TOTO
Ovvero Sturm im Wasserglas
Commedia in tre atti
di BRUNO FRANK
Traduzione di Carlotta Vesci-Baum
PERSONAGGI
DOTT. CORRADO THOSS
VITTORIA, sua moglie
FRANZ BURDACH, giornalista
QUILLING, direttore del “Nacht Zeitung”
LISA, sua moglie
PFAFFENZELLER, usciere municipale
UNZELMANN, veterinario
LA SIGNORA VOGL
IL PRESIDENTE
IL PUBBLICO MINISTERO
IL PRIMO SCABINO
IL SECONDO SCABINO
UN USCIERE DEL TRIBUNALE
UN ALTRO USCIERE DEL TRIBUNALE
BETTY, cameriera di Thoss
Tempo e luogo: oggi in una città meridionale tedesca.
N.b.: Pfaffenzeller e la signora Vogl parleranno preferibilmente in dialetto
ATTO PRIMO
Stanza in casa Thoss. Elegante e comoda senza la minima nota di un qualsiasi provincialismo. Attaccato alle pareti qualche buon quadro moderno. E' un pomeriggio d'inverno, le lampade sono di già accese. Un tavolino da tè è apparecchiato per due persone. Vittoria Thoss è sola. E' una graziosissima donna, giovane, impulsiva, allegra e franca. Si vede che ha atteso invano qualcuno. Guarda l'orologio e dice rammaricata fra sé: « Ebbene, lo prenderò da sola» e si accinge a bere il tè. In quell'istante entra la cameriera e le porge una carta di visita.
La Cameriera - Il signore attende fuori.
Vittoria - (legge) Franz Burdach, redattore del «Nacht Zeitung »... Fatelo entrare.
- (Lo cameriera esce e fa entrare subito dopo Burdach. E' un giovane di circa 28 anni, molto semplice e spigliato, tutt'altro che patetico).
Burdach - (si ferma sorpreso, guarda Vittoria. Passa qualche istante prima che egli dica) Chiedo scusa, signora, cercavo il dottor Thoss.
Vittoria - Mio marito tornerà subito. Posso sapere di che si tratta?
Burdach - Di un'intervista. Il nostro direttore, signor Quilling, è già d'accordo col dottor Thoss. Se permettete, attenderò.
Vittoria - Ma accomodatevi.
Burdach - Mi dispiace di avervi disturbata. (Si inchina e sta per ritirarsi).
Vittoria - Non vorrete certo aspettare nel corridoio? Rimanete qui. Prendete una tazza di tè con me.
Burdach - (guarda) Le va?
Vittoria - E perché no? Non vedete che le tazze sono due?
Burdach - Grazie! (Tutti e due si siedono. Piccola pausa. Burdach osserva Vittoria).
Vittoria - (serve) Rum?
Burdach - Grazie, sì.
Vittoria - Molto?
Burdach - Molto. (Piccola pausa) Di che città siete, signora? Non certo di questa cittadina.
Vittoria - Perché vi invito a prendere il tè con me? Ma fatemi il piacere! Un giornalista! Un ambasciatore della settima grande potenza...
Burdach - Già, già, la stampa si definisce così da se stessa...
Vittoria - E con ciò? Avviene talvolta che uno Stato si dichiara per lungo tempo una grande potenza, finché il mondo se ne convince! E allora lo è per davvero.
Burdach - (accenna di sì) Infatti vi sono alcuni esempi. (La guarda) Vi interessa la politica?
Vittoria - Molto. Però soltanto quella che veniva fatta almeno duecento anni fa.
Burdach - Comprendo. Visti a distanza gli eroi sono veramente eroi...
Vittoria - E le bassezze hanno messo la patina.
Burdach - Fra poco, però, non avrete più la facilità di scegliere.
Vittoria - Perché?
Burdach - Perché?... Perché la politica odierna si avvicinerà molto a voi e non potrete respingerla. Quando sarà stato eletto Borgomastro il dottor Thoss,..
Vittoria - Lo eleggeranno?
Burdach - Nessuno ne dubita. Altrimenti un uomo della sua intelligenza non avrebbe posto la sua candidatura. La maggioranza dei voti in seno al Consiglio è assolutamente assicurata.
Vittoria - (fa un cenno soddisfatto con la testa) Hum!
Burdach - E' una lieta prospettiva. Divenire il capo d'una grande città che si allarga e che ha un avvenire... Sette anni di strada aperta davanti a sé. Ma chi sa se vorrà percorrerla sino alla fine!
Vittoria - Cosa intendete dire?
Burdach - Gli si aprirà un avvenire brillante. La politica comunale è il primo gradino della grande scala. Vi sono numerosi esempi. (Guarda Vittoria) Vi vedo già con piacere in qualche palazzo ministeriale nella Wilhelmstrasse.
Vittoria - Avete molta fantasia!
Burdach - Se dipendesse da me... disporrei sicuramente così. Le mogli dei ministri generalmente sono orribilmente brutte.
Vittoria - (lo interrompe) Ancora una tazza?
Burdach - Sì, grazie.
Vittoria - Però non vi darò più rum perché non lo sopportate.
Burdach - Signora, la mia impressione non muterà neppure se mi farete bere solamente del latte. (Piccola pausa) Forse sarà meglio che il signor Thoss non diventi un giorno ministro.
Vittoria - Sì? Perché?
Burdach - Semplicemente perché così voi rimarrete sempre qua. (Vittoria corruga le sopracciglia) Perché vi potrò vedere nelle cerimonie ufficiali. Almeno il povero giornalista saprà dove rivolgere gli occhi durante i noiosissimi discorsi.
Vittoria - (ride) Credete che io debba intervenire dovunque?
Burdach - Dovunque no! Ma se vi fosse qualche inaugurazione, allora certo.
Vittoria - (con leggera rassegnazione) Già, già.
Burdach - Nel caso che il Municipio offrisse un banchetto a qualche poeta canuto.
Vittoria - Il mio posto allora sarà accanto all'uomo canuto. Che divertimento!
Burdach - Per il vecchio, certo grandissimo. Così capirà perché ha vissuto così a lungo... O per esempio, se c'è l'apertura d'una esposizione...
Vittoria - Non succede tanto spesso.
Burdach - Ogni città che si rispetta ha nell'estate la sua esposizionc. se voi sarete presente, nessuno penserà al deficit.
Vittoria - Non c'è logica nelle vostre parole! Il deficit non si vede all'apertura, ma alla chiusura.
Burdach - Ma lo si conosce già il giorno dell'inaugurazione.
Vittoria - Dite un po', volete forse anche l'intervista sullo stesso tono?
Burdach - Debbo farlo? Basta che lo desideriate.
Vittoria - Ma non capisco il perché di tutta questa preparazione per mezzo della stampa. A quale scopo c'è il comizio domani sera? L'elezione del Borgomastro viene fatta dal Consiglio, no? La popolazione non ha nessuna voce in capitolo, mi sembra.
Burdach - La popolazione però deve essere convinta di avere designato essa stessa il candidato.
Vittoria - E perciò deve suggerirle questa sua convinzione?
Burdach - Si capisce. La politica è fatta così.
La Cameriera - (entra) C'è una signora.
Vittoria - Una signora? Chi è?
La Cameriera - Non è proprio una signora. Piuttosto una donna.
Vittoria - Che distinzione squisita, Betty!
La Cameriera - Anzi, direi una popolana!
- (La cameriera fa entrare la signora Vogl, donna sulla cinquantina, rude, ma con tutte le caratteristiche di una grande bontà. E' agitatissima).
La signora Vogl - Eccomi qua! Sono la signora Vogl! (Siccome non ottiene l'effetto desiderato) Sono la signora Vogl, eccellenza! (Senza permettere, una interruzione) No, non dite nulla. La legge è la legge; lo so da me; e non si possono fare eccezioni, i tempi sono difficili e la città ha bisogno di danaro...
Vittoria - Signora Vogl, permettete...
La signora Vogl - Non permetto nulla. Perché se vi dò retta sono spacciata. L'onorevole mi direbbe tante belle cose che infine dovrei approvare, e andarmene. E allora, addio Toto!
Burdach - Ma vi sbagliate!
La signora Vogl - Non mi sbaglio affatto! Sono qua e voglio parlare. Un'altra volta non mi fareste più entrare. (Con un tono diverso) Dunque, onorevole, vi prego, vi prego per ciò che avete di più caro al mondo, non posso pagar tanto, è troppo. Come debbo fare? Abbiate pietà, vi scongiuro!
Burdach - (quasi urlando) Signora Vogl!
La signora Vogl - No, niente signora Vogl! Non sento e non vedo nulla. So solo che si tratta del mio Toto... del mio Toto che rappresenta tutto per mc. signor onorevole, vi scongiuro...
Burdach - (urlando) Ma io non sono il signor onorevole!
La signora Vogl - (in un tono diverso non più ad alta voce) Ah sì! Non siete il signor onorevole! Ed allora perché state lì a bere il caffè con la signora?
Vittoria - (con molta gentilezza) Sentite, signora Vogl…questo è affar nostro.
La signora Vogl - Scusate, signora, scusate. Penso soltanto che avrebbe dovuto dirmelo subito. Mi fa parlare, parlare, e poi non è nemmeno « lui ». E' vero, è troppo giovane. Non potrebbe essere ancora consigliere municipale.
Burdach - (bonario) Crescerò, signora Vogl.
Vittoria - (tutto senza mai spazientirsi) Mio marito dovrebbe tornare a momenti. Laseduta è lunga oggi.
La signora Vogl - Oh, le sedute di quelli lì!
Vittoria - Potete aspettarlo per dirgli quello che vi sta a cuore. (Frattanto ha suonato. Entra la cameriera) Accompagnate la signora nella mia stanza! (Rivolta alla signora Vogl) Vi troverete libri e giornali illustrati. Forse vi divertirà guardarli.
La signora Vogl - Grazie, signora, Non posso guardare nulla. Sono troppo disperata.
Vittoria - Ma perché, signora? Oggi non succederà certo nulla al vostro Toto.
La signora Vogl - (con profondo sospiro, quasi singhiozzando) Chi lo sa? (La cameriera la accompagna fuori).
Burdach - Vedete? Persino la signora Vogl si è scandalizzata perché prendevate il tè con me.
Vittoria - (senza rispondere allo scherzo) Quella donna era fuori di sé!
Burdach - Chi sarà mai questo Toto per il quale non può trovare il denaro?
Vittoria - Penso che non potrà pagare le tasse di scuola per il figliuolo. Avrà chiesto l'esonero e la Giunta comunale l'avrà respinto.
Burdach - (dubbioso) Credete che per questo si sarebbe agitata tanto?
Vittoria - Mi pare che ciò non dovrebbe stupirci! Chi sa se tutto l'avvenire del bimbo non dipenda da questo fatto! Forse è un ragazzo molto intelligente ed essa temerà che tutto il suo talento vada perduto soltanto perché le manca quel poco denaro. Bisogna aiutarla, povera donna! Temo di non essere stata stanza gentile con lei. Voglio tentare!.. (Sta per alzarsi).
Burdach - Ma, signora. Non sapete nemmeno di che si tratta e già vi immaginate chissà che cosa con tanta vivacità! (Piccola pausa; con uno sguardo pieno di entusiasmo) E' bello, sapete, che una persona si commuova tanto per un'altra... anche senza sapere che cosa le sia successo! Mi verrebbe quasi il desiderio di essere questo Toto.
Vittoria - Voi non avete più bisogno di tasse scolastiche, a quanto pare.
Burdach - (con uno sguardo all'orologio) Le cinque e mezzo! Signora, mi rendo conto dell' « immenso » dispiacere che vi arreco, ma purtroppo debbo andarmene.
Vittoria - E l'intervista?
Burdach - Debbo trovarmi in redazione prima della chiusura. Fra mezz'ora però sarò di ritorno.
Vittoria - (ridendo) Va bene, dovrò resistere fino allora!
- (Quando Burdach sta per congedarsi si apre la porta e la Cameriera cede il passo a Lisa Quilling. E' una signora abbastanza giovane e vivace con una punta di ingenuità e di provincialismo).
Vittoria - Oh, Lisa! Che piacere! (Presentando) Signor Franz Burdach... che sciocca sono, lo conoscerai certamente.
Lisa - (molto secca) Non credo...
Vittoria - Mi pare strano! E' redattore nel
vostro giornale.
Lisa - (c. s.) Davvero?
Burdach - (a Vittoria) Le cose sono troppo semplici, per voi, signora. Il «Naeht Zeitung » è un quotidiano importante. La moglie del generale non può conoscere ogni misero sottufficiale. (A Lisa, con grande cortesia) Naturalmente ho incontrato sovente la signora.
Lisa - (fredda) Ah, sì.
Vittoria - (a Burdach) Siete stato molto gentile di aver atteso con me. Fra mezz'ora mio marito sarà sicuramente qui. (Burdach esce).
Vittoria - Perché sei stata tanto fredda con lui?
Lisa - Oh, sai, è meglio non dar troppa confidenza a questi giovanotti. Altrimenti si immaginano chi sa che cosa. Anche Waldemar dice sempre così.
Vittoria - Mi sembra però che questo lo tenga in buon conto. Altrimenti non gli avrebbe affidato questa intervista...
Lisa - Lui o un altro...
Vittoria - Vuoi una tazza di tè?
Lisa - No, grazie, l'ho già preso... accetto invece una sandwich. (Vede le tazze usate) Dimmi un po' Vittoria, non avrai mica preso il tè con lui?
Vittoria - Naturalmente. E perché no? Non è mica un vagabondo.
Lisa - Sai, credo che tu debba imparare ancora molto da noi. Specialmente ora.
Vittoria - (ride) Specialmente ora?
Lisa - Quando tuo marito sarà a capo di tutto... non prenderai mica il tè con qualsiasi giovanotto.
Vittoria - Se mi piacesse... Oh Dio mio! Non gli ho offerto nemmeno una sigaretta!
Lisa - (dopo una breve pausa) Vittoria, tu sai quanto ti sono amica. Ti ho ammirata fin dal principio e ti ho sempre difesa.
Vittoria - E' stato forse necessario?
Lisa - Oh sì, è stato necessario. Tu sei cresciuta in un ambiente completamente diverso. Ciò si sente. Quello che mi hai raccontato degli usi di casa tua...
Vittoria - Oh, molto di etichetta! Buoni. Ambiente simpaticissimo.
Lisa - Ambiente di scapoli. Non voglio farti davvero delle prediche. Vittoria, però ricordati, così farai del danno a tuo marito.
Vittoria - Vedi, il signor Burdach è di parere opposto. Anzi desidera l'elezione di Corrado soltanto perché potrà vedermi in qualunque banchetto. Mi ha fatto proprio paura.
Lisa - Di che?
Vittoria - Oh Dio, di tutte le cerimonie ufficiali. Deve essere una noia tremenda.
Lisa - Non senti nessuna ambizione?
Vittoria - Che domanda curiosa. I successi di Corrado mi fanno piacere perché « egli » ne è contento e perché li merita. La prospettiva però di dover ascoltare, seduta tra una caterva di vecchioni, dei discorsi ufficiali che ripetono sempre la stessa cosa, cioè niente... ciò ti diverte forse?
Lisa - Perché lo chiedi a me?
Vittoria - Mi pare che anche voi dobbiate essere sempre dappertutto. Tuo marito...
Lisa - E' tutt'altra cosa.
Vittoria - Perché?
Lisa - C'è una grande differenza.
Vittoria - (ride) Sì, sì, Lisa, so già quanto stai per dire. Una personalità come Corrado... Perfino i ciechi di Berlino conoscono il suo passato! Non arrossire. Conosco il tuo entusiasmo. E' naturale, del resto.
Lisa - Sai, Vittoria, hai un modo tale dì esprimere le cose...
Vittoria - Corrado è un uomo fortunato. E' di moda.
Lisa - Non capisco.
Vittoria - Ebbene... c'è una moda per gli uomini come per i vestiti. E se un uomo non è di moda, anche se fosse un Dio, ciò non gli servirebbe a nulla.
Lisa - (profondamente stupita) Come?
Vittoria - E' proprio così. Per questo Napoleone non ebbe fortuna con le donne. Allora « usavano » gli uomini fini, sentimentali, esaltati e un dittatore guerriero come lui non poteva interessare nessuna donna.
Lisa - E oggi...
Vittoria - Già sai quel che voglio dire. Oggi egli avrebbe fortuna. Perché... nessuno lo sa. Del resto nessuno sa neppure perché noi donne abbiamo bisogno una volta di dieci metri di stoffa per un abito e un'altra volta di due soltanto.
Lisa - Fai dei confronti... così strani... (Entra Corrado Thoss. E' un bell'uomo sulla fine della trentina).
Thoss - Buona sera! Ciao, Lisa! Avete fatto compagnia a Vittoria? (Si salutano).
Vittoria - (con un gesto verso l'orologio) Era necessario! Credevo che non tornassi più!
Thoss - Non la finivano mai!
Vittoria - Però ci siamo divertite. Abbiamo indagato per quale ragione tu sei oggi di moda, Corrado.
Lisa - Vittoria l'ha indagato!
Thoss - Me lo immagino... (Va in su e in giù per la stanza).
Lisa - Un po' di tè?
Thoss - (rifiutando) Grazie. (Prosegue in su e in giù).
Vittoria - Sei di cattivo umore, caro?
Thoss - Tutt'altro...
Vittoria - (dubbiosa) Ma..
Lisa - Vi disturbo, forse?
Thoss - Cosa vi salta in mente, Lisa? (Breve pausa) Il giornalista è già venuto?
Lisa - C'è stato un redattore del « Nacht Zeitung ». Ritornerà più tardi.
Thoss - Molto gentile da parte di Walde-mar, aver fatto questo per me. Forse non è necessario. Però è molto simpatico.
Lisa - Mio marito è del parere che prima di andare domani sera al comizio tutti devono aver letto in casa l'intervista. Così arriveranno preparati.
Thoss - Chi ha mandato?
Vittoria - Un giovane simpatico e svelto, mi sembra.
Thoss - Del resto una penna stilografica vale l'altra.
Lisa - L'ho detto anch'io a Vittoria.
Thoss - Vi siete, mi pare, un po' bisticciate?
Vittoria - (ridendo) Moltissimo! Come Crimilde e Brunilde.
Lisa - (scioccamente) Ma non è vero.
Vittoria - Sai, Corrado, Lisa è troppo innamorata di te. Non posso permetterlo! (Breve sguardo di disagio fra Thoss e Lisa).
Thoss - Non mettere in imbarazzo Lisa con le tue sciocchezze!
Lisa - La conosco io!
Vittoria - (gentile, ironica) Naturalmente, mi conosci, tu! (Con tono mutato) Che farete domani sera?, Verrete da noi dopo il comizio?
Lisa - Con molto piacere. Ed ora... (Si alza).
Thoss - Vi prego di ringraziare ancora Waldemar. (Commiato. Vittoria accompagna fuori Lisa e torna subito).
Thoss - Sai, Vittoria, non dovresti prenderla tanto in giro. Non lo capisce.
Vittoria - E' proprio questo che mi piace in lei. Sgrana certi occhi. E' davvero una cara donnina, del resto... Non molto profonda! Poco interessanti davvero, sia lei, sia gli altri. E tu non stai quasi più in casa. Se già adesso è così, chi sa cosa sarà dopo la tua elezione!
Thoss - Quello che dici manca di logica. Non già « adesso », bensì « ancora adesso ». Dopo sarà finito tutto questo tran tran, tutto questo succedersi di sciocchezze. Vittoria, talvolta tremo di impazienza. Vorrei volare, e debbo camminare carponi.
Vittoria - A me sembra che voli! Essere arrivato a 33 anni dove sei arrivato tu...
Thoss - Dove sono arrivato io, Vittoria? E dove sono arrivato? Te lo dico in confidenza, cara... Con le mie idee sono ben lontano dalla
meta!
Vittoria - Ho capito, la scala!
Thoss - La scala?
Vittoria - La grande scala. Me lo ha spiegato un tale che credo molto intelligente. Dice che vi sono dei ministri che...
Thoss - Ebbene, è meglio di non parlare per ora di certe cose. Però se si pensa alla incapacità generale, se nelle cariche più importanti si debbono vedere persone che si mantengono malamente in bilico, se si considera tutto ciò... quanto ci sarebbe da fare... mentre qui sì sta per ben due ore in commissione a discutere se lo stipendio del guardiano dell'ospizio dei vecchi debba essere portato da venti a venticinque marchi la settimana in considerazione del suo orario esoso...
Vittoria - (che su questo dettaglio dimentica tutto il resto) E quante ore fa di servizio?
Thoss - (leggermente mutato) Che ne so io? Credo dalle sei del mattino alle nove di sera. Ma non parlo di questo.
Vittoria - Ma, Corrado, si deve parlare di questo! Sono 15 ore e non gli danno che 20 marchi? Ma è troppo poco!
Thoss - Sei proprio una donna! Io ti porto il caso come un semplice esempio delle sciocchezze di cui debbo occuparmi.
Vittoria - E che cosa deve fare?
Thoss - Chi?
Vittoria - Questo guardiano.
Thoss - (impaziente) Che ne posso sapere io! Probabilmente dovrà aprire e chiudere continuamente il portone. Ma lascia in pace una buona volta quel guardiano! Stavo proprio per dirti che per soverchi timori e per troppe tenerezze ci dimentichiamo di abbracciare tutto con lo sguardo. L'importante sta nel tutto.
Vittoria - Non sono del tuo parere, Corrado. Che cosa è il tutto? Il tutto è formato da tante piccole cose...
Thoss - Ma non si può riuscire del tutto se uno si ferma intenerito sopra ogni piccola cosa. Certo non si va avanti senza avere una buona dose di brutalità.
Vittoria - Mi pare, Corrado, che nel discorso di domani non fai cenno di ciò.
Thoss - Sarei un bell'ingenuo. Certe cose non si dicono, tanto la gente non capirebbe. Mi capisci a malapena tu...
Vittoria - Oh, io ti capisco... intanto siccome ne stiamo parlando, spero che non me ne vorrai, se resterò in casa domani sera? Sai, quei comizi...
Thoss - (sorpreso) Non vuoi sentire il mio discorso?
Vittoria - L'ho già inteso.
Thoss - (offeso) Hai paura di annoiarti?
Vittoria - Ma no. Non voglio assistere « per » te.
Thoss - Non ti comprendo.
Vittoria - (molto affabile) Vedi, conosco ormai il tuo discorso, l'hai tenuto davanti a me, come fai sempre. Anzi l'hai ripetuto per due volte...
Thoss - Perché tu l'hai voluto.
Vittoria - Ormai questo discorso è ben fisso nella tua memoria...
Thoss - Speriamo!
Vittoria - E' impresso con ogni accento, con ogni gesto. Lo so perfettamente: qui allargherai le braccia, là getti indietro la testa... (Cauta) Ti seccherebbe certamente se assistessi per la terza volta.
Thoss - (la guarda, aggrotta leggermente le sopracciglia) Perché dovrebbe seccarmi?
Vittoria - Dovrebbe impacciarti, penso... paralizzarti... non saresti così libero.
Thoss - (seccato) Hum. (Silenzio).
Vittoria - Ti dispiace quanto ti ho detto?
Thoss - (con negazione debolissima) Oh, dispiacermi...
Vittoria - Invece sì, ti dispiace.
Thoss - Piuttosto mi sorprende. Talvolta sento una critica nelle tue parole...
Vittoria - (con somma gentilezza) Ciò non sarebbe cosa grave. Due persone adulte sono fatte per criticarsi a vicenda. In tal modo uno aiuta l'altro.
Thoss - A me sembra però che tu mi « aiuti » un po' troppo.
Vittoria - Non credo che ti farebbe piacere una moglie come Lisa che ad ogni parola spalanca gli occhi e rimane in estasi.
Thoss - Credo che ti sbagli. Lisa anzi guarda suo marito con occhio molto critico.
Vittoria - « Suo » marito sì. Ma non giochiamo a mosca cieca!
Thoss - (sconcertato) Lascia stare Lisa. Non mi sembra molto delicato da parte tua...
Vittoria - Cos'hai, mi permetterai uno scherzo innocente... (Lo guarda) O non è forse cosa tanto innocente?...
Thoss - (presto) Che cosa ti frulla per il capo? (Quasi scherzando) Ora non devi irritarmi, Vittoria! Vengo da quella maledetta seduta, con la testa piena di mille cose...
Vittoria - Ora mi ricordo che qualcuno ti aspetta di là.
Thoss - Cose di ufficio?
Vittoria - Credo. Una certa signora Vogl.
Thoss - Vogl? Mai sentita nominare!
Vittoria - E' venuta qui dentro agitatissima mentre prendevo il tè col giornalista.
Thoss - Hai preso il tè col giornalista?... (Trattiene quel che vorrebbe dire) Ma che cosa vuole dunque?
Vittoria - Oh era divertentissima. Ha preso quel redattore per te.
Thoss - Sì... ma non è possibile che la gente mi perseguiti fino dentro casa!
Vittoria - Credo che si tratti del suo figliuolo per la dispensa delle tasse.
Thoss - Ma ciò non dipende da me. E' una questione del reparto X. Non posso pensare a tutto io!
Vittoria - Ma non ho capito bene. Te la chiamo...
Thoss - Lascia stare. Attenderà e intanto si calmerà. No, le cose non possono continuare così. Dopo l'elezione saprò organizzare diversamente.
Vittoria - Organizzare diversamente?
Thoss - Volevo dirtelo da un pezzo. Prenderemo un domestico pratico che sappia chi deve far entrare e chi no.
La cameriera - (entra) Onorevole, c'è un domestico.
Vittoria - (ride) Che prontezza!
Thoss - Sciocchezze! E' l'usciere per la firma. (Alla cameriera) Fai entrare,
- (La cameriera cede il passo all'usciere Plaffenzeller. Uomo ben portante, sulla cinquantina, in divisa blu con bottoni stemmati d'argento).
Pfaffenzeller - (inchinandosi davanti a Vittoria) Salute, signora!
Vittoria - Buon giorno Pfaffenzeller. (Lo saluta ed esce).
Pfaffenzeller - Salute, onorevole, ecco le carte.
Thoss - (si è seduto davanti alla scrivania) Date qua! (Stende la mano).
Pfaffenzeller - (toglie dalla busta dei documenti e legge con alquanta fatica in lingua pura) La costruzione della scala per il nuovo edificio comunale sulla piazza del Re, sedici gradini dal terzo piano alla soffitta, viene concessa alla ditta Hauberisser e figlio al prezzo convenuto di 657 marchi e sessanta pfennig.
Thoss - (sottoscrive) Avanti!
Pfaffenzeller - (legge) La sezione manutenzione dei canali della sopraintendenza tecnica coloniale, a causa del trasloco nei nuovi locali, deve riordinare tutti i registri. La fornitura delle relative 3600 coperture...
Thoss - La Commissione l'ha approvata?
Pfaffenzeller - Sì, signor assessore.
Thoss - (fra se) 3600 coperture! Mah!.
Pfaffenzeller - (legge) Viene ceduta alla Ditta Schlicht e Besseler al prezzo di 980 marchi,
Thoss - (a mezza voce) Sciocchezze! (Forte) Date qua! (Firma).
Pfaffenzeller - 980 marchi per le coperture nuove! Potevano adoperare quelle vecchie e mettere sopra le etichette nuove.
Thoss - Sembra anche a me (Stende la mano per prendere gli altri documenti).
Pfaffenzeller - (senza dargli altre carte) 980 marchi per cose inutili! E poi fanno tante storie per un cane e per 60 marchi.
Thoss - (impaziente) Che cane?
Pfaffenzeller - Ma, onorevole! Ve ne ricordate di certo! Quel cane per il quale non hanno più pagato la tassa!
Thoss - Ma come? Non è finito ancora? Abbiamo discusso più d'un'ora in commissione su quel cane.
Pfaffenzeller - Lo so. Ma il Consiglio deve approvarlo. Cosi va la procedura!
Thoss - Commissione... Consiglio... tutto per un cane! Pare incredibile!
Pfaffenzeller - A me pare che si potrebbe usare un po' di clemenza. Mi sento affezionato a quella bestiola.
Thoss - « Voi »... perché?
Pfaffenzeller - Eh, me l'hanno dato in custodia. Lo tengo nella mia stanza. E non sa nulla, non sospetta nulla e mi guarda sempre così affettuosamente e mi salta intorno ed è così allegro.
Thoss - Mi dispiace che vi abbiano dato questa seccatura. Ma non possiamo evitare il consiglio. Però ne sarete liberato lo stesso giorno.
Pfaffenzeller - Ma non dicevo questo. Mi dispiace che quella povera bestiola stia là in casa mia per aspettare la morte, mentre non ha nessuna colpa.
Thoss - La colpa è dei padroni.
Pfaffenzeller - Non so chi siano, altrimenti sarei andato da loro.
Thoss - Non gioverebbe a nulla. Anche se pagassero dieci volte tanto, il termine è scaduto. (Stende la mano) Avanti dunque!
Pfaffenzeller - (legge) L'acquisto di un apparecchio ad aria calda per l'ospedale comunale viene dato alla ditta Kuhner.
Thoss - (firma).
Pfaffenzeller - (legge) L'impianto d'una montagna russa nei bagni popolari municipali...
Thoss - Di che cosa?...
Pfaffenzeller - (sillabando) D'una montagna ru... (In questo momento la porta viene aperta piuttosto bruscamente ed entra la signora Vogl).
La signora Vogl - (con decisione quasi violenta) Ora basta d'aspettare!
Thoss - Che cosa volete? Chi siete?
La signora Vogl - Sono la signora Vogl e vostra moglie vi avrà forse detto perché sono venuta.
Thoss - Come vi permettete di entrare qui così di colpo?
La signora Vogl - Non posso attendere più! Ho da fare io.
Thoss - E allora andate a casa!
La signora Vogl - Per carità! Non ci penso nemmeno! Ora sono qua e ci resto!
Thoss - Pfaffenzeller, fate capire a quella donna...
La signora Vogl - (con una voce ben diversa) Oh, il signor Pfaffenzeller! E come mai?
Thoss - Conoscete questa donna?
Pfaffenzeller - Ma sicuro. Almeno da 20 anni, signor assessore.
La signora Vogl - Come state?
Pfaffenzeller - (alquanto impacciato) Non c'è male, grazie! Ma ora, cara signora, dovete comprendere... dobbiamo lavorare insieme, l'onorevole e io.
La signora Vogl - Ma, signor Pfaffenzeller, voi non sapete quel che mi è capitato.
Pfaffenzeller - Ma sì! Posso immaginarlo.
La signora Vogl - Non potete immaginarvi nulla, signor Pfaffenzeller. Se conosceste il mio Toto, parlereste in modo ben diverso.
Pfaffenzeller - (preoccupato) Lo conosco, lo conosco.
La signora Vogl - Che? Lo conoscete?
Thoss - Ora basta! Aspettate di fuori!
La signora Vogl - (senza dargli retta) E dove lo avete conosciuto il mio Toto?
Pfaffenzeller - (molto preoccupato) Sta con me.
La signora Vogl - Con voi? Dite sul serio? Dove?
Pfaffenzeller - Nella mia abitazione.
La signora Vogl - E allora aiutatemi! Non è una bestiola amorosa? Diteglielo!
Pfaffenzeller - Oh, sissignora, è proprio un bravo cane. (In lingua pura) Ma non si tratta di questo!
Thoss - Io attendo pazientemente che vi decidiate ad andarvene una buona volta!
La signora Vogl - (a Pfaffenzeller) Non si tratta di questo? Dovete mantenerlo fino a che... (Scoppia in piantò).
Pfaffenzeller - (molto imbarazzato; combat, tufo tra diversi sentimenti) Via, signora Vogl, calmatevi! Non è che un cane!
La signora Vogl - Che dite? Non è che un cane? Come si fa a parlare così stupidamente? Naturalmente non è che un cane. Ma che cane! Molti uomini potrebbero prendere esempio da lui. Ve lo dico io!
Thoss - Ed io vi dico che la mia pazienza ha un limite.
La signora Vogl - (senza curarsi di lui) -Ma come sta? Mangia?
Pfaffenzeller - Altro che! Mangia di gusto!
La signora Vogl - Che cosa gli date? La mattina gli piace tanto il pane inzuppato nel latte.
Pfaffenzeller - Gli ho dato del riso cotto.
La signora Vogl - Oh sì, gli piace anche quello, ma con un po' di carne dentro.
Pfaffenzeller - Gli ho dato un po' di salsiccia.
Thoss - (violento) Ma credete forse che starò a sentire ancora a lungo la vostra conversazione su quello che piace o non piace al vostro cane? (Si apre la porta ed entrano Vittoria e Burdach).
Vittoria - Corrado, ecco il signor Burdach del Nacht Zeitung. Si è affrettato a tornare.
Thoss - Ben lieto. Sono subito a vostra disposizione.
Burdach - Prego! Ho tempo.
Thoss - Debbo soltanto... (Alla signora Vogl) Come vedete, buona donna...
Vittoria - (gentile) Perché siete entrata qua, signora Vogl?
La signora Vogl - Non potevo attendere di più. Il mio Toto...
Vittoria - Ebbene, avete regolato l'affare della tassa scolastica?
La signora Vogl - (occhi spalancati) Che tassa scolastica?
Vittoria - La tassa scolastica per il vostro Toto. (A Thoss) Mi pare, Corrado, che si possa fare un'eccezione.
Thoss - Quale tassa scolastica?
La signora Vogl - E da quando i cani pagano la tassa scolastica? Non ci mancherebbe altro.
Burdach - (ride) Signora, ci siamo sbagliati. Toto non è un ragazzino, Toto è un cane.
La signora Vogl - Ma certo, il mio Toto è un cane. Che altro dovrebbe essere?
Vittoria - Allora non comprendo...
La signora Vogl - Ed io ve lo spiegherò, signora. Il mio cane si chiama Toto, siccome non ho potuto pagare la tassa sul cane il signor assessore me lo vuole ammazzare.
Vittoria - (ride) Ma che sciocchezze!
La signora Vogl - Ah, sì. La chiamate sciocchezza! Domandate un po' al signor Pfaffenzeller che ce l'ha in pensione fino al giorno in cui dovrà morire.
Pfaffenzeller - A me non domandate nulla, signora Vogl. Piuttosto dovrei andarmene.
La signora Vogl - Ecco i signori uomini. Quando ti servono, si squagliano!
Pfaffenzeller - Non mi squaglio affatto, signora Vogl. Ma non posso aiutarvi. Cercate piuttosto voi di perorare la vostra causa! (A Thoss) Avete ancora bisogno di me?
Thoss - No, potete andare. , Pfaffenzeller - Servo vostro. (Uscendo, alla signora Vogl) Non gli faccio mancare niente. Cercate di fare del vostro meglio. (Via).
Thoss - (alla signora Vogl) E adesso mi pare...
La signora Vogl - No, non me ne vado.
Vittoria - Corrado, ascoltala!
Thoss - Ma io so perfettamente quello che ini vuol dire. Non posso fare nulla!
Burdach - (seccato) Sarà meglio che io aspetti fuori?
Thoss - Non c'è ragione.
Burdach - Forse lo preferite.
Thoss - La vostra presenza non disturba affatto. Il caso è semplice e chiaro. Anzi, sarebbe bene che trattassero una buona volta pubblicamente queste cose. Il fatto in sé è proprio ridicolo...
Vittoria - (vicina a Thoss, piano a lui) Non posso dirlo forte. Per « lei non è ridicolo ».
La signora Vogl - (accorgendosi che si parteggia per lei) Il mio Toto è tutto per me!
Thoss - Tacete! Qui non si tratta di voi.
La signora Vogl - Come? Non si tratta di me? A me pare di sì. « Io » voglio bene al mio cagnolino. Sono io che non ho pagato la tassa. L'hanno tolto a oc me ». A ce me » lo ammazzano. E di chi allora si tratta?
Thoss - Si tratta del principio. Allora tutti potrebbero venire.
La signora Vogl - Sì, ma non è necessario che venga nessuno. Gli altri possono pagare, invece io no!
Vittoria - (senza troppa dolcezza, per quanto in fondo si noti la sua interna commozione) Ma prima, signora Vogl, avete sempre pagato, perché non lo potete ora?
Burdach - Hanno raddoppiato la tassa, quest'anno, o mi sbaglio?
La signora Vogl - Nossignore, avete proprio ragione. Oggi si pagano 60 marchi! E 30 erano già molti.
Thoss - Credo che la Commissione Municipale se ne intenda più di voi.
La signora Vogl - Non dico questo. Sarebbe il meno. Ma il mio a posto » non vale più niente.
Vittoria - Il vostro posto? Non comprendo!
La signora Vogl - Vedete, signora, io sono fioraia. Da 14 anni occupo un posto sull'angolo di via Tasso e via Wolfram. Ricordate che fino alla primavera scorsa c'era in quel punto un importante nodo tranviario. Ora il nodo è stato spostato. E così nessuno scende più lì. Nessuno compra più. Ed io non guadagno quasi più niente.
Thoss - Perché allora non fate un esposto alla Giunta Municipale?
La signora Vogl - Ne ho fatti tre. Ma queste cose non importano nulla a quei signori. Solo per ammazzare un cane hanno fretta.
Thoss - Ora basta! (A Burdach) Mi rincresce che abbiate dovuto attendere per questa stupida storia.
Vittoria - (a Thoss) Dis donc, on va payer la petite somme pour elle! Faut bien lui rendre son chien.
Thoss - Mais non, mais non! Il ne s'agit pas de soixante markes, il s'agit du principe.
Vittoria - 11 ne s'agit jamais d'un principe, toujours d'un homme!
Burdach - (guardandola senza volerlo) Questa è anche la mia opinione...
Tnoss - (urtato) Ah, anche voi siete dello stesso parere! Allora, signor Burdach, permettete che vi dica io stesso come stanno le cosc. si ti alta di quasi un milione per le casse comunali. La nostra città con i suoi quattrocentomila abitanti è la più ricca di cani. Ci sono ventiseimila cani! La signora
Vogl - Non sono mica troppi!
Thoss - Oh, sì, sono troppi. Ogni 15 abitanti un cane! E' ridicolo addirittura. Vi sono delle vie (con intenzione) proprio nei quartieri così detti poveri, dove non si può fare un passo senza che una turba di quelle bestiacce non vi passi fra le gambe! Sono una vera piaga! La signora
Vogl - Già, per chi non ama i cani...
Thoss - Per farla breve, non è possibile andare avanti così. Naturalmente hanno gridato come degli ossessi. Ci hanno sepolto sotto una valanga di proteste, hanno abbandonato i cani, ne abbiamo presi parecchi senza padroni...
La signora Vogl - Non il mio Toto però...
Thoss - No, voi avete preferito di non pagare.
La signora Vogl - Ho chiesto una diminuzione.
Thoss - Siete stata avvertita. Una volta. Due volte. Perfino una terza volta. Sapevate benissimo quel che vi aspettava.
La signora
Vogl - Ma se non ce l'avevo!
Thoss - Mi rincresce che proprio voi dobbiate servire da esempio. Ma ora la cosa è detta ed esaurita. Fate un po' di economia e compratevi un altro cane.
La signora
Vogl - (lo guarda come chi non sa quello che dicc. scuote leggermente la testa. Molto piano) Un altro... (Guarda con gli occhi sperduti. Silenzio).
Vittoria - (molto amichevolmente la prende sotto braccio) Venite, signora. (La Vogl si fa condurre fuori senza opporre resistenza).
Burdach - (appena solo con Thoss, franco) Dottore, facciamo a metà.
Thoss - Non comprendo, scusate.
Burdach - (franco, allegro) La tassa, dico. Voi 30 marchi e io altrettanto. La paura l'ha avuta.
Thoss - (freddo) Vi sbagliate. Non penso neppure lontanamente a pagare la tassa per quella donna. E del resto non gioverebbe nemmeno più.
Burdach - (ride come non potesse ammettere nessun''altra spiegazione) Ho capito! Volete fare da solo, di nascosto...
Thoss - Non voglio far nulla. (Con tono diverso) Dunque, passiamo alle cose nostre. Mi garantite che l'intervista sarà pubblicata domani?
Burdach - Senz'altro!
Thoss - Bene! Allora interrogatemi!
Burdach - Oh, Dio, interrogarvi... credevo che voleste anteporre alle vostre dichiarazioni alcune norme sul compito dell'attuale nostra politica comunale.
Thoss - (riflettendo) Sì. Va bene.
Etjrdach - (seguitando) ...e che avreste svolto poi il vostro programma con speciale riguardo alla questione delle abitazioni...
Thoss - (approva) Bene!
Burdach - ...e poi trattato della politica finanziaria del comune...
Thoss - Molto sommariamente però.
Burdach - ... per concludere poi con gli interessi culturali e di istruzione.
Thoss - Le questioni culturali non trovano alcuna opposizione e servono per rappacifica re gli animi. Dunque
- (Burdach si prepara a scrivere).
Thoss - (incomincia ad andare in su e in giù per la stanza e a parlare con grande spigliatezza) Per me il compendio di ogni sana politica comunale consiste nel rafforzare, agevolare, col miglior accordo fra contrasti sociali ed economici, il benessere spirituale e materiale,, morale ed economico dell'intera popolazione... Ma non scrivete?
Burdach - Perdonate, signor Thoss, ma i miei pensieri sono ancora sempre con quella donna.
Thoss - (non senza asprezza) Con quale donna?
Burdach - Con quella del cane.
Thoss - Sentite, giovanotto: siete qui per occuparvi di me e non di un cane qualunque!
Burdach - Benché la cosa sia definita ufficialmente io credo che una vostra parola basterebbe...
Thoss - (molto impaziente) Per favore...
Burdach - (lo interrompe, molto serio) Vorrei chiedervi ancora una volta se non ritenete opportuno di togliere di mezzo questo caso.
Thoss - Non esiste un ce caso ». Sono sciocchezze codeste!
Burdach - Non so, signor assessore... Non credete opportuno in questi giorni che precedono le elezioni, di evitare ogni appunto, ogni critica da parte della popolazione?
Thoss - La popolazione! Una vecchia fioraia! Vorrei permettermi di dirvi, signor... ah... Burdach, che non siete venuto per darmi consigli, ma unicamente per scrivere quanto vi detto. Avete capito?
Burdach - Capito? Sì! ' Però vorrei ancora pregarvi...
Thoss - Ora basta! (Tra sé a mezza voce) E' incredibile! (Silenzio) Inoltre, prima che mi dimentichi, tengo molto a leggere le bozze dell'intervista.
Burdach - Sicuro.
Thoss - Ci tengo molto!
Burdach - Sta bene.
Thoss - Sono un po' difficile su questo punto!
Burdach - Le bozze vi saranno presentate al massimo alle tre.
Thoss - (seguitando) Non deve sembrare contrario alla mia idea sostanziale di politica comunale il fatto che nel mio programma riservo non solo il primo posto ai problemi economici e di coltura, ma che considero il loro sviluppo come l'unico e vero scopo di tutta la mia azione. Non possono esistere delle ricette... (Fuori si sentono delle voci. Thoss si interrompe, ascolta. Con uno sguardo verso Burdach) Mi sembra che si tratti ancora della vostra protetta, di quella fioraia. (Di nuovo in ascolto. Con rabbia non più contenuta) Scusate un momento! (Via in fretta).
Burdach - (ascolta con tensione, con dei gesti che fanno comprendere quanta viva parte egli prenda ai fatti che si svolgono fuori. Si comprende confusamente che fuori è una vivissima discussione. Prima si sente la voce di Thoss che fa delle domande in tono brusco, seguono le lamentele della Vogl. Una volta si ode anche la voce di Vittoria che vorrebbe calmare gli animi. Poi ancora tuona la voce di Thoss. Si sentono distintamente le parole « sfacciataggine » e ce canaglia! ». Poi la porta di casa si chiù, de fortemente sbattuta. Subito dopo rientra Thoss affannato e rosso in volto).
Thoss - (con voce nella quale si sente ancora l'agitazione, tagliente e soddisfatta) Ecco! (Attaccando immediatamente seguita dove aveva smesso) Non possono esistere le piaghe e togliere dal mondo tutti i mali. Cerchiamo il bene dove si trova, senza riguardo al partito. Afferriamo onestamente ogni pensiero che può aiutare a liberare il popolo dai suoi guai e speriamo di riuscire in tal modo a distruggere i profondi contrasti che dividono la popolazione.
Burdach - (ha scritto. Poi smette, alza la testa, guarda con occhio poco benevolo Thoss che parla, e intanto cala la tela).
Fine del primo atto
ATTO SECONDO
Il giorno dopo. La medesima stanza. Verso sera, i lumi sono accesi, Vittoria, soia, legge. Pace silenziosa. Entra la Cameriera.
Vittoria - (alzando gli occhi) Che c'è?
La Cameriera - La donna che è stata scacciata ieri dal padrone. (Silenzio) Debbo introdurla?
Vittoria - (ancora con aria sorpresa) Ma certo! Sì!
- (La cameriera esce, fa entrare subito la signora Vogl).
La signora
Vogl - Buona sera, signora.
Vittoria - Buona sera.
La signora
Vogl - Vi dispiace che io sia tornata?
Vittoria - Niente affatto! Però se mio marito fosse ora in casa...
La signora
Vogl - Allora non sarei venuta. Ma egli deve tenere stasera il suo discorso. L'ho letto nel giornale. E allora ho pensato: « Vai un po', forse troverai la signora sola ».
Vittoria - Mettetevi a sedere vicino a me, signora.
La signora Vogl - Se permettete. (Si siede. Pausa).
Vittoria - Ed ora cosa potremo fare? Ho cercato in tutte le maniere di convincere mio marito, ma non ci sono riuscita.
La signora Vogl - Eh già, se uno non vuole.
Vittoria - Considerate però che in questi giorni mio marito è sovraccarico di lavoro ed è molto nervoso. Altrimenti non sarebbe trasceso ieri...
La signora Vogl - Lasciate stare; conosco bene quella razzaccia degli uomini!
Vittoria - Siete maritata?
La signora Vogl - Purtroppo no.
Vittoria - Ma avete avuto marito?
La signora Vogl - Purtroppo sì.
Vittoria - (ride) Già, già, signora Vogl, non ci si contenta mai. (Breve pausa).
La signora Vogl - Credete davvero, signora, che non ci sia più nulla da fare?
Vittoria - Sarà difficile, molto difficile.
La signora Vogl - Ve l'ho detto; quando uno s'intesta a non volere! E tutto questo perché il povero Toto non è un cane di razza.
Vittoria - Non è questa la ragione.
La signora Vogl - (quasi brusca per questa incomprensione) E' proprio questa, invece! Altrimenti l'avrebbero venduto all'asta e avrebbero pagato la tassa col ricavato. Il mio povero Toto invece non vale niente.
Vittoria - Voi partite da un punto errato. Non c'entra la razza!
La signora Vogl - Avete ragione. C'entra il cuore. E quel cane ha un cuore, signora mia, un cuore da non credersi.
Vittoria - Sì, sì, lo credo.
La signora Vogl - E' fedele quella bestiola! Quando guarda con quegli occhi, occhi meravigliosi davvero, non si pensa più alla razza... Ora quando torno a casa e trovo quel cestello vuoto...
Vittoria - Bisogna riprenderlo!
La signora
Vogl - Mi sembra di essere una orfanella, così sola accanto alla mostra di fiori. Stava sempre vicino a me e guardava la gente con tanta furberia che si mettevano a ridere tutti. E non ha mai avuto freddo. Mai! Credete che fosse rimasto a casa qualche volta? Se gli dicevo: « Toto, oggi rimani a casa, fa troppo freddo », allora mi guardava in un modo tale, come se volesse dir di no... magari lo coprivo bene...
Vittoria - Bene, bene. (Si vede che ella vorrebbe interrompere quel torrente di parole, ma la signora Vogl è ormai in vena).
La signora Vogl - E poi, signora bella, pochi giorni fa è stato il giorno dei morti; prima avevo sempre il mio posto accanto al cancello municipale del Cimitero. Ma dall'anno in cui hanno rovinato gli affari col proibire la vendita dei fiori migliori...
Vittoria - E perché?
La signora Vogl - Perché? Non lo so! La metà dei fiori non si deve vendere; aglaya no e stelloncini no, crisantemi no e bocche di leone neppure. E perché mai? I signori della Giunta hanno probabilmente compassione dei fiori. Solo non hanno compassione del mio Toto. La mattina di buon'ora, appena avevo preparato il mio posto a quando giungevano i primi compratori, ecco il poliziotto che mi ha preso di mira e viene verso di me. Certo la Peppina ha fatto la spia, quella canaglia invidiosa che non fa mai nulla di buono, perché da sé quel poliziotto non se ne sarebbe accorto. Quelli non sanno discernere un garofano da un cipresso...
Vittoria - (senza impazienza, affettuosa, divertita) Sentite, cara signora, non potete certo raccontarmi la vostra vita, ora, altrimenti torna mio marito senza che abbiamo concluso niente.
La signora Vogl - Santo Dio! Ora mi sbrigo... Dunque viene la guardia molto scura in viso e comincia cosi: «Oh non sapete forse che... ». E che cosa credete che faccia il mio Toto? Salta fuori dalle coperte, si mette sull'attenti, e dimena la coda. La guardia si mette a ridere, lo guarda, l'accarezza e se ne va contento e mi lascia in pace... E tutto questo non avverrà mai più!... (Si mette a piangere).
Vittoria - Non vi disperate tanto, cara signora. Col pianto non otterrete nulla.
La signora Vogl - (fra le lacrime) Lo so bene. Non ottengo nulla io. Oggi meno che mai. Quando ne cominciano a parlare i giornali tutto è perduto.
Vittoria - (attenta) I giornali?
La signora Vogl - Si capisce...
Vittoria - Quale giornale?
La signora Vogl - Ma come, non l'avete letto? Il « Nacht Zeitung ». C'è raccontata tutta la storia del mio Toto.
Vittoria - Ma che sciocchezza state dicendo?
La signora Vogl - Ma davvero non l'avete letto? Anch'io non leggo mai i giornali. Che volete che mi interessino le cose loro, dei ministri e del Parlamento? Ma la sarta che abita al pianterreno me l'ha portato su. E mi sono proprio venuti i brividi nel leggerlo.
Vittoria - (le sopracciglia aggrottate, con mol. la attenzione) Ma che cosa hanno scritto?
La signora Vogl - Sembrerebbe quasi che avesse conosciuto il mio Toto. Come ha scritto bene. E' proprio commovente, vi dico. (Con linguaggio scelto) « Quello che avete fatto al minore dei miei fratelli lo avete fatto a me. E con questo si intendono anche i fratelli dal manto villoso ». E poi racconta tutta la storia tra il signor assessore e me. E finisce col dire che un uomo capace di tanto male non può diventare Borgomastro.
Vittoria - (piano) Graziosa davvero!
La signora Vogl - Sì che è graziosa! E per questo vi dico che non ci mancava altro. Chi sa come si arrabbierà il signor assessore.
Vittoria - (con le labbra serrate) Lo credo bene.
La signora Vogl - E penserà: «E' giusto che si ammazzi quella bestia maledetta! ».
Vittoria - (piano) Avete con voi il giornale?
La signora Vogl - Certo che ce l'ho. (Tira fuori dalla borsa una quantità di oggetti ed infine un giornale varie volte ripiegato e macchiato) Eccolo.
Vittoria - (apre ansiosa il foglio e cerca la firma) Che peccato! Proprio sulla firma c'è una grossa macchia. Non riesco a leggerla.
La signora Vogl - Stavo prendendo il caffè e le mani mi tremavano.
Vittoria - (piano) Già, già. (Mette il giornale contro luce) E' impossibile decifrarla. (Si è alzata e legge l'articolo con un'emozione mal repressa).
La signora Vogl - Ma avete letto la fine proprio al « disopra » della macchia di caffè? Sentite quello che dice? (Senza dialetto) Fanno una questua per me. E ha scritto il mio no me ed il mio indirizzo e pure che vendo fiori. Ecco qua... (Legge) « Ognuno deve dare! Non solo nell'interesse di quella povera donna ma anche in segno di protesta contro la decisione gretta e spietata della Giunta Comunale. La Redazione del giornale riceve le offerte ». E questo deve urtare vostro marito.
Vittoria - (piano) Sì, sì, lo credo anch'io.
(Durante queste parole si è aperta la porta ed è entrata Lisa Quilling. E' evidentemente assai agitata, anzi si scorge un certo disordine nel suo vestire. Vuole lanciarsi verso Vittoria, ma si ferma di botto, vedendo che Vittoria non è sola).
Vittoria - (sorpresa) Tu, Lisa! Così presto? Ilcomizio è già finito?
Lisa - (agitata, quasi singhiozzando) Oh, sarà presto finito!
Vittoria - (la guarda) Allora, signora Vogl, credo...
La signora Vogl - Capisco, capisco signora, non voglio disturbare.
Vittoria - Vi darò mie notizie. La signora
Vogl - Grazie tanto, signora, arrivederci. (A Lisa) Buona sera. (Lisa non risponde. La signora Vogl esce).
Lisa - (subito, agitatissima) Vittoria, non ti capisco. Quella donna si trova qui... da te...
Vittoria - Come la conosci?
Lisa - Ho sentito da te il suo nome! Quel bellissimo nome « Vogl » che è stampato grande e grosso nel nostro giornale!
Vittoria - Lisa, quell'articolo è incredibile!
Lisa - Incredibile? E' ignobile! E' una vigliaccheria, una vigliaccheria bassa, e volga-rissima. Io non ne ho colpa! Ho detto mille volte a Waldemar di esaminare il valore morale delle persone e di non assumere quei giovinotti sconosciuti che non danno nessuna garanzia... Ma che cosa credi che mi abbia risposto? « Il pubblico richiede talenti giovanili! ». E ora eccolo il suo talento giovanile!
Vittoria - Ma è stato Burdach?
Lisa - Certo che è stato lui! (Prende il giornale) Non sai leggere, tu... Accidenti, c'è una macchia nera.
Vittoria - (molto seria) Corrado lo sa?
Lisa - (amara) Lo sa!
Vittoria - E tutta la folla del comizio lo sapeva pure?
Lisa - Oh, se lo sapeva!
Vittoria - Ma io non capisco: Corrado prima di uscire ha guardato l'intervista e mi ha detto: « Finalmente un giornalista che sa riferire quel che gli è stato detto! ». Era soddisfattissimo.
Lisa - (amara) Soddisfattissimo!
Vittoria - Poi si è messo in tasca il foglio ed è uscito.
Lisa - Non sapeva di portare in tasca la dinamite... oh, che vigliaccheria! Quest'uomo prepara segretamente il veleno e in segreto la sera, dopo la chiusura, lo porta nella tipografia e lo insinua di contrabbando. Waldemar pretende che questo caso sia unico in tutta la storia del giornalismo...
Vittoria - Ma Lisa, non esagerare! Non vale la pena di parlarne!
Lisa - Davvero!
Vittoria - In fin dei conti tutti sanno chi è Corrado, un uomo che ha i suoi meriti...
Lisa - Ma tu non sai nulla! Il comizio è stato uno scandalo!
Vittoria - (con gli occhi sbarrati) Uno scandalo?
Lisa - Uno scandalo, terribile, gigantesco!
Vittoria - (spaventatissima) Lisa... (Si padroneggia) Ma come è possibile? Che cosa è successo? E' caduto come oratore?
Lisa - (con profonda convinzione) Oh, egli non fallisce mai!
Vittoria - E' vero. E il discorso era bello.
Lisa - Ma non ci si è arrivati...
Vittoria - (con gli occhi sbarrati, piano) Non lo hanno fatto parlare?
Lisa - (accenna di no senza parlare).
Vittoria - Ma tutto ciò è terribile! Ed io sono qua a casa... Voglio correre da lui! (Andando verso la porta).
Lisa - Resta pure! Non lo incontreresti più. Saranno usciti per andare a discutere in qualche altro luogo sulla situazione.
Vittoria - Che pena mi fa! (Pausa) Dunque raccontami...
Lisa - Che vuoi che ti racconti? Tutte le persone presenti avevano letto naturalmente quello là - (indicai il giornale). Uno lo passava all'altro ed ognuno leggeva prima l'intervista e due pagine più in là questo attacco vile, infame. Ecco, ecco. Questo! (Come in un attacco isterico, ha preso il foglio e legge con voce tre. mula) « Una parola, un cenno basterebbe per aiutarla. Il dottor Thoss però non ne ha voglia. Che cosa gliene importa della donna e del suo dolore? Ella lo cerca, lo implora ed egli la butta allegramente giù per la scala. Ma stasera al Comizio dirà delle bellissime frasi, parlerà del punto di vista umanitario e fra otto giorni dovrebbe essere il capo della nostra città. Però non è adatto a coprire tale carica! ». Stampato in corsivo, questo! Nel nostro giornale, hai capito? Nel nostro giornale...
Vittoria - (con emozione mal repressa) Ma che cosa è accaduto poi? Racconta una buona volta!
Lisa - Mio marito aveva letto tutto! Ma non ha detto nulla a Corrado per non renderlo nervoso. E quando Corrado incominciò a parlare sai che cosa lo ha interrotto?...
Vittoria - Probabilmente delle esclamazioni.
Lisa - Degli abbaiamenti! ! !
Vittoria - Che cosa?
Lisa - Proprio così! Prima lo lasciarono parlare per due minuti, ma poi quando incominciò a trattare del benessere della popolazione povera, si sentì un suono strano, sai, così, come se un piccolo cane sotto al tavolo fosse scontento; un breve mugolio, insomma. Non so se quella canaglia si fosse accordata con altri, ma da quel momento incominciarono da tutte le parti. Dapprima soltanto piano, ma di continuo, come se cani sparsi dappertutto ululassero uno contro l'altro.
Vittoria - (piano) Che vigliaccheria.
Lisa - E poi, tutto a un tratto, proprio su una frase bene elaborata, dove si parla dello sgravio delle tasse, uno incominciò a latrare, e in che modo! A gemere così lamentevolmente, come talvolta nelle lunghe notti d'inverno i cani abbandonati, che pare non possano più smettere. Ed allora addio! Tutto quanto Corrado diceva, veniva coperto da latrati e da rumorosi scrosci di risa.
Vittoria - (piano, agitatissima) E lui?
Lisa - Lui?
Vittoria - Come si è comportato?
Lisa - Lo domandi? Era la dignità in persona. Le braccia incrociate, egli fissava la masnada, mentre il presidente scampanellava. Poi si ritirò lentamente dalla tribuna e si mise a sedere sulla poltrona. Quando il presidente prese la parola, regnava un silenzio perfetto. Ma appena accennò all'incidente chiamandolo un « affare gonfiato », ecco di nuovo quel tremendo lungo latrato... Ed allora non resistetti più e sono scappata via. (Pausa) Non è terribile?
Vittoria - (pallida, piano) E' triste assai. Potrebbe danneggiarlo.
Lisa - (isterica) Danneggiarlo? E' la sua rovina! Gli tronca la carriera. E' una catastrofe vera e propria!
Vittoria - Lui saprà come porvi rimedio.
Lisa - (c. s.) Non « c'è » rimedio! Quel farabutto ha preparato troppo bene il suo piano. Ma dovrà pagarlo caro. C'è la galera!
Vittoria - (che diventa calma a misura che Lisa eccede) Per che cosa c'è la galera?
Lisa - Non so... Sono fuori di me. E' la cosa più atroce che mi sia mai capitata...
Vittoria - (con le sopracciglia aggrottate, calma) Di' un po' Lisa, ti comporti proprio come se ciò fosse successo a « tuo » marito!
Lisa - Ora te la prendi con me perché mi agito... Non tutti possono avere il tuo sangue freddo. Però non so quale contegno Corrado preferirebbe!
Vittoria - (piano, con ironia) Il tuo, Lisa, il tuo.
Lisa - Canzonami pure! Tu non sai nemmeno quanto vale tuo marito.
Vittoria - (osservandola) E a me pare che tu lo sappia perfino troppo.
La Cameriera - (entrando) Il signore di ieri, signora.
Vittoria - Quale signore?
La Cameriera - Il signore del giornale, (Vittoria e Lisa si guardano. Breve pausa).
Vittoria - Non può essere, Bettina, vi sbagliate.
La Cameriera - No, no, signora, non mi sbaglio!
Vittoria - Vi ha detto il suo nome?
Lisa - Ma non è possibile! Nessuna persona sarebbe tanto sfacciata.
- (La porta accostata si apre, Burdach sta sulla soglia. Un urlo di disprezzo da parte di Lisa. Vittoria lo fissa muta. Burdach si inchina con aria grave. La cameriera guarda uno dopo l'altro con massima incomprensione. Vittoria congeda con un gesto del capo la cameriera che esce chiudendo la porta dietro di sé. Pausa piuttosto lunga. Burdach fa un passo nella stan-za e si inchina ancora una volta davanti a Vittoria).
Lisa - Non puoi mica ricevere quello lì, Vittoria!
Burdach - (molto modesto) Cerco il dottor Thoss.
Vittoria - (severa) Non è in casa. Lo sapete bene.
Burdach - Credevo che l'assemblea fosse finita.
Vittoria - Non vi siete stato?
Burdach - No.
Lisa - (sempre più nervosa) Non puoi parlare con quello lì!
Vittoria - Cosa volete da mio marito?
Burdach - (senza alcun pathos) Giustificarmi.
Vittoria - Chiedergli perdono, volete dire!
Burdach - (malto modesto, ma deciso) No. Giustificarmi.
Lisa - Vuoi trattare con lui, Vittoria! Allora me ne vado...
Vittoria - (con la massima nervosità, ma repressa) Dio mio, Lisa...
Lisa - Io non resto nella stessa stanza con gente simile! Non posso respirare la medesima aria...
Vittoria - Senti, Lisa! Bisogna ragionare...
Lisa - Me ne vado. Tornerò con loro. Non voglio rendermi complice.
Vittoria - Come vuoi.
- (Lisa si ferma davanti a Burdach. E' visibile lo sforzo interno. Cerca un'espressione di disprezzo, non trova nulla però; si contenta di uno sguardo che dovrebbe fulminarlo, esce sbattendo la porta. Un momento dopo si ode tinche lo sbattere della porta di casa. Silenzio).
Vittoria - (finalmente) Ebbene?
Burdach - Sarà meglio che io attenda fuori.
Vittoria - Sì, sarà meglio.
Burdach - (sta per uscire).
Vittoria - Restate!
Burdach - Deve essere ben triste per voi il vedermi. Andrò domani nell'ufficio del signor Thoss.
Vittoria - Ormai siete qua. (Severa) Avete dei rimorsi, nevvero?
Burdach - (tace).
Vittoria - Vi pentite?
Burdach - (tace).
Vittoria - Volete rimediare al mal fatto?
Burdach - (tace).
Vittoria - Cercate di rimediare! Con ogni mezzo!
Burdach - (tace).
Vittoria - (per la prima volta violenta) Ma che cosa vi ha fatto mio marito?
Burdach - (modesto) A me? Niente.
Vittoria - Ma allora perché? perché? Quale ragione avevate per commettere simile infamia?
Burdach - E' difficile spiegarlo.
Vittoria - Non è mai difficile spiegare delle azioni oneste. Cosa potete portare a vostra discolpa? Al massimo la vostra incredibile; inesperienza...
Burdach - (tace).
Vittoria - (violenta) Ebbene?!
Burdach - (piano) Non intendo difendermi.
Vittoria - Davvero! Avete calunniato, attaccato, danneggiato un uomo stimato e di valore e ciò non vi par degno di difesa?
Burdach - (tace).
Vittoria - E non date nemmeno una spiegazione?
Burdach - (guardandola) Non credevo che voi aveste bisogno di una spiegazione.
Vittoria - (con tagliente ironia) Davvero? Forse avrete pensato che approvassi il vostro agire!
Burdach - Che lo aveste compreso...
Vittoria - Non c'è niente da comprendere. Non vorrete mica convincermi che sia stata la ridicola storia del cane, a spingervi...
Burdach - Trovate quella storia davvero tanto ridicola?
Vittoria - In ogni modo non c'è relazione tra quella lieve durezza ed il vostro attacco.
Burdach - (modesto) Non esistono lievi durezze.
Vittoria - (Lo guarda. Con ironia accentuata) Siete veramente molto giovane.
Burdach - Non dipende da questo.
Vittoria - Perché?
Burdach - Siete molto più giovane di me e la pensate diversamente.
Vittoria - (dopo lievissimo esitare, decisa) Certamente. Ma che cosa vi aspettavate? Di trovare in me un appoggio...
Burdach - Un appoggio? Non ne ho bisogno.
Vittoria - Siete in errore! Forse non avete capito nemmeno le conseguenze della vostra azione!
Burdach - (tace).
Vittoria - Le conseguenze per voi!
Burdach - . Quelle non hanno importanza.
Vittoria - (violenta) Ma uno non spezza così la propria carriera! Perderete il vostro pane! Sarete infamato! Sarete cacciato dovunque!
Burdach - (noncurante) Lo so! E' naturale!
Vittoria - (con le sopracciglia aggrottate, incredula) E volete asserire che ciò valesse tanto per voi?
Burdach - (senza alcuna enfasi) Sì, valeva tanto.
Vittoria - Ma son cose che non si sono intese mai! Non si deve perdere così la misura! Si tratta di un cane, infine! Di un cane per il quale non si è potuto pagare la tassa. Di una decisione di carattere prettamente burocratico; Invece voi ne tirate delle conseguenze così infantili... Che cosa avrebbe dovuto fare mio marito, secondo il vostro saggio consiglio? La don. na è stata varie volte diffidata. Ci voleva un esempio. Non si va avanti a forza di riguardi e di gentilezze. E' facile parlare di sentimento...
Burdach - E allora, signora mia, com'è che ho incontrato proprio adesso la signora Vogl? E' venuta da voi, suppongo perché volete aiutarla.
Vittoria - Ebbene? E' compito di noi donne smussare le durezze alle quali sono obbligati i nostri uomini nelle loro funzioni.
Burdach - E' un compito molto nobile.
Vittoria - Certamente avrei preferito che le avessero restituito il cane. Ho tentato.
Burdach - Così agite come donna.
Vittoria - E come agisce un uomo?
Burdach - (tace).
Vittoria - Ebbene?
Burdach - (mite) Un uomo colpisce.
Vittoria - Anche se rovina se stesso?
Burdach - Proprio allora.
Vittoria - Che cosa volete dire?
Burdach - Che certe cose sono permesse soltanto se si paga di tasca propria.
Vittoria - Non dite stupidaggini! Voi odiale mio marito!
Burdach - Sono venuto qua senza il minimo pregiudizio.
Vittoria - (dopo breve silenzio) Tutto quanto voi pensate è falso! Non conoscete mio marito! Non avete di lui la benché minima idea!
Burdach - (la guarda; piuttosto piano) Non dovreste parlare con me! La situazione è troppo difficile per voi.
Vittoria - Niente affatto difficile! Proprio per nulla! E' chiarissima! Volete sapere quel che siete ai miei occhi? Uno sciocco. Un pazzo. Siete pericoloso per voi.
Burdach - (sempre con grande semplicità) Pericoloso è piuttosto un alto impiegato senza cuore.
Vittoria - Ma non dite sciocchezze!
Burdach - Vi sembrano sciocchezze?
Vittoria - Avreste un gran da fare, se voleste colpire ovunque non vi è a cuore »!
Burdach - Posso farlo soltanto là, dove per caso mi trovo.
Vittoria - Fra poco vi troverete per caso in qualche altro luogo! (Con tono calmo) Del resto avete sbagliato i vostri calcoli. Anche se pochi delinquenti si sono comportati da malvagi al comizio ciò non potrà mai toccare mio marito. E non cambierà certo l'esito dell'elezione. Ci mancherebbe altro! Avete solo rovinato voi stesso! Soltanto voi! Mi fate pena, mi fate! Volete che vi dica quel che penso? Siete un Don Chisciotte e null'altro.
Burdach - Quel confronto non mi dispiace affatto. (Pausa).
Vittoria - (con maggior calma nella voce) Ora ascoltatemi. Dobbiamo vedere che cosa si potrebbe fare. Che cosa sarebbe meglio? Forse una smentita?
Burdach - (tace).
Vittoria - Ma no... si darebbe troppo peso all'incidente. Bisognerebbe presentare tutto come uno scherzo. Sarà bene che andiate da mio marito subito con delle proposte decisive.
Burdach - (tace).
Vittoria - Ma aprite la bocca, santo Dio! Certo non mi sento troppo bene a posto come ambasciatrice. Forse azzardo troppo. Può darsi che io abbia torto. Ma credo che sia una fortuna per voi, che almeno una persona vi comprenda.
Burdach - Certo sarebbe bello se almeno voi mi comprendeste.
Vittoria - Allora parlate.
Burdach - ... L'ho sperato tanto ieri quando sono entrato qua.
Vittoria - (con forte ironia) Davvero?
Burdach - Non potete immaginare che impressione sia stata la mia.
Vittoria - (c. s.) Davvero? Avete una maniera irresistibile per corteggiare una donna. (Lo guarda con le sopracciglia aggrottate) Ma che razza di uomo siete? Secondo quali pazzeschi principi vivete dunque?
Burdach - Principi? Sono semplicemente vile e infame.
Vittoria - (violenta) Lasciate queste stupidaggini. "Voglio veder chiaro. Voglio sapere chi siete. Voglio sapere se siete così come vi dimostrate! O se tutto non è che menzogna!
Burdach - Menzogna...
Vittoria - Non pensate però che io sia una credulona. Parlate! Convincetemi! Forse potrò riuscire ad allontanare da voi... la sventura.
Burdach - Non chiedo tanto.
Vittoria - (violenta) Fate il piacere di non sofisticare! Come può arrivare un uomo ad agire come avete agito voi? A buttare a mare la sua carriera per una faccenda che non lo riguarda, ad esporsi, a rovinarsi per un capriccio? « Siete » proprio così? Approfittate dell'occasione? Voglio vedere chiaro...
Burdach - (la guarda e tace).
Vittoria - (ordinando) Avanti!
Burdach - Non posso!...
Vittoria - Che cosa non potete?
Burdach - Avete mai conosciuto un uomo che potesse spiegarvi questo? Sono fatto così, e queste sono le mie qualità...
Vittoria - Ma non ho nemmeno conosciuto un uomo che abbia fatto quel che avete fatto voi, senza senso e senza ragione.
Burdach - Non senza senso e senza ragione...
Vittoria - Per un nonnulla! Per una bestia!
Burdach - Hum. (Pausa) E' difficile da dire! Se un uomo cerca le ragioni delle sue azioni deve guardare molto indietro...
Vittoria - La sua gioventù, dite?
Burdach - Già... ero ancora un ragazzetto... No, non va.
Vittoria - Aspetto.
Burdach - (sempre con grande semplicità) E va bene. Passerà presto. Dunque ero ancora ragazzetto allora... Abitavo in una casa nella periferia. E proprio davanti a questa casa incominciava una salita molto erta. Ogni giorno su quésta salita passavano carri carichi di pietre. Molti erano troppo pesanti per i cavalli, ma i cavalli dovevano arrivare fino su in cima. Tiravano con tutte le loro forze, ma spesso non vi riuscivano. Ed allora i carrettieri li frustavano violentemente, sul dorso, sul muso, col manico della frusta, sulla fronte, coi pugni negli occhi, coi calci nei fianchi. Perché dovevano andare, e andavano sempre! E questo l'ho veduto dalle nostre finestre per ben quindici anni. (S'interrompe).
Vittoria - (piano, ansiosa) Ed allora?
Burdach - Ed allora? Già, se ne parlavo mi deridevano. Una volta però mi trovavo davanti al portone, quando successe di nuovo la 6te8sa cosa. Mezzo morto di paura andai per protestare dal carrettiere. Era un gigante e mi guardava dall'alto come se io fossi stato una pulce. Poi mi mise il pugno sotto il naso e mi diede una leggera spinta che mi fece ruzzolare fin sull'orlo della strada. Avevo quattordici anni allora... ma ho giurato...
Vittoria - Che cosa?
Burdach - Che appena giovanotto non avrei permesso più nulla di simile. Che mi sarei intromesso ovunque, che avrei colpito sempre, e senza riguardo, e che non avrei avuto paura mai di nulla.
Vittoria - E non avete avuto mai paura?
Burdach - Oh, mille volte! E ho sempre ricominciato. L'uomo è un essere abbietto. Non sono affatto coraggioso io. Il mio primo impulso è sempre: « Avanti! ». Il secondo: « Non te ne occupare ». Ma non si deve cedere per non sentirsi dopo troppo male.
Vittoria - E davvero non cedete mai? A nessun costo?
Burdach - A nessun costo? Non so. Ma se non si tratta che del posto e del pane... che cosa potrà succedere a un uomo che è solo? Un po' di pane si trova sempre.
Vittoria - Ma quando vi troverete senza occupazione, discreditato nella vostra professione, che cosa farete allora?
Bukdach - Allora sarò libero.
Vittoria - E se queste vostre follie vi portassero in prigione, non sareste più «libero »?
Burdach - Ma io tornerei ben presto.
Vittoria - E se doveste convincervi di essere caduto in errore? Che tutte le vostre supposizioni sono false? Che l'uomo che avete colpito è ben diverso da quello che credevate... (Si ode la porta di casa che si chiude) Zitto! E' venuto! Entrate di là! (Indica la porta laterale) Non voglio che vi veda subito.
Burdach - Ma non posso mica nascondermi!
Vittoria - Per piacere, siate ragionevole almeno una volta! Debbo prepararlo.
Burdach - Ma non è possibile!
Vittoria - (ha aperto la porta laterale) Attendete qua, fino a che non vi chiamerò!
Burdach - Si, però...
Vittoria - Lo voglio!
(Ha spinto Burdach nella stanza attigua e ha chiuso la porta. Manda un sospironc. subito dopo dal fondo entra Thoss. E' pallido e accasciato, ma perfettamente in ordine).
Vittoria - Corrado! (Gli afferra le mani).
Thoss - Vedo che sei informata.
Vittoria - Lisa è venuta. (Thoss si fa cadere su una poltrona). Mi sono rivolta tanti rimproveri per non essere stata vicina a te...
Thoss - Ora non m'importa più. (Pausa).
Vittoria - E Quilling dov'è?
Thoss - A casa sua. E' andato a prendere Lisa, poi verrà qua. Mi ha fatto un bel servizio lui, col mandarmi quell’individuo
Vittoria - Vedi le cose troppe nere, ora. Domani nessuno ci penserà più.
Thoss - Tu non sai quel che dici!
Vittoria - Ma, Corrado, un uomo come te non si ferma per certe stupidaggini!
Thoss - Sono diventato ridicolo! E il ridicolo uccide!
Vittoria - Un uomo come te non diventa
mai ridicolo!
Thoss - Ma non esiste più una casa in tutta la città dove non abbiate letto questo (Gesto verso il giornale) Costui ha saputo mirare bene.
Vittoria - Non mi pare. La tua elezione non dipende da quella gente. La tua nomina vien decisa dal Consiglio.
Thoss - E credi forse che il Consiglio osi impormi alla popolazione?
Vittoria - Sei ancora sotto l'impressione dell'accaduto, Corrado. Domani...
Thoss - Domani? Non ti illudere! Credi forse che il primo cittadino può esporsi al rischio di esser accolto da latrati ovunque egli si presenti? Ah no, quel birbante non ha intascato quel denaro per niente.
Vittoria - Danaro?
Thoss - Come sei ingenua! Naturalmente è stato pagato.
Vittoria - Pagato?
Thoss - Corrotto. Venduto. E che ragione avrebbe avuto se no?
Vittoria - (cauta) Senti, Corrado, non posso crederlo.
Thoss - Ma non c'è niente da credere! E' chiaro come la luce del sole! Immagino pure chi si nasconde dietro a lui. E' una vera infamia! Prendere la gente così speculando sul sentimento, è un'azione veramente indegna!
Vittoria - Credo che ti sbagli.
Thoss - (beffardo) Naturalmente sbaglio! Un uomo rischia la sua carriera, perché? Perché gli fa pena un cane! Un vigliacco venduto, null'altro. Ma lascia stare, si pentirà...
Vittoria - Non credi che sarebbe meglio prendere qualche accordo?
Thoss - Questa era anche l'idea di Quilling. Offrire una somma maggiore! Il risultato però sarebbe stato dubbio. A che cosa mi gioverebbe una smentita...
Vittoria - (senza volerlo, piano) Oh, se mi avessi dato retta, Corrado, ed avessi evitato quella durezza.
Thoss - (impaziente) Allora avrebbero escogitato qualche altra cosa. Perché questo maledetto cane non è che una scusa! Quante volte te lo debbo ripetere ancora? Non capisco come si può essere così duri di cervello!
Vittoria - (prudente) E se tu ti ingannassi... Forse la spiegazione più semplice è proprio la giusta. Questo Burdach è giovane...
Thoss - Farabutto giovane, farabutto vecchio, che differenza c'è?
Vittoria - Ha la testa calda. Del resto mi pare che ha tentato di commuoverti, non è così?...
Thoss - (impaziente) Ma sì, sì, si capisce, per salvare le apparenze.
Vittoria - E siccome tu non cedevi, egli ha scritto l'articolo.
Thoss - Convenientissimo davvero! E tutto questo per un cagnaccio qualunque! Così va proprio il mondo!
(Entrano Quilling e Lisa. Quilling è un uomo grassoccio sulla quarantina, vero tipo del cittadino che ama la sua tranquillità).
Quilling - Buona sera! Non si entra quasi dal portone!
Thoss - Che cosa?
Quilling - Dico tutta quella gente laggiù... un vero assembramento.
Thoss - (alza leggermente la tenda della porta del balcone) Davvero!
Quilling - Sicuramente gente del comizio. Pare una dimostrazione. Ma pacifica. (Dalla strada si odono come in sordina delle voci e una o due volte distintamente il grido « Thoss! »).
Quilling - Sono mortificatissimo, Vittoria, che questo sia potuto succedere a me! Veramente farabutti ce ne sono dappertutto. Ma la malvagità non si legge in fronte.
Thoss - Pensate un po'! Vittoria lo ritiene un sognatore che ha compassione del povero cane! E della povera donna, (Ride. Quilling e Lisa si associano. Vittoria tace).
Quilling - Vi ha fatto credere questo, Vittoria?
Thoss - (in ascolto) Fatto credere? Chi? Quando? Dove?
Lisa - (in tono falsamente ingenuo a Corrado) Oh, Vittoria non ve l'ha ancora detto? Egli è stato qui stasera.
Thoss - Chi è stato qui?
Lisa - Il signor sognatore. L'idealista. Perciò sono scappata via...
Thoss - E' stato qui?
Vittoria - Sì.
Thoss - Tu hai parlato con quell'individuo?
Vittoria - Sì.
Thoss - (padroneggiandosi a mala pena) Come mai, Vittoria?... Non ti comprendo davvero. Mentre a me succede quel che succede, mentre nell'assemblea scoppia lo scandalo, da lui inscenato, tu stai qui nella nostra casa a chiacchierare con quella canaglia...
Vittoria - Era venuto per giustificarsi.
Thoss - Davanti a te.
Vittoria - No, davanti a te, Corrado. E' venuto soltanto troppo presto. E io non lo credo un farabutto, altrimenti non avrei parlato con lui.
Thoss - Ah, non lo credi un farabutto? Dovete sapere che Vittoria sospetta dei motivi nobili... (Risa).
Quilling - (facendo le mosse di chi conta danaro) Motivi nobilissimi! Conosciamo questi nobili motivi per cui uno sacrifica la propria posizione.
Thoss - E' stato davvero un modo originale di passare la sera in conversazione con quel brigante!
Lisa - (piuttosto maligna) Mi dispiace di dovertelo dire, Vittoria, ma ero rimasta già meravigliata nel vedere che avevi ricevuto la signora Vogl...
Thoss - Chi?
Lisa - Ma quella del cane che è causa di tutto.
Thoss - (con calma rabbiosa) Ah, anche quella è stata qua?
Vittoria - Anche lei è stata qui.
Thoss - Mentre laggiù mi ammazzavano con i loro latrati, tu ti interessavi di quella bestiaccia! Burdach, la signora Vogl, e mia moglie, un fronte chiuso.
Vittoria - Non merito questo.
Quillng - Corrado è fuori di sé, Vittoria, ciò è comprensibilc. si è voluto giustificare, dite? Che cosa ha portato a sua discolpa?
Vittoria - Domandatelo a lui!
Quillng - Ha tentato almeno di difendersi? Sono curioso davvero!
Vittoria - Potrete soddisfare la vostra curiosità.
Quillng - Ha fatto l'ingenuo? E' stato impertinente? O che cosa?
Vittoria - (alza le spalle).
Thoss - Rispondi almeno!
Vittoria - A che scopo? Egli è qua.
Thoss - Che?
Quilling - Dove?
Vittoria - Nella stanza attigua!
Lisa - Vittoria!
Thoss - Ma tu vuoi scherzare? Si è nascosto nel mio appartamento...
Vittoria - L'ho nascosto io. Volevo prepararti. Ma non ne vale la pena.
Thoss - Oh, io sono preparato! (Gridi di sotto: a Thoss! Thoss! »).
Lisa - (solleva la tenda) La via è piena di gente. (A Thoss) Dovete affacciarvi.
Thoss - Più tardi! Prima quel signore! (Tutti guardano verso la porta. Thoss apre. Burdach entra immediatamente. Il suo contegno non è provocante, anzi è molto pacifico, come quello di un giovane innocente che entra in un salotto).
Burdach - Buona sera. (Pausa).
Thoss - (piano, con rabbia contenuta) Dunque siete qua, in casa mia...
Quilling - E' il colmo!
Thoss - Avete la sfacciataggine...
Burdach - Perché? Vi ho attaccato, perciò debbo darvi soddisfazione.
Thoss - Soddisfazione? (Guarda ora l'uno ora l'altro come se non sapesse adattarsi alla situazione) Vi immaginate dunque di essere uno di quegli avversari con i quali si possa scendere a patti? Mi avete assalito di notte come un bandito...
Vittoria - (scongiurandolo) Corrado!
Thoss - Che «Corrado »? Dovrei usare ancora delle cortesie?...
Vittoria - Allora me ne vado.
Thoss - Tu invece resterai!
Burdach - (dispiaciuto) Come vedete, signora...
Thoss - (non forte) Osate rivolgere la parola a mia moglie?...
Burdach - Dato che voi non volete ascoltarmi.
Quilling - E sono stato io a lanciarlo! Ma rimedierò, Thoss, te lo giuro, rimedierò...
Thoss - Bugiardo... calunniatore, vile, infame!
Burdach - Me ne vado. (Si volta per uscire).
Thoss - (con voce stentorea) Fermo qui!
Quilling - (volendo sorpassarlo con voce che gli si spezza) Fermo!
Burdach - (calmo) A che prò?
Quilling - (dopo una pausa) Non vale la pena di arrabbiarsi. (Si siede) Rispondete. Come vi siete permesso di servirvi del mio giornale? Era vostro dovere di rivolgervi al vostro redattore capo?
Burdach - Quello non avrebbe permesso la pubblicazione.
Quilling - E allora non lo « dovevate » pubblicare!
Burdach - (senza enfasi) Forse non lo dovevo, signor Quilling, ma non potevo fare altrimenti.
Quilling - Magnifico! « Eccomi qui, fate di me quel che volete! ». E tutto questo per un cane? Suvvia!
Burdach - (c. s.) Dovevo agire di nascosto altrimenti non avrei potuto agire.
Quilling - E la ragione qual'è?
Burdach - La conoscete, mi pare.
Quilling - Vogliamo udirla ancora una volta, ci teniamo.
Burdach - (c. s.) Il signor Thoss è stato inumano in una cosa da nulla. Sono convinto che lo sarebbe anche nelle cose importanti e ho voluto oppormi.
Quilling - Dunque avete scritto il vostro articolo per il bene degli uomini e delle bestie? Per umanità pura e semplice?
Burdach - (noncurante) Se volete chiamarlo così, fate pure.
Quilling - Per umanità, è veramente magnifico! (Ride con Lisa e Thoss. Un coro di risa maligno stonalo, non forte, che s'interrompe subito).
Thoss - E quanto vi hanno dato?
Burdach - (non comprende) Come?
Quilling - Domandano quanto vi è stato pagato.
Burdach - (tace).
Quilling - Una grossa somma tutta insieme o una piccola fissa continuata?
Thoss - Certamente tutta in una volta. Un sporcacarte così lo preferisce! Questo difensore di cavalli infortunati.
Burdach - (con sconcertante dolcezza) Giusto!
Thoss - Questo vagabondo senza tetto.
Burdach - (ancora più dolce) Non è giusto.
Thoss - Questo farabutto matricolato.
Burdach - (con subitanea voce tonante) Basta!
Thoss - (andando verso lui) Come? Voi mi ordinate di tacere, in casa mia.
Burdach - Ma che casa, che casa vostra... posso incontrarvi domani in qualche altro luogo per dirvi quello che credo!
Thoss - Fermo! Prima la smentita!
Quilling - Certo, la smentita!
Lisa - (con voce molto alta) La smentita!
Quilling - Mettetevi a sedere! Prendete la penna! Scrivete... (Burdach si stringe nelle spalle e non dà loro retta) Non sentite?
Burdach - (di nuovo molto calmo) Che cosa dovrei smentire?
Quilling - Il vostro articolo. E nella forma che vi detterò io. Sarà pubblicata domani.
Burdach - (tranquillo e deciso) Impossibile.
Thoss - Che cosa? Impossibile?
Burdach - (calmo) Certo, la parola è esatta.
Quilling - Dunque vi rifiutate?
Burdach - Sissignore.
Quilljng - Non volete rimediare al male fatto?
Burdach - Oggi scriverei precisamente come ieri.
Quilling - Avete riflettuto alle conseguenze?
Burdach - Pienamente.
Quilling - Siete licenziato.
Burdach - (approvando gentilmente) Naturalmente.
Quilling - Non troverete più nessun posto! Ci penseremo noi.
Burdach - (c. s.) Ci credo, ci credo.
Quilling - Sarete portato davanti a un giurì d'onore.
Burdach - (c. s.) Magari!
Thoss - Davanti al Tribunale.
Burdach - (per la prima volta ironico) Mi manderanno in galera!
Vittoria - Lasciami andar via, Corrado. Non voglio assistere oltre.
Thoss - Resterai invece! Si tratta della carriera di tuo marito. Ed in tale frangente una moglie non deve fuggire.
Vittoria - Non posso esserti utile.
Thoss - La notte porta chiarezza.
Vittoria - (piano) Lo temo anch'io. (Gli stessi gridi dal di fuori che si erano uditi di quando in quando giungono ora più forti e impazienti: « Thoss! Thoss! »).
Quilling - (guarda fuori) E' proprio così, Thoss, la gente ha ripensato.
Thoss - (accanto alla tenda) Sembra anche a me.
Quilling - E' una dimostrazione.
Lisa - Una riparazione! Dovete affacciarvi!
Thoss - Credete?
Lisa - Mi pare chiaro!
Quilling - Pronuncerai poche parole concise. Le pubblicheremo domani, in corsivo.
Lisa - (lieta) E tutto sarà finito!
Quilling - Tutta la tempesta in un bicchier d'acqua, scatenata da quel signore, è finita, è passata. Ha sbagliato i suoi calcoli.
Thoss - (si aggiusta meccanicamente il vestito. Prende un'aria contegnosa) Se credete...
Vittoria - Vuoi davvero presentarti, Corrado?
Thoss - (subito rafforzato nella sua decisione, da questa prima lieve contraddizione) Certo lo voglio!
Vittoria - Non si sa mai... Se avessero intenzioni diverse...
Thoss - (indignato) Come, diverse?
Vittoria - (cauta) Ancora ostili.
Thoss - Naturalmente! Devono essere ostili! Nel mondo non esistono più sentimenti nobili...
Vittoria - (decisa, quasi implorante) Non andare!
Lisa - (con ardore) Andate! (Apre con una scossa le tende).
Thoss - Sì.
(Va verso la porta del balcone, l'apre con uno strappo, esce sul balcone. Di fuori dapprima regna silenzio perfetto. Nella stanza Lisa e Quilling stanno ai due lati della porta del balcone. Burdach e Vittoria stanno molto in avanti a destra e a sinistra della parete piuttosto distanti uno dall'altra. Non si guardano). (fuori sul balcone) Signore e signori! Vi ringrazio di essere venuti da me! Gli avvenimenti vergognosi e tristi di questa sera...
(In questo momento si ode un fortissimo latrato come di un cane grosso. Questo è il segnale di un chiasso infernale: fischi, mugolìi, latrati di ogni genere. si sente che la gente durante la lunga attesa si è preparata a questa scenata).
Thoss - (torna barcollando nella stanza d'un pallore mortale).
Quilling - Masnada maledetta! (Chiude sbattendo le imposte del balcone).
Thoss - (cade su una poltrona come colpito da apoplessia. Lisa e Vittoria gli muovono incontro nel medesimo tempo).
Lisa - (è arrivata più presto. Tutto dimenticando si getta sopra di lui, lo abbracciai e urla) Corrado, Corrado, tu?
Quilling - (alquanto stupito) Che «tu»?!
Lisa - (non sente più nulla) Corrado! Ascoltami! Santo Dio!
Quilling - Mi vorresti dire da quando gli dai del tu?
Lisa - Che cosa importa adesso...
Vittoria - (semplice, calma) La notte porta davvero chiarezza...
Quilling - Senti un po' Thoss, vorrei chiederti...
Lisa - (isterica) Non hai nessun diritto di chiedergli qualche cosa! Sei stato tu a rovinarlo.
Vittoria - Ma Lisa...
Lisa - E tu taci pure! Tu prima di tutti! Tu non lo comprendi! Non l'hai compreso mai...
Burdach - (che ha assistito imperturbabile) Adesso però sono veramente di troppo. (Si volta per uscire).
Thoss - (salta in piedi. Non si vede più in lui nessuna stanchezza. E' solo furioso) Certo!! Certo siete di troppo! Non c'è nulla al mondo di più superfluo di pazzi e di idealisti del vostro stampo! Esseri come voi portano subbuglio dappertutto. Perché voi non siete comprato, non siete corrotto! Siete troppo stupido per farvi comprare! Siete semplicemente un pericolosissimo cretino. Però avrete da fare i conti con me, caro mio, vi servirò a dovere. Non riuscirete a nulla con quel vostro sciocco bagaglio di pietà e di umanità! Anzi non sarete nemmeno buono a salvare un cane, ve lo dimostrerò io, nemmeno un unico brutto cane randagio... Perché ora sarete ben convinto che quello domani ci lascerà la pelle...
La Cameriera - (entra frettolosamente) Signore, l'usciere!
Thoss - Come? Chi?
Pfaffenzeller - (appare sulla soglia della por-ta spalancata. E' senza fiato e agitatissimo. Due bottoni della sua divisa sono aperti) Signor assessore! Signor assessore!
Thoss - (sgarbato) Cosa volete?
Pfaffenzeller - Signor assessore, quel cane, il Toto...
Thoss - Che cos'ha quella bestiaccia?
Pfaffenzeller - Signor assessore! Non c'è più! L'hanno rubato...
Fine del secondo atto
TERZO ATTO
(Un corridoio in Tribunale che serve anche come sala d'aspetto dei testi. Panche, attaccapanni. Una chiara mattinata invernale. Burdach ed un usciere del Tribunale entrano insieme in scena).
Burdach - (aria fresca, abbronzata. Vestito in abito sportivo che non deve aver però nulla di esageralo) Buon giorno! (Nessuna risposta) Dite un po', si discute qui la causa del furto con scasso a carico di Francesco Burdach?
L'Usciere - Sissignore. Lì dentro. Siete un testimone?
Burdach - Oh, no!
L'Usciere - Ed allora che cosa siete venuto a fare?
Burdach - Io sono l'accusato.
L'Usciere - (ride) Voi?
Burdach - Sono il ladro.
L'Usciere - (lo osserva) E venite dal carcere così vestito?
Burdach - No, sono stato a sciare. Vengo direttamente dalla stazione,
L'Usciere - Ma che roba! Che roba! I nostri ladri vanno a sciare! (Scuote la testa) Entrate nella sala e mettetevi sulla panca degli accusati.
Burdach - Per ora sto bene qua. (Gira intorno con le mani nelle tasche del calzoni canticchiando con voce leggera) « Conosco un cagnolino, in mezzo a tanti, Che mangia i vetri rotti, E quando poi li caccia... son diamanti!».
L'Usciere - Che sono queste?
Burdach - E' di Goethe, sapete!
L'Usciere - Ah, sì, di Goethe. (Entra la signora Vogl. E' vestita meglio che negli altri atti e porta il cappello) Che cosa volete voi?
La signora
Vogl - (mostra la citazione) Sono chiamata per testimoniare. (Vede. Burdach) Oh, il signor Burdach. Buon giorno a voi, come state? Ma che roba, che roba. Che cosa si deve vedere. Voi in Tribunale, (in lingua pura) Per furto con scasso! E tutto questo per il mio Toto.
L'Usciere - Ogni rapporto con gli accusali è severamente proibito.
Burdach - Non fate lo scemo!
L'Usciere - Scemo? Questa è un'offesa ad un funzionario!
Burdach - Non ho mica detto: «Siete scemo! ». Dico: « Non fate lo scemo! ». E' un invito che posso rivolgere a qualunque cittadino della Repubblica.
L'Usciere - State attento (Esce furibondo).
Burdach - E come sta lui?
La signora Vogl - Toto? Sta bene ed allegro. Ed è ancora più carino di prima. E volevano ammazzarlo! Se non ci foste stato voi l'avrebbero ammazzato davvero. Voi gli avete salvato la vita... E quel danaro, signor Burdach, (con voce in falsetto) quel danaro! Ma avete scritto così bene, proprio in maniera commovente! Che articolo il vostro, che articolo meraviglioso! straordinario!
Burdach - Dite sul serio? Credo che parecchia altra gente sia di parere contrario.
La signora Vogl - L'ho messo in cornice quel giornale. E attaccato al muro, proprio sopra il cestello di Toto. Quel signore della redazione quando mi diede il giornale mi disse: (in lingua pura) « Ecco, brava donna, questo vi basterà per venti cani ». Che scemo, come se il mio Toto non mi bastasse. Volevo cambiargli nome.
Burdach - Un altro nome? E perché? Toto mi piace.
La signora Vogl - Volevo chiamarlo Franz. Franz come voi, ma non risponde se lo chiamo così!
Burdach - E fa bene. Perché se qualcuno volesse chiamarmi Toto...
L'Usciere - (toma. A Burdach) Che cosa state facendo ancora qua? Mi pare che non sappiate come si deve comportare un accusato!
Burdach - Scusate tanto, ma non sono pratico. La signora
Vogl - Il signore è qua soltanto a causa del mio Toto...
L'Usciere - Non importa se sia qua per un foto o per un Beppe o un Checco qualsiasi. Ordine ci vuole!
Burdach - Ebbene, se credete... (Fa un cenno con la mano verso la signora Vogl ed esce. Uusciere dietro di lui. Subito dopo entra Pfaffenzeller).
Pfaffenzeller - Buon dì, signora Vogl. Proprio qui dovevamo incontrarci!
La signora Vogl - Buon dì, signor Pfaffenzeller. (Si siedono sulla panca uno vicino all'altra).
Pfaffenzellek - Quante storie per il vostro cane! lo, come funzionario, non ho fatto una bella figura. Avrei dovuto stare più attento. Ho mancato ai miei doveri.
La signora Vogl - Ma siete contento anche voi.
Pfaffenzeller - Oh sì, che sono contento. Quella bestiola è troppo cara. Come sta?
La signora Vogl - Toto? Oh, è assai allegro!
Pfaffenzeller - (la guarda) Ma come siete elegante voi, signora Vogl. Non vi ho visto mai così.
La signora Vogl - Lasciate stare, signor Plaffenzeller...
Pfaffenzeller - Del resto, ve lo potete permettere. Dicono che la sottoscrizione abbia fruttato ventimila marchi.
La signora Vogl - Ventimila inarchi! Magari! Perché non addirittura un milione?
Pfaffenzeller - (vivamente interessato) Però avete incassato una bella sommetta, non è vero?
La signora Vogl - (dignitosa) Oh Dio, una bella sommetta... serve sempre.
Pfaffenzeller - E che ne fate? Non spenderete mica tutto in vestiti.
La signora Vogl - No davvero, alla mia età...
Pfaffenzeller - Macché età... (La guarda con galanteria) Pagherebbero...
La signora Vogl - (colta piacevolmente sul vivo) Non dite sciocchezze!
Pfaffenzeller - Non dico sciocchezze. Ma ora ditemi: che farete con quel denaro?
La signora Vogl - Ebbene, se lo volete sapere, sono in trattative per un chiosco.
Pfaffenzeller - Ah sì? E dove?
La signora Vogl - Oh, in un punto buono. Ma zitto, vi sono altri concorrenti.
Pfaffenzeller - Ah già, un chiosco! Si potrebbe guadagnar per benino. E nell'inverno ci si sta meglio.
La signora Vogl - Certo, non fa così freddo ai piedi.
Pfaffenzeller - Che cosa volete vendere in quel chiosco? Sempre fiori?
La signora Vogl - Oh, non più fiori! Non rendono mica tanto. Venderò giornali, sigarette e cioccolato.
Pfaffenzeller - Bene, bene. (Breve pausa).' La signora
Vogl - (cambiando discorso) Dite un po', signor Pfaffenzeller, cosa ha detto l'assessore Thoss di tutta quella faccenda?
Pfaffenzeller - Non ha detto molte cose. Eppoi non è nemmeno più qui. Sta a Berlino.
La signora Vogl - A Berlino, sul serio? Ancora assessore?
Pfaffenzeller - No, nell'industria! Dicono che guadagni un sacco di quattrini. Più di voi col vostro Toto.
La signora Vogl - E anche la signora è a Berlino? Era tanto cara quella, tanto cara.
(Entra Quilling, con cappello e pelliccia; i due tacciono).
Quilling - Dite un po', per favore, si discute qua la causa contro Burdach?
La signora Vogl - Sissignore! Per furto con scasso. Siete testimone anche voi?
Quilling - Sì.
La signora Vogl - Siete il veterinario?
Quilling - No, non sono veterinario.
La signora Vogl - Ho sentito dire che deve venirne uno. Quello che ha valutato Toto.
Pfaffenzeller - Ah sì!
La signora Vogl - Che stupidaggine! Avrebbero potuto domandarlo a me. Nessuno meglio di me sa quanto vale il mio Toto.
Quilling - Ah, è vostro il cane rubato?
La signora Vogl - Si capisce.
Quilling - Oh, credo bene che sappiate meglio di qualsiasi altro quel che valga. Avete guadagnato una bella sommetta per merito suo.
La signora Vogl - E voi come lo sapete?
Quilling - Sicuro che lo so, sono il proprietario del giornale che vi ha pagato.
La signora Vogl - Oh Gesù, davvero?
Quilling - Quanto vi hanno dato?
Pfaffenzeller - (vivamente interessato) Già, quanto vi hanno dato, signora Vogl?
La signora Vogl - Debbo proprio dirlo?
Quilling - Posso informarmi dal mio cassiere.
La signora Vogl - Già, sarà meglio!
Pfaffenzeller - (deluso) Quanta segretezza!
L'Usciere - (entra e chiama con voce di ufficio) I testimoni della causa Burdach!
(L'usciere rimane in mezzo alla scena, molto in avanti, con la schiena rivolta al pubblico. Segna con l'indice severamente verso destra. Tutti si dirigono là, prima di tutti la signora Vogl, poi Pfaffenzeller, ultimo Quilling. Appena uscito lui arriva da sinistra in gran fretta Lisa. Mostra la sua citazione e viene mandata dall'usciere anche lei a destra. Mentre Lisa avanza, la parete si ritira da ambe le parti, così da lasciar vedere la sala delle sedute in Pretura. L'usciere sempre con la schiena rivolta al pubblico, è rimasto fermo in mezzo e avanti. Nella sala si vede a sinistra la tavola del Tribunale col Presidente, due giudici popolari, il pubblico ministero ed il cancelliere (parte muta). Davanti alla tavola uno spazio vuoto. In fondo la panca degli accusati. A destra la panca dei testimoni, ancora vuota; dietro questa una balaustrata e dietro questa la prima panca per il pubblico, dietro alla quale se ne suppongono delle altre. E' presente molto pubblico).
Burdach - (in piedi davanti al tavolo dei giudici).
Il Presidente - (sta interrogandolo) Voi conoscete l'accusa. Il 15 novembre avete rubato un cane nella sede del Municipio. E' così?
Burdach - Sissignore!
Il Presidente - Verso le sette di sera siete andato in Municipio, avete chiesto dove fosse l'abitazione dell'usciere capo Pfaffenzeller, siete entrato in casa sua, dove avete trovato il cane in questione... (guarda negli atti) racchiuso in una gabbia... che specie di gabbia era?
Burdach - Poche assi messe insieme.
Il Presidente - Era chiusa a chiave?
Burdach - Non lo ricordo più.
Il Presidente - Ma è un punto essenziale questo. Occorre sapere se avete aperto semplicemente la porta o se avete dovuto forzarla.
Burdach - In ogni modo era facilissimo.
Il Presidente - Ed il cane andò senz'altro con voi?
Burdach - Oh sì, con piacere anzi.
Il Presidente - Dopo lo avete portato e tenuto nascosto nella vostra abitazione? Secondo la vostra dichiarazione davanti al giudice istruttore era stata vostra intenzione di riconsegnare il cane alla sua antica proprietaria, signora Vogl. Perché non lo avete fatto subito?
Burdach - (di cattivo umore) Ma signor presidente, lo sapete perfettamente.
Il Presidente - Non so nulla io, e voi dovete rispondere alle mie domande.
Burdach - Il Municipio aveva ritirato il cane per ammazzarlo. Era prossima l'elezione del Borgomastro. Volevo esser sicuro che i principale nemico del cane non venisse eletto. Dopo, le speranze per la vita della povera bestia sarebbero state migliori.
Il Presidente - (spiegando ai giudici popolari) L'accusato parla dell'ex assessore Thoss, lo stesso che ha sporto questa denuncia per furto con scasso.
Burdach - Ah sì? Questo non lo sapevo davvero!
Il Presidente - Insistete quindi nella vostra affermazione di non aver mai pensato ad appropriarvi del cane?
Burdach - Ma certo.
Il Presidente - Come potete provarlo?
Burdach - Non lo posso provare. Ma se volessi avere un cane non ruberei certo uno che non ho mai veduto prima. Questa idea è davvero troppo stolta.
Il Presidente - (severo) In Tribunale non c'è nulla di stolto. (All'usciere) Chiamate il teste Quilling Waldemar!
L'Usciere - (chiama fuori) Teste Quilling Waldemar!
Quilling - (entra).
Il Presidente - Voi siete il signor Quilling Waldemar, proprietario e direttore del «Giornale della Sera », di 45 anni, coniugato...
Quilling - Veramente...
Il Presidente - Veramente? Coniugato o scapolo?
Quilling - Sto divorziando.
Il Presidente - Quindi coniugato. Non siete né parente né affine dell'accusato. Mi riservo di farvi prestar giuramento. L'accusato negli anni '29 e '30 era redattore nel vostro giornale. Quale impressione vi ha fatto durante questo periodo la sua personalità morale?
Quilling - Mi sembrò degno di fiducia. Purtroppo però egli l'ha delusa.
Il Presidente - (spiegando ai giudici) Si tratta di un articolo sul giornale «Nacht Zeitung » in cui l'accusato attaccò violentemente l'allora assessore Tross.
Il 1° Giudice - (approva) Sì, quell'articolo l'ho letto.
Il 2° Giudice - Anch'io.
Il Presidente - Questo articolo cagionò allora i noti scandali durante il discorso elettorale del Dr. Thoss.
Il 1° Giudice - (sottovoce) Era un articolo ben pepato! (Osserva Burdach con compiacimento).
Il Presidente - Voi siete amico del dottor Thoss, non è vero?
Quilling - Lo conosco.
Il Presidente - Non siete amico?
Quilling - Non più.
Il Presidente - Quale fu secondo voi la ragione che mosse l'accusato a compiere questo tutto?
Quilling - La medesima che lo spinse a scrivere quell'articolo. Voleva compromettere il Thoss e impedire la sua elezione.
Il Presidente - Dunque l'accusato avrebbe rubato il cane per ragioni politiche?
Quilling - Sissignore. (Risa del pubblico).
Il Presidente - (dopo uno sguardo di rimprovero al pubblico, a Quilling) Accomodatevi. (Quilling si siede da un lato della panca dei testimoni).
Il Presidente - Teste Quilling Lisa!
L'Usciere - (chiama) Teste Quilling Lisa!
Lisa - (entra).
Il Presidente - Siete la signora Lisa Quilling, di anni 31, maritata...
Lisa - Sì, cioè...
Il Presidente - Sappiamo già. State divorziando. Non siete né parente ne affine all'accusato?
Lisa - (con fervore) No, grazie a Dio!
Il Presidente - Mi riservo di farvi prestare giuramento. Cosa sapete del furto?
Lisa - (con energia) Ritengo Burdach capacissimo!
Il Presidente - Questo è stato già confermato dall'accusato. Sapete come si è svolto il furto? Conoscete il cane in parola?
Lisa - No, ma conosco il signor Burdach. E' un uomo privo di ogni senso morale, che ha rubato il cane per alcune ragioni volgarissime.
Il Presidente - Volete forse dire che l'accusato desiderava possedere un cane e che lo rubò per questo fine?
Lisa - No, l'ha fatto per rovinare il dottor Thoss.
Il Presidente - E per quale ragione?
Lisa - Semplicemente perché era innamorato della signora Thoss.
Il 2° Giudice - (sottovoce, scuotendo il capo) E per questo avrebbe rubato il cane?
Il Presidente - Voi ritenete dunque che l'accusato abbia rubato, per così dire, per gelosia? Per motivi amorosi?
Lisa - Sissignore. (La medesima risata del pubblico come prima).
Il Presidente - Zitti! Non c'è niente da ridere. Accusato, non avete nulla da aggiungere alle dichiarazioni della teste Quilling?
Burdach - (a Lisa con la massima cortesia) Signora, vi assicuro che avrei rubato il cane Toto anche se la moglie del dottor Thoss foste stata voi.
Il Presidente - Che cosa intende dire l'accusato?
Burdach - Volevo dimostrare il mio disinteresse. (Sghignazzi del pubblico. Lisa si volta indignata).
Il Presidente - (a Lisa) Accomodatevi.
(Lisa si siede sulla panca dei testi, il più distante possibile da suo marito, tutti e due si voltano le spalle con ostentazione).
Quilling - (sottovoce, con uno sguardo in alto e scuotendo la testa) Per motivi amorosi?!
Lisa - (medesimamente) Per ragioni politiche?!
Il Presidente - Teste Pfaffenzeller!
Pfaffenzeller - (entra).
Il Presidente - Voi siete l'usciere capo del Municipio Giuseppe Pfaffenzeller, di anni 51, scapolo, né parente né cognato dell'accusato?
Pfaffenzeller - Cognato?
Il Presidente - Vi domando ne siete cognato dell'accusato Burdach! Se vostra sorella per esempio sia sposa con lui?
Pfaffenzeller - (con occhi spalancati) Ma io non ho sorelle.
Il Presidente - Allora prestate giuramento. Sapete che il falso giuramento viene punito con una severa condanna. Alzate la mano destra e ripetete con me! (Tutti si alzano. Il Presidente dice parola per parola la formula che Pfaffenzeller ripete) Giuro di dire la verità, tutta la verità, null'altro che la verità. (Tutti si siedono meno Pfaffenzeller) Nella sera in questione siete uscito alle sei e mezzo dal Municipio. Quando tornaste alle nove, il cane affidato a voi non era più nella vostra abitazione. Che cosa faceste allora?
Pfaffenzeller - Niente. L'ho cercato.
Il Presidente - Cercato? Come? Esisteva forse la possibilità che il cane potesse uscire da solo dalla gabbia?
Pfaffenzeller - Sissignore.
Il Presidente - (guarda negli atti) Davvero? Ma nel vostro primo interrogatorio avete asserito che la gabbia aveva una serratura che era stata chiusa da voi prima di uscire.
Pfaffenzeller - Sissignore.
Il Presidente - Teste Pfaffenzeller, vi ricordate che state parlando sotto il vincolo del giuramento?
Pfaffenzeller - Sissignore. Proprio per questo.
Il Presidente - Quando avevate detto la verità; allora o oggi?
Pf-affenzeller - Oggi.
Il Presidente - E perché avete mentito?
Pfaffenzeller - Perché allora era ancora in funzione l'assessore Thoss. Quello non me lo avrebbe perdonato. Ed allora ho pensato; tanto non importa...
Il Presidente - Come sarebbe, non importa? (Insegnando) Se qualcuno si appropria di una cosa che si trovi a portata di mano, ciò si chiama furto semplice. se egli invece per prenderla deve passare da una finestra o scassinare una serratura, quello è reato grave per il quale si va in galera.
Pfaffenzeller - (con gli occhi spalancati) Dunque se la gabbia fosse stata chiusa il signor Burdach sarebbe andato in galera. Ma se fosse stata aperta, allora no?
Il Presidente - Certo.
PfìFfenzeller - Questo non lo capisco.
Burdach - Consolatevi, Pfaffenzeller, questo non lo capisce nessuno.
Il Presidente - Accusato, risparmiate le vostre osservazioni! (A Pfaffenzeller) Il cane avrebbe potuto aprire la porta ed andarsene?
Pfaffenzeller - Macché! Era tanto bravo! Non lo avrebbe fatto mai. Era tanto rassegnato che non lo potevo guardare, tanto mi faceva pena.
Il Presidente - Come? Non ho capito.
Pfaffenzeller - Mi faceva tanta pena.
Il Presidente - Allora sì! Allora siete quasi contento che vi abbiano rubato il cane?
Pfaffenzeller - Così così. Per me mi è dispiaciuto, ma per il cane sono stato contento.
Il Presidente - Accusato, non avete nulla da obiettare alle dichiarazioni del teste?
Burdach - Sono contento di non essere un delinquente, dato che la gabbia era aperta.
Il Presidente - I signori giudici non hanno nulla da dire?
Il 1° Giudice - Ma di che sorta di cane si tratta? Era piccolo?
Il 2° Giudice - E di che razza è?
Pfaffenzeller - La razza non c'entra davvero. Una specie di terrier bastardo.
Il Presidente - Dunque non è un cane di razza pura.
Pfaffenzeller - Per carità, una bestia da nulla per gli amatori.. I signori potranno vederlo, se vogliono la signora Vogl potrà portarlo qua.
Il 1° Giudice - Sarebbe la cosa migliore.
Il 2° Giudice - Anzi mi pare necessarissimo. Se uno deve dare un giudizio deve conoscere anzitutto il corpo del reato.
Il Presidente - (all'usciere) Chiamate la teste Vogl.
L'Usciere - Teste Crescenzia Vogl!
La signora Vogl - (entra).
Il Presidente - Signora Vogl, il Tribunale vorrebbe esaminare il vostro cane. Quanto tempo impiegherete per portarlo qua?
La signora Vogl - Toto? Meno di un quarto d'ora. Non abito lontano. (Esitando) Non gli succederà nulla però?
Il Presidente - No, no, state certa. (All'usciere) Sapete se il medico veterinario Unzelmann sia in Tribunale?
L'Usciere - Sissignore. Nella sala N. 8. C'è una causa per un maiale.
Il Presidente - Allora avvertitelo. (Forte) La seduta viene sospesa per un quarto d'ora!
(Il Presidente si mette il berretto, il Tribunale si alza. Nello stesso tempo si riuniscono nuovamente le pareti sì da lasciar vedere come prima soltanto l'anticamera).
La signora
Vogl - (entra, prende il mantello dall'attaccapanni, seguita da Pfaffenzeller).
Pfaffenzeller - Se non vi dispiace, signora, vengo con voi.
La signora Vogl - E perché, signor Pfaffenzeller? (S'infila il cappotto).
Pfaffenzeller - Per accompagnarvi.
La signora Vogl - Non c'è bisogno. Nessuno mi dà fastidio.
Pfaffenzeller - (galante) Non si può mai sapere! Eppoi mi farebbe tanto piacere vedere quel caro Toto. Sarà in casa?
La signora Vogl - 'E dove volete che sia? Mica all'osteria o a giocare a tarocchi!
Pfaffenzelter - (ha infilato il soprabito).
La signora Vogl - Allora andiamo!
Pfaffenzeller - (uscendo) Andiamo.
(La scena resta vuota per un momento. Poi arriva Quilling con passo di chi deve aspettare, attraversa la scena fino a sinistra, quindi si volta. In quello stesso istante entra Lisa. Ambedue restano sorpresi di trovarsi l'uno di fronte all'altra. Esitano un attimo, si stringono nelle spalle, poi sì accostano).
Lisa - Non possiamo mica scappare uno davanti all'altro, Waldemar!
Quilling - Hai ragione, sarebbe sciocco!... (Si tendono esitanti le mani. Breve pausa).
Lisa - Curioso che dobbiamo trovarci in Tribunale due volte nella stessa settimana.
Quilling - Perché due volte? E' stato rubato forse qualche altro cane ancora?
Lisa - Ma Waldemar, venerdì...
Quilling - Ah!
Lisa - (offesa) Non lo sai nemmeno?
Quilling - Non ho nessuna intenzione di presentarmi.
Lisa - Sei implacabile, dunque?
Quilling - Permetti, cara, dopo quel che hai fatto! Non posso ancora rèndermene conto. L'Ilo meritato forse? Cosa puoi rimproverarmi?
Lisa - (contrita) Nulla, Waldemar, nulla!
Quilling - Un bell'amico quello là, non c'è che dire! Un uomo che si impone con quei suoi affari di cani!
Lisa - Non è generoso da parte tua scagliarti contro di lui.
Quilling - Che? Pretendi anche la generosità? Forse perché è stato generoso lui? Va a denunciare questo Burdach per furto con scasso! Son cose che non si fanno, perdio! Quell'uomo non è mica un ladro!
Lisa - (già nuovamente combattiva) Naturalmente, no! E' un delinquente politico! Ha rubato il cane per motivi politici! Non posso sentire certe cose!
Quilling - Ma va, l'ha rubalo per ce ragioni amorose»! Faresti ridere i frati trappisti, In! Sembra che tu non abbia altro nella testa...
Lisa - Con te non si può parlare! E' una fortuna che ci separiamo.
Quilling - Certo è mia fortuna. E' meraviglioso anzi. Non sai dire una parola giusta!
Lisa - (furibonda) Waldemar, ti dico...
Quilling - (come lei) Che cosa dunque...
(In quel mentre entra da destra Burdach con passo noncurante, mani nelle tasche dei calzoni, canticchiando piano. Tutti e due lo scorgono nello stesso tempo, si voltano ed escono dai due lati opposti).
Burdach - (guarda prima lei, poi lui, passeggia in su e in giù e canta la sua canzoncina) « Conosco un cagnolino in mezzo a tanti, che mangia vetri rotti, e quando poi li caccia... ». (S'interrompe bruscamente, perché da sinistra entra frettolosa Vittoria. E' molto attraente, fatta rosea dalla tramontana. Burdach ha una scossa, sì stringe al muro, saluta imbarazzatissimo e cerca di lasciarle il passo).
Vittoria - (si ferma davanti a lui) Ebbene, non mi volete dare nemmeno la mano?
Burdach - (inchinandosi le tende la mano) Non credevo che l'avreste accettata. (Pausa di imbarazzo) Com'è che siete venuta qua, signora?
Vittoria - Avete ragione. Bisogna visitare ambienti strani per trovarvi.
Burdach - Volevate trovar me...?
Vittoria - I delinquenti celebri hanno una attrattiva magica sul pubblico ignorante. (Lo guarda scuotendo la testa) Ma perché state qui nel corridoio durante il dibattito?
Burdach - C'è un po' di riposo.
Vittoria - Consiglio?
Burdach - Ancora no. (Pausa breve).
Vittoria - Perché mi guardate così?
Burdach - Il povero peccatore si diletta un'ultima volta davanti alla meravigliosa bellezza della natura, prima che lo accolga la notte buia del carcere.
Vittoria - Il povero peccatore avrebbe dovuto ammirare da molto tempo la meravigliosa bellezza. La meravigliosa bellezza gli ha telefonato: il povero peccatore però non era in casa. La meravigliosa bellezza ha scritto senza ottenere nessuna risposta.
Burdach - Per amor di Dio! Tutta la mia corrispondenza è ancora in casa.
Vittoria - La meravigliosa bellezza si è offerta come testimone, ma nessuno l'ha degnata d'un cenno. (Lo guarda) Ma dove siete stato dunque?
Burdach - In montagna a sciare. sono inconsolabile! Sono fuori di me...
Vittoria - (interrompendolo) Non credete forse che sarebbe stato vostro dovere occuparvi un pochino anche di me?
Burdach - Io, signora? Come avrei osato?
Vittoria - Ah no? Infine, siete stato voi a cagionarmi tutti questi danni terribili...
Burdach - Anzi proprio per questo. Avrei dovuto presentarmi per ricevere delle lodi?
Vittoria - (lo guarda) Dite un po', non sapete nulla voi...?
Burdach - (con evidente imbarazzo) Oh sì, certo. Diverse cosette. so che il dottor Thoss ha dato le dimissioni.
Vittoria - E poi?
Burdach - E poi che mi ha denunciato al procuratore del Re.
Vittoria - (con enorme stupore) Che cosa?
Burdach - Perché vi stupite tanto? La causa si dibatte per questo, mi pare.
Vittoria - Ma che dite! Certe cose non si fanno!
Burdach - Oh, qualcuno deve averle fatte. Altrimenti il procuratore del Re non sarebbe stato informato. (Breve pausa) Ma il signor Thoss non ve l'ha detto? (Vittoria scuote la testa) Strano davvero!
Vittoria - Non è affatto strano. Non lo vedo da molto tempo.
Burdach - (spalancando gli occhi) Non lo vedete? Cosa vuol dire?
Vittoria - (quasi urtata) Sapete pochino davvero voi. Sembra che non prendiate molto interesse a quello che succede!
Burdach - Sono stato infatti felicissimo di essere stato cacciato dal giornale e di non dovermi più interessare di nulla. Ma questo mi avrebbe interessato...
Vittoria - (secca) Davvero?!
Burdach - (piano, intenso) Anzi è l'unica cosa che mi avrebbe potuto interessare. (Pausa. Poi piano quasi bisbigliando) Siete dunque?...
Vittoria - Già, siamo dunque...
Burdach - Il dottor Thoss è dunque...
Vittoria - Sì, il dottor Thoss è dunque...
Burdach - Trasferito?
Vittoria - (approva) Sì, trasferito.
Burdach - E voi due siete dunque?...
Vittoria - Già, noi due siamo dunque...
Burdach - (piano) Divorziati? (Pausa).
Vittoria - (lo guarda) Ciò sembra commuovervi!
Burdach - Certo.
(Da sinistra entrano con passo accelerato Pfaffenzeller, la signora Vogl e il cane Toto, attraversano svelti la scena senza accorgersi dei due seduti sulla panca, e spariscono a destra. Toto è un bastardo, non molto grande).
Burdach - (completamente assente) Quello era Toto.
Vittoria - Sì, era Toto. La causa di tutto. (Allegra) Dite un po', come si mettono le cose là dentro? Dovrete pagare una multa?
Burdach - (che pensa a tutt'altra cosa) Probabilmente un po' di prigione. I signori non sono d'accordo sul motivo del delitto.
Vittoria - Sul motivo? Mi pare piuttosto semplice. Parlate dunque! Difendetevi! Generalmente la parola non vi manca.
Burdach - (la guarda) Oh sì...
L'Usciere - (entra) L'udienza si riapre. Dove siete?
Burdach - (smarrito) Già, dove sono...
L'Usciere - Sbrigatevi!
Burdach - Eccomi subito. (Usciere via. Burdach non pensa affatto a muoversi).
Vittoria - Dovete andare!
Burdach - Senza di me non possono incominciare.
Vittoria - Se non andate, vi verranno a prendere!
Burdach - Magari! (Sperduto) Signora Vittoria...
Vittoria - Cos'avete dunque?
Burdach - Voglio saperlo qua. Proprio qua, durante il processo per il furto di un cane! E' grottesco davvero!
Vittoria - Se non l'aveste fatto!
Burdach - Se non l'avessi fatto, voi non sareste oggi divorziata.
Vittoria - (con affettuosità) Per ora guardate come tirarvi fuori da questo ginepraio! Non sarebbe meglio che io mi offrissi come testimone?
Burdach - Impossibile!
Vittoria - Allora parlate almeno voi! Ditelo chiaro e deciso che avete agito per pietà.
Burdach - Ma per carità!
Vittoria - Perché?
Burdach - Immaginatevelo un po'. Mi metto davanti ai giudici per dire loro: « Ecc.mo Tribunale, sono un uomo dal cuore nobile, un difensore degli umiliati e degli oppressi, un benefattore dell'umanità... ».
L'Usciere - (torna furibondo) Per mille fulmini! Venite o no? Pretendete forse che i signori del Tribunale debbano attendervi?
Burdach - Sissignore.
L'Usciere - Siete impazzito, voi?
Burdach - Zitto! Andatevene!
L'Usciere - (esce furibondo).
Vittoria - (si è alzata) Non fate sciocchezze ora! Entrate" e raccontate davanti al Tribunale quello che avevate detto a me.
Burdach - Che cosa?
Vittoria - Lo ricorderete...
Burdach - (scuote la testa).
Vittoria - Quella vostra impressione giovanile... i cavalli maltrattati... il vostro giuramento d'allora...
Burdach - Quello dovrei raccontare a un Presidente e a due giudici?
Vittoria - E perché no?
Burdach - Sono cose che non si possono dire che a una persona sola.. e dopo ci si vergogna lo stesso.
Vittoria - A una persona sola?
Burdach - (piano) Alla donna che si ama... (Entra l'usciere accompagnato da un secondo usciere di statura gigantesca).
L'Usciere - (al compagno) Eccolo! (A Burdach) Volete venire con le buone o no? Guardate un po' questo mio compagno.
Burdach - Un bel ragazzo davvero!
Il 2° Usciere - (con voce grossa minacciosa) Avanti! (Vuol prenderlo per un braccio).
Burdach - Un momento solo! Debbo dire ancora alla signora...
Il 2° Usciere - Niente!
(I due uscieri mettono in mezzo Burdach e lo conducono fuori. Camminando egli si volta verso Vittoria. Mentre questa lo segue lentamente, le pareti si scostano di nuovo e appare un'altra volta la scena del Tribunale. La signora Vogl sta davanti al tavolo dei giudici. Tiene foto per il guinzaglio, un po' dietro di lui sta il veterinario Unzelmann).
Il Presidente - Dunque questo è il cane in questione?
La signora Vogl - Sissignore, questo è il cane in questione.
Il Presidente - Ma dove sta l'accusato? E' incredibile! (Burdach viene introdotto nella sala dagli uscieri) Come vi viene in mente di fare attendere il Tribunale! Avrei voglia di multarvi per indisciplina.
Burdach - Vi chiedo scusa. Ma avevo un impegno importantissimo.
Il Presidente - Qui in Tribunale. E cioè?
Burdach - Un colloquio di somma importanza. (In questo momento entra Vittoria e siede sulla panca dei testi al posto più vicino alla pedana. Burdach la fissa con sguardi luminosi).
Il Presidente - (ha notato la breve scena) Ah? Un colloquio!
Quilling - (si volta verso Vittoria e la saluta).
Lisa - (si è voltala anche lei, ma si rivolta subito senza salutare e con un'espressione sgarbata).
Il Presidente - Signor veterinario Unzelmann!
Unzelmann - (si avvicina alla Vogl).
Il Presidente - Volete parlarci, per favore, in veste di perito, sulle qualità e il valore del cane qui presente, rapito dalla custodia del Municipio?
Unzelmann - (si china verso il cane) Ma è Toto questo!
Il Presidente - Lo riconoscete dunque?
Unzelmann - (al cane) Proprio Toto! Di te pare si occupino tutte le autorità.
Il 1° Giudice - (allunga la testa) Non riesco a vedere il cane.
Il Presidente - (a Unzelmann) Durante il vostro esame potrete metterlo qua sul tavolo.
Unzelmann - (pone Toto sul tavolo) Ecc.mo Tribunale. Questo cane è un esempio tipico delle infinite varietà di cani. In nessun'altra specie di animale si potrebbe trovare un esemplare che unisce in uno tutte le caratteristiche delle diverse razze. Il suo corpo sembra quello di un fox terrier, leggero, resistente, muscoloso; la sua testa invece con le orecchie semidotte somiglia a quella di un cane da pastore. Ne è di contrasto però l'osso nasale largo che potrebbe far supporre qualche bisavolo mastino. E da questo bisavolo il cane deve aver ereditato anche quell'espressione seria e intelligente, come pure tutta quella sua maniera calma e gentile.Guardate poi la coda diritta che ricorda quella di un cane lupo, il pelo che potrebbe essere quello d'un setter e infine gli occhi grandi, lucidi, espressivi come li hanno soltanto i cani barboni, e vi convincerete della verità delle mie asserzioni! (Voce dal pubblico: « Mamma mia! »).
Il Presidente - Ed a quanto valutate il prezzo commerciale di questo cane?
Unzelmann - (carezzando il cane) Ebbene, Toto, che ne dici? Sette, otto marchi...
La signora Vogl - Che? Sette, otto marchi? Che cosa vi viene in mente? (Furibonda toglie Toto dal tavolo).
Unzelmann - Non ho mica voluto offendere il cane. Anzi mi piace molto.
Il Presidente - Dunque secondo voi non si tratta di furto per lucro?
Unzelmann - (con fermezza) Chi ruba questo cane per arricchirsi, deve essere pazzo!
Il Presidente - Ciò mi basta. Non ho più bisogno di voi.
Unzelmann - Ho l'onore!...
La signora Vogl - Andate, andate! Sette, otto marchi!
Unzelmann - (esce).
Il Presidente - Signora Vogl, moderatevi.
La signora Vogl - Penso soltanto, signor presidente, che il dottore non aveva bisogno di dirlo. So benissimo da me che il mio Toto non è un cane di lusso. Ma non c'era bisogno di denigrarlo tanto.
Il Presidente - Ma non importa. Per quale ragione, secondo voi, l'accusato ha rapito il cane?
La signora Vogl - Affinchè potessi riaverlo. E' chiaro, mi pare. L'ha scritto pure nel giornale, (in lingua pura) che il Thoss non poteva diventar Borgomastro perché non poteva vedere i cani.
l Presidente - Non ha scritto proprio così.
La signora Vogl - ... e perciò hanno eletto un altro che è molto più buono.
Il Presidente - Da dove deducete che questo sia più buono?
La signora Vogl - Perché ha diminuito le tasse sui cani a venti marchi. (Risa del pubblico).
Il Presidente - Insistete dunque a dire che l'accusato ha commesso il furto per puro sentimento umanitario?
La signora Vogl - Naturalmente.
Il Presidente - A schiarimento dei signori giudici, debbo aggiungere che l'accusato ha aperto una sottoscrizione pubblica a favore della teste Vogl. Accusato, è così?
Burdach - (che non è stato per nulla attento e che era col pensiero e con lo sguardo rivolto a Vittoria) Che cosa desiderate?
Il Presidente - (seccato, alla Vogl) Quale somma ha fruttato questa sottoscrizione?
La signora Vogl - Debbo dirlo?
Il Presidente - Qui dovete rispondere a qualunque domanda.
La signora Vogl - Milleseicento marchi... (Tutti alzano la testa. Pfaffenzeller fischia soddisfatto tra i denti. Quilling sorpreso guarda Burdach con ammirazione).
Il Presidente - (a Burdach) Con la vostra attività giornalistica avete dunque procurato alla teste la somma di 1600 marchi...
Burdach - (c. s.) Che cosa desiderate?
Il Presidente - Mi pare che non ascoltiate neppure!
Burdach - Perdono, stavo sopra pensiero.
Il Presidente - Pensiero evidentemente molto piacevole! Perché da un pezzo'vedo l'accusato sorridere; guardare verso il pubblico e non curarsi di nulla. Del resto, sono affari suoi. (Alla Vogl) Potete accomodarvi. La parola al Pubblico Ministero.
(Il Pubblico ministero si alza, Burdach si accomoda meglio e lo ascolta. La Vogl ha preso posto sulla panca dei testi accanto a Pfaffenzeller che si avvicina confidenzialmente e accarezza Toto).
Il Pubblico Ministero - Ecc.mo Tribunale! Non siamo riusciti a veder chiaro nelle intenzioni dell'accusato. La deposizione della teste Vogl non merita troppa importanza, dato che la teste è naturalmente influenzata. Resta fermo pertanto che l'accusato ha rubato l'oggetto in questione...
La signora Vogl - Ma che oggetto!
Il Pubblico Ministero - (seguita con sguardo severo) ... l'oggetto in questione dalla custodia pubblica e che questo furto non è che un solo anello di tutta una catena di azioni, con le quali l'accusato si è intromesso in modo imperdonabile nella vita pubblica. Il suo contegno ha fatto cadere un funzionario di valore, ha impedito la sua elezione a sindaco della città, ha danneggiato la cassa municipale per la diminuzione della tassa sui cani da lui provocata, per almeno mezzo milione di marchi, e perché tutto questo? Per chi tutta questa tempesta in un bicchier d'acqua? Tutto per un cane! (Grido sommesso dal pubblico: a Bravo! ». Ripete con sguardo severo) Tutto per un cane! Anzi per un esemplare particolarmente brutto, e di nessun valore, miscuglio di tutte le razze possibili ed immaginabili!
La signora Vogl - (a mezza voce) Vieni, Toto, non stiamo a sentirlo!
Il Pubblico Ministero - Chiedo per l'accusato una condanna di due mesi per furto. (Si siede).
Il Presidente - Accusato, avete udito?
Burdach - Questa volta sono stato attento.
Il Presidente - Allora vi dò la parola per difendervi.
Burdach - (di malumore) Di che cosa debbo difendermi? O voi credete al Pubblico Ministero o credete a me!
Il Presidente - Ma voi non avete parlalo mai!
Burdach - Un momento. Prima mi era venuto qualche cosa in mente.
Il Pubblico Ministero - (scuote la testa con gesto nobile su questo caso disperato).
Il Presidente - Speriamo che vi ritorni ancora in mente!
Burdach - Ah già, ora ricordo! Il signor procuratore generale ha usato parecchie volte la parola furto. Debbo dire che ciò mi secca.
Il Presidente - Non avreste dovuto commetterlo!
Burdach - E non l'ho commesso.
Il Presidente - (urtato) Ma avete confessato da tempo il fatto!
Burdach - (con molta chiarezza) Io credo che si possa rubare soltanto quello che è di un altro. Ora vi domando: il cane era forse proprietà della Giunta? (Tutti allungano la testa) No! Adesso che vedo là davanti a me la signora Vogl col suo Toto accanto, il fatto mi pare evidente. Il cane era suo, è stato sempre suo. Per lei sono andato a riprenderlo. Perciò non ei può trattare di furto. (Seccato) Lo dico solo perché questa parola mi dà ai nervi.
Il Presidente - (guarda Burdach) Siete diventato improvvisamente molto arguto.
Il 2° Giudice - Però non parla male.
Il Pubblico Ministero - (eccitato) Com'è allora che sostenete soltanto adesso questa tesi?
Burdach - Oh, Dio mio, ho pensato ad altre cose! (Sguardo improvviso a Vittoria),
Il Presidente - Il Tribunale si ritira in camera di Consiglio.
(Il Presidente si mette il berretto ed entra con gli altri due giudici nella camera di Consiglio per la porta di fondo. Il Pubblico Ministero e il Cancelliere restano al posto e leggono gli atti).
Burdach - (si alza già prima che abbiano chiuso la porta e si accinge a uscire).
L'Usciere - (lo ferma) No, restate lì, al vostro posto.
Burdach - Ne passerà del tempo prima che abbiano emesso la sentenza.
L'Usciere - Macché. Non ci vuole tanto. Se vi fosse stato lo scasso allora forse sì, ma qui non si tratta che d'una semplice effrazione» (Con disprezzo) ... Che roba!
Burdach - Di che?
L'Usciere - Di un'effrazione! Avete commesso un'effrazione! Pretendete di essere un uomo che ha studiato e non sapete nemmeno eh cosa sia una effrazione! Che roba, che roba!
Burdach - Ma quanto tempo credete che durerà?
L'Usciere - Nemmeno cinque minuti.
La signora Vogl - (a Burdach) Avete sentito, signor Burdach. « Un oggetto », una cosa sequestrata. Il mio Toto. una cosa! Non c'è da meravigliarsi più di niente.
Burdach - (ride e la saluta da lontano).
Lisa - (si piega verso suo marito. Con un cenno di testa indietro verso Vittoria) Sai di che cosa ha sognato il signor accusato?
Quilling - (parlando) Sì, sì... g
Lisa - (riferendosi a Vittoria) Sta a sentire come se fosse a teatro.
Quilling - E' nel suo pieno diritto.
Lisa - Di ottimo gusto.
Quilling - Vi sono gusti peggiori. Al posto tuo starei ben zitta.
Lisa - (tace, offesa).
Pfaffenzeller - Sapete, signora Vogl, mi è venuto un certo pensiero...
La signora Vogl - Che pensiero?
Pfaffenzeller - Non lo indovinate?
La signora Vogl - Non sono tanto brava... Fermo, Toto, stai buono, non durerà più tanto.
Quilling - (si è alzato, va verso Burdach) Buon giorno!
Burdach - (resta seduto) Buon giorno, signor Quilling, che cosa volete da un delinquente?
Quilling - Vorrei dirvi che, in un certo senso, vi stimo.
Burdach - Tante grazie. (Guarda verso Vittoria).
Quilling - Colui che riesce a convincere i nostri lettori a fare dei sacrifici finanziari per una cosa simile è certamente un giornalista di grande valore. (Breve pausa. Aspetta certamente che Burdach lo ringrazi del complimento, ma non avvenendo questo egli seguita con evidente sforzo) Nel caso che un giorno voglia- te occuparvi nuovamente in un giornale...
(Entra il Tribunale, tutti si alzano. Quilling torna al suo posto).
Il Presidente - Nel nome del Popolo! Nella causa contro Francesco Burdach il Tribunale ha concluso: L'accusato viene condannato per effrazione a un giorno di reclusione. Accusato, accettate la condanna?
Burdach - Oh sì, molto volentieri.
Il Presidente - Il Tribunale inoltre concede una condizionale di tre anni. Ciò vuol dire che non sarete obbligato ad espiare la condanna se entro il termine di tre anni vi comporterete senza dare pubblico scandalo. (Con voce più forte) Vi sentite la forza morale durante tre anni di non rapire nessun cane dalla custodia pubblica?
Burdach - Dipenderà dalla Giunta.
Il Presidente - Il dibattito è chiuso.
(Mentre il Tribunale, testi e pubblico si levano rumorosamente, la scena muta per l'ultima volta e ritorna il vestibolo. Dopo un istante vengono Lisa e Quilling).
Lisa - Di' un po' Waldemar.
Quilling - (si ferma) Cosa vuoi? Non capisco perché cammino vicino a te...
Lisa - (implorando) Waldemar!
Quilling - Che vuoi?
Lisa - La condizionale.
Quilling - (vedendo entrare Burdach e Vittoria) Pst! (Escono da sinistra).
Burdach - Sono cose che possono succedere soltanto a me...
Vittoria - Quali?
Burdach - Che gli uscieri vengano a prendermi nel... momento più bello... nel momento più bello della mia vita!
Vittoria - (lo guarda calma e ferma) E' vero questo?
Burdach - (impetuoso) E' vero, Vittoria, è vero! Subito è stato così, subito dal primo istante! Da quando sono entrato nella vostra stanza, fu finita per me. Dopo la vostra stretta di mano è avvenuta addirittura una catastrofe, ma dopo avere udito la vostra voce ho provato un colpo in fronte, e sono stato rovinato per sempre! Oh, Vittoria, Vittoria...
Vittoria - (vedendo giungere Pfaffenzeller e la signora Vogl, mette il dito sulle labbra) Pst! (Lo prende per mano e spariscono).
Pfaffenzeller - Penso, signora Vogl, che io come impiegato col mio stipendio e voi col vostro chiosco...
La signora Vogl - (ancora un po' ritenuta) Già, già...
Pfaffenzeller - Ho la mia abitazione d'ufficio. Per vivere non ci vuole molto. Poi ho gratis anche il riscaldamento e la luce.
La signora Vogl - (impressionata) Davvero? Anche la luce e il riscaldamento?
Pfaffenzeller - E Toto ha già la sua gabbia. La conosci bene, Toto, di'?
La signora Vogl - Che gabbia? Che cosa credete! Ha bisogno proprio della vostra gabbia! Quella gabbiaccia vostra! Lui ha il suo cestello ed il bel cuscino! Se cominciate così!...
Pfaffenzeller - (pacifico) E' giusto, signora Vogl. Non mi ricordavo del cestello. Vieni qua, Toto, io non ti toglierò nulla davvero. Si dice così per dire...
FINE