Tre cozze per il mandrillo

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Stefano Palmucci

(2016)

Giallo comico in due atti


Tre cozze per il mandrillo

Tre cozze per il mandrillo – Giallo comico in due atti cod. op. SIAE 924879A

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Stefano Palmucci (id SIAE 201804)

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Falciano

47891 Repubblica di San Marino Sito web: www.stefanopalmucci.com spalmucci@omniway.sm – stefano.palmucci@pa.sm tel mob.338-2015713


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Stefano Palmucci

Tre cozze per il mandrillo

Giallo comico in due atti

Personaggi:

Otelli                                           Maresciallo

Brighetti                                  Appuntato

Miranda                                   vittima

Daria Berardi                       agente civetta

Ottavia Grandi                     agente civetta

Ilaria Gatti                              agente civetta

Prof. Pernàz                          psichiatra

Comando dei carabinieri. Scrivania centrale e una più piccola per il verbalizzante. Sche-dari vari e cimeli appesi. Fogli e cartelle sparse.

Il Maresciallo Otelli è in piedi con una cartellina di plastica in mano, l’Appuntato Brighet-ti è seduto al tavolo dei verbali.

Otelli:           Appuntato!

Brighetti: (come ridestandosi) comandi!

Otelli:           è la seconda volta che la devo riprendere, oggi.

Brighetti: mi scusi, Maresciallo.

Otelli:           non voglio le sue scuse, Appuntato, voglio la sua attenzione! Si può sapere che le

succede?

Brighetti: niente, non sono riuscito a dormire molto, stanotte. La bambina è influenzata…

Otelli:           conosce le regole, Appuntato. Non consentire ai problemi personali di interferire

col lavoro.

Brighetti: si, le conosco.

Otelli:           conosce anche il mio rigore nella scelta dell’aiutante. Lei è qui per le sue ricono-

sciute doti di zelo e dedizione. Non mi costringa a rivedere il mio giudizio.

Brighetti: cercherò di non darle ulteriore motivo, Maresciallo.

Otelli:           bene. Riprendiamo, dunque. (Si siede e apre la pratica) B11!

Brighetti: (controlla la sua pratica) buco.

Otelli:           come buco?

Brighetti: buco, Maresciallo.

Otelli:           (un po’ contrariato) mmh. Tocca a lei.

Brighetti: H25.

Otelli:           (deluso) porch… colpita.

Brighetti: affondata?

Otelli:           no.


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Tre cozze per il mandrillo

Brighetti: che è? Un incrociatore?

Otelli:           non le darò modo di scoprirlo, Appuntato. C12.

(squilla il telefono)

huff…(alza la cornetta) dica Trepuzzi. Come? No! Un'altra?!? Non è possibile! Va bene, faccia passare.

Brighetti: che c’è, Maresciallo?

Otelli:           un’altra aggressione. Stesse modalità, stesso stile. Ancora lui.

Brighetti: oh, no! Chi li sente, ora, i giornali.

Otelli:           lo dice a me? Già la mia poltrona scottava, figuriamo ora, con un nuovo caso.

Brighetti:  non so come riesca a gestire tutta la pressione cui la sottopongono i media e i poli-tici in questi frangenti, Maresciallo.

Otelli:           (aulico) con la consapevolezza di avere dedicato ogni attimo, ogni sforzo, ogni pen-siero alla missione del mio alto incarico. Con la coscienza pulita di avere sempre profuso il massimo impegno. Senza risparmiarmi mai, senza un attimo di tregua. Sacrificando anche la vita privata, gli affetti più cari. Beh, sospendiamo la pratica in corso, Appuntato, la riprenderemo più tardi.

(bussano, Brighetti va ad aprire, entra Miranda).

Miranda:  buongiorno.

Otelli:           buongiorno signorina, sono il Maresciallo Otelli. L’Appuntato Brighetti.

Miranda:  Miranda Bertelli, piacere.

Otelli:           (la fa accomodare) come sta, innanzi tutto? Posso farle portare qualcosa?

Miranda:  sono ancora un po’ scossa. Un bicchier d’acqua, grazie.

(Brighetti le porta un bicchiere)

Otelli:           si è fatta visitare da un medico?

Miranda:  si, vengo adesso dall’ospedale.

Otelli:           che le hanno detto?

Miranda:  fisicamente, ho solo qualche escoriazione e piccoli lividi, mi hanno applicato poma-

te e dei cerotti. Emotivamente, invece, credo che ci vorrà un bel po’ per riprender-mi.

Otelli:           lasci che le dica quanto sia dispiaciuto dell’accaduto e la rassicuri sul fatto che

l’Arma è mobilitata sul caso con tutte le proprie risorse, salvo quelle minime indi-

spensabili per coprire i servizi ordinari. Io stesso, insieme col mio miglior aiutante,

eravamo sul pezzo proprio fino al suo arrivo. Questo maniaco ci sta indubbiamente

dando del filo da torcere, ma - senza scendere nei dettagli più riservati delle nostre

indagini - posso rivelarle che stiamo stringendo la rete e, parola mia, presto gli

metteremo il sale sulla coda.

Miranda:  dovete riuscirci, Maresciallo. Quell’essere spregevole sta rovinando la vita di trop-

pe donne. Avevo letto dei casi precedenti sui giornali, ma mai avrei immaginato di

diventare io stessa una vittima.


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Otelli:           lei è la sesta, nell’arco di due mesi. E posso dirle che proprio grazie ai resoconti del-

le aggressioni che ci hanno fornito le vittime, lo sviluppo delle indagini ha ricevuto

un’impennata decisiva.

Miranda:  ma non risolutiva, evidentemente.

Otelli:           prego?

Miranda:  non lo avete ancora preso.

Otelli:           no, effettivamente no. Ma siamo ad un passo. La prossima volta che vedrà quel fa-

rabutto, sarà dietro le sbarre della galera, glielo garantisco.

Miranda:  lo spero vivamente.

Otelli:           se la sente adesso di rispondere a qualche domanda?

Miranda:  voglio provarci, Maresciallo. Credo di essere ancora in stato di shock, ma per quello

che posso, vorrei dare il mio contributo alla cattura di quel… di quel… ah, non rie-sco neppure a definirlo.

Otelli:           la sua collaborazione per noi è molto importante. Le lasceremmo volentieri tutto il

tempo per riprendersi, ma purtroppo è fondamentale che renda la sua deposizione

il prima possibile, quando tutti i particolari dell’accaduto possono essere ancora

ben vividi nella sua memoria.

Miranda:  credo che purtroppo ci rimarranno per un bel pezzo, mio malgrado. Dica pure, Ma-

resciallo, cercherò di fare del mio meglio.

Otelli:           intanto se ha con sé un documento, l’Appuntato si appunta le sue generalità. (Mi-

randa consegna a Brighetti un documento). Appuntato, si appunti. D’altronde, se

non si appuntasse l’Appuntato, che Appuntato sarebbe?

Brighetti: appunto.

Otelli:           se invece l’Appuntato si appuntasse, sarebbe un Appuntato inappuntabile.

Brighetti: e guadagnerei dei punti.

Otelli:           ma le manca lo spunto.

Brighetti: potrei studiar contrappunto.

Otelli:           (serioso) Appuntato stia compunto! (si scioglie) Ci scusi, signorina. Un piccolo sipa-

rietto. Lo facciamo spesso per stemperare la tensione e creare un clima disteso con gli interrogati.

Miranda:  (senza crederci) lodevole.

Otelli:           giochiamo sulle parole, appuntato, appunto, compunto… (vede che Miranda resta

seria). Bene, dunque, ehm…Vuole cominciare a raccontare in quali circostanze si èsvolta l’aggressione?

Miranda:  si, Maresciallo. Ero nel mio appartamento, in Via del Berengario numero 18, mi ero

appena svegliata, saranno state le sette, minuto più, minuto meno. Mi sono spoglia-

ta e sono entrata in bagno per farmi una doccia.

Otelli:           non c’era nessuno in casa, oltre lei?

Miranda:  no, Maresciallo, vivo sola.

Otelli:           mi perdoni la domanda personale, signorina, ma devo chiederle se ha una relazio-

ne stabile.


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Miranda:  al momento no, mi sono lasciata con il mio fidanzato quasi un anno fa.

Otelli:           e nel frattempo si è vista con qualcuno, anche in modo saltuario?

Miranda:  certamente, ho accettato inviti a cena da qualche amico, Maresciallo. Posso anche

dirle che qualcuno di loro ha poi passato la notte da me, ma la cosa è sempre finita lì.

Otelli:           e qualcuno di essi o il suo precedente fidanzato potrebbe nutrire del rancore nei

suoi confronti?

Miranda:  non credo proprio, Maresciallo. Mi hanno tutti felicemente sostituita.

Otelli:           ho capito, vada pure avanti.

Miranda:  dopo circa 15 minuti, mentre mi stavo sciacquando, ho sentito il box doccia aprirsi.

Otelli:           ha potuto vedere in faccia l’aggressore?

Miranda:  purtroppo no. Ero insaponata, con l’acqua che mi scorreva in faccia. Ho solo potuto

percepire una figura alta, possente, che mi ha preso all’improvviso e poi…oh, mio Dio…

Otelli:           non è necessario che scenda nei particolari, signorina, possiamo immaginare.

Miranda:  mi sembra come di rivivere quell’incubo.

Otelli:           ha idea da dove possa essere entrato l’aggressore? Aveva lasciato una porta aperta,

una finestra?

Miranda:  no, Maresciallo, l’appartamento era ancora sprangato dalla notte. Non avevo anco-

ra aperto né porta né finestre, di questo sono sicura.

Otelli:           la squadra incaricata di fare i rilievi scoprirà come ha fatto a entrare, quel crimina-

le. Probabilmente con l’effrazione di una finestra.

Miranda:  io non ne ho la minima idea, mi spiace. Dal box doccia non ho potuto percepire al-

cun rumore, anche perché stava scorrendo l’acqua.

Otelli:           ha potuto intuire se l’uomo era nudo?

Miranda:  sì, completamente nudo.

Otelli:           e quanto è durato il …diciamo il…

Miranda:  circa mezz’ora. Forse più.

Brighetti: (scrivendo) ah, però…

Otelli:           (riprendendolo) Appuntato!

Brighetti: mi scusi. Intendevo solo dire che non è stato certo fugace.

Otelli:           trovo il suo intervento un po’ troppo audace.

Brighetti: mi pareva sagace.

Otelli:           ma quanto è tenace?

Brighetti: io sono verace.

Otelli:           è meglio se tace.

Brighetti: sono vivace come i Bronzi di Riace.

Otelli:           che battuta salace! (A Miranda) ci scusi, uno dei nostri siparietti.


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Miranda:  (con sufficienza, quasi schifata) molto divertente. Possiamo tornare a noi? Vorrei

sbrigare il più in fretta possibile, se si potesse.

Otelli:           certo, certo. A quel punto, quindi, lei ha provato a divincolarsi, a respingerlo?

Miranda:  con tutte le mie forze, Maresciallo, ma era troppo forte.

Otelli:           ha gridato?

Miranda:  certo, con tutto il fiato che avevo in gola. Ma il vicino esce prima delle sette, l’altro

appartamento è disabitato, per cui nessuno mi ha sentita.

Otelli:           e non è mai riuscita a vederlo in faccia, neppure parzialmente?

Miranda:  no, perché lui, diciamo… operava da dietro.

Otelli:           capisco. E qualche particolare che ha notato, non so, un segno su un braccio, un neo

su una gamba, su un piede...

Miranda:  nulla, Maresciallo. Per l’orrore che provavo, ho tenuto gli occhi chiusi per tutto il

tempo.

Otelli:           e l’aggressore aveva una… mi scusi… “misura” particolare, era molto dotato oppu-

re, diciamo così, nella norma, piuttosto che un po’ carente…?

Miranda:  direi piuttosto dotato, Maresciallo.

Otelli:           piuttosto…cioè?

Miranda:  beh, consideri che io non ho molti termini di paragone, sono una ragazza molto se-

ria.

Otelli:           si capisce, non intendevo minimamente alludere a qualcosa di diverso.

Miranda:  posso dirle che nessuna delle mie “esperienze” precedenti era così ben dotata

quanto il mio aggressore. Nessuno di esse neppure si avvicina, a pensarci bene.

Otelli:           ah, ecco. Ho capito.

Miranda:  ma quello che mi ha sorpreso più di tutto è stata la sua, diciamo, “energia” come se

avesse assunto qualche medicinale apposito.

Otelli:           ipotesi plausibile.

Miranda:  anche parecchio medicinale, diciamo, perché anche durante la lotta, lo scivolamen-

to, l’acqua che scorreva, le mie urla, proprio non ha avuto un attimo di cedimento.

Come se fosse fatto di materiale, non so, plastica o gomma dura.

Otelli:           si, questo coincide infatti con le testimonianze rese anche dalle altre vittime.

Miranda:  ora, se non le dispiace Maresciallo, potremmo interrompere? vorrei rientrare a ca-

sa. Dopo quello che ho passato, sento che devo assolutamente riposare.

Otelli:           certo, signorina. Vuole che la faccia accompagnare? Ha qualcuno che potrebbe

dormire con lei, almeno per stanotte?

Miranda:  ho già telefonato a un’amica che passerà a prendermi e si trasferirà per qualche

giorno a casa mia.

Otelli:           perfetto. Quando si sarà ripresa, potremmo ancora avere bisogno di lei, se non le

spiacerà troppo.

Miranda:  no, Maresciallo. Tornerò volentieri. A patto che mi facciate ancora uno dei vostri

siparietti.


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Tre cozze per il mandrillo

Otelli:           (compiaciuto) sono cose da niente. Vecchi sketch copiati dalla televisione.

Miranda:  li ho apprezzati molto.

Otelli:           e se le viene in mente qualcosa, di qualsiasi genere, che potesse aiutare le indagini,

non esiti a chiamarci.

Miranda:  lo farò senz’altro. Arrivederci Maresciallo.

Otelli:           arrivederci.

(Miranda esce)

Brighetti: se le sceglie con cura, le vittime, il nostro maniaco.

Otelli:           mica male questa ragazza. E vive anche sola, ha sentito?

Brighetti: certo che ho sentito, Maresciallo. Ma si tolga il pensierino dalla testa, lei ha sentito

cosa ha detto delle doti e della “resistenza” dell’aggressore? Non potrebbe reggere il confronto.

Otelli:           e lei che ne sa?

Brighetti: ne so, ne so…

Otelli:           beh, comunque adesso bisogna assolutamente prenderlo. Dopo il chiasso mediati-

co che farà quest’ultima aggressione, non possiamo più tergiversare, dobbiamo ri-correre all’espediente segreto.

Brighetti: quello che abbiamo sempre tenuto come ultima risorsa?

Otelli:           esatto, Appuntato: l’agente civetta.

Brighetti: conosce le difficoltà di ricorso a questo strumento, Maresciallo. Nessun agente vuo-

le prestarsi. Non si trova un volontario neppure a cercarlo col lanternino.

Otelli:           ma come: si prospetta la possibilità di un’azione temeraria, un’emozione forte, un

gesto eroico e i nostri agenti non si prestano? Io, se fossi uno di loro, mi ci getterei a capofitto, con grande entusiasmo.

Brighetti: quelli preferiscono fare il lavoro di ufficio, riempire i verbali e fare i passacarte, al-

tro che azioni temerarie.

Otelli:           potremmo fare leva sulla loro abnegazione e sullo spirito di attaccamento all’Arma.

Brighetti: ci abbiamo provato mille volte, Maresciallo, quelli se ne fottono. Con l’ingresso del-

la nuove reclute e il pensionamento della vecchia guardia, oramai l’Arma è ridotta

una banda di debosciati e cacasotto. Manco gli straordinari in busta paga, gli inte-

ressano.

Otelli:           proviamoci lo stesso, Appuntato. Lascio a lei il compito di reclutare i volontari con

un bel discorsetto che pungoli il loro orgoglio e spirito di servizio. Se ci riesce, be-

ne. Altrimenti interverrò io.

Brighetti: con che criterio debbo sceglierli, Maresciallo?

Otelli:           mi faccia controllare la cartella delle indagini, Appuntato (apre una cartella). Ci so-

no! Le aggressioni hanno tutte un denominatore comune: le vittime sono sempre donne. Li scelga tra gli agenti femminili.

Brighetti: che perspicacia. Ottima deduzione, Maresciallo. Vado e torno.


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Otelli:           le recluti pure qui nel mio ufficio, Appuntato. E venga a chiamarmi solo in caso di

bisogno.

Brighetti: ai comandi, Maresciallo.

Otelli:           mi raccomando.

Brighetti: se fallisco, gliele mando.

Otelli:           ma solo di rimando. Solitamente non demando.

Brighetti: siamo forti.

Otelli:           si!

(Brighetti esce a sinistra e Otelli a destra. A scena vuota rientra Otelli che apre una pratica sul tavolo dell’Appuntato.)

ma guarda te ‘sto figlio di buona donna dove ha messo l’incrociatore.

(chiude e se ne va. Poco dopo entra Brighetti con tre agenti. Sono tre cozze).

Brighetti:  mettetevi qui, state pure comode, sull’attenti (le fa allineare in fila). Dunque, vi ri-peto la solita tiritera, so già che non sortirà alcun effetto, ma è un passaggio obbli-gato che dobbiamo esperire, prima di farla comunque ripetere dal Maresciallo. (Legge un foglio) Viene richiesto all’Arma la presentazione di un volontario che sipresti per un’indagine particolarmente delicata nel ruolo di agente civetta, nel cor-so dei prossimi giorni. Candidature? (le tre donne distolgono lo sguardo, chi si guar-da le unghie, chi le scarpe, chi il soffitto. Brighetti continua a leggere). Il servizio saràremunerato con corresponsione di straordinari in busta paga nella misura del due-cento per cento del piede retributivo su base oraria, giornate di riposo a compen-sazione del servizio reso e acquisizione di punteggio ai fini dell’avanzamento di grado. Candidature? (idem come sopra). La richiesta fa leva sul vostro spirito di servizio, sulla dedizione all’Arma, sull’orgoglio della divisa che indossate, cui dare-ste fulgido lustro, e sull’onore professionale. Candidature? (idem)

Daria:          Appuntato, io gliel’ho già detto. Sono all’ufficio contravvenzioni, chi me lo fa fare?

alle cinque stacco, vado a casa e non ho più pensieri, meglio di così? Provi con quel-

li di pattuglia.

Ottavia:     io pure sono all’ufficio patenti, orario standard, nessuna preoccupazione. La sera

vado in palestra, faccio la spesa, non avrei proprio il tempo.

Ilaria:           ma proprio a noi lo venite a chiedere? Ci sono i giovani, sono entrati ieri nell’Arma,

si facciano un po’ di gavetta. Quelli hanno l’entusiasmo, spirito di avventura, sprez-

zo del pericolo, noi ormai…

Brighetti:  lo so, conosco la filastrocca, ma è una formalità che il Maresciallo vuole che esple-tiamo, poi, dopo che l’avrete sentita anche da lui, potrete tornare ai vostri uffici. Dunque, per concludere vi informo che l’indagine in oggetto sarebbe quella deno-minata “mandrillo” di cui si è parlato anche sulla stampa nelle ultime settimane. L’operazione consisterebbe nel permanere alcuni giorni in un appartamento messo a disposizione dall’Arma, fare circolare voci sulla vostra solitudine e vulnerabilità, attendere l’aggressione del soggetto e consentire l’intervento dei colleghi.

Daria:          (lievemente interessata) ah, sarebbe nell’ambito di quella indagine?

Ottavia:     per quanti giorni ci impegnerebbe?

Ilaria:           danno pure lo straordinario?


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Tre cozze per il mandrillo

Daria:          no, perché io, effettivamente, per spirito di attaccamento all’Arma, potrei pure

pensare di prestarmi.

Ottavia:     effettivamente nei prossimi giorni non è che abbia impegni particolari.

Ilaria:           un po’ di straordinari mi farebbero proprio comodo, in questo periodo.

Brighetti: cioè? Voi sareste interessate? Fatemi capire bene…

Daria:          Appuntato, ci ha fatto una testa così sullo spirito di servizio, sull’orgoglio profes-

sionale…

Ottavia:     date pure i giorni di recupero, non ci avevo pensato a questo vantaggio.

Ilaria:           a me farebbero comodo gli straordinari, con quello che costa oggi la vita, è sempre

una stenta arrivare a fine mese.

Brighetti: non ci posso credere! Vi volete candidare come volontarie per questa missione?

Tutte e tre?

Daria:          non so loro, ma io sinceramente… si.

Ottavia:     si, mi candido anche io, se si può.

Ilaria:           e io chi sono? La più scema? Eh no, mi candido anche io.

Brighetti:  ma avete capito bene che tipo di missione? Vi ho spiegato le condizioni, i colleghi ovviamente opereranno con la massima attenzione, tempestività e scrupolo, ma

non si può negare che potrebbe anche esserci qualche elemento di rischio. Daria: rischio… in che senso?

Brighetti:  beh, l’ultima vittima che abbiamo interrogato mezz’ora fa è rimasta scioccata. Certo le circostanze erano affatto diverse, lei è una civile, non si aspettava l’aggressione,

ma se l’è vista brutta, non so se e quando potrà riprendersi completamente.

Ottavia:     è stata così tremenda questa aggressione?

Brighetti: ci ha raccontato di essere stata presa da dietro con grande vigore.

Ilaria:           ah… con grande vigore?

Brighetti:  ha detto che nessuna delle sue precedenti esperienze si poteva equiparare per di-mensioni dell’attrezzatura ed eccezionalità dell’energia profusa. Le è parso addirit-

tura che l’aggressore avesse assunto grandi quantità di opportuni farmaci.

Daria:          beh, allora bisogna fermarlo a tutti i costi. Per spirito di servizio, mi presterò io.

Ottavia:     cercherò di resistere a tale vigorosa violenza meglio che potrò.

Ilaria:           il rischio è il mio mestiere. Quando posso cominciare?

Brighetti: stento a credere alle mie orecchie. Scusate, vado ad avvertire il Maresciallo. (esce a

destra)

Daria:          ragazze, so che per voi è complicato, se non ve la sentite, lasciate fare a me.

Ottavia:     ma che, scherzi? Piuttosto credo che sia giusto che mi sacrifichi io, che sono quella

che ha meno da perdere.

Ilaria:           scusate se sono venale, care colleghe, ma quegli straordinari in busta paga mi ser-

virebbero proprio.

(entra Brighetti con Otelli)


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Otelli:           care agenti, l’Appuntato mi ha informato. Lasciate che vi dica quanto io apprezzi la

vostra abnegazione nei confronti dell’Arma. Purtroppo la delicatezza dell’indagine

e la pressione sociale che ha raggiunto ci obbligano a ricorrere a questo particolare

strumento investigativo.

Daria:          capiamo perfettamente, Maresciallo. Io personalmente sono stata la prima ad es-

sermi proposta.

Ottavia:     io per seconda, ma con maggior convinzione.

Ilaria:           ho lasciato parlare loro, ma io sarei la più anziana di servizio, quindi con maggior

diritto.

Otelli:           naturalmente mi impegnerò in ogni modo affinché i vostri rischi siano contenuti

nella minore misura possibile. Sceglierò io stesso la pattuglia incaricata di interve-

nire in caso di aggressione e state pur certe che opereranno con la massima tem-

pestività e zelo possibili.

Daria:          Maresciallo, non si dia pensiero. Per incastrarlo bisognerà attendere che

l’occasione sia consumata. Io sarei disposta a sacrificarmi fino a quel momento, o

anche oltre se necessario, pur di assicurare quel criminale alla giustizia.

Ottavia:     io credo di essere quella più in forma fisicamente, e sarei in grado di reggere il col-

po più di tutte voi, se fosse necessario per il buon fine dell’operazione.

Ilaria:           ribadisco di essere la più anziana in servizio, per cui credo che certi rischi sia giu-

sto che me li assuma io. E sono pronta ad farlo fino in fondo.

Brighetti: e pensare che avevamo problemi di latitanza.

Otelli:           ora invece di abbondanza.

Brighetti: bisognerà che inoltrino istanza.

Otelli:           a cui rilasciare quietanza.

Brighetti: e le altre spedirle in vacanza.

Otelli:           basta con ‘sta petulanza.

Daria:          ma che dite?

Brighetti: non ci faccia caso, agente. Un esercizio tra me e il Maresciallo.

Otelli:           dunque, tornando a noi. Confermate le tre disponibilità? Ce n’è qualcuna più di-

sponibile della altre? Qualcuna intenzionata a cedere il passo?

Daria:          io certamente no, tra l’altro, insomma, non voglio apparire presuntuosa ma visto

che non lo dice nessuno, allora lo dico io, credo sia un dato oggettivo, le colleghe

hanno mille altre risorse, ma per questo specifico caso, credo di essere la più adat-

ta.

Ottavia:     la più adatta in che senso, scusa?

Daria:          beh, in senso estetico, naturalmente.

Ottavia:     a parte il fatto che non mi sembra affatto un dato oggettivo, io credo che debba es-

sere incarica della missione quella più forte fisicamente. E lì, modestamente, non c’è storia.

Ilaria:           scusate, colleghe, non per fare la terza che gode. Ma se c’è qualcuno che può sce-

gliere, quella sono io perché ho la maggior anzianità di servizio.


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Tre cozze per il mandrillo

Daria:          se vogliamo che il mandrillo sia posto in tentazione, io modestamente credo di es-

sere la più “stimolante”. Se guardiamo alle precedenti aggressioni, ha dimostrato di

avere sempre buon gusto nella scelta.

Ottavia:     secondo me per un vero uomo come quello che ha dimostrato di essere, ci vuole

una vera donna, come credo di essere io. Robusta, tonica, in grado di reggere lo

scontro.

Ilaria:           colleghe, qua le chiacchiere stanno a zero. La scelta spetta a me. E’ nel mio diritto.

Daria:          ma quale diritto? (da questo punto le altre si sovrappongono fino che non si capirà

più niente) non esiste un diritto, il Maresciallo ha fatto una richiesta, le candidate

hanno pari diritti, altrimenti se andiamo per anzianità, rischiamo di compromette-

re la funzionalità e l’efficacia di tutta l’azione…(ad libitum, a piacere).

Ottavia:     vogliamo fare una prova di forza? Andiamo di sotto in palestra e vediamo chi alza

più peso, ci mettiamo alla panca, ai pesi, dove volete. Oppure se preferite facciamo

un bel match di pugilato, vi spacco la faccia a tutte e due così risolviamo in fretta, si

sta poco… (ad libitum, a piacere).

Ilaria:           come sarebbe a dire che l’anzianità non conta? Andate a leggere il regolamento di

disciplina dell’Arma, andate, a parità di grado il superiore gerarchico è quello che

vanta maggior anzianità di servizio, non conta il titolo di studio, o altri attestati di

merito, conta solo l’anzianità di servizio, e quella ce l’ho io, sono qui da 17 anni, voi

quando siete arrivate (ad libitum, a piacere).

Otelli:           agenti!!! (silenzio) da una parte mi compiaccio del vostro spirito propositivo,

dall’altra mi stupisco di tanta acrimonia. Siete sicure della vostra insistenza? Con-

sentitemi di leggervi l’ultimo rapporto. Non voglio scoraggiarvi, ma neppure lascia-

re che maturiate un’idea troppo semplicistica della missione. (Prende una pratica)

ascoltate qua. “Il soggetto è un maschio adulto, bianco, presumibilmente tra i tren-

tacinque e quarant’anni. Un metro e ottanta, forse più. Prestante, molto vigoroso,

dotazione ben sopra la norma. Colpisce donne sole. La tecnica è seriale: riesce a in-

trodursi nelle abitazioni, attende che la vittima entri in doccia e nel momento del

risciacquo entra in azione. Le aggressioni durano dai trenta a quarantacinque mi-

nuti, le prestazioni sono continuative e senza momenti di sosta, lasciando la vittima

a terra in uno stato di spossatezza e sfinimento. Dopodiché si allontana e fa sparire

le proprie tracce.” C’è ancora qualcuna disposta a candidarsi?

Daria, Ottavia e Ilaria: (sgomitandosi l’un l’altra) io!!!

Brighetti: comandante, che facciamo?

Otelli:           agenti, recatevi per cortesia nell’anticamera. Io e l’Appuntato dobbiamo conferire

privatamente per cercare di risolvere l’inghippo della vostra gradita ma eccessiva disponibilità. Sarete richiamate non appena avremo deliberato il da farsi.

(le tre agenti escono a sinistra).

Brighetti: ha qualche idea, Maresciallo?

Otelli:           che domanda, Appuntato. Come sempre, sono un vulcano di idee. Ma volevo prima

confrontarmi con lei. Pensavo ad un test attitudinale, volto a verificare quale tra le tre volontarie presenti i maggiori requisiti di audacia, ma anche di equilibrio.

Brighetti:  vuole coinvolgere il reparto di psichiatra militare? quel pazzo del professor Pernàz?


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Otelli:           non è pazzo, Appuntato. Sovente gli psichiatri più famosi e competenti tendono ad

assumere gli atteggiamenti tipici dei loro assistiti. Ciò non significa certo che ne

condividano le patologie.

Brighetti:  quello è più matto dei pazienti che cura, Maresciallo, glielo metto per iscritto. Anzi, che curava. Perché ormai sono anni che nessuno si affida più alle sue mani. Di matti ne abbiamo, anche gravi o gravissimi, ma non a tal punto da affidarsi a lui.

Otelli:           lei esagera, Appuntato. A noi non interessa come cura i pazienti. Dobbiamo solo ri-

chiedergli di svolgere un test attitudinale.

Brighetti:  gli ultimi che si sono sottoposti al test attitudinale del professor Pernàz sono stati tutti internati. Se gli sottoponiamo le nostre volontarie, Maresciallo, rischiamo di bruciarle tutte e tre. Io non lo farei.

Otelli:           ho molto apprezzato questo proficuo scambio di idee, Appuntato. Vado a chiamare

il professore.

(Brighetti allarga le braccia, Otelli esce a sinistra. Subito dopo, come se aspettasse dietro la por-ta, entra Pernàz. Ha un’aria inquietante).

Pernàz:     buongiorno!

Brighetti: oh, buongiorno professore. È già qui?

Pernàz:     il Maresciallo mi ha incaricato di sottoporla al test attitudinale. Si sieda.

Brighetti: no, professore, non sono io quello da sottoporre. Il Maresciallo dov’è?

Pernàz:     se n’è andato, credo. Mi ha detto di parlare con lei.

Brighetti:  che faina… ehm, professore, dobbiamo sottoporre al test attitudinale tre agenti che si sono proposte come volontarie in una operazione sotto copertura, per capire le loro motivazioni, capacità ecc…

(Pernàz fissa il vuoto, Brighetti, gli agita una mano davanti agli occhi)

mi capisce? Parla la mia lingua?

Pernàz:     mi presenti le pazienti. Una alla volta. Le sottoporrò ad un test approfondito.

Brighetti:  non ce le rovini, eh? Una volta che abbiamo addirittura tre volontarie, non era mai successo, non le scoraggi.

Pernàz:     percepisco della diffidenza. Lei è scettico. Emana negatività. Questo non aiuta. Ci vuole un clima sereno e positivo per svolgere il test.

Brighetti: non ci posso fare niente, professore. Non ho nessuna fiducia nell’esito dei suoi test.

Ma stia tranquillo, io le chiamo le volontarie e poi me ne vado.

Pernàz:     la psichiatria si fonda su basi scientifiche, riconosciute dalla comunità internazio-nale. Il suo scetticismo è totalmente illogico. Oserei dire… folle.

Brighetti:  no, ma io non è che metto in dubbio la scientificità della psichiatria, professore. È proprio lei come psichiatra che non mi dà nessun affidamento. Non mi farei curare nemmeno un unghia incarnita, si figuri se le affiderei i miei pensieri.

Pernàz:     e sbaglierebbe. Sono un professionista molto stimato. Ho operato nei migliori isti-tuti psichiatrici. Vanto una esperienza ventennale nel manicomio criminale di Bo-ston.

Brighetti: poi è stato dimesso?


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Tre cozze per il mandrillo

Pernàz:       (non coglie) sono laureato in medicina psichiatrica con il massimo dei voti. Ho pre-ferito tornare, ma avrei potuto rimanere negli USA a far parte della generazione dei cervelli in fuga.

Brighetti:  credo che il suo ci si andato da un pezzo, in fuga, professore. Ormai non lo riprende più.

Pernàz:     lei è incorreggibile. Mi introduca le pazienti e se ne esca.

Brighetti: volentieri, professore. Buon lavoro.

(Brighetti esce a sinistra, poco dopo entra Daria).

Daria:          buongiorno professore.

Pernàz:     sieda lì. Lei è?

Daria:          agente scelto Daria Berardi.

Pernàz:     si, Daria Berardi, ho giusto qui la sua cartella (prende una cartellina a caso). Sogget-

to idoneo, capacità ordinarie, quoziente intellettivo appena sufficiente. Mi esterni le sue aspirazioni. Perché si è presentata volontaria per la missione?

Daria:          beh, io faccio un lavoro amministrativo, sono anni che opero dietro la scrivania.

Così ho pensato che potrei fare un po’ di movimento, che potrei rompere la routine

quotidiana. E al tempo stesso rispondere ad una precisa richiesta che ci è giunta

dal Maresciallo. Per spirito di servizio, diciamo così…

Pernàz:     perché si è presentata volontaria per la missione?

Daria:          per… questi motivi che le ho detto, tutti qui.

Pernàz:     perché si è presentata volontaria per la missione?

Daria:          (titubante) gliel’ho detto. Non era la risposta giusta?

Pernàz:     in psichiatria non esiste risposta giusta o sbagliata. Qual è la sua risposta, agente

Elena?

Daria:          Elena? No, professore, io sono Daria. Daria Berardi.

Pernàz:     ah, mi scusi. Certo. Daria (butta la cartella che aveva e ne prende un'altra). Da

quando ha interrotto la somministrazione del Fenobarbital?

Daria:          del…? No, veramente io non l’ho mai assunto.

Pernàz:     le prescrivo questo nuovo prodotto, il Nembutal. Me ne prende due compresse

prima dei pasti, e una la sera dopo essersi addormentata. E una compressa di Al-prazolam appena sveglia, a digiuno.

Daria:          mi scusi, professore, perché?

Pernàz:     domande, domande, sempre domande. Sono io che faccio le domande qui, lei si li-

miti a rispondere.

Daria:          va bene. Allora le rispondo che io non le prendo, quelle medicine lì.

Pernàz:     ora la metterò sotto pressione, stia attenta.

(si alza, si siede con una gamba sul tavolo che li divide, incrocia le braccia e comincia a fissarla in silenzio con aria minacciosa. Daria non fa una piega. Pernàz avvicina i suoi occhi alla faccia di Daria, fermandosi a tratti, come se volesse testare la reazione della paziente alle diverse distan-ze fino a trovarsi a meno di un palmo.)


14


Stefano Palmucci

Si sente intimidita?

Daria:          per niente.

Pernàz:     che cosa prova? Timore, paura, sgomento?

Daria:          se prova ad avvicinarsi di più, ho paura che le tirerò un cazzotto sul mento.

Pernàz:       (torna al suo posto e scrive nella cartella) i risultati le saranno inviati con racco-

mandata a parte. Può andare signorina Barbara.

Daria:          Daria! Daria Berardi! Non Barbara.

Pernàz:     si, certo, Daria. (butta la cartella e ne prende un'altra) la mia segretaria deve aver

fatto confusione con le cartelle cliniche. C’è un tale disordine qui…

Daria:          (uscendo) nella sua testa c’è, il disordine.

Ottavia:       (bussa ed entra) buongiorno Professore.

Pernàz:     sieda. Lei è?

Ottavia:     agente scelto Ottavia Grandi. Mi scusi ma sono un po’ emozionata, non sono mai

stata psicanalizzata, prima.

Pernàz:     perché ha deciso di cambiare settore? Mi esterni le sue aspirazioni.

Ottavia:     quale settore? Io non ho deciso di cambiare niente.

Pernàz:     ho qui un profilo psicologico abbastanza preciso nella sua cartella. (ne prende una,

c.s.). Lei è spesso triste, irritabile, di umore nero. Non prova più alcun interesse pernulla.

Ottavia:     mah, no, non direi. Io sono piuttosto una persona molto positiva e solare.

Pernàz:     la negazione dei sintomi è forse il più importante dei sintomi stessi. Lei ha una de-

pressione acuta. Le prescriverò un cambio di settore. Un cambiamento della routi-ne non può che essere positivo per lei.

Ottavia:     ma quale cambio di settore? io sto benissimo all’ufficio patenti. Non ci provi di pre-

scrivermi nessun trasferimento, ci ho messo cinque anni per ottenere quel posto.

Mi sono proposta per la missione, ma solo per il tempo necessario.

Pernàz:     lei è qui per una missione, agente Giovanna?

Ottavia:     Giovanna? No, io sono Ottavia. Ottavia Grande, mi sono proposta volontaria per la

missione “mandrillo”.

Pernàz:     ah, sì? Ho sbagliato cartella. (Ne prende un'altra a caso e legge). Come va con quel

suo problemino di dipendenza?

Ottavia:     dipendenza? Cosa dice, professore?

Pernàz:     la negazione del problema non fa altro che aggravarlo. Lei ha un problema di di-

pendenza da sostanze stupefacenti, signora. Sono cinque anni che si fa regolarmen-te. Diagnosi confermata.

Ottavia:     professore, ma lei scherza? Le pare che terrebbero un agente che ha problemi di

dipendenza da droghe? Mi avrebbero dato la strada da correre da un bel pezzo.

Pernàz:     lei maschera molto bene la sua dipendenza, agente. Recita egregiamente anche una

discreta indignazione.


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Tre cozze per il mandrillo

Ottavia:     non metta in giro queste voci, professore, che è capace di rovinarmi la carriera. E

non si sogni di prescrivermi un farmaco che possa dare adito a dubbi.

Pernàz:     rifiuto categorico dell’assistenza sanitaria. Idiosincrasia conclamata verso la scien-

za medica. Il suo caso è complesso e meritevole di interesse.

Ottavia:     sa cosa le dico, professore? Che lei mi ha stufato. Chi le dà il diritto di offendere con

le sue illazioni? Sarei tentata di darle un paio di ceffoni, così rendiamo il caso anco-

ra più complesso e meritevole di interesse.

Pernàz:       (scrive nella cartella) può andare, signora. I risultati le saranno inviati con racco-

mandata a parte.

Ottavia:     ah, allora non è così scemo come sembra. (esce).

Ilaria:           (bussa ed entra) buongiorno Professore.

Pernàz:     sieda. Lei è?

Ilaria:           Ilaria Gatti, agente scelto.

Pernàz:     perfetto, qui nella sua cartella (ne prende una, c.s.) c’è già un profilo clinico abba-

stanza esauriente. È segnalato un fattore di aggressività molto accentuato, preoc-

cupante. Come sono andati questi ultimi mesi, ha aggredito qualcuno, pestato, in-

sultato…?

Ilaria:           io? Assolutamente no. Sono la persona più tranquilla del mondo.

Pernàz:     abile simulatrice. I suoi colleghi non sono d’accordo. Qui risulta una lista importan-

te di precedenti molto critici: conflitti interni, zuffe, litigi…

Ilaria:           ma se i colleghi mi hanno regalato una targa a Natale come collega ideale. È sotto-

scritta da tutti i membri dell’Arma, il riconoscimento di una carriera esemplare,

mai trovato da discutere con nessuno, in tutti i settori in cui sono stata. È sicuro

che quella sia la mia cartella?

Pernàz:     certo, le cartelle sono personali, riservate e grazie ad un sistema di controllo elet-

tronico incrociato non possono venire confuse. Lei soffre di una grave devianza pa-

tologica: è una fomentatrice collerica e aggressiva.

Ilaria:           a me questa giunge del tutto nuova.

Pernàz:     il primo passo verso la guarigione consiste nella presa di coscienza del problema. Il

fatto che neghi fermamente la sua esistenza indica che lei è ancora ben lontana dal-la guarigione.

Ilaria:           ma mi indichi un fatto, un episodio. Mi contesti una circostanza nella quale io sarei

stata aggressiva.

Pernàz:     qui ce ne sono decine di episodi. Risse, tafferugli, scontri. Lei è stata collocata

d’imperio all’ufficio patenti proprio per evitare il contatto col pubblico, ed evitare

la radiazione dall’Arma.

Ilaria:           io non lavoro all’ufficio patenti.

Pernàz:     dunque si dichiara ancora inconsapevole della sua devianza violenta?

Ilaria:           io non ho nessuna devianza, come glielo devo dire? Ha sbagliato cartella. Me la può

mostrare un momento, per cortesia?

Pernàz:     impossibile. La cartella è strettamente riservata. Solo un suo stretto familiare può

prenderne visione, dietro autorizzazione del responsabile medico militare.


16


Stefano Palmucci

Ilaria:           beh, io sono il familiare più stretto che conosco. Chi è il responsabile medico fami-

liare?

Pernàz:     io, e non gliela mostro.

Ilaria:           mi faccia vedere quella cartella. Se contiene dati che mi riguardano ho diritto di

prenderne visione, in base alla legge sulla trasparenza amministrativa.

Pernàz:     questo non è un documento amministrativo, ma medico. Lei sta prevaricando. E

conferma la mia diagnosi.

Ilaria:           (si alza e gliela strappa di mano) ma dia qua! (Legge) “Schema merceologico per la

trattazione dei rifiuti solidi”. E questa sarebbe la mia cartella?

Pernàz:     le mie sedute possono prevedere suggestioni e scenari ipotetici, per saggiare le

reazioni del paziente. Non son tenuto a darle spiegazioni.

Ilaria:           lei provi a mettermi i bastoni tra le ruote, poi glieli faccio vedere io le risse, gli

scontri e i tafferugli. Se mi fa uno scenario ipotetico negativo le spacco la mia targa natalizia sulla testa.

Pernàz:     i risultati le verranno mandati via posta ordinaria, ma posso anticiparle che lei mi

pare assolutamente adeguata per la missione.

Ilaria:           sarà meglio. Vede che se vuole ragiona anche lei.

Pernàz:     sembro scemo, ma capisco.

Ilaria:           arrivederci professore.

(Ilaria esce. Pernàz sistema alcune cartelle. Entrano Otelli e Brighetti)

Otelli:           Professore, dunque? Ci dica il suo responso.

Pernàz:     ho sottoposto le pazienti a un rigoroso test attitudinale, simulando la confusione di

cartelle cliniche e altri espedienti scientifici atti a mettere in soggezione i soggetti

esaminati. Le rappresento che, secondo le risultanze del test, la seconda agente

esaminata è risultata la più idonea. Direi al pari della prima e della terza.

Brighetti: in questo ordine?

Pernàz:     no, appuntato. L’ordine, come sempre, è casuale. Arrivederci. Se avete ancora biso-

gno di me, sapete dove trovarmi. Se non mi trovate significa che sono fuori sede.

Sto conducendo una ricerca molto interessante sugli aspetti psicologici della ses-

sualità del coleottero. Presto pubblicherò uno studio.

Otelli:           grazie Professore. Lo attendiamo con molta curiosità.

Brighetti: lo leggeremo appena lo stampa, non stiamo nella pelle.

Pernàz:     arrivederci. (esce)

Brighetti: come le avevo detto, un buco nell’acqua. Ora che facciamo?

Otelli:           sto pensando che potremmo mettere in piedi tre operazioni parallele. Gettando tre

esche, avremo più probabilità di chiudere la rete attorno al nostro pesce.

Brighetti: non so se l’amministrazione ci potrà autorizzare tre operazioni, i costi lievitereb-

bero, tre location, tre squadre…

Otelli:           non si preoccupi, Appuntato. Chiederò io stesso l’autorizzazione davanti al Con-

gresso Militare. Un’indagine eccezionale richiede misure eccezionali.


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Tre cozze per il mandrillo

Brighetti: se lo dice lei…

Otelli:           reintroduca le solerti volontarie. Glielo comunicheremo subito.

Brighetti: agl’ordini. (esce e reintroduce le tre agenti)

Otelli:           agenti, mi pregio di informarvi che sulla base delle risultanze del test attitudinale,

siete state reclutate tutte e tre.

(le agenti si rallegrano)

Daria:          grazie Comandante, vedrà che non le daremo modo di pentirsi.

Ottavia:     lo acciufferemo, quel mandrillo, glielo garantisco io.

Ilaria:           non vedo l’ora di entrare in azione.

Otelli:           mi complimento per la vostra disponibilità e per il vostro coraggio. Andate pure,

per adesso. L’Appuntato Brighetti vi informerà sulle identità che andrete ad assu-mere, sulle location e sugli ulteriori dettagli.

(le tre salutano e sfilano via contente)

Brighetti: addirittura tre operazioni contemporanee. Speriamo di riuscire a gestire la logisti-

ca.

Otelli:           lei è troppo pessimista, Appuntato. Ci vuole animo entusiasta e temerario per riu-

scire nelle cose. In quattro e quattr’otto abbiamo messo in piedi una operazione formidabile.

Brighetti: adesso è lei a peccare di ottimismo. L’ottimo avvio dell’operazione non significa

certo il buon esito della medesima.

Otelli:           dubita dunque delle mie doti di perspicacia e lungimiranza?

Brighetti: Maresciallo, ma le ha viste quelle? Chi se le fila? Se le immagina nude nella doccia?

L’unica speranza è che l’aggressore si spaventi e ci resti secco.

Otelli:           Appuntato, non sia troppo categorico, de gustibus non si discutibus…

Brighetti: sarà… secondo me faremo un gran buco nell’acqua, con gran spreco di risorse.

Otelli:           la vedremo… piuttosto mandi a chiamare nuovamente quella Miranda Bertelli, Ap-

puntato, voglio chiarire alcuni aspetti dell’interrogatorio che non abbiamo potuto approfondire.

Brighetti: alcuni aspetti…quali, Maresciallo?

Otelli             Appuntato, mandi a chiamare Miranda Bertelli, mandi. Ho bisogno di rifarmi gli oc-

chi.

FINE PRIMO ATTO


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Stefano Palmucci

SECONDO ATTO

Stessa scena del primo atto. Il Maresciallo Otelli è seduto alla sua scrivania, sommersa di diversi giornali. l’Appuntato Brighetti è seduto al tavolo dei verbali.

Otelli:           ecco, ci si mette pure il “Gazzettino”: “otto vittime nell’arco di due mesi e la polizia brancola nel buio”, che originale, non si capisce perché la polizia nel buio debba sempre “brancolare”, sui giornali, non sappiamo neanche cosa significa, di preciso. E anche questo (prende un altro giornale): “La popolazione vive ormai nel terrore: ottava vittima”. E questo (prende un altro giornale): “otto aggressioni in due mesi, e

la polizia che fa?” (mette via) Che fa? Eh? Che fa? Che volete che faccia. Con un fante

in mano, chiamo carta. Appuntato!

Brighetti: (come ridestandosi) comandi!

Otelli:           sono cinque minuti che lo ho chiamato carta. Possibile che si appisoli ogni volta?

Vuole che lo tenga io, il banco?

Brighetti: mi scusi, Maresciallo. Con la piccola malata, la notte si dorme pochissimo.

Otelli:           i suoi problemi personali, qui non pertengono. Si pigli un caffè.

Brighetti: ne ho presi quattro questa mattina.

Otelli:           e allora stia sveglio! Perdinci. Sto qui con una figura, in procinto di fare legittima, e

lei mi si addorme?

Brighetti: ha chiamato carta?

Otelli:           si prenda un giorno di permesso, Appuntato. Vada a casa a dormire. In queste con-

dizioni lei non è di nessuna utilità per l’Arma. Anzi, è un peso. Questo è un momen-

to nel quale abbiamo bisogno dell’acume e della perspicacia migliore di noi tutti, e

lei cosa fa? Con un sei di denari in mano, a fronte del mio fante, mi chiede se voglio

carta? Guardi, lasciamo perdere questa pratica, per oggi. (suona il telefono). Si, Tre-

puzzi, faccia passare. (A Brighetti) C’è la Bertelli.

Brighetti: ah, bene, così mi sveglio un po’.

Otelli:           lo credo bene.

Brighetti:  bisogna farsene una ragione, Maresciallo: il nostro mandrillo ha buon gusto. Guardi anche le ultime due vittime. Sono giovani e carine. Le nostre tre cozze, invece, per

quanto vulnerabili non se le è proprio filate.

Otelli:           ci vuole pazienza, appuntato, pazienza.

(entra Miranda)

Miranda:  buongiorno.

Otelli:           buongiorno signorina, come sta? comincia ad andare un po’ meglio? (la fa accomo-

dare)

Miranda:  mica tanto, Maresciallo. Fisicamente mi sono ripresa, ma purtroppo non riesco più

a dormire. Come chiudo gli occhi, mi appare davanti quella scena orribile, è un in-cubo continuo.


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Tre cozze per il mandrillo

Otelli:           creda a me, signorina, le parlo per esperienza. In questi spiacevoli casi, il tempo è il

miglior dottore. Così come in amore, è l’unica cura per questo genere di ferite. Ri-

cordo che anche io quando mi separai - perché modestamente ora sono felicemen-

te divorziato - pensai di non riprendermi mai più. Invece ora sono qui, felice, sere-

no, pronto ad aprirmi a nuovi orizzonti, a nuove storie, a nuove esperienze.

Miranda:  spero che questi incubi spariscano il prima possibile, Maresciallo.

Otelli:           la sua amica dorme ancora con lei?

Miranda:  si, Silvia è stata molto disponibile, dice che rimarrà fino quando non le chiederò io

di andarsene.

Otelli:           forse un’amica non è sufficiente per trasmetterle quella sicurezza e quella prote-

zione di cui lei ha bisogno in questo momento. Magari se, invece, avesse accanto un uomo, forte, autorevole, militare, forse…

Miranda: mi diceva al telefono che avremmo dovuto approfondire alcuni particolari della

mia deposizione?

Otelli:           ehm, si, effettivamente, dovremmo raccogliere ulteriori elementi relativi alla vile

aggressione che purtroppo ha subito. Se non le dispiace.

Miranda:  certamente no, sono venuta apposta per questo.

Otelli:           oppure se preferisce parlarne in un ambiente meno formale, se desidera rilassarsi

e pensa di potersi sciogliere meglio davanti a un caffè, un aperitivo, un piatto di….

Miranda:  qui va benissimo, Maresciallo.

Otelli:           si, dunque, lei ha detto di essere stata aggredita verso le sette o sette e un quarto,

giusto?

Miranda:  si.

Otelli:           bene… dunque… ehm… Appuntato, ha altre domande?

Brighetti: no, Maresciallo.

Miranda:  mi ha fatto venire solo per questo, Maresciallo?

Otelli:           beh, in effetti no. Abbiamo fermato una persona sospetta. Ovviamente non abbia-

mo elementi contro di lui, ma non possiamo scartare nessuna ipotesi. Glielo vorrei

mostrare per vedere se magari può essere compatibile come corporatura, altezza,

eccetera con il suo aggressore.

Miranda:  quest’uomo potrà vedermi?

Otelli:           certamente no, signorina. Abbiamo adottato le opportune precauzioni. Il ricono-

scimento avverrà attraverso un vetro-specchio.

Miranda:  d’accordo.

Otelli:           venga con me, la accompagno. (A Brighetti) Appuntato lei intanto riceva le tre ci-

vett…ehm… le tre agenti civetta. Faccia presente gli impicci e gli impacci che ab-

biamo sui costi dell’operazione. Purtroppo non possiamo permetterci un'altra set-

timana su tre fronti, soprattutto dopo che l’aggressore ha ignorato le nostre civette

e mietuto invece altre due vittime, questa settimana. Bisogna che due di loro rece-

dano.

Brighetti: lo farò presente, Maresciallo, ci conti.


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Stefano Palmucci

Otelli:           io scorterò la signorina Miranda fin dove me lo consentirà, poi comunque uscirò in

missione. Ci vediamo. (esce a destra)

Brighetti: (rimasto solo, mentre va ad aprire la porta di sinistra) si, bella missione, la solita

pennichella. Cosa darei per due ore di branda. (fa entrare le agenti).

Daria:          non c’è il Maresciallo, Appuntato?

Brighetti: no, è uscito in missione.

Ottavia:     stiamo tutti in missione, stiamo.

Brighetti: già, vi devo parlare anche di questo, accomodatevi.

Ilaria:           non vuole sentire i nostri rapporti, Appuntato?

Brighetti: si, ditemi pure.

Daria:          io, ho poco da dire. Ho messo in piedi tutte le indicazioni ricevute, ho preso posses-

so dell’appartamento in zona rischio, ho diffuso capillarmente le informazioni sulla mia solitudine e vulnerabilità, ho atteso, ho atteso, ma non sono stata aggredita.

Ottavia:     io mi alzo alle sei e mezza, apro le finestre, lascio socchiuso il portone, faccio scor-

rere la doccia per un’ora, ma neppure io finora sono stata aggredita.

Ilaria:           io lascio finestre e portone spalancati, mi aggiro sulla veranda e sui terrazzi in ve-

staglia, a volte me la tolgo pure, ma dell’aggressore non ho visto neppure l’ombra.

Brighetti: fate attenzione a non esporvi troppo, agenti. L’Arma vi chiede spirito di servizio e

sprezzo del pericolo, ma non dovete sentirvi in obbligo di esporvi a rischi eccessivi.

Insomma, non siate troppo imprudenti.

Daria:          io non riesco a capire perché non ci abbia ancora aggredito. Se è ancora a piede li-bero, e batte la zona in cerca di nuove vittime, insomma, dovremmo essere allet-

tanti, lasciamo le porte aperte….

Ilaria:           che ci avrà trovato in quelle due sbarbine che ha assalito al posto nostro? io since-

ramente mi sento pure un po’ offesa, pare quasi che non apprezzi la nostra dispo-

nibilità.

Ottavia:     secondo me abbiamo troppa scorta. Io dico che quello avrebbe voluto assalirci, ec-

come se avrebbe voluto, ma s’è accorto del movimento sospetto e ha mangiato la

foglia.

Ilaria:           hai certamente ragione, Ottavia, è tutta colpa della scorta troppo maldestra. Secon-

do me, bisogna eliminarla. Dobbiamo operare senza scorta, se vogliamo sperare di

essere aggredite.

Brighetti:  ma come senza scorta? Così rischiate di non riuscire a chiamare i rinforzi in tempo e vanificare tutta l’operazione. Dobbiamo avere la situazione in pugno, per evitare

che vi possa aggredire e poi, magari, riuscire a farla franca.

Daria:          io dico che è un rischio che dobbiamo correre. (Si riprende) Per la buona riuscita

dell’operazione.

Ottavia:     giusto. Via le scorte. Se poi ci dovesse aggredire e noi non riuscissimo ad impedirlo,

pazienza. Quando ci siamo offerte volontarie sapevamo i rischi dell’impresa e ci siamo dette pronte ad assumerceli.


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Tre cozze per il mandrillo

Ilaria:           senza considerare che se l’aggressione dura più a lungo, magari potremmo notare

qualche particolare del maniaco, qualche segno distintivo che in un secondo mo-

mento potrebbe aiutare a identificarlo.

Brighetti:  sentite, agenti, di questo ne parlerò col Maresciallo, e vedremo se è una opzione che può essere considerata. Io invece vi devo parlare di un’altra cosa. L’Amministrazione ci sta di nuovo mettendo i bastoni tra le ruote. I costi dell’operazione, così come è strutturata oggi, non sono più sostenibili.

Daria:          e quindi?

Brighetti: occorre che l’operazione prosegua con un solo agente civetta.

Ottavia:     uno solo?

Brighetti:  si, due di voi possono considerarsi dispensate dal servizio. Possono prendersi qualche giorno di vacanza e una lettera di encomio è già pronta da parte del Co-mando Militare.

Ilaria:           e chi dovrebbe recedere?

Brighetti: scegliete voi, per il Comando non fa differenza.

Daria:          ragazze, non vi preoccupate, prendetevi pure i giorni di vacanza e le lettere di en-

comio. Resterò io a fungere da civetta per quel farabutto, fino a che non sarò stata aggredita e potremo così concludere felicemente l’operazione.

Ottavia:     ma scherzi, Daria? Ormai mi sono messa nell’ordine di idee di essere aggredita. Tu

sai che non mi piace lasciare le cose a mezzo. Quando comincio, voglio arrivare fino

in fondo, sono fatta così.

Ilaria:           già ve lo dissi quando l’operazione cominciò. La più anziana in servizio sono io, e

quindi la scelta tocca a me. Rimango io.

Daria:          ma proprio perché sei la più anziana, diciamola papale papale, sei anche la vittima

potenzialmente meno “appetibile”. Scusami Ilaria, ma ce l’avevo qui dall’inizio

dell’operazione, me l’hai cavata fuori tu a forza.

Ilaria:           ma senti un po’. Sarai bella tu, sarai. E se dobbiamo dirci le cose in faccia, cara, visto

che te la sei cercata, diciamo anche che se tu fossi quella “miss” che credi tanto di

essere a quest’ora saresti già stata aggredita. E da un pezzo.

Ottavia:     se quello è il metro di misura, amore mio, allora qua, dati alla mano, dobbiamo

prendere atto che siamo tre cessi.

Daria:          voi parlate per voi stesse. Io, signore mie, non sarò una “miss” come dici tu, Ilaria,

ma un uomo lo trovo quando voglio, non ho bisogno di istigare nessun aggressore,

come magari voi.

Ilaria:           cosa vuoi insinuare? Che ci siamo proposte per questa missione solo per la fregola

dell’amplesso, questo vuoi dire?

Daria:          questo lo hai detto tu. Evidentemente ci misuri su te stessa, perché a me questa

idea non era mai passata neppure per l’anticamera del cervello. Non ci avevo mai

minimamente pensato, in verità.

Ottavia:     si, la signorina lo fa per spirito di servizio. Ma fammi il piacere….

Brighetti:  signore, signore! Vi prego. Mi permetto di richiamarvi al senso del decoro proprio della nostra Arma!


22


Stefano Palmucci

Daria:          dica un po’ lei, Appuntato, che è un uomo: lei ci assalirebbe?

Brighetti: io? Beh, io sono felicemente sposato…

Ottavia:     no, ma in via teorica, se fosse lei il mandrillo.

Brighetti: ma, non saprei, è difficile immedesimarsi…

Ilaria:           faccia uno sforzo, Appuntato, lei non ci assalirebbe?

Brighetti: eh? come no? Si, si, certo che vi assalirei. Eccome.

Daria:          si, ma in che ordine?

Brighetti: beh, casuale. Siete talmente appetibili che non farei distinzione: chiuderei gli occhi

e chi capita, capita.

Ottavia:     eh, no, appuntato. Non se la può mica cavare così. Ce ne sarà una che la attizza più

della altre. Una dalla quale le piacerebbe cominciare.

Ilaria:           su, ce lo dica Appuntato. Io una mezza idea ce l’ho già.

Brighetti: (imbarazzatissimo) …beh…

(da destra entrano Otelli e Miranda)

Otelli:           Appuntato, che succede?

Brighetti: Maresciallo, ho espresso alle agenti le difficoltà amministrative invitando due di

esse a recedere dalla missione, ma senza esito.

Otelli:           sono ammirato dal vostro spirito di servizio. Ha visto, signorina, da che formidabili

agenti è composto l’Arma che mi pregio di comandare? queste si stanno prestando

da una settimana a fungere da civette per stimolare una opportuna aggressione,

onde catturare il laido aggressore e ora che vi è la necessità di proseguire con una

sola di esse, nessuna vuole cedere il proprio eroico passo.

Miranda:  le ammiro sinceramente, Maresciallo.

Otelli:           lei è la signorina Miranda Bertelli, agenti. Una della sfortunate vittime del nostro

aggressore.

Daria:          chiamala sfortunata….

Otelli:           prego?

Daria:          (si riprende) no, effettivamente la signorina è stata molto sfortunata.

Otelli:           signorina, visto che è qui possiamo cogliere l’occasione. Vuole per cortesia fornire

la sua vivida testimonianza del vile attentato che ha subìto, onde magari scoraggia-re due di esse?

Miranda:  siete veramente eroiche, agenti. Per noi civili è inconcepibile pensare di venire sot-

toposti ad una prova di coraggio e abnegazione così elevata. Addirittura vi siete

proposte volontarie in una operazione dove il rischio che correte è altissimo. Vi

ringrazio sinceramente a nome di tutte le vittime.

Ottavia:     grazie, signorina, ma non abbiamo ancora fatto niente.

Ilaria:           già. Purtroppo…

Miranda:  io posso dirvi che la mia aggressione è stata un incubo dal quale finanche adesso

non riesco completamente a riprendermi. I segni di quello che è successo, i ricordi sono così vividi che mi pare di riviverli ogni volta che ci ripenso, o chiudo gli occhi.


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Tre cozze per il mandrillo

Daria:          deve essere stata una esperienza intensissima.

Miranda:  oh sì, agente.

Ottavia:     ma il vigore con la quale è stata aggredita era così potente come è stato descritto

anche dalle altre vittime? Tale da lasciarle un segno così indelebile nella memoria?

Miranda:  purtroppo si, agente, una sensazione indescrivibile. Bisogna provarla per capire fi-

no in fondo.

Ilaria:           eh, noi ce lo auguriamo, signorina.

Brighetti: in che senso, agente?

Ilaria:           (riprendendosi) no, dicevo che vorremmo provare di vivere la sua esperienza, per il

buon esito della operazione.

Miranda:  quell’essere ignobile mi ha aggredita mentre ero maggiormente indifesa, quando

mi stavo sciacquando. E non ha avuto un attimo di cedimento, a nulla sono valse le

mie grida e il mio divincolarmi, ha continuato imperterrito come se niente potesse

distrarlo.

Daria:          incredibile. E quanto è durata questa… vile aggressione?

Miranda:  devo dire che nella disperazione del momento ho perso quasi del tutto la cognizio-

ne del tempo, ma sono sicura che ha abbondantemente superato la mezz’ora.

Ottavia:     wow!

Brighetti: agente!

Ottavia:       (riprendendosi) no, sono costernata.

Ilaria:           dobbiamo assolutamente prenderlo. Vorrei essere io la fortunata… (riprendendosi)

insomma, quella ad avere la fortuna di catturarlo.

Daria:          Ilaria, tu c’hai già una certa età. L’esperienza potrebbe essere troppo traumatica

per te. Hai sentito la signorina? L’infausto amplesso potrebbe superare la mezz’ora.

Ilaria:           ma magari… (riprendendosi) così potremmo avere maggiori possibilità di interven-

to da parte dei colleghi. Potrebbero preparare l’intervento con la calma e la perizia

che richiederebbe una situazione del genere. E io potrei sacrificarmi a tenere im-

pegnato l’aggressore per tutto il tempo necessario.

Ottavia:     la signorina ci ha detto che l’aggressore era alto e potente. Io sono l’unica in grado

di reggere il confronto con un aggressore così prestante per così tanto tempo.

Daria:          non è vero, credo che lo farei meglio io, nella botte piccola sta il vino buono.

Miranda:  chiedo scusa se interrompo questo amabile siparietto, Maresciallo. Avrei necessità

di parlarle in privato.

Otelli:           sapevo che sarebbe arrivato questo momento. Nessun problema, signorina, sono a

sua disposizione, come sempre. Appuntato, conduca le agenti in separata sede, do-

ve potrete continuare la discussione per giungere alfine alla scelta di una sola vo-

lontaria.

Brighetti: come vuole, Maresciallo. Ci proviamo.

(Brighetti e le agenti escono a sinistra)

Otelli:           cosa deve dirmi di così privato, Miranda? Cosa può avere natura così confidenziale e intima da non tollerare orecchie indiscrete? Si confidi pure, Miranda, si lasci an-


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Stefano Palmucci

dare. Non le dispiace, vero, se la chiamo Miranda? Al punto in cui siamo arrivati, mi sembra inevitabile.

Miranda:  ho avuto un flash, Maresciallo. Nell’attimo in cui il suo assistente mi ha passato la

mano davanti agli occhi. Ho sentito come una scossa, un campanello d’allarme.

All’inizio non riuscivo a collegare questa sensazione, finché ho avuto come una fol-

gorazione.

Otelli:           beh, modestamente non è la sola a essere rimasta folgorata. E’ accaduto a molte al-

tre, in passato, e continua ad accadere. Sarà il fascino della divisa, sarà il portamen-

to austero e militare, lo charme, il savuar de fer…

Miranda:  il suo assistente, Brighetti, ha un’unghia spezzata a metà nel mignolo della mano

sinistra, ci ha fatto caso?

Otelli:           si, un incidente sul lavoro. L’anno scorso si prese la mano in mezzo alla portiera di

una volante, quel deficiente, nel corso di una operazione che comandavo io, mode-

stamente. Ma non parliamo di lui, ora, parliamo invece di noi…

Miranda:  la folgorazione che ho avuto poco fa, Maresciallo, è stato il riemergere di un parti-

colare ricordo della mia aggressione. Il maniaco aveva l’unghia del mignolo sinistro

spezzata a metà!

Otelli:           (spiazzato) ma… signorina Miranda! Mi meraviglio di lei. E’ sicura di quello che di-

ce? Si rende conto della gravità delle sue affermazioni? Lei mi sta fornendo su un

vassoio d’argento un indizio preziosissimo, fondamentale. Questa sua folgorazione

potrebbe essere decisiva per il buon esito delle indagini!! Diramerò subito una no-

ta a tutte le pattuglie per metterle alla ricerca di un uomo con l’unghia del mignolo

sinistro spezzata a metà. Batteremo tutte le strade, i vicoli, gli ospedali, ma alla fine

lo troveremo!

Miranda:  Maresciallo Otelli, dov’era il suo assistente Brighetti durante le aggressioni che si

sono registrate in queste due ultimi mesi?

Otelli:           dove era? Era a casa a dormire, ecco dove era. Anzi, col fatto che la bambina gli sta

sempre male, a non dormire. Infatti nei giorni successivi, quando avremmo avuto

maggior bisogno dell’acume e della sagacia dei nostri uomini migliori, lui si presen-

tava invariabilmente mezzo addormentato.

Miranda:  senta Maresciallo, il fatto che le tre agenti civetta incaricate di farsi aggredire non

siano state minimamente molestate, e che l’aggressore abbia eluso agevolmente

ogni vostra indagine o sorveglianza, non la porta a supporre che potrebbe essere

una persona che conosce bene i movimenti delle forze dell’ordine? Forse addirittu-

ra che si muova all’interno delle stesse?

Otelli:           mmm… brillante considerazione, signorina. La faremo elaborare dal nostro cervel-

lo elettronico. Le è mai venuto in mente di arruolarsi nelle forze di polizia?

Miranda:  Maresciallo, provi a mettere insieme tutte queste considerazioni.

Otelli:           quali considerazioni, Miranda?

Miranda:  quanto fa due più due?

Otelli:           mmmh…quattro.

Miranda:  era una domanda retorica, Maresciallo.


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Tre cozze per il mandrillo

Otelli:           beh, matematica, aritmetica, retorica, rispondo a domande su tutte le materie, sono

preparatissimo.

(rientra Brighetti con le tre civette)

Brighetti:  Maresciallo, mi scusi, ma non siamo riusciti di venire a capo di niente. Nessuna del-le tre è minimamente intenzionata a fare un passo indietro. Ho anche proposto una rotazione dei turni, in modo da coinvolgere ugualmente tutte e tre le agenti, ma non c’è stato niente da fare. A questo punto, temo che debba intervenire lei d’imperio, Maresciallo.

Miranda:  Maresciallo Otelli. Questo è l’uomo che mi ha aggredita. Lo arresti!

(stupore generale)

Brighetti: signorina, dico, ma è impazzita?

Miranda:  non faccia lo gnorri con me, mascalzone. L’ho riconosciuta dall’unghia del mignolo.

Brighetti: dall’unghia del mignolo, non capisco.

Miranda:  Maresciallo, lo faccia arrestare.

Otelli:           si…dunque…io, ehm…non riesco a capire. Dovrei arrestare l’Appuntato?

Miranda:  si, Maresciallo.

Otelli:           e perché?

Miranda:  per tutte le considerazioni che abbiamo svolto finora. E per la prova decisiva

dell’unghia.

Otelli:           ah, Appuntato. Dunque il misterioso aggressore è lei. Sono costernato. Mi sono al-

levato una serpe in seno. Ma grazie ad alcune acute deduzioni psicologiche, che mi

sono permesso in via eccezionale di condividere anche con la signorina Miranda,

sono giunto alla conclusione della sua inoppugnabile colpevolezza.

Brighetti: Maresciallo, ma che dice? Quali deduzioni?

Otelli:           lei è sempre assonnato dopo le aggressioni, Appuntato. Opera all’interno dell’Arma

per cui per lei è facile eludere sorveglianza e indagini. In più, c’è la prova decisiva

dell’unghia. Ancora una volta, ho risolto brillantemente il caso. Per l’ennesima vol-

ta ho confermato che a me, modestamente, Sherlock Holmes fa un baffo.

Miranda:  effettivamente lei è stato più geniale del più celebre investigatore della letteratura

poliziesca, Maresciallo. Non solo senza l’aiuto di Watson, ma anzi, anche quando è

lo stesso Watson, il colpevole.

Otelli:           non la seguo più, Miranda. Chi è questo signor Watson di cui parla? Ora vuole in-

criminare anche lui?

Miranda:  mi scusi, Maresciallo, non volevo farle confusione. Solo l’appuntato Brighetti è il

colpevole.

Brighetti: Maresciallo, mi ascolti: mica sarò l’unico ad avere l’unghia del mignolo sinistro

spezzata. Le sue conclusioni mi paiono quantomeno affrettate. La invito a ponde-

rarle maggiormente, anche per evitare figuracce.

Otelli:           non si preoccupi, Appuntato. Sto per disporre le opportune controverifiche, onde

evitare ogni spiacevole equivoco e dedurre, senza ombra di dubbio, la sua colpevo-

lezza.


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Stefano Palmucci

Brighetti: cioè? Che genere di verifiche?

Otelli:           (alle civette) agenti. Che l’Appuntato imputato venga ammanettato e sia portato al

sito deputato. (A Miranda) Mi conceda quest’ultimo siparietto. (Alle agenti) Vi co-

mando di accertare la compatibilità dell’…”arma del delitto” di Brighetti con le ri-

sultanze delle indagini. Dovrete anche accertare che la resistenza e il vigore dello

stesso siano compatibili con le testimonianze rese dalle vittime.

Brighetti: Maresciallo! No, non può farmi questo!!

Daria:          venga Appuntato, venga con noi. Non ha detto che le sarebbe piaciuto assalirci?

Ora ne avrà l’occasione.

Ottavia:     venga, venga, Appuntato. Adesso gliela facciamo vedere.

Brighetti: che mi fate vedere? Voi siete matti. Mi rifiuto, voglio un avvocato!

Ilaria:           l’avvocato lo potrà chiamare appena espletate le formalità d’indagine, Appuntato,

come dice la legge. Ci serve giusto qualche ora per compiere queste verifiche.

Otelli:           che siano approfondite, mi raccomando.

Brighetti: questo è un sogno, un incubo.

Ilaria:           l’incubo lo hai fatto vivere a quelle poverette, delinquente. Adesso ti facciamo ve-

dere noi cosa si prova a passare queste esperienze.

Brighetti: Maresciallo, aiuto!!!

(lo conducono via)

Otelli:           portatelo allo spogliatoio della palestra, e serrate bene porte e finestre, in modo da

non fare udire a nessuno eventuali urla o schiamazzi.

Brighetti: ma quali schiamazzi, io vi denuncio, questa è una violenza.

Daria:          la violenza la praticavi tu, lurido maniaco, adesso ti facciamo passare le voglie.

Ottavia:     te la diamo noi la cura, non ti preoccupare.

Ilaria:           come agente con maggior anzianità di servizio, chiedo di essere la prima a… com-

piere le verifiche.

Daria:          perché proprio tu, tireremo a sorte, al limite.

Ottavia:     lasciatelo prima a me, che sono la più forte.

Ilaria:           ragazze per una volta mettiamoci d’accordo: facciamogliele tutte insieme, queste

benedette verifiche.

Brighetti: (mentre lo conducono fuori) aiutooooo….!!!!

Otelli:           immagino che sarà stupita della perspicacia e abilità con la quale ho smascherato il

furfante.

Miranda:  sono sconvolta. Che colpo di scena. Chi lo avrebbe mai sospettato: il famigerato ag-

gressore di donne sole è un agente delle forze dell’Ordine. Addirittura l’aiutante del

Maresciallo. Sulla stampa scoppierà il finimondo.

Otelli:           la prego di controllare le sue emozioni, Miranda. Capisco che trovarsi di fronte

all’abile detective capace di risolvere in un lampo un caso di così enormi propor-

zioni possa apparire impressionante. Io sono così abituato alla mia bravura, al mio

eccelso intelletto che quasi non ci faccio più caso.


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Tre cozze per il mandrillo

Miranda:  chissà quali motivazioni possono avere spinto l’Appuntato Brighetti a compiere

azioni così aberranti? Forse era disadattato, soffriva di depressione, aveva disturbi

psichici?

Otelli:           chi? Brighetti? No. Il professor Pernàz, dopo averlo accuratamente esaminato, ave-

va escluso ogni patologia. Anzi, io stesso lo avevo scelto come aiutante e collocato

al mio fianco proprio perché ne avevo riconosciuto molte affinità con me. Spesso

facevamo ragionamenti comuni, condividevamo pensieri, ci assomigliavamo.

Miranda:  non mi stupisce che sia un disadattato.

Otelli:           una famiglia felice, una figlia di cinque anni…

Miranda:  era proprio il più insospettabile degli uomini. E dire che - io posso testimoniarlo -

aveva un vigore e una prestanza fisica invidiabili. Se fossero state correttamente incanalate, avrebbero potuto essere dei pregi non indifferenti.

Otelli:oh, beh, mica sarà il solo a vantare prestanza e vigoria. Qui al Comando, sono carat-teristiche comuni e diffuse. Anzi, sono proporzionali al grado gerarchico.

Miranda:  per tante donne, anche amiche mie, queste doti oggi costituiscono il santo graal. Gli

uomini in genere sono sempre più deludenti e inadeguati, sotto questo punto di vi-

sta.

Otelli:           può ben dirlo, Miranda, siamo rimasti in pochi, effettivamente.

Miranda:  bisogna ammetterlo: le campagne femministe degli anni passati, che hanno richie-

sto e preteso la piena parità dei diritti, hanno prodotto indubbiamente dei risultati

importanti, ma anche dei rovesci della medaglia. Non si trovano più gli uomini di

una volta.

Otelli:           mi perdoni l’azzardo, Miranda, ma da quello che dice sarei quasi portato a pensare

che, se la sua orribile aggressione non si fosse svolta nelle circostanze aberranti

nelle quali si è svolta, forse… avrebbe anche potuto apprezzarla?

Miranda:  se si fosse svolta in altre circostanze, e ovviamente io fossi stata consenziente, beh,

perché no? Avrei anche potuto apprezzarla.

Otelli:           lo sospettavo! E allora guardi un po’! (estrae qualcosa da una tasca)

Miranda:  cos’è? Un anello?

Otelli:           no. È una unghia finta. Una finta unghia spezzata identica a quella del Brighetti che

mi applicavo opportunamente sul mignolo sinistro quando aggredivo le mie vitti-

me. Così, in caso le indagini si fossero malauguratamente avvicinate troppo a me,

avrei potuto sviarle verso il poveretto. Così come infatti è avvenuto.

Miranda:  lei?!? Il misterioso aggressore di donne sole è lei? L’insospettabile capo della poli-

zia?!? Non ci posso credere!!

Otelli:           e invece si, sono io. Ero un po’ deluso che nessuna vittima avesse finora notato la

mia unghia finta, che mi sono fatto fabbricare allo scopo. Con quello che mi è costa-

ta.

Miranda:  e ha il coraggio di confessarmelo così, a cuor leggero? Io…non…non posso crederci.

Non può essere vero.

Otelli:           cosa vuole che le dica, Miranda? Alcuni mesi dopo il mio divorzio, mi sono accorto di avere maturato questa spiacevole devianza. Non riesco a convogliare l’ardore e


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Stefano Palmucci

la passione che albergano in me entro limiti legali. Neppure il professore Pernàz, un luminare nel suo campo, ha potuto aiutarmi.

Miranda:  io la denuncio. La farò arrestare!

Otelli:           e chi vuole che le creda? Siamo solo noi due, qui. La sua parola di povera vittima

destabilizzata contro quella del prode e integerrimo capo della polizia, divenuta

ancor più autorevole dopo aver brillantemente risolto il caso dell’anno. Forse del

secolo.

Miranda:  farò analizzare la sua unghia finta.

Otelli:           di quale unghia parla? Questa ormai non mi serve più. Guardi un po’ qua. (la getta

dalla finestra).

Miranda:  e lei guardi un po’ qua (inizia a slacciarsi la camicetta).

Otelli:           mi mostra il seno?

Miranda:  no, il microfono. Lasci che mi presenti: agente scelto Milena Berti, in missione spe-

ciale distaccata dalla Polizia di Cremona, appositamente infiltrata qui per risolvere questo caso.

Otelli:           ché?

Miranda:  l’Alto Comando da tempo sospettava che il fantomatico aggressore fosse un rap-

presentante delle Forze dell’Ordine. E ha inviato me.

Otelli:           ah! Non… non può essere! Tradimento! Cospirazione! Aiuto!

(entrano le tre civette)

Daria:          Maresciallo, che succede?

Otelli:           questa donna è pazza, aiutatemi.

Miranda:  sono l’agente scelto Milena Berti, del Reparto di Cremona. Operavo sotto copertura

per questa operazione speciale. Queste sono le mie credenziali: tesserino di rico-

noscimento e lettera del Capo di Stato Maggiore che in caso di necessità mi auto-

rizza a disporre del personale dell’Arma, anche in deroga all’ordine gerarchico.

(consegna il materiale)

Ottavia:     cosa significa?

Miranda:  che in questo momento il vostro Maresciallo è destituito di ogni autorità e io sono

il vostro superiore.

Ilaria:           un superiore donna? Finalmente. Comandi, comandante!

Miranda:  arrestate l’ex Maresciallo Otelli! La sua carriera di criminale finisce qui.

Otelli:           vigliacca! Questa non la passa liscia, gliela farò pagare.

(le civette lo ammanettano)

Miranda:  l’ho già pagata anche troppo cara, questa missione. Mi è costata tantissimo. Ho do-

vuto subire l’umiliazione di una aggressione ignobile e soggiacere a bramosie inde-

centi. Mi sono prestata per spirito di servizio e per solidarietà nei confronti delle

altre vittime civili, ma se potessi tornare indietro, col senno di poi, non potrei mai

rifarlo.

Otelli:           quanta falsità e ipocrisia! Adesso fa la santarellina, ma ha appena finito di dirmi

che in fondo in fondo non le è dispiaciuto poi tanto.


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Tre cozze per il mandrillo

Miranda:  quello che lo ho detto glielo spiegherei volentieri, se non fosse talmente malato da

non poter capire.

Otelli:           vada all’inferno, Miranda!

Miranda:  lei manda me all’inferno? E invece pensi un po’ che io la mando in paradiso. Agenti!

Disponete per questo imputato gli stessi accertamenti che avete disposto per il precedente indiziato. Ma con maggior cura e profondità, per cortesia.

Otelli:           …accertamenti?

Miranda:  certo, bisogna accertare la compatibilità della sua…”arma del delitto” con le risul-

tanze delle indagini. E che la resistenza e il vigore siano compatibili con le testimo-nianze rese dalle vittime.

Otelli:           ma io ho confessato. Non serve nessun ulteriore accertamento.

Miranda:  è uno scrupolo investigativo che ritengo di dover esperire ugualmente. Come re-

sponsabile delle indagini, voglio compiere la mia missione fino in fondo.

Otelli:           lei è una strega!

Miranda:  ma se fino a poco fa le piacevo tanto.

Otelli:           non può farmi questo.

Miranda:  agenti, recatevi nello spogliatoio della palestra e conducete con scrupolo e molto

approfonditamente tutti gli accertamenti del caso. Prendetevi pure qualche ora, ma se vi servisse più tempo, vi concederò volentieri delle proroghe.

Daria:          ci pensiamo noi, agente Berti. Venga, Maresciallo. Non ci voleva assalire a noi, eh?

Ottavia:     come mai? Adesso la assaliamo noi, così ci mostra le compatibilità.

Ilaria:           vedrà, agente Berti, come gli facciamo passare le voglie.

Otelli:           aiuto! Voglio un avvocato.

Miranda:  glielo daremo, al termine del trattamento inquisitorio.

Otelli:           nooo!!

Miranda:  non mi fa un siparietto, Maresciallo? Lei è un essere abietto, bramoso del letto, mi

fa un certo effetto vederla reietto mandato al cospetto del trio suddetto che farà un bel banchetto col suo rubinetto.

Otelli:           ma cosa le ho fetto?

Miranda:  lei è sempre brillante, Maresciallo, questo bisogna riconoscerglielo.

Otelli:           (mentre lo portano via) aiutoooo…!!!!

(Miranda sistema alcune pratiche, entra Brighetti, è sfatto e sfinito).

Miranda:  Brighetti…venga

Brighetti:  le cozz… ehm, le agenti mi hanno accennato di passaggio le ultime novità. E che no-vità…

Miranda:  già, chi lo avrebbe mai detto, eh?

Brighetti:  io per ultimo. Stento ancora a credere che il nostro comandante e il laido maniaco seriale siano in realtà la stessa persona.

Miranda:  eppure me lo ha confessato candidamente, pochi minuti fa.


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Stefano Palmucci

Brighetti:  poi dopo le verifiche che stanno effettuando le tre babbion…ehm, le tre agenti, non ci potranno più essere dubbi.

Miranda:  a proposito, io credo di doverle delle scuse.

Brighetti:  lo credo anche io, non sa quello che mi ha fatto passare! Mi servirà almeno un mese di risposo assoluto per riprendermi. Erano assatanate. Hanno preso il fatto che il maniaco non le avesse assalite come un affronto personale, avevano il sangue agl’occhi.

Miranda:   il suo comandante si era fatto fabbricare un’unghia del mignolo sinistro identica al-la sua, per poterla incriminare in caso di bisogno.

Brighetti:  davvero? che figlio di buona donna. Comunque, dopo avermi sottoposto al loro turpe trattamento, le tre befan…ehm, le tre agenti stavano proprio venendo qui a riferire che non avevano riscontrato analogie di misura e vigore tra me e il mania-co.

Miranda:  se ha resistito alla verifica solo dieci minuti, non poteva essere lei.

Brighetti: beh, signorina, consideri le circostanze…

Miranda:   l’abbiamo pagata entrambi molto cara, questa indagine. Almeno ci resta la soddi-sfazione di avere risolto il caso. Ora le donne di questa città potranno dormire son-ni più tranquilli.

Brighetti: quelle brutte già potevano farlo.

Pernàz:       (bussa ed entra senza aspettare) Avete catturato il maniaco? Dov’è?

Brighetti: lo stanno interrogando le tre racchie… ehm, le colleghe, professore.

Pernàz:     devo analizzarlo. Sono anni che non mi capitava tra le mani un caso di maniaco se-riale così complesso e interessante.

Brighetti: poteva studiarsi da sé allo specchio, professore.

Pernàz:     ci ho provato, tempo fa. Ma poi non riuscivo a distinguere quello vero da quello allo specchio. E dire che mi ero anche dotato di un collare in cuoio, per distinguermi, ma poi mi sono accorto che lo indossava anche il tipo allo specchio.

Brighetti: allora lei è proprio senza speranza, professore.

Pernàz:     che bello, un maniaco interessato solo alle donne giovani e belle. Viscido e sfuggen-te. Ripugnante e inafferrabile. Che personalità complessa! Che analisi sublime per uno studioso dei meandri della mente come me. Sono eccitatissimo!! Per caso è lei, il maniaco?

Brighetti: no.

Pernàz:       (a Miranda) è lei?

Miranda:  le sembro un maniaco?

Pernàz:     mai fermarsi alle apparenze.

Brighetti:  questa è l’unica cosa sensata che abbia detto oggi, professore: mai fermarsi alle ap-parenze.

Miranda:  venga che la accompagniamo dal maniaco, professore.

Brighetti:  cosa dice, agente, di mettergli il collare? Così quando si troverà da solo con il ma-niaco, riusciremo a distinguerli.


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Tre cozze per il mandrillo

Miranda:   potrà studiarselo con comodo e fargli tutti i test che vuole, professore. Riesce a ge-stire l’eccitazione ancora per qualche minuto?

Pernàz:     mlm…mlm…no, no..andiamo, andiamo, presto….

(mentre escono tutti a sinistra, cala la tela).

FINE


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