Tre mogli per un marito

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Teatro Comico Italiano

TRE MOGLI PER UN MARITO

COMMEDIA IN DUE ATTI

Autore:

Camillo Vittici

Iscrizione S.I.A.E. N.118123

PERSONAGGI

Giulio e Sergio (sempre lo stesso)

Fratelli gemelli

Lucy

Moglie di Sergio

Martina

Moglie di Giulio

Berta

Madre di Martina

Silvia

L’ultima moglie

Dr.Siringa

Un medico

Antonio Manetta

Un poliziotto

                                     La storia si svolge

                            In una stanza d’appartamento

La storia

In un incidente aereo sono coinvolti due fratelli gemelli, due vere gocce d’acqua. Entrambi, dopo il trauma, sono colti da amnesia. Il primo, Sergio, non riconosce la propria moglie ed è impossibile anche per questa identificarlo. Finirà in una casa di cura per ammalati mentali. Il secondo, Giulio, che nel frattempo sta guarendo dall’amnesia, arriva a casa con una nuova moglie. Tenendo furbescamente nascosta la propria identità, approfitta della situazione per prendere possesso della casa e diventare il classico gallo nel pollaio.

PRIMO ATTO

MARTINA: (Camminando nervosamente). No, non può essere vero! Non può! Ma Signore, perché hai permesso una cosa simile? Quello che è sconsolante che ancora non si sa nulla, nulla! Ma perché proprio quell’aereo? Proprio quello! Che fine avranno fatto? Glielo dicevo sempre io… Giulio, non prendere quel coso lì che vola sull’aria, prendi la corriera; magari arriverai più tardi, ma i piedi li hai per terra. E lui, quel tanghero, si è lasciato convincere da suo fratello…

LUCY: (Entrando trafelata). Martina, ho delle novità!

MARTINA: Dimmi Lucy! Questa attesa mi fa morire

LUCY: Sembra che l’aereo si sia spezzato in due e che i passeggeri in coda si siano salvati, o almeno quasi tutti

MARTINA: Beh, è già qualcosa, ma non basta; dobbiamo sapere di più

LUCY: Come possiamo sapere se Giulio e Sergio erano sul davanti o dietro l’aereo?

MARTINA: Comunque una certa percentuale di probabilità che si siano salvati ora c’è. Povero Giulio…

LUCY: E povero Sergio. E chissà che spavento si sono presi se hanno la fortuna di essere ancora vivi. Comunque non disperiamo; non ci rimane che attendere.

MARTINA:  Qualcuno ci vorrà, prima o poi, farci sapere qualcosa

LUCY: E pensare che Sergio aveva il terrore dell’aereo; non so, non so proprio come si sia deciso a salirci

MARTINA: Beh, anche per Giulio era la stessa cosa. Dopo tutto non sono gemelli per niente

LUCY: Non solo gemelli, ma due gocce d’acqua. Stessa altezza, stessa corporatura, stessa voce, stesso modo di camminare e, cosa straordinaria, stessa scrittura. Nessuno è mai riuscito a distinguerli. Lo sai benissimo cosa combinavano a scuola… Uno studiava una materia e l’altro l’altra e, quando venivano interrogati, ognuno di loro usciva due volte, tanto chi riusciva a vedere la differenza?

MARTINA: Lo sai bene che ogni tanto uno prendeva il posto dell’altro anche con noi due. Ed era veramente difficile riuscire a sapere con quale dei due uscivamo. Comunque poi ci siamo sposati e da allora non penso ci abbiano ancora fatto dei simili scherzi. C’è da dire che erano davvero spassosi

LUCY: Sicuramente hanno preso tutto da loro padre. Te l’ha raccontata Giulio la scena che ha fatto quando sono stati partoriti?

MARTINA: No, questa non la so

LUCY: Quando l’infermiera li ha portati entrambi a farli vedere al padre, quello, serio serio, le dice; “Prendo quello di destra, tanto l’altro è uguale”

MARTINA: E quando da ragazzi rompevano qualche vetro con una pallonata? Si incolpavano l’un l’altro, tanto nessuno è stato mai capace di sapere chi fosse stato veramente

LUCY: Oddio, c’è da dire che il tuo Giulio è un po’ meno sveglio di Sergio…

MARTINA: Perché dici questo Lucy?

LUCY: Perché qualche volta si dimentica il compleanno del fratello

MARTINA: Beh sai, loro lo compiono solo una volta all’anno ed è facile dimenticarsi…

LUCY: Eppure a me sembra strano che qui non si faccia vivo nessuno

MARTINA: Qualche notizia ce la dovrebbero ben dare… Comunque tu potresti attaccarti al telefono e contattare l’aeroporto, la Questura, che so…

LUCY: E perché non lo fai tu?

MARTINA: Lo sai bene Lucy che facciamo una gran fatica a pagare la bolletta del telefono. Io non lavoro, Giulio è impiegato a singhiozzo in un Call Center; in poche parole in questa casa non c’è mai un soldo. Beata tu che sei ricca; l’ha trovato giusto il filone il tuo Sergio. Una grossa vincita al Superenalotto, l’acquisto di azioni fortunate, la fabbrichetta e gli affari gli sono andati a gonfie vele. Gemelli sì, ma non di portafogli. Se non fosse stato per Sergio che gli ha generosamente offerto questo week end assieme Giulio non avrebbe certo potuto pagarselo il viaggio. (Suona il telefono). Pronto; sì, sono la signora Bianchetti. Come dice? Oddio che emozione! È vivo? Non importa se è malconcio, l’importante che torni. Davvero? Ma questo è bellissimo! Quando? Arriverà fra poco? Grazie! Grazie per la felice comunicazione!

LUCY: Dimmi Martina, non farmi stare sulle spine

MARTINA: Uno si è sicuramente salvato! Grazie Signore! Grazie per avermelo restituito

LUCY: Quindi vuol dire che… il tuo Giulio se l’è cavata…

MARTINA: Adesso che mi fai pensare non mi hanno detto a chi dei due si riferivano… Mi hanno detto che il signor Bianchetti è uno dei sopravvissuti

LUCY: Ma non ti hanno detto se era Giulio o Sergio Bianchetti?

MARTINA: No, o forse sì, ma nell’agitazione del momento non ricordo

LUCY: Quindi potrebbe essere anche il mio Sergio! Dai, forza, ritelefona subito e fattelo ripetere

MARTINA: Ma che ne so io da che numero hanno chiamato?

LUCY: Questa incertezza mi sta uccidendo

MARTINA: A chi lo dici… Comunque hanno aggiunto che fra poco lo porteranno qui a casa con un’autoambulanza poiché fisicamente ha riportato solo qualche graffio e qualche ammaccatura

LUCY: Questa attesa mi sembra come una roulette russa… Chi lo sa quale sarà dei due… Ma… mi viene un dubbio Martina

MARTINA: Quale dubbio Lucy?

LUCY: Qualcuno doveva ben saperlo di chi si trattava se ti hanno telefonato. Ti avranno detto da dove telefonavano

MARTINA: A dire la verità qualcosa hanno detto… Cardinale? Quirinale?

LUCY: Non penso che ti abbia telefonato il Vaticano o il Presidente della Repubblica. Il Viminale forse? Di solito è da lì che seguono certe vicende

MARTINA: Forse quello… Qualcuno avrà dato loro il numero di telefono… l’indirizzo non è un problema… viviamo nella stessa casa. Io di sotto e tu di sopra

LUCY: Stiamo tranquille o, almeno, cerchiamo di esserlo. Fra poco lo sapremo.

MARTINA: Signore, fa che sia Giulio

LUCY: Signore, fa che sia Sergio. (Suono di campanello). Oddio, sono qui. (Corre alla porta. Un poliziotto accompagna Sergio. Qualche benda e cerotto. Le due donne gli corrono incontro. Ognuna delle due lo chiama col nome del proprio marito. Lo fanno sedere su una poltrona)

MARTINA: Giulio, stai bene?

LUCY: Sergio, dimmi che stai bene!

MARTINA: Il mio Giulio è tornato!

LUCY: Veramente è il mio Sergio che è tornato

MARTINA: Tu sei Giulio vero? Non potrei sbagliarmi. Il cuore mi dice che è Giulio

LUCY: No, Martina, ti sbagli. È sicuramente Sergio; vuoi che non lo riconosca dopo tutti questi anni della nostra vita in comune?

MARTINA: Guarda che ci siamo sposate nello stesso giorno e anche noi siamo sposati quanto voi. Dai Giulio, di’ qualcosa. (Sergio si guarda attorno smarrito). Scusi, ma lei chi è?

MANETTA: Sergente di Polizia Antonio Manetta. Ho avuto l’incarico di portare alla propria abitazione il signor Bianchetti. Devo purtroppo comunicarvi che c’è un piccolo problema gentili signore…

LUCY: Stia tranquillo che il problema lo risolviamo noi. Non gli sarà difficile riconoscere chi è sua moglie. Vero Sergio?

MARTINA: Su Giulio, non farci aspettare

MANETTA: Scusate se intervengo di nuovo… C’è un piccolo problema che non è proprio così piccolo…

LUCY: Ho capito; che stupida non averlo capito prima… La mancia. Ecco 50 euro buon uomo e grazie per avercelo condotto qui. Sa per caso dove si trova l’altro gemello?

MANETTA: No signora, la mancia non centra proprio e questo è il mio lavoro. Sono pagato per questo. Comunque si da il fatto che all’unità di crisi del Viminale hanno dato lettura della lista dei passeggeri e nell’elenco figurava solo un signor Bianchetti, non due

LUCY: E come hanno fatto ad arrivare a noi?

MANETTA: L’hanno desunto dalla carta di identità che purtroppo è andata quasi interamente bruciata nell’incidente. Hanno potuto leggere solo il cognome e l’indirizzo

MARTINA: Solo il cognome? Il nome no?

MANETTA: Ripeto, solo il cognome e l’indirizzo, il resto si è bruciato. Anche la fotografia si è salvata

MARTINA: Quella è la meno importante; visto come si assomigliavano dal fotografo di solito andava solo uno

LUCY: Come sarebbe a dire che nella lista dei passeggeri ci fosse un solo Bianchetti?

MANETTA: Si può spiegare col fatto che il biglietto è stato acquistato da una sola persona

LUCY: Qui c’è qualcosa che non va, c’è puzza di bruciato

MARTINA: Altrochè se c’è puzza di bruciato; senti come Giulio puzza di bruciato

MANETTA: Non dimentichiamoci che l’aereo nell’atterrare ha preso fuoco ed è già una fortuna che sia sopravvissuto. Comunque io il mio compito l’ho portato a  termine. Signore prendo congedo. Vi porgo i miei auguri più sinceri per una veloce ripresa del vostro parente. (Ringraziano e il poliziotto saluta ed esce)

LUCY: Adesso veniamo a noi. Sergio, non pensi che tu ci debba dire qualcosa?

MARTINA: Non sarebbe ora di parlare Giulio?

LUCY: Ma insomma, chi sei dei due?

MARTINA: Non ti pare che siamo state in pena oltre ogni limite? Ma chi sei santo cielo!

SERGIO: Chi… chi siete?

MARTINA: Come… come chi siamo? D’accordo che te la sei passata brutta e sei diventato tutto sciocco…

LUCY: Macchè sciocco Martina; si dice che ha avuto uno choc! Ma non riconosci Lucy, la tua Lucy Sergio?

MARTINA: Senti Giulio, riesci a vedere la tua Martina? Sono io Giulio, sono Martina…

SERGIO: Dove… dove sono?

MARTINA: Ma sei a casa tua, non la riconosci? Toh, guarda, è la fotografia del giorno in cui ci siamo sposati

LUCY: Veramente, se fosse Sergio, casa sua è al piano di sopra, non qua

SERGIO: Chi… chi sono io?

LUCY: Ma sei Sergio, possibile che non ti ricordi

MARTINA: Senti Giulio, non fare scherzi alla tua Martina. Cos’è questa storia?

LUCY: Martina, mi viene un atroce dubbio…

MARTINA: Dubbio su cosa Lucy?

LUCY: Non è che quel piccolo problema che ci voleva dire quel poliziotto fosse che… O Dio mio, non sarà vero…

MARTINA: Scusa Lucy, cosa vuoi dire? Che Dio non è vero?

LUCY: Non centra Dio Martina… Vuoi vedere che Sergio…

MARTINA: Vorrai dire Giulio…

LUCY: Insomma… che questo qui, Sergio o Giulio che sia, è stato colpito da amnesia?

MARTINA: Ma no, magari da una valigia che è caduta dal portacosi sopra la sua poltrona, non da quella cosa lì, la frenesia…

LUCY: Amnesia, non frenesia! Svegliati Martina! Lui ha perso…

MARTINA: Lo so, il passaporto e magari anche suo fratello

LUCY: No! Vuoi star zitta un momento? Ha perso la memoria!

MARTINA: Quindi vorresti dire che non sa chi è lui, chi siamo noi, dov’è la sua casa…

LUCY: Oh, finalmente ci sei arrivata!

MARTINA: Ma come facciamo a sapere se è Sergio o Giulio?

LUCY: Mica facile! Sono due gocce d’acqua. Se ti dico che anche per noi non è mai stato facile distinguerli… Te lo ricordi tutte le volte che ci hanno raccontato che neanche la loro mamma riusciva a capire chi fosse l’uno e chi fosse l’altro? Uno lo vestiva sempre di blu e l’altro di marrone

MARTINA: E loro, quei balordi, ogni tanto si scambiavano i vestiti e la confusione era totale. E adesso cosa facciamo?

LUCY: Cosa facciamo… E’ una parola… Comunque per me è Sergio

MARTINA: Ti sbagli, sicuramente è Giulio

LUCY: Ma l’altro dove sarà?

MARTINA: Vorrei saperlo anch’io dove si trova tuo marito

LUCY: O il tuo…

SERGIO: Ho sete

LUCY: Trovata la soluzione! Di solito il mio Sergio, quando aveva sete, si beveva un’aranciata

MARTINA: Mentre invece Giulio non rinunciava mai ad una birra. Vediamo cosa sceglie e magari riusciamo a capire…

MARTINA: Giusto; tutto giusto

LUCY: Dai Martina, porta due bicchieri; uno con l’aranciata e l’altro con la birra. Finalmente capiremo con chi abbiamo a che fare. (Martina esegue. Ognuna delle due tiene in mano uno dei bicchieri)

LUCY: Su caro, scegli quello che ti va di più. La vuoi Sergio la tua solita aranciatina?

SERGIO: (Annusa). Ma che schifo! Cos’è questa roba?

MARTINA: Ci siamo! Ci siamo! Non ti andrebbe, invece, Giulio una delle tue birrette preferite?

SERGIO: (Annusa). Ma cos’è questa porcheria? Acqua, solo acqua. Voglio solo acqua. (Gliela portano). Che buona l’acqua…

LUCY: Certo che non pensavo che ce lo restituissero in queste condizioni così disastrate. Sembra uno zombi… Comunque, dopo averlo guardato bene per filo e per segno, io direi che è il tuo Giulio, per cui te lo puoi tenere

MARTINA: E no, mia cara; e se fosse Sergio? Anzi, a me pare proprio di riconoscere che è il tuo Sergio, per cui te lo tieni tu fino a completa guarigione. Anzi, portatelo pure di sopra. (Entra Berta)

BERTA: Appena ho saputo della notizia sono subito corsa qui. La mamma deve essere sempre accanto alla figlia, sia nelle gioie che nelle disgrazie

MARTINA: Ciao mamma. Hai visto chi c’è?

BERTA: Oh eccolo qui il mio caro… il mio caro… Chi è dei due?

MARTINA: Ma come, non lo riconosci? Dai, è facile; basta un’occhiata!

BERTA: Ma certo, chiaro, chiarissimo! Ciao, come stai… ma è Sergio o è Giulio? Dai, dimmelo tu, fortunato scampato al disastro aereo

SERGIO: E questa chi è?

BERTA: Come chi sono? Non mi riconosci? E sì che mi hai visto infinite volte. Ma gli è capitato qualcosa al cervello? Sono la Be… la Be…

SERGIO: Ora… ora mi sembra di ricordare… Sì, quando ero piccolo…

BERTA: Bravo, bravo… Avanti, cerca di ricordare… Chi sono io?

SERGIO: Tu sei la Be… La Befana!

BERTA: Macchè befana, sono la Berta, la tua carissima e adorata suocera se sei Giulio… e, se invece non sei Giulio…

LUCY: E chi lo sa chi è dei due

SERGIO: La Befana vien di notte con le scarpe tutte rotte…

MARTINA: Dai, forza Giulio che la memoria ti sta ritornando

LUCY: Forza, ancora un piccolo sforzo… Tu sei… Tu sei…

SERGIO: Sei… sette, otto, nove, dieci. Sono stato bravo signora maestra?

MARTINA: Eh, ciao, buonanotte!

SERGIO: La Befana vien di notte con le scarpe tutte rotte, con le toppe alla sottana, viva viva la Befana

MARTINA: Andiamo bene…

LUCY: Di bene in meglio…

BERTA: Comunque mi sembra che riesca a ricordare qualcosa di quand’era piccolo per cui potremmo sfruttare questa finestra della sua memoria per sapere qualcosa di più. Forse ho trovato la soluzione… Lasciate fare a me. Senti un po’; ti ricordi se hai un fratello?

SERGIO: Sì, un fratello, fratello gemello; come me

BERTA: Bravo, e ti ricordi come lo chiamavi tuo fratello?

SERGIO: Certo che me lo ricordo… Lo chiamavo… Lo chiamavo…

BERTA: Lo chiamavi…

SERGIO: Lo chiamavo con un fischio!

BERTA: Ma no, quale era il nome di tuo fratello?

SERGIO: Forse… forse Sergio

MARTINA: Evviva! Allora tu sei Giulio!

SERGIO: Forse… forse Giulio

LUCY: Ma tuo fratello si chiamava Giulio o Sergio?

SERGIO: Adesso mi sembra di ricordare… Eravamo due gemelli, sì, due gemelli. Uno era Giulio e uno Sergio. Ma io… io chi sono?

BERTA: O Madonna benedetta! Siamo daccapo! E adesso chi se lo tiene questo?

MARTINA: Non vorrai che mi tenga in casa il marito di Lucy se questo è Sergio

LUCY: E nemmeno io; mica mi porterò a letto tuo marito se questo è Giulio

BERTA: Cerchiamo di trovarla però questa soluzione. A me viene in mente una storiella che potrebbe fare al caso nostro… Due fratelli contadini che abitano nella stessa cascina acquistano al mercato due cavalli; si pone subito il problema di come riconoscere quello dell'uno da quello dell'altro. “Io direi di tagliare la coda” dice il primo al fratello, così li riconosciamo! Proposta accettata, zacchete, ciascuno taglia la coda del suo e .. sono al punto di prima. Tagliamo la criniera, così distinguiamo l'uno dall'altro! ....zac zac zac zac ... entrambi tagliano la criniera del proprio... e sono al punto di prima. Oh caspita, e che si fa, ora? Tagliamo una gamba, così riconosciamo l'uno dall'altro! E si stanno accingendo a questa operazione quando si avvicina il vecchio padre e chiede che cavolo stanno facendo. Eh, dobbiamo tagliare una gamba per distinguere il cavallo di uno dal cavallo dell'altro. Ma perché- dice il padre, uno non si tiene il cavallo nero e l’altro quello bianco ? Capito cosa voglio dire?

MARTINA: Io mica tanto…

LUCY: A me, invece, sembra di aver capito; vuol dire che qualche differenza fra i nostri mariti ci deve pur essere

BERTA: E brava Lucy! Ma possibile che uno dei due non avesse qualche segno, anche piccolo piccolo, che conoscevate solo voi?

MARTINA: Ma certo; che stupida a non pensarci! Giulio aveva una fragola rossa sul sedere, proprio sulla parte destra

BERTA: E allora cosa aspettiamo? Forza Martina, guardagli il sedere

LUCY: Eh no, carissime! E se fosse Sergio? Io non permetterei a nessuno di guardare il sedere di mio marito. E poi, se proprio lo volete sapere, anche il mio Sergio aveva la stessa voglia di fragola rossa sul lato destro del sedere

BERTA: Per cui… prova totalmente invalida! Dovremo trovare un’altra soluzione

LUCY: Io direi di fare un altro tentativo; ho l’impressione di aver trovato il sistema giusto e infallibile. Ricordi Martina qual era l’esclamazione ricorrente di Giulio quando aveva… che ne so… un piccolo infortunio o qualcosa che gli procurava dolore?

MARTINA: Ma certo! Gliel’ho sentito dire mille volte. Ogni volta che c’era qualcosa che non andava Giulio sbottava con un: “Porca miseria”. Però non capisco…

LUCY: Lo capirai fra poco. Passagli dietro; senza farti accorgere strappagli un ciuffo di capelli. Se esclamerà “Porca miseria” sarà sicuramente Giulio, ma se dirà “Porco diavolo” avremo la prova inconfutabile che si tratterà di Sergio

BERTA: Ben detto! Questa sarà la prova regina

MARTINA: Io non ho ancora capito cosa centra l’ape regina…

LUCY: La prova regina è la prova che ci dirà con esattezza con chi abbiamo a che fare. Sei pronta Martina?

MARTINA: Pronta! Strappo?

BERTA: Forza, cosa aspetti? Un bello strappetto e via. (Martina esegue)

SERGIO: (Esclamando). Porca miseria!

MARTINA: Avete sentito? Ha detto “Porca miseria”. È lui, è Giulio! Evviva! È lui!

BERTA: Io però direi che è necessaria una controprova. Dagli ancora uno strappetto Martina

MARTINA: Sono pronta; vado?

BERTA: Vai!

SERGIO: (Esclamando). Porco diavolo!

LUCY: Che sia Sergio invece?

BERTA: No, mie care ragazze; anche questa prova è stata un fallimento totale. (Campanello)

MARTINA: E adesso chi è? Arrivo! (Esce e rientra con il poliziotto)

MANETTA: Dal Viminale chi è giunto un fax. È la copia di una lettera che è stata rinvenuta in una delle tasche del suo cappotto, un loden blu scuro, o da quel poco che si è salvato dal fuoco. Si presume che possa essere utile per identificare il soggetto. L’originale vi sarà spedito per posta ordinaria direttamente qui a casa. Ho anche l’incarico di informarvi che un medico verrà oggi a controllare e constatare le condizioni di salute del qui presente signor… lasciamo perdere… e programmare le cure del caso. Ho svolto il mio compito e prendo licenza

MARTINA: Scusi, ma di che licenza parla? Quella di caccia, di pesca…

BERTA: Ma che imbranata di figlia che mi sono fatta! Tutta suo padre! Prendere licenza vuol dire uscire, partire, andarsene. La ringraziamo signor poliziotto

MANETTA: Dovere signora! (Saluta ed esce)

LUCY: Una lettera… questa potrebbe risolvere il nostro problema. Magari era indirizzata al mio Sergio

MARTINA: O al mio Giulio…

BERTA: Dalla qua; io sono l’arbitro imparziale e la leggo io

LUCY: C’è l’indirizzo sulla busta?

BERTA: No, c’è l’intestazione del Ministero. Leggo? Sì, leggo. “Mio caro, adorato usignolo del mio cuore…

MARTINA: Usignolo? Non è che l’abbiano spedita a un negozio di uccelli?

BERTA: Ma vuoi star zitta Martina? Prima leggiamo tutto, no! Allora… Mio caro, adorato usignolo del mio cuore… Non vedo l’ora di poterti riabbracciare e passare qualche ora fra le tue braccia. Sono tutta un fuoco. Silvia”. (Dopo qualche istante di profondo silenzio…)

LUCY: Silvia… Tu conosci qualche Silvia Martina? Una che è tutta un fuoco?

MARTINA: Veramente sì… la conosco… Ma quella che conosco io non ha bisogno dei pompieri…

LUCY: Quindi, se la conosci, vorrebbe dire che questa lettera è stata mandata a… Giulio

MARTINA: Mah, non penso che Giulio avesse qualcosa a che fare con la Silvia delle Passere…

BERTA: La Silvia delle Passere? Vuoi dire… vuoi dire…

MARTINA: Sì, la Silvia delle Passere, la perpetua di Don Rinaldo, il nostro prete

BERTA: Ma quella avrà più o meno 80 anni!

LUCY: E allora no, non deve essere lei

MARTINA: Tu conosci qualche Silvia Lucy? Magari una Silvia con meno di 80 anni? Magari tutto un fuoco?

LUCY: No, decisamente no! Nessuna Silvia che va a fuoco!

BERTA: Però mi darete atto che qui sorge un altro problema

LUCY: Come se non bastasse quello che abbiamo già…

BERTA: Uno dei due vostri mariti, questo qua giusto per essere precisi, se la faceva con una certa Silvia. Chiaro fin qui?

MARTINA: Ma io ti spacco il muso bastardo che non sei altro!

LUCY: E io ti taglio… lo so io quello che ti taglio!

BERTA: Calma ragazze! Intanto non sappiamo ancora con chi dei due abbiamo a che fare. Quando lo sapremo… se sarà Giulio Martina è autorizzata a spaccargli il muso, se sarà invece Sergio Lucy sarà autorizzata a tagliargli… quello che gli voleva tagliare. Ma adesso non si può fare proprio niente di niente. Però c’è una cosa da dire… La lettera l’hanno trovata in una delle tasche di un cappotto blu scuro. Chi indossava quel cappotto?

LUCY: Tutti due; Sergio ne aveva regalato a Giulio uno uguale al suo il giorno del loro compleanno

BERTA: Ci vorrebbe un’altra idea… Però… aspettate, questa dovrebbe essere quella risolutiva

LUCY: Speriamo che almeno questa funzioni…

 (Rivolgendosi all’uomo). Senti un po’ bell’uomo, non è per caso che tu conosci o hai conosciuto una certa Silvia?

SERGIO: Oh sì, Silvia… Mi ricordo… Mi sembra di ricordare bene…

BERTA: E allora tira fuori tutto quello che sai su questa Silvia

SERGIO: Silvia, rimembri ancora quel tempo della tua vita mortale, quando beltà splendea negli occhi tuoi ridenti e fuggitivi, e tu, lieta e pensosa, il limitare di gioventù ...

MARTINA: Ma che cazzate stai dicendo? Cos’è ‘sta roba?

LUCY: Semplice… Siccome ricorda solo le cose del passato gli è tornata in mente una poesia del Leopardi che deve aver studiato a scuola

MARTINA: Ma cosa centrano i leopardi, i giaguari e non so quale altra bestia con quello che gli abbiamo chiesto?

BERTA: Tutto da rifare ragazze, qui non si cava un ragno dal buco. (Campanello)

MARTINA: Oggi c’è più movimento qua che in una stazione ferroviaria. (Esce e entra col medico)

DR.SIRINGA: Buongirno signore, immagino che la mia visita vi sia stata preannunciata. Piacere signora… piacere… piacere… Sono il dottor Girolamo Siringa e vengo, su incarico della Prefettura, a visitare il qui presente sopravvissuto signor… Mi volete per cortesia dire il nome del paziente?

MARTINA: Bella parola; fosse facile…

LUCY: Fosse possibile…

DR.SIRINGA: Comunque devo svolgere il mio incarico. Vediamo… Vedo che le ferite e le contusioni sono state già medicate in altra sede. Ad occhio e croce direi che non presenta sintomi riferibili a patologie certe…

SERGIO: Chi sei tu?

DR.SIRINGA: Ma sono un medico; sono venuto appositamente per constatare il suo stato di salute. Un dottore insomma… Riesce a capirmi?

SERGIO: Sì, un dottore… Adesso ricordo…

LUCY: Lo lasci parlare dottore, magari ci vuol dire qualcosa, qualche ricordo personale, qualche malattia che l’ha colpito in passato, può essere utile… Cosa ti ricorda il dottore caro?

SERGIO: Ambarabaciccicoccò, tre civette sul comò, che facevano l'amore con la figlia del dottore. Il dottore si ammalò. Ambarabaciccicoccò!

DR.SIRINGA: Ma… ma questo cosa vuol dire?

BERTA: Se non lo sa lei che è il dottore…

DR.SIRINGA: Ma si comporta sempre così?

LUCY: Sempre no, ma da una mezz’oretta sì

MARTINA: Insomma, da quando ce l’hanno scaricato qui

DR.SIRINGA: Sia ben chiaro che qui a casa, in queste condizioni, non ci può stare. Il signore necessita di un ricovero immediato. La diagnosi è semplice e lapalissiana… O è amnesia o è pazzia. In entrambi i casi dovrà farsi un lungo periodo di degenza per poter porre una diagnosi accurata e una terapia ad hoc

MARTINA: Cosa centrano le oche dottore con il mio Giulio?

DR.SIRINGA: Ad hoc, signora, vuol dire una terapia mirata, giusta e consona al suo stato di salute mentale. (Al cellulare). Agente, avverta il conducente della lettiga che mi ha portato qua che c’è un paziente da trasportare immediatamente. Ora la portiamo con noi buon uomo. Salutatelo pure signore; penso che sarà assente per parecchio tempo

MARTINA: Ciao Giulio, tesoro mio

LUCY: Ciao Sergio, mio grande amore

BERTA: Ciao uomo misterioso, chiunque tu sia!

SECONDO ATTO

(In scena il Dr.Siringa e Martina)

DR.SIRINGA: Come le stavo dicendo, signora Martina, lei o la signora Lucy dovete rendervi conto che vostro marito… insomma il marito di una delle due, è come se per voi non esistesse più. Lui si farà in Istituto la sua vita da smemorato e voi…

MARTINA: E noi una vita da vedove. Più chiaro di così… Uno rincoglionito e uno chissà dove sarà finito. Io farò la vedova povera in canna e l’altra quella allegra visto che economicamente non ha tanto freddo

DR.SIRINGA: Vedo che il concetto l’ha assimilato, mi fa piacere

MARTINA: A lei farà piacere, ma a me mica tanto. Miglioramenti niente, vero?

DR.SIRINGA: Temo di no signora; pensi che un giorno mi chiede se sono Babbo Natale, un giorno Geppetto e l’altro San Pietro

MARTINA: Ah, siamo proprio messi bene

DR.SIRINGA: Comunque, trovandomi a passare da queste parti, mi è sembrato opportuno farle visita e spiegarle la situazione. Penso di essere in ritardo e non mi resta che andarmene. Un cordiale saluto a lei e alla signora Lucy con l’augurio che possa tornare anche il fratello

MARTINA: Beh, almeno, se tornasse quello, sapremmo finalmente chi è l’altro. Grazie dottore per la premura. (Il dottore esce. Martina passeggia nervosamente). Ma come si può, dico io, come si può sentirsi vedova quando un marito esiste? Sola, abbandonata, senza il mio Giulio che ogni sera, ogni notte mi teneva compagnia. Lo sogno ogni notte mentre lui, quello smemorato del cavolo, se ne sta là tranquillo e beato a godersi quel bel giardino, quella sua cameretta, assistito e riverito… E per di più tutto gratis! Almeno l’avessero lasciato qui con me; con i soldi dell’assicurazione avrei potuto accudirlo io e sarebbe pure avanzata una bella sommetta. E così doppio lavoro mi devo fare per riuscire a tirare avanti. Quella di sopra no, quella sta bene. Con tutto il denaro che ha e che Sergio si è guadagnato la vedova allegra se la fa davvero. Dove sei Giulio? Sei tu quello che è in ospedale per lungodegenti o invece sei chissà dove? Sei vivo rincoglionito o sei morto defunto chissà dove?

LUCY: (Entrando). Parli da sola Martina? Stai dando i numeri?

MARTINA: No, però i numeri li ho giocati, ma niente da fare.

LUCY: Ma di che numeri parli?

MARTINA: Del lotto, no? 48 il morto, 17 la disgrazia, i gemelli 27 e 55 lo smemorato, ma purtroppo la fortuna non vuole decidersi ad entrare in questa casa

LUCY: Ma su che ruota l’hai giocata?

MARTINA: Su tutte le ruote

LUCY: Perché su tutte le ruote?

MARTINA: Perché uno dei nostri mariti, e proprio quello che ci hanno portato, non aveva tutte le rotelle a posto e quindi ho giocato su tutte le ruote

LUCY: Chissà che fine avrà fatto il fratello…

MARTINA: Il fratello di chi?

LUCY: Il fratello di uno dei nostri mariti, no? Insomma, il gemello. Ormai sono passati più di due mesi e non s’è saputo più niente

MARTINA: Per me è morto e che Dio l’abbia in gloria

LUCY: Aspetta Martina, non è poi così facile dirlo. Ammetti che l’uomo che ci hanno portato qui fosse Sergio, mio marito; in questo caso tu saresti vedova. Chiaro?

MARTINA: Sì, insomma… mi sembra sia chiaro

LUCY: Tuttavia, se invece l’uomo che abbiamo visto fosse Giulio, tuo marito, vorrebbe dire che sarei io la vedova. Chiaro?

MARTINA: Sì, insomma… un po’ chiaro e un po’ scuro, ma se lo dici tu che sei la più intelligente…

LUCY: Ascoltami bene Martina… Spalanca le orecchie, tienile aperte e metti in moto il cervello. Ripeto… se quello che ci hanno portato qui fosse davvero il tuo Giulio, vorrebbe dire che io potrei iniziare le pratiche di riconoscimento di morte presunta del mio Sergio e, una volta sbrigate le relative pratiche, io diventerei legalmente la sua ereditiera

MARTINA: Forse mi pare di capire qualcosa, ma poco poco, anzi quasi niente

LUCY: Tu sai Martina quante case, terreni, fabbriche e soldi possiede il mio Sergio, ma, se non viene accertata la sua morte, io non ho diritto a un bel niente visto che nelle banche non è mai stata depositata anche la mia firma

MARTINA: Vorresti dire che, se ho ben capito, tu non puoi toccare neanche un centesimo di quello che aveva Sergio

LUCY: E’ lì che volevo che arrivassi…

MARTINA: Lì dove, in che posto?

LUCY: A farti capire che se quello che mi frulla per la testa andasse in porto una buona parte dei soldi arriverebbe anche a te se collabori al mio progetto. Chiaro?

MARTINA: No, scuro!

LUCY: Ti spiego con più calma… Se tu dichiari ufficialmente che lo smemorato che ci hanno portato, e che adesso è ricoverato, è tuo marito, il gioco è fatto. Se quello è tuo marito vuol dire che l’altro, quello che non si trova, è il mio e quindi partirebbe immediatamente la dichiarazione di morte presunta e noi due diventeremmo semplicemente due vedove allegre. Chiaro?

MARTINA: Adesso è diventato tutto chiaro. Però, mica scema la Lucy… Ma sarei poi sicura che, una volta fatta quella pratica mortuaria o moribonda lì…

LUCY: Dichiarazione di morte presunta Martina, non mortuaria né moribonda

MARTINA: Ma sarei sicura che dopo quella cosa lì un bel po’ di soldi arriverebbero anche a me se dico quella bugia?

LUCY: Beh, se non ti fidi…

MARTINA: Fidarsi è bene e non fidarsi è ancora meglio e la Martina magari sarà anche un po’ scema, ma non del tutto

LUCY: (Toglie dalla borsetta il libretto degli assegni). Ecco qua; per dipanare i tuoi dubbi ti faccio un bell’assegno di… quanto facciamo Martina?

MARTINA: Mah, vediamo un po’… La bolletta dell’acqua, della luce, del gas… La spesa al supermercato per campare, perché campare devo campare anch’io… Le caramelle alla menta che mi piacciono così tanto… Dalla parrucchiera una volta al mese… Devo saldare il conto del droghiere… Insomma direi… Grosso modo…

LUCY: Senti, non mettiamoci a fare i conti della serva. Tanto per cominciare e dimostrarti la mia buona volontà ti faccio un assegno di… 30.000 euro. Ti bastano per ora?

MARTINA: 30… 30.000… Ma in vita mia non ne ho mai visti così tanti! Ma neanche la metà! Ma neanche un quarto! Non è che dopo, dall’emozione, mi prenda un cactus cerebrale…

LUCY: Ma va Martina; vedrai come la tua vita diventerà più allegra e leggera. E poi ce ne saranno altri…

MARTINA: Scusa Lucy… Ma se hai detto che adesso come adesso non sei proprietaria di niente, come fai a…

LUCY: Beh, non sei poi così scema come dici di essere… Ovviamente questo è un assegno post datato

MARTINA: Post… Devo andare in Posta a ritirarlo?

LUCY: No, vuol dire che potrai incassarlo solo alla data che scrivo qui sopra ed esattamente fra un anno, quando penso che le pratiche di morte presunta siano sbrigate e io verrò in possesso di tutto quello che ha Sergio. Però domani stesso dobbiamo andare in ospedale; tu dichiarerai che lo smemorato è il tuo Giulio e io dichiarerò che non è Sergio. Ci stai?

MARTINA: Affare fatto! Io per 30.000 euro dichiarerei che il Presidente della Repubblica è mio zio e il Papa mio nonno

LUCY: Ecco, questo è l’assegno; cerca di non perderlo

MARTINA: Sta tranquilla Lucy che lo so io dove lo devo mettere. Lo vado ad infilare dietro il quadro di Sant’Antonio che ho dietro il letto di modo che, se non me lo fa lui il miracolo, me lo farà l’assegno

LUCY: Dovremmo iniziare a fare qualche intervento anche al cimitero per rendere più credibile la cosa. In mancanza del corpo potrebbe andar bene anche solo una piccola lapide. Per la fotografia non c’è problema, basta prenderne una dei nostri mariti e la cosa è fatta e per l’epitaffio funebre…

MARTINA: L’epi… L’epi… che cosa?

LUCY: L’epitaffio, insomma… quello che solitamente si scrive sulla lapide della tomba

MARTINA: Quello ce l’ho già in mente io… Siccome è stato in un incidente aereo ci scriverei. “Cadendo in terra è salito in cielo”. (Giulio- interpretato sempre dallo stesso attore- compare sulla porta)

GIULIO: Ti è caduto qualcosa per terra Martina? (Evidenti espressioni di stupore delle due donne). Non c’è qualcosa da mettere sotto i denti in questa casa?

MARTINA: Giulio, sei tu Giulio?

LUCY: Sergio, sei tu Sergio?

GIULIO: Eccomi qua, bellissime signore! Come mai tanto stupore? Avete visto un fantasma? Di solito quelli sono coperti da un candido lenzuolo, svolazzano per la stanza mentre a me pare di essere un individuo vero, vivo, vegeto e in carne ed ossa

MARTINA: Ma non mi sembra vero… Siediti Sergio

LUCY: Accomodati Giulio

GIULIO: Ma si può sapere cos’è questa confusione?

LUCY: Beh, dovrai ammettere che è tutta una situazione strana e inverosimile. Così, di colpo tu compari senza un preavviso e…

GIULIO: Ma c’è o non c’è un panino in questa casa? Sto morendo di fame

MARTINA: Il panino te lo porto subito; l’importante è che tu, adesso che sei arrivato, non muoia né di fame né per altro

GIULIO: E perchè dovrei morire? Se non ho lasciato le penne su quel maledetto aereo state tranquille che non morirò di fame

LUCY: Senti caro, non credi che sia il caso di raccontarci cos’è successo?

GIULIO: Cos’è successo penso lo sappiate già. Dopo l’incidente sono stato ricoverato in ospedale per un paio di mesi

MARTINA: Ma non potevi farti vivo?

GIULIO: Vorresti dire che avrei dovuto mostrarmi a casa conciato come una frittata di uomo? Ero un ammasso sanguinolento di carne e di ossa. Quattro fratture, commozione cerebrale, stato confusionale e perdita momentanea di memoria. Vi pare poco? No, stavo bene dov’ero. Sarei ritornato quando avrei ripreso le mie normali condizioni. Ed eccomi qua. Qualcos’altro da sapere?

MARTINA: Qualcos’altro? Ti pare che ci accontentiamo di questo? Tanto per cominciare ci dirai chi sei dei due gemelli?

LUCY: Insomma, a scanso di equivoci, ti spiacerebbe mostrarci il passaporto?

GIULIO: Mica siete la Polizia di Frontiera, o sbaglio?

LUCY: Giusto, non siamo la Polizia di Frontiera, ma sarebbe il modo migliore di avere una tua precisa identificazione. Il passaporto è una certezza!

MARTINA: Aspettate un attimo, ci voglio essere anch’io. Ecco il panino. Adesso mangia, ma, mentre mangi, tira fuori il passaporto. Ha ragione Lucy, il passaporto toglie ogni dubbio

GIULIO: Mi inchino alla violenza e alla curiosità femminile. Ecco qua. (Consegna due passaporti)

LUCY: Scusa, perché due passaporti? Scusa, fammi vedere… Cos’è questa storia? Uno è di Sergio e l’altro di Giulio…

GIULIO: Perché? Pensavate che vi portassi i passaporti di qualcun altro?

MARTINA: Ma perché li hai tutti due tu?

GIULIO: Perché mio fratello, per timore di perderlo, l’aveva consegnato a me prima del decollo

LUCY: Tuo fratello chi?

GIULIO: Questa è bella, non ditemi che avete perso la memoria! Vuoi vedere che non vi ricordate che ho un fratello gemello? Lo so, l’ho saputo; poveretto, è rinchiuso in un ospedale psichiatrico non lontano da dov’ero ricoverato io e mi sa che ci passerà tutta la vita

LUCY: Senti Giulio o Sergio che tu sia, vuoi farmi il piacere di dirmi qual è il tuo di passaporto?

GIULIO: Ma che importanza ha che lo sappiate? Qualcuno lassù nell’alto dei cieli ci ha fatto la grazia di farci tornare entrambi e dovreste fare salti di gioia per questo

MARTINA: Senti un po’… dopo il panino cosa vuoi che ti porti per una buona digestione? Aranciata o birra?

GIULIO: Coca Cola

MARTINA: Come Coca Cola? Ma sei sicuro che…

GIULIO: Non hai mai sentito parlare della Coca Cola?

MARTINA: Certo che la conosco accidenti, ma sei sicuro che…

GIULIO: Con la Coca Cola digerisco tutto; un bel ruttino e lo stomaco è a posto

LUCY: Martina, vuoi sapere una cosa? Qui è come risolvere un rebus della Settimana Enigmistica

MARTINA: Ma almeno lì ci sono i numerini per riuscire a risolverlo… (Mentre porta la Coca Cola). Qui i numeri invece li stiamo dando noi, e a caso

LUCY: Ma insomma, marito o cognato che tu sia, ce lo vuoi dire chi sei dei due o tiriamo fino a domani mattina?

GIULIO: Ma non l’avete ancora capito? Mi sembra così semplice… Ora sono sicuro che capirete finalmente tutto

LUCY: Era ora!

GIULIO: Se quello ricoverato in Istituto senza memoria è mio fratello… vuol dire che l’altro sono io. Chiaro no?

MARTINA: (Afferra un mattarello dalla credenza e gli si avventa contro). Se non ti decidi a parlare lo vedi questo? Con questo o il tuo cervello ricomincia a funzionare o la memoria te la faccio perdere del tutto!

LUCY: (La trattiene). No Martina, ferma! Con questo metodo mi sa tanto che non arriviamo alla soluzione. Questo il cervello ce l’ha a posto e la memoria gli funziona bene. Penso che si comporti così per una sua precisa strategia… Mi sa che questo ci vuole prendere per…

SILVIA: (Entrando. Giovane, carina. Chiacchiera velocemente senza che le altre due donne riescano ad interromperla con –Mi scusi… Ma chi è lei… ecc…). Finalmente ti ho trovato! Ce n’è voluta per trovare la casa. D’accordo che non riuscivi a ricordarti la via e il numero, ma almeno potevi darmi una più esatta idea del percorso per raggiungerti. Prima sono passata da casa, mi sono fatta da sola le valigie e ho messo tutto quello che occorreva. Prendi il treno… oh com’era pieno, pieno come un uovo sodo e che caldo, un caldo infernale. Tu tum… Tu tum… Tu tum… Prendi il pullman… lo sai bene che soffro il mal d’auto; pensa che ho vomitato sul colletto del bigliettaio! E si è anche lamentato! La colpa non è stata certo mia se l’autista guidava come un pazzo scatenato. Scendi dal pullman, vai nel primo bar che incontro per chiedere dov’è la casa dei Bianchetti… Chi ti dice di qua, chi ti dice di là, chi ti dice di su, chi ti dice di giù… Ce n’è voluta, ma finalmente sono riuscita ad individuarla. Suono il campanello e quello non funziona. Muto come un pesce morto. Ci son su solo due nomi… Sergio e Giulio, ma il tuo non c’è e allora sono entrata ed eccomi qui. Ah, che sete! (Beve il resto della Coca Cola che è rimasto nel bicchiere)

LUCY: Alt! Alt! Alt!

MARTINA: Break! Break!

LUCY: Intanto incominci a respirare e poi vediamo di chiarire chi è questa qui

SILVIA: Cosa vorrebbe dire… vediamo di chiarire chi è questa qui? Dai, sciogliti la lingua Fabio e vedi di spiegare alle tue sorelle…

MARTINA: Fabio? E chi è questo Fabio?

LUCY: Spiegare alle due sorelle? Ma di che sorelle parla questa qua?

GIULIO: Certo che tre donne assieme fanno davvero un pollaio

LUCY: Ma non ti pare il caso di raccontare tutto per filo e per segno?

MARTINA: Vuoi vedere che adesso stiamo diventando matte noi due?

GIULIO: Calma! Calma e sangue congelato! Forse è meglio che vi racconti tutto

LUCY: Sarebbe ora

SILVIA: (Si mette a disfare le valigie). Possibile che non ci sia un armadio in questa casa? Me lo volete dire dove le metto tutte queste cose? Sappiate che in casa mia ho tre armadi; uno per i vestiti, uno per le scarpe e l’altro per l’intimo. Almeno la camera da letto si può sapere dov’è? E il bagno? Mi serve andare in bagno. È da quando sono partita che non riesco più a trattenerla. Un bagno! Un bagno per favore!

MARTINA: Là in fondo a destra. E tiri l’acqua dopo! (Silvia si precipita fuori)

LUCY: Senti Sergio o Giulio e adesso Fabio… Ci vuoi spiegare per amor di Dio quello che sta succedendo?

GIULIO: Niente; tutto normale, tutto sotto controllo

MARTINA: Tutto normale? Come tutto normale? Uno dei due mariti è arrivato e se n’è andato rincoglionito perso, il secondo arriva e, come niente fosse, ci trascina in casa una specie di mitraglia che non smette mai di parlare e che lo chiama Fabio…

GIULIO: Ma va, di che mitraglia parli? Quella è semplicemente Silvia

MARTINA: Semplicemente… Silvia?

LUCY: Ah, adesso torna qualcosa… Quella dovrebbe essere la famosa Silvia tutta fuoco

GIULIO: Ma che dici? Macchè Silvia tutta fuoco, si chiama Silvia Coscetta

MARTINA: Coscetta nel senso di …coscia?

GIULIO: No, nel senso di cognome

LUCY: Ma adesso te la fai uscire la santa verità o vuoi che ci provi Martina con quell’attrezzo lì?

GIULIO: Il giorno dell’incidente sono stato ricoverato in ospedale. Dovete sapere che il trauma è stato così forte che ho perso i sensi e, quando sono uscito dal coma, non ricordavo più chi fossi e dove fossi

LUCY: Anche tu come l’altro…

MARTINA: Accidenti, non solo due gocce d’acqua, ma anche le stesse malattie!

GIULIO: Si da il caso che, mentre faticosamente mi riprendevo, ad assistermi con immenso amore ogni giorno e ogni notte mi trovavo accanto Silvia che, saputo del disastro, si era precipitata al mio capezzale

LUCY: Ma da dove è saltata fuori questa Silvia?

GIULIO: Non dovete pensare che io sia guarito del tutto; ci vuole tempo e la memoria sta affiorando a poco a poco. Infatti non ricordo quando l’avevo conosciuta, ma vi posso assicurare che l’assistenza è stata perfetta, come una suora di ospedale, come una figlia di Maria…

MARTINA: A me sembra una figlia di buona donna, ma lasciamo perdere, va avanti

GIULIO: Non ricordavo bene chi fossi, il mio nome, cos’avevo fatto nella vita e quale fosse il mio passato. La poveretta, quella ingenua creatura, quell’anima gentile, quello spirito di amore e carità, forse commossa dal mio stato, mi ha chiesto di sposarla

LUCY: Di sposarti?

GIULIO: Beh, che c’è di strano? A poco a poco si era affezionata a me e io a lei. Comunque, anche per gratitudine delle cure ricevute, ho accettato di convolare con lei a giuste nozze

MARTINA: Giuste? Ma che giuste e giuste! Mica tanto giuste! Quelle giuste erano con una di noi due, non con quella specie di velina che ci ha portato in casa

GIULIO: Beh, giuste o non giuste, fatto sta che non mi ricordavo di essere stato sposato prima. Anzi, nel mio inconscio, quando pensavo a casa vedevo due figure femminili, sicuramente voi due, e pensavo di avere due sorelle. Comunque questo matrimonio è giuridicamente e ecclesiastemente valido, è stato celebrato “in articolo mortis”. Se poi uno riesce a scampare… le nozze sono valide ugualmente

MARTINA: Ma io vado alla Sacra Rotula

GIULIO: Niente da fare! È validissimo. Non vorrete che sposi una di voi due voi due che siete mie sorelle… Perché voi siete le mie sorelle, vero?

LUCY: Senti Martina, io non so se questo ci sta raccontando delle balle di proposito o la sua memoria sia ancora annacquata o arrugginita

MARTINA: Guarda Giulio o Sergio o Fabio che tu hai già sposato una di noi!

GIULIO: Questo si chiama incesto! Una cosa veramente vergognosa! Non si possono sposare le proprie sorelle! È peccato ed è contro natura!

MARTINA: Vuoi vedere che adesso dovremo andare a confessarci per aver sposato nostro fratello?

LUCY: Ma stai andando in giostra anche tu Martina? Capisco che a neuroni cerebrali tu stia alquanto povera, ma…

GIULIO: Insomma, per farla breve, pretendo che in questa mia casa venga ad abitare con noi anche Silvia

MARTINA: Questo mai!

LUCY: Dovrete passare sul mio cadavere!

GIULIO: Guarda che per passare sul tuo cadavere come minimo dovrei strangolarti, ma io sono un uomo giusto, onesto e retto

MARTINA: Retto come una biscia porca miseria!

SILVIA: (Rientrando). Vuoi dire per favore alle tue due sorelline di muovere il culo e darmi una mano. Tutta qui la casa?

GIULIO: No, c’è un appartamento anche di sopra. Potresti stabilirti lì con Lucy

LUCY: Ma allora ti ricordi; ti ricordi che ci sono i due appartamenti, come mi chiamo io e l’altra… sorellina…

GIULIO: Beh, prima o poi è normale che uno guarisca, non sei d’accordo? Mi sembra proprio che la memoria mi stia tornando… Mi sembra di intravedere l’alba…

MARTINA: Guarda che con questo mattarello io ti posso far vedere anche le stelle!

GIULIO: Io direi che dovremmo iniziare a mettere un po’ d’ordine in questa casa. Intanto incominciamo a versare una somma adeguata perché mio fratello sia ricoverato in una prestigiosa clinica per malattie mentali e non gli manchi assolutamente nulla. Fuori il libretto degli assegni Lucy

LUCY: Come… fuori il…

GIULIO: Ma vuoi stare un po’ zitta o no? Lo sai bene che nelle tue mani è carta straccia. Non vorrai che prima passi sul tuo cadavere e, per passare sul tuo cadavere, il cadavere dovrei… procurarmelo

LUCY: Ma andresti dritto in galera!

GIULIO: Infermità mentale cara mia, e con l’infermità mentale rimarrei agli arresti domiciliari e, quindi, semplicemente qui. Io con voi e voi con me!

LUCY: (Trae il libretto). Vista la situazione… se proprio insisti…

MARTINA: Un momento! E adesso cosa ne faccio dell’assegno che mi ha dato Lucy?

GIULIO: Lo puoi gettare in quel posto da dove è appena tornata Silvia. Non vale se non c’è la mia firma

LUCY: Ma allora, se firmi, finalmente saprò sapere chi sei

GIULIO: Di solito firmo con una sigla

LUCY: Proprio come un geroglifico egiziano… Non ci si capirà un bel niente. Comunque ora so che tu sai benissimo quale di noi due è tua moglie e quindi…

GIULIO: Basta! Non teniamola tanto lunga! Comunque da ora in poi sarò io il signore e padrone in questa casa. E anche il vero gallo del pollaio. Io marito e voi tre… mogli!

BERTA: (Entrando). Si può sapere cos’è questo quadretto idilliaco? Questa scena da telenovela? Mi sembra di constatare che qui dentro sono cambiate parecchie cose… E questo chi è? È quello di prima o il fratello che è spuntato da chissà dove? E questa gentil ragazzuola?  Da dove spunta? Mi sembra che qui dentro ci siano diverse cose da sistemare…

GIULIO: Stia tranquilla Berta che le cose le sistemo io

BERTA: Le sistemi tu perché… tu saresti…

SILVIA: Fabio, lui è Fabio

BERTA: Certamente, e io sono la Regina d’Inghilterra, manca solo il principe Filippo e…

GIULIO: Qui non manca nessuno, ci siamo tutti e tutti devono avere un compito! Pertanto incominciamo a dividerci le incombenze. Tu Martina, ottima cuoca, anche se ora mi ricordo che a volte bruci la carne al forno, starai in cucina. Al mattino ti darò il menù da preparare per il pranzo e per la cena e tu eseguirai con amore e dedizione

MARTINA: Sì Giulio

GIULIO: Tu Lucy, visti i tuoi gusti in fatto di moda e di eleganza, sarai la dama di compagnia di Silvia; l’aiuterai a scegliersi gli abiti e sarai addetta a soddisfare tutte le sue esigenze

LUCY: Sì Sergio

GIULIO: E tu Silvia mi accompagnerai in ogni mia uscita, viaggio o trasferta come una perfetta hostess di public relation di modo che gli affari di famiglia siano sempre al limite massimo della convenienza e dei risultati

SILVIA: Sì Fabio

BERTA: E io? Non avrai intenzione di comandarmi a bacchetta come fai con queste tre

MARTINA: No, per te ho in serbo un’altra cosa. Farò fare un bel zerbino da mettere fuori dalla porta con su scritto…

BERTA: Con su scritto?

GIULIO: “Questa casa è aperta a tutti, meno che alle suocere”

MARTINA: Ma la Berta è la mia mamma…

GIULIO: Appunto per questo che se ne deve stare alla larga, a meno che…

MARTINA: A meno che?

GIULIO: A meno che non si renda utile al benessere della mia persona. Ma la volete capire che questa è la vostra grande opportunità? Vivere una vita agiata, in una allegra comunità, senza tribolazioni economiche in una piccola e serena comunità e soprattutto che nessun altro ci venga a rompere le scatole? E adesso, per lubrificarmi le corde vocali, gradirei un bicchiere d’acqua. (Le tre donne si precipitano fuori per rientrare quasi subito ognuna col bicchiere. Glielo porgono, inginocchiate davanti, tutte assieme. Berta, da dietro, gli fa aria con un ventaglio. Al pubblico…). Come vedete, mie cari signori, da una disgrazia può scaturire una situazione meravigliosa. Oh, mi sembra di interpretare l’obbiezione di qualcuno… Come dite? Che sono un fottuto maschilista? No davvero! Ah, dimenticavo di dirvi una cosa… Mi sono convertito all’Islam per cui ho diritto a quattro mogli. Una… due… tre… Ne manca una accidenti. Beh, per ora mi terrò la vecchia. Ma, per ora, e solo per ora, mi accontenterò di voi. Contente?

LE TRE MOGLI: Sììììì!

BERTA: Io mica tanto però…