TRAGICOMMEDIA
DI DON CRISTOBAL E DI DONNA ROSITA
Farsa Popolare
da Federico Garcia Lorca
Adattamento/Elaborazione di Salvatore Gervasi
Traduzione di Vittorio Bodini
Su un grande fondale nero, una luna piena diffonde la sua luce.
Sulla DESTRA si trovano degli archi di diversa grandezza in linea prospettica.
Sulla SINISTRA una scala, con i gradini che si restringono, che tende verso la luna.
Al CENTRO, come fosse il vestito della luna, con due grandi braccia, è situato un fondale bianco ad una certa distanza da quello nero.
Direttore
Signore e signori, il poeta che ha interpretato e raccolto dalle labbra del popolo questa farsa ha la convinzione che il pubblico colto di questa sera saprà accogliere con intelligenza e limpidità di cuore il delizioso e duro racconto.
Il poeta è quindi sicuro che il pubblico non mancherà di ascoltare con semplice espressioni e vocaboli che nascondono dalla terra e serviranno a illimpidire le nostre anime in un’epoca in cui malizia, errori e torbidi sentimenti si sono infiltrarti sin nelle profondità del focolare.
(Entra il poeta che rimane in silenzio e ascolta con attenzione il direttore).
Io e la mia compagnia veniamo dal teatro dei borghesi, dal teatro dei conti e dei marchesi, un teatro di oro e di cristalli, dove gli uomini vanno a dormire e le signore…….. vanno a dormire anche loro.
Io e la mia compagnia eravamo prigionieri. Non potete immaginarvi che pena provavano.
ma un giorno da un forellino della porta vidi una stella che tremava come una fresca violetta di luce.
Aprii l’occhio per quanto mi fu possibile – il dito del vento cercava di chiuderlo – e sotto la stella un’ampio fiume correva solcato da lente barche.
Allora io avvertii i miei amici e fuggimmo per quei campi in cerca della gente semplice, per mostrare le cose, le cosine e le casettine delmondo; sotto la luna verde delle montagne, sotto la luna rosa delle spiagge.
Ora che spunta la luna e lucciole se ne scappano lentamente nelle loro piccole tane, sta per avere inizio la grande rappresentazione che si intitola: TRAGICOMMEDIA DI DON CRISTOBAL E DI DONNA ROSITA (musica).
(Il direttore fa per andarsene, ma poi torna di corsa)
Preparatevi a sopportare il caratteraccio di quel mascalzoncello di Don Cristobal e a piangere per la tenerezza di Donna Rosita che, oltre ad essere una donna, è una pavoncella su uno stagno, un delicato uccellino delle nevi. (Esce).
Poeta
Uomini e donne, attenzione . Sta zitto, ragazzo. Chiedo che ci sia tanto silenzio da potersi udire il glu – glu delle fonti.
se un uccello scuote l’ala, che sia sentito; se muove la zampetta una formicola, sia sentita pure; e se un cuore batte con forza, ci sembri una mano che scosti i giunchi della riva.
Converrà che le donne chiudano i ventagli e le fanciulle estraggano i loro fazzolettini del merletto, per udire e vedere i casi di Donna Rosita, sposata con Don Cristobal, e quelli di Don Cristobal, sposato con Donna Rosita (Suono di tamburo)
Ah! Ah! Ecco che il tamburo comincia a suonare. Voi potete piangere o ridere, a me non importa niente di niente.
Io ero me ne vado a mangiare una briciola di pane, una briciolina che mi hanno lasciato gli uccelli, poi a stirare gli abiti della compagnia. (Guarda se lo stanno osservando) Voglio dirvi che io so come le rose e la generazione delle stelle del mare, senochè……
Direttore
(Si trova sotto il proscenio)
Fate il piacere di star zitto. il prologo termina dove dice “A stirare gli abiti della compagnia”.
Poeta
Si Signore.
Direttore
Voi, come Poeta, non avete il diritto di scoprire il segreto con cui tutti vivimo.
Poeta
Si, signore
Direttore
Non vi do forse la paga?
Poeta
Si, signore; ma Don Cristobal, io so è buono, in fondo, e dunque anche nella realtà potrebbe esserlo.
Direttore
Imbecille, se dite una parola di più, salgo su a spaccarvi quella testa di pan di granturco che avete. (Sale sul palco) Chi siete voi per sopprimere questa legge della malvagità?
Poeta
Va bene, ho finito, non parlerò più.
Direttore
Nient’affatto. dite quel che dovete dire e che il pubblico sa che è vero.
Poeta
Spettabile pubblico, come ho da dichiararvi che Don Cristobal è malvaggio.
Direttore
E non può esser buono.
Poeta
E non può esser buon.
Direttore
su, proseguite.
Poeta
Subito, signor direttore. e non potrà mai esser buono.
Direttore
Benissimo. Quanto vi devo?
Poeta
Cinque monete
Direttore
Eccole a voi.
Poeta
No, no le voglio d’oro. L’oro ha l’aspetto del fuoco, ed io son poeta notturno. Datemele d’argento. Le monete d’argento sembrano illuminate dalla luna.
Direttore
Ah! Ah! cosi ci guadagno. Andiamo, si comincia.
(Va a sedersi tra le prime file del pubblico)
(Musica)
Poeta
O Rosita , apri il balcone, comincia la rappresentazione.
T’aspetta una morte piccina e su marito sonnacchione.
(Musica)
Rosita
Vanno al vento i sospiri della mia bella vanno al vento, vanno al vento.
(E’ seduta a ricamare su di un telaio)
(Contando i punti) Uno , due, tre, quattro,……………..(si punge)
Ahi! ( Si succhia il dito punto)
(Ricomincia a contare) Uno, due, tre,………(lascia lago)
Che voglia, che vogliuzza che ho di maritarmi! Mi metterò un fiore giallo sul cappellino e un velo che dovrà strascinare per tutta la via . ( Si alza) E quando la figlia del barbiere si affaccerà alla finestra, le dirò: “Mi sposo, e prima di te, molto prima di te, coi braccialetti e tutto”.
(Un fischio, fuori) Ah, il mio ragazzo !
(Corre alla grata)
Poeta/Cocolis
(Canta accompagnato alla chitarra)
Vanno al vento, i sospiri della mai bella
vanno al vento, vanno al vento.
Rosita
Vanno al vento i sospiri della mia bella
vanno al vento, vanno al vento.
Poeta/Cocolis
(Affacciandosi alla grata)
Chi va la!
Rosita
(Coprendosi il viso con un grande ventaglio e alterando la voce)
Gente di pace
Poeta/Cocolis
Per caso non vive in questa casa una certa rosita?
Rosita
E’ andata a fari i bagni.
Poeta/Cocolis
(Fingendo di andarsene) che buon pro le facciano.
Rosita
(Scoprendosi) Saresti stato capace di andartene via ?
Poeta/Cocolis
No, non avrei potuto. (Dolce) Vicino a te i pidi mi diventano di piombo.
Rosita
Sai una cosa?
Poeta/Cocolis
Che cosa?
Rosita
Ah! no ne ho il coraggio!
Poeta/Cocolis
su, abbillo!
Rosita
(Molto seria) vedi, non voglio essere una donna impudita
Poeta/Cocolis
Mi pare giusto
Rosita
Ma, vedi, si da il caso…….
Poeta/Cocolis
su, finisci!
Rosita
Mi coprirò il viso col ventaglio.
Poeta/Cocolis
(Disperato) figlia mia!
(Musica)
Rosita
(Col viso coperto) Mi sposo con te!
Poeta/Cocolis
Che stai dicendo?
Rosita
Quello che hai sentito.
Poeta/Cocolis
Ah! Rosita!
Rosita
Subito……
Poeta/Cocolis
allora vado subito ascrivere una lettera a Parigi per ordinare un bambino.
Rosita
Senti, a Parigi assolutamenteno, perché non voglio che rassomigli ai francesi con tuutoo il loro sciau, sciau, sciau.
Poeta/Coccolis
Allora…….
Rosita
Lo ordineremo a Madrid.
Poeta/Cocolis
Ma tua madre lo sa ?
Rosita
E acconsente ( si toglie il ventaglio dal viso)
Poeta/Cocolis
Ah, Rosita mia! Vieni! Vieni! avvicinati!
Rosita
Ma non essere cosi nervoso!
Poeta/Coccolis
Mi pare come se mi stiano facendo il solletico sotto la pianta dei piedi. Avvicinati.
Rosita
No. No. Ti darò i bacetti da lontano: (Si baciano da lontano).
(Musica)
Madre
(Fuori) Rositaaaaa!
Rosita
(Spaventandosi) che c’eeeeeee?
(Corre, si siede tenendo in mano il telaio, manda baci alla grata).
Madre
(Entrando) Vorrei proprio sapere se ricamavi……Su, ricama, figlia mia, così mangiamo! ah stiamo proprio male a quattrini. Dei cinque sacchi che ereditammo da tuo zio l’Arciprete, non ce ne resta più di una briciola!
Rosita
Che bella barba aveva mio zio l’Arciprete! Com’era bello! (Un fischio, fuori) E come fischiava bene, come fischiava bene!
Madre
Ma come, figlia? che stai dicendo? Sei diventata pazza?
Rosita
(Nervosa) No, no….. Mi sono sbagliata…….
Madre
Ahi, Rosita, proprio in trappola! Che sarà di noi?
(Estrae il fazzoletto e piange)
Rosita
(Piangendo) Ah, si……tu…..io….
Madre
se tu volessi sposarti, sarebbe un’altra musica;
masi sembra che per ora…….
Rosita
Ma io lo desidero.
Madre
Si?
Rosita
Come? Non te ne sei resa conto?
Madre
O che fortuna! E viene proprio al momento giusto!
Rosita
Se io pur di pettinarmi i capelli all’insù e di darmi un po’ di rossetto al viso……
Madre
Allora sei d’accordo?
Rosita
(Simulando per gioco un’aria monacale) Si madre.
Madre
Non te ne pentirai?
Rosita
No, madre
Madre
Mi darai sempre retta?
Rosita
Si, madre.
Madre
Bene. E’ ciò che volevo sapere. (Uscendo) Mi hai salvata dalla rovina. Mi hai salvata!(Se ne va).
(Musica)
Rosita
Che cosa avrà voluto dire con: “Mi ha salvata dalla rovina?”. Il mio fidanzato Cocolis ha meno denaro di noi. Molto meno. Ereditò da sua nonna, tre scudi e una scatoletta di marmellata, e basta!
Ah, ma io l’amo, l’amo, l’amo. (Questo va detto molto rapidamente).
I quattrinelli se li tenga pure l’altra gente del mondo, per me voglio l’amore.(Corre e agitata un lungo fazzoletto rosa alla finestra, poi esce)
(Musica)
Giovane
E’ Cocolis. Ehi, perché piangi? Alzati e infischiatene se un uccello nel viale passa da un albero all’altro.
Cocolis
Lasciami!
Giovane
Non è possibile. Vienitene con me, che la pena ti passerà non appena ti avrà sfiorato il vento dei campi. Bevi prima un po’ di questo buon vino. Bevi. Su alzati. Andiamo, andiamo!
OSTERIA
Giovane
Ehi tu, Spaventanuvole! Porta vino di Malaga!
Spaventanuvole
(Pigro) Subito.
(Entra in una ampia capa nera, Currito. avanza dal centro e si siede a sinistra)
Vuol prendere qualcosa?
Currito
Ah! No.
Spaventanuvole
E’ arrivato da tempo
Currito
ah! No.
Spaventanuvole
Sembra che sospiri.
Currito
Ah! Ah! Ah!
(Giovane e Cocolis sono entrati e si sono accomodati a destra)
Giovane
(Rivolto a Spaventanuvole) Chi è?
Spaventanuvole
Non ho potuto capirlo.
Giovane
Mah…….. E se fosse?
Cocolis
sarà meglio che ce ne andiamo.
Giovane
La notte è chiarissima. E le stelle cadono sulle case….. All’alba vedremo il mare.
Currito
Trovo il paese più bianco, molto più bianco.
Quando lo scorsi della Sierra mi entrò la luce dagli occhi e mi arrivò sino ai piedi. Gli andalusi son capaci di dipingerci di calce persino la carne. Ma ho un batticuore. Dio mio! Non avrei dovuto venire.
Spaventanuvole
Dove avrà lasciato la testa costui…. ma io….
(Intanto Cocolis ha sentito dentro di e un’agitazione e ha bevuto)
Cocolis
(Quasi ubriaco) Spaventanuvole, dacci vino fino a che ci uscirà dagli occhi. Saranno molto belle le nostre lacrime di topazio, di rubino…. Ah, ragazzi, ragazzi!
Giovane
Così giovane! Ciò che non possiamo permettere è che tu stia triste!
Tutti
Proprio così.
Cocolis
Lei mi diceva delle cose così tenere!….. Mi diceva: ”Hai le labbra come due fragole non ancora mature, e……”
Giovane
E’ una donna molto romantica. Perciò io proverei nessuna pena.
Don Cristobal è un vecchio grasso, ubriaco, dormiglione, che fra non molto……
Tutti
Bravo!
Spaventanuvole
Ragazzi, ragazzi!
Cocolis
E ora andiamo
Giovane
Brindo per ciò per cui brindo, e per cui devo brindare. Cocolis, alle dodici della notte troverai aperto l’uscio e tutto il resto.
Tutti
Olè, olè.
Giovane
Brindo per donna Rosita! per donna Rosita! E perché i suo promesso sposo scoppi come un fatoccio!
Currito
Un momento, signori! Io son forestiero e vorrei sapere chi è questa donna Rosita per cui stanno brindando così allegramente.
Cocolis
Se è forestiero, perché le interessa tanto?
Currito
Può darsi di si.
Cocolis
Spaventanuvole, chiudi la porta, che nonostante sia vicino il mese di maggio, questo signore pare abbia freddo.
Giovane
Specialmente in faccia
Cocolis
E a lei cosa importa chi è quella donna?
Currito
Più di quello che lei crede.
Cocolis
Ebbene, quella è donna Rosita, quella che abita in piazza, la migliore cantatrice di flamenco d’Andalusia, la mia…… ebbene si, la mia fidanzata.
Giovane
Che ora si sposa con Don Cristobal e lui perciò….. se lo può immaginare!
Tutti
Olè, olè
(Risate)
Currito
(Molto triste) Perdonatemi. Mi sono interessato alla conversazione perché avevo anch’io una fidanzata che si chiamava Rosita…..
Giovane
E ora non è più fidanzata con voi?
Currito
No. Ora alle donne piacciono i ciarltroni. Buona notte (Va per uscire)
Giovane
Signore, prima che ve n’andiate vorrei che beveste un bicchiere di vino con noi. (Glielo porge)
Currito
(Nervoso) Molte grazie, ma non bevo. Buona notte, signori.
(Fra se) non so come ho potuto contenermi.
Spaventanuvole
Ma chi diavolo è quell’uomo e perché è venuto qui?
Giovane
Sono io che lo chiedo a te. Chi è quell’uomo che si nascondeva, quella maschera?
Spaventanuvole
Non lo so!
Giovane
Sei un pessimo oste…..
Cocolis
Sono preoccupato, preoccupato…. Quell’uomo?
Cameriere
Signori, Don Cristobal sta venendo qui all’osteria.
Cocolis
Non andiamo più via. E’ una buona occasione per rompergli il muso.
Spaaventanuvole
Non voglio risse nel mio locale. Perciò ora ve ne andate immediatamente.
(Cocolis e il Giovane vanno per andarsene, invece si nascondono)
SILENZIO
Cristobal
(Sulla porta) Brrrrrrrrrrrrrrr!
Spaventanuvole
(Spaventato) Buona notte.
Cristobal
(Prima lo guarda minaccioso, poi….) Hai molto vino, vero?
Spaventanuvole
Di tutti i tipi che lei vuole.
Cristobal
Li voglio tutti, tutti!
Giovane
(Nascosto, fa una vocina sottile) Cristobalino!
Cristobal
Eh? Chi parla?
Spaventanuvole
Sarà qualche cagnolino di questi orti.
Cristobal
(Afferra il randello e canta)
La volpe nasconda la coda o la picchio col randello.
Spaventanuvole
(Turbato) C’è vino dolce…… vino bianco…… vino aspro….. vino del Salento….. c’è vino…. vino….
Cristobal
E a basso prezzo, vero? Siete tutti dei ladri Dillo tu: dei ladri!
Spaventanuvole
(Tremando) Dei ladri!
Cristobal
Domani mi sposo con donna Rosita e voglio che ci sia molto vino per…. bermelo io.
Giovane
Che beve e dorme!
Cristobal
Brrrr, br, br, br! Sono le botti che parlano o mi stai prendendo in giro?
Spaventanuvole
Io?… Io?…
Cristobal
Odora il bastone? Di che odora?
Spaventanuvole
Odora…. odora…..
Cristobal
Dillo!
Cristobal
Che cosa t’eri messo in testa? E quanto alla faccenda del beve e dorme, lo vedremo chi beve e dorme, se tu o io. (Su tutte le furie).
Spaventanuvole
Ma Don Cristobal, Don Cristobal……
Giovane
Cristobalino, che bel pancino!
Cocolis
Che bel pancino!
Cristobal
E giunta la tua ora! Birba, birba, furfante!
Spaventanuvole
Ahi, Don Cristobal carissimo!
Giovane
Che bel pancino!
Cristobal
A me queste cose? Quando mai s’è visto? Tieni il pancino, tieni il pancino, tieni il pancino!
(I due escono, Cristobal percuote col randello Spaventanuvole. I due da dietro le botti si sbellicano delle risa. Musica)
Direttore
(Chiama ad alta voce Cristobal stando tra il pubblico)
Cristobal!
Cristobal
Che c’è?
Direttore
(Mentre sale sul palco)
Venga fuori che il pubblico la sta aspettando.
Cristobal
Venga subito
Direttore
E Donna Rosita?
Rosita
(Da dentro)
Sto infilando le scarpine.
(Si ode ronfare dentro)
Direttore
Come? Don Cristobal sta già russando?
Cristobal
Eccomi, eccomi, signor direttore. Stavo orinando.
Direttore
Zitto, non dica enormità.
Cristobal
(Comparando) Buona sera, signori.
Direttore
Andiamo, Don Ctistobal. Bisogna iniziare il dramma.
questa e la sua parte: lei è un medico.
Cristobal
Io non sono un medico. Veniamo al fatto.
Direttore
Don Cristobal, pensi che lei ha bisogno di danaro per sposarsi.
Direttore
Deve procurarselo all’istante.
Cristobal
Vado a prendere il randello ( Esce e ritorna con il randello).
Direttore
Bravo. vedo che mi ha capito a puntino.
Infermo
(Entrando) Buon giorno.
Cristobal
Buona notte a lei.
Infermo
Buon giorno.
Cristobal
Buona notte (Nasconde in scena il randello)
Infermo
Buona sera
Cristobal
Buona notte notte
Infermo
(Timido) Forse posso darle la buona notte.
Cristobal
Buona notte dell’accidenti che ti venga.
Infermo
Questo mi convince che lei è un gran medico che può curarmi .(Energico) Buon giorno.
Cristobal
(Forte) Ti ho detto buona notte ed è una buona notte.
Infermo
Bravo. A suo comodo.
Cristobal
Cosa le duole?
Infermo
Mi duole il collo alla base del capello, ma ci avrei fatto il callo se non me l’avesse detto mio cugino Giovanni Collo.
Cristobal
Questa è cosa passa con la sgozzatura.
(Lo afferra per il collo)
Infermo
Ahi, ahi, ahi, Don Cristobal!
Cristobal
Su, abbia la compiacenza di estrarre un po’ il collo in modo che le possa operare la carotide.
Infermo
Ahi, non posso muoverlo.
Cristobal
Si scosti da sé i giugulari con le mani.
Infermo
Se potessi l’avrei già fatto. (Con aggressività)
Buon giorno, buon giorno, buon giorno.
Cristobal
Ora ti faccio vedere io (Riprende il randello)
(L’infermo si lamenta, disteso per terra)
Infermo
Ahi, ahi, come mi duole la carotide! Ahi, la mia carotide. ho la carotidite.
Cristobal
Ecco qua. (Mostrando il randello all’infermo)
Cristobal
E’ l’alambicco dell’acquavite.
Infermo
E a che serve?
Cristobal
A farti il collo caldo.
Infermo
Non mi faccia danno.
Cristobal
Chi picchia non fa inganno.
E a quattrini stiamo bene?
Infermo
Venti scudi e venti scudi, e sotto il giubbetto sei scudi e tre scudi, e nell’occhetto ho rotoletto con venti scudi.
Cristobal
Allora ti potrò curare, ma non l’andrai a raccontare.
Infermo
(Aggressivo) Buon giorno, buon giorno, buon giorno, buon giorno, buon giorno.
Cristobal
(Dandogli col randello) Buona notte. T’ho preso. Su, fuori il collo.
Infermo
Non posso, Don Cristobal
Cristobal
(Dandogli un colpo) Fuori il collo.
Infermo
Ahi, la mia carotide.
Cristobal
Più collo.
Infermo
Ahi, la mia carotide.
Cristobal
Più collo. (Colpo). Più collo, più collo. Più collo.
(L’infermo, dalla posizione prostrata in cui si trova all’inizio, piano piano si solleva tirando fuori il collo, alzandosi sulla punta dei piede)
Infermo
Ahiiii! (Don Cristobal lo finisce, lui cade come un sacco di patate ai suoi piedi).
(Musica)
Cristobal
T’ho ammazzato, carogna, t’ho ammazzato……
Uno, due, tre,, il diavolo ti porti con sé.(Tira un gran calcione al corpo dell’infermo che rotola fuori scena)
Olè, olè, olè.
Direttore
(Comparendo dal fondo scena) Danaro ne aveva?
Cristobal
Si.
Direttore
Allora bisogna sposarsi.
Direttore
Sta venendo la madre di Donna Rosita. Bisogna che lei le parli.
(Si fanno da parte poi il Direttore esce e Cristobal rimane a guardare la madre)
(Musica)
Madre
Io sono la madre di Donna Rosita voglio che si sposi, perché ha gia due tettine come due arancie, e un culino di formaggio, e una passeretta che smania e le cinguetta.
Ed è come dico io. ha bisogno d’un marito, epossibile di due.
Ah, ah, ah, ah, ah!
Cristobal
Signora….
Madre
cavaliere di penna e d’inchiostro……
Cristobal
Il sombrero non c’è l’ho. Lei forse sa che mi voglio sposare…..
Madre
Io ho una figlia, quanto mi dà?
Cristobal
Un’oncia d’oro che cacò il moro, un’oncia d’argento che cacò la gatta, e un pugno di spezzati che da bambina aveva sperperati.
Madre
E in più voglio una mula per andare a Lisbona quando spunta la luna.
Cristobal
Una mula è troppo: non posso signora.
Madre
Lei ha quattrini, Don Cristobal. La mia Rosita è giovane e lei è vecchio. Vecchio, stravecchio, tutto pellecchia.
Cristobal
E lei è una strega che si pulisce il culo con una tegola.
Madre
Ubbriacone! Indecente!
Cristobal
Vi farò la trippa bollente. vada per la mula. Dov’è Rosita?
Madre
E’ in camicetta, sola soletta, nella sua cameretta.
Ah, ah, ah!
Cristobal
Ahi, come mi scompongo
Madre
ah, balla il sorongo! balla il sorongo!
Cristobal
Dammi il suo ritratto.
Madre
Prima firmiamo il contratto.
Cristobal
O Rosita, per vederti la punta del piedino, se mi lasciassero fare io ti farei vedere.
Madre
Potrai vederle il piede quando sarà con te. Se sborsi le monete farà quello che dico.
(Esce cantando)
(Musica)
Currito
Son contento di essere venuto, ma ho una rabbia tale che le parole non mi vogliono uscire dalla bocca. Dici che si sposa?
L’ora
Domani, con un certo Don Cristobal, ricco, dormiglione, cosi, bestia che fa a pezzi la propria ombra. Ma credo che lei ti ha dimenticato.
Currito
Non è possibile; mi amava tanto…..
L’ora
Cinque anni fa.
Currito
Hai ragione
L’ora
Perché la lasciasti?
Currito
Non so. Mi stancano troppo qui. Di andare a tornare dal Porto. avessi visto! Credevo che al mondo stavano sempre a suonare le campane e che lungo le strade c’erano bianche locande con bionde dalle braccia scoperte fino ai gomiti.
Invece non c’era nulla di tutto questo. E’ tutta noia!
L’ora
E che conti di fare?
Currito
Voglio vederla.
L’ora
E’ impossibile. tu conosci Don Cristobal.
Currito
Voglio vederla a qualsiasi costo.
L’ora
Questi ci può servire; è stancacervelli, il calzolaio (avoce alta)
Stancacercvelli!
Stancacervelli
Che… che…che…
L’ora
vedi, tu puoi essere molto utile a questo signore.
Stancacervelli
A chi……? A chi….?
Currito
(Scomponendosi) Guardami.
Stancacervelli
Currito!
Currito
Si, currito del Porto.
Stancacervrlli
(Dandogli con la mano nella pancia) Birbante! Come ti sei ingrassato!
L’ora
E’ vero che domani vai a mettere le scarpe di sposa a donna Rosita
Stancacervelli
Si… si…si…
L’ora
Allora dovrà andar lui al tuo posto.
Stancacervelli
No. No. Non voglio grane.
Currito
Non sai come te ne ricompenserò!…. Su, per i tuoi figli, ti chiedo di farmaci andare.
L’ora
E in più ti pagherà bene. Ha denaro.
Currito
Ricordati, Stancacervelli….(Fingendo di piangere) del bene che ti voleva mio padre.
Stancacervelli
Sta zitto! Che si deve fare. Ti lascerò andare…..Era proprio vero….(Tira fuori un grande fazzoletto a colori). Tuo padre mi voleva proprio bene, moltissimo.
Currito
(Abbracciandolo) Grazie, molte grazie!
Stancacervelli
Seguiti a vendere arance? Oh! Che bel richiamo facevi! Arance, aranceeee……
Escono. La luna va invadendo la scena e un suono di chitarra corre per l’aria.
Rosita
Tutto è perduto! Tutto! Vado al supplizio come ci andò Mariana Pineda.
Lei portava un anello di ferro alla gola nelle sue nozze con la morte, e io porterò una collana…. una collana di Don Cristobal.
(Piange e canta). Colorata passerina seduta sul verde limone…
(Soffocata dai singhiozzi) con il becco moveva le foglie, con la coda moveva il fiore.
Ah! Ah!
Quando rivedrò il mio amore?
Voce/Currito
O Rosita, per vederti la punta del piedino, se mi lasciassero fare io ti farei vedere.
(Musica)
Voce di Rosita
Con il vito, bello mio, con il vito io sto morendo, e ad ogni ora, a poco a poco, ardo tutta in un gran fuoco.
Poeta/Coccolis
(Avvicinandosi) Perché non t’affacciavi?
Rosita
(Al balcone, estremamente goffa e poetica) Ah, ragazzo mio! Il vento fa moresco fa girare ora tutte le banderuole di Andalusia. E lo stesso giramento fra cento anni.
Poeta/Cocolis
Che vuoi dire?
Rosita
Che guardi a destra e a sinistra del tempo, e che il tuo cuore apprenda a star tranquillo.
Poeta/Cocolis
Non ti capisco.
Rosita
Ciò che sto per dirti ha un duro pungiglione. Perciò ti preparo. (Pausa, durante la quale Rosita piange comicamente, quasi affogandosi). Non posso sposarmi con te!
Poeta/Cocolis
Rosita!
Rosita
Ti sei il puntaspilli dei miei occhi. Ma non posso sposarmi con te! (Piange)
Poeta/Cocolis
Vai tra le monache di penitenza? Ti ho fatto nulla di male? Ah, ah, ah!, (Piange in maniera infantile e comica)
Rosita
Presto saprai tutto. Ora, addio
Poeta/Cocolis
(Gridando e pestando il suolo) No, no e no!
Rosita
Addio, mia madre mi chiama.
(Il balcone si chiude)
Poeta/Cocolis
(Solo) Mi fischiano gli orecchi come se mi trovassi in cima a una sierra. Mi sento come se fossi di carta e la fiammella del mio cuore mi avesse arso.
Ma questo non può essere; no, no e no!
(Pestando il suolo) Non vuole sposarsi con me?
Quando le portai il medaglione dalla fiera di Mairena mi passò la mano sul viso. Quando le regalai la scialle con le rose mi guardò in una maniera…..
E quando le portai il ventaglio di madreperla in cui Pedro Romero apre la cappa, mi diede tanti baci quanti erano i bastoncini che aveva. Sissignore, tanti baci….. Sarebbe stato meglio che un fulmine mi avesse spaccato in due!
Ah, ah, ah! (Piange con ritmo perfetto)
Rosita
(Sola)
Ahimè, che notte limpide palpita sopra i tetti!
I fanciulli a quest’ora stan contando le stelle, e i vecchi s’addormentano sopra i loro cavalli.
Ma io vorrei stare: sul divano con Mariano, sul materasso con Vasco, sul canapè con Giosuè, sul seggiolone con Gastone, sulla soglia con chi ne ho voglia, contro il muro col bell’Arturo, e sulla poltrona sdraio con Mariano, con Vasco, con Giosuè, con Arturo e con Gastone.
Ahi, ahi, ahi!
mi voglio maritare, avete sentito?
Mi voglio maritare con un bel giovanotto, con un militare, con un arcivescovo, con un generale, con un gran bullo che ci sappia fare, e con venti donzelli del Portogallo.
(Esce)
Cristobal
Allora, siamo d’accordo
Madre
D’accordo
Cristobal
Perché, se non siamo d’accordo, io ho un randello e lei sa quel che passa.
Madre
Ahi, che ho fatto io?
Cristobal
Ha paura, eh?.
Madre
(Tremando) Ahi!
Cristobal
Dica: ho paura
Madre
Ho paura
Cristobal
Dica : Don Cristobal mi ha donata.
Madre
Don cristobal mi ha donata.
Cristobal
Come domerò tua figlia
Madre
Allora…..
Cristobal
Io ti do l’oncia d’oro che cacò il moro e tu mi consegni tua figlia Rosita. E devi essermi riconoscente, perché ormai è più al dente.
Madre
Ma se ha solo vent’anni!
Cristobal
Ho detto che non è al dente e non lo è. Ma ciononostante è una bella ragazza. Dica, dica, dica…..
Madre
Che ha due tettine come due arance, e un culino di formaggio, e una passeretta…….
Cristobal
Ahiiiiii!
Madre
…. E una paseretta che smania e le cinguetta.
Cristobal
Sissignori, mi sposo con Donna Rosita perché è un boccato dei cardinali.
Madre
Vossignoria parla italiano?
Cristobal
No, ma in gioventù sono stato in Francia e in Italia, al servizio d’un tal don Pantaleone. E poi, a lei della mia vita non deve importare niente. Tremi! Tutto ciò che mi sta davanti, ha da tremare, cacchio, ha da tremare.
Madre
Sto già tremando.
Cristobal
Chiamami Rosita.
Madre
Rositaaaaaaaa!
Rosita
Che vuoi?
Mi voglio maritare con un giovane torello, con un coccodrillo, con un asinello, con un generale: per quello che mi servono ci vanno bene tutti.
Cristobal
Ah, che splendidi prosciutti che ha davanti e di dietro!
Madre
Ti vuoi sposare?
Rosita
Mi voglio sposare?
Madre
Ti vuoi sposare?
Cristobal
Mi voglio sposare.
Madre
(Piangendo) Ah, non trattarmela male. Figlia mia, figlia mia, che pena!
Cristobal
Avvisa il curato.
(La madre esce gridando. Cristobal si avvicina a Rosita, e se ne vanno alla chiesa. Suonano le campane).
Poeta/Coccolis
Vedete? ma è meglio riderci sopra. La luna è un’aquila candida. La luna, è una gallina che cova le uova. La luna , per i poveri è un pane, e per i ricchi è uno spettacolo sgabello di seta bianca.
Però né Don Cristobal né Donna Rosita vedono la luna. Se il direttore di scena volesse, Don Cristobal vedrebbe le ninfe acquatiche e Donna Rosita potrebbe riempirsi i capelli di crine terza atto, dove la neve cade sugli innocenti.
Ma il padrone del teatro tiene rinchiusi i suoi personaggi in una cassetta di ferro perché li vedano solamente le signore del seno di seta e il nasino, e i cavalieri barbuti che vanno al Circolo e sillabano: Ca- ram- ba. Perché Don Critobal non e così, né Donna Rosita.
Direttore
Chi è che parla qui in codesto modo?
Poeta/Coccolis
Dicevo che a quest’ora si staranno sposando.
Direttore
Mi usi la cortesia di non mettere becco. Se io avessi dell’immaginazione l’avrei già scaraventata sulla strada.
Cristobal
Ahi, Rosita!
Rosita
Hai bevuto molto?
Cristobal
Mi piacerebbe esser tutto vino e bermi da me stesso. E che il mio ventre fosse una gran torta, una gran torta di prugne e patate dolci. Cantami qualcosa, Rosita.
Rosita
Va bene. (Canta) Che vuoi che canti? Il can – can di Goicochea o la Mrsigliese di Gil Robles? oh, Cristobal, ho paura. Che cosa mi farai?
Cristobal
Ti farò uuuuuuuuuuuu
Rosita
Allora non mi spaventerai.
E a mezzanotte che mi farai?
Cristobal
Ti farò aaaaaaaaaaaaa
Rosita
Non mi spaventerai.
E alle tre del mattino che mi farai?
Cristobal
Ti faro iiiiiiiiiiiiiiii
Rosita
E io ti potò mostrare come la passeretta si metterà a volare.
(Si abbracciano)
Cristobal
Ah, Rosita mia.
Rosita
Hai bevuto molto?
Perché non schiacci un pisolino?
Cristobal
Mi metterò a dormireper far svegliare il mio cardellino.
Rosita
Si, si, si.
(Cristobal russa. Entra Currito e abbraccia Rosita. Si ode gran rumore di baci).
Cristobal
(Svegliandosi) Cos’è, Rosita?
Rosita
Non vedi che gran luna che c’è ? Che splendooooore!
E’ la mia ombra. Ombra, via va via.
Cristobal
Va via, ombra.
Rosita
Oh, la luna com’è importuna, è vero, Cristobal?
Perché no fai un altro sonnellino?
Cristobal
Si, mi voglio riposare,
perché la mia uccelliera si possa risvegliare.
Rosita
Già, già, già.
(Compare il poeta/Cocolis e si mette a baciare Rosita. Cristobal si sveglia)
Cristobal
Non vedi, perché c’è poca luce. E’, è….. Il tombolo per fare merletti. Senti come risuona?
(Si odono baci)
Cristobal
Mi pare che risuona troppo.
Rosita
Tombolo, va via. E’ vero, Cristoballino?
Perché non fai un altro sonnellino?
Cristobal
Si, mi voglio addormentare
perché il mio colombino si possa restaurare.
( Compare dall’altra parte l’infermo, e donna Rosita bacia anche lui).
Ma cos’è che sento?
Rosita
E’ il tramonto del sole che incomincia.
Cristobal
Brrrrr! Cos’è Non sei stata tu?
Rosita
Ma no, che ti prende ora? Se sono le rane dello stagno……
Cristobal
Sarà, ma questa storia ha messo la barba. Brrrr!
Rosita
Non gridare. Sono i leoni del circolo, sono i mariti oltraggiati che urlano nella via.
Madre
Rositaaaaa. C’è qui il dottore
Rosita
Ahi, ahi, il dottore! Ahi, ahi, ahi, il mio pancino!
Madre
Malcreato cane! E ora, per castigo, dovrai darci tutto il tuo denaro
Rosita
Si, tutto il tuo denaro. Ahi, ahi, ahi!
(Esce con la madre)
Direttore
Cristobal!
Cristobal
Che c’è?
Direttore
Scenda subito Donna Rosita sta male.
Cristobal
Che c’è?
Direttore
Sta partorendo.
Cristobal
Partorendo?!
Direttore
Ha avuto quattro bambini.
Cristobal
Ah, Rosita me la pagherai! Malafemmina! Co cento scudi che m’è costata. Pin, pan, brrr (Dall’interno giungono gli urli di Rosita)
Di chi son figli?
Madre
Tuoi, tuoi, tuoi.
Cristobal
(Le percuote) Di chi son figli?
Madre
Tuoi, tuoi, tuoi.
(Altro colpo. Dentro si odono gli urli di Rosita in preda alle doglie)
Direttore
Ora sta sfornando il quinto.
Cristobal
Di chi è il quinto?
Madre
Tuo. (Colpo). Tuo, tuo, tuo, tuo. (Muore)
Cristobal
Ti ho uccisa, carogna, ti ho uccisa. E ora saprò di chi sono questi figli. (Fa per uscire)
Madre
(Alzandosi) Tuoi, tuoi, tuoi, tuoi.
(Cristobal la colpisce, poi esce e rientra con Donna Rosita)
Cristobal
Prendi, prendi, per… per… per….
Direttore
Basta! Signore e signori: i contadini si raccontavano “fatti” di questa specie sotto le grigie rame degli olivi e nell’aria scura delle stelle abbandonate, mentre in grandi stanzoni infilavano il tabacco, oppure all’aperto, nelle fresche sere d’estate, complice la luna.
Tra le ombre della notte e gli occhi, duri come pugni delle mule e i teneri fasci delle spighe bagnate, esplodono con allegria e affascinante innocenza le parolacce e i vocaboli che ripugnano nelle atmosfere urbane, intorbidate dall’alcool e dai mazzi di carte.
Le parolacce acquistano ingenua freschezza se dette da maschere che mimano l’incanto di questa antichissima farsa rurale.
Si empia dunque il teatro di spighe fresche, sotto le quali le male parole diano battaglia al tedio e alla volgarità a cui abbiamo condannato la scena.
E’ bruttissimo, e io lo so per esperienza, brancolare nel buio d’un teatro senza poter trovare quel piccolo forellino attraverso il quale poter uscire e salire su di una barca che, lenta, scorre sul fiume.
Ed, ora signore e signori, salutiamo Don Cristobal l’andaluso – cugino del galiziano Bululù, cognato della zia Norica di Cadice, fratello di Monsieur Guignol di Praigi, e zio di don Aelecchino di Bergamo – uno dei personaggi attraverso i quali, incontaminata, si eterna l’antica essenza del teatro.
SERENATA
LUI - Intornu al lume gira la palumbella,
se brucia poverella e poi non vola più.
‘Nfacciata allu balcone senti sta serenata
la luce stae ‘nfacciata
e per guardare a me.
Senti, Palomba, vola,
vola quanto poi vola
ca ieu te cacciatore
ti vengo a spara.
LEI - Se tu di cacciatore mi vieni
a sparà ed io ti topa bella
per terra me ne andro.
LUI – Se tu di topa bella per terra
te ne andraì ed io di gatto bello
ti vengo ad acchiappar.
LEI - Su ti gatto bello mi vieni ad acchiappar
ed io di bella rosa al giardino me ne andrò
LUI - Se tu bella rosa al giardino te ne andrai ed io di
giardiniere ti vengo ad annacquà.
LEI - Se tu di giardiniere
mi vieni ad annacquà
ed io mi faccio luna
per l’ari me ne andrò.
LUI - Se tu ti fai luna
e per l’aria te ne andrai
ed io di sole forte
ti vengo ad abbrucià.
LEI - Se tu di sole forte mi vieni
ad abbrucià ed io mi do malata
per letto me ne andrò.
LUI – Se tu malata e per letto
te ne andrai ed io per dottore
ti vengo a curà.
LEI – Se tu di dottore
mi vieni a curà ed io mi faccio monaca
e al convento me ne andrò.
LUI – Se tu ti fai monaca
ed al convento te ne andrai
ed io da buon prete
ti vengo a confessà.
LEI – Su tu di prete mi vieni a confessà
ed io di bella sposa
in chiesa me ne andrò.
LUI – Se tu di bella sposa in chiesa
te ne andrai ed io di sposino
andiamoci a sposà.
LU CUCCURUCU’
Ieu te cantù lu cucurucù
dimmi dimmi che cosa vuoi tu!
Io voglio i tuoi capelli
dei miei capelli che cosa ne fai?
Per fare li nidi alli passerielli
e per cantare lu cuccurucù.
………..
Io voglio il tuo naso
………………..
Per fare la barba a Don Tommaso
e per cantare lu cuccurucù.
……….
Io voglio la tua bocca
……………..
Per scrafazzare la pagnotta
e per cantare lu cuccurucù.
………..
Io voglio le tue ntrame
……………..
Per fare le corde alle campane
e per ca ntare lu cuccurucù.
E IL SULE CALU CALU
E lu sule calu calu
Caru patrunu ieu me nde vau
E lu sule calu le tende
allu patrune lu muccu li pende.
Ce li pende a fare
pe dei fimmene ca ha pacare (Bis)
Caru se nu ne porti
ne settu a nterra e fazzu carotti
e li fazzu larghi e fundi
quandu passi ce te scuffundi
e li fazzu fundi e larghi
quandu passi cu te spalanghi.
CARU PATRUNU / CARU PATRUNU !!!!!!
LU ZINZALE volia se ‘nzura
pe la zzita comu facimu
mo se gira la furmica signor Zinzale
ieu su la zzita (bis)
pe la zzita imu pensatu
pe la casa commu facimu
mo se gira la crattacasa ‘signor Zinzale
ieu su la casa (bis)
pe la casa imu pensatu
pe lu lettu commu facimu
mo se gira la malota ‘signor Zinzale
ieu su la dota (bis)
pe la dota imu pensatu
pe lu fiuru commu facimu
mo se gira lu pisciaturu ‘signor Zinzale
ieu su lu fiuru (bis)
‘Ddhu fiuru te mammata!
NINNA NANNA
Ninola ce o ninola ninola ninola
motti e mali mu canni afsola murafti
ce mu femi comu poesti mescia scola.
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Nicola Nicolai
li cazzi me cacai
la mamma stuccia stucia
puh ce puzza lu nicolai
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Ci tice ca la Pulice è curnutu
lu pulice è lu primu ‘namuratu
Dha rosa ca me testi nu foe rosa
foe lu tormentu te la vita mia.
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Lampa lampa ci chove scampa
passa lu re caricatu te cafè
passa la reggina caricata te farina
passa lu serpente caricatu te semente
passa lu scursune caricatu te craune
passa la furuna
……………E IEU NE ZZICCU UNA!
(Buio – voci)
………..’Nc’era na fiata na musica ‘nchiata
ca se binchiau te simulata
fice vota vota e cchiau ma malota
ca facia a ci chiù vota a chiù vota……
Voliti vr lu cuntu n’addhra vota?
……….. Era na vota nu lucignu
(alzando la voce)
Stativu citti ca mo lu ‘ncignu!
……….. Crisci santu
crammatina addhru e tantu!
Bona sorte, bona fortuna
la mamma lu crisce
lu tata lu ‘nzura!
Arra arra cavallucciu
sciamu alla fera de Mendulà
e cattamu nu bellu ciucciu!
Sta sona menzatia
lu monicu alla via
cu lu umbili ‘ncoddhru
vae gritandu: “Chi ole cu bbia”.
………. Capu Sprunea
Taratibbi, tibbi, tea!
Comu se chiama quista / toccando la testa)?
(Risposta/Coro) “Capu”.
Nu se chiama capu, se chiama “ capusprunea”
taratibbi, tibbi, tea!
Come se chiama quista? (toccando la fronte)
“Fronte”
Nu se chiama fronte, se chiama “ bella fronte”,
(o la “fronte medica”)
taratibbi, tibbi, tea!
Comu se chiama quisti? (toccando gli occhi)
“Occhi”
Vu se chiama occhi, se chiamanu “ occhi minuali”
(o “ le doi candele”)
taratibbi, tibbi, tea!
Comu se chiama qistu? (toccando il naso)
“Nasu”
Nu se chiama nasu, se chiama “gran ‘ncimice te fumu”
(o ”lu ruccu ruccu”)
taratibbi, tibbi, tea!
Comu se chiama quista? (toccando la bocca)
Vucca
Nu se chiama vucca, se chiama “nfurna pane”
(o “lu mangia mangia”)
taratibbi, tibbi, tea!
Comu se chiama quistu? (toccando il mento)
“Cangaglieddhru”
Nu se chia cangalieddhru, se chiama “ scarippula te vecchia”
( o “lu centrone”)
taratibbi, tibbi, tea!
Comu se chiama quista? (toccando la pancia)
“Panza”
Nu se chiama panza, se chiama “magazzinu te foie
(o “ lu capasune”)
taratibbi, tibbi, tea!
E quistu come se chiama ( riferendosi al pene)
( il bambino ride ma non risponde)
……… Nanna nanna nanna
senza camisa lu fice la mamma
lu fice alla ‘mprovvisa
lu beddhru miu senza camisa.
Nini ninì ninì
quante beddhru cu crisci fili
se vai alla cista mozzichi
se vai alla utte bivi
se vene lu tata e strolica
ticimu ca su li fili.
………. Oh sonnu sonnu ‘ngrannatore
‘ndrormiscimela tie nu paru d’ore!
Nu paru d’ore, doi tre momenti
finchè la fija nu se ‘ddormenti!
Sonnu sonnu sonnu sia
‘ndormiscimela tie Madonna mia!
……….. Roccu Roccu vindi sale
si patrunu te le cicale
si patrunu te li cardilli
roccu Roccu ‘ndilli ‘ndilli.
Pizzi pizzi sanguinizzi
per l’amore te li strafizzi
per l’amore te le cicale
Roccu Roccu vindi sale.
……….. Nicola Nicolai
li cazzi me cacai
la mamma stuscia stuscia
uh ce puzza lu Nicolai!
……….. Maria pizzipia
sutta l’alberu te volia
sutta l’alberu te limone
la Maria face all’amore.
………. ‘Ntoni bomba cu la camisa longa
se mu tela ‘ncurtisci
te la cachi e te la pisci.
‘Ntoni bomba cu la camisa longa
cu tridici furmeddhe te scappane le merde
cu tridici buttuni te scappane li strunzuni.
……….. Cucculai cucculai
posso cucco teli na fai
na piatto si nimera
pai calà si misciamera.
……….. Blom blom, blam
è passatu niscinu de qua?
Risposta: “si” o “no”
Ea dhru è sciutu da quai o de quai
(Risposta)
Se currimu lu ‘rrivamu
(Risposta)
Se casiu me jiuti
(Risposta)
blom, blom, blom,…..
……….. Mamma lu stocca ‘zzippuli
commu ‘zzumpa e tremula
commu ‘zzumpa – balla
cu si te tremula – cu si te tremula (2 volte)
cusi te tremula lu pete e la palla.
………. Pingi, pingi, core te pingi,
c’era na fera te buttuni
unu a me, unu a te, unu alla fija te lu re
ca sta facia le pittule
iu li tissi tammene una
quiddhra me tese nu beddhru piattu
e li tesi una a lu cane / cu me sona le campane
e li tesi una alla musica / cu me ppettena e cu me luscia
e li tesi una lu cavaddhru
cu me porta nu pocu an cavaddhru
e li tesi una allu porcu cu me zappa nu pocu l’ortu.
Zappa zappa me truvau na pecura morta
la taiau feddhre feddhre
la parau te zacareddhre
la purtau alla signura
la signura sta durmia
lu signuru sta leggia
e la ciciula ballandu
e lu porcu piritandu.
……… Azzate San Giuvanni e non dormire
ca sta visciu tre noveie caminare
una te acqua, una te vientu,
una te tristu maletiempu
poi azzate e portale luntanu
addhru no canta caddhru, no crisce luna,
no nasce nuddhra anima creatura.
Ca la Matonna mienzu allu campu
no time né tronu e né derlampu!
……… trasu allu iettu e dau na voce,
vene Cristu cu la Croce,
vene Cristu cu lli Santi
brutta bestia essi te nanzi.
No te crutere ca stau sula,
stau bona ‘ccumpagnata
cu dudici apostuli
ca me guardanu la casa
e cu quattru angelieddhri
ca me guardanu lu iettu,
Gesù cristu a ‘ncapetale
lu nemicu pozza spundare
spunda, spunda tentazione
no me mettre eresia
c’aggiu amare lu Signore
e pe servere Maria
e Maria m’ave promisu
ca me tae lu Paradisu,
se no me lu tae osci o crai
quandu moru me tae.
………. La rota gira
gira la rota te la furtuna
a ci pane
a ci petre
a ci dolore
nunni
ca minati na vita tranquilla
nunni ca tuttu sapiti
nunni ca tiniti mmanu la putenza
utati l’occhi rrittu ste cuntrade
a ddhru se balla lu ballu te la fame
a ddhru se mintene a ncroce li cristiani
quiddhru ca vtiti e quiddhru ca sentiti
è robba ca succete a tutte vande
a su sta rota ca nu sse ferma mai
passa la gente
passa la furtuna
lu riccu passa
e passa lu poerieddhru
passa lu ciucciu
e passa lu sapiente
passa lu sule e passanu le mule
passa la gioia e lu tulore.
Don Nicola – Le pecure la mise a postu? La cuntate?……Su giuste?…..
Rocco – Sine , sine, su tutte!
Don Nicola - Veni quai allora, settate. T’aggiu fare ‘na spiega!
Rocco - Massaru, te novu? Ogni spiega a stringa!
Don Nicola sta sira lassame stare ca vau straccu e tegnu puru sonnu.
Don Nicola - Veni quai, settate.
(Rocco si siede su uno scanno, vicino a Don Nicola)
Don Nicola – Allora quistu comu se chiama? (indica lo scanno)
…..Attentu!
Rocco - Nu se chiama scannu…… se chiama “vancu – vancuriu”
Don Nicola - Bravu!….. E quiddhu…….Come se chiama?
Rocco - Nu se chiama lettu…….Se chiama “longu – longuriu”
Don Nicola - Bravu…….E quisti come se chiamane?
(indica gli stivali ai piedi di Rocco)
Rocco - Comu se chiamane …
Don Nicola - Nooo, nu se chiamane “cambiali”… Ciucciu!
Disgraziatu, veni quai… (Esegue la “strigna”:
afferra la testa di Rocco tra il braccio e l’avambraccio sinistro e con le dita, ripiegate
all’interno, della mano sinistra passa con forza le nocche sul capo del giovane che
grida per il forte dolore)
Rocco - Ahi, ahi! Lassame stare…
Don Nicola - (Mentre continua a fare la “strigna” a Rocco)
Nu se chiamane “cambiali”. Ignorante!
Se chiamane “cianfurri e curri”, “cianfurri e curri”.
‘Mpara ciucciu!
Rocco - Sine, lassame. “Cianfurri e curri”, sine, aggiu capitu, lassame.
Don Nicola - Aspetta. Statte settatu, ni n’imu spicciatu.
E quisti dimme, comu se chiamane?
( Accende ad uno ad uno diversi fiammiferi)
Rocco - Fermu, fermu Don Nicola, mo me bruci!
Comu se chiamane, come se, ce sacciu?
Po…. po….pos…. posperi, po – spe – ri se chiamane!
Don Nicola - Aahi, hai vistu ca nu sai! Ciucciu, ciucciu e ciucciu .
(Esegue sulla testa del povero giovane la “stringa” che, per il forte dolore, grida e
piange)
Se chiamane: fosferi, fosferi …. a capitu?
Rocco - Fosferi, fosferi, sine fosferi.
Don Nicola - ‘Mpara ciucciu,’mpara.
(Don Nicola spaventato dal passaggio di un topo salta su di uno scanno)
Rocco - Ce è successu……Ah nu surge, nu surge!
(Anche Rocco salta sullo scanno mentre Don Nicola, passata la paura, si avventa
contro il giovane)
Don Nicola - Surge? Ciucciu, comu se chiama?
Rocco - (Gridando) Comu se chiama e comu se chiama!
Nu se chiama “surge”? (Don Nicola fa cenni di no con la testa)
Zoccula…….surge!?
Don Nicola - (Riafferma il giovane per fargli la “stringa”
Ciucciu, ciucciu, ignorante e disgraziatu.
Nu se chiama surge;
“chirufassulu te la terra”, se chiama!
Rocco - Ahi, sine “chirifassulu te terra” se chiama.
Lassame, ahi, ahi, lassame , lassame (piange)
Ma basta, bastaaa.
Pisa, pisa chiumbu
la fica e lu culumbu
lu culumbu li mangiamu
Pisa, pisa chiumbu
lu cavaddhru e lu confittu
lu cavaddhru e la cerasa
quante corne porta la crapa?
Risposta: “Tre” (e se si sbagliava si rispondeva:)
Quattru issi tittu
Lu cavaddhru e lu confittu
lu cavaddhru e la cerasa
quante cerne porta la crapa?
Don Nicola - Roccu, Roccu, veni quai……Settate
Rocco - (Fa cenni di no con la testa)
Don Nicola - Veni quai, settate! Veni quai ca t’aggiu ‘mparare bonu.
(Rocco si avvicina timidamente)
Hai misu le pecure a postu? Dimme.
Rocco - Sine Don Nicola, aggiu portatu le pecure intru la staddha
e lu ciucciu intra lu pajaru sou. Stae tuttu apostu!
Don Nicola - (Incollerito) Cane? Cene? Lu ciucciu? Lu pajaru?
Ce furmine dici? Comu se chiama? Lu……lu….
Rocco - Lu…..lu ciucciu, ciucciu se chiama!
Don Nicola - (Afferra Rocco lo trascina vicino ad uno scanno, si siede ed esegue la “stringa”)
Nu se chiama ciucciu
Rocco - Ahi! E allora comu se chiama?
Don Nicola - Piristilli, se chiama, hai capito?
Pi – ri – stiò – li. Va bene? Mpara ciucciu!
Rocco - Pi – ri – stil – li, sine piristilli se chiama (piange per il dolore)
Don Nicola - E addhu l’hai purtatu?
Rocco - Intra lu pajaru l’aggiu purtato!
Don Nicola - Lu pajaru…… Ma ce pajaru e pajaru……..
nu se chiama cussì (esegue la stringa)
Rocco - E allora comu se chiama (piange per i forti dolori alla testa)
Don Nicola - Se chiama “capadella”. Capadella, se chiama.
Rocco - Va bene “capadella”, lassame, lassame. Ahi! ahi!
Pisa, pisa chiumbu
la fica e lu culumbu
lu culumbu li mangiamu
Pisa, pisa chiumbu
lu cavaddhru e lu confittu
lu cavaddhru e la cerasa
quante corne porta la crapa?
Risposta: “Tre” (e se si sbagliava si rispondeva:)
Quattru issi
Lu cavaddhru e lu confittu
lu cavaddhru e la cerasa
quante cerne porta la crapa?
(Don Nicola sta dormendo. Rocco di nascosto attizza il fuoco alla stalla dove si trova l’asino)
Rocco - (Mentre tutto fa in fiamme, gridando)
Massaru, massaru. Don Nicola, discitate. Don Nicola mo basta cu le “stinge”
Azzate te su lu legnu longuriu
e settate su lu vancu vancuriu
mintite li cianfurri e curri
ca lu chirufassulu te la terra, ha pijatu li fosferi
ha misu focu alla capadella, e sta se brucia
lu pistirilli cu tutti li soi capilli.
Don Nicola - Ce….ce bete (Annusa sente la puzza del fumo)
Ce statu?……
Rocco - Azzate te su lu lungu longuriu
e settate su lu vancu vancuriu
mittite li cianfurri e curri
ca lu chirufassulu te la terra ha pijatu li fosferi
ha misu focu alla capadella e sta se brucia
lu piristilli cu tutti li soi capilli!
Don Nicola - Cene? disgaziatu. Disonestu1 bruttu malacarne!
tuutu ma bruciatu, tuttu!
Rocco - (Voce fuori campo) Statte bonu, Don Nicola!
(Maria – Musceddhra vuole prendere marito si veste elegantemente e si affaccia ad una finestra)
Passa un cane : (Scici Cane)
Cane - Cummare Musceddhra, perché stai ‘nfacciata alla finescheddhra?
Maria – Mus. – Cu bisciu se passa nisciunu cu me ‘mmaritu.
Cane - Me voi a mie?
Maria – Mus. - Comu faci la notte?
Cane - Bau, bau.
Maria - Mus. - Tie svegli la notte, vanne no te voiu.
E passa l’asinello : (Ucciu Ciucciu)
Asino - Cummare Muscheddhra, perché stai ‘nafacciata alla fineschedda?
Maria – Mus. - Cu bisciu se passa nisciunu cu me ‘marritu.
Asino - Me voi a mie?
Maria – Mus. Comu faci la notte?
Asino - Hi – ho, hi – ho, hi –ho.
Maria – Mus. Vanne, vanne, no te oiu.
Passa il cavallo (Ninu Cavaddhu)
Cavallo - Cummare Musceddhra, perché stai ‘nfacciata alla finescedda?
Maria – Mus. - Cu bisciu se passa nisciunu cu me ‘mmaritu.
Cavallo - Me voi a mie?
Maria – Mus. - Comu faci la notte?
Cavallo - Iiihiiiihihihih!
Maria – Mus. - Va via, via!
Arriva il gallo ( Chiccu caddhu)
Gallo - Cummare Muscheddhra, perché stai ‘nfacciata alla finesceddhra?
Maria – Mus. - Cu bisciu se passa nisciunu cu me ‘mmaritu?
Gallo - Me vuoi a mie?
Maria – Mus. - Comu faci la notte?
Gallo - Chicchirichì!
Maria – Mus. - No, no te voui.
E passa il “surgicchiu” (Roccu Surgicchiu)
Rocco – Surg. - Cummare Muscheddhra perché stai ‘nafacciata alla finescheddhra?
Maria – Mus. - Cu bisciu se passa nisciunu cu me ‘mmaritu.
Rocco – Surg. - Me vuoi a mie?
Maria – Mus. - Comu faci la notte?
Rocco – Surg. - Ziu, ziu.
Maria – Murs. - Vieni, vieni, voiu a tie! Vieni!
(Si preparano le nozze, si parla di dote della sposa……. Gli amici degli innamorati cantano)
“LU ZINZALE”
CORTEO NUZZIALE
(La gente fuori dalle case batte le mani e partecipa alla gioia degli sposi e dei parenti)
Un Uomo - Fusci, fusci, cummare ‘ndolurata
te quannanzi sta passa la zita.
Una Donna - Qunt’è beddhra, vae tutta parata
e na fascia li stringe la vita.
Coro - E fusci te quai e fusci te ddhrai
evviva la zita ca passa te quai.
Donna - Ce beddhru abbitu porta cusutu
ete te rasu e vae propriu settatu
cu na fascia colore scarlatti
li scarpini ca pare vellutu.
Coro - E fusci te quai e fusci te ddhrai
evviva la zita ca passa te quai.
(Si canta e si balla)
“PIZZICATA TARANTATA”
RAPPRESENTAZIONE DEI MESI
……………… Signuri,
nui vulimu nu picca abariare
ca quai cumincia, la festa
e cu canti, soni e balli
Te Pasca e Epifania
ogni festa porta via
azzative macare
ca le feste su sciute tutte
poi vota Sant’Antoni
ave la mia cu li senti
poi se vota la Candelora
ave la mia ancora
poi se vota Santu Pati
e a mie addhru me lassati?
Poi se vota San Franciscu
e ami addhru me lassati? Allu friscu?
Maria - Vanne a casa e gira lu sucu te intru la pinata
Rocco - Sine, sine sta bau; trasi tie intru la Chiesa ca ieu mo tornu!
Maria - va bene, me; sbrigate ussiu se bruscia.
(Rocco va a casa e mentre sta girando il sugo con il cucchiaio, cade nel grande pentolone)
(Al Ritorno Maria cerca Rocco ma non lo trova. Gira e rigira…….)
Maria - Maritu miu, a ddhru scisti cu spicci?
Intru a la pignata!!!……
(Canto per la veglia funebre. Arrivano le “repute” – prefiche)
Maria - Surgicchiu miu Surgigghiu,
catisti intru lu pignaticchiu
e cu le mie pezzuddhre
te ‘mbarcau allu limbricicchi.
Un Uomo - Percè si mortu, oh Surgicchiu
ca cadisti intru allu pignaticchiu
mo ca tie te ne scisti
iu cu ci parlu, cu ci sciocu, cu ci ballu!
E ddhra disgraziata te muscheddhra
ca stia misa alla finesceddhra
percè pijau propiu tie?
E comu hai fare moi? comu hai fare?
Altro Uomo - E iu ce aggiu dire?
Surgicchiu, amicu miu, mortu propiu
quandu scadia l’urtima rata te li soldi ca m’eri dare….. e moi comu fazzu?
Terzo Uomo - Oh, Surgicchiu, Surgicchiu, ca catisti intru allu cucinatu
e ca moristi
e me lassasti scasatu.
Una Donna - Ce si perieddhra cummare muscheddhra
ca lu sorge hai perdutu
e de sula si rimasta
nella casa sula sula!
Altra Donna - Surgicchiu Surgicchiu,
catisti intru allu pignaticchiu
e lassasti la musceddhra
sula sula intru alla capanneddhra.
Quarto Uomo - Surgicchiu miu Surgicchiu
tene scisti a Gesù Cristu
e lassasti la musceddhra
tutta sula povereddhra.
Mo ci vai ‘ncielu
no te scurdare cu me saluti tutti li parenti
e l’amici e li cumpari.
Mo ca tie si sciutu ni hai lassatu tutti suli
te ricordi quandu alla sera:
Essimu ca siamu ni pijamu lu
bicchieriedd te mieru!
Terza Donna - Surgicchiu poverieddhru
senza tortu
tie si mortu
e proprio osci iu te portu
cu la bara intru allu fossu.
Quinto Uomo - Cumpari e cumarieddhri
lu sorge mo è mortu
e la muscia povereddhra
sta chiange intru l’ortu.
Lu corteu è partutu,
lu sorge se n’è sciutu
e d e nui s’alluntanatu!
STORIA DI UN SOLDATO
PRIMA PARTE
Musica “ Marcia del Soldato”
Bambine : Tra Belsito e Pievealmar
torna a casa un militar.
La licenza è breve assai
Ei perciò no sosta mai……..
ha da far molta strada ancor
ma impaziente d’arrivar
no si stanca di marciar……..
(Si leva il sipario: La musica continua.
lo scenario rappresenta le rive d’un
ruscello. Il soldato si ferma. Fine della musica)
Soldato: Non c’è male, il posto è bello……. (Il soldato siede in riva al ruscello)
Narratore: Ma che cane d’un mestiere!
Soldato: Ma che cane d’un mestiere! (Apre il sacco).
Guarda qui! Che mescolanzia!
Narratore: Ma che cosa sta cercando.
Soldato: Ma dov’è il mio San Giuseppe?
Narratore: La medaglia d’oro finto coll’effigie del patrono.
Soldato: Ah, è qui!
Narratore: Nel sacco fruga,
stracci e involti fuor ne leva
e cartucce, e lo specchietto
Soldato: Per fortuna ancora intero……
Narratore: Or non trova più il ritratto
che al partire gli donava l’amoroa.
Soldato: Lo ho trovato.
Narratore: Fruga ancora
leva infine….. un violino.
Soldato: (Accordando il violino)
Per quanto lo accordi è sempre stonato!……
(Si mette a suonare. Entra il diavolo. S’arresta di botto. Il soldato non ha ancora scorto. Il diavolo lo avvicina da tergo: gli pone una mano sulla spalla. Il soldato trsale)
Diavolo: Datemi il violino
Soldato: No
Diavolo: Vendetemelo.
Soldato: No
Diavolo: Datemelo in cambio di questo libro……….
Soldato: Io non so leggere.
Diavolo: No importa date retta, prendetelo!
Serve il libro…….da forziere!
Basta aprilo e ne traete titoli!
Biglietti! Oro!…..(Consegna il libro al soldato)
Lettura: A termine, a vista, corsi dei cambi…….
Chiaro come l’arabo!
Soldato: Io leggo ma non ci capisco un’acca.
Diavolo: Leggete, il resto verrà ( Il soldato tende il violino al diavolo e si rimette a leggere)
Lettura: A termine, a vista, corso dei cambi, borsa di sabato
31……..Quanti ne abbiano oggi? 28, mercoledì 28.
Guarda come è in anticipo!…..Dice le cose
prima che avvengono, che buffo !…
Diavolo: (Bruscamente, dopo aver inutilmente provato a suonare)
Dimmi un poco, tu verresti a casa mia?
Soldato: A fare che?
Diavolo: A mostrarmi come si usa questo arnese.
Soldato: Ho licenza solo per due settimane.
Diavolo: In quanto a questo se ti do la mia vettura
più che a piedi fari presto.
Soldato : Ma dove state di casa?
Diavolo : Mangiare e bere a sazietà.
Esser servito da pascià.
La vettura pel ritorno;
tarderai sol qualche giorno
e col libro che t’ho dato
ti fari ricco sfondato.
Soldato: E da mangiare?
Diavolo : Bistecche! Tre volte al giorno!
Soldato: E da bere?
Diavolo: Vino in bottiglia!
Soldato: E da fumare?
Diavolo: Sigari avana, e coll’anello d’oro!
Soldato: Ebben, andiamo!
Narratore: Il buon Giuseppe andò con quel signor
e nulla gli mancò di tutto quello che già gli fu promesso
Ha già insegnata l’arte del vilino ed imparato pur quel libriccino
a legger con profitto.
Valeva ben la pena del ritardo.
Ma il tempo passa, e non ha riguardo di fare il guastafeste…….
Al terzo giorno il signore, appena entrato, gli fa:
Diavolo: Dì un po’ sei stato ben trattato?
Soldato: Oh si!
Diavolo: Allor si parte!
Narratore: La vettura è pronta. Vi salgono, e via!
Ma tutto ad un tratto, con ambe le mani
Giuseppe s’attacca ai cuscini.
Diavolo: Afferrati bene!
Narratore: Gli grida il signore.
Diavolo: Adesso a galoppo!
Narratore: Giuseppe sgomentato vorrebbe fuggire
Ma sì? Neppur da pensarci
La vettura si è staccata dalla terra…….. e fila attraverso
l’aria……. sopra i campi e paesi……Quanto
tempo durò il viaggio?…..Chi lo sa?!
Non esiste il tempo….. Non esiste più….
(Musica “Marcia del soldato” come all’inizio della prima parte)
Bambine: Tra Belsito e Pievealmar
torna a casa il militar
La licenza è breve assai
Ei perciò no stosta mai
ma ormai presto giungerà,
lieto già di esser fin
di quel lungo suo cammin!
(Fine della musica)
Soldato: “Ah benone! Siamo a casa filnalmente
oh chi vedo! Donna Marta, come state”
Narratore: Ma colei se ne va innanzi, non lo sente……..
Soldato: “O Luigi, vecchio amico, qual piacere!”
Narratore: Ma Luigi, caso strano, non risponde…….
Soldato: “Su, Luigi che succede, m’hai scordato? Non ricordi
più Giuseppe, il soldato?”
Narratore: Come parlare al muro….Pazienza!
Ecco la scuola, cola sua campana, e glia attrezzi……
Povero Giuseppe, come le ricordi bene tu le cose…….
Ecco il forno; la locanda; e quanta gente dappertutto;
uomini, donne, bambini……
Soldato: Ma che avviene ora? Che abbiamo paura di me?
Narratore: Una porta si chiude di botto; un’altra, una terza, tutte!
Soldato: Per fortuna ecco la mamma!
Narratore: Ma appena lo scorge, questa si mette in salvo urlando.
Soldato: Ho ancora una fidanzata….
Narratore: MARITATA. DUE BAMBINI!
Soldato: Ah brigante del demonio! Ora so ben chi tu sia…….
Ora capisco quanto ci ho messo a venire! Tre Anni,
non tre giorni, ci ho messo!
(A bassa voce)
Soldato: M’hanno preso per un morto resuscitato…….
(Pausa. Indi forte)
Ah brigante! Brigante infame! Ed io a dargli ascolto da cretino;
è vero che avevo tanta fame ed ero tanto stanco…..Ma non mi spiego
perché l’ho ascoltato.
Diamine! Si sta forse ad ascoltare i discorsi di chi non si conosce?…
(Luce. Apre il diavolo appoggiato al suo bastone)
Avrei dovuto diffidare di lui, invece di ascoltarlo a dargli per di più
il mio violino. Ah! Come sono disgraziato!
Ed ora che farò?….. Che farò ora……… Che farò?…….
(Musica “Pastorale”. Buio. fine della musica. Luce. il diavolo è sempre là, Nella medesima posizione)
Soldato: Ah! brigante maledetto!
(Compare in scena la sciabola e si lancia il diavolo).
Diavolo: Or che intendi tu fare?
Esser devi nel parlare più gentile, più corretto!
Or dici che vuoi fare?
(Il soldato ha chinato il capo. Silenzio)
Diavolo: Il bel libro rilegato
l’hai tu già dimenticato?
Soldato: Tra la roba l’ho nel sacco.
Diavolo: L’importante è ciò, per Bacco!
Ma di un po’…..Tu sei un soldato o cosa sei?
Fallo veder dunque a questi signori e a queste signore……
(Gridando) Attenti! Non ti muovere!………
Cooosì? (indicando la sciabola)
Nascondi quell’affare! (Il soldato rifondera l’arma)
Levati il sacco e posalo laggiù ( Il soldato obbedisce)
Sull’attenti un’altra volta!
Molto ben!…. Ed ora ascolta!
quel cappel da questurino
butta giù! (Gli getta un berretto) Un berrettino ti dà un’aria alla mano
giù la giacca!……Toh un pastrano! (il soldato esegue)
Su, ritorna in posizione!
Non ho mica terminato………
Presta un poco d’attenzione!
Dov’è il libro che t’ho dato? (Il soldato accenna al sacco)
Corri a prenderlo………
(Il soldato va al sacco. il diavolo l’osserva. il soldato fruga nel sacco e ne cava parecchi oggetti, lo specchietto, la medaglia).
Diavolo: Solo il libro, pianta il resto!
L’hai trovato? Meno male.
Ora qui ritorna lesto! (Il soldato viene col libro in mano)
Un libro che vale milioni
si merita ben delle attenzioni!
(Mette il libro sotto il braccio del soldato e leva di tasca il violino)
Il violino è mio, il libro è tuo (Il libro è mio, il violino è tuo)
A ciascuno il suo…….
(Conduce via il soldato. la scena rimane per un istante vuota.
Musica “fine della Pastorale”. Buio. Fine della musica)
Narratore: Così si mise a leggere nel libro e l’esito della
lettura fu denaro, denaro, sempre denaro……
Mai nella vita mise tal costanza
nel legger, come in questa circostanza.
E poi coll’oro, che non si può fare?
Giuseppe vuol dapprima commerciare.
(Rullo di tamburo)
Narratore: Signore, signore scegliete! tinte in nero, blu
marino, blu savoia, blu pastello, blu cielo;
beige, sabbia, pepe e sale, col cenere, grigio talpa,
bruno, caki, altezza 140, 130,120,110.
Stoffe fantasia, crepe de chine, satin; pezzi dell’anteguerra…….(Rullo di tamburi)
Ma che valgono le cose
per chi sa donde provengono?…..
Solamente chi s’illude
può sentire il desiderio……..
Soldato: “Serve il libro….. da forziere!”
Narratore: Basta aprirlo e ne traete…….
Già, si può avere di tutto
tutte le ricchezze della vita
donne, cavalli, quadri, castelli, tavole apparecchiate!
Basta farsene una voglia.
Tanto un giorno moriremo!
Soldato: Neppure lui me l’ha nascosto.
Dal momento che lo posso meglio è prima pigliar tutto.
Narratore: Tutto cosa?…… tutto niente!
Come se non esistesse……
Vuoto, stranamente vuoto;
senza senso né valore.
Cose false, cose morte
tutto solo pura scorza………..
Soldato: Oh le buone cose d’una volta, quelle vere, che son per tutti, e che oggi non posso
avere più; le sole che hanno un valore (Musica “Aria in riva al ruscello”)
Quando stavo seduto tra l’erba c’erano ancora le cose buone che faceva piacere
di sentire; di vedere, di toccare; quelle che ognuno può avere, che non costano
nulla…….. che non occorre pagare……..
Ognuno dice, ma non io!…..Ah! il sabato di sera si vedeva la gente innaffiare
i giardini; le bimbe giocavano a girotondo.
Si passava dietro a un muro, veniva la fantesca e ti dava un bicchiere di vino…..
E le semplici cose casalinghe, il puro necessario….(fine della musica)
Essi sono poveri e hanno tutto. Io sono ricco e non ho nulla.
Ma questa vita far più non voglio,
Soldato: Satana basta! questo è un imbroglio! E ’per questo detto, ma cosa faccio?
Potesse il libro trarmi d’impaccio!
Oh libro, libro! Che non mi dici come fan quelli che son felici?
Sai insegnarmi qualche espediente per non aver tosto più niente?
(Squilla il telefono)
“Pronto?” “Signore, riguardo al vostro conto corrente” “Più tardi”…
(Squilla ancora il telefono)
Più tardi, vi dico!…………
Tu devi saperlo……… o libro scolta
fammi tornare quello di una volta!………
(Luce. Si vede il soldato seduto mentre sfoglia il libro. Egli si guarda intorno)
Sono invidiato, tanto invidiato come non lo fu ancora nessuno a questo
mondo; e…..sono morto; fuori della vita……….
(Il Diavolo compare alle spalle del soldato in veste di commerciante)
Sono ricco, enormemente ricco e sono un’ombra tra i viventi……….
(Il soldato, senza ancora aver visto il diavolo, scaraventa il libro a terra).
Diavolo: (Vestito come un venditore di cianfrusaglie)
Permette?
Soldato: Che cosa volete?
Diavolo: Vi vorrei parlare……..(S’avanza a passettini)
Ma, vogliate perdonare………(Raccoglie il libro e lo tende al soldato)
……..Se no mi sbaglio avete lasciato cascare questo libro!
Soldato: (Prende il libro) Ed ora?
Diavolo: Signore, vi debbo spiegare……..
Ci ho un fagotto di cose rare ma di fuori l’ho voluto lsciare.
Soldato: Grazie, grazie…….
Diavolo: Per carità, signore, lasciate fare……..
Soldato: (Cavando una moneta)
Tenete!
Diavolo: Lei mi vuol mortificare il denaro me lo voglio guadagnare onestamente
a costo di sgobbare.
Vado subito a cercare il fagotto delle cose rare…….
(Esce bruscamente e rientra col sacco del soldato e lo posa a terra)
Signore, vi prego di guardare!………
(Sempre più in fretta)
Diavolo: Un anello, un oriolo, un collare? (Segno di diniego del soldato)
Dei merletti? – Giusto! Merita comprare
delle cose che non s’ha a chi donare?
Spero ugualmente poterla accontentare una medaglia la può interessare?
(Segno di no del soldato)
Uno specchio? Un ritratto in cornice?
(Il soldato si volge verso di lui)
Ah sì? Ciò v’interessa a quanto pare……….
Ancora no? (Leva fuori il violino e lo presenta al pubblico)
Soldato: Quanto costa? (Il soldato si mette a seguirlo)
Quanto, vi dico…….(Il soldato gli si avventa contro. Il diavolo nasconde il violino
dietro il dorso).
Diavolo: Tra amici si intende facilmente………..
Prima ve lo lascio provare
il prezzo vedremo poi cambiare………..
(Il soldato s’impossessa del violino. Lo prova a suonare, ma esso resta muto. Comincia la musica. “Aria al ruscello”. Il soldato si volge e il diavolo è scomparso. Il soldato scaraventa con tutta forza il violino entro le quinte. La musica continua. Prende il libro e lo straccia in mille pezzi. Buio. La musica cessa.
Bambine: Tra Belsito e Pievealmar marcia ancora il militar.
Sempre avanti se ne va,
ma la meta chi la sa?
Passa il rivo e il ponte ancor,
dove va con tanto ardor?
(Fine della Musica)
Narratore: Ma non lo sa neppure……….Oramai sa che deve andare…………
Non ci tiene affatto a sapere dove………..
Nulla ha più delle tante ricchezze; se n’è sbarazzato senza dire
niente a nessuno e s’è salvato………Ora è di nuovo quello di prima,
solamente ha perduto il suo sacco e le cose che ci aveva dentro.
(Riprende la musica “Marcia”)
Bambine: Tra Belsito e Pievealmar marcia il militar
Ma la strada inversa fa poiché più non ha……….
Sempre avanti se ne va
ma la meta chi lo sa?
(Fine della musica)
Narratore: Giunge ad un altro paese con un grosso villaggio nel mezzo.
Egli pensa: “Ci vado”. Or ecco un albergo che invita a sostare;
vi si ferma a bere un quartino.
Ed intanto si mette a guardare attraverso la basse finestre………
egli vede cadere le foglie………….
Ad un tratto la piazza s’affolla che si sente rullar un tamburo
che la figlia del re del paese è malata, né dorme, e sta muta,
distesa sul letto. E perciò il sovrano promette che darà in sposa
la figlia colui che saprà liberarla dall’atroce malan che l’opprime.
In tal punto un uom l’avvicina e gli fa: ti saluto collega (veramente
tu non mi conosci ma anch’io ho fatto il soldato)
Soldato: No!
Narratore: Si! E’ perciò che ti chiamo collega. Tu m’avevi un’aria si triste
che pensai di venire a parlarti.
Non ti par una buona occasione questa figlia del re da sposare?
Se non fossi ammogliato tentare in persona vorrei: tu invece
come scapolo farlo potresti.
Soldato: No!
Narratore: Si! Tu ci vai qual soldato – dottore non arrischi un bel niente.
Beh, ma credi che meriti il colpo?
Eh…. eh…..eh.. (da un pugno sul tavolo)
Soldato: Perché no? (altro pugno sul tavolo)
Perché no……dopo tutto?
Ti saluto, collega; accetto il consiglio che dar m’hai voluto.
Narratore: E Giuseppe si leva all’istante.
All’entrata del parco reale gli si chiede di dir dove vada.
“Dove vai?…..”
Soldato: Dove vado? Io vado dal re!
(Risuona la marcia reale; al buio)
Narratore: Si è fatta sortire la banda. Il re l’ha ricevuto!
La cosa cammina, perdinci……….
Il re gli ha chiesto: “Vuoi siete medico?”
Egli ha risposto: “Si, sono un soldato – medico”……..
“Il male è che tanti se ne sono venuti qui per nulla…..”
“Mah!” gli fa il soldato: “Io avrei un mezzo……”
Ebbene! domani voi vedrete mia figlia………
(Il narratore ha un mazzo di carte: le rimescola tra le dita)
Soldato: Come dico la cosa cammina………..
Il collega aveva ragione d’altro canto perché non tentare?
Guadagnarsi una bella donnina è ben dolce per chi fu costretto
già da tempo a venire senza………
(Luce. Una camera del palazzo. Il soldato maneggia un mazzo di carte).
Ora vediamo ciò che mi dicono le carte!
(Il diavolo si erge al fianco del soldato tenendo il violino al petto)
Diavolo: Hai fatto molto male ad andare via…..Eri ricco,
stimato………Un colpo di testa il tuo, e nulla più!……….
Ed ora, povero amico mio, sei perduto………
(Silenzio. Il soldato è sempre immobile. Il diavolo prosegue, mostrando il violino)
Diavolo : Solamente c’è questo, che il mezzo lo tengo io……
(Si mette a girare intorno al soldato, facendo delle acrobazie sul violino)
Soldato: (Rivolto al narratore)
Sono ormai in suo potere finchè può tenere il mezzo
a me non resta più nulla
(Arresto brusco, indi il narratore volgendosi a lato apostrofa improvvisamente
il soldato).
Narratore : Ma tu spaccagli la testa!!………
Soldato: (Immobile)
Fosse un uomo…….. lo farei
contro lui……nulla poteri…….
Narratore: Si che puoi ancora qualcosa……..
Perché tieni il suo denaro?
Gioca tosto alle carte;
e guadagna e tu sei salvo!
Soldato: Volete giocare
Diavolo: (S’arresta, stupefatto)
Come, come?
Soldato: Vi ho chiesto se volete giocare……….
Diavolo : Caro amico…..ma ben volentieri.
Narratore: (Al soldato)
Guadagnerà senza dubbio; vuol guadagnare sempre lui.
Tu ti liberi e lui è perduto………..
Soldato: Ecco qui oro; banconote, scudi……….
Diavolo: (Deponendo sulle ginocchia il violino)
Benissimo!
Soldato: Quanto?
Diavolo: Dieci soldi il punto.
Soldato: Cento soldi al punto, neanche un soldo in meno.
Diavolo: Se così vi piace, ma state attento!……….
(Il soldato fa le carte. Il diavolo taglia)
Perduto il libro, perduto il violino
(Giocano. Il diavolo guadagna).
3- 5
7-9
2-4
Narratore: Tutto il tuo denaro!
Soldato: Tutto quello che ho! (Leva di tasca tutto quello che resta)
Nove!
Diavolo: (In preda ad una forte eccitazione)
Dieci!
Narratore: Ora riprendi il tuo bene.
(Il soldato s’impossessa del violino e si mette a subito a suonare accanto al diavolo
Musica “piccolo concerto”. Il diavolo scompare. gridando).
(Durante il piccolo concerto le luci si riaccendono. Gridando)
Principessa! Or potete star sicura
che tra poco vi si cura.
Il reame sarà sgombro da tal lutto
Che adesso si può tutto.
Chi se stesso ha potuto ritrovare può adesso e andare,
e osare! Egli vien, si sente forte
Alla morte ci contende che scampato egli è alla morte.
Fine del piccolo concerto. Luce sfarzosa. La camera della principessa. Essa sta coricata sul letto, immobile.
Il soldato si rimette a suonare. Essa apre gli occhi, si volge verso il soldato. Si leva a sedere sul letto. Danze: “Tango”, “Valse”, “Rag – time”. Il soldato e la principessa si tengono abbracciati.
S’odono grida orribili tra le quinte. Entra il diavolo nel suo vero aspetto. Cammina sulle quattro zampe. Il diavolo gira attorno al soldato e alla principessa ed ora fa il gesto di supplicarlo acchè gli dia il violino, ora tenta di carpirglielo, ma il soldato lo minaccia coll’archetto.
La principessa si è rifugiata dietro il soldato esegue le sue mosse in modo da rimanere nascosta da lui.
Il soldato ha un idea: si mette a suonare il violino. Musica “Danza del diavolo”. Contorsioni. Egli
cerca di trattenere le sue gambe con le mano, ma è trascinato tuttavia dalla musica. Infine cade a terra, spossato.
Il soldato prende per mano la principessa, si vede che essa no teme più. Essa danza intorno al diavolo.
Indi a segno del soldato essa piglia il diavolo per una zampa ed in due lo trascinano fuori scena.
Ritornano in mezzo al palcoscenico e cadono di nuovo l’uno nelle braccia dell’altra.
Diavolo: (Cacciano bruscamente la testa fuori della porta di fondo “Canzone del diavolo”)
Ciò va bene per adesso.
Ma il bello viene appresso
(Il soldato e la principessa si volgono verso il diavolo. Poi come prima).
Chi il confine passerà
In mia mano cascherrrraaaaàà!
(La stessa azione)
Diavolo: Se più di quel ch’è dato ambirete
Principessa al letto tornerete.
In quanto al Principe vostro consorte
Ch’è non s’illuda più sulla sua sorte.
(La stessa azione)
All’inferno se ne andrà
Vivo lo si arrostirà!……………………..
(La stessa azione. Prima fase del “Corale” mentre cala il buio).
Narratore: Non si può voler aggiungere a ciò che si ha quel che si aveva……………
Non si può essere, ad un tempo, ciò che si è e ciò che si era……………..
Bisogna saper scegliere; non si ha il diritto di avere tutto; è proibito
Una felicità e tutta la felicità,
due è come se non esistessero……………….
Chi troppo vuole nulla stringe. (Ripresa del “Corale”)
Egli pensa. “Sono felice”
Ma un giorno essa gli dice:
Principessa: “Il tuo cuore, perché non m’apristi?
Chi sei dunque, dove venisti?
Raccontami, raccontami di te!” (Ripresa del “Corale”).
Soldato: In tempi lontani quand’ero soldato
laggiù al paese mia madre lasciai
chissà quanto tempo avrò camminato.
Mi par che la strada del tutto scordai………..(Ripresa del Corale. Fine del Corale)
Soldato: “Se ci andiamo………..che dici?”
Principessa: “Tu lo sai che è vietato………”
Soldato: Sarem presto di ritorno e nessuno saprà di nulla.
Principessa: “Se tu pur ne hai tanta voglia perché mai non vuoi andare?
Cerca non che n’hai piacere……..?
Soldato: (Serio lui) “Non insistete!………”
Ma già pensa: “Forse adesso la mia mamma mi potrebbe
ravvisare, e qui verrebbe!………….
(In questo momento si vede passare il diavolo vestito d’un magnifico costume rosso)
Narratore: Son partiti, son già prossimi alla meta s’incomincia già a vedere
il campanile. Lui più svelto per giungere al confine.
Essa invece, stanca, è rimasta indietro ( Di nuovo passa il diavolo)
Narratore: (Luce. Si vede il soldato che si è voltato e sta facendo dei segni.
Si rimette in marcia, arriva alla pietra di confine; il diavolo piomba
innanzi a lui. Ha di nuovo il violino e lo suona. “Marcia trionfale del diavolo”.
Il soldato ha chinato il capo e si mette a seguire il diavolo lentamente ma sena
ombra di rivolta. Il soldato si arresta un istante. Il diavolo insiste.
Il diavolo e il soldato escono di scena.
Buio. Fine della musica).
FINE