Tris al femminile

Stampa questo copione

TRIS AL FEMMINILE di Ombretta De Biase

TRIS AL FEMMINILE  di Ombretta De Biase

Tre brevi atti unici

Genere:  commedia brillante

LOLA

ATTORI 2

ATTRICI 2

I tre brevi atti unici: Lola, Pamela e Lili, presentati unitamente, hanno. ricevuto ilPremio “città di Roma”, Centro Letterario del Lazio, 1991

LOLA

Cosa accade quando si ritiene che al mondo nessuno meriti il vostro amore perché, prima o poi, si verrà traditi? Che farne di quell’amore che si vorrebbe dare ma non si sa a chi? La protagonista della pièce, Giorgia, brillante giornalista, ha risolto il problema, o così le sembra…

PERSONAGGI

Giorgia  una giornalista

Carlo    medico e padre della  piccola Alice, la figlia di Giorgia

Milroy  un amico dello Zaire

Daniela un’amica

Nota di regia

In scena un soggiorno caotico che denota il tipico ambiente piccolo-borghese, abitato da una donna che vive da sola con un bambino.

SCENA I

Un soggiorno caotico con un tavolo, un telefono, due poltroncine, fogli sparsi ovunque insieme ad indumenti di una bambina. Giorgia entra in scena in preda all’agitazione. Corre al telefono. L’ agitazione è tale che sulle prime non riesce a farsi capire

    GiorgiaAndrea? Passami immediatamente Andrea. Come chi parla? Sono io, Giorgia Airoldi! E' urgentissimo, un' emergenza! Non me ne importa che è in riunione, passamelo, adesso! Andrea?,una cosa terribile, una tragedia!  Mi calmo, sì adesso mi calmo e ti racconto, non riesco, divento pazza! Morirò, sento che morirò. E’ stata rapita! Hanno rapito il mio tesoro!! Andrea, rispondimi! Sì, sì non dobbiamo perdere la testa. Sì, sì, in prima pagina!. Se non la trovo.. io...io…(piange) Maledetta città di fascisti, rapitori, assassini! Ma me la pagheranno. La odio. Sì, sì sto calma, metti in stampa, subito, vai…

Non appena mette giù ecco di nuovo lo squillo del telefono.

Andrea?...ah, sì, scusa. Non ce la faccio a ragionare. La foto, a colori. Quella più recente, sì, quella del compleanno, sì. Che compleanno? Ne ho tante sue ma del compleanno non mi pare. Ah, la festa, c’eri anche tu. Che festa? Andrea, di che parli? Sei sconvolto, lo capisco. Ah, la festa del compleanno di Alice. Che c’entra Alice? Ma noooo, figurati se vanno a rapire mia figlia! Come sarebbe chi hanno rapito? Lola, hanno rapito Lolaaa! Andrea? Andrea?, rispondimi (clicca più volte). Ci si mettono anche le linee adesso. Ci sei? Ah, non eri mai svenuto in vita tua. Puoi immaginare cosa provo io, allora. So bene quanto le sei affezionato. Ma non dico ad Alice, a Lolaaa! Andrea? An­drea che fai? (guarda sorpresa la cornetta) Piange. Calmati, adesso. Andrea? Andrea? Ma tu, tu stai…ri­dendo.  Io non sono pazza, come ti permetti! No, non è vero. Lo sanno tutti. Si rapiscono eccome. Non sei informato. Ma la vuoi smettere di ridere. Ti proibisco di parlare così della mia Lola. Certo, vecchia, malata, orba e bastarda. E tu sei un mostro. Altro che compagno! Un nazista, sei diventato. E non provare a non pubblicare la sua biografia e la foto a colori,  in prima pagina. La biografia, certo. Che ne sai tu di cosa ha patito la mia Lola? L’ho raccolta malata, ferita, con un occhio penzoloni. Ma quale reputazione del giornale! E smettila di ridere. Sembri un pazzo, oltre che stronzo. Andrea, (il tono è minaccioso) la foto di Lola va a colori, in prima pagina e con la sua biografia, altrimenti pianto l’inchiesta e distruggo i documenti. Certo che ti sto ricattando, ma come sei diventato intelligente!

Giorgiasbatte giù la cornetta, offesa. Entra Milroy, un giovane dello Zaire, con un manifesto molto grande  a colori di un volpino.  E’ ben visibile la taglia di cinquemila euro.

Milroy Ti va bene, così?

GiorgiaSarà abbastanza grande?

Milroy Lo vedranno anche a Timbuctù 

GiorgiaMaledet­ta città di fascisti, assassini, torturatori

Milroy esce di scena e Giorgia comincia a fumare una sigaretta dopo l’altra, passeggia nervosamente su e giù. Di nuovo lo squillo del telefono. Giorgia alza la cornetta e investe la sorella, Luisa, con un fiume di parole sulla scomparsa di Lola

Giorgia Milroy? Ah, Luisa sei tu. No, è che credevo, sono disperata. Tu non sai, cos’è successo. Sto diventando pazza. In stazione, mi giro e non la trovo più. Sparita, capisci Luisa? Me l’hanno rapita! Ma non urlare così, non capisco cosa stai dicendo. La polizia? Certo, ma ho pensato prima al giornale. Esce fra qualche ora con la foto in prima pagina. Ho scelto quella fatta a Venezia. Come sarebbe che c’entra Venezia? Lo so che Alice non è mai stata a Venezia. Ma no che non hanno rapito Alice! Perché poi a qualcuno dovrebbe venire in mente di rapire una bambina povera di sei anni me lo dovete spiegare tutti. Come chi hanno rapito? Lolaaa! Hanno rapito Lolaaa! Luisa? Luisa, ci sei? Uffa!, questi telefoni. Ah, eccoti, ora ti sento. Luisa, ti sei calmata adesso? Lo so che sei sconvolta. Certo con Lola non vi siete mai prese tanto. Ah, chissenefrega di Lola, Luisa, come ti permetti? Non dire così! Ah, non è per questo. Perché che altro è successo? La mamma? Cos’è successo alla mamma, parla. E’ in ospedale per un attacco di cuore, in rianimazione. Che guaio! Luisa, devo venire giù?, c’è bisogno di me? Ah, non serve, per ora, almeno. Bene. No, era solo per dire che se mi telefonano per Lola... (guarda la cornetta), ha riattaccato, era sconvolta. Se non la ritrovo subito, significa che... La mia Lola, me l’hanno uccisa.  No, non devo pensarci

Entra in scena Carlo. Il padre della bambina.

CarloCiao, mi dici che cosa sta succedendo?

Giorgia  Che ci fai tu qui? Non dovevi sapere che eravamo da Daniela?

Carlo  Giorgia, haitappezzato la città di manifesti con la foto di Lola e una ricompensa di ben cinquemila euro per chi te la ritrova (si guarda intorno) Alice? Dov’è mia figlia?

GiorgiaAlice è nella sua stanza, guarda i cartoni

Carlo  E figurati se Alice non  se  ne sta davanti alla tv a guardare i cartoni

GiorgiaChe cosa vorresti insinuare? E’ lei che vuole, non certo io. Devo persino sgridarla per staccarla dalla tele. E poi tu di che t’impicci? Intanto mi pare che nemmeno questo fine settimana puoi tenerla con te

Carlo Te l’ho detto, il congresso. Il mio primario mi ha chiesto di accompagnarlo, ieri mi ha fatto capire che sarò io il suo succ.…

Giorgia (lo schernisce)Sei patetico con il tuo primario! Ecco com’è finito il nemico giurato dei baroni!,  appiccicato come una cozza al culo del suo favoloso primario. Sai che ti dico? Se scomparissi del tutto dalla nostra vita ci faresti solo un piacere. Così mi dai solo noia, ci dai solo noia, a me e a mia figlia

Carlo Piantala con le tue solite cazzate da ex-sessantottina sfigata, e dimmi di questa storia di Lola. Cos’è successo?

Giorgia In stazione, è stato un attimo. Mi giro e non c’era più. Io e Milroy abbiamo setacciato binari, piazzale, tutto. (sta per piangere) Me l’hanno rapita, capisci!

Carlo si siede in poltrona e scoppia a ridere

CarloGiorgia, sei eccezionale, fantastica. Ma come cazzo fai? Non è possibile che tu riesca a partorire certe assurdità

Giorgia  Eccolo, lo stronzo! Sei tu invece che straparli, come sempre del resto

Carlo Va bene. Esaminiamo i fatti.Chi può aver rapito Lola? Lo ammetto, Lola è certamente una signorina, ehm scusa, una cagnetta, fuori dal comune, la sua carica sexy è per veri amatori perché ormai non è più nel fiore degli anni, è orba da un occhio, ha l’artrosi e poi perde i peli, ehm, i capelli

Giorgia( torva)Peli, si chiamano peli

Carlo(insiste) E’ vero che quando la vedi sculettare con quella sua zampetta sifolina... ti prende un raptus di libidine che…No!, ferma, che fai?, (Giorgia afferra un pesante portacenere e sta per tirarglielo dietro) Va bene, va bene. Sto scherzando. Non parlo più. Metti giù  quel coso

Carlo si protegge il viso con il braccio e Giorgia  mette giù l’oggetto

Giorgia  Adesso te ne vai,  subito

Carlo  Sì sì, ma scusa, sul serio, come può essere che a qualcuno venga in mente di rapire Lola? Ci sarebbe solo una probabilità 

Giorgia  Che stai pensando? Dimmi

Carlo E’  colpa tua

Giorgia  Come sarebbe, colpa mia?

Carlo  Ma sì, è chiaro

Giorgia Che cosa è chiaro?

Carlo  Non ti stai occupando di terroristi neri e delle loro connivenze?

Giorgia E allora?

Carlo  Vogliono intimidirti, ricattarti. Cagnetta di nota giornalista, rapita a causa delle scottanti rivelazioni della sua mam..

Giorgia afferra nuovamente il pesante portacenere e stavolta glielo scaglia dietro mentre Carlo riesce a schivarlo

Giorgia  Esci immediatamente!

Carlo  Basta, scusa, scusa, scusa, sdrammatizziamo. Vedrai che Lola sarà qui a momenti, non ho dubbi. Lola si è semplicemente persa. Non è la prima volta. Ma ti rendi conto? Hai offerto cinquemila euro di ricompensa! Fra poco  ti porteranno volpini bianchi e marrò anche dall’Alaska!

Giorgia  No. Me l’hanno rapita. Lo so, le altre volte, ma allora era diverso. Maledetta città di fascisti, assassini, torturatori

Carlo  Vedrai. Questione di ore e Lola sarà qui. Intanto porto via Alice. Stanotte la tengo con me

Giorgia  Sì, questa è una buona idea. E poi con la mamma in ospedale

Carlo   Che? Tua mamma è in ospedale? E’ una cosa grave?

Giorgia  Non lo so.E’ stato tutto così improvviso!Pare il cuore, èin rianimazione. Ha chiamato mia sorella, poco fa

Carlo Mi dispiace, se posso fare qualcosa

Giorgia  No, no, grazie. Io non mi posso muovere, ora devo stare attaccata al telefono, per Lola..

Carlo  Mi dispiace, tua madre è una donna eccezionale, fammi sapere

Carlo esce di scena. Giorgia  si lascia cadere in poltrona. È esausta.  Squilla il telefono, sobbalza.

Giorgia  Milroy!? Ah, Daniela, sei tu. E’ successa una cosa terribile, no, non ce la faccio a raccontare per telefono. Però se tu potessi  venire sarebbe un aiuto enorme. Mi pare di impazzire, qui da sola, attaccata a questo maledetto  telefono. Grazie. Ti aspetto

Giorgia appare rincuorata dalla notizia dell’arrivo dell’ amica. Le luci si attenuano il tempo necessario.

SCENA II

Entra in scena  Daniela, una donna sui quaranta, vestita in modo sportivo, da viaggio.

Daniela  Eccomi, adesso mi racconti tutto. In treno mi sono venute le idee più orribili

Giorgia Sono disperata. Ora ti racconto ma prima ti preparo un caffè, sarai stanca dal viaggio

Daniela  No, siedi, il caffè lo preparo io, intanto mi racconti tutto, con calma  però

Giorgia Sì, con calma.Dunque eravamo in stazione, io Milroy,  Alice, e Lola. Stavamo venendo da te quando mi giro per ritirare i biglietti e, non c’era più. Svanita. Sparita nel nulla! Me l’hanno rapita, capisci?

Daniela  Oddio, mi sento male. La polizia? Le ricerche  saranno già iniziate, immagino. E’  l’incubo peggiore che possa capitare

GiorgiaLa polizia? No, ho pensato prima al riscatto

Daniela   I rapitori ti hanno già telefonato, sai già..

Giorgia  Ma no! Fosse il cielo avessero già telefonato

Daniela   Ah, non si sono ancora fatti vivi e, scusa, che riscatto?

GiorgiaHo pensato prima al giornale, la foto a colori in prima pagina, i manifesti con i cinquemila euro di ricompensa

Daniela Giorgia, fammi capire, cinquemila euro, cinquemila euro?

GiorgiaSì, perché, ti sembra poco? Posso aumentare, hai ragione, è troppo poco

Daniela Madonna, aiutami!, Riepiloghiamo. Per ora niente polizia, non sono d’accordo ma, vanno bene i  giornali ma, la ricompensa, cinquemila euro, non capisco

Giorgia  Cosa c’è da capire?

Daniela  Ma Giorgia, per favore, niente polizia, cinquemila euro per chi dà notizie sui rapitori di Alice…

Giorgia (scatta in piedi) Eh, no, adesso basta! Tutti con Alice! Sembrate diventati  tutti matti!, Andrea, mia sorella, quello stronzo di Carlo, e adesso anche tu!  Perché mai avrebbero dovuto rapire Alice? Ditemelo

Daniela (si lascia andare sulla sedia, mormora fra sé facendosi il segno della croce)Gesù mio, gesù mio, ti ringrazio, mille volte ti ringrazio.Ho bisogno urgente di un bicchiere d’acqua.Ma allora, chi? Chi è che avrebbero rapito?, Alice è qui, tu e Milroy anche

Giorgia la guarda meravigliata e poi le porge un bicchiere d’acqua che le ha versato da una brocca appoggiata sul tavolo
Giorgia(tragica) Lola, hanno rapito Lola
Daniela sputa l’acqua per la sorpresa, sta per scoppiare a ridere m, fa uno sforzo,  si trattiene 

Daniela (ritorna seria) Bè, ecco, io, scusa, ehm, Lola, appunto. Sì. Rapita. Qualcuno l’ha vista e…No, perché, prima, deve averla vista

GiorgiaCerto che l’ha vista, che discorsi!Ma mi capisci ora? Capisci la mia angoscia, la mia disperazione

Daniela (è evidente che, conoscendola, non vuole contraddire l’amica)Lola rapita, ehm, sì, potrebbe essere che uno, no dico, che uno, a un certo punto della sua vita...

GiorgiaQuesta città è marcia fino al midollo,  tutti fascisti, torturatori e assassini

Daniela E pazzi dementi. No, dico, rapireLola, ehm, è, è, terribile

Giorgia Sì, terribile, atroce, lo so che mi capisci, tu sei l’unica. Adesso dobbiamo trovarla a ogni costo

 Daniela Stiamo calme, vedrai che ci riusciamo

Giorgia Meno male che sei qui. Tu e lei avete sempre avuto un bel rapporto. Quando vi siete conosciute non c’è stato subito un gran feeling, poi però, pian piano. Veniva in braccio solo a te, a nessun altro (sta per piangere)

Daniela Forse ho ancora qualche suo pelo sul vestito, ah, eccolo! Faccio fatica a levarli, si attaccano

Giorgia Daniela, ho paura 

Daniela Cerchiamo di mantenerci fredde. Questa faccenda del rapimento, Sei sicura? Lola è molto simpatica, ma solo se la conosci a fondo, perché  è già vecchietta e poi abbaia come una matta. Già, se qualcuno l’ avesse presa, avrebbe abbaiato come sempre, no?

GiorgiaFigurati! Lei non ci sta più con la testa e non è detto che se uno sconosciuto le fa  una carezza che in quel momento le piace..

Daniela Ah, così

GiorgiaMa non è finita, il destino si accanisce contro di me

Daniela  Che c’è ancora?

Stella  La mamma. E’ in ospedale. In rianimazione. Un attacco di cuore

Daniela  Mi dispiace davvero,e tu? Che vuoi fare? Vuoi partire? Ti tengo Alice. Dimmi come ti posso aiutare

GiorgiaGrazie ma per ora non serve. Alice è con Carlo, e poi come farei a partire?,  devo stare attaccata a questo maledetto telefono. Milroy è in giro per la città. La mia Lola! Chissà che cosa le stanno facendo in questo momento! Come starà soffrendo

Daniela Cerchiamo di raccogliere le idee. Insomma, esaminiamo l’ipotesi del rapimento… perché? So che a volte i cani  vengono rapiti, ma si tratta di cani costosi, quelli con il pedigrée, oppure di mastini, alani, lupi, boxer.. li rapiscono per farli combattere clandestinamente, fanno le scommesse

GiorgiaLi rapiscono anche per ucciderli

Daniela  Rapiscono i cani per.. ucciderli?

GiorgiaCi fannogli esperimenti per le creme di bellezza, sono come i nazisti

Daniela  Gli esperimenti, le creme di bellezza, i nazisti, Lola rapita per le creme, le creme di bellezza, Lola...

GiorgiaLo sanno in pochi ma è vero.Tu hai ragione. Lola abbaia sempre come una matta ma lei non è molto intelligente, non è come Black

Daniela  Black? Chi è Black?

Giorgia Era. Lui è morto, molti anni fa

Daniela  Racconta

Giorgia  E’ una lunga storia. Era un pomeriggio d’estate e faceva molto caldo. In giro non c’era nessuno. Ero sola. Con i compagni avevamo appena finito un sit-in di protesta davanti al carcere perché non volevano darci il permesso di visitare i carcerati ma alla fine l’avevamo spuntata. Io mi sentivo depressa, senza più forze, senza più motivazioni. Ero in piazza quando, vicino alla fontana, vedo un po’ di gente che guarda schifata una massa nera stesa in terra. Mi avvicino. Era un cane coperto di sangue e fango, sembrava morto, respirava appena. Mi avvicino e lo prendo su. La gente mi scansa, mi guarda come se fossi matta. Trovo un tassista, gli dico che lo pago il doppio se mi porta subito dal primo veterinario, quello mi fa salire ma devo tenerlo in braccio per non  sporcargli i sedili. Il veterinario dice che non c’è più niente da fare e sta per fargli l’iniezione, ma io me lo porto via, ancora vivo, a casa. Lo lavo, lo medico. Black è ridotto troppo male, le ferite sono profonde e infette, non ce la può fare, ma voglio tentare lo stesso. Per giorni e giorni lui rimane disteso sulla coperta senza mangiare, con gli occhi chiusi, ma almeno respira. Io non esco più di casa. Può morire da un momento all’altro. Finalmente una mattina mi accorgo che ha bevuto un po’ di latte nella ciotola. Lui è forte, robusto e vuole vivere. Ogni giorno un piccolo passo avanti, dopo circa un mese è finalmente guarito. Un miracolo!

Daniela E poi?

GiorgiaComincia la nostra storia. Lui ha un carattere difficile, fiero, se cerco di accarezzarlo si scosta, non gli picciono le smancerie. Quando usciamo, del  guinzaglio nemmeno a parlarne. Certi strattoni che devo levarglielo per forza. Quando ce ne andiamo sull’argine a passeggiare si mette a caccia di pantegane, le scova, le uccide spezzandogli il collo con un colpo secco, e poi se le mette in bocca, corre da me e me le butta sui piedi come un regalo

Daniela Che schifo!

Giorgia Lui era un combattente, un guerriero. Non l’ ho mai visto tirarsi indietro, nemmeno quando aveva contro due, tre randagi di quelli cattivi, più grossi di lui. Li affrontava comunque. Aveva riflessi fulminei, una muscolatura potente, il pelo folto, nero, lucidissimo.. 

Daniela  E con le cagnette? Black sarà stato un conquistatore

GiorgiaNo, per quello non era molto interessato al sesso

Daniela Blackti cambia la vita

Giorgia Sì, con lui accanto mi sentivo più forte, più serena. Tutto mi scivolava addosso con facilità. Carlo mi tradiva? E io e Black uscivamo a passeggio sull’argine. Carlo voleva fare il solito giochino della coppia aperta? Guardavo Black e prendevo le distanze. Clemente mi tormentava con la sua gelosia? Tanto c’era Black accanto a me

Daniela  Clemente chi?

Giorgia Ma sì, te l’ho già raccontato, era quel famoso professore

Daniela Quello matto come un cavallo che ti metteva lo smalto alle unghie dei piedi, ti  faceva il bagno, quello del taxi ?

Giorgia (sorride)Questa storia del taxi ti è rimasta impressa, vedo... Sì. Con lui ho scopato persino in taxi

Daniela  E poi, com’è finita?

Giorgia Non lo sopportavo più. Era fuori di testa, e poi c’era sempre Carlo che mi girava intorno

Daniela   No, con Black

Giorgia  (esita)Black,vedi, lui ogni tanto mi lasciava, voleva sentirsi libero. Io non potevo fare niente per trattenerlo. Dopo un po’ mi ero abituata a questo rito, stava via anche qualche settimana ma poi ritornava sempre a casa

Daniela E una volta non è più tornato

Giorgia No, no. Questo non sarebbe mai potuto succedere. E’ successo che una sera stavo cenando con Carlo. Pioveva a dirotto, era buio pesto. Black va alla porta. Era il solito segnale. Dovevo aprirgli e lasciarlo andare. Io non volevo, avevo un brutto presentimento. Cerco di resistere. Niente da fare, devo aprirgli la porta.  Lui  si precipita in strada. Sento lo stridio dei freni di un’automobile e vedo Black steso a terra. Lo prendo in braccio. Lui mi guarda e..

Le due amiche rimangono in silenzio, commosse da quel ricordo. Le luci si abbassano.

SCENA III

Luci. Lo squillo del telefono. Giorgia fa cenno a Daniela di rispondere. E ancora scossa dal ricordo di Black.

Daniela Carlo, che c’è? Come?! Giorgia, ascolta! Carlo sta dicendo che Milroy ha trovato Lola e sta arrivando qui con lei

Entra in scena Milroy, ha in braccio una cagnetta con un cappellino, un cappottino e persino un paio di scarpine. Urla di gioia di Giorgia.

Giorgia Lola, tesoro mio, volevi farmi morire di paura, eh?

Daniela  Milroy, racconta

Milroy Unragazzo ha riconosciuto Lola dai manifesti e mi ha telefonato. Siamo andati insieme a quell’indirizzo. Lola mi ha riconosciuto subito e mi è saltata addosso 

Daniela Che indirizzo?

Milroy Di quella donna

Daniela Quale donna?

Milroy  La donna della stazione

Daniela  Ah, quella che ha trovato Lola, in stazione

Milroy  Quella che l’ha rapita

Daniela Che?

Milroy  Quella che se  l’è portata via, che l’ha rapita 

Daniela  Rapita?, rapita…

Giorgia Ma sììì, una pazza! Ma guardate come me l’ha conciata! Le scarpine, il cappellino, il cappottino, poteva farmela ammalare, povero tesoro mio!

Daniela Rapita …

Giorgia Daniela, che ti prende? Calmati adesso, è tutto finito. Ragazzi, ci è andata bene, Lola è qui con noi e adesso ci possiamo rilassare. Qui ci vuole subito un bel caffè e poi tutti insieme a festeggiare il ritorno di Lola. Poverina, chissà come deve aver sofferto! Alt. Prima devo telefonare alla mamma. Sarà stata in pensiero per Lola e poi, con quello che le è capitato…

FINE

Atto unico  di Ombretta De Biase

Commedia brillante

Attori -1

Attrici -2

PAMELA

Di Ombretta De Biase

Pamela è una donna matrioska in quanto,  nell’arco di una giornata, passa dall'involucro di Pamela-mamma in conflitto con una mostruosa torta ai mirtilli, a quello di Pame­la-manager, arrogante e senza scrupoli, in conflitto  con i colleghi, e infine a quello di Pamela-donna-di-mondo, sensuale e spregiudicata in conflitto con le ‘befane in Dior’. Pamela, riesce a ritrovare se stessa, al­meno in parte, rinchiudendosi, di tanto in tanto, in una stanzina angusta e caotica che la salva ma anche la imprigiona. Il gioco potrà reggere solo fino a quando tale piccolo spazio rimarrà  inviolato. Può un  ‘piccolo spazio tutto per sé’ essere l’antidoto alla follia?

Rappresentazioni: Milano 1991, Teatro “Ascanio Sforza” ; Padova 1993, teatro “Laterale” con Maria Teresa Raina, regia di Francesca Bonelli; Milano 2003, Spazio Celebrity , con Lavinia Del Roio, Marina Pillinini, Paola Ronchetti, regia dell’autrice 

PERSONAGGI :

Pamela  una donna  in carriera
Andrea  il figlio sedicenne

Carla  la figlia quattordicenne

Sergio  il marito, una voce che arriva dalle quinte

Nota di regia

Lo spazio scenico è diviso in due parti. A destra c’è una cucina con una dispensa e un  tavolo, a sinistra, diviso da una parete garzata, uno stanzino pieno di cianfrusaglie, una poltroncina sfilacciata, stoffe coloratissime e un pupazzo di stoffa molto grande…

SCENA I

Pamela sta dormendo, rannicchiata nella poltroncina del suo stanzino pieno di cianfrusaglie, stoffe coloratissime, un gran cesto pieno di abiti e un pupazzo con le treccine gialle seduto accanto a lei che sembra guardarla. Indossa una corta sottoveste. Si sveglia, si  stiracchia, si stropiccia gli occhi, guarda la bambolona che chiama “cicetta”

Pamela Buongiorno, cicetta, dormito bene? Oggi mi sento piena di energia. (butta l’occhio su uno scialle di pizzo) ma dimmi tu se non sono brava. Due metri di pizzo con tre euro. E questo (un golfino striminzito)? Puro cachemire, dieci euro. La mia bancarella preferita. Stai tranquilla. Occhialoni e foulard e non mi riconosce nessuna, nemmeno tu, e poi lo sai,  a ravanare sul banco sì e no che vedi le mani, nessuna si sogna di guardarti in faccia per paura farsi fregare sotto il naso lo scampolo che ha puntato. Eh sì, tesoro, ha fiuto la tua Pamela! Me lo dicono anche in ditta. Sei fiera di me?(fruga nel cestone) Lo so che me lo dici sempre, che prima o poi dovrei mettere ordine qua dentro, ma non c’è mai tempo.  (Tira fuori una gonnellona molto colorata)  E guarda questa! Da dove salta fuori? Dieci, macchè di più, anni fa, preistoria. Che tempi! Te li ricordi, ciccia? Io e te in corteo, con gli striscioni, a urlare “l’utero è mio e me lo gestisco io”. All’inizio mi sembrava una cazzata, ovvio, mi dicevo, di chi dev’essere il mio utero? E invece no, avevate ragione voi, non era così ovvio. Dici bene, allora ci sentivamo unite, potenti, io col padre notaio mangiapreti e tu col padre fruttivendolo devoto a sant’Antonio. (sospira) E adesso eccoci qua, io e te, sole. Finito, stop. Ma no che non sono triste!, è solo che. Certo che non è colpa nostra, è la vita, si cambia. Ma basta con i ricordi (butta la gonnellona in un angolo), via questo straccio, pensiamo a stasera. Dì, cosa mi metto? Vediamo (raccoglie un po’ di vestiti che scarta man mano, infine sceglie un vestito rosso di seta) Eccolo, è il mio preferito. Guardami. Non fare la bacchettona. Sì, mi mi  fascia un po’. Troppo? Dai, ma le vedi le altre come si conciano? (si guarda nella specchio, e si denuda rimanendo in slip). Questo (il seno) intanto è tutto d.o.c., genuino al cento per cento e sta ancora su che è una meraviglia, altro che quelle palle di silicone appiccicate agli sterni carenati delle sbarbine anoressiche. E le dame in Dior, ricucite dalla punta dei capelli alle unghie dei piedi? Sì, cara, vedrai. Stasera le straccio tutte, sbarbine e carampane (imita il birignao delle dame) “ amore, a Parigi l'ultima collezione di  Saint Germain era a dir poco di-vi-na!..”  Altro che Parigi, è a Lourdes che dovete andare a vestirvi, con quei culoni rasoterra, il triplo mento e la cellulite che esce fuori pure dagli occhi. E i gioielli? Di’, ma glieli hai mai visti i gioielli? Oro, perle, diamanti, rubini, smeraldi. Sembrano tanti alberi di Natale, pure sbilenchi. Poverette, mi fanno anche pena, in fondo, molto in fondo. Ma come sei seria stamattina! Non fare la solita bacchettona, ridi ogni tanto! Ironia, te lo dico sempre, a te manca solo l’ironia, per il resto sei perfetta. Ssssss! Taci. (guarda allarmata verso la parete garzata, sporge l’orecchio si stringe nella vestaglia)  Che sarà stato? Dobbiamo stare molto attente. Basta un niente e siamo fritte. Falso allarme. E non dire che sono paranoica. Lo sai meglio di me quello che può succedere. Dai, non litighiamo, ci restano solo pochi minuti. Dicevamo? Ah, le carampane cucite e ricucite. Quelle parlano solo di diete e poi non appena avvistano un vassoio di tartine o pasticcini, si avventano sopra come iene. Si spintonano, si danno calci negli stinchi, strizzano i poveri bignè con quegli artigli rosso sangue che gli esce la crema da ogni parte, come le lacrime. Noi no, stiamo attente noi alle calorie. Se cominciamo ad andare fuori taglia è finita e alla nostra età finisce che  ti si fila solo se hai  soldi.  A proposito, quel Paolo, ma sì, il nuovo di quella superstronza della Barani. Al Voglia Pazza l’altra sera mi guardava in un certo modo che… E vorrei vedere! Con quel cesso che si ritrova a dover sollazzare. Ma che vai a ricordare?, Quale grande amore? Mi ha fregato una volta, adesso basta.. (Come se si vedesse in uno specchio immaginario, osserva le rughe nasolabiali) Queste però sono maledette. Mi fanno sembrare un basset-hound  in crisi depressiva.  Così  (con i capelli che porta sciolti e vaporosi) per ora rimedio, poi si vedrà. Le punture no, ci fanno la faccia che poi, se ti scappa una risata, bozzi di qua, bozzi di là. No, per ora niente lavori di sartoria, poi si vedrà. Oddio, eccoli. Zitta!

Un rumore, entra in scena Andrea, il figlio,  e va verso la parete garzata.

Andrea  Mamma, sei lì dentro? Dai, apri

Pamela   Arrivo, tesoro, un secondo

Andrea   Apri, dai! Che strazio tu e quel cesso di stanza

Andrea va verso il tavolo. La luce fioca che illuminava lo stanzino a sinistra si spegne. Pamela è ora nello spazio a destra, indossa una lunga vestaglia di seta, sembra un’altra donna. Non è più la donna svagata, e allegra della piccola stanza, ma una donna impaurita, nevrotica. Si avvicina al figlio e lo abbraccia, poi comincia a trafficare con la colazione.
Pamela    Tesoro, già in piedi? Di solito ti ci vogliono le cannonate
Andrea     Mamma, perché ti chiudi sempre lì dentro?
Pamela  Amore, non cominciare. Piuttosto, cosa ti preparo per colazione? (Pamela tira fuori dalla madia ogni tipo di cibo, come per una colazione pantagruelica, e comincia a trafficare con un’enorme terrina in cui versa: uova, farina…)

Allora vediamo, burro, marmellata, biscotti, formaggio, prosciutto, uova, pancetta, toasts.. oddio, perdonami tesoro, non trovo i mirtilli eppure ero certa

Andrea Che ci fai lì dentro? I riti satanici?

Pamela guarda freneticamente dappertutto, sotto il tavolo, nella madia

Pamela  I mirtilli per la tua torta dove sono andati a finire? Dove siete maledetti? Venite subito fuori. Eccovi. Credevate di farmela, eh! Andrea, ti prego, quando arriva tua sorella niente liti, mi raccomando. Sai com’è fatta quella

Andrea  E’ una rompiscatole 

Pamela  E tu che sei diverso, devi pazientare, non devi stuzzicarla

Andrea   Ma se comincia sempre lei!

Pamela  Amore, lo so, ma tu che capisci devi sopportarla (passa la mano fra i capelli del figlio) Andrea, sono unti!, chiamami quando esci dalla doccia, ti faccio lo shampoo in un attimo

Andrea  Quella non la sopporto

Pamela  E’ tardi. Tua sorella dorme ancora

Andrea Dorme sempre quella

Entra in scena Carla, è assonnata e ancora in pigiama

Carla Chi é che dorme sempre?

Pamela Buongiorno, Carla. Nemmeno si saluta  la mamma adesso?

Carla   Che c’è per colazione?

Pamela   La torta ai mirtilli è quasi pronta

Carla   Puah! Mi fa schifo, dagliela al tuo cocchino, a me cioccolata con panna, due toast burro e pancetta  e due  brioches al  miele, calde, mi raccomando

Pamela   Carla!

Andrea   Se no muore di fame, il culo a mongolfiera

Carla   E a te che ti frega, (alla mamma) vabbè cioccolata senza panna, uffa!

Pamela (si innervosisce, i suoi gesti diventano frenetici, è evidente che i figli la intimoriscono) Carla, sei volgare. Per favore  ragazzi, non litigate

Andrea   Cozza lardosa, non ti si fila nessuno

Carla  E a te ti  mandano tutte in bianco, pure quella cessa della Ricucci ti ha mandato a stendere

Andrea   Non è vero. Stronza!

Carla     Uno e settanta di merda
Pamela  Smettetela!  Basta!
Pamela è sempre più agitata e continua a lottare con tazze, cibi etc...

Carla    Mamma, quella puttana della prof di scienze mi odia

Andrea  Mamma,è lei che non capisce niente, non sa nemmeno  copiare

Carla   Mamma, quellanon è americana, è inglese

Pamela  Inglese? Che storia è questa? Con quello che ci costa la vostra scuola

Andrea   Ma va’, la prof  è bravissima

Pamela Andrea,  se non è americana non va bene. Dovete imparare l’americano, non l’inglese

Carla  Te lo giuro

Pamela   Va bene, ti voglio credere. Parlerò con il direttore

Andrea  ( a Carla) Brutta palla di lardo, adesso la farai licenziare

Pamela   Tesoro, cerca di capire, se quella è inglese non può lavorare nella vostra scuola, sapete bene quanto ci costa

Carla   Quella è inglese

Andrea le dà pugno sul braccio e Carla gli dà  un calcio sotto il tavolo. I due cominciano a lanciarsi pezzi di pane, posate…Pamela non è in grado di separarli

Pamela   Basta smettetela, non ne posso più di voi due, state sempre a litigare  

Andrea  E’ colpa sua

Carla    Lasciatemi in pace voi due!, ce l’avete sempre con me

Pamela  Adesso basta e filate a vestirvi. Andrea, tesoro, avvisami quando esci dalla doccia, vengo a farti lo shampoo

Andrea esce di scena

Voce di SergioPamela, smettila con questa storia dello shampoo. A sedici anni il cocchino sarà pure capace di farselo da sé, lo shampoo

Pamela (alle quinte) Sergio, per favore, non ti ci mettere anche tu stamattina e poi bada a tua figlia, è un disastro a scuola, ha avuto una pagella orribile

Carla (alle quinte) Papà non le credere, non è vero

Voce di SergioVa bene, tesoro, sta tranquilla, ci pensa papà.Pamela, ne parliamo poi

Pamela  Al solito, ne parliamo poi, ma poi quando? Non c’è mai e quando c’è o è troppo stanco o deve lavorare o non ha tempo (Carla va verso la stanzina) Carla, dove stai andando?

Carla   I miei jeans, sono lì dentro?

Pamela No che non sono lì dentro. Non potrebbero mai essere lì dentro e lo sai. Va’ a prepararti, svelta, è tardissimo

Carla  (rinuncia) Che stress tu e quel buco di stanza! Ha ragione papà quando dice che  sei  solo una povera pazza  (esce di scena)

Pamela è sola nello spazio caotico della cucina, cibo e sporco dappertutto, anche la sua faccia è sporca di farina, continua a mescolare meccanicamente la torta nella gigantesca terrina. Dalle quinte arriva la voce di Sergio

Voce di Sergio  Pamela, domani abbiamo a cena quelli della Soveco, mi raccomado

Si sente il rumore di una porta che si chiude. Pamela, sempre continuando a mescolare la torta nella terrina, comincia a parlare fra sé come se recitasse una giaculatoria

Pamela Pamela le cene, Pamela il giro giusto, Pamela gli affari, Pamela i soldi, Pamela mamma, Pamela la scuola, Pamela i calzini, (isterica) Pamela, Pamela, Pamela … (si calma) Adesso sono diventata un’incapace, una rompiballe, in società o parlo di cazzate o dei cazzi miei, se mi va di andare in  chiesa è perché voglio farmi il bidè, all’anima... invece lui ne ha una a ogni angolo! Noi siamo una coppia aperta, dice, siamo liberi, dice, abbiamo superato la gretta mentalità borghese, dice, abbiamo fatto la rivoluzione, dice. Già, la rivoluzione (sorride fra sé con scherno)! E adesso che fa il mio caro rivoluzionario? Le sue squinzie le invita a cena nei migliori ristoranti, con tanto di fiori e regalino giusto, mentre io le sue cene devo preparargliele in casa, al riparo da occhi e orecchi indiscreti.Fosse per lui, non vorrebbe nemmeno il cameriere filippino a servire a tavola… Certo che è bravo devo riconoscerlo, non si è mai fatto fregare, è rimasto a galla quando gli altri vedevano il sole a scacchi, al tempo di tangentopoli. Il mio Sergio è in gamba. Me lo invidiano tutte. Be’, se lo confronto con i loro mariti c’è poco da discutere, il mio è meglio. Quelli sono pesci lessi pronti solo a fregarsi, a farsi a pezzi, a sbranarsi fra loro. Oddio la cena!, Che gli preparo?, le foglie di alloro fritte vanno sempre alla grande, poi gamberi in salsa di mandarino, arancini di riso con uvetta di Tunisi, filetto di manzo flambé con petali di rose allo champagne. Bene. Già, ma il dessert? Che gli preparo per il dessert? Un’idea, mai che mi venga  un’idea per il dessert

Pamela accende una sigaretta, tira un paio di boccate e poi mette le mani fra i capelli.

Pamela   Ah, come sono stanca!

Buio il tempo necessario

SCENA II

Pamela ora è in un cono di luce, in proscenio.  Indossa una giacca dal taglio maschile e una calzamaglia. E’ raggomitolata in terra con la testa appoggiata alle ginocchia, sembra che dorma. Accanto a lei c’è una sedia su cui è appoggiato un fascicolo d’ufficio. Rialza lentamente la testa. La sua espressione ora è dura, decisa. Chiama la sua segretaria, Manuela, quella non risponde e Pamela si alza e  comincia a passeggiare nervosamente

Pamela  Manuela?!.. Ti pareva. Quella non è ancora arrivata e io sono in ufficio da un’ora. Queste sbarbine vogliono fare solo i loro comodi. Ai miei tempi ci davamo da fare. Abbiamo fatto la rivoluzione, noi! Ci facevamo rispettare, altro che sgomitare a forza di dimenare qua e là culo e tette. Noi il cervello lo usavamo, non lo buttavamo nel cesso. E lo usiamo ancora. Ed ecco qua la prova (apre il fascicolo che ha in mano). Se non stai all’erta, c’è sempre qualcuno che ci prova a  infilarti un coltello fra le scapole. Io me lo aspettavo. Troppo  leccaculo quel Sabelli. (imita) “cara Pamela di qua, cara Pamela di là… sei eccezionale, fantastica, una manager purosangue..”, ha provato pure a fare il cascamorto. Quello non ha capito con chi ha a che fare. Fregare me, Pamela Conti, la colonna portante dell’azienda. Ma gliela faccio pagare. Ma come? Umm, trovato! Stavolta mi diverto davvero. Due piccioni con una fava. Mi libero di quella scansafatiche e contemporaneamente gliela piazzo nel suo ufficio, come se gli facessi un favore, una cortesia. Lui è sempre a corto di segretarie perché ci prova con tutte e quelle finisce che prima o poi se ne vanno. Quel gallinaccio spennacchiato si crede un adone e mica va a pensare che.. Molestie sessuali. Bè, in questo caso il molestato sarebbe lui ma non stiamo a sottilizzare. (alle quinte, con voce suadente) Manu, tesoro, ci sei? Dobbiamo parlare, forse ho una gran bella notizia per te..

Pamela, soddisfatta, accende una sigaretta, tira un paio di boccate e poi mette le mani fra i capelli.

Pamela   Ah, come sono stanca!

Buio il tempo necessario                                                      

SCENA III

E’ notte. Musica-disco ad alto volume. La piccola stanza è illuminata. Pamela entra in scena da sinistra. Indossa il minivestito rosso, è appena rientrata da una festa, sembra euforica, entra nella sua stanzina. Si toglie le scarpe e poi lentamente le calze  e comincia a ballare  in modo sensuale e grottesco finché crolla, stanca sulla dormeuse. Guarda la bambolona con dispetto.

Pamela Cicetta,  che c’è? Perché mi fissi così? Sono contenta, va bene? Stasera ho fatto un figurone al cocktail dei Girondi.. Gli uomini mi puntavano in un modo! Certo, proprio in quel modo, che c’è di male? Smettila di fare la bacchettona. Le dame in Dior sprizzavano invidia da tutti i pori. Una goduria. Uffa! Ormai sono diventata un’altra, non mi riconosci più e bla-bla-bla.., ma, tesoro mio, alla nostra età non si può mica continuare a fare le barricate! Per cosa, poi? Dobbiamo adattarci, pensare ai figli, al loro di futuro, ormai il nostro ce lo siamo giocato mia cara, e se c’abbiamo un marito del cavolo ci conviene tenercelo, tanto, più o meno, l’uno vale l’altro. Per gli uomini valgono solo le due S, sesso e soldi, il resto non conta. L’importante è che qui noi due, insieme, siamo felici. Non sei d’accordo? Devi dirmi la verità. Fra noi non ci sono segreti. Noi ci diciamo sempre la verità. Dai, vieni, facciamo pace

Pamela prende in braccio la bambolona e si stende con lei sulla dormeuse. La luce nello stanzino si spegne di colpo.

Voce di Pamela   Ah, come sono stanca!   

FINE

Atto unico - Commedia brillante

Attrici 2

LILI

Claudia e Lili sono due sorelle unite da un profondo legame affettivo che rende Lili dipendente da Claudia in una sorta di costante gioco delle parti. Accade però che  un “atto”  imprevedibile di Lili arrivi a sparigliare il gioco.  La domanda è: nei rapporti del tipo: leader-gregario chi è che schiavizza chi?

Rappresentazione: Milano 2003, “Spazio Celebrity “ con Lavinia del Roio e Paola Ronchetti regia dell’autrice

PERSONAGGI:

Claudia  psicologa

Lili   insegnante

Note di regia

Le due sorelle occupano ciascuna metà della scena. Ogni metà è caratterizzata da pochi oggetti che debbono denotare personalità opposte. I due personaggi possono essere interpretati da due attrici diverse oppure dalla stessa attrice, se se la sente. In questo caso uno dei due spazi sarà alternativamente al buio.

SCENA I

La scena è divisa in due ambienti da un separé di vimini o altro. A sinistra c’è il “territorio” di  Claudia, formato da un piccolo tavolo  con un computer, fogli sparsi e un telefono,  a destra c’è il “territorio” di Lili  con una poltroncina rosa e un telefono appoggiato a terra. Claudia in sottoveste di seta sta lavorando su degli appunti, a destra Lili, con indosso un camicione rosa è rannicchiata nella poltroncina e guarda torva il telefono.

                                                          

Lili  (piagnucola)  Lo sapevo, non telefona. E io che sto male. Dio che fitte! Eppure lo sa che  sto male, ho vomitato l’anima stanotte, non ho chiuso occhio,  ma  lei se ne frega, ha troppo da fare lei, la donna super, l’intelligentona, la sessantottina. Stavolta non la chiamo. No, non devo chiamarla

Lo squillo del telefono. Lili lo guarda rabbiosa per qualche istante 

 Ah, eccoti, ti sei decisa, e io non ti rispondo. Io sono morta, ho avuto un’emorragia e sono stesa in un lago, un lago di sangue

 

Gli squilli continuano finché Lili afferra la cornetta e investe l’ascoltatore

 Dovevi telefonare due ore fa, te ne freghi tu, io sto per morire e tu te ne freghi.  Potevo essere già morta, affogata in un lago di sangue… Antonio, sei tu?  Scusa, scusa. No, no, tranquillo, niente sangue, dicevo così, non sto poi così male, insomma dicevo per dire, è solo che lei doveva telefonare e io sono incollata a questo maledetto telefono già da due ore. Come chi? Mia sorella, Claudia. Lei mi controlla, deve sapere sempre tutto, minuto per minuto, mi ossessiona. E’ una parola! Prova tu a liberartene se ci riesci. Sì, ci ho provato ma  quella poi dà di matto. Mi sta col fiato sul collo, dice che nelle mie condizioni sono fragile, umorale, instabile “più del solito”,  “più del solito”, capito? Se ne approfitta perché fa la psicologa. Sai com’è fatta, e sì che lo sai! Le hai fatto anche il filo. Certo, era prima di conoscermi, non voleva essere un rimprovero, cucciolone mio. Caro, tu sei il mio tesoro, lo so che mi ami tanto. Come, scusa? Ah, se anch’io ti amo?  Certo che sì, come puoi dubitare? Un avviso di chiamata, scusa, ti richiamo poi

Lili riattacca e fissa ostile il telefono che rimane muto, gli parla come se fosse la sorella Claudia.

E allora? Era occupato  e richiama, no? Era solo Antonio, chi vuoi che fosse, non te la sarai mica presa e adesso non mi richiami? Uffa! (Imita il  tono deciso, perentorio della sorella)  Antonio è un complessato, un depresso cronico. Non ne caverai niente. Tu non puoi capire, non sei in grado di gestire i problemi…(riprende il suo solito tono) Dio quanto mi fa incazzare quando dice così. Io non ho gli strumenti, non posso capire, lei invece sì, lei capisce tutto,  lei è la donna-super, lei ha fatto le barricate a Parigi, la sua vita è girata tutta al massimo, non se lo scorda nemmeno al cesso. Però con gli uomini ti è andata sempre buca, eh, sorellina! Nemmeno una settimana ci resistono con te, li fai scappare tutti

Luce sullo spazio di Claudia. Sta mangiando una mela e sistemando i suoi appunti in una cartella

Claudia E anche questa è andata, mi sono tolta la soddisfazione di cantargliene quattro a quelle mummie della società psicanalitica. Trecento euro a seduta e, mentre il povero cristo racconta le sue angosce, loro che fanno? Si concedono quarantacinque minuti di sonno ristoratore. Secondo me si mettono anche a russare, ma tanto che importa, quale paziente oserebbe dirglielo? Anzi, quei disgraziati si rifiutano persino di pensarlo. Si autocensurano. Quelli sono gli dei, ti guardano e hanno già capito tutto, però non te lo dicono, se no che gusto ci sarebbe? Certo che adesso devo pararmi il culo. Sono vendicativi, sono capaci di farmi licenziare dall’istituto. Meno male che ho quel progetto con Silvano, lui è uno in gamba, ha fatto le barricate, quelle serie, quelle di Parigi. Mettiamo su uno studio in un piccolo centro tranquillo e al diavolo i baroni della psicanalisi! Mi sistemo per la vita. Uffa! Ma non si potrebbe vivere in pace? Se mi gira finisce che mi faccio anche un figlio. Non con Silvano però. Lui è un buon compagno ma è troppo appiccicoso, sottosotto è rimasto un piccolo borghese con l’imprinting genetico del cattolico. Boh, qualcuno lo trovo, purché non rompa. Può bastare anche un soufflé insipido come Antonio, morbido e che si ammoscia subito…Oddio Lili! Chi se la sente ora. Dovevo telefonare. Da quando è rimasta incinta è diventata ancora più insopportabile. (imita la sorella Lili) Claudia, sto male!  Mi viene da vomitare, non ho chiuso occhio tutta la notte, ho la febbre, ho mal di testa, ho la schiena spaccata, le pulsazioni a mille…(riprende il suo solito tono). Adesso  è di moda il lago, il lago di sangue (imita ancora la sorella) Claudia, sono svenuta! Un giorno mi troverai in un lago di sangue… Scema, da bambine abbiamo fatto corsi di nuoto a go-go!, e nuotaci nel tuo lago di sangue, io non sono il tuo salvagente. Dio, Lili, sei mia sorella, ti ho fatto da mamma, ti voglio un bene immenso ma sei una tale rompiscatole, sei troppo indecente..  (Lo squillo del telefono la fa sobbalzare). Eccola, ti pareva!

Claudia tira su la cornetta con due dita come se scottasse e subito la allontana dall’orecchio

Claudia  Non urlare, non sono sorda. Stavo per telefonarti, mi hai solo preceduta. Non potevo prima, una riunione improvvisa. Lo sai com’è il mio lavoro. Insomma, che gli dicevo ai colleghi? Scusate ma devo telefonare alla mia povera sorellina che non è che sta male ma è solo un po’ incinta? Va bene, se vuoi dire che me ne sono dimenticata, me ne sono dimenticata. Per piacere Lili, non è successo niente. Sì, sì, un giorno o l’altro ti troverò in un lago di sangue, (fra sé) affogata, spero. Ma no che non ti prendo in giro. Senti, sono stanca e.. ah, hai mal di stomaco, hai anche vomitato. O.k., dammi mezz’ora, faccio una doccia e arrivo. (butta giù la cornetta) Uffa, finirà mai questo tormento!

Luce su Lili che, raggomitolata in poltrona, si alza, si stiracchia e comincia a muoversi nel suo spazio. Il suo pensiero fisso è sempre rivolto alla sorella.

Lili  Bene, sta arrivando, la stronza. Io la scoccio sempre, anche al lavoro, tutti i miei uomini o sono delinquenti o sono coglioni. Lei non ammetterà mai che tutti quelli che fanno il filo a lei, poi, appena mi vedono,  la mollano e mi si appiccano addosso. E che ci posso fare? Mica è colpa mia se lei  li fa scappare con quell’aria da “so tutto io e tu sei solo un  bel maschio ignorante”. E’ invidiosa, appena vede che mi avvicino a qualcuno che le piace mi guarda di traverso, però se ne sta zitta, non protesta. E certo! Dovrebbe ammettere che io sono meglio, sono più bella, più femminile, più donna. Anche con Antonio. Lui le faceva il filo prima di conoscermi. E’ stato lui a confessarmelo, lei figuriamoci! Antonio, il mio Antonio. Anche lui, però, che strazio! (imita Antonio) Lili amore, sta attenta, non bere, non fumare, e mangia, e dormi e…Un martello pneumatico, un’ossessione, e poi adesso, (si guarda il ventre) con la storia di questo bambino qui dentro, un bambino! Non lo sento. Nemmeno mi pare di essere incinta, a volte me ne dimentico. Certo, potevo abortire ma perché poi? Non me la sono sentita e tutto sommato lei l’ ha presa bene. Sembra che diventare zia le faccia piacere. (imita la sorella) Lili, se vuoi tenerlo tienilo, possiamo tirarlo su senza problemi. La figura paterna? Tutte balle, so quello che dico. E ti pareva?  Secondo lei il padre è importante sì, ma dopo, quando il pupo cresce, ma a quel punto, dice, basta un amico giusto, un insegnante, un partner azzeccato, insomma per lei un padre non è indispensabile. Bè, certo lei queste cose le ha studiate e, se lo dice, sarà così. Però, sarà poi vero che un padre serve ma solo di rimessa?  

Le luci si accendono nella spazio di Claudia. Si sta vestendo per andare ad una festa. In sottofondo  una musica rock.

Claudia  Stasera da Marcello dovrebbe esserci anche quel Roberto, bel tipo, merita la mia attenzione.  Meno male che Lili è fuori gioco adesso. Appena vede che uno mi fa il filo, comincia a fare la svenevole, la gattina in calore e quelli finisce che le sbavano addosso, ovvio, sempre maschi sono. In questo è brava, lo riconosco, ma io non me la prendo e poi è sempre la mia sorellina isterica e bisognosa, come faccio a mettermi in competizione con lei? (lo sguardo cade sul telefono). Se adesso mi telefona comincia con le fitte, il mal di stomaco, il bambino, il lago di sangue… (stacca la cornetta).  Eccoti sistemata. Lili, ti voglio bene ma non puoi starmi sempre appiccicata alle costole. Ho bisogno di aria, di libertà.  Con tutti i casini che mi combini, poi. Non posso mai lasciarti sola. Tutta una vita a badare a te. Mamma se ne fregava, lei era come le dive dei telefoni bianchi, seduttiva e sempre appiccicata a papà. Vabbè non era colpa sua, erano i suoi tempi! E adesso ci mancava anche il bambino. Te lo vuoi tenere e va bene, ma poi non affibbiarmelo! Già, è come dirlo. Tanto lo so che dovrò occuparmene io. Figurati se quel rimbambito del padre se ne potrà mai fare carico, con quello che guadagna, poi!  Lili, se non ti volessi così bene.. (riattacca la cornetta) D’accordo, ti attacco, non si può mai sapere

Appena riattacca  ecco  lo squillo del telefono. Claudia  sobbalza

 

Lo sapevo! (al solito, tira su la cornetta con due dita)…Lili, intanto non urlare, non sono sorda. Come sarebbe con chi stavo parlando? Con ness... ah, sì, ehm, con un collega. Che c’è ancora? Per favore Lili, sto uscendo. Come sarebbe dove devo andare? A cena da.. da Elena, sei soddisfatta? Sì, lo so che stai male ma se succede qualcosa mi chiami al cellulare, no? Potrò avere anch’io una vita sociale, privata, mia. E poi con te c’è Antonio. Non dovevate cenare assieme? Ah, mi pareva. Bene, sta arrivando, di che ti preoccupi allora!, c’è lui. Non è la stessa cosa, d’accordo, ma non sei sola stasera. Va bene. Ti chiamo appena rientro. Tranquilla e mangia qualcosa, stai dimagrendo troppo e nelle tue condizioni... a più tardi, baci 

Luci su Lili. Ha appena messo giù. E’ chiaro che la telefonata con la sorella l’ ha irritata.

Lili  (fra sé) A cena, da Elena, non ci credo. Si odiano. Anzi è Elena che la odia per quella vecchia storia con un suo ex. (Riflette) Però, chissà perché non mi ha voluto dire dove andava. Si vede che gli piace qualcuno e non vuole che lo conosca. E’ talmente gelosa! E adesso ce l’ha su con Antonio. (Imita il tono della sorella) Tu non lo ami, lascialo, se é per il bambino non hai bisogno di lui. Come sarebbe? Lui è il padre, mio figlio ha diritto a suo padre, anche se è uno sfigato come Antonio. E poi non ho mica detto che voglio sposarmelo. Non ci penso nemmeno. (Imita ancora il tono della sorella) Il matrimonio è un’istituzione vetero-borghese, ma ti ci vedi con un uomo in casa  che ti sta sul collo dalla mattina alla sera? E se poi, a un certo punto, ti viene voglia di farti passare un capriccio, di avere una storia con uno che in quel momento ti piace?, non puoi perché devi fare tutto di nascosto e poi ti vengono pure i rimorsi. Sposarsi è un’istituzione superata dalla storia, se due si amano vanno a convivere, ma non è il tuo caso. Tu non vuoi convivere perché poi ti toccherebbe fargli da mangiare, lavargli le mutande, e bla-bla-bla.. (riprende il tono usuale) Sei una fondamentalista, sorellina, ti auguro di innamorarti alla follia di uno che poi ti costringerà ad andare in giro con il burka. E poi io amo Antonio! Il mio Antonio è buono, premuroso, gentile, gli piace covarmi, lui è la mia gallina e io sono sono il suo uovo, e poi sono sicura che le mutande me le laverebbe lui. Mi fa sentire protetta. Adora già il nostro pupo. Oddio, ne ho avuti di meglio. Alex, e chi se lo scorda!, che scopate magnifiche! Bastava guardarci negli occhi e scattava la libidine. Bruno, occhi azzurri, bello come un dio graco. Lei ha dato di matto. Ammetto che  aveva una qualche ragione. Era un fascistone che si faceva di coca. Lei se n’era accorta.  Mi ha costretto a lasciarlo. Lo so che è mia sorella e mi vuole bene,  però mi stressa 

Va verso un mobiletto e tira fuori una bottiglia di  cognac, la apre e se ne versa un po’ in un bicchiere

Cin cin, alla nostra, cara sorella!

Buio il tempo necessario

SCENA II

E’ passato qualche tempo. Claudia ora occupa tutta la scena. La poltroncina rosa di Lili è vuota, il suo camicione è appoggiato alla spalliera.  Claudia passeggia nervosamente su e giù e guarda il telefono con apprensione.

 

Claudia   Ma dove sarà finita?  Vuoi vedere che, no, impossibile, mancano ancora un paio di mesi.  E’ tutta la mattina che non risponde. Antonio no, quello non lo chiamo. Quell’idiota è capace di mettere su un casino per niente. Ma dove si sarà cacciata? E poi dice che sta male, le fitte, lo stomaco… ma mi sente. Stavolta gliene dico quattro e non mi vede per una settimana, almeno. Incosciente, farmi preoccupare così

Finalmente squilla il telefono. Claudia afferra la cornetta con ansia

Si può sapere dove ti sei cacciata? Antonio!? Scusa ma dovresti lasciarmi il telefono libero, sto aspettando una telefonata di Lili. Ah, Lili è con te. Bene bene. Dimmi. Mi vuoi, mi volete chiedere scusa? Per cosa? Certo che non ti incolpo di nulla ma di che dovrei incolparti poi? Ah, me lo dirà Lili. Lili, sei tu? Tutto bene? No ma mi sono preoccupata, stavo per telefonare agli ospedali, alla polizia, mi è venuto in mente di tutto, un malore, un incidente con l’auto... certo, adesso sono tranquilla, ma perché  mi vuole, ehm, mi volete, chiedere scusa? Prometto. No che non mi arrabbio. Ma Lili, vuoi dirmi che sta succedendo, sì o no?  Va bene, ripassami Antonio. Dico, volete farmi diventare matta? Antonio, tu che sei normale mi racconti cos’è che ha combinato mia sorella? Tu eri contrario ma lei, ho capito, è stata Lili. La colpa è di Lili. La colpa di che? Sono calmissima e poi se non so nemmeno per cosa dovrei arrabbiarmi? Uffa. Sai bene che non esiste nessuna più tollerante di me. Quando si tratta poi delle mattane di mia sorella sono molto, ma molto di più che tollerante, diversamente, dopo trent’anni che mi sta appiccicata sul groppone, sfido chiunque a restare sano di mente. Per caso è un problema di  soldi? Ha fatto un debito? No, allora è per il bambino. E’ successo qualcosa al bambino. Nemmeno. Allora Lili vuole farlo adottare. Ehi, scusa, non ti offendere! Io avevo solo pensato, poteva essere un’ipotesi vista la sua condizione psichica, sì psichica, ma no, non sto dicendo che mia sorella è matta, non è sempre stabile, mai stata. Va bene ripassamela. Lili, qualsiasi cosa, tranquilla, ce la caveremo anche stavolta, io e te insieme, come sempre. Ah, io non c’entro. Che cosa intendi? (Alza la voce) Ho capito, io non c’entro, ma non balbettare, non capisco niente, ripassami Antonio, (fra sé) ma non finirà mai questa storia? Ce n’è sempre una. Antonio, allora? ( Claudia resta qualche attimo in silenzio, poi ripete come in trance) Ah… vi siete sposati, in chiesa, solo i testimoni.. (Il ricevitore le cade di mano)

 Claudia comincia a spogliarsi e poi lentamente  indossa il camicione rosa della sorella, si siede e fissa il telefono che penzola dal filo. Con gesti da automa lo prende e lo riaggancia. Il telefono comincia a suonare ossessivo. Lei lo fissa attonita

Ah, eccoti, ti sei decisa finalmente! E io non ti rispondo, ho avuto un ictus e sono crollata a terra in un lago, un lago di sangue.  

                             

FINE