Tua culpa

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TUA CULPA

Una commedia comico-grottesca

di

Daniele Falleri

Daniele Falleri

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E-mail: dfaller@tin.it

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TUA CULPA

Commedia comico-grottesca

in sei scene

Personaggi:

La Contessa Adele Fornari Decinzi

Suor Zita

Pino, il “Maggiordomo” della Contessa

Ambientazioni:

Convento - regno di Suor Zita

Studio Villa Fornari Decinzi - regno della Contessa


SCENA 1°

Convento.

Buio.

Una leggerissima luce ambrata illumina l’esile figura della Contessa che avanza a tentoni.

Contessa       (Soffocando un senso di insofferenza)  E’ permesso?... Gentilmente, c’è            nessuno?...

Urta una specie di leggio, indistinto nella penombra.

Fruga nella borsetta.

La fiammella di un accendino rivela più chiaramente l’oggetto che aveva urtato: una graticola in ferro battuto per le candele votive.

Le candele sono state sostituite da una serie di lampadine, ognuna provvista di interruttore da accendere manualmente in cambio di una piccola offerta.

La Contessa ne accende una. Poi un’altra ed un’altra ancora fino ad accenderle tutte.

La luce che gradualmente aumenta rivela i tratti della faccia tesi dall’inquietudine dell’oscurità.

La stoffa a fiori dell’abito ostentatamente “elegante” che indossa stride con l’austerità dell’ambiente.

Si guarda intorno.

Contessa       Ma è immenso...

Il diradarsi dell’oscurità rivela alle sue spalle una grata ad un’altezza di circa due metri e mezzo da terra.

Da dietro la grata una figura scura sembra osservarla.

Lentamente la Contessa si volta.

Contessa       Ahhhh!!!

La figura dopo un attimo rompe la sua immobilità. Con voce calda.

Suora             Colei che le apparenze teme è apparenza ella stessa.

Contessa       (Interdetta) Amen?

Suora             La discesa è lunga e colma d’insidie. Non sempre gioverà   imboccare le sue curve con cotanta partecipazione a fior di pelle,    lei é.

Contessa       ...

Suora             Lei é?

Contessa       Io... Adele Fornari Decinzi. Contessa Fornari Decinzi. Mi ha dato   le sue coordinate la Marchesa de’ Beni... disturbo?

                        Katia Coiffeuse, dietro l’angolo, ha già l’orario estivo e allora         aspettando le sei... sono entrata. (A disagio)

                        La Marchesa la stima molto per le sue capacità di inculcare            certezze a chi non ne ha.

La Suora la fissa immobile.

Contessa       Perché mi scruta così?

                        Io certezze ne ho sempre avute da vendere e, senza peccare di       falsa modestia, è la ragione principale per cui sono sempre stata   adorata da tutti.

                       

La Suora continua a fissarla.

Contessa       Quindi non si agiti. Non sono venuta a chiedere niente per me.

                        E’ la cara De’ Beni che va salvaguardata.

                        (Con commiserazione) E’ un tipo suggestionabile. Una carissima       amica, Dio me ne guardi dal criticarla...

                        Ma è un’anima in pena, sempre alla ricerca di una guida.

                        Ed io ho l’obbligo di proteggerla. Io che so guidarmi da sola.

                        (Con orgoglio) Io sto contemporaneamente davanti e dietro di me.

                        Partendo da una lucida analisi di chi sono e da dove vengo ho      piantato nella mia mente dei capisaldi legata ai quali mi muovo.

                        Ciò a lungo andare permette una visione chiarissima della vita,     come attraverso un telescopio, e raramente mi si coglie in preda    ad un dubbio.

                        Mi segue?...

Suora             Non ne ho né l’intenzione, né la facoltà al momento.

                        La sua anima e la sua mente hanno preso l’un l’altra distanze da   tempo, se mai vicine sono state.

                        La fede che lei non ha in me non la porterà dove vuole arrivare.

Contessa       Non voglio assolutamente arrivare da nessuna parte, sono già       arrivata!

                        ... E lei non la prenda subito storta, è segno di poco profonda         introspezione.

                        La questione va approcciata in altri termini, Madre...

Suora             Sorella, prego!

Contessa       Oddio, mi perdoni. Le confesso che ho titubato.

                        E’ l’abito che le dà un’età più greve.

                        A guardarla bene si vede che ha una pelle liscia...

                        Le dicevo, non si irrigidisca nella sua posizione...

Suora             Adele. Perché continua a lamentarsi del ghiaccio quando l’unico   nemico sono le lame male affilate dei suoi sci?

Contessa       Mi scusi?...

Suora             Adele.

Contessa       Prego. Mi dica...

Suora             (Come ispirata da lontano) Lei...

Contessa       Sì?

Suora             Lei...

Contessa       "Lei" cosa?

Suora             Lei...

Contessa       Avanti, mi dica!

Suora             Lei... è bella.

Contessa       (Spiazzata) Non ho ben chiaro dove vuole parare, ma la cosa mi fa estremamente piacere.

                        Non ha idea della lotta con mio marito per acquistare questo         tailleur. “E il fiorame fa cafone. E la gonna ti pialla...”

Suora             Adele, lei è bella dentro.

                        La sua anima è bella.

                        Quegli occhi da bambina che chiedono aiuto.

Contessa       (Sobbalzando) Mai chiesto aiuto a nessuno!

Suora             Tolga le catene a quello stambecco che si dibatte dentro di lei.

                        E’ una creatura estremamente sensibile.

                        Disdegnare i doni del Signore è peccato.

Contessa       Beh,...

Suora             La sua sensibilità è colma di un talento creativo ancora inespresso.

Contessa       (Stupefatta) Acuta come intuizione. Come ha fatto?

                        Alle elementari avrei avuto dieci a disegno! Ma quell’arpia della maestra, sterile, ce l’aveva con me perché...

Suora             Lei è generosa.

                        Il suo amore per gli altri non trova sfogo e si inaridisce dentro il    suo cuore.

                        Nessuno comprende completamente il suo spirito.

                        Nessuno apprezza i tesori racchiusi dentro di lei.

Contessa       E’ vero!

                        In fondo in fondo sarei anche generosa!

                        Ma gli altri se li meritano i miei regali? Chi mi sta vicino non lo fa            forse   per interesse?

                        Allora mi barrico dietro me stessa e non cedo neppure una lira.

Suora             Non a caso lei, ora, è qui.

                        La sua anima l’ha condotta su un terreno fertile dove potrà gettare           i suoi semi e farli sbocciare e crescere rigogliosi.

Contessa       Mi hanno sempre detto che ho il pollice verde!

Suora             Si abbandoni. I suoi crucci e le sue ansie svaniranno portandosi     con sé le rughe che segnano il suo giovane volto.

Contessa       (Lusingata) Esatto!

                        Sono rughe di espressione, non è un cedimento della pelle!

                        Incredibile, sono anni che cerco di convincere le mie amiche, e lei             lo ha capito subito! (Cerca di toccare la Suora attraverso la grata)

Suora             L'audacia premia gli audaci.

                        Aiutati che Dio ti aiuta.

                       

Contessa       (Incantata) Che belle le sue parole...

Suora             Faccia di lei l'eroina che è.

Contessa       Mi ha proprio centrata.

Suora             Abbracci la causa e innalzi lo stendardo.

Contessa       L'ho percepito subito che io e lei abbiamo un certo feeling.

Suora             Pace. Amore. E soprattutto generosità.

Contessa       Oddio, mi sento girare la testa...

                         

Suora             Adele, farò di lei una paladina.

Contessa       Deve credermi, io sono indubbiamente raramente in preda ad un dubbio...

                        Solo che, ci sono certi momenti, persino nella vita di una donna     priva di dubbi come me, in cui anche la certezza più certa vacilla e         si avverte come la necessità di balzare su una certezza nuova             prima che la precedente sia definitivamente affondata.

                        L’energia che emana la sua figura... La sua forza... Le sue    sacrosante verità... (Si lascia cadere in ginocchio)

                        Mi iscrivo!

                        Aveva ragione la De’ Beni: lei è una dinamo!

                        Mi sembra già tutto più chiaro.

                        E’ vero, sono qui e non potevo essere altrove. Katia Coiffeuse mi aveva avvertito che i parrucchieri avrebbero cambiato l’orario          proprio oggi, ma il mio inconscio l’aveva rimosso.

                        Sembrava per caso, e invece...

                        Se lei vorrà essere la mia guida, io sarò la sua adepta. La prima     della setta!

                        (Apre la borsetta, estrae il portafogli e comincia a stracciare delle tessere)

                        Basta!

                        Basta con il Centro Yoga di Igiene Mentale.

                        Basta con la Lega Contro i Rumori al Flaminio.

                        Basta con l’Associazione per la Salvaguardia dello Storno Nano.

                        Basta con il Circolo delle Amiche del Bridge.

                        Basta con il Club del Golf dei Blasonati. Basta!

                        Da oggi sono socia del top dei clubs.

                        Da oggi sono cristiana!

Suora             (Secca) Encomiabile entusiasmo, ma non metta il carro davanti ai   buoi.

                        Non è comprando uno ski-pass che si diventa sciatori. Come ama             ricordarmi sempre il Santo Padre.

                        La pista è cosparsa di sacrifici.

                        Si rilegga la lotta della giovane Maria contro l’incredulità del         mondo con quel figlio dello Spirito Santo in grembo prima della        sua finale assunzione fra gli dei dell’Olimpo.

Contessa       Dell'Olimpo?

Suora             Sarà il coinvolgimento che riuscirà a manifestare verso chi ha         bisogno di un suo piccolo aiuto, anche economico, se è il caso, a trasformarla in una devota, cara Adele.

Contessa       Sacrosanto! Pregherò. Pregherò a più non posso.

                        Devo rivedermi quell’inginocchiatoio del ‘600 che mi ha proposto            l’arredatore della mia villa di Fregene.

Suora             Alla preghiera va abbinata una condotta di vita.

                        E qui le si para innanzi la prima opportunità per riscattarsi.

                        Lei sarà a conoscenza che in questa parrocchia stiamo portando     avanti un’opera dal Santo Padre suggerita e da me promossa con estrema umanità a favore dei bambini poveri di Kismaayo nel                         Basso Giuba: (Estrae di tasca un depliant illustrativo) costruiremo un immenso impianto sciistico nel cuore dell’Africa così da sottrarli alle insidie della strada e donare loro un futuro nel variopinto     mondo dello sport.

Contessa       Un impianto sciistico?... Nel cuore dell'Africa...

                        Che bello!

                        Anch’io adoro i bambini. Anche quelli negri.

                        Quelli di cui parla lei sono negri, no?

                        (Guarda l’orologio) Oddio!

                        (Si alza) E' strepitosamente interessante quello che dice, ma sono   costretta ad interrompere per oggi. Se Katia apre e non sono lì      perdo il turno.

                        Quando la trovo?

Suora             (Seccata) Sono al completo!

                        Ma per lei... Le ritaglio uno spazio per il santo rosario da oggi       ogni giorno alle 17 e 17.

Contessa       (Preparandosi ad andarsene) Mi faccia fare mente locale.

                        17 e 17 ha detto? Ogni giorno...

                        Devo solo anticipare i fanghi del Mercoledì e del Venerdì...            Perfetto.

                        A domani.

Suora             Ha acceso venticinque candele.

Contessa       Uh, sì. Devo rispegnerle?

Suora             Sono candele votive, ad ognuna di loro è stata abbinata una sua    preghiera. Il cartello parla chiaro.

Contessa       (Leggendo il cartello appeso alla graticola) “Candele votive. Per ogni    voto offerta minima mille lire , oppure un dollaro”.

                        Oddio, non avevo realizzato, mi perdoni. Quindi fanno       venticinquemila lire. (Inserisce il corrispettivo nell’apposita fessura)

Suora             Se si limita all’offerta minima.

Contessa       (La Contessa incerta inserisce un’altra banconota)

                        Dopotutto... è l’inizio di una nuova vita...

Suora             (Sarcastica) Uh, altre mille lire! Dio sia lodato per la sua generosità.

                        Di questo passo, ipotizzando che la sua offerta sia costante giorno            dopo giorno sei giorni alla settimana, (Digita le cifre su una         calcolatrice tascabile)

                        i bambini del Basso Giuba avranno l’impianto sciistico nel duemilaventisei. Calcolando che nelle strade di Kismaayo ne scompaiono una media di tredici al mese venduti ai mercanti del sesso o stroncati dall’inedia, e che da qui al duemilaventisei i mesi         sono più di trecento, si troverà sulla coscienza solamente           quattromilacinquecentosettantasette poveri bambini!

Contessa       (Mortificata) Ma... sono uscita senza contanti, non potevo      prevedere... (Estrae un’altra banconota dal portafoglio e la offre alla          Suora) Tenga, prenda anche questa.

Mentre le porge la banconota la Suora le afferra il polso e osserva minuziosamente il vistoso bracciale d’oro della Contessa.

Contessa       Ma... (Interdetta) Carino, vero? E' un regalo di mio marito.

                        (La Suora cerca di sfilarglielo) Ma?... E' un regalo di mio marito... Di   fidanzamento... Un portafortuna...

La Contessa cerca di divincolarsi, ma la Suora non molla la presa.

Dopo vari tentativi la Suora glielo sfila e con un gesto veloce lo fa sparire tra le pieghe dell'abito.

La Contessa indietreggia di un paio di passi.

Contessa       Lo prenda! Glielo cedo con l’anima, per i bambini di Kismaayo.

Suora             Per i bambini di Kismaayo.

                        Ioteabsolvoinnominepatrifiliietspiritisantiamen.

FINE SCENA 1°


SCENA 2°

Studio della villa Fornari Decinzi.

Fa da sfondo una libreria ricolma di libri, nascosta per due quinti da una pesante tenda scura.

La Contessa, vestita con un semplice e casto abito celeste pallido, è in piedi vicino alla sua scrivania.

Seduto alla scrivania, in punta alla sedia, un ragazzo di circa diciotto anni stretto in una livrea bianca con accessori dorati. E' Pino, il Maggiordomo.

(nota d.a.: Pino, il Maggiordomo, è muto. Le sue battute sono comunque riportate per iscritto fra virgolette per una più scorrevole lettura, ma sono da intendersi comunicate a gesti)

La Contessa è intenta a dettare una lettera che il Maggiordomo con tesissima cura scrive.

Contessa       "Aisberg"!

                        Come vuoi che si scriva "aisberg"! I-c-e-b-e-r-g!

La Contessa fa un visibile sforzo per trattenere la rabbia.

Pino, a testa bassa, scrive.

Contessa       (Gli sfila la lettera di sotto la penna) Fai rileggere!

                        “Cara sua eccellenza santissima il Papa.

                        Tu che sei il padrone del mondo. E tutto puoi. Ed hai più potere   dei grandi politici e dei grandi stilisti.

                        Ti prego di piegarti a raccogliere l'umile letterina di una tua          pecorella non più smarrita.

                        Sono la Contessa Adele Fornari Decinzi. Primogenita di Adelmo   Fornari della Fornari Motors."

                        Punto. (A Pino) Mettici un punto qui!

                        (Pino esegue)

                        "Mi sono affacciata sull'immensa ricchezza del tuo impero solo     recentemente, ma come è nel mio stile sto letteralmente bruciando          le tappe.

                        Prego sei volte al giorno, una in più dei musulmani.

                        Sono vegetariana strettissima, più intransigente dei buddisti.

                        Medito su ogni passo, molto più degli induisti.

                        Vedo divinità ovunque, più animata degli animisti.

                        Ed essendo endemicamente modesta lascio a lei immaginare         quanto tutto ciò non sia altro che la punta di un immenso santo             iceberg."

                        (Soddisfatta restituisce la lettera a Pino che riprende a scrivere sotto           dettatura)

                        "Le aggiungo solo un piccolo dato per facilitarla ad inquadrare la             pratica: completerò io, grazie al mio generosissimo intervento, la     quota sufficiente per costruire l'impianto sciistico di Kismaayo, a     cui so che lei tiene in modo particolare.

                        Non si scomodi a ringraziarmi.

                        Poca cosa rispetto alle altissime rivelazioni spirituali che devo      comunicarle.

                        Urge un nostro incontro a quattr'occhi prima che trapelino indiscrezioni. Una fuga di notizie avrebbe ripercussioni mondiali.

                        Le personalità coinvolte sono dei massimi livelli.

                        Le faccio un nome per tutti: Spirito Santo."

                        (A Pino) Esse esse maiuscole!

                        "Inoltre, e con questo concludo, sto finendo in questi giorni di       ricamarle uno scalda-orecchie in seta di baco di Haas.

                        Mi sono dannata per trovarne una matassa!

                        Alla fine ne ho scovate ben due nei magazzini delle Sorelle            Fontana."

                        (A Pino) Chi l'avrebbe mai detto?!

                        "Avrà i colori dell'arcobaleno, come tutte le pelli del mondo. Ma   un po' virati sull'acido, come vanno oggi.

                        Mi farebbe un piacere immenso poterglielo donare e, se non          chiedo troppo, vederglielo calzato sulle orecchie il giorno del suo    funerale."

                        (A Pino) "Funerale" maiuscolo.

                        "Bacio le mani.

                        Sua devotissima pecorella."

                        (Con un gesto secco fa alzare il Maggiordomo)

                        Sparisci!

                        (Pino fa per uscire)

                        Pino!

                        Spero sia superfluo dirti che se ti esce di bocca una sola parola su            questa lettera te ne pentirai!

Pino annuisce e si precipita fuori dello studio.

La Contessa si siede alla scrivania, impugna la penna e, con intima soddisfazione, firma.

Subito dopo suona una campanella dorata che si trova sulla scrivania.

Piega  meticolosamente la lettera.

Suona di nuovo spazientita la campanella.

Rientra trafelato Pino.

Contessa       Allora? Sei diventato anche sordo?

                        Non dirmi che stavi andando di nuovo a dare da mangiare ai cani!

Pino               "Volevo spazzolarli..."

Contessa       Certo, ora li spazzoli, poi li porti a spasso, poi gli togli le pulci,     poi gli schiacci le zecche. Sempre dietro a quei cani!

                        Giuro che se non la smetti li faccio disperdere nel bosco.

                       

Pino               "No!" (Intimorito)

Contessa       Vedremo!

                        Portami una busta intestata con lo stemma in rilievo policromo e la boccetta di... per il Papa... di "Arrogance"!

Pino               "Dov'è?"

Contessa       Dove vuoi che sia? Sulla mia toilette con gli altri profumi!

Pino esce di corsa. La Contessa butta gli occhi al cielo.

Contessa       Dio mio, Dio mio. Non voglio fare nessun commento. Non ora.

                        Non devo farmi alterare dalle energie negative di chi non ha          ancora dato un senso alla propria vita.

Dopo pochi secondi suona di nuovo impaziente la campanella.

Contessa       Pino!!!

Rientra il Maggiordomo con gli oggetti richiesti. La Contessa glieli strappa di mano.

Contessa       Sei lento!

                        (Improfuma la lettera e la imbusta) Ci sono notizie di mio marito?

Pino               "Nessuna."

Contessa       Che aspetti? Va'. E non mi disturbare più.

                        (Pino fa per uscire)

                        Per chiunque chiami: la Contessa è in ritiro.

                        A meno che non torni mio marito... (Si inginocchia       sull'inginocchiatoio) In quel caso disturbami che devo metterlo      quanto prima al corrente di una certa questione.

Pino esce.

La Contessa, rimasta sola, si mette un velo in testa e si concentra sulla preghiera.

Contessa       Spirito Santo Spirito Santo, per piccina che io sia vieni dentro casa            mia.

                        (Accarezzandosi con tenerezza il ventre)

                        Spirito Santo Spirito Santo, per piccina che io sia vieni dentro casa            mia.

                        (Un tuono rimbomba nei saloni facendola sobbalzare) Ahh!

La pancia della Contessa si gonfia come un pallone.

Contessa       (Eccitata) Lo chiamerò Messia Junior!

FINE SCENA 2°


SCENA 3°

Convento.

La Suora, nonostante adesso si trovi davanti alla grata, mantiene la stessa altezza di due metri e mezzo come quando vi era comparsa dietro. Evidentemente in piedi sopra un piedistallo che il lungo abito copre fino a terra. Ha in mano un rosario.

La Contessa prega in ginocchio ai suoi piedi, anche lei con il rosario in mano.

Il casto abito che indossa, nonostante il taglio "leggero", stenta a nascondere la grande pancia.

Contessa       ... mi pento e mi dolgo con tutto il cuore dei miei peccati perché    peccando ho meritato i tuoi castighi e molto più perché ho offeso        te infinitamente buono e degno di essere amato sopra ogni cosa                nel nome del Padre del Figlio e dello Spirito Santo amen! (Riapre   gli occhi)

                        Wow, sono riuscita a guidare tutto un rosario da sola... Che            emozione!

                        Avevo sempre pensato di non avere il piglio della conducente.

                        (Guarda l’orologio) Quarantacinque minuti ininterrotti. Neppure      un’esitazione...

                        Non ho fatto errori, vero Suor Zita?

Suora             No, Contessa, nessun errore di rilievo.

                        Cerchi solo di essere più convincente negli atti di dolore. Non       sono frasi senza senso, non sono parole al vento. Sono confessioni,      ammissioni di peccati e di pene meritate.

                        (La Contessa ascolta con la testa bassa)

                        Comunque è encomiabile il fervore e la tenacia con cui si è lanciata          tra le braccia della fede.

                        Si nota già una qualche indefinita trasformazione in lei.

                        Se continuerà a seguire senza indugi la pista che nostro Signore ci            indica taglierà dei traguardi che neppure immagina.

Contessa       Sono qui umile e devota. Fertile a qualsiasi segno lo Spirito Santo            mi invii.

Suora             Per riconoscere i segni che il Cielo invia dobbiamo allenare il        nostro cuore.

Contessa       Beh, credo che il mio training funzioni... Ho come il sentore che si            stiano già dando un gran da fare con l’invio dei messaggi lassù.            (Si accarezza la pancia)

                        L’ha consegnata personalmente nelle mani del Santo Padre la mia            lettera, vero?

Suora             Gliel’ho già assicurato mille volte.

                        Domenica scorsa, dopo la benedizione, Giovanni è venuto a           prendermi con la Papamobile ed abbiamo passato il pomeriggio           sulle piste della parrocchia di Roccaraso. Ho avuto tutto il tempo           non solo di consegnargli la lettera, ma anche di parlargli      dettagliatamente di lei e del suo fervore.

La Contessa bacia i lembi dell’abito della Suora.

Contessa       (Eccitata) E quando pensa che mi riceverà?

                        Non sto più nella pelle. Devo rivelargli un segreto, ma un   segreto...

Suora             Di che si tratta?

Contessa       (Brusca) Non posso dirglielo.

Suora             Adele!

Contessa       Non posso dirglielo, mi perdoni. Mi perdoni, l’ho promesso.         (Costernata) Giuro che la prima persona dopo il Papa a cui lo dirò          sarà lei. (Giura baciando sulle dita incrociate) Ma prima non posso.            Non me lo chieda, non mi metta in difficoltà.

Suora             Adele, io e il Papa siamo una cosa sola!

Contessa       Non posso.

Suora             Testarda! Di che segno è lei?

Contessa       Pesci...

Suora             Autocompassionevole, credulona, propensa a combattere per le    cause perse, sfuggente.

                        Ascendente?

Contessa       Capricorno...

Suora             Ecco la testardaggine! Egoista, ansiosa, ipercritica, tende     all’insoddisfazione.

                        Pesci e capricorno insieme risultano essere una combinazione che            genera potenziali mostri!

                        Questa notte prima di coricarsi reciti sei dozzine di paternostri, sei          di avemarie e sei di atti di dolore. Sei, sei e sei! Vedrà che le       passerà la vanità di fare la preziosa.

Contessa       (Trattenendo le lacrime) Sono mortificata, Suor Zita. E’ l’ebbrezza di             questa nuova vita a confondermi, a volte.

                        Triplicherò le preghiere che mi ha dato e le reciterò in ginocchio   sui ceci secchi. A digiuno. Me lo merito.

Apre la borsetta ed estrae un paio di grosse banconote che va ad inserire nella vaschetta delle offerte delle candele votive, con la coda dell’occhio controlla che la Suora la veda.

Diligentemente accende una ad una le candele.

Contessa       La prima fila è per il mio piccolo Sebi...

                        Che queste flebili fiammelle illuminino il suo cammino nel regno             dei cieli. (Si fa frettolosa il segno della croce)

                        E questa è per Suor Zita, (Come una scolara che recita la poesia)            perché è il faro che indica la mia rotta qui sulla terra.

                        Senza di lei sarei alla deriva in un oceano di futile ed effimero.

                        Un oceano in cui ho navigato fin troppo a lungo.

                        E’ giunto il momento che, con il suo aiuto, io dissipi questi flutti   di apparenze per perseguire mete celesti.

                        La ringrazio e l’adoro, per il grande timone che ha piazzato su       questa misera barchetta.

                        E dal quale in ogni momento mi sento sovrastata.

                        (Solenne)  Qui lo dico e qui lo nego: le sarò riconoscente per tutti i             secoli dei secoli. Amen.

                        (Continuando ad accendere le candele)

                        Questa è per il mio consorte...

                        Le confesso, mi manca il suo brontolio per casa.

                        Come mai non torna, secondo lei?...

                        (La Suora, ancora irritata da prima, guarda altrove)

                        Sono passati quasi sei mesi ormai...

                        Io comincio a preoccuparmi...

                        In questi casi sono tanto utili i telefonini.

                        Pensare che gliene ho comprato uno che è ancora lì sul suo             guanciale dentro un pacchettino che sembra un fuoco di artificio.    Glielo volevo regalare per Sant’Anselmo, il santo dei telefoni.

                        Lei lo sapeva che c’è un santo anche per i telefoni?

                        Suppongo che sia lo stesso anche per i cellulari, o no?

                        (La Suora rimane impassibile) Comunque per Sant’Anselmo gli ho      comprato questo apparecchio cellulare. Personalizzato.

                        E come inequivocabile segno di devozione, sull’antenna gli ho      fatto applicare una crocettina in poliuretano espanso che quando             si compongono i numeri lampeggia. Ho fatto bene?

                        Così che, anche mentre non ci pensa ed è impegnato a telefonare a            chissà chi, tutti sappiano che è un timorato di Dio.

                        Che siamo una famiglia onesta, praticante, e che della nostra          dottrina andiamo fieri. E che porteremo a tutti il verbo del            Signore, nel bene e nel male, con la carota e col bastone.

                        Il mondo sarebbe migliore se ci fosse più gente come noi.

                        Il Signore ha fatto tanto ora tocca a noi discepoli divulgare la sua opera. Come tanti infiniti tentacoli di una sola e unica piovra: la   chiesa.

                        Cara Suor Zita, non si agiti. Lei se ne stia pure tutta rattrappita      lassù a pregare, che fuori, finché c’è in giro gente come me, gli       eretici hanno vita breve.

                        (Fruga nella borsetta ed estrae una bomboletta spray) Guardi.

                        Spray paralizzante antistupro. Sono riuscita a farmene arrivare      clandestinamente una cassa intera dalla Germania! Come vede           non sono una sprovveduta.

                        Mi tenta il demonio? Zzzzzzzzzzz! Secco.

                        Per tre ore rimane paralizzato.

                        (Porge la bomboletta alla Suora) Prenda, ne ho portate un paio anche per lei.

                       

Suora             La ringrazio, se le tenga!

                        Non è con azioni violente che porteremo la pace. Sangue chiama   sangue e chi semina vento raccoglie tempesta.

                        Si salvano più vite con uno ski-lift che con mille guerre.

Contessa       (Intimorita dal tono duro) La prego non si imbronci. Darei tutta me   stessa per diventare il suo fiore all’occhiello, lo sa.

                        Combatto una lotta intestina contro il baco del vizio , che grazie    alla sua saggezza e purezza sopraffarò, sono sicura...

                        Ma occorre tempo.

                       

Suora             Non sono io ad avere fretta, ma i bambini di Kismaayo.

Contessa       Ecco, le ho portato l’altra quota che mi aveva richiesto.

Le consegna una busta. La Suora la apre e conta la mazzetta di banconote.

Suora             I tempi si stanno accorciando, ma non sono mai troppo brevi se     conducono ad una buona azione.

Contessa       Giusto!

Suora             Ho notato che porta al collo una bellissima collana di perle. (La     Contessa stringe a sé i fili di perle che indossa)

                        Sta forse cercando di inviarmi un messaggio?

                       

Contessa       Che messaggio?... (La Suora la guarda muta) Ma... questa?... no, no, nessun messaggio... di famiglia... affettivo... un ricordo... mia    nonna... generazioni...

Sopraffatta dallo sguardo severo della Suora abbassa gli occhi.

Rassegnata, si sfila la collana e gliela consegna.

La Suora la fa sparire insieme alle banconote tra le pieghe dell’abito.

Suora             Adele, intravedo nelle sue azioni ancora tracce di titubanza che     non le rendono affatto onore.

                        E sì che i bisogni dei bambini dovrebbe conoscerli meglio di me.

Contessa       (Un velo di tristezza ricopre il volto della Contessa)

                        Magari il mio piccolo Sebi avesse ancora bisogno di me su in         Paradiso.

Suora             Non si fermi alla superficie della sua tragedia.

                        Tutto è segno divino. Forse il Signore vuole darle un compito        ancora più alto: non accudire solo un figlio, ma centinaia.

                        Non cerchi di comprendere ciò che non ci è dato di comprendere,             glielo spiego io.

                        Inoltre, se non erro, il Signore le ha anche lasciato come rifugio      l’altro suo figlio.

                       

Contessa       Per carità, mica é figlio mio quello: è muto!

                        L’ho adottato che già aveva più di dieci anni.

                        E’ il frutto di una storia contorta.

                        Perché, vede, (In tono confidenziale) proprio non riuscivamo ad        avere bambini io e mio marito... Per colpa di lui...

                        (Quasi bisbigliando) Soffre di nodosterosi...

                        In parole semplici è come se il canale di fuoriuscita degli    spermatozoi... (Guarda la Suora come per capire se sa di cosa sta         parlando) gli spermatozoi.

                        Il canale di fuoriuscita degli spermatozoi all’interno del pene...

                        (Guarda di nuovo la Suora) Il pene.

                        Beh, come se si fosse annodato.

                        (Notando l’espressione scettica della Suora. Con aria greve) Succede, è    raro, ma succede. In seguito ad un trauma. Forse ad un’enorme       paura, che lui fa risalire alla prima notte di nozze.

                        Il canale (Mima l’annodarsi) tlac!...

                        E non c’è versi di scioglierlo. Né di farne uscire un singolo spermatozoo.

                        O meglio, uno ogni tanto esce, ma proprio ogni tanto tanto.

                        Tanto che le probabilità che quel piccolo singolo serpentello arrivi           in porto sono state valutate dagli esperti pari a zero. Nulle.

                        Così, mi capisce, un matrimonio senza figli, lo dice anche la           chiesa, è immorale.

                        E allora un giorno abbiamo pensato di colmare la nostra lacuna     con un surrogato.

                        Abbiamo evaso in quattro e quattr’otto le pratiche e siamo andati all’orfanotrofio di Montesarto. Che è gestito da un ex-socio di mio         padre, gentilissimo.

                        Quando siamo arrivati abbiamo trovato tutti gli orfanelli     inquadrati in un piccolo plotone e l’ex-socio di mio padre ci ha      detto papale papale: “Scelga quello che più le aggrada.”

                        Ho chiuso gli occhi e ho iniziato la respirazione trifasica, in quel   periodo andavo al Circolo di Yoga tutti i santi giorni, (Fa un          profondo respiro) per cercare di sintonizzarmi sul flusso energetico     del bambino giusto.

                        (Commossa) Beh, lì per lì mi è piaciuto tutto di lui: aspetto    piacevole, pulito, ubbidiente. Timorato mi guardava senza dire           una parola.

                        Si erano ben guardati dal dirmi che era muto!... E l'ho preso.

                        Dopo una settimana, a casa, ero ancora dilaniata dal quesito: “Lo tengo o lo riporto”. Ma poi è successo!

                        Il miracolo si è avverato! Quell’unico serpentello aveva dribblato             il nodo ed era giunto alla meta! Ero incinta di Sebi!

                        E allora ho pensato: sta a vedere che questo mutino, un po’ come i           gobbi, porta fortuna.

                        Mi sono commossa fino alle lacrime... e l’ho tenuto.

                        Non me ne sono affatto pentita... Per i primi tempi.

                        Ma tre anni fa, quando Sebi è tornato in Paradiso, ho cominciato a            rivederlo con un altro occhio.

                        Grazie alle sedute di training autogeno, mi fu chiaro in un lampo             perché sempre più persone declinavano i miei inviti: era colpa sua,         infastidiva con tutti quei gesti!

                        Portarlo indietro era ormai improponibile.

                        Allora una sera che avevamo a pranzo certi clienti di mio marito, importanti, mi venne un’idea: gli feci mettere una livrea. Tipo           filippino.

                        In modo che, già che c’era, servisse a tavola e se ne stesse occupato          senza dare troppo nell’occhio.

                        Quella sera abbiamo iniziato e poi abbiamo continuato.

                        Per il suo bene.

                        Volevamo evitargli la brutta sensazione di mettere tutti a disagio.

                        Così, con la livrea, tutto compunto serve in tavola, nessuno si        accorge che è muto, nessuno è in imbarazzo, e lui è contento.

                        Ormai se la mette anche se non glielo chiedo. Anche se in casa ci   siamo solo io e lui.

                        La cosa mi fa piacere e lui l’ha capito.

                        E’ entrato così bene nella parte del filippino che da qualche mese gli do la giornata libera il Giovedì. Come atto di rispetto. Non       vorrei che si insinuasse nella sua testolina la falsa idea che lo                         sfrutto. E’ bene lasciargli la catena lunga, perché i figli adottivi, si             sa, ad un certo punto ti si rivoltano contro.

                        Chissà se riesce ad apprezzare fino in fondo tutto l’affetto che gli do...

                        I figli, i figli... Vivi tutta una vita in funzione di loro e poi quando             sei anziana ed avresti ancora più bisogno di essere servita e riverita è capace che se ne vanno...

                        A fare la loro vita! Capisce? La loro vita!

                        Come se non fossimo noi, che abbiamo passato anni ed anni di      sacrifici esclusivamente per loro, la loro vita!...

                        Ma a Pino non glielo permetterò di compiere anche questo errore.

                        Dovrà restare tutta la vita a servizio da me!

La Suora la guarda muta.

Contessa       L’ho tediata?...

                        Preghiamo.

Suora             (Dura) Il mio tempo è scaduto, tocca alla prossima.

                        (Le fa un segno di congedo)

Contessa       Ma che fa?... Mi manda via senza assoluzione?

                       

Suora             Crede di meritarla?

Contessa       (Interdetta) Certo...

Suora             (Perentoria) E allora ripeta con me: tua culpa, tua culpa, tua             grandissima culpa.

Contessa       Tua culpa, tua culpa...

Suora             No, tua culpa!

Contessa       Tua culpa...?

Suora             No! Tua culpa! Signora Contessa, non cerchi di scaricare su di me i           suoi peccati originali!

Contessa       Lungi da me, mi creda. (Battendosi il petto con più ardore) Mea           culpa, mea culpa. Tutta mea, tutta mea.

Suora             Peccatrice.

Contessa       (Scoppia in lacrime) Sono una peccatrice, nient’altro che una   peccatrice. Una nullità senza senso.

                       

Suora             Uno scarafaggio immondo.

Contessa       Sì, immondo.

Suora             Una briciola di pane muffito.

Contessa       Sì, muffito.

Suora             Una cavalletta avida.

Contessa       Sì, avida.

Suora             Pane e acqua fino a nuovo ordine e domani doppia quota per        Kismaayo. Ioteabsolvoinnominepatrifiliietspiritisantiamen.

FINE SCENA 3°


SCENA 4°

Studio della villa Fornari Decinzi.

La Contessa china sulla scrivania dello studio scruta il contenuto di una fialetta poggiata verticalmente nell'apposito sostenitore cercando di decifrare l'esito di un'analisi.

La pancia ancora gonfia come nella scena precedente.

Contessa       Ancora niente?!... Ma com'è possibile?... (Rilegge le istruzioni)

                        "BIMBOPRONT - Diagnosi gravidanze:

                        Affidabilità superiore al 99 per cento.

                        Rapidità: è già attivo a soli dieci minuti dal concepimento."

                        Ormai sono mesi che la pancia è a questo preciso punto.

                        Ci giurerei che il concepimento è avvenuto alla fine della

                        “Rosario-Maratona" che feci sotto Pasqua.

                        Perché tanto c'è poco da dire, noi donne queste cose le sentiamo.

                        Ti puoi anche mettere a pregare cento volte, che sembrano tutte    uguali, ma la volta in cui lo Spirito Santo ti ha fiiiuuuuu! te la         senti...

                        Da come procede ci vorranno ad occhio e croce almeno... tre           anni...             (Perplessa) Come gli elefanti...

                        (Riprende a leggere) “Chiara lettura del risultato: se alla base della   fialetta si forma un anello, avete fatto centro: la cicogna è in            arrivo."

Cercando di mantenere la calma.

Contessa       Qui non compare mai nessun anello.

                        Ma com'è fatto poi di preciso questo benedetto anello?!

                        Che sia quel bruscolino là sul lato... (Gratta il vetro)

                        (Con stizza) No, è di fuori.

                        Calmati, non fare la farisea, abbi fede.

                        E' ovvio: questa gravidanza non è rilevabile da strumenti umani.

                        Mettiti in testa che qui le leggi terrene non hanno più alcun valore.           Siamo in aree oltre i confini della realtà.

                        (Prende delicatamente la fialetta con due dita e la adagia insieme agli          altri elementi nella scatola del kit fai-da-te)

                        Pazienza e credulità. Ecco di cosa ho bisogno. Elementi che posso            attingere in quantità industriale dal pozzo senza fondo della fede.          Accettare tutto facendo finta di niente. Vivere il miracolo con         nonchalance.

                        Devo distrarmi...

                        (Cerca qualcosa che non trova. Spazientita.) Pino! Pino!

                        (Suona la campanella. Va alla porta.) Pinooo!...

                        Oddio no! E' Giovedì, è uscito.

                        (Isterica) Odio il Giovedì! Odio il Giovedì! Odio il Giovedì!

                        Adoro santificare le feste.

Entra Pino.

Contessa       Ah, ci sei? (Cerca di ricomporsi) E' il tuo giorno libero, dovresti         uscire a svagarti.

                        Fai un salto alla stazione, è pieno di filippini.

Pino               "Non mi va."

Contessa       Fa come credi, poi non recriminare.

                        Non sono arrivate le riviste di moda dal Vaticano oggi?

Pino               "Sì"

Contessa       E che aspetti a portarmele?!

Pino esce e rientra in un attimo con una pila di riviste in mano.

Contessa       Sei lento!

                        Tutte qui?

Pino               "No..."

Contessa       E allora portamele tutte! Tutte!

Pino esce.

Contessa       (Sfogliando le riviste) Che beeello!

                        Oddio, questo è chicchissimo!

                        Che impuniti, gli stilisti. Il miraggio del Giubileo gli ha fatto          sfornare una valanga di nuove proposte.

                        Fino a qualche tempo fa si trovavano sì e no due uniformi da         crocerossina e tre abiti da monachella e ora...

Pino entra con un'altra pila di riviste, ma nell'agitazione ne fa cadere un paio ai piedi della Contessa.

Contessa       Ahhh!

Pino mortificato si affretta a raccoglierle.

Contessa      Non le toccare me le rovini! (Raccoglie le riviste da terra)

                        Sei malefico! Ci provi gusto ad insidiarmi.

                        Ma un giorno te ne pentirai! Oh, se te ne pentirai.

                        Tu non sai chi sono io!

Pino               "Mamma."

Contessa       Ecco! Vedi che lo fai apposta!

                        Quante volte ti ho detto di non chiamarmi mamma!... Lo sai           benissimo che spalanchi la voragine che ha lasciato il mio piccolo          Sebi...

Pino               "Anche a me manca Sebi. (Con trasporto) Ci piaceva giocare insieme con i cani. Faceva i disegni di noi due che correvamo con i             cani."

Contessa       (Commossa) Sì, aveva anche lui questa mania per i cani...

                        Figurati che un anno per Natale per regalo non volle né il   completino nuovo da golf, una giacchettina e un cappellino con dei volant stupendi. Né la serie completa dei francobolli di tutte le                         monarchie d'Europa, no!

                        Mi chiese di ordinare al contadino di non affogare i cuccioli di       Lara quando sarebbero nati a primavera!

Pino               "Anubi e Ombrina."

Contessa       Sì, Anubi e Ombrina...

                        (Di nuovo irata) Che sono ancora lì contenti ad abbaiare,        fregandosene di Sebi che non c'è più!

Pino               "Mi manca Sebi." (Addolorato fino alle lacrime)

Contessa       A me vieni a dire che ti manca?! Basta con queste scene!

                        Che c'entri tu?!

                        Io sono quella che soffre: io sono sua madre!

                        (Pino singhiozza) Noncercare di farmi credere che sotto sotto non    sei contento che non ci sia più.

                        Così tu, piovuto dal cielo, erediti zitto zitto tutti i miei soldi in      blocco quando sarò morta!

Pino               "Io spero che tu viva per altri cento anni."

Contessa       Piccolo adulatore. Non sai che adulare è peccato?

                        In ginocchio. (Gli toglie di mano il pacco postale)

                        Ripeti con me. Tua culpa, tua culpa, tua grandissima culpa.

Pino               "Tua culpa, tua culpa..."

Contessa       No, tua culpa!

Pino               "Tua culpa...?"

Contessa       No! Tua culpa!

                        Caro orfanello, non cercare di scaricare su di me i tuoi peccati        originali!

FINE SCENA 4°


SCENA 5°

Convento.

La luce è fioca.

Al centro del palco la graticola per le candele votive.

Una sola candela è accesa.

Sulla sinistra la Suora, sempre in piedi sul piedistallo.

Austera guarda la Contessa inginocchiata ai suoi piedi.

La Contessa è castamente vestita di grigio, ma sfoggia una nuova acconciatura molto elaborata con sopra applicate tre grandi stelle argentate.

La pancia è identica alle scene precedenti.

Recita tutto d’un fiato le ultime battute di un rosario.

Contessa       ... mi pento e mi dolgo con tutto il cuore dei miei peccati perché    peccando ho meritato i tuoi castighi e molto più perché ho offeso        te infinitamente buono e degno di essere amato sopra ogni cosa.               Nelnomedelpadredelfiglioedellospiritosantoamen!

Estrae di tasca un cronometro e lo stoppa.

Contessa       Ventisette minuti, quindici secondi e due decimi! E vai!

                        Ce l’ho fatta, ho battuto di dodici secondi il mio record! Sessanta   avemarie, trenta paternostri e trenta atti di dolore in ventisette minuti netti, sono una forza. Gimmi five!

Protende i palmi verso la Suora che, gelida, non batte ciglio.

La Contessa, presa dalla sua euforia, sembra non notarlo.

Contessa       Lo sapevo che ce l’avrei fatta.

                        L’ammetto, ho rincarato la dose di gocce antidepressive.

                        Ma neanche di tanto. Non se ne sarebbero accorti neppure al          doping. (Si alza e si sgranchisce le gambe e la schiena come un’atleta      dopo la prova)

                        Che giornata frizzante. Mi sento tutto un friccichio dentro.

                        (Su di giri) Mi consenta una piccola debolezza Suor Zita.

                        Non le fanno un po' pena anche a lei quelle poverette al      catechismo che dopo aver aspettato per mesi una convocazione

                        dal Santo Padre si sono viste recapitare una foto degli anni '60 del            Papa in tenuta da sci?

                        (Trattenendo a stento le risa) Quando la vedova Filodemi me l’ha      mostrata con così tanta gioia mi si è stretto il cuore.

                        Non le ho detto niente, Dio me ne scampi e liberi, mi sono limitata           a donarle un gran sorriso di compassione.

                        Voglio vedere se riuscirà ad essere altrettanto generosa con me     quando le mostrerò la mia convocazione in pompa magna.

                        Sono così emozionata solo al pensiero... Mi dia un suggerimento,             com’è meglio che mi pettini quando mi riceverà? Che nel turbine           della frenesia potrei sbagliare tutto.

                        Sto facendo prove di vari generi con Katia. Taglio, colore, piega,   ma oggi ha esagerato. Gliel’ho detto: “Katia, oggi hai esagerato.”       Mi dica se sbaglio. (Fa un giro su se stessa pavoneggiando la nuova              acconciatura). Non fanno un po' presepio queste stelle?

Suora             Questo frangente, cara Adele, ci porge lo spunto per una     riflessione che covavo da tempo riguardo alla sua vanità che non riesce a tenere a freno.

Contessa       (Taglia corto) Dirò trenta avemarie in più stasera, ma non è questo il punto.

                        Questa acconciatura, devo riconoscerlo a Katia, è di un’avanguardia strepitosa, ma, ha ragione lei, è carente del giusto   pathos. Non è facile.

                        Devo conciliare un taglio che sia cristallino nella sua umiltà, ma    che allo stesso tempo mi distingua da tutto e da tutti.

                        Devo creare un’immagine che sia un’immagine d’impatto e lo lasci          senza scampo.

                        Che mi veda e tac! Capisca che ha davanti una discepola speciale,            e non una di quelle che si trovano su tutti i pullman per Lourdes.

                        Vorrei che la mia apparizione mi elevasse dalla massa.

                        L’ideale sarebbe trovare il modo per avanzare sollevata un peletto           da terra.

                        Non tanto. Mezzo metro?... Facciamo trenta centimetri, va'.

                        Galleggiare nell’aria ed avvicinarmi a lui stagliata nella luce del   portone centrale di S.Pietro.

                        (Vivendosi la scena che descrive) Senza camminare, in posizione         estatica, un piede avanti e l’altro leggermente indietro, scorrendo           come su un invisibile tapis-roulant...

                        Con in testa un velo celeste tipo Fatima, perché quello è già deciso,          che vibra nel vento...

                        E le masse dei pellegrini che si scansano pressandosi contro le      navate laterali come la traversata del Mar Rosso...

                        Ed il Papa, a bocca aperta, che cade in ginocchio ai miei piedi con            le lacrime agli occhi...

                        (Rimane un attimo a godersi l’immagine che si è creata, poi si riprende       come tornando alla realtà)

                        Sì, bello. Questo mi piacerebbe proprio: far piangere il Papa.

                        Che soddisfazione...

                        Sarebbe un bel colpo, eh, che ne dice?

Estrae di tasca una boccetta e succhia direttamente delle gocce.

Il suo sguardo si intreccia con quello severo della Suora.

La Contessa abbassa gli occhi.

Suora             Dico che forse sarebbe meglio se scendesse dai suoi trenta centimetri e tornasse con i piedi per terra.

Contessa       Lei è veramente dura con me.

                        Gliela passo perché non è in possesso di tutti i dati che ho io, per giudicare.

                        (La Suora borbotta qualcosa a denti stretti)

                        Con tutto il rispetto, non mi sembra di chiedere la luna.

                        Anche Michael Jackson è volato durante un suo concerto.

                        Ed io lo farei per uno scopo ben più nobile del suo, non certo per             esibizionismo.

Suora             Adele, il Signore ci insegna ad accettare i nostri limiti ad amare     noi stessi e gli altri per quello che siamo.

Contessa       Chiaro, chiarissimo. Il discorso di Dio non fa una piega.

                        Ma se io fossi qualcosa di più di quello che sono come potrei        scoprirlo se non alzando il tiro?

                        Questo è lei che me lo ha insegnato.

                        Lei mi ha detto di liberare lo stambecco che scalpita dentro di me.

                        E se dentro di me invece che uno stambecco scalpitasse, non so...

                        Sant’Anna?

La Suora si fa il segno della croce.

Suora             Adele! Non intendevo certo...

Contessa       No, no, so già cosa sta per dirmi: che pecco di falsa modestia.

                        Non è la prima volta che mi risuona questa campana nell’orecchio.

                        Falsa modestia?... (Dopo un attimo di indecisione)

                        Bene, stasera mi sparo altri trenta padrenostri, ma quello che devo           dire lo dico.

                        La falsa modestia non è forse la virtù dei forti? Dei potenti?

                        Che Gesù non se lo sentiva forse di avere dei poteri da supereroe             racchiusi dentro quelle sembianze di un falegname qualunque,           che a vederlo non gli avresti dato due lire?

                        Che forse se non avesse osato spingersi un po’ in là con la fantasia            e l’ambizione avrebbe fatto tutti i miracoli che ha fatto?

                        E diciamocelo: se Gesù non si fosse lanciato a fare i miracoli           sarebbe rimasto un megalomane come ce ne sono tanti.

                        I manicomi sono pieni di gente che dice di essere figlio di Dio o    figlio del diavolo o di Napoleone.

                        Ho reso l’idea?

                        Finché non sono io la prima a crederci fino in fondo di essere la     Madonna non vedo perché dovrebbero crederci gli altri. Mi dica    se sbaglio.

                       

Suora             Il suo concetto di falsa modestia è quanto meno bizzarro.

                        Interrompa questo delirio di vanità e torni ad essere quella che è:             una generosa devota che con le sue donazioni salva centinaia di     piccole creature indifese.

                        Si accontenti, non mi serve altro.

                        Prenda esempio da me, io sono una umile suora e non vorrei         essere nient’altro che quella che sono.

                        Non sono minimamente intaccata dalle sterili avidità che    contorcono le vostre anime. E questo livello l’ho potuto raggiungere seguendo ciecamente chi, in quanto a spirito, ne         sapeva più di me.

                        Quando i miei pii genitori mi rinchiusero nel convento dove ho    preso i voti non ho pensato di ribellarmi. Loro erano pii ed il        Signore voleva così!

                       

Contessa       Cerchi di comprendermi Suor Zita... Per lei è diverso. Lei è già      appagata. Non è una qualunque: è una suora.

                        Ha un’identità precisa che la contraddistingue.

                        Siete tante, sì, ma siete pur sempre un’élite.

                        Ma io? Io che sono considerata una semplice devota?!

                        Se ne rende conto della frustrazione?

                        Si è mai ritrovata in piazza S.Pietro la Domenica?

                        Una marea brulicante. Non se ne viene a capo.

                        Una melma umana indistinta.

                        E tutti, uno per uno, che pensano di essere gli eletti!...

                        E come se non bastasse fra due anni avremo il Giubileo!

                        Guardi, (Mostra il braccio scoperto) mi si accappona la pelle solo a    pronunciare la parola.

                        E’ previsto l’arrivo solo a Roma di ventisei milioni di           pellegrini!

                        Se ne rende conto?

                        (La Suora annuisce con una malcelata soddisfazione)

                        No, no, ci provi sul serio ad immaginarselo. Faccia mente locale...

                        Si figuri l’immagine biblica di questi ventisei milioni di invasati in           giro per le strade della città come orde di cavallette giganti.

                        E ognuna di queste cavallette pretende di tornare a casa con una   foto col Papa e un souvenir di Roma.

                        Sarà come l’assalto al muro di Berlino con i picconi, i martelli, le   unghie.

                        Solo che questa volta i muri saranno quelli delle nostre case!

                        Io ho già dato disposizioni per far costruire una rete di protezione           in filo spinato intorno al parco.

                        Non mi voglio ritrovare in giro per il mondo alla ricerca di             pezzetti della mia villa racchiusi in piccole teche di plexiglas con         su scritto: “Roma-Giubileo: IO C’ERO”!

                        Ma siamo pazzi davvero?!...

                        Da qui la mia necessità di distinguermi. Detesto essere confusa     nell’anonimato.

                        Sono pur sempre una cristiana con la “C” maiuscola. Che fa un      percorso spirituale di altissimo livello!

                        E se la chiesa non è in grado di stilare graduatorie preferenziali     per i devoti allora mi arrangio da sola. Taglio la testa al toro e           punto alla Madonna. Mi dica se sbaglio.

Suora             Adele. Sto pensando che forse dovrebbe prendersi un periodo di riposo. Forse questi mesi di full immersion di preghiere vanno    alternati con brevi pause.

                        Cominci col venire in convento solo una volta ogni tre giorni. La   quota giornaliera me la può far recapitare dal ragazzo muto.

Contessa       Ma è una guerra, Suor Zita! La mia crociata verso la santità.

                        Non posso allentare.

                        (Improvvisamente triste) E’ un gioco più grande di me, non posso     mollare.

Suora             Venga qua, Adele. Si prostri ai miei piedi e si confessi, su. Non     esistono problemi che io non possa risolverle.

La Contessa si accoccola alla base del piedistallo della Suora.

Contessa:      Mi sento sola... di mio marito ancora nessuna traccia...

                        Il Papa che non mi risponde...

                        Ieri dentro l’ostensorio da camera ho ritrovato il telefonino che      avevo regalato a mio marito con tanto amore. Un nodo di tristezza   mi ha chiuso la gola.

                        Ho tirato su l’antenna.

                        Ho composto il numero di Sebi: 23.03.87, la sua data di nascita. E la crocettina si è messa a lampeggiare...

                        L’ho già fatto altre volte. Compongo il numero e aspetto...

                        A volte aspetto tanto, anche due, tre ore.

                        Perché la linea è lunga, infinita.

                        Ed io sto lì, ferma, in attesa...

                        E mi immagino la scintilla della mia chiamata, che corre veloce     lungo il cavo.

                        Piccola piccola come un ago di luce su questo cavo.

                        Che corre corre fino in Paradiso.

                        E allora... a volte la voce di Sebi la sento... Anche ieri...

                        E mi risponde. E mi dice: “Mamma... mamma... hai la parrucca      storta.” (Sorride commossa)

                        Scherzava sempre il mio Sebi.

                        Quand’era piccolo erano tornate di gran moda le parrucche, se le ricorderà anche lei, no? (Silenzio)

                        Quelle gran parrucche cotonate alla Milva. (Silenzio)

                        Almeno la Milva la conoscerà, o no?

                        Comunque, glielo giuro, (Incrocia le dita sulla bocca e le sigilla con un             bacio) andavano di moda le parrucche ed anch’io mi mettevo         sempre un tupé.

                        Sebi si divertiva un mondo a strapparmelo di testa e a graffiarmi la cute con le forcine.

                        Era un modo come un altro per ribadirmi quanto mi amava. Lo     fanno tutti i bambini. Tutti.

                        Me lo disse il neuropsichiatra infantile, e allora smisi di punirlo.

                        E io che pensavo che fosse una cattiveria verso di me.

                        Il cuore di mamma... a volte ti fa vedere la malizia anche dove non           ce n’é.

                        L’incontro con il neuropsichiatra fu fondamentale per me come     madre. Dette una sterzata decisiva alla mia formazione educativa             di Sebi.

                        Non so cosa sarebbe successo, se prima non avessi parlato con lui,           anche quella volta che poi il tupé me lo bruciò.

                        (Rianimandosi nel ricordo)

                        Torno a casa e sento puzza di pollo bruciato.

                        Sa, come quando si ripassa il pollo sul fuoco dopo averlo   spennato, per bruciare tutti i peletti delle piume.

                        “Maledetti!”, dico io, “Chi diavolo cucina il pollo oggi che è          Venerdì, e di Venerdì: pesce!”

                        Sono entrata in cucina come una furia.

                        Se ci trovavo la cuoca era la volta buona che le davo una     sprangata.

Suora             Adele!

Contessa       E non si scandalizzi, perché lei non lo può sapere, ma i domestici             sono una schiavitù.

                        Polso duro con le maestranze.

                        Quando ci vuole ci vuole. Sennò ti sbranano.

                        Io sono buona e cara ma la servitù deve stare al suo posto.

                        C’é chi comanda e chi obbedisce.

                        Pensa che al nostro Signore gli sarebbe costata molta fatica farci     tutti industriali? Non credo.

                        Se ha voluto fare questa distinzione una ragione ci dev’essere.

                        Ha creato un solco fra nobili e plebei.

                        Ed io, con l’umiltà che mi distingue, mi rimbocco le maniche,        impugno la pala e scavo.

                        Per approfondirlo sempre più, questo solco.

                        Insomma, entro in cucina e chi ci trovo? Nessuno.

                        La cucina: vuota!

                        La puzza veniva dalla camera degli ospiti!

                        Non ci crederà, era Sebi! Che stava bruciando la mia parrucca!

                        Ora dico, ma ne avrà avuta di inventiva quel bambino...

                        Mica faceva un fuoco così, con due foglietti di carta come tutti i     bambini, no!

                        Lui, si figuri, si era inventata tutta una storia e bruciava una           specie di manichino fatto con gli stracci, tipo una strega.

                        E in più l’aveva vestita! Con un mio tailleur rosso e la mia parrucca in testa!

                        Avrebbe dovuto vederla: una strega alta così.

                        (Indica un’altezza pari alla sua statura) Tipo me.

                        Che fantasia quel bambino...

                        (Si ferma come se un pensiero nuovo le fosse affiorato alla mente per la       prima volta)

                        Le aveva disegnato un neo proprio qui.

                        (Si tocca il suo neo sotto il naso)

                        Come il mio... Identico... (Perplessa) Che combinazione...

                        Sebi, il mio frugoletto diabolico... (Taglia corto)

                        Comunque, spento il rogo tutto risolto. (Rimane soprappensiero)

                       

Suora             Adele.

Contessa       ...Sì?

Suora             Vada a casa a riposarsi, segua il mio consiglio.

                        Mi dia la quota che le do la benedizione.

Contessa       No...

Suora             Come dice?...

Contessa       No, dico, non gliela do la quota. Ha ragione lei, ho bisogno di       distrarmi, aspetto l’udienza dal Papa e poi mi faccio un bel          viaggetto e li porto personalmente ai bambini i soldi.

Suora             Non la reputo una buona idea. Mi consegni la quota e si riposi, sì,            ma a casa sua.

Contessa       No, è meglio che faccia un salto nel Basso Giuba. Così do una        controllata anche ai lavori.

Suora             Adele, mi obbedisca, mi dia i soldi.

Contessa       Ma perché, sbaglio anche in questo? Risparmiamo anche le spese             postali.

Suora             Adele, testarda. I soldi!

Contessa       A me la testarda sembra lei, con tutto il rispetto.

Suora             Continui a proiettare su di me le sue caratteristiche negative! Siete           tutti uguali voi laggiù, sempre pronti a scalzare quelli che con           fatiche e sacrifici si sono conquistati un piedistallo. Mi dia quella           benedetta busta!

                       

Contessa       Se non me la chiede per piacere non gliela do.

Suora             Per piacere, Adele, la busta.

Contessa       Non ci penso neppure.

Suora             Ma gliel’ho chiesto per piacere!

Contessa       Quel che è rimasto del mio intuito yogi mi dice che devo fare un saltino a controllare a che punto sono i lavori di questo impianto sciistico in mezzo all’Africa.

Così dicendo ripone i soldi nella borsetta voltando le spalle alla Suora.

Suora             Dia a me!

Contessa       No!

La Suora in un impeto di rabbia, dal suo piedistallo, si lancia sulla schiena della Contessa avvinghiandosi come uno zaino.

Le due donne cadono a terra ed ha inizio una lotta senza esclusione di colpi.

Nella colluttazione l’abito della Suora si apre rivelando che sotto nascondeva una moderna tuta da sci e moon boots.

E che inoltre indossa:

Contessa       Il mio bracciale d’oro!...

                        La mia collana di perle!...

La Suora vistasi persa sferra un cazzotto alla pancia della Contessa che esplode con uno sfiato sordo.

Le due si immobilizzano.

L’aria è di colpo appestata da un odore acre. La Suora si tappa il naso e si sventola con la mano.

La Contessa approfittando del disorientamento della Suora estrae dalla borsetta la bomboletta spray antistupro e gliela spruzza in faccia.

La Suora cade a terra paralizzata.

La Contessa, frastornata dalla furia degli eventi, osserva allibita il proprio ventre piatto.

La puzza che annusa nell’aria le conferma il suo atroce dubbio.

Dopo un attimo di esitazione la Contessa recupera il suo bracciale e la sua collana.

Così facendo nota una busta che fuoriesce dalla zip della tuta da sci della Suora.

La raccoglie e ne legge l’intestazione.

Contessa       Alla Gentilissima Contessa Adele Fornari Decinzi.

                        (La apre) “Il Santo Padre oberato dai suoi mille santi impegni non ha intenzione di concederle udienza, né ora né mai.

                        Le assicura comunque che la ricorderà nelle sue preghiere Domenica prossima con la frase fatta: “Benedico tutti coloro che   mi adorano.”

                        Gradisca come gentile omaggio questa immagine degli anni '60     raffigurante il Papa in tenuta da sci.”

La Contessa, gelida, ripone la lettera nella borsetta, si rimbocca le maniche dell'abito e afferra la Suora per una caviglia per trascinarla via.

Contessa       Ahhhhhhhhhhhh!!!!!!!

L’urlo di furore della Contessa rimbomba nelle volte del monastero.

FINE SCENA 5°


SCENA 6°

Studio della villa Fornari Decinzi.

Sul fondo la libreria, nascosta per due quinti dalla tenda scura.

Sparse sul pavimento pagine di quotidiani alcune strappate altre tagliate.

Sulla scrivania una pila di giornali.

La Contessa, armata di un acuminato paio di forbici, ne sfoglia uno rabbiosamente.

Contessa       Ics! Una ics. Dove la trovo una ics!?

                        (Si ferma su un titolo) "Più longeve le mogli con le gambe a X."

                        Eccola!

Ritaglia la lettera, la bagna di colla e la applica in calce ad un foglio già colmo di ritagli.

Tira un sospiro di soddisfazione.

Con una vigorosa bracciata sgombra la scrivania di tutti gli oggetti.

Legge.

Contessa       Caro Papa, tua infinita lucentezza abbagliato te.

                        Te no più possibile distinguere perle da porci.

                        Io tua ex-ammiratrice. Subìto da te enormissimo affronto.

                        No passerai liscia.

                        Io non interessata vostri scheletri impasti economici politici         nascosti in vostri immacolati armadi.

                        Gente già conosce no più scandalo.

                        Mio umile kalashnikov colpire più intimo.

                        Mia vita incrociata con figliola amica molto speciale tua:   Josephine Serpieri, in arte Suor Zita.

                        Mia informatrice fidata...”

                        (Fra sé) Anzi, fidatissima. Katia è una parrucchiera seria, non    mi mentirebbe mai.

                        “Udito da voce Suor Zita particolari vostra celeste storia    d'amore.

                        Caro Palladineve, non hai scampo, io sapere tutto di voi!!!

                        Di gaie fughe chalet appartati!

                        Di settimane bianche a spese devoti!

                        Di funivie montate e rismontate solo per sfizio fuori pista!

                        Questo messaggio, più dettagli, recapitato redazioni maggiori     quotidiani!

                        Posso permettere consiglio?

                        Alza tua gonna e fuggi!

                        Tua Madame X!”

                        (Ci ripensa) Anzi, no. Ho qualcosa da nascondere? Non credo!

                        (Firma per esteso) Adele Fornari Decinzi.

Suona la campanella.

Entra Pino. Gli porge la lettera.

Contessa       Infilala in una busta bianca e spediscila all'indirizzo scritto qui      sopra.

                        Sii una scheggia. Più veloce della luce. Va' e torna subito qui.

Pino esce di corsa.

Contessa       Ed adesso torniamo a noi.

La Contessa tira da un lato la tenda che copre parte della libreria alle sue spalle.

Legata alla libreria con funi e ganci, a braccia aperte, appare crocefissa la Suora ancora priva di conoscenza.

La Contessa le passa sotto il naso la boccetta delle sue gocce antidepressive.

Lentamente la Suora comincia a riprendersi.

Contessa       Su non faccia tante scene, non è il momento di dormire.

                        Dobbiamo ammettere che questo spray è un portento.

                        E' vero che al risveglio non lascia neppure un cerchio alla testa,     come c'è scritto sulla confezione?

Suora             (La Suora emette un flebile ) ...No.

Contessa       Beh, che depressione!

                        Suor Zita, non mi deluda ancora. Un po' di vitalità, di entusiasmo.

                        Dopotutto stiamo festeggiando la vittoria del bene sul male!

                        Un minimo di partecipazione è d'obbligo.

                        (Con tono salottiero) E quindi, mi dica, che se ne faceva di tutti i       soldi che le ho dato?

                        Non è per recuperarli, mi creda, è solo che questo sfizio di curiosità devo proprio togliermelo. Che se ne fa di altri soldi una        che può vivere come una papessa?

Suora             Mi sleghi, sto male...

                        Per carità Adele, è tutta una menzogna.

                        Io il Papa non l'ho mai toccato nemmeno con un bastone.

                        Quelle che le hanno riferito sono innocenti chiacchiere che non      escludo, forse, di aver fatto dalla parrucchiera. Come facciamo            tutte. Mentre spettavo che mi prendesse il colore.

                        Chi non si è mai inventata una storia d'amore con uno scapolone   d'oro scagli la prima pietra!

                        La prego...

Contessa       Finalmente la vedo pregare davvero.

                        Preghi, preghi, che ne ha bisogno. Ma non preghi me, preghi il      Dio vero. Che c'è!

                        Nonostante lei ed i suoi compagni di merende facciate di tutto per           farci passare la voglia.

                        Sono pazza?

                        Glielo leggo negli occhi che mi giudica pazza.

                        Ancora quello sguardo!

                        Sì, sono pazza è vero, lo so. E allora?!

                        Le bastava questo per darle il diritto di succhiarmi?

                        Andremo tutte e due all'inferno, ma le assicuro, le sue fiamme       bruceranno più delle mie!

                        Lei sapeva, io no.

                        Il mio grande peccato è l'aver arrancato tutta la vita nel buio           scambiando ogni lucciola non per una lanterna, ma per un faro.

                        (Improvvisamente triste) Ma c'era un solo obiettivo a guidarmi:          risparmiare a mio figlio le sofferenze che io ho subìto.

                        Dargli tutto l'affetto che i miei hanno dato agli altri loro figli e non            a me. Dopo il divorzio si sono tuffati tutti e due nelle nuove            famiglie ed io sono rimasta lì, in collegio col culo per terra.

Suora             Ahhh.

Contessa       (Sarcastica) Oddio, mi perdoni la volgarità.

                        Non si ricordavano neppure di venirmi a prendere per le vacanze.

                        Però non gli ho mai dato la soddisfazione di vedermi piangere una          sola lacrima. Ce l'ho fatta anche senza di loro...

                        Ma il mio Sebi, no. A lui l'amore della mamma non sarebbe mai    mancato.

                        Lo sa che fino a quando me l'hanno rapito non siamo stati un         giorno, dico un solo giorno, in sette anni separati? Mai mai.

                        Gli stavo sempre addosso, col fiato sul collo, perché sentisse          sempre la presenza della sua adorata mamma. Sempre!

                        E lo educavo.

                        Lo educavo a essere bravo, buono e devoto alla mamma.

                        Questa è un'intera biblioteca di libri su come educare i bambini.

                        Lei è crocefissa sulle bibliografie complete della Montessori, di     Binet, di Claparède, di Croce.

                        Glieli ho fatti tutti gli esercizi consigliati in questi libri!

                        Non mi avrebbe mai potuto rinfacciare di essere stato trascurato. Mai!

                        (Sconvolta dal dolore) Come un naufrago in mezzo al mare mi sono gettata su una piuma che galleggiava pensando che potesse tenere          a galla anche me. Ecco la mia colpa!

                        Suor Zita, (Sale in piedi sull'inginocchiatoio a mo' di tribunale) ho solo un modo per riscattare tutte le piume che ho fatto annegare:      salvare il mondo dal germe del male. Da chi usa il suo piccolo o                         grande potere per manipolare per un proprio tornaconto le            sofferenze degli altri.

                        (Solenne) E per testimoniare il mio impegno in questa lotta ho        deciso di compiere un atto di grande carica simbolica: la brucerò,       Suor Zita.

Suora             Ahhhhhh!

Contessa       Zitta, Zita!

                        Non capisce che è la sua ultima occasione per espiare tutti i suoi   peccati? !

                        Mi dovrebbe ringraziare!

                        Ma pensa che per me non sia un sacrificio darle fuoco?

                        Come minimo per colpa del fumo dovrò ridare una mano di oro a            tutte le stanze del piano.

Suora             Aiutoooooo!

Contessa       Non mi costringa ad anticipare i tempi, Zita!

Suora             Aiutooo liberatemiii!

La Contessa prende una scatola di cerini. Ogni volta che ne accende uno la Suora ci soffia e lo spegne. Fino a che una fiammella resiste.

La Contessa l'avvicina al lembo della tuta della Suora.

Suora             Ahhhhhhhhh!

La Suora dimenandosi riesce a spegnerlo.

La Contessa prova ad accenderne un altro, poi spazientita afferra la bomboletta spray e gliela spruzza in faccia.

La Suora rimane appesa nuovamente paralizzata.

Contessa       Fantastico. (Guarda la bomboletta) Se l'avessi scoperto prima il mio   matrimonio non sarebbe naufragato.

                        Devo ordinarne un'altra cassa. Nel caso torni mio marito...

Entra Pino, di corsa, dando le spalle alla Suora.

Pino               "Fatto tutto. Spedita."

Contessa       Grazie, Pino, sei un vero tesoro.

Pino rimane sorpreso da quel tono di sincero affetto.

Contessa       Ti ricordi suor Zita?

Pino               "Quella del convento?"

Contessa       Sì, quella del convento. Quella che pareva altissima.

Pino               "Sì, sì."

Contessa       Secondo te è una suora pia? Timorata di Dio?

Pino               "... Sì..."

Contessa       No! E' il demonio. (Infuocata dalla collera)

                        E' invidiosa. E' vanitosa. E' presuntuosa. E' accidiosa. E' un             concentrato di tutti e sette i vizi capitali. E' un Bignami del peccato.

                        In più è suora! Un'insegnante di fede, capisci?

                        Dovrebbero commissionare alla mafia un serbatoio di acido e        buttare in pasto ai leoni tutti gli insegnanti... e i medici che         esercitano senza una vocazione. E anche i politici.

                        (Si ricompone) Ma non pecchiamo anche noi di megalomania.          Cerchiamo di attenerci al concreto, senza strafare. Concentriamoci           sulla nostra suora.

                        Sei quindi d'accordo che andrebbe punita.

Pino               "... Non so..."

Contessa       Sì!

Pino               "Sì."

Contessa       Potrebbe alleggerire la sua posizione irrimediabilmente      compromessa grazie ad una morte da martire.

                        Come potrebbe morire un martire?

Pino incerto mima come può le varie morti.

Contessa       Lapidato? Come S.Teodorico. No.

                        Squartato? Come S.Ignazio. No.

                        Accecato e dissanguato? Come Santa Veronica. No.

                        Arrostito su una graticola? Come S.Lorenzo. Fuochino!

                        Di più, di più... Più su, più su...Come è morto il martire dei           martiri?

Pino ci pensa un attimo e poi mima Gesù crocefisso sovrapponendosi alla Suora crocefissa alle sue spalle.

Contessa       Proprio così!

Pino               "... Improbabile..."

Contessa       No! Il potere divino tutto può! Guarda...

                        (Indica dietro di lui. Pino non comprende) Vòltati.

Pino si volta.

In preda ad una silenziosa crisi di panico spalanca la bocca in un urlo muto, prima verso la Suora poi verso la quarta parete.

La Contessa, tranquilla, lo adagia su una sedia e gli porge un bicchiere di grappa.

Contessa       Su, caro, bevi. Sei un uomo ormai, non crollarmi per così poco.

                        Abbiamo una missione da portare a termine.

                        Scendi in garage a prendermi un paio di fascine secche, vuoi?

Pino               "No..."

Contessa       (Stringe la testa di Pino al suo grembo) Tesoro, è troppo tardi, non       capisci?

                        Non esiste un sentiero di ritorno, posso solo andare avanti fino in             fondo. Va' in garage.

Pino               "No..."

La Contessa lo aiuta a sollevarsi dalla sedia e lo accompagna alla porta.

Contessa       Va', ti aspetto.

Pino esce.

Contessa       Che gioventù bruciata...

La Contessa prende da sotto la scrivania una tanica di benzina.

Con calma ne rovescia una parte addosso alla Suora.

Contessa       (Annusando) Hmmm, mi è sempre piaciuto il profumo della           benzina, fin da bambina. Quando mi stordivo nella caldaia del    collegio.

                        Ora capisco perché.

Un momento prima di dare fuoco alla Suora ci ripensa.

Esita, poi bagna anche il suo vestito con la benzina.

Accende un fiammifero e...

Entra Pino puntando verso la Contessa un grosso idrante antincendio.

Pino               Mamma, no!

Musica di fine spettacolo

F i n e