Trio in mi bemolle

Stampa questo copione

                                                                                                                           

                                                               

                        

“IL TRIO IN MI BEMOLLE”

commedia breve in sette quadri di

Eric Rohmer

Traduzione e adattamento di

Marco Parodi

Associazione culturale La fabbrica illuminata

Uffici e Sede Legale: Piazza Galilei 32 -  09128 Cagliari

'392 0778328 –

info@lafabbricailluminata.it                             www.lafabbricailluminata.it

p.iva   02868990926

 “TRIO IN MI BEMOLLE”

di

Eric Rohmer

    E’ un testo strutturato sulla falsariga di un concertato musicale, nel quale Paul e Adèle – i due protagonisti – giocano sulla seduzione dei caratteri e sulla squisita finezza dei percorsi dialettici, secondo un preciso rituale di “messa in scenata” alla maniera di Marivaux, nel quale la musica assume un ruolo fondamentale con la contemporanea presenza in scena di un pianoforte, una viola e un clarinetto, ai quali viene affidato il compito di eseguire il “Trio in mi bemolle” di Mozart, che dà il titolo alla pièce. Viene così a crearsi un sottile gioco di corrispondenze tra il mondo esterno e ciò che passa nel cuore dei personaggi.

La trama, ridotta all'essenziale, riproduce lo schema della donna che impone al protagonista maschile un ritmo alternato di tenerezze e di fughe, di concessioni e dinieghi, di innamoramenti e di abbandoni. Tra Paul e Adèle, tra Beethoven e il rock, tra l'intellettualismo troppo insistito e la sensualità troppo immediata, Mozart evoca un territorio nuovo, rendendo incerti i confini tra il corpo e lo spirito. La musica, qui, è veramente una metafora dell'amore.

 

La formazione cinematografica dell’autore viene posta in risalto dall’adozione di alcuni parametri stilistici che tendono a sostituire l’occhio dello spettatore con l’obbiettivo della macchina da presa; infatti le misure dello spazio scenico rispettano esattamente le proporzioni di un fotogramma nel formato panoramico, e  i sette quadri sono chiusi da altrettanti "fondu au noir", le forme classiche di interpunzione cinematografica.

Un testo di grande interesse, non solo per la curiosa incursione di un regista cinematografico nell’universo teatrale, ma per la maniacale semplicità – come sempre in linea con gli stilemi linguistici del regista del “Raggio verde” – con la quale viene riprodotta una dinamica di coppia tanto complessa.

____________________________________________________________________________

Rohmer, vero nome Jean-Marie Maurice Scherer, era nato il 1° dicembre 1920 a Nancy. Insegnante di letteratura e giornalista (unapassione per i testi e la scrittura che lo portò comunque a essere autore di se stesso), negli anni Quaranta iniziò a frequentare la Cinémathèque Français, avendo come compagni di percorso, tra gli altri, Godard, Chabrol, Truffaut, il fior fiore di quella che sarebbe divenuta la Nouvelle Vague francese. Fu allora che nacque Eric Rohmer, mutuando il nome dell'amato Eric von Stroheim e il cognome dello scrittore Sax Rohmer. Nel 1950 fu cofondatore della Gazette du Cinema e girò la sua prima opera. Fu poi la volta dei Cahiers du Cinema. Nel 1959 girò Il segno del leone, suo primo vero lungometraggio, al quale seguirono una trentina di opere, l'ultima delle quali è, nel 2007, Gli amori di Astrea e Celadon. Negli anni Sessanta inaugurò la sua passione per i cicli di film, realizzando le sei opere che intitolò Sei racconti morali (seguirono poi i cicli Racconti e proverbi e Racconti delle quattro stagioni),tra i quali il fortunato La collezionista, Orso d'argento a Berlino. Negli anni Settanta (un premio speciale della giuria a Cannes per La marchesa von...) tornò a insegnare, tra seminari e corsi di cinema. Nel 1986 fu Leone d'oro a Venezia per Il raggio verde. Al Lido tornò nel 2001 per ritirare il premio alla carriera.

Personaggi:

Adèle

Paul

*******

 

Tutte le scene sono ambientate nel soggiorno dell’appartamento parigino di Paul, a distanza di due mesi l’una dall’altra, nell’arco di un anno.

Dalle finestre sullo sfondo si intravvede la cima degli alberi del boulevard. In questa prima scena le foglie sono di un verde acceso, messo in risalto dal sole del tardo pomeriggio. L’arredamento è essenziale: una libreria, qualche scaffale pieno di dischi, un impianto stereo “compact” completo di casse acustiche, un pianoforte, un divano, due poltrone, un tavolo.

PRIMO QUADRO

Suonano alla porta. Paul va ad aprire. Adèle entra e gli getta le braccia al collo.

 PAUL      Adèle!

ADELE    Paul! (Egli la bacia sulle guance, stringendola affettuosamente tra le braccia, poi la prende per mano e la fa entrare. Adèle posa la borsa e si guarda attorno con attenzione) E’ bellissimo: hai cambiato tinta alle pareti?

PAUL       Sì, tre mesi fa.

ADELE    Son già tre mesi? Non si può certo dire che ci siamo visti molto, ultimamente.

PAUL       Lo penso anch’io... Ma siediti, vuoi una tazza di tè?

ADELE    (sedendosi) Con piacere, se non ti dà troppo disturbo.

PAUL       Nessun disturbo, è già pronto.

ADELE    Allora, come va?

PAUL        (mentre cerca un vassoio) Insomma, va. Lavoro molto, ma mi resta molto tempo libero. Esco, vedo gente. Vivo solo... per il momento... che non è più solo un momento. Martedì scorso è stato esattamente un anno da quando ci siamo lasciati. E tu, a che punto sei?

ADELE    Come a che punto sono?

PAUL       Non so, della tua vita, dei tuoi amori.

ADELE    Vorrei saperlo anch’io. Ma, in fondo, non è poi che ci tenga tanto, non mi pongo il problema.

PAUL       Stai sempre con Coso?

ADELE    Romain? E’ finita da un pezzo.

PAUL       Proprio finita?

ADELE    Finita.

PAUL       E’ già qualcosa.

ADELE    Dal tuo punto di vista.

PAUL        Anche dal tuo, almeno credo... In linea di massima tu preferisci le soluzioni chiare.

ADELE    Non necessariamente. Comunque, in questo caso, diciamo di sì.

PAUL       Ed ora, non c’è nessuno in vista?

ADELE    Non cerco nessuno, per ora.

PAUL       Per ora.

ADELE    Tu vorresti che durasse a lungo, ovviamente.

PAUL        Ma no, mi auguravo soltanto che non durasse quel che c’era prima.

ADELE    E adesso non c’è più. Sei contento?

PAUL       Almeno per il fatto che ci si potrà vedere più spesso.

ADELE    Si sarebbe potuto anche prima. Sei tu che non hai voluto.

PAUL       Non mi piace vederti quando stai con qualcun altro.

ADELE    Ecco, chiedi subito troppo.

PAUL       La mia richiesta non è certo eccessiva, almeno per ora.

ADELE    Per ora... Sì, non ho più molti amici. Attorno a me Romain aveva fatto il vuoto.

PAUL        Io ti avevo avvertita. Tutto sommato, però, esci abbastanza spesso, mi dicono.

ADELE    Chi lo dice?

PAUL       Spie. Ho la mia polizia. (Ride)

ADELE    Questo non mi stupisce da parte tua. Incontro spesso Arthur, è lui che ti tiene al corrente?

PAUL       Lui e altri... Ti si vede spesso con Stanilas, pare.

ADELE    Spesso? Insomma... è l’unico con cui posso uscire che non sia proprio una nullità, per ora.

PAUL       Uscire? In che senso?

ADELE    Nel senso letterale, classico, se vuoi. Io torno a casa mia, lui a casa sua. Tutto qui.

PAUL       E non ha cercato di portarti da lui?

ADELE    Di giorno, sì, ha una casa molto bella. Ma non di notte. Teme che non funzionerebbe. Ci sa fare con le donne, lui.

PAUL       Anche con te, dunque.

ADELE    Certo, altrimenti non mi farei vedere in giro con lui. Con lui mi sento assolutamente sicura.

PAUL       Oh! Non ti fa la corte?

ADELE    No, almeno non in modo banale.

PAUL       E in modo... originale?

ADELE    Ti ho già detto che è un tipo in gamba.

PAUL       Dunque raggiungerà il suo scopo.

ADELE    Almeno per ora, no.

PAUL       (contemporaneamente) Per ora...

ADELE    E poi non ci prova nemmeno.

PAUL       Lo credi tu.

ADELE    Lo spero. Sa molto bene che per una storia poco seria non ci starei. E per una storia seria, dubito che possa interessargli.

PAUL       E a te, a te interesserebbe?

ADELE    Ma no. Non con lui. Non ne sono innamorata. Mi piace la sua compagnia, mi porta fuori e io ne approfitto. Mi fa conoscere un ambiente più interessante di quello di Romain.

PAUL        Più interessante non è difficile. Ma non credo che l’ambiente dello “show business”, più o meno corrotto, sia proprio l’ideale per te. Lui che cosa fa esattamente? Si occupa di dischi?

ADELE    Sì, fa il discografico. Si è messo in proprio e gli va bene. Dopo aver perso un sacco di tempo tra morti di fame, è piacevole conoscere qualcuno capace di fare il bello e cattivo tempo.

PAUL       Nel suo piccolo.

ADELE    La musica.

PAUL        Se quella si può chiamare musica. E’ strano, ogni volta che mi interessa una ragazza, mi trovo sempre quel tipo tra i piedi.

ADELE    Si vede che avete gli stessi gusti.

PAUL       Io ho buon gusto. E anche lui, almeno in questo campo.

ADELE    Ed ha anche successo.

PAUL       Chi? Lui?

ADELE    Sì, onestamente devo ammettere che ne ha più di te.

PAUL        E’ normale, i grandi seduttori non sono mai particolarmente belli.

ADELE    Ma lui è intelligente.

PAUL        Sì, ma non sa trarne abbastanza profitto, neanche negli affari, è troppo snob.

ADELE    Non è snob, sta in un giro.

PAUL        Appunto, questo è quel che chiamo snob: stare nel giro, dipendere dall’opinione di un certo ambiente.

ADELE    Tu lo conosci male.

PAUL       Spero per te che tu lo conosca bene.

ADELE    Molto bene. Vedo le sue qualità, ma anche i suoi difetti.

PAUL       Quali per esempio?

ADELE    Non certo quelli che pensi tu: è molto orgoglioso.

PAUL       E’ normale.

ADELE    Egoista.

PAUL       E chi non lo è.

ADELE    Maniaco.

PAUL       Più di me?

ADELE    Ma non per le stesse cose.

PAUL       E poi?

ADELE    E poi... ehm.

PAUL       E’ un dongiovanni.

ADELE    Non lo nasconde.

PAUL       Questo è il suo lato positivo.

ADELE    Ah no! Secondo lui quello è il suo dramma.

PAUL       Cioè il suo lato positivo, lo dico anch’io.

ADELE    Ma lui è sincero.

PAUL       E’ possibile. E forse è anche sinceramente innamorato di te.

ADELE    Non credo.

PAUL       Lo credi incapace di amare?

ADELE    No, ma ce ne vuole per piacergli.

PAUL       Però tu sai come si fa.

ADELE    Ma non con lui. A lui piacciono ragazze più brillanti, più sofisticate. Mi rimprovera di non aver abbastanza cura di me.

PAUL       E tu gli dai retta?

ADELE    Certo che no. Non sono d’accordo con lui su migliaia di cose, ma mi piace discutere con lui.

PAUL       Ragione di più per diffidarne.

ADELE    E io diffido. D’altronde non cerca mai di convincermi. Rispetta le mie opinioni molto più di quel che fai tu.

PAUL       Appunto: è proprio in gamba.

ADELE    Cosa dici?

PAUL       Dico che è proprio in gamba.

SECONDO QUADRO

Le poltrone sono disposte diversamente. Fuori il tempo è grigio e le foglie hanno assunto sfumature rossicce. Paul apre la porta ad Adèle. Lei si toglie l’impermeabile.

PAUL       Allora, queste vacanze?

ADELE    Splendide. Hai ricevuto la mia cartolina?

PAUL       Dalla Spagna? Sì. Guarda, eccola lì (indica un tavolino rotondo).

ADELE    E grazie per le tue.

PAUL       E’ molto che sei tornata?

ADELE    Beh... sì... no.

PAUL       E’ un mese che tento di telefonarti. Non ci sei mai.

ADELE    Di solito sì, ma sono andata e venuta più volte.

PAUL       E dove sei andata?

ADELE    Nulla di particolare, due brevi viaggi a Londra e a Zurigo, con amici... Ma io non sono come te, scrivo poco.

PAUL       E ora ti fermi?

ADELE    In linea di massima sì.

PAUL       Allora dimmi quando posso chiamarti.

ADELE    (dopo un attimo di silenzio) Sai?

PAUL       Cosa?

ADELE    Ho un ragazzo nuovo.

PAUL       Ah! E così, abiti da lui?

ADELE    No. Ci vado spesso: praticamente sono sempre lì.

PAUL       Lo conosco?

ADELE    Mah... forse.

                 PAUL         Chi è? Dài, dimmi chi è.

ADELE    Non posso ancora dirtelo.

PAUL       E perché?

ADELE    Non lo sa ancora nessuno, per ora.

PAUL       Ma lo si saprà.

ADELE    Sì, ma non subito.

PAUL       Perché tanti misteri?

ADELE    Te l’ho già detto: è solo provvisorio.

PAUL       Che cosa, la tua... avventura?

ADELE    No, il segreto. E poi non è un’avventura, anzi, credo che durerà.

PAUL       E’ il grande amore?

ADELE    Sì, ed io stessa ne sono sbalordita.

PAUL       Sbalordita di amarlo, o che ti ami lui?

ADELE    Tutt’e due.

PAUL       Allora chi è?

ADELE    E’ un segreto.

PAUL       Almeno a me puoi dirlo.

ADELE    No!

PAUL        Tanto vale che tu me lo dica subito. Sarebbe molto spiacevole per me venirlo a sapere da qualcun altro. E di sicuro lo saprò.

ADELE    Non è detto, visto che non lo sa nessuno.

PAUL       Ma lo si saprà. Dunque voglio essere io il primo. Dimmelo.

ADELE    No, non ne saresti affatto contento. Non credo che ti piaccia molto.

PAUL        Che ne sai tu? Se è quello a cui penso io, in fondo non ho nulla contro di lui, anche se l’altro giorno ho cercato di smontarlo. Ho poi soltanto detto che era snob... E’ lui? (Adèle sorride senza rispondere) Ce l’ho con lui molto meno di quanto tu possa immaginare. E’ il mio esatto contrario quasi in tutto, ma nonostante ciò è un tipo in gamba, mentre altri con cui sei stata proprio non esistevano... Non lo dico volentieri ma, onestamente, devo ammettere che non hai certo scelto il peggio.

ADELE    (gettandogli le braccia al collo) Paul ti adoro. E’ magnifico che tu non sia geloso, almeno per una volta. Adesso più nulla ci impedisce di vederci, proprio come due veri amici. Sai, la tua amicizia è qualcosa di      molto importante per me. Mi ha aiutato nei momenti brutti, per esempio quando con Romain andava molto male. Senza di te mi sarei sentita del tutto sperduta.

PAUL       Ma se in quel periodo ci siamo visti soltanto una volta!

ADELE    E’ bastato. Sapevo che tu c’eri e che potevo contare su di te, se ne avessi avuto bisogno. In effetti, non è poi stato davvero necessario, ma avrebbe potuto esserlo... Vuoi che ti dica una cosa? Amo Stanislas in modo sincero e profondo, anche se sono la prima a esserne stupita. In realtà, dubito che possa durare a lungo, ma se anche durasse, un giorno o l’altro dovrà pur finire, visto come siamo fatti lui e io... E quel giorno, per quanto lontano possa essere, io ti avrò sempre per amico.

PAUL        Se il mio destino è quello di consolarti ogni volta che stai con uno diverso, cambia il più spesso possibile.

ADELE    Tu scherzi, ma io parlo molto seriamente.

PAUL       Anch’io. Parlo a vanvera, ma sono triste.

ADELE    Non dir così, è ridicolo.

PAUL        Hai ragione. In fondo, se devi tornare da me non capiterà tanto in fretta.

ADELE    Non credo che ritornerò mai da te, ma amica tua lo sarò sempre e, di sicuro, non sarò io a lasciarti perdere per prima.

TERZO QUADRO

Le foglie sono ormai cadute dagli alberi. Paul è al pianoforte. Suonano alla porta.

PAUL       Chi è?

ADELE    (dietro la porta) Adèle. (Paul va ad aprire e Adèle entra) Passavo da queste parti. Così ho pensato di venirti a trovare.

PAUL       Altrimenti non ci avresti pensato?

ADELE    Ci penso sempre. Ma devi capirmi, c’è un grande cambiamento nella mia vita.

PAUL        Però dicevi che questo cambiamento avrebbe consentito di vederci più spesso.

ADELE    Son qui proprio per questo. Per il momento Stanislas è ancora a Parigi, ma il mese prossimo sarà in viaggio, così noi due potremo uscire.

PAUL       E lui sarà d’accordo?

ADELE    Per forza. E’ piuttosto geloso, ma non di te. E in ogni caso sa che non vorrei restare segregata in casa.

PAUL       A casa tua o a casa sua?

ADELE    A casa sua. La mia l’ho lasciata, l’ho passata a un’amica.

PAUL       Davvero la cosa si fa seria.

ADELE    Dovresti essere contento, visto che mi fai sempre la morale.

PAUL       Lo sono. In un certo senso tutto ciò non può che farti bene.

ADELE    Comunque non mi sembri così contento.

PAUL        Che tu sia diventata “seria”, sì. Che sia capitato con lui, non mi sembra l’ideale.

ADELE    Eppure l’altro giorno eri abbastanza favorevole all’idea.

PAUL       “Abbastanza”, è vero. Ma non troppo: solo rispetto agli altri.

ADELE    Eccetto te.

PAUL        Già, ma nella tua collezione io sono quasi una nota stonata. Tu finisci sempre per scegliere gente che sta agli antipodi dei miei gusti.

ADELE    (va al pianoforte e cerca di ritrovare un motivo) Anche lui?

PAUL       Anche lui.

ADELE    Invece trovo che ti somigli.

PAUL       Ah!

ADELE    Fisicamente no: per il carattere.

PAUL       Certo non per i gusti, salvo che in fatto di donne.

ADELE    (continuando a strimpelare) I gusti, sai...

PAUL        No, i gusti sono importantissimi... Ad esempio, sai cosa ci separa davvero, te e me?

ADELE    Un sacco di cose!

PAUL       Sopratutto una e ben precisa: la musica.

ADELE    La musica? Se vuoi. E’ vero, non amiamo la stessa musica, ma neppure Stanislas e io. Trova geniali cose che non mi interessano affatto. E’ normale, è il suo lavoro.

PAUL       Sì, ma tra noi due c’è un abisso.

ADELE    E’ ovvio, tu ami solo la musica classica. Quando stavo con te, mi piaceva ascoltare Bach e Mozart. Tu invece sei completamente refrattario al rock.

PAUL        Non è vero, solo non mi tocca, come fa con te, nel più profondo  dell’anima, Bach e Mozart invece sì. Non so se tu la pensi come me, ma ho constatato che l’interesse che si prova per la musica, per un certo tipo di musica, parte dal cuore di noi stessi, come quello che si prova per una donna e non per un’altra. Posso essere in totale disaccordo con una ragazza sulla politica, la morale, la moda, il bere, il mangiare: e non è detto che ciò abbia poi tanta importanza. In ogni caso, conta meno della musica. E io non credo

PAUL        possa esserci un’attrazione profonda tra me e una donna che non ami la mia stessa musica. Noi però ci siamo amati, potrai dire. Ma in quel momento tu eri giovane, potevi cambiare. D’altronde mi hai lasciato o no?

ADELE    Sì, per un musicista rock. Non per la sua musica.

PAUL        Anche per quella, e anche se non ne sei del tutto cosciente. Non credo che quel tipo ti sarebbe mai piaciuto, se prima non fossi stata attratta da un certo genere di musica.

ADELE    Ma và! Mi è piaciuto subito fisicamente. Romain è davvero un bel ragazzo.

PAUL        Ma la musica è qualcosa di assolutamente fisico. Ha influenza sul tuo corpo e ne condiziona i movimenti.

ADELE    Quando si balla.

PAUL        Anche quando la si ascolta. La musica si appropria del tuo corpo, lo attraversa dalla testa ai piedi, lo forma, lo trasforma. E se ami la tua musica o la mia, tu non ti muovi più nello stesso modo.

ADELE    Questo vale per me quando ascolto il rock. Tu, quando ascolti Beethoven, non ti muovi affatto.

PAUL        Ti sbagli. Potrei risponderti che stare fermi è già una precisa risposta del corpo, mentre non ha senso ascoltare il rock senza dimenarsi. Ma ti dirò di più. Quando ascolto Beethoven (è l’esempio giusto, Beethoven), la mia immobilità non è che apparente. Tutto il mio corpo è in movimento. In me sento circolare la musica come fosse il sangue. Provo una sensazione di benessere fisico. Ecco, amo Beethoven in modo diretto, fisico. Mentre rispetto al rock e a tutto ciò che gli sta attorno, non è che io ci sia negato: provo per questo genere di cose una curiosità di tipo puramente intellettuale.

ADELE    Io non sono tanto complicata. Amo il rock in modo fisico e Beethoven a livello intellettuale. E’ normale che sia così.

PAUL        Non proprio. Io seguo la mia natura come tu segui la tua. E’ questo che ci separa e, temo, irrimediabilmente. Me ne ero accorto, ma non credevo fosse tanto grave. Mi facevo delle illusioni, mi dicevo: “Se voglio che mi ami, bisogna prima di tutto che ami la mia stessa musica”. Infatti tu hai amato, un pochino, la mia musica, solo perché amavi me, almeno un pò. E quando hai smesso di amarmi, forse non mi hai dimenticato del tutto, ma hai scordato la “mia” musica.

ADELE    No!

PAUL        (va a sedersi al pianoforte) Ti è come passato un pò sopra la testa, e sei rimasta allo stesso livello di prima che ci conoscessimo. Anzi, direi, forse più in basso.

ADELE    No! Lasciami parlare! Ti fai un’idea del tutto falsa di me! Amare il rock non mi impedisce di ammirare Bach, Mozart o Beethoven, come si ammirano le cose che sono belle, ma di cui non bisogna abusare per paura che si banalizzino.

PAUL       Il rock durante la settimana, e Beethoven la domenica...

ADELE    Proprio così, tu lo ascoltavi per giorni interi e mi sentivo obbligata a farlo anch’io. Dunque, se adesso non ne ascolto più, la colpa è tua. E’ una reazione contro di te. Come del resto, quando mi ha preso la frenesia del rock, verso i dodici o tredici anni, era per reazione contro i miei genitori che volevano assolutamente farmi studiare pianoforte. E’ normale che i giovani abbiano la loro musica. Tu sai guardare solo indietro, a me piace la musica del mio tempo.

PAUL       Ma oggi ci sono anche altre musiche.

ADELE    Naturalmente. (Va al pianoforte e picchia a caso sulla tastiera).

PAUL        Non è questo che intendevo. Ascolta. (Suona) E’ Webern, mi piace molto. Contrariamente a quel che pensi, non sento solo e sempre Beethoven. Ho avuto il mio periodo jazz, il mio

PAUL        periodo rétro, e c’è stato anche il tempo in cui mi piaceva il rock. Insomma, mi incuriosisce un pò tutto, Non è questo il problema. Solo avrei voluto che la musica che amo ti colpisse intensamente di per sé, e non perché ci sono di mezzo io.

ADELE    Lasciami dire che ora ti sbagli. Ci sono tantissime arie “classiche” che mi ronzano in testa e che canticchio spesso.

PAUL        Hai una notevole memoria musicale, lo so. Ed è proprio un peccato, a maggior ragione.

ADELE    In che senso un peccato?

PAUL        Che tu non ne approfitti per avere una conoscenza più approfondita della musica, o almeno più ordinata.

ADELE    Sei proprio pedante quando ti ci metti. Adesso parli di conoscenza mentre prima, che ne so, parlavi di istinto, di corpo, di piacere fisico... Ma forse, a questo livello, non siamo poi così diversi. Sai, c’è un pezzo che mi piace molto, in modo quasi fisico, e mi fa perfino venir voglia di muovermi in un certo modo e, come hai detto tu, mi fa sentire il corpo in maniera differente. Una volta, mentre lo sentivamo insieme, ho avuto come l’intuizione di ciò che poteva essere la grande musica. Non più qualcosa di freddo, vecchio, polveroso, noioso insomma... La sentivo vicinissima, ma nello stesso tempo salivo ad altezze vertiginose, capisci?

PAUL       Certo, che pezzo è?

ADELE    Credo sia Beethoven, c’è un flauto.

PAUL        Beethoven non ha scritto nulla per flauto, che io sappia... A meno che tu non voglia parlare degli assolo di flauto delle sinfonie, la Pastorale oppure...

ADELE    Ma no, ci sono pochi strumenti, c’è anche un piano.

PAUL        Una sonata per flauto e pianoforte? Beethoven certamente no.Forse Bach?

ADELE No, non è Bach. Bach lo riconosco.

PAUL        E’ ovvio! Impossibile confonderlo con Haendel, Telemann, Purcell o Vivaldi.

ADELE    Smettila! Basta pedanterie! La musica mi piace per quel che è, non perché l’ha scritta Tizio o Caio. E penso che sia meglio ricordarsi le arie che i nomi dei compositori... Comunque questa la conosci benissimo: mi pare ci sia una strofa e un ritornello, come se fosse un’improvvisazione, ma non lo è davvero. Capisci?

PAUL        Già, sì, forse vuoi parlare di ciò che si chiama “forma sonata”, con i suoi due temi e gli sviluppi. Però...

ADELE    Aspetta, forse me lo ricordo. (Fischietta).

PAUL        Ma non è Beethoven! Non è un flauto e non è una sonata: è il Trio in mi bemolle per piano, viola e clarinetto di Mozart. Certo è straordinario che il brano sia proprio questo, è magnifico, è pazzesco! (Paul si avvicina ad Adèle, la stringe tra le braccia e si mette a canticchiare lo stesso brano. Poi lo riprendono insieme, accennano un passo di danza e, ridendo, si gettano di nuovo l’uno tra le braccia dell’altro) Se tu sapessi la gioia che mi dài. Non potevi scegliere di meglio. Forse non è quel che c’è di più bello in Mozart, ma è il primo brano che mi ha davvero colpito. E’ quello che ha iniziato anche me alla musica, per così dire. Mi è capitato di sentirlo da ragazzo, avevo sì e no quindici anni. E allora, di colpo, ho sentito in un attimo quell’altezza vertiginosa e quel senso di familiarità di cui parlavi prima... Fino ad allora la musica per me era stata un lusso, un bell’arredo, un sottile gioco matematico, qualcosa da contemplare rispettosamente da lontano, come una liturgia. E ricordo benissimo che, se a un certo punto sono riuscito ad entrarci dentro, la porta me l’ha aperta il Trio.

ADELE    Vedi, dunque, siamo proprio uguali noi due.

PAUL        E mi stupisce molto.

ADELE    Perché non hai fiducia in me!

PAUL        Era un disco piccolo, quasi dimenticato in casa dei miei. Poi l’ho preso io, ma durante un trasloco si è perso. L’avevo ricomprato in una nuova incisione, quella che hai sentito anche tu, ma l’ho perso un’altra volta. Mi ero anche procurato lo spartito, e avevo provato la parte per pianoforte. (Va al pianoforte e suona le prime battute della parte per pianoforte e il tema del clarinetto) Questo è il clarinetto... Penso che il disco si possa trovare facilmente. Può anche darsi che ci siano diverse interpretazioni.

ADELE    Devi regalarmelo.

PAUL        Va bene. (Adèle prova a sua volta a ritrovare l’aria sul pianoforte) Ma suoni benissimo. Dovresti rimetterti al piano, con il tuo orecchio...

ADELE    Un giorno, forse. Ma, sai, non m’è rimasto un gran bel ricordo. Però c’è un’altra cosa che mi piacerebbe fare. E tu puoi aiutarmi.

PAUL        Cosa?

ADELE    Potresti portarmi al concerto.

PAUL        Non mi dire!

ADELE    E invece sì!

PAUL        Ci siamo andati due volte, e tutte e due le volte hai voluto uscire all’intervallo.

ADELE    Sono cambiata, e poi il programma era brutto. Questa volta lascia scegliere a me il concerto.

PAUL        Ma come farai se non conosci i titoli dei brani.

ADELE    Li conosci tu. Me ne suonerai un pezzetto al piano e io ti dirò se mi piace a no.

PAUL        E per le sinfonie come facciamo?

ADELE    Ma non importa, è solo per capire il genere, se l’ho già sentito o no.

PAUL        (suona) Questo, per esempio.

ADELE    Ma è famosissimo. Sì, mi piacerebbe.

PAUL        E’ la Sinfonia in sol minore di Mozart. E questo? (Suona ancora)

ADELE    Molto bello, è Bach?

PAUL        Brava! E’ il Sesto concerto brandeburghese...Dunque, quando vuoi tu.

ADELE    Il mese prossimo.

PAUL        Così tardi? Spero che ci si veda prima.

ADELE    Certo, mercoledì prossimo festeggio il mio compleanno.

PAUL        E dove, da Coso?

ADELE    Già, visto che ci abito.

PAUL        Chi ci sarà?

ADELE    Tanta gente. Gli amici suoi, gli amici miei, tutti i miei amici. Bisogna assolutamente che tu ci sia.

PAUL        Non mi piacciono né gli uni né gli altri, né il clan Stanislas, né tutti i tuoi ex.

ADELE    E allora non venire, ma sarà ridicolo. Sei assolutamente infrequentabile! E poi volevi che restassimo insieme!

PAUL        Sei tu che vai sempre a ficcarti in ambienti che non ho la benché minima voglia di frequentare.

ADELE    In fondo lo snob sei tu. Dài, vieni, così forse allargherai un pò i tuoi orizzonti.

PAUL        Vedrò.

QUARTO QUADRO

All’esterno la scena non è cambiata. L’appartamento è vuoto. Si sente la chiave girare nella toppa, Paul entra con in mano due piccole borse. Ne posa una su un mobile, dall’altra tira fuori un “compact disc”. Si avvicina allo stereo e inserisce il disco. Ascolta con attenzione le prime note del “Trio”, poi prende il telefono.

PAUL        Arthur?... Sì, sto bene, e tu?... Volevo chiederti se vai da Stanislas, mercoledì. No, io non ci vado... Lo so, lo so, è proprio per questo che ti chiamo. Vorrei affidarti un incarico... Ma no, non dovrai dire proprio nulla. Ti darò un pacchettino, dovrai solo posarlo in mezzo agli altri regali. Grazie mille... Vengo subito a portartelo.

Paul riattacca e va a prendere la prima borsa. Ne tira fuori una scatola legata con un nastro. Lo scioglie. Dentro c’è un foulard che egli spiega, stendendolo sul divano. Poi fa due passi indietro per guardarlo meglio e si diverte a piegarlo in modi differenti, mettendo in risalto, di volta in volta, un colore piuttosto che un altro o i vari motivi del tessuto. Si avvicina di nuovo allo stereo, riprende il disco e lo infila nella scatola del foulard, sotto la carta velina. Riannoda il nastro ed esce con la scatola in mano.

QUINTO QUADRO

Scende la sera. Un pò di neve spruzzata sui rami degli alberi risplende alla luce dei lampioni.

Adèle entra. Porta il foulard che Paul le ha regalato.

ADELE    Non trovi che mi stia bene?

PAUL       Allora ti piace?

ADELE    Nulla poteva farmi più piacere. Sei uno dei pochi che sanno sempre scegliere il regalo giusto. E’ strano come la maggior parte della gente si dia da fare  per regalarti proprio quel che meno vorresti. Si direbbe che lo facciano apposta.

PAUL        Ma io so quel che ti piace.

ADELE    Non sempre.

PAUL        Il foulard allora è andato bene. Ma...

ADELE    (seguendo il corso dei suoi pensieri) In realtà, tu potresti farlo apposta, gli altri no. Che ne so, forse se ne fregano o non hanno proprio gusto. Magari tutt’e due. Vedi, invece, questo rosso è il “mio” rosso, quello che mi dona di più e che faccio sempre molta fatica a trovare.

PAUL        E il verde?

ADELE    E’ di nuovo il “mio” verde... E per questo rosso e questo verde, io perdono la tua infamia. Da parte tua è stato proprio brutto non venire. Peggio per te. La festa è riuscita molto bene... Beh, non parliamone più. Sarò piuttosto libera la settimana prossima. Perché non decidiamo dove andare? Vorrei tanto che tu mi portassi a teatro.

PAUL        A teatro?

ADELE    Sì, non ci vai mai?

PAUL        Certo che ci vado. E a vedere cosa?

ADELE    In questi giorni ci sono due Shakespeare che mi tentano: “Il racconto d’inverno” e “Il sogno d’una notte d’estate”. Li hai già visti?

PAUL        No, e m’interesserebbe.

ADELE    Non è uno sforzo troppo grande?

PAUL        Ti ho appena detto di no! E poi credo che “Il racconto d’inverno” l’avrei visto comunque.

ADELE    Da solo?

PAUL        Con un’amica: te, per esempio.

ADELE    Come, per esempio? Io potrei andarci solo con te. Non lo avrei mai chiesto a Stanislas.

PAUL        Non gli piace Shakespeare?

ADELE Se sapessi quel che gli piace! Almeno tu hai dei gusti precisi, sei chiuso di fronte a un sacco di cose, ma si capisce bene ciò che ami. Invece la maggior parte della gente che frequento non ha alcuna opinione personale. Vanno a uno spettacolo non per vederlo, ma per dire di averlo visto. E devono andarci subito, altrimenti non li interessa più. Sei d’accordo?

PAUL        (assorto nei suoi pensieri) Sì.

ADELE    A che pensi?

PAUL        A quel che stai dicendo. Io me ne frego di dire che l’ho visto o che non l’ho visto. Vado a vederlo. Punto e basta.

ADELE    Tu sei un’eccezione. Non siamo mai d’accordo su nulla, ma preferisco essere in vero disaccordo con te che in falso accordo con gli altri.

PAUL        E qualche volta siamo persino d’accordo.

ADELE    Così raramente!... (Fissa Paul con insistenza, poi si guardano entrambi in silenzio, come stessero per dirsi qualche cosa) Davvero non ti secca se vengo con te?

PAUL        Come puoi pensarlo!

ADELE    Forse volevi andarci con qualcun altro?

PAUL        Ti ho detto di no!

ADELE    Però hai un’aria strana. Non vorrei costringerti.

PAUL        Non mi costringi affatto, e poi non si tratta di questo.

ADELE    C’è qualcos’altro.

PAUL        No, non c’è nulla.

ADELE    Ma hai appena detto che c’è. Se non si tratta di questo, vuol dire che c’è qualcos’altro.

PAUL        No! Volevo semplicemente dire che se mai qualche cosa da parte tua mi fosse dispiaciuta, certo non si tratterebbe di questo.

ADELE    (con aria pensosa) E cosa sono riuscita a dire che non ti è  piaciuto?

PAUL        Nulla. Parlo in generale.

ADELE    Invece no! Ho detto qualcosa che non va?

PAUL        No! Beh, se vuoi saperlo è piuttosto il contrario. Non hai detto qualcosa che mi avrebbe fatto piacere. Comunque, se non l’hai detta non l’hai detta. Adesso è tardi.

ADELE    Che cosa non ho detto?

PAUL        Se te lo dico, lo dirai, ma non sarà più lo stesso.

ADELE    Non ti ho ringraziato per il teatro?

PAUL        (alzando le spalle) Ma no!

ADELE    Per il foulard?

PAUL        L’hai fatto. Per il foulard. (La osserva).

ADELE (continua a non capire) Allora davvero non capisco. Come posso indovinare quel che volevi che dicessi e non ho detto. Non riesco a leggerti nel pensiero.

PAUL        Non ti chiedo di indovinare. Mi aspettavo da parte tua una frase. Il fatto che tu non l’abbia detta dimostra quanto poco  è importante  per te qualcosa che per me lo è molto. Ma ho già detto troppo.

ADELE    Ci sono talmente tante cose che per te sono importanti e per me no!

PAUL        Puoi dirlo!

ADELE Ma in genere non ti dispiace così tanto, sai.

PAUL        Questo però è un caso particolare... Come posso spiegarti senza metterti troppo sull’avviso? Dunque... Quel che mi delude non è tanto che tu non dia importanza alla cosa, ma il fatto che tu non veda l’importanza che ha per me.

ADELE    Già. So bene il valore che tu dài a un sacco di cose. Non so, ad esempio la precisione, l’ordine, la fedeltà, l’amore, l’amicizia.

PAUL        Questa volta è qualcosa di più concreto.

ADELE    Vediamo: i libri, il pianoforte, le mostre, Proust, Rimbaud, Dostoevskij, Shakespeare? (Si mette a ridere).

PAUL        Non aggiungo più nulla. E poi, non ha importanza.

ADELE    Hai appena detto che ne ha!

PAUL        Non ha importanza per te continuare a pensarci, e io non voglio che tu lo faccia.

ADELE    Allora non indovinerò mai.

PAUL        Molto meglio. Così se questa frase arrivi a dirla, ti verrà spontaneamente.

ADELE    E allora?

PAUL        Io sarò contento.

ADELE    Altrimenti non lo sei?

PAUL        Non del tutto, ovviamente. Ma non importa.

ADELE    (con tono più acceso) Non ti capisco. Non sei mai contento! Non eravamo mai stati così felici, ed ecco che tu butti tutto all’aria! E allora non stupirti che sia così difficile aver a che fare con te: sei capace di compromettere la nostra amicizia per qualcosa che dipende soltanto dal caso.

PAUL        Puoi stare tranquilla. Ho fatto male a parlarne. E’ una cosa che riguarda soltanto me. Per un attimo mi ha rattristato, ma...

ADELE    Te lo chiedo ancora una volta: che cosa ti ha rattristato?

PAUL        Non pensiamoci più.

ADELE    C’è un modo molto semplice per non pensarci più, basta che tu me lo dica. Quale è questa frase?

PAUL        Non te la dico. Preferisco tenermi una possibilità, la possibilità che tu ci arrivi da sola. Ma sopratutto non tirare a indovinare. Se provi e ci riesci, non avrà alcun valore.

ADELE    Tu sei pazzo! Non devo indovinare questa frase, ma speri che io la dica. E’ una cosa senza senso.

PAUL        Ti faccio un esempio, abbastanza lontano per non metterti sulla strada. Supponiamo che ti dica: “Non hai pronunciato la frase che detta da te, in assoluto, mi farebbe maggior piacere”, non si tratta di questo, ma di una cosa molto più concreta: non capisci, benissimo, non cercare di capire. In breve, se dopo averci riflettuto alla fine tu concludessi: “Qual è la cosa che potrebbe fargli maggior piacere? Certamente sapere che lo amo” e perciò mi dicessi “Ti amo”, questo non avrebbe lo stesso valore che se tu lo avessi detto spontaneamente.

ADELE    Ma, a parte “ti amo”, non vedo cosa potrei dire di così importante per te.

PAUL        E’ proprio questo che mi rattrista o, se preferisci, che mi delude: che tu non abbia idea dell’importanza della cosa. Se tu sapessi che questa frase può rendermi tanto felice, la diresti: invece tu la ritieni banale come tante altre e non arrivi a pensarci.

ADELE    Non sei carino. Dovrò spremermi il cervello ed è una cosa che detesto.

PAUL        Non romperti troppo la testa. Non voglio che continui a rimuginarci sopra.

ADELE    Lo farò mio malgrado.

PAUL        Smetterai presto.

ADELE    Allora dillo. Così ci tiriamo una riga sopra e dimenticherò ancora più in fretta. Parla!

PAUL        No. Non pensiamoci più.

ADELE    Riuscirai a renderci entrambi infelici per un capriccio infantile.

PAUL        Non è un capriccio. Tu non sarai affatto infelice. E io, un po’ più un po’ meno...

ADELE Non dire così. Non è da amico.

PAUL        Hai ragione. Non parliamone più.

                 

SESTO QUADRO

Fuori, sugli alberi, sono tornate le foglie. Il tempo è bello. Paul e Adèle stanno seduti sul divano, fianco a fianco.

ADELE    Dunque, sei felice? Adesso riusciamo a vederci sempre più spesso. Non so più fare a meno di te: potrebbe essere pericoloso.

PAUL        Credevo che tu amassi il pericolo.

ADELE    Infatti, e non ne siamo poi così lontani. Comunque, adesso al mio fianco ci sei tu. Non so proprio come ce l’hai fatta: anzi, a dire il vero, non ce l’hai ancora fatta. (Ride e si stringe teneramente a Paul) Non sei certo meglio di prima, ma quando stavo con te vedevo tutti i tuoi difetti e le tue qualità. Adesso vedo sempre di più le tue qualità e sempre meno i tuoi difetti. Mentre con gli altri mi capita il contrario.

PAUL        Stanislas?

ADELE    Oh sì... I suoi difetti, di lui non vedo che questo! Con tutto ciò l’ho amato e l’amo ancora, dopo circa un anno che ci conosciamo. Ma per lui non ho mai provato davvero tenerezza, e per te sempre. (Gli si stringe un pò più contro) Eppure è lui che amo.

PAUL        Ancora?

ADELE    Ancora. Fino a che non sia finita. Ma ancora non lo è... Però, anche all’inizio, quando ero molto innamorata, con lui mi mancava una cosa. Ho bisogno di tenerezza, della tua tenerezza.

PAUL        Ma è una storia demente! Da un lato l’amore, dall’altro la tenerezza, visto che ci sei perché non te ne trovi un terzo per la passione.

ADELE    Vorrei avere tutto insieme. Ma per ora tenerezza e amore sono separati. E la passione, forse un giorno arriverà, insieme con l’amore e con la tenerezza. Almeno spero... Ti dirò una cosa strana. Ho voglia di tenere la mia mano nella tua, mentre con lui non lo faccio mai. Da te mi piace farmi accarezzare i capelli, e da lui non troppo. (Si abbandona all’indietro. Paul le accarezza la testa) Non dovrei dirti queste cose, ti fanno troppo piacere.

PAUL        Un piacere enorme... Nulla potrebbe farmene di più. (La copre di baci).

ADELE    (lascia fare per un attimo, poi si rimette a sedere) Allora è questa la frase?

PAUL        Quale frase?

ADELE    Quella che ti ho appena detto.

PAUL        Ah, no, niente affatto... Così tu ci pensi ancora e mi dici cose carine unicamente nella speranza di capitarci sopra per puro caso!

ADELE    Non dirlo neppure! Tutto quel che ho detto lo penso, e mi è venuto spontaneamente. Solo, quando hai detto che nulla poteva farti maggior piacere, mi è tornata in mente la nostra discussione dell’altro giorno.

PAUL        Comunque non è questo. Ma tutto è perfetto: non ho avuto la frase che aspettavo, adesso ne ho un’altra di gran lunga equivalente.

ADELE    Se è così, qual’era quella di prima? Adesso puoi dirmela.

PAUL        Non ha più importanza.

ADELE    Ragione di più. Dài!

PAUL        Non vale la pena, ne resteresti delusa.

ADELE    Poco importa, sii gentile!

PAUL        Lascia che ti spieghi. La frase per te non ha alcuna importanza, ma per me ne ha ancora, e molta. Allora lasciami una speranza.

ADELE    E’ più importante del mio affetto?

PAUL        In un certo senso...

ADELE    (staccandosi da lui) Dimmi un pò, cosa vuoi di più? Ti ho praticamente detto che ti amo, e ancora non sei contento. Se ti ostini a dire che c’è qualcosa di più importante per te del mio affetto, me ne vado immediatamente e non voglio rivederti mai più.

PAUL        (cercando di stringerla a sé) Ma no, il tuo affetto è di gran lunga la cosa più importante. Ma sul tuo affetto non ho dubbi, mentre mi chiedo se esiste in te qualcosa che mi piacerebbe che ci fosse e che, evidentemente, non c’è, altrimenti tu ne parleresti.

ADELE    Ed è meno importante della tenerezza?

PAUL        Ma certo. Senti: il paragone non va fatto tra questa cosa e l’affetto, ma tra il fatto di parlare di questa cosa e l’ammissione da parte tua di quel che provi per me. Nel primo caso sarebbe una cosa del tutto inaspettata, nel secondo...

ADELE    (alzandosi di scatto) Assolutamente scontata! Il mio affetto è una cosa banale, è un atto dovuto, adesso capisco! (Fa per uscire).

PAUL        (trattenendola) Ma no, non hai capito nulla. Ascoltami: non ho mai avuto dubbi sul tuo affetto. Così, quando me ne parli, non è per me una vera sorpresa. Preferiresti forse che ne dubitassi?

ADELE    Trovi sempre un modo per aggiustare le cose. Ma anche della tua famosa frase, l’altra volta, dicevi che te l’aspettavi.

PAUL        E’ vero. L’altro giorno me l’aspettavo proprio, oggi invece no.

ADELE    E come mai?

PAUL        Le circostanze sono cambiate. Ma abbiamo sbagliato a rimettere la cosa in ballo.

ADELE    Però, già che ci siamo, te lo ripeto per la centesima volta, approfittane per chiudere in bellezza e dimmi di che si tratta.

PAUL        Non posso.

ADELE    Sai, sono molto arrabbiata. Rischio di farmene una fissazione, contro di te. E sarebbe una cosa davvero stupida.

PAUL        Lascia che ti spieghi ancora una volta. Forse mi capirai meglio. Diciamo che è una specie di giuramento fatto a me stesso. Però non è il giuramento in sé che mi lega, quanto piuttosto l’importanza della posta in gioco. E la posta in gioco sei tu, cioè come sei tu davvero. Ho fatto una scommessa sulla tua anima, e riuscirò o meno a possederla a seconda che vinca o che perda.

ADELE    E se vinci, io almeno lo saprò?

PAUL        Sicuro. La mia gioia sarà talmente grande che non potrò nascondertela neanche se volessi. In compenso, se perdo, non perdo nulla, perché non ho più illusioni. L’altra volta, quando non hai detto quella frase, ciò mi ha causato un’immensa delusione; mentre se tu l’avessi detta sarebbe stato esattamente quel che mi aspettavo. Adesso, e sempre di più man mano che il tempo passa, vale il contrario. Se non la dici, tanto peggio: le mie speranze stanno svanendo, ne ho già così poche. Invece, se la dici, eccomi d’un tratto al settimo cielo.

ADELE    Nientemeno?

PAUL        Ci fosse pure una probabilità su un milione, il premio è troppo grande per farmi rinunciare.

ADELE    Vedi come sei! Ecco cosa capita a farti delle tenere confessioni. Bella ricompensa. Non ti meriti di essere amato.

SETTIMO QUADRO

E’ piena estate. Il sole splende e gli alberi sono tutti coperti di foglie. Paul è al pianoforte. Suonano alla porta. Va ad aprire e Adèle entra.

ADELE    Ti disturbo?

PAUL       Non mi disturbi mai, lo sai.

ADELE    E’ una fortuna che tu sia in casa. Avevo assolutamente bisogno di vederti.

PAUL        (guardandola con attenzione) Che cosa c’è? Qualcosa che non va?

ADELE    (mettendosi a sedere) Ci siamo. Stavolta con Stanislas ho davvero litigato. C’era già stato qualche battibecco ogni tanto, ma stamattina...

PAUL        L’hai lasciato?

ADELE    Non lo so. Comunque se non lo lascio subito lo farò presto, molto presto. Ce ne siamo dette quattro e me ne sono andata sbattendo la porta, nel vero senso della parola. Se n’è sentito il botto in tutta la casa. Da allora cammino su e giù per la strada cercando di schiarirmi le idee.

PAUL        Pensi di tornare indietro?

ADELE    Sì. Non vorrei che ci separassimo così, per un colpo di testa... Sebbene questo eviti spiegazioni di cui ho orrore. Comunque, per questa sera credo che tornerò nella mia vecchia stanza.

PAUL        Ma se mi hai detto che c’è qualcuno.

ADELE    In casa sì, ma ci sono due stanze e la mia è sempre libera. Però la mia amica ha fatto cambiare la serratura e si è dimenticata di darmi una chiave. Bisogna che la chiami. Posso? (Va al telefono e compone il numero. Dopo un attimo riappende)... Non c’è. Eppure questa è l’ora migliore per trovarla in casa. Riproverò tra un quarto d’ora... Ti disturbo?

PAUL        No, figurati.

ADELE    (indicando il pianoforte) Suonavi?

PAUL        Avevo già smesso.

ADELE    Stavi uscendo?

PAUL        No, non subito.

ADELE    Prenderei volentieri un tè.

PAUL        Anch’io.

ADELE    Vuoi una mano?

PAUL        No, lascia stare. Ho le mie manie, lo sai. (Va in cucina, mette a bollire l’acqua e torna indietro).

ADELE    E’ capitato quel che prevedevo, anche se prima del previsto. Per questo sono così disorientata.

PAUL        Io sono sicuro che vi riconcilierete.

ADELE    Io no! Doveva finire, adesso è finita. L’unica cosa un pò fastidiosa è che mi sarebbe piaciuto che ci separassimo con calma e serenità. Invece c’è stata una scenata perfettamente inutile... Di sicuro, però, indietro da sola non ci tornerò mai, se non è lui a cercarmi.

PAUL        Lo farà, ma dove?

ADELE    Da me, ovviamente. Secondo te, dove pensa che io possa andare se non a casa mia?

PAUL        E se non ti cerca?

ADELE    E’ possibilissimo, orgoglioso com’è. Comunque non lo farò neppure io, e tutto finirà per un malinteso. (Ride).

PAUL        La cosa sembra quasi divertirti.

ADELE    La vita è fatta di malintesi, e noi, Stanislas e io, vivevamo su un malinteso.

PAUL        Che malinteso?

ADELE    Non so, che ci possa essere  amore senza tenerezza. Un malinteso scaccia l’altro.

PAUL        Non ti ho mai vista così allegra.

ADELE    Sono allegra quando sono triste. Allegra di fuori, triste di dentro.

PAUL        Sei triste davvero?

ADELE    Davvero. Sono triste anche se tu sei allegro. Suppongo che tu sia contento dei miei dispiaceri.

PAUL        Niente affatto, anzi...

ADELE    Non fare l’ipocrita. Mi pare che l’acqua stia bollendo.

Paul ritorna in cucina a preparare il té. In tutta fretta Adèle si alza, tira fuori un disco dalla borsa, e lo inserisce nel lettore.  Nell’istante in cui Paul compare con il vassoio, il disco inizia a suonare diffondendo le prime note del “Trio in mi bemolle”. Paul ne rimane talmente stupito che rischia di rovesciare tutto. Posa in fretta il vassoio, le corre incontro e la stringe freneticamente tra le braccia coprendola di baci. Adèle si libera dolcemente dalla stretta. Paul, pallidissimo, trema.

ADELE    Pensavo che ti avrebbe fatto piacere, ma non a tal punto.

PAUL        Ah, finalmente! Ero sicuro che un giorno sarebbe successo, e che non bisognava perdere le speranze.

ADELE    Quali speranze?

PAUL        Lo sai anche tu. E’ quel che aspettavo da te.

ADELE    La “frase”? Ma non ho detto nulla.

PAUL        Hai fatto di più. Quel che conta non sono le parole, è la musica.

ADELE    (sospettosa) Come? Non verrai certo a dirmi che ce l’avevi con me perché non ti avevo regalato questo disco. Ma se dovevi farlo tu. Non ti ricordi, me lo avevi promesso.

PAUL        Che stai dicendo, io te l’ho regalato. Infatti è lì.

ADELE    Questo è un pò troppo! L’ho appena comprato io per regalartelo.

PAUL        E allora, il mio? Quello che ti ho regalato io?

ADELE    Tu non mi hai regalato un bel nulla.

PAUL        Ma sì, per il tuo compleanno.

ADELE    Per il mio compleanno mi hai regalato un foulard.

PAUL        E un disco.

ADELE Stai scherzando?

PAUL        Non l’hai trovato?

ADELE    Evidentemente no.

PAUL        Avevo affidato ad Arthur i due regali in un unico pacchetto.

ADELE    Probabilmente è rimasto tra la carta. Stanislas, che è un maniaco dell’ordine, la sera stessa ha buttato tutte le scatole nella spazzatura. Così impari a non portare tu stesso i tuoi regali...

PAUL        Se è andata così, la frase di ringraziamento per il disco avrei potuto aspettarla a lungo. (Va a fermare il compact) Spengiamo. Lo ascolteremo dopo, con più calma, se sei d’accordo.

ADELE    Sì, va bene. Sai, ne ho sentito la mancanza. Ero furiosa con te perché non me l’avevi regalato. Ma per nulla al mondo avrei voluto ricordarti la promessa. Evitavo persino di parlare di musica.

PAUL        Ma non ti è venuto in mente che la frase si riferisse a questo?

ADELE    No, tu parlavi di una cosa “molto importante”. Come volevi che pensassi al disco, visto che tu – almeno a quel che mi pareva – gli attribuivi così poca importanza da dimenticare di regalarmelo.

PAUL        Ti avevo pur detto che quel trio era di estrema importanza per me.

ADELE    E per me no? Sono stata io a parlarne per prima. E allora? Se tu non mi hai creduto, non ti ho creduto nemmeno io.

PAUL        Ma se te la sei presa tanto, perché me lo regali proprio oggi.

ADELE    Per caso, per puro caso. Stamattina mi son trovata per strada senza sapere di preciso dove andare. Ho telefonato alla mia amica, ma non c’era. Allora sono entrata in una libreria. Mi piace girare per librerie, sopratutto quando sono triste, quando ho dei problemi. Allora – non ridere – apro un libro a caso, sperando di trovare una frase che forse non sarà la soluzione ma, non so, può farmi venire qualche idea...

PAUL        E questa volta l’idea è stata quella di comprare il disco.

ADELE    Assolutamente no. Dunque. Nel negozio il libraio aveva acceso la radio, o messo una cassetta, non so. E cosa suonavano? Il Trio... Mi sono sentita improvvisamente sollevata da terra. Non mi importava più del luogo in cui ero, della gente che stava attorno a me. Ero totalmente immersa nella musica, e ne sono uscita solo quando il pezzo è terminato. Non avevo dimenticato il titolo: “Trio in mi bemolle”. Non sono poi tanto oca come credi tu. Così mi è venuta voglia di comprarlo, per regalartelo, e ascoltarlo con te, solo con te.

PAUL        Quel che mi dici oggi è mille volte meglio della frase che mi aspettavo l’altro giorno. Il nostro equivoco sarà almeno servito a qualche cosa.

ADELE    Sei felice adesso? (Per tutta risposta Paul la stringe fra le braccia) E non ti vergogni della tua poca fiducia in me? Se tu, di me, avessi avuto un’opinione migliore, avresti dovuto

ADELE    capire che per qualche motivo non avevo ricevuto il tuo disco. Altrimenti, è ovvio, ti avrei ringraziato. Invece ti sei lanciato in elucubrazioni tutte fondate sul postulato che io fossi una perfetta idiota.

PAUL        Ma no!

ADELE    Ma sì!

PAUL        Può darsi. Avrei dovuto avere fiducia in te. Ti ho sottovalutata, e ora capisco che tu ce l’abbia un pò con me.

ADELE    Sì, ce l’ho con te, e anche molto... Rimetti il disco? (Si siede sul divano).

PAUL        (si avvicina al giradischi, ma, quando sta per premere il tasto d’avvio, si volta) Ma non dovevi telefonare?

ADELE    Oh, non c’è premura.

PAUL        Scusa, ma se la ragazza che abita da te è rientrata, rischia di uscire di nuovo. Forse sarebbe sensato non tardare troppo a chiamarla.

ADELE    Sai, io, col buon senso... E poi, anche se non la trovo stasera non sarà un dramma. Tu non vorrai certo lasciarmi in mezzo alla strada?

Paul, riavviato il compact, raggiunge sul divano Adèle che gli tende le braccia attirandolo a sé. E, stretti stretti, cominciano ad ascoltare il “Trio in mi bemolle”.

- F I N E -