Tre fidanzate sono troppe

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TRE FIDANZATE PER UN RAGAZZO

TRE FIDANZATE SONO TROPPE

commedia brillante in dialetto siciliano

in due atti

(di Calogero Maurici e Rosanna Maurici)

PERSONAGGI                                                                          

Alberto Mezzatesta          (Il Maresciallo dei carabinieri)

Marcello Mezzatesta        (Il figlio)

Riccardo Mezzatesta       (l’altro figlio)

Veronica Sindona            (la moglie del Maresciallo)

Teresa                              (la fidanzata di Marcello)

Venuti Domenico             ( Maresciallo capo)

Valeria Venuti                  (la figlia del maresciallo Venuti)

Mondello Santina           (la direttrice della posta)

Olga Mondello                (la figlia della direttrice)

                                                 Tel. Autore 090/638009-----3393359882

Prima di parlare di questo nuovo lavoro che ho scritto, voglio esprimere il mio sentimento proprio in questo momento, di cosa sento, e di cosa provo dopo aver provato purtroppo un altro periodo brutto della mia vita.

Fortunatamente per tutta la mia figlia non riguardava niente di tutto quello che ho attraversato anni fa, ovviamente facendo il confronto, per loro è cosa letteralmente inferiore rispetto ai problemi devastanti di anni fa. Ma  visto che da quattordici anni non mi sentivo cosi, in quel momento uno ha più paura di questo che degli altri problemi già passati; era come un macigno, che mentre soffri per questa…che neppure voglio nominare, spero e prego che nessuno soffra per questo, e per coloro il quali in questo momento vivono questo particolare momento, sappiano che ne usciranno in maniera definitiva. Purtroppo a volte dire sempre di si, accollandosi tutto in prima persona, fare continuamente favori, essere troppo altruisti, mettere tutto te stesso in un progetto in cui credi, non conoscere il sentimento dell’invidia, della gelosia, non essere abituato a pensare male degli altri, poi magari un accumulo ti porta a questo. Però, dico al Signore: fammi rimanere sempre cosi, me nello stesso tempo, soffrire di meno e sono certo che il Signore che ha detto: Qualunque cosa chiederete al Padre mio ve lo concederà, me lo concederà anche perché già troppe cose mi ha dato, grandissime, grandi, piccole, piccolissime, e magari cose inutili ma che per me in quel momento erano importanti.  Dico al Signore anche che coloro i quali non conoscono i sentimenti veri, i valori veri, li possano conoscere anche col tempo e capire attraverso magari qualche sofferenza di breve tempo, che siamo in questa terra di passaggio e con tutti i problemi che ciascuno di noi ha o incontra  durante il cammino della sua vita, gelosia, invidia, interesse per gli altri per distruggere e non costruire  non fanno altro che fare stare male. Ancora per il sesto anno consecutivo sono l’autore più rappresentato in Sicilia, lo dico con grande gioia, soddisfazione, e molto orgoglioso di essere siciliano, da non confondere con la megalomania e chi mi conosce sa che quello che dico lo sento dal profondo del cuore, lo esterno subito, come quando scrivo una commedia che mi viene di getto. Tanti mi chiedono: come faccio a scrivere commedia in cinque, sei, sette ore; con tutta sincerità, sembra una domanda alla quale la risposta possa essere facile e veloce; in realtà, a volte mi stupisco anche io, perché so di altri autori contemporanei che scrivono un lavoro i sette mesi, un anno, a volte penso ma come faccio?! Poi rifletto e dico: il Signore ad ognuno di noi almeno un dono lo dà, a me ha dato un paio di doni fra i quali questo, ma ci sono cose semplicissime che nella vita non so fare e che altri con estrema facilità compiono. In pochissimi anni ho raggiunto nel mio piccolo, grandissime soddisfazioni, poiché non è il mio lavoro, ma una vera Passione anzi un vero Amore il teatro e sapere che i miei testi si rappresentano in Calabria, Puglia, Marche, Liguria, Lazio mi posso ritenere soddisfatto essendo ancora in vita per godermi queste emozioni. Alle compagnie teatrali voglio dare solo un consiglio: autore

contemporaneo non ci sono solo io, ce ne sono tanti altri di tutte le province, molti sono amici, e sono anche bravi, valutate per non fare sempre i soliti copioni, la gente ha bisogno di vedere cose nuove, dovete avere il coraggio di mettere in scena lavori nuovi, l’abilità ed il coraggio si vede anche in questo. Ovviamente

i classici di quei autori di fronte ai quali mi scappello, rimangono un patrimonio culturale della nostra terra

per sempre, però perché non fare conoscere anche talenti nuovi?!               

 

La scena si svolge in casa del Maresciallo dei carabinieri Alberto Mezzatesta in un villaggio della periferia di Messina. Il Maresciallo sposato con Veronica Sindona impiegata postale hanno due figli, Marcello un giovane di circa ventidue anni iscritto in biologia perché il padre cerca di farlo entrare nei R.I.S;  Marcello fidanzato con Teresa da circa tre anni, una ragazza innamoratissima, semplice, anche Marcello ricambia, però forse ancora per la giovane età, o forse perché si è legato troppo presto con un fidanzamento, quando va in vacanza solo ogni estate, ritorna rinvigorito e si vanta col fratello delle conquiste estive. Riccardo, il fratello di Marcello, circa la stessa età iscritto in psicologia non condivide il comportamento del fratello, anche perché essendo già fidanzato con Teresa una ragazza che non merita assolutamente nessun tradimento anche passeggero, perché la ritiene una Ragazza d’oro. Il modo è grande, ma a volte è piccolo e possono capitare quelle coincidenze che nessuno di noi si aspetta, a volte pensiamo che certe cose non si vengano mai a sapere, ma poi col tempo capitano circostanze che tutto viene a galla…come si suole dire: La verità viene sempre a Galla! So soltanto che oltre ad essere una commedia divertente piena di ritmo, scorrevole, che rispecchia ovviamente il mio modo di scrivere e che fino adesso in tutti i miei lavori precedenti e messi in scena da tantissime compagnie della Sicilia e fuori,  critica e soprattutto il pubblico apprezza senza annoiarsi, senza sbadigli, senza che nessuno ha lasciato mai il posto a  sedere. Ancora una volta non vi stupirete se il mio obiettivo principale è sempre quello di lanciare, di trasmettere sempre tra una risata e l’altra quei messaggi al pubblico; mi basta soltanto che anche in tutto il pubblico, due, tre, alla fine riescono a riflettere, per me è gia un segno di soddisfazione!

Veramente alla fine di questa commedia possiamo dedurre che il detto:

                    CHI TROPPO VUOLE NULLA STRINGE         corrisponde sempre a verità.

                  

                                      La scena unica rappresenta:

  Una porta centrale di entrata e uscita, una laterale a sinistra ed una a destra, per accedere nelle stanze, tavolo, quadri, mobili, senza dimenticare che siamo in una casa di un maresciallo dell’arma; poi come sempre lascio la decisione allo scenografo ed la regista di organizzarsi come ritengono opportuno.

 

S C E N A  I°

(Marcello, Riccardo, Teresa, Alberto, Veronica)

Marc.    (si vanta col fratello perché ogni estate va in vacanza e nonostante è fidanzato in questa stagione

                 ha conquistato altre due ragazze) Che estate…che estate caro fratellino, a Ribera

              canuscivu a Olga bellissima, chi labbra, chi occhi pari ca mi mangiava sulu sulu

              quannu mi taliava; a Sciacca canuscivu Valeria, chi ragazza mi fulminava già a un

              chilometro di distanza…

Ric.       Figuramuni appena eravu vicini, pigghiatu a scossa e ristavatu ‘ncantatu.

             Comu non ti vergogni, avi tri anni ca si zitu cu Teresa ca è ‘nna santa e tu

              fai u latin lover cu lautri e fora.

Mar.      E secunnu tia u pozzu fari cu idda e dintra? Idda è a me zita vera, chidda

              ca poi ma maritu picchi è a cchiù seria, cu lautri per ora mi diverto. (ad un

              tratto gli squilla il telefonino) Ciao Valeria Amori mio, certo ca ti penso notti

              e jornu pomeriggi e sira. Senti sugnu all’università u prufissuri già mi talia

              poi ti chiamo io. (chiude sbaciucchiandola)

Ric.       Ma non avivi u telefonino della TIM tu canciasti?

Mar.     Chiddu della TIM serve per Teresa  TIM…iniziale T quindi Teresa, poi Olga

            m’accattau chissu della OMNITEL  per Olga omnitel…iniziale O e

            serve per Olga…poi haiu Wind doppia W picchi l’altra si chiama Valeria Venuti

            (squilla il telefonino e lui esce dall’altra tasca un telefonino della Wind) Wind…

            Valeria gioa, bedda… ma certo ca ti penso notti e jornu, pomeriggiu e sira…poi ti

            chiamo io, staiu trasennu dintra a chiesa a salutari padre Carlo.(chiude con dei bacini)

Ric.     Menomali ca chiddu della tre inzia con la T come Teresa…ma tu hai la TIM…

            Ma tra Ribera e Sciacca comu faciatu…

Mar.     U bellu è ca puru u telefonino della Wind mu regalau Valeria Ride)  A sira a

             passava a Ribera  cu Olga, e certi volti a matina, poi ogni tantu invertivo a sira cu

            Valeria…Certi voti stava na para di uri cu Olga e poi andavo subito a Sciacca nni

            Valeria…tra Sciacca e Ribera mancu vinti minuti e arrivi. A Valeria ci dissi ca mi

             chiamu Riccardo proprio comu attia, a Olga ci dissi ca mi chiamo Alberto comu u

             papà? (ride) Ma sugnu troppu forti u frati…Ca staiu a Messina ci dissi a verità, ma

             in due zone diverse: Piazza del popolo, e viale S.  Martino…ma sugnu troppu forti

             u frati (atteggiandosi)

Ric.     Haiu un frati pazzu e incosciente, tu a Teresa mancu ti la meriti…

Mar.    Hai un frati scaltru e cosciente! Teresa è speciale è una donna di casa, pulita,

            ingenua…e menomali ca i so genitori sunnu un pocu all’antica e non la fannu

       

           veniri cummia  in vacanza. Sai si ti cuntu stu particolari ti veni di ridiri…U patri

           di Valeria è Maresciallu capu in una caserma di Sciacca, maresciallu a tri binari…

Ric.    Cumu u papà?

Mar.    Comu u papà? sulu ca u papà avi du binari quindi il presunto mio suocero che non

            conoscerò mai e non avrà la fortuna di conoscermi o la sfortuna è superiore o papà.

Ric.     E si si canuscissiru…

Mar.    Cretinu, io chi ci dissi ca haiu un patri maresciallu…non ci parlavu proprio do papà.

            Olga invece  avi a so matri direttrici a Posta a Ribera…

Ric.    Collega da mamma…

Mar.   Già collega sulu ca è superiore alla mamma picchi è direttrice…

Ric.     E a idda chi ci dicisti.

Mar.    Pi mettimi o sicuru ci dissi che è una impiegata di banca…ma tu, pensu sulu a

            studiari, ma quannu ta trovi almeno a una.

Ric.     Per ora studio, e poi si non trovu a una seria comu Teresa non mi fazzu zitu.

           

Ter.    (entra Teresa)  Cuoricino…fidanzatino…micino…Marcellino…

Mar.   Teresa Gioia mia (Marc. Gli và incontro si abbracciano, ma Teresa si svincola

           e dopo qualche attimo di broncio gli dice)

Ter.     Chi ti dissi l’autra vota ca tutti i voti c’avi assai ca non nni videmu mi devi

            dire…(pausa) rifacciamo tutto….( Teresa se ne va vicino alla porta)

Ter.    Cuoricino…

Mar.   Di tutto il mio corpicino…

Ter.     Fidanzatino…

Mar.    Sei l’unica nel mio cuoricino…

Ter.     Micino…

Mar.    Miao…miao…miao!

Ter.    Sbagliasti… quattru voti mi la diri…non tri voti!

Mar.    Miao…miao…miao…miao!

Ter.       Marcellino…

Mar.      Sarò il tuo pane quotidiano ed il tuo vino

Ter.      Ora si ca mi veni di abbracciarti forti forti…(si abbracciano mentre il fratello

             con grande mimica guarda il pubblico.)

Ric.      Io vaiu a provari a m’ affari una commedia e senza di mia ca sugnu l’attori

             principali non cumenciano…

Mar.     Vai vai a recitari…sulu no palcu sai recitari…

Ric.      Megghiu sapiri recitari no palcu ma non nella vita…

Mar.     Sai tanti voti sapiri  recitari nella vita non guasta…

Ric.      Tutti chiddi chi recitanu nella vita a lungo andare sempre mali ci finisci. (esce)

Mar.     (Si tocca lì…) Hai!

Ter.      Chiccè…

Mar.     Mi vinni un bruciori ne  pa…pa…palpebre…

Ter.      Ti veni un bruciori ne palpebre e ti tocchi sutta…

Mar.      Ammia mi si ripercuoti prima sutta e poi supra…

Ter.      Allora raccontami ti sei divertito senza di me…

Mar.    (grande espressività) e comu…da morire, voglio dire mi veniva da morire senza di

             di te…

Ter.      Purtroppo i miei genitori non vonnu ca d’estate partiamo soli per venti giorni.

Mar.    (verso i pubblico) E Menomali…

Ter.     Chi dicisti…

Mar.    Ca sugnu disperato tutti i voti ca partu sulu, iddi non vonnu mancu pi du’jorna.

            Quannu partemu suli, in serata a ma turnari, ni telefonanu trenta voti …Non mu

             pozzu scurdari (verso il pubblico) nna vota siamo partiti di mattina alle nove per

            andare a Tindari, alla prima fermata di sosta per baciarci, eravamo quasi labbra

            nelle  labbra…e squilla il telefono…so matri (la imita) unni siti arrivati, stati

            attenti, non curriti…nni misimu a caminari nautra vota, mancu fattu apposta dopu

            mezzzura stava murennu di stringimilla e bacialla, ni firmamu alla seconda

            fermata di sosta…squilla il telefono: era so patri…(lo imita) arrivastivu, picchi non

            telefonastivu, non rientrati tardi, caminati piano e soprattutto Teresa picca

            stringimento e picca bacetti  ca lu stringimento certi voti provoca soffocamento

            e li bacetti certi voti provocano fulmini e saetti!    Ma iddi non sannu ca per me

            queste interruzioni mi provocano un rompimento di…(al pubblico) U capistivu!

            Poi mi provocano scombussolamento nella mente, mi sento sfinito, e sembro tutto

            rincoglionito, palpitazioni al cuore, l’intestino mi diventa almeno 35 metri di

            lunghezza e menomali ca mi si attorcigghia asinò mi niscissi di fora…E pi non

            parlari quannu chiama so nonnu , so nonna, so zia, e so cuscina!

Ter.     Pazienza finu a quannu nni maritamu…( entra Veronica la madre di Marcello)

Ver.     Ciao Teresa, tutto a posto…

Ter.    Oggi si, ma finu assira no…

Ver.    Io mi spicciu picchi staiu facennu tardu, stu diretturi è cosi severo, non vidu l’ura

           ca si ‘nni và,  peggio di iddu non nni ponnu veniri…salutami i toi Teresa, ciao

           Bedda ( la bacia ed esce)

Ter.     Quando mi voli beni to matri, che suocera…(entra Alberto il maresciallo padre di

            Marcello, in  divisa)

Alb.     OH! tutti e dui ccà siti…ciao Teresa (la bacia e poi saluta il figlio)

Ter.     Che suocero quando mi vuole bene!...

Mar.    Papà finisti u turnu…

Alb.     Finivu, per ora di quant’avi ca trasfereru u marescallu capu, e haiu iu la

            responsabilità di tutto e pisanti ma pisanti, speriamo ca veni nautru maresciallu

            accussi è megghiu. Io con il mio carattere non ce la faccio sugnu troppu ansioso

            a quannu a quannu gocce di LEXOTAN mi ‘nni pigghiu  10 e mezzu o jornu, non

            vulissi ca ritornassi a pigghiariminni 30 o jornu!

Mar.    Papà ma 10 e mezzu o jornu, sunnu tri a matina, tri o pomeriggiu e quattru a sira.

            Accussi sunnu 10.

Alb.     Sei iscritto in Biologia ma di matematica non ne capisci niente. La matematica

            non è una provacozione. Io mi pigghiu tri a matina, tri o pomeriggiu e quattru

            e mezzu a sira… pi calcolare la mezza goccia, solo un carabiniere preciso comu

           ammia ci voli, picchi si sbagghi di un pocu ddà mezza diventa una e quindi non

           sunnu cchiù quattru e mezzu ma cinque…e ti assicuro ca mezza fa fari assai! 

Ter.     Marcello, amore, mi nni vaiu ca a passari do supermecatu (si baciano, abbracciano ed esce)

S C E N A II°

(Alberto, Marcello)

Alb.    Allura ora ca turnasti e ti divertisti, cerca di cuminciari a studiari…

Mar.    Papà, ma io vulissi trasiri in polizia non ne carabinieri…

Alb.    Picchi sintemu…

Mar.    Troppe  barzellette cuntanu…

Alb.    I cuntanu picchi, prima quarant’anni fa i pigghiavanu di tutti i maneri, senza

           mancu aviri a quinta elementari, ora u cchiù cretinu avi un diploma e difficili puru

            è…

Mar.    E si è difficili esseri cretinu puru cu diploma figuramuni ca terza media.

Alb.    Senti, Polizia, finanza, carabinieri, sono tutti forze dell’ordine…essendo io

           (atteggiandosi) Sottoufficiali dell’arma, possiamo avere una marcia in più…

Mar.   Papà veru è, siete tutte forze dell’ordine, menomali ca non nominasti i vigili, picchi

           a tremestieri vicinu u centru commerciali, non cinnè mai unu, e quannu ci sunnu

           non creano ordine ma disordine…

Alb.   Lassali stari a chiddi e poi non  mi và ca parli mali, sunnu sempri colleghi!

Mar.   Ma io vogghiu trasiri nei R.I.S.

Alb.   Cretino, si parti accussi già sei cretinu prima di esseri carabinieri…ma chi schifiu

          mi fai diri… I  R.I.S. appartengono all’arma dei carabinieri (fiero) Se prima non

          entri nell’arma non puoi entrare nei RIS.  

Mar.   Mi paria  nella polizia.

Alb.    Appartengono all’Arma.

Mar.    E allura pi forza cretinu a essiri prima?

Alb.    Prima di entrare nei R.I.S. u sai quantu a studiari, ti devi prendere una laurea

           attinente, e la tua Biologia è attinente; anzi certi ufficiciali dei RIS hannu tri

           lauree…

Mar.   Papà ma ci cridi ca ancora non sacciu di precisu chi significa RIS? MI pari Reparto

           Operativo speciale.

Mar.  Chiddi sunnu i ROS (sempre orgoglioso alzando i tacchi ed attengiandosi)

           Un altro corpo speciale dell’arma che non c’è l’ha nessuno…

Mar.   Ma chi significa precisu allura…

Alb.   (in difficoltà, non se lo ricorda) RIS , ci devi arrivari tu, senza bisogno del mio aiuto…

Mar.    RIS…R  sta come…

Alb.     Come…

Mar.     Sicuramente Reparto…

Alb.    I…I…I…

Mar.    PA? e non mi mettiri ansia…

Alb.    Non mi chiamari mai più  Pa’… te lo immagini se un carabinieri mi chiamasse:

           MARE… senza dirmi SCIALLO!...        

Mar.    Hai ragiuni vi nni putissivu iri tutti al mare… e un carabiniere chi non ci mittissi

            Sciallo…fussi uno sciacallo…. Allura R…come RepartoI…come

            I…I…chissa è chidda cchiù difficili…I…come ItalianoS …come …Siciliano

Alb.    Cretino se è italiano non puo essere siciliano…

Mar.    Ma picchi a Sicilia non fa parti dell’Italia.

Alb.    U sai chi ti dicu u papà, si scaltru pi tanti cosi…però si cretinu pi certi cosi…

            Marcello…

Mar.    Si Papà…

Alb.     Tu a fari pi forza u carabinieri!.. ( prima di entrare nella stanza verso il pubblico)

            Mi scordu sempre chi significa sta sigla RIS…

S C E N A III°

(Marcello, Alberto, Veronica, Riccardo, Teresa)

Mar.    Mi sbaglierò ma forse non su ricorda mancu iddu chi significa RIS…

            (squilla un cellulare) Mi  WindValeria …(parla sottovoce) Amore sugnu a

            chiesa, tu scordasti? mi scurdavu u telefonino aperto…ah! T’avia dittu ca eru

            all’università?  E chi voi tra università e chiesa fazzu sempre confusioni poi ti

            chiamo…(nel frattempo squilla l’atro telefonino) Senti squillari un altro telefonino?

            Hai ragione, c è’ un vecchietto ca su scurdau puru iddu addumatu…Ma diri na cosa

            importante…va  beni poi ci sentiamo…(prende subito l’atro)

            OMNITEL...OlGA…Tesoro…staiu seguennu a lezione u prufissuri mi talia

            stranu…Ah! Ti dissi ca eru in chiesa? ( si mangia le mani, grande espressività) Fra

            Università e chiesa fazzu sempre confusioni, picchi haiu  sempre attia nna’

            testa…ciao (chiude) Mi paria ca era cchiù facili cummattiri cu Tri, inveci è

            difficili, devo stare molto attento, attentissimo e menomali ca stanno luntanu!

            (squilla il telefonino) TIMT…TERESA …unni sugnu a chiesa o all’università,

            no idda  ccà dintra mi lassau….(ripete) dintra sugnu…dintra sugnu…Pronto Gioia

            mia,  cuoricino…miao! (conta quattro volte)) miao! Miao! Miao! Miao! Dove sono,

            dove mi hai lasciato in chie…a casa…a casa…che pensavo te, ah!.. pensavo se

            le ferie d’estate potessimo farle assieme. Ciao Gioia…ciao… sono in bagno (si

            asciuga la fronte) Ferie assieme…speriamo ca so matri e so patri restano sempre cu

            sta testa. Mi fici zitu troppu prestu…io ci tegnu a Teresa però…(entra il Padre)

Alb.     Però…non supporti i so genitori veru! Anzi, ti devi ritenere fortunato, loro sono di

            buona famiglia, rispettosi dell’arma…lei semplice, fragile, piena di sentimenti veri,

            di poche parole, bella, tenera…tenera…

Mar.    Papà mi stai descrivennu un mazzu di lattuca!   (squilla il telefono di casa, Il  Maresciallo

              lo prende, mentre Marcello preso dalla confusione gli sembra che sia uno dei suoi cellulari e li

              esce uno per uno)

 

Alb.    Comandi!...Ah! Appuntato, le chiedo scusa, in questo momento sono io il

           Comandante, la forza dell’abitudine…è urgente arrivo subito. (chiude) Ma chi fai

           cu tutti sti cellulari…unu non ti bastava?

Mar.    Eh! Papà uno non mi funziona cchiù u tastu 7, l’altro a batteria è rovinata e mi nni

            ristau unu mezzu bonu…

Alb.    Ricordati che l’abbondanza non ha dinchiutu mai panza!

Alb.    Cerca di imparare a risparmiare, quantu arrivu in caserma. (esce)

Mar.    OmnitelOlga (telefona) Pronto Olga sono io  Marc…(si mangia le mani)

            Riccardo, sono uscito adesso dalla…A unni t’avia dittu ca era io? A chiesa…non

            picchi mi piaci giocare alle volte a nascondiglio (grande mimica) salutavu o

            Parrinu, alcuni amici…e via…quantu  Ti amo…Quanto mi manchi, fino a poco fa

            ero giù adesso parlando con te, sono su,  mi sento sopra il cielo…sopra il cielo

            no…picchi? AH! Picchi asinò voli diri ca  sugnu mortu…Allura mi sento tre metri

            sotto il cielo, ti  penso sempre…senti mi dovevi dire una bella sorpresa…ah! Certo

            se me lo dici, che sorpresa è! Come ti vorrei avere qui accanto e stringerti, almeno

            con te interruzioni di telefonate non ci nni sunnu! Nenti...nenti poi ti spiego.

            Comunque mi si sta scaricannu a  batteria ci sentiamo (chiude sbaciucchiando)  

            WIND…VALERIA…si cu Olga ero in chiesa cu Valeria ero all’università…pronto

            Valeria, Amore mio, quanto mi manchi, si sono uscito adesso fino a poco fa avevo

             un mal di testa e tristezza, ora  parlando con te per me è festa, mi sento tre metri

             anzi quattro metri sotto il cielo,  comu…secunnu tia sugnu troppu giù…megghio

             sopra! Allura mi sento tre metri sopra il cielo…anzi facemu sette… ma senti

             Valeria, Sopra il cielo non significa ca uno è mortu…Ah! Tu sei contenta che io

             sono morto,  per te sai che anche nell’aldilà ti penso… Capivu…senti mi si sta

             scaricannu a batteria ciao Amore mio…(chiude e si tocca)  Figlia di bona matri,

             chissa già mi vulia assieme a S. Pietro… Oh! Basta sbagghiari una piccola parola

             ca uno veni scopertu, devo stare attento, molto attento ma io sugnu troppu forti.

            (si siede e comincia   a leggere un giornale di sport in quel momento entra la madre Veronica)

             

Ver.      Ciao, Marcello…papà.

Mar.     E’ andato in caserma dice che era una cosa urgente…( entra Riccardo)

Ver.     Oggi mi sento più rilassata nonostante una giornataccia intensa piena di lavoro.

           

Ric.     Ciao a tutti…Mamma ho visto papà a momenti arriva, era più contento del solito.

Mar.    Fratellino come vanno le prove, se vuoi un po’ di aiuto chiamami. (La madre nel

            frattempo si và a cambiare)

Ric.     Tu non sei fatto per il palcoscenico…tu sei fatto solo per lo scenico

           Vedi per me il teatro è vita…per te la vita è teatro…

Mar.    Chi filosofia del teatro o meglio della vita…attia t’affari un pocu scaltriri…

Ric.      Se per scaltrire è quello che intenti tu, meglio rimbambinire! Magari avessi io la

            fortuna di trovare una come Teresa…ma non capisci ca si chidda veni a sapiri

            tanticchia…ci pigghia un collasso e poi ti lassa…

Mar.    Come veni a sapiri, e poi tu dissi Teresa è chidda ca ci tegnu chiassi di tutti…

            Si e no po’ durari un’altra estate cu Valeria e Olga, fra due estati cambio Provincia.

            Al posto di andare in provincia di Agrigento, vado nel Ragusano…(entra Alberto)  

Alb.    Oh! Tutti a casa siete meglio cosi! Ci sono novità per certi versi belli…la mamma…

          

Ver.     Eccomi! Anche io ho delle belle novità finalmente… Allora chi comincia per

             prima!

Alb.    Tu… 

Ver.    Tu…

Alb.    Tu…

Ver.    Tu…

Alb.     Va bene meglio io…

Ver.     No meglio io…

Mar.    Ma stati giocando a chi arriva prima?

Ver.     U sai chi ti dicu u maritu cumencia tu!

Alb.     Allora, nonostante per ora io sono il comandante della stazione, ho capito che la

            responsabilità è troppa, mi ha telefonato il capitano Buscemi per dirmi che potevo

            benissimo rimanere a comando della stazione dei carabinieri e che avrebbero

            mandato un altro appuntato per sostituire l’assenza del Maresciallo Merlino che è

            stato trasferito, io non ma sintivu a mugghieri, significava aumentari gocce di

            Lexsotan  e dopo mancu un’ora hanno subito provveduto.

Ver.     Cioè, chi succidiu…

Alb.     La cosa mi fa doppiamente piacere picchi il nuovo comandante chi veni, eravamo    

            colleghi di corso, ficimu u corsu assieme, avi 26 anni e setti misi ca ni canuscemu.

            Il comandante Venuti Domenico di Sciacca della provincia di Agrigento…

              (Marcello fa cadere il giornale, rimane zitto guardando dritto verso il pubblico)

Ver.     Ma è sposato…scapolo…

Alb.     No, la moglie le è morta ma ha una figlia che si è appena diplomata…

Ric.     Come si chiama papà…

Alb.     La figlia si chiama mi ha detto Va… Va…Valeria…( Marcello spalanca gli occhi  erso il

              pubblico, tossisce fa scena con grande espressività) picchi Riccardo chi ci voi fari un

            pensierino…Lascia stari picchi mi dissi  so patri ca è zita proprio cu uno di Messina

            ca si chiama Riccardo, (ride) Riccardo proprio comu attia, anzi vulia informazioni

            ma non sapi u cognomi e mancu so figghia…picchi avi picca ca si canuscinu ed è

            uno dei motivi che ha accettato di venire a Messina.

Ric.     Allura è da pocu ca sunni ziti…

Ver.     E si sentunu sulu pi telefonu…

Alb.     Ma Marcello ma tu non sei andato in provincia di Agrigento questa estate.

Mar.    Ad (gli si ritira la voce) ad…(fa scena) ad Agrigento città pa…pa… pà…

Alb.     Ma chi mi chiami a rate?

Mar.    Mi brucia a gola… (parla a stento)

Ver.     Fatti un po’ di gargarismi di Iodosan…

Ric.     Meglio TANTUM  VERDE…è più efficace, guarda comu è virdi ‘nna facci…

Alb.     E tu…qual’e questa bella notizia.

Ver.     Finalmente da Lunedì, arriva il nuovo direttore…mancu fattu apposta è puru da

            provincia di Agrigento…di Ribera.

Alb.     Speriamo ca chissu è un tipo cchiù elastico. ….

Ver.     E’ Fimmina, vedova con una figghia puru ca si diplomau quest’anno…

Mar.    Ma….MA…MA…Madonna Santa…

Ver.    Ma chi hai a mamma!

Mar.    Su…Su…gnu…rovinato… u bruciori!...

Alb.     Per un bruciori di gola chi stai facennu…

Ver.     Ma non è ca è allergia

Ric.     Sarà Allergia alla telefonia

Alb.     Ma quale allergia, e stu tempu, ci brucia a gola, iddu puru ca è esagerato!

Ric.    (verso il pubblico) Io pensu ca ci brucia nautra cosa! (entre Teresa)

Ver.    Vai da Marcello ca si senti pocu bene…

Ric.    Vai Teresa da Marcello e gli accarezzi la gola…

Mar.   (nel frattempo comincia a squillare L’OMnitel)…ciao O… O…mi fa male la gola e

            l’allergia, ti chiamo io… (chiude)

Ter.     Ma hai l’omintel, cu era…

Mar.    O…O…

Ric.     Ottavio, chiddu di Palermo…

Ter.     E picchi ti chiama nell’omnitel! 

Mar.    Ri…Ri…cardo parla tu…non mi fa…fa…ri sfurzari…

Ric.    Picchi rispiarmanu, hannu tutti e dui l’omnitel…(squilla Wind..Valeria)

Mar.    Ciao Va…va… non Pozzu parlari bo…bo…bonu..a go…a go…la…

Ric.     Cu era Valerio…chissu è pazzu per il telefonino Wind…dice che è la migliore

            Compagnia…

Ter.     Ma quantu telefoni hai…

Ric.    No chissu della Wind è mio, ogni tantu ciù prestu…

Ver.    Ma ti brucia assai ancora sta gola…

Ric.     Sarà una faringo- laringo- trachite ca si ripercuote fino alla gastrite, all’esofagite

           con un po’ di ansia, forse è megghio che oltre ai gargarismi si pigghia puru una

           Va…Va…Valeriana cosi si calma un pocu…Teresa mentre si fa i gargarismi,

            facci diri O….O….Ol...Ol…cioe la O e la L, assieme alla Valeriana ci passa,

            poi facci ripetere Teresa attia sula haiuTeresa attia sula haiu…Io ca studiu

            psicologia capisco…   (entrano nella stanza)

Alb.    Mah! Mi paria scantatu, sempre spettaculusu è quannu avi nna minima cosa!  

           Allura pari ca tuttu sta filannu lisciu lisciu…

Ric.    (verso il pubblico) Ancora ava veniri u raspusu…raspusu!..

Ver.    Quantu vaiu a vidu ddà dintra puru io…

Alb.     E lassali stari a quannu a quannu ponnu stari suli un pocu…po’ essiri ca con un

            pocu di bacetti si metti a postu…

 

Ric.     Papà per ora me frati non capisci ne bacetti,  nè Teresa, né cellulari,  me frati senti

            sulu  bruciori dappertutto…

Alb.     Ma tu chi dici u papà c’avia accettari a fari u comandanti!

Ric.     Papà stavolta secunnu mia sbagghiasti, aviatu accettari poi col tempo te ne pentirai.

Alb.     Ma picchi…io tutta sta responsabilità dentro di me non me la sentivo di

            prendermela, io a mezza a mezza sti Lexsotan mi la livari.

Ric.     Te la sei presa…papà te la sei presa…in un’ altra parte, ma te la sei presa…

Alb.     In un’altra parte, ma chi voi diri…

Ric.     Nenti papà è tutta psicologia ma se tu non ci pensi ti passa poi…poooooi!

Alb.    Allura non ci devo pensare.

Ric.     Non ci deve pensare, anche se…

Alb.    Anche se…

Ric.    Anche se il non pensare non esiste…

Alb.    Veru? E Comu!?

Ric.     Non esiste, perché mentre tu pensi di non pensare, stai pensando, e mentre stai

            pensando che non devi pensare di pensare, nello stesso momento stai pensando…

Alb.    Chissa a tutti i carabinieri da caserma ci l’addiri troppu bella è!

Ric.    Megghiu ca non lo dici papà, poi si cunfunnunu e cusapi chiddu chi ponnu pensari!

       

Ver.    (entra Veronica) Marcello ci vinni puru u vomito…ora si sta calmannu…

           Non fa altro chi diricci a Teresa…TERESA attia sulu haiu credimi sempre…

           TERESA ATTIA SULI HAIU CRIDIMI SEMPRE…però prima di diricci

           Teresa a prima vota ci dissi TIM  attia sulu haiu…stava delirannu…

Alb.     U dissi iu è troppu spettacolusu, e poi cu tutti sti telefonini c’avi sta funnennu

            ma io glie li sequestro.

Ric.     Pàpà non sequestrari nenti asinò u bruciori ti veni attia! (entra Teresa con Marcello)

Ter.     Sta megghiu, ma forse sarà vera allergia…

Ver.     Ma non è megghio ca qualche volta si fa le prove allergiche?

Ric.     (con ironia verso il fratello) Si, ci saranno le prove, non passerà assai…

            (poi verso il pubblico) Poi u bruciori veni a tutti! E iddu si brucia!

Ter.     Io magari resto nautru poco.

Mar.    No, non ti preoccupari, mi sento gia megghio! (Teresa lo abbraccia e lo stringe)

Ter.    Gioia mio quante belle cose che mi hai detto, quasi quasi quannu ti senti mali

           mi dici cosi cchiù belli!

Ric.    (verso il pubblico) A vogghia quantu ci nna’ va diri ancora!

Ter.    Va beni vado, piu tardi chiamo…o meglio ritorno…Marcello Gioia mia, ti prego

           mentre esco dimmi in presenza di tutti i tuoi, quello che mi hai detto e ripetuto

           là dentro…

Mar.    Certo Gioa mia…TIM…Cioè Teresa attia sula haiu…ma credimi sempre!

           (Teresa esce gioiendo)

Ver.    Matri chi tenerezza chi fannu…Tu Alberto mai mu dicisti attia sula haiu!

Alb.    E picchi ti l’avia diri, pari ca n’avia tri!  E poi u vidi a chiama Tim, tannu

           cellulari non esistevano.

Mar.   Pa…pà…pa… ma…ma…ma

Alb.    A voi finiri di chiamari a rate, capisco ca ti senti allergico, faringitico, laringitico, e

           tracheitico però ci devi chiamare giusto.

Mar.    Papà…mamà… vi devo parlare , se non siete voi a capire un figlio che ha dei

            problemi e che questi problemi si possono ripercuotere in tutta la famiglia, e se

            in questi momenti la famiglia quanto è vera famiglia se non si stringe a colui il

            quale ha dei problemi, i problemi aumentano e non c’è famiglia che si definisce

            famiglia che non fà niente per risolvere i problemi di un familiare (padre e madre

            lo guardano fissi e stupiti) e siccome voi solo voi siete la mia vera famiglia io ho

            deciso di raccontare tutto alla mia vera famiglia, vi prego non vi arrabbiate assai

            ma piccaredda, non insultami assai, ma piccaredda, non mi lasciate solo ma…

Ric.     Accompagnato…

Mar.    Capitemi, comprendetemi, sono solo un ragazzo di ventidue anni, con i suoi lati

            negativi e positivi e se voi per caso non riuscireste a fare quello che vi ho detto

            prima, il concetto di famiglia cade e se cade la famiglia che famiglia è!? In fondo

            la vera famiglia si vede quando un componente della famiglia cade e per farlo

            rialzare ha bisogno della famiglia…della sua famiglia!

Alb.     Ma nni stai pigghiannu pu culu?

Ver.     Ma che dici Alberto!..Tuo figlio , e mai possibile che tuo figlio ci prenderebbe

             per… al limite per i fondelli..

Alb.     E chi differenza c’è!..

   

Mar.    Papà..il valore della famiglia…(lo interrompe)

Alb.    Basta Marcello…cu sta cacchiu di famiglia, dicci chiddu chi ti capitau, tu u sai

            di quantu comprensivi semu…

Ver.     Marcello sei un figlio d’oro…

Ric.     (verso il pubblico) Per ora manco bronzo è?

Ver.     Ci hai fatto scoraggiare ma chiccè a mamma…

Alb.     Mi pari ca in psicologia ci si scrittu tu, no to frati…(squilla il telefono)

            Pronto, (si sente la telefonata dalla caserma: fuori scena) Maresciallo sono

            l’appuntato Piccolo…

Alb.     Comandi!...Ah! vero, per ora sono io il comandante! Senti Piccolino mi faccio

            sentire io, per ora c’è la famiglia che si deve rialzare perché se in famiglia quando

            uno della famiglia che ha problemi…ma appuntato ma picchi ci staiu cuntannu sti

            cosi…Appuntato ( si atteggia a comandante) Ci vediamo domani… (chiude)

            Allora Marcello parla, papà sarà comprensivo, non perderà il controllo, sia perché

            sono padre, sia perchè sono carabiniere poi specialmente tu quando sarai nei RIS

            devi avere un autocontrollo e nervi saldati.

Mar.    Pap…

Alb.     Marc…

Mar.    Pap…

Alb.     Marc…

Mar.    Papà…

Alb.     Marcello…

Mar.     Papà…

Alb.     Marcello si sta facennu matina…

Mar.     Papà… U sai io o maresciallo Venuti u canusciu…

Alb.     U canusci e comu?!…

Mar.    Non di persona…

Alb.     E comu pi telefono?

Mar.    Canusciu a so figghia Valeria…

Alb.     E va beni, chiffà ti emozionavi pi stu motivo…

Mar.    No, pi vacanzi  io mi truvava a Sciacca, ficimu conoscenza e iu senza vuliri mi ci

            fici zitu…

Ric.     Io vado a dormire…(se ne và)

Alb.    (grande mimica, con gli occhi il viso ed il corpo, guarda il pubblico) U vi…di u

            pa…pà…ca… è  ca…lmo…ca man…cu… pe…rsi, u. . .con…tro…llo. (subito dopo)

            Disgraziato…giustu giustu ca figghia do me collega, e ora chissi sunnu ccà

            comu facemu ora…comu…senza vuliri…figuramuni si vuliatu!

Ver.     Alberto, non perdiamo la situazione dalla mani…

Alb.     Io ho perso la situazione già dai piedi…ma ti rendi conto….

Ver.     Calma, sangue freddo..

Alb.     Io l’haiu agghiaccaitu….

Ver.     In fin dei conti è stata una ragazzata…una marasciallata!

Alb.     Chi voi diri con questo termine ca i figghi de marescialli sunnu cretini…

Ver.     Ma non mi riferivo ai figghi! Oh! Scusa non mi fari perderi le staffe puru ammia.

Alb.     Ma chissu dumani appena mi dici… me figghia è zita con un messinese ca si

            chiama Marcello…

Mar.    No papà, ci dissi ca mi chiamo Riccardo…

Alb.    Riccardo, come tu frati, menomali ca fusti furbu…

Ver.    Hai visto ca i figghi dei  carabinieri non sunnu cretini?

Alb.    Io mi sentu persu, comu facemu ora a nascondere tutto, praticamente tu non

           Ti devi fare mai vedere…

Ver.    Dumani io sono di pomeriggio, me la vedo io, nessuno scoprirà niente, tu non ti

           sentire responsabile di niente, stasera pigghiati 40 gocce di Lexsotan e dumani

           risolvemu tuttu…vattinni a dormiri…stai attento 40 gocce non ti nni’ pigghiari

           chiassai asinò non dormi poi…

Alb.    (Mentre se ne va) Disgraziato, mi ha rovinato, A figlia do comandante…

           Veronica dumani passa da farmacia e fai rifornimento di Lexotan! (se ne va)  

Ver.     A mamma però tu, comu putisti fari sai c’hai  nna bedda picciotta Teresa….

         

Mar.    Mamma io avissi bisognu di svogarmi ancora, ma sulu cuttia…

Ver.     No a mamma, ormai dumani…era megghiu ca mu cuntavi sulu ammia, u sai ca

            to patri perdi subitu i staffi…(accarezzandolo, coccolandolo) inveci a mamma è

            sempre disponibile, calma, con sangue freddo, autocontrollo pieno del fisico e della

          mente. Com’è a mamma!

Mar.  (Come un bambino) disponibile, calma, sangue freddo, piena di autocontrollo

           Fisico e mentale e non perde mai le staffe…ma mai mai…mai…vero mamma!..?

Ver.   Mai…mai…a Mamma…(Fine I° Atto)

            

                                         SECONDO ATTO

S C E N A IV°

(Veronica, Marcello, Alberto, Riccardo, Teresa)

Ver.     To patri assira perdiu i staffi…

Mar.    Mamma ma comu russava stanotte.

Ver.     E certu cu tutti ddi gucci chi cci fici pigghiari! (entra Alberto mezzo stordito)

Ver.    Stamattina non vai in caserma…

Alb.    Cu stu sonnu c’ahiu ancora…Ora telefonu e ci dicu ca stanotte non durmivu

           Mi sentu mali e dumani si ‘nni parla. (telefona) Pronto Appuntato, sono il

           Maresciallo Mezzatesta…mi ha capito subito che ero io? Bravo…e come ha fatto

           a capirmi subito…dalla voce?...Dalla faccia?!..Appuntato ma che fa scherza di

           prima Mattina?...Mi sente strano dalla voce e come se mi vedesse? E come mi

           vede…Strano…pieno di sonno e stordito…(verso i suoi) e poi dicono ca gli

           appuntati sunnu cretini…cioè non hanno intuito…Appuntato, si sbagghiau, non

           ho dormito niente, mi sento male, la testa che mi gira, quindi domani ci vediamo

           dica al brigadiere di provvedere…come? È arrivato Il Maresciallo, va bene ora

           arrivo…(chiude) partiu stanotte e arrivau! Matri mi faccio forza e vado, non  vorrei

           che pensa male di me…Veronica, ci cridi ca haiu un pocu di ansia!

Ver.    Senti secunnu è megghiu ca ti pigghi ‘nna decina di Lexsotan?

Alb.    Accussi poi m’addummisciu!

Ver.    MA picchi  tu scordasti c’avi trentanni ca dormi. ( Il figlio ride)

Alb.    Pi favuri finemula cu sti battuti. E tu non ridere, pensa ca si zitu cu dui, con la figlia

           del comandante, il maresciallo capo, il mio superiore, can la figlia del marescilallo

           Venuti…(entra Il figlio Riccardo)

Ric.    Che già sono venuti qui!...

Alb.    Puru tu, non potevi dire sono arrivati.

Ric.     Papà u stessu è!

Alb.     No, picchi con questo termine Venuti…devo aumentare la dose di gocce, se  dicevi

            sono arrivati… deci gocce mi bastavano…quando mi vado a preparare.

Mar.    (Alberto entra nella stanza)  Mamma appena nesci u papà ti devo parlare.

Ric.     Si aspetta ca nesci asinò  il 118 a ma chiamari! (squilla il telefono)

Mar.    Wind…

Ric.    Valeria

Ver.    Venuti…

Mar.    Valeria…dimmi…è arrivato il momento di dirmi la sorpresa?  (grande espressività)

            ( gli si ritira la voce mentre dice:) Spe…ro che sia una bu…ona no…tizia.

            (mentre ascolta alcuni secondi, guarda la madre e fratello che a sua volta

            alzano le spalle…in quel momento entra Alberto) Cosa? ti trovi a Messina?!.. con

            tuo padre? (Alberto sente e si morde le dita)

Alb.     Disgraziato io a quannu ti ho messo al mondo e quannu mi fici carabiniere.

Ver.     Non diri fissarii, ca tu al mondo u mittisti cummia, e poi tu…sulu u carabinieri

            putiatu fari!

          

Mar.    Tuo padre maresciallo Venuti…

Alb.     Comandi!... Ma chi dicu…staiu funnennu, quantu nesciu. (esce)  

Mar.     Quindi tuo padre è il nuovo comandante della caserma…io per ora mi trovo

             nella zona opposta, ci voli assai prima c’arrivu, ci vediamo stasera…dalle sei alle

             otto…Ma certo ca sugnu cuntentu…mi pigghiasti alla sprovvista…va bene Tesoro

             cosa?...E’ la prima volta ca ti chiamo tesoro? Ah! Che vuoi ogni tanto mi

             viene…va bene…ti chiamo sempre AMORE…ci vediamo…non vedo l’ora…

              Mannaggia Tesoro chiamo A d Olga…

Ric.      Non vedi l’ora…ora la devi vedere l’ora, picchi l’orologio ti serve du uri

             cu una…tri uri cu nautra…du uri cu nautra…fiatone…corsa…telefonate…ansia…

             timore di essere scoperti…concentrazione massima…che si puo’ tramutare in

             sconcentrazione massima…

Ver.      Ma chi ti dissi a mamma!

Mar.     Mi dissi ca grazie a un cretinu di maresciallo che non ha voluto prendersi la

             responsabilità del comando, suo padre ha accettato di trasferirsi per amor suo

             picchi sapi ca è zita con uno di Messina…almeno per due anni deve rimanere qua.

Ric.     Quindi u cretinu fussi u papà?

Ver.     In questo tantu tortu non ne ha! Senti a mamma, du anni passanu subitu, non ti

            preoccupari ca io ti aiuterò, sicuramente ogni tantu stu maresciallo veni ccà so

            figghia, a m’affari in modo che non dovete mai incontrarvi…ma ci pensi a ddà

            poverina di Teresa…ma tu promettimi ca non fai mai cchiù sti cosi…anche picchi

            a mamma, noi siamo di buona famiglia, la nuova direttrice, essendo io la vice,

            deve capire che ha a che fare con una donna tutta di un pezzo, con una donna

            che sa tenere il controllo sia in ufficio, che a casa, che deve capire che siamo una

            famiglia unita, una famiglia piena di sani principi…morali…spirituali…

Ric.     (verso il pubblico) Mi pari suor Carmelina!..

Mar.    Te lo prometto, però prima ti devo parlare…

Ric.     Ora veni u bello! 

Mar.    Mamma…mammina…mammuzza…mammicedda…non ti arrabbiare!

Ver.    Mi pigghiasti pi to patri? Anche si avi ragiune, però iddu è andato in escandescenza

           al posto di tenere i nervi saldi e di pensare al da farsi…

Mar.    Mamma, mentre ero a Ribera, canuscivu una ragazza di nome Olga, e mi ci fici

           zitu.

Ver.    Oh! Ma si peggio di don Giovanni! Però a mamma sei esagerato, ma comu

            faciatu, menomali ca Teresa l’aviatu ccà asinò u sangu ti tiravano…picchisssu

            riturnasti cchiu siccu! (Squilla il telefonino)

Mar.     OMNTEL…   ( Riccardo assieme alla madre rispondono):   OLGA….

Mar.     Olga cara…come non ti ho detto Tesoro mio… ma certo che te lo dico:

              Tesoro  mio…(ascolta un poco) proprio li…una bella sorpresa!

Ric.       Mancu a Pasqua ci sunnu tutti sti sorprese!

Mar.    Tua madre è stata trasferita qui?  (come prima gli si ritira la voce) Che sono

            contento…ma io in questo momento mi trovo nella zona opposta…non stasera non

            posso perché avevo già un appuntamento con Va…Con Vasta, il professore

            Vasta…a che ora ho l’appuntamento? Dalle sei alle otto… ah! Vuoi che ci vediamo

            alle nove? Va bene ti chiamo io…ah! Non ti ho detto Tesoro? Va bene Amore ti

            chiamo io…ti ho chiamato Amore? Ogni tanto mi scappa ma è bello…va bene ti

            chiamo sempre TESORO…chiudo perché mi stanno suonando alla porta...ciao

            Tesoro (chiude) Mamma mia chi mi sentu cunfunnutu…calma…mamma non

             perdiamo la calma.

Ver.    Praticamente ammia chissa mi paria ca ristava a Ribera invece so matri fu trasferita

           puru ccà a Messina…chiffà a poliziotta so matri…

Ric.    No…è superiora…

Ver.    Superiora!…ma che monaca e avi ‘nna figghia?!

Ric.    No è superiora attia…

Mar.    Mamma so matri è una tua collega delle poste…

Ver.    E non ti preoccupari a mamma…comu?! Chi dicisti? Travagghia e poste

           Ti facisti zita ca figghia di una mia collega…aspetta…aspetta comu dicisti ca

           si chiama…Olga…e in quale posta fu trasferita…

Mar.    Proprio dove lavori tu…

Ver.    Veronica calma…disgraziato…Veronica sangue freddo…disonesto…farabutto

           Veronica autocontrollo…Disgraziato to patri quannu ti fici! Veronica non

           perdere le staffe…Tu a Teresa non te la meriti…io gli racconto tutto…

           che vergogna…(squilla il telefono è una collega di Veronica che le comunica che la

           nuova direttrice vuole farle visita ) Ciao Giulia, a direttrice e chi voli? Passamilla….

           Direttrice buongiorno…certo l’aspetto sa già dove abito? Ah! Sa già tante cose, bene

           Ci vediamo…viene con sua figlia? Certo va bene…(chiude)

           Calma e sangue freddo…

Mar.    Io l’haiu cchiu agghiacciatu do papà!

Ver.    Intanto tu vattinni subitu…Riccardo portatillu luntanu…(entra Teresa)

Ter.    Ciao Marcello…chiccè…

Mar.   Staiu ennu all’università...mi chiamau u prufissuri…

Ter.    T’aspetto ccà…

Ver.    No Teresa, tu si voi stai, iddu fa tardi veni troppu tardi, poi deve andare con mia

           Madre da mio zio a Taormina…(Marcello stava per uscire)

Ter.    Marcello, neppure mi saluti, e non mi dici gioia!

Mar.   Scusa Amore…

Ter.    Amore…è la prima volta che mi chiami Amore, mi chiami sempre gioia…

Mar.   Gioia, ogni tanto è bello cambiare…

Ric.     (verso il pubblico) Cuminciau già a cunfunnisi!  (Marcello bacia Teresa ed esce)

   

S C E N A  VII°

             (Veronica, Alberto, Teresa, la signora Castiglione Santina, con la figlia Olga, Riccardo,   

                                                    Maresciallo Venuti con la figlia Valeria )

  

Ter.     Ma, era strano…

Ver.    U chiamu u prufessuri e ci dissi ca materia chi sa va dari, deve fare un

           approfondimento, u sai sti cosi lu fannu innervosire…(entra Alberto)

Alb.     Ciao Teresa.

Ter.     Buongiorno…

Ver.    Da dove vieni…

Alb.     Dalla caserma, ho conosciuto il nuovo comandante…più tardi ci farà visita con la

            figlia…    

Ter.     Io devo andare a fare un po’ di spesa, magari passo più tardi…(saluta ed esce)

Alb.    Poverina, non se lo meritava…mio figlio che gioca con due mazzi di carte! E’ un

           Baro, e chi imbroglia prima o poi viene scoperto…Senti Veronica, dobbiamo

           togliere la foto di Marcello almeno da questa stanza prima ca veni u maresciallo,

           asinò ci facemu i baffi, a parrucca…Veronica ma mi stai sintennu, ti vidu assenti

           pari ca non ti brucia, certu si fici zitu ca figghia do me comandanti ed è logico

           che a me deve bruciare di più, è logico che io me la devo prendere di più, è logico

           che il mio cuore batte a 320 al minuto, è logico…(viene interrotto)

Ver.    E’ logico ca si fici zitu puru ca a figghia della mia direttrice…

Alb.   Ah! Menomali…(poi) Comu…chi dicisti…( va a prendersi un po di gocce)

 

Ver.    A momenti arriva la direttrice, non ti fari vidiri ca si maresciallo…cioè vulia diri

           Non ti fari vidiri calmo…matri ca chi mi sta pigghiannu…(arrabbiata) non ti fari

           vidiri agitatu…Dici ca si un carabiniere furbo e scaltro, a ma circari di fari passari

           sti du’ anni  ca u maresciallo resta ccà senza lasciare traccia…

Alb.    E a direttrici quantu resta puru du’ anni?

Ver.    Idda almeno cincu sei anni…(Alberto Sviene)

Ver.    Alberto...Alberto…dai  ripigghiati…tu si un maresciallo furbo, intelligente,

           tu si megghiu del commissario Maigret…do tenente Cojack…do tenente

           Colomba…(Alberto si và riprendendo)

Alb.     Si colomba…tenente colombo…

Ver.    Apposta u dissi, per non dire uovo di pasqua…

 

Alb.    Che ero meglio di questi u sapia! Però mi resta il dubbio si sugnu meglio del

           commissario Montalbano!

Ver.     Poi proprio a iddu non lu vidi, non l’hai vistu proprio…tranne ca in televisione!

            Dai prepariamoci mentalmente…non devono scoprire niente…ripete…

Alb.    (Alberto ripete come un cretino per due tre volte)  Non devono scoprire niente…

           ma non mi fari fari i cosi di babbi, ma mi veni cchiù sonnu…(bussano, entrano

           la direttrice con la figlia Olga)

Ver.    Buongiorno...prego accomodatevi…(fanno le presentazioni)

Dir.    Mi hanno parlato benissimo di lei, spero che ci sarà un’ottima intesa…

Olg.    Signora mi scuri, ma da qui a Piazza del Popolo è lontano?

Alb.    Una quindicina di chilometri…

Dir.    Mia figlia è fidanzata con un ragazzo di Messina…e per i figli…cosa non si fa…

           vista questa opportunità, accettavu proprio di venire a Messina…(entra Teresa)

Ver.    (la presenta) LA fidanzata di mio figlio…(mentre si presentano)

Alb.    (al pubblico) Un figlio disgraziato con tre suocere!  (entra Riccardo, solite presentazioni)

 Ter.    E  Marcello?!

Ric.     Marcello è andato dove sapevi tu…

Dir.     Marcello sarebbe l’altro figlio.

Olg.    Maresciallo, il mio ragazzo si chiama proprio come lei…

Alb.    Ah! Si…che casualità…

Olg.    Putroppo è rimasto orfano dall’età di sei anni (il maresciallo si tocca)

Alb.    Che figlio di buona donna! Nel senso un figlio che questa buona donna ha avuto la

           forza di crescerlo bene.

Olg.     Teresa, scusa se ti do del tu, siamo giovanissime, ed il tuo ragazzo che fa…

            Studia, lavora…

Ter.     Studia.

Alb.    E i genitori sunnu tutti e dui vivi. (ridono tutti)

Olg.    Stasera Teresa mi vedo con Alberto alle nove, se vieni te lo presento, anzi puoi dire

           a Marcello se viene pure lui…

Ver.    Mio figlio rientra sul tardi doveva andare fuori Città…Ma sicuramente avrete tanto

            Tempo!

Alb.     A voglia chi tempo chi hannu!

Ric.     Scusatemi ma io vado a studiare…(entra nella sua stanza)  

Olg.    Anzi se mi scusate un attimo, lo chiamo chissà se può anticipare. (fa il numero)

           Alberto ciao Tesoro…stavolta non hai dimenticato di dirmi Tesoro anche tu…

Dir.    Chi tempi belli cara Veronica…

Olg.    Ma come ci vediamo alle sei, ma se avevi detto alle nove…ah! Ti eri confuso…

           Sono quà dal comandante…

Alb.    Vice…

Olg.    Dal vice comandante dei carabinieri…una persona squisita, si chiama come te,

           equilibrato, rilassato, gentilissimo, poi te lo faccio conoscere, ma anche la madre

           sai, poi ho conosciuto Teresa la fidanzata del figlio Marcello…che cosa?

           Stai sudando? Come mai…il caldo…mah! Va bene ci sentiamo ciao.

Alb.    Chissà perché, ma mentre sudava lui, stavo sudando pure io…

Ver.     Allora direttrice ci diamo del tu, ti chiamo Santina… (bussano, entrano il

            Maresciallo Venuti con la figlia Valeria, le solite presentazioni)

Com.    E allora maresciallo.

Alb.     Comandi!

Com.   Mareresciallo che comandi, a casa rilassiamoci, la vedo teso, ogni tanto si prenda

           qualche goccia di Lexotan, sa cosa sono…

Alb.    Mai sentite nominare…

Ver.     Maresciallo, la direttrice è della provincia di Agrigento, di Ribera.

Com.    Che coincidenza! (caratterizzando questa parola ogni volta che la si ripete)

Val.     Noi siamo di Sciacca…

Com.    Io vi ho visti fermi all’area di servizio sacchitello mentre lei prendeva un panino

             col prosciutto, sua figlia un panino col salame e lei un caffè con due cucchiai di

             zucchero, mentre sua figlia prendeva una coca…

Olg.     Proprio quello che ho preso io.

Com.    Che coincidenza!

Dir.     Maresciallo lei è troppo acuto.

Com.    Il nostro lavoro è particolare e dobbiamo notare ogni particolare…come si dice

             Caro maresciallo Alberto per…per…

Alb.     Malformazione professionale…(tutti ridono perché è sembrato di aver fatto la battuta)

Com.    Buona questa! Malformazione professionale! (ride pure Alberto)

Com.    Come mai qui gentilissima signora…

Dir.      Per lavoro, e per mia figlia.

Com.    Che coincidenza!

Dir.      Vi era un trasferimento, mia figlia è fidanzata qui con un messinese ed eccomi qui.

Com.    Che coincidenza!

Val.      Meglio cosi almeno tra Teresa ed Olga che abbiamo tutti e tre i fidanzati della

             stessa città, possiamo ogni tanto organizzare…(si sente squillare il suo telefonino)

             Scusate…Riccardo…gioia? E’ la prima volta che mi chiami gioia, mi chiami

             sempre Amore! Alle nove, ma se mi avevi detto alle sei…ti sei confuso…va bene

             ciao…ciao…

Olg.     Pure il mio ragazzo ogni tanto ha la testa fra le nuvole…mentre il tuo Teresa.

Alb.     Il suo la testa non c’è l’ha! Ne ha Mezza…

Com.    Mezza…Mezza testa (ridono) bella questa…

Ter.     Il mio è preciso, scrupoloso, solo quando deve fare esami ed è sotto pressione

             va un po’ in tilt...

Com.    Gentile signora posso chiederle come mai suo marito non è con lei.

Dir.      Sono vedova  da otto anni!

Com.    Che coincidenza! Anche io sono vedovo da sette anni e undici mesi!

             Quando pensa di rimanere in questo luogo.

Dir.      Mah! Si vedrà.

Alb.     Che coincidenza! (tutti lo guardano)

Dir.     Comunque adesso togliamo il disturbo…

Com.   Ma quale disturbo gentilissima signora, faccia come se fosse a casa sua

            vero collega?

Alb.    Comandi! Ah! Certo faccia come se fosse a casa del comandante!

Olg.     Abbiamo da sistemarci tante cose, e poi alle sei mi evo vedere col mio ragazzo.

           Allora Teresa, Valeria ci sentiamo ed organizziamo…

Val.    Certo. (salutano ed escono)

            

S C E N A  VIII°

(Alberto, Maresciallo Venuti, Valeria, Teresa, Veronica, Riccardo, Marcello)

Com.    Collega, togliamo il disturbo anche noi…

Alb.     Ma che dice comandante, faccia come se fosse a casa sua, si vuole fare una doccia,

            si vuole cambiare, vuole mangiare, vuole dormire…

Com.    Collega, rilassati…(entra Riccardo)

Ric.      Scusate...mamma non trovo l’accappatoio…

Ver.     Vi presento mio figlio Riccardo.

Val.     Riccardo, proprio come si chiama il mio fidanzato!

Alb.    Che coincidenza!

Com.   Collega ci vediamo domani!...(salutano, escono si spengono le luci)

Un  Pomeriggio dopo due settimane

Mar.    (Marcello ripassa non la materia ma qualcos’altro, passeggia da una parte a l’altra)

            Teresa…Gioia… Valeria…Amore…Olga…Tesoro (prima sbaglia, per ben due

            volte, poi si confonde, poi ripete giusto…e ripete ripete poi entra il padre)

            Non mi confondo più…

Alb.     Chi ti ripassi i nomi con i relativi attributi. Comu facisti assira!

Mar.    Fu dura, però cià fici, mentre eru cu Olga, mi squillau u cellulari da Wind,

           Valeria…poi mi chiamau Teresa… (entra Veronica)

Ver.     Ma tu a stutalu mentri si cu una…

Mar.    Anzi uno ora lo lascio a casa, cosi con due si puo gestire meglio.

Ver.    Chiddu di Teresa portatillu sempre però…

Mar.    Certu, e ogni tanto scambio lascio chiddu di Olga, ogni tanto chiddu di Valeria.

Alb.    Semu alla seconda settimana, figuramuni due tri misi, anzi du tri anni. (entra Teresa)

Ter.    Finalmente, stasera non mi diri ca hai impegni, niscemu suli…

Ver.    Ecco nisciti suli…

Ter.    Le due ragazze, Valeria ed Olga vulissiru nesciri qualche volta assieme con i suoi

           Fidanzati…

Alb.    Megghiu suli…Inventaticci qualche scusa…

Ter.     U sacciu, però non ci pozzu dire sempre no, ‘nana vota ogni tantu mi sembra giustu.

 Mar.   Una volta ogni tanto, quanto è possibile… Senti Teresa, stanotte fici un sogno

           Strano, mi sunnavu ca tu facivi vidiri la mia foto e poi capitau una disgrazia:

Ter.     Chi disgrazia…a cui facia vidiri la tua foto.

Mar.     La mia foto la vedevano persone che io non conosco, e poi capitau ca ni lassamu.

             o disperato, mi sono precipitato da un precipizio…mi svegliavu scantatu…

             Ti prego Teresa Gioia, hai visto che tu sei Gioia mia e non ho dimenticato ca tu si

             Gioia.

Alb.      (Verso il pubblico) Dopu quantu allenamenti fici! T i prego non fari vidiri a me

              foto a nuddu, a nuddu di chiddi ca non mi canuscinu.

Ter.      Ma certo, chiddi ca ti canuscinu chi bisognu hannu di viditi nna fotografia.

Ver.     Teresa, allura vistu u sonnu chi fici accuntentalu picchi i sogni sunnu sogni.

Ter.      Non ti preoccupari, la tua foto non la vedrà mai nessuno. (la bacia,,entra Riccardo)

Ric.      Papà, mi parsi ca sta vinennu a figghia do maresciallo…

Mar.    Ah! Chi duluri di pancia, chi aria…avi di stamattina ca haiu diarrea (scappa)

Ter.     MA chi mangiau…

Ver.    Ogni vota chi va fuori mangia mali e poi ci veni sempre a diarrea…

Alb.    Cu sapi ora quantu sta in bagno…(bussano entra Valeria)

Val.    Buongiorno…Ciao Teresa, stasera che fai…

Ter.     Stasera esco con il mio fidanzato…

Val.     Ah! Possiamo uscire assieme, chiamo Riccardo…Pronto, Amore, stasera a che ora

            ci vediamo…niente, volevo presentarti Teresa ed il suo ragazzo che ancora non

            conosco…come ti sento vicino…no vicino in senso fisico, vicino di vicinanza,

            e come se tu fossi qui in questa stanza…lo so è l’amore…va bene ciao.

Ter.     Se aspetti ti presento Marcello… 

Alb.    Forse, Valeria avrà premura…

Val.    No, posso aspettare…(Riccardo capisce e cerca di fare qualcosa)

Ver.    Riccardo tu che fai, hai ancora quella cosa da fare nella tua stanza. (Riccardo entra)

 

Val.    Poco fa ho visto Olga, dice che ieri sera ha detto al suo ragazzo che qualche giorno

           organizziamo per uscire assieme…(squilla il telefonino di Valeria) Pronto…

           Riccardo dimmi ti sei liberato…fra un’ora al bar di ieri sera…va bene…anche io ti

          amo. Devo andare, Alberto mi vuole vedere, mi dispiace Teresa, ci sarà tempo! (esce)

Alb.   A voglia di tempo!

Ver.   (si asciuga la fronte, poi entra Marcello)

Mar.  (tenendosi la pancia) Mamma mia…è la seconda volta gia in mezzora.

          Ma la figlia del Maresciallo dov è?

Ter.     Si nni ghiu proprio ora, a chiamau…

Alb.     U stronzettu…

Ter.     Il suo ragazzo…(entra Riccardo)

Ric.     Pi stavolta è andata, a prossima volta può andare, poi si puo’ fermare.

           (bussano, è Olga, mentre la madre và ad aprire fa capire che è Olga ad alta voce)

Ver.    Signorina Olga, come mai…

Mar.   Ah! di novu (si tocca nuovamente la pancia e scappa)

Alb.    Buongiorno signorina…

Olg.    Teresa cercavo te e tua madre mi ha detto che era qui…(si salutano con Teresa)

           E’ da stamattina che provo a chiamare Alberto e sempre spento…Tu Teresa

           Che mi dici, Marcello quando lo posso conoscere, ma una sua foto….

Ter.    Se aspetti è di là, penso che fra un poco dovrebbe uscire.

Alb.   Dovrebbe, queste  cose sono lunghe, fastidiose, e imminenti, pare che finisce e si

          Ricomincia…parlo della diarrea…oh! Mi scusi signorina…

Ter.    Tu invece, una foto del tuo ragazzo.

Olg.    Questa estate gli lo detto almeno dieci volte e mi ha detto che non ne aveva con se

           ma che me l’avrebbe inviata.

Ver.    (si avvicina alla porta) Marcello…a che punto sei, c’è la figlia della direttrice che ti

           vuole conoscere…(squilla il telefonino ad Olga)

Olg.    Alberto…finalmente, ma dove sei finito, avevi il telefonino spento? Non prendeva?

           Adesso ti prende cosi bene che sembri accanto a me…ha quattro tacche…infatti

           Ti sento benissimo e vicinissimo…dove sei…fra un’ora al corso Cavour…va bene

           parto subito, non ti preoccupare…(chiude) devo scappare, prima di prendere l’auto

           ed arrivare…ci vediamo Teresa…non ti preoccupare avremo tempo di conoscere

           Marcello (esce)

Alb.    A voglia di tempo!

Ver.    Mah! Che situazione, la mia collega per la figlia che sacrifici…

Alb.    Ed il mio collega per la figlia chi sacrifici…

Alb.Ver.   (entrambi) Ma non si putianu ristari tutti e dui nei loro paesi! (entra Marcello)

Mar.    Mamma mia!

Alb.     Antura a prima vota dicisti Mamma mia! Ora era megghiu ca dicevi: Papà Mio…

Ter.      Andiamo al centro, al corso Cavour a prenderci un gelato.

Mar.    Teresa, amuminni va, prima niscemu, andiamo verso Taormina…

Ver.     Giusto dal lato opposto… (escono)     

S C E N A  IX°

      Alberto, Riccardo, Veronica, la direttrice Santina, il maresciallo Venuti,

                                                     Valeria, Olga)

Alb.    Riccardo U papà ma tu ti ricordi chi significa RIS…picchi to frati non se lo ricorda

           ed io non ho intenzione di dirglielo.

Ric.    Certo Papà…Reparto Investigativo Speciale.

Alb.    Sempre l’hiau dittu, eri tu che dovevi entrare nei RIS.

Ric.   Vado a studiare…(entra nella stanza)

Ver.   Pi stavolta sa scanzau.

Alb.    Chi disgraziato! (bussano entra la direttrice)

Ver.    Santina prego accomodati.

Alb.    Carissima signora, si è sistemata, la casa è di suo gradimento…

Dir.     Si, è un buon appartamento…(bussano entra Il maresciallo Venuti)

Com.   Buon giorno!..Che coincidenza! Anche lei qua gentilissima signora Santina.

Dir.      Già…troppe coincidenze!

Ver.     MA ci fa piacere avere in casa due amici come voi, vero Alberto.

Alb.     Un grandissimo piacere…

Dir.     Me figghia si pigghiau a me machina, e partiu come un razzo picchi avia

            l’appuntamentu cu Alberto… Com.   Ma che coincidenza, anche mia figlia voleva la

            mia macchina, però deve imparare a viaggiare anche col l’autobus…

 Dir.    Ancora non conosco questo ragazzo, in due settimane a Ribera non l’ho mai

              conosciuto, ogni volta capitava sempre qualche disguido.

 

Com.     Ma che coincidenza! Anche a me a Sciacca ogni volta che io volevo conoscerlo

              si sentiva male…(ride) forse la divisa gli faceva effetto! Gentilissima signora va

              a finire che magari li conosceremo entrambi nello stesso giorno e nello stesso

              momento.

Alb.      Che coincidenza…volevo dire sarebbe una bella coincidenza… (bussano, entra

             Valeria arrabbiata)

Val.      Salve, Papà se vuoi possiamo andare…

Com.    Ma come mai qui…

Val.      Mi ha chiamato Riccardo, dicendomi che ha avuto un contrattempo e per oggi

             non possiamo vederci, sono scesa alla prima fermata, e sono ritornata…

Ver.      Quante volte capita a mio figlio con Teresa…

Alb.      Poi specialmente in questo periodo! (bussano entra Olga arrabbiata)

Olg.      Salve, mamma se vuoi possiamo andare…

Dir.      MA non avevi appuntamento con Alberto?

Olg.      Si ma neppure avevo fatto due chilometri che mi ha telefonato dicendomi che

             ha avuto un malore è andato all’ospedale e non ha voluto neppure che lo

             raggiungessi e non mi ha detto quale ospedale per non preoccuparmi…

Val.      Olga consolati, siamo in due…anche io non posso vedermi stasera, Riccardo ha

             avuto un contrattempo…certo mi dispiace di più per te che è finito all’ospedale

             ma vedrai che sarà una cosa da niente.

Com.     Ora mi informo io in tutti gli ospedali cara figlia, anche se non abbiamo il cognome

              abbiamo il nome, e poi gli farai una bella sorpresa.

Dir.       Adesso scusate ma dobbiamo andare…ci vediamo…

 

Com.     Che coincidenza! Pure noi dobbiamo andare…(si salutano ed escono tutti)

S C E N A  X°

(Alberto, Veronica, Marcello, Riccardo, Olga, Valeria, Teresa)

Alb.      Disgraziato, ma non putia nasciri prima Riccardo e poi iddu.

Ver.      E si ci capitava a Riccardo?

Ric.     Mamma ammia non mi capitava, picchi oltre tutta la testa, metto anche il cuore.

            (entra Marcello seccato)

   

Ver.     Marcello ma non dovevi essere a Taormina?

Mar.     Ho litigato con Teresa,  pi forza vulia iri al centro, non ci fu modo, e mi dicia

             mi hai sempre accontentata picchi stavolta no.

Alb.     U comandante? Ora si informa in tutti gli ospedali, e per un comandante dei

            carabinieri non difficile scoprire che non è andato in nessun ospedale. Se fossi stato

            più furbo, non dicevi che andavi all’ospedale….

Mar.     In quel momento mi vinni di diri accussi… Speriamo oggi ci fu qualche Riccardo

             ca si sintiu mali e gli lo confermano. (squilla il telefono, è il comandante)

Alb.      Comandante…comandi! In nessun ospedale c’e stato un Riccardo al pronto

             Soccorso…ma forse …sa come sono i ragazzi…lei dice che è un  ragazzaccio…ma

             forse…Lei dice che sarà qualche farabutto, e non vede l’ora di conoscerlo…certo

             ogni Padre si vuole accertare… Comandante non si preoccupi, sto arrivando

            (chiude)  Farabutto, ragazzaccio, tu non sei cosa di entrare nei RIS, che fra l’altro

             non sai   neppure cosa significa…Veronica devo andare in caserma…(esce)

Ric.      Non mu dici cchiù  c’haiu un frati scaltro?! Quanto vado a studiare.

Ver.     A mamma certo ca ni misimu l’acqua dintra e u rubinetto fora…(bussano è Valeria )

           (come al solito quando apre) Valeria come mai qua…(Marcello scappa nella stanza)

Val.     Mi scusi signora, sa io una madre non c’è l’ho più, e chi meglio di una madre puo

            capire lei che è madre, du due figli, e madre di un o fidanzato sono sicura che mi

            capirà. Mio padre è arrabbiato, in due settimane non è riuscito a conoscerlo, poi mi

            sembra che non è più lo stesso ragazzo che ho conosciuto questa estate...mi scusi

            signora, vorrei entrare se posso anche solo due minuti là dentro per sfogarmi e mi

            rilasso, facevo cosi anche a casa mia. (Veronica in difficoltà cerca di farlo capire al figlio)

Ver.     Vuoi entrare nella stanza di mio figlio…aspetta un attimo che c’è qualcosa da

            sistemare…(nel frattempo Valeria prova a chiamare Riccardo)

Val.     Il telefonino chiuso…(rientra la madre)

Ver.    Valeria prego, puoi venire a sfogarti…(mentre entra, Marcello si vede uscire

             dall’altra porta, si sta dirigendo verso fuori quando sente bussare, in quel momento

             si ferma, la madre di corsa rientra ed và ad aprire, è Olga)  Carissima Olga (ad alta voce,

             Marcello rientra dalla porta dalla quale era uscito mentre in quel momento dall’altra parte rientra

             Valeria, tutto con il massimo tempismo, basta sbagliare di qualche secondo per rovinare la scena)

 Val.   Olga…

Olg.    Valeria…

Val.    Ma tu non dovevi essere con Alberto.

Olg.    E tu non dovevi essere con Riccardo. (in quel momento bussano, entra Teresa)

Ter.    Ciao a tutti. Mamma dov’è Marcello…

Olg.    Ma non eri con lui…

Ter.    Abbiamo litigato…

Val.    Oggi non è giornata

Ver.    E’ incredibile, tutti e tri aviti nna’ sfortuna. Non vi preoccupate, sono cose che

           capitano, magari il ragazzo è un po’ stressato…

Olg.    I ragazzi!?…

Ver.    Già i ragazzi…intento dire il ragazzo di ciascuna di voi.

Val.    Il mio pare sempre stressato…

Olg.    Il mio sempre di corsa…agitato…

Ter.     Marcello sempre chi guarda l’orologio, prima non lo usava, ora su metti sempre.

           (telefona a Marcello) Gioia dove sei… seduto su una panchina che pensi a me.

            Mi dispiace…vieni che facciamo pace…sono a casa tua…mi chiami tu va bene

            Ciao. (chiude e si mette a piangere) Era seduto su una panchina che mi pensava…

            Sono una cretina…(poi la calmano, nel frattempo Olga prova a chiamare)

Olg.     Alberto, Tesoro sono io…dove sei, ti stai liberando. Sono con quelle amiche

            Teresa e Valeria, una è avvilita, l’altra è distrutta… chi è la distrutta? Valeria,

            perchè il suo ragazzo Riccardo, dice che era andato all’ospedale e suo padre ha

            scoperto che non c’è stato nessun Riccardo in tutti gli ospedali. Perché queste

            bugie? Giusto e tu che ne sai…perché lo chiedo a te…(dolcissima) ma tu non mi

            dici mai bugie vero!..Va bene ti fai sentire tu…

Ver.     (Verso il pubblico ovviamente faceva scena) Mi stanno acchianannu i cadani…

            (asciugandosi la fronte) Sentite io devo andare al supermercato…Teresa,

            quando le amiche se se vanno chiudi tu…(esce, subito squilla il telefonino di Valeria)  

 

Val.     Menomale che sei lontano, perché se ti fossi trovato qua due ceffoni, due cazzotti,

            due pugni…li avresti meritati…Non mi chiamare Amore…se prima non mi

            racconti tutto! Cosa? Non ti sei fatto visitare perché ha avuto paura dei camici 

            bianchi? Quando ci vediamo…fra mezzora al solito bar…va bene sto arrivando.

Ter.     Mi pare che stiamo rimediando tutti… (squilla il telefonino di Olga)

Olg.    Alberto…ma quale Amore…io sono Tesoro, mi piaci quando mi chiami Tesoro

           Ormai…ci vediamo piu’ tardi...va bene io sto uscendo…(chiude)  Dai facciamoci

           forza…Adesso io vado, pare che ci stiamo tutti chiarendo, anzi facciamo una bella

           cosa, stasera festeggiamo uscendo tutti e sei assieme, e se qualcuno di loro, non

           vuole li costringiamo…(la altre annuiscono,  mentre escono)

Val.    Cè’ qualcosa che non mi convince, non riesco a capire, qualcosa che mi sfugge

           in questo dialogo che ho fatto poco fa…

Olg.    E’ l’amore che ci fa cambiare la chimica del cervello…(escono)    

 

S C E N A  XI°

(Marcello, Riccardo,Teresa, Olga,Valeria, Direttrice, Alberto, Comandante,Veronica)

Mar.    (Entra affaticato, distrutto, si asciuga tutto) Mamma mia, pi forza cià fici, certo

            ca sugnu un figghiu di bona matri, però tre fidanzate sono troppe…troppe! O

            meglio erano poche, si s’avissiru ristatu ognuna al proprio paese…(in quel momento

              entra Riccardo) Chi coincidenza! Tutti e tri ccà e prima o poi tu resti come un…

Mar.     Non mu diri ca u capivu…Senti io esco un attimo, mi porto solo due cellulari,

             l’altro lo lascio là dentro…(squilla il telefonino di Marc. è Valeria) Valeria Tesoro

             OH! Scusa, ti devo chiamare Amore…non puoi venire, peccato io sono gia al bar…

             Allora ci vediamo stasera…va bene ciao AMORE hai visto che ti ho chiamato

             Amore (chiude) meglio, cosi mi vedo con Olga ed ho più tempo…(chiama)

             Olga…Amore…oh! scusa , lo so ti devo chiamare Tesoro senti possiamo anticipare,

             io mi sono liberato fra mezzora Ci vediamo al solito posto…ciao (chiude) Menomali

             forse posso rimediare con tutte e da oggi in poi concentrazione massima non devo

             commettere più nessun errore...poso il cellulare, stavolta poso quello di Valeria (lo

             mette nel cassetto ma non si ricorda di spegnerlo)

Ric.      Io penso ca hai picca vita! (Marcello si tocca) Ma tu veru pensi ca si l’unicu furbu…

           

Mar.     Nesciu va asino tu mi fai incazzare…(in quel momento entra Teresa)

Ter.      Marcello, ma non eri fora…

Mar.     Arrivavu prorio ora e ti stava chiamnnu…guarda haiu puru u cellulari…

Ter.      U cellulari dell’omnitel, ma quannu mai mai chiamatu cu stu cellulari tu…

Mar.    (Imbarazzato) eh! Ogni tanto si capita…Gioia del mio cuore…sto andando

            Ad accompagnare mio fratello da un suo collega, vai a casa che torno subito.

 

Ter.     No, ti aspetto qua, nel frattempo viene tua madre e le faccio compagnia.

Mar.    Sei proprio una vera gioia. (escono)

Ter.     E’ proprio cambiato, non mi sembra più lui…Valeria mi ha detto che mi doveva

            parlare….(bussano, entra Valeria ed Olga) Olga pure tu ci sei.

Olg.    Valeria voleva che fossimo tutti e tre presenti…

Val.    Teresa, Olga, come faceva Riccardo a sapere che io sapevo che no è stato in nessun

           Ospedale? …Perchè Olga quando hai detto ad Alberto che io ero distrutta

           raccontandogli il fatto, subito dopo io ho parlato con Riccardo e lui prima di ogni

           cosa ha cercato di giustificarsi del perché non era in ospedale…ma lui come faceva

           a sapere che io sapevo? Chi gli e l’ha detto? Qualcuno vicinissimo a lui? O questo

           qualcuno può essere una doppia persona o una tripla…

Olg.    Valeria ma che vuoi dire? Pari ca stai scrivennu nna commedia, le commedie

            le scrive un mio caro amico Calogero Maurici, io ragiono…rifletto e deduco!

Ter.     Valeria,  tu sei abituata con tua padre, i carabinieri sono sempre sospettosi, quindi…

Val.     Ma ragionate…non vi sembra che ci siano troppe coincidenze?

Olg.     Effettivamente è vero, ma da qui a pensare che…mamma mia non è possibile…

Ter.     Marcello non mi farebbe mai una cosa del genere…voi non lo conoscete!

Olg.    Già non lo conosciamo...ma voi non conoscete Alberto….

Val.    Già non lo conosco…ma voi non conoscete Riccardo? O forse…

Olg. Ter.  O forse!..

Vale.    O forse tutti e tre conosciamo tutti e tre…o forse tutti e tre conosciamo uno solo

             che a sua volta questo uno solo si è diviso in tre, per tre ragazze che a sua volta

             è uno solo…

Ter.     Mi cunfunnivu!..

Olg.     Matri staiu avennu veramente dei dubbi!  

Val.     Non vi preoccupati, che se tutti questi indizi, coincidenze, queste stranezze,

           corrispondono al novantanove per cento di quello che penso io, lo scopriremo…

Olg.    Tu stai facendo capire che Riccardo, il mio Riccardo potrebbe essere Alberto?

Ter.    Tu stai facendo capire che il mio Marcello potrebbe essere Riccardo?

Val.    E che il mio Riccardo potrebbe essere Alberto e Marcello. (Ter. Si sente male)

Ter.   Non ci posso credere, non è possibile…(la fanno riprendere)

Val.   Olga, telefona al tuo Alberto, dato che avevi appuntamento e gli dici che hai avuto

          un contrattempo…(Olga telefona)

Olg.   Tesoro, dove sei…a metà strada? Senti io ho avuto un contrattempo, sto partendo

          con mia madre per Ribera e resterò almeno due giorni…c’è una mia zia grave

          (facendo le corna) non vedo l’ora di abbracciarti e rivederti…anzi vedi se puoi

           scappare tu per Ribera…va bene ciao Tesoro (chiude) Era addolorato…dicembre   

           che sta tornando…Teresa ora chiama tu… (Teresa prova)

Ter.    Marcello dove sei…stai ritornando a casa? Ma stai ritornando perché sapevi che ti

           stavo aspettando?.. Come mi prendi a casa mia e ci facciamo una passeggiata…

           Ma ti scordasti ca ti staiu aspittannu a to casa?!..Va beni ciao ti aspetto (chiude)

Val.    E’ troppo distratto, dimentica spesso, proprio come il mio Riccardo…           

Olg.    E proprio come il mio Alberto…(entrambe guardano Teresa che è ancora restia)

Ter.    Non mi guardati accussi, mi pari impossibile, sicuramente vi sbagliati.

Olg. Val.   Distratto…dimentica spesso… Proprio come il tuo Marcello.

Olg.    Valeria chiama tu ora, vediamo dov’è il tuo Riccardo e che ti dice.

Val.    Sicuramente avrà il telefonino spento…I (chiama, si sente squillare, non si rendono

           conto che squilla dentro il cassetto poi finalmente)

Olg.    Ma si sente ccà vicino, forse sta  arrivannu…

Val.    Ma strano, sentite anche voi…ma sti squilli si sentunu ccà dintra…

Ter.    (si alza, anche le altre cominciano ad ascoltare bene da dove arrivano gli squilli, poi Teresa apre il

              cassetto dove si trova il telefonino e lo prende…legge: WIND…Valeria Venuti…e si accascia su

              una sedia. Subito dopo Valeria prende il telefonino e legge )

Val.    Figlio di buona donna…Ha memorizzato il mio nome su Wind…doppia W

           Cioè Valeria Venuti…

Olg.    Ma lui ha Omnitel, noiu due abbiamo parlato sempre su Omnitel…(riflette) OLGA

           Omnitel…

Ter.     TIM…Teresa, picchissu avi atri telefonini…(entra in crisi) Disgraziato, disonesto,

             tre anni di fidanzamento… (le altre cercano di calmarla)

Olg.    Teresa anche noi siamo state prese in giro…

Ter.    Io è da tre anni che sono con lui, voi siete poche settimane…

Val.    Calma Teresa comprendiamo perfettamente…noi rimaniamo, fregate, deluse,

           amareggiate, traferite qui…ect...ect… ma sappiamo che quella che soffri di più sei tu

           la più disperata sei tu…ma devi capire che non ti merita…puoi se vuoi perdonarlo

           a te la scelta…però prima che arriva nascondiamoci, Olga metti la Wind di nuovo

           nel cassetto, sta arrivando, nascondiamoci  là dentro…e poi ad una a una gli

           facciamo la sorpresa…(entrano nella camere, stacchetto musicale e poi entra Marc. col fratello)

Mar.   Teresa…Teresa…mi dissi ca mi stava aspittannu…Matri mi paria c’avia essiri nana’

           Jurnata pisanti, inveci filau tuttu lisciu lisciu…Quando chiamo a Teresa…(telefona)

           Teresa…Gioia dove sei…Certo che non sbaglio più, ormai ti chiamo sempre

           gioia…sei in bagno? Qui a casa mia? (ride) e stiamo parlando al telefono a due

           metri di distanza? Ma che siamo spreconi…non trovi la carta igienica coi fiorellini?

           Guarda bene Amore….Gioia…Gioia…fai con comodo che ti aspetto. (Marcello nel

           frattempo telefono ad Olga) Riccardo vidi quannu trasi.

Ric.     Io palo non ne faccio a nessuno…specialmente sei si tratta di Teresa…anzi io staiu

            niscennu, vado in caserma e ritorno cu papà? (esce)

Mar.    (si siede e telefona ad Olga i modo frettoloso) Pronto Olga, sei gia in macchina,

            ma ti sento vicinissima, e l’amore che cambia la chimica del cervello e ci si sente

            vicinissimi…parlo sottovoce perché sono all’università, qui c’è un silenzio di tomba,

             non voglio che mi sentano. (in quel momento entra Teresa)

Ter.      Con chi parli cosi sottovoce…(Marcello mentre si era girato verso Teresa, in quel momento

               dall’altra porta entra Olga col telefonino )

 

Olg.      Pronto Alberto…non ti sento più…(Marcello si gira subito dal lato di Olga…) 

             Tesoro…Amore…Gioia…non ti sento più ma ti sto vedendo…(grande mimica di

                Marcello, ovviamente anche Teresa fa scena…delusa, distrutta, arrabbiata) Riccardo, perché

             non mi rispondi più…ah! Aspetta (Olga fa squillare il telefonino di Valeria dentro il cassetto,

                mentre Marcello ha gia capito tutto)

Mar.      Puru stu sbaglio fici…

Olg.      (con ironia) Pronto Alberto… (ora si ci mette anche Teresa)

Ter.       Pronto Marcello…(entra Valeria, ma Marcello a sua volta si era rigirato, Valeria prende il suo

                telefonino dal cassetto)

Val.       Non risponde perchè si chiama Riccardo…( Marcello si gira di scatto verso lei e si morde

                 le mani, in quel momento le tre ragazze si uniscono e cominciano)

Ter.      Ma che dici non risponde perché si chiama Marcello

Olg.     Pronto Alberto… Amore…oh! Scusa ti ho chiamato Amore, ma ti devo chiamare

            Tesoro… Va bene fra mezzora al bar…

 

Val.      Pronto RiccardoTesoro…oh! scusa ti dovevo chiamare Amoresei

            all’universitàdalle sei alle otto…va bene…va bene…ciao…

Ter.     (prima un po’ moscia) Pronto…Marcello (poi le due ragazza la smuovono facendole

              capire di essere più viva e più ironica) Pronto…Marcello…Marcello Alberto Riccardo

            (le  amiche ridono e le battono le mani) Tesoro…oh! Scusa… Amore…Oh! Scusa…io ti

             chiamo Gioia…andiamo al centro o a Taormina.(in quel momento entrano tutti ad uno a

               uno)    

Com.   Valeria non mi dire niente….sappiamo tutto, il collega Mezzatesta mi ha raccontato

             tutto…caro Marcello hai dimostrato di avere neppure un quarto di testa…

Dir.       Ed io che per la felicità di mia figlia ho affrontato tutti questi sacrifici. Marcello

             meno male che tua madre mi ha raccontato tutto, non sopportava più questo

             peso, menomale che hai una buona famiglia…forse anche tu sei un bravo ragazzo

             ma ancora devi maturare…

Com.     E tu che volevi entrare nei RIS…mia figlia si che può entrare nei RIS.

Alb.       Riccardo u papà è megghiu ca ci trasi tu nei RIS!

Com.     Non vogliamo ancora infierire, sappiamo che stai soffrendo, ma tu devi provare

             quello che abbiamo provato noi…le due ragazze con le quali ti volevi passare il

             tempo ma soprattutto questo splendore che da tre anni è con te…    

Mar.      Vi prego…perdonatimi tutti...ho sbagliato, sono pronto a rimediare…

Com.     E comu facennuti ziti cu tutti e tri?!

Mar.     Sono stato brutale, un latin lover cretinu…

Alb.      Un latin lover da strapazzo!

Mar.     Olga…perdono…

Olg.     OMINTEL…Per quanto mi riguarda io ho acquistato un’ amica, la tua Teresa, ma

             per  me tu non esisti più…peccato che Alberto non era tuo fratello che per testa e

             cuore non nni pigghiasti mancu un pilu…

Mar.    Valeria…perdono…

Val.      Wind…Per quanto mi riguarda, anche io ho trovato un’amica, per me tu non non

             esisti…peccato che quel Riccardo non era tuo fratello…e peccato che Riccardo

              questo Riccardo è tuo fratello e che l’ho conosciuto adesso…

Alb.      Si…Iddu è vero Riccardo ed è vero so frati!

Mar.     Teresa…perdono…

Ter.     TIM…io ti parlu in sicilianu…si iddi suffrreru, pensa io comu mi sentu, comu si

            sentiranno i mei genitori, ma si pi tri anni io non ti canuscivu bonu, fù megghiu

            ca ti canuscivu ora, mi staiu ripetennu  perdona…perdona…ma poi mi ripetu

            puru…Teresa ma tu voi stari cu unu accussi…ca non capisci il vero sentimento

            dell’amore, l’amore che deve fare superari tutti l’ostacoli chi capitanu fora,

            in famiglia; io vogghiu truvari a unu chi capisci chi significa AMORE

            Pi quantu mi riguarda, anche io ho trovato due amiche, peccato che Marcello

            non è Riccardo,  i tuoi genitori li vorrò sempre bene, tu per me non sei mai esistito, ti

            rimuovo dalla mia mente, dal mio cuore, dalla mia vita…

Mar.     (distrutto, affranto dal dolore, ma consapevole di aver sfatto soffrire non tre  ragazze ma tutti si

                siede) Avete ragione, ho imparato una lezione, una lezione di  vita, che da quella che

             a un ragazzo può sembrare una cavolata, una ragazzata, poi si trasformano in

             sofferenze.

Com.    Caro Marcello…CHI TROPPO VUOLE NULLA STRINGE!

Dir.      Caro Marcello…cu voli giucari cu tri mazzi di carti  prima o poi veni scoperto!

               

Alb.       Caro figlio mio, cu fìvoli fari u ‘mbrughiuni, non ci rsta mancu l’assu di bastuni!

Ver.       Caro figlio mio, le cose belle si apprezzano quannu non l’avemu cchiù…

Ric.        Caro fratello, esseri troppu scaltri a volte si ponnu chiuderi le porte!

Ter.        Caro Marcello…

Olg.       Caro Alberto…

Val.       Caro Riccardo…

                                                                  (insieme tutte e tre)

                                    TRE FIDANZATE SONO TROPPE!

                                               (tutti fermi, musica, sipario o luci)

Scritta ad Aprile del 2007 in due ore e dici minuti un atto; ripresa il 7 Maggio

Il secondo atto e finito in due ore e quaranta.

Per ogni rappresentazione è necessaria l’autorizzazione dell’autore e dell’elaboratrice.

                                             

                                                       Telefono   autore 090/638009 ------3393359882

(di solito dedico un mio lavoro a più persone di teatro o al di fuori di teatro, il primo spazio stavolta

   è per degli attori ma soprattutto degli amici di cui oltre a condividere l’immenso Amore per il teatro,

   condividiamo aspetti umani che sono di gran lunga più importanti. Ovviamente questo lavoro sarà in

   prima assoluta  a Catania e subito dopo a Messina dalla compagnia IL Nuovo carrozzone.

Dedicata: Perché oltreal rapporto di amicizia, credono fortemente nei miei lavori, ringraziando

                   Antonio Stivala di avermi detto: che non ha mai conosciuto un autore più umile di me e, che

                   in me vede, la correttezza, la lealtà, la purezza, non solo teatrale ma umana. Antonio ha visto

                   a Messina il pubblico che mi segue, della stima, al di là dell’artista a suggellare su di me,

                   proprio il suo pensiero della moglie Pina ed di tutto il suo gruppo.  Caro Antonio di

                   questo ringrazio prima Dio e poi la mia famiglia.( per le altre dediche voglio aspettare)

                    

Ad Antonio Stivala alla moglie Pina, a Santo Mirabella ed a tutta l’associazione In Nuovo Carrozzone (Ct)

A Pippo Luciano, alla moglie Antonella ed i suoi figli; grandi amici, veri amici, che da anni  siamo in sintonia perfetta, questo significa che quando si incontrano persone meravigliose in qualsiasi momento

della propria vita, bisogna aprire il proprio cuore a chi merita; io e la mia famiglia e loro è incredibile come mai in tanti anni non abbiamo mai avuto una piccolissima parola per offenderci anche solo cinque minuti e poi chiarire. Capisco è una cosa anomala, “mi piacerebbe” qualche volta avere per cinque minuti una parolina e poi riabbracciaci più forte di prima, perché questa solo questa è vera amicizia. Però considerato che non capita, meglio cosi, vuol dire che buon senso, intelligenza, testa, rispetto reciproco ma soprattutto CUORE prevalgono in entrambe le nostre famiglie. Tutti i sentimenti esistono, pochi ma esistono.

    (Vi vogliamo un gran bene)   

  A Giuseppe Mannella di Serradifalco, persona umile e generosa e grande artista.