TRE PECORE VIZIOSE
COMMEDIA DI EDUARDO SCARPETTA
Riduzione di Marco Masini
La presente edizione di “Tre pecore viziose” non è il testo originale di Eduardo Scarpetta, bensì una sua riduzione e traduzione in lingua italiana.
Al testo originale sono state apportate le seguenti modifiche:
Traduzione in italiano dal vernacolo napoletano Attualizzazione ad oggi con ambientazione a Roma (l’ambientazione può essere facilmente cambiata) Eliminazione di due personaggi non significativi agli effetti della storia Eliminazione di varie battute e modifica di altre Cambiamento del nome di alcuni personaggi Riduzione a due atti dai tre originaliI diritti di rappresentazione del testo sono di pubblico dominio
per cui non è necessario richiedere alcuna autorizzazione.
È gradita esclusivamente, nelle locandine e nel materiale informativo dello spettacolo, la citazione del nome dell’autore della riduzione.
PERSONAGGI
5 uomini e 7 donne
La famiglia di Beatrice
Beatrice Signora benestante, padrona di casa Fortunato Marito di Beatrice Camillo Fratello di Beatrice – vedovo Virginia Prima figlia di Camillo Antonella Seconda figlia di Camillo Matteo Marito di Virginia Adalgisa La domesticaLe estetiste
Mariolina Amante di Camillo Rosina Amante di Fortunato Giulietta Amante di MatteoGli altri
Enrico Innamorato di Antonella Walter Innamorato respinto di GiuliettaLa storia
In una famiglia mantenuta e dominata da una donna autoritaria e benestante (Beatrice), vivono tre uomini nullafacenti (le tre “pecore viziose”): Fortunato (marito di Beatrice), Camillo (vedovo, fratello di Beatrice) e Matteo (marito di Virginia, figlia di Camillo).
I tre uomini, all’insaputa l’uno dell’altro, sono amanti di tre amiche estetiste. Queste, una sera, organizzano una cena con i tre che credono i loro promessi sposi.
Sul più bello, avvisata da una lettera anonima, Beatrice piomba a casa dell’estetiste e scopre la tresca. Come finirà?
ATTO PRIMO
Salotto buono in casa di Beatrice – porta in fondo, due porte laterali – Suppellettili varie e sedie.
1° - Scena prima
Beatrice, Antonella, Adalgisa
Antonella (entra correndo e gridando) Aiuto, aiuto!
Beatrice (trattenuta da Adalgisa) Lasciami, Adalgisa, voglio darle una lezione come dico io.
Adalgisa Si fermi, signora, quella non lo fa più.
Beatrice Faccia di corno, disgraziata, un’altra volta che ti vedo a far le smorfie con quel tizio, ti prendo per i capelli, mi ti metto sotto e ti lascio quando ti ho rotto le ossa.
Antonella E che m’importa a me, io mi faccio la parrucca come hai tu.
Beatrice (ad Adalgisa) Eh! Io ho la parrucca?
Adalgisa E io che ne so dei fatti suoi?
Beatrice Se ridici questa parola a tua zia, io te la faccio tornare in gola; ora che viene tuo padre, ti concio io, ti faccio chiudere in camera.
Antonella Quando viene papà gli dico tutto quello che tu mi fai. Tutte le ragazze fanno all’amore, solo io non posso. Non dico che voglio fare all’amore tutto il giorno, ma almeno due ore al giorno me le vuoi far fare? Non siamo più ai tuoi tempi, che le ragazze neanche potevano uscire di casa. Enrico mi piace e me lo voglio sposare.
Beatrice Te lo vuoi sposare? Ti ha dato di volta il cervello? Esci, vattene in camera tua. Ora che viene tuo padre facciamo i conti. Cammina, via.
Antonella Sì, me ne vado, me ne vado! (fa una smorfia a Beatrice ed esce).
Beatrice Uh! Quella m’ha preso in giro, lasciami Adalgisa! (Adalgisa la trattiene)
Adalgisa Ha visto che bella smorfia che le ha fatto?
Beatrice E io sono donna da essere presa in giro da quella? Va bene, non te ne incaricare. (poi nei confronti di Antonella) Scostumata, lazzarona!
Adalgisa Ma signora, perché non vuole che si sposi?
Beatrice Ma che sposare, quello è uno spiantato, è un poveraccio. Che vogliamo fare come l’altra nipote mia, Virginia, che s’è sposata Matteo? Non si sa chi era, ci ha ubriacato di chiacchiere, che aveva, che possedeva e come è andata a finire? Che ce li abbiamo dovuti mettere in casa tutti e due, gli abbiamo dato da mangiare e tutto il resto e tu lo sai.
Adalgisa Come non lo so? Ma può essere che questo sia un bravo giovane, che abbia buone intenzioni.
Beatrice E allora perché non è venuto a parlare con i suoi genitori? Mio marito Fortunatino, dopo che mi vide la prima volta, andò subito da papà e mamma.
Adalgisa (sottovoce: Adesso lo chiama Fortunatino, quello è un fannullone) Ma quelli erano altri tempi, signo’. Forse questo ragazzo, può essere che venga fra qualche giorno.
Beatrice No, Adalgisa, non ci credo, non gliela do vinta. Tra l’altro non so perché Fortunato tardi tanto. È uscito da stamattina e non so cosa stia facendo ed ha il cellulare spento. Quando torna, scarico su lui tutta la rabbia che ho in corpo.
Adalgisa Anche il signor Camillo, suo fratello, è uscito da stamattina.
Beatrice Ma mio fratello è andato per affari, è andato per incassare dei soldi. Sarà andato al negozio del Gestini. Fossero tutti come lui! Degli altri due non mi posso fidare, Adalgisa mia: mio marito è un buono a nulla, un cretino... Matteo, peggio: ieri l’ho mandato a Viterbo a farsi dare certi soldi, doveva tornare questa mattina, invece non è ancora arrivato; vai a sapere dove sarà stato. E anche il suo cellulare sembra morto. Quando viene porta la nota delle spese che ha fatto, che son tutte bugie... e io pago.
Adalgisa Che ci volete fare, ci vuol pazienza.
Beatrice Adalgisa, portami un po’ di caffè, che ho la bocca amara come il fiele.
Adalgisa Subito (p.a.) Ah! Signora, sta venendo il signor Fortunatino, vostro marito.
Beatrice Va bene, vattene. (Adalgisa va via) Io voglio sapere dove è stato fin’ora.
1° - Scena SECONDA
Fortunato, Beatrice, poi Adalgisa
Fortunato (con un involto di polipi) Beatrice mia ...
Beatrice Ah! Sei tornato, finalmente.
Fortunato Beatrice mia, mi è successa una disgrazia.
Beatrice (con grido) Zitto! Non cercare d’imbrogliarmi, un uomo che esce e non si sa dove va, sta ore fuori di casa, poi se ne viene con una disgrazia .... che pensi, che sono i tempi di una volta, che me ne hai fatte più di Carlo in Francia? Ora è tutta un’altra cosa, vedi di camminare dritto, se no guai a te! (pausa). Andiamo, dimmi quale sarebbe questa disgrazia.
Fortunato Siccome tu ieri sera hai detto che avevi un gran desiderio di mangiarti quattro polipetti vivi vivi, così io stamattina non ho perso tempo, sono andato a Fiumicino, ho comprato dal pescatore sei polipetti che ancora saltavano dentro l’acqua, poi ho preso l’autobus per tornare. Quando siamo arrivati in città, un furgone che arrivava dalla parte opposta ha sbattuto con l’autobus e lo ho fatto ribaltare. Noi siamo andati tutti per terra, urla di qua, urla di là, confusione, sangue dappertutto, una rovina ...
Beatrice Ci sono stati dei morti?
Fortunato Morti? Sicuro, quattro morti e quindici feriti.
Beatrice E tu non ti sei fatto niente?
Fortunato (zoppicando maldestramente) Sicuro, mi son fatto male qui, alla gamba.
Beatrice E in tutto quel casino, non hai perso i polipetti?
Fortunato No, io li tenevo stretti, stretti, li dovevo portare a te.
Beatrice E per questo hai tardato tanto?
Fortunato Già, se no, perché avrei tardato?
Beatrice (con grido) Basta! Io non ti credo, tutte chiacchiere, l’autobus, il furgone, i polipetti! Senti, Fortunato, se appena so che mi stai imbrogliando, povero te, povero te, sei fritto.
Fortunato Ma io ...
Beatrice Zitto! Non mi rispondere e siediti là.
Fortunato Ma ...
Beatrice Làà(Fortunato siede a sinistra e Beatrice a destra)
Fortunato (sottovoce, con disperazione: Questa ora mi cuoce con i polipetti) (poi vorrebbe parlare, ma Beatrice gl’impone il silenzio – pausa)
Beatrice Vecchio vizioso, non ti vergogni alla tua età? Pss... zitto! Con una moglie come me, un altro uomo mi farebbe ponti d’oro e tu cerchi di imbrogliarmi sempre. Pss ... zitto! Te ne sei venuto con la scusa dei polipetti, credendo che io fossi la pecora che sono sempre stata. Una volta ero stupida, ma ora no, no!
Fortunato Insomma, non posso parlare?
Beatrice Niente, non voglio sentire niente! (si alza)
Adalgisa (con il caffè) Ecco servito.
Beatrice Adalgisa, portamelo in camera mia. (a Fortunato) Senti, vecchio fannullone, un’altro giorno che torni a quest’ora, ti chiudo fuori al balcone per tutta la notte; ti voglio far morire tisico e vediamo se non mantengo la parola. (esce).
Adalgisa Ah, ah, ah! (ride) signor Fortunato deve essere carino fuori al balcone una nottata intera, con questo freddo la mattina diventerà un ghiacciolo ...
Fortunato Tu sei una cameriera e questi affari non ti riguardano.
Adalgisa Lo so, ma veda, mi pare una cosa curiosa, fuori al balcone. E se viene a piovere?
Fortunato Se non te ne vai, ti sbatto ‘sti polipi in faccia!
Adalgisa Ah, ah, ah! (ridendo, fa per uscire, poi torna)
Fortunato Quella è capace di chiudermi fuori al balcone; me l’ha fatto più di una volta.
Adalgisa Ah, ah, ah! Fuori al balcone, ma che l’ha preso per il cane del pastore?
Fortunato Te ne vai o no? (Adalgisa esce ridendo) Sangue di Giuda, non sono riuscito a fregarla in nessun modo; non voglia mai il Cielo che venga a sapere che sono stato da Rosina l’estetista! Mi romperebbe le ossa. Intanto stasera devo andare a cena da lei, come faccio, che scusa trovo? (guardando verso la porta d’ingresso). Uh! Arriva Camillo suo fratello, mi devo inventare qualcosa.
1° - Scena TERZA
Fortunato, Camillo
Camillo (tutto affannato con carte sotto al braccio) Ah! Eccomi qua. Ohe, Fortunato, sei qui?
Fortunato Eh, sì... son qui. (passeggia)
Camillo Che c’è? Ti vedo strano, hai litigato con Beatrice?
Fortunato Camillo mio, non ne posso più! Quella donna mi tratta come se fossi un servo. Per avere tardato un po’, perché sono andato a comprare dei polipetti per lei, quella mi ha trattato nemmeno come si tratterebbe un facchino, nemmeno come tratterebbe te.
Camillo Perché, io sarei il facchino di casa?
Fortunato No, dico: nemmeno te, che le sei fratello.
Camillo Hai ragione, hai ragione, Fortunato mio, ma che ci vuoi fare, bisogna capire il carattere, lei fa così, ma in fondo è una buona donna.
Fortunato Si, in fondo è buona. Ma ti pare che io possa sopportare questi maltrattamenti di fronte alla gente?
Camillo Hai ragione, hai ragione.
Fortunato Ma io che faccio di male? Dimmi che faccio di male. Io non le faccio mancare niente, le compro quello che vuole, le soddisfo ogni desiderio. E quella cosa si è messa in testa? Che io la tradisco.
Camillo Eh! (facendo smorfie con la faccia)
Fortunato Che io, quando tardo, vado a fare l’amore con un’altra donna.
Camillo Eh! (come sopra)
Fortunato (sottovoce: Questo è proprio cretino) Dimmi tu stesso se io sono un tal uomo.
Camillo Ma che dici, sarebbe una vergogna, un uomo sposato ... alla tua età ...
Fortunato Alla nostra età il mondo è finito.
Camillo Che c’entra la mia età? Stiamo parlando della tua età.
Fortunato No, perché anche te sei nell’età della pensione.
Camillo Certo, e chi ci pensa più? Questa è l’età che si pensa alla famiglia, agli affari.
Fortunato (uscendo) Camillo, parlaci te e falla ragionare una volta per tutte.
Camillo Va bene, non ti preoccupare, ci penso io. (squilla il cellulare avvisando l’arrivo di un sms). Questa è la mia Mariolina, vediamo cosa mi scrive, come mi batte il cuore. (prende il cellulare e legge) “Carissimo Camillo, mi hai chiesto sempre di voler cenare una sera con me. Se vuoi questa sera possiamo farlo; siamo un gruppo di amici e c’è da passare una serata divertentissima, ognuno di noi porta un piatto e tu puoi portare il tuo. Spero che tu venga e ti saluto caramente. La tua affezionatissima Mariolina!” Per Bacco, questa occasione non me la faccio scappare, per fortuna ho avuto questo messaggio; ora trovo subito una scusa per stasera. Come mi voglio divertire, come mi voglio divertire, angelo, angioletto, angioluccio mio! (esce).
1° - Scena Quarta
Matteo e Adalgisa
Adalgisa (di dentro) Ma che è stato, me lo dica.
Matteo (c.s.)Niente, come sei seccante.
Adalgisa (c.s.) Ma non posso sapere chi è stato? (entrando in scena)
Matteo (entrando in scena con il viso un po’ tumefatto e arrossato) Nessuno! Chi doveva essere?
Adalgisa Lo dica a me.
Matteo E dai, ti dico che non è stato niente.
Adalgisa Ma non può essere, signor Matteo, lei è tutto rovinato: certo ha fatto a botte con qualcuno.
Matteo Guarda, dietro è scucito? (si volta al pubblico e mostra il soprabito scucito).
Adalgisa Scucito? Per aggiustarlo ci vuole una matassa di cotone; ma che le è successo?
Matteo Io ti dico tutto, ma per carità ...
Adalgisa Lei scherza, mi ha preso per una bambina.
Matteo Devi sapere che zia Beatrice ieri mi ha mandato a Viterbo a riscuotere certi soldi. Stamattina, tornando in treno, di fronte a me era seduta una ragazza bella, troppo bella. Vicino a lei c’era un uomo con la barba, che dopo ho saputo che era suo marito e che io credevo fosse suo padre. Che ho pensato di fare? Ho steso un piede e la ho toccata un po’. Quella c’è stata e poi ha iniziato anche lei a toccarmi con il piede. Per Giuda, ho pensato, ho fatto colpo. Quando siamo passati sotto una galleria, nel vagone è mancata la luce e siamo rimasti al buio, mi sono alzato e le ho dato un bacio.
Adalgisa Bravo.
Matteo Bravo un cavolo, son vivo per miracolo: invece di baciare lei, ho baciato il marito.
Adalgisa E come è stato?
Matteo Eh, come è stato. Il treno a una curva mi ha buttato da quella parte. Io mi sono detto: ma che è, la signora è pelosa? Figurati! Il marito ha detto: quando arriviamo a Roma t’insegnerò l’educazione. Arrivati a Roma, l’avevo perso tra la folla, ma poi per voltarmi indietro sono andato a sbattere su una guardia forestale, grossa come un armadio, sono caduto e lui mi ha visto e mi ha aggredito a calci e pugni.
Adalgisa (ridendo) Ah, ah, ah! Questa si che è bella, ma stia attento, signor Matteo, con questo suo vizietto un’altra volta può passare un guaio.
Matteo No, no, ti giuro che non mi capiterà più! Adalgisa ti raccomando di non parlarne con nessuno.
Adalgisa Già me l’ha detto! Stia tranquillo che nessuno saprà niente.
Matteo Intanto se mia moglie o se mia zia mi vede così stracciato, io che dico?
Adalgisa Dica che le ha prese.
Matteo E già, le racconto come è andata! Adalgisa, fammi il piacere, nascondi questo soprabito e portami una giacca, ma ti raccomando, attenta, non te ne fare accorgere da nessuno. Io ti aspetto qui. (si toglie il soprabito)
Adalgisa Vado subito, non si preoccupi. (esce portando via il soprabito)
Matteo Ah! Mamma mia! M’ha dato due pugni qui, che male, poi m’ha messo sotto e giù e giù pugni e calci. Intanto, sto pensando, chissà che penserà Giulietta l’estetista, che non mi vede a casa sua da due giorni. Quando ci vado, se sa che sono sposato..., le ho fatto mille promesse, mille giuramenti ... Mi si gela il sangue a pensare che quando se ne accorge mi dà una lezione peggio di questa.
Adalgisa (entrando con una giacca in mano) Ecco, si metta questa.
Matteo (indossando la giacca) Grazie, Adalgisa mia, che il Cielo ti ricompensi per quello che fai per me, io poi ti faccio un regalo.
Adalgisa Nossignore, la ringrazio io, io lo faccio perché le voglio bene. Zitto, sta arrivando sua moglie
Matteo Moglie mia ...
1° - Scena Quinta
Virginia, Matteo e Adalgisa
Virginia Oh, Matteo!
Matteo Virginia mia!
Virginia Sei arrivato senza chiamarmi.
Matteo Sono arrivato proprio ora e per prima cosa ho detto: come sta la mia Virginia? È vero, Adalgisa?
Adalgisa Sicuro.
Virginia Sarai stanco, vuoi cambiarti? Sei tutto arrossato.
Matteo Per forza, moglie mia e non ti dico come sto. Una giornata intera in giro per Viterbo, correndo di qua, correndo di là e non ho potuto riscuotere neanche i soldi. Se sapessi cosa ho passato.
Adalgisa Quello che le è successo sotto la galleria.
Virginia Uh! Che ti è successo sotto la galleria?
Matteo Ah! ... sotto ... è successo ... sicuro ... c’era una ragazzina che aveva paura del buio e come piangeva! .... (sottovoce nei confronti di Adalgisa: possin’ammazzatte! ...) Dunque, come stavamo dicendo ... non ho potuto riscuotere i soldi.
Adalgisa Lui credeva che fosse pelosa ....
Virginia Una pelosa ... Matteo, che è questa pelosa?
Matteo Ah! La pelosa ... in treno c’era una straniera che aveva la barba, dovessi vedere com’era buffa ... (sottovoce, minaccioso, nei confronti di Adalgisa: dopo facciamo i conti).
Adalgisa E quell’armadio della guardia forestale ....
Virginia Uh! Mamma mia, che è stato con la guardia forestale.
Matteo (sottovoce nei confronti di Adalgisa: ti pigliasse un’accidente, faccia di corno). Ma niente, mi ha tenuto un’ora a raccontarmi le sue avventure. Ma ora sono stanco, Virginia mia.
Virginia Hai ragione, povero Matteotto. Adalgisa, fagli una tazza di brodo.
Matteo No, che brodo e brodo, io ho fame, magari un bel piatto di pasta ....
Adalgisa Ci penso io, vado subito in cucina a preparare.
Matteo E va ... va ... (sottovoce nei confronti di Adalgisa: ti venisse uno sbocco di sangue) (Adalgisa esce).
Virginia Siediti, Matteo; io mi chiedo come mai zia ti costringa a fare questi servizi (siedono entarmbi).
Matteo Virginia mia, è una vita che io non la posso più sopportare, io non vorrei mai lasciarti, vorrei stare sempre vicino a te. Invece devo correre da un paese all’altro, come un servitore qualunque.
Virginia Lascia fare a Dio, tu sei giovane e chissà che un giorno ...
Matteo Un giorno, sì, un giorno (grida) ma quando verrà questo giorno?
Virginia Zitto ...
Matteo (sottovoce) Ma quando verrà questo giorno? Intanto io faccio una vita infame ... e perché? Perché, perché, perché?
Virginia Non ti disperare, ascolta Virginia tua che ti vuole tanto bene.
Matteo Virginia mia, io mi tengo tutto in corpo e non mi sfogo mai, per non darti un dispiacere .... ma io soffro .... io soffro tanto! Quella si approfitta che io non ho niente, che ti ho sposata senza farti fare una bella vita.
Virginia E va bene, ora mi hai fatto venire un groppo allo stomaco. Hai ragione, Matteo mio, ma se vuoi, per farti vedere quanto ti voglio bene, andiamocene subito da questa casa, faremo i barboni, staremo sempre uniti e moriremo di fame insieme.
Matteo Oh, questo no!
Virginia E quando non abbiamo più soldi, mangiamo con il nostro lavoro, ci sediamo a tavola e se abbiamo pane e formaggio, ce lo mangiamo con piacere, perché è pane e formaggio sudato.
Matteo Si, dici bene! Vale di più un pezzo di pane sudato che cento piatti senza sapere da dove vengono, andiamocene.
Virginia Dio ci aiuterà, andiamo via.
Matteo Sì, adesso.
Virginia E quando lavoriamo, mangiamo.
Matteo E quando non lavoriamo?
Virginia Digiuniamo tutti e due, andiamo via.
Matteo Sì, andiamo via.
1° - Scena SESTA
Adalgisa, Virginia, Matteo poi Antonella ed Enrico
Adalgisa (entrando) è quasi pronto: tagliatelle al ragù e un arrosto da leccarvi le dita.
Matteo (dopo una pausa) Virginia, io direi mangiamo prima.
Antonella (entrando) Virginia, Matteo, sapete chi sta salendo?
Matteo e Virginia: Chi?
Antonella Enrico, il mio innamorato, mi ha detto che viene a parlare con zia e con papà.
Matteo Figlia mia, stai attenta, questo ragazzo ti può dare da mangiare?
Antonella Senti chi parla, tu sei l’ultimo che può parlare.
Adalgisa Vado subito ad avvisare la signora. (esce)
Enrico (entrando) Permesso? Sono Enrico Passatelli
Matteo Che vedo! Enrico Passatelli, il mio compagno di scuola.
Enrico Caro Matteo! (si abbracciano)
Virginia Vi conoscete?
Matteo Se ci conosciamo? Ti ricordi quando marinavamo la scuola e andavamo a rimorchiare le ragazze?
Enrico E come non mi ricordo!
Matteo E così vuoi sposare Antonella.
Enrico Per questo sono venuto a parlare con suo padre e con la zia.
Matteo Questo è un matrimonio che si farà. Ho saputo da Antonella che sei capo commesso in un grande negozio. Prendi un buon mensile?
Enrico Millecinquecento euro, poi ci sono le percentuali sulle vendite.
Matteo E bravo, poi hai uno zio molto ricco.
Enrico Sì, zio Luigi, quando muore io sono l’unico erede.
Matteo Allora speriamo che muoia presto.
Enrico No, e perché?
1° - Scena SEttima
Adalgisa, Beatrice, Camillo, Fortunato, Virginia, Matteo, Antonella ed Enrico
Adalgisa Ecco la signora, il signor Fortunato e il signor Camillo.
Matteo Ora vedrà che vita facciamo qua.
Beatrice (entra senza parlare)
Matteo (sottovoce: la madre di Lucrezia Borgia)
Fortunato (entra anche lui senza parlare)
Beatrice Il signore chi è?
Enrico Enrico Passatelli, vorrei parlare a lei, al signor Fortunato e al signor Camillo.
Beatrice Fortunato e Camillo dipendono da me, loro fanno tutto quello che voglio io.
Fortunato (sottovoce: che bell’onore).
Camillo (sottovoce: così è).
Enrico Allora parlerò con lei.
Beatrice Benissimo, ma restate tutti.
Fortunato (sottovoce: Sì, a fare da tappezzeria. )
Beatrice Adalgisa, sedie (Adalgisa dispone le sedie), (si siede, poi si siedono gli altri), dunque parli pure.
Enrico Mi sbrigo con due parole. Sono innamorato di sua nipote e la voglio sposare.
Antonella Enrico mi è simpatico, mi piace e lo voglio sposare.
Beatrice Zitta tu, come ti permetti e tu Camillo, che sei suo padre, non le dici niente?
Camillo (mettendosi con la sedia in mezzo) Antonella, stai al posto tuo, sennò ....
Beatrice (interrompendolo)Ora sei troppo lungo! (Camillo si ritira al suo posto) signor ... Enrico, mi spieghi meglio.
Enrico Sei mesi fa ho conosciuto sua nipote e me ne sono innamorato. Mi rivolgo a lei, perché suo padre e suo zio contano niente. Così dico tutto a lei.
Beatrice (rivolta a Fortunato e Camillo) Che volete fare, volete parlare?
Fortunato (rivolto a Camillo) Camillo, che parliamo a fare, dopo questa figura da cioccolatai.
Camillo (rivolto a Beatrice) Parla tu.
Beatrice Senta signore, oggi per quanto riguarda il matrimonio bisogna stare con gli occhi ben aperti. Un giovane quando si presenta promette tante cose, poi non è vero niente. Intanto che succede? Che la ragazza s’innamora e i genitori l’accontentano. Dopo il matrimonio mancano i mezzi e i genitori sono costretti a prenderli in casa, a dargli da vivere. Non è vero Matteo?
Matteo Sicuro (sottovoce: Ecco l’umiliazione!)
Virginia (sottovoce: queste parole sono per noi!)
Matteo (sottovoce: accidenti, che strega!)
Beatrice E poi, scusi signore se le dico che mia nipote ha una dote e non può sposare un capo commesso con 1.500 euro al mese (si alza e tutti si alzano).
Enrico Ma io ho uno zio ricchissimo e alla sua morte lascia tutto a me.
Beatrice Ah! Alla sua morte, ma ora è vivo. Aspettiamo che muoia e poi vi sposerete.
Antonella No, papà, io lo voglio!
Camillo Zitta tu!
Enrico Senta signora, io non sono uno di quelli che promettono mari e monti e quando hanno sposato la ragazza si trasferiscono a casa dei parenti della moglie, mangiano, bevono e se ne stanno senza far niente. Io sono un galantuomo e Antonella sarà mia a qualunque costo. Arrivederci. (esce).
Antonella Di’ quello che ti pare, ma io sposo Enrico (esce).
Beatrice Tu ti sposi chi dico io!
Virginia Ma zia, noi abbiamo ancora un padre.
Beatrice Papà non c’entra, io sono la padrona di casa, io comando.
Virginia Eh già, papà sta zitto, zio Fortunato non parla, noi tutti abbiamo bisogno di te, perché mangiare dobbiamo mangiare. Ma ora basta, prendo il soprabito e me ne vado; ho un marito, nessuno mi può fermare (esce).
Matteo Troppe umiliazioni, troppe sofferenze; sì, ce ne andiamo, leviamo il fastidio.
Adalgisa Il pranzo è pronto, le tagliatelle sono in tavola.
Matteo Ah! Io non posso lasciare questa famiglia! (si getta nelle braccia di Camillo e Fortunato)
Buio in sala – penombra sul palco
Rapidamente viene allestito il salotto della casa di Mariolina. L’arredamento è semplice – Un tavolo e un tavolinetto con mazzo di carte da gioco, sedie, suppellettili varie.
Si accende nuovamente la luce sul palcoscenico
1° - Scena ottava
Mariolina e Rosina
Mariolina è in scena e sta sistemando e spolverando delle suppellettili.
Rosina (da fuori) Mariolina apri, sono Rosina
Mariolina (Andando ad aprire) Finalmente è arrivata!.
Rosina Ciao, Mariolina
Mariolina Eh, ciao Rosina. A quest’ora arrivi! Ho dovuto fare tutto io.
Rosina Devi capire che per convincere mamma c’è voluto del bello e del buono, non voleva che venissi.
Mariolina Eh, com’è noiosa la tua mamma. Io vorrei che Fortunato ti sposasse subito, per darle una risposta come si conviene.
Rosina Che ne so. Quel Fortunato è troppo vecchio e non mi piace.
Mariolina Vecchio! Ma dov’è questa vecchiaia? È un uomo fatto, è uno di quelli che quando stanno con una donna, ci stanno veramente. E allora, Camillo, quello che vuole sposare me, non è vecchio anche lui? Amica mia, oggigiorno una donna, chiunque le capita, vecchio o giovane, s’ha da sposare: stiamo in un brutto mondo.
Rosina Questo è vero. Ti ricordi di Cristina? Rifiutò uno vecchio e ricco che se la voleva sposare, perché s’innamorò di uno studente. E come andò a finire? Che lo studente dopo tre anni che ci fece l’amore, si ruppe le scatole, la lasciò e se ne tornò al paese suo.
Mariolina Hai visto? Perciò, dico io, questi teniamoceli cari.
Rosina Forse hairagione. Stasera vengono a cena e ci dobbiamo divertire davvero.
Mariolina Come mai Giulietta non è ancora arrivata?
Rosina La verità è che lei vuole arrivare quando è pronto in tavola.
1° - Scena nona
Giulietta, Mariolina e Rosina
Giulietta (da fuori) Aprite, aprite, sono io.
Rosina Eccola, è Giulietta.
Mariolina (va ad aprire) Ah! Sei arrivata anche te, finalmente.
Giulietta Non sapete cosa mi è successo.
Rosina e Mariolina Che è successo?
Giulietta Stavo venendo da voi, quando un tizio, con una faccia da galera che non vi dico, ha iniziato a seguirmi. Ho affrettato il passo, ma lui dietro che mi faceva apprezzamenti pesanti e volgari.
Mariolina Allora come hai fatto?
Giulietta Mi sono messa a correre, ma lui sempre dietro. Finalmente ho trovato un bar aperto e sono entrata, ma lui si è piazzato davanti alla porta e non si decideva ad andarsene. Nel bar c’era solo una ragazza alla cassa e non sapevo a chi chiedere aiuto. È passato più di un quarto d’ora ed io non sapevo proprio cosa fare. A un certo punto ho visto che sul marciapiede di fronte si erano fermati a chiacchierare due uomini grandi e grossi, che dovevano essere usciti dalla palestra di pugilato che è lì vicino. Sono uscita di corsa e sono andata loro incontro gridando: “Finalmente siete arrivati”. Il tizio è scappato a gambe levate.
Rosina e Mariolina (ridono) Ah,ah,ah!
Mariolina Certo che ne hai inventata una bella, per venire qua.
Giulietta Per non mancare all’appuntamento: come potevo stare stasera senza vedere voi due.
Rosina Come, come, senza vedere noi? Perché non dici senza vedere Matteo?
Giulietta Per la verità, prima per vedere lui e poi per vedere voi. Oggi gli ho mandato un messaggino, dicendogli che stasera c’era una cena, di venire senz’altro e di portare un suo piatto.
Mariolina E io ho fatto lo stesso con Camillo.
Rosina Io a Fortunato l’ho detto ieri. Sapete cosa sto pensando? Quelli non sanno di venire qui tutti e tre, ognuno crede di venire da solo.
Giulietta Che importanza ha, vuol dire che stasera si conosceranno.
Mariolina Ah,ah, ce ne faremo delle risate. Io vado a mettere l’acqua per la pasta, voi affacciatevi e guardate se vengono (esce)
Rosina Giulietta, che mi dici di Walter il meccanico, non ti piace più?
Giulietta Rosina mia, la domenica non fa che passare sotto il mio balcone, ma non mi piace più.
Rosina Ma perché non ti piace più?
Giulietta Rosina mia, un violento, un rissoso, per un niente aggredisce, per un niente tira fuori la pistola, ha anche avuto noie con la giustizia. Ti pare che me lo sposavo? Domenica scorsa è stato tutto il giorno a girellare davanti al portone, ma credo che si sarà messo l’anima in pace.
Rosina Hai fatto bene, hai fatto bene (suonano al campanello)
Giulietta Chi sarà?
Rosina Chi è?
1° - Scena decima
Giulietta, Rosina, Fortunato, poi Enrico
Fortunato (di dentro) Sono io, bellezza mia, apri.
Rosina Ah! È Fortunato, l’innamorato mio. (va ad aprire)
Fortunato (con in mano un sacchetto con dei cibi) Buona sera.
Rosina Finalmente sei arrivato, ti sei fatto attendere.
Fortunato Angioletto mio, ho avuto tanto da fare (a Giulietta) mi permetti?
Giulietta Fai pure.
Fortunato (abbracciando e baciando Rosina) Sai, è il mio primo amore.
Giulietta (ridendo) (sottovoce: ha perso la testa per lei)
Rosina Avevo pensato: vuoi vedere che mi fa aspettare e non viene.
Fortunato E come avrei potuto solo immaginarlo? Ti pare che non sarei venuto; come potevo stare senza vederti? Tu sei l’unico mio pensiero, la mia sola felicità.
Rosina Cosa hai portato?
Fortunato Rosina mia, non sapevo come regolarmi, ho portato due polli arrosto, un pezzo di caciocavallo, un melone e il pane. Che ne dite?
Giulietta Bravissimo.
Rosina Bravo, bravo, andiamo a portarlo in cucina.
Fortunato Vengo, vengo, zuccherino mio. Chiedo scusa (Fortunato e Rosina escono)
Giulietta Fate pure. Ah,ah, com’è simpatico.
Enrico (entrando) Scusate, abita qui ... che vedo. Giulietta!
Giulietta Enrico! Che fai da queste parti?
Enrico Sono venuto per un affare e tu come mai stai qui? Te ne sei andata da casa tua?
Giulietta No, sto sempre là, sono venuta a trovare una mia amica. Tua mamma come sta, sta bene?
Enrico Non c’è male!
Giulietta Domani le devo portare una parrucca, che è pronta da quindici giorni. Sono sorpresa di vederti, che sei venuto a fare qua?
Enrico (sottovoce: e ora che le dico a questa?) Dimmi una cosa, Giulietta, mi devi dire la verità.
Giulietta Parla.
Enrico Poco fa è entrato qui un vecchio, un certo Fortunato, con un sacchetto e con un melone in mano.
Giulietta Ah! Sì, è in cucina.
Enrico E chi è, chi è?
Giulietta E tu non lo sai?
Enrico Sì, lo so, ma dico: Che è venuto a fare?
Giulietta Quello viene tutti i giorni, è l’innamorato di Rosina, una mia amica che fa anche lei l’estetista.
Enrico Ah, viene a far l’amore qui?
Giulietta Ma guarda, quello viene perché ha intenzione di sposarla.
Enrico Ah, ha intenzione di sposarla?
Giulietta Scusa, ma perché l’hai voluto sapere?
Enrico Niente di particolare; siccome questo Fortunato mi deve certi soldi da un po’ di tempo e non sono mai riuscito a sapere dove abitava, quando l’ho visto entrare in questo palazzo, ho pensato che abitasse qui.
Giulietta No, lui viene qui a trovare la sua innamorata. Mi spiace che questa non sia casa mia, altrimenti ti dicevo di restare.
Enrico Grazie tante, ma perché? Stasera vi divertite?
Giulietta No, facciamo una cenetta, siamo tre amiche, Mariolina la padrona di casa, Rosina e io.
Enrico Credo che come c’è l’innamorato di questa Rosina, ci saranno anche gli innamorati di Mariolina e tuo, vero?
Giulietta Sempre per sposarsi; l’innamorato di Mariolina è anche lui un uomo fatto, un brav’uomo, un certo Camillo.
Enrico Ah! Camillo!
Giulietta Che c’è?
Enrico Niente, niente. Si chiama Camillo?
Giulietta Sì e ha detto che il mese prossimo la sposa.
Enrico (sottovoce: a la faccia!) E il tuo innamorato sarebbe il terzo vecchio?
Giulietta Ma che dici, mi hai preso per una gerontologa? Il mio innamorato è un’altra cosa, è giovane, simpatico. Senti, io non capisco come possano far l’amore con quei vecchi. Va bene che le possono dare una posizione, ma quando un matrimonio si fa senza amore, dico che non ci può essere felicità.
Enrico Certamente, un giovane è sempre un giovane. E come si chiama questo tuo innamorato simpatico?
Giulietta Si chiama Matteo.
Enrico Ah! Matteo.
Giulietta (tra sè: Ma questo che cosa vuole)
Enrico E ha detto che ti vuole sposare?
Giulietta Sì, ha preso tempo fino a maggio.
Enrico (sottovoce: e stai fresca!) Ah! Bravissimo (sottovoce: guarda che figlio di ...) E questi due sono già arrivati?
Giulietta No, ma ora arrivano.
Enrico Allora lasciami andar via, non mi voglio far trovare qui.
Giulietta Te lo ripeto, se fosse casa mia ...
Enrico Grazie tante (sottovoce: ora gli faccio un bel servizio a tutti e tre, devo far vedere a quella vecchia chi ha vicino e chi sono io). Giulietta, stammi bene. Ti auguro buona fortuna, ma apri gli occhi e stai attenta.
Giulietta Non dubitare, sai bene che non sono scema.
Enrico Me ne sono accorto. (esce)
Giulietta Questo mi è venuto sempre appresso, lo ha scottato quello che gli ho detto.
(si sente un urlo dalla cucina)
Giulietta Oddio, che è successo?
1° - Scena undicesima
Giulietta, Rosina, poi Camillo
Rosina (entra in scena ridendo) Ah, ah, Giulie’, vieni a farti quattro risate con noi. Fortunato stava tagliando il pane a fette, quando gli è scivolato il coltello e si è tagliato un dito. (sottovoce: dovessi vedere quanto è buffo: Mariolina lo sta medicando).
Giulietta E tu ridi, che bell’amore che gli porti, veramente.
Rosina Che ci posso fare, non lo posso guardare in faccia che mi scappa da ridere(ride).
Giulietta Non ridere, se quello se ne accorge, s’arrabbia e non viene più. Vado in cucina ad aiutare Mariolina (esce)
Rosina (suona il campanello) Chi è?
Camillo Aprite, sono io, Camillo.
Rosina Ah! È l’innamorato di Mariolina (va ad aprire). Entra, entra.
Camillo (con un vasetto in un involto bagnato, entra colando un liquido. Sotto al braccio ha un altro involto con una camicia) Grazie tante, mie belle ragazze e dov’è Mariolina?
Rosina è in cucina. Ma cosa hai dentro a quel vaso, che sta colando?
Camillo Ho delle alici marinate.
Rosina Santo cielo! Se il liquido macchia il pavimento, lo senti il padrone di casa! Aspetta, ora lo asciugo (prende uno straccio e strofina il pavimento). Tu siediti e dammi quel vasetto, lo porto in cucina e avviso Mariolina. Tu, intanto siediti (esce con il vaso).
Camillo (sedendosi) Che figura! Accidenti alle alici, se sapevo non le prendevo.
1° - Scena dodicesima
Mariolina, Camillo, poi Giulietta, Matteo
Mariolina (entrando) Camillo!
Camillo Bellezza mia!
Mariolina Come mai a quest’ora?
Camillo Mariolina mia, ho avuto tanto da fare.
Mariolina Dicevi sempre che volevi cenare con me. Stasera ci vogliamo divertire.
Camillo Sì, sì, bellezza mia, quando sto vicino a te mi riconsolo, mi sento un giovanotto di vent’anni. Ti voglio baciare.
Mariolina Va bene, ma non essere focoso come il tuo solito. Se vedono le amiche mi prendono in giro per una settimana. (porge la bocca)
Camillo (la bacia) Che bella cosa.
Mariolina Basta, ora dimmi cosa hai portato.
Camillo Ho portato una cosa spicciativa e stuzzicante, alici marinate, fave e pecorino. Rosina ha portato tutto in cucina.
Mariolina Bravissimo e in quel pacco cosa c’è?
Camillo Ah! Qui ho una camicia per cambiarmi. Mariolina mia, per correre sono tutto bagnato e se non mi cambio prendo un raffreddore.
Mariolina Allora vai in camera mia, è quella (indica la porta). Chiuditi dentro e cambiati.
Camillo Grazie tanto, vita mia, sangue mio.
Mariolina Vai, vai a cambiarti.
Camillo Faccio subito, subito, zuccherino mio (le mostra la lingua ed entra nella porta)
Mariolina Ah! Una cosa che non ci si può credere.
Giulietta (entrando) Mariolina, sta salendo Matteo, l’ho visto che stava entrando dal cancello.
Mariolina Allora ci siamo tutti, sbrighiamoci.
Giulietta E Camillo?
Mariolina è in camera mia che si sta cambiando la camicia. (esce, suonano il campanello)
Matteo (entrando) Giulietta, bellezza mia, passione mia!
Giulietta (piuttosto fredda) Sono tre giorni che non ti fai vivo. Dimmi piuttosto, che hai portato?
Matteo Uno sformato di carciofi, che me lo sono fatto fare ora dalla rosticceria e una bottiglia di Frascati. Stasera dobbiamo fare baldoria.
Giulietta Matteo, siedi che dobbiamo parlare un po’. (prende due sedie)
Matteo Eccomi a te, bellezza. (siedono)
Giulietta Senza tante bellezza mia, bellezza tua, io voglio sapere perché non sei venuto né ieri, né l’altro ieri.
Matteo Giulietta mia, non sono potuto venire, perché ero a letto con la febbre.
Giulietta E perché non me lo hai fatto sapere?
Matteo Come facevo, avevo il telefono guasto.
Giulietta Veramente? Anche il cellulare?
Matteo Quello lo avevo dimenticato in palestra.
Giulietta Mah, sarà pur vero, non ne parliamo più. Senti, Matteo, ti voglio raccontare un sogno che ho fatto stanotte, un sogno strano, ci dobbiamo giocare i numeri.
Matteo Sicuro, a volte escono.
Giulietta Ascolta: mi pareva di stare sul balcone di casa mia e ti stavo aspettando; dopo tanto tempo sei arrivato su una bella macchina grande, mi hai fatto segno e io sono scesa con un bell’abito tutto bianco, come se fossimo andati a sposarci. Però, quando siamo partiti, dietro a noi veniva un corteo funebre.
Matteo Che imbroglio è questo, era matrimonio o funerale?
Giulietta Abbiamo camminato e siamo andati per una strada nuova, fuori città. Là c’era un ristorante, siamo entrati e abbiamo trovato una bella tavola apparecchiata, ci siamo seduti e abbiamo cominciato a mangiare.
Matteo Con tutti quelli del corteo funebre?
Giulietta No, quelli se ne erano andati. Mentre stavamo mangiando è entrata una donna con una faccia che sembrava che volesse mangiarci tutti. “Che fate qui, assassini, delinquenti” “Come che facciamo? Stiamo mangiando.” “Ah! E me lo dici in faccia, brutta delinquente!” Allora io ho risposto: “Ehi, bella, e tu chi sei, che dici queste parole in faccia al mio innamorato” “L’innamorato tuo! Questo è mio marito!” “Ah! Infame, tu mi hai detto che eri scapolo, mi hai ingannata e con che coraggio hai potuto quella povera moglie tua, con quale coraggio mi hai potuto fare tanti giuramenti, che credevi, di non venire scoperto, col tempo si scopre tutto, maledetto delinquente, e già che hai fatto questo, tie’.” Ho preso un coltello dalla tavola e ti ho ucciso. Quella che diceva di essere la moglie ha chiamato la polizia. Tanta è stata la paura che mi sono svegliata.
Matteo (sottovoce: ma guarda questa che va a sognare) Eh! Questi sogni sono proprio cose strane.
Giulietta Cose che una non ci pensa neppure; ti pare, posso pensare che tu sei sposato?
Matteo Certo che no.
Giulietta Mi vuoi bene?
Matteo Non me lo chiedere più, io ti amo tanto.
Giulietta Evviva, Matteo mio! Non pensiamoci più e divertiamoci.
1° - Scena tredicesima
Rosina, Mariolina, Fortunato, Camillo, Giulietta e Matteo
Rosina (entra dalla cucina) Tra poco è pronto.
Mariolina (entra dalla cucina) Ho messo a bollire l’acqua per la pasta. Bucatini all’amatriciana.
Fortunato (entra dalla cucina con grembiule e dito fasciato) Il sugo per i bucatini è una favola! (vedendo Matteo) Uh! (sorpresa)
Camillo (entra dalla camera) Serve aiuto? (vedendo i due) Uh! (sorpresa da parte anche di Matteo)
Giulietta Non ci aspettavamo questa sorpresa. (rivolta a Rosina e Mariolina) Ora faccio io le presentazioni: Camillo, prossimo sposo di Mariolina (sorpresa di Fortunato e Matteo. Si scambiano i biglietti da visita), Fortunato, promesso sposo di Rosina (sorpresa di Camillo e Matteo. Si scambiano i biglietti da visita come sopra. Giulietta prende per mano Matteo) E questo è Matteo, che tra breve sarà mio marito (Sorpresa di Camillo e Fortunato).
Rosina Che è questo formalismo, niente soggezione, niente cerimonie, prendete (prende il tavolino con le carte da gioco e lo mette in mezzo) Sedetevi e fatevi un bel tresette col morto (risatine delle tre donne, mentre i tre si siedono intorno al tavolo).
Mariolina Rosina, prendiamo questa roba e portiamola in cucina. (prendono la roba portata da Matteo ed entrano in cucina. I tre si mettono a giocare e Matteo mischia le carte e mette il mazzo sul tavolo).
Matteo Giulietta, alza le carte.
Giulietta (alzando le carte) Ecco fatto. (Matteo inizia a distribuire le carte)
Mariolina (dalla cucina) Giulietta, Giulietta?
Giulietta Mi chiamano, scusate (esce di scena)
Camillo Uff!
Matteo Uff!
Fortunato (con voce rauca) Uff!
Matteo Questo ci muore qui.
Camillo (a Matteo) Tu hai detto a mia sorella che andavi a in palestra.
Matteo (a Camillo) E tu hai detto che andavi in pizzeria con gli amici del tennis.
Camillo (a Fortunato) E tu hai detto che andavi dall’avvocato a giocare a carte.
Fortunato E invece siamo tutti e tre qua.
Camillo (a Matteo) E tu vieni qui a fare l’amore.
Matteo Vengo a fare quello che vieni a fare te.
Fortunato Ma che c’entra, quello è vedovo e te sei sposato.
Matteo E te non sei sposato?
Fortunato Ah! M’ero scordato che avevo una moglie.
Camillo (Battendo le mani sul tavolo) Vergogna! Due uomini sposati che mettono le corna alle mogli.
Fortunato E te, te, invece di pensare agli affari di tua sorella (mostrando il dito fasciato)
Matteo Senti, Camillo, per questa sera non facciamo una brutta figura con queste ragazze che hanno preparato la cena. Diciamo a zia che ci hai portato qui, che noi non ci volevamo venire e che tu ci hai voluto portare per forza.
Camillo Va bene, quello che è stato è stato, non ne parliamo più (stringe la mano ai due). Alleanza.
Matteo e Fortunato Alleanza.
Fine del primo atto
ATTO SECONDO
Stesso salotto dell’estetiste – Fortunato, Camillo e Matteo sono seduti al tavolinetto da gioco.
2° - Scena PRIMA
Fortunato, Camillo, Giulietta, Matteo poi Walter
Giulietta (entra con una tovaglia) Che, avete già finito di giocare?
Camillo Sì, ci siamo rotti le scatole, noi vogliamo mangiare.
Giulietta è quasi pronto, andate a dare una mano in cucina.
Camillo Andiamo (va in cucina con Fortunato)
Giulietta Aiutami a portare il tavolo (Mettono il tavolo in mezzo con la tovaglia). Vai in cucina e fatti dare i tovaglioli e le posate.
Matteo Tovaglioli, posate (va in cucina)
Walter (Entra in scena senza parlare)
Giulietta (sottovoce: Uh! Walter! La porta era aperta)
Walter Buona sera a tutti..
Giulietta Ciao.
Walter Quando torni a casa?
Giulietta Sono affari che non ti riguardano.
Walter (ridendo) Sono affari che non mi riguardano, hai ragione... e stasera qui c’è una cena?
Giulietta Sì, una cena.
Walter E brava, mi fa piacere.
Giulietta (sottovoce: E come posso fare a mandarlo via a questo?)
Walter Insomma, fra noi due è tutto finito?.
Giulietta Mi pare di avertelo detto tante volte, ti devi rassegnare.
Walter Mi devo rassegnare, hai ragione, che ti posso dire... hai ragione.... Abbiamo fatto l’amore per sette mesi e ora, per una cosa da niente mi dici che tutto è finito e che mi devo rassegnare!... A me, a me che ho lasciato un posto di meccanico in una concessionaria in Parioli a 1.500 euro al mese, per venire a lavorare vicino a casa tua quasi per niente, come un marocchino. A me che mi sono rovinato per te! A me... Ah!
Giulietta Ohe, basta con questi atteggiamenti da bullo! (sottovoce: Mi è venuta un’idea) Io non posso più stare a parlare con te, io sono sposata, mio marito era all’estero, stamattina è tornato e ora è di là.
Walter Sposata!!
Giulietta Sì, non ti ho detto mai niente, è stato per paura di quel carattere violento che hai, ma ora non posso più tenerlo nascosto. Mio marito è di là e se ti vede uno dei due muore ammazzato e l’altro va in galera.
Matteo (entra con i tovaglioli e le posate) Ecco qua le posate.
Giulietta (sottovoce a Walter: è lui, vattene)
Matteo Chi è questo giovane?
Giulietta Questo? Questo è mio fratello, faceva il militare, è stato congedato da poco, tu sei stato all’estero e non lo conosci.
Matteo (non ha capito, ma cerca di reggere il gioco) Già, io sono stato all’estero ... e lei è il fratello.
Walter (anche lui cerca di reggere il gioco) Sì, io sono il fratello, facevo il militare.
Matteo (dopo una pausa) E bravo!
Walter E bravo (pausa). Domani, se vengo, ti trovo qui?
Matteo Io sono stato all’estero, non abito qua.
Giulietta Non abitiamo qui, questa è la casa di una mia amica, domani vediamo di prendere una casa in affitto. Lui è tornato stamattina e ora stiamo senza casa.
Walter Ah! Non abita qui?
Matteo No questa è la casa di una sua amica, moglie di un carabiniere, che ora sta in camera, si è messo un po’ sul letto.
Walter Ah! La sua amica è moglie di un carabiniere e ora sta in camera, sul letto.
Matteo Sì.
Walter Ma è un carabiniere a piedi o a cavallo?
Matteo Quando si stanca sale a cavallo.
Walter E bravo! E dove ti posso trovare domani mattina?
Matteo Io sono stato all’estero .... Dove mi puoi trovare .... per Roma.
Walter E già, ti vo cercando per Roma con la lanterna. Dammi un biglietto da visita.
Matteo Ah! Certo (prende dalla tasca il biglietto da visita di Fortunato e glielo dà)
Walter (lo prende) Grazie
Matteo (sottovoce: Gli ho dato il biglietto da visita di zio Fortunato e quello che succede, succede)
Walter Domani ci vediamo, ti voglio rompere il muso. Arrivederci, buon appetito e divertitevi.
Matteo Grazie, volete cenare con noi?
Walter No, io me ne vado. Arrivederci e buona notte. (esce)
Matteo Mi sento morire!
Giulietta Sai chi è quello? È uno che per forza voleva fare l’amore con me, un meccanico, una testa calda, quello per niente ammazza una persona. Io gli ho detto che sono sposata, quando viene domani digli che siamo sposati.
Matteo Che imbroglio hai fatto? E domani una bastonata non me la leva nessuno.
Giulietta Non ti preoccupare, ora pensiamo ai bucatini.
2° - Scena seconda
Fortunato, Camillo, Rosina, poi Adalgisa, Beatrice, Mariolina, Giulietta e Matteo.
Camillo (dalla cucina) A tavola, a tavola, è pronto.
Rosina (entra con due bottiglie di vino) A tavola, a tavola, oh! Che bucatini! (suonano al campanello) Chi è?
Adalgisa (da fuori la porta) Aprite, amici (Rosina apre) Scusi, abita qui la signora Mariolina Perella?
Rosina Sì.
Adalgisa Signora, entri.
Beatrice (entrando) Dov’è la padrona di casa?
Rosina Sta in cucina. Ah! Ecco sta arrivando.
Mariolina (con i bucatini) A tavola, a tavola.
Rosina Tutti a tavola (scopre la zuppiera)
Giulietta A tavola, a tavola (Entrano in scena Camillo, Fortunato, Matteo e vedono Beatrice)
Camillo, Fortunato e Matteo Che!
Beatrice Ah! La lettera anonima diceva la verità. Bravi! (I tre vorrebbero parlare). Zitti. A casa, a casa! (I tre escono insieme)
Buio in sala – penombra sul palco
Rapidamente viene ripristinato il salotto della casa di Beatrice.
Si riaccende la luce sul palco
Salotto della casa di Beatrice, la mattina dopo.
2° - Scena terza
Adalgisa, poi Virginia, poi Beatrice di dentro, quindi Antonella
Adalgisa (entrando in scena) Mamma mia, come sta la signora Beatrice, mi sembra una leonessa, stanotte non ha dormito, passeggiava avanti e indietro per le camera e il signor Fortunato, il signor Matteo e il signor Camillo, che hanno passato tutta la notte all’aperto; stanotte faceva un vento, chissà come sono ridotti.
Virginia (entrando) Adalgisa, che ore saranno?
Adalgisa è giorno da poco, saranno le sei e mezzo.
Virginia Uh! Mamma mia e quando si decide zia a farli rientrare dal balcone, quei poveracci.
Adalgisa (sottovoce: Eh, poveracci)
Virginia E tu pure, Adalgisa, sei moscia, moscia; tu che hai buon cuore, vai da zia e diglielo.
Adalgisa Io! Ma è pazza, signora? Mi vuole far cacciare via? Quella è come una tigre.
Virginia Ma posso vedere soffrire un marito per le stravaganze di una vecchia?
Adalgisa Guardi che questa volta non è una stravaganza, questa volta ha ragione.
Virginia Ma come, non posso sapere cosa è successo ieri sera? È arrivata una lettera per la zia, lei la ha letta, poi ti ha chiamato e tutte e due ve ne siete andate. Siete tornate dopo un’ora e tanto papà, quanto zio Fortunato e Matteo sono stati chiusi fuori al balcone, senza che io potessi sapere perché. Sentii solo zia Beatrice che gridava: “disgraziati, maledetti, domani mi dovete dare delle spiegazioni”, poi è stata tutta la notte come una gatta infuriata.
Adalgisa è vero, sua zia è arrabbiata come non l’ho vista mai.
Virginia Ma che è successo, dimmelo, Adalgisa.
Adalgisa Non glielo posso dire, tanto tra un po’ lo saprà.
Beatrice (chiama da dentro) Adalgisa, Adalgisa!
Adalgisa Eccomi, signora (esce)
Virginia E che sarà successo? Qualcosa di serio, sicuro.
Antonella (entrando) Virginia, hai saputo niente?
Virginia Niente, Adalgisa lo sa, ma non me lo ha voluto dire.
Antonella Intanto quei poveracci hanno passato tutta la notte fuori, con quel vento che faceva. Se papà prende un raffreddore, se muore, come facciamo, noi abbiamo solo quel padre.
Virginia E non dire bestialità! Io sto proprio sulle spine.
Antonella Io per questo mi voglio sposare, per non star più in questa casa e vedere queste infamie.
Virginia Io ieri me ne volevo andare, ma Matteo è voluto restare per forza.
Antonella Zitta, viene zia.
2° - Scena quarta
Beatrice, Adalgisa, Virginia, Antonella poi Camillo, Fortunato e Matteo
Beatrice (entra in scena insieme a Adalgisa)
Adalgisa (sottovoce: E ora comincia la sceneggiata) Sistema nel mezzo tavolino e sedie. Beatrice, Virginia e Antonella siedono intorno al tavolino, poi Adalgisa esce e torna con Camillo, Fortunato e Matteo. Questi tre siedono di fronte a Beatrice, mentre Adalgisa resta in piedi nel fondo).
Beatrice Eccoci qua, voi di fronte a me e io di fronte a voi. Mentre parlo non vi azzardate a rispondermi, altrimenti piglio questo portacenere e ve lo sbatto in faccia! Che bella cosa onorevole avete fatto, ma con che coraggio andrete in giro, dopo quello che avete fatto ieri sera, io arrossisco per voi, tremo per voi! (rivolgendosi a Virginia e Antonella) Volete sapere cosa hanno fatto questi tre? (a Antonella) Tu non puoi sentirlo (Vedendo che la ragazza non vuole andar via e cerca di parlare): Pss, zitta (fa cenno a Adalgisa di accompagnarla; le due escono, poi Adalgisa torna al suo posto) Niente di meno sono andati in casa di certe signore a fare l’amore!
Virginia Che!
Beatrice Pss, zitta! A far l’amore! Non ci sarebbe pena bastante per questi tre ... questi tre ... questi tre porci! Camillo, invece di badare agli interessi miei, agli affari della sorella, di quella donna che gli fa riempire la pancia ogni giorno, va a fare l’innamoratino e forse per lui non sarebbe tanto grave la colpa, perché non è sposato. Matteo che dovrebbe essere riconoscente a questa zia, che lo ha sfamato, lo ha vestito, gli ha dato da mangiare fino a ieri, che dovrebbe pensare che ha una moglie e che mettendo le corna alla moglie dà diritto anche a lei di metterle, invece di pensare a tutto questo se ne va da quella signora. E pure ... e pure si potrebbe dire: è giovane, ha potuto sbagliare, non ha esperienza. Ma Fortunato, mio marito, oh! Quanto è pesante la sua colpa, quanto è terribile il suo sbaglio! Per poterlo punire non basta la galera, non bastano i lavori forzati, soltanto la morte sarebbe castigo giusto, ma chi lo può uccidere? Se lo faccio sapere ai tribunali, si fanno una risata. A chi debbo ricorrere, chi mi farà giustizia? Me la farò io stessa, o vi discolpate e mi dite perché stavate in quella casa a quell’ora, oppure uscirete da casa mia a andrete a chiedere l’elemosina! Parlate uno alla volta.
Fortunato (alzandosi) O Beatrice mia, tu sai come ti ho trattata per anni e anni.
Adalgisa (Canta) E quant’è bello il furbacchione ...
Beatrice Silenzio!
Fortunato (sottovoce: Noi stiamo in un mare guai e lei ci mette in mezzo il furbacchione!). Tu sai come ti ho trattata per anni e anni, sai che non sono mai stato capace di tradirti, non so come hai potuto immaginare che io stavo in quella casa per fare l’amore.
Beatrice E allora perché ci sei andato?
Fortunato Ora te lo dico: ieri sera, come tu sai, stavo andando dall’avvocato Righetti per la solita partita a Burraco. Stavo camminando, quando ho visto Matteo che correva, correva ed entrava in un portone. Allora ho detto fra me: “Come? Deve andare in palestra e invece entra in questo portone. Che imbroglio c’è sotto? Voglio vedere dove va”. Gli sono andato dietro e sono entrato anche io, per coglierlo in flagrante. Mi pare che come zio, come tuo marito e come uomo probo, non ho fatto che il mio dovere (siede).
Matteo (sottovoce:Ti pigliasse un colpo!)
Virginia Ti romperei il muso!
Beatrice Silenzio! Va bene e tu, signor Camillo, perché ti trovavi in quella casa? (Camillo si alza)
Matteo (sottovoce: Camillo, aiutami tu, quello mi ha rovinato!)
Camillo (si alza) Ieri sera, mentre stavo andando alla pizzeria, ho incontrato un amico che mi ha detto ironicamente: “Veramente tua figlia ha fatto un bel matrimonio!” “E perché?” Gli ho risposto. E lui: “Sai dov’è andato poco fa Matteo, il tuo genero? È andato in casa di una signora che sta là; io lo ho visto, perché stavo scendendo dal terzo piano.” Allora, senza perdere tempo, sono corso in quella casa per sorprenderlo. Mi pare che come padre della moglie e come tuo fratello, ho creduto di fare il mio dovere. (siede)
Matteo (sottovoce: Di questi due uno è Bruto e l’altro è Pilato).
Virginia Delinquente, assassino!
Beatrice Pss. Silenzio! E tu, Matteo, come puoi discolparti?
Matteo (si alza) (sottovoce: Possin’ammazzavve a tutti e due!) Commosso ... commosso fino alle lacrime dalle deposizioni fatte da questo cretino e da questo scimmione; rispondo con i nervi a fior di pelle e non dico che la verità (sputa in faccia ai due)
Camillo Lo vedi, ci ha sputato in faccia!
Matteo E questo è niente.
Beatrice Silenzio!
Matteo Fino da quando avevo 13 anni mi sono piaciute le donne e ogni volta che vedo una bella ragazza non ragiono più e vado via di testa. Tutti gli uomini hanno un vizio, chi quello del bere, chi quello del gioco, chi quello del fumo. Il mio vizio è sempre stato quello di correre dietro alle donne. L’alcolista beve, si ubriaca, cade per terra e sta male; il giorno dopo giura di non bere più ma, dopo un paio di giorni ci casca di nuovo. Questo è successo a me: vidi mia moglie qui presente, mi ubriacai d’amore e la volli sposare. Dopo sposato giurai di non guardare in faccia nessuna donna e sono stato tranquillo per molto tempo. Ma un giorno ho visto una signora, era bella, bella come un angelo. Il suo portamento e il suo fisico mi hanno incantato. Quasi senza rendermene conto, le sono andato dietro e così ci siamo conosciuti. Ieri questa tale mi ha invitato a cenare con lei, è vero, ci sono andato e quale è stata la mia sorpresa quando ho trovato questi due vecchi mandrilli nella stessa abitazione, uno amante di una certa Mariolina e l’altro di una certa Rosina. Ci siamo messi d’accordo, abbiamo fatto alleanza e, mentre stavamo per metterci a tavola, sei arrivata tu e ci hai rotto le uova nel paniere! Ciò che loro hanno asserito sono calunnie e bricconate, quello che ho detto io è la pura verità, te lo giuro sul mio onore.
Fortunato e Camillo Non è vero, non è vero.
Beatrice (battendo la mano sul tavolo) Silenzio! A chi devo credere adesso?
Matteo A me, a me!
Fortunato e Camillo A noi, a noi!
Beatrice Silenzio! Fortunato, puoi provare la tua innocenza?
Fortunato Certo, chiedi all’avvocato e vedrai che lui ti risponderà che io ieri non ci sono andato.
Matteo E già, perché è andato dalla sua amante.
Beatrice E che prova è questa, anzi, questo ti accusa di più; io voglio sapere se puoi provare di non essere andato a fare all’amore.
Fortunato E come lo posso provare? Col tempo il Cielo chiarirà tutto.
Beatrice E tu, Camillo, hai prove?
Camillo Hai voglia. Io ti posso portare ...
Matteo Fave e pecorino..
Camillo Spiritoso! .
Matteo Questo puoi portare.
Camillo Io ti posso portare quell’amico mio che vide Matteo entrare là dentro.
Beatrice Anche questa non è una prova. E tu Matteo?
Matteo Io ho due prove inconfutabili e le vedrai tu stessa. Camillo è uscito con la camicia stirata ma, quando è arrivato a casa della sua bella, siccome aveva corso ed era sudato, si è tolto la camicia bagnata di sudore e se ne è messa una di tela che aveva portato con sé. Ecco qua la camicia che si è tolto (la fa vedere) (sottovoce: te l’ho messo in saccoccia). Mio zio Fortunato, poi, aveva portato alla sua bella un filone di pane, per tagliarlo a fette si tagliato un dito. Caccia fuori il dito, caccia fuori il dito!
Camillo La camicia io ....
Fortunato Il dito me lo sono tagliato ...
Beatrice Basta, basta! (si alza e dice a Adalgisa: Chiama Antonella) (Adalgisa esegue).
Matteo (sottovoce: Vediamo di che morte dobbiamo morire).
2° - Scena quinta
Beatrice, Adalgisa, Virginia, Antonella, Camillo, Fortunato e Matteo
Beatrice (Afferrando per le mani Virginia e Antonella) Virginia, Antonella voi starete con me, non vi mancherà niente, andate in quella stanza (le due entrano nella stanza) Adalgisa!
Adalgisa Mi dica, signora.
Beatrice Prepara tre letti nella stanza di sopra. Serviranno per voi, vi do due giorni di tempo per trovarvi delle occupazioni. (A Fortunato: Tu non hai più moglie). (A Camillo: Tu non hai più sorella). (A Matteo: Tu non hai più zia) (Esce).
Fortunato Uh! Che rovina, che rovina!
Camillo E come si ripara?
Matteo Ah! Ben fatto, ora sto meglio.
Fortunato Infame, disgraziato!
Matteo No, gl’infami, i disgraziati siete voi due che avete rotto l’alleanza.
Camillo Lei crede di avvilirmi, no, io non mi avvilisco, ora vado dal notaio, mi metto d’accordo con lui, poi chiamo un avvocato e le faccio una causa come dico io. Se mi trovo in questa situazione è stata sfortuna, la mia parte io non l’ho scialacquata, l’ho persa perché il mio negozio è fallito. Lei, come sorella, deve mantenere il fratello; ora ti faccio vedere che bel servizio che le combino (esce).
Matteo Ora sono giovane e me la rido, ma da vecchio? Assumono alla nettezza urbana, mi farò raccomandare dall’amico onorevole e andrò a fare il netturbino. (esce dietro a Camillo)
Fortunato E io che faccio? Non so preparare neanche il mangiare per le galline (vedendo Adalgisa che ride) E questa imbecille ride, ma perché ride, vorrei sapere, che c’entra questa risata?
Adalgisa Mi è scappato, che vuole da me? Basta, io vado a prendere le lenzuola per farvi il letto, ha passato una brutta nottata, è bene che si riposi un po’. (Esce ridendo)
Fortunato Questa cretina mi dà sui nervi. Mamma mia, che disastro e io che faccio? Io sono abituato a non far niente. Accidenti a quando mi è venuto in testa di andare appresso a quella.
2° - Scena sesta
Walter e Fortunato
Walter (da dietro la porta d’ingresso) Permesso?
Fortunato Chi è?
Walter (Con pistola alla cintura e biglietto da visita) Amici
Fortunato Entri pure.
Walter Scusi, abita qui un certo Fortunato Precipizio?
Fortunato Sì, perché?
Walter Mi fa il favore di chiamarlo, devo dirgli una o due parole, una o due parole(con significato)
Fortunato Guardi, ora non c’è ... non è in casa.
Walter Ah! Non c’è?
Fortunato No.
Walter Arrivederci.
Fortunato Arrivederci.
Walter (fa per uscire, poi torna) Scusi, non sa quando torna?
Fortunato No, non ha orario, a volte torna presto e a volte sta fuori casa anche un paio di giorni.
Walter Fortunato?
Fortunato Sì, Fortunato.
Walter Arrivederci.
Fortunato Arrivederci e tanti saluti.
Walter (fa ancora per uscire, poi torna) Ma almeno vorrei ...
Fortunato Ora mi sta seccando, le ho detto che non so quando ritorna e basta.
Walter Mi scusi.
Fortunato Arrivederci.
Walter (va in fondo, prende una sedia e siede in mezzo accomodandosi la pistola. Fortunato lo vede)
Fortunato (Sottovoce: Mamma mia che disastro, quello sembra un leone in gabbia!)
Walter E io l’aspetto qui.
Fortunato Ma scusi, non può far sapere cosa deve dirgli?
Walter Che lo dico a fare, lei si spaventa, chiama la gente e succede il finimondo.
Fortunato Succede il finimondo? Ma perché, questo Fortunato le deve qualcosa?
Walter Se mi deve qualche cosa! Mi deve ridare la cosa più cara che avevo, mi ha rubato la donna che amavo. Quell’infame, quella scellerata, che ieri, dopo che abbiamo fatto all’amore per sette mesi, mi ha detto di rassegnarmi, perché era sposata e che non me l’aveva detto per paura che io ammazzassi lei e suo marito. E ora questo io faccio! O questo Fortunato Precipizio mi dice: tieni, prenditela, non ne parliamo più, oppure qua ci stanno sei colpi ..... (mostra la pistola) io li levo da qua e li metto qua (indica il petto di Fortunato).
Fortunato Li lasci stare là! (sottovoce: Mamma mia, che sento! Beatrice capace di questo! Ah! Traditrice, assassina! Cielo, ti ringrazio, ora mi prendo una bella rivincita!) Mi dica, signore, lei è capace di dirglielo in faccia, con il marito presente, che avete fatto l’amore?
Walter Certo! E che, mi metto paura?
Fortunato Bene, allora entri in quella stanza, che ora vi mando tutti e due, marito e moglie.
Walter Vuole che entri là dentro? E va bene, io là lo aspetto, perché se non viene, esco e faccio il pazzo (entra nella stanza)
Fortunato Non dubiti, glieli mando subito. Ah! Infame! Ah! Traditrice! Dunque mi teneva proprio come un pupazzo! Ah! La devo far finita, la devo far finita! (esce tragicamente).
2° - Scena settima
Adalgisa, Giulietta, poi Matteo
Adalgisa (entrando insieme a Giulietta) Lei mi vuol far licenziare, sta facendo un bel guaio!
Giulietta E io per questo sono venuta. Dov’è, che me lo voglio mangiar vivo! Infame! Assassino! Ingannarmi in questo modo!
Adalgisa Non gridi, per carità.
Giulietta No, io voglio che mi sentano, perché mi devo giustificare, devo dimostrare che sono una donna onesta, che non sapevo che era sposato.
Adalgisa Ma come l’ha saputo?
Giulietta Stamattina, insieme alle mie amiche, siamo andate al bar dove vanno a giocare a biliardo, per sapere qualcosa di loro e il barista ci ha detto che sono sposati, tranne Camillo che è vedovo. A sentirlo, per poco non svenivo. Assassino, per chi mi aveva preso! Io voglio mettere in chiaro tutto. Le mie amiche sono deboli, non fanno niente, io no, io se non mi sfogo esco pazza.
Adalgisa Ha ragione, ma adesso mi ascolti, senza fare tanto chiasso, senza far sentire alla zia che sta come un cane arrabbiato, senza fare pubblicità, si calmi e torni domani per parlare con tutti.
Giulietta Domani! Sei pazza, mi va il sangue alla testa, mi sento soffocare, mi sento morire.
Matteo (entrando in scena) Adalgisa, io me ne vado ... (tra sè, vedendo Giulietta: Oh! Ora passo un guaio!).
Giulietta Ah! Stai qua, mi fa piacere di vedere te prima degli altri. Non ti prendo e ti caccio gli occhi solo perché mi ricordo chi sono! Ma che credi di aver fatto? Hai fatto la solita bravata che fanno tanti delinquenti, lusingano una donna, la fanno innamorare e dopo le dicono: sai, dobbiamo lasciarci perché sono sposato. Si credono, facendo questo, di aver fatto una drittata, d’aver fatto una conquista, di essere un Casanova. No, chi fa questo è un delinquente, senza cuore, meriterebbe di andare in galera, per far soffrire quello che soffre una povera donna quando si sente ingannata.
Matteo Ma Giulietta...
Giulietta Stai zitto, che ti do questa sedia in testa! Per fortuna io sono stata molto prudente e ne ringrazio il Cielo! .... ma dov’è tua moglie, ci voglio parlare, le voglio dire che non sapevo niente. Ah! Aiutami, mi sento svenire, mi manca il fiato (si accascia su una sedia).
Matteo (cercando di sorreggere Giulietta) Oh! Che guaio! Aiutami Adalgisa.
2° - Scena ottava
Fortunato, Matteo, Giulietta, Adalgisa, Beatrice, Walter, Virginia, Antonella.
Fortunato (Di dentro) Niente, non sento ragioni.
Matteo Ah! Stanno venendo tutti, aiutami Adalgisa ... (cercano di aiutare Giulietta a rinvenire)
Fortunato (entrando in scena) Tutto potevo credere fuorché questo, non ti bastava il marito, hai voluto pure il soprannumero, donna fedifraga, vai, vai in quella stanza dove ti sta aspettando il tuo amante!
Beatrice (entrando dietro a Fortunato) Ma tu sei pazzo!
Fortunato Sì, fui pazzo quando mi hai messo per la prima volta a letto con te! Ora vedrai, signora, se sono pazzo! (va verso la porta della camera dove si trova Walter) Esca, signore, esca!
Walter (da dentro) Ti ammazzo, carogna!
Giulietta (rianimandosi) Ah! Gente correte, aiuto!
Walter (Entra i scena mentre Adalgisa cerca di trattenerlo) Lasciami! (con la pistola in pugno)
Adalgisa Si fermi, per carità.
Matteo Metta la sicura! ... (scappa nascondendosi dietro a Adalgisa)
Giulietta Io non sono sposata e quello non è mio marito. Ho raccontato quella bugia, perché tu non mi stessi più appresso e sono venuta qui per discolparmi con la moglie di quel mascalzone che io non sapevo che fosse sposato, altrimenti non l’avrei neanche guardato in faccia. Chi è la moglie?
Virginia (entrando) Sono io, sono io, disgraziatamente.
Giulietta Signora, quello mi ha detto che era scapolo, come pure (a Fortunato) questo mandrillo alla mia amica.
Beatrice Bravissimo!
Fortunato (ad Walter) Aspetti, lei ha detto di aver fatto l’amore con mia moglie?
Walter Chi è sua moglie?
Fortunato (Indicando Beatrice) Questa qua.
Walter Ma vattene, fammi il piacere!
Fortunato Lei ha detto la moglie di Fortunato e Fortunato sono io.
Walter Nossignore, Fortunato è questo signore qua (indica Matteo) e il biglietto da visita che lui stesso mi ha dato (lo dà a Fortunato)
Fortunato Questo è il mio biglietto, perché glielo hai dato?
Matteo (ridendo) Quello mi sono trovato in mano.
Fortunato Possin’ammazzatte!
Walter Giulietta, che mi dici?
Giulietta Se ti porti bene e cambi carattere, io ti sposo.
Walter Bellezza mia! (l’abbraccia).
2° - Scena ULTIMA
Camillo, Fortunato, Beatrice, Virginia, Antonella, Walter, Adalgisa, Giulietta, poi Enrico
Matteo Ah! Arriva zio Camillo (Camillo entra in scena con ombrello e valigia)
Camillo Beatrice, io me ne vado. Bada quello che fai, io sono tuo fratello. (Enrico compare sul fondo)
Fortunato E io tuo marito.
Matteo E io marito e nipote.
Camillo Dove andremo.
Fortunato Che faremo.
Matteo Moriremo.
Camillo Non lo faremo più.
Fortunato Mai più.
Matteo Mai più, mai più.
Beatrice Mai più?
Camillo, Fortunato e Matteo Mai più!
Beatrice Va bene, per questa volta vi perdono, ma che sia l’ultima.
Camillo, Fortunato e Matteo Ah!
Fortunato Solo io so il cuore che ha questa (indica il cuore di Beatrice)
Beatrice Io vorrei proprio sapere chi mi ha mandato quella lettera anonima.
Enrico (venendo avanti) Io!
Matteo Enrico!
Enrico A me faceva rabbia veder trattare le mogli in quel modo, le ho scritto la lettera per farle scoprire tutto.
Matteo (con ironia acida) E noi ti ringraziamo tanto del favore che ci hai fatto, ci hai fatto passare una notte fuori al balcone.
Beatrice (ad Enrico) Bravissimo! E come ricompensa ti accordo la mano di mia nipote.
Antonella Ah! Enrico mio! (va vicino a Enrico).
Enrico Signori miei, scusate, ma io non so perché voi avete fatto questo, il marito non deve tradire la moglie.
Matteo Enrico, noi questo l’abbiamo fatto e lo dobbiamo fare ogni sera.
Enrico Ma perché?
Fortunato Perché? .... Per divertire questo rispettabile pubblico.
FINE