Traversata nera

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TRAVERSATA NERA

Commedia in tre atti

di BRUNO CORRA E GIUSEPPE ACHILLE

PERSONAGGI

CAPITANO DIXON, comandante del Dover

BROOK, commissario di bordo

MORRIS, primo ufficiale

VIOLETTA SMITH

ALINA WEDGEWOOD

LORD JAMESON

ABELE CRISTOPULOS, levantino

IL PASTORE FREEMAN

EDITH E MARY, sue figlie

SMAIL, boy malese

KEES, avventizio alle macchine

SIGERSON, fuochista

UN MARCONISTA

O’BRIEN, marinaio

Commedia formattata da

ATTO PRIMO

La scena si svolge nella saletta di poppa del vapore inglese da carico « Dover » che dalla Compagnia armatrice è stato adibito al sevizio per  un numero limitatissimo di passegge­ri   fra   il   Sud   Africa e l’Inghilterra. Due porte. Una alla sinistra, in primo piano, che immette diretta­mente nel corridoio principale; un' altra, in secondo piano, a destra, che dà nella saletta nautica. Il «Dover » è un vec­chio piroscafo da carico, e perciò l'arredamento è molto modesto. Sofà di velluto rosso, un po' stinti, ricorrenti torno torno alla stanza. Una grande tavola nel centro con sedie. Un lucernario a vetri che prende aria e luce dal ponte; chiuso perché piove. Si ode lo scroscio con­tinuo e monotono della pioggia. Sulla parete laterale di destra, i quadri dei Reali d'Inghilterra e sotto di essi un largo scaffale stipato di libri. Altri quadri alle pareti con modelli di navi e itinerari di linee marittime, carte geo­grafiche e marine. Un buffet a vetri con bottiglie, in prima, a destra; bicchieri in vista. Sono le 3 del mattino. All'alzarsi del sipario, preceduti da un rapido e ru­moroso scalpiccio nel corridoio, dalla porta centrale en­trano in scena il capitano Dixon, il primo ufficiale Mor­ris e il boy di bordo, il malese Smail, addetto al ser­vizio dei passeggeri e del capitano. Sebbene il loro ingresso sia precipitoso, stupisce nel capitano un'aria tor­pida,   insonnolita,   slegata.   Potrebbe dare   l'impressione di un ubriaco che si sforzi di reggersi in piedi e di non parerlo, tentando disperatamente dì assumere un tono dì energia e di sicurezza che non gli si addice, oppure di chi, svegliato da un sonno di piombo, stenti a raccapez­zarsi, quantunque si muova, agisca, corra, suggestionato dall'esempio degli altri e non sappia liberarsi da una pesantezza bambagiosa che gli inceppa i movimenti e gli rende faticose e confuse le idee. Avrà di quando in quando, anche nel corso dell'inchiesta, dei vuoti, delle assenze vere e proprie; resterà come imbambolato, con le linee del viso molli e cadenti, quasi fosse lì Vi per abbandonarsi al sonno, poi si riprenderà con uno sforzo penoso che gli altererà tutta la fisionomia, si porterà smarritamente la mano alla fronte. Il suo atteggiamento durante tutto l'atto sarà, insomma, strano e incompren­sibile. Fin dall'inizio è evidente che cotesto atteggia­mento del capitano lascia molto perplessi il primo uf­ficiale Morris e Smail che si guardano disorientati ma non osano dir nulla.

Capitano                     - (entrando in scena, intontito com'è, urta vio­lentemente contro lo stipite della porta e soffoca una be­stemmia sfregandosi la spalla indolenzita) Acc... i! Ma siete proprio sicuro, Morris? Se il cuore... dicevo... il cuore... Proprio morto...?

Morris                         - Vi garantisco, capitano. Nessun dubbio... Niente da fare...

Capitano                     - E vi par nulla? Trent'anni di mare... la prima volta che mi succede... Un accidenti che ti pigli!... Proprio a me doveva capitare!... (Stordito com'è, è evi­dente che stenta a ingranarsi nel giro delle cose. Va su e giù barcollando, senza saper prendere una decisione. Di colpo si ferma sulle gambe aperte e serra i pugni do­minando con un grande sforzo di volontà il suo stordi­mento) Vado a vedere... (A Smail) Tu, vieni con me. Sveglia generale. In due minuti tutti qui. (In queste ul­time battute è andato ritrovando un po' d'energia e di fierezza. Esce precipitosamente. Resta in scena soltanto Morris che si precipita un attimo nella saletta nautica e rientra con un registro. Va alla tavola, lo apre e scrive in fretta qualcosa con la stilografica. Entra per primo Lord Jameson e via via tutti i passeggeri che, in abbi­gliamenti molto sommari, sorpresi nel sonno, impauriti e insieme incuriositi, creano un'atmosfera di panico. Si odono usci che sbattono, gente che corre).

Lord                            - (agitato, precipitoso) Che cosa succede, signor Morris?

Morris                         - Non so, milord. Ordine del comandante.

Lord                            - Ma c'è pericolo?

Morris                         - No, no, pericolo no!

Lord                            - Straordinario. Non capisco, non vedo il perché di questa sveglia notturna. (Entrano Alina Wedge-wood e Abele Cristopulos quasi insieme).

Alina                           - (anch'elio affannata) Che cosa c'è?

Lord                            - (stringendosi nelle spalle) Ordine del coman­dante, pare.

Crìstopulos                 - (livido) Ma c'è pericolo? (Al Lord) Che cos'è successo,  insomma?

Lord                            - Ne so quanto voi!...

Morris                         - (secco) No. Nessun pericolo, ripeto.

Crìstopulos                 - E allora?

Violetta                       - (sopravvenendo di corsa) Ho capito. Qual­cosa di grave, ma non ci vogliono spaventare... (Entra il Pastore con le figlie).

Pastore                        - (entra in scena con Edith e Mary abbracciate e strette al suo petto. Si assicura che siano ben coperte, accomoda la veste sulle spalle all'una e all'altra) Che accade?... (Serafico, con gli occhi al cielo) Accettiamo le prove che il Signore ci manda, con fortezza d'animo e con cuore pieno di fede.

Edith                           - Babbo, non sappiamo nuotare ; potremmo anche morire. Che Dio ci assolva dei nostri peccati... (Pregano fervidamente).

Alina                           - Diteci la verità, signor Morris. (Si ode lo scroscio della pioggia sul lucernario).

Violetta                       - Ci mancherebbe anche questa! Che do­vessimo calarci nelle scialuppe con questa pioggia, ba­gnati fradici!... Anche se si salvasse la pelle sarei dac­capo col ginocchio! Una rovina per la mia carriera!... (Entra il commissario Brook che non parla e non fa domande).

Crìstopulos                 - Una levataccia anche per voi, eh, si­gnor commissario? E perché poi?  Mistero!...

Brook                          - (sgarbato) Ne  so quanto  gli altri, io!...

Crìstopulos                 - Per conto mio questa sveglia alle tre del mattino non promette niente di  buono.

Violetta                       - Mi fate venire la pelle d'oca!...

Smail                           - (ricompare e Morris gli va incontro sulla porta a sinistra. I due parlano piano fra loro).

Lord                            - (sempre col suo tono allegro, evidentemente per tenere alto il morale dei passeggeri) Promette qual­cosa di buono! Come no? Ho del « Canadian » squisito, in cabina. Vado a prenderlo. La seconda bottiglia l'of­fre il capitano, vedrete. Dev'essere il suo compleanno. Sarà nato alle tre di notte. Dixon è tipo di voler fare una bicchierata a quest'ora! È spassosissimo!... (Esce dalla sinistra).

Violetta                       - Beato lui che ha voglia di scherzare!

Brook                          - Ma  non vedo  perché  dovremmo  preoccuparci! Dopo tutto non succede niente di terribile, mi pare!... L'equipaggio dorme della grossa...

Crìstopulos                 - Eppure, quando di notte il pollaio non è tranquillo, vuol dire che c'è in giro la volpe, caro commissario!...

Brook                          - (secco) Sarà!...

Lord                            - (rientrando con la bottiglia di whisky) Ecco qui. Whisky e soda. Questo è un deposito di coraggio. (A Violetta) Non siate di cattivo umore, via! Vi preoc­cupate per il trucco? Avete torto! Vi assicuro che siete forse ancora più carina così...

Violetta                       - Enchanté, milord!

Lord                            - (stappando) Come?... Sapete anche il fran­cese?... Che lusso!

Violetta                       - (con una mano sul fianco e molta importan­za) Ho molto successo in due canzoni parigine...

Lord                            - (versa il whisky nei bicchieri che Alina ha tolto dal buffet e posato sulla tavola) Complimenti!

Alina                           - Non si vede ancora il signor Slaney...

Lord                            - Già! Non c'è Slaney.

Crìstopulos                 - Non manca che lui!

Violetta                       - Deve ancora  smaltire  lo  champagne...

Lord                            - Be'! Una vergogna! Bisogna riceverlo con un'urlata solenne. (Distribuisce i bicchieri, offrendo an­che al Pastore e alle figlie, ma solo lui accetta impe­dendo alle figlie di fare altrettanto). Intanto beviamo... (Si sente un rumore di passi che si avvicinano e il Lord subito) Silenzio! Ecco Slaney! Pronti tutti: uno, due, tre... (Stanno per urlare allegramente, quando appare sulla soglia il capitano Dixon con un viso duro, scon­volto. Ha in mano un corto bastone rivestito di cuoio e un asciugamano. Il grido muore sulla bocca dei passeg­geri).

Capitano                     - (avanza fino alla tavola e parla aspro, con risoluta fermezza) Un brindisi, eh? Proprio quello che ci vuole! E a chi lo fate il brindisi? Al morto o all'as­sassino?... (Sorpresa e costernazione generale).

Tutti                            - Ma perché?... Cosa vuol dire?... Cos'è suc­cesso?...

Capitano                     - Dieci minuti fa Smail passando nel cor­ridoio delle cabine, ha trovato socchiusa la porta di Tom Slaney. È entrato. Lo ha visto per terra in una pozza di sangue. Ha dato l'allarme al signor Morris che era di guardia. Tom Slaney ha avuto la scatola cranica fracassata. È stato colpito sulla nuca con questo bastone piombato. (Mostra il corto bastone che tiene in mano). Insanguinato qui, come vedete. (Tutti guardano con morbosa curiosità: Alina e il Lord con raccappriccio visibile), H bastone apparteneva allo Slaney che lo te­neva appeso a un chiodo nella sua cabina. Perché lo hanno ammazzato? Per furto, immagino. Il suo porta­fogli è vuoto. Indizi non ce ne sono, ma sono deciso di andare in fondo alla cosa e siccome qui, sulla nave che comando, ho pieni poteri anche per condurre l'in­chiesta, avverto che non avrò riguardi per nessuno. L'assassino non deve rimanere mescolato a noi, gente onesta. E vi garantisco che dove comanda il capitano Dixon non s'ammazza un passeggero così, come un gatto rognoso... Sicché, chi è stato?... Via, una franca confessione!... Furto?... Ragioni passionali?... Il colpevole si faccia avanti... Ha tutto da guadagnare... Nes­suno parla?... Bene. Vado avanti... L'equipaggio è escluso; lo conosco come le mie tasche. Faccio una sola eccezione: il fuochista Sigerson. Erano amici pare; sono stati visti insieme in questi giorni. (A Morris) Ci sa­rebbe quell'avventizio che abbiamo sostituito con Stuart alle caldaie...

Morris                         - Ah, quello che abbiamo imbarcato a Loanda?  Ma come volete che  quel poveraccio...

Capitano                     - Pare anche a me. Ad ogni modo lo in­terrogheremo: è meglio non trascurare niente. Siamo in parecchi qui a bordo che dobbiamo e possiamo essere sospettati... Non è una situazione piacevole, lo rico­nosco, ma... (Poiché evidentemente si regge in piedi con enorme fatica e sforzo di nervi, a questo punto si lascia cadere pesantemente su una sedia. Morris e Smail non lo abbandonano con gli occhi. Si passa una mano sulla fronte e sugli occhi e brontola qualche cosa fra sé) Che diavolo ho?... Vorrei sapere... Ho un sonno... un sonno!...

Brook                          - Scusate, capitano. Come commissario di bordo ho pure il diritto di mettere parola nella faccen­da, no?... Non vedo perché si dovrebbe escludere con tanta sicurezza l'equipaggio! Non sarà ne la prima né l'ultima volta che fra gli uomini di bordo si nasconde un assassino. E, credete a me: è più facile che il porta­fogli di Slaney abbia fatto gola a uno di loro, che a uno di noi...

Capitano                     - Giusto, non c'è niente da dire. Ma io vedo le cose da un altro punto di vista. Se non riuscirò a... (fa il gesto di ghermire qualcosa) ... pazienza!... Saremo a Liverpool fra una dozzina di giorni e ci pen­serà la polizia inglese. Ma intanto di qui nessuno può scappare. Meglio di una prigione, questa!...

Brook                          - (stringendosi nelle spalle) Come credete, allora!

Lord                            - La penso come il capitano, io. Dixon conosce i suoi uomini. È più probabile che l'assassino si trovi fra noi. È spaventoso, ma è la realtà.

Brook                          - Sentite. Sono nella Compagnia del « Do­ver » da vent'anni, milord. E so molte cose. È una brut­ta faccenda questa... A Liverpool lo chiamano il « vapore nero », questo, gli armatori. Sono capitate molte cose qui sopra prima che ci venisse il capitano Dixon...

Capitano                     - Le vostre sono storie!... A me preme una «osa sola: che l'imbroglio sia chiarito prima del nostro arrivo in Inghilterra, che io salvi la mia reputazione... Del resto non me ne importa un corno! (Al Lord) Mi dispiace per voi, milord, che non troverete molto diver­tente questa traversata. L'agente della Compagnia a Loanda mi aveva raccomandato di trattarvi con speciale attenzione.

Lord                            - Non preoccupatevi affatto di me, capitano. Dopo tutto è un'ottima occasione per cogliere degli spunti avventurosi per le mie corrispondenze di viag­gio. Quelli che non si lamenteranno saranno i lettori, vedrete.

Capitano                     - Avevate forse conosciuto lo Slaney al Transvaal,  milord?

Lord                            - No. Mandavo le mie corrispondenze al « Daily News » dalle miniere di Pietersburg ; e Slaney viveva a Pretoria, se ricordo bene.

Capitano                     - Bel risultato!... Tanti anni di lavoro lag­giù per farsi ammazzare mentre si torna in patria! (Par­lando con il volto chino esamina il bastone piombato che aveva deposto sulla tavola, dinanzi a sé) Forse que­sto arnese potrebbe dire qualche cosa a un esame della polizia scientifica. Ma io sono un marinaio ; non m'in­tendo di queste cose. Eppure qualche indizio... (Alza il capo e fissa acutamente il gruppo dei passeggeri). Sull'interruttore ho visto delle tracce di sangue... L'assas­sino doveva averne le dita macchiate... Ho guardato nel corridoio e nelle cabine, ma le tracce non si sono più ripetute. (Volgendo lo sguardo su Alina) Nella vostra cabina ho trovato questo asciugamano, signora, con una piccola  macchia  di  sangue... (Distende  l'asciugamano).

Alina                           - (ha un attimo di smarrimento, ma subito si riprende) Oh, mio Dio! Niente di più semplice, ca­pitano! Oggi mi sono punta ed è uscito un po' di san­gue!... Ecco qui ancora il segno. (Tende la mano verso il capitano che brontola un assenso).

Lord                            - (in questo momento trattiene un grido indicando Smail) Lì, sulla manica, del sangue!... (Tutti gli oc­chi sono fissi sul malese, che istintivamente retrocede di un passo alzando un poco il braccio destro. In fondo alla manica, infatti, è ben visibile, ora, una breve trac­cia scarlatta che spicca sul candore della corta tunica bianca che gli arriva a mezza coscia).

Capitano                     - (prende il braccio di Smail e guarda; è una sbavatura di sangue, proprio sull'orlo della manica di tela. Scuote il capo. Smail lo fissa con i suoi occhi di pietra nera) Ti sei avvicinato al cadavere, Smail?... L'hai forse toccato, prima di dare l'allarme?...

Smail                           - No, signore. Paura... grande paura... via, via, via...  chiamato subito signor Morris...

Capitano                     - Raccontaci esattamente come si sono svol­te le cose.

Smail                           - Corridoio cabine... passare... quasi ore tre...

Cristopulos                 - Un'ora curiosa per passeggiare!...

Brook                          - È quello che pensavo anch'io... (Al capi­tano) Se fossi in voi non mi fiderei tanto di quel gatto selvatico...

Smail                           - Signor Morris di guardia... domandare tazza caffè...

Capitano                     - È vero Morris?

Morris                         - Sì. Le ore di guardia sono lunghe.

Capitano                     - Prosegui, Smail.

Smail                           - (con la solita mimica che supplisce all'incertez­za delle parole) Tac... tac... silenzio... Tac, tac, si­lenzio... Entro... faccio luce. (Fa il gesto di cercare a tentoni l'interruttore). Vedo a terra mister Slaney... testa piena di sangue... Via, via!... Urlare... paura... salito ponte chiamare capitano Morris...

Capitano                     - (con pacata ironia, ai passeggeri) Mi pare abbastanza chiaro, no? Sull'interruttore v'erano tracce di sangue lasciate dall'assassino ; stendendo la mano nel buio per far luce nella cabina, Smail ha sfiorato con la manica l'interruttore e s'è macchiato...

Brook                          - Sarà... ma francamente non mi persuade trop­po questa sua scoperta in piena notte...

Capitano                     - E perché? Non è il cameriere di bordo, Smail? Non è logico che trovando la porta di una cabina aperta abbia bussato e sia entrato per vedere che cosa era accaduto?... (A tutti) Fino a che ora avete giocato stanotte?...

Lokd                           - Fino a mezzanotte.

Capitano                     - Tutti?

Pastore                        - (che fa sempre gruppo a parte con le ragazze) Ecco, io e le mie figliole ci siamo coricati alle dieci, dopo le preghiere.

Mary                           - (flebile) È la nostra consuetudine, signore!...

Capitano                     - (con bonomia, come se volesse dire: « Voi non c'entrate») Naturalmente!... (Rivolgendosi agli altri) Benissimo!... Poi la riunione si è sciolta e siete andati a coricarvi. Come avete occupato il tempo tra mezzanotte e le tre, fra la fine della serata e la scoperta del delitto?

Lord                            - Credo che vi diremo tutti che abbiamo dor­mito tranquillamente.

Sigerson                      - (entra, in casacca, tutto unto e nero) Cer­cavate di me,  capitano?... (Guarda sorpreso il gruppo).

Capitano                     - Vieni avanti!... (Sigerson ubbidisce). Lo sai chi hanno ammazzato?

Sigerson                      - Ammazzato?!...

Capitano                     - Sì. Il tuo amico Slaney... E magari tu sai qualche cosa...

Sigerson                      - Io?... Se l'ho visto ieri sera, prima di cena, tranquillo come un pascià!... Mi dispiace davvero! Era un vecchio compagno!...

Capitano                     - Di' piuttosto che aveva quattro soldi che ti facevano comodo!

Sigerson                      - (battendosi un pugno sul petto) Capitano, no sull'anima mia!...

Capitano                     - (bonariamente brusco) Lo sappiamo... Tu sei un agnellino!... (Sigerson vorrebbe replicare). Zitto, ora!... Arriverò anche a te!... (A Brook) Non avete sen­tito nulla voi, Brook, stanotte? Avete la cabina accanto a quella di Slaney!... Delle voci... il rumore di una lotta?...

Brook                          - Niente assolutamente. Sapete che ho il son­no duro...

Capitano                     - Eh, lo so!... Accidenti alle marmotte!... (Ad Alina) Voi, signora Wedgewood, che cosa avete fatto dopo mezzanotte?

Alina                           - Mi sono coricata subito. (Volge un rapido sguardo al Lord, che resta impassibile). Ho acceso una sigaretta, ho letto un poco e mi sono addormentata.

Capitano                     - Volete darmi una delle vostre sigarette? (A Violetta Smith) E lina delle vostre, anche.

Alina                           - Il mio pacchetto è rimasto in cabina. (Il ca­pitano fa un gesto a Smail che si allontana dì corsa e rientra di U a poco con un pacchetto di sigarette che consegna al capitano. Nel frattempo Violetta s'è tolta di bocca quella che stava fumando e l'ha consegnata al capitano).

Capitano                     - (dopo averla osservata, restituendola) Lo immaginavo. (Trattiene il pacchetto di Alina che con­fronta con un mozzicone che ha tolto di tasca; ad Alina) Ho raccolto questo mozzicone, pochi minuti fa, nella ca­bina di Slaney. C'è l'impronta rossa di due labbra, come vedete (mostrando il pacchetto). E il tabacco è perfetta­mente uguale: tabacco chiaro, leggero. Le sigarette della signorina Smith sono molto diverse. Dunque voi siete stata « dopo » mezzanotte nella cabina di Slaney...

Alina                           - (ha un attimo di smarrimento).

Violetta                       - (che l'andava osservando acutamente e con espressione ostile, si slancia ora su di lei, le strappa in­dietro la vestaglia con un gesto brusco e mostra, sulle braccia e sul petto, graffi e lividure) Ecco, ecco l'as­sassina! È lei che lo ha ammazzato! Era la sua aman­te!...  L'ha ammazzato  per rubargli il  danaro...

Alina                           - (sopraffatta dall'orrore e dallo sgomento, ha chiuso il volto con le mani e singhiozza senza reagire alle accuse infami di Violetta).

Lord                            - Ma non diciamo sciocchezze, via! Io sono un giornalista e non un ufficiale di polizia, ma credo che basti un po' di logica per scartare un'ipotesi assurda come questa. Il colpo che ha ammazzato Slaney presup­pone nell'aggressore il braccio vigoroso di un uomo. E come volete che abbia potuto la signora Wedgewood af­frontare un uomo robusto come Tom Slaney?...

Capitano                     - La signora potrebbe essere colpevole, sen­za essere precisamente l'omicida... Ha servito da esca, per intenderci. Al momento opportuno è intervenuto il complice e ha vibrato il colpo...

Violetta                       - Scusate, milord!... (Con ironia) E tutti quei graffi, quelle lividure, chi gliele ha fatte, di grazia?

Alina                           - (a Violetta, ferma, risoluta) Proprio Slaney, non vi siete ingannata. (Al capitano) Poco fa, capitano, ho avuto paura dei sospetti che sarebbero caduti sopra di me. Ma ora dirò tutto. Fui la prima ad uscire di qui, a gioco finito. Slaney mi segui nel corridoio e mi pregò di andare da lui, nella sua cabina. Rifiutai. Mi supplicò. Giurò di dovermi dire qualche cosa di molto grave. Di giorno non avrebbe potuto parlarmi senza suscitare fa­stidiosi pettegolezzi e peggio! D'altra parte fino a quel momento egli si era limitato a una corte assidua ma ri-guardosa,  sicché ritenni di poter accettare e vi andai..-.

Capitano                     - Molto tardi?

Alina                           - Qualche minuto prima di mezzanotte, appena sentii l'ultimo passeggero chiudersi in cabina: lord Jameson, credo. Per la prima volta Slaney mi parlò del suo amore in forma risoluta e offrì perfino di sposarmi, te Ora non posso far nulla per voi, - mi disse, - ma appena saremo in Inghilterra sarò in grado di darvi tutto quello che vorrete. Naturalmente è un segreto fra me e voi, questo. E vi prego di non farne parola con nessuno a bordo ». Lo ringraziai e gli chiesi del tempo per ri­flettere. Quando stavo per uscire mi afferrò d'improv­viso: voleva un bacio e pareva pazzo! Io mi difendevo come potevo, ma sentivo che le forze cominciavano a mancarmi. Finalmente riuscii ad afferrare il campanel­lo... Il timore d'uno scandalo lo calmò. Mi lasciò andare e quand'ero già sulla porta mi fece una scena pietosa di pentimento: disse che era ubriaco, che non aveva più la testa a posto, che si sarebbe ammazzato... Finalmente potei rientrare nella mia cabina.

Capitano                     - Che ore erano?

Alina                           - Le  12,40.  Me ne  ricordo  perché  prima  di spogliarmi caricai la piccola sveglia come faccio tutte le «ere.

Capitano                     - La caricaste subito appena rientrata?...

Alina                           - Quasi subito. Il tempo di accendere una si­garetta.

Lord                            - Scusate, capitano. Non sono intervenuto prima per un doveroso riserbo verso la signora. Ma posso testi­moniare che a quell'ora mi sono incontrato con la si­gnora Wedgewood nel corridoio.

Capitano                     - Si?... Curioso!... Mi parlate di riserbo!... Ma questo non è un salotto di Londra, lord Jameson! Qui si fa un'inchiesta!... Non ci sono né signore, né gentiluomini, ma dei sospettati e basta. E chi mi dice che voi non siate d'accordo con la signora?... O che ab­biate ucciso insieme?... II fatto di essere ricco e di ap­partenere ad una grande famiglia, non vi esclude dai sospetti, per vostra regola.

Lord                            - Naturalmente! E non mi sono mai sognato di pretendere trattamenti particolari. Io sono indiziato nella stessa misura degli altri e sono qui a rispondere a tutte le domande che crederete di rivolgermi.

Capitano                     - (tronca netto con un gesto brusco che ripe­terà sovente nel corso della scena e che finirà col parere una specie di tic nervoso) Parole d'oro, Morris! Pren­dete nota che milord dichiara d'aver incontrata la si­gnora Wedgewood alle 12,40. Questo è molto importante. (Ad Alina) Avete regolato il vostro orologio su quello di bordo in questi giorni?

Alina                           - Sì!

Capitano                     - Allora come potreste spiegarci che l'oro­logio di Slaney ha il vetro spezzato ed è fermo sulle 12,35?... Grandi differenze non ci potevano essere. Li re­golate tutti su quello di bordo!... La posizione del brac­cio prova che l'orologio di Slaney s'è spezzato quando egli, colpito, s'è abbattuto per terra. Ora di qui non si esce: o il suo orologio s'è fermato per un colpo ricevuto durante la lotta con voi, oppure s'è spezzato quando Sla­ney è caduto e in tutt'e due i casi voi dovete saperne qualcosa se soltanto qualche minuto dopo siete rientrata in cabina. Vi par chiaro? (Al Lord) Avete notato che la signora fosse particolarmente agitata quando vi siete in­contrati?

Lord                            - Era perfettamente normale.

Capitano                     - (quasi fra sé) Va' un po' a pescare la ve­rità! Se, per esempio, foste d'accordo con lei, non po­treste rispondermi diversamente!

Lord                            - (si stringe tranquillo nelle spalle).

Alina                           - E vi pare che se avessi assassinato un uomo avrei avuto i nervi così a posto da ricordarmi di cari­care un orologio?... (Al capitano, giungendo le mani, con voce rotta) Ma è assurdo che mi si accusi!...

Capitano                     - Accuso, accuso!... Cerco di mettere ordi­ne, ecco tutto!... Ma la vostra posizione non è molto chiara!... Troppe coincidenze... (Un silenzio). Perché non volete essere sincera? L'avete ammazzato per difen­dervi?... Su, coraggio!... Avrete delle attenuanti. Quan­do vi siete vista perduta e le forze vi sono mancate, ac­cecata dalla disperazione, dall'ira, avete afferrato questo bastone ch'era lì, sottomano, e gliel'avete picchiato sul­la nuca? È così?...

 Alina                          - No. Sono innocente. Ve lo giuro. Mi sono difesa come ho potuto, ma non gli ho torto un capello.

Lord                            - Scusate!... Ma ammettendo il caso della le­gittima difesa come spieghereste il furto, allora?...

Capitano                     - Sicché siete proprio deciso a fare il pala­dino  della signora, milord?

Lord                            - (secco) Mi limito a constatare i fatti, capitano.

Capitano                     - Allora vi risponderò che il furto potrebbe essere un ottimo pretesto per sviare i sospetti. (Ad Ali­na) Quando avete conosciuto Tom Slaney?

Alina                           - Tre giorni prima dell'imbarco.

Capitano                     - Dove?

Alina                           - A Loanda.., Negli uffici della «New-Line» dove andavo da due mesi a sollecitare un imbarco di favore per l'Inghilterra.

Capitano                     - Come vivevate laggiù?...

Alina                           - Ero cameriera alla « Taverna del Porto ».

Capitano                     - Eravate nel Sud-Africa da molto tempo?

Alina                           - Da quattro anni. Ho vissuto a Pretoria.

Capitano                     - Che cosa facevate?

Alina                           - Nulla. Avevo un amico... che è morto... E sono rimasta sola. Per questo volevo tornare in Inghil­terra.

Capitano                     - Mi risulta che il denaro per il vostro bi­glietto è stato versato a metà dal signor Brook, il nostro commissario, e da Tom Slaney...

Alina                           - È esatto.

Capitano                     - C'era buon accordo fra i due, a quanto vi risulta?

Alina                           - Non molto.

Brook                          - (protestando) Non vedo la ragione di...

Capitano                     - La vedo io!... E vi garantisco che non ho nessuna voglia di fare dei pettegolezzi! (Ad Alina) E perché,   secondo   voi,   questo   disaccordo?

Alina                           - Anche il commissario mi faceva la corte.

Violetta                       - (sbottando) L'ho sempre detto io! Le don­ne più sono canaglie, più piacciono agli uomini!

Capitano                     - Zitta, voi! (Fra se) Da che pulpito viene la predica! (Ad Alina) Cerano giustificate ragioni di ri­sentimento fra i due per quanto vi riguarda?

Alina                           - Io non ho concesso al signor Brook che della gratitudine. Ma Slaney era geloso... Temeva che avessi delle preferenze per il commissario.

Capitano                     - Il vostro amico era ufficiale aviatore, si­gnora?

Alina                           - Istruttore militare per l'aviazione sud-afri­cana. Come lo sapete?

Capitano                     - Quell'aquila d'oro che portate sul petto! (Scuotendo energicamente il capo) C'è qualcosa che non è chiaro, qui dentro!... Chi siete, insomma?... Io penso che... (Durante tutto l'interrogatorio, come s'è detto, il capitano ha delle strane assenze mentali. S'incanta, perde l'attenzione al discorso, lascia cadere delle lunghe pause, poi si riprende bruscamente).

Violetta                       - Ma sì! Ma è lei l'assassina! Non so perché si sta qui a perdere del sonno!...

Capitano                     - Attenta ai fatti vostri, voi! Mi pare che abbiate troppa fretta di veder liquidata questa faccenda!

Violetta                       - Sono tranquilla come un giudice! Mi potete mettere nuda se vi fa comodo ; non troverete tanto così che non funzioni a dovere, ve lo dico io!

Capitano                     - (tronca netto con il suo solito gesto infasti­dito. Poi s'incanta con gli occhi fissi su Alina) Signo­ra, non avete proprio altro da dire?...

Alina                           - (esasperata) Ma niente, niente!... Vi ho detto tutto!... Che cosa volete che sappia io?...

Capitano                     - (imbambolato e insieme fermo e ossessionan­te) Allora potremmo pensare che... siete stata proprio voi ad uccidere Tom Slaney?...

Alina                           - (disperata) Io?... E potete credere che sia un'assassina?... Appartengo a un'ottima famiglia di Lon­dra. Mio padre è avvocato. Cinque anni fa conobbi il maggiore Loyd... in quel tempo John ebbe la sua desti­nazione a Pretoria. Affidammo il nostro bambino a una famiglia di contadini del Bronte... Per tre anni sono «tata la donna più felice della terra. Qualche mese fa, in un atterraggio forzato, il mio amico morì. Restai sola con poco danaro. Allora andai a Loanda, feci conoscenza con il commissario Brook e con Slaney, e accettai la loro offerta.

Capitano                     - Avevate qualche speranza per l'avvenire? Una riconciliazione coi vostri parenti, forse?

Alina                           - No, nessuna speranza. Ma io voglio riavere il mio bambino... I contadini che l'hanno in custodia minacciano di disfarsene perché da qualche mese non posso più mandare il danaro... (Scoppia in lagrime). Capite ora perché ero ansiosa  di rimpatriare?...

Violetta                       - Tutte belle cose, ammesse che siano vere! Ma intanto, guarda combinazione, nelle tasche di quel disgraziato non si è trovato neppure un scellino!...

Alina                           - Ma perché mi perseguitate così? Che male vi ho fatto? Se non mi conoscete neppure!?...

Violetta                       - Basta guardarvi in faccia! Del resto mi pare che anche gli altri qui non la pensano molto di­versamente. Guardatevi  intorno!...

Cristopulos                 - Molti indizi vi sono contro, questa è la verità.

Capitano                     - (con gli occhi fissi su Alina, vivi di un sin­golare potere magnetico. Intanto diversi attori non par­lano. Bisogna che il loro commento sia continuo, sotto­lineando gli argomenti salienti con qualche interiezione o gesto, e componendo o scomponendo gruppi, seduti o in piedi) Siete voi che l'avete vxcciso?... Non vi resta che  confessare,   signora!... (Incalzando)   Voi?...   Voi?...

Alina                           - (si ritrae con le mani a schermo sul viso, come per difendersi dallo sguardo ossessionante del capitano) Basta, basta con quegli occhi!... Mi fate paura!... Basta!... Mi butterei in mare per sfuggire a questa tor­tura!... (Tutti, tranne il Lord e il gruppo del Pastore con le figliole, le si fanno attorno e l'incalzano).

Edith e Mary              - (insieme) Babbo, ma le fanno male!

Pastore                        - (alzando appena la voce commossa) Un po' di carità umana, signori!...

Cristopulos                 - Avanti, confessate!...

Violetta                       - E finitela con questa commedia!...

Capitano                     - È nel vostro interesse, signora Wedge-wood!... (Concerto).

Alina                           - (sopraffatta, ha una crisi isterica: piange, balza in piedi, ricade affranta) Ah, basta in nome di Dio!... Mi farete diventare pazza!... Siete dei vili!... Mi tormen­tate perché sono sola!... Basta!... basta!... Non sono l'as­sassina di Tom Slaney!... Sono innocente!...

Violetta                       - (d'improvviso si china furiosamente e punta un dito accusatore verso le scarpe di Alina Wedgewood) Lì... lì!... Nella scarpa! Del danaro!... Lo so io!... È il loro portafogli, quello!

Capitano                     - Del danaro?...

Violetta                       - Ma naturale! Lì, guardate!... (Alma si schermisce).

Alina                           - No! No!

Capitano                     - Via, non facciamo storie! Non costringe­temi a...

Alina                           - (si china sgomenta, toglie una scarpa, estrae una banconota e la consegna al capitano).

Capitano                     - (svolgendola) Un biglietto da cento ster­line!... Accidenti!  E  dicevate di essere  senza danaro!

Violetta                       - (giungendo le mani) Oh, gli uomini come sono stupidi!... Ecco il mistero del portafogli allegge­rito!... Ve lo dicevo io!...

Alina                           - (balzandole incontro) Vipera!... Vipera!... (Gridando) Non sono una ladra!... (Atterrita e ango­sciata, rivolgendosi ora all'uno ora all'altro) Oh, vi giuro che me l'ha dato Slaney!... All'ultimo momento mi ha pregato di accettarlo come segno del suo pentimento!... Avevo bisogno!... Cento sterline... qualche mese di vita sicura per me, per mio figlio!... Non ho saputo rifiuta­re!... Vi giuro sul mio bambino... Vi ho detto tutta la verità!...

Capitano                     - Perché non l'avete detto subito?

Alina                           - Ho avuto paura...

Capitano                     - Eravate tanto persuasa che il danaro fosse un indizio gravissimo contro di voi, che dopo la mia chiamata, avete sentito il bisogno di nascondere la ban­conota di Slaney nella scarpa! Ciò dimostra che sape­vate già del delitto?...

Violetta                       - Ma sì! Ma cosa s'aspetta!... Cosa si perde tempo!...

Alina                           - (disperata) No, capitano! Tutto pare contro di me!... Ma sono senza colpa!... La chiamata precipi­tosa di Smail, in piena notte, mi ha fatto temere un si­nistro. Era l'unica mia ricchezza... l'ho portata con me!

Capitano                     - Nella scarpa!...

Alina                           - Il luogo più sicuro... Il timore di perderlo... nella confusione...

Violetta                       - Ma quante complicazioni! ...

Capitano                     - (col suo solito gesto di troncar netto) Ta­cete, prego! Interrogo io!

Alina                           - (implorando, al capitano) Capitano, voi siete buono, siete giusto... Dovete credermi!... Sono innocen­te!... Vedete, io...

Capitano                     - Calmatevi, signora!... Non vi accuso... in­terrogo. Interrogherò tutti!... È il mio dovere!... L'as­sassino è qui fra noi, gomito a gomito.

Brook                          - O almeno, se non proprio in questa stanza!...

Capitano                     - Brook, lasciatemi in pace!... Mi dà ai nervi quel vostro girare con la lingua intorno al piatto... Sapete qualche cosa?... E allora fuori!... Non sapete nulla?... E allora state zitto!

Brook                          - (sgarbato, alzando le spalle) Io? E che cosa volete che sappia? Dico che il delinquente potrebbe es­sere benissimo fuori di qui... (Il capitano e Brook giocheranno questa scena, uno di fronte all'altro, come due persone che si valgono e non si temono. La minaccia del primo è ribattuta da quella del secondo. Tono lento, basso, cupo).

Capitano                     - Bado ai fatti, io!... Perché Slaney si chiu­deva tutte le sere a chiave nella sua cabina?... Perché portava sempre in tasca una rivoltella carica?... Doveva temere qualcuno a bordo, non pare anche a voi?...

Brook                          - Sì e no!... Perché non avrebbe potuto por­tare in tasca una rivoltella semplicemente per abitudine?

Capitano                     - Sarà!... Ma quest'affare della rivoltella ca­rica non mi persuade troppo!... Vi dirò di più: la por­tava senza sicura e di notte la teneva sotto il guan­ciale...

Brook                          - Cosa volete che me ne importi?... (Questo è il suo primo scatto). Lo dite con un certo tono!...

Capitano                     - Brook! Fra voi due non c'era buon san­gue! Era già successa qualche grossa scenata... Anche stanotte, prima che smetteste il gioco, vi siete accapi­gliati col pretesto delle carte...

Brook                          - E con questo?... Non vorrete dedurre che sono stato io a fare la pelle a Slaney?...

Capitano                     - Perché no?... Non è un'idea così stramba, dopo tutto!...

Brook                          - Bene!... Allora vi dirò che a mezzanotte sono entrato in cabina e che non sono uscito che pochi minuti fa.

Capitano                     - Potreste provarmelo?...

Brook                          - No! (Il capitano lo afferra per il petto e lo scuote; pare lo voglia schiaffeggiare. Movimento degli astanti. Brook, pur essendo il più forte, non reagisce, dimostrando però che potrebbe farlo). Ma tutti, qui, sono nelle mie stesse condizioni, però!...

Capitano                     - Appunto!  E tutti sono sospettati!...

Brook                          - Tutti!...

Capitano                     - Tutti!...

Brook                          - Quand'è così... (Accenna a spingerlo col petto, conte la sua forza gli consentirebbe di fare, poi si domina e finisce la frase) ... fate pure!

Capitano                     - Vi conosco abbastanza, Brook! Se vi siete deciso a sborsare metà del prezzo del biglietto, avaro come siete!...

Brook                          - (interrompendolo) Perché a voi non sono mai piaciute le donne, forse? (Il capitano alza le spalle).

Capitano                     - ... Dovevate avere delle grosse speranze!... Figuriamoci se potevate rassegnarvi a veder Slaney pre­ferito a voi, magari!... Vi sorvegliavate reciprocamente... Questo spiega la faccenda della rivoltella senza sicura!...

Brook                          - E dite che badate ai fatti, voi?... (Ironico) Se non sono fantasie queste!...

Capitano                     - Che spiegano tante cose, però!... Uno sor­veglia la cabina del rivale, e vede entrare la donna con­tesa. Immagina che ne sia l'amante e gli va il sangue alla testa. Aspetta che se ne sia andata, piomba dentro e fa piazza pulita.

Brook                          - Il ragionamento fila. Ma io non ne so nulla!

Capitano                     - Pazienza! Ci sarà tempo per tutto!... (A Violetta)   Voi!... (Le  sue  parole  si  fanno  sempre  più rade: il suo interrogatorio più ingarbugliato e faticoso). Siete una canzonettista di caffè-concerto, no? Ho l'im­pressione che... siate una vecchia conoscenza!... In che caffè ballavate,  cantavate a  Loanda?...

Violetta                       -  Al « Magic Show ».

Capitano                     - Ah! dall'argentino!... Un bell'avanzo di galera anche quello!... (Brook, che è sulla soglia dello, saletta nautica e che si sente ferito da quella battuta, sbatte la porta con rabbia, come se volesse slanciarsi sul capitano). Siamo in buona compagnia, sì, se Dio vuole! (Fissa minaccioso Brook). Che cosa volevo dire?... Ah, se conoscevate la signora Wedgewood, qui!...

Violetta                       - (arrogante) Non l'ho mai veduta prima di mettere piede su questa carcassa...

Capitano                     - Hm!... Carcassa!... (Fa un'alzata di spal­le). Come mai le dimostrate tanta avversione?... (L'af­ferra bruscamente per un braccio) Non giustificata pro­prio  da nulla!...

Violetta                       - Lo dite voi da nulla!... Ha tentato di pren­derci per il naso con tante chiacchiere, ci tiene tutti sos-sopra e l'assassina è lei. È la sola che sia stata nella ca­bina di Slaney!... È piena di graffi e di lividure... Aveva nella scarpa un biglietto da cento sterline, nientemeno!... E andate cercando ancora delle prove!... E poi vorreste che mi fosse simpatica, magari!? Ma fatemi il santo pia­cere!... E quasi vorreste accusare me adesso, eh?...

Capitano                     - (tronca, come sempre, le sue chiacchiere col gesto di uno che scacci una mosca noiosa) Basta!... Avete troppa lingua!... Conoscevate Slaney, prima del­l'imbarco?...

Violetta                       - (fumando tranquillamente) E perché l'a­vrei dovuto conoscere? No!... L'ho visto per la prima volta qui a bordo del « Dover ».

Capitano                     - Strano!...

Violetta                       - Cosa « strano? ». In che trappola mi vo­lete mettere adesso?...

Capitano                     - (pesantemente) Siete voi che vorreste in­garbugliarmi!... Ma il gioco non vi riesce!... So troppe cose!... So perfino che il vero nome di Slaney è Giacomo Carthy... e ch'egli è stato il vostro amante per molti anni...

Violetta                       - (impallidendo) Ma... siete?...

Capitano                     - Cosa?... E non giochiamo a nasconderci! Non ne ho nessuna voglia. Perché avete recitato questa commedia?

Violetta                       - Che c'entro io? È stato lui a volere che tingessi di non conoscerlo!...

Capitano                     - Perché era il vostro amante!...

Violetta                       - Prego: era stato.

Pastore                        - (sottovoce, alle ragazze) Sarebbe forse me­glio non ascoltare, figliole!... (E le porta più lontano parlando loro sommesso).

Capitano                     - (grattandosi la testa, imbarazzato) Un tale ginepraio, parola d'onore!... Se non sbaglio, le precau­zioni di Slaney... la cabina chiusa a chiave... la rivol­tella senza sicura... avevano un altro significato...

Violetta                       - Oh, signor mio! Che cosa vi salta in te­sta adesso?...

Capitano                     - Un po' alla volta, ragazza! Da quanto tempo vi eravate lasciati?

 

Violetta                       - Da quattro anni. L'avevo conosciuto a Città del Capo e per un po' siamo andati d'accordo. Poi sono incominciate le liti... Non aveva un carattere facile, ve lo garantisco io!... Allora un bel giorno l'ho piantato in asso e sono tornata al mio mestiere.

Capitano                     - Non l'avete più visto da allora?

Violetta                       - No.

Capitano                     - Ah, no?... Allora vi rinfrescherò io la memorin... Voi avete continuato a scrivere allo Slaney anche dopo la rottura... E che condimenti pepati nelle lettere!... Minacce grosse così:  O la borsa o la vita!...

Violetta                       - È falso!...

Capitano                     - Falso?... Avete una bella faccia tosta!... Ho le prove. (Toglie di tasca un pacco di lettere) Eccole. Lettere vostre, spedite allo Slaney. Appena aperto il baule mi sono capitate sottomano... Oh, non ho avuto il tempo che di scorrerne un paio, ma mi è bastato, per ora!... Firmate Violetta. (Violetta china il capo). E non ho finito!... C'è questo libretto di conti. (Toglie di ta­sca un libretto ingiallito e sdruscito legato in tela color noce) Intestato a Giacomo Carthy, non a Tom Slaney. Vedete come è facile fare il poliziotto?... Questa indi­cazione... ecco qui... « V. S. - Violetta Smith », dal '22 al '27... Cinque anni... Era un amministratore preciso Slaney, niente da dire! (Sfogliando il libretto) Ma poi le vostre sigle si fanno vedere più di rado!... Sicuro! Relazione finita! Riuscite ancora a strappare qualche boccone, ma sudate quattro camicie...

Violetta                       - (sbottando) Altro che quattro camicie!... Era diventato di una tirchieria!... Tutti così, dopo!... (Rivolgendosi alle ragazze del Pastore nelle loro carni­cine da educande) Ve ne accorgerete anche voi!... (Al capitano) E vi dirò ch'era nel mio diritto! Quando ci lasciammo, per non aver fastidi, mi aveva promesso di aintarmi sempre. Gli avevo dato dei buoni anni di gioventù, io! E che gioventù!... A quest'ora sarei bal­lerina al « Metropolitan » se non avessi dato retta alle 6ue chiacchiere! (Facendo schioccare le dita) Avevo cer­te gambe, allora!... Breve: una volta liberatosi di me, non voleva darmi più niente. Per questo dovevo sempre minacciarlo!... Minacce pro-forma, s'intende! Sparavo a polvere!... Me ne ha fatte passare! Fin quando gli è riuscito, perché un bel giorno ho alzato la cresta io e allora s'è cambiato musica!

Cbistopulos                 - (col suo solito tono buffo e sentenzioso) Eppure dice un proverbio arabo: « Sappi chinare il capo tu, donna, se vuoi che l'uomo innalzi il tuo amore ».

Violetta                       - (stordita, fissa Crìstopulos) Cosa?... (Poi si risente nell'orecchio tutte quelle parole difficili e sbot­ta in un) Eeh?!... In malora! (Gli volta le spalle bor­bottando un'imprecazione).

Capitano                     - (che durante queste battute fra i due era andato abbandonandosi al suo intontimento, quasi rove­sciato col busto sul tavolo, si risveglia come di sopras­salto e batte un formidabile pugno sulla tavola e urla come un ossesso; marcare la supposizione della pazzia, come poi subito dopo si marcherà quella della morte) Basta!... Non si scherza qui!... Cosa sono queste diva­gazioni?... Sono il capitano Dixon!... La mia... car­riera... la mia reputazione!... (L'intervento è così ingiustificato ed eccessivo che tutti si guardano sorpresi e sbigottiti).

Violetta                       - (fra sé) È pazzo!... È diventato pazzo!... (Le ultime parole del capitano sono finite in un gorgo­glio strozzato. Si passa una mano contratta sulla gola, come se si sentisse soffocare. Del resto via via che si svolgeva l'azione s'era andato sempre più accentuando quel suo singolare stordimento o trasognamento. Ora cade di schianto con la testa sulle braccia distese sulla tavola. Borbotta ancora qualche cosa, spiccica ancora a fatica qualche parola incomprensibile e resta immobile. C'è un attimo di generale stupore).

Morris                         - (balzandogli vicino) Capitano!... (Lo scuo­te) Capitano!...  Capitano!...

Alina                           - Forse sta male!... (Lo stupore e la confu­sione sono aumentati per la tensione di nervi che ha esasperato un po' tutti, date le ragioni della sveglia alle tre del mattino e tutto il resto, sicché le espressioni dei singoli devono arrivare al diapason che si raggiungereb­be se il capitano fosse improvvisamente fulminato. Lo stesso atteggiamento di Morris deve far intendere ciò).

Lord                            - L'avrei giurato! C'era qualcosa in lui che non non mi persuadeva, stasera!

Brook                          - Che l'abbiano avvelenato?

Lord                            - (a Morris) Respira ancora?

Crìstopulos                 - Muore?...

Edith                           - Babbo, muore?... (Mentre tutti fanno ressa intorno al capitano, che può anche cadere per terra, sol­levato e messo di peso sul tavolo dall'attore che inter­preta Brook, sempre che questi sia di complessione fisica e forza oltre il normale, il Pastore volge gli occhi al cielo. Le figliale gli si stringono accanto).

Morris                         - Largo, signori!... Un po' d'aria... Non le­vategli l'aria!... Lasciatemi sentire il polso... il cuore!... (Sdraiano il capitano sul tavolo, e Morris si china su di lui per ascoltare il cuore).

Edith                           - (candida) È morto, papà?!...

Fine del primo atto

ATTO SECONDO

La stessa scena. Qualche ora dopo. Per passare la notte i passeggeri si sono accampati in scena. Sono distesi sui divani che stanno all'intorno. Ognuno di loro s'è portato dalla propria cabina i rispettivi cuscini e se li è messi sotto il capo per stare più comodo. Brook russa sapori­tamente, sdraiato sul tavolo ch'è in mezzo alla scena. Dai due oblò della parete di fondo entra il chiarore del giorno. Si sentono dei passi avvicinarsi. La porta è spa­lancata e appare il capitano Dixon seguito da Smail. Dopo un profondo sonno di parecchie ore, Dixon s'è risvegliato e ora riprende le  sue indagini.

Capitano                     - (con voce tonante) Cos'è questo? Un dor­mitorio pubblico?... (Risveglio generale in scena; chi balza a sedere di soprassalto, chi si stira e sbadiglia. Soltanto Brook rimane disteso sul tavolone di centro e continua a dormire beatamente). Eh, sì, ci vorrebbe un cannone per quello lì!... (Gli si accosta e lo scuote) Su, sveglia! Non ci sono cabine sul «Dover»? Proprio qui si deve venire a dormire?...

Brook                          - (balza a sedere sul tavolo, stirandosi e sbadi­gliando) Ohe, che c'è?...

Violetta                       - (stirandosi) Oh, dormivo così bene!...

Brook                          - (scarruffondosi i capelli e scendendo dal tavo­lo) In cabina! Per conto mio non ci metto più piede per tutto il viaggio... Almeno di notte!...

Capitano                     - Di che cosa avete paura?...

Brook                          - Di fare la morte del topo e non mi garba affatto.

Lord                            - Francamente non mi sento più tanto sicuro nemmeno io!...

Violetta                       - Qui almeno la pelle è sicura...

Lord                            - E diciamolo francamente: ci si tiene compa­gnia e... ci si sorveglia...

Capitano                     - E va bene! Ma dieci giorni son lunghi a passare!... Arriverete con le ossa rotte...

Violetta                       - Quel che importa è salvare la pelle!

Lord                            - Ma, piuttosto, come state, capitano? Siete proprio risuscitato?...

Violetta                       - (grattandosi la testa) Già! Stanotte ci avete proprio spaventato, sapete! Io credevo che v'a­vessero avvelenato!

Capitano                     - Ho la pelle dura, io!  State tranquilla!

Morris                         - (entra festosamente) Ah, Dixon! Vi vedo in piedi, e come!... Ma bene!... Bene!... (Si stringono calorosamente la mano).

Capitano                     - (battendogli affettuosamente una mano sulla spalla) Vecchio mio! In piedi meglio di prima, si­curo! È da un'ora che sono in movimento. Stamani ho la testa lucida, vi garantisco!... (Ai passeggeri) Voglia­mo sbaraccare qui?... Questa è la saletta da pranzo, fino a prova contraria. Serve a molti usi, ma è la sala da pranzo... Smail, aiuta!

Smail                           - (si affaccenda a mettere in ordine).

Violetta                       - (irritata e brontolonà) Eh, andiamo, an­diamo! (A malincuore) A lavarci bisogna pure andare in cabina! (Consolandosi) Ma tanto è giorno fatto!

Cristopulos                 - (coraggioso) Sì!... Con la luce ci si sente più tranquilli!.... (A uno a uno se ne escono, cari­chi di cuscini).

Morris                         - (è uscito e d. d.) Vieni Patrick, aiuta qui!...

Violetta                       - (al Lord sottovoce) È andata abbastanza liscia! M'aspettavo che quell'orso facesse una sfuriata per  la  faccenda   dell'accampamento!

Cristopulos                 - (sottovoce) Deve mandarci tanti acci­denti per quanti siamo!...

(Ultima a uscire è Alina Wedgewood).

Capitano                     - (guardandola con interesse) Avete l'aria stanca, signora!...

Alina                           - (affranta) Ho passato una notte orribile, in­fatti.. Quel ch'è accaduto qui, il vostro interrogatorio, il vostro malore mi hanno sconvolta. Poi tutti hanno l'aria di pensare che io sia colpevole. È una cosa ango­sciosa, vi  assicuro!

Capitano                     - (impacciato) Su, su! Vedrete!... Vi dirò... È strano, ho in mano degli indizi contro di voi molto più gravi che per gli altri... eppure non ci posso cre­dere... Non so nemmeno io il perché... Qualcosa mi dice che voi non c'entrate in tutto questo. Dunque state tranquilla,   vedrete!...  Tutto  finirà  bene.

Alina                           - Vi ringrazio comandante. Non potete credere quanto bisogno ho di coraggio. (Esce incontrandosi sulla soglia con Morris).

Morris                         - (ansioso) Sicché Dixon, stanotte?...

Capitano                     - Già... Mi hanno addormentato forte. Un sonnifero da cavalli!... Ne ho trovate le tracce stamat­tina nella mia bottiglia di whisky...

Morris                         - Ma... e lo scopo secondo voi?...

Capitano                     - Lo scopo!... Ce ne potrebbe essere più d'uno!... Quel che è certo è che quando mi avete sve­gliato, appena scoperto il delitto, non so come ho fatto a reggermi in piedi.  Stavo  malissimo.

Morris                         - Me ne sono accorto...

Capitano                     - Il delitto è stato scoperto alle tre. Io sono sceso in cabina alle due dopo la verifica di rotta. Ho be­vuto due dita di whisky, come al solito, e mi sono but­tato in cuccetta. Cosa vuol dire questo?... Che a quell'ora il colpo era già stato fatto. La stessa mano che ha accoppato  Slaney,  ha  addormentato  me.

Morris                         - (perplesso) Ma  non vedo la ragione!...

Capitano                     - L'amico ha sperato che ne bevessi molto di whisky. Una grossa sbornia di sonno. Magari mettermi due giorni fuori combattimento. E un paio di giorni avrebbero potuto dire molte cose. Per esempio, doppiare Capo Blanc... che so... arrivare sulla rotta delle Cana­rie... Itinerari battuti... Buttarsi in mare... Chiaro?... Al capitano Dixon non piace forse bere a terra? Lo sanno anche i piloni d'ormeggio!  Ma Dixon è una vec­chia volpe: a terra bere fin che sì può, ma in mare, oh! In mare non si scherza! E gli basta rinfrescare la gola con quattro gocce...

Morris                         - Sicuro!   Il ragionamento  fila...

Capitano                     - (dopo una pausa, di punto in bianco) Violetta Smith! Ho l'impressione che possa dirci ancora molte cose quella ragazza. E anche quell'Abele Cristopulos. Intanto ho trovato qualche cosuccia interessante. Non ho perso tempo stamattina... Volete mandarmeli qui, Morris?...

Morris                         - (esce).

Capitano                     - (cammina su e giù pensosamente. Toglie di tasca un foglietto, lo spiega e lo legge) Sta a vedere chi è più scaltro qui!... (Sente dei passi avvicinarsi e lo ripone frettolosamente in tasca. Entrano Violetta e Cristopulos).

Cristopulos                 - Mi avete fatto chiamare?

Capitano                     - Infatti. Vorrei qualche piccola informa­zione.

Cristopulos                 - (con la sua solita aria cerimoniosa) A vostra disposizione. Lo dice anche il Corano: « Presta al cieco le tue pupille, per guidarlo sulla via della ve­rità ».

Capitano                     - (pronto) Sicché pensate di potermi essere utile in questo imbroglio, allora?

Cristopulos                 - (batte subito in ritirata) Imbroglio?... Ah, no, dicevo così per dire!... Non vedo proprio in che cosa potrei!... Sapete, è una mia abitudine chiosare... Ho tante massime in testa!

Capitano                     - Di dove siete Cristopulos?

Cristopulos                 - Di Smirne.

Capitano                     - Ah, levantino!   E la vostra  professione?

Cristopulos                 - Imprenditore.

Capitano                     - Andate in Inghilterra per affari, imma­gino?...

Cristopulos                 - Precisamente!... Costruzioni governa­tive... Nel Sud Africa  c'è molto  da fare, ancora!...

Capitano                     - E molto da guadagnare, capisco!... Il vo­stro è ancora un ottimo affare.

Cristopulos                 - Mmm!... Si campa, credete a me!... I tempi grassi sono passati anche per noi...

Capitano                     - A proposito. Cosa costa fabbricare laggiù? Area, mattoni, calce, mano d'opera... Fuori i prezzi! Quattro stanzacce per quando sarò vecchio!...

Cristopulos                 - (è terribilmente imbarazzato, e non sa che pesci pigliare) Secondo... vedete... al momento...

Capitano                     - (balzandogli contro) Ma a chi volete dar­la a bere?... Trent'anni di questo mestiere m'avranno bene insegnato qualche cosa, no? Per lo meno a rico­noscere a colpo sicuro i tipi come voi! Siete impren­ditore come io sono imperatore della Cina! (Scoppia in ima sghignazzata) Ah, ah, ah!...

Cristopulos                 - (sdegnato) Vi proibisco di ridere alle mie spalle!... Del resto posso aggiungervi che faccio anche l'impresario...

Capitano                     - (guardandolo buffamente) Ah!... Un passo avanti! Impresario di caffè concerto. (Bruscamente) E il resto ve lo dirò io! Più che di gambe e di canzonet­tiste, v'intendete di stupefacenti, voi! È ancora un buon commercio, quello!

Cristopulos                 - (con sicurezza) Le mie valigie sono a vostra disposizione!...

Capitano                     - Oh, non troverei niente, naturalmente!... Stavolta siete in gita di piacere, diamine!... (Calcando sulle parole) Conoscete la signorina Smith?

Cristopulos                 - Conoscenza di bordo.

 Capitano                    - Mai vista prima?

Cristopulos                 - Mai!

Capitano                     - (a Violetta) Confermate, naturalmente?...

Violetta                       - (arrogante, facendo spallucce) Non ho fiato da sprecare!...

Capitano                     - (netto, a bruciapelo, come un colpo di pi­stola) Voi siete amanti! (A un tentativo di diniego di Violetta) Sì! Fingevate di non conoscervi per non dare nell'occhio. Perché questa commedia? Che cosa si na­sconde qui sotto?... (Violetta e Cristopulos si scambiano un'occhiata significativa).

Violetta                       - (più risoluta, tenta un'ultima difesa. Toc­candosi la fronte) Io, dico, scusate, che v'è dato di volta il cervello. 0 per lo meno che non siete ancora molto  lucido,  dopo  la  dormita di  stanotte.

Capitano                     - E allora possiamo leggere insieme questo biglietto per farci delle idee più chiare. (Toglie di tasca il biglietto, che aveva letto prima) Senza intestazione e senza firma, ma non abbiamo difficoltà a trovare il de­stinatario. Era in un cassetto nella cabina di Slaney. Mi è capitato sotto gli occhi poco fa. Stanotte ero troppo intontito per fare un sopraluogo coi fiocchi. Ma stamat­tina vedrei uno spillo a venti passi! Sentite l'ultimo saluto dell'amico. (Legge) « Finiscila di perseguitarmi. Poi non sono ancora rimbecillito, per tua regola. Ho capito benissimo che quel greco è il tuo compare. Ti ripeto che con questi sistemi non ti darò mai un cente­simo. Quel che ho promesso lo manterrò al mio arrivo in Inghilterra. Però se vi siete messi alle mie costole per ricattarmi con qualche brutto scherzo, ti avverto che porto sempre la rivoltella con me. Tu sai che... ». Qui è stato interrotto da qualcuno mentre lo scriveva, evi­dentemente. Allora l'ha cacciato nel cassetto. Ma c'è ab­bastanza per mandarvi in galera tutti e due.

Violetta                       - Bella conclusione! Straordinario! (Pun­tando l'indice) Ma non c'è mica scritto lì che l'abbiamo ammazzato noi, in fin dei conti!

Cristopulos                 - Vi affermo che...

Capitano                     - Non affermate niente. È perfettamente inu­tile. Cercate di « cantare » fino in fondo, invece.

Violetta                       - (decisa, a Cristopulos) Sì, qui bisogna parlare chiaro. Se no son guai, con quel pezzetto di carta! (Al capitano) Vi spiego subito...

Morris                         - (in quel momento entra in scena visibilmen­te agitato, seguito dal Lord, da Alina e da Brook) Dixon, ma è possibile?...

Capitano                     - Che?...

Morris                         - Possibile che non abbiate visto...

Capitano                     - Su, fuori! Visto che cosa?... (Violetta e Cristopulos sono tutt'orecchi).

Morris                         - Ma il segno a carbone!...

Capitano                     - Segno a carbone?... Morris, non fatemi diventar matto anche voi! Che segno?... Non ho visto niente, io!...

Morris                         - Due minuti fa sono entrato da Slaney con gli uomini, per far sgombrare... L'oblò era aperto...

Capitano                     - L'ho aperto io per dar aria alla cabina!...

Morris                         - E stamattina l'avete richiuso, forse?

Capitano                     - No. Non l'ho toccato neppure!...

Morris                         - Allora non potevate accorgervene.  Chiaro! È stato stanotte, Dixon. Dopo il vostro sopraluogo, qual­cuno di nascosto è entrato là...

Capitano                     - Ve lo sognate, caro! La cabina era chiusa a chiave. Soltanto un uomo di agilità straordinaria po­teva calarsi dal ponte e entrare nella cabina passando dall'oblò.

Morris                         - Ebbene, che vuol dire? Sul « Dover » c'è un acrobata, caro Dixon! E non appartiene certo ai pas­seggeri  che hanno dormito  tutti  qui  stanotte!

Capitano                     - Ma che cosa mi andate raccontando, adesso?...

Morris                         - Poco fa raccoglievo la roba di Slaney, se­condo le vostre istruzioni, e m'è venuto fatto, non so perché, di chiudere l'oblò. Sulla parete, nascosta dalla tendina dello sportello, ho visto, disegnato a carbone, un triangolo attraversato da un serpentello...

Capitano                     - Possibile?... (Viva emozione di tutti).

Lord                            - Non avete che andare di là per convincervene.

Capitano                     - Anche lo scarabocchio ci voleva!... Ma che cosa vorrà dire, poi?

Brook                          - Prima di tutto che avevo ragione io. La ma­glia s'allarga. E magari non è finita qui.

Lord                            - E quest'ultimo incognito mi pare il più indi­ziato di tutti.

Capitano                     - (pensa) Un triangolo e un serpentello, eh?... Avrà pure un significato!...

Lord                            - Un simbolo  misterioso,  immagino!...

Cristopulos                 - Che ci si trovi in presenza d'un de­litto sotterraneo?... Voglio dire che Slaney fosse affi­liato a  qualche società segreta?

Lord                            - Già!... Un delitto per vendetta!... Una storia d'omertà!... Slaney non era uno stinco di santo!... Po­teva essere legato a qualche banda...

Brook                          - Ha tradito i suoi compagni e questi si sono vendicati. Ecco perché andava sempre armato. Temeva proprio  quello   che gli  è  capitato!

Lord                            - O il gesto di qualche terrorista. Nei porti del Sud-Africa si fa molta guerra alle Compagnie di naviga­zione inglesi. Hanno ammazzato Slaney, ma poteva an­che cascarci uno di noi... Un delitto compiuto per creare del panico!... Spargere la voce che sui vapori inglesi non si viaggia sicuri!... Non sarebbe la prima volta. E si fanno magnificamente gl'interessi delle altre Compagnie.

Cristopulos                 - Boicottaggio, sicuro! Quel che succede all'Avana per i piroscafi americani!...

Capitano                     - Già!... Vedo, vedo!... E quello scherzo col carbone, la sigla della banda, della società segreta?...

Violetta                       - (fattasi improvvisamente pensosa e agitala) Capitano! Forse posso darvi un'indicazione utile!... Si­gnor Morris, volete accompagnarmi nella cabina di Sla­ney?... Vorrei vedere un momento soltanto quel segno a -carbone!...

Capitano                     - Vi suggerisce qualcosa?

Violetta                       - Preferisco non dir niente prima d'essermi fatta un'idea precisa.

Capitano                     - (sorpreso) Bene, Morris, accompagnatela pure! (Violetta e Morris si apprestano a uscire: Morris segue Violetta. Appena spalancata la porta di sinistra, Violetta si ritrae vivamente con un gesto di terrore; vor­rebbe gridare, ma non le esce dalla gola che un grido soffocato. È un attimo. Nello stesso istante un uomo balza nella stanza armato di coltello e vorrebbe piom­bare su Violetta, ma è trattenuto saldamente da Manu che s'è trovato improvvisamente di fronte l’energumeno. Scompiglio in scena. Il commissario Brook è pronto o dare man forte a Morris, e l'assalitore viene immobiliz­zato).

Violetta                       - (pallida come un cencio, s'è lasciata cadere su una sedia e poi, puntando Vìndice contro l'assalitore) Tu sei Kees!... (Agli altri) Lo conosco!... lo cono­sco!... È feroce quel muto!

Kees                            - (imprigionato dalle braccia di Morris e di Brook continua a mugolare all'indirizzo di Violetta, roteando gli occhi. La sua maschera minacciosa è veramente im­pressionante. È tutto unto e sporco di carbone) Mm... Mm... Mm...!

Capitano                     - Ma questo è l'avventizio olandese che ab­biamo imbarcato a Loanda!...

Morris                         - Sì... non capisco!...

Capitano                     - La signorina Smith ci spiegherà tutto... (Volgendosi al muto e aiutandosi coi gesti) Sei stato tu a fare  quel  segno  sulla parete di  Slaney?...

Kees                            - (ride, ride, ebete, perché gli pare una gran tro­vata quella del segno sul muro) Ah, ah, ah!... (Fa segno dì sì con la testa) Se!... se!... (Si batte una mano sul petto, mugolando) Io!... io!... io!...

Violetta                       - (intervenendo agitata) Ora capisco tutto!... Sì, il segno di Kees!... Segno di morte per me!... Un giuramento di vendetta!... Un triangolo attraversato da un serpentello: è proprio il tatuaggio che Kees ha sul braccio! Guardatelo! Vuol dire: «Morte ai nemici!». Me l'ha spiegato Slaney. Kees era servo di Slaney, la sua anima dannata!... Mi odia!

Capitano                     - Quest'uomo pensa che siete stata voi a uccidere il suo padrone e voleva vendicarlo. (A Kees) Non è così, tu?...

Kees                            - (esplode in un borbottìo vertiginoso e incom­prensibile, accompagnato da una vivissima mimica di labbra, d'occhi e di mani. Contrae i pugni e li punta contro Violetta Smith) M... mm... in... m... (in una accusa manifesta e violenta).

Violetta                       - (impetuosamente) No, no, capitano!... Vi giuro!...

Kees                            - (con la sua mimica espressiva e tormentata) Mm... mm... mm...

Capitano                     - Basta adesso, tu!

Kees                            - (borbottando, china il capo, ma lancia ancora di quando in quando sguardi fiammeggianti contro Vio­letta Smith).

Violetta                       - (agitata) Quando andai a vivere con Slaney, Kees era al suo servizio da parecchi anni. Non glie­lo si poteva toccare quel muto!... Slaney s'allontanava spesso per i suoi affari e mi lasciava sola con quel bel tipo lì. Una notte che Slaney non c'era, Kees entrò nella mia stanza saltando dentro dalla finestra. Indignata ho afferrato il mio frustino di pelle d'ippopotamo e l'ho fru­stato come un mulo. M'avrebbe mangiata viva! Ma non ha osato toccarmi... E anche in seguito mi stava sempre a  tre passi,  come un cane che ha paura  della  pedata.

 (Esaltata di gioia di poterlo insultare impunemente) Eh, brutto muso?... Non è forse la verità?...

Kees                            - (si divincola inferocito e Morris e Brook fanno dei gesti sdegnati verso   Violetta per dirle di chetarsi).

Capitano                     - Smettetela, signorina Smith!... Tutta que­sta faccenda non basta a giustificare le sue furie!... Dun­que, è chiaro che anche lui sospetta che abbiate ammaz­zato Slaney.

Violetta                       - Naturale che è così! Odio per me, voglia di vendicare Slaney! Ma che cosa ci posso fare io?

Capitano                     - Beh, sentiamo Kees adesso!  (Si volge a Kees grattandosi la testa imbarazzato) Questo mi pare un interrogatorio piuttosto difficile, però!... (Facendo con la mano il gesto di scrivere) Di', sai scrivere?...

Kees                            - (col suo solito farfugliamento di muto) Nooo! M... m...

Capitano                     - Di'!... Lo sapeva Slaney che ti eri im­barcato sul « Dover »?

Kees                            - (fa cenni di diniego).

Violetta                       - (intervenendo) Lo credo bene! Non sa­rebbe stato contento di trovarselo fra i piedi! Era tutto quello che gli restava  del passato,  questo  disgraziato!

Capitano                     - Che Slaney non l'abbia mai visto a bordo, si può capire. Kees era sempre rintanato giù nelle mac­chine.

Violetta                       - Sì, non c'è dubbio. S'è imbarcato di nascosto, convinto che all'arrivo in Inghilterra, Slaney lo avrebbe ripreso al suo servizio. Poi c'ero io, eh!... Già, perché dieci giorni fa, la sera del 25...

Capitano                     - Due giorni prima della partenza del « Dover »?...

Violetta                       - Sì! Al «Magic Show», rividi Slaney. Erano anni che non ci vedevamo. Intanto io avevo cono­sciuto Cristopulos e stavo con lui. Quasi non lo ricono­scevo più Slaney. Era molto cambiato. Stavo finendo l'ultimo couplet, quando lo vidi entrare in compagnia di Kees. Gli feci un cenno, ma ebbi l'impressione che non fosse contento d'esser stato riconosciuto. Cercava d'infilare la porta. Un acuto, uno sgambetto, un bell'in­chino, e mi butto giù dal palcoscenico. Lo riacchiappo per la strada. Era mezzo ubriaco, ce Ho cambiato aria, - mi disse,- e ho bisogno che tu stia zitta ». « Devi averne fatta qualcuna di grossa, - gli dissi io, - se ti sei venuto a cacciare fin qui ». Mi tappò subito la bocca. « Sta' zitta, pettegola. È un mese che sono in giro e per tua regola mi chiamo Tom Slaney, adesso ». Breve: mi annunciò che partiva col « Dover » e mi diede un po' di danaro. Alla fiasca grossa m'avrebbe fatto bere appena arrivato in Inghilterra, disse.

Capitano                     - Comprava il vostro silenzio, insomma!

Violetta                       - Naturalmente!... Ma io lo conoscevo trop­po bene: promesse da ridere. E allora vado alla Com­pagnia e mi pago una traversata...

Capitano                     - E qui entra in scena Kees. Ha assistito al vostro colloquio con Slaney... (Il muto assente e getta degli sguardi torvi contro Violetta). Gli brucia d'essere abbandonato dal padrone e pensa anche che un'occasio­ne tanto bella per avervi finalmente sotto le unghie non gli capiterà più. Non ha quattrini per pagarsi il bigliet­to; cerca un posto come avventizio sul « Dover ». E fin qui tutto è chiaro. (Al muto) L'hai saputo questa notte dai compagni, eh, dell'assassinio di Slaney?... (Kees as­sente col suo solito brontolìo incomprensibile). Allora hai voluto rivedere il tuo padrone?... (Altro borbottìo e gestire confuso, altri cenni d'assenso). Ho capito! E sic­come la cabina era chiusa a chiave, ti sei calato dal ponte infilandoti per l'oblò aperto?...

Kees                            - (indica con un gesto del pollice rovesciato Vio­letta Smith).

Capitano                     - ... hai pensato che l'assassina fosse stata lei, e non t'è parso vero di saldare il conto tutto in una  volta?...

Kees                            - (accennando a un disegno col pollice e l'indice uniti, e mostrando poi un tatuaggio sull'avambraccio destro) M!... m!...

Capitano                     - (interrompendo come al solito) Ho capi­to. Ti sei fatto prima il tuo scarabocchio perché ci tieni allo stemma di famiglia, e poi ti sei messo in caccia. Stanotte niente da fare perché lei era chiusa qui dentro con tutti gli altri, ma stamattina appena aperta la por­ta... Basta! Finito. Tentato omicidio. Morris, chiude­telo nello scompartimento numero  due.

Morris                         - (esce con Kees, mugolante).

Brook                          - (appena usciti i due) Tentato omicidio!... Non vi capisco, parola d'onore! Ma se è lampante che è lui l'assassino  di Slaney!

Capitano                     - Lui?...

Brook                          - Eh, direi! Per gelosia! Ha sospettato che la signorina Smith avesse riallacciato con Slaney. Sic­come nel suo cervello d'idiota gli pareva ormai che fosse  roba sua,  in un modo  o  nell'altro...

Capitano                     - (calmissimo) Già!...  Già!...

Lord                            - O magari per danaro. Visto che il padrone l'aveva piantato, non ci doveva essere molto tenero fra loro...

Capitano                     - Sicuro... sicuro! Tutto è possibile!... Ad ogni modo l'ho messo al sicuro, e intanto voglio bat­tere tutte le strade! Ci sarebbe quella del signor Cristo­pulos, che è amico della signorina Smith e s'è imbar­cato sul « Dover » per darle man forte nel ricattare Slaney...

Cristopulos                 - (ha ripreso la sua untuosa sicurezza) Scusate!... Ma che interesse avremmo avuto a soppri­merlo ?

Capitano                     - Potrebbe essere nato un contrasto, che so, un tentativo di Slaney di ribellarsi alle vostre mi­nacce!...

Brook                          - Potrebbe!... Tante cose potrebbero, caro Dixon!   Non  si fa un passo  avanti in questo modo!...

Capitano                     - A me lo dite? Mi darei dei pugni nella testa! A volte mi par d'essere lì lì, poi tutto va all'aria in un momento!... Ci vuol altro! Come un fabbro che pretendesse di fare del ricamo... (Scattando rabbiosa­mente) Al diavolo Slaney! Anche il nome mi dà sui nervi! Trent'anni di carriera... tutto tranquillo... e ti capita fra i piedi uno di questi imbrogli!... (Stringendo i pugni) Ah, cosa darei per agguantare quella carogna che mi ha messo in questi impicci!... (Cammina su e giù infuriato,  con le  mani dietro  alla  schiena.  Poi  si ferma, si calma) E voi, lord Jameson, cosa avete da dirmi?

Lord                            - Anch'io ben poco, purtroppo. In sostanza quello che ho deposto stanotte. Dopo la fine della se­rata sono stato l'ultimo a entrare in cabina, proprio come aveva immaginato la signora Wedgewood. Ero stato sul ponte a fumare una sigaretta. Ci siamo anzi scambiati la buona  notte!

Morris                         - (rientrando dalla sinistra, accompagnato da Sigerson e da Smail) Quell'animale di Patrik mi ha detto adesso che smontando di guardia stanotte, verso il tocco e un quarto, è passato dal corridoio delle ca­bine. La porta di Slaney era chiusa, dice, e assicura che l'ha sentito russare. S'è perfino divertito a bussargli all'uscio per farlo  smettere!

Capitano                     - Ah, benissimo! Sappiamo qualcosa di più preciso, dunque! Per esempio «he la signora Wed­gewood sembra innocente. (Controscena di Alina). Se al tocco e un quarto quello russava, non poteva averlo ammazzato lei! Il delitto dunque è avvenuto fra il tocco e mezzo e le due, diciamo: fra il passaggio di Patrik dal corridoio e il mio ritorno in cabina, dove ho tro­vato il beverone già preparato...

Lord                            - E l'orologio  di Slaney che segnava?...

Capuano                     - Un indizio falso! Possono aver spostate le lancette. E adesso sappiamo anche che Slaney era già a letto quando è stato svegliato dall'assassino. S'è infi­lato i  pantaloni  per aprirgli la porta  e...

Brook                          - E perché non si potrebbe pensare che l'ab­biano sorpreso nel sonno, invece? Non è provato che quel... tale... quel Kees è entrato dall'oblò aperto, ca­landosi   dal  ponte?...

Capitano                     - Infatti. E non lo escludo dai sospetti!

Violetta                       - Figurarsi se Slaney, che diffidava tanto di noi, ci veniva ad aprire dopo l'una e mezzo di notte con  tutta quella premura!

Capitano                     - Oh, per questo sarebbe bastato un buon pretesto!  Non deve mancarvi la fantasia!...

Cristoptjlos                 - Scusate!... Ma la famosa rivoltella che Slaney portava sempre con se, dove l'avete trovata?

Capitano                     - Sotto il guanciale.

Cristoptjlos                 - Ecco! Segno evidente o che Slaney è stato sorpreso nel sonno o che l'assassino godeva la sua piena fiducia!... Vi persuade?

Brook                          - Poi non c'è stata lotta! Voi stesso avete dichiarato che tutto era perfettamente in ordine nella cabina!...

Capitano                     - Su questo siamo d'accordo. Slaney è stato colpito alle spalle, mentre toglieva dall'armadio a muro una bottiglia di rhum. L'ho trovata, infatti, messa di traverso nell'incastro. Poi l'assassino ha vuotato il por­tafogli ed è fuggito senza neppure preoccuparsi di chiu­dere bene la porta. È bastato un po' di rollìo perché l'uscio si aprisse. Fin qui tutto è chiaro. I pasticci ven­gono  dopo...

Morris                         - (sottovoce, al capitano) Non avete ancora interrogato Sigerson, mi pare...

Capitano                     - (di rimando) Già! (A Sigerson) Vieni un po' qui, tu! Come mai eri in tanta amicizia con Slaney?

Sigerson                      - Abbiamo lavorato insieme in una fonderia di Stoccolma. Anni!... Prima che lui partisse per il  Transvaal...

Capitano                     - Come mai te la facevi tanto con lui, orso come sei?

Sigerson                      - Eh, legami di gioventù!

Capitano                     - T'ha spiegato la faccenda del falso nome?

Sigerson                      - Hm!...  Così  così!...  M'ha fatto  qualche confidenza! Gente che l'aveva messo negli imbrogli, per via di una certa società fallita... Non ci ho capito un gran che, a dire la verità! Certo deve essere fuggii» per non avere noie, a quel che ho capito.

Capitano                     - Ti è parso ricco, Slaney? 

Sicerson                      - Hm!... Sarà!... Personalmente non ho avuto uno scellino!.

Capitano                     - Ieri sera sei smontato di servizio a mez­zanotte.  Che cosa  hai fatto dopo?

Sigerson                      - Mi sono lavato il muso, e mi sono but­tato a dormire. 

Capitano                     - Va' al diavolo anche tu! Pagherei cento sterline che uno mi dicesse che non è andato a dormire!

Sigerson                      - Alla grazia, cento sterline, capitano! Io vi direi che l'ho accoppato addirittura!

Capitano                     - E non andresti tanto lontano dalla ve­rità! Sei in cattivi stracci, Sigerson! A pensarci bene, forse soltanto a te poteva aprire alle due di notte, Sla­ney!  Eri un vecchio amico: in questi giorni t'ha fatto delle confidenze; tu hai sospettato che avesse un porta­fogli bello  pieno e...

Sigerson                      - Ma voi mettete le cose così per benino che uno, al primo momento, non ci si ritrova! Capi­tano, non confondiamo le idee! Io non c'entro nulla. Slaney era  un vecchio   camerata...

Ufficiale radiotelegrafista      - (entra dalla sinistra, por­tando un marconigramma al capitano, preceduto dal Pa­store e dalle due ragazze che hanno l'aria ansiosa) Appena ricevuto, capitano. Da Città del Capo: Direzio­ne  di polizia. (Esce).

Capitano                     - (glielo ha strappato di mano, leggendo via via con una mimica sempre più espressiva) E non ci avevo pensato! Idiota!... Signori, la spiegazione ec­cola qui. Una parte almeno. Mi si chiede se è imbar­cato sul « Dover » un tale Giacomo Carthy, amministra­tore della « Davidson », una grossa Compagnia esporta­trice. Danno i connotati. Pare che sia scappato un mese fa, portando via dalla cassa della società un blocco di titoli e danaro per un valore di cinquantamila sterline... e chiedono che sia perquisito il suo bagaglio. (Un si­lenzio). Bene, ora mi domando come ho potuto dimen­ticare una cosa di tanta importanza! A Loanda, pochi minuti prima che levassimo l'ancora, Slaney è venuto nella mia cabina e m'ha consegnato una scatola di metallo...

Lord                            - Infatti mi sono incontrato con Slaney sulla vostra porta, quando vi ho affidato quei miei valori. Ora ricordo benissimo.

Capitano                     - Già!... Una scatola di metallo perché gliela custodissi fino all'arrivo. Ora è chiaro che in quel­la scatola è chiuso il denaro. E questa è una prova schiacciante a carico di Violetta Smith e di Abele Cri­stopulos.

 Cristopulos                - Una prova contro di noi?... E perché?

Capitano                     - Perché questa è la vera ragione della vo­stra omertà con Tom Slaney. Vi aveva promesso di pa­garvi profumatamente il silenzio, ma poi, messo piede a bordo, ha temuto un'aggressione e ha preferito ricor­rere alla mia cassaforte. Aveva mani e piedi legati con voi! Non poteva mica denunciarvi se anche foste riusciti a mettere le mani sul danaro. Ecco il « brutto scherzo » che temeva Slaney! Lo scrive anche qui nel biglietto! E aggiunge che, se mai, ha una buona rivoltella per saldare i conti. Ma compiuto il delitto e frugato nella cabina dell'amico non avete trovato nulla e vi siete ac­contentati di quel che c'era nel portafogli.

Violetta                       - (urlando) Ma io vi torno a dire che non ci avrebbe mai aperto alle due di notte, se aveva tanta paura di noi!

Capitano                     - Non regge più questo discorso! Slaney non aveva più alcuna ragione di temervi, dal momento che i quattrini erano al sicuro. (Toglie di tasca un mazzo di chiavi che tinniscono) E andiamo a prendere questa famosa cassetta! (S'avvia verso la porta di si­nistra e scompare).

Cristopulos                 - (dà segni di vivo nervosismo).

Violetta                       - (eccitatissima, si butta, imprecando, contro Alma Wedgewood) Voi l'avete ammazzato!... Com­mediante! Con quattro chiacchiere avete messo tutto a posto! E adesso in galera ci vado io, per voi!...

Cristopulos                 - (interviene prudente e prendendola per un braccio) Su, calmati, calmati! Vedrai, si accomo­derà tutto!...

Violetta                       - (sempre più inviperita, ad Alina) E il capitano è d'accordo con te!...

Cristopulos                 - (come sopra) Basta, sciocca! Tieni la lingua fra i denti!... Ne abbiamo abbastanza di guai!...

Violetta                       - (d'improvviso scoppia a piangere e s'abban­dona singhiozzante con la testa sulla spalla dì Cristo­pulos).

Morris                         - (rude) Sentitemi, voi: se ricominciate vi faccio chiudere!

Capitano                     - (rientra; viva attenzione in tutti. Anche Vio­letta smette di singhiozzare e asciugandosi gli occhi se­gue con estrema attenzione i movimenti del capitano. Questi ha in mano una scatola di metallo di grandezza media e camminando la osserva per ogni verso. Ha la faccia scura, e soffoca fra i denti un'imprecazione) Maledetti!... (Battendo irosamente un pugno sulla ta­vola) Qualcuno l'ha aperta. Nella cassaforte un incar­tamento che giurerei d'aver messo sopra questa scatola, l'ho trovato sotto. Poi guardate questi sfreghi attorno alla serratura!... Hanno tutta l'aria d'essere stati fatti di recente, mi pare!

Morris                         - Pare anche a me!...

Capitano                     - ( A Morris) Datemi le chiavi di Slaney! (Morris toglie di tasca una catenella d'acciaio a cui sono attaccate due chiavi. Dixon prova le due chiavi, ma nessuna si adatta alla serratura). Lo immaginavo. Quella che apre la scatola è scomparsa. (A Violetta) E voi do­vete saperne qualche cosa, ci giocherei la testa. Dopo aver frugato inutilmente nella sua roba, ve ne siete ri­cordata. (Rifa il verso a Violetta) « La scatola, per Dio!  Il danaro è lì dentro! vi siete detta           - e certo quella vecchia volpe di Slaney l'ha messa al sicuro nella cassa­forte di bordo! ». (Ora si volge agli altri; questo mira­coloso colpo di scena perderà i suoi rischi soltanto se gli attori sapranno commentare opportunamente le di­scordanze palesi e larvate in esso contenute. Discordan­ze, però, che possono dar modo a una concertazione, di­remmo cinematografica, di grande effetto). Nel mazzo di Slaney c'è una terza chiave che Violetta Smith riconosce subito. La sfila dall'anello... (Una pausa; pensosamente) Cristopulos s'introduce nella mia cabina e versa il sonni­fero nella bottiglia che è sul tavolo. Lei sta fuori a far da « palo », pronta a dare l'allarme. Io torno, bevo, mi addormento... Il resto è roba d'un attimo. Prendono le chiavi dalle mie tasche, aprono cassaforte e scatola, ar­raffano quel che c'è e rimettono a posto ogni cosa.

Cristopulos                 - Davvero?... Allora io sono straordina­riamente tranquillo! Aprite quella scatola e troverete il danaro. A meno «he... (Una pausa; poi, fermo, scan­dendo le parole) ... il ladro e l'assassino non siate voi, capitano  Dixon!...

Tutti                            - (sensazione generale).

Capitano                     - (ha un balzo, lo afferra e poi lo scaglia lungi da sé come uno straccio, dopo averlo malmenato a lun­go, sotto la meraviglia di tutti. Poi, fra i denti) Spor­co cialtrone!... (Risolvendosi bruscamente, senza dire una parola, toglie di tasca un coltello a serramanico, lo apre e con lo sforzo di tutti i muscoli, fa scattare la serratura) Non c'è nulla!... Danaro... titoli... Niente!... Qualche pezzo di carta... (L'atmosfera è tesa e spasmo­dica) .

Lord                            - (da calmo e sereno che era, s'è fatto nervoso e aggrondato; il suo tono è secco e vibrato. Al capitano) Fin'ora ho lasciato andare le cose per il suo verso!... Pensavo che a Livorpool ci sarebbe stata la polizia per risolvere questa faccenda, ma adesso...

Capitano                     - Beh?...

Lord                            - Non sono né cieco né sordo, capitano Dixon!

Brook                          - Non siamo!...

Lord                            - E non sono affatto disposto a farmi turlupi­nare da voi con tanta disinvoltura!

Tutti                            - (con un urlo di rivolta) Sì!... Ha ragione! È ora di finirla!  Basta!

(Brook, violento, e Cristopulos, si fanno intorno al Lord per spalleggiarlo. Soltanto Alina, Sigerson, il Pa­store e le figliole, non partecipano a quella alzata di scu­di. Alina, sgomenta, si torce le mani; Morris è balzato al fianco del capitano, con Smail che gira intorno i suoi grandi occhi stupiti. Le varie battute, violente e insolen­ti, si mescolano, si sovrappongono, si cancellano).

Violetta                       - Sì, siete voi l'assassino! Voi avete rubato titoli e danari!

Lord                            - Soltanto voi sapevate della scatola!...

Cristopulos                 - Ecco perché fino all'ultimo non avete detto nulla!...

Brook                          - Speravate di farla franca, eh?... Ma quell'al­larme della polizia v'ha costretto a confessare!...

Lord                            - E a chi pretendete di darla a bere? Vi siete dimenticato di quella scatola!... Un fatto di tanta impor­tanza, non si dimentica così facilmente, capitano Dixon!

Cristopulos                 - Ringraziamo Iddio! Quel marconista ha buttato all'aria tutti i suoi tranelli!...

Violetta                       - (puntando l'indice contro Alina) E quella è la vostra complice! Eccola lì, sbiancata come un cencio!

Cristopulos                 - (ha abbandonato la sua aria leziosa, ce­rimoniosa, per assumere un tono violento) Si spiega, adesso, perché l'aveva accusata prima di tutti, e poi l'a­veva difesa! Tutta commedia! Lei era forse l'unica perso­na cui Slaney poteva aprire la porta, sospettoso com'era!

Violetta                       - Prima è entrata lei, e voi dietro!

Capitano                     - (dominando a stento quell'atmosfera urlante e minacciosa; con energia ed agitatissimo) Basta! Co­mando io, qui! E finché non saremo attraccati alla ban­china di Liverpool, ho il diritto di farvi legare quanti siete! Ho ammesso prima di voi che è incomprensibile che non mi sia ricordato prima di quella scatola... Da stanotte ho la testa che è peggio di una giostra, questa è la verità! Il sonnifero, l'inchiesta, le preoccupazioni, gl'imbrogli!... E il cervello m'è andato in confusione...

Lord                            - (ironico) Ma sicuro! Lo racconterete ai giudici!

Violetta                       - E vi risponderanno che soltanto voi sape­vate dell'esistenza della scatola! E che ammazzando Sla­ney, avevate via libera di fare man bassa su tutto!

Capitano                     - (irritato) Ma come potevo immaginare che contenesse tanto danaro?

Lord                            - Ma il fatto che un povero cristo come Slaney sentisse il bisogno di affidarvi in custodia proprio quella scatola, poteva bastare a mettervi in curiosità!

Capitano                     - Bene! Ma allora potevo anche non met­terla fuori! Se nessuno di voi lo sapeva, chi poteva ob­bligarmi?

Brook                          - Ma lord Jameson, che ha dichiarato poco fa d'essersi incontrato  con Slaney sulla vostra porta!...

Lord                            - Ma poi, i fatti restano i fatti! La scatola è stata consegnata nelle vostre mani, era nella cassaforte. Conteneva 50 mila sterline, e oggi è vuota!... Canaglia! (Gli si scaglia contro).

Cristopulos                 - Imbroglione! (Insultandolo, gli si son via via stretti intorno urlanti, minacciosi, le voci sempre più alte ed eccitate. Lo premono da tutte le parti, le mani sono levate contro di lui che tien testa a quella canèa, sprezzante e impassibile).

Morris                         - Indietro!... Indietro!... (Tenta di respin­gere il gruppo inferocito. La zuffa s'accende furibonda).

Capitano                     - (quando vede che quel fenomeno di psicosi collettiva sta per degenerare in un vero e proprio assalto contro di lui, fa un rapido passo indietro strappando di tasca una rivoltella e puntandola contro i passeggeri) Indietro!... Non ho paura, io!... Ancora un passo e spa­ro!... Giù le mani!... (Imperioso, minaccioso, con dei gesti bruschi e violenti li respinge verso la porta) Indie­tro! Indietro! (Torvo, li fulmina con gli occhi a uno a uno. Più vicino di tutti è Brook, contratto dall'ira. Gli altri sono aggruppati alle spalle di Brook che fa l'uomo di punta, ma il gruppo ribelle è tenuto in rispetto dalla rivoltella di Dixon puntata sempre minacciosamente con­tro di loro. L'atteggiamento del grosso Brook è minac­cioso e pauroso. Hto la testa insaccata nelle spalle, le braccia tese lungo i fianchi e i pugni contratti. Pare un bufalo inferocito. Il capitano, freddo, girando su tutti il suo sguardo fiammeggiante e tenendo il calcio della pisto­la all'altezza del petto) Vi farò ingoiare questa chiassata!

Brook                          - Oh, c'è qualche conto che regoleremo con voi, prima! (Una risata violenta) Ah! ah! ah! Vi ab­biamo pescato con le mani nel sacco, eh?... Non «'è autorità che tenga!... Mi fate ridere con le vostre mi' nacce!... (Accennando alla rivoltella) Paura di quel gin­gillo, io!... Con una manata, vi farei girare il collo come una trottola!

Capitano                     - (c. s.) Vieni a romperti le corna, bestione!

Brook                          - (trattenendosi di balzargli contro) Verrò, non dubitare!... Li salderemo tutti i conti, in una volta sola!...

Capitano                     - (volgendosi a Morris) E a verbale anche questo, Morris! (Fissando gli occhi acuti sul viso be­stiale di Brook, e scandendo le parole) Il signor com­missario Brook è un ufficiale a bordo del « Dover ». Ha fatto male a dimenticarlo! (Le sue parole sono sec­che e taglienti) Qui siamo dei soldati! (Imperioso) Io comando, l'equipaggio ubbidisce. Se no il regolamento parla chiaro: rivolta! (Taglia l'aria con un gesto duro).

Brook                          - (fuori di sé) Rivolta?...

Capitano                     - Sì!... Un passo ancora e ti spacco la te­sta!... Via! Via! (Anche Brook, che teme ormai la ri­solutezza del capitano, non osa avanzare. Indietreggia combattuto tra l'ira e la paura. A uno a uno, ammuc­chiati e urtandosi sulla porta d'uscita, escono. Rimasto solo con Morris e Smail che, fedelmente, gli sono sem­pre rimasti alle spalle in attitudine difensiva, Dixon, disperato, gira intorno gli occhi smarriti, barcolla, si passa una mano nei capelli e il berretto gli cade per terra. Pare diventato pazzo) Io?... Ma possibile che sia stato io?... M'hanno stregato!... Ipnotizzato!... Come un bambino!... Io?... Non io!... No!... (Febbrilmente di­sperato affonda una mano nella tasca della giubba ed estrae il suo revolver) Non io!... (Gli occhi allucinati, cade a sedere barcollando su un divanetto U accanto e con la mano tremante si punta il revolver alla tempia. Morris accorre).

Fine del secondo atto

ATTO TERZO

Tardo pomeriggio dello stesso giorno. Sono in scena II capitano, Morris e Smail. La luce va rapidamente de­clinando nella sera.

Capitano                     - (seduto nel punto opposto in cui era seduto al finale del secondo atto, fuma pensoso. Morris in piedi in atteggiamento rispettoso davanti a lui, come dipen­dente che attende ordini. Smail è in un angolo assorto. Capitano, continuando, dopo una pausa) E domani a Bolama affrettare le operazioni di carico. Anche i mi­nuti sono preziosi, stavolta. Durante la sosta in porto i passeggeri saranno consegnati nelle cabine. E anche il commissario!  Clarck sostituirà Brook che non deve met­tere piede a terra. Intesi?

Morris                         - (fa segno d'aver capito).

Capitano                     - (congedandolo) Nient'altro. (Via Morris. Il capitano cammina su e giù per la scena con le mani dietro il dorso. Dopo qualche istante dall'alto, cioè dal ponte, attraverso il lucernario aperto, viene un suono di grammofono. Dixon, con sarcasmo amaro) Senti, senti! Musica! Tutti tranquilli! Innocenti come agnelli! Di là c'è il cadavere dì Slaney e di sopra si balla! Ma già, che colpa ne hanno loro se l'assassino sono io?...

Smail                           - (enigmatico) Io trovare assassino!... Forse stanotte!... Spirito buono... spirito cattivo... (Ha una maschera intenta e rapita. Fa, parlando, dei gesti iera­tici nell'aria).

Capitano                     - Mio povero Smail! Servissero a qualcosa i tuoi spiriti! Ci vuol altro con criminali di questo stam­po! Meglio le bestie feroci della tua giungla!

Smail                           - Spirito guidare Smail... Vedere nel buio!... Leggere nei pensieri!...

Capitano                     - Lo spirito non c'entra, Smail. Tu hai delle virtù singolari, questo sì. Sei mezzo stregone. Da noi, in Europa, li 'chiamano rabdomanti quelli come te. Gente che intuisce le vene d'acqua sottoterra, i giacimenti di minerali, di petrolio, che so io!  Ma questo è un altro affare, ragazzo mio. Ci vuol altro!... Beh, va' a pren­dermi del tabacco! (Via Smail. Entra Alina. Il capitano si volge a lei con impacciata cortesia) Signora, come mai qui? Non eravate su anche voi?

Alina                           - Oh, cerco di starmene lontana il più possi­bile! (Con. un chiaro sorriso) Siete stato molto buono con me, capitano!

Capitano                     - (impacciato) Buono?... Io?... Con voi?... Ma cosa dite!... Ho sempre paura di dispiacervi!... Vor­rei ma...

Alina                           - (con un malinconico sorriso) Io vorrei che 6'arrivasse presto a Livorpool. Non ne posso più, crede­temi! Ho i nervi esausti!...

Capitano                     - Su, su, non voglio vedervi così! Si siste­merà ogni cosa, fidatevi di me! Sentite: io non sono di quelli che corrono, però arrivo. E sapete perché? Perché ho qualcuno da salvare, capite? Qualcuno che mi sta a cuore!... (Chiamando verso la porta di destra) Ehi, là! Il mio tabacco viene o non viene?... (Rientra Smail e gli va incontro, assente, porgendogli la borsa del tabac­co. Dixon gli dà una manata affettuosa sulla spalla) Ho anch'io vent'anni, Smail, stasera, e i tuoi spiriti mi por­tano fortuna! (Il capitano esce. Smail fa dei gesti mi­steriosi: si tocca le labbra e la fronte, immobile e con gli occhi spalancati in un punto).

Alina                           - (attratta) Sai parlare con gli spiriti, Smail?...

Smail                           - Ascolto... i comandi... vedo!... (Con voce imperiosa e soffocata) Ecco!... Mi chiama!... Andate!... Andate!... (Sgomenta, Alina lo guarda e s'affretta verso la porta. Quella creatura silenziosa e insidiosa la segue come un'ombra, con gli occhi dilatati e sfavillanti. Cam­mina a piedi nudi e par fatta d'aria. Ha un'espressione mistica e assorta. Appena restato solo gira l'interruttore e la scena piomba nell'oscurità. Dal lucernario piove una lama di luce livida e spettrale. Continua la musica. Smail toglie di sotto la tunica una piccola sfera di cristallo, sì concentra, s'inginocchia nell'ombra tenendo fra le dita la strana palla luminosa e stende le braccia nel filo di luce piovente dall'alto così che il suo corpo è invisibile e solo la sfera scintilla come una pupilla radiosa, come un centro di fuoco, nel buio della scena. Immobile egli la fissa a lungo; d'un tratto la sfera di cristallo gli sci­vola dalle dita e piomba per terra con un tonfo sordo, rotola nella zona oscura; il punto radiante s'è accecato di colpo e nell'oscurità densa s'intravvede il corpo dì Smail, immobile, sempre in ginocchio, col capo piegato sul petto. È un fenomeno d'auto-ipnotizzazione. Il suo respiro è faticoso e pesante. Poi, a poco a poco, come se in lui tornasse la vita, solleva il viso rovesciandolo verso l'alto, nell'atto di chi ascolti misteriose parole; si alza e cammina come un cieco che brancoli nel buio, vaga di qua e di là per la scena, lentamente, soffermandosi di quando in quando, mutando direzione, tornando sui suoi passi, incerto e febbrile. Tutta l'efficacia della scena è riposta nella interpretazione dell'attore. Vien sempre dal ponte l'eco di una flebile musica di sapore orientale. A un certo punto si mette a tremare come in delirio, batte i denti, il suo respiro è affannoso e passando nella zona di luce si vede il suo viso terribilmente sconvolto. Con voce rotta e profonda) La tua ombra... La tua pre­senza... Conducimi... guidami... La verità! (In questo suo parlare allucinato e ansimante è giunto presso la parete dove sono appesi i ritratti dei Reali d'Inghilterra e dov'è lo scaffale dei libri. L'agitazione del malese è giunta al parossismo e si ha l'impressione che, giunto in quel punto, sia entrato in una sorta di zona nevral­gica. Piegato e ansimante dalla terribile tensione nervosa, s'aggrappa allo scaffale con uno sforzo penoso, come per non cadere, dando a vedere che è ormai all'estremo delle sue forze. In questo istante due colpi di rivoltella, sec­chi e precipitosi, rimbombano nel buio e nel silenzio. Smail, colpito, s'accascia con un urlo e resta esamine. Simultaneamente si tace anche la musica sul ponte, e ì primi accorsi, il Capitano, Morris, Alina, Brook trovano così la stanza immersa nell'oscurità rotta soltanto dalla fioca lama di luce che piove dal lucernario. La loro entrata in scena è preceduta da un correre precipitoso e da un incrociarsi di domande affannate nel corridoio).

Capitano                     - Chi ha sparato?...

Brook                          - Ma cosa succede ancora?...

Alina                           - (angosciata) Oh, Dio mio!

Capitano                     - Morris, ci siete anche voi?...

Morris                         - Sì, capitano.

Capitano                     - L'urlo veniva di qui dentro, no?...

Brook                          - Sì. E anche gli spari.

Capitano                     - È parso anche a me! Ma chi ha spento, qui?...

Alina                           - Smail. Poco fa.

Capitano                     - (ha girato l'interruttore e la scena è mondata di luce. Fede subito Smail per terra e si precipita in suo soccorso, gridando) Smail!  Smail!...

Smail                           - (con voce rotta) Capitano... Ero vicino... vi­cino...  Stavo per trovare  danaro nascosto...

Capitano                     - (furibondo) Vigliacchi!... Maledetti!... Per questo t'hanno sparato addosso, povero Smail!... Chi è stato?... Hai visto qualcosa?...  Qualcuno?...

Smail                           - (spasimando per la ferita) No!... Non ho... visto... niente!... (Sviene. Intanto anche gli altri passeg­geri entrano allarmatissimi).

Pastore                        - (precipitandosi verso il ferito) Che cosa gli hanno fatto?... Ferito?...

Cristopulos                 - L'hanno ucciso?...

Capitano                     - Quasi!  Ma me la pagheranno, maledetti!

Alina                           -  Bisognerà   distenderlo...  Portarlo  nella  sua cuccetta...

Pastore                        - Sì, certo, certo!... Povero, povero figliolo!

Capitano                     - Su, prestò! Aiutatemi!... Morris! Sigerson, qua!...

Pastore                        - Anch'io, anch'io!... (E premurosamente si fa in aiuto del capitano, di Morris e di Sigerson. Smail viene sollevato e trasportato fuori, dalla destra. Alina segue il gruppo. Rientrano quasi subito tutt'e tre. Sol­tanto Dixon e Morris non rientrano. Intanto il gruppo di quelli rimasti in scena si è dato a discutere anima­tamente).

Lord                            - Ma  chi avrà sparato?

Brook                          - Il solito massacratore anonimo. Ma se aspet­tiamo che venga a dircelo lui!... (Violento e agitato) 11 nome è qui sulle bocche di tutti... Ma non serve averlo sulla punta della lingua... Bisogna sputarlo, il rospo!... Bisogna metterlo con le spalle al muro, questo signore. 0 di questo passo non so chi di noi arriverà vivo in Inghilterra, parola d'onore!

Lord                            - (scosso, con un accento in cui pare che tremi anche dell'ansia e della paura) Qui dentro!... Due rivoltellate!...

Alina                           - È spaventoso!... Non è più possibile vivere con questa minaccia alle spalle!...

Violetta                       - (sogguardando ostilmente verso Alina) Chissà  cosa  darei  per vederci  chiaro  qui  dentro...

Lord                            - (quasi con rabbia) Ma no! Levatevi dalla testa che possa essere lei!... Sono fantasie le vostre, signorina Smith!... C'è ben altro qui sotto!...

Brook                          - Direi anch'io!...

Lord                            - (dopo una pausa, seguendo il filo dei propri pen­sieri) E forse la catena non finisce qui! Forse il misterioso assassino colpirà ancora uno di noi... (È visibil­mente turbato: forse mai prima d'ora ha partecipato con tanta inquietudine al dramma del « Dover », neppure quando s'è scagliato col suo cumulo d'accuse contro il capitano).

Brook                          - Misterioso assassino?... Ma perché conti­nuiamo ancora a giocare con le parole? Stavolta la par­tita è chiara. Noi eravamo su. C'è un alibi per tutti. Era­vamo nel raggio di pochi metri. Ognuno di noi sotto gli occhi degli altri. E allora?... Lo sparatore non era sul ponte. Chiaro?... Non era fra noi... Bisogna cercarlo giù... qui, giù, l'assassino!... Non vi basta ancora? Vo­lete proprio il nome in tutte le lettere?... Bene! (Scandendo le parole) « Capitano Dixon ». Ancora una volta le prove sono contro di lui. Ma guardatelo in faccia. Con quegli occhi da demonio... Un ubriacone... e quan­do ha bevuto è capace di tutto... L'ho visto io due anni fa a Porto Said che cuore tenero!... Una notte era pie­no di vino... un fuochista tornò a bordo sborniato anche lui. Dixon lo investì in malo modo... Facevano a gara a chi era più bevuto... Quello non capì bene... ri­spose a sproposito... Dixon non ci vide più... acchiappò un rampone ch'era lì, contro il cassero, e glielo menò sulla testa a colpi da orbo... Glielo strapparono dalle unghie... era una poltiglia quella faccia!... Poi si sa, il regolamento è dalla sua parte!... Per lui va sempre bene! Rivolta a mano armata, denunciò Dixon a carico di quel Crowe, di quel fuochista, e le autorità di Porto Said misero tutto in tacere...

Lord                            - Sì, Dixon è un uomo pericoloso. L'ho capito anch'io.

Brook                          - Giovanotti non facciamoci illusioni!... Non è un novellino, quello!... Capace di metterci quanti sia­mo nel sacco, se non lo mettiamo con le spalle al muro. Siamo in ballo e dobbiamo ballare. A ognuno la sua responsabilità. Io sono pronto a pagare di persona. L'u­nione  fa la  forza,  perdio!...

Lord                            - Che cosa proporreste? Sentiamo!...

Brook                          - Prove contro di lui ne abbiamo quante ne vogliamo, va bene? Si fa un pronunciamento generale. Non faremo sciocchezze. Gli mettiamo le mani addosso, senza torcergli un capello, e lo chiudiamo sotto chiave. Il comando del a Dover » lo assumo io, sotto la mia re­sponsabilità. Morris, Clark e Whit, l'allievo, fanno il loro servizio di ufficiali. Non si ribelleranno. L'equipag­gio non conta: fa il suo mestiere e non chiede altro. L'essenziale per noi è di mettere Dixon nell'impossi­bilità di nuocere, di accoppare altra gente, insomma. Arrivati a Liverpool metteremo la polizia davanti al fat­to compiuto. È successo da qui fin qui, diremo. Si vi­veva nello spavento, le prove erano tutte contro di lui, si temeva per la pelle, e allora l'abbiamo messo sotto chiave. Ora sbrigatevela voi. Quelli lo prenderanno in custodia, si farà una bella inchiesta e vedrete che verrà fuori parecchio sudiciume sul conto di Dixon, Vecchi conti da regolare. E la verità verrà a galla.

Lord                            - D'accordo, Brook. Mi pare che l'idea sia buona.

Brook                          - Non fauna grinza. Fila su 40 rotelle, ve lo dico io! E allora vedrete che il resto della traversata sarà un viaggio di piacere.

Pastohe                       - No, no, no! Io non mi presterò mai a un atto di forza contro il capitano Dixon, contro la supre­ma autorità di bordo.

Brook                          - (irritato) Benissimo! E la suprema autorità di bordo, uno di questi giorni, farà la festa magari an­che a voi e alle vostre pecorelle...

Ceistopulos                 - Non illudetevi, commissario!  A Liverpool la polizia ci arresterà tutti quanti, come misura preventiva. Poi, se Dixon è un volpone come voi dite, se la caverà, e noi avremo fra capo e collo anche una bella denuncia per rivolta e ammutinamento. La legge è la legge! No, il vostro ragionamento fila su 40 rotelle, si, ma 39 zoppicano, ve lo dico io. Mi rifiuto, non voglio responsabilità!

Sigerson                      - (intervenendo) I passeggeri possono alza­re la cresta. Per male che vada! Ma io sono dell'equi­paggio! Ammutinarmi? Uno scherzo! Niente, niente! Non voglio pasticci, io!

Lord                            - E se non si trattasse di Dixon? Se ci fossa qualcos'altro qui sotto?...

Brook                          - (irritato) E va bene! Tante incertezze, tanti «se», tanti «ma! ». Non parliamone più! Se siamo un branco di vigliacchi, tiriamo pure avanti cosi. E mettia­moci lutti in fila: tiro al bersaglio. Due palle al soldo! (Accenna come imbracciasse la carabina) tac... tae... tac... (Minaccioso) Cascherà qualche altro pupazzo, state tranquilli, prima che si arrivi a Liverpool.

Alina                           - Ma perché dovrebbe farlo?...

Cristopulos                 - Perché è pazzo! Ecco perché!...

Lord                            - Si. Avete ragione. Tutto quanto è successo è opera di un cervello sconvolto. (Alzando la voce, verso la saletta nautica) Ma i pazzi non devono comandare i vapori!...

Capitano                     - (ricomparendo in scena inaspettato, dalla de­stra, seguito da Morris) E non li comandano infatti. (Intanto che parla e ascolta il capitano si mette a cercare intorno con molta attenzione) Chi c'era sul ponte nel momento in cui si è sentito sparare?

Brook                          - Ma... tutti. Tutti quelli che sono qui, voglio dire. Io avevo caricato il grammofono e mi ero seduto su un rotolo di cavi, con le spalle all'albero, a fumare...

Lord                            - Io parlavo con la signorina Smith, vicino alla grue di prua, e il sig. Cristopulos era appoggiato contro il bastingaggio, a prua anche lui, a dieci passi da noi...

Pastore                        - Le figliole ed io sedevamo tranquillamente sulla scaletta  del  castello   di  poppa...

Morris                         - Io avevo dato qualche minuto prima le co--rezionì di rotta a Brani e stavo rientrando nella mia cabina.

Capitano                     - Sigerson lo possiamo escludere senz'altro... Era di servizio. Stavolta l'assassino dovrebbe aver la­sciato la sua carta da visita, però. Chissà dove è andata a finire!... Ma la troveremo. (Guarda intorno con molta attenzione, nella zona dove è caduto Smail, e intanto continua a parlare).

Lord                            - Si può sapere che cosa  cercate?

Capitano                     - Una pallottola della rivoltella. I colpi so­ no stati due...

Violetta                       - (a Cristopulos) Vedi?... te lo dicevo io!

Capitano                     - Due, due!... Uno è andato a segno e l'al­tro no. Bisogna trovare l'altro proiettile. I colpi sono stati sparati qui, se non sbaglio. Proprio qui, in questa stanza, o almeno mi è parso...

Brook                          - (sgarbato) O da dove volete che li abbiano sparati? Dalla luna? (E fa col pollice alzato un gesto verso l'alto, rude e sgarbato come sempre).

Capitano                     - (guidato dal gesto di Brook, alza il viso ed è evidente che per la prima volta osserva con molta at­tenzione il lucernario, come seguendo il filo di un pensiero segreto) Guarda, guarda! Dalla luna, eh? (Bru­scamente) Chi di voi ha la rivoltella?...

Tutti                            - (tutti tranne Alina, Pastore e Mary) Io!

Capitano                     - Vorrei vederle un momento. (Cristopulos, Brook, Lord, Morris, Violetta, s'avviano alla sinistra ed escono per andare a prendere in cabina le rivoltelle. A Sigerson) Tu puoi andare.

Sigerson                      - (esce).

Capitano                     - (al Pastore) Voi, non possedete una ri­voltella?...

Pastore                        - Io non porto armi!

Edith                           - Ne ho una io, papà!

Pastore                        - (la guarda male).

Mary                           - (al capitano) Nostro padre è innocente!

Capitano                     - (brusco) Sgombrate, via. (Torna ad esami­nare la parete presso cui è caduto Smail, con molta at­tenzione, dal basso in alto, centimetro per centimetro. E intanto parla. Il Lord, Cristopolus e compagni rientrano e si siedono. Violetta è in piedi e segue tutti i movimenti del capitano. Brook dà segni di nervosismo).

Lord                            - Questa faccenda è peggio di un labirinto!...

Brook                          - E chissà se ne verremo fuori!... Ammesso che non ci facciano la pelle prima!...

Capitano                     - (seguendo i suoi pensieri) Il colpo andato a vuoto dev'essersi ficcato qui intorno. Un po' di pazien­za!... Maledetto questo legno così scuro!... (Bruscamente, con una esclamazione di trionfo) Ah, ci siamo!... Ora sì che va bene!... (S'è inginocchiato ai piedi dello scaffale, e lavora un po' con un temperino nel legno della biblio­teca, poi si alza raggiante) Ecco la seconda pallottola! Si vede che l'assassino voleva essere sicuro del fatto suo. E questo è un proiettile di pistola automatica. (Al gruppo dei passeggeri) Vogliamo vedere il campionario, allora? (Tutti estraggono le rivoltelle e le posano sulla tavola, mentre il capitano le osserva; il penultimo a mostrarla sarà Morris) Giù, qui!

Violetta                       - Pare un complotto di terroristi!

Capitano                     - (esaminando la rivoltella di Morris, trasale) Morris?... Ma  dove la  tenevate,  questa?...

Morris                         - (stupito) In cabina... nel cassetto!... Perché?... Non capisco!...

Capitano                     - Perché questo proiettile appartiene alla vo­stra rivoltella!

Morris                         - (come sopra) Alla mia?... Ma siete sicuro, Dixon?...

Capitano                     - Diavolo!... Ecco qui!... (Svuota risoluta­mente il caricatore e raccoglie i proiettili nel palmo della mano) Ne mancano esattamente due, come vedete! (Tutti si guardano negli occhi e cade un silenzio di gelo. In­sensibilmente si crea un vuoto intorno a lui).

Morris                         - (è fuori di se dalla sorpresa e dalla costerna­zione) Spero che... non vorrei che... Insomma, io ne so quanto voi, ecco tutto!... Il mio caricatore era in­tatto!...

Capitano                     - (alludendo alla rivoltella) Quando ve ne siete servito l'ultima volta?

Morris                         - L'ho caricata a Loanda. Ricordo benissimo. L'ho portata con me l'ultima sera, per una visita al quar­tiere indigeno...

Capitano                     - E non l'avete più toccata da allora? Nep­pure tolta dal cassetto,  così per un'occhiata?

Morris                         - No.

Brook                          - (rude e ostile) Discorsi! Le chiacchiere sono chiacchiere... Ma qui si tratta di prove!

Capitano                     - (grave) Chiarissime, infatti. Crederei inu­tile continuare un'inchiesta che non ha più niente da dirci.

Morris                         - Capitano, ma vi giuro sul mio onore...

Capitano                     - (come sopra) Morris, non so che cosa dir­vi. Avete un alibi preciso, documentato?... No! E al­lora?... Dove eravate al momento della sparatoria? Chi vi ha visto? Con chi eravate?

Morris                         - Con nessuno. Stavo rientrando nella mia ca­bina. Vi ho già detto che avevo appena finito di dare le correzioni di rotta...

Capitano                     - Morris! non è un alibi, voi capite bene. In quei pochi minuti avreste potuto appostarvi qui e dietro  qualche porta  sparare sul  ragazzo...

Morris                         - (energicamente) No, per Dio! Qui sotto c'è un tranello! 0 qualcuno s'è servito della mia rivoltella per imbrogliare le piste o l'assassino aveva una rivoltella uguale alla mia.

Capitano                     - E i due proiettili mancanti?

Morris                         - Ma saranno stati tolti in anticipo dal mio caricatore!...

Capitano                     - Insomma, Morris! Non posso né scagio­narvi né accusarvi! Per mio conto l'inchiesta è finita. Quando saremo a Liverpool, salirà la polizia a bordo e se la vedranno loro. La mia inchiesta non fallisce perché non abbia saputo scovare degli indizi!... Il guaio è che ne ho trovati troppi. Ce n'è abbastanza per farmi concludere che ognuno di voi è l'assassino! E poi, perché no?... Forse questo non avviene per caso. Forse siete tutti d'accordo... avete fabbricato gli indizi per rendere insolubile l'indovinello. Onesti?... Colpevoli?... Voi, tutti quanti?... E chi ne sa qualche cosa? (Infuriato, fa per uscire; dalla soglia si volge e li fulmina tutti con occhiate piene di rabbia).

Alina                           - (lo guarda desolatamente, come per dirgli: a Ma allora tutte le vostre promesse?... bel risultato!... »).

Capitano                     - (scattando come una belva, buttando in fac­cia ai passeggeri le sue accuse violente) Tutti avete l'aria di prendermi in giro, di ridere alle mie spalle!...

Morris                         - Capitano, vi assicuro...

Capitano                     - (continuando nel suo sfogo) Qui si am­mazza, si ruba, e io dovrei stare buono buono, con le mani in mano e dire a questi signori: « Avanti, diamine! Non abbiate paura! Questo è uno scannatoio autorizzato! E io sono uno stupido nato!... Anche un bambino me la farebbe sotto il naso!... (Si è denigrato con aspra vo­luttà. Ora s'infuria, si slancia. Afferra Morris per il ba­vero della giacca e urla ancora, scalmanato, frenetico) Questo dovrei dire, non è vero? E magari lo pensale anche voi!... Ah, vi farò vedere chi è Dixon!...

Morris                         - Ma capitano, io...

Capitano                     - Voi, come gli altri!... Capisco le cose a volo, io!...

Morris                         - (persuasivo e accorato, mettendogli una mano sulla spalla e guardandolo dritto in faccia) Dixon, basta così!... Fate torto alla nostra vecchia amicizia!

Capitano                     - (si lascia disarmare dal tono schietto e bona­rio delle parole dì Morris) Avete ragione! Abbiate pazienza! (Morris si ricompone la giacca) Ho i nervi in uno stato deplorevole! (Resta in atteggiamento pensoso).

Brook                          - (al capitano) Sentite. Un'idea... Domani sia­mo a Bolama: sosta forzata. C'è carico e scarico da fare. Perché non scendiamo tutti a braccetto, e andiamo alla polizia? Questa faccenda mette la coda. L'Inghilterra è troppo lontana ancora. Aria nera su questo «Dover». Rompiamo la catena, subito. Comunque sia, mi sento più sicuro in guardina che qui...

Capitano i(secco)  - . A Bolama nessuno scende. Siamo tutti consegnali. Ho già dato disposizioni. Le vostre mansioni le sbrigherà Clark.

Brook                          - (ansioso, fra i denti) Ho capito! Il padrone ha paura che i cani mordano. (Alzando le spalle) Come volete!

Capitano                     - Forse mi gioverebbe una bella sbornia, per rimettere a posto il casellario... 0 forse sarebbe peggio! Sono un orso rabbioso, ecco cosa sono! Urlo, mi agito, e non riesco a nulla. Vorrei pigliare per il collo  tutti i supposti colpevoli.  Ci vuol altro!

O’ Brien                      - (in questo momento entra precipitosamente. È un marinaio, ha l'aria imbambolata e stravolta. Il suo racconto  è spezzato, ma  chiaro e  preciso).

Capitano                     - (a O' Brien) Beh?... O' Brien!... che cosa vuoi?... Nessuno ti ha  chiamato!

O’ Brien                      - Capitano, c'è il diavolo sul « Dover!...». Ah, vi giuro che c'è il diavolo! Poco fa venivo dalla sala delle macchine... Nei ripostigli del carbone... ho visto delle ombre!... Due ombre... alte... ritte... e una terza che mi è parsa a quattro zampe, accucciata... enor­me... Mi sono avvicinato, un po' spaventato e un po' incuriosito... poi, di colpo, ho sentito qualcosa che mi sfiorava... e un colpo secco, uno scricchiolio dietro di me, nella parete di legno...

Capitano                     - (vivamente) Un coltello?... Ti hanno ti. rato un coltello?...

O' Brien                      - Sì, eccolo qui! (Porgendoglielo col palmo teso, la mano gli trema forte).

Capitano                     - (rude) E cosa tremi, vigliaccone?... (Af­ferra il coltello) Questa sì che è la prova lampante che abbiamo perso del tempo fino adesso! Tutti falsi indizi! L'assassino di Slaney, è lo stesso che ha cercato di col­pire O' Brien.

Brook                          - (con aria dì trionfo) Ve lo dicevo io!... Al­largare!   Allargare!...   Vi  siete  fissato   con noi!...  Con  me!...  Ohe, l'avevo capita! Ma io sono limpido come l'acqua di fonte!... Ecco qua!

Capitano                     - (a Brooh) Avete ragione. (A O' Brien) Ma tu perché non ti sei buttato contro?... Uno per la collot­tola dovevi portarmene qui!...

O’ Brien                      - (avvilito) Sì, vi confesso... ho avuto pau­ra... M'avrebbero ammazzato!

Capitano                     - (o Morris) Che ci sia qualche passeggero clandestino?... Quel Kees non c'è caso che sia scap­pato?...

Morris                         - No, no! È al sicuro, state tranquillo! Dallo scompartimento secondo, non verrebbe fuori nemmeno il demonio!

O’ Brien                      - Poi gli uomini erano due, capitano... E quando scappavo, mi è sembrato di sentire altre voci... Si perdevano giù, verso la stiva... Non mi spiego invece quell'altra ombra, quella accucciata...

Sigerson                      - (che gli è a fianco, gli sussurra qualche cosa all'orecchio).

O’ Brien                      - (battendosi la fronte) Capitano, ora che mi ricordo!... A Loanda il giorno prima della partenza, all'osteria di Harris, ho sentito di tre criminali evasi dal penitenziario di Moxico... Che si tratti di loro?...

Capitano                     - Già! Potrebbero essersi imbarcati la notte prima. (Grattandosi il mento imbarazzato) E adesso?... Questo è un grosso impiccio... Gente capace dì tutto, quella!... Magari di colarci a picco se si vedono per­duti!... (Una pausa, rapidamente ha preso la sua deci­sione e ritrova il suo tono di sicurezza e d'energia impe­riosa. Distribuisce le rivoltelle a Morris, O' Brien, Siger­son, e quelle che restano le piglia lui) A voi! A voi!... (Ai passeggeri) Voi restate qui. Noi andiamo giù, nella sala delle macchine. Poi esploreremo la stiva. E soprat­tutto silenzio! L'equipaggio dev'essere tenuto all'oscuro di tutto... Non voglio panico a bordo.

Lord                            - Badate, capitano... mi pare un'imprudenza! Non sarebbe meglio fingere di non sospettare di nulla?... Al primo porto che toccheremo potremo chiedere l'aiuto della polizia. Sarà più sicura la retata! E soprattutto, meno pericolosa!

Capitano                     - No, no, qui non c'è tempo da perdere! O' Brien li ha veduti e ora si sanno scoperti. Possono tentare qualche grosso colpo per sfuggirci, e bisogna agi­re con la massima rapidità. (Su un canapè è restato un cumulo di coperte; ne prende una, la piega, e se la butta sul braccio ; poi si volge ai compagni di spedizione) Pren­detene anche voi! (I tre eseguiscono) Una coperta è un buon riparo...

Alina                           - (ansiosa) Non esponetevi inutilmente! Se sono degli evasi, risoluti a tutto...

Capitano                     - (sulla soglia, a sinistra) Naturalmente sarò prudente!

Cristopulos                 - (che ha ripreso il suo tono mellifluo) Potreste promettere, se si arrendono, di lasciarli scap­pare a terra!

Capitano                     - (con un'occhiata significativa a Cristopulos) Magari! Sono disposto a dare loro una scialuppa, pur­ché se ne vadano! (Ai compagni) Andiamo, abbiamo perso anche troppo tempo! (Escono. In scena, sgomento).

 Violetta                      - È terribile! Siamo nelle mani di una banda di galeotti!

Cristopulos                 - Possono affondare la nave da un mo­mento all'altro!...

Brook                          - (ironico) Già!... Questi evasi di Moxico sono proprio arrivati come il cacio sui maccheroni! Non ci avete pensato? Dixon ha conoscenze intime dappertutto!

Lord                            - Non capisco... non vedo!...

Brook                          - Eppure è chiaro come il sole!... Proprio quando la partita è persa per lui e le prove gli son lì, spianate contro come bocche di fucili, saltano fuori questi misteriosi galeotti!... Ci deve essere sotto qualche accordo vantaggioso per Dixon, se non sbaglio!...

Pastore                        - (anclie lui con le figlie prendono parte alla scena).

Lord                            - Parlate chiaro, perdio!...

Brook                          - Più chiaro di così!... Dixon prepara il colpo, ma si tiene delle cartucce di riserva per il caso che vada male... Questi pendagli da forca che saltano fuori all'ul­timo momento: vecchie conoscenze di Dixon, probabil­mente! Li tiene rimpiattati fin che le cose filano. Quando la barca comincia a far acqua, gioca la sua ultima carta e sguinzaglia i compari per confondere le piste. Ma come?... A Loanda, prima della partenza, si chiacchiera nelle osterie di tre criminali che sono evasi e Dixon non fa sorvegliare il « Dover »? Io non la bevo.

Lord                            - Pensate che Dixon sia d'accordo con loro, dunque?

Brook                          - Già. Così quelli s'addossano la responsabilità di tutto e prendono il largo. Ha messo le mani avanti, Dixon! Avete sentito? (Ripetendo le parole del capitano) « Sono disposto a dare una scialuppa, purché se ne va­dano » (Scoppia in una risata) Ah! ah! Ah!... Fatto da maestro il colpo! Si sono divisi il piatto, e buona sera alla compagnia!...

Cristopulos                 - (incredulo) Fino a questo può essere arrivato?... Ma voi siete pazzo!...

Alina                           - (energica) Pazzo!  Pazzo!

Pastore                        - (apocalittico) Potenza del demonio!... (Le figlie si coprono il viso con le mani, affrante) Sconfinata malignità umana!...

Edith                           - Babbo, quanti spaventi!...

Mary                           - Che Iddio ci assista e perdoni tutti!

Pastore                        - Sì, figliole! Più grande del male è la bontà divina. Signore Iddio, noi crediamo in te e nella tua misericordia! (Si appartano tutti e tre a pregare).

Cristopulos                 - (improvvisamente) Ma il capitano ci ha disarmati! E se questa gente irrompe qui dentro come ci difenderemo?...

Brook                          - (che nel frattempo, ha camminato su e giù, senza parlare, ascoltando gli altri, si è avvicinato alla pa­rete dì fondo, e vi ha appoggiato l'orecchio, mentre dei colpi si fanno sentire) Diavolo!...  Sento  dei colpi!..

Tutti                            - Dei colpi?... (Accorrono tutti e si mettono ad ascoltare).

Brook                          - Sì,... sordi... lontani... sentite...

Lord                            - (dopo una pausa) Infatti! Vengono dalla sti­va... come se stessero demolendo qualcosa...

Cristopulos                 - Pare anche a me!... Battono contro lo scafo... la carcassa vibra tutta.

Violetta                       - (sgomenta) Ma che cosa vogliono fare quei   delinquenti?...  Affogarci  tutti?...

Brook                          - Certo aprono una falla nella stiva!... Si devono essere asserragliati in uno dei Compartimenti stagni...

Cristopulos                 - (disperato) E chi li prende più, al­lora... Vedete, Dixon non c'entra! (Tutti sono sempre lì in ascolto, ed i colpi si fanno man mano più distinti).

Lord                            - Credo proprio che la partita sia perduta. Dixon non potrà più sorprenderli. E piuttosto che arrendersi, quella gente farà affondare la nave.

Alina                           - (angosciata) Ma perché? Se il capitano è di­sposto a trattare con loro?

Lord                            - Non gli crederanno! Sospettano un tranello e vendono  cara la pelle,  come vedete!

Violetta                       - (esasperata) Ma si deve fare qualcosa, in­somma! Bisogna trovare! Mi fate rabbia con tutte queste facce spaventate! Avanti! Troviamo... facciamo!... Dob­biamo uscire da questo maledetto pasticcio!... Non vi sarete mica rassegnati a crepare, spero!...

Cristopulos                 - E che cosa possiamo fare?... In tanti non abbiamo un'arma!?

Lord                            - (a Violetta) E che cosa vorreste fare, sentia­mo?... A parole è tutto facile!...

Violetta                       - Non so... Urlare... chiamare l'equipaggio, scendere giù...

Brook                          - E non riusciremo a un bel niente! Anzi, af­fretteremo il disastro! Credete a me, siamo nelle loro mani...

Voce                           - (d. d. d'improvviso, un urlo) Fuoco a bordo!

Tutti                            - (si slanciano come per uscire fuori, ma le porte resistono) Siamo chiusi dentro! ! !

Voce                           - (che diventano poi tre, quattro, tonanti) Pronti alle prese d'acqua!

Capitano                     - (d. d.) Scialuppe a mare! (Lo smarrimento in scena aumenta; corrono da tutte le parti, come uccelli impazziti).

Alina                           - (a mani giunte) Signore Iddio, salvateci!

Morris                         - (d. d.) Chiudete i boccaporti!

(Tutto s'è svolto in un attimo. La porta di sinistra si spalanca, e una buffata di fumo entra in scena).

Sicerson                      - (appare sulla soglia come un bolide: tutto nero di fumo, mani e volto, con voce strozzata e terro­rizzata) S'affonda! È saltato l'impianto della luce! (Cirn uno scatto si spegne anche la luce in scena: Buio pesto; Si sente ancora nel corridoio).

Capitano                     - (d. d.) Indietro a tutta forza!... Ferma!...

Voce                           - (d. d.) Passeggeri in coperta!... (Il gruppo dei passeggeri si butta verso l'uscita, nel fumo, terrorizzati e urlanti).

Concertato                  - Abele!... - Violetta! Violetta - Venite!... di qui, di qui!... - Presto!... - Dio! Dio!... Madonna aiuto!... - Lasciami!... Lasciami!...; (Il gruppo scompare nel corridoio e nel fumo... poi s'intravvede, senza rico­noscerla, una figura rialzarsi, strisciare nel buio fino allo scaffale dei libri, smuovere una seggiola. In questo mo­mento un'altra figura si muove nel buio e balza sulla prima. Si ode il rumore e l'ansito di una lotta. Poi d'im­provviso la voce del capitano: scende dal lucernario e impone duramente).

 Capitano                    - Mani in alto! Al primo movimento sparo! (La luce si riaccende come per incanto e sotto la minac­cia della rivoltella si vedono Lord Jameson e Brook presi in trappola; un pallore d'ira e di disperazione è dipinto sui loro volti: in un primo tempo hanno tentato di fug­gire per la porta della saletta nautica).

Morris                         - (è sulla soglia, con la rivoltella in pugno) Mani in alto!...

Lord                            - (al capitano fra i denti) Siete un demonio!...

Brook                          - Carogna maledetta!... (Tutti sono apparsi sulla soglia, sorpresi al punto che non riescono a spicci­care parola. Guardano la scena con visi stralunati. Vio­letta e Cristopulos si trovano affiancati).

Capitano                     - (dal lucernario) Attento, Morris! Non per­deteli d'occhio!   Scendo!

Violetta                       - (ritrovando finalmente la parola) Ma al­lora, era tutta una storia l'incendio a bordo!

Cristopulos                 - (sottovoce alla compagna) Chi l'avrebbe detto, eh!?

Violetta                       - (c. s.) Ma già!... Un tipo così simpatico quel Lord Jameson!  Un signorone!...

Cristopulos                 - Non bisogna mai fidarsi delle appa­renze! Te l'ho detto tante volte!

Capitano                     - (comparendo sulla soglia, sempre con la pi­stola puntata contro i due) Come va, Milord? Questo non era nel programma, eh? E voi, Brook, avreste giu­rato d'averla fatta franca, no? (A Morris) Hanno armi in tasca?

Morris                         - (sempre con la pistola puntata, li perquisisce rapidamente) No, niente.

Capitano                     - Bene. (Accennando alle loro braccia al­zate, e abbassando la pistola) Allora abbassate quegli spaventapasseri. La faccenda del coltello, degli imbarcati clandestini, tutta una storia, naturalmente!  (A O’ Brien) Bravo irlandese, hai fatto bene la tua parte! E adesso accuso Lord Roberto Jameson, di aver assassinato Tom Slaney, alias Giacomo Carthy, e d'essere il ladro dei titoli e del denaro racchiusi nella scatola che avevo in custodia. Accuso invece il commissario Brook, di avere assassinato Smail.

Brook                          - (tentando un'estrema difesa) Io ho ammaz­zato Smail?... Ma siete matto! Fuori le prove! Era forse mia la pistola Walter?

Capitano                     - (calmissimo) Quella di Morris, no, eviden­temente! Ma un'altra eguale che avete buttata in mare. Avete il cervello di un bue, Brook, e credete di essere una volpe. Pensando che la cosa avrebbe potuto farvi buon giuoco per ogni eventualità, avete sottratto dal ca­ricatore di Morris due proiettili. Morris era di guardia e il colpo è stato facile. Come commissario voi avete il duplicato delle chiavi di tutte le cabine! Semplice mi­sura precauzionale! Colpevole poi, sarebbe stato Morris! Ecco perché avete sparato due volte, ad onta che la se­conda fosse piuttosto superflua.

Brook                          - (sta perdendo terreno) L'inchiesta vi ha dato alla testa! Ma che ragione volete che avessi io per am­mazzare Smail?...

Capitano                     - La stessa per cui avete assalito Lord Jame. son un momento fa, e vi siete lasciato prendere in trap­pola con lui! Impadronirvi del danaro di Slaney! Il furto d'una refurtiva, diciamo! Il colmo per un ladro! Egli aveva levato per voi le castagne dal fuoco e al momento opportuno, senza correre nessun rischio, gli avete soffiato il piatto. Inchieste, ricerche, interrogatori, non vi riguar­dano. Quando stasera quel povero Smail, sotto l'influsso ipnotico, era vicino a scoprire la verità, lo avete tolto di mezzo. Perché questa è la zona nevralgica. Qui cade Smail, qui v'accapigliate voi due. È chiaro! Il danaro è nascosto in questa stanza. Avanti Brook! A che cosa volete che servano le vostre reticenze? Dove ha nascosto il danaro Lord Jameson?

Brook                          - (non sa più guardarlo e debolmente) Non so nulla!... Siete matto da legare!...

Capitano                     - (ridendo) Ah! ah! ah! Siete un bestione fino all'ultimo. V'illudete di potervi salvare, perché state zitto?

Lord                            - (seccato di tutto quel perditempo) Ma è...

Capitano                     - (non visto da Brook, gli fa cenno di tacere) Su, Brook! Una franca confessione! La partita è per­sa, ormai! Bisogna rassegnarsi. Non sempre si può vin­cere nella vita. (Stuzzicandolo) Fuori questo vostro corag­gio!... Abbiate almeno il fegato di dircela sul muso la verità. Sono le donnette che fanno come voi. Il soldato spara, guardandoti in faccia!...

Brook                          - (decidendosi a confessare) Ebbene, si! L'ho tolto di mezzo io, quel malese della malora. Non lo potevo soffrire!... Sentivo che mi portava sfortuna!... (Con un balzo si reca in fondo, sale su una sedia, e da dietro il quadro toglie un pacchetto legato strettamente, che porta subito al capitano) Ecco qui, il danaro di Slaney!... Maledetti l'ora e II momento che mi son lasciato tentare!... (Al capitano) Stanotte, dopo il delitto, ho se­guito Lord Jameson, dalla cabina di Slaney alla vostra... poi l'ho pedinato fin qui e l'ho visto nascondere il da­naro li dietro... Ora capite... Eravamo in due a montare di sentinella, e l'uno all'insaputa dell'altro. Dopo, dal lucernario, nascosto nel buio, ho seguito tutti i movi­menti di Smail... Era lì, lì!... Allora l'ho accoppato... Già, con due cartucce di Morris... Poi è venuto il falso allarme... (con ira) .... e ci siamo cascati tutti... Col fuoco a bordo, e col fumo già qui sotto coperta, chi si sarebbe curato di me e di Lord Jameson?... Era venuto il momento di fare il mio gioco... Gli sono solfato ad­dosso... (Abbattutissimo) Poi siete venuto voi a guastare la festa...

Capitano                     - E così questa montatura è finita. Rischia­vamo di perderci la testa.

Brook                          - (cupo, abbattuto) Qualcuno sì, se l'è giocata la testa! Io!... (Alzando i pugni e scuotendoli) Maledetto il danaro e le tentazioni!... Sono sempre stato un uomo onesto, Dixon, lo potete dire... (Il capitano approva col capo) Avrò avuto i miei difetti... un caratteraccio... ma le mie mani... (si guarda le grosse mani tremanti) erano pulite... E potevo guardare in faccia tutti, a testa alta!... Non so cosa m'è preso!... M'è dato di volta il cervello... Un attimo... È come il risucchio dell'elica; se gli stai vicino non resisti e ti tira giù! Stanotte è stato così!... Volevo spalancare la porta, e balzare su Lord Jameson... Un attimo... e tutto quel danaro lì, a portata di mano... non ci ho più visto!... L'ho lasciato fare... mi sono sentito preso nel gorgo!... Potenza del demonio, sì, reve­rendo Freeman!... La potenza del demoni» era!... Mi tentava... vedevo tutto chiaro!... Mia madre... sono anni che aspetta una casetta!... È sempre stato il suo sogno!... « Vecchia » mi pareva già di poterle dire, « ho fatto dei bei guadagni in Africa... Navigo qualche anno ancora, poi mi metto tranquillo... Io e te!... E prendo moglie, sei contenta?... Intanto tu ti metti su casa... Anche un bel giardino, sì!...». E la vedevo ridere... ridere!... (Tutti sono commossi. Edith e Mary piegano la fronte piangen­do, sul petto del Pastore. Brook continua in un farfuglia-mento confuso, passandosi le numi sul viso, fuori di sé, sommessamente) 11 caldo... l'Africa... il bere... Non so che cosa è accaduto qua dentro!... (Si batte la fronte) È finita... Finita!... (Va barcollando verso la porta della saletta nautica; ad un cenno del capitano, O' Brien e Sigerson, lo seguono).

Violetta                       - Ah, pare che l'aria sia diventata più leg­gera!

Capitano                     - Quanto a Lord Jameson, credo che il mi­glior partito sia quello di una completa confessione!

Lord                            - Ormai!... Ho sempre giocato, rischiato!... La mia vita?... Un azzardo!... Il nome, la carriera, l'ere­dità dei Jameson!... (Risata amara) Ho buttato tutto!... Puntato sul mio capriccio, come si puntano le fiches su una pallina che gira... Bere, ridere, rischiare!... Per me è sempre stata la stessa musica!... Ma quando ho perso, ho pagato... largamente!... (Alza il capo, guarda Dixon, gli si avvicina) Dixon, che cosa direte a mio pa­dre? Vi siete dimenticato di lui?... Incrociatore « Darmouth »!... Battaglia dello Jutland... vi ha decorato!... (Fa per toccargli il nastrino della decorazione, ma il ca­pitano respinge la sua mano. Sommessamente) Bene... a nome  suo!... la mia  browning...

Capitano                     - (lo guarda, si guardano negli occhi. Jameson china il capo. Avvicinandosi alla saletta nautica) Clarck, quanti nodi facciamo?...

Clarck                         - (d. d.) Dodici,  capitano.

Capitano                     - Aumentare. Trasmettete in macchina... (A Morris) Morris, correzioni di rotta al timoniere. (Mor­ris esce; si ode dalla saletta nautica l'ordine di Clarck nel portavoce giù alle macchine).

Clarck                         - (d. d.) Avanti a tutta forza!...

Capitano                     - (ai passeggeri) Via, su!... Che stiamo tutti qui impalati!... (A Alina) Signora, eh!... Sorridete, di­co!... Non fatemi questa faccia! Ho mantenuto la mia promessa, no?... (E fa l'atto con un gesto gentile di gui­darla verso la porta).

Alina                           - (fa cenno di sì col capo, ma la commozione le impedisce di parlare).

Capitano                     - Capisco... non è molto allegro tutto que­sto!... La vita, cara signora!... (A Cristopulos e Violetta) Beh, voi due!... E pigliatevi sotto braccio!... Tanto non c'è più niente da nascondere, adesso!... (Una smorfìetta, fra dispettosa e contenuta di Violetta. S'avviano tutti e due. Al Pastore, che sta avviandosi con le figliole) Che respirone, eh, signor Pastore?... Gran brutta cosa il mon­ do!... (E li spinge verso la porta) Meglio una buona parrocchia, che questi vapori del diavolo!... Non porta­ tele in giro le pecorelle!... Troppi lupi!... Date retta a  me!... (Gesto apprensivo del Pastore che se le porta via. Tutti sono usciti. Sono rimasti soli in scena, il Capitano e Lord Jameson. I loro occhi si incontrano) Incrociatore « Dartmouth»!... (Si guarda la deco­razione, guarda ancora dritto gli occhi di Jameson) Hum!... E osate parlare di battaglie e di eroi! Ma cosa sapete voi di ideali e di sacrifici?... La vo­stra vita è spregevole! Non spu­tate su delle memorie sacre! E vorreste la vostra browning pro­prio da me?... Ah, sarei inde­gno di portare questo nastrino se fossi tanto vile!... (Con mor­dente ironia) Questa nobile espiazione che mi chiedete! Una palla in fronte! È la morte di un soldato! No, per voi no! Non siete che un delinquente! (Chiamando) Morris! (Al Lord, ancora) I ferri ci vogliono per voi, sì, i ferri!... In attesa del­la corda che vi segherà la gola, laggiù in Inghilterra!... (Chia­mando verso la saletta nautica) Morris!... (Morris è entrato) I ferri! In stiva! (Morris accom­pagna fuori il Lord per la sa­letta nautica).

Voce                           - (di dentro) Nave sul­la dritta!... (Si ode l'urlo della sirena mentre cala la tela).

FINE