Trent’anni di servizio

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TRENT’ANNI DI SERVIZIO

Commedia radiofonica in due tempi

di ADA SALVATORE

Da una novella di Stefano Hertelendy

PERSONAGGI

GUSTAVO RJISSER, cassiere (55 anni)

GIULIA LEMMER, impiegata di concetto addetta alla Cassa (42 anni)

MYNHEER VAN ASVELD, direttore della Banca (35 anni)

PIETRO MERKEL, impiegato (25 anni)

GIANNINA, dattilo­grafa (19 anni)

BARNEVELD, contabile (43 anni)

MYNHEER VAN LEENS, presidente del Consiglio d'Amm.ne della Banca (70 anni)

HELMOND,

VIEUGHELS,

la signora ROERBREE,

consiglieri di amministrazione

L'AVVOCATO HAL, sindaco

DOKKERVANT, ispettore delle guardie di città a ripo­so

ROSETTA, una bella ragazza

UNA VECCHIA SIGNORA

FRANCESCO, il fattorino (73 anni).

L'azione si svolge nella Banca dei Piccoli Prestiti a Leyda. Il primo tempo nel salone della Cassa, Il secondo in quello del Consiglio.

Commedia formattata da

PRIMO TEMPO

Il salone della Cassa coi diversi impiegati.

- (Ticchettio di macchina da scrivere).

Rjisser                           - (sta addizionando una colonna di cifre. A mezza voce) Nove e sette sedici... e cinque ventuno... e otto...

Giannina                       - Scusate, signor Rjisser... Ammanco si scrive con un'emme o con due? (Il ticchettìo della macchina si interrompe).

Rjisser                           - Ma non vedete, benedetta ragazza, che sto facendo una somma?! Proprio adesso mi interrompete... Ora mi tocca ricominciare...

Giannina                       - Scusatemi...

Rjisser                           - Eh, diamine!... Beh, oramai... Che cosa volevate?

Giannina                       - Se ammanco si scrive con un'emme o con due.

Rjisser                           - Con due, con due! Non sentite l'effetto di questa parola? (Accentuando) Ammanco! Specialmente se si tratta di una cifra rilevante...

Giannina                       - Grazie. (Il ticchettìo riprende).

Rjisser                           - (riprende la somma) ...nove e sette sedici; e cinque ventuno; e otto...

Pietro                            - Scusate, signor Rjisser...

Rjisser                           - Anche voi?! Ma possibile che ogni volta che comincio la seconda colonna debba esservi qualcuno che mi disturba? Che c'è adesso?

Pietro                            - (un po' imbarazzato) Ma... poco fa mi avete chiesto la situazione di Schering e Vals... Eccola... (Fru­scio di fogli).

Rjisser                           - Quante volte vi debbo dire che la Ditta si chiama Vals e Schering? E' come se uno invece di dire « Pipino il breve » dicesse « il breve Pipino »... Vuol dire che siete distratto, giovinotto... Distratto o inna­morato, il che fa lo stesso, perché per un im...

 Barneveld                    - Zitti! Il direttore! (Porta che si apre; scalpiccio. Brusìo di saluti e strepito di sedie smosse),

Rjisser                           - (continuando, ma mutando tono) Benissimo, caro collega; sono soddisfatto del vostro zelo... Oh buon giorno, signor direttore!

Asveld                          - Sedete, sedete... (Rumore di gente che si siede) Signor Rjisser, vi avverto che nel pomeriggio di oggi abbiamo riunione del Consiglio d'Amministrazione. Preparate la situazione di cassa.

Rjisser                           - E' tutto pronto, signor direttore.

Asveld                          - Va bene. (Scalpiccio. Porta che si richiude).

Pietro                            - Vi ringrazio, signor Rjisser.

Rjisser                           - Di che?

Pietro                            - Di non avermi rimproverato in presenza del direttore.

Rjisser                           - Ma è naturale! E' vero che siete un buono a nulla; ma non occorre che la direzione lo sappia. (Tic­chettìo) Del resto, imparerete. Ora lasciatemi fare. (Ri-prende) Nove e sette sedici; e cinque...

Giannina                       - Scusate, signor Rjisser... (il ticchettio si interrompe).

Rjisser                           - (disperato) Ancora! Ma è una congiura...

Giannina                       - Prima che vi rimettiate ai vostri calcoli... una domanda. Ho qui una lettera per Parigi...

Rjisser                           - Beh?

Giannina                       - Sapete il francese?

Rjisser                           - (impaziente) In questo momento non so un bel niente!

Giannina                       - E' che... il direttore mi ha dettato «bou­levard des Italiens ». « Boulevard » va con un'elle o con due?

Rjisser                           - Dio, questa vostra ortografia in tutte le lingue! Io lo scrivo con un'elle; ma potrei anche sba­gliare... E poi, vi ho detto che non ho tempo!

Pietro                            - Aspettate, signorina Giannina... Ho qui il vocabolario... (Si sente fruscio di pagine; poi brevemente il ticchettìo che poi cessa).

Rjisser                           - (ha continuato a borbottare le sue cifre. Poi) Oh, finalmente! Sì, è esatto. Ventottomilaottocentoventotto... Ma guarda quanti ventotto! A proposito... Signo­rina Giulia, ecco per voi. Cioccolatini alla crema.

Giulia                            - (stupita) Oh, grazie... ma perché?

Rjisser                           - Non ne abbiamo ventotto, oggi?

Giulia                            - Sì.

Rjisser                           - E allora, tanti auguri!

Giulia                            - Sicuro, il mio compleanno! E chi se ne ricordava?

Rjisser                           - E vi siete dimenticata che è anche un altro anniversario. Il ventotto maggio millenovecentodiciotto ci siamo fidanzati... vent'anni fa!

Giulia                            - Come passa il tempo! E come pensate a tutto, voi!

Rjisser                           - Era un mercoledì... Pioveva che Dio la mandava... Voi avevate un abito turchino a fiorellini bianchi.»

Giulia                            - Come fate a ricordarvene?

Rjisser                           - Diamine! Lo avete portato per tre anni... finché i fiorellini erano diventati grigi. Ed io avevo un vestito marrone scuro con un paio di scarpe gialle che erano un pugno in un occhio... Tutti ci guardavano ed io credevo che fosse perché eravamo una bella coppia... Invece era per via delle scarpe... Ma io ne ero orgo­glioso!

Giulia                            - Delle scarpe?

Rjisser                           - Ma no; di voi! Ci saremmo dovuti spo­sare allora. Sarebbe stato bello.

Giulia                            - Siete stato voi che avete voluto riflettere tanto tempo!

Rjisser                           - Purtroppo. Bisognava essere più spensierati.

Giulia                            - Parlate al singolare. Io ho fatto quel che potevo. Ho mai rifiutato di venire al cinema quando mi avete invitata?

Rjisser                           - Ad onor del vero, mai. Ma quando era­vamo dentro siete sempre stata così... come dire? così « respingente »...

Giulia                            - Ma c'era gente che vedeva, Gustavo!

Rjisser                           - Intanto... ora è troppo tardi... Sono ridotto un vecchio rottame...

Giulia                            - Ma no! Che dite mai! Gli occhi son sempre gli stessi...

Rjisser                           - Indeboliti... E poi sono ingrassato... Solo il numero delle scarpe non è cambiato!

Giulia                            - (con dolcezza) Quarantadue.

Rjisser                           - Cara! Ve ne ricordate ancora?

Giulia                            - Sicuro!

Rjisser                           - E sapete che è anche un altro anniversario? Domani compiono trent'anni che sono entrato qui nella Banca. Ho cominciato col chiudere le lettere e attaccare i francobolli... E poi a poco a poco... Eccoci qui: trent'anni! Insomma, sono tre solennità; non vi pare che sia il caso di festeggiarle?

Giulia                            - In che modo?

Rjisser                           - Mah... Lo avete ancora quel vestitino a fiori bianchi?

Giulia                            - Ma no; figuratevi!

Rjisser                           - Io ho ancora le scarpe gialle; ma le ho fatte tingere in nero perché erano macchiate...

Giannina                       - Scusate, signor Rjisser... questo conto...

Rjisser                           - (un po' confuso per l'interruzione) Signo­rina Giulia, vedete voi, per favore, il conto Raasven... Dev'esserci un errore perché le cifre non tornano... (Si rimette a borbottare cifre).

Pietro                            - (o mezza voce) Signorina Giannina... A che cinema si va stasera?

Giannina                       - A nessuno.

Pietro                            - Oh... e perché?

Giannina                       - Perché avete il vizio di allungare le mani appena si spengono le luci.

Pietro                            - Beh... e dopo tutto, che male c'è?

Rjisser                           - Vado un momento in segreteria. (Scal­piccio; porta che si apre e si richiude).

Giannina                       - (continuando) Lo dite voi che non c'è niente di male! Se aveste per me quel rispetto che si deve avere...

Pietro                            - (con slancio) Oh Giannina, come potete... Lo sapete quanto vi voglio bene!

Giannina                       - (civettuola) Davvero?

Pietro                            - Davvero! E... (esitando) pensavo appunto...

Giannina                       - Che cosa?

Pietro                            - Ecco... Io adesso ho cinquanta fiorini al mese e voi ne avete venticinque. Con settantacinque fio­rini, avendo della buona volontà e... della parsimonia, si può vivere in due... Un alloggetto di una camera, cucina e bagno... mobili a rate... forse mia madre ci darà qualche cosa di quello che c'è in casa... non so, una tavola, della biancheria...

Giannina                       - Ma siete pazzo! Morir di fame o poco meno... Quando avrete cento fiorini e io ne avrò cin­quanta, se ne potrà parlare...

Pietro                            - (desolato) Ma non ci arriveremo mai! Ci vorranno degli anni! (Piano) Al Cinema Centrale stanno proiettando un film: « Il denaro non è tutto »...

Giannina                       - D'accordo. Ma un poco è indispensabile...

Pietro                            - Scherzi a parte. Ma guardate un po' Rjisser... lo avete sentito mentre parlava con la Lemmer? E' ben pentito di aver troppo riflettuto «allora»... Non vor­remo anche noi diventar vecchi senza aver concluso nulla!

Giannina                       - (ride) Eh, alla vecchiaia c'è tempo!

Pietro                            - Allora si va al cinema stasera? (Porta che si apre e si richiude; è Rjisser che torna).

Giannina                       - Vedremo! Zitto ora!

Rjisser                           - (siede al suo posto. Fra sé) Eh ragazzi, ra­gazzi! (Dopo una pausa) Francesco, dammi un pennino; questo qui è spuntato.

Francesco                      - Subito, signor Rjisser. (Scalpiccio; poi rumore di pennini che cadono a terra).

Rjisser                           - Beh, se li butti a terra...

Francesco                      - Che volete, è la vecchiaia... (Affanna un po'; sta raccogliendo i pennini).

Rjisser                           - Eh, invecchiamo tutti... Pensa un po': do­mani compiono trent'anni che sono in Banca...

Francesco                      - Davvero! Mi ricordo: eravate un ra­gazzo... Mah! Invecchiamo e ci rimbecilliamo...

Rjisser                           - Che, parla per te! Io mi sento ancora abbastanza in gamba!

Francesco                      - Oh, per quello, anch'io! Ho settantadue anni e mi sento come se ne avessi solo sessantotto! Però mi piacerebbe potermi andare a riposare. Un posticino tranquillo... Ho sempre fatto delle economie con quest'idea...

Rjisser                           - E hai messo da parte parecchio?

Francesco                      - Ieri ho fatto i miei conti... Avrei bisogno di trecentocinquanta fiorini per esser felice!

Rjisser                           - Trecentocinquanta fiorini? E per che ti servono?

Francesco                      - Ecco: ne ho messi da parte quattrocento; e siccome la casina che c'è in vendita al mio paese ne costa settecento, me ne occorrono...

Rjisser                           - Te ne occorrono trecento. Vedi, puoi cal­colare di avere già risparmiato cinquanta fiorini. Ma che idea, comprare una casa alla tua età!

Francesco                      - Oh, ci starei così bene! A coltivare rose, allevare conigli... Potrei godermela ancora per qualche anno. Siamo di buona razza, noialtri; pensate, mio padre è morto a novant'anni, mio nonno a novantaquattro...

Rjisser                           - Una bella età!

Francesco                      - Io potrei arrivare suppergiù a novantadue... In cinque anni forse riuscirò a mettere assieme quello che mi manca...

Rjisser                           - Se continui ad essere svelto come adesso, supererai anche i novantaquattro anni di tuo nonno! In­tanto, per dimostrarmi la tua sveltezza, vammi a com­prare due tartine di prosciutto e mezza bottiglia di birra, scura, veh!

Francesco                      - Volo, signor Rjisser! (Scalpiccio. Porta. Altri passi che si avvicinano).

Rjisser                           - Desiderate, signora Wolmer?

Una vecchia Signora     - Verso trentacinque fiorini.

Rjisser                           - Subito, signora. (Fruscio di un registro) Giannina?

Giannina                       - Eccomi, signor cassiere.

Rjisser                           - Registrate l'operazione... E come sta il vo­stro gentile consorte, signora Wolmer?

La vecchia Signora       - Gentile? Hum! Credo che vi sbagliate...

Rjisser                           - Per noi i mariti delle clienti sono sempre gentili... Eccovi il libretto, signora Wolmer... I miei ri­spetti...

La vecchia Signora       - Buon giorno... (Mentre la si­gnora esce entra il portalettere).

Pietro                            - Oh, la posta!

Il Portalettere                - Tre raccomandate...

Rjisser                           - Fatemi la cortesia, signorina Lemmer, di guardare se c'è una lettera di Dornen; ìa altre portatele in direzione. (il portalettere esce mentre rientra Fran­cesco. Poi si sente l'altra porta; è Giulia che va in direzione).

Francesco                      - Signor Rjisser, di prosciutto non c'erano; le ho prese di caviale.

Rjisser                           - Ma se non lo posso soffrire! Beh! non im­porta... (Passo di Barneveld che si avvicina alla cassa).

Barneveld                     - (piano) Signor Rjisser, dovrei parlarvi... una cosa confidenziale..

Rjisser                           - La so già...

Barneveld                     - I tempi difficili...

Rjisser                           - Quanto?

Barneveld                     - Il solito.

Rjisser                           - Quindici?

Barneveld                     - Sì.

Rjisser                           - Ma siete incorreggibile, Barneveld!

Barneveld                     - Da quando ho avuto l'altro bambino, il mio bilancio ha un deficit mensile di quindici fiorini.

Rjisser                           - L'ho sempre detto che siete di una pun­tualità eccezionale! Da otto anni venite regolarmente il penultimo giorno del mese a dirmi che avete consumato per vostro uso quindici fiorini della piccola cassa.

Barneveld                     - Ho tanto pregato il direttore di darmi venti fiorini di aumento... Avrei un margine di cinque, per gli imprevisti... Ma non ne vuol sapere... Vi prego, siate buono...

Rjisser                           - Figuratevi! Ma il fatto è che spendete più di quanto guadagnate... D'altronde capisco, con una fa­miglia da mantenere... Ecco qua; e datemi la mano, che diamine!

Barneveld                     - Siete molto buono a stringer la mano a un delinquente...

Rjisser                           - Andiamo, via, delinquente!

Barneveld                     - Siete proprio un brav'uomo...

Rjisser                           - Niente affatto; ma mi rendo conto... anch'io stento a tirare avanti la baracca coi milioni che mi passano per le mani! La sera mangio in una bettola-Solo la domenica, e non sempre, mi do il lusso di una trattoria più decente: un bicchiere di vino buono e una bella bistecca! Ma questo è tutto il mio lusso! Guardate il mio abito: la stoffa è buona, ma lo porto da sei anni. L'anno venturo lo farò rivoltare e andrà avanti altri sei anni. Ci sarà il fastidio della tasca dall'altra parte...

Barneveld                     - Anche per voi la vita non è facile!

Rjisser                           - Per via della tasca? Beh, non ha impor­tanza! Certo che quando la sera rientro nella mia came­retta ammobiliata, penso che ho lavorato tutta la vita come un ciuco senza essere riuscito neanche ad avere un letto che sia mio! E penso che se avessi avuto più coraggio, da giovine, chissà che oggi non avrei una casa mia e una bambina... Mariuccia...

Barneveld                     - Mariuccia?

Rjisser                           - L'avrei chiamata così... Maria... E la sera mi metterei a riposare su una poltrona, con Zuzù ai miei piedi...

Barneveld                     - Zuzù?

Rjisser                           - Così chiamerei il mio cane, se ne avessi uno. E gli anni passerebbero sereni... Giulia starebbe se­duta accanto a me col suo lavoro sulle ginocchia... Ma­riuccia entrerebbe tenendo per mano Lisetta...

Barneveld                     - Lisetta?

Rjisser                           - La mia nipotina... se ne avessi una... Mah! Una vita mancata!... Non c'è rimedio... (Porta che li apre e si richiude. Passi) Servitor vostro... Desiderate?

Dokkervant                   - (presentandosi) Dokkervant, ispettore delle guardie di città a riposo. Sono stato convocato qui.

Rjisser                           - Da chi?

Dokkervant                   - Da Mynheer van Leens, presidente della Banca.

Rjisser                           - Accomodatevi. Per che motivo?

Dokkervant                   - Debbo parlare personalmente col di­rettore van Asveld.

Rjisser                           - Sedete.

Dokkervant                   - E' carino qui. Questa è la cassa?

Rjisser                           - Sì, è la mia cassaforte. Un po' vecchiotta, ma ho sempre sentito dire che un cassiere dev'essere sepolto con la sua cassaforte come gli Unni erano sepolti col loro cavallo...

Dokkervant                   - Ha molto da fare, qui, il cassiere?

Rjisser                           - Oh sì! Ma non mi lamento...

Dokkervant                   - Non arrivano spifferi lì, dov'è la scri­vania?

Rjisser                           - Neppur per ombra!

Dokkervant                   - Per me gli spifferi e le correnti d'aria sono micidiali!

Rjisser                           - A me non fanno nulla. Porto la maglia di lana. (Pausa) Dovete parlare col direttore per faccende private?

Dokkervant                   - Così così.

Rjisser                           - Sarà qui a momenti. Finché non ha guar­dato la posta non si può disturbarlo.

Dokkervant                   - La sedia è imbottita?

Rjisser                           - Quale?

Dokkervant                   - La vostra.

Rjisser                           - Ah sì... di crine naturale.

Dokkervant                   - Morbida?

Rjisser                           - Quando era nuova, sì. Ora il crine è un po' ammaccato...

Dokkervant                   - Bisognerebbe farla imbottire di nuovo... (Porta. Passi. Entra Rosetta).

Pietro                            - Desiderate?

Rosetta                          - (altezzosa) Il signor Helmond mi ha scritto di venire qui.

Pietro                            - Il signor Helmond... consigliere d'ammini­strazione?

Rosetta                          - Sì.

Pietro                            - Volete parlare personalmente col direttore?

Rosetta                          - Sì, mi aspetta.

Pietro                            - Accomodatevi un momento. Finché legge, la posta non possiamo disturbarlo.

Rosetta                          - (impertinente) Ditegli che si sbrighi!

Pietro                            - Sarà questione di qualche minuto, signorina!

Rosetta                          - Non ho certo voglia di aspettare molto! (Pausa. Poi) E' quello il posto della segretaria?

Pietro                            - Sì.

Rosetta                          - Venite qui, signorina!

Rjisser                           - (piano, in fretta) Non vi muovete!

Giulia                            - Ma, signorina...

Rosetta                          - Avete molto da fare qui? A che ora an­date a casa la sera?

Giulia                            - Quando ho finito la corrispondenza.

Rosetta                          - Oh, io non mi ci adatterei davvero!

Giulia                            - E' questione di modo di vedere. (Porta e scalpiccio: entra Van Asveld).

Asveld                          - Buon giorno, signor Dokkervant.

Dokkervant                   - Buon giorno, signor direttore.

Asveld                          - Oh, signorina Rosetta! Come si va?

Rosetta                          - Non c'è male. Il signor Helmond...

Asveld                          - So, so già tutto. E' già sistemato ogni cosa. Sedete. (Rumore di sedie. Pausa) Ora a noi, signor Rjis­ser. State a sentire. Poiché compiono trent'anni dalla vostra entrata in Banca la direzione ha deciso...

Rjisser                           - Veramente non merito che la direzione...

Asveld                          - (imbarazzato) Sì... abbiamo veramente bi­sogno di modernizzare... Dopo tanti anni di servizio, voi...

Rjisser                           - Prego, signor direttore...

Asveld                          - ... mi dispiace di essere proprio io... a do­vervi informare... credetemi... un elemento come voi... sono davvero dolente... ma è stato deciso di mettervi in pensione. (Pausa) Vi prego di fare le consegne al signor Dokkervant che è stato nominato cassiere principale. Mi dispiace immensamente... (Pausa) Anche voi, signorina Lemmer, siete collocata a riposo... Naturalmente, Rjisser, i vostri diritti saranno tenuti nella giusta considerazione... Vi spettano due terzi del vostro stipendio, vita natural durante, oltre all'indennità di licenziamento. La signorina Lemmer avrà lo stesso trattamento, per un riguardo spe­ciale...

Rjisser                           - (costernato) Vita natural durante... l'inden­nità...

Asveld                          - Sì; siamo sempre stati molto contenti di voi...

Rjisser                           - Si vede!

Giulia                            - Non vi agitate, signor Rjisser... calmatevi... Signor direttore... non dico niente per me; ma è pos­sibile mandar via così, su due piedi, un impiegato fe­dele? Non ne troverete un altro così onesto, così coscien­zioso, così degno di fiducia... La direzione commette una vera e propria infamia; sì, un'infamia!

 Asveld                         - Moderate i termini, signorina Lemmer! E non vi permettete di criticare l'operato della direzione!

Giulia                            - Io non critico; mi limito a dire quello che penso!

Rjisser                           - (conciliante) Lasciate andare! Capisco be­nissimo che bisogna lasciar posto ai giovani... Ma se volete licenziare me, signor direttore, perché mandar via anche la signorina Lemmer? In tutta Leyda, che dico?, in tutta l'Olanda non troverete un'altra segretaria come lei. Il suo stile...

Giulia                            - Non vi preoccupate per me, signor Rjisser. Andrò in campagna, da mia sorella, a mungere le mucche.

Rjisser                           - Con quella cultura! Mungere le mucche! (Con impeto) No, è disonesto, semplicemente disonesto!

Asveld                          - (con impazienza) Basta! Signor Dokkervant, oggi il cassiere uscente consegnerà alla direzione la situa­zione di cassa e il consiglio d'amministrazione, nella seduta odierna, ne prenderà atto e gli esprimerà la sua gratitudine per i servigi resi. Domattina potete venire a prendere il vostro posto; e voi, signorina Rosetta, assu­merete, come impiegata addetta alla Cassa, il posto della signorina Lemmer.

Dokkervant e Rosetta   - Mille grazie, signor diret­tore.

Rjisser                           - Non ci sono spifferi e la sedia è imbottita... Perciò si informava!

Dokkervant                   - Sono spiacente. Cercherò di fare del mio meglio perché non debbano rimpiangervi.

Rjisser                           - Bella consolazione! Beh... domattina vi con­segnerò tutto; anche la chiave della scrivania.;.

Dokkervant                   - Quel vecchiume! La farò portare in soffitta e ne farò venire una all'americana...

Rjisser                           - Avete ragione... Via tutta la roba vecchia!

Barneveld                     - (agitato) Signor direttore... a nome di tutti i colleghi... protesto contro questa crudeltà...

Asveld                          - (aspro) Signor Barneveld, vi prego di non immischiarvi nelle cose che non vi riguardano.

Barneveld                     - (mortificato) Sì, signor direttore... (Scal­piccio).

Asveld                          - Dove andate, Merkel?

Pietro                            - Me ne vado!

Giannina                       - (a mezza voce) Signor Pietro!...

Asveld                          - Vi avverto che manca mezz'ora alla chiu­sura.

Pietro                            - Sarà; ma non intendo di aspettare l'ora giusta. Come non aspetterò trent'anni... Credete che voglia farmi spremere come un limone, come Rjisser, per essere poi liquidato in questo modo? No, no; pre­ferisco andarmene subito!

Asveld                          - Pensate bene a quello che fate.

Rjisser                           - (agitato) Ha ragione! Lasciatelo andare! Perché dovrebbe diventare un vecchio mobile come me? Ormai inservibile... Non posso certo ricominciare una vita che è rimasta tutta qui dentro: in ogni registro, in ogni conto corrente... Forse insieme a me sarà messa a riposo anche la vecchia cassaforte... Una nuova cassa, un nuovo cassiere... (Prorompe) Ah no, è un'ingiustizia! (Mormorio).

Rosetta                          - A che ora debbo venire la mattina?

Asveld                          - Alle nove.

Rosetta                          - Sono già d'accordo con Helmond perché mi assegni una dattilografa... Helmond sa come lavoro io...

Asveld                          - Sì, sono informato.

Dokkervant                   - Allora a domani, signor direttore... (Scalpiccio e porta).

Asveld                          - Allora, signor Rjisser, tenete pronta la si­tuazione. Vi farò chiamare nel pomeriggio, quando il consiglio sarà riunito; potrete così fare le consegne.

Rjisser                           - E' mai mancato niente finora?

Asveld                          - Chi dice questo? Ma bisogna fare le cose in regola. Non siate così nervoso, che diamine! A più tardi. (Scalpiccio e porta).

Giulia                            - Davvero, Gustavo; non dovete agitarvi!

Rjisser                           - Sicuro: perché agitarmi? Tutto in regola... e fra poco sarò in perfetta regola anch'io!

Giannina                       - Povero signor Rjisser! E anche voi, si­gnorina Giulia... (Animandosi) Ma sta fresca, quella scimmia, se crede che io scriva le sue lettere! (Rifacendo Rosetta) A che ora bisogna venire? 11 signor Helmond conosce il mio lavoro... (Con impeto) Ho paura che lo conosca proprio bene... Mettere un tipo simile in mezzo a gente come noi! Che roba! (Sospiro) Beh, buon giorno, signor Rjisser. Buon giorno, signorina Lemmer.

Pietro                            - (con tristezza) Buon giorno...  (Scalpiccio).

Barneveld                     - Mezzogiorno e mezzo... E' ora di andare... Arrivederci! (Scalpiccio).

Rjisser                           - Andate, Giulia, andate anche voi...

Giulia                            - Vi aspetto fuori... (Scalpiccio e porta).

Rjisser                           - (dopo una pausa) Beh... Mettiamo insieme queste quattro cianfrusaglie... (Cassetto che si apre) Ah, questo non vale la pena di portarlo via... Nel cestino... E questo vecchio boccale... Non lo usavo più perché il coperchio noni funzionava... Toh, ora funziona... Questo no... questo no... Roba inutile... come il proprietario... (Rumori di roba gettata nel cestino della cartaccia).

Fine del primo tempo

SECONDO TEMPO

La sala del Consiglio.

                                      - (Si sente Rijsser che passeggia su e già canterellando. Porta).

Rjisser                           - Oh, signorina Giulia... Non siete andata a far colazione?

Giulia                            - Vi ho aspettato... Poi ho mangiato un boc­cone in fretta e sono tornata.

Rjisser                           - Ma è presto! Manca ancora un quarto d'ora alla riapertura...

Giulia                            - Lo so... (Decisa) Ma non voglio più stare lontana da voi!

Rjisser                           - E' un bel gesto di cameratismo... ma è inutile. Del resto, non so proprio perché vi hanno li­cenziata.

Giulia                            - Ma è tanto chiaro! Per dare il posto a quella... signorina. La portinaia mi ha raccontato: è una protetta di Helmond il quale, per sistemarla, ha pensato bene...

Rjisser                           - Il vecchio Van Asveld, se dall'altro mondo vede quel che succede qui, deve rivoltarsi nella tomba... Mah! Insomma... ,

Giulia                            - Insomma, dicevo che anche se non ci ve­dremo più ogni giorno, io voglio essere un'amica, una sorella per voi!

Rjisser                           - Una sorella? (Animandosi) Ma se avreste dovuto esser mia moglie... o per lo meno la mia amante!

Giulia                            - Ssst! Non si dicono queste parole!

Rjìsser                           - Ma sii ragionevole...

Giulia                            - E non permetto che mi diate del tu! Ri­cominciare dopo vent'anni...

Rjisser                           - Non avrei mai dovuto smettere!

Giulia -                          - Sapete che non voglio... Dunque, siamo in­tesi?

Rjisser                           - Intensissimi! (Porta e scalpiccio) Oh, eccola!

Rosetta                          - Scusate, non c'è il signor Helmond?

Giulia                            - Non ancora.

Rjisser                           - Ditemi, signorina, avete frequentato la scuola commerciale qui a Leyda?

Rosetta                          - Neanche per sogno. Sono stata in un istituto di bellezza a Utrecht. /

Giulia                            - E con questo genere di cognizioni volete fare l'impiegata di concetto?

Rosetta                          - Cara collega, vi assicuro che al giorno d'oggi le nozioni sulla bellezza femminile sono molto più utili delle scuole commerciali.

Giulia                            - Comincio a crederlo anch'io!

Rosetta                          - (con un'alzata di spalle) Bah, aspetterò Ferdinando di là.

Giulia                            - Chi è Ferdinando?

Rosetta                          - Helmond. (Scalpiccio e porta).

Giulia                            - Avete sentito con che tono ne parla? (Porta; entra Van Leens, Giulia esce).

Rjisser                           - I miei rispetti, signor presidente.

Leens                            - Beh, beh, caro Rjisser, come va?

Rjisser                           - Così così, signor presidente.

Leens                            - Beh, beh, dall'aspetto mi pare... Eh, vi con­servate discretamente, non c'è che dire... Mah, oramai io sono il più vecchio qui dentro... Voi avete l'aria di un giovinotto! Fate bene: bisogna godersi la vita... Io finché ho potuto... E anche adesso, eh, eh!

Rjisser                           - Magari lo potessi, signor presidente. Ma purtroppo non si può.

Leens                            - Perché? Avete delle seccature, caro Rjisser?

Rjisser                           - Mi hanno licenziato.

Leens                            - Oh guarda! Mi dispiace.

Rjisser                           - E' stata la direzione della vostra banca...

Leens                            - Davvero? Ma guarda un po' che cosa si per­mettono!

Rjisser                           - Non lo sapevate, signor presidente?

Leens                            - Oh sì.

Rjisser                           - E non avete fatto obiezioni?

Leens                            - No.

Rjisser                           - Mi stupisce...

Leens                            - Vedete, caro Rjisser... Lo sapete perché sono in buona salute e perché ho condotto la banca, una banca così piccina, al punto a cui si trova? Perché non ho mai trovato nulla da criticare, da sofisticare. A voi, vecchio e fedele impiegato, posso confidare che questo è il se­greto del mio successo. Mai contraddire, mai opporsi; vedere sempre il lato roseo della vita. Andando sempre d'accordo con tutti, io sono giunto ad occupare un'alta posizione nel mondo finanziario. Eh, eh, sono un'auto­rità... E perciò vi do un consiglio: intendetevela sempre con tutti; non ricalcitrate! Dite sempre di sì... anche per il vostro licenziamento!

Rjisser                           - (rassegnato) Forse avete ragione... I miei rispetti, signor presidente. (Passi; porta; entra Hal).

Hal                                - Buon giorno, presidente; buongiorno, Rjisser.

Rjisser                           - Riverisco, signor Hal. (Rjisser esce).

Leens                            - Come va, caro amico? Come sta vostra mo­glie? (Sfoglia il giornale. Fruscio di giornale).

Hal                                - Ma... veramente io sono scapolo.

Leens                            - Ah, già, vi confondevo con... Scusatemi... Ma vi assicuro che quello col quale vi confondevo è una bravissima persona. (Porta. Entrano Helmond e Vieughels discorrendo).

Helmond                       - (continuando) ... e vi ringrazio di avermi appoggiato. La signorina Rosetta è un ottimo acquisto per la banca. Carina, educata, piena di gusto... Metterà un po' di vita nella corrispondenza. Ha uno stile vera­mente grazioso... Leggete... (Fruscio di carta).

Vieughels                      - (legge) Caro il mio scimmiottino...

Helmond                       - (vivamente) Oh scusate, ho sbagliato... Ma vi posso assicurare che scrive benissimo. E al posto del vecchio cassiere ho raccomandato un ex-ispettore delle guardie di città. Ho il diritto di far questo perche rap­presento il cinquantatrè per cento delle azioni... Spero che il presidente non avrà nulla da obiettare...

Leens                            - Per principio, non faccio obbiezioni di sorta. Sono sempre d'accordo... E come sta la vostra simpatica figliuola?

Helmond                       - Ma non ho mai avuto figlie, io!

Leens                            - Oh, scusate... Vi scambiavo con... Ma anche quello è una bravissima persona! (Porta; entra la si­gnora Roerbree con Van Asveld; brusìo di saluti).

Asveld                          - Poiché la maggioranza dei consiglieri è presente, possiamo aprire la seduta.

Leens                            - (ripiega il giornale e va a sedere al suo posto. Fruscio di giornale; rumore di sedie) Allora, comin­ciamo. Dichiaro aperta le trentacinquesima seduta del Consiglio d'amministrazione della Banca dei Piccoli Pre­stiti, dopo avere accertato la presenza della maggioranza dei consiglieri. Fungerà da segretario il signor Vieughels...

Roerbree                       - Ho da elevare una protesta...

Vieughels                      - Contro che cosa, egregia signora?

Roerbree                       - Contro due licenziamenti: arbitrari di cui sono stata informata or ora. Il cassiere Rjisser e la signo­rina Lemmer sono ottimi impiegati, di specchiata onestà. Protesto quindi a nome dei piccoli azionisti.

Vieughels                      - Quante azioni rappresentate, signora Roerbree?

Roerbree                       - Trentasette...

Vieughels                      - Avete dunque il diritto di parlare su quanto concerne la banca; ma quanto riguarda il perso­nale è di pertinenza della direzione. Se il signor Van Asveld ha creduto...

Roerbree                       - Io non tollero ingiustizie. Questa è un'im­moralità!

Vieughels                      - Mi dispiace di dovervi richiamare all'or­dine, signora...

Roerbree                       - Richiamare all'ordine un'azionista perché dice la propria opinione?! Me ne appello al presidente...

Leens                            - (imbarazzato) Ma no... Io che c'entro? Ha ra­gione il segretario... Cioè, ha ragione' la signora...

Helmond                       - Mi pare che si stiano facendo troppe chiac­chiere. Se la signora Rorbree non è contenta dell'anda­mento della banca, non ha che da cedere le sue azioni. Le rilevo io...

Roerbree                       - Neppur per sogno. Ma come azionista ho il diritto di dire la mia opinione e a questo diritto non rinuncio!

 Asveld                         - Io chiedo che lor signori approvino le mie proposte riguardanti il personale.

Roerbree                       - Rjisser è un uomo onesto. Non si può mandarlo via su due piedi!

Asveld                          - Riconosceremo i suoi meriti nel verbale e gli esprimeremo i ringraziamenti della direzione. Intanto l'ho pregato di presentarci la situazione di cassa e di consegnarci le chiavi della stessa e i valori. Le altre consegne le farà domani al suo successore.

Leens                            - Chiamatelo. (Passi; porta).

Asveld                          - (va fuori a chiamare) Signor Rjisser! (Passi; Asveld e Rjisser rientrano).

Leens                            - (alzandosi) Signor Rjisser! (Sedia smossa) Adempio volentieri all'incarico di porgervi i sensi della riconoscenza della nostra direzione in occasione del vostro collocamento a riposo. Siete stato onesto e coscienzioso ed avete sempre avuto in vista il benessere e il progresso del nostro istituto. Lo sappiamo e dichiariamo i vostri meriti nel verbale di questa seduta.

Rjisser                           - Grazie.

Roerbree                       - (con impeto) Ma perché non gli dite che ve ne infischiate del verbale? E che non sapete che farvene della loro gratitudine?

Helmond                       - (acido) Mi pare che la signora esageri...

Roerbree                       - Ma non vedete l'atteggiamento di quest'uomo? La statua dell'onestà colpita dall'ingiustizia?!

Leens                            - Siamo molto dolenti; ma abbiamo bisogno, per l'impulso del nostro istituto, di forze giovani...

Roerbree                       - Giovani? Mi pare che quel Dokkervant abbia la stessa età di Rjisser, se non è più anziano! (Mor­morio).

Leens                            - Vi prego di far silenzio, signori...

Rjisser                           - Il signor direttore mi ha chiamato...

Asveld                          - Sì. Quanto c'è nella cassa?

Rjisser                           - Quarantaduemilatrecentodiciassette fiorini e settantacinque centesimi... più quattro sterline, diciotto dollari, dieci franchi svizzeri e ventidue franchi francesi.

Asveld                          - Poiché siamo sicuri della correttezza del signor Rijsser, faremo a meno di qualunque altra for­malità. Il signor Rijsser avrà la cortesia di consegnarmi la situazione di cassa insieme al contenuto della stessa e alle chiavi.

Rjisser                           - Va bene.

Roerbree                       - Ma sapete che è strano tenere tanto denaro in cassa? Ed è anche imprudente!

Asveld                          - Come sarebbe a dire?

Roerbree                       - E' una bella somma, sapete, più di qua­rantamila fiorini! Al cambio francese sono ottocentomila franchi... E' inconsideratezza temere in cassa una simile somma... Propongo che sia oggi stesso depositata alla Banca Nazionale; lì hanno un tesoro blindato... Così non sarà a disposizione del nuovo cassiere!

Asveld                          - (sbuffa) Ufff! Vogliamo andare in ufficio? (Scalpiccio; sedie smosse) Che aspettate, Rjisser? Perché non vi muovete?

Rjisser                           - Perché non vi consegnerò la cassa.

Asveld                          - Non vi capisco...

Rjisser                           - Nella cassa non c'è che quel poco di valuta estera...

Asveld                          - Ah... Avete già mandato il denaro alla Banca Nazionale?

Rjisser                           - No.

Asveld                          - E allora... dov'è? (Silenzio).

Rokrbree                       - Dov'è il denaro?

Rjisser                           - (calmo) L'ho trafugato. (Un attimo di si­lenzio; poi vocìo confuso e sedie smosse; tutti sono bal­zati in piedi) Si, l'ho trafugato. Me ne sono servito.

Roerbree                       - Ma è impossibile!

Helmond                       - Roba dell'altro mondo!

Asveld                          - Prevaricazione! (Breve pausa) Nò, non può essere! Siete sempre stato il mio uomo di fiducia... Per l'amor di Dio, non scherzate! Dov'è il denaro?

Rjisser                           - Me ne sono servito. Non dovete meravi­gliarvi troppo, signori miei! Con lo stipendio di fame che mi davate... Sono stato costretto!

Hal                                - Un vero e proprio peculato!

Asveld                          - (con impeto) Miserabile farabutto!

Rjisser                           - Mi dispiace. Sono pronto a subire le con­seguenze della mia azione. Naturalmente non mi sono appropriato del denaro in una sol volta... Sono dieci anni... Ma sono sempre riuscito a nascondere gli am­manchi. E non avreste mai saputo nulla... Cioè, lo avreste saputo alla mia morte. E una parte del vuoto sarebbe stata coperta dalla mia assicurazione. L'ho contratta a favore della banca...

Helmond                       - Ma com'è stato possibile?

Rjisser                           - Oh, non è difficile quando si ha tutto in mano!

Roerbree                       - Stento a crederlo... Se non lo dicesse lui...

Helmond                       - Oh, io mi ero accorto da un pezzo che c'era qualcosa di anormale!

Roerbree                       - Ma non si è mai constatata la menoma irregolarità!

Asveld                          - Vi prenderete almeno dieci anni!

Leens                            - Che cosa avete fatto di tutto quel denaro? (Silenzio).

Asveld                          - Donne?

Rjisser                           - Anche... e altri vizi...

Leens                            - Giuoco?

Rjisser                           - Si... le corse... la «roulette»... con una di quelle disdette! Mai una buona carta!

Leens                            - Alla « roulette »? Questa sì che è nuova!

Rjisser                           - Ma no... giuocavo anche all'uomo nero! E a tarocchi; in una sola partita, 150 fiorini! E poi, l'alcole...

Helmond                       - Col nostro denaro!

Rjisser                           - E mi è sempre piaciuto mangiar bene. Certi pranzetti! Il caviale a chili. E aragoste grosse così... Non parliamo degli abiti: marsine, cappelli a cilindro... tutto da Londra.

Asveld                          - Ma se da dieci anni vi vedo addosso sempre lo stesso vestito!

Rjisser                           - Qui in ufficio; ma la sera mi cambiavo... andavo via con la mia piccola automobile; a Utrecht dove c'è un bel tabarino... E lì, sciampagna a fiumi; e certe donnine!... specialmente una, una certa attrice di cinematografo...

Vieuchels                      - Nientemeno! Perfino una diva! E chi era?

Rjisser                           - Non precisamente una diva... Per dir la verità, era una comparsa.

Asveld                          - Non vi sapevo così donnaiolo!

Rjisser                           - Che volete, signori miei? Ho sempre con­dotto una vita doppia  -

 Hal                               - Non so come tutto questo abbia potuto durare tanto tempo!

Rjisser                           - Falsificavo il libro cassa. Potevo fare tutte le manipolazioni che volevo! Aprivo nuovi buchi per tappare i vecchi. Per un pezzo mi è riuscito; oggi siamo alla resa dei conti...

Helmond                       - Razza di ladro!

Rjisser                           - Che volete, non ho saputo resistere. Se mi aveste pagato meglio... (Sospiro) Ma ora tutto è finito. Telefonate alla polizia...

Vieughels                      - Oh, telefoneremo subito, non dubitate. Ma prima bisogna stabilir bene i fatti...

Leens                            - Vergogna! Per trent'anni avete ricevuto re­golarmente il vostro stipendio; vi abbiamo mantenuto...

Rjisser                           - Ma in cambio, ho sempre lavorato! E non ho mai avuto il più piccolo aumento!

Leens                            - Signor Rjisser, voi avete sottratto una somma enorme per una piccola banca come la nostra; potrebbe rappresentare il fallimento. Pazienza si trattasse di poche centinaia...

Rjisser                           - Non è il caso di discutere. Sbrigatevi a chiamare le guardie!

Leens                            - Che cosa diremo ai nostri clienti? Agli azio­nisti?

Rjisser                           - Che volete che me ne importi?

Helmond                       - Ah, siete anche insolente? Questo aggrava la vostra posizione.

Asveld                          - Non mostra neanche ombra di pentimento...

Rjisser                           - Pentirmi? Mi dispiace solo di non aver sottratto di più...

Roerbree                       - Ah che delusione, signor Rjisser!

Asveld                          - E avevamo fra noi un simile individuo!

Rjisser                           - Nessuno di voi ha chiesto informazioni sul mio passato.

Leens                            - Un passato?

Vieughels                      - Magari siete stato anche in prigione!

Rjisser                           - Perché negarlo? Tanto, il processo metterà in luce ogni cosa... Esaminando le mie impronte digitali, si verrà a scoprire che per trent'anni sono stato qui sotto un nome falso...

Leens                            - Cosa? Non vi chiamate Rjisser?

Rjisser                           - No, purtroppo... Mi chiamo Krugam... Ma questo non ha importanza. La banca non è stata dan­neggiata da questo...

Asveld                          - Ah no? Krugam o Rjisser, l'avete rovinata, la banca!

Rjisser                           - Col vostro aiuto!

Asveld                          - Insolente!

Rjisser                           - Sicuro! La banca è in pessime acque. E non a causa delle mie malversazioni. Ma prima di tutto perché Mynheer van Asveld non capisce nulla di affari...

Asveld                          - Non vi permetto...

Rjisser                           - E' un uomo leggero, impulsivo. Molto spesso i prestiti che concede non sono in conformità col rego­lamento della banca...

Roerbree                       - Non avete torto. L'ho notato anch'io e ho protestato!

Helmond                       - Ma cosa volete che ci interessino le opi­nioni di un delinquente?

Rjisser                           - Con l'esperienza dei miei lunghi anni di servizio, affermo in piena coscienza che quando in una azienda si possono, fare scomparire così facilmente qua­rantamila fiorini, vuol dire che il direttore non è all'altezza del suo compito. In una banca diretta con serietà questo non potrebbe accadere.

Asveld                          - Ma nessuno lo prende a schiaffi?

Rjisser                           - La verità non è piacevole, vero? Caro Van Asveld...

Asveld                          - Come osate tanta confidenza?

Rjisser                           - ... un direttore non deve venire in banca alle 11, ma deve prendersi il fastidio di portare qui la sua carcassa alle nove, come tutti gli impiegati. Voi avete l'abitudine di firmare tutto, senza avere la più pallida idea di quello che sottoscrivete. Oso affermare che avete danneggiato la banca per lo meno nella stessa misura in cui l'ho danneggiata io! E oltre a questo, siete arrogante e scortese.

Asveld                          - E' pazzo! Pazzo!

Rjisser                       - Sono lieto di aver finalmente modo di dire a questi signori quello che penso. Finché sono stato rite­nuto un impiegato onesto, non ho potuto aprir bocca; per trent'anni! Ho dovuto vedere e ascoltare le più grandi sciocchezze... Ma adesso basta! Essendo un impie­gato infedele, acquisto il diritto di parlare... (Forte) Il presidente Van Leens comincia ad essere un po' rim­bambito... ,

Leens                         - (indignato) Ma che diavolo dice?

Rjisser                       - (continua implacabile) Quanto all'avvocato Hai, il nostro sindaco, credo che non sappia neanche lui il numero dei processi che ha perduto per conto nostro. Del signor Helmond preferisco non parlare...

Helmond                   - (minaccioso) Infatti farete meglio a tacere!

Rjisser                       - ...ma lascerò che di lui parli la signorina Rosetta, la sua amante a cui egli ha procurato un im­piego qui, facendo licenziare un'altra impiegata. Gli sug­gerisco, se vuole essere generoso con lei, di farlo col denaro proprio, non con quello dell'azienda di cui è consigliere!

Helmond                       - (furente) Non ho bisogno dei vostri sug­gerimenti!

Rjisser                           - La figura migliore, in questo consiglio, è quella della signora Roerbree; ma purtroppo non ha che trentasette azioni. Il signor Vieughels è una brava per­sona, ma s'intende di finanza come io m'intendo di lingue orientali. Malgrado questo, i signori non sono ancora riusciti a rovinare la banca; evidentemente essa era ba­sata su fondamenta solide. Ma continuando così, non ci vorrà molto tempo. A me non importa nulla, perché ho ormai il mio posticino assicurato nelle patrie galere... E quando fra qualche anno tornerò a vedere il sole senza sbarre, ritroverò intatto il mio piccolo peculio.

Asveld                          - Che peculio?

Rjisser                           - La metà dei quarantamila fiorini. Ventimila li ho messi da parte.

Leens                            - Bene, bene; così ce li consegnerete!

Rjisser                           - Fossi matto!

Helmond                       - Bisogna confiscarli subito!

Roerbree                       - Beh, questo è un parziale...

Rjisser                           - Dal momento che sto per essere denunciato, non ho nessun interesse a fare delle restituzioni... Anno più, anno meno... Credo che la pena sia press'a poco la stessa... Vero, avvocato?

Hal                                - Perché chiedete a me? Perché dovrei darvi degli schiarimenti?

Leens                            - Dove sono i ventimila fiorini?

Rjisser                           - Nascosti.

Leens                            - Dove?

Rjisser                           - Qui in Olanda... Non voglio aver fastidi per contrabbando di valuta!

Helmond                       - Quest'uomo è di un cinismo...

Hal                                - Se restituite il denaro, il tribunale potrà forte essere più clemente nell'assegnarvi la pena.

Rjisser                           - Meglio non aver di queste speranze...

Hal                                - Dunque non volete dire dove sono i quattrini?

Rjisser                           - Non mi crederete così ingenuo 1 Dopo aver tanto faticato per sottrarli...

Leens                            - Sentite, Rijsser...

Rjisser                           - Krugam, se non vi dispiace.

Leens                            - Sentite... Krugam. Perché non vi contentate di quelli che vi siete mangiati? Voi conoscete le nostre condizioni. Se domattina, Dio guardi, un cliente venisse a prelevare 2000 fiorini, non siamo in grado di pagarli.

Vieughels                      - Abbiate un po' di considerazione!

Rjisser                           - No, no! Niente da fare!

Asveld                          - Dobbiamo ascoltare quest'individuo ancora per un pezzo?

Leens                            - Io... io sono fuori di me!

Hal                                - Non trovo parole. Nella mia lunga carriera d'av­vocato...

Rjisser                           - ... che perde i processi uno dopo l'altro...

Leens                            - Beh, beh... nessuno mi ha mai dato del rim­bambito!

Rjisser                           - Ma vi assicuro che lo siete!

Roerbree                       - (gentilmente) Sentite, Rjisser: se ve lo chiedessi come favore personale...

Rjisser                           - (reciso) Inutile, non potrei favorirvi.

Helmond                       - Siete anche crudele!

Rjisser                           - E voialtri siete forse mai stati generosi con me? Vi siete mai chiesti, in tanti anni, come vive quel povero Rjisser? Riesce a cavarsela col suo stipendio? Non conduce una vita troppo grama? No, no... non dò neanche un millesimo!

Helmond                       - Ma siete nella banca fin dai suoi inizii...

Rjisser                           - Perciò mi avete licenziato!

Helmond                       - Dovevamo forse tenerci un impiegato in­fedele?

Rjisser                           - Quando mi avete licenziato non lo sapevate!

Helmond                       - Oh, l'avevamo intuito... almeno, io avevo dei sospetti.

Rjisser                           - E mi avete tenuto?... Ad ogni modo, non restituisco nulla. Altrimenti, come vivrò uscendo dalla galera?

Helmond                       - E vorreste vivere col nostro denaro? Bella onestà!

Rjisser                           - Oh, «e sapeste carne mi infischio di essere un galantuomo!

Hal                                - Allora presenteremo la denuncia.

Rjisser                           - Fate pure.

Helmond                       - Bisognerebbe dare l'ergastolo a questa gente!

Rjisser                           - Ora mi pare che esageriate... (Pausa) Del resto... vi sarebbe una possibilità per riavere metà della somma.

Asveld                          - (ironico) Ah, davvero?

Rjisser                           - Se mi mandate in prigione non riavrete nulla.

Leens                            - Che volete dire?

Rjisser                           - Questo: se rinunciate a denunciarmi potrei - sotto certe condizioni - restituire i ventimila fiorini.

Leens                            - E quando sareste disposto a fare la restitu­zione?

Rjisser                           - Dipende dalle trattative che avrò con lor signori.

Asveld                          - Cosa? Pensate che siamo disposti a trattare con voi?

Rjisser                           - No? E allora vado a costituirmi senza perdere altro tempo. (Si avvia; tutti si precipitano a trattenerlo. Scalpiccio).

Hal                                - Un momento, signor Rjisser!

Rjisser                           - Krugam.

Hal                                - (impaziente) Ma cosa importa!

Rjisser                           - Sì, importa. Bisogna rimanere nella realtà, avvocato.

Hal                                - E va bene, signor Krugam. Propongo a questi signori di ritirarci un momento in direzione per discu­tere questa faccenda. Il signor... cassiere rimarrà qui ad attenderci. (Tutti via meno Rjisser. Scalpiccio e porta. Una pausa).

Giannina                       - Pst! Pst! Signor Rjisser!

Rj isser                          - Venite, venite, cara 'Giannina! Che c'è?

Giannina                       - - Come mi dispiace tutto questo!

Rjisser                           - Ah, avete sentito?

Giannina                       - Tutto. La signorina Giulia piange dispe­ratamente.

Rjisser                           - Povera donna! Andate a chiamarla. (Scal­piccio e porta; dopo un momento entra Giulia).

Giulia                            - (piagnucolosa) No, Gustavo, ditemi che non è vero!

Rjisser                           - E' vero.

Giulia                            - Gesummaria!

Rjisser                           - Che volete farci? La colpa non è mia.

Giulia                            - Ma io avrei messo la mano sul fuoco per voi...

Rjisser                           - Senti, Giulia... Cioè, sentite: ora non ho più il diritto di darvi del tu... Mi dispiace di darvi una delusione... ma tutti nella vita abbiamo il nostro lato oscuro... siamo diversi da quello che sembriamo... Però i miei sentimenti per voi sono immutati!

Giulia                            - Ah, è meglio che mi dimentichiate, signor Rjisser!

Rjisser                           - Ma come, non volete comprendermi?

Giulia                            - Ho sempre creduto che la vostra probità e la vostra rettitudine fossero sconfinate... ed ora tutto crolla intorno a me... Io non concepisco che si possa toccare un centesimo che non ci appartiene; non vedo giusti­ficazioni. Che volete: io sono ancora di quelle che chia­mano il fattorino del tram quando questi dimentica di dare il biglietto; e passò una notte insonne «e mancano cinque centesimi del denaro che mi vien dato per i fran­cobolli... Non dovevate darmi questa delusione... E se penso che ogni volta che mi avete offerto delle caramelle o un mazzolino di viole era con denaro rubato... Non potrò più alzare gli occhi in faccia a nessuno... (Piange) Ma ho messo da parte, in questi anni, 375 fiorini; li darò alla banca; mi sembrerà così di liberarmi di quella parte di colpa che mi si potrebbe attribuire... Addio, signor Rjisser. Vi rimanderò le vostre fotografie; e voi rimandatemi le mie e bruciate le mie lettere...

Rjisser                           - Sarà ben doloroso per me separarmi da quei cari ricordi...

Giulia                            - Anche il cuscino sa cui ho ricamato due cuori trafitti... Nulla deve più ricordarvi la mia persona...

Rjisser                           - Debbo restituirvi anche il panciotto di km a maglia?

Giulia                            - No, quello tenetelo... forse in prigione farà freddo... (Piangendo) Avete distrutto la mia vita, signor Rjisser... Vent'anni! Potete tenere anche il cuscino... (Via piangendo. Passi e porta).

Rjisser                           - (costernato) Povero me! Proprio il cuscino che è così di cattivo gusto! (Rientrano i consiglieri. Passi e sedie smosse).

Vieughels                      - (dopo che tutti si sono seduti) Signori, il signor Rjisser ha mancato gravemente ma...

Rjisser                           - Non vi sforzate a cercare delle attenuanti!

Leens                            - Tacete voi! Non avete il diritto di parlare!

Rjisser                           - Al contrario: questo è l'unico vantaggio che si ha quando si è nelle mie condizioni. Posso parlare apertamente dopo averne inghiottite tante, in trent’anni...

Hal                                - Vorrei sapere se tutti i malfattori sono tanto impudenti!

Rjisser                           - Mah! Io non so come sono gli altri... So soltanto che voi dovreste essere l'ultimo a parlare, voi che avete fatto perdere alla banca tante migliaia di fiorini per la vostra negligenza. La causa Van der Vierer perché avevate lasciato passare i termini; la causa...

Hal                                - Basta!

Roerbree                       - Però è vero quello che dice!

Asveld                          - Su, su, sbrighiamoci: dov'è questo danaro?

Rjisser                           - Un momento di pazienza! C'è ancora qual­cosa da dire...

Helmond                       - Non ho mai visto tanta sfacciataggine!

Rjisser                           - Zitto, voi! Credete forse che la signorina Rosetta, solo perché ha delle belle gambe, saprà sbrigare la corrispondenza? E quel povero Dokkervant! Scom­metto che non sa neanche la differenza che c'è fra Dare e Avere!

Helmond                       - Suvvia, finiamola!

Rjisser                           - Un momento, vi ho detto. Voglio parlare davanti ai miei colleghi. Questo è il momento più bello della mia vita, anche se è il più difficile. Chiamate tutti. E Francesco...

Asveld                          - Parola d'onore, quest'uomo ordina come «e fosse lui il padrone!

Rjisser                           - (senza badargli, è andato alla porta e h chiamato. Porta e passi) Francesco!

Francesco                      - Comandate?

Rjisser                           - Vai nel negozio di vini qui in faccia e com­prami una bottiglia di sciampagna; di quello buono, marca francese. E porta dei bicchieri - piccoli, veh!; forse qualcuno vorrà bere. (Francesco esce).

Leens                            - Vi avverto che qui non ammetto orge.

Rjisser                           - Se non volete bere... berrò io.

Asveld                          - E credete che vogliamo stare a vedere il nostro cassiere che si ubriaca col denaro rubato!

Rjisser                           - Non c'è bisogno di guardare!

Hal                                - Vi faccio osservare...

Rjisser                           - (minacciando scherzosamente) Badate! Non vi immischiate nelle mie faccende private. Sto per regalare a questi signori ventimila fiorini. Esigo quindi che non vengano criticate le mie abitudini.

Helmond                       - Regalare? Mascalzone!

Rjisser                           - "Che cos'ha detto? Mascalzone? Peccato! Volevo darvi ventimila fiorini; ma ve ne darò solo dician­novemila. Ne trattengo mille perché mi avete offeso. State attenti! La parola « mascalzone » costa alla banca mille fiorini. Vi consiglio di padroneggiarvi per evitare ulte­riori perdite...

Leens                            - Insomma, dove sono questi ventimila fiorini?

Rjisser                           - Diciannovemila, signor presidente. Ringra­ziate quel signore se ne avete mille di meno!

Hal                                - Tanto cinismo, tanta caparbietà, sono veramente incredibili.

Rjisser                           - Ricordatevi, avvocato, che per ogni offesa è la banca che ci rimette.

Roerbree                       - Suvvia, decidetevi!

Rjisser                           - Quando mi avranno portato lo sciampagna».

Asveld                          - Non potete parlare senza bere?

Rjisser                           - No; ho bisogno di eccitarmi un poco... (Entra Francesco. Porta e passi).

Francesco                      - Eccomi! Un'ottima marca... e qui c'è il resto.

Rjisser                           - Tienilo pure!

Vieughels                      - Un fiorino di mancia!

Hal                                - Sfido, col nostro denaro!

Francesco                      - (raggiante) Grazie mille! Devo aprire?

Rjisser                           - Si. (Tappo che salta. Francesco versa nel bicchiere) Alla salute della banca dei Piccoli Prestiti! (Beve) Sa di sughero, questo sciampagna... Francesco, danne un bicchiere al signor Helmond.

Helmond                       - No, grazie.

Rjisser                           - Volevo bere alla salute della vostra pro­tetta... Mi pare che potreste alzare il bicchiere con un galantuomo!

Helmond                       - Galantuomo?

Rjisser                           - Già, è vero che non lo sono più... ma lo sono stato per tanto tempo! E se sapeste quante volte ho passato la notte insonne cercando come riparare qualche malefatta del nostro caro direttore... E quante notti ho passato nel mio ufficio per mettere a posto il bilancio!

Hal                                - Tutto questo non ci interessa!

Helmond                       - Al fatto, al fatto!

Rjisser                           - Fate entrare gli altri.

Asveld                          - (sbuffando) E va bene. Francesco, chiamali. (Porta e passi).

Vieughels                      - (mentre entrano gli impiegati) Non ca­pisco come, lavorando tanto, avete avuto il tempo di darvi ai bagordi!

Rjisser                           - Ho sempre avuto una bella resistenza. E non ero vecchio come ora... Sapete che quando sono entrato a far parte del personale della banca ero quasi un ragazzo?

Hal                                - Lo sappiamo; ma...

Rjisser                           - E qui dentro ho lasciato tutta la mia gio­vinezza... E quando bevo una limonata contemplo con amarezza il limone spremuto: mi assomiglia... (Scuoten­dosi) Bah, alla vostra salute! (Beve) Sicuro; ed è anche colpa vostra se il cassiere Rjisser e la signorina Giulia non hanno potuto esser felici... Quante ce ne sono, di povere figliuole che hanno questo destino! Alla salute di tutte le Giulie! (Beve) E' inutile; questo sciampagna è proprio cattivo. Non bisognerebbe mai comprarlo in que­sti negozietti. Quello dell'Albergo Reale è tutt'altra cosa!

Helmond                       - Rimaniamo nell'argomento, Rjisser.

Rjisser                           - E va bene. Dunque: che cosa mi darete se vi restituisco il denaro?

Asveld                          - Ma come?! Il denaro è nostro... e preten­dete anche un compenso?

 

Rjisser                           - Si capisce, che diamine! Altrimenti, che cosa mi rimarrebbe della mia operosità... in questo campo?

Asveld                          - E facendo una restituzione vorreste avere del denaro?

Rjisser                           - Questo no...

Asveld                          - E allora, che cosa?

Rjisser                           - Ho qualche desiderio da esprimere.

Asveld                          - (indignato) Ma è il colmo!

Rjisser                           - Oh, non temete: niente di straordinario! Piccolezze... Per esempio, desidero che lo stipendio del contabile Barneveld sia aumentato di trenta fiorini.

Barneveld                     - (sussultando) Ma no!

Rjisser                           - Taci, schiavo! Il signor Barneveld ha bi­sogno di quindici fiorini di più al mese; in questo modo gli rimarrà un margine di altri quindici.

Leens                            - E a voi che importa di Barneveld?

Rjisser                           - So che conduce una vita molto stentata, con quattro figli da mantenere... E malgrado i suoi sacrifici, i conti non tornano mai... Credo che non sarà un forte aggravio sul bilancio!

Barneveld                     - Signor Rjisser... sono commosso... Non merito...

Leens                            - E se accordiamo questo aumento a Barneveld, voi restituirete quanto avete detto? Io proporrei di ac­cettare. (Mormorio di consenso) Dunque i trenta fiorini sono concessi. Ora dateci il denaro.

Rjisser                           - Un momento!

Leens                            - Che c'è ancora?

Rjisser                           - Oh, qualche cosuccia... Guardate, è tutto scritto qui... (Fruscio di carta) Secondo desiderata: un prestito di trecento fiorini al fattorino Francesco.

Asveld                          - Credo che siate impazzito!

Rjisser                           - Perché insorgete? Non ricordate quanti af­fari peggiori di questo avete fatto? Francesco restituirà a rate mensili.

Asveld                          - (indignato) Ma questo...

Hal                                - Vorrei sapere che bisogno ha un vecchio fatto­rino di trecento fiorini.

Rjisser                           - Gli occorrono per comprare una casetta in campagna dove finire tranquillamente i suoi giorni.

Asveld                          - E chi garantisce la restituzione?

Rjisser                           - Oh santo Dio! E se anche non restituisse? Francesco è nella banca da 34 anni... Vi siete dimenticato il pasticciere Markus che ebbe, sulla vostra responsabilità, un prestito di quattromila fiorini? E l'indomani questi avevano preso il volo perché Markus dichiarava falli­mento!

Roerbree                       - Verissimo! Mi ricordo di aver protestato anche allora, come sempre!

Rjisser                           - (alzandosi) Insomma, vi decidete o no? (Sedia smossa).

Leens                            - E va bene. Sia concesso anche questo. Ma spero che i vostri desiderata siano finiti!

Rjisser                           - Oh no! C'è il signor Pietro che vorrebbe sposare la signorina Giannina...

Pietro e Giannina          - (sommessamente) Oh!

Rjisser                           -  ... ed io non vorrei che a questi ragazzi fosse riservato lo stesso destino che è toccato alla signo­rina Giulia e a me...

Asveld                          - Scusate; ma non vedo...

Leens ------------------ - Beh, beh, mi pare che vi siate eretto a isti­tuto di beneficenza!

Rjisser                           - Bisogna aumentare di cinquanta fiorini lo stipendio di Pietro; e così fra tutti e due ne metteranno assieme cento venticinque; tanto da poter vivere.

Asveld                          - Centoventicinque fiorini al mese a un im­piegato così giovane?

Rjisser                           - Ma no; ho -detto fra tutti e due. Del restò, se non volete, non si conclude nulla...

Hal                                - Questo è un ricatto!

Helmond                       - Una cosa incredibile!

Rjisser                           - Giusto, signor Helmond: a voi! La signorina Rosetta se ne tornerà al luogo dond'è venuta e non metterà più piede nel nostro rispettabile istituto...

Helmond                       - La signorina Rosetta è una lavoratrice di prim'ordine...

Rjisser                           - E' possibile; ma in un altro ramo di atti­vità... E il signor Dokkervant vivrà in santa pace con la sua pensione e lascerà vivere gli altri...

Helmond                       - E dobbiamo ascoltare le pretese di un delinquente?! ,

Rjisser                           - Se non volete...

Hal                                - Signori consiglieri!

Rjisser                           - Ah, forse volete consultarvi a vicenda? Parlate pure: io dò un'occhiata al giornale. (Fruscio del giornale).

Hal                                - Si tratta di ventimila fiorini; un danno che la nostra minuscola banca non può sopportare.

Asveld                          - Ma anche accettando la condizione riguar­dante Dokkervant, dove trovare in quattro e quattr'otto un altro cassiere?

Helmond                       - Giustissimo! Chi dirigerà le operazioni di cassa?

Rjisser                           - (tranquillo, ripiegando il giornale) Io! (Fru­scio del giornale).

Leens                            - Siete pazzo?!

Asveld                          - Cosa vi viene in mente?!

Rjisser                           - Io rimango al mio posto, con un aumento di cento fiorini al mese. Inoltre...

Hal                                - Ah, c'è anche dell'altro?

Rjisser                           - Sicuro, c'è dell'altro. E voi (lo minaccia scherzosamente) non fate il cattivello...

Helmond                       - Insomma basta! Per chi ci prendete?

Rjisser                           - Per quelli che siete. Dunque dicevo... che voglio il titolo di condirettore.

Asveld                          - Su, chiamate la polizia! Meglio perdere il denaro...

Vieughels                      - Io chiamerei piuttosto la Croce Rossa per farlo portare al manicomio!

Rjisser                           - Il direttore Rjisser... Beh, diciamo il vice­direttore; ma vi assicuro che questo titolo me lo merito!

Helmond                       - Impossibile affidare la cassa a un men­tecatto e tanto meno dargli il titolo di vice-direttore!

Asveld                          - E vorrebbe anche un aumento di stipendio!

Rjisser                           - In cambio, vi dò la mia parola d'onore di non toccare più un centesimo. E tutto rimane come prima.

Helmond                       - Con ventimila fiorini di meno in cassa.

Rjisser                           - Se aderite avrete duemila fiorini di più. Ventiduemila; vi abbuono la multa.

Asveld                          - Neanche parlarne. Sarebbe una follia!

Rjisser                           - E allora... (Comincia a formare un numero al telefono. Si sente girare il disco del telefono).

Asveld                          - Che fate?

Rjisser                           - Mi denuncio!

Leens                            - Ma aspettate un momento, Dio vi benedica!

Helmond                       - Lasciatelo fare!

Hal                                - Io direi di accettare le sue proposte.

Helmond                       - Cedere?

Hal                                - Meglio cedere che perdere ventimila fiorini.

Rjisser                           - Ventidue. Ho aumentato la cifra.

Asveld                          - Cedere a un malversatore?

Rjisser                           - Come se voi, in fondo, valeste molto più di me!

Hal                                - Lasciamo andare!

Rjisser                           - Insomma, accettate o no?

Leens                            - Spero che non abbiate altro da chiedere...

Rjisser                           - Oh, un paio di sciocchezzuole...

Leens                            - Di che si tratta, per l'amor di Dio?!

Rjisser                           - Metto come condizione ulteriore che il di­rettore Van Asveld si trovi ogni mattina in ufficio alle nove... Poi che ogni volta che si deve concedere un finanziamento a qualcuno venga chiesto il mio parere; che si abbandonino tutte le speculazioni incerte e che l'istituto sia guidato con serietà in modo che il denaro dei clienti non corra pericoli...

Roerbree                       - Sarebbe molto bello, questo...

Rjisser                           - Chiedo poi che sia rinnovata l'imbottitura del mio seggiolone... e nient'altro. (Pausa) Posso pregarvi di firmare, signor presidente?

Leens                            - E il denaro?

Rjisser                           - Appena avrete firmato vi dirò dov'è. (Lo scricchiolìo della penna).

Asveld                          - (sprezzante, mentre Van Leens firma) Un ricatto in piena regola!

Rjisser                           - Prego il signor direttore di voler aggiun­gere la sua firma... (Scricchiolìo come sopra).

Asveld                          - (firma borbottando).

Rjisser                           - Mille grazie, signori!

Leens                            - (animato) Dunque, dov'è il denaro? Dove dob­biamo andare?

Tutti                              - (confusamente) Ci vorranno due macchine se vogliamo andar tutti. Francesco, un tassì. Telefoniamo...

Rjisser                           - Non c'è bisogno... Ecco qui.. (Trae dalla busta di cuoio) Mille., duemila... cinque, sei... otto-dieci, dodici... quindici... ventimila... trenta... quaranta­mila... Gli spiccioli sono in cassa. Non manca neanche un centesimo! (Vocìo confuso)

Asveld                          - C'è da impazzire!

Roerbree                       - Ma come diamine...?

Vietjchels                      - Io non capisco più niente!

Giulia                            - Gustavo!

Pietro                            - Neanche per un momento avevo creduto...

Giannina                       - Caro, caro il nostro vecchio amico!

Asveld                          - (rimettendosi) Dunque voi, signor Rjisser, vi siete permesso di prenderci in giro in un modo abominevole! Come avete osato...?

Rjisser                           - L'ho fatto per obbligarvi a revocare il licen­ziamento della signorina Giulia e mio... e per sistemare la posizione dei miei compagni e gli interessi della banca...

Asveld                          - Ma vi sbagliate di grosso! Credete forse che un contratto firmato in queste condizioni possa avere validità? Guardate! (Gli strappa il foglio e lo straccia. Rumore di carta strappata).

  

Rjisser                           - Lo stracciate? Non importa: avete firmato davanti a tanti testimoni!

Asveld                          - I quali diranno sotto giuramento che ci avete ignobilmente ricattati! (Un momento di silenzio) Ah, credevate di farmela, avendomi estorto la firma? No, caro signor Rjisser: il vostro licenziamento rimane e anche quello della vostra Giulia... Non fosse per altro che per servire di lezione agli altri! Fuori di qui, dun­que, e subito! (Coro confuso di voci supplichevoli).

Giannina                       - Siate buono, signor Asveld!

Asveld                          - Lo sono anche troppo se gli risparmio una denuncia per ricatto!

Giannina                       - Signor presidente...

Giulia                            - Sì, signor presidente; vedo che siete com­mosso...

Giannina                       - Non avete più la vostra solita aria indiffe­rente... (Mormorio come sopra).

Leens                            - (prorompe) Ebbene, sì! Caro Asveld, mi pare che quest'uomo ci abbia dato una lezione di cui ci ricorderemo per un pezzo... specialmente voi che siete giovine... In pochi minuti ha ottenuto, come ladro, quanto gli era stato negato in trent'anni di vita operosa... Ha dimostrato che agli occhi di gente come noi un'azione disonesta ha più valore di diecine d'anni di onesto la­voro... e di questa lezione mi pare che si debba essergli grati e si debba ricompensarlo. Propongo che rimanga sta­bilito tutto quanto avevamo sottoscritto...

Tutti i Consiglieri          - (confusamente) Sì, sì! Ha ra­gione! E' giustissimo!

Asveld                          - Ma...

Leens                            - Non c'è ma che tenga, caro direttore. Per una volta tanto, sono gli altri - e anche voi lo sarete -ad essere d'accordo con me... Che ne dite?

Tutti                              - (c. s.) Sì, sì...

Leens                            - Dunque, non c'è altro da aggiungere. Se si andasse a prendere un caffè per rimetterci da tutte queste emozioni? (Vocìo confuso; passi; porta. Tutti via, meno Rjisser e Giulia).

Giulia                            - (dopo un silenzio) Gustavo...

Rjisser                           - (lentamente) E dire che anche voi avevate creduto...

Giulia                            - Oh, Gustavo... Mi perdonate?

Rjisser                           - (sospira) Beh... Ora andiamo a lavorare...

Giulia                            - Sono così stordita... Bisogna mandare il conto di liquidazione a Schering...

Rjisser                           - (tornando cassiere) Che cifra?

Giulia                            - Duecentosettantre fiorini e settantacinque... Ma mi perdonate?

Rjisser                           - E come potrei serbarti rancore? (Ripete come smarrito) Duecentosettantatre e settantacinque... (Scuotendosi) Dove andremo ad abitare? Qui vicino? O verso la periferia?

Giulia                            - (con dolcezza) Dove vorrete».

Rjisser                           - (correggendola) Dove vorrai... (Pausa) Ah, c'è anche da scrivere alla ditta Van der Veyde... Prendi l'appunto.

Giulia                            - Sì... che cosa bisogna scrivere?

Rjisser                           - Che... che sono felice... felice... felice...

                                      - (Lungo bacio) Ah, che peccato non averci pensato vent'anni fa! (Si baciano ancora).

FINE