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                                                     T U M U L T O

                           COMMEDIA IN UN ATTO DI GHERARDO GHERARDI

PERSONAGGI

UN SIGNORE

UNA SENTINELLA

FELICE

MATILDE

L’AMORE

L’ORGOGLIO

IL BUON SENSO

LA VOLONTA’

L’EQUILIBRIO RAZIONALE

IL RICORDO

L’IMPETO

LA PAURA

L’IDEA LUMINOSA

PRIMA CHE SI ALZI IL SIPARIO COMPARIRA’ ALLA RIBALTA UN SIGNORE CHE DIRA’ LE SEGUENTI PAROLE:

UN SIGNORE   Parlo a nome dell’autore, che non ha potuto presenziare a questa recita. Per suo conto vi devo dire alcune cose necessarie alla comprensione della commedia. L’autore sa bene che le commedie bisognose d’una rappresentazione esplicativa sono già condannate, ma non sa che farci. Condannabile o no, questa commedia ne ha bisogno, o meglio ha bisogno che voi vi prepariate a concederle tutta la vostra attenzione e la vostra benevolenza. Si tratta di un’azione drammatica, che si svolge nella testa di un uomo. Prima di tutto, vediamo chi è quest’uomo. È un giovane medico innamoratissimo di una donna, che vorrebbe sposare. In questo momento, egli è molto agitato, perché ha ricevuto una lettera anonima, con informazioni poco lusinghiere sul conto della sua bella. Pare infatti che lei approfitti di certe sue regolai assenze professionali, per andare a passeggiare di notte con un terzo che non viaggia mai, nei pressi di una polveriera, luogo deserto e particolarmente adatto a colloqui intimi e clandestini. Che cosa ha pensato il nostro eroe? Ha raccolto le idee ed ha teso una vecchia trappola nella quale, a quel che si dice, le donne, anche le più furbe cadono sempre. Finge di partire e non parte, si apposta dietro un albero all’ora indicata dalla lettera anonima e aspetta. E noi che facciamo? Noi seguiamo il tumulto delle idee, che intanto si muovono nella sua testa: le sole cose che si muovono nella bella notte calda e serena. Ma, per maggior chiarezza, sarà bene che conosciate personalmente i pensieri che il nostro uomo porta con sé nel suo tormento. (Si volge verso le quinte e ordina) Avanti! Uno alla volta!

(ENTRANO I SENTIMENTI)

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PASSANO

L’AMORE

ILBUON SENSO

LA VOLONTA’

L’ORGOGLIO

LA PAURA

L’IMPETO

L’EQUILIBRIO RAZIONALE

UN’IDEA LUMINOSA

IL RICORDO

LA SFILATA E’ FINITA: IL SIGNORE SI RIVOLGE NUVAMENTE AL PUBBLICO:

UN SIGNORE   Signore e signori, non dimenticate che l’azione comincia quando il giovane sta cercando un posto dove nascondersi per attendere al varco i due colpevoli, e tiene in pugno ben stretta una rivoltella carica. Ed ora attraversiamo coi raggi x della fantasia l’osso frontale di questo disgraziato e vediamo quello che accade. (il signore si ritira, mentre, mentre si alza il sipario).

All’ aprirsi del sipario, ci troviamo all’interno della testa del protagonista, dove sono visibili solo due

Idee: l’ impeto e la volontà.

VOLONTA’       Mi fermo qui.

IMPETO           E appena li vedo, fuoco! Deve essere una vendetta senza misericordia!

EQUILIBRIO     (entrando) Meglio aspettarli dietro quell’albero: è un passaggio obbligato per chi vuole prendere la strada dei campi.

AMORE           (entrando disperata) Ai campi! Ai campi! Vanno ai campi! E che cosa vanno a fare ai campi?

VOLONTA’       Ecco, mi siedo qui, sull’erba.

EQUILIBRIO     Attento, c’è cattivo odore.

IMPETO           E’ forse questo il momento di pensare agli olezzi campestri?

EQUILIBRIO     Perché’ non trovi che questo agguato sia abbastanza tormentato? Fare la posta alla propria donna traditrice, può essere ridicolo, ma è umano. Sopportare per questo delle

                        esalazioni mefitico, sarebbe oltre tutto degradante.

VOLONTA’       Basta! Là, dietro la siepe.

RICORDO        (comparendo) Bada che sono le undici e tre quarti. Secondo la lettera anonima essi partono dalla città a mezzanotte. C’è tempo.

IMPETO           Vorrei divorare questi minuti. Ecco, attento! Forse sono loro. Stretti stretti. Sparo!

BUON SENSO  (comparendo) Un momento! Domandiamo  agli occhi delle informazioni più precise. Potrebbero essere ombre della luna, potrebbero essere anche altri due. Ammazzare due innocenti sarebbe ancora più ridicolo.

IMPETO           Due che vengono da queste parti non possono essere innocenti.

BUON SENSO  Sì, ma li ammazzi cui tocca.

IMPETO           Chi?

BUON SENSO  Cui.

AMORE           (scoppiando in pianto) Ah, ma è insopportabile questo divagare…Io, sanguino! La mia vita è attaccata a un filo!...

IMPETO           Non è l’ora di piangere. Agire, vendetta!

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ORGOGLIO      (entrando) Ma io devo salvarmi! Io devo uscire intatto da questa avventura. Un uomo ferito nell’orgoglio è perduto per sempre; perché è perduto per sempre; perché è perduto davanti a se stesso. Perché io…

AMORE           Io, io, io….tu non pensi che a te!

IMPETO           Tacete. Qualcuno si avvicina.

Per un attimo sono tutti in piedi con gli occhi sbarrati verso un punto della platea: all’improvviso sono

tutti sbattuti come da una raffica di vento verso un parietale, dove si ammucchiano e si avviluppano.

PAURA             (emergendo) che è stato? Che è stato?

B. SENSO         Niente. Un capogiro.

EQUILIBRIO     Sfido a non avere contraccolpi con queste emozioni!

AMORE           Dio, che sofferenza!

B. SENSO         Non fasciamoci la testa prima che sia rotta.

RICORDO        E poi, è presto ancora.

VOLONTA’       Facciamo uno sforzo su noi stessi. Calma  e ordine. In riga!

Tutti si mettono in riga come se dovessero essere passati in rivista.

VOLONTA’       Fermo!

EQUILIBRIO     Attento!

IMPETO           Pronto!

B. SENSO         Calmo.

ORGOGLIO      Disinvolto.

RICORDO        Obiettivo.

AMORE           Ma io soffro.

VOLONTA’       (chiudendo la bocca all’amore)  Taci!

B. SENSO         E’ stupido perdere le energie così. C’è tempo. Potremmo anche sederci e parlare del più e del meno.

Tutti si siedono qua e là.

EQUILIBRIO     Sarebbe bella che poi, aspettando, ci si addormentasse!

AMORE           Non abbiate paura! Ci penso io.

EQUILIBRIO     Ma se poi non fosse vero nulla?

B. SENSO         Possibile?

EQUILIBRIO     Perché una cosa è probabile, che si tratti di una vendetta di Paolina.

IMPETO           Giusto. Certamente è così. Paolina, piantata per Matilde, si è vendicata!

VOLONTA’       Allora me ne vado. Che ci sto a fare qui?

IMPETO           E domani, quattro schiaffi a Paolina.

ORGOGLIO      Ma io voglio sapere la verità

IMPETO           Dice che è una vendetta, dunque…

EQUILIBRIO     Un momento: se la lettera anonima è un’arma di vendetta deve contenere qualche cosa di vero. Se no, che vendetta sarebbe?

B. SENSO         Ma se hai appena finito di dire che forse non è vero nulla!

EQUILIBRIO     Io parlo per il gusto di ragionare. Devo raddrizzarvi tutte le volte che sbandate da una parte o dall’altra. Sono o non sono l’equilibrio razionale?

B. SENSO         Ma se hai appena finito di dire che forse non è vero nulla!

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EQUILIBRIO     Io parlo per il gusto di ragionare. Devo raddrizzarvi tute le volte che sbandate da una parte o dall’altra. Sono o non sono l’equilibrio razionale?

B. SENSO         E allora, che si deve fare’ andare o aspettare?

VOLONTA’       Parli con  me?

B. SENSO         E con chi devo parlare?

AMORE           Via di qui! Via di qui! Bisogna salvare un’ illusione!

ORGOGLIO      Ma rimarrà’ un sospetto! Bisogna restare.

AMORE           Sospetto indegno. Matilde è cara, innamorata, dolce. Prima di giudicare e condannare bisogna ricordare. (Al ricordo) Vecchio parla…

RICORDO        (apre il suo librone e legge con voce uguale e sommessa) Fu la sera del 15 agosto dell’anno scorso alle otto di sera. Si ritornava da una passeggiata in campagna con una allegra comitiva. Matilde era stanca. In macchina appoggiò la testa sulla mia spalla e parve volesse dormire. Durante il giorno, i nostri sguardi si erano più volte incontrati.

AMORE           Sento ancora il fremito di quegli attimi di luce.

RICORDO        Chiuse gli occhi e un lieve sospiro le uscì dalle labbra. La sua mano sul sedile dell’automobile, era un invito alla carezza. La strinsi leggermente ed una lieve pressione mi rispose. Dormite., Matilde? Domano. No, mormora la sua voce, sogno.

B. SENSO         (irritato) Questa per esempio è letteratura! Io diffido delle donne che fanno della letteratura.

IMPETO           Vero, perbacco, vero! Un’ imbrogliona , una civetta, che quella sera avrebbe fatto la stessa cosa, chiunque avesse avuto accanto a sé.

EQUILIBRIO     Si capisce: la stanchezza, la campagna, un po’ di vino bevuto in più, l’istinto in moto…

IMPETO           Chiunque!

EQUILIBRIO     Sì, ma la cosa non ha importanza. Devi riconoscere che alla nascita di tutti gli amori presiede sempre il caso. Se Paolo non avesse avuto il fratello Gianciotto, non avrebbe mai conosciuto Francesca e si sarebbe innamorato di un’altra e Francesca, magari, del marito.

ORGOGLIO      Ah, bene! Io non conto nulla. Per me stesso, nulla! Un uomo o l’altro è la stessa cosa! Ma allora, cos’è l’amore?

AMORE           l’incontro di due esseri fatti l’uno per l’altro.

ORGOGLIO      Oh, ci risiamo! Questo vuol dire che se quella sera non c’ero io, proprio io, in macchina, vicino a lei, lei non avrebbe teso la mano, non avrebbe detto quella parola, che sarà magari letteraria come dite voi, ma che in fondo significa una determinata cosa che non si può dire altrimenti. Sogno. Sicuro. Sogno. Perché ero io!

EQUILIBRIO     Ma poi che importa? Può anche essere come dici tu, per quanto non so se poi Matilde avrebbe potuto aspettare molto tempo di incontrare proprio te in macchina, in una serata d’estate. Incontro fortuito o predestinazione gioco di stati d’animo, di compiacenze fisiche, di languori d’occaso; oppure, come dici tu, arrivo a destinazione di un vero e proprio dispaccio partito dalle regioni del mistero originario, con un determinato indirizzo personale, raccomandato espresso con ricevuta di ritorno, non significa nulla. L’importante è che poi questo sentimento duri, consista, diventi cosciente.

B. SENSO         Oh, questo è giusto. Ora sta a vedere se l’amore di Matilde per me è diventato cosciente.

IMPETO           No. È una civetta.

AMORE           Non è vero! Ha pianto con me, ha detto cose che non si dicono senza che dentro ci sia la passione a dettarle. Oh, gli smarrimenti dei primi incontri, le timidezze, le retrosie…

EQUILIBRIO     Poteva essere vero ieri, quel che oggi non è più vero.

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AMORE           E le prove? (al ricordo) Vecchio, parla!

RICORDO        Ha dato tutto di se stessa, tutto. Quando ci fu il furto del materiale che io avevo in consegna nella clinica mi portò il suo libretto di deposito in banca e mi disse:  “Prendi e paga. La denuncia per il furto falla tu. Se la fanno gli altri, la tua onorabilità è in discussione”.

ORGOGLIO      Ma io non accettai. Si può forse accettare del denaro da una donna?

IMPETO           Che sciocchezza! Io per me, avrei accettato.

ORGOGLIO      Bella figura!

EQUILIBRIO     Per la verità, c’è da considerare il fatto che una donna più ama e più si sacrifica; più si sacrifica e più ama.

ORGOGLIO      Va umiliata fino all’ultimo respiro. Se le lasci qualche forza, una volta o l’altra, proprio con quella forza che le hai lasciato ti tradisce. Fin qui, d’accordo. Ma il denaro, mai!

IMPETO           Concetti antichi. Mi fai ridere.

ORGOGLIO      Io faccio ridere?

IMPETO           Rudere.

ORGOGLIO      Rudere o ridere?

EQUILIBRIO     (oscillando, come un orso polare) Ridere, rudere, ridere, rudere…Basta! Impazzisco!

AMORE           (scoppiando a piangere) Perché? Perché? Perché? Ti volevo tanto bene!

IMPETO           (incalzando) Vendetta!

B. SENSO         Andiamo piano!

ORGOGLIO      Oh, tu faresti meglio a levarti le pantofole!

B. SENSO         Eppure, proprio tu dovresti essere del mio stesso parere, perché è molto più dignitoso…

AMORE           Perdonare!

EQUILIBRIO     Questo no.

IMPETO           Uccidere!

EQUILIBRIO     Nemmeno!

ORGOGLIO      Disprezzare1

Nasce un tumulto nel quale ognuno ripete la sua parola: il Buon Senso domina alla fine con la sua

Voce.

B. SENSO         Calma! (silenzio) La colpa di tutto questo di chi è? Di Matilde? Ma è una donna! Di quell’uomo che se la porta a spasso? Ma è un uomo. È di nessuno. Queste cose sono sempre accadute da che mondo è mondo. Non c’è altro da fare che consolarsi il più presto possibile.

EQUILIBRIO     Facilissimo. Secondo una recente statistica americana vi sono al mondo sette donne per ogni uomo. Non c’è altro che profittare di questa fortunata abbondanza e cercare altrove un altro amore.

AMORE           Ma quale amore, quale amore? Mio Dio! Voi parlate come se tutto si riducesse a uno scambio di sguardi, di carezze, di baci. Le donne saranno anche sette, anche dieci, anche cento per ogni uomo. Che importa? Il male è che un uomo non ama davvero che una volta sola, una sola e vi effonde tutto ciò che ha di energie fisiche e morali, di speranze, di illusioni, di capacità creatrici di ispirazione, di poesia umana. Una volta sola solo l’uomo è l’uomo, ed è quando ama. Allora egli raggiunge la sua perfezione, il culmine della sua parabola vitale, la pienezza del suo personale significato nell’armonia del mondo. Prima e dopo, non è che un’ ombra che crede di vivere. Nient’altro. E volete togliere importanza a questo sentimento  esaltante e far credere che si possa

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                            ripetere cento volte in una vita? Vigliacchi! Non avete il coraggio di guardare in faccia la realtà. Se Matilde ha tradito tu, Orgoglio, sei morto per sempre, tu Impeto, ti abbassi a servire passioni  molto meno generose; tu Buon Senso, diventi il re della malinconia, tu Volontà, ti esaurisci in uno sforzo eternamente inutile e tu Paura, non vedrai più che la morte.

EQUILIBRIO    (fatuo) E io?

AMORE           Tu? Un famoso prestigiatore che dopo aver superato con baldanza passaggi vertiginosi, si riduce a fare divertire i bambini mostrando con la gamba alzata che non è ubriaco. Tutti avviliti, tutti mortificati e la vita è perduta, Amore, divina, pazza, frenetica bellezza della vita, guai a chi non ti conosce, guai a chi ti perde troppo presto. Matilde, fra un’ora saprò se sei da maledire, o da adorare!

IMPETO          Mi pare che non sia il caso di farsi delle illusioni. La lettera anonima parla chiaro. E poi (accennando all’Equilibrio) lo dice anche lui che non può essere falsa.

EQUILIBRIO    Può essere, può essere.

AMORE           Falsa, falsa! Bisogna non conoscere che cosa è Matilde nella intimità. Le sue carezze, le sue gelosie furibonde!

ORGOGLIO     Ecco, ci siamo. Bisogna dirlo, che, di gelosia, ha sofferto anche lei, prima di me. E come!

AMORE           Senza ragione.

ORGOGLIO     Sia pure, ma ha sofferto. E io ci godevo.

B. SENSO         Un amore che può godere gioie così meschine, non può essere un grande amore.

AMORE           Io non ho gioito! È colpa sua (indica l’Orgoglio) pieno d’arie e di piccinerie.

B. SENSO         Ma perché lo lasci parlare? No, non è un grande amore e se non è un grande amore che cosa stiamo a fare qui, acquattati dietro un albero a duecento metri da una polveriera che potrebbe anche saltare in aria da un momento all’altro?

PAURA            (improvvisamente esasperata) Potrebbe saltare in aria? Potrebbe saltare in aria? Ma allora fuggiamo! Andiamo via!

AMORE           Fermati, stupida! In questo caso si può anche morire, senza troppo rimpianto della vita.

B. SENSO         Esagerate.  Intanto faccio la figura del ladro di galline. E a che scopo? Vecchio, parla tu; dille tu la verità su questo grande amore. Apri il tuo librone e leggi il capitolo: “Disappunti intimi!.

RICORDO        (aprendo il librone legge) Ecco qua. Disappunti intimi. “Stasera Matilde aveva caldo. Sudava. Mi sono accorto che la sua traspirazione non è gradevole”.

B. SENSO         Avanti.

RICORDO        “Matilde mi cammina d’innanzi e io la seguo. Ha uno strano modo di camminare. Il piede destro, quando sta per posarsi a terra, prende una posizione asimmetrica, come se avesse qualche tendine paralizzato. Le chiedo se da bambina sia caduta qualche volta e lei mi risponde: “Perché? Ti sei accorto che ho un braccio più corto?”

B. SENSO         (ridendo) Avanti, avanti. C’è qualche altra cosa.

AMORE           No, basta! Chiudi quel maledetto capitolo. In tutti gli amori vi sono momenti nei quali le imperfezioni della terra offendono le nostre aspirazioni celesti. Ma che importa? Si finisce per amare quelle imperfezioni perchè sono un carattere di lei, una sua grazia, il segno triste e grande della sua umanità e l’amore si nutre di carità per diventare più alto. Tutte le volte che mi sono trovato davanti a una statua di Afrodite, io mi sono sempre domandato. Come si fa ad amare una donna simile?  Quella fronte perfetta, quegli occhi perfetti, quel naso perfetto, tutte quelle forme perfette nascondono quel che io cerco. Umanità, sofferenza….

7

IMPETO          Eccoli!

Una pausa di grande silenzio. Tutti i personaggi sono in piedi e guardano addossati l’uno all’altro,

verso un punto della platea.

RICORDO        (apre il libro, prepara la penna stilografica e si mette a scrivere mormorando le parole che mano mano verga) Procedono lentamente nella luna. Si vede chiaramente che egli le cinge la vita stringendola a sé. Non parlano. Le teste sono reclinate l’una contro l’altra. Si fermano. Cambiano posizione. Pare che vogliano ballare. Non ballano. Stretti l’una all’altro si guardano senza parlare. Le bocche si uniscono.

AMORE           (cadendo a terra ha un gemito) Ah…

RICORDO        (sempre scrivendo) Si guardano ancora, la luna li inonda.

B. SENSO         Io per me, ne ho visto abbastanza.

IMPETO          Maledetti! Ora io piombo fra voi due, sputo sul volto di quella donnaccia e con un colpo di rivoltella stendo a terra quell’uomo….

EQUILIBRIO    Uccidere non è una vendetta. È troppo pericoloso.

ORGOGLIO     Lascia fare a me. Ora io mi avvicino a loro col più luminoso dei miei sorrisi. Così. (Tenta di sorridere) E dico: “Matilde, tu qui? Come mai? E il signore? Me lo presenti, il signore? Tanto piacere. Voi sapevate, non è vero?, che questa è la mia donna? Questo significa che voi non avevate altra intenzione che quella di procacciarvi qualche transitorio sollazzo. Ebbene tenetevela. Vi confesso che siete arrivato proprio a tempo, perché non ne potevo più. Grazie. Una sigaretta? Buona notte.

B. SENSO         E se loro ti fanno una risata sul muso?

IMPETO          Picchiare! Picchiare!

B. SENSO         No, meglio fingere di nulla. Domani, un bigliettino di congedo. Non ha più importanza. Le busse? Le ingiurie? Il disprezzo? Se si amano, si amano. Se non si amano sono due viziosi ed è meglio non occuparsene più.

AMORE           (sollevandosi tra le lacrime) E io? E io?

B. SENSO         Tu ti rassegnerai trovando altro da fare. Vedrai che è facile.

EQUILIBRIO    No, meglio farsi vedere. Passare senza dir nulla, ma farsi vedere. Perché le donne sono capaci di tutto, anche di dire che si è preso un abbaglio.

IMPETO          Picchiare!

ORGOGLIO     Disprezzare!

B. SENSO         Tacere!

EQUILIBRIO    Passare!

IMPETO – BUON SENSO – ORGOGLIO – EQUILIBRIO (si voltano verso la Volontà che alla parola “eccoli” è rimasta immobile come una statua) Parla tu, Volontà! Che si deve fare? Una decisione! Una qualunque! Via! Parla!

VOLONTA’      Sono paralizzata!

B. SENSO         Al solito. Quando c’è bisogno di lei, sempre così. le decisioni le vengono sempre troppo tardi.

RICORDO        (scrivendo) Hanno ripreso il cammino. Ancora stretti come prima, ancora carezzevoli.

Si ode un grido fioco lontano. Pausa.

PARURA          Mio Dio! Che accade? Chi ha gridato così?

EQUILIBRIO    Essi no.

B. SENSO         Ma niente! Un grido nella campagna!

8

Il grido si ripete

RICORDO        (scrivendo) Si guardano intorno, ridono, si baciano.

IMPETO          (dopo un attimo; con forza) Sparo! Sparo! Sparo!

Un colpo di arma da fuoco nella notte.

Tutti i personaggi creano in questo momento una “grande confusione sulla scena: vanno, vengono,

corrono, si urtano. La Volontà è sempre immobile come una statua in mezzo alla scena. Il Ricordo è

da un lato e scrive tranquillo.

PAURA            Aiuto! Che accade! Sono morto! Chi ha sparato?

Ansimanti si fermano in un quadro della più pittoresca confusione.

B. SENSO         Un momento. Non confondiamoci. Calma.

RICORDO        (scrivendo) Lui è scappato a gambe levate. Lei ha tentato di seguirlo, ma ha la sottana troppo stretta e non può correre. Si è accoccolata in terra senza sangue nelle vene. L’uomo è scomparso nell’angolo della strada.

ORGOGLIO     Bella figura ci ha fatto quel tanghero! Ed ora a me.

VOLONTA’      Su, andiamo ora da lei.

AMORE           Sì, sarà tutta tremante.

IMPETO          Le dirò quel che merita.

B. SENSO         (all’Equilibrio) Ci hai capito niente tu?

EQUILIBRIO    Io no. Aspetta. Sento un passo che si avvicina.

Pausa. Una voce brutale di uomo si fa sentire di fuori.

SENTINELLA    Volete proprio che vi spari due schioppettate nella schiena? Non avete sentito il chi va là? Ringraziate Iddio che ho sparato in aria.   

FELICE             Non avevo udito. Scusate.

VOLONTA’      (sottovoce) Via subito. Via subito.

ORGOGLIO     Un momento. Non sono mica un ladro.

PAURA            E’ una sentinella . un soldato. Potrebbe arrestarmi. Fuggo.

ORGOGLIO     (prendendo la Paura per i polsi) Vuoi star ferma? Andarsene va bene, ma con dignità.

VOLONTA’      Gli do gentilmente la buona notte.

VOCE FELICE   Buona notte.

VOCE SENTINELLA Buona notte. E una altra volta quando dovete fare certe cose tenetevi al largo. Dovete stare a cinquecento metri dalla polveriera. Questo è il regolamento. Se no, io non guardo in faccia a nessuno. Dico in faccia per modo di dire.

                        (Pausa).

L’IDEA LUMINOSA (entra e attraversa la scena accompagnata sa un fascio di luce) Lasciamole credere che ho sparato io. (Tutti ridono)

                        (Buio)

                                                                     PICCOLO VELARIO

Si ripresenta alla ribalta il SIGNORE che aveva annunciato lo spettacolo.

9

SIGNORE         Signore e signori, è probabile che dopo aver seguito i pensieri del nostro protagonista voi abbiate ora la curiosità di vederlo in faccia. Per questa ragione, l’autore ha scritto un breve epilogo che presentiamo subito.

                        (Luce).

La scena rappresenta una stradina di campagna. Da un lato un muricciolo. È notte di luna. Entra in

scena  FELICE che si trascina dietro, tenendola per mano, violentemente, MATILDE, che ha l’abito

impolverato e la pettinatura scomposta.

FELICE             Vieni qui, vieni disgraziata! (Si guarda intorno) Siamo a cinquecento metri?

MATILDE         (affamata e paurosa) Da che cosa?

FELICE             Dalla polveriera. Sì, dal luogo dove eravamo prima.

MATILDE         Perché?

FELICE             Niente.

MATILDE         Credo che tu mi abbia fatto fare un chilometro di corsa. Non capisco che bisogno ci fosse di camminare tanto, dal momento che non credo tu abbia troppe cose da dirmi e, se volevi sparare ancora, potevi farlo prima….

FELICE             Come?

MATILDE         Dammi la rivoltella. Dammi la rivoltella, se vuoi che io ti ascolti.

FELICE             No.

MATILDE         Felice, dammela, sii buono. Sono qui pronta a dirti tutto, a confessarti, tutto, a spiegarti se posso, ma te ne prego, dammi la rivoltella. (Felice sta per darle la rivoltella). Sarà ancora calda del colpo che hai sparato.

FELICE             (trattiene la rivoltella e con brusco movimento la butta lontano fra l’erba).

MATILDE         Perché?

FELICE             Per resistere alla tentazione di riprenderla.

MATILDE         (dopo una pausa) Hai ragione.

FELICE             (cupo) Non hai altro da dire?

MATILDE         Tante cose…

FELICE             Avanti. Ascolto.  

MATILDE         (sedendosi al muricciolo) Ah, come sono stanca! Non credi che faremmo meglio ad andar via di qui? Qualche guardia potrebbe essere richiamata dallo sparo. Potresti forse essere arrestato.

FELICE             Non me ne importa. Se avessi avuto questi pensieri non avrei fatto quel che ho fatto.

MATILDE         Potevi uccidermi. Era questo che volevi fare?

FELICE             Non ti occupare di quello  che volevo o non volevo fare. Tu capisci che io freno con molta fatica i miei nervi e che qualche cosa bisognerà pure che tu dica.

MATILDE         (scoppiando a piangere) Oh, Felice, Felice! Che sciagura sono, che sciagurata! Tu avevi il diritto di uccidermi; era giusto. Perché hai fallito il colpo?

FELICE             Ma non fare la commedia. Tu non senti che una vergogna sola: quella di essere stata scoperta!

MATILDE         Anche!

FELICE             E lo dici così? Brava! Se non ti avessi scoperto…questa non ti sarebbe sembrata una colpa!

MATILDE         Me ne sarei liberata a poco a poco.

FELICE             (incuriosito più che scandalizzato) Cosa?

MATILDE         Io non amavo quell’uomo. Si può forse amare un uomo che scappa così, al primo colpo di rivoltella?

10

FELICE             Ma tu non sapevi che sarebbe scappato così. tu magari credevi che fosse un leone.

MATILDE         Non avevo ideee su di lui. Che mi importava’

FELICE             Magnifica! Che t’importava? E aspettavi che io partissi per andare con lui, per strusciarti a lui, per…baciarlo…(Si mette le mani fra i capelli) Non mi ci far pensare!

MATILDE         Povero caro! Quanto mi devi amare!

FELICE             (ergendosi con orgoglio) Ma dico, credi forse che m’importi molto di quel che ho veduto? Per me è stata una fortuna, sì, una fortuna. Peggio per te…

MATILDE         Hai ragione. Certe cose si fanno di nascosto anche di se stessi. Quando si è scoperti, ecco che noi stessi non ci stimiamo più…Mi pare perfino che non oserò mai più dire dire “ti amo” a nessuno.

FELICE             E farai bene. Da un uomo all’altro, da una bocca all’altra…

MATILDE         Vorrei che tu almeno sapessi, quel che eri per me…

FELICE             (irritato) Per te? E che ero per te? Io non so niente. So soltanto che tu aspettavi che me ne andassi per…

MATILDE         Felice..Non dire più..

FELICE             Io non dirò più quando avrò risolto. E non si risolve…non si risolve!

MATILDE         Vieni qui, caro….Vieni qui. Cerca di calmarti…cerca di ascoltarmi…

FELICE             Ti ascolto, ti ascolto. Voglio sapere, sapere…

MATILDE         Che cosa?

FELICE             Tutto. Com’è andata questa faccenda, come cominciò, come fu, quando, per quali ragioni, in quali circostanze, tutto, tutto…

MATILDE         Perché vuoi sapere tutto?

FELICE             Perché sì. Perché credo di averne il diritto, no?

MATILDE         Dipende.

FELICE             Da che cosa?

MATILDE         Felice, se ti bastano i fatti, voglio dire, se ti basta quel che hai veduto, puoi senz’altro decidere la tua condotta verso di me, senza bisogno d’altre spiegazioni…(Piccola pausa). Ti ho tradito, sono stata a passeggiare con  un uomo fisicamente piacente…

FELICE             (ruggisce)

MATILDE         Ecco tutto. Ora vai a riprendere la tua rivoltella, oppure, lasciami qui sola, come ha fatto quel mascalzone e addio….

FELICE             Io voglio sapere, voglio sapere….

Matilde           Ciò significa che quel che hai veduto, quel che sai, non ti basta per giudicarmi…E’ così?

FELICE             Ma che giudicarti! Tu sei già condannata.

MATILDE         (alzandosi) Allora non abbiamo altro da dire…

FELICE             (costringendola a risedere) No! Sta qui! Voglio sapere!

MATILDE         Bene. Ti accontenterò sarà come una espiazione.

FELICE             Ecco. Precisamente. Ti ascolto.

MATILDE         Fu due mesi fa.

FELICE             Due mesi fa? Quando io ero ammalato di influenza?

MATILDE         Sì, mi avevi proibito di venire a trovarti, perché temevi di contagiarmi.

FELICE             Che idiota! Ma tu mi avevi promesso di consacrarmi egualmente quelle ore, andando alla nostra solita panchina al Pincio, verso il tramonto.

MATILDE         L’ho sempre fatto…Giuro.

FELICE             A chi la racconti?..

MATILDE         Felice! Ti dico la verità. Per i primi due o tre giorni non ebbi che te vicino…

FELICE             E dopo?

MATILDE         Dopo venne un’altro .  Non potevo impedire a un signore qualunque di sedersi su una panchina qualunque.

11

FELICE             Ma tu potevi anche alzarti. La presenza di uno sconosciuto non disturbava il tuo raccoglimento?

MATILDE         Per nulla. Già, sulle prime non lo vidi nemmeno, si può dire. Gli voltai le spalle. Lui si mise a leggere.

FELICE             E poi?

MATILDE         Poi, non so…Non ricordo se fu il secondo o il terzo giorno; ci sorridemmo.

FELICE             Gli sorridesti?

MATILDE         Caro, io avevo tutto il diritto di ritenere che fosse una persona pe bene. Non mi aveva mai rivolto la parola: leggeva, taceva, non guardava mai, se ne andava senza salutare.

FELICE             E perché avrebbe dovuto salutare?

MATILDE         e perché avrebbe dovuto salutare?

MATILDE         (con leggero fastidio) Appunto. Non c’era nessuna ragione. Ma vedendolo così taciturno, chiuso, triste, mi figurai che venisse in quel luogo chiuso per ragioni simili alle mie, per pensare, come me, a un dolore, a una pena. Capisci? Mi sentii un poco solidale con lui. Forse aveva in mente una donna e mentre io ero con te, egli era con lei…

FELICE             Oh, che belle fantasie…con lei…con lei…

MATILDE         Invece era proprio così. Un giorno ci trovammo a sospirare insieme. Fu il giorno che pareva tu avessi la polmonite. Che angoscia! Io a un certo punto sospirai. Per caso sospirò in quel momento anche lui.

FELICE             Aveva la polmonite anche lei?

MATILDE         (naturalissima) Il tifo. Sorpresi tutti e due dalla simultaneità del sopsiro, ci guardammo e…come si fa? Sorridemmo

FELICE             Ecco il sorriso.

MATILDE         Mi domandò, con molto garbo, se io avessi qualche dispiacere. Risposi evasivamente. Non sono una donna che dia confidenza al primo che capita.

FELICE             Tu? Per carità. 

MATILDE         Ma si confidò lui. Mi disse: “Ho anch’io un grande dolore e quel che più mi pesa è di non avere nessuno con cui sfogarmi”. Era un richiamo aperto alla conversazione. Ma io zitta. Mi limitai ad osservare genericamente che poter confidarsi con qualcuno è un grande conforto. Allora incominciò a parlare della sua fidanzata. Ah, se tu avessi sentito! Che amore! Come si volevano bene quei due! Allora anch’io dissi che avevo un grande amore. Sì, feci male a parlare tanto, ma non potevo sopportare che un individuo qualunque si desse l’aria di aver monopolizzato l’amore. Parlai del mio per te. Dopo aver detto delle cose molto belle, perché a un certo punto io vidi che aveva le lacrime agli occhi.

FELICE             Sei sicura che non trattenesse uno sternuto?

MATILDE         No, erano lacrime vere. Vidi allora che aveva degli occhi strani.

FELICE             Belli?

MATILDE         Bellissimi. Non c’è niente di male a riconoscere che uno abbia due occhi bellissimi. Poi mi parlò di tante cose. Sai che ti conosce? Frequenta non so perché l’ambiente medico e deve anche averti parlato una volta. E’ entusiasta di te. Di che sei molto stimato da tutti e che nella cura del lupus sei un portento.

FELICE             (lusingato) Be’, non sta a me dire certe cose, ma effettivamente se mi guardo intorno, in fatto di lupus…

MATILDE         Un portento, mi diceva..Figurati. io a sentir parlar bene di te, non  mi sarei più mossa da quella panchina. Tanto è vero che a un certo punto ci accorgemmo che era buio. Spaventata del ritardo balzai in piedi. Balzò anche lui. Fu molto gentile. Vole a tutti i costi accompagnarmi a casa in tassì.

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FELICE             Ci siamo.

MATILDE         Come?

FELICE             Niente, tira avanti.

MATILDE         (dopo una breve pausa) Feci male ad andare in tassì. Mi baciò.

FELICE             Ah…e tu?

MATILDE         Io…non so che cosa m’avesse preso quella sera. Tu eri malato e non volevi vedermi e io sempre a pensare a te, sempre a pensare a te. È una cosa terribile, snervante. Quando sentii questo bacio sulla gota…Bada sulla gota, rispettosissimo…fui presa tutta da uno strano senso di riposo dopo una lunga fatica e fui come invasa da un grande torpore. Per evitare che mi baciasse ancora, piegai il capo sulla sua spalla…

FELICE             Conosco…ricordo…

MATILDE         Non essere cattivo.

FELICE             E la mano abbandonata sul sedile?...No…

MATILDE         (quasi piangendo) Non ti basta che io abbia perduto il tuo amore?

FELICE             (toccato dalla frase sincera) Vai avanti, vai avanti…

MATILDE         Felice…Mi credi se ti dico che ti amo? Che ti ho sempre amato? Quando, in seguito, quell’uomo prese l’abitudine di baciarmi sulla bocca, io non potevo più pensare a te.

FELICE             Grazie.

MATILDE         Pensavo a te con dolore. Perché capivo di fare una sciocchezza, capivo che non si trattava di una cosa seria e che quell’uomo di lì a poco mi avrebbe fatto schifo, schifo ti dico…

FELICE             (esasperato) Ma allora, come si spiega?...

MATILDE         Che ti devo dire? Tutti i giorni mi proponevo. Questa è l’ultima volta che vado con lui. E’ brutto che io faccia queste cose, tanto più che, se quest’uomo mi chiedesse di sposarmi io gli riderei in faccia. È un uomo…come dire?...Transitorio…Ci sono, vero?, degli uomini così?...

FELICE             Transitorio perché scappa.

MATILDE         (scoppiando a ridere) Che miserabile! Come correva! (pausa. Matilde si fa seria di nuovo) Felice, io non so quel che deciderai ma ti giuro che ora capisco tante cose! Forse ci voleva questo mio errore perché misurassi il bene che ti voglio, anche perché, permetti che te lo dica, per la prima volta ho misurato il bene che mi vuoi tu.

FELICE             Non lo sapevi?

MATILDE         Anzi! Se devo essere sincera, ti dirò che in questi ultimi tempi tu eri molto freddo con me. Visite brevi. Pochi minuti e via…

FELICE             I malati! Il lavoro!

MATILDE         Sì, ma eri distratto, nervoso…

FELICE             Ma tu no hai idea delle responsabilità morali di un uomo che…

MATILDE         Sì, caro, capisco. Ma non mi parlavi nemmeno di questo.

FELICE             Ma tutto ciò non giustifica…

MATILDE         Non voglio essere giustificata. Vorrei essere perdonata..Ci vuole del coraggio, lo so, della buona fede…molta buona fede..ma se tu lo farai…

FELICE             Perdonata! Perdonata! E lo dici cos’, come una cosa naturalissima…Io dovrei ingoiare…

MATILDE         Ti dico che ti amo. E anche tu, tanto. Che farai senza di me?

FELICE             (tentando le ultime resistenze) Ma che cosa sono io per te, se fino a dieci minuti fa…

MATILDE         Ma dieci minuti fa si è verificato un grande avvenimento. Quel colpo di rivoltella ha illuminato il mio cuore e il tuo. Quanto mi devi amare!

FELICE             (imbarazzato) Moltissimo…anche senza il colpo di rivoltella.

MATILDE         Perché vuoi dimenticarlo? È importantissimo. Ci ha uniti. È il punto di sutura delle nostre vite. Felice…

13

Matilde si avvicina piangendo a Felice; ora sono seduti uno acconto all’altra sul muricciolo, la testa di

Lei è china sulla spalla di lui, la mano di lei abbandonata sul muricciolo, chiede una carezza.

FELICE             (guarda la mano di Matilde, fa per prenderla, ma poi si trattiene) Matilde.

MATILDE         (dolcissima) Caro, che cosa vuoi dirmi?

FELICE             Niente. Non c’è niente da dire. (Dopo un’altra breve perplessità, le prende la mano e tutti e due restano immobili, con gli occhi chiusi).

L’IDEA LUM.   (comparendo e passando) E’ una bella vittoria! Lasciamola con la paura delle rivoltelle (via).

ORGOGLIO     Ma mi ha ingannato! Mi ha sempre ingannato1 con la sua letteratura, le sue parole…Ho fatto male a perdonare…(via)

EQUILIBRIO    Ingannato? E chi lo sa’ con le donne non si può mai essere certi di nulla. Nemmeno di essere becchi, quando si è traditi. Non ho fatto né bene, né male (via).

B. SENSO         Prendo il bene  quando viene e non penso ad altro. Ho fatto bene (via).

VOLONTA’      La sola cosa che posso fare è di mettermi  a volere di non amarla più. Con l’aiuto di questo vecchio….

RICORDO        Sì, sì, ci penso io a rileggere di quando in quando il capitolo della polveriera (via con la Volontà).

IMPETO          Ho fatto male! Male! Vendetta! (via)

AMORE           Ho fatto quel che ho potuto, pover’uomo. E forse questa povera donna meritava carità, perché mentendo si è fabbricata la verità, tradendo si è costruita un amore assoluto, peccando ha capito la virtù, e il perdono che le ho offerto l’ha toccata più dei baci, più della vendetta. E forse l’ho salvata (via)

ORGOGLIO     (ricomparendo) Però un giorno o l’altro le dirò chi fu veramente a sparare quel colpo d’arma da fuoco. Non è bello che io mi vesta con le penne del pavone. (Sta per gettare via la coda di pavone che ha nelle mani, ma l’Equilibrio lo ferma)

EQUILIBRIO    No, tieni quella coda. Questa donna non perdonerebbe mai.

ORGOGLIO     A chi?

EQUILIBRIO    A nessuno, nemmeno a se stessa, di non essere stata l’eroina di un dramma a lieto fine. (Scompaiono)

Matilde e Felice si baciano.

                                                                                                  F I N E