Tre
sorelle e... un imbranato
Commedia in due atti di
ALDO LO CASTRO
Personaggi
ROBERTA, anni 26
ANGELA, anni 20
BIANCA, anni 38
MATTEO, anni 25-30
L’azione si svolge in epoca attuale, in un luogo qualunque.
ATTO PRIMO
Un salone-soggiorno. L’ambiente è curato, sobrio ma non certo lussuoso. Un
diva-no, delle poltrone, sedie, un tavolo, un apparecchio televisivo, un
impianto stereo. Sulla sinistra, ampia finestra. Porte a destra e sul fondo.
All’apertura del sipario, Roberta prova, con eccessiva enfasi, un monologo
teatra-le...
ROBERTA – “... Amore mio, ti prego, lascia che io ti guardi! Fa’ ch’io possa
ammirare... per l’ultima volta... questo viso così tanto amato e tanto
desi-derato... No, non piangere... Non devi, tesoro. Vedi? Io sono serena. Mi
sa-rà dolce chiudere gli occhi e morire accanto a te”...
(Entra timidamente Angela. La nuova presenza distrae Roberta che appare
alquan-to contrariata).
Beh?
ANGELA – Cosa?
ROBERTA – “Cosa”! Casca sempre dalle nuvole, lei! Lo sai che m’innervosisci
quando hai quell’aria stupida, no?
ANGELA – Perchè dici che ho l’aria stupida?
ROBERTA – Perchè tutte le persone stupide hanno l’aria stupida!
(Silenzio di Angela che abbassa il capo mestamente)
Sei talmente stupida da non capire che io non tollero essere disturbata nel bel
mezzo dei miei esercizi di recitazione! Quante volte te l’avrò ripetuto? Di’,
quante volte?
ANGELA – Non fai che mortificarmi... E senza ragione.
ROBERTA – Senza ragione?! Tu mi esasperi, mi esasperi, mi esasperi!
ANGELA – Ho capito: ti esaspero. Ma senza ragione.
ROBERTA – E non continuare a ripetere “senza ragione”!
ANGELA – D’accordo. (Pausa) Tuttavia non vedo la ragione di tanto baccano.
ROBERTA – E insiste, la piccola mongoloide!
ANGELA – Senti, genio, io non facevo nulla di male. Volevo solo ascoltarti,
ecco.
ROBERTA – (con finta dolcezza) Ah, volevi ascoltarmi? Ma perchè non dirlo
subito, allora? Bastava chiedermelo, ti pare?
ANGELA – E allora te lo chiedo: Roberta vorrei ascoltare.
ROBERTA – (urla) No! Questa sarebbe stata la mia risposta! Questa è la mia
ri-sposta e questa sarà la mia risposta per i prossimi duemila anni!
ANGELA – Perchè, no?
ROBERTA – Perchè il mio non è un gioco! Io sto lavorando! Riesci a intuire il
significato di questo vocabolo: “Lavoro”? Su, fai uno sforzo, “dementina”!
ANGELA – Sì, credo di avere “intuito”.
ROBERTA – Brava. E adesso, fa’ un ultimo sforzo e seguimi. Quando lavoro, io ho
assolutamente bisogno di stare tranquilla, di concentrarmi. Capisci? E con te
che mi giri attorno e mi guardi con quell’aria da scimmietta rinco-glionita,
come cavolo faccio a concentrarmi?
ANGELA – Vuoi che vada via?
ROBERTA – Togli il punto interrogativo!
ANGELA – Vado via.
ROBERTA – Bene. La scimmietta ha ricevuto il messaggio. E ora, l’animaletto
alza le zampine e sparisce, vero?
ANGELA – (fra le lacrime) Sei cattiva, ecco!
ROBERTA – Non piagnucolare! Per favore, non piagnucolare! Dio mio! Non è
possibile vivere in questa casa!
ANGELA – (piange) Io non piango, ecco. Non voglio darti questa soddisfazione!
Io non piango, vedi? (Continua a piangere)
ROBERTA – Sì, lo vedo. E allora, ti prego, vai a “non piangere” in qualche
altro angolo di questa dannata casa! Non seccarmi ancora!
2 –
BIANCA – (entra) Potrei sapere che succede, qui? Ho sentito urla, pianti...!
ROBERTA – (urla) Ero io che urlavo!
ANGELA – (si asciuga gli occhi) Ed ero io che piangevo.
BIANCA – E perchè?
ROBERTA – Perchè in questa casa, io non ci resisto più! Ne ho fin sopra i
capel-li! Io devo studiare, lo capite? Devo prepararmi a questo benedetto
provi-no! E’ la mia carriera che è in gioco! La mia vita!
BIANCA – Non diventare isterica.
ROBERTA – Io “sono” isterica! E sai perchè sono isterica? Perchè una sorte
stronza mi costringe a convivere con una sorella ossessiva e un’altra de-mente!
ANGELA – Ora mi hai scocciato! Io non sono una demente!
BIANCA – (calma) Non è una demente.
ROBERTA – Mai vista una demente che riconosca di essere una demente!
BIANCA – Il ragionamento non fa una grinza.
ANGELA – (a Bianca) Tu sei d’accordo con lei, vero?
BIANCA – Ho solo detto che il ragionamento non fa una grinza.
ANGELA – Bene. Allora, sappiate che sono io che non riesco più a vivere in
que-sta casa! Io... non vi sopporto, ecco! (A Roberta) E tu, con le tue arie da
grande attrice consumata... mi hai rotto...
BIANCA – Angela!
ANGELA – I timpani! Reciti male, se vuoi saperlo, malissimo! Anzi, starnazzi
come una gallina, ecco!
ROBERTA – Io starnazzo come... (A Bianca) La senti? La senti?
BIANCA – La sento.
ROBERTA – E non intervieni, non dici nulla? La piccola vipera velenosa osa
pronunciare... mostruosità incredibili...! Si permette assurde
insinuazio-ni...! E tu te ne stai lì, impassibile, senza dir nulla...?! Questa
disgraziata mi rivolge insulti gratuiti e lei, la sorella maggiore, se ne sta a
sorridere come una deficiente! Benissimo. Ci penso io, allora! (Ad Angela, con
atteg-giamento aggressivo) Ascolta, piccola idiota, rimangia immediatamente
tutto ciò che hai vomitato o te lo faccio ingoiare io, assieme a quei bei
den-tini da latte!
BIANCA – (severa) Ora, basta! E, se permettete, vi comunico che anch’io non
riesco più a vivere in questa benedetta casa! E sono io che non vi sopporto
più! Avete capito bene: non sopporto le tue stravaganze, i tuoi isterismi, cara
Roberta! (Ad Angela) Quanto a te... non sopporto più nemmeno te! Con quella
faccia sofferta da bambina maltrattata! Ma cosa credete? Che io faccia salti di
gioia? Credete sia divertente occuparsi di voi due, giorno e notte, per tutti i
maledettissimi giorni di tutte le maledettissime settimane? No! Non mi fa
piacere per niente! Io sono stanca, stressata e incavolata! Ho buttato via la
mia giovinezza per colpa vostra e, per colpa vostra, un bel giorno morirò senza
nemmeno aver capito perchè cavolo sono vissuta!
(Silenzio. Bianca si calma).
Bene. Mi sono sfogata anch’io. (A Roberta) E adesso, fammi sentire il pez-zo
che stai preparando per il provino.
ROBERTA – Davvero? Vuoi sentirlo?
BIANCA – Sì. In questa casa, non si ragiona più. Tutte e tre stiamo
letteralmen-te esaurendoci nell’attesa di questo provino. A quanto pare, la
nostra vita, da qualche tempo, ruota attorno al provino... è legata alle sorti
del provi-no. Dunque, soffriamo insieme.
ROBERTA – (risentita) No, grazie. Vi risparmio questa sofferenza!
BIANCA – Non mi fare l’offesa, ora.
ROBERTA – Non mi va, non me la sento più, chiaro? Mica sono un computer, io! Ho
bisogno dell’atmosfera giusta, di concentrazione,,, (Guarda Angela con
intenzione) Soprattutto di concentrazione!
ANGELA – (risentita) Forse se vado via, recuperi quella concentrazione che hai
perso per colpa mia.
ROBERTA – E’ probabile. Se poi, tu sparissi del tutto, sono certa di recuperare
persino le mie energie vitali!
ANGELA – (ironica) Al tuo posto, tenterei di recuperare quella parte di
cervello che è andato a male!
BIANCA – Per favore, non ricominciate.
ANGELA – D’accordo. Vado a preparare la cena, come avrebbe detto Ceneren-tola.
(A Roberta) Ti andrebbe una punta di arsenico nella minestra? (Scappa via per
evitare le reazioni della sorella).
3 –
ROBERTA – (urla all’indirizzo di Angela che si è volatilizzata) Tu sei un
piccolo mostro, hai sentito? Sei scema fin dalla nascita, lo ricordo benissimo!
E, con la crescita, vai peggiorando. (A Bianca) Quella mi fa rabbrividire. Mi
terrorizza. L’hai sentita? Una punta...
BIANCA - ... di arsenico. Ho sentito.
ROBERTA – Bada che sarebbe davvero capace di mettere l’arsenico nella
mine-stra.
BIANCA – E’ assolutamente improbabile.
ROBERTA – Tu sei sempre sicura di tutto. Beata te!
BIANCA – Per la semplice ragione che, al momento, in cucina siamo sprovvisti di
arsenico.
ROBERTA – (sarcastica) Queste tue battute di spirito mi confortano! E’
straor-dinario come riesci a sputarne una per ogni occasione!
BIANCA – E’ la sola strategia che mi permette di sopravvivere in questa casa.
ROBERTA – Ammettilo una volta per tutte: quella lì, la tua Angioletta è una
sadica...
BIANCA – (tra sè, precedendo Roberta) E’ fuori di testa...
ROBERTA – E’ fuori di testa...
BIANCA – (c.s.) ... imprevedibile.
ROBERTA - ... E’ imprevedibile...
BIANCA – Già.
ROBERTA – Vedo che la faccenda non ti turba affatto.
BIANCA – Francamente sei tu che mi preoccupi, da un pò di tempo in qua. Questa
tua frenesia artistica ti ha reso inquieta, irascibile e permalòsa.
ROBERTA – (sconfitta) Hai ragione. Come sempre, hai ragione tu. Ed io, come
sempre, ho torto. La verità è che sono una povera disgraziata...
BIANCA – (con dolcezza) Roberta...
ROBERTA – No, ti prego, lasciami dire. Sono una donna inutile e incapace... che
tenta disperatamente di aggrapparsi ad un sogno: diventare attrice. Che credi?
So bene che è solo un sogno. So bene che un regista, con tutti i ve-nerdi a
posto, si guarderebbe dall’ingaggiare una come me. E se mai tro-verò un folle
disposto a farmi dire “Signori, il pranzo è servito”, ebbene, la mia carriera
artistica si concluderebbe nello stesso istante in cui avrò detto “Signori, il
pranzo è servito”...
BIANCA – (c.s.) Roberta...
ROBERTA – No, è inutile. Non ho mai sopportato i discorsi consolatori. Tu
vorresti dirmi che mi sto sottovalutando un pò troppo... che non sono, poi, da
buttar via... che con la mia pesenza, la mia personalità, potrei mirare in
alto... Non è così?
BIANCA – Ascolta...
ROBERTA – Per carità, per carità! Le bugie pietose alimentano soltanto le
illu-sioni... Piuttosto preferisco la verità: dura, spietata, dolorosa... ma
che sia la verità, Bianca, la verità.
BIANCA – E infatti, io...
ROBERTA – Dimentica per un istante di essere mia sorella. E, soprattutto, non
temere che io non sia sufficientemente forte da...
BIANCA – Ti dispiacerebbe sospendere per qualche istante la trasmissione? Vuoi
che ti dica esattamente come la penso?
ROBERTA – Certo. Ma niente menzogne.
BIANCA – Me ne guarderei bene.
ROBERTA – Ti ringrazio.
BIANCA – Senti, Roberta... esigi la verità ed io ti assicuro che sarò sincera.
Non sono un’esperta ma credo salti agli occhi che tu, al momento, non sia
esat-tamente la reincarnazione di Eleonora Duse. E non m’importa un fico sec-co
se non diventerai una grande stella del teatro! Ma so con certezza – guarda,
sono disposta persino a scommetterci! – che mia sorella, con l’impegno e lo
studio, riuscirà ad essere apprezzata. Ti assicuro che tu sa-rai più brava di
tante altre...!
ROBERTA – Più brava a far che? A dire “Il pranzo è servito?”
BIANCA – Non mi fraintendere. Voglio dire non solo... cioè, non esattamente “il
pranzo...”
ROBERTA – Già. Se studio con profitto, riuscirò persino a declamare
corretta-mente “la cena è pronta” o “il signore ha suonato?” o un accidente che
non ti pigli!
BIANCA – Con te è difficile comunicare.
ROBERTA – Io sono indignata! Che bell’esemplare di sorella! E che bel modo
d’incoraggiarmi! Ed io stupida che chiedo conforto... affetto... una parola
buona... Non sono Eleonora Duse? Chi ha mai detto di esserlo? Io ho tutte le
carte in regola, tutti i numeri per riuscire dieci volte, cento volte meglio della
Duse o di qualunque altra grande attrice presente, passata e futura!
BIANCA – Viva la modestia!
ROBERTA – E abbasso la falsa modestia!
BIANCA – Ma... fammi capire... perchè te la prendi tanto? Un momento fa, m’era
parso di capire che pretendevi solo la verità...
ROBERTA – Certo. La verità. Ma quella “vera”. Non la “tua” verità. Di quella
non so che farmene!
BIANCA – Una verità di comodo, insomma...
ROBERTA – Bene. Credo che dovrò prendere una decisione. Credo sia necessa-rio
che vada via da questa casa. Credo sia giunto il momento...
BIANCA – Credo sarebbe molto meglio se la piantassi! E la scena madre
dell’offesa riservala al tuo regista. Lui forse, saprà apprezzarla ma qui,
adesso, è fuori luogo. Non c’è nessuno disposto a prenderti sul serio e, me-no
che mai, ad applaudirti.
ROBERTA – Bianca, io... io ti odio! (Scoppia a piangere)
BIANCA – Io no. Io ti voglio bene, invece. Credimi, non avevo alcuna intenzione
di ferirti, farti del male... Ti ho solo esortato ad essere realista, coi piedi
ben piantati per terra. Nella vita, se non vuoi subire dolorose scottature, è
indispensabile non dare molta importanza ai sogni, ai desideri... alle
emo-zioni... agli amori anche. E’ una regola spietata, lo so ma non ne conosco
altre per tirare avanti. Sognare è pericoloso, tesoro mio perchè il risveglio
sarà tremendamente brusco e colmo d’angoscia. Non fuggire la realtà, non
correre dietro un sogno... La vita riuscirà sempre ad afferrarti e a gettarti
nella polvere. Io... da un bel pezzo, ho finito di sognare... I miei desideri
sono ormai diventati vecchi bambolotti senza braccia con cui non gioco più da
tanti anni.
(Roberta, istintivamente, abbraccia la sorella. Entrambe piangono quasi in
silenzio.
Si sente suonare alla porta. Un momento dopo, rientra Angela con un vistoso
maz-zo di rose rosse),
4 –
ANGELA – Hanno portato... Ma cosa è successo? Perchè quelle facce?
BIANCA – Che hanno le nostre facce?
ANGELA – Non lo so ma...
ROBERTA – Quei fiori da dove saltano fuori?
ANGELA – Boh? Me li ha appena consegnati un fattorino.
BIANCA – Rose rosse? Chi le ha mandate?
ANGELA – E chi lo sa? Ah, qui c’è un biglietto...
ROBERTA – (afferra il biglietto e legge) “A te, amor mio”.
BIANCA – A te... chi?
ROBERTA – Non dice altro. “A te amor mio”.
BIANCA – Ma... ci sarà una firma...
ROBERTA – Nessuna firma. Niente di niente.
BIANCA – (controlla il biglietto) “A te, amor mio”. Che significa? Che scherzo
è questo?
ANGELA – Perchè dovrebbe trattarsi d’uno scherzo? Una dozzina di rose mi sembra
un affare piuttosto serio... e costoso!
BIANCA – Chi puà averle mandate?
ANGELA – A occhio e croce, un uomo innamorato.
BIANCA – Un innamorato non manda bigliettini anonimi. E, comunque, avreb-be
dovuto indicare la destinataria!
ANGELA – Metti che sia molto timido...
BIANCA – O molto idiota! Che sciocchezze! “A te, amor mio”!
ROBERTA – Zitte, zitte, zitte! Ci sono! Credo d’aver capito!
BIANCA – Davvero?
ROBERTA – Sì. Non c’è dubbio. I fiori sono per me!
ANGELA – E chi li avrebbe mandati?
ROBERTA – Lui!
BIANCA – Lui... chi?
ROBERTA – Marco. Marco Anselmi. Chi altri?
BIANCA – Il tuo regista?
ROBERTA – (annuisce raggiante) E’ sempre stato così carino, così dolce...!
Evi-dentemente ha un debole per me. Adesso capisco il motivo di tutte quelle
attenzioni... Dio, come sono felice!
ANGELA – Dio, com’è felice!
BIANCA – Angela, smettila! (A Roberta) Ma sei proprio sicura? No, dico, non
potresti sbagliarti? Magari quelle gentilezze erano solo delle gentilezze e...
nulla più.
ROBERTA – Sono certissima. Una donna non si sbaglia mai su queste cose.
BIANCA – D’accordo. L’intuito femminile spesso non fallisce ma...
ROBERTA – Il mio non ha mai fallito!
BIANCA – A volte, basta poco per fraintendere un gesto o una frase...
ROBERTA – Io non ho frainteso un bel niente! S’è preso una cotta per me. Che
c’è di strano? Perchè mai un uomo – sia pure un uomo ricco e di successo – non
potrebbe innamorarsi della sottoscritta?
BIANCA – Non ho mai detto il contrario.
ANGELA – Bene. Abbiamo appurato che queste rose sono per te.
ROBERTA – Ma è chiaro, piccola. Avevi dei dubbi?
BIANCA – Fossi in te, non ne sarei così sicura.
ANGELA – Che cosa vuoi dire?
ROBERTA – Sì, che cavolo vuori dire?
BIANCA – Oh, per carità, Roberta... Io non dico che queste rose... Insomma,
francamente, spero che a mandarle sia stato davvero questo Marco An-selmi... tuttavia...
ROBERTA – Beh?
BIANCA – Bada, è solo un’idea, la mia... forse una fantasia...
ROBERTA – Vuoi spiegarti?
BIANCA – Da qualche settimana lo incontro spesso... me lo ritrovo
dappertut-to... sotto casa, al supermercato... Sembra che mi segua, mi spii...
ma con discrezione, badate!
ANGELA – Chi? Un uomo?
ROBERTA – No, un marziano! Chi vuoi che sia, cretina? (A Roberta) E allora?
BIANCA – Nulla! Sto dicendo un sacco di stupidaggini! Che vado pensando? Ma...
mi vedete, voi, corteggiata da un bel signore distinto, elegante...?
ANGELA – E perchè no? Mica sei da buttare! Non vedo per quale ragione il
si-gnore elegante non abbia potuto mandarti questi fiori.
BIANCA – Perchè? Ma perchè, probabilmente, non si sarà neppure accorto di me.
No, forse sono stata io a fantasticare un bel pò su questa faccenda...
ROBERTA – Hai detto che lo incontri spesso...
BIANCA – Coincidenze. Solo coincidenze. Anche se... quando incrocio il suo
sguardo... No, basta, non voglio nemmeno pensarci! E’ insensato, ridico-lo...!
Dimenticate quello che vi ho raccontato.
ROBERTA -–Dimenticare un piffero! O Marco Anselmi o il tuo distinto e
miste-rioso signore. Non vedo altre possibilità.
ANGELA – Io ne vedo ancora un paio. (Le sorelle la guardano) E se il fattorino
avesse sbagliato indirizzo? Se si trattasse di un banale errore di consegna?
ROBERTA – BIANCA – (si guardano per un istante) – No, escluso.
ROBERTA – O Anselmi o l’altro. Da qui non si scappa.
ANGELA – E già. Da qui non si scappa.
ROBERTA – Perchè, adesso, quel tono? Che significa?
ANGELA – Significa che, neppure per un istante, avete supposto – e questa è la
quarta ipotesi – che queste rose possano essere per me!
ROBERTA – Per te?
ANGELA – Che assurdità, vero?
BIANCA – (sorride) Vieni qui, Angioletta. Hai ragione. Potresti essere proprio
tu – perchè no? – la destinataria di queste belle rose. Io e tua sorella non ci
abbiamo pensato ma sai perchè^ Perchè non ci rendiamo conto che stai
crescendo... Noi continuiamo a vederti come la bambina che ormai non sei più...
ROBERTA – Ma smettila, Bianca! Nessuno si sognerebbe di mandare dei fiori ad
una ragazzina!
ANGELA – Io ho vent’anni!
ROBERTA – Appunto. Sei una ragazzina.
ANGELA – A vent’anni non si è più ragazzine!
ROBERTA – A vent’anni chiunque è una ragazzina!
(Squilla il telefono)
Rispondo io! (Solleva la cornetta) Pronto! Sì! Ma chi parla? Chi? Non sento!
Matteo? E chi è Matteo? (Alle sorelle) Conoscete un certo Matteo, voi?
(Angela e Bianca si guardano perplesse)
Ah, ecco! Adesso ho capito. Sì, certo... sono bellissime, non posso negarlo.
Come? Davvero? Per me? No, non posso negare nemmeno questo ma... In-fatti...
ecco, sì, direi un pò inaspettate e soprattutto premature, non crede? Poi...
rosse...! La passione? Che passione? Ah, la sua, ho capito. Sì, l’ho let-to.
Una frase carina e... un tantino ardita! Sì... sì... sì... No, impensabile. Non
se ne parla neppure. Ma, scusi, se nemmeno la conosco! Cosa? Da quanto tempo?
Addirittura! Non me ne sono mai accorta. Beh, questo, al-lora, cambia le
rose... cioè cambia le cose... Che sciocca! Lei mi fa confon-dere! Non sento!
Parli più forte! Sì, ora sì. Stava dicendo? La prego... mi fa arrossire.
Infatti mi chiamo Roberta. Ma... come fa a saperlo? Ah, ho capito. Lei è un bel
tipo, sa?
BIANCA – Smettila di parlare con degli sconosciuti!
ROBERTA – Lei, un timido? Francamente mi sembra tutt’altro che timido! Vuole
prendermi in giro? Cosa? Grazie. Alla faccia della timidezza! No, mi spiace,
non è possibile, gliel’ho detto. Non insista, non mi metta in im-barazzo.
Quando? Qui, a casa mia? Non saprei... Così, su due piedi... E va bene, perchè
no? Non c’è nulla di male, in fondo. D’accordo. Sì. Va bene. L’aspetto, allora.
A dopo. (Riattacca)
ANGELA – E allora?
BIANCA – Ma si può sapere chi è?
ROBERTA – Si chiama Matteo.
BIANCA – E chi se ne frega? No, dico... che vuole... che t’ha detto?
ROBERTA – (aria sognante) Un bel pò di paroline graziose...
ANGELA – Si è improvvisamente rincoglionita.
BIANCA – Angela, questo linguaggio non mi piace, lo sai! (A Roberta) Ma dim-mi
un pò, ti sei davvero rincoglionita? Ti metti a fare la smorfiosa col pri-mo
Matteo che ti corteggia?! Ma... è pazzesco! Un mazzo di rose, una tele-fonata
idiota e tu gli caschi ai piedi!
(Roberta accende una sigaretta)
Da quando hai ripreso a fumare?
ROBERTA – Da questo momento. E ora smettila con le prediche. Non ti soppor-to
nel ruolo della sorella saggia e razionale. Sei alquanto noiosa.
BIANCA – Non mi sopporti? Invece – ti piaccia o no – dovrai stare a sentirmi!
Ma come... fino a qualche minuto fa, eri sicura del tuo regista! “Mi ha mandato
i fiori perchè ha una cotta per me... Mi colma di attenzioni, di
gentilezze...!” Così hai detto!
ANGELA – Sì, così hai detto:”Ha una cotta per me...!”
ROBERTA – Sta’ zitta, tu, demente!
ANGELA – Ah, sarei io la demente? E tu credi di avere tutti gli ingranaggi a
po-sto nel cervello? Le rose non sono di Marco Anselmi? Beh, pazienza... mi
accontenterò di questo... come si chiama? Ah, Matteo! Bel modo di ragio-nare,
ecco!
ROBERTA – Va’ a fa ‘nculo, ecco!
BIANCA – Non dire parolacce e non trattare in questo modo tua sorella! Lei, a
vent’anni, ha più sale in zucca di te. E, per favore, spegni quella dannata
sigaretta!
ROBERTA – Mi va di fumare e fumo.
BIANCA – Non ci capisco più niente. Si può sapere, almeno, chi diavolo è questo
tuzio? Da dove salta fuori questo ... Matteo? E al telefono... che cosa ti ha
detto...?
ROBERTA – Basta così. Mi snervi. Mi snervate tutt’e due! Del resto, lo
conosce-rete presto. Fra un pò, arriva.
BIANCA – Arriva... dove? Qui?
ANGELA – E la demente sono io!
ROBERTA – Che c’è di strano? E’ il solo sistema per conoscerlo, questo mio
fo-coso spasimante, ti pare? Cosa credi? Anch’io sono curiosa.
BIANCA – No, io non sono curiosa. Io sono soltanto disgustata e annichilita.
ANGELA – Anch’io.
ROBERTA – Disgustatevi e annichilite pure. Alla fin fine, gli ho solo permesso
di venire a conoscermi. Punto e basta.
BIANCA – Ammetterai che il tuo è un comportamento un tantino leggero o no?
ROBERTA – E perchè? Mica ho fissato un appuntamento in una camera d’albergo! Io
lo ricevo qui, nella mia casa e in presenza delle mie sorelle.
ANGELA – Ma non sappiamo chi è... cosa fa... Non sta bene ricevere in casa
de-gli emeriti sconosciuti. E se fosse...
ROBERTA – Un maniaco? Un mostro? Un assassino?
ANGELA – (disorientata) Boh?
ROBERTA – Beh, i maniaci mi eccitano, i mostri m’incuriosiscono e gli assassini
mi esaltano! Sono gli stronzi che m’impauriscono!
BIANCA – Bella filosofia del cavolo!
(Si sente suonare alla porta)
ANGELA – Io ad aprire non vado.
ROBERTA – Vado io.
BIANCA – No. Vado io.
(Via. Rientra seguita da Matteo, un giovane di età indefinita. Indossa un
rigoroso vestito grigio scuro e porta degli occhiali molto spessi. Palesemente
timido, si comporta in modo impacciato e insicuro. Fra le mani, tiene stretto
un mazzo di rose rosse).
5 –
BIANCA – (sorride disorientata) E’ per te, Roberta. E’ venuto a trovarti il
si-gnor... Come ha detto che si chiama?
MATTEO – D’Agostino.
BIANCA – Ah, ecco. Il signor Matteo D’Agostino.
MATTEO – Precisamente. Matteo D’Agostino, brava. E’ questo il mio nome e il mio
cognome. Mio padre è un D’Agostino, sapete? Quello delle “Pelletterie
D’Agostino”. Ed anche mio nonno era un D’Agostino... il nonno paterno,
naturalmente... Anche lui, titolare delle “Pelletterie D’Agostino”. Vicever-sa,
il nonno materno non faceva D’Agostino bensì Di Gregorio... le profu-merie Di
Gregorio... che non hanno niente a che vedere con le “Pelletterie D’Agostino”,
mi sembra evidente... Mio nonno...
ROBERTA – (lo fissa con gli occhi sbarrati a lungo. Poi riesce a balbettare)
Lei... Lui... Tu... Tu sei... Matteo?
MATTEO – Matteo, sì. Matteo D’Agostino. “Pelletterie D’Agostino”. Come sta-vo a
dire prima, il nonno...
BIANCA – Ma venga avanti, la prego. Questa è mia sorella Roberta – che lei già
conosce bene, a quanto pare – e questa è Angela, la nostra sorellina... la più
piccola della casa...
MATTEO – (Impacciato da morire, bacia la mano a tutte) Onorato.
Onoratissi-mo...
BIANCA – Uh, ma com’è galante!
MATTEO – Il baciamano è un’antica abitudine di famiglia. Io l’ho ereditata da
mio padre il quale, a sua volta, la ereditò dal nonno. Il nonno ci teneva
molto, sapete... Il nonno paterno, naturalmente perchè l’altro, il nonno
materno, invece...
BIANCA – Vedo. Ma il nonno paterno, forse, non avrebbe mai baciato la mano ad
una signorina... (abbassa ad arte la voce, col preciso scopo di metterlo in
imbarazzo) una fanciulla ancora vergine.
MATTEO – (disorientato per via della timidezza e per la poca autonomia visiva,
anzichè ad Angela, si rivolge a Roberta) Oh, mi perdoni signorina Angela... non
sapevo. Non m’intendo di astrologia... Comunque, io sono un Acqua-rio...
ROBERTA – Ed io mi sento un “pesce” fuori dall’acqua...!
MATTEO – Pesci? Magnifico! I pesci nell’Acquario ci stanno a meraviglia! Era
una battuta. Buona, vero?
ROBERTA – Da morire.
ANGELA – I pesci nell’acquario guazzano felici, non credi, Roberta?
ROBERTA – Un pò meno nella padella!
MATTEO – (ride in maniera esagerata) Nella padella! Buona, davvero!
Spirito-sissima! (Si rivolge ad Angela) Lei è spiritosa e simpatica, Roberta!
ANGELA – La ringrazio ma io non sono Roberta.
MATTEO – Che stupido! Lei è... mi lasci indovinare... Lei è Bianca!
BIANCA – Non ci ha ancora azzeccato. Bianca sono io. Lei è Angela.
ANGELA – La vergine.
MATTEO – La vergine, certo. Gliel’ho detto che sono un Acquario?
TUTTE – Sì!
BIANCA – Ma che fa ancora con quei fiori in mano? Roberta, prendili tu... sono
per te! Sistemali nel vaso...
ROBERTA – (afferra i fiori e li scaraventa dietro una poltrona) I fiori sono
siste-mati. (A Matteo, acida) Ma perchè mai s’è voluto ancora disturbare?
Pri-ma quelli. adesso queste altre splendide rose, rigorosamente rosse... Li ha
comprati in un unico stoccaggio questi fiori o ad un’asta? Aspetti... ci so-no!
Lei è un fioraio!
MATTEO – Pelletterie. Pelletterie D’Agostino. Mio nonno...
ROBERTA - ... commerciava in fiori! Indovinato?
MATTEO – Il nonno commerciava in fiori? Divertente! No, signorina Roberta, il
nonno non si è mai occupato di fiori... seppure un mio antenato, un
tri-savolo...
ROBERTA – Lei ha sempre un avo o un trisavolo da tirar fuori... Io, invece, al
momento, ho solo “un trisavolo per capello”!
MATTEO – Divertentissima! Un trisavolo per... Spero comunque che li abbia
graditi...
ROBERTA – Cosa?
MATTEO – I fiori, dico...
BIANCA – Ma certo che li ha graditi. Vero, Roberta?
ANGELA – E anche il bigliettino ha gradito. Nevvero, Roberta?
BIANCA – Fremeva dalla voglia di conoscerla!
ANGELA – Era proprio elettrizzata. Nevvero, Roberta?
ROBERTA – Sì, ero elettrizzata. Adesso, fulminata!
MATTEO - Sono lusingato... Che dire? Sono senza parole...
ROBERTA – (a denti stretti, frena la rabbia) Anch’io ma sforzandomi, qualcuna
che possa stigmatizzare adeguatamente la situazione, potrei trovarla!
BIANCA – Ci perdoni, Matteo... posso chiamarla Matteo, vero? Noi dobbiamo
andare di là. C’è tanto da fare in una casa , vero Angioletta?
ANGELA – Oh, un mucchio di cose da fare, ecco!
ROBERTA – Disgraziate! Mi lasciate da sola col pinguino?
BIANCA – E’ tutto tuo. (Via assieme ad Angela)
6 –
MATTEO – (che, intanto, ha perso di vista Roberta) Signorina Roberta...
ROBERTA – (con un sorriso che ha tutta l’aria di un ghigno) Uh, uh! Sono qui!
MATTEO – Oh, la sento, la sento benissimo... (le si avvicina non senza
difficoltà) La vedo... la vedo benissimo...
ROBERTA – Ma che bravo! Perchè non si accomoda?
MATTEO – Come?
ROBERTA – Si accomodi. Non se ne stia lì, piantato come un co... come un co...
un colonnello dei bersaglieri!
MATTEO – (rimane in piedi) Un colonnello? Che idea! Ma lo sa che mi sarebbe
piaciuto intraprendere la carriera militare?
ROBERTA – Siediti!
MATTEO – Come? Ah, sì, certo. (Esegue)
ROBERTA – E perchè mai hai rinunciato?
MATTEO – A far che?
ROBERTA – Alla carriera militare! Perchè hai rinunciato?
MATTEO – Ah, è una lunga storia... triste e penosa.
ROBERTA – Non importa. Dobbiamo pure ammazzare... il tempo.
MATTEO – Mi hanno riformato.
ROBERTA – Continua. E poi?
MATTEO – E poi, cosa? Mi hanno riformato.
ROBERTA – Questo l’ho capito. Ora, raccontami il resto.
MATTEO – Il resto? Mi hanno riformato.
ROBERTA – Il resto della storia! Non mi hai parlato di una storia lunga e
peno-sa...? Io amo le storie lunghe e penose.
MATTEO – Beh... posso darti del “tu”?
ROBERTA – Fa’ un pò come vuoi.
MATTEO – Mi hanno riformato.
ROBERTA – (finge meraviglia) No?
MATTEO – E’ così. Mi hanno riformato. Incredibile...
ROBERTA – Inaudito.
MATTEO – (sospira) Già. E’ una storia lunga e penosa...
ROBERTA – E’ giusto questa lunga storia che m’incuriosisce. Racconta.
MATTEO – Te l’ho detto: mi hanno riformato.
ROBERTA – Sì.
MATTEO – E basta. Se mi hanno riformato...
ROBERTA – E... la lunga storia...?
MATTEO – Ah, è un modo di dire. Si dice sempre così... “E’ una lunga storia...”
ma poi...
ROBERTA – Posso farti una domanda?
MATTEO – Perchè mi hanno riformato? Per deficienza...
ROBERTA – Ci avrei giurato!
MATTEO - ... toracica.
ROBERTA – Ascoltami bene. Adesso ti faccio una domanda precisa. Ed esigo una
risposta.
MATTEO – Va bene.
ROBERTA – Chi sei?
MATTEO – Chi sono? Matteo. Matteo...
ROBERTA – D’Agostino. L’avrai ripetuto cento volte!
MATTEO – Infatti.
ROBERTA – Sei tu la persona che mi ha mandato le rose?
MATTEO – So rispondere. Sono io.
ROBERTA – E sei la stessa persona che mi ha telefonato?
MATTEO – Sempre io, sì.
ROBERTA – Non è possibile!
MATTEO – Eppure ti posso assicurare...
ROBERTA – Ma... chi diavolo sei veramente?
MATTEO – Matteo...
ROBERTA - ... D’Agostino! Ho capito! D’Agostino! D’Agostino!
MATTEO – Appunto.
ROBERTA – Dimmi: sei il dottor Jackill o mister Hide?
MATTEO – Ne l’uno nè l’altro. Sono Matteo
ROBERTA – Se ripeti ancora D’Agostino, ti strangolo!
MATTEO – Perchè?
ROBERTA – Manteniamoci calmi.
MATTEO – Sì... è meglio.
ROBERTA – E’ meglio. Al telefono... tu... tu eri diverso... eri un altro!
L’uomo che mi ha parlato non è nemmeno un tuo lontano parente! Era...
MATTEO – Sicuro di sè...
ROBERTA – Ecco.
MATTEO – Intraprendente.
ROBERTA – Perfetto. Intraprendente.
MATTEO – Un uomo deciso, insomma.
ROBERTA – Un uomo deciso, l’hai detto.
MATTEO – Beh...
ROBERTA – Come lo spieghi?
MATTEO – Beh...
ROBERTA – Qual è il significato di questi “beh”?
MATTEO – Nessuno. Ho detto “beh” e basta.
ROBERTA – Confessa! E’ stato tutto uno scherzo? La persona al telefono era
un’altra, confessa! Confessa e ti sentirai meglio e mi sentirò meglio anch’io!
MATTEO – Sentirmi meglio? Io sono un pò a disagio ma non sto male.
ROBERTA – Suggestione. Si dice sempre così, prima di morire! Vuoi confessa-re,
sì o no?
MATTEO – Vorrei tanto accontentarti ma... non vedo come. Ti giuro che tu, al
telefono, hai parlato proprio con me. E, di conseguenza, io ho parlato con te.
ROBERTA – No! E’ pazzesco!
MATTEO – Vedi, Roberta... posso chiamarti Roberta?
ROBERTA – Sì! Puoi darmi del tu e puoi chiamarmi Roberta. Vuoi che ti firmi un
contratto?
MATTEO – E allora, ti chiamerò Roberta. Vedi, Roberta... come posso spiegar-ti?
Non è così semplice... Ci provo. Vedi, io, normalmente, sono uno stra-zio, un
rottame... uno stupido, un imbranato capace d’inciampare sulle proprie
scarpe...
ROBERTA – Quest’autocritica ti fa onore.
MATTEO – Ma ho fatto una scoperta straordinaria. Quando mi trovo al riparo da
presenze imbarazzanti... ecco, allora mi sento un altro. Divento un uo-mo
tranquillo, pieno di grinta e... sicuro. Soprattutto, sicuro di se stesso.
Ammetto che tutto questo può apparire strano ma le cose stanno davvero così.
Quando parlo al telefono... io cambio identità. L’apparecchio telefo-nico
diventa per me un oggetto rassicurante, uno strumento magico che... che mi
rende... invisibile, per così dire e che riesce a trasformarmi da così a così.
E la mia timidezza svanisce come d’incanto.
ROBERTA – Ne ho sentiti di fenomeni allucinanti ma questo li supera tutti... è
fuori dalla mia portata. Dunque, se tu non sei “al riparo”, se non hai un
te-lefono che ti “nasconda”...
MATTEO – Sono penoso, credimi.
ROBERTA – Non faccio nessuno sforzo per crederti.
MATTEO – Anche ora, per esempio, vedi? Sto qui, accanto a te... Vorrei dirti
tante cose... ma non riesco che a balbettare, come uno stupido. Viceversa,
invece, fossi stato al telefono... avrei avuto il coraggio di sussurrarti che
sei una ragazza splendida... che da sei mesi io ti... io ti... ti seguo con il
cuore e con la mente. Oddio! Ci sono riuscito! Sono riuscito a dirlo! (Si alza,
fa un giro attorno a se stesso per l’eccitazione, perde l’orientamento e
annaspa, al-la ricerca di Roberta) Ro... Roberta...!
ROBERTA – (totalmente distrutta) Sto qui, sto qui. Sono sempre stata qui,
inebe-tita...
MATTEO – Ah, sì, adesso ti vedo benissimo. Il guaio è che non ho una vista
ec-cezionale... Te ne sarai accorta, immagino...
ROBERTA – No. Chi vuoi che se ne accorga?
MATTEO – (pulisce gli occhiali con cura) Questi maledetti occhiali! Li odio! Ma
non posso farne a meno... E’ uno dei difetti che, al telefono, posso
nascon-dere facilmente. (Pausa) Io ti capisco, sai? Capisco la tua delusione...
e mi dispiace sul serio...
ROBERTA – Delusa, dici? No. Sconcertata è il termine giusto.
MATTEO – Capisco. Capisco perfettamente. Avreo dovuto metterti in guardia...
confessarti al telefono che... Però, vorrei che tu mi credessi, Roberta... Io
sono davvero innamorato... di te. Ecco! Ce l’ho fatta anche stavolta!
ROBERTA – (ride istericamente) Innamorato... di me?! (Improvvisamente seria e
gelida) No. Tu non puoi esserti innamorato di me. Non ne hai il diritto. Non te
lo permetto, capito? Innamorato! E’ assurdo! Inconcepibile! Mi hai presa in
giro! Mi hai illuso! Mi hai lasciato credere che tu... che tu non eri tu! Ed
ora, davanti ai miei occhi, vedo solo un piccolo, insignificante essere umano.
MATTEO – Sì, sono un essere insignificante che, però, ti... ti ama!
ROBERTA – Basta! Smettila Non pronunciare altre idiozie se non vuoi che ti
molli una sventola! Disgraziato! Ti sei preso gioco di me... Non sei ancora
soddisfatto? Non t’è bastato?
MATTEO – Io? No... ti giuro...
ROBERTA – Sei un vigliacco! O meglio, uno stronzo! Le rose rosse... la
telefona-ta... Come hai potuto...? (Trattiene a stento le lacrime) Io... non
avevo mai ricevuto delle rose, in vita mia... o, forse, sì, nei miei sogni...
Solo nei miei sogni, ho ricevuto splendide ceste di fiori! Montagne di fiori
profumati! Tanti... tanti fiori da morirne soffocata di felicità! E... un’ora
fa, un uomo affascinante mi ha regalato un altro sogno da cullare... da
vivere...! E tu, ora, me lo strappi dalle mani, quel sogno, e mi chiedi di
barattarlo con un incubo?
MATTEO – Credimi. Ti amo, Roberta...
ROBERTA – Ma chi ami, coglione? Io ti odio, invece! Ti odio con tutta l’anima!
(Gli salta addosso e lo percuote energicamente coi pugni) Maledetto! Idiota!
(Matteo non si difende neppure. Ha le lacrime agli occhi. Nel trambusto, gli
cado-no gli occhiali a terra).
E adesso, vattene! Sparisci! Sparisci se non vuoi che ti ammazzi! (Esce via di
corsa piangendo)
7 –
(Matteo rimane immobile per qualche istante. Poi s’asciuga gli occhi. Lancia
una inutile occhiata a terra, alla vana ricerca degli occhiali che ha perduto.
Sin-ghiozza, avvilito. Entra Angela. Gli si avvicina, raccoglie gli occhiali e
glieli porge teneramente...
Buio lentamente).
ATTO SECONDO
Stesso ambiente del primo atto. In scena Angela che soglia un giornale e
Bianca,
BIANCA – E adesso dov’è andata? Non t’ha detto niente?
ANGELA – Figurati se viene a dire a me tutto quello che combina! E’ uscita e
basta. Come al solito.
BIANCA – Questa ragazza comincia a preoccuparmi. Prma, decide di chiudersi in
camera per due giorni consecutivi poi esce dalla tana e va e viene da ca-sa
senza dir nulla...! Parlasse, almeno! Dicesse che fa, dove va...! Niente.
Silenzio assoluto. Guarda, la preferisco persino quando urla e dà i numeri!
Quanto meno, riusciamo a comunicare!
ANGELA – Beh, il verbo “comunicare” mi sembra un pò eccessivo, ecco.
BIANCA – Qualsiasi modo di comunicare è cento volte meglio di questa
situa-zione! Ma non t’accorgi com’è diventata nervosa, immusonita...
ANGELA – “E’ diventata...”? E’ sempre stata nervosa e musona. Continui ad usare
i verbi in maniera impropria.
BIANCA – Quando la smetterai di correggere i miei verbi? Vuoi capirlo che so-no
seriamente preoccupata?
ANGELA – Non c’è ragione. Vedrai che fra poco tornerà a sbraitare come e più di
prima.
BIANCA – Chissà cosa le passa per la testa! Sembra avercela col mondo intero!
ANGELA – Col mondo intero non lo so... Con me, certamente.
BIANCA – Per carità, posso anche capire la sua delusione... Magari s’aspettava
il principe azzurro con tanto di cappa e spada e non quel tipo... Però,
ca-spita, da qui a farne una tragedia...! A proposito di quel tipo...
ANGELA – Matteo. Quel tipo si chiama Matteo.
BIANCA – Sì, Matteo. Perchè continua a frequentare casa nostra? E tu perchè
continui a dargli corda? Possibile che non capisca che Roberta non vuole
proprio saperne?
ANGELA – Ti comunico che ormai non ha il minimo interesse per Roberta.
BIANCA – E allora che viene a fare qui?
(Silenzio di Angela)
Angela, parlo con te!
ANGELA – Uffa!
BIANCA – Ma, insomma, non l’avremo, per caso, adottato questo Matteo?! Me lo
ritrovo fra i piedi tutti i giorni... con quella faccia e quel sorriso da
im-becille...!
ANGELA – Perchè dici che è un imbecille? Mi fai rabbia, ecco! Con lui avrai
scambiato sì e no un paio di frasi... non lo conosci... non sai nulla di lui...
e ti permetti di sentenziare che è un imbecille!
BIANCA – Ma per quale ragione te la prendi tanto?
(Angela si alza e sta per uscire...)
Angela!
(La ragazza si ferma, spalle alla sorella)
Ehi, bambina, non ti sarai mica... innamorata di...
ANGELA – E se così fosse? Trovi che è assurdo?
BIANCA – Trovo che è ridicolo.
ANGELA – Va bene. Il nostro dialogo finisce qui. Non ho nessuna intenzione di
starti ancora ad ascoltare. Sono fornita di un cervello anch’io, sai? E se non
ti spiace, vorrei poterlo usare, di quando in quando!
BIANCA – Ho il terribile sospetto che ti sia davvero innamorata di quel... di
quel Matteo lì.
ANGELA – Sei... sei insopportabile, ecco! (Via. Rientra)
Non so se sono innamorata ma so che mi fa piacere stare con lui! (Esce)
2 –
BIANCA – E già, si è espressa esattamente così: “Mi fa piacere stare con lui”!
Dio mio! E’ pazzesco! Un bel giorno, un uomo, o meglio, un ometto stram-palato
e apparentemente insignificante e innocuo mi piomba in casa... Od-dio, piombare
non proprio, anzi tutt’altro... entra in punta di piedi, con finta discrezione
e sconvolge la nostra vita...! Due vittime nello spazio di qualche giorno. Un
affare serio, non c’è che dire... Eppure, in questo mo-mento, non so perchè, mi
scappa da ridere! (Ride) Non c’è dubbio: Il mo-stro ha colpito ancora: Bianca,
la vittima numero tre! (Riprende a ridere. Poi diventa improvvisamente seria)
Sono diventata scema.
(In quel momento entra Roberta, palesemente depressa. La ragazza si abbandona
su una poltrona).
BIANCA – Stai bene?
ROBERTA – Chiese il boia all’impiccato.
BIANCA – Molto spiritoso, da parte tua.
ROBERTA – Rispose esattamente in questo modo, l’impiccato.
BIANCA – E uscendo da questa divertente metafora...?
ROBERTA – Mi sento una merda.
BIANCA – Espressione colorita ma efficace. E tutto per via di quel tale... di
quel Matteo...?
ROBERTA – Matteo? Chi è Matteo? Io non ho conosciuto nessun Matteo. Ho altro
per la testa.
BIANCA – Cosa c’è che non va, allora?
ROBERTA – Tutto. Va tutto storto. Ecco cosa c’è. Hanno spostato la data del
provino. Vado in teatro – due, tre, quattro volte – chiedo del dottor An-selmi
è la sola persona che riesco a contattare è una specie di usciere o qualcosa di
simile... Mi dispiace, signorina, il dottore non c’è. E’ partito per Londra o
Parigi o Vattelapesca! E il provino? Probabilmente il provi-no si farà al suo
rientro. Stop. E mi ha pregato di uscire perchè aveva altro da fare.
BIANCA – E non gli hai chiesto quando sarebbe ritornato questo benedetto
An-selmi?
ROBERTA – Non hai ancora capito? Nessuno sa niente e, comunque, non meri-to
nemmeno uno straccio di risposta. A me è permesso solamente aspetta-re.
Aspettare, punto. Sono anni che aspetto! Aspetto sempre, io. Ma se qualcuno mi
chiedesse cosa diavolo sto ad aspettare... non saprei che ri-spondere. Non lo
so!
BIANCA – Ma sì che lo sai.
ROBERTA – Non so più niente...
BIANCA – Beh, ora smettila. A che diavolo serve piangersi addosso? Vuoi
dav-vero fare l’attrice? Credi davvero nelle tue capacità? E allora punta
all’obiettivo senza facili vittimismi e senza esitazioni. Sii pronta a tutto.
Devi trovare la forza di sfondare a pugni persino un muro di cemento! Non
cercare nessuno che ti spiani il cammino, che stenda tappeti d’oro al tuo
passaggio. Datti da fare, Roberta e con determinazione... senza com-piangerti
al primo insuccesso. L’autocommiserazione si addice soltanto ai mediocri. E’
chiaro?
ROBERTA – Chiaro.
BIANCA – Adesso torniamo al tuo regista, il grande Anselmi. D’accordo, aspet-ta
che rientri ma, nell’attesa, batti altre piste, cerca altrove. Il teatro mica
comincia e finisce col dottor Anselmi! Insomma, dagli sotto e tira fuori gli
artigli perchè tu ce l’hai gli artigli o no? E allora fanne buon uso!
ROBERTA – Sei eccezionale. Come potrei darti torto? Mi rassegno
all’ineluttabile. Come sempre, hai perfettamente ragione. Seguirò i tuoi...
(Suonano alla porta)
Chi sarà?
BIANCA – (controlla l’orologio) Temo di saperlo. Matteo.
ROBERTA – Ancora quel topo con gli occhiali?! E no, adesso basta! Ho deciso: lo
ammazzo! (afferra un vaso da un mobile) Giuro che glielo rompo su quella
inutile zucca e me lo levo di torno!
BIANCA – Omicidio inutile. Non viene per te.
ROBERTA – Voglio ben sperare! (Realizza) Non viene per me? E per chi, allo-ra?
BIANCA – Per Angela. E pare che lei ne sia contenta.
ROBERTA – Vigliacco! Disgraziato! E pensare che aveva giurato di amarmi! Che
era innamorato perdutamente di me! Che stronzo! Si è rassegnato in fretta, il
miserabile! Bene. Ho un motivo in più per ammazzarlo!
3 –
(Entrano Angela e Matteo; questi con un mazzo di fiori in mano, appare molto a
disagio. Angela osserva la sorella, le toglie il vaso dalle mani).
ANGELA – Oh, grazie. (Sistema nel vaso i fiori)
MATTEO – Buon giorno.
BIANCA – Buon giorno.
ANGELA – (indica i fiori) Non sono splendidi?
ROBERTA – Questa casa si è trasformata in un cimitero maleodorante.
ANGELA – O in un giardino profumato. Dipende dai punti di vista.
ROBERTA – Già. Dipende dai punti di vista. Scusate, io lascio la sala mortuaria
e vado a prendere aria da un’altra parte. (A Matteo) Ciao, becchino! (Via)
4 –
MATTEO – Che simpatica, la signorina Roberta! Sempre allegra e spiritosa!
BIANCA – Sì, è una ragazza esuberante. E talvolta la sua allegria raggiunge
li-velli... devastanti.
ANGELA – Già. E in quei casi è molto meglio che non abbia corpi contundenti in
mano... quali certi vasi di valore...!
BIANCA – Perfettamente d’accordo. (Osserva a lungo Matteo) Giovanotto, io e te,
uno di questi giorni, dobbiamo parlare.
ANGELA – Bianca!
MATTEO – (arrossisce) Se lei crede... quando vuole. A me fa piacere parlare con
lei... E... quale argomento preferisce?
BIANCA – Come sarebbe “su quale argomento”?
MATTEO – Beh, non so lei ma io amo molto l’astronomia. Lo studio degli astri mi
ha sempre stuzzicato. Le confesso un segreto: la passione per gli astri l’ho
ereditata dal nonno materno... Di Gregorio, quello delle profumerie Di
Gregorio... Il nonno – quello materno, intendo – aveva mille difetti... e poca
cultura ma su questa materia era davvero un portento...! Lei, per e-sempio, sa
quante galassie esistono nell’universo?
BIANCA – (sconcertata) Francamente, no.
MATTEO – Nemmeno io. Ma il nonno – nonno Di Gregorio – le conosceva tutte, ad
una ad una. Sono tante, eh!
BIANCA – (c.s.) Cosa?
BIANCA – Le galassie. Tantissime. Ma così tante... C’è da impazzire, mi creda.
E ha idea, per esempio, di quanto sia piccola, infinitamente piccola la no-stra
terra in confronto al sole? Incredibile. Se noi, per ipotesi, ponessino il
nostro pianeta sulla superficie del sole... ebbene, la terra ci apparirebbe
come un puntino piccolo piccolo... quasi invisibile... E’ pazzesco, vero?
BIANCA – (c.s.) Sono senza fiato.
MATTEO – E consideri che il sole è fra le stelle pià piccole! Roba da fare
am-mattire persino il cervellone d’uno scienziato! Non crede? Senza contare le
distanze...
ANGELA – Matteo, piantala.
MATTEO – Angela, tu sai bene che le distanze astronomiche non si misurano a
chilometri!
BIANCA – E neppure a metri, immagino.
MATTEO – Certo che no. L’unità di misura è “l’anno luce”. Pensate: migliaia,
milioni di anni luce ci separano dalla stella più vicina!
BIANCA – (tra lo sconcertato e il confuso) Impressionante.
MATTEO – L’universo, cara Bianca, per certi versi, è ancora un mistero
impe-netrabile!
BIANCA – Vedo. Fortuna che non ho nessuna intenzione di penetrare i misteri
dell’universo...
MATTEO – Nonno Francesco – Di Gregorio, naturalmente – era solito afferma-re
che un uomo – stando con i piedi ben piantati a terra – ha il dovere di
esplorare il cielo. Curioso, vero? Come si fa, dico io, esplorare il cielo,
stando coi piedi piantati a terra...?
BIANCA – Ecco, bravo. Stiamo coi piedi a terra. Vorrei soltanto conoscere le
tue intenzioni nei riguardi di Angela.
ANGELA – Questi discorsi preistorici non riesco proprio a digerirli, ecco!
Sia-mo nel duemila o te lo sei scordato?
BIANCA – Fossimo pure nel tremila, la situazione non cambierebbe.
MATTEO – Giusto.
BIANCA – Matteo ha capito perfettamente il senso e il motivo della mia
doman-da. O no?
MATTEO – Che domanda? Ah, sì, certo... perfettamente... credo.
ANGELA – Bianca, per favore...
BIANCA – Ne riparleremo da soli.
MATTEO – Ma certo. Con immenso piacere. Gliel’ho detto: l’astronomia è una
scienza che mi affascina.
BIANCA – (disorientata) L’astronomia? Beh, vi lascio. (Esce alquanto
disgusta-ta)
MATTEO – Arrivederla, signorina Bianca.
5 –
MATTEO – Sono contento che io e tua sorella abbiamo in comune la stessa
pas-sione per l’astronomia...
ANGELA – (sorride) Vieni, siedi.
MATTEO – Certo.
ANGELA – A me non la dai a bere. Fai il finto tonto ma hai capito benissimo di
cosa voglia discutere Bianca con te.
MATTEO – Mica sono scemo! Di astronomia.
ANGELA – Vuoi smetterla con questo tormentone?
MATTEO – Ma sì che l’ho capito. Il discorso di Bianca riguarda noi due.
ANGELA – Devi capirla. Lei vorrebbe proteggermi dal mondo intero e vede nemici
dappertutto. Ma si comporta così perchè mi vuol bene, ecco.
MATTEO – Questo, secondo me, è bello. Bianca è una ragazza molto buona.
ANGELA – E, in definitiva, nemmeno Roberta è cattiva, sai?
MATTEO – Non l’ho mai pensato.
ANGELA – A proposito di Roberta... tu sei ancora innamorato di lei?
MATTEO – Io... ecco...
ANGELA – Non dire altro. Ho capito.
MATTEO – Come puoi aver capito, scusa, se non ho aperto bocca?
ANGELA – Ho capito ugualmente, ecco.
MATTEO – Il guaio è che io, in queste situazioni, non ci so fare con le parole.
Inceppo sulle sillabe...le vocali mi sfuggono tra i denti e la lingua... e così
vengono fuori soltanto dei suoni sgangherati e confusi... Un disastro. Non ci
capisco un accidente neppure io, pensa un pò! Fossi al telefono, invece...!
ANGELA – E allora, che si fa? Comunichiamo solo per telefono?
MATTEO – No, non dico questo... Tuttavia... Vedi? Sono una frana, un aborto...
ANGELA – Mi fai rabbia, ecco! Quando la smetterai di sputarti sempre addos-so?
Perchè continui a dire cavolate? Io ti ho solamente chiesto se sei anco-ra
innamorato di Roberta. Tutto qui.
MATTEO – Io ho l’impressione... Credo... Sono certo di non essere mai stato
in-namorato di tua sorella.
ANGELA – Ma se sbavavi per lei!
MATTEO – Non lo nego. Ero convinto d’essermi innamorato perchè... perchè la vedevo
così diversa da me, così esuberante, bella... una scossa di elettricità nella
mia vita piatta e noiosa. Ero affascinato solo dalla sua prorompente
personalità, hai capito?
ANGELA – Sì. Adesso è tutto chiaro.
MATTEO – Ma, in realtà, non ho mai amato Roberta.
ANGELA – Come fai ad esserne così sicuro?
MATTEO – Come faccio? Che domande! Sono sicuro e basta. Adesso, ne sono sicuro.
ANGELA – “Adesso”?
MATTEO – Sì, perchè... adesso amo te... Adesso so... cosa vuol dire amare... Tu
sei una ragazza splendida... tu... Oddio! Ce l’ho fatta! Tu, Angela... capisci
cosa voglio dire...?
ANGELA – (appoggia la mano sulle labbra di lui) Non dire più nulla. (Lo
ab-braccia) Baciami!
MATTEO – (si guarda attorno) Credi... sia prudente?
ANGELA – Non lo so. Ma sono certa che non posso farne a meno.
(I due si baciano)
MATTEO – Ho la vaga sensazione... Direi, anzi... Mi sento molto strano. Tu...
Tu credi di volermi... di volermi un pò di bene?
ANGELA –Te ne voglio da morire. E non chiedermi perchè.
MATTEO – Perchè mi vuoi bene?
ANGELA – (ride) Non lo so!
MATTEO – Allora non te lo chiedo. (Abbozza un sorriso poi diventa serio)
ANGELA – Che c’è, ora?
MATTEO – Le tue sorelle...
ANGELA – Beh?
MATTEO – Credi che... Insomma... dovremmo chiedere il loro consenso...
ANGELA – Il consenso a cosa? Secondo te, le mie sorelle dovrebbero
autoriz-zarci a volerci bene?! Ma di’, sei scemo?
MATTEO – Non lo so... non l’ho ancora capito... ma è molto probabile.
6 –
(Entra improvvisamente Roberta)
ROBERTA – L’ometto delle pompe funebri è ancora qui? (Ad Angela) Dov’è andato a
finire il mio pullover bianco?
ANGELA – Non lo so. Spero nella pattumiera.
ROBERTA – A proposito di pattumiere, perchè mai costui si trova ancora in ca-sa
mia?
ANGELA – E’ anche casa mia!
ROBERTA – Casa mia o nostra, la sostanza non cambia. Spazzalo via e poi fai
arieggiare la camera.
ANGELA – Sei insopportabile! Arrogante e insopportabile!
ROBERTA – (a Matteo) E che non ti venga ancora in mente di portare altri
fio-ri! Ci stai seppellendo coi tuoi fiori di merda!
MATTEO – Va bene.
ANGELA – Matteo, tu, in questa casa, finchè ci sarà un centimetro quadrato di
spazio utile, puoi portare tutti i fiori che vorrai!
MATTEO – D’accordo.
ROBERTA – Non t’azzardare, becchino!
MATTEO – No.
ANGELA – (a Matteo) Domani mi regalerai una cesta enorme di fiori. Chiaro?
MATTEO – Certo.
ROBERTA – 8isterica) Gliela sfonderò sul cranio la tua cesta! (Con finta
dol-cezza, a Matteo) Ed ora, sii gentile: va a fa ‘nculo!
MATTEO – (in piedi, irrigidito) Naturalmente.
ANGELA – (a Matteo) Rimani dove sei! Anzi, siediti!
MATTEO – (esegue ome un automa) Benissimo.
ROBERTA – (a Matteo) Ma vuoi toglierti dai scatole, sì o no?
MATTEO – (si alza) Con piacere.
ANGELA – (urla) Guai a te se ti muovi! Siediti!
MATTEO – (si risiede) Sì.
ANGELA – (a Roberta) Hai superato ogni limite! Sei odiosa, ecco! (Piange)
ROBERTA – (ride sinistramente) Lo so. E ti assicuro che se l’alieno non
spari-sce subito da questa casa, tu sarai la sola responsabile della sua
prematura ma liberatoria morte! Addio. (Via)
7 –
MATTEO – (si accosta ad Angela e le accarezza con tenerezza i capelli) Angela,
non piangere... Roberta è fatta così ma non è cattiva. L’hai detto anche tu.
ANGELA – (fra le lacrime) Lo so, non è cattiva. E’ una stronza!
MATTEO – Dici? Beh, forse... tuttavia sarà meglio non provocarla... Magari...
vado via...
ANGELA – Stai scherzando, vero?
MATTEO – Ma... l’hai sentita...
ANGELA – Adesso senti me: se ti muovi da questa poltrona, sarò io ad
ammaz-zarti!
MATTEO – Va bene ma... sta’ buona.
ANGELA – No! Non mi va di star buona! E neanche tu devi star buono, hai
ca-pito? La devi proprio piantare di startene buono! Ma come diavolo fai a
sopportare tutto? Con quell’aria impaurita da vittima predestinata! Io non
voglio un bamboccio rassegnato a subire tutto e tutti! Io voglio un uomo accanto
a me, con due attributi grandi così! Uno che sappia ribellar-si al momento
giusto e che sappia piacchiare, se necessario!
(Matteo continua a fissarla sgomento)
Oddio. Ho avuto una crisi isterica. La prima della mia vita. Adesso mi sen-to
molto meglio.
MATTEO – Ne sei... sicura?
ANGELA – Mai stata così bene. Ora, ascoltami. Matteo, è giunto il momento.
MATTEO – Il momento... di far che?
ANGELA – Di ribellarsi.
MATTEO – Ribellarsi? E a chi?
ANGELA – Al mondo intero!
MATTEO – Ah, meno male. Per un attimo, ho temuto volessi ribellarti a Rober-ta!
ANGELA – Ma allora non vuoi capire! Dobbiamo dare un bel calcio nel fondo
schiena a tutte le Roberte di questo mondo! Abbiamo il diritto, sì o no, di
vivere la nostra vita come meglio ci garba, porcaccia la miseria? Di’, non sei
ancora stanco di subire vessazioni e umiliazioni...? E’ giunta l’ora di
dichiarare guerra al genere umano.
MATTEO – Francamente continui a farmi paura. Che intendi dire esattamente?
ANGELA – Esattamente ciò che ho detto. Su, sveglia, diamoci la carica! Bisogna
essere forti e agguerriti. Per cominciare, via quegli stupidissimi occhiali!
(Sfila gli occhiali a Matteo)
MATTEO – Angela! Ma... che fai? Via, non scherzare! (Angosciato, annaspa nel
vuoto) Senza i miei occhiali... mi trovo un tantino in difficoltà... Non riesco
a distinguere bene... (Si agita, vaga per la stanza, sbatte contro i mobili...
Angela lo abbraccia teneramente)
ANGELA – Matteo... amore mio! Io sono qui, con te!
MATTEO – Per favore... restituiscimi gli occhiali...
ANGELA – Non voglio più vederti con questa sorta di binocolo sul naso! Ti danno
un’aria patetica... Non voglio!
MATTEO – Parli bene, tu ma senza, avrei un’aria imbecille!
ANGELA – Non è vero. Senza, sei stupendo! Metterai le lenti a contatto.
MATTEO – D’accordo. Adesso, per favore, ridammeli. Non riesco a vedere nemmeno
se è giorno o notte...!
ANGELA – (glieli ripone sul naso) Ma non voglio sentire storie. Da domani,
use-rai solo lenti a contatto, intesi?
MATTEO – Non sarà così semplice. Sono talmente abituato a questi, ormai...
ANGELA – Niente storie, ho detto! E poi... quel vestito... (sospira) E qui ha
ra-gione Roberta. Chiunque potrebbe scambiarti per un impresario di pompe
funebri.
MATTEO – Ma... è di buona qualità...
ANGELA – Non ne dubito. Tuttavia, non lo indosserai più.
MATTEO – No?
ANGELA – Quest’abito servirà giusto per il funerale... di Matteo. Sì, oggi,
teso-ro mio, uccideremo il vecchio, compassato e pauroso Matteo...
MATTEO – Ma è una fissazione di famiglia...!
ANGELA – E domani verrà alla luce un Matteo D’Agostino nuovo di zecca.
MATTEO – Non ci capisco più niente. Che... che cosa dovrei fare?
ANGELA – Ti darò istruzioni dettagliate, non preoccuparti. E giacchè siamo in
piena fase di “ricostruzione”... provvederemo a ritoccare anche la piccola,
“vecchia” Angela...
MATTEO – “Ricostruire”... “ritoccare”... ma perchè?
ANGELA – Perchè è necessario. Perchè la gente non ti accetta così come sei. Non
l’hai ancora capito? E allora devi figurarti di essere “un altro” e... fingere.
MATTEO – Dovremmo fingere?! Ma... non c’è ragione, Santo Dio!
ANGELA – Sopravvivere. Questa è la ragione. Vieni. (Via, insieme)
(Buio per qualche istante).
8 –
(Quando torneranno le luci, sulla scena, Bianca e Roberta. Quest’ultima con un
copione fra le mani...)
ROBERTA – Ma è pazzesco, te ne rendi conto? Non è affatto credibile. Com’è
possibile che Giovanna, dopo avere aggredito Ernesto, abbia un’aria dolce e
sensuale?
BIANCA – Chi è Ernesto?
ROBERTA – Come, chi è? Ma allora tu non mi stai a sentire! Ernesto è il
gine-cologo che s’innamora di lei, di Giovanna...
BIANCA – Per me, è tutta la storia ad essere inverosimile. Io, questi nuovi
auto-ri non li capisco. Come può un ginecologo di sessant’anni di affascinare e
sedurre una ragazzina di venti? Non diciamo sciocchezze!
ROBERTA – Il ginecologo, di anni ne ha cinquanta. Sessant’anni li ha il padre.
BIANCA – Il padre del ginecologo? Vedi che è assurdo!
ROBERTA – Il padre di Giovanna!
BIANCA – Bah, io credevo che il ginecologo...
ROBERTA – Il ginecologo ha cinquant’anni.
BIANCA – Non ha nessuna importanza. Un ginecologo serio non dovrebbe
per-mettersi certe libertà con le sue pazienti.
ROBERTA – A parte il fatto che Giovanna non è una sua paziente, io me ne
strainfischio del ginecologo, in questo momento! Il problema è un altro. Io mi
chiedo come può Giovanna comportarsi come pretende quello stupido regista. Non
ha senso. Anselmi avrà i suoi difetti ma non avrebbe mai commesso un errore
così grossolano. Ascolta la battuta che dovrebbe reci-tare in modo dolce e
sensuale:“Io, caro dottore, vivo nella giungla... Una giungla piena di insidie
dove, al tramonto, l’aria diventa pesante, sinistra... E allora vorresti
sprofondare nelle viscere della terra... per non vedere... non sentire...”
9 –
(La lettura viene bruscamente interrotta dall’ingresso di Angela e Matteo. La
ragazza indossa una vertiginosa minigonna e una maglietta attillata
epar-ticolarmente scollata. Matteo, irriconoscibile, senza più gli occhiali, ha
dei jeans e una camicia molto appariscente. Entrambi hanno l’aria allegra e
disinvolta).
ANGELA – Siamo qui!
MATTEO – Salve, belle cognatine. Felice di ritrovarvi.
(Bianca e Roberta rimangono senza fiato).
BIANCA – Ma... chi è?
(Angela ride divertita)
Di’, sei diventata scema? Ti ho chiesto chi è... costui!
MATTEO – Suvvia, Bianca, non riconosci, sotto queste spoglie, Matteo
D’Agostino?
ROBERTA – Matteo?! Tu sei lo stesso Matteo...
MATTEO – Sì, lo stesso Matteo D’Agostino. Titolare delle pelletterie omonime.
Ricordi?
BIANCA – Oddio! (Ad Angela) Ma che gli hai fatto?
ROBERTA – L’ha portato da un restauratore. Anzi, no. A Lourdes! Sbaglio?
ANGELA – Divertente! Ma che spiritosa!
MATTEO – Battute alla strcnina! Come sempre! La nostra Roberta, oltre ad
es-sere bella e affascinante, possiede uno spiccato senso dell’humor. Il che la
rende , se possibile, ancora più gradevole.
ANGELA – (a Matteo) Ehi, che fai, ricominci a corteggiare mia sorella?
MATTEO – Non far la gelosa, Angioletta! Voglio soltanto essere gentile con chi
mi ha sempre disprezzato, invece. Robertina, vogliamo firmare un trattato di
pace, adesso? Lascia che ti dia un bacio... per dimostrarti che non ho al-cun
rancore e per sancire la riconciliazione. (Le si accosta)
ROBERTA – (si ritrae disorientata) Non mi toccare, mostro!
MATTEO – La mia intenzione era quella di darti un casto bacio sulla guancia,
mica violentarti.
BIANCA – Ragazzi, io sto per impazzire! Non ci capisco... Ma... anche tu,
Ange-la, che t’è saltato in mente di metterti quella roba addosso?
ANGELA – Non sto bene, forse?
ROBERTA – Sembri Cappuccetto rosso che ha deciso di battere!
ANGELA – E tu la strega di Biancaneve che non smette di rompere!
MATTEO – Non te la prendere, Angela. Roberta scherza. Qualora non scher-zasse,
sarebbe una stronza ma... lei scherza, ti dico.
ROBERTA – Ehi, idiota, come ti permetti? Anche se ti mascheri da Zorro, ri-mani
sempre un coglione!
MATTEO – (ad Angela) Vedi che ho ragione? Scherza!
BIANCA – Aspettate! Ci sono! Ho capito! Andate ad una festa in maschera! E’
così?
(Angela e Matteo ridono divertiti)
ROBERTA – (a Bianca) Ma che cavolo ti salta in mente? Una festa maschera-ta...!
Che idea!
BIANCA – E’ vero, non è possibile. Siamo in luglio... Ci sarà un’altra
spiegazio-ne, certamente...
MATTEO – In un certo senso, è vero, ci siamo mascherati.
ANGELA –Mascherati esattamente come te, come lei... come tutti.
ROBERTA – Guarda, guarda... l’alieno e la piccola demente recitano Pirandel-lo!
MATTEO – (a Roberta) Perchè non provi tu a recitarci qualcosa? Sei tu
l’attrice.
ROBERTA – Perchè non vai a farti fo...!
BIANCA – Roberta, ti prego!
MATTEO – Ma sì, Robertina, ti prego anch’io... E dai, seppellisci l’ascia di
guerra e scambiamoci un segno di pace... (le si accosta ancora)
ROBERTA – (si ritrae. Rivolta ad Angela) Toglimi di torno quest’animale di
razza sconosciuta! Portatelo allo zoo, vedrai che successo!
MATTEO – (riesce finalmente ad abbracciarla) Ma perchè sei sempre così
in-cazzata? Una bella ragazza come te dovrebbe sorridere più spesso...
ROBERTA – Lasciami o ti stacco il naso con un morso! (Alle sorelle) E voi due
non fate nulla per liberarmi da questo... scimpanzè vestito a nuovo?
BIANCA – Non posso. Sono rimasta paralizzata.
ANGELA - Una donna forte come te se la cava benissimo anche da sola!
MATTEO – (continua a tenerla stretta) Hai mai provato a recitare la “Bisbetica
domata”? Saresti una Caterina eccezionale!
ROBERTA – Tu un pessimo Petruccio! Adesso lasciami, cretino!
MATTEO – Francamente, non ho mai avuto ambizioni artistiche ma, chi lo sa?,
potrei anche scoprire d’essere un talento!
ROBERTA – (gli morde la mano e si libera dalla stretta. Poi lo fissa ancora
in-credula) Impensabile. Una metamorfosi davvero eccezionale.
BIANCA – Assolutamente incredibile!
ROBERTA – Evidentemente, per ottenere questo pò pò di risultato, avrà vendu-to
l’anima al diavolo. Non vedo altre ipotesi.
ANGELA – Perchè vi affannate a cercare spiegazioni “logiche”?
ROBERTA – Hai ragione. La logica non c’entra. Qui bisogna battere il terreno
del paranormale per capirci qualcosa.
MATTEO – E invece, la spiegazione è d’una semplicità disarmante. Conoscete quel
proverbio... “L’abito non fa il monaco”? Beh, Angela mi ha aiutato a scoprire
che non c’è nulla di più falso. L’abito fa proprio il monaco. Pro-vate a
vestire un delinquente incallito con un abito talare e vedrete se non apparirà
sul suo volto un’espressione ieratica e un bagliore mistico nello sguardo...
Provate a vestire un imbranato con questi abiti che ho addosso... Sostituite
quegli occhialoni da clown con due lenti a contatto. Il suo com-portamento
cambierà da così a così... E, infatti, eccomi qua: io sono la di-mostrazione
vivente della bontà di questa affascinante teoria.
ANGELA – Adesso, ci scuserte se noi andiamo...
BIANCA – E... dove andate?
MATTEO – Non abbiamo una meta ma uno scopo preciso: andiamo a scoprire il
mondo. E, per la verità, abbiamo un bel da fare. A toute l’heure! (Via con
Angela)
10 –
ROBERTA – Credi che tutto questo sia scientificamente possibile?
BIANCA – Evidentemente, sì.
ROBERTA – E ora, che dovrei fare, secondo te?
BIANCA – Non vedo perchè tu debba fare qualcosa.
ROBERTA – Io sono assolutamente certa che quello stronzo fingeva prima, non
adesso. E’ chiaro come il sole. Il vero Matteo è questo. E cioè, lo stesso
Matteo che mi parlò al telefono, quella volta...
BIANCA – Quel che non è chiaro, però, è perchè mai Matteo avrebbe deciso di usare
questa... doppia personalità. Ammesso che non finga ora, per quale ragione
avrebbe dovuto fingere prima?
ROBERTA – Per tormentarmi la vita. Ecco perchè-
BIANCA – Tormentarti? Ma che t’importa di lui? L’avevi già cancellato dalla
mente, mi pare... E’ Angela, invece, che mi preoccupa. Quella ragazzina s’è
presa una bella cotta. Ed è cambiata... non è più...
ROBERTA – E’ cresciuta. Ed è cresciuta in fretta proprio perchè si è
innamora-ta.
BIANCA – E già.
ROBERTA – (con le lacrime agli occhi) Bianca... credo che... Insomma, quando
Matteo mi ha abbracciata...
BIANCA – Beh?
ROBERTA - ... ho provato una strana emozione... La stessa emozione di quel
giorno... quando lo sentii parlare al telefono... Oh, Bianca! (Scoppia a
piangere e abbraccia la sorella)
BIANCA – Oddio! Siamo diventate pazze!
ROBERTA – (fra le lacrime) Perchè sono ancora innamorata di lui?
BIANCA – Ma perchè sei impazzita, no?
(Buio).
11 –
(Al riaccendersi delle luci, la scena è vuota. Dopo qualche istante, entrano,
alle-gri, Angela e Matteo).
ANGELA – (si abbandona sulla poltrona) Sono esausta... ma felice! Vieni qui!
MATTEO – (l’abbraccia) Anch’io sono felice. Anzi, ubriaco di felicità. E il
meri-to è tuo. Mi hai regalato il coraggio di vivere. Tu, la mia bella fatina
che con un colpo di bacchetta magica, ha trasformato il rospo in un bel
cava-liere! Oddio, ancora fatico a riconoscermi... Dovrò abituarmi a...
questa... nuova “identità”. Spero di riuscirci presto...
ANGELA – Ci sei già riuscito alla grande.
MATTEO – Non ancora. Sento che... qualche “pezzo” di questo nuovo M atteo non
mi appartiene. Ho la sensazione, a volte, di stare a scimmiottare una persona
di cui so pochissimo e che ho conosciuto solo nel mio immaginario.
ANGELA – Non tormentarti il cervello con troppi ragionamenti. Ciascuno di noi,
in fondo, ha un modello – reale o immaginario – da imitare. L’importante è non
diventarne schiavi. Vivi la tua vita libero e sereno, ca-pito? (Sorride)
Altrimenti l’incantesimo svanisce e torni ad essere il rospo di prima!
MATTEO – Ti amo tanto.
ANGELA – Rospo o cavaliere, ti amo anch’io.
(Si scambiano un tenero bacio)
Io ho fame. E tu?
MATTEO – Da lupi!
ANGELA – E allora vado a preparare qualcosa. Aspettami qui. Ascolta un pò di
musica, se vuoi... Faccio in un baleno! (Via)
12 –
(Matteo s’avvicina allo stereo, lo accende. Si sente della musica – un tango?
In abiti particolarmente succinti e seducenti, entra Roberta).
MATTEO – Oh, Roberta... Che piacere vederti!
ROBERTA – (in silenzio, lo spinge a sedere sulla poltrona. Ad arte, gli si
stru-scia come una gattina in calore... poi sussurra in modo dichiaratamente
sensuale) Ma chi sei tu?
MATTEO – (sorride malcelando un lieve imbarazzo) Matteo. Matteo D’Agostino.
ROBERTA – (continua ad accarezzarlo) Chi sei?
MATTEO – Non hai memoria e non mi stai a sentire. Sono Matteo...
ROBERTA – (c.s.) D’Agostino.
MATTEO – D’Agostino, brava.
ROBERTA – No! Tu sei l’uomo che mi ha reso pazza! L’uomo dei miei sogni e dei
miei incubi...! Sei un vizioso... un depravato, lo sai?
MATTEO – Io... un depravato?
ROBERTA – Sei entrato quatto quatto nel nostro giardino con lo scopo di
co-gliere tutti i frutti... Non è così?
MATTEO – Intuisco che è una metafora ma non colgo...
ROBERTA – Non ne coglierai, stanne certo. Non te lo permetterò. Tu appartieni
solo a me! Saà soltanto questo il frutto che potrai... divorare! (Con estrema
sensualità, gli offre il seno)
MATTEO – Sono... senza parole.
ROBERTA – Non importa. Non servono le parole.
MATTEO – Eppure, in taluni momenti... le parole sono indispensabili. Tornia-mo
alla metafora dei frutti. Gradirei un supplemento di spiegazione A par-te il
fatto che, in genere, non amo la frutta...
ROBERTA – (continua ad “offrirsi”) Questa ti piacerà. O no?
MATTEO – Il problema non è questo, Roberta... Tu mi sei sempre piaciuta... ero
pazzo di te... ricordi?
ROBERTA – E allora?
MATTEO – Adesso... le cose sono leggermente cambiate. Non sento più niente per
te. Sono innamorato di Angela. A proposito, se entrasse e ci vedesse così...
chissè che penserebbe...
ROBERTA – Ma non l’hai ancora capito che io non ti mollo? Voglio Matteo! E
tutto per me!
MATTEO – E l’interessato cpsa ne pensa? No, dico... Matteo è d’accordo?
ROBERTA – Sarà d’accordo. Non ho dubbi.
MATTEO – La tua sicurezza mi sconvolge.
ROBERTA – (con intenzione) Nient’altro... ti sconvolge?
MATTEO – (subisce “gli attacchi” senza batter ciglio) Il tuo atteggiamento nei
miei confronti. Questo mi sconvolge. E’ sensibilmente cambiato, vedo.
ROBERTA – Ma... sei di legno? Perchè mi respingi?
MATTEO – Perchè non dovrei?
ROBERTA – Cederai, alla fine... Io ti amo.
MATTEO – Mi ami? No, questa non la bevo. Vuoi che ti elenchi tutti gli
appella-tivi di cui mi hai fatto gentile omaggio? Dunque: farabutto, stronzo,
co-glione, deficiente... e poi... becchino... Ma “becchino”, in fondo, non è
così grave... Ed ora affermi che mi ami! E... prima? Mi amavi anche prima?
ROBERTA – Prima ero pazza di rabbia.
MATTEO – Ed ora?
ROBERTA – Ora sono pazza d’amore!
MATTEO – Sta di fatto che tu, sana di mente non sei mai stata.
ROBERTA – Sì, sono pazza! Baciami!
MATTEO – L’invito è accattivante ma... grazie, non posso.
(Roberta lo afferra con forza e lo bacia sulla bocca)
ROBERTA – Non riuscirai a liberarti di me! (Via rapidamente)
13 –
MATTEO – (scuote la testa) Siamo davvero strani e complicati, noi mortali!
Passiamo la nostra vita smaniosi di piacere agli altri. E allora ci affannia-mo
a vivere come gli altri pretendono che noi viviamo. Che squallide ma-rionette,
siamo! Aveva proprio ragione Pirandello. Che grand’uomo, era! Aveva capito
tutto!
(Entra Bianca)
BIANCA – Come mai tutto solo?
MATTEO – Cosa...? Ah, Angela è andata in cucina.
BIANCA – E allora, ti terrò un pò di compagnia. Vuoi?
MATTEO – Ma certo... mi fa piacere discutere con lei...
BIANCA – Mi dai ancora del “lei”? Cos’è. una posizione rispettosa o voglia di
mantenermi a debita distanza?
MATTEO – A distanza? E perchè mai?
BIANCA – Non so, forse per via dell’età. Giusto per la cronaca, t’informo che
ho soltanto qualche anno in più delle mie sorelle.
MATTEO – Va bene.
BIANCA – Va bene... cosa?
MATTEO – Ti darò del “tu”, se ti fa piacere.
BIANCA – Solo se fa piacere anche a te.
MATTEO – D’accordo, fa piacere anche a me.
BIANCA – Perchè quel tono infastidito?
MATTEO – Ti ho dato quest’impressione?
BIANCA – Sì. Ribadisco il concetto: io sono la sorella di Angela, non la madre.
MATTEO – Lo so. Non vedo la ragione per cui tu tenga a sottolinearlo.
BIANCA – Una ragione c’è. Non sono affatto vecchia e nemmeno da buttare.
MATTEO – Non l’ho mai pensato.
BIANCA – Tu... come mi trovi?
MATTEO – Bene. Cioè... in che senso?
BIANCA – Credi che io possa essere ancora sufficientemente desiderabile?
MATTEO – (la osserva con voluta ostentazione) Sufficientemente.
BIANCA – Oh, Dio... perchè mai sto dicendo un mucchio di sciocchezze?
MATTEO – Ah, non saprei.
BIANCA – (gli si accosta ansimante) Matteo!
MATTEO – Qualcosa non va?
BIANCA – Matteo, è terribile! Sono angosciata! Non avrei mai creduto che... Non
avrei mai immaginato di perdere la testa... fino a questo punto! Che vergogna!
Chissà cosa penserai di me!
MATTEO – Devo pensare necessariamente qualcosa?
BIANCA – Ho perso il lume della ragione, Matteo!
MATTEO – Una scoperta inquietante, la tua. E... come mai è successo?
BIANCA – Per la prima volta, nella mia vita... per la prima volta sento di
prova-re emozioni... e sentimenti mai provati... Credo di essermi innamorata!
MATTEO – Congratulazioni. Sono contento per te. E di chi?
BIANCA – Ma... allora non hai capito? Di te, Matteo! Hai acceso il fuoco del
mio desiderio! Hai risvegli
ato sensazioni sopite da tempo...! Tu, Matteo!
MATTEO – Io... Matteo?! Io... sono... cioè, sono lusingato... e vorrei tanto...
Bianca, ascolta... Non so perchè ma oggi mi sento leggermente disorienta-to.
Mah!
BIANCA – Per la verità, anch’io.
MATTEO – Vedi? E dunque... visto che entrambi siamo disorientati e confusi...
sarebbe proprio il caso di chiudere l’argomento o, al limite, rinviarlo a
momenti... più sereni e lucidi. Che ne pensi?
BIANCA – (scoppia a piangere) Sono una disgraziata! E una pazza! Che vergo-gna!
Dio, che vergogna! Sono una pazza, Matteo!
MATTEO – A proposito, a parte te e Roberta... ci sono altre sorelle, in casa?
Nessun’altra, vero? Posso stare tranquillo...
(Bianca, d’istinto, abbraccia Matteo e lo bacia sulla bocca. In quel momento,
en-tra Angela).
ANGELA – Matteo?!... Bianca?! Non è possibile. E’ un incubo! Sono certa che si
tratta di un incubo! (Scoppia a piangere)
(Buio).
14 –
(Quando le luci si riaccendono, in scena Angela, Roberta e Bianca. Silenzio
im-barazzante per qualche secondo).
BIANCA – Ma che altro posso fare, ancora? Ho ammesso il mio errore... vi ho
chiesto perdono! Lo ripeto: è stato solo un momento... un momento di
de-bolezza... (Fra le lacrime) Può succedere, no?
ROBERTA – No, non dovrebbe. Ed ora è troppo comodo venire a chiedere per-dono!
BIANCA – Cos’altro vuoi che faccia?
ROBERTA – Niente. Assolutamente niente. Ma sarebbe stato molto meglio se tu non
avessi fatto niente nemmeno “prima”!
BIANCA – E già... una come me non ha nessun diritto, ormai! Deve rassegnarsi
all’idea di rimanere zitella... pensare solo alla casa e a due sorelle ingrate!
ROBERTA – Non buttarla sul patetico, adesso!
BIANCA – A me non è concesso innamorarmi, vero? Non sono più autorizzata a
sognare! Tutto rigorosamente proibito!
ROBERTA – Sì! Proibito dal buon senso e dal rispetto verso te stessa!
BIANCA – Verso me stessa o... verso te?
ROBERTA – Che intendi dire?
BIANCA – Hai capito benissimo. Io non mi sono comportata in modo esemplare con
Angela. Ma nemmeno tu hai certo brillato per lealtà nei suoi confronti.
ROBERTA – E va bene. Non ho alcuna difficoltà a dire come stanno le cose.
An-zi, chiariamo la faccenda una volta per tutte. Per quanto mi riguarda, io
non ho fatto che riprendermi ciò che mi apparteneva. Matteo era già in-namorato
di me. E lo è ancora, ve lo assicuro.
ANGELA – Ce lo assicuri? E... da cosa nasce tanta sicurezza?
ROBERTA – Lo so e basta. Quando una donna bacia un uomo...
ANGELA – Cosa? Lo hai baciato? Anche tu? E quando? E lui s’è lasciato bacia-re?
Vigliacco! (Piange) E voi due... voi due siete delle vipere! Mi avete tra-dito
e ingannato!
ROBERTA – Smettila di urlare e di piangere! Gli isterismi non servono!
BIANCA – Guarda da quale pulpito arriva la predica!
ROBERTA – (ad Angela, con atteggiamento materno) Imparerai presto che in amore
non c’è nulla di scontato. Credi d’essere innamorata... Credi che lui sia
innamorato... e invece... Ti sei sbagliata, ecco tutto. Ti ha illuso?
Succe-derà altre volte. Bisogna farsene una ragione.
ANGELA – E tu? Tu sei “veramente” innamorata di lui? Potresti giurarlo?
ROBERTA – Ma certo.
ANGELA – Questo si chiama essere volubili! Ma... se prima lo odiavi... non
sop-portavi la sua presenza... ti dava la nausea...! E ora, lo “ami”!
Un’affermazione un tantino sospetta, la tua, non sei d’accordo?
ROBERTA – Oh, insomma! In fondo, sei stata tu a metterti in mezzo tra me e lui!
E dunque, piantala di frignare!
ANGELA – Va bene. Non parliamone più. Mi toglierò dai piedi ma prima voglio
sentire Matteo. Voglio che sia lui a dirmi d’essere innamorato di te.
(Con-tinua a piangere)
BIANCA – (abbraccia Angela) Basta, Angioletta... non piangere. Hai ragione,
sai? Ci siamo comportate in un modo disgustoso... E anch’io... sono stata
un’infame... e non me lo perdonerò mai...
ROBERTA – Ma che bel quadretto! Smettetela, una buona volta! Siete pietose!
Questa faccenda l’avete ingigantita, esasperata fin troppo!
(Si sente suonare alla porta)
BIANCA – Chi sarà?
ROBERTA – Se non andiamo ad aprire, non lo sapremo.
BIANCA – Vado io... come sempre. (Via per qualche istante)
15 –
(Rientra Bianca con Matteo il quale indossa lo stesso abito scuro di prima e
gli stessi occhiali. E’ palesemente a disagio ma il suo atteggiamento non è più
impacciato come “prima”).
BIANCA – E’ tornato a trovarci Matteo D’Agostino.
(Silenzio e sorpresa di Roberta e Angela).
MATTEO – Ciao, Roberta. Ciao, Angela.
ANGELA – Ciao, Matteo.
ROBERTA – Che... che significa questa buffonata?
MATTEO – No, non è una buffonata. O meglio, “non è più” una buffonata. Fine
della recita, cara Roberta. Non è roba per me. Evidentemente non ho la stoffa
del grand’uomo che sprizza sicurezza e simpatia da tutti i pori. Non ho la
tempra nè i requisiti di colui che riesce a conquistare le donne con uno
schiocco di dita. No, Roberta, non sono io la persona che tu immagini. Io sono
un poveraccio qualunque, con un sacco di difetti, di fobie... Ho perfino un tic
nervoso alla mano destra. Sì, nessuna di voi se n’è mai ac-corta perchè, almeno
quello, sono riuscito a nasconderlo. Ma quando, ad esempio, sono costretto a
versare lo zucchero nella tazzina del caffè... beh, allora, sono un disastro:
non ci azzecco mai!
ROBERTA – Il tuo è un caso disperato. Tu sei tutto scemo! Da interdire!
MATTEO – Ecco... da interdire, forse no... ma un pò scemo lo sono stato
vera-mente. Pensate::: ero talmente scemo che mi guardavo allo specchio e mi
odiavo. Per la verità, mi odiavo anche quando non mi guardavo allo spec-chio...
Perchè? Perchè ero fermamente convinto d’essere inferiore agli al-tri... a
tutti. Pensavo con raccapriccio, di non avere uno straccio di perso-nalità...!
Gli altri... Gli altri li ammiravo... li temevo... li invidiavo! Tutti belli,
alti, abbronzati – anche a gennaio... con un bel sorriso furbetto stampato sul
viso. Tutti “positivi”, insomma... senza difetti... senza nei. Io, invece,
ero... tutto un neo... un grosso, ributtante neo... Un errore della na-tura.
ROBERTA – Io non mi ci raccapezzo più! Costui continua a sconcertarmi!
MATTEO – Ma questo accadeva “prima”. Acqua passata. Adesso ho capito, sa-pete?
Ci ho messo un pò di tempo ma, alla fine, ho capito. Ho scoperto di non essere
affatto inferiore a nessuno. E ho scoperto d’averla, la mia bella personalità.
Una personalità diversa da quella degli altri, certo. Ma è fata-le che sia
diversa. Non c’è nulla di male nel fatto che sia diversa. Il male, invece, è
stato nel volerne simulare un’altra... nel volermi camuffare ad ogni costo.
Mettermi una maschera che non si adattava a me... Era troppo ingombrante...
Perdonami, Angela, ti ho deluso, lo so ma io intendo essere me stesso. Non
posso farci niente. Io... inciampo se indosso qualcosa che non mi appartiene e
che non è della mia misura...
ANGELA – Sono io a chiederti perdono, invece.
ROBERTA – Gli alieni comunicano perfettamente tra di loro, vedo.
MATTEO – Angela, ascolta. Io, oggi, sono venuto qui per chiedere scusa a te,
al-le tue sorelle ma soprattutto per chiederti...
ANGELA – (emozionata) Sì?
MATTEO – Vuoi sposarmi? Te la senti di sposare uno come me... ?
ANGELA – (piange di gioia) Sì! Sì! Sì! Oddio, sono paralizzata dall’emozione!
Vieni qui e abbracciami, stupido!
(Matteo, disorientato, finisce per abbracciare Bianca)
BIANCA – No. Io sono Bianca. Angela sta lì.
MATTEO – Oh, scusami, Roberta... Angela, amore mio, se sei d’accordo... io
avrei un’idea: vieni tu ad abbracciarmi: E’ meglio e facciamo prima!
Angela ride e corre ad abbracciarlo.
Buio).
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