Tutta colpa di mio nonno

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ATTO UNICO

COMMEDIA IN DUE ATTI

DI

GIOVANNI AMATO

- TUTTA COLPA -

- DI MIO NONNO -

(UN GIALLO, SENZA IL MORTO.)

Autore: AMATO GIOVANNI Via Giuseppe Paratore n. 33 - Palermo

           Posizione SIAE 44208. (All copyrights reserved).

PERSONAGGI:

TOTO' MARCHETTI (Ex impiegato, in pensione)

LUCIA SERVETTI (Sua moglie)

MARIA (Loro figlia maggiore)

ROBERTO (Figlio minore)

CIRO MEDICI (L'investigatore)

PIERO CASTELLI (Commissario, giovane, pretendente di Maria)

IL NONNO (Molto vecchio. Di origini siciliane.)

PRIMO ATTO

SCENOGRAFIA:

La scena rappresenta una stanza arredata, a soggetto, in maniera molto semplice ma con gusto, del cui arredo facciano parte: un tavolo a centro, una credenza, una scrivania con telefono sulla destra, citofono, salotto, qualche quadro ed altro di valore.

Le pareti presentano: la porta della comune a destra, una porta comunicante con altra stanza a sinistra, un'ampia finestra a centro sulla parete di fondo.

SCENA PRIMA

(Voce Nonno - Lucia e Maria)

All' aprirsi del sipario, la scena è semibuia. Viene illuminata dalla luce di un lampo, attraverso i vetri chiusi della finestra, poi si ode un forte tuono e si intravede la pioggia che fuori scende scrosciante. Davanti alla parete, anteriore alla porta interna, sta seduto, immobile, su una sedia a rotelle con i braccioli, un manichino che raffigura il vecchio nonno. Tiene in mano un pulsante che attraverso un filo è collegato ad una lampadina colorata, sistemata sulla parete accanto alla spalliera della sedia, che lampeggerà, ogni qualvolta il nonno prenderà la parola. (La lampada dovrà iniziare a lampeggiare, per poche volte, sempre, quando parlerà il nonno, ma ometteremo, per comodità, di trascriverlo ogni volta, dopa la prima).

NONNO:           (Inizia a lampeggiare, per poche volte, la lampadina).

Con questa brutta serata mi hanno lasciato pure al buio. Il nonno è vecchio e non capisce più niente, dicono. Non si muove, non parla, pensa soltanto. Dicono che sono ridotto come un manichino e mi vedono tutti così. Ma si sono messi tutti d’accordo? Chiounque venga fa sempre la stessa espressione: "Poverino!, com’è ridotto! Sembra un manichino!". Quando si sono accorti che non ero più in grado di muovermi, mi hanno detto: "Nonno!, tenga questo pulsante nelle mani, se ha bisogno di qualcosa lo schiacci. Si accenderà la lampadina e noi capiremo che ha bisogno di aiuto” E’ finita, però, che quando ho bisogno d’aiuto, schiaccio il pulsante ma loro fanno finta di non vedere. Dicono che mi è venuto un tic al pollice. Io, invece, faccio accendere la lampadina ogni volta che penso e che vorrei spiaccicargli in faccia tutto ciò che sto pensando. Eh! Il corpo si che è ridotto un manichino! Ma dentro questo manichino c'è ancòra un cervello che pensa, sembra un orologio svizzero, anche se loro non lo sanno.

LUCIA:              (Da fuori, mentre sta per entrare insieme a Maria). Maria! e ch'è? Hai lasciato il nonno al buio?

MARIA:             (Entrando accende la luce) Accidenti! Quando sono uscita poco fà, inavvertitamente ho spento la luce. Ma se è messo in quell’angolo che sembra un manichino! Ci si dimentica, perfino, che esiste!

LUCIA:              Apparecchiamo la tavola perchè fra poco arriva tuo padre. (Mentre apparecchiano.) Hai dato da mangiare al nonno?

NONNO:           Una pappina che faceva schifo.

MARIA:             Mamà, la pappina era così buona....

NONNO:           Che non ne ha voluta manco il cane.

LUCIA:              Per fortuna, figlia mia, che io sono una nuora con tanto di coscienza ed ho acconsentito a tenercelo in casa noi, quel poveretto di tuo nonno.

NONNO:           Chiamalo poveretto, e poi ti becchi due milioni di pensione al mese compreso l’accompagnamento.

MARIA:             Mamma, ti posso dire una cosa? Mi sono sempre chiesta se questo nostro è affetto per il nonno od attaccamento ai soldi.

LUCIA:              Ma che scempiaggini dici! Se fosse per i soldi, non farei tutti questi sacrifici, tu sai i lavori che comporta?

NONNO:           Poverina è tutta sudata!

MARIA:             Mamma, in tutta coscienza quel santo uomo sembra un manico di scopa, dove lo metti stà.

LUCIA:              Se dipendesse dalle sue figlie, però, l'avrebbero già portato...

NONNO:           Alla discarica pubblica.

LUCIA:              Alla discarica pubblica.

NONNO:           Ha sentito il suggerimento?

MARIA:             Mamà, voi persone anziane, non volete mettervi in testa che siamo nel duemila e che ognuno ha diritto di vivere la propria vita secondo le sue esigenze di libertà. Tu sei casalinga e con un poco di buona volontà hai potuto farlo. Le zie, invece, sono impiegate e devono rispettare le esigenze di lavoro.

LUCIA:              Io dico, però, che quando l’amore vuole, si trova il tempo ed il luogo.

NONNO:           Scusate se mi intrometto in fatti che a me non interessano, si fa per dire!, ma io vorrei sostenere che è pure colpa del governo. Fanno statistiche, dicino che i vecchi stiamo diventando più dei giovani, ma non fanno mai una legge per fare i ricoveri per la gente anziana che non ha la casa e, con la misera pensione di ogni mese, neanche prende i soldi per poter mangiare.

LUCIA:              Ma che ora è?

MARIA:             Le otto e dieci.

LUCIA:              Ed a quest’ora come mai tuo padre non è rincasato?

NONNO:           Avessi io la sua età non ritornerei fino a quando non sarei sazio, so io di che cosa.

MARIA:             A pensarci bene è davvero strano che papà non sia ancòra tornato. Generalmente alle sette e mezza è sempre in casa.... Roberto ha detto che torna per cena?

LUCIA:              Figlia mia, con questo tuo fratello non ci si capisce per niente. Mi ha detto che aveva una corsa in mezzo alla strada e non sapeva quando sarebbe tornato.

MARIA:             La corsa col fuoristrada, non in mezzo alla strada!

LUCIA:              Eh!, una cosa del genere!, che c'era una strada di mezzo, lo ricordo bene.

NONNO:           E poi dicono che lo sclerotico sono io!

SCENA SECONDA

(Voce Nonno - Lucia - Maria e Totò)

TOTO':              (Da fuori) Ahi! Ahi! Che dolore!

MARIA:             Ma è la voce di papà!

LUCIA:              Vergine santa! Ma che ha? (Entrambe si precipitano fuori).

                                            (Rientrano in scena accompagnando Totò, zoppicante, che continua a lamentarsi):

TOTO':              Ahi! Ahi! Ahi! Devono sparargli a chi ha inventato questi motori!

MARIA:             Papà, ma che è successo? Perchè trascina la gamba destra? Facciamolo sedere.

TOTO':              Piano!, ahi! Fate piano!

LUCIA:              Ma che hai fatto? Hai investito qualcuno?

TOTO':              Si, ho investito un'autotreno.

MARIA:             Ma che dici papà!?

TOTO':              Io!? Le stupidate che dice tua madre! “Chi hai investito?!” Ahi! Ahi! Mi stavano ammazzando! Un pazzo con il motore. Sono uscito dal bar, ho fatto trenta metri, c'era un buio come fosse mezzanotte. All’improvviso ho visto un pazzo che arrivava con un motore e sono volato in aria. Non ho più capito niente, ho sentito che qualcuno mi aiutava ma non ho capito chi era. Poi, mentre stavo rinvenendo, mi è sembrato di notare una persona che si stava allontanando a piedi. Furtuna che mi ha preso solo di striscio.

LUCIA:              Fammi controllare questa gamba.

TOTO':              Ahi, disgraziata! Mi hai ammazzato. Che dolore!, che dolore!

LUCIA:              (Sapendo che il padre è un fifone) Forse l’avrà rotta! Portiamolo in ospedale così gli fanno una bella ingessatura da portare novanta giorni.

TOTO':              (Scattando all'impiedi) Mi sento meglio, ma che fu un miracolo?!

NONNO:           E poi dicono che gli ospedali non funzionano, basta nominarli e fanno il miracolo!

LUCIA:              E’ pure colpa tua, perchè a quest’ora, con questo buio pesto chissà dove te ne eri andato.

TOTO':              Che hai un bambino davanti a te?!, (mettendosi arcuato con il posteriore indietro) Qua c'è il culetto, sculacciami.

LUCIA:              E bravo il porco!

TOTO':              A me dici porco?! Ma vai a sciacquarti la bocca, o non so quello che ti faccio; fai perdere la pazienza pure ai santi!

NONNO:           Alle solite siamo! Peggio che alle solite!

LUCIA:              Ah! Sono io quella che fa perdere il lume della ragione? Quandè così ti dico, allora, che sei un vero porco.

TOTO':              Se fossi figlio di quella scrofa che è tua madre!

LUCIA:              Invece hai preso tutto da quel ran porco di tuo padre.

NONNO:           E volevi vedere che non mi tiravano in ballo!

MARIA:             Volete smetterla adesso e vediamo se dobbiamo cenare, stasera!

TOTO':              Non devo più mangiare. Già, per questa sera, tua madre, il veleno me lo ha dato.

NONNO:           Sempre meglio di quella pappina che ho mangiata io!

LUCIA:              Vattene a letto. Quello che non vuoi tu lo mangio io. Devo mangiare così, a due bocconi. (Fa il verso).

TOTO':              E me ne vado a letto purchè non ti veda più in faccia.

NONNO:           Tanto, appena si corica lei, gli gira le spalle!

TOTO':              (Sta per avviarsi verso l'interno, quando si sente bussare forte alla porta). Sarà quel bell’esemplare di tuo figlio che avrà dimenticato di portarsi le chiavi!

MARIA:             Chi è?

SCENA TERZA

(Voce Nonno - Lucia - Maria - Totò e Commissario)

DA FUORI:       Sono il commissario Castelli, aprite.

LUCIA:              Il commissario?! Oddio!, sarà successa una disgrazia a mio figlio!

NONNO:           Neanche vede il lampo e già invoca San Giovanni Battista.

TOTO':              E che cos’è? Un uccello del malaugurio! Maria, vai ad aprire. (Mentre Maria si avvia, Totò fa le corna di scongiuro, rivolte alla moglie).Tiehhh! Sei un corvo nero!

LUCIA:              Sei tu l'uccellaccio del malaugurio!

MARIA:             Prego si accomodi.

COMMISS.:       (Sorpreso) Maria! Non sapevo che tu abitassi qui.

MARIA:             (Sorpresa) Piero! Tu commissario?

LUCIA:              Scusate io sono la madre di Maria.

NONNO:           Ed io sono il padre di San Giuseppe.

COMMISS.:       Molto lieto signora. Io sono il commissario Piero Castelli.

LUCIA:              Commissario, è successa una disgrazia a mio figlio?

COMMISS.:       Stia tranquilla signora, prima che me lo dicesse lei neanche sapevo che aveste un figlio maschio.

TOTO':              Scusate se mi intrometto ma, sbaglio o avete detto che vi conoscete con mia figlia Maria.

COMMISS.:       Osservazione giusta. Voi vi state chiedendo, "ma come!, si conosce con mia figlia e non sa che ha un fratello?". Vi spiego subito. Io e sua figlia Maria ci siamo conosciuti sabato scorso in discoteca, abbiamo parlato di tante cose ma non siamo scesi nei particolari personali.

MARIA:             A che dobbiamo, l'onore di questa visita?

NONNO:           Ma quale onore!, io sento odore di bruciato!

COMMISS.:       Tuo fratello non c'entra, ma c'entra, in qualche modo tuo padre.

LUCIA:              Ecco vedi! Il cuore me lo diceva, lo sapevo che c’entrava lui.

TOTO':              (Incrociando i polsi) Commissario, mi arresti perchè già questo giudice di mia moglie mi ha processato e mi ha condannato.

LUCIA:              Totò, che hai fatto?

TOTO':              Ma come! Dipendesse da te mi avrebbero già dato l’ergastolo e neanche sai cosa ho fatto? Neanche io lo so, e forse non lo sa nemmeno il commissario.

COMMISS.:       Lei è il Signor Prencetti?

TOTO':              Vedi che neanche è sicuro di chi io sia?

MARIA:             Insomma cosa è successo?

COMMISS.:       Pochi minuti fà lei è stato investito da un motore?

NONNO:           Fregato e bastonato! Investito ed arrestato!

TOTO':              Hanno cambiato la legge?

COMMISS.:       In che senso?

TOTO':              Dico, è un reato essere investiti?

COMMISS.:       Nient'affatto, mi lasci spiegare. I miei ragazzi della squadra antidroga, avevano notato dei movimenti sospetti in Via Matteotti e mentre stavano per intervenire hanno visto, a distanza, una persona fuggire velocemente con un motore. Lo hanno inseguito ma, ad un bivio, lo hanno perso di vista. Nel corso delle indagini, un informatore, che da lontano aveva assistito al suo incidente, ci ha raccontato che lei era stato investito dal probabile nostro uomo in fuga, ma non ha saputo darci alcuna indicazione sull'investitore che, per sua fortuna, era coperto dal buio.

TOTO':              Commissario, io le posso garantire che non so guidare il motore e che non mi sono investito da me.

COMMISS.:       Non volevo certo dire che il fuggitivo era lei. Il motivo della mia visita è quello di sapere se lei ha delle indicazioni da darmi, sul tipo, colore della moto o se, in qualche modo, ha riconosciuto l'investitore.

LUCIA:              Diglielo al commissario, diglielo! Questi giovani con i motori meritano di essere denunziati. Corrono tutti come i pazzi!

TOTO':              Ma cosa devo dirgli se non ho capito e non ho visto niente?!

COMMISS.:       Facciamo gli omertosi!?

LUCIA:              Commissario, le garantisco che mio marito è una persona pulita.

COMMISS.:       Signora, cosa ha capito? Essere omertosi, non significa essere malavitosi, ma aiutarli. Inconsapevolmente, nel caso di suo marito.

TOTO':              Commissario, guardi che io so bene quel che dico.Se le dico che non ho visto e non so niente, è la verità. Io sono un cittadino onesto e rispettoso delle leggi. Ho perfino il portodarmi, lo porto sempre dentro al portafogli, guardi..., (Ciò dicendo infila una mano nella tasca e nell'estrarre il portafoglio fa, involontariamente, cadere una bustina contenente poca polverina di colore bianco. Totò sta per abbassarsi a raccoglierla ma lo ferma il commissario dicendo):

COMMISS.:       Lasci, lasci, faccio io. (Raccoglie la bustina) Ah! e questa cos'è? (Intanto la apre e, toccando la polverina con la punta dell'indice, porta il dito alla bocca).

TOTO':              La posi commissario, poi le puzzano le mani.

COMMISS.:       Che intende dire?

TOTO':              Intendo dire che questa è opera di mia moglie. Me la mette sempre in tutti i vestiti.

COMMISS.:       Ah! Sua moglie le mette la coca nei vestiti?

                          (Maria, che ha capito bene, strabuzza gli occhi e si para la mano davanti la bocca).

TOTO':              Uh! Se sapesse quante volte me l’ha versata di sopra!

LUCIA:              Commissario, non gli creda è bugiardo, è lui stesso che bevendo se la versa di sopra.

COMMISS.:       Insomma, volete imbrogliare le carte o mi volete prendere per i fondelli?

TOTO':              E' lei che mi mette la naftalina nei vestiti.

LUCIA:              E' lui che si versa la coca cola di sopra.

COMMISS.:       Ma che naftalina e bibita, qui stiamo parlando di droga.

TOTO':              Droga?!

LUCIA:              Droga?!

NONNO:           Mizzica!, a schifìu finìu!

TOTO':              Commissario, ma cos’è questa cosa? E’ la prima volta che la vedo in vita mia.

LUCIA:              (Piagnucolosa) Totò che hai combinato?

TOTO':              Ma, mai ci diventa muta!

NONNO:           Fosse per lei, già mio figlio sarebbe in galera!

MARIA:             Senti Piero, qui ci deve essere un equivoco.

COMMISS.:       Ti prego Maria, non interferire nel mio lavoro. Quando sono in servizio sono il commissario Castelli.

MARIA:             Quand'è così mi presento. Non sono Maria ma l'avvocato Marchetti e da questo momento difendo la causa del mio cliente, mio padre Totò Marchetti.

COMMISS.:       Tu avvocato?

MARIA:             L'ha detto lei, commissario, che non siamo scesi nei particolari personali: Avvocato, si, penalista e civilista.

NONNO:           Lisca!... Mi ha fatto venire la tosse.... Ihhh! Ihhh! (Tossisce).

LUCIA:              Che ha il nonno? Sta soffocando?

COMMISS.:       Avvocato o non avvocato tu sei....

MARIA:             (Puntualizzando) Lei è.

COMMISS.:       Lei è..sempre facente parte della famiglia e qualche movimento sospetto, che conduca alla droga, l'avrà pur notato.

MARIA:             Io non ho visto proprio niente.

TOTO':              Cadiamo tutti dalle nuvole.

COMMISS.:       Io intanto devo procedere nei vostri confronti.

MARIA:             Bisogna precisare che è un piccolissimo quantitativo da poter servire per semplice uso personale.

TOTO':              Vuoi vedere che sono un tossicodipendente senza saperne niente?!

COMMISS.:       Visto che siete tutti muti come i pesci, interroghiamo il nonno.

TOTO':              Commissario, se noi siamo pesciolini che non parlano, il nonno è una balena, per mutismo.

MARIA:             Commissario lei rischia di cadere nel ridicolo.

COMMISS.:       (Avviandosi verso il nonno ed inginocchiandoglisi accanto) I bambini ed i vecchi, quando tornano bambini, son la bocca della verità, perciò interroghiamo il nonno.

LUCIA:              Ma cosa chiede a fare a quel povero uomo che non capisce più niente?!

COMMISS.:       Lei ha visto qualche cosa?, qualche movimento sospetto? Se si, mi faccia un cenno con la testa. Se può, mi dica di si. Si sforzi, veda di ricordare e mi dica di si...si sforzi...

NONNO:           Hehhh!!.....Hehhhh!!.....

COMMISS.:       Eh! Dica....dica....

NONNO:           Puuhhhhh.....(forte scorreggia).

COMMISS.:       Mamma mia!...

TOTO':              Lei lo ha fatto sforzare?! Perciò le ha dato la risposta che merita....

                          (Si ode un fischio da fuori, poi un'altro. Il Commissario va alla finestra e):

COMMISS.:       E' il segnale dei miei uomini, ci sono novità, devo andare, con permesso. Ci rivediamo, non è finita qui. (Esce).

TOTO':              (Gridandogli dietro) Commissario le è finita a fischi ed a......

NONNO:           Puuhhhhh.....(forte scorreggia).

LUCIA:              Maria, il nonno ha lo stomaco in subbuglio!

MARIA:             (Si avvicina) Mamma mia! Non gli si può stare accanto. Portiamolo là dentro. Gli cambiamo il pannolone. (Esegue ed esce accompagnata dalla madre).

SCENA QUARTA

(Totò - Ciro - Maria - Lucia e il Nonno)

(Totò, rimasto da solo, inscena gesti di disperazione, di sconforto, poi):

TOTO':              Che vergogna! Che vergogna! Se si sparge una notizia del genere chi ha più la faccia tosta di mettere piede fuori casa,......no....io non ce la faccio a resistere, io ......io....m'ammazzo, mi sbatto la testa al muro.....(prende la rincorsa si avvia a testa bassa, si ferma davanti al muro) anzi no, mi butto dalla finestra...(prende la rincorsa si avvia, si trova la finestra chiusa, si ferma) e come faccio con la finestra chiusa!?, (la apre) piglio la rincorsa, (torna pochi passi verso il centro della stanza, si ferma, riparte indietro fa il verso di buttarsi, sporge un braccio fuori dalla finestra) la miseria! che freddo, stasera! (chiude la finestra.).

                                            (Poco dopo si ode il suono del citofono, Totò si avvicina impaurito). E’ la polizia, lo so, stanno venendo ad arrestarmi!....(Guarda il citofono ma ha paura a prenderlo. Risuona il citofono. Avvicina la mano tremante, lo tocca e lo lascia quasi scottasse, infine lo prende e risponde con voce falsata e tremante per la paura) Chi.....chi èèèèè?.......Chi?......(Rinfrancato) Ah! Signor Ciro, è lei? Salga, salga.....(Schiaccia il pulsante per aprire, esce verso la porta esterna e poco dopo). Prego si accomodi. Che piacere vederla!

CIRO:                Buonasera signor Marchetti. Cosa è successo? Non l'ho mai vista accogliermi con tanta allegria.

TOTO':              Niente, non ci faccia caso. Ho ricevuto una bella notizia e sono allegro. (Facendo nascostamente il riso amaro). Ma lei come mai è quà, a quest’ora?

CIRO:                Lei sa bene che io sono l'investigatore privato dello studio legale Masoni, del palazzo qui di fronte, presso cui esercita anche sua figlia. Siccome stiamo seguendo un caso molto complicato, ho scoperto delle novità da comunicare urgentemente all'avvocato. E' in casa?

TOTO':              Si, però deve avere la bontà di aspettare un attimino, sa, è impegnata a sbrigare un caso troppo difficile.

CIRO:                Uno dei soliti brutti affari!?

TOTO':              Un affare che puzza!

CIRO:                In questi casi bisogna districarsi con molta accortezza.

TOTO':              Si rischia di sporcarsi le mani.

CIRO:                Certo. Ad essere coinvolti ci vuole poco.

TOTO':              E Dio ce ne scampi e liberi, si arriva con la cacca fino al collo.

CIRO:                Lo so bene. Sapesse quante volte mi sono messo in pericolo! Il mestiere dell'investigatore è molto rischioso e poco retribuito.

TOTO':              Lo so, lo so. Anche mia figlia si lamenta. Dice che, per adesso, guadagna poco. Ma io la esorto ad andare avanti e le dico che l'inizio è sempre difficile, in tutti i mestieri.

CIRO:                Fortunatamente sua figlia è nubile e non ha un carico di famiglia. Io, invece, ho moglie e quattro figli. I tempi sono difficili, signor Marchetti. Siamo entrati in Europa ma la disoccupazione va avanti e di soldi ne circolano pochi.

TOTO':              C'è poco traffico di soldi ed assai traffico di motori.

CIRO:                In che senso.

TOTO':              Nel senso che, neanche un'ora fà, sono stato investito da un pazzo con il motore e devo ringraziare Dio se sono ancòra vivo.

CIRO:                Caro signor Marchetti, la colpa è della disoccupazione. Se i ragazzi avessero il lavoro non avrebbero il tempo per correre come i pazzi ad investire la gente od a lasciarsi coinvolgere in loschi affari di mafia e droga.

TOTO':              Si, ma a volte ci si trova invischiati in certe situazioni senza neanche sapere come e perchè. Pensi che io mi sono ritrovato in tasca una bustina di polverina bianca e non so nè da dove sia venuta nè come sia successo.

MARIA:             (Entrando) Buonasera Ciro, allora, com'è andata?

CIRO:                Buonasera avvocato, ci sono grosse novità. Ho scattato delle diapositive che inchiodano il nostro uomo. Se viene in ufficio volevo mostrargliele subito perchè temo che l'uccellino, da un momento all'altro, possa prendere il volo.

MARIA:             Va bene, mi dia il tempo di mettere il cappotto ed andiamo. (Esce).

TOTO':              Lei è collezionista di uccelli?

CIRO:                Non capisco.

TOTO':              Siccome le ho sentito dire che l'uccelino sta prendendo il volo, pensavo volesse afferrarlo. Prenderlo in mano, insomma.

CIRO:                Ho tirato fuori la metafora dell'uccello, si tratta di un uomo.

TOTO':              Dell' ucc....(si ferma, lo guarda con occhi torvi, storce il muso e si gratta la testa).

MARIA:             Sono pronta, possiamo andare.

LUCIA:              (Entra, spingendo la sedia del nonno) Stai uscendo senza cenare? Che bella serata sotto sopra!

MARIA:             Stai tranquilla mamma, non morirò di fame. Mi arrangerò, in qualche modo.

CIRO:                (Andando incontro a Lucia) Buonasera signora Lucia, qualche spicciolo per offrire un sandwich, da buon cavaliere, all'avvocato, mi è rimasto. Oh! il nonno, come sta? Nonno, mi riconosce? Sono Ciro. Me lo dà un bacetto. (Si abbassa a salutarlo).

NONNO:           Altro che bacetto!, Se avessi i denti, ti darei un bel morso al naso!

TOTO':              Signor Ciro, lei diceva dei giovani, ma anche il nonno è stato coinvolto in quello sporco (rimarcato) affare di cui le parlavo.

CIRO:                Il nonno in uno sporco affare?

TOTO':              Troppo sporco! Fetido!

CIRO:                Il nonno? Incredibile, non c'è più mondo! Buonasera a tutti. (Esce insieme a Maria).

SCENA QUINTA

(Totò - Lucia - Nonno e Roberto)

TOTO':              Gli avete cambiato il pannolone?

LUCIA:              Già fatto! Già fatto! E le tue sorelle, intanto, si defilano! (Lo sistema al solito posto).

NONNO:           Se è per questo motivo, hanno ragione. Lontano si respira aria più pura!

TOTO':              Ora la devi smettere di tirare sempre in ballo le mie sorelle!

LUCIA:              Perchè? Vorresti dire che ho torto? Si vedono mai? Mai che fossero prese dal desiderio di vedere questo povero padre! Mai che gli portassero un dolcino per veleno!

NONNO:           Se mi devono avvelenare, meglio che non vengano!

TOTO':              Senti! E’ meglio se la finisci con questa storia, altrimenti mi fai perdere davvero la pazienza!

LUCIA:              Ti metti a rompere i piatti come al solito? Già che ne abbiamo pochi!

TOTO':              A proposito di piatti. Cosa si mangia? Ho fame!

ROBERTO:       (Spuntando in scena, agitato, con i capelli tesi tinti di verde, un occhio nero e sporco di sangue in viso.) Papà....

TOTO':              (Si gira a guardarlo) E mi è passata la fame!

LUCIA:              Ma come ti sei conciato?

NONNO:           Ma da dove è scappato? Dallo zoo?!

TOTO':              Ma ch'è un marziano?!

ROBERTO:       Siete i soliti retrogradi. Sveglia gente, siamo nel duemila! Vivete ancòra nelle caverne?!

LUCIA:              Senti! Noi a bere nelle taverne non ci siamo mai andati; non siamo degli ubriaconi, micaciò!

NONNO:           Micaciò?! Che sofisticata!

ROBERTO:       Ma che taverne!, siete come gli uomini primitivi! Non capite niente dei problemi dei nostri giorni, dei valori di oggi.

TOTO':              E quali sono i valori di oggi? Farsi crescere la gramigna in testa?

ROBERTO:       Questo verde, è l'esprimere il bisogno di speranza.

TOTO':              E mi sei rimasto sulla pancia!

ROBERTO:       La speranza che il mondo sia più libero, più confacente ai bisogni dei giovani d'oggi. Ognuno deve essere libero di poter tirar fuori dal proprio cervello....

TOTO':              Tutti i biglietti di tram che c'ha...

ROBERTO:       Tutto ciò che sta pensando e poterlo dire liberamente.

NONNO:           Ho pregato Dio che mi facesse vivere fino al duemila! Ma ne valeva la pena?!

LUCIA:              Ora smettila di riempirci la testa con questi discorsi! Ma come!, sei uscito da casa con i capelli scuri e ritorni con i capelli verdi!

ROBERTO:       La voglia di sentirsi diversi.

TOTO':              Di diverso tu hai, che sei diverso dal figlio che volevo io.

ROBERTO:       Pure voi siete diversi dai genitori che avessero saputo capirmi, che avrei voluto.

TOTO':              (Rivolto alla moglie, arrabbiato) Continua a parlare tu con questo carciofo spennacchiato, perchè se gli metto le mani addosso gli faccio diventare i capelli bianchi, per la paura.(Esce verso l'interno).

ROBERTO:       Lo vedi come si comporta?! Possiamo mai avere dialogo, padre e figlio?

NONNO:           Fossi io al posto di suo padre, a quest’ora lo avrei tosato come una pecora!

LUCIA:              Tu, figlio mio, ne approfitti perchè tuo padre è un can che abbaia e non morde. Tutto sommato è fin troppo buono. Ma che hai fatto?, cosa ti è successo?

ROBERTO:       Me ne sono successe di cotte e di crude.

LUCIA:              Direi di tutti i colori, visti i tuoi capelli!

ROBERTO:       Da quì sono iniziati tutti i miei guai! Dal momento in cui ho deciso di tingermi i capelli! Ho litigato con la mia ragazza; ho perso la gara; ho fatto a pugni e per fuggire sono andato a sbattere, con il motore nuovo.

LUCIA:              Ma che bella giornata! Ma che hai investito qualcuno?

ROBERTO:       (Seccato) Ecco, siamo alle solite! Ora incominci a farmi l'interrogatorio, come se fossimo in questura.

LUCIA:              L'interrogatorio è venuto a farlo il commissario a tuo padre, perchè lo hanno investito con un motore e, mentre c'era il commissario, dalla tasca della giacca di tuo padre è caduta una bustina di droga.

ROBERTO:       Una bustina di droga? Quando? Come?

LUCIA:              E lo domandi a me che nemmeno so cosa sia la droga?

ROBERTO:       Senti mamma, questo discorso lo chiarisco dopo con papà. Adesso, devo fare una ricerca urgente fra i testi della libreria di mia sorella, vado nel suo studio. (Esce).

LUCIA:              (A voce alta verso l'interno) Io sto sparecchiando, se poi avete fame vi arrangiate. (Inizia a sparecchiare, sta per andare a posare la tovaglia quando si scontra con Totò che esce in scena con in testa una parrucca con i capelli tesi, scompigliati, tutti bianco neve). Ahhhhh! Che bestia è!....Ah! sei tu, disgraziato! Bella bestia!

TOTO':              Bestia io? La bestia, è tuo figlio! Si è presentato con i capelli verdi ed a me, per il dispiacere sono diventati tutti bianchi.

LUCIA:              Ma vatti a levare questa parrucca da carnevale che non mi sembra il momento opportuno per scherzare dopo tutti i guai che stiamo passando. Mi state facendo ammalare di cuore tu e quell’altro pazzo di tuo figlio. Mi voglio andare a chiudere in cucina, è meglio che stare con i pazzi. (Esce).

SCENA SESTA

(Totò - Nonno - Lucia - Roberto e Commiss.)

                                            (Si sentono due squilli di telefono provenire dal lato delle stanze interne).

TOTO':              (Si toglie la parrucca e tenendola in mano si avvicina al padre, prende una sedia e gli si siede accanto). Papà, papà...

NONNO:           Vuoi vedere che questo buffone mi vuol sistemare come il nonno di carnevale con questa parrucca!

LUCIA:              (Da fuori, gridando) Roberto, chi era al telefono?

ROBERTO:       Qualcuno in vena di fare scherzi, è rimasto muto ed ha riattaccato.

TOTO':              Vuoi provarla?....Stavo scherzando!.... Papà!, vedi che bella epoca il duemila! Non c'è più rispetto per un padre!. Quando io avevo l'età di mio figlio, sì che ti portavo rispetto....

NONNO:           Sapevo io come farmi rispettare. Ora i padri non li sapete educare i figli. Credete che saperli educare significa dare loro tutto ciò che desiderano: macchine, motori, soldi, divertimenti e quelli vi ripagano crescendo viziosi, fannulloni, svogliati, annoiati e dovete ringraziare Dio quando non si lasciano fuorviare dalle cattive amicizie ed imboccano la via della droga.

TOTO':              Devo ammettere che tu sapevi importi meglio nei miei confronti di quanto non sapessi fare io con mio figlio. Però è pur vero che tu usavi metodi più bruschi, se io sbagliavo, me li suonavi di santa ragione e forse, anche se era una maniera bruta, oggi, col senno del poi, non saprei sinceramente dire fino a che punto fosse sbagliata.... Lo so, papà, tu non puoi rispondermi ma posso immaginare, conoscendoti bene, ciò che vorresti dirmi in questo momento. Sai, mi fermo a guardarti e mi sembra quasi di ascoltare la tua voce e rispondermi...

NONNO:           La cosa giusta stà a metà strata. Nun ci vuole nè tanto nè quanto. Pure io, piantato in questa sedia, sto capendo come va il mondo oggi. Ogni epoca ha i suoi lati positivi e quelli negativi. Ognuno, per trovarsi bene, deve mettere in atto l'esperienza del passato e recepire l'insegnamento della vita di ogni giorno. Così facendo, ci si arricchisce di esperienza e quando si è un vecchio saggio....(si ferma)....ti piglia una bella paralisi e ti buttano per ferro vecchio come me. (Un attimo di silenzio, poi, poco dopo, squilla il telefono della stanza; risquilla e mentre Totò si alza per andare a rispondere, entra Lucia).

LUCIA:              Ma non senti che suona il telefono?

TOTO':              Sto andando a prenderlo. (Ancòra uno squillo).

LUCIA:              Metti il viva voce che sento anch’io, forse è per me. (Totò pressa il pulsante del viva voce).

TOTO':              Pronto......pronto.

VOCE:               (Una voce rauca, lenta, falsata) Sei Totò Marchetti? (Totò e la moglie si guardano stupiti).

TOTO':              Si...... sono io.....chi parla?

VOCE:               (Stesso tono di prima, mentre i due esprimono sgomento e paura) Chi sono io non importa.....Se ci tieni alla vita,...... non dire una sola parola sull'identità dell'investitore o sulla droga.....altrimenti...sei un uomo morto. (Segue silenzio, mentre marito e moglie si scambiano sguardi pieni di paura. Tuttavia i due attori, nella loro serietà, dovranno esprimere espressioni e movenze che sanno di comico).

NONNO:           Miiiiiiiii!  A schiiiifiiiiuu finisci!

TOTO':              (Scoraggiatissimo, rivolto alla moglie mentre entrambi stanno impiedi l'uno di fronte all'altra) Vergine santa!....... Mi vogliono morto!......

LUCIA:              (Gli da velocemente dei buffetti al viso, per rinfrancarlo) Non ti preoccupare, non ti preoccupare......(mentre rallenta la velocità dei buffetti), non ti pre, non ...ti....pre... occupare...ohhhh! (E sviene fra le braccia del marito).

NONNO:           E meno male che gli faceva coraggio!

TOTO':              (Faticando a sorreggerla, confuso) Papà aiuto!

NONNO:           Aspetta, che me la faccio di corsa.

TOTO'               (Gridando, mentre barcolla) Aiuto!, aiuto!, ma nessuno mi aiuta?

NONNO:           Se aspetti me, può morire.

ROBERTO:       (Entrando velocemente) Chi grida aiuto? che succede?

TOTO'               La mamma è svenuta, mi gira la testa.... tienila tu. (Passa la moglie a Roberto) Sto male....mi gira la test....ohhhh! (E sviene tra le braccia del figlio che si ritrova a barcollare per il grave peso dei due che sostiene ciascuno su un braccio).

ROBERTO:       Aiutò! e come faccio?!

NONNO:           Svieni pure tu e facciamo servizio completo!

COMMISS.:       (Da fuori) E' permesso...era aperto...posso...(entra)....Oddio! Chi è lei, un assassino? (Estrae velocemente la pistola), Fermo lì, mani in alto.

ROBERTO:       Ma io.....aiuto! (Barcolla).

COMMISS.:       Niente ma,... che aiuto e aiuto!, mani in alto, dico.

ROBERTO:       Ma come faccio con i miei genitori svenuti?!

COMMISS.:       Genitori svenuti?! (Ripone la pistola nella cinta dei pantaloni e si premura ad aiutarlo).

ROBERTO:       (Gli passa i due svenuti e mentre il Commissario si trova, a sua volta, in difficoltà, prontamente gli sfila la pistola dalla cinta e puntandogliela contro): Ed ora mi dica invece chi è lei.

COMMISS.:       (Barcollando) Ma cosa fa?, non vede che sono in difficoltà?, prima mi aiuti e poi le spiego.

ROBERTO:       Ride bene chi ride ultimo. Lei è un ladro, era entrato per rubare.

NONNO:           Ha un fiuto, santo iddio! Che neanche un cane cirneco!

COMMISS.:       Ma che ladro!, sono il commissario Castelli.

ROBERTO:       Il Commissario?!! (Guarda la pistola e prendendola come se scottasse grida,) Ahhhhh! (di corsa la va a posare sul tavolo e si premura ad aiutare il commissario. Li adagiano su delle sedie e li aiutano a rinvenire).

TOTO':              (Si sveglia intontito, guarda il commissario in faccia, si gira, poi lo riguarda e di scatto): Commissario, l’ha mandato il Cielo. Mi arresti, mi metta in carcere, perchè se resto fuori mi ammazzano.

NONNO:           Che figlio!! (In dialetto siciliano, secondo le sue origini): Nun 'nni pigghiau mancu un pilu di mia!

LUCIA:              Ma che dice?, Non gli creda, commissario, sta sognando.

TOTO':              Ah! Sto sognando? E allora dico basta! Basta con la paura e con l'omertà. Il commissario deve sapere che mi hanno minacciato di morte, per telefono, se oso parlare di chi mi ha investito e del fatto della droga.

COMMISS.:       Bravo signor Marchetti, finalmente qualcuno che capisce la necessità di collaborare con la giustizia. Parli, mi dica: chi l'ha investita?, chi le ha dato quella droga?

TOTO':              (Come preso alla sprovvista) Non lo so!!!

COMMISS.:       Bella collaborazione!!! Ed allora le faccio una domanda alla quale saprà rispondermi.

NONNO:           E chi è Mike Bongiorno!

COMMISS.:       Dov'è sua figlia? Volevo parlare con lei.

LUCIA:              Per oggi non la trova, torni domani.

COMMISS.:       Lei si che parla troppo! Torno domani, arrivederci.(Esce).

SCENA SETTIMA

(Totò - Nonno - Lucia - Roberto - Maria e Commiss.)

ROBERTO:       Papà, ma cos’ è tutta questa storia, mu vuoi spiegare?

TOTO':              Mi hanno investito con un motore, mi sono ritrovato una bustina di droga in tasca ed ora mi hanno telefonato dicendomi che se parlo mi ammazzano.

LUCIA:              (Piagnucolosa) E tutti e due stavamo morendo per la paura!

TOTO’:              (Risoluto) Non è la paura. (Tremando) E’ la fifa che mi frega.

ROBERTO:       Papà, ora esco e cerco di scoprire chi possa essere stato. Ti giuro che se lo scopro gliela faccio pagar cara. (Fa per uscire).

TOTO'               (Fermandolo) Ma dove vai, figlio mio?! Stai attento, ti ammazzano!

LUCIA:              Che disgrazia!, ma si vuole rovinare la vita!?

ROBERTO:       Lasciatemi uscire!, lasciatemi uscire! Se scopro chi è il colpevole gli mangio il fegato.

MARIA:             (Entrando) Non c'è bisogno che tu esca. Ho già scoperto io chi è la carogna.

ROBERTO:       E chi è? Dimmelo, me lo mangio.

MARIA:             Sei tu, la carogna!

ROBERTO:       (Con la faccia da incredulo) Io, ma che dici? (Gli altri non credono alle loro orecchie).

MARIA:             Si tu, ma ti sei tradito telefonando dal telefono del mio studio, con la voce camuffata da un fazzoletto sulla cornetta.

ROBERTO:       No, non è vero!, non è vero niente!. (I genitori si mostrano affranti dal dolore).

MARIA:             Non potevi sapere, però, che lo teniamo sotto controllo per le minacce che ricevo a causa del mio lavoro. Ho ascoltato la registrazione dalla sede del mio studio legale.

ROBERTO:       (Istericamente) Bugie!

MARIA:             Fatalmente, sei stato tu ad investire papà e nel soccorrerlo, ti sei accorto che non si era fatto nulla e ne hai approfittato per liberarti della bustina di cocaina, che non avevi buttato per paura che fosse raccolta dagli agenti che ti inseguivano. Tra l'altro, avresti avuto la comodità di recuperarla appena tornato a casa. Mi hai delusa, non sapevo che ti drogassi.

ROBERTO:       Bugie! Sei una sporca bugiarda!

COMMISS.:       (Entrando) Scusate, la mia pistola.

ROBERTO:       La pistola?! Si, la pistola! Mi volete mandare in galera, ma io mi ammazzo, mi ammazzo. (Si precipita a prendere la pistola, mentre prontamente il commissario gli è addosso per tentare di disarmarlo, si afferrano per le braccia con le quattro mani all'altezza del calcio della pistola, la sollevano in aria e partono due colpi).

TUTTI:              (Gridano per la paura) Ahhhhhhhh! (Mentre il commissario strappa la pistola dalle mani di Roberto e tutti restano immobili):

NONNO:           Ehhhhhhhh!.....Ehhhhhhhh!

TOTO':              (Rivolto al figlio) Disgraziato! Per la paura, il nonno se l’è fatta addosso.

                                                          FINE PRIMO ATTO

SECONDO ATTO

SCENOGRAFIA:

Stessa scena del primo atto.

SCENA PRIMA

(Voce Nonno - Lucia e Maria)

All'aprirsi della tela si ode il suono di una canzone moderna. Davanti alla parete, anteriore alla porta interna, sta seduto il nonno. Maria, posta dinanzi a lui, sta dandogli da mangiare, mentre Lucia sta spolverando.

LUCIA:              (Gridando verso l'interno) Roberto! Spegni lo stereo, mi sta venendo il mal di testa! Sono le sei ed è tutto il santo giorno che ascolta questa musica! (Poco dopo la musica si abbassa gradatamente fino a non sentirsi più).

MARIA:             Nonno, apra la bocca. Ahhhhhhhh!. Mangi tutto il pane e latte. Sù, da bravo, ancòra un pò, sta per finire.

NONNO:           Pfuhhhhhhh!

MARIA:             Madonna santa!, tutto il latte addosso mi ha sputato!

NONNO:           Così impari a finirla, quando non ne voglio più!

LUCIA:              E come può fartelo capire che non ne vuole più?

MARIA:             Potrebbe, semplicemente, stringere le labbra. Invece ha preso questo brutto viziaccio di sputarlo!

LUCIA:              Tu ricordi quanto era scherzoso il nonno prima che fosse colpito dalla paralisi? Ora, poverino, scherzi non può più farne e magari si diverte a fare questi capricci! (Si ode nuovamente la musica per cui, andando verso la porta che dà all'interno): Roberto!, hai alzato nuovamente il volume? Ora prendo un bastone e vengo a rompertelo in testa. (Si ferma la musica).

NONNO:           Lo dico io che con le buone maniere si ottiene tutto!

MARIA:             (Mentre va a posare la tazza del latte sul tavolo) Mamma, cerca di capire che Roberto sta attraversando un brutto momento ed ha bisogno di distrarsi!

LUCIA:              Questo tuo fratello, figlia mia, mi sta facendo ammalare! Lo vedi che bel guaio ha combinato a tuo padre!

MARIA:             Ma poi è così faccia tosta da negare l'evidenza! Insiste nel dire di non sapere nulla nè della telefonata nè di tutto il resto. Fortunatamente per lui, non abbiamo raccontato nulla al commissario. Anzi gli abbiamo fatto capire che era la solita lite in famiglia.

LUCIA:              Secondo me, questo commissario è proprio un bravo giovane. Un altro commissario più duro, al suo posto, avrebbe già arrestato o tuo padre o tuo fratello o forse entrambi. (Riflessiva) Però!, dimmi una cosa. E’ possibile che tutta questa bontà derivi dal fatto che sia innamorato di te?

MARIA:             Ed anche se fosse?

LUCIA:              Buon prò ti faccia, figlia mia. Pensate a crearvi un futuro, perchè siete giovani e ne avete il diritto.

MARIA:             Grazie mamma. Tu sei sempre stata buona e comprensiva. (Scherzosamente) Nascessi di nuovo sceglierei ancòra te per mamma.

LUCIA:              Grazie per la preferenza.

MARIA:             (Avvicinandosi alla sedia a rotelle del nonno) Mi sto accorgendo che c'è la spalliera della sedia scucita ed anche la fodera della giacca del nonno. Ricordati di cucirle appena hai tempo.........(Squilla il telefono). (Lucia e Maria si guardano come impaurite, mentre il telefono continua a squillare).

LUCIA:              Ora gli rispondo io e se è qualche male intenzionato gliene canto quattro.

NONNO:           E così stonata com'è, gli fa togliere il vizio di telefonare!

LUCIA:              (Alza la cornetta) Pronto, pronto........ah! Mafalda, sei tu? ....a che dobbiamo l'onore di questa telefonata?.........e tu solamente ora mi vieni a dire che non potete venire nè tu nè tua sorella? Ti pare giusto avvertire solo all’ultimo minuto, dopo che già tuo fratello è sceso per comprare una gran torta? Ora che siamo rimasti in quattro gatti, cosa me ne faccio di tutta questa torta, la metto in salamoia?...............Ah! Così rispondi?......Per quanto te ne importa posso anche poggiarmela sulla pancia?. ...Quand’è così, sai cosa faccio? Quella parte che dovevate mangiare voi, la conservo nel congelatore e l'anno prossimo, se saremo vivi, quando tuo padre compirà 92 anni, ve la darò da mangiare, anche a costo che vi faccia veleno..........A chi?....a noi, ora, deve far veleno? .......Brutta strega che non sei altro, vergogna!, tuo padre compie 91 anni e non sai se arriverà al prossimo compleanno e mi vieni a dire che avete atri impegni più importanti......A chi?.... a me lavasederi?!..... Sei una strega, brutta strega! (Riattacca).

SCENA SECONDA

(Voce Nonno - Lucia - Maria e Totò)

TOTO':              (Da fuori) Ahi! Ahi! Ahi! Ahi!

LUCIA:              Madonna santa! Cosa è successo?! Ma è la voce di tuo padre?!

MARIA:             Presto, presto....(si avviano verso fuori).

TOTO':              (Da fuori) Ahi! Ahi! Ahi! Ahi! (Entrano in scena sorreggendolo,mentre zoppicante porta in mano un grande vassoio rotondo avvolto in carta da pasticceria). Ahi! Prendete questa torta, non ce la faccio più a portarla!

NONNO:           Ma è così pesante? Ha comprato una torta di novantuno chili?!. Un chilo per ogni anno!

MARIA:             (Maria prende la torta, lo fanno sedere su una sedia, poi): Vado a posare la torta in frigo. (Esce).

LUCIA:              Sei stato investito da un altro motore?

TOTO':              Peggio!

LUCIA:              Sei finito sotto un camion?

TOTO':              No, sotto un treno!

LUCIA:              Mamma mia! Sotto un treno?!

TOTO':              Si, io non mi sono fatto niente......il treno è deragliato.....: duecento morti e cento feriti.

LUCIA:              Che disgrazia!

TOTO':            No, la disgraziata sei tu perchè mi vuoi morto ad ogni costo! Mi fa male l'anca, è stato il colpo della strega.

LUCIA:              Ah! Hai litigato con quella strega di tua sorella Mafalda? Ti ha dato un colpo di bastone sulla gamba?

MARIA:             (Entrando) Mamma, ho sentito tutto. Non incolpare la zia Mafalda perchè non ha niente a che vedere con il dolore alla gamba di papà. Questa è una sciatalgia, causata da problemi alla colonna vertebrale. Ora gli pratichiamo una iniezione di muscoril e vedrai che il dolore calmerà.

TOTO':              Però! Sapete che quasi, quasi il dolore mi è passato!

MARIA:             Papà, non cercare di passarla liscia perchè già sto andando a preparare la siringa. Questi sono problemi seri che non bisogna sottovalutare. (Esce verso l'interno).

TOTO':              (Rivolto alla moglie) Tu hai il viziaccio di tirare sempre in ballo le mie sorelle. Stai attenta a non fare l’attaccabrighe, appena arrivano!

LUCIA:              Se stai con la speranza che vengano stasera per la torta, puoi morire disperato! Ma poi, dico io, per dodici persone, hai comprato una torta così grande che basta per un esercito di soldati?! Le tue sorelle non verranno più, perciò potrai abbuffarti come un maiale!

TOTO':              Come?! Non verranno? Ahi! Ahi! che dolore!

LUCIA:              Ti lamenti per il dolore o per la loro assenza? Cinque minuti fà ha telefonato tua sorella Mafalda. Dice che suo marito ha un impegno urgente e che neanche l’altra tua sorella potrà venire.

TOTO':              E’ sicuramente mio cognato, il caro signor Panelli, che non vuole più metter piede in questa casa. Ci porta ancòra rancore per la questione della divisione del terreno.

LUCIA:              Fanno davvero una bella coppia! Messi assieme possono valere quanto il due di coppe quando la briscola è a spade.

MARIA:             (Entrando con siringa e bambagia in mano) Abbassati un poco i pantaloni, devo farti la puntura.

TOTO':              (Andandosene sveltamente a cercare riparo al bordo opposto del tavolo) Mannaggia, che premura hai avuta! E’ partita a razzo per andare a preparare questo cavolo di siringa!. Non me la faccio fare!, no!. Non le sopporto, queste dannate punture!

MARIA:             (Dall'altra parte del tavolo, cercando di avvicinarglisi, mentre il padre si allontana girando attorno al tavolo) Papà, è mai possibile che ogni volta devi comportarti come un bambino?! Ormai l’ho preparata. Non possiamo certo buttarla.

TOTO':              Fagliela al nonno, c'è abituato.

NONNO:           Sempre a me vogliono farle, oh! Non c'è più posto, ho già un colapasta per sedere!

LUCIA:              Dobbiamo ripetere la magra figura dell’altro giorno che hai fatto venire, preoccupata, la signora del pianerottolo?

TOTO':              Fagliela sulla punta della lingua a tua madre, così ammutolisce........ Ahi! Ahi! che dolore!

MARIA:             Vedi che stai male?! Lasciamo perdere la puntura e ti accompagno al pronto soccorso così ti iniettano le flebo da un litro ciascuna, di quelle che durano otto ore.

TOTO':              Fammi questo cavolo di iniezione, mannaggia! Fai piano, però.

MARIA:             Abbassati un poco i pantaloni da un lato. Stai fermo e non muoverti. (Mentre Totò si abbassa leggermente un lato dei pantaloni, si porta alle sue spalle a strofinargli l'alcool).

TOTO':              Ahi! Fai piano! Adagio!

MARIA:             Ma come?! Sto strofinandoti la bambagia e già dici ahi!

NONNO:           Ancòra siamo a niente! Se è così delicata come quando le fa a me ora sentiamo le grida!

LUCIA:              Fermo!, Fermo!

NONNO:           Mettetegli la capezza e la museruola che è meglio!

TOTO':              (Mentre Maria appunta l'ago, Totò lancia un urlo disumano) Ahhhhhhhhh! Sono morto! (Poco dopo si accascia su una sedia).

NONNO:           Che hanno fatto? Gli hanno sparato?

SCENA TERZA

(Roberto - Voce Nonno - Lucia - Maria e Totò)

ROBERTO:       (Precipitandosi in scena, atterrito) Che fù, una coltellata?

LUCIA:              La lupara.

MARIA:             Un bazuca. (Esce verso l'interno).

TOTO':              A te dovevano sparare!

ROBERTO:       (Rassicurato) Ah! Vivo è?

TOTO':              Scusa se non sono morto!

ROBERTO:       Mi sono messo paura, ho sentito un grido così forte come quello quando al macello ammazzano un porco.

TOTO':              Se c'è un porco, in questa casa, quello sei tu.

ROBERTO:       Mamma, possiamo andare mai daccordo dopo tutto quello che mi dice?.

TOTO':              Ed io come faccio a sopportarti dopo tutte le tragedie che mi combini?

NONNO:           Il guaio è che non posso parlare!

ROBERTO:       Domani, alle dieci e mezza, siamo convocati al commissariato, poi vedremo di chiarire ogni cosa.

MARIA:             (Rientrando) Basta ora, smettetela con questi discorsi, per oggi pensiamo solo a festeggiare il compleanno del nonno.

LUCIA:              E che allegria dopo che ci hanno lasciati da soli!

MARIA:             In verità l’hanno fatta grossa. Il nonno diceva che, dopo i novantanni, sulla torta avrebbe voluto una sola candelina per ogni anno, fino ad arrivare a dieci, per i cento anni.

NONNO:           Si, una l'anno fino a quando tiro le cuoia.

MARIA:             A proposito, papà, ti sei fatta dare la candelina?

TOTO':              Certo. Come vuole il nonno, 91 anni, una candelina.

ROBERTO:       Perciò non vengono? Nemmeno per soffiarci la candelina?

LUCIA:              Meglio così! Gliela soffiamo noi, al nonno, tutti assieme.

NONNO:           Meglio uno per volta.

LUCIA:              Stasera lo facciamo.

NONNO:           Stasera, stasera, adesso sono stanco.

TOTO':              Ahi! Mi si è afflosciata!

LUCIA:              (Preoccupata) Che cosa?

NONNO:           A chi lo dici!

TOTO':              La gamba. Cosa sennò?. Sto peggio.

LUCIA:              Roberto, accompagnaci con la macchina. Lo portiamo dal medico di famiglia.

ROBERTO:       Mi secca dover aspettare nello studio del medico.

NONNO:           Se dovessimo far fede sui giovani d'oggi, potremmo morire negli angoli di strada.

TOTO':              Ci accompagni. Se non ci sono persone ci aspetti; se c'è da perdere parecchio tempo torni a casa e poi ritorni a prenderci.

ROBERTO:       Quand’è così mi sta bene.

TOTO':              Troppo buono, grazie, stia attento che non le spunti un’ernia! (Roberto sbuffa di rabbia).

MARIA:             Roberto, portati le chiavi che sono all'ingresso. Se sarò in bagno non potrò venire ad aprirti la porta. ( I tre escono).

SCENA QUARTA

(Voce Nonno - Maria e Commissario)

NONNO:           Non c'è problema, appena torna vado ad aprire io, col cavolo!

MARIA:             (Vedendo lampeggiare la luce, si avvicina) Nonno, ha sete?

NONNO:           No, sette e mezzo e voglio il banco.

MARIA:             Mi ha capito, nonno? Vuole l'acqua?

NONNO:           No.

MARIA:             Ho capito, vado a prendirgliene un bel bicchiere. (Si avvia).

NONNO:           Mi capiscono sempre a perfezione! Tutto il cuntrario di quello che penso, ringraziando Dio! Anzi, mia nipote Maria è sempre premurosa, ma se sperassi qualcosa dal tizio dalla testa verde, potrei morire! (Entra Maria con due bicchieri in mano, in uno c'è dell'acqua, nell'altro c'è del latte).

MARIA:             Nonno, le ho portato un bel bicchiere d'acqua fresca.....

NONNO:           E ci torna con l'acqua!

MARIA:             Ed anche un bicchiere di latte freddo, visto che poco fà ne ha lasciato un bel pò.

NONNO:           Magari il latte freddo l'accetto, grazie. Anzi, l'avevo proprio di disiderio! Freddo, mi piace tanto.

MARIA:             (Maria posa il bicchiere del latte sul tavolo e parandosi davanti al nonno fa il verso di dargli da bere) Sù, da bravo, beva l'acqua.

NONNO:           Pfiuuuu! (Rumore con le labbra come quando si spruzza l'acqua).

MARIA:             No, nuovamente addosso!!

NONNO:           Così vediamo se capisci che voglio il latte!

MARIA:             Ora le do il latte. Ho capito che non vorrebbe nemmeno il latte, ma io ci provo lo stesso. (Prende il bicchiere del latte in mano e si avvicina per farlo bere). Quì c'è latte, ha capito? Latte!.

NONNO:           Si, ho capito, ho capito, ma quando ti sbrighi a darmelo?!

MARIA:             (Fa il gesto di avvicinargli il bicchiere alla bocca, quando si accorge di avere due bicchieri in mano) E come faccio con due bicchieri in mano?! (Si riallontana a posare sul tavolo quello dell'acqua).

NONNO:           Me lo sta facendo desiderare!

MARIA:             Mi raccomando, non lo sputi come l'acqua.

NONNO:           Neanche in un concorso ci sono tutte queste raccomandazioni!...Smuoviamoci! (Si sente suonare il campanello) Lasciali suonare, dammi il latte, porca vacca! (Maria, tenendo il bicchiere in mano si avvia per andare ad aprire). E com’è finita con il latte?

MARIA:             (Inizia da fuori, poi continua mentre rientra seguita dal commissario) Ah! è lei commissario?! I miei non ci sono, sono sola in casa, cosa desidera? (Nel modo di girarsi verso il commissario che la seguiva, resta faccia a faccia con lui, con la mano alzata a sorreggere il bicchiere di latte che si frappone tra essi)

NONNO:           Scommetto che mi fanno cadere il latte per terra! Ehi! Attenti al latte!

COMMISS:        (Stringendole con entrambe le proprie mani, la mano che sorregge il bicchiere, al di sotto del viso di entrambi), Ti prego, Maria, non continuare a darmi del lei, per quel piccolo screzio dell'altro giorno.

MARIA:             Lasciami Piero, sei stato poco garbato davanti ai miei.

NONNO:           Stiamo attenti al latte!

COMMISS:        (Tirando ancòra di più la mano a sè, a baciargliela) No, no ti prego non avermene a male. Ripensandoci, ne ho sofferto e ne soffro, mi sento come un nodo alla gola.

MARIA:             (Offesa) Vai a bere un bicchiere d'acqua che ti passa!

COMMISS:        Giusto! Ah! Me l'hai portata di già? (Sempre nella stessa posizione di prima solleva il bicchiere a bere un sorso) Ah! è latte?! Meglio ancòra, grazie. (Prende il bicchiere con la mano destra e beve tutto il latte d'un sol fiato) Ottimo, grazie.

NONNO:           Oh! Il mio latte! Altro che buttarlo, se l’è succhiato! E mi è rimasto il desiderio!

MARIA:             (Scoppiando a ridere) Ma che hai fatto? Scemo, era il latte del nonno.

COMMISS:        (Ridendo a sua volta e posando il bicchiere) Ma chi se ne importa era buono davvero! (Stringendo improvvisamente a sè Maria) Io berrei te, come un bicchiere d'acqua. Sei bella Maria, ti amo tanto. (Restano per un attimo a guardarsi negli occhi con espressione da innamorati, poi si baciano appassionatamente).

NONNO:           Altro che soffiare la candela del compleanno, questi me la fanno tenere, la candela!

COMMISS:        (Allontana da sè Maria e, poggiando le proprie mani lateralmente sulle braccia di lei, si ferma pensieroso a guardarla, poi:) Maria, ti prego, devi essere sincera e rispondere ad una mia domanda, perchè io non posso continuare a vivere con questa paura. (Staranno in una posizione tale che permetta al commissario di avere di fronte a sè il nonno).

MARIA:             Di quale paura parli?

COMMISS:        Della paura che tu sia coinvolta nello spaccio della cocaina. (Si accorge che la luce della lampadina posta accanto alla sedia del nonno, lampeggia ritmicamente tre volte).

MARIA:             (Offesa, divincolandosi) Ma che stai farneticando?, io non ne so proprio nulla di quella maledetta bustina di cocaina. (La luce lampeggia come prima, notata dal commissario).

COMMISS:        Non mi riferivo a quella dose di cocaina. (Si ripete la luce. Il commissario assume l'espressione di sospettoso).

MARIA:             Ed a che cosa allora?

COMMISS:        (Prima di rispondere, fa girare Maria e le fa segno di notare la luce che lampeggia) Allo spaccio della droga. (Luce come prima).

MARIA:             Tu sei pazzo!

COMMISS:        Anzi allo spaccio del....... pane. (Guarda la lampada che non si accende).

MARIA:             Pane? (Il commissario le fa notare che la luce non si accende).

COMMISS:        Droga. (Le fa notare la luce che si accende). (Esultante) Maria, sono sicuro che il nonno sa qualcosa dell'affare della droga. (Si riaccende la luce) Ecco! hai visto la conferma!

MARIA:             (Beffeggiandosi di Piero) Si, magari ce l'ha nascosta nella fodera scucita della sedia e la notte esce e se ne va a spacciare.

COMMISS:        (Che si era avvicinato alla sedia del nonno) Che hai detto? Fodera scucita? Ehi! è davvero scucita.

MARIA:             Ti sta dando di volta il cervello!

COMMISS:        (Cerca) Non c'è nulla!

MARIA:             Che t'aspettavi, pazzo!

COMMISS:        (Continuando a cercare, nota la fodera scucita della giacca del nonno ed estrae due sacchetti con un bel pò di polvere bianca in ciascuno di essi) Ecco cosa mi aspettavo!

MARIA:             (Sconvolta) Dio mio! Droga? (Si accende la luce come prima).

COMMISS:        Ecco vedi? Il nonno conferma.

SCENA QUINTA

(Detti + Totò - Roberto e Lucia)

TOTO':              (Entrando insieme a Lucia e Roberto) Che cosa conferma?

COMMISS:        Che qualcuno di voi ha nascosto questa droga nella fodera della giacca del nonno.

TOTO':              Commissario lei è pazzo!

ROBERTO:       Roba da manicomio!

COMMISS:        Continuate a darmi del pazzo e vi arresto seduta stante.

LUCIA:              Ma ch'è folle?

COMMISS:        Se ci si mette pure lei li arresto davvero. (Si sposta verso di loro, portandosi vicino l'uscita).

MARIA:             Non continuare a minacciare di arrestare, perchè non hai alcuna prova contro di loro. Intanto la droga è stata trovata addosso al nonno ed al limite s'è c'è un colpevole quello è lui.

ROBERTO:       Dice giusto mia sorella. Lei ha trovato la droga addosso al nonno, perciò, è tutta colpa di mio nonno.

NONNO:           Ma ch'è pazzo, questo?!

LUCIA:              (Precipitandosi a manovrare la sedia del nonno e spingendola verso il commissario) Giusto!, vuole arrestare qualcuno? Arresti lui.

COMMISS:        (Spingendo al contrario) Signora! lo riporti indietro!

TOTO':              (Aiutando la moglie a spingere in avanti) No, lei lo arresta!

NONNO:           Aiuto! Il mal di mare m’è venuto! Sto rovesciando!

COMMISS:        (Spingendo a sua volta) Io non lo arresto.

NONNO:           Sto morendo! Questi disgraziati mi devono far cadere a terra! Ma chi me lo ha fatto fare!

ROBERTO:       (Aggregandosi ai genitori) Ora lei se lo porta via ! Al processo rideremo. (Maria sta in disparte, mortificata).

COMMISS:        (Estraendo la pistola, intimandoli) Ora basta con questa pagliacciata! Riportatelo nel suo angolo! (Ripone la pistola).

NONNO:           Le pistole ogni tanto servono!

COMMISS:        Io sto lavorando seriamente e sono alla ricerca di un vero colpevole. Nulla esclude che possa essere uno di voi.

TOTO':              Ma è mai possibile che da quando sono stato investito sia finita la pace in questa casa?!

COMMISS:        A proposito di investimento, abbiamo saputo che l'uomo in fuga guidava una Honda 250 color nero.

LUCIA:              Come quella di Roberto!

COMMISS:        Ah! Bella notizia questa!

TOTO':              (Rivolto alla moglie) Se diventi muta seguirò tutte le processioni a piedi scalzi!

MARIA:             (Sorpresa) Piero, vieni di là nel mio studio, devo parlarti urgentemente. (Escono).

SCENA SESTA

(Voce Nonno - Lucia - Totò e Roberto)

TOTO':              (Alla moglie) Disgraziata, che parli a fare se non sai nemmeno quello che dici?! Lo capisci o no che siamo con un piede dietro le sbarre?!

LUCIA:              (Piagnucolosa) Io ho parlato così, innocentemente!

TOTO':              Ma che innocentemente, quì se non stai attento a quello che dici, prima che dimostri di essere innocente, passi dieci anni in galera.

ROBERTO:       Per forza!, visto quanto durano i processi!

TOTO':              Tu stai muto perchè se il commissario viene a sapere della telefonata ti porta in gattabuia.

LUCIA:              (Piangendo) Smetetela di parlare di questi discorsi, mi mettete paura.

ROBERTO:       Meglio se non parlo più, dopo ce la discutiamo al commissariato. Piuttosto, vediamo di sbrigarci, dopo devo andare dal barbiere.

TOTO':              Presentati col taglio alla Ronaldo e ti stacco la testa.

NONNO:           'Sta volta d' arlecchino se li tinge!

LUCIA:              Aspetta un attimu. Vado a prendere il codice fiscale di tuo padre e ci accompagni a farsi le radiografie. (Esce).

TOTO':              (Avvicinandosi al padre) Papà, il dottore pensa che siano artrosi deformanti. Temo che mi ridurrò su una sedia a rotelle come te.

NONNO:           Questo dottore capisce di medicina quanto io capisco di fisica nucleare!

ROBERTO:       Io intanto scendo giù, vi aspetto in macchina, fate presto. (Esce).

LUCIA:              Roberto già è sceso? Io sono pronta, possiamo andare. (Rivolgendosi ad alta voce alla figlia) Maria, noi usciamo. Accompagniamo papà per fare le radiografie. Tarderemo un bel pò. Se c'è bisogno ci chiami al telefonino di Roberto. (Si avvia).

MARIA:             (Da fuori) Va bene, va bene.

TOTO':              Non lo saluti il commissario?

LUCIA:              Con il commissario non parlo più, neanche sotto tortura. (Escono).

SCENA SETTIMA

(Voce Nonno - Maria - Commissario)

NONNO:           Ma chi mi ci ha portato in questi guai? Ne sto vedendo di tutti i colori. Non bastava la condanna della sedia a rotelle!!..... Ma che hanno fatto?........ Sono scomparsi tutti?....... Dove siete?... Il latte freddo voglio, il latte!

MARIA:             (Entrando insieme al commissario) E pensare che oggi il nonno fa il compleanno e gli avevamo preparato la torta.

NONNO:           Di storta quì c’è solo la giornata, sta andando più storta che dritta!

COMMISS:        Ah! Fa il compleanno? Auguri, nonno, cento di questi giorni.

NONNO:           Se ero più giovane potevo toccare ferro.

MARIA:             Proprio questo giorno non mi pare che il nonno abbia intenzione di ripeterlo, visto come sono andate le cose, la torta gli è andata storta.

COMMISS:        (In tono scherzoso) Ora per regalo me lo porto al fresco.

NONNO:           Bel disonorato!

MARIA:             (Ridendo) Nonno, ha sentito? Il commissario dice che è tutta colpa sua.

NONNO:           Fate bene a porci!

MARIA:             Stiamo scherzando, nonno. Se ci capisce, non si preoccupi......Ora sistemiamo tutto.....(Poi, rivolta al commissario) Senti Piero, credo che i miei siano già arrivati a destinazione, possiamo attuare il piano d'azione.

COMMISS:        Bene, tu vai di là nel tuo studio a telefonare, mentre io mi metto in contatto con i miei uomini. (Mentre Maria esce, estrae dalla tasca il telefonino e compone il numero).

NONNO:           Ma che combinano! Nuovamente nei guai mi devono cacciare!

COMMISS:        Comma uno a stella due.....bene....portatevi in zona cinque, state all'erta ma non intervenite, il topo sta entrando in gabbia, se necessario disporrò il vostro intervento. Chiudo. (Si avvicina al nonno) Grazie nonno, finòra è stato un collaboratore prezioso, ora abbiamo ancòra bisogno di lei, dovrà fare da specchietto per le allodole.

NONNO:           Ma quale specchio che se mi guardo mi impressiono, non voglio fare niente.

MARIA:             (Entrando) Bene!, ora non ci resta che spegnere la luce ed aspettare. (Eseguono ed escono verso la porta interna).

SCENA OTTAVA

(Voce Nonno - Ciro - Maria e Commissario)

(La scena resta illuminata della sola luce che entra dalla finestra. Gradatamente, mentre il nonno parla, andrà diminuendo di intensità per lasciar intendere il trascorrere del tempo.)

NONNO:           (I puntini stanno ad indicare brevi pause) .....Ma come è finita!, mi hanno lasciato al buio!.......Ma dove sono andati tutti!.....Se mi fanno arrabbiare, non sanno quello che sono capace di fare!.....ah! si......ora ci penso io......ci penso....(sbadiglia) io.....ci...pen.........(comincia a russare, prima piano, poi più forte, quindi diminuisce gradatamente).

                          (A questo punto si ode il rumore di chiavi che aprono la porta e dopo un pò entra in scena, guardinga, una figura losca, con il viso coperto da un passamontagna ed una torcia elettrica accesa in mano. Si ferma davanti l’uscio, comincia ad ispezionare la stanza illuminandola con il fascio di luce che poi dirige ad illuminare il nonno che stava riprendendo a russare più forte. Quatto,quatto, si dirige verso il nonno ed incomincia a cercare, dentro la fodera della giacca).

NONNO:           (Svegliandosi) Chi è, chi è? Sto sognando o ci sono i ladri?!

???????:             Accidenti, dov’è finita? (Si illumina la stanza ed entra Maria con i sacchetti di droga in mano).

MARIA:             Cercavi questa?

???????:             (Trasalendo) Dammela se ci tieni alla vita!

MARIA:             Togliti prima quella ridicola maschera, tanto so bene chi sei?

CIRO:                (Togliendosi la maschera e tirando fuori un lungo coltello a molla) Quand’è così, peggio per te, saro costretto ad ucciderti.

NONNO:           Oh! Non toccare mia nipote sennò ti scanno!

MARIA:             (Tirandosi indietro) Ciro, non fare sciocchezze, non compromettere di più la tua situazione.

CIRO:                Mi hai telefonato per attirarmi in un tranello, dicendomi che non potevi venire all’appuntamento perchè eravate tutta la famiglia in ospedale ad accompagnare tuo padre che stava molto male e che solo il nonno era rimasto in casa.

MARIA:             Esatto, ad un certo punto ho capito tutto ed ora ti conviene arrenderti.

CIRO:                Ti sei fatta male i conti però. Sei l’unica a saperlo, perciò ti ammazzo e chiudiamo la faccenda. (Sta per andarle contro, quando entra il commissario che gli si para davanti puntandogli contro la pistola).

COMMISS:        Se prima non ti becchi due pallottole in fronte.

CIRO:                Brutta spiona mi hai proprio fregato!

MARIA:             Se proprio lo vuoi sapere è stato il nonno a fregarti.

NONNO:           Mìzzica, lo sapevo che mi dovevano tirare in ballo.

CIRO:                Ah! E’ stato il vecchio decrepito a tradirmi? (Fulmineamente si porta alla sedia a rotelle, la gira e piazzandosi dietro mette il coltello alla gola del nonno) Quand’è così ammazzo questo schifoso. (Gridando) Butta la pistola, butta la pistola o lo scanno come un maiale.

NONNO:           Non ti conviene, ormai non son buono manco per farne salsicce!

COMMISS:        Ammazzalo!, dai ammazzalo!

NONNO:           Ma che cornuto è! Gli dice d’ammazzarmi!

CIRO:                Butta la pistola o l’ammazzo davvero.

COMMISS:        Per lui sarà una liberazione dalle sofferenze, un’eutanasìa.

NONNO:           Ma quale attanasio e attanasio, il diritto di levarci la vita l’ha solo Dio ed io ho il diritto di vivere. La vita è bella e va sempre vissuta in tutte le condizioni e io voglio vivere, vivere, ora lo grido......vivereeee!!!.

CIRO:                Non farmi innervosire perchè gli taglio la gola davvero.

COMMISS:        Non hai scampo, i miei uomini hanno circondato l’edificio. Se lo ammazzi prenderai lo stesso trent’anni, anche se è vecchio.

NONNO:           Mi paga ugualmente per nuovo! ....Matri! mi sto sentendo male! Ahi! Lo stomaco!

CIRO:                Trent’ anni!? (Fa il gesto di cacciare il cattivo odore). Non ne vale la pena per una cosa puzzolente come questo. E va bene, mi arrendo!

NONNO:           Intanto, questa cosa puzzolente ti ha fatto arrendere e ora ti becchi dieci anni di carcere, come meriti.

COMMISS:        Riporta il nonno al suo posto, girati in modo da darmi le spalle e lascia cadere il coltello a terra.

SCENA NONA

UCIA:                (Entrando improvvisamente e vedendo di spalle Ciro che sta lentamente spingendo la sedia del nonno per riportarlo al suo posto) Ciro, sta facendo fare una passeggiata al nonno? (E gli si avvicina).

CIRO:                (Fulmineamente rigira la sedia, si porta alle spalle di lei, che si mostra atterrita, e cingendola con un braccio per il collo ed impugnando minacciosamente il coltello) Si. Ed ora un bel giretto all’aria aperta lo facciamo noi due.

COMMISS:        Non fare pazzie, lasciala.

MARIA:             Ciro, ti stai cacciando ancòra di più nei guai.

LUCIA:              (Piagnucolosa) Mi lasci, sto morendo dalla paura, non ci sono abituata!

CIRO:                (Muovendosi piano all’indietro verso la porta d’uscita, trascinando con sè Lucia) Ora io esco con l’ostaggio, chiami i suoi uomini, dica loro di non intervenire o l’ammazzo.

NONNO:           Se potessi alzarmi da questa sedia ti sviterei la testa!

LUCIA:              (Piagnucolosa) Per carità, commissario, li chiami, questo non me li fa godere i miei nipoti.

NONNO:           Ma se manco ne ha!

COMMISS:        Ti prenderebbero comunque, butta il coltello ed arrenditi, si vede ad un miglio di distanza che non sei un criminale incallito.

                          (Mentre il Commissario parla, Ciro si tira ancòra indietro verso la porta di ingresso, quando improvvisamente, spunta alle sue spalle Totò che puntandogli alla schiena la punta di un ombrello):

TOTO’:              Lo abbiamo già preso, gli sparo?

CIRO:                (Alzando le mani) Fermo, fermo, non sparare, mi arrendo.

NONNO:           Cretino! Pure gli ombrelli che sparano fanno?

TOTO’:              (Togliendogli il coltello) Fermo non ti muovere o ti sparo due gocce .....due palle....di piombo alla schiena. (Il commissario intanto si avvicina a Ciro ed incrociandogli le mani dietro la schiena gli mette le manette).

TOTO’:              (Mostrando l’ombrello a Ciro) Permette che poso il fucile ad acque mozze?!

CIRO:                (Commiserandosi) Che pivello che sono!

ROBERTO:       (Entrando in scena e notando Ciro in manette, si mostra sorpreso) Ma che succede?

MARIA:             Succede che è tutto tornato alla normalità, perfino i tuoi capelli vedo.

NONNO:           Ora si che sembra una persona!

ROBERTO:       Dopo tutti i guai che mi sono capitati in questi giorni, ho riflettuto molto ed ho capito che: più una persona fa l’eversivo e più si caccia nei guai; più è normale e più vive una vita tranquilla. Ora sono convinto che se la società fosse fatta tutta da gente normale, vivremmo certamente in una società migliore. Confesso, però, che di tutta questa storia non ci sto capendo niente!

TOTO’:              Nemmeno io, commissario ci sto capendo nulla. Tutta questa storia mi pare: un giallo senza il morto. Mi vuole spiegare, per cortesia!

COMMISS:        Dopo tutti i guai che avete passato è giusto che sappiate. Tutto è cominciato quando l’avvocato Masoni, presso il cui studio lavorano sua figlia ed il quì presente Ciro Medici nella qualità di investigatore, ha, segretamente, sporto una denuncia per il ritrovamento, nel suo studio, di alcune dosi di cocaina. La mia squadra narcotici, di cui sono a capo, è stata autorizzata ad avviare le indagini. Per non destare sospetti abbiamo detto all’avvocato Masoni di riporre le bustine di droga nello stesso posto dove le aveva trovate. A questo punto i miei uomini hanno cominciato a seguire il signor Ciro Medici ed anche sua figlia Maria.

MARIA:             Ma, allora, quella sera in discoteca, mi hai avvicinata con una scusa?

COMMISS:        Si è vero Maria. Ma ti giuro che nel corso di questi giorni, frequentandoti, mi sono davvero innamorato di te.

LUCIA:              Com’è, com’è?

COMMISS:        Questa è un’altra storia nella storia, ne parliamo dopo, signora.

NONNO:           Mi sto confondendo! Io di storia e geografia non ne ho capito mai niente!

COMMISS:        Piuttosto chi dovrebbe cominciare a parlare ed a collaborare è il signor Ciro Medici, se non vuole aggravare ancòra di più la sua situazione.

CIRO:                Collaborerò, commissario, perchè io sono sempre stato un investigatore onesto ed un cittadino modello. I miei guai sono iniziati quando abbiamo avviato, in collaborazione con l’avvocato, la signorina Maria, le indagini per la difesa ad un processo a carico di un nostro cliente. I veri colpevoli, vistisi seguiti, mi hanno fermato e picchiato barbaramente e, per punirmi, hanno minacciato di uccidere il mio bambino più piccolo. Lo hanno fatto sparire per un giorno intero, poi me lo hanno restituito, minacciando di sequestrarlo ancòra una volta se non avessi iniziato a collaborare con loro nello spaccio della droga, così come avevano fatto con il nostro cliente. La mia colpa è il troppo amore di un padre verso il proprio figlio e così ho cominciato a soggiacere a questo ricatto senza dire niente nè all’avvocato Masoni nè alla signorina Maria. Mi avevano ordinato di nascondere delle bustine di droga nello studio dell’avvocato Masoni ed un altro quantitativo più consistente nella casa dell’avvocato signorina Maria. Volevano incastrarci tutti. Non sono mai arrivato a spacciare. Quella sera, quando mi hanno inseguito, era la prima sera che volevo provarci, ma quando ho fiutato la presenza della polizia, mi sono dato alla fuga con la mia moto, una Honda 250 di color nero, stavo investendo una persona, fortuna che ha avuto la prontezza di buttarsi a lato prima che lo colpissi.

TOTO’:              E quello ero io. Però non ho capito da dove sia sbucata fuori quella bustina di droga che mi sono ritrovata in tasca.

COMMISS.:       Quella gliel’ho messa io. La stavo tenendo d’occhio dentro al bar, perchè, a questo punto, avevamo esteso il pedinamento su tutti voi. Sono uscito poco dopo l’incidente, ma la moto era già lontana, allora l’ho soccorsa e nè ho approfittato per nasconderle quella bustina all’interno della giacca perchè speravo, con questa scusa, che in un modo o nell’altro avremmo recuperata, di indurvi a parlare. Sinceramente non speravo che le cadesse accidentalmente dalla tasca, quando sono venuto a trovarla con la scusa dell’incidente.

ROBERTO:       Si, ma io cosa c’entro, in tutta questa storia?

CIRO:                Scusa, ma ti ci ho tirato dentro io, per i capelli.

NONNO:           Lo vedi che i capelli c’entrano! Si vede che non gli piacevano i capelli verdi!

CIRO:                Quando ho sentito tuo padre  che mi raccontava dell’incidente e parlar male dei giovani con i motori, ho capito che era lui la persona che stavo investendo ed ho subito pensato al fatto che tu avevi la mia stessa moto. Quando, poi, mi ha parlato della polverina bianca trovata nella sua tasca, e del nonno coinvolto in un affare che puzzava.....ho temuto che tu avessi scoperto la droga che avevo nascosta nella fodera della giacca del nonno, un giorno che voi non c’eravate ed aprendo la porta con una copia delle chiavi di tua sorella che ero riuscito, di nascosto, a duplicare.

LUCIA:              (Rivolta a Roberto) E la telefonata a tuo padre chi l’ha fatta?

ROBERTO:       Io non c’entro niente. Io ero nello studio di mia sorella ed ho telefonato a lei per chiedere su quale testo potevo trovare una ricerca. Mi ha chiesto di papà e le ho detto che si trovava in questa stanza, poi non so altro.

CIRO:                Io ho ascoltato la telefonata che hai fatto a tua sorella, poi sono andato nella mia stanza, ti ho telefonato per accertarmi che ti trovavi nello studio di tua sorella dove c’è il telefono sotto controllo, poi quando mi hai risposto ho riattaccato. Quindi ho telefonato all’altro vostro telefono e quando mi ha risposto tuo padre, ho falsificato la voce usando un fazzoletto sulla cornetta, ho registrato tutto e poi l’ho fatto ascoltare a tua sorella dicendo che eri stato tu a telefonare dal suo telefono sotto controllo.

ROBERTO:       Ma perchè io.

CIRO:                Te l’ho detto, pensavo che tu avessi scoperto la droga nascosta e pertanto volevo far cadere tutta la colpa su di te Ho commesso, però, il grave errore di abboccare alla telefona che mi ha fatto tua sorella e di venire quì per accertarmi che la droga fosse ancòra al suo posto.

MARIA:             (Rivolta a Ciro) Tutta questa messa in scena io l’ho capita quando il commissario ha detto che l’investitore aveva una Honda 250 color nero. Ho pensato subito che tu avevi la stessa moto di mio fratello e ricordandomi che eri stato tu a portarmi la cassetta con la registrazione della telefonata ho sospettato che l’avessi fatta tu quella telefonata e che, pertanto, fossi tu il colpevole di tutto il resto. A questo punto ho chiarito i miei dubbi parlando con il commissario. Abbiamo deciso di passare al contrattacco e ti ho telefonato dicendoti che non potevo venire all’appuntamento perchè avevamo tutti accompagnato, urgentemente, mio padre in ospedale perchè stava molto male e che solo il nonno era rimasto in casa. Fortunatamente ci sei cascato.

CIRO:                (Rivolto a Maria) Avvocato, quelle diapositive che le ho mostrato in ufficio incastreranno i veri colpevoli di tutta questa storia. E poi, posso sempre ritrattare tutto, tanto non avete alcuna prova di tutta questa verità che è stata detta.

COMMISS.:       (Tirando fuori dalla tasca un piccolo registratore) Ti sbagli, perchè è tutto registrato quà dentro.

NONNO:           E mi sembrava più fesso questo commissario!

SCENA FINALE

(Tutti)

CIRO:                Signor Commissario, lei è un povero illuso. Lei crede che avendo arrestato me, abbia arrestato il vero colpevole. Si, le mie colpe le ho e le confesserò tutte, ma farò anche dei nomi che faranno cadere delle teste eccellenti, io sono solamente un pesce piccolo, le balene stanno in alto mare, troppo in alto, e quando cadranno faranno un boato tremendo perchè questo affare puzza di complicato, eccome se puzza!

COMMISS.:       (Odorando, Totò gli sta accanto) Puzza, ha detto puzza?

LUCIA:              Maria, Roberto, andate a controllare il nonno.

MARIA:             (Accorrendo insieme a Roberto a prendere la sedia a rotelle del nonno e facendo il giro largo per portarla dentro) Risolviamo subito: “E’ tutta colpa di mio nonno”.

NONNO:                            (Mentre lo conducono via) Commissario, sono innocente, sono pulito, chissà chi è stato e dicono sempre: "E’ tutta colpa di mio nonno".                 (CALA IL SIPARIO).

                          (Al riaprirsi della tela, gli attori, in coppia, si portano sul proscenio a ringraziare il pubblico e mentre ricevono gli immancabili applausi):

TOTO':              Vi ringraziamo per gli applausi, ma non è tutto merito nostro, il merito maggiore.....

TUTTI:              (Voltandosi ad indicare l'attore che da dietro le quinte aveva interpretato la "Voce del nonno" e che sta di corsa guadagnando il centro della ribalta, portando in braccio il manichino del nonno) "E' tutto di mio nonno".

DALLA SALA:  (Un signore, ad alta voce) Sentite!, io voglio dirvi in faccia che non mi avete fatto divertire per niente!

COMMISS.:       In questo caso, egregio signore, non c'è che un solo colpevole....

TUTTI:              (Indicando il nonno) "E' tutta colpa di mio nonno".

VOCE:               (Del nonno) Quando dicono così mi si smuove la bile e..e..ehhhhhh! ehhhhhh!....è meglio per voi se mi ritiro di corsa. (Esce di scena mentre gli altri si ritirano dietro al sipario che richiude, quindi alla riapertura, l'attore che ha interpretato la voce del nonno raggiunge da solo gli altri, ricevendo l'applauso finale).

                                                                   SIPARIO FINALE