TULULU’
Commedia in due atti liberamente tratta
da “Tululù” di Stelio Mattioni (Adelphi, 2003)
di
Gianfranco Sodomaco
NOTA
Stelio Mattioni non è scrittore 'famoso' (vedi biobibliografia alla pagina
seguente) eppure ha pubblicato, con le edizioni Adelphi, sinonimo di garanzia,
sei romanzi, eppure è stato 'scoperto' dal più importante talent scout
letterario italiano: Bobi Bazlen.
Era giusto dunque, senza entrare in considerazioni critico-storiche (né io sono
la persona più adatta a farlo), cercare di portare sulla scena qualche suo
lavoro: l'incontro con "Tululù", scritto nel 1990 e pubblicato
postumo nel 2002, è stato, da questo punto di vista, fatale, ho capito subito
essere questa la ‘cosa giusta’ da fare.
Brevemente.
1) La riduzione rispetta, quasi integralmente, il testo.
2) Essa cerca di cogliere, nella letterarietà della trama dialogica e
soprattutto nella sua scansione, il significato più profondo dell'opera, la sua
‘emblematicità’.
3) Questa scansione assomiglia molto, per me, ad un montaggio cinematografico,
più che teatrale: da qui la ipotesi/scelta scenica dei molti cambi (che in
realtà, vista l’unità di luogo, corrispondono ad un lungo, crescente nella sua
intensità drammatica, piano/sequenza).
4) Le sparse, poche indicazioni di regia, le pause ‘commentate’ ecc., allora,
non sono altro che la necessità di ‘entrare’ nel copione, di teatralizzarlo nel
suo farsi (non è possibile, poi, scrivere altrimenti per il teatro).
5) Alla luce di ciò dovrebbe risultare chiaro, dal punto di vista dei ‘contenuti’,
che "Tululù" rivela una concezione ‘fredda’, straniata, più che
rassegnata, della condizione umana. Qualcosa che lega Mattioni, ma forse non
poteva essere altrimenti, alla migliore letteratura ‘mitteleuropea’, al di là
dei miti e senza il bisogno di fare grandi nomi.
STELIO MATTIONI
(1921 – 1997)
Nato a Trieste. È stato impiegato e poi dirigente industriale presso
un’importante azienda fino al 1985. La sua attività di narratore ebbe inizio
intorno al 1960, auspice quello straordinario uomo di cultura e scopritore di
ingegni che fu Bobi Bazlen. Ha collaborato a giornali e riviste, e alla RAI,
per la quale ha scritto anche un radiodramma, Il gallo canta a tutte le ore. Un
suo libro di poesie, La città perduta, è stato pubblicato dall’editore Schwarz
nel 1956. Ai racconti Il sosia (Torino, Einaudi, 1962) e al romanzo Il re ne
comanda una (Milano, Adelphi, 1968) hanno fatto seguito le opere narrative:
Palla avvelenata (ivi, 1971), Vita col mare (ivi, 1973), La stanza dei rifiuti
(ivi, 1976), Il richiamo di Alma (ivi, 1980), Piccole confessioni infedeli
(Pordenone, Studio Tesi, 1981), Dove (Milano, “Spirali”, 1984), Il corpo (ivi,
1985), Sisina e il lupo (ivi, 1993), Il mondo di Celso (ivi, 1994), Tululù
(Milano, Adelphi, 2002). Si ricordano, inoltre, una sua Storia di Umberto Saba
(Milano, Camunia, 1989) e Trieste – Variété. Libro degli sberleffi (Trieste,
Edizioni B & MM Facchin, 1990). È stato direttore di Telequattro,
presidente dell’Associazione teatrale L’Armonia, direttore della Sezione Lettere
del Circolo della Cultura e delle Arti dal 1980 al 1985.
PERSONAGGI
1) Matilda
2) La ‘fattucchiera’
3) Due Testimoni di Geova
4) La Signora
5) Bruno
6) Assunta (bambina, adolescente, adulta)
Una vecchia voce femminile canta una ninnananna: "Ninnananna, mio bel ,
riposa seren, come un angiol del ciel"...
All'aprirsi del sipario si alzano lentamente le grate, larghe, simboliche, di
una cella, grande quanto la scena, e scende un tulle a dividerla in due.
La scena è così formata da due stanze, un ricco salotto con tavolino e due
poltrone, quadri alle pareti (tra cui un crocefisso), un orologio a pendolo
ecc. da una parte, dall'altra un povero tinello, una credenza, un tavolo con
due sedie, un lettino ad una piazza e mezza ecc.
Chi canta è una vecchia ‘fattucchiera’ (F), seduta su una delle due poltrone,
ha in mano una voluminosa bambola di pezza che, ogni tanto, infilza con degli
spilloni. Una giovane donna bionda (M), piuttosto ‘trascurata’, con grembiule
ecc., sta spolverando i mobili. E' lei ad esordire, con un leggero ‘falsetto’
slavo.
M - Se la Signora (S) ti vedesse con quegli aghi..., già non vuole che tu venga
a trovarmi...
Suonano alla porta
F - E' lei?
M - No, usa sempre le chiavi, è lei che comanda qui..., sarà qualche...
Non finisce la frase e, spostandosi sulla quinta del proscenio a sinistra, apre
una porta 'immaginaria'.
Entrano in scena, quel tanto che basta a vederli, due giovani 'giacca e
cravatta con borsa'.
Buongiorno...
M - Buongiorno..., cosa volete?
Siamo Testimoni di Geova. E' tempo di pensare al regno dei cieli in terra,
signora; presto ci sarà la fine di tutto quello che a questo mondo non va, e
noi siamo venuti da lei per aiutarla!
E uno dei due le porge una rivista.
F (senza girarsi) - Mandali via, vogliono solo i soldi...!
Dopo una pausa
M - Non ho denaro..., eppoi sono cattolica fin dalla nascita...e il regno dei
cieli
in terra per me c'è già!
Se ci ascolta, le indichiamo la strada giusta per mettersi in contatto con Dio!
M (ridendo) - lo sono in contatto con Dio in tutti i momenti della mia
giornata, e anche di notte, perché è sempre con me. Tutto quello che ci
circonda, e faccio scongiuri sulla vostra fine del mondo, è opera sua, e della
Madonna che gli ha dato la vita, e spero proprio che di esso non scompaia
niente!!
I due, esterrefatti, se ne vanno, seguiti dalla 'fattucchiera' che 'lancia
nell'aria' un sospiro di compassione 'affettuosa'. La giovane riprende a
spolverare...
Buio veloce e cambio. Inizia il suono di un aspirapolvere.
Sulla poltrona dove stava la 'fattucchiera' ora siede, probabilmente, quella
che la giovane ha chiamato la Signora (S). La giovane sta 'aspirando', appunto,
i tappeti.
S - Allora Matilda, come va con il tuo arcangelo Gabriele? Dopo aver spento
I'oggetto, e un sorriso di timidezza.
M - E' ricomparso un'altra volta, I'ho visto prima dalla finestra, davanti alla
villa, vicino al grande platano...
S - Sei un'ingenua..., non pensi che possa essere un corteggiatore?
M - Mi ha avvicinato una volta sola...
S - Ma ti ha dato dell'..., come ti ha chiamato?
M ('sciogliendosi') - Incantevole...
S - E ti par poco..., sei stata per lui un colpo di fulmine! Sei una bella
figliola e...
M - lo...? Pausa Sei sicura di non averlo 'incoraggiato', magari dandogli
qualche appuntamento?
M - No, perché avrei dovuto?
Pausa
S - E' ancora lì?
Matilda va alla finestra e:
M - Sì...
S - Vuoi che parliamo con lui? Così vediamo chi è, e che intenzioni ha. Dai,
chiamalo su!
Dopo una pausa.
M - Sì..., però le parla lei..., per favore...
Buio veloce e cambio. Inizia il suono di un frullatore.
La Signora è sempre seduta alla stessa poltrona. Arriva, da uria quinta di
fondo, Matilda con un bicchiere pieno di succo di frutta.
S - Son passati diversi mesi, ormai...il tuo amico ferroviere non ti parla di
matrimonio?
M - No...
S - Beh, vedi di portarlo sull' argomento!
M - Perché, non è già abbastanza che mi stia vicino?
S (con una compassione non affettuosa) - Matilda... Pausa
S - Ti fa mai delle avance?
M - Cosa sono le avance?
S (quasi seccata) - Ti bacia mai, allunga mai le mani, cerca mai di abbracciarti?
M - Sì però..., non so per cosa di preciso! A parte che, quando appiccica la
sua bocca alla mia, mi fa senso per via della saliva e, quando mi accarezza, o
mi fa il solletico o mi fa venire i brividi lungo la schiena. Non vorrei, ma è
più forte di me. Che ci posso fare?
Pausa
S - Senti, Matilda, con il tuo fidanzato una delle due: o lo assecondi, anche
se non ti va, in modo da obbligarlo a sposarti, o lo allontani da te perché
vuol dire che gli uomini non fanno al caso tuo. Credimi, è meglio così
piuttosto che continuare a questo modo. Anche per lui, capisci? Hai capito cosa
ho detto, eh?
M - Credo di sì...
S - Nel caso che..., puoi sempre adattare il tuo tinello in soffitta, che è
spazioso, in buono stato, in stato...
Buio veloce e cambio
Alle due poltrone la Signora e un giovane piuttosto basso, tarchiato, i capelli
scuri (B). Matilda in piedi, col pancione della donna incinta, piuttosto
sofferente.
B - Se sono tornato vuol dire che qualcosa sento per te, ma è soprattutto per
i miei genitori, che insistono che devo fare il mio dovere. Il mio dovere è
quello di sposarti. Ma prima voglio sentire te. Ci stai a legarti a vita al
sottoscritto solo per il figlio che ti deve nascere?
Matilda, senza tentennamenti:
M - Sì!
B - Va bene. Ti devo avvertire che non potremo sposarci in chiesa, i miei non
vogliono..., e non saranno presenti alla cerimonia! I tuoi sono...
Matilda, un po' dispiaciuta.
M - Capisco...
B - Ora devo andare, mi rifarò vivo. Arrivederci Signora.
Saluta solo Lei, dandole la mano, ed esce.
Dopo una pausa
S - Non ti devi dispiacere, anzi devi rallegrarti. Meno congiunti, soprattutto
di parte sua, ti troverai tra i piedi e meglio sarà. Vuol dire che di tuo
marito, se ci saprai fare, potrai disporre a tuo piacimento. L'importante è che
non sia sparito. Ed io, beninteso, manterrò la mia promessa.
Buio veloce e cambio
Nel tinello 'povero'. Bruno seduto alla sedia davanti ad un piatto. Matilda in
piedi con in testa un ridicolo 'paniere' che, dai lenzuolini che fuoriescono,
si comprende che contiene 'il bambino'. Bruno non parla né mangia.
Allora Matilda:
M - Ti ho fatto delle polpettine che sono uria bontà.
B - Tu ne hai mangiate?
Pausa
M - No, io ho mangiato quello che è rimasto da ieri.
Pausa
B - Se non ne prendo, non credere che sia per usarti un torto; stasera non ho
proprio appetito.
Pausa
M - Qualche volta mangi da tua madre?
Pausa
B - Sì... Come sta Assunta?
M (con entusiasmo e poggiando la 'cesta' sul tavolo, libero a metà) - Sta bene,
benissimo, vien su che è una meraviglia; dalla settimana scorsa è aumentata di
due etti, I'abbiamo pesata dalla Signora... Sai che oggi ha detto chiaramente
mamma?
B - Ah...
M - Sì, sì ma ho provveduto subito a incominciare ad insegnarle a dir anche
papà, perché è giusto: tanta grazia per me sola è troppa!
Quasi approfittando di essere in argomento.
M - Sai che si è a tal punto allungata che nel paniere quasi non ci sta più?
Per quando è alzata ho trovato la soluzione, la metto sotto al tavolino con una
coperta e la chiudo con le sedie per evitare che andando gattoni vada a urtare
contro qualche spigolo; per quando riposa, invece non c'è che il nostro letto e
non mi pare bene che stia con noi che le sfiatiamo addosso. Bisognerebbe...
B - Assunta nel nostro letto? Ma dài!
Dopo una pausa
M - Prima o poi bisognerà prendere dei provvedimenti.
B - A quali provvedimenti ti riferisci?
M - A uno solo: a quello di comprarle un lettino.
Buio veloce e cambio
Nel tinello, tra la credenza e il letto c'è, vistoso, un lettino d'ottone
luccicante. Entra Bruno silenzioso e si siede davanti ad un piatto vuoto.
Matilda lo sta aspettando e subito si spiega:
M - Scusami Bruno ma è da tempo che non mi dai i soldi per la spesa; io non
volevo inquietarti chiedendoteli; oggi però non mi è rimasto più nulla...
Quasi come se niente fosse.
B - Il fatto è che da un bel po' sono disoccupato e anche la piccola
liquidazione è finita. Anch'io non volevo...
Reagisce soltanto lasciandosi cadere sulla sedia.
M - E adesso? Cosa farai?
Alzando le spalle
B - Ho in vista un posto migliore, solo bisogna aver pazienza.
M - E nel frattempo?
Pausa
B - Ho pensato, per te e la bambina, che potresti tornare a lavorare dalla
Signora, dove ti ho trovato; in quanto a me...mi arrangio!
M - Cosa vuoi dire? Non capisco...
B - Vuol dire che non puoi più aspettarti un soldo da me...
M - questo I'ho capito, ma non è I'importante: ai soldi ci penserò io. Non so
come farò con la bambina ma... Quello che non capisco, è cosa vuol dire che per
te ti arrangi!
Un'altra alzata di spalle
B - Vuol dire che per un po' di tempo dobbiamo stare ognuno per conto proprio.
Immediata.
B - Oh no, Bruno, questo non lo devi fare. Separarci è per me impossibile. E
poi perché? Vedrai, in qualche modo faremo!
Lo tocca (per la prima volta), quasi ad incoraggiarlo ma lui si scansa.
B - Non ti ho ancora detto che devo ancora pagare le bollette della luce e del
gas, dopodiché... Non voglio mettere in difficoltà la Signora che già è
stata..., dobbiamo vendere qualcosa, tutto il poco che...
M - Anche il lettino di ottone?
B - Pure quello.
M - Mai più, è una meraviglia, e non lo vendo per tutto I'oro del mondo. E
nemmeno il resto..., no, no, io sono affezionata a quello che abbiamo e e lo
voglio tenere.
B - Fai tu! lo, per quanto mi riguarda, non ho problemi.
Matilda si alza e gira nervosamente per il tinello. Poi:
M - Niente paura, troveremo una abitazione nuova. Ad aiutarci sarà la
Madonna!
B - Aspetta tu che intervenga il cielo! No, no, Matilda, resta con i piedi per
terra. Finché non mi danno il nuovo posto, è meglio per tutti, tu ritorni ai
tuoi lidi e io ai miei.
M - E io cosa faccio con la bambina, senza i tuoi ritorni, senza magari sapere
dove sei..., ma rimetteremo su casa, non è vero?
B - Certo! E col nuovo posto in cui guadagnerò di più, una molto più bella di
questa, come te la meriti.
A quelle parole Matilda si mette a piangere (di gioia).
Entra Assunta (A), bambina, vestita da monachina, piangente.
B (quasi senza avvedendosene) - Matilda, sei proprio una Tululù!, allora vado
dalla Signora, a chiederle che vi riprenda...
Assunta si inserisce ancora piangendo.
A - A scuola continuano a prendermi in giro per questo vestito..., non lo
voglio più!
E si sveste, rimanendo in una specie di sottoveste, buttando il vestito per
terra
Poi, cambiando registro:
A - Cosa vuol dire Tululù, papà?
B - Vuol dire ingenua, anche stupidina, ma era solo un modo di dire...
Ed esce.
Buio veloce e cambio
La Signora seduta alla sua solita poltrona, Matilda, al solito, in piedi. Il
lettino di ottone non c'è più nella stanzina 'povera'.
M - Signora, ho bisogno di un prestito, potete trattenerlo sul mio salario...
S - Non è questo il problema..., è che voi giovani non avete cognizione del
valore del denaro, lo spendete con troppa facilità. Dovreste invece, per
principio, mettere sempre qualche soldo da parte. Vedi come ti farebbe comodo,
ora, se avessi qualche risparmio?
Pausa di perplessità.
M - Mio marito mi dava tutto quello che poteva, ma con una figlia e..., per
questo si è licenziato.
Pausa di perplessità.
S - Ah, è stata una sua iniziativa quella di lasciare, di questi tempi, un
posto sicuro alle ferrovie? Non è che lo hanno mandato via?
M - Così mi ha detto. E se ha disfatto casa lo ha fatto per me, per darmene una
migliore con il nuovo posto.
S - Che posto è?
M - Non lo so; ma se lui dice che guadagnerà di più, non può che essere vero.
Si tratta solo di aspettare, per questo le chiedo...
S - Sei sicura che I'ha fatto per questo motivo? Intanto, se non ti riprendevo
io, eri in mezzo ad una strada con una bambina..., a proposito, Assunta non
cresce mica bene, è gracilina, credo che tu non la nutrisca a dovere... Ho
deciso che verrà a mangiare da me!
E le dà dei soldi.
Buio veloce e cambio.
Entra nel salotto Bruno, che si siede, mentre Matilda sta mettendo a posto
delle porcellane nel comò del salotto.
M - Oh Bruno!, come son contenta di vederti! Come stai? Novità, per quanto
riguarda il posto? Sono impaziente. Non che qui stia male, ma a mancarmi sei
tu, non puoi neanche immaginare quanto.
Pausa
B - E Assunta?
M - Sta studiando in giardino con la Signora. Vuoi vederla?
B - No, non disturbarla.
Pausa
M - Sai, la spina più grossa che ho a dover stare senza di te, è proprio lei.
Non può venir su come si deve senza la presenza di suo padre. La Signora è una
brava donna, non ho alcun motivo per credere che non lo faccia per il suo bene
ma è che la sta allontanando sempre più da noi. Già non mangia più con me ma le
sta anche mettendo in testa delle idee sbagliate, come quella che deve studiare
col massimo impegno per non finire come sua madre, a dover fare la donna di
servizio e a sposare un operaio come te.
Pausa
B - Un momento: ora ho in vista di fare I'ispettore alle vendite per una ditta
importante.
M - E' questo il posto di cui mi hai parlato? Sono davvero contenta.
B - Per me o per te?
M - Ma per tutti e due! Anzi, per tutti e tre. A quanto mi ha detto la Signora,
a scuola, all'inizio di ogni anno, chiedono a tutti gli studenti qual è il
mestiere del padre, e I'ultima volta Assunta ha detto che suo padre fa
I'impiegato. lo I'ho anche rimproverata per la bugia ma poi, riflettendoci su,
ho capito che non è colpa sua. La colpa è che fa delle scuole che non sono per
figli di gente come noi, e che la Signora le mette in testa delle idee
grandiose. E' anche per questo, perché non si rovini del tutto, che non vedo
I'ora che rimettiamo su casa per conto nostro.
Pausa
B - Capisco. Ma se dovesse succedere di non poterlo fare che chissà quando?
M - Non scherzare, ti prego...
Di ghiaccio
B - lo non scherzo mai.
M - Vuoi forse dire che non sai ancora quando...?
B - Appunto. E non ho finito, devo aggiungere dell'altro.
M - Non sarà, spero, che con moglie e figlia vuoi continuare a stare
all'infinito da tua madre!
B - No, questo no, perché con lei non mi trovo più. Non fa che dirmi cosa devo
fare e pensare, e per la verità sono stufo di sentirla.... E poi, col nuovo
lavoro, che incomincio domani, dovrò viaggiare spessissimo, e rimettere su casa
per non starci mai non mi sembra il caso.
Pausa
M - Se le condizioni sono queste, dammi retta, rinuncia al posto. Non è vita da
farsi, stare sempre via quando si ha famiglia.
Duro
B - Ormai mi sono impegnato, e non posso tirarmi indietro. D'altra parte devi
considerare che, se mi sacrifico, è per te e per nostra figlia. Vedrai, ti
manderò tanto denaro che...
M - Ma no, Bruno!, io ti voglio vicino, e che Assunta abbia un padre che la
segue. Dei soldi non mi importa. Pochi soldi, un buco di casa, ma vivere
assieme come una volta. E poi che lavoro può essere, quello che ti daranno, se
non ti dà la possibilità di ritornare dalla tua famiglia almeno una volta alla
settimana, o al mese?
B - Ormai è troppo tardi per rifiutarlo, comunque tu lo giudichi, Matilda.
M - Non è mai troppo tardi!
Stufo
B - Insomma...se te lo dico io!
Pausa lunga, 'sospettosa'.
M - Bruno, dimmi: è un lavoro che farai da solo o in compagnia?
'Sorvolando'
B - Qualche volta così e qualche volta cosà.
M - Non puoi spiegarti meglio?
Durissimo
B - No!, perché è ora che la pianti con questo interrogatorio. Non ti permetto
di indagare sul mio operato, e per delle stupidaggini, poi. Quello che devo fare,
lo so io. A te basti che per qualche tempo non ci sarà una casa in cui andare a
vivere assieme, e che, a partire da subito, non posso neanche dirti quando sarà
la prossima volta che verrò a trovarti. Sono stato chiaro?
E Bruno le volta le spalle e se ne va.
FINE PRIMO ATTO
SECONDO ATTO
Luci. Arriva uno strano suono di flut/spray
La Signora seduta alla sua solita poltrona e Matilda che sta pulendo a suon di
flut/spray, vetri e specchi del salotto (quadri,specchiera ecc.)
S - Certo che il tinello rimane piccolo per due persone, però in qualche modo
ci state. Vi trovate bene?
M - Benissimo Signora! Ho quasi tutto quello che mi occorre.
S - Quasi?
M - Mi manca solo un mobiletto che ho giù in cantina, per metterci dentro la
biancheria della bambina. Non potrei portarlo su?
Pausa
S - A proposito di Assunta, devo dirti una cosa.
Pausa, ormai, 'attentiva'
M - La disturba, forse?
S - Ma no, che ti viene in mente?
Approfittando della situazione
M - Sta sempre con lei, e ai bambini non mancano i pretesti per dar fastidio.
Assunta è abbastanza tranquilla, ma qualche volta ha delle reazioni che pure
io, che sono sua madre, faccio fatica a sopportare. Vedrò di farla stare un po'
di più con me.
Vagamente alterata
S - Tu non farai niente. Hai il tuo lavoro, e non voglio che lei ti distolga. A
me, invece, tiene compagnia. Anzi, anzi: non trovi che sia malsano far dormire
una bambina così delicata in quella stanza con te, dove a volte si ha perfino
I'impressione che manchi I'aria?...Mentre la mia è grande, con due finestre
e...si potrebbe mettere un suo letto al posto della toilette, già tanto non mi
siedo più davanti. Non pensi che starebbe meglio lì, e che tu guadagneresti
spazio per il mobiletto di cui mi hai parlato? A me, tenere di notte la bambina
in camera non darebbe certo fastidio.
Pausa di 'soprassalto'.
M - Signora, mi scusi, ma Assunta è la mia creatura, I'unica cosa preziosa che
ho, e se non la vedessi nemmeno quando vado a dormire, e alla mattina quando mi
sveglio, per me sarebbe come se non I'avessi più!
S - Oh, oh che tono, Matilda! Mi meraviglio proprio di te. Ti esprimi come se
pensassi che la mia proposta nasconda I'intenzione di portarsela via, quando è
solo per farla stare meglio. Pensaci su con calma, eh! E ricorda, te lo dico
ora, che se a poco a poco mi affeziono a lei come ad una figlia d'anima, può
darsi benissimo che le lasci tutto quello che possiedo.
Buio veloce e cambio. Inizia un rumore di 'sciacquii avanti e indietro'.
Assunta, adolescente, seduta sulla poltrona della Signora e Matilda che, con
secchio e spazzolone, dà lo straccio al pavimento del salotto.
A - Ascolta me, è opportuno accontentarla: è lei che mi paga gli studi e ti dà
un salario. Non hai capito per quale motivo vuole che dorma con lei anziché con
te? Ha paura a star sola di notte, diventa vecchia. Mentre tu non ce I'hai. Tu
non hai paura di niente, che io sappia. Dunque dimmi di sì. Tanto, tua figlia
sono e tua figlia resto. E poi, non credi che sarei rimeritata dal cielo per la
buona azione?
Buio veloce e cambio
La Signora sulla sua poltrona, Assunta seduta sull'altra, Matilda con un cesto
vuoto, sullo sfondo il suono di una lavatrice.
S - Sei contenta della mia decisione di assicurare un avvenire a tua figlia?
Sei
convinta, ora, che non volevo portartela via? Alla mia morte la villa andrà a
lei... Pausa lunga
M - Lei, Signora, è stata sempre buona con me, e ora lo è perfino troppo con la
mia bambina. Assunta, non la ringrazi? Ti rendi conto della fortuna che ti
piove dal cielo?
Pausa 'sfingica'
S - No, Matilda, non deve ringraziare né me né il cielo. Quello che avrà se lo
è meritato consolando i miei ultimi anni come li avrebbe consolati quella
figlia che ho tanto desiderato e non ho avuto. Tu, piuttosto! Non mi ringrazi
tu, considerando che domani ti troverai in casa di tua figlia anziché di una
padrona? Pausa 'contenuta'.
Buio veloce e cambio
Assunta sulla poltrona della Signora e Matilda in piedi con un cofanetto in
mano.
A - Mamma, bisogna pagare le spese del funerale e del notaio, è accaduto tutto
troppo in fretta ed io possiedo solo una piccola somma che mi ha lasciato la
Signora. In tanti anni che sei stata qui a servizio, e spesata di tutto, non
hai messo niente da parte?
Pausa 'rassegnata'
M - Qualcosa sì, ed è per rimettere su casa quando ritornerà tuo padre.
Spazientita
A - Tululù, vuoi mettere i piedi a terra almeno in questa circostanza? La
nostra casa è ora questa villa. Vuoi dirmi quanti soldi hai?
Le consegna il cofanetto e Assunta conta.
Pausa 'avida'
A - Grazie, mamma. Finalmente grazie a te siamo sul nostro. E' una casa
decrepita e polverosa, da dover stare attenti dove si posano le mani per non
sporcarsele, ma è così piena di cose che avrà pure un suo valore.
M - Polverosa non puoi dirlo. Se sapessi quanto ho spolverato qua dentro!
A - Ma no, mi riferivo alle tende, alle imbottiture, ai muri. Non è mica una
critica a te, ma alla Signora che, santo Dio, poteva mantenerla meglio.
Pausa vagamente 'risentita'.
M - Ora che non c'è più la Signora a dirmi cosa e come devo fare, farò a modo
mio, e vedrai che la casa cambierà aspetto. In quanto alle tende e alle
imbottiture delle sedie...a me, abbi pazienza, sembrano perfette come sono.
A - Dài, dài, non vedi quanto sono consumate e grigie per la polvere! lo le
odio. Forse perché la padrona ci teneva tanto. Tu non sai quante ne ho passate
con quella. Per la sua aria di superiorità..., benché, te lo dico io, non
valesse una tua unghia.
Pausa
M - Assunta, non devi parlare in questo modo di lei, dopo che con te è stata
tanto generosa!
A - Mamma, con lei ho resistito fino in fondo solo nella prospettiva di avere
tutto questo per te. Perché te lo meriti. E non ne parliamo più, va bene? E per
la casa, se sei di idee diverse dalle mie, vedi tu cosa c'è da cambiare e cosa
no.
Pausa 'passiva'
M - Come vuoi tu, preferisco che faccia tu. Perché per me è già molto poterci
stare dopo la morte della Signora, con te padrona
A - E non più come donna di servizio, ma a casa tua. Questo è I'importante, mi
pare.
M - Sei molto buona a dir così.
A - Tanto più che per i cambiamenti, se li faremo, ci vorrà del tempo. Non ha
lasciato denari, e infatti ultimamente diceva che, per procurarsene, stava
pensando di vendere delle cose, non so quali... Mica una cattiva idea, però,
quella di cedere qualche soprammobile, qualche quadro... Perché anche noi, visto
che ci sono venute a mancare le entrate, dobbiamo pur tirare avanti in qualche
modo! Tu mi hai dato tutto quello che avevi, no? E io... Sai cosa? Vuol dire
che, non avendo più da tenere compagnia a nessuno, andrò a lavorare. Sennò, a
cosa mi serve il diploma che ho conseguito? Comunque, I'idea di vendere
qualcosa mi sembra buona. Che ne dici?
Pausa di 'dissenso/assenso'.
Buio veloce e cambio
Assunta seduta sulla sua, ormai, poltrona e Matilda in piedi con dei piatti
vuoti in mano. Sul tavolo del salotto vi è appoggiato un nuovo telefono
luccicante.
M - Figlia mia, scusa se mi permetto, ma non mi piace che ti pitturi in quel
modo le labbra, porti delle gonne così accorciate e calzi delle scarpe con dei
tacchi altissimi; perdonami, ma hai I'aspetto di una ragazza poco seria.
Sbottando
A - Senti mamma: io non sono te, e inoltre i tempi sono cambiati. Quindi cosa
vuoi da me? Tu non hai avuto altre ambizioni in vita tua che quella di tenere
bene una casa, come se fosse importante, mentre io - mi credi? - della casa me
ne infischio, ho ambizioni di tutt'altro genere. Piantala di farmi
osservazioni, lascia che mi metta come voglio. Smettila, una volta per sempre,
di fare la Tululù! In fondo sono maggiorenne, lavoro e ho a che fare con la
gente.
Pausa
M - C'è un'altra cosa che ti devo dire. Non avrei mai creduto di vivere in un
rione così caro..., prima, le spese, le faceva arrivare in casa e le pagava la
Signora ma adesso... Anche facendo ogni economia possibile, ormai quello che mi
dai non è sufficiente.
Tranquilla
A - Sta' quieta, ho in vista un lavoro in cui guadagnerò di più.
Pausa lunghissima, 'mnemonica'. Mette i piatti sul tavolo prima che le cadano
di mano.
Riprende Assunta
A - Nel frattempo ritorno sulla vecchia idea di vendere qualcosa di questa
casa. Conosco I'antiquario che assillava la tua padrona per farsi cedere questo
o quello, e se vuoi posso telefonargli.
Pausa
M - Penso di sì, perché a necessità non vi è legge che tenga. Ma I'unica cosa
che secondo me si potrebbe vendere è il quadro del Cristo che, così grande e
pesante, mi fa temere che un giorno o I'altro possa venire giù. E' una
impressione per cui mi sento in colpa, povero figlio di Dio, così sfortunato da
finire sulla croce per salvare I'umanità dal peccato, ma è che al suo posto
preferirei ci fosse un'immagine leggera della Madonna, sua madre, così soave da
far pensare al bene e non al male.
Pausa 'attonita'
A - Per incominciare, sì. Ma non sono mica sicura che all'antiquario interessi
proprio quello. E se condiziona il suo acquisto all'acquisto di altro? Pausa
M - D'accordo.
Buio veloce e cambio.
Suonano alla porta. Matilda, su una scala, sta tirando giù le tende,
evidentemente per lavarle, o cambiarle, secondo le indicazioni di Assunta. Il
quadro col crocefisso non c'è più. Matilda scende e va ad aprire e:
M - Bruno..., sei proprio tu! Oh Bruno, che sorpresa! Assunta!, vieni a vedere
chi...
Non compare nessuno. Bruno è leggermente invecchiato, la barba un po' in
colta... Freddamente non si fa abbracciare, non le dà nemmeno la mano e scivola
sulla poltrona (di Assunta).
Pausa di 'riflessione', di incroci di sguardi, il silenzio rotto da Matilda,
ancora pronta a ripartire da zero, dal banale.
M - Hai mangiato? Vuoi un caffè?
B - No...
M - Mangi sempre da tua madre?
B - No, da molto tempo.
M - E dove mangi allora?
Pausa di diniego. Poi lui:
B - E' da un bel po' che non ci vediamo. Come te la passi?
M - lo bene, alla solita maniera. Tu, piuttosto. Hai poi avuto I'impiego che ti
avevano promesso?
B - Sì e no. Me ne dovevano dare uno di ispettore alle vendite, ma...non ne
parliamo, va'.
M - E' per questo che non ti sei fatto più vedere né sentire? Perché non potevi
mettermi su casa? Se è stato per questo, hai fatto male.
B - Non è stato il solo motivo, ma ho fatto male lo stesso. Casi della vita. E
dei miei preferisco non parlare. Parliamo dei tuoi, ci stai?
Pausa 'sospettosa'.
M - Dei miei? Non capisco.
E' vero quello che mi è stato raccontato, che la tua padrona morendo ti ha
lasciato in eredità la villa?
M - A me? E perché avrebbe dovuto?
B - Non sarebbe il primo caso di una Signora che, non avendo parenti...
M - Può darsi, ma non è il mio. Non è a me che ha lasciato la villa, ma a
nostra figlia.
B - E' la stessa cosa. Non vedo la differenza.
Pausa doppiamente 'sospettosa'. Meglio deviare.
M - Dopo tanti anni che sei via, non mi hai ancora chiesto della bambina. E'
diventata una signorina, si è diplomata, ed è proprio una gran brava figliola.
Figurati che, non essendoci più la Signora a darmi un salario, è andata a
lavorare per darmelo lei.
B - Suo dovere.
Pausa 'confusa'. Ancora sviare.
M - Per combinazione Assunta è a casa; ora te la chiamo e così la vedi; non è
più come una monachina, ma è una ragazza di cui non si può dire che bene.
B - Aspetta prima di chiamarla. Se sono venuto a trovarti è perché sono in
mezzo ad una strada, ho bisogno di sistemarmi da qualche parte. Oh, s'intende,
solo per il tempo che mi occorrerà per avere il posto che mi è stato promesso,
questa volta in una ditta di spedizioni. Saresti disposta a darmi ospitalità
qui, dove lo spazio non manca di sicuro, magari in soffitta dove una volta...
Ragione e sentimento.
M - Ma certo, certo, Bruno, come puoi dubitarne! Con tutto il cuore. Non ho
dimenticato quanto sei stato buono a sposarmi, eppoi... Nonostante la
lontananza siamo sempre marito e moglie, no? Se vuoi venire a stare qui, sappi
anzi che lo considero un favore che mi fai. Ma..., credo di dover chiamare
Assunta, in modo che tu la veda e pure lei sia d'accordo, perché la villa è
sua. Sai, io desidero con tutta I'anima che tu ritorni con me, ma preferisco
sentire prima cosa ne pensa lei. Non che abbia dei dubbi, ma non si sa mai, i
giovani di oggi hanno le loro idee. Assuntaaa!!!!
Dopo un po' arriva, lentamente, freddamente.
M - Questa è tua figlia, questo è tuo padre...
B - Piacere...se ti fa piacere. Non abbracci chi ti ha fatto venire al mondo?
Pausa di quiete prima della tempesta
A - II piacere è stato tutto tuo, ma a quanto pare hai rinunciato a quello di
farmi crescere. E dunque: che cosa vuoi ora da me?
Tentativo vano almeno d'armistizio
M - E' in difficoltà, ed è venuto a chiederci di accoglierlo in casa. lo non ho
niente in contrario, può sempre adattarsi in..., ma la villa è tua.
A - Secondo te, cerca solo dove dormire o anche dove mangiare?
B - Ohi, mocciosa, non è questo il modo di affrontare I'argomento con tua
madre!
Assunta sempre rivolgendosi a lei, ma senza risparmiarla
A - Sei sicura che sia mio padre?
M - Come puoi mettere in dubbio che chi ti sta davanti sia tuo padre?
A - Che lo sia o no, in ogni caso non lo voglio qui. Tululù sveglia! lo non lo
riconosco, e perciò non voglio che metta piede a casa mia. E con un'ingenua
come te, poi...
M - Ha bisogno di noi, lascialo dire, e non giudicarlo male prima di sapere
come stanno le cose!
A - Questo qui non è come tu credi. Mi sono informata, non pensare che non
I'abbia fatto, e ho saputo qual è il vero motivo per cui ti ha abbandonata: è
stato per una che, quando non le è servito più - e non so a cosa poteva
servirle un uomo come lui - , I'ha messo fuori di casa. E tu vorresti
riprendertelo e mantenerlo addirittura a casa mia, e coi soldi del mio lavoro?
Levatelo dalla testa!
Come se niente..., come se I'avesse saputo da sempre.
Assunta, parlando in questo modo mi dai un dispiacere grande, quanto nemmeno te
lo immagini. E' mio marito, tuo padre. Ti rendi conto? Ormai è un treno in
corsa
A - Tuo, mio, non so che cosa sia questa roba. Non lo considero mio, e
soprattutto non è un tuo di cui io ti privo perché è stato lui a togliersi di
mezzo. E io non voglio individui simili sotto il mio tetto.
Pausa finalmente
Bruno si alza e se ne va senza proferire. Idem Assunta.
Matilda, per la prima volta, fa sentire il suo pensiero, parla da sola...
M - Se tu dubiti di essere la figlia di tuo padre..., mi domando se tu sia
veramente mia figlia...!
E si accascia finalmente, per la prima volta, sulla 'sua' poltrona.
Buio veloce e cambio
Matilda è sempre accasciata sulla sua poltrona. Arriva Assunta che si siede con
piglio sulla propria. La scala non c'è più, è un altro giorno.
A - Non ti ho mai raccontato nulla del posto in cui lavoro, ed è tempo che lo
faccia, fra poco capirai il motivo. Sono da un antiquario sul Corso, non da
quello che veniva dalla Signora ma da uno che deve farsi ancora le ossa in una
iniziativa che richiede un cospicuo capitale iniziale, che lui non ha. Si
chiama Enrico, ed ha soltanto un paio di anni più di me. Stando così le cose,
puoi capirlo da te, vede sfuggirsi gli affari migliori, quelli dell'acquisto di
interi blocchi, i soli che assicurino grossi guadagni. Ora, non che per le
difficoltà del mio principale tema di perdere I'impiego, perché, cresciuta con
la Signora tra le belle cose che ci sono qui, sono abbastanza competente e
posso sempre trovarne un altro; ma è successo che, stando sempre insieme, tra
noi è nato un affetto, e perciò pensiamo di sposarci. Ma con le sue entrate, e
senza un capitale per poterle aumentare, come facciamo? L'unica possibilità è
che lo aiutiamo noi dandogli un po' della tanta roba che c'è qui. E bada che
non si tratta di un aiuto disinteressato, ma la sola maniera per poterci
sposare, diciamo la dote che gli porto io. Capisci?
Pausa più che 'passiva', ormai ridotta allo zero
M - Vuoi vendere anche la villa?
A - Ma che dici? Non mi sogno nemmeno! E' mia, ma è come se fosse tua voglio
che tu te la goda fino all'ultimo dei tuoi giorni!
Pausa che, rispetto a quell'ultima frase, è meglio 'superare'
M - Eppoi, se vi sposate, avete già la casa pronta, verrà a stare qui come tuo
marito ed io continuerò a fare i lavori di adesso, anzi di più, perché anche
per un uomo, come una volta. Non sarà per il mio, sarà per il tuo, ma va bene
ugualmente. Perché solo con un uomo in casa, non so se sei d'accordo, si ha la
sensazione di avere una famiglia.
A - Sì, sì, ma per parlare di questo abbiamo tempo. Per il momento, I'unica
cosa a cui dobbiamo pensare è di dare ad Enrico il sostegno che gli è
indispensabile, cedendogli qualcuna delle tante cose di antiquariato che
abbiamo. Cosa pensi della mia idea?
Lentamente Matilda, dopo aver iniziato a parlare da sola...
M - A Enrico? Chi è Enrico?
A - Mamma! Mi stai ascoltando o no? Ti ho detto che è I'antiquario presso il
quale lavoro, quello che ora mi dà uno stipendio e col quale voglio sposarmi.
Mi fai il favore di non distrarti?
Pausa
M - E devi proprio sposarti con lui? Scocciata
A - Non è che devo, Tululù! Non andare in cerca di obblighi inesistenti, perché
non è il caso. Semplicemente voglio, e non per lo stesso motivo per cui, ti sei
sposata tu!
Ormai...
M - Ah, capisco: è perché gli vuoi bene. non ti ho mai detto, però, che fu la
Signora a insegnarmi in che modo farmi sposare da tuo padre... Figurati io, e
poi a quell'età!
A - Mamma, ti prego, non farmi perdere tempo con i tuoi ricordi. Dimmi solo se
sei disposta ad aiutare Enrico?
M - Se è necessario per sposarti, posso risponderti di no? Che venga pure
ma...non chiedergli del denaro a nome mio: mi dispiacerebbe per la Signora: mi
capisci?
A - Non temere, non lo penso minimamente; anche se sono convinta che la
Signora, al tuo posto, se le farebbe dare i quattrini. Come se in questo caso
non fosse per una figlia. Allora ci stai? Posso farlo venire?
Buio veloce e cambio
Matilda ormai irrimediabilmente seduta sulla sua poltrona, Assunta in piedi,
seccata e vogliosa di andarsene. Non c'è più I'orologio a pendolo e qualche
soprammobile.
M - Assunta, perdonami..., ma il tuo Enrico, in questi mesi, non si è mai visto
e le cose che mancano le hai prese tu... Non capisco...
Pausa
Ma sì che capisci! Non consideri che è tanto lavoro in meno per te? lo mi
preoccupo della fatica che devi fare per tenere in ordine una casa grande come
questa! Invece di ringraziarmi te ne lamenti? Non ti sei accorta che non hai
più vent'anni?
Pausa 'vitale'
M - Sai, è quello che ho fatto sempre nella mia vita..., se dovesse venirmi a
mancare potrei, allora sì, ritirarmi nella mia stanza e...
Pausa
A - Ma dai, che dici... E scappa.
Buio veloce e cambio
Matilda sulla sua poltrona e Assunta, sempre fremente, sull'altra.
M - Perché non mi hai invitato alle nozze?
A - Mamma, I'ho fatto per te, in municipio, senza cerimonia e ricevimento, ti
sarebbe sicuramente dispiaciuto, e poi...i tempi son cambiati!
Pausa
M - Beh, in fondo, anch'io...
Pausa
M - Ma non eravamo d'accordo che sareste venuti a vivere qui tutti e due? A me
avrebbe fatto molto piacere, lo sai.
A - Davvero? Quando?
M - Quando mi hai parlato della tua intenzione di sposarti, quella volta dei
soprammobili e dei quadri.
A - Ah! E' che oggi, vedi, non c'è niente di straordinario nel fatto che due,
da sposati, non vivano sotto lo stesso tetto... So che ai tuoi tempi sarebbe
stato scandaloso, e che, se marito e moglie non potevano avere un appartamento
proprio, o andavano a casa di lui o a casa di lei: ma chi vuoi che oggi sia
disposto a correre pericoli del genere?
Pausa
M - Li chiami pericoli: perché pericoli?
A - Il pericolo che Enrico venga a stare qui e non ti sopporti, oppure che io
vada a casa sua e idem, non sopporti sua madre. Sai com'è con le suocere, no?
M - Mio Dio, che tempi! Ai miei, le suocere erano come mamme... E allora,
andate avanti così?
A - Non è detto. lo cerco di convincerlo a venire in villa ma lui sostiene,
scusa se te lo dico, che questa casa è cadente e triste, mentre quella dei suoi
è un bel appartamento in centro...
Pausa
M - Perché non affittate una casa vostra? Con tutto quello che avete portato
via da qui, avrete almeno da poter pagare un affitto.
A - Lo dici perché non sai quanto sono alti gli affitti oggi! E poi tu sei
sempre stata abituata a vivere qui, in villa, che, anche se malandata... Sai
che ti dico? In certi casi è meglio avere una casa di proprietà a costo di
perdere un marito!
pausa
M - Se ti va di ragionare a questo modo, allora non capisco perché ti sei
sposata.
Buio veloce e cambio
Matilda visibilmente invecchiata alla sua poltrona e Assunta in piedi che dice:
A - Tra me ed Enrico è tutto finito, non voglio stare più con un incapace, uno
stupido galletto, un fallito. A suo tempo, in cambio degli oggetti della villa,
mi ha intestato tre quarti del negozio ma ora, anche perché lui se ne vada del
tutto, ho bisogno di ricostituire una base d'inventario..., ho bisogno della
camera da pranzo del salotto e della camera da letto del primo piano..., tanto
a te, mamma, non ti servono, vero?
Pausa 'anestetica'
M - No...
A - Mamma, per rimettere le cose a posto ho bisogno di fare alcuni viaggi per
cui...starò via per un po' di tempo! Ma non preoccuparti, ti verrò a trovare
ogni volta che potrò!
Non esiste più
M - Sì...
A - Un'ultima cosa: hai proprio bisogno del telefono? Pausa
M -No...
Assunta sfila il telefono e sparisce. Buio veloce e cambio
Il salotto non esiste più. Matilda, lo sguardo perduto, seduta sulla seggiola
del vecchio appartamento in soffitta, a destra del tulle. Ad un certo punto, da
un cassetto qualsiasi estrae un vestito demodé e se lo infila sopra il solito
grembiule; trova anche un cappellino e, in ciabatte, va verso I’ ‘uscita’, poi
si ferma, torna indietro, e resta così. Suonano alla porta. Non va ad aprire.
Dopo un po' entra comunque 'la fattucchiera' che, senza proferire, inizia la
sua ninnananna
e a pungere la sua bambola. Ad un certo punto Matilda gliela strappa di mano e,
sfilato lo spillone del cappellino che ha in testa, infila la bambola con
violenza.
Si alza il tulle, e tornano ad abbassarsi 'le sbarre'. Sulle note della
ninnananna.. buio e sipario.
FINE