io, se fossi in te, me la prenderei. Farei qualcosa.

Lydia         Farò una torta.

Rita            Oh, tu e le torte! Ma lo vuoi capire...

Lydia         Ma questa è speciale. Specialissima! Ho deciso di sperimentare la ricetta che intendo preparare per il concorso di Belsole.

Rita            Lydia!                                     

Lydia         Potrei vincere un premio. Ho bisogno di soldi.

Rita            Meno male che non vincerai. Per un momento mi ero spaventata. Perché tu, con quei soldi...                 

Lydia         ...rifarei il salvadanaio di Albina e Carletto.

Rita            E tuo marito ti spaccherebbe il sal­vadanaio sulla testa!

Lydia         Oh, io ho la testa dura, anche se non sembra.               

Rita            Lydia, per favore. Io sono quasi una... vecchia zitella, e non vorrei montare in cat­tedra, ma ho l'impressione che sia con­trario a tutte le regole matrimoniali inter­ferire nelle punizioni decise dal marito. Oh, infine... divertiti a sperimentare ricette, se questo ti solleva il morale, ma accanto­niamo l'argomento e dimmi piuttosto per­ché mi hai quasi costretto a restare qui. Sembrava un grande mistero.

Lydia         Te l'ho appena detto.

Rita            Me l'hai... Vuoi dire che non mi hai la­sciato partire, che mi hai bloccato qui nel tuo pigiama e nella tua vestaglia, soltanto per una torta!

Lydia         Ma è importante!

Rita            Oh beh, lo sarà per te. Ma io devo consegnare i documenti a mio padre, che li aspetta.

Lydia         Potresti spedirglieli per espresso.

Rita            (colpita)  Non ci crederai, ma una cosa così ovvia non mi era neanche venuta in mente.

Lydia         Vedi che anch'io sono capace di pensare. Rita, ti prego. Adesso tu vai in città, fai l'espresso a papà, gli spieghi che ci siamo riviste, che abbiamo tante cose da dirci, prendi la tua valigia, noleggi un'automobile per una settimana, poi ti rimborso la spesa e ritorni.

Rita            (esterrefatta - come una eco)  Ritorno.

Lydia         Non ci crederai, ma non ho nemmeno un abito da sera, né gli accessori adatti. Grembiuli da cucina sì ne ho tanti, ma non vorrai mandarmi all'inaugurazione in grembiule, vero?

Rita            (come sopra)  Santocielo, fai sul serio!

Lydia         Ah, Rita, cerca di noleggiare un'utilitaria.                     

Rita            (come sopra)  Perché?

Lydia         Sono quasi due anni che non guido una macchina, se è veloce mi spavento.

Rita            (come sopra)  Due anni!

Lydia         Maguidavo benissimo, sai? Andavo spesso in, città, andavo anche a prendere Goffredo in ufficio, e lo diceva anche lui. Poi un giorno ha deciso che due macchine costavano troppo... sai, l'amministrazione di casa la tiene lui...

Rita            (svegliandosi)  Ho capito.

Lydia         Cosa?

Rita            Tutto, mia cara. Ma non sono d'accordo lo stesso. (Si versa il caffè, ma la caffettiera è vuota)

Lydia         Vado a farti un altro po' di caffè. Tu pensaci, intanto. (Esce con la caffettiera. Da fuori scena parla alla sua bambina) Vai in giardino, tesoro, e fai compagnia a Rita mentre io ti preparo la colazione.

(Arriva Alba in pigiama, molto triste)

Alba           Ciao, Rita. Buon giorno.

Rita            Buongiorno. Non sei andata a scuola, vedo.

Alba           Stanotte non ho dormito, e la mamma mi ha lasciato dormire stamattina.

Rita            E i tuoi fratelli?

Alba           Loro sono andati. Hanno dormito sodo, loro.

Rita            Il sonno dei giusti, immagino. Alba (decisa)  Ma tu da che parte stai?

Rita            (cercando di nascondere un sorriso) Evviva la sincerità. E per essere sincera anch'io, piccola mia, ti dirò che non l'ho ancora deciso.

Alba           E' stata un'ingiustizia, ecco. Ma lo sai che avevo messo da parte quasi ventimila lire? Avevo risparmiato lira su lira della mia paga perché avevo un progetto, e per colpa di Sandro e Gigi non posso fare più niente. (reprime un singhiozzo)

Rita            (commossa)  Era un progetto importante?

Alba           Molto importante?

Rita            Non puoi dirmelo? Sarà un segreto fra noi due.

Alba           Ecco, io... mi prometti di non ridere?

Rita            Non sono mai stata così seria in vita mia.                                    

Alba           (tutto d'un fiato) Volevo regalare una  bambola alla mamma.                       

Rita            Una...                     

Alba           Di quelle alte così, morbide morbide, che hanno i vestiti di ricambio...

Rita            ...di ricambio.   

Alba           (infervorandosi) Sai, l'ho sentita tante volte. Non ne ha mai avute, quando era piccola, eravamo poveri, lo sapevi? Ogni volta, quando si avvicina Natale o il suo compleanno, lei gira intorno al discorso, con papà, e lui non capisce mai, e le regala un golfino o magari gli stampi per le torte!

Rita            Oddio, le torte spuntano dappertutto, in questa casa.

Alba           Cos'hai contro le torte?

Rita            Niente, per carità. Ma senti, sono così care  queste  bambole?

Alba           Carissime. Sono le più belle, capirai.

Rita            Certo, capisco. Ma anche tu, cerca di capire. Il tuo papà ha preso una decisione, forse sbagliata, anche i grandi possono sbagliare, sai? E cosa penseresti se la mamma non ubbidisse al papà e ti restituisse il tuo salvadanaio? Eh?

Alba           Penserei che finalmente qualcuno in questa casa si è messo a ragionare come si deve, perdinci! Ce lo insegnano anche a scuola, che bisogna sempre rimediare gli sbagli, perdinci!

Rita            (commossa)  Perdinci!

(Lydia fuori scena)

Lydia         Vieni a far colazione, Alba.

Alba           Beh, vado. Segreto, eh? Ciao.

Rita            Ciao, buon appetito, perdinci!

Alba           (si mette a ridere e esce a destra, incrociando Lydia con la caffettiera).

Rita            Non parlare. Ho deciso. Prendo il caffè e vado.

(Lydia versa il caffè)

Lydia         Evviva! E grazie. Cosa ti ha convinto?

Rita            Un perdinci.

Lydia         Cosa?

Rita            (bevendo)  Non farci caso. Ho fretta.

 

(Si sente un forte e duplice squillare di campanelli. Rita sobbalza. I campanelli sono il leit-motiv della commedia, il loro suono deve essere forte e fastidioso).

Cos'è? In questa casa, checché tu ne dica, non si sta mai tranquilli.

Lydia         Sono gli allarmi dei due cancelli, di questo e dell'altro sulla strada. Siccome siamo un po' isolati, li ha fatti mettere tempo fa Goffredo. Appena tocchi la serratura o suoni il campanello, scatta la suoneria. Si sente per tutta la casa.

Rita            Non lo metto in dubbio.

Lydia         Beh, vado a vedere chi è.

Rita            E io vado a vestirmi.

(Rita esce a destra, Lydia dal cancello. Rientra Alba con una brioche e va pensierosa a dondolarsi sull'altalena. Breve pausa. Poi si sentono avvicinare le voci fuori scena. Sorto Marco e Ornella Castelli, genitori di Gigi. Marco è il fratello minore di Goffredo)

Lydia         Venite, ho appena fatto il caffè.

Marco        Grazie, lo abbiamo già preso. (Siedono imbarazzati).

Alba           Buongiorno zio Marco, buongiorno zia Ornella.

Ornella      Non sei a scuola, tu?

Alba           No, sono qui.

Lydia         Già, è qui.

Marco        Non potresti mandarla in casa?

Ornella      Dobbiamo parlarti.

Lydia         Va bene. Albina, tesoro, vai in camera tua, lavati e vestiti. Non dar fastidio a Rita che ha fretta. (Alba scende e si avvia a destra) Magari poi ripassa un po' di storia, eh? (Le fa una carezza e Alba esce).

Ma che avete, voi due? Sembrate di ritorno da un funerale? E' successo qualcosa a Gigi?

Marco        E ce lo domandi?

Ornella      Perché, tu non sai niente?

Lydia         Niente!

Ornella      Non far la tonta, Lydia mia. Non ho ancora ben capito se sei svampita sul serio, o se ci prendi in giro tutti, da sempre.

Lydia         Non ho mai preso in giro nessuno, io.

Ornella      Allora sei...

Marco        (fermandole la parola) Non darle retta, è tutta agitata. Lo sai che Ornella si agita facilmente, ma non voleva offenderti. Noi volevamo parlarti delle statue. Gigi ci ha raccontato tutto.

Lydia         Oh, le statue. Beh, le hanno rotte Goffredo gliele fa ripagare. Che c'è di strano? Le pagano anche Alba e Carletto che non  hanno nessuna colpa.

Ornella      Già, i tuoi angioletti.

Lydia         Non saranno proprio angioletti, ma le versioni concordano. Sono innocenti.

Ornella      Gigi e Sandro, allora.

Lydia         Il tuo campione di calcio, soprattutto! Il Gigi Riva locale. Non potevi chiamarlo, che so, Amilcare?

Ornella      Cosa diavolo te ne...

Marco        (fermandole la parola) Insomma, Or nella, un po' di calma, per favore. Lydia scherzava, vero, Lydia? Dobbiamo parlarti seriamente. Ci ha telefonato stamattina dall'ufficio  tuo marito.

Lydia         Tuo fratello.                                  

Marco        Mio fratello, va bene. Ci ha fatto un lungo discorso, molto stile cattedra, sulle responsabilità dei genitori nell'educazione dei figli, sull'importanza che i figli paghino di persona... e insomma, vuole immediatamente, dico immediatamente, il salvadanaio di Gigi. Pieno, si capisce.

Lydia         E tu lascialo qui, che stasera glielo do.

Ornella      E' vuoto.

Lydia         Ah.                    

Marco        Non c'era poi molto, dentro. Sai che Gigi si compra sempre un mucchio di cose inutili... E noi non avevamo spiccioli, e abbiamo usato quel che c'era.

Ornella      Tanto, il salvadanaio glielo avevamo requisito per punizione, sai i brutti voti...

Lydia         Ah.

Marco        Glielo avremmo ridato appena avessimo avuto degli spiccioli.

Lydia         Ah.

Ornella      Vuoi smetterla di  dire «ah»?

Lydia         Dicevo « ah »?

Ornella      (esasperata)  Siii!

Lydia         Beh, smetto.  (a Marco) Vai avanti.

Marco        Ho finito. Non abbiamo una lira, ecco tutto.

Lydia         Ah.

Ornella      Smettila!

Lydia         Scusami. Che c'entro io?

Marco        Goffredo è tuo marito, no? E mio fratello, va bene, va bene. Ma. tu sai come la pensa e guai a toccarlo sul tasto « denaro ». Non potresti?

Lydia         Non posso.

Ornella      Di' che non vuoi, piuttosto.

Lydia         Non posso. Lo sai che tutte le settimane, dico tutte, quell'impegnatissimo uomo che ho sposato, trova il tempo di controllare lira per lira tutte le mie spese? E se i conti non quadrano alla perfezione mi tocca star sveglia di notte per ricordarmi quello che non ho segnato?

Marco        Accidenti!

Lydia         Dovrò già fare qualche maneggio per alcune mie cosette personali. Me lo dici come potrei far saltar fuori altre, diciamo, ventimila lire.   

Ornella      Ma Goffredo le vuole oggi stesso.

Marco        E non posso dirgli che... siamo a secco. Lo sai bene anche tu quanti rimproveri mi ha sempre fatto per la nostra imprevidenza, per le nostre mani bucate, eccetera...

Ornella      Accidenti a quelle statue, e al pallone. 

 

(Pausa. Lydia sta pensando)

Lydia         Sentite, ditemi onestamente una cosa: voi credete che se Gigi prendesse solennemente un  impegno, sarebbe capace, col vostro aiuto, di mantenerlo?

Marco        Io credo di sì.

Ornella      Penso proprio di sì. A parte la mania di tirar calci è un bravo ragazzetto.  

Lydia         Ora, io avrei pensato... Oddio, se lo sapesse Goffredo... Sentite, io credo di poter convincere Sandro a prendersi tutta la colpa. So io come prenderlo, il mio Sandrone. E voi dovreste ottenere da Gigi l'impegno di lasciare da parte il pallone fino a scuola finita, e di studiare per essere promosso a giugno.

Ornella      Difficile, sai?

Lydia         Vogliamo fargliela facile! E' un altro con le mani bucate. Lo sapete che ha promesso di regalare le magliette nuove a tutta la squadra?     

Marco        Santo cielo!

Ornella      Come fai a saperlo?

Lydia         Me l'ha detto Carlo, ieri sera.

Marco        Anche questa, ci voleva. Nella nostra famiglia Goffredo è fin troppo risparmiatore, e io non riesco a fermare 'sti benedetti soldi. Mi scivolano fra le dita... e chi ti vado a sposare? Un'altra come me.

Ornella      Almeno, non litighiamo.

Marco        Neanche Lydia e Goffredo litigano.

Ornella      Perché Lydia ha un altro carattere. Io, se tu mi costringessi a tenere un libro dei conti, non so cosa farei.

Marco        (deciso)  Lo vedremo presto, cosa farai. Perché, te lo dico qui, davanti a questa donna per testimone, da oggi in avanti, scriveremo tutto anche noi. Ogni lira che esce dì casa. E vedremo se riusciremo a evitare dì trovarci in situazioni come questa.

Ornella      Anche tu? Anche tu comincerai a controllare i buchetti delle tue manine?

Marco        Certo, anch'io. Da domani. E per oggi, ringraziamo Lydia. La sua idea ci salva da una figuracela con Goffredo, con conseguenti paternali, e ci potrebbe risparmiare, se tutto va bene, i soldi delle ripetizioni per Gigi.. te ne rendi conto? (a Lydia) Ma Goffredo che gli farà, a Sandro? Ho un po' di rimorso, povero Sandrone.

Lydia         Con loro due me la vedo io. State tranquilli. Ornella E io che ti ho dato della svampita.

Marco        Questo è un genio amministrativo, mia cara.       

Lydia         Su su, non mettetemi in imbarazzo. Volete un caffè?             

Ornella      Dobbiamo andare adesso; e tu avrai da fare. Sei ancora in vestaglia.

Lydia         Ho fatto una chiacchierata mattutina con la mia amica. Un'altra volta ve la presento, è simpatica.            

(Marco e Ornella si alzano)

                   Telefonatemi per farmi sapere se Gigi prende sul serio l'impegno. E ditegli che sono sempre in tempo a svelare il complotto allo zio.                                   

Ornella      Vedrai che si comporterà bene.

Lydia         Lo spero.      

Marco        Arrivederci. No, grazie non accompagnarci. E grazie.          

Ornella      Ciao Lydia, grazie. Sei stata un tesoro, e scusami se io....            

Lydia         Niente, non pensarci. Ciao.

(Marco e Ornella escono dal cancello. Scuotendo la testa pensierosa Lydia prende il vassoio ed esce a destra)

Siparietto. Buio in palcoscenico.

Musica rumorosa per 2-3 minuti.

(Quando si riaccende la luce, la scena è spostata al tardo pomeriggio. Entrano Lydia vestita da casa e Rita, con una valigia, vestita da viaggio)

Rita            Com'è che gli infernali cancelli non hanno fatto l'infernale fracasso?

Lydia         Di giorno e senza rischio che arrivi Goffredo, tengo staccata la corrente. Una volta che ero soprappensiero, l'infernale fracasso, come dici tu,mi ha fatto fare un salto e... avevo in mano un vassoio di bicchieri.  T'immagini?

Rita            Mmm, basta così, m'immagino. Quello che non immagino è come fai a sopportare le manie di Goffredo.

Lydia         (ridendo)  E non le sai tutte! Ma ha i suoi Iati buoni, come hai visto, e nell'insieme è un buon  marito. Certo, a volte vorrei che mi guardasse in un altro modo... ma non pensiamoci. Dimmi, piuttosto, tutto fatto?

Rita            Tutto fatto. L'automobile è la più scassata che ho trovato, compatibilmente con la sicurezza. E se va piano non dovresti correre rischi. Ma, di' un po', non mi hai detto cosa vuoi farci con la macchina.

Lydia         Primo, vado a Belsole per iscrivermi alla gara culinaria, secondo vado in città a comprarmi un vestito e il resto, terzo rivado a Belsole per l'inaugurazione, eccetera.  

Rita            Sei proprio decisa, vedo. Ma fai almeno qualche giretto qui intorno, per riprendere la mano alla guida.

Lydia         Oh, mi ricordo perfettamente. Chiavetta, frizione, ingranare la prima, passare in seconda, poi in terza e via.

Rita            Speriamo bene. E io, nel tuo programmino, che parte ho?

Lydia         Ma sei indispensabile, mia cara! Risponderai al telefono durante le mie assenze e troverai scuse plausibili per Goffredo. Terrai  buoni i ragazzi durante le stesse. Sai giocare a scacchi?  

Rita            No, solo a ramino.

Lydia         Vada per il ramino. Domenica prossima ti farai venire una irresistibile voglia digiocare a ramino e bloccherai Goffredo a tavolino. Fallo vincere, si diverte di più. Io mi farò venire un atroce mal di testa, e sarò «ufficialmente» chiusa nella cameretta di Alba, al buio, e non mi si potrà disturbare. Penso di fare tutto in un paio d'ore. I ragazzi...

Rita            Vuoi coinvolgere anche loro in questa pazzia?           

Lydia         Lo sanno, gliel'ho già detto. Se tu giochi a ramino, chi stacca la corrente dei cancelli?   

Rita            Oddio, qui va a finir male.

Lydia         Vedrai che andrà tutto benissimo.

Rita            Non ne sono convinta affatto. Accidenti alla storia della bambola...

Lydia         Di che bambola stai parlando?

Rita            Niente; niente. Andiamo a cambiarci,  che fra poco arriva tuo marito.

(Entrano, da destra, i tre figli)

Lydia         In gamba, ragazzi, eh? Alba Mamma, Sandro ha paura.

Lydia         Sandro nonha paura. Siamo d'accordo su tutto. Lui si prende la colpa per una buona causa, quindi fa una buona azione, e quindi le buone azioni vanno riconosciute. Se vinco un premio...

Sandro       « Se » vinci.

Carlo         Chi vuoiche vada a concorrere a Belsole? Saranno quattro gatti. Magari di consolazione, ma un premio la mamma lo  vince di sicuro.

Rita            A modo suo ti ha fatto un complimento.

Lydia         E voglio vedere se vostro padre ha il coraggio  di  chiedere  i  conti  del  mio premio! Dedotte le spese, mi pare giusto, il premio è per voi. Metà a Sandro, e l'altra metà per voi due: vi sembra equo?   

Rita            Seguito a pensare che c'è qualcosa che non va.                                                  

Lydia         Non fare l'uccello dei malaugurio.

(Campanelli e sobbalzo generale)

                  Chi diavolo ha riattaccato la corrente?

Alba           Io, mamma. Papà sta per arrivare.

Lydia         Beh, hai fatto bene, se no tuo padre si arrabbia. Noi andiamo. Sandro, mi raccomando. Fallo per me, e fallo bene.

Rita            In bocca al lupo, ragazzi.

             

(Escono, i ragazzi restano in silenzio ad attendere il padre che entra un attimo dopo lasciando il cancello aperto. Goffredo guarda significativamente l'orologio)

Goffredo    A quest'ora non dovreste essere a studiare?            

Alba           Ciao, papà, buonasera. (Va a baciarlo, e lui fa il serio, ma la stringe a sé).

Carlo         Dobbiamo parlarti.

Sandro       Tutti e tre.

Goffredo    Cominciate col dirmi di chi è quella 500 scassata parcheggiata fuori del cancello...

Carlo         Di Rita.             

Goffredo    A vostra madre non verrà in mente di rimettersi a guidare, vero?             

Alba           Crediamo che non ci pensi neppure.

Goffredo    Ah, bene. Preferisco saperla in cucina che pensarla al volante. E di uno scassone come quello, poi. Cosa avete fatto, a scuola?

Carlo         Il solito.

Sandro       Ho preso sette in latino. Se dopo vuoi firmare il compito.

Goffredo    (compiaciuto, anche se cerca di nasconderlo)  Vedoche un po' di severità dà i suoi frutti. Sette in latino. (ad Alba) E tu?

Alba           Io, a scuola, non ci sono andata.

Goffredo    (serio)  Non sei andata... (si avvicina a destra, urlando) Lydia!

Alba           (seria)  Lascia in pace la mamma, per favore, papà.

(I maschi  la  guardano sbalorditi)

Goffredo    Alba, soldo di cacio, come ti permetti...

Alba           Sarò un soldo di cacio, papà, ma ho gli occhi per vedere, sai? Mentre tu non vedi niente,

Goffredo    Alba!

Alba           Chiami la mamma soltanto quando devi rimproverarla oti serve manforte per rimproverare noi, o per sapere se è pronta la cena... e non la stai mai ad ascoltare. Adesso lasciala tranquilla con Rita che le fa compagnia... 

Goffredo    Ah, questa poi non me l'aspettavo.

Alba           Tante altre cose che non ti aspetti, stan...

Sandro       (la prende per un braccio e le toglie la parola)  Papà, per favore devo parlarti.

Goffredo    Dopo, Sandro, dopo. Adesso vorrei chiarire con tua sorella questa inesplicabile presa di posizione. Avevo cominciato col chiederti perché non sei andata a scuola.

Alba           No, papà, non me l'hai chiesto.

Goffredo    No?

Alba           No, Hai urlato. « Lydia ». Ti ricordi?

Goffredo    Va bene, va bene, piccola mia. Se non sei andata a scuola, tua madre avrà avuto i suoi buoni motivi per farti stare a casa. Abbiamo avuto una brutta serata ieri, siamo forse ancora un po' sottosopra.

(come parlando a se stesso) Non l'ascolto, eh?  Rimproveri e cucina.... Questi ragazzi  d'oggi hanno un modo di prospettarti le cose che... (forte) Non ne parliamo più. D'accordo?

Alba           (non convinta, ma decisa a tagliar corto)  D'accordo, papà.

Goffredo    E adesso sentiamo cosa ha da dirmi Sandro di tanto importante, tanto da bloccarmi, qui, appena entrato. Avanti, figliolo, parla.

(Sandro respira a fondo e fa un passo avanti, deciso, ma proprio in quel momento, di corsa, affannati, piombano dentro Marco, Ornella e Gigi)

Marco        Siamo ancora in tempo?

Ornella      Dio santo, che corsa!

Gigi           Non è vero!

(Tutti restano fermi e sorpresi al loro posto, un attimo, poi si riprende Goffredo)

Goffredo    Perché non hanno suonato gli allarmi?

Gigi           Qui va di mezzo la mia dignità, e lui si preoccupa degli allarmi! Ho detto che non è vero!

Alba           Ma che vi è preso, a tutti quanti?

Marco        Lui non ha voluto, capisci?

Ornella      Ha  promesso,  solennemente,  che per quest'anno basta pallone e sotto con lo studio.

Marco        Vuol essere promosso a giugno.

Alba           Bravo, Gigi.

Carlo         Anzi, bravisssimo campione... in riposo,

Gigi           (gongolante)  Ma quest'estate farò faville.

(Goffredo avrà seguito le battute girando la testa di volta in volta verso quello che parla: è evidente che non ha capito niente. Marco e Ornella mettono ciascuno una mano sulla spalla del figlio, e Gigi stringe con   entusiasmo   e solennità  la mano Sandro, mentre Carlo e Alba si stringono la mano fra di loro)

             

Goffredo  Ma che succede, ancora? Da un po' di tempo in qua in questa casa accadono cose strane. Marco, mi vuoi spiegare?      

Marco        No.

Goffredo    Ah!

Ornella      (gli fa il verso)  Ah! Si vede che sei il marito di tua moglie.        

Goffredo    Perché c'era qualche dubbio in proposito?           

Marco        Che diavolo stai dicendo? Sei sicuro di sentirti bene?                          

Goffredo    Non sono sicuro di niente. Mi sento male, ho mal di testa, ho la testa che mi  scoppia.  Piombate qui, urlando, e lui (indica Gigi) va cianciando di dignità, se non ho capito male... lui!       

Gigi           Io, zio, hai capito bene.

Goffredo    Ma se non ha capito- niente.       

Ornella      (a mezza voce) Come al solito.             

Goffredo    Hai detto qualcosa?     

Ornella      Ho detto che se ti metti tranquillo, qui a sedere... ecco, bravo, Goffredo, così, ti spieghiamo tutto.

Alba           No, zia, non puoi.

Goffredo    Alba, Albina, non ricomincerai con i discorsi strani, eh?

Carlo         Non è un segreto tuo, zia.

Sandro       Non lo è.

Gigi           Davvero, mamma.

Ornella      Va bene. D'accordo.

(Goffredo si alza, furioso)

Goffredo    Ma non sono d'accordo io. Tu sei mio fratello, e minore, per giunta: voglio che mi spieghi per filo e per segno questo... questo... tutto, ecco.

Marco        Ma non c'è niente da spiegare, caro fratello maggiore. Io ho scoperto dì avere un figlio migliore di quello che credevo, migliore di me e di Ornella, e non mi sono vergognato di doverlo ammettere. Tu hai una famiglia di cui dovresti essere orgoglioso, ma non sono sicuro che riuscirai mai a capirlo e ammetterlo.

Ornella      Si può imparare qualcosa da questi ragazzi, ascoltandoli. Noi l'abbiamo fatto oggi, Goffredo. E ne siamo contenti. Vero, Gigi?    

(Gigi si accosta, alla madre. Un attimo di pausa, poi Goffredo si scuote).

Goffredo    Oh insomma, che discorsi mi venite a fare. Tenetevi i vostri segreti. Io... ho fame.

(si avvia a destra)

Lydia non è ora di...

(guarda Alba, che lo guarda, e si ferma interdetto)

Accidentaccio, avrò pure il diritto di chiedere a tua madre se è pronta la cena, o anche questo è un segreto?

Marco        Sei sicuro di sentirti bene?

Goffredo    Me l'hai già chiesto. E io ti ho risposto che non sono sicuro di niente. Da ieri sera, dal momento in cui sono entrate in ballo quelle statue...

Marco        A proposito di statue...

Goffredo    Ah! no. Questa frase mi fa venire la pelle d'oca. Anzi, tacciamo una cosa. Mettiamoci una pietra sopra, e mai frase fu più calzante di questa. Ciascuno si riprende il suo salvadanaio, nessuno è più punito, di statue non se ne parla più, mai più, in questa casa. Va bene?

Carlo         Papà.

Alba           Papà.

Sandro       Evviva papà.

Goffredo    Hai poco da gridare evviva, tu. Voglio da te la parola d'onore che ti metterai a studiare sodo per essere promosso: davanti a tutti, prometti?

Sandro       (avanza e tende la mano al papà che gliela stringe) Prometto.

(Tutti sorridono. Goffredo passa la mano sulla tasta del figlio e si avvia a destra)

Goffredo    E  adesso, accidentaccio, che vi piaccia o no:  Lydia, è pronta la cena? (esce a destra)

SIPARIO


ATTO TERZO

Soggiorno della villetta dei Castelli.

INDISPENSABILE una finestra sul fondo che si possa scavalcare. INDISPENSABILE un tavolo con un tappeto, sotto il quale Lydia si possa nascondere. 

Un telefono.

Porta sul fondo che dà nell'ingresso, porta a destra e a sinistra.

All'aprirsi del sipario è in scena Goffredo che legge il giornale. E' dopo cena. Dopo qualche attimo grida.

 

Goffredo    Rita, è pronto il caffè?  

Rita            (entrando da destra)  Sssccc! Potresti disturbare Lydia, poverina.                   

Goffredo    (piano)  E' pronto il caffè?

Rita            Noto con piacere che mi consideri... di famiglia: mi tratti esattamente come tratti tua moglie: male.             

Goffredo    Proprio male?

Rita            Ah, dov'è finito quel Goffredo che solo una settimana fa trovava delizioso il mio cappellino?

Goffredo    Vuoiche ti faccia la corte?

Rita            Voglio che tu vada in cucina a bere il tuo caffè mentre io preparo per la partita a ramino.

Goffredo    Sei sicura di non voler stare di là, in pace, a  guardare la televisione?

Rita            Ramino, ho detto. Vai.                  

Goffredo    (uscendo a destra)  Ah le donne.

(Dalla porta di sinistra entrano i ragazzi vestiti)

Rita            Non siete ancora in pigiama? Sono sicura che va a finir male.         

Alba           Andrà tutto bene, invece. Basta che tu impedisca a papà di' entrare nella camera dove la mamma «dovrebbe» essere... (ridacchia) e non c'è!

Sandro       Nemmeno io sono troppo ottimista.

Carlo         Ma di che avete paura?

Rita            Di tutto, ragazzi. Ma era proprio indispensabile questa scappata di vostra madre, dopo che papa aveva revocato la sua punizione, eh?

Alba           Io credo di sì.

Rita            (dolce)  Tu capisci tutto, vero, donnina?

Alba           Ma non hai visto com'era allegra in questi giorni, come le piaceva il vestito nuovo...

Carlo         (sognante- E' così bella con quel vestito...                 

Sandro       E se vince un premio, potrà comprarsene un altro, magari.

Rita            Siete fantastici, ragazzi; vi adoro. Ma...  Non  si  potrebbe staccare adesso la corrente dei cancelli? Mi sentirei più tranquilla.           

Sandro       Non si può. La domenica sera, spesse volte, capitano qui gli zii. Se non sente l'infernale fracasso, papà si arrabbia.

Carlo         Ci pensiamo noi.  

Alba           Fidati.         

Carlo         E andrà tutto bene.

Rita            Speriamo. Correte a mettervi inpigiama. Arriva papà.

           

(I ragazzi scappano a sinistra e arriva Goffredo da destra)

Goffredo    Lo fai bene, il caffè. Credi che a Lydia ne andrebbe una tazzina?...

Rita            No!  

(tutte le volte che dice «no» in questa scena, Rita avrà un tono drammatico-comico-deciso)

Ha preso due pastiglie per quel terribile mal di testa. Non può bere il caffè, e in contrasto. 

Goffredo    Ne sei sicura?

Rita            Sicurissima. Gioca.

(Si inizia il gioco. Goffredo volta te spalle a sinistra. Lui mischia il mazzo, le alzano, è di mano Goffredo che ne distribuisce 12 ciascuno. Anche mentre parlano, seguitano a giocare. Se ne  prende una e se ne scarta un'altra)

Goffredo    Quanto ci giochiamo?

Rita            Dieci lire al punto. Ti va?

Goffredo    Ma sei matta? Con dieci lire a punto si fanno cifre grosse. Vuoi sbancarmi?

Rita            Siamo avarucci, eh?

Goffredo    Do al denaro l'importanza che ha, mia cara. Sono circondato da incoscienti, in questo campo. Mio fratello e famiglia, li hai conosciuti, e forse anche Lydia, se non la tenessi a freno.

Rita            Sono affari tuoi, mio caro, ma più che a freno, io direi a... stecchetto.

Goffredo    Guarda che in casa mia non manca niente.

Rita            La vedo. L'ospitalità tua e di Lydia è magnifica. Io parlavo del... superfluo.

Goffredo    Vuoigiocare o filosofare? Una lira al punto e non discutere. Avanti, tocca a te.

(Giocano qualche attimo, poi Alba si affaccia a destra, indicandosi l'orologio ai pol­so. Rita controlla col suo, poi a cenni, fa capire « più tardi »)

Goffredo    Che fai?

Rita            Niente, perché? Gioca.

Goffredo    Chiuso.                

Rita            Tutta fortuna.

Goffredo    E' attenzione, invece. Tu non pensi al gioco. Di la verità, tu sei preoccupata per Lydia.

Rita            Ma figurati, preoccupata. Per un po' di mal di testa. Forte, sì, ma solo mal ditesta...

Goffredo    (facendo l'atto di alzarsi)  Io vado a vedere come sta.

Rita            (rimettendolo giù)  No! Non è il caso. Se dorme le passa prima. Gioca.

Goffredo    Tocca a te.

(Rita dà le carte. Si affaccia Carlo, stessa mimica di Alba. Rita fa cenno di no con la testa)

Ma sai che sei strana, stasera? Sembri nervosa. Aspetti qualcuno?

Rita            Io nervosa? Io aspettare? Ma che dici!

(Squilla il telefono. Rita, lascia cadere il mazzo e si precipita a rispondere. Goffredo si alza)

Goffredo    Se è il mio socio, digli che non ci sono...

Rita            (al telefono) Sì, sono Rita. Cosa?... Non è possibile!

Goffredo    Chi è?

Rita            E' per me. Personale.

Goffredo    Allora vado di là, guardo un po' di televisione.

Rita            No! (nel telefono) Un momento per favore. (A Goffredo). Senti, per una volta, non vorresti fare tu un caffè? Per me. Mi è venuto mal di stomaco. Per favore, Goffredo.

Goffredo    Va bene, vado a farti il caffè.

(Esce, Rita riprende a parlare nel telefono)

 

Rita            Lo zio Goffredo sta... dormendo, non mi sembra il caso di disturbarlo.  E poi, ti sarai, sbagliato, sarà una che le somiglia... Come, hanno detto nome e cognome?... Oddio che catastrofe!... Tuo padre e tua madre stanno venendo qui, ho capito... Presenta Michele Buonasera, ho capito!... Allegria!

(Mette giù il telefono, mentrecompaiono i ragazzi, in pigiama, allarmati).

Alba           Stavi urlando. Che è successo?

Rita            Una catastrofe!

Sandro       Mamma ha avuto un incidente con la macchina!

Carlo         Si è fatta molto male?            

Rita            E' alla televisione. Me lo ha telefonato adesso Gigi. Presenta Michele Buonasera.

Alba           Buonasera! 

Carlo         Vado a vederla.                

Rita            Fermo là, tu.

Sandro       Me lo sentivo che andava a finir male.

Rita            Stanno venendo i vostri zii. La corrente è attaccata?      

Alba           Sì. Tanto, se la mamma è in televisione, è presto per staccarla. Mi piacerebbe vederla.

Rita            A me piacerebbe vedere la faccia di vostro padre quando saprà tutto. Perché qualcuno glielo dirà di sicuro.    

Alba           Dov'è papà, ora?

Rita            L'ho mandato a farmi un caffè. Qualcuno di voi, con la scusa di bere, corra a sorvegliare che non accenda la televisione.

Alba           Vado io. (esce  a destra)      

Rita            Ragazzi, abbiamo sbagliato tutto. Vostra madre, voi, e io, che mi sono lasciata convincere a darvi manforte. Almeno capissi il perché...

Carlo         Perché le vuoi bene, come noi.

Sandro       E sai anche tu che papà le avrebbe detto di no.

Rita            Speriamo che la prenda con spirito: del che però, dubito. La macchina noleggiata per una settimana, il vestito nuovo e tutto il resto... dovrà digerire un bel po' di cose, il caro Goffredo. E ci mancava la televisione.

Alba           (fuori scena forte)  Vuoi che loporti io il caffè, aRita, papà?

Rita            Sparite, ragazzi.

(I ragazzi fuggono a sinistra, mentre entrano Alba e Goffredo col caffè in mano)

Goffredo    No, torna subito a letto. Buona notte, tesoro. Non far rumore, che potresti svegliare la mamma.

Alba           Stai tranquillo, papà. Buona notte. (esce a sinistra)

Goffredo    Come va il tuo mal di stomaco? Bevi il caffè. Era la telefonata che aspettavi? Importante, eh? Eri tutta agitata... Ora ti vedo più tranquilla...

Rita            Infatti!  

(Campanelli: Rita   sobbalza rischiando di strozzarsi col caffè)

Accidenti, Goffredo, ma li trovi proprio indispensabili?

Goffredo    Mi piace essere ai  sicuro dalle sorprese, ecco tutto. (si affaccia alla finestra) Sono  Marco e  Ornella.  Credi  che  sia  il caso di svegliare Lydia?

Rita            No! Li  vedrà un'altra volta.

Goffredo    Sei proprio decisa a farla dormire, vedo. Ma  lo sai che mi sembra strana una serata, qui, senza mia moglie? Normalmente compare e scompare, come suo solito, ma si sente la sua presenza.  Stasera, è come se non ci fosse, ecco.

(Entrano Marco e Ornella, eccitati e sorridenti)

Ciao, buona sera, venite.  

Ornella      Ciao, buonasera. Perché non ci avevi avvertito? Andiamo, che voglio vedere la finale.

Marco        Buonasera. E' stata proprio una sorpresa.

(Rita, da dietro Goffredo, fa disperati cenni di diniego, e finalmente li intercetta anche Ornella)

Goffredo    A voi due deve essere successo qualcosa. O forse qualcosa è successo a me; non vi capisco più, da un po' di tempo in qua.      

Marco        (cercando disperatamente qualcosa da dire) Eh, mio caro... vedi... insomma, stai invecchiando.                  

Ornella      Appunto. 

 

(Rita siede, sventolandosi il viso con le mani)

 

Goffredo    Ma dico,voi due uscite di casa la domenica sera, per venirmi ad enunciare la  vostra  sorpresa  per  il  fatto  che  sto invecchiando?

Ornella      Appunto!

Goffredo    (alzando la voce) Guarda che nemmeno tu ringiovanisci, sai? Ma dico io se...

Marco        (si alza e va a chiudere la porta di sinistra)  Chiudo qui, se no con i tuoi urli sveglierai i ragazzi. Perché urli?

Goffredo    A dir la verità, non lo so. Mi avete innervosito tutti, stasera. Rita con le sue telefonate, Lydia col suo mal di testa...

Ornella      Molto forte?

Goffredo    E' tutto il pomeriggio che dorme, imbottita di pillole. E questa qui le fa la guardia come un mastino.

Marco        Vedrai che domani le sarà passato tutto...

Goffredo    Speriamo. Sedetevi che facciamo un ramino in quattro.

(Si sono appena seduti, che i campanelli li fanno sobbalzare. Rita sia per svenire. Marco e Ornella sono incuriositi. Goffredo si alza e va alla finestra)

Goffredo    Non si vede nessuno. Qualcuno avrà suo­nato per fare uno scherzo. Vado a controllare.                        

(Esce a destra e in quel momento si sente uno sparo, vicinissimo. Mentre tutti scattano in piedi dalla finestra si affaccia la testa di Lydia che affannata cerca di entrare. Tutti corrono ad aiutarla. Lydia ha un vestito da sera, è truccata, ed ha una pettinatura elaborata. Gli altri faranno fronte davanti alla finestra per nascondere Lydia mentre entra: dovrà necessariamente essere un po' scomposta e sarà bene ripararla al pubblico. Rita, Marco e Ornella cercano di dire qualcosa, Lydia li zittisce e parla lei, appena in scena),

Lydia         Quel fanatico di Gaspare mi ha sparato. A momenti muoio di paura.

(Rita chiude la finestra e avendo guardato a  destra avverte)                    

Rita            Arriva Goffredo.                  

(Lydia si guarda intorno, non vede scampo, e si infila sotto il tavolo col tappeto)

Goffredo    Qui ci sono i ladri. Avete sentito lo sparo? Lo dicevo io che era una serataccia. E voi che fate lì, impalati? Aiutatemi, no?                       

Ornella      A far che?

Goffredo    Ma andate fuori, cercate.

Marco        Così Gaspare spara anche a noi.

Goffredo    Come fai a sapere che è stato Gaspare?              

Rita            Chi altri potrebbe essere?

(Gaspare comincia a urlare fuori scena)

Gaspare    Signora Lydia, signora!

(poi entra col fucile spianato e si immobilizza)

Marco        Chi altri poteva essere?

Gaspare    Buona sera ingegnere, buona sera signor Marco, buona sera signora Ornella, buonasera signorina Rita. La signora Lydia non c'è?

Goffredo    Ti urgeva di dire buonasera anche a lei? Sbrigati piuttosto a dirci cosa è successo. E abbassa quel fucile.

Gaspare    (lo abbassa e ci si appoggia come a un bastone)  Ho sentito la suoneria, si sente anche da casa mia. quella, e siccome mi annoiavo, sono uscito a vedere chi veniva a farvi visita.

Goffredo    Vai avanti!

Gaspare    Prima non ho visto nessuno. Ma qualcosa mi diceva che c'era qualcuno. Ho preso il mio fucile e mi sono appostato. Ed ecco che poco dopo vedo un'ombra che si accosta alla casa... capite?

Goffredo    Vai avanti.

Gaspare    L'ombra si accosta sempre più, alla finestra: questa! E io sparo: buum!

Rita            Incosciente!

Gaspare    Incosciente a me? Ma lo sa che io proteggevo la signora Lydia e i ragazzi?

Goffredo    L'hai colpito?

Gaspare    Purtroppo credo di no. Credo che il ladro sia riuscito a entrare in casa. Venivo ad avvertirvi.

Goffredo    E lo dici così? E voi tre ve ne state lì, tranquilli? Andate a guardare, potrebbero aver rapito i ragazzi...

Ornella      Mamma mia, come sei melodrammatico.

Marco        La finestra era questa, Gaspare? Ne sei sicuro?

Gaspare    Sì.       

Marco        Ebbene, Goffredo, da questa finestra non è entrato nessuno.

Ornella      Lo giuro.

Rita            E' chiusa!                           

Marco        Gaspare avrà creduto di vedere un ladro.

Goffredo    Ma i campanelli hanno suonato, li abbiamo sentiti tutti.

Rita            Sarà stato uno che passava e che non conosceva le tue manie... O forse c'è un contatto nei fili...

(Campanelli e sobbalzo generale)

Ecco, cosa ti dicevo, c'è un contatto.

Gaspare    Oppure è il mio ladro che esce.

Ornella      Sì, e suona per avvertire! Goffredo No no, qui c'è qualcosa di poco chiaro. Gaspare, tu che sei armato, esci, con cautela. (Gaspare esce) Tu Marco, scruta dalla finestra, e voi ragazze, al riparo...

(Nel silenzio si sente una risatina venire da sotto il tavolo)

Goffredo    Non è il momento diridere.

Rita            (a voce alta e allusiva)  Non è il momentodi ridere!

Goffredo    L'ho già detto io. Marco, scruta. Marco E tu che fai?

Goffredo    Cerco la mia pistola. E' una scacciacani, ma incute spavento. Chissà dov'è...

Lydia         (da sotto il tavolo)  Nell'ultimo cassetto...

(Goffredo lo apre, la trova e si volta verso Rita, stupito)

Goffredo    Come facevi a saperlo?

(Viene interrotto da Gaspare che rientra, sorpreso,  con  un  mazzo  di  rose,  in  una mano e un biglietto nell'altra e il fucile sottobraccio).

Gaspare    Me le ha date un tale al cancello. Sono  per  la signora Lydia.

(Goffredo gli strappa il mazzo e il biglietto e lo apre)

Marco        Ma che fai? E' per tua moglie.

Goffredo    Sta’ zitto tu, che io comincio finalmente a capire qualcosa. Il mal di testa, i discorsi strani... il mal di stomaco... campanelli che suonano e mazzi di rose... Adesso vado a svegliarla. (si avvia e Marco lo ferma)

Marco        Non ci andrei, fossi in te. Vedi, mio caro fratello maggiore, tu sei un grand'uomo, non manca occasione che tu ce lo faccia notare, sei risoluto, forte onesto, e che altro, Ornella?

Ornella      Risparmiatore.

Marco        Risparmiatore, eccetera, ma di donne non ne capisci niente,

Goffredo    Perché tu, invece?

Marco        Forse ne capisco meno di te, in generale, ma nel caso particolare sono sicuro che non devi andare a svegliarla, non devi leggere quel biglietto, non devi...

Goffredo    Non devo. Ma sai dirmi ciò che, invece, devo fare, secondo te?

Ornella      Avanti, diglielo, sono curiosa anch'io.

Marco        Secondo me dovremmo andarcene da questa stanza, ecco. Tutti a letto... e domani mattina, con calma, Lydia leggerà il suo biglietto.                       

Goffredo    Ma la moglie è tua o mia? E la tua riceve, di notte, mazzi di rose?

Ornella      Mai, neanche di giorno. Goffredo E rosse, per giunta. Rita Allora sei geloso.

Goffredo    Tu, complice, taci, per adesso. Le spiegazioni da voi le voglio dopo. Vediamo un po'... (legge) « Alla più adorabile torta di ciliegie che abbia mai incontrato ». Firmato « Piccolo Antonio »...

Ornella      (gli si avvicina con un gridolino estasiato e gli strappa il biglietto dì mano)  Piccolo Antonio! Marco, ci pensi, un biglietto di Piccolo Antonio!

Marco        Non farci caso. Lei ha una passione smodata per il Piccolo Antonio.

Goffredo    Anche lei?

Marco        Come « anche lei »? Chi altro ce l'ha?

(Goffredo si riprende il biglietto dalle mani di Ornella)

Goffredo    Mi pare evidente, no? La « torta di ciliegie », la svampita, colei che sotto le mentite spoglie di casalinga, mi ha ingannato, la donna che...

(Mentre lui parla Lydia esce di sotto il tavolo, spolverandosi il vestito e aggiustandosi i capelli, in tempo per replicare)

Lydia         Sta parlando di me, se non lo avete capito.

(Scena di confusione, parlano tutti insieme, intorno a Lydia. Goffredo rimane in disparte,  esterrefatto).

Goffredo    Ma non eri a letto col mal di testa?

Marco        Come stai bene con questo vestito.

Ornella      Hai conosciuto il Piccolo Antonio! Dopo mi racconti tutto, vero?

Rita            Sei sicura che Gaspare non ti abbia colpita?

Marco        Quasi non ti riconoscevo. Dovresti sempre vestirti così!

Lydia         In cucina, magari!

Goffredo    Ma non eri a letto col mal di testa?

Ornella      Cielo, Michele Buonasera e il Piccolo Antonio insieme! Voglio sapere tutto.

Lydia         Di' a Gigi che le magliette per la sua squadra gliele regalo io, adesso.

Goffredo    (urlando per sovrastare la confusione) Ma non eri a letto col mal di testa?

Lydia         (urlando anche lei)  No, come vedi.

Gaspare    Posso andare a dormire, ora? (Tutti,   che si  erano dimenticati   di   lui, zittiscono e lo guardano). Credo che per stanotte ladri  non  ce  ne saranno più. Buona notte a tutti. (esce)

Lydia         Non ha detto i suoi « buonasera » individuali.

Goffredo    Bene, te lo dico io: « buonasera ». Ti è passato il mal di testa, vedo.

Ornella      Allora, già che lui ha scoperto tutto, io vado di là a vederti in televisione... così non mi perdo il Piccolo Antonio.

Goffredo    In televisione?

Rita            Già, non sei in televisione?

Lydia         Hanno registrato un paio d'ore prima di trasmettere.

Rita            Così non abbiamo potuto staccare la corrente, visto che sei in anticipo...

Goffredo    In televisione?

Marco        Andiamo, Ornella, vuoi perderti tutto?

Ornella      Vengo, vengo. Tu permetti, vero? Tengo il volume basso, così non ti sveglio i  figli.

(Marco e Ornella escono a destra)

Rita            Tanto  i  figli  non  dormono di  sicuro, con questo chiasso. Vado a chiamarli.

(Esce a sinistra. La scena che segue si svolgerà nel più perfetto silenzio. Rita si avvia a sinistra,ma prima che lei esca, avanzano i ragazzi, in pigiama, in fila indiana. Ciascuno strizza l'occhio alla mamma che risponde a ciascuno con altra strizzata d'occhio. Rita, è l'ultima a uscire con la stessa strizzata ricambiata. Rimasti soli i due sposi si guardano come a  valutarsi. Lydia ha un leggero sorriso sulle   labbra, Goffredo cerca qualcosa da dire, poi sventola il biglietto).                                        

Goffredo    Adesso mi sembra arrivato il momento giusto per qualche spiegazione.

Lydia         Sono pronta. Cosa vuoi sapere?

Goffredo    Ma... tutto.

Lydia         Allora, cominciamo. Domenica scorsa... oh, sono già passati sette giorni, sembra ieri, vero?                   

Goffredo    Da una domenica all'altra ci sono sempre sette giorni. Non divagare... Avanti.

Lydia         Ti ricordi le statue?

Goffredo    Se me le ricordo! Non so perché, ma le cose strane sono cominciate ad accadere dal momento in cui Gaspare ha portato in casa nostra quelle statue. E' cambiato tutto... anche tu. Guardatela, la mia fedele e casalinga mogliettina... tutta trucco, scollatura, eccetera, eccetera... Dove hai preso quel vestito?

Lydia         (girando su se stessa)  Ti piace?

Goffredo    Sei indece... (altro tono come se facesse una scoperta)  Sei molto bella, accidenti!

Lydia         (ridacchia)                    

Goffredo    E sei una bugiarda, una madre che coinvolge figli, parenti e amici nei suoi imbrogli, a mio danno, e devi darmi delle spiegazioni.

Lydia         Se parli sempre tu, come faccio?

Goffredo    Avanti.                                      

Lydia         Dove eravamo rimasti?

Goffredo    Non mi pare che tu abbia detto niente di chiaro. Hai divagato, come tuo solito. Che ci facevi sotto il tavolo? E la televisione, santo cielo, che c'entra la televisione? E il Piccolo Antonio, lui, da dove era sbucato fuori?

Lydia         Ah, è un tesoro. La mia torta è piaciuta soprattutto a lui, che ha fatto il tifo per me.

Goffredo    «La più adorabile torta di ciliegie »... vuol dire quello che penso?

Lydia         Sai il caldo, la confusione, l'emozione, perché ero emozionata, come puoi immaginare. Ero diventata tutta rossa, e così lui... ha trovato che somigliavo molto alle ciliegine della mia torta.

Goffredo    A me, non me l'hai mai fatta.

Lydia         E' una ricetta speciale.

Goffredo    Per questo maledetto Piccolo Antonio?

Lydia         Ma no, ma che c'entra lui, non lo sapevo nemmeno che sarebbe venuto. Per colpa tua, se proprio vuoi saperlo. Ho dovuto fare tutto di corsa. Arrivavo a ripartivo,   sapevo   appena   l'indispensabile. E la televisione è arrivata all'ultimo minuto e poi, quella stupida 500 non riesce ad andare più di settanta all'ora.

Goffredo    Hai ricominciato a guidare! Lo sai che non mi piace che tu...

Lydia         Perché?

Goffredo    Già, perché?

Lydia         Te ne dirò io qualcuno, di perché. Non ti faceva piacere trovarmi ad aspettarti  sotto il tuo  ufficio, qualche  volta. Forse ti impedivo di accompagnare a casa qualche giovane impiegatina?

Goffredo    Ma Lydia!

Lydia         Non sono gelosa, non preoccuparti. Constatavo. E poi, lasciandomi la macchina, avrei potuto uscire  da questo eremo in cui mi hai confinata, con gli allarmi a tutte le porte, e magari andare a trovare qualche amica... chiacchierare, magari fare tardi, e chi ti avrebbe cucinato i deliziosi pranzetti per cui  sembri vivere?

Goffredo    Ma Lydia!

Lydia         Zitto; per favore, me le hai chieste tu, le spiegazioni, mi pare.   

Goffredo    Non erano di questo genere che le volevo, ma ti ascolto. Però vedi di arrivare in fretta alla torta di ciliegie. Mi interessa. 

Lydia         'Te le ricordi, le statue?

Goffredo    Ohhh!

Lydia         Ti sei comportato come sempre: da ingiusto e da dittatore.

Goffredo    Come sempre?

Lydia         Come sempre!  Solo  che in genere lo  sei con me, e io avevo fatto l'abitudine a non prendermela. « La svampita »...ah ah, sapessi come penso, invece! Ma quando hai toccato i miei figli, e allora no, mio caro, non mi è bastato più far finta di non vedere e di non sentire. Sono dovuta intervenire.

Goffredo    (timidamente)  Facendo torte per il  Piccolo Antonio?

Lydia         Lascia stare il Piccolo Antonio che da oggi è diventato il mio cantante preferito. Ah, se  tu l'avessi visto mentre cantava, anzi urlava: « La mosca batteva sul vetro, la pioggia batteva sul retro... ».

Goffredo    Brrr! Non vedo il nesso.

Lydia         Che nesso vai cercando?

Goffredo    Tra la pioggia e fa mosca... ma lasciamo perdere. Eravamo rimasti al tuo intervento.

Lydia         Per rimettere a posto le ingiustizie. Credi che  i  ragazzi siano ciechi?

Goffredo    Ho scoperto recentemente che non losono.

Lydia         Prendere i soldi di Albina, che li sta  mettendo da parte per regalarmi una bambola... Vergogna!                    

Goffredo    Regalare una bambola a te?   

Lydia         Lei non lo sa che io lo so. E guai a te se le dici che lo so. Deve essere una sorpresa.

Goffredo    Ma se lo sai.

Lydia         Sarà una sorpresa lo stesso, non preoccuparti. Tu mi hai mai regalato una bambola?                          

Goffredo    Mai.                                                

Lydia         Appunto. Lascia fare a tua figlia, allora... E vergognati lo stesso.        

Goffredo    Ma io i salvadanai glieli ho restituiti, a tutti e tre, anzi a tutti e quattro. E poi, che c'entra?

Lydia         C'entra. Perché ormai avevo deciso che mi sarei iscritta ai concorso gastronomico di Belsole. Avevo fatto fermare Rita per badare ai ragazzie io... avevo voglia di fare qualcosa di diverso, di vedere qualcuno che «vedesse » anche me, di comprarmi un bel vestito, di scoprire se ero ancora una donna... E hofatto tutto quello che avevo voglia di fare, e se proprio vuoi saperlo, non me ne pento affatto.

Goffredo    Si vede. Sei diversa stasera. Riesco perfino a litigare con te, senza che tu sparisca, come il solito.

Lydia         Stiamo litigando?

Goffredo    Almeno, io ci provo. Ma, per essere giusto una volta tanto, vorrei quelle famose spiegazioni, ti ricordi?

Lydia         Ma ho finito, ho spiegato tutto, no? Ho fatto noleggiare lo scassone da Rita, mi sono comprata questo vestito, questa borsetta, queste scarpe, sono andata dal parrucchiere...

Goffredo    Chi ha pagato, tutto?

Lydia         Ma tu, naturalmente.

Goffredo    Naturalmente. Chi altro?

Lydia         Sono tua moglie, anche se tu sembri averlo dimenticato. Ho accudito alla tua casa, cresciuto i figli, preparato pasti e torte…

Goffredo    Quella di ciliegie...

Lydia         ...e tu mi hai sempre considerato co­me un mobile di casa, comodo forse, al quale hai fatto l'abitudine, forse, ma sem­pre un mobile, ecco.

Goffredo    (alzandosi e andandole vicino) Un bel mobile, comunque.

Lydia         Dammi una sigaretta, per favore. Goffredo Lo sai che non mi piace che.. Lydia Perché? Goffredo Già. perché?

Lydia         Te ne dirò ioqualcuno, di questi perché.                      

Goffredo    Oh no, per favore. Eccoti la sigaretta... (glie l'accende) Lascia che li dica io. Perché sono stato uno stupido dittatore... tutti i dittatori in fondo sono stupidi... e tu non me lo hai mai fatto pesare, fino a stasera. Perché mi ero dimenticato dì quanto sei bella, e questo dimostra, se ce n'era bisogno, che sono uno stupido, e perché non me ne im­porta un accidente se hai speso un muc­chio di soldi per questo vestito, perché ti sta benissimo. E non me ne importa niente di capire cosa è successo oggi... perché sei qui, ed è questo che conta, per me. Uffah, l'ho detto.                    

Lydia         Non te ne importa? Ma io voglio rac­contartelo lo stesso,

Goffredo    Con la tua maniera di raccontare divagando, all'alba saremmo ancora qui. Non me ne importa. 

Lydia         Ma io ho avuto un grande successo. Michele Buonasera mi ha proposto un pro­vino per fare la valletta.

Goffredo    Ho detto che non me ne importa niente.   

Lydia         Posso fare il provino, allora?

Goffredo    Ma dico; sei impazzita? Non lo sai che questa casa, non vale niente, anzi io non valgo niente, senza di te?... Va bene, ti comprerai tutti i vestiti che vuoi, beh quasi tutti, ti farai regalare tutte le bambole che vuoi... anzi, posso regalartene una  io, Lydia? Bionda e bella, come te...

Lydia         Oh, Goffredo!

Goffredo    Voglio sapere dove vai. Questa moglie affascinante che riceve rose dai Piccoli Antonio deve essere controllata.

Lydia         Oh, Goffredo!

Goffredo    E non è finita qui: voglio una pro­messa.

Lydia         Tutto quello che vuoi, ti prometto tutto.

Goffredo    Voglio... la torta con le ciliegie, domani stesso.

Lydia         Oh, Goffredo!

(Stanno per abbracciarsi ma i campanelli li fanno sobbalzare).

Goffredo    Accidenti a loro.

(Arrivano Rita e i ragazzi)

      

Rita            Vi salutano Marco e Ornella; sono andati via adesso.

Lydia         Abbiamo sentito.

Alba           La  mamma ha vinto!

Carlo         La torta più buona e la mamma più bella!

Alba           Ha vinto il primo premio!

(Mentre parlano,  Lydia apre  la borsetta, tira fuori l'assegno e lo tiene in mano)

Goffredo    No, ragazzi, stasera ho vinto io. Non capite? Non importa, capirete. E ora tutti a letto, anche tu, complice. Avanti marsch... io ho una cosa urgentissima da fare. Via!

                        

(Apre le braccia e Lydia ci si rifugia dentro. Mentre Rita e i ragazzi escono a sinistra, un po' voltati per guardarti sorridendo, da dietro le spalle di Goffredo Lydia sventola l'assegno. Appena sono usciti tutti e quattro, sulla coppia abbracciata)

CALA LA TELA

F I N E