Tuttattaccata

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TUTTATTACCATA

Commedia in 2 ATTI di FERDINANDO TROIANO

Titolo: Tuttattaccata

Autore: Ferdinando Troiano n¡ posizione SIAE 267190

Genere: prosa (commedia comico brillante)

Lingua: italiano e dialetto napoletano

n¡ atti: 2

n¡ personaggi: 10 (6uÐ 4d)

Durata: 90Õ

Rappresentata: dal 2015

Trama: In una casaÐvacanze di una non precisata localitˆ irrompono di notte tre goffi ladruncoli travestiti da frati, che vengono smascherati quasi immediatamente da alcuni componenti della famiglia. Una famiglia normale, come tante, costituita da marito, moglie, zia suora e due figlie adolescenti che vivono una condizione tutta particolare. La vicenda si sviluppa tra le amenitˆ e gli equivoci che intercorrono tra i tre finti frati e lÕintera famiglia, mentre sullo sfondo si intravede un dramma vissuto dalla zia suora che solo alla fine troverˆ la sua rivelazione. LÕintento della commedia � naturalmente quello di far divertire lo spettatore, consegnandogli al contempo una riflessione su quella sottile linea di demarcazione che, solo apparentemente, separa la realtˆ dal sogno.

- Per la visione integrale della commedia

https://m.youtube.com/watch?v=T50YNzEs_YU&feature=youtu.be

Personaggi

FRANCUCCIO

GIGINO

TOMMASO

MARISA

ISABELLA

SUOR VERONICA

MARIO

ROSARIA

GIANNINO

ANTONELLO

Primo atto

Casa moderna con un divanetto ed una poltroncina leggermente decentrati sulla sinistra; uno scrittoio rivolto verso il proscenio con sgabellino girevole spostati un pochino sulla destra. Sulle pareti laterali due porte a destra e due porte a sinistra. Di fronte la porta di entrata � a vetri e da sul giardino. La scena iniziale si apre al buio con Francuccio seduto al centro su una sedia che dorme coperto da un pleid. Dopo pochi istanti si intravedono delle luci dalla porta a vetri e dopo alcuni rumori di ferraglia si introducono in casa due tipi loschi, Gigino munito di torcia e Tommaso munito di lanterna; entrambi hanno dei sacchi di canapa e dopo aver svegliato Francuccio si apprestano a derubare lÔappartamento, coadiuvati da questÕultimo che prende da sotto la sedia lampada e sacco personale.

Scena 1

FRANCUCCIO : (dopo aver preso dallo scrittoio alcuni oggetti, si avvicina al divanetto e gli urta contro) Ahia .. ahia ..

GIGINO : (sotto voce) LÕappicciammo sta luce?

FRANCUCCIO : (c.s.) Ma si pazz!!! Nuie stamm arrubbann!

GIGINO : (c.s.) Ma si nun vedimm comme facimm a rub‡?

FRANCUCCIO : (c.s.) Tu fa comm a me .. vutt a rintÕ!

GIGINO : (accendendo la luce)  Ma vuttÕa rint add—?

FRANCUCCIO : Nel sacco! Guarda qua É per me ce ne possiamo pure andare!

GIGINO : Ma se � vuoto!

FRANCUCCIO : é rischioso. A me non mi sembra per niente disabitata sta casa.

GIGINO : Ma che dici? La soffiata diceva : Casa vacanze. I proprietari vivono in citt‡. Vengono per due mesi allÕanno. (prendendo un giornale di gossip) Guarda il giornale ..

FRANCUCCIO : (prendendo il giornale) Complimenti!!!

GIGINO : Chi � quella?

FRANCUCCIO : EÕ Belen!

GIGINO : E che dice? Leggi É

FRANCUCCIO : Voglio un figlio da Corona!

GIGINO : Visto! La casa � disabitata! Il giornale � vecchio!

FRANCUCCIO : Non significa niente É

GIGINO : Cio�?

FRANCUCCIO : La ragazza non � seria.

TOMMASO : (sbattendo contro il divano) Ahia!

GIGINO : Azz chist � peggio eÕ te É va a sbattere pure cÕa luce appicciata!

FRANCUCCIO: E per forza É non ci vede!

GIGINO : Non ci vede? Iamme buono! Ammo miso Ôa lanterna mmano Ôe cecate?

FRANCUCCIO: Nooo! Non ci vede proprio!

GIGINO : E che ce simm purtato Ôo cecato appriess?

FRANCUCCIO: Sei stato tu che hai detto che questo colpo a due non lo potevamo fare .. che ci serviva un terzo uomo.

GIGINO : E quandÕ� che ho parlato di un cieco?

FRANCUCCIO : Hai detto che ci serviva uno che dava mazzate  .. e cecato!

GIGINO : Uno che É dava mazzate Ôa cecato!?

FRANCUCCIO : .. e cecato. Hai detto cos’ e non � stato facile ma lÕho trovato? ChistÕ sar‡ pure cecato ma quanno se Ôncazza (a Tommaso) é overo, fratŽ? Stai attento.. per non andare a sbattere vieni appresso a me e guarda avanti É (Tommaso si dirige verso il proscenio)

GIGINO : Ma comme, guarda avanti?

FRANCUCCIO : é per modo di dire, no? (afferra Tommaso che sta per precipitare e lo fa sedere sulla sedia dove dormiva che � stata avvicinata al divanetto) Siediti qua, o’. Tirate a vesta Ôncoppa e siediti.

GIGINO : Vogliamo parlare delle vesti? Secondo te � una cosa normale che noi dobbiamo andare svaligiando le case vestiti in questo modo?

FRANCUCCIO : Ahhh.. ma oggi vogliamo polemizzare per forza? E polemizziamo! Questa � sempre unÕidea tua É

GIGINO : Idea mia? Ti ho detto io vestiamoci da frati?

FRANCUCCIO : Hai detto vestiamoci con gli stessi vestiti di quando abbiamo fatto il colpo in pasticceria?

GIGINO : LÕho detto.

FRANCUCCIO : Io poi ti ho detto ÒE quali erano i vestiti?Ó  E tu hai risposto É uhhh, ma nÕtÕarricuorde mai niente .. e ghiamme ..  i sai.

GIGINO : E quindi?

FRANCUCCIO : (indicandoli) I sai!

GIGINO : Peccato che nun tengo nu curtiello!

FRANCUCCIO : (sollevando il sacco di Tommaso) Fratello caro, ma il tuo sacco � vacante.

GIGINO : Almeno lui � giustificato. Tu che hai preso fino a m—?

FRANCUCCIO : Poca roba ma consistente e per me ce ne possiamo pure andare É

GIGINO : Ma dove vuoi andare. M— ci facciamo una stanza alla volta e arraffiamo tutto quello che possiamo arraffare.

FRANCUCCIO : S’, per— con calma. Lo hai detto stesso tu che la casa � vuota. Fermiamoci qua stanotte e domani mattina con la luce del giorno e a mente fresca e riposata ce purtamme tuttÕ cose.

GIGINO : Magari dopo colazione.

FRANCUCCIO : Magari!

GIGINO : Un bed e breakfast.

FRANCUCCIO : LÕideale .. tengo un sonno É che dici, la sveglia verso le dieci?

GIGINO : (scuotendolo) UŽ, ma tu hai capito che stammo arrubbanno?

FRANCUCCIO : (prendendo il sacco) Gig’ io il mio dovere lÕho fatto.

GIGINO : EmbŽ io vulesse sapŽ peÕ sfizio, sulo peÕ sfizio, che ce sta dintÕa stu fetente � sacco.

FRANCUCCIO : Nessun problema. Fratello caro, coadiuvami.

TOMMASO : Co .. co .. co ..

FRANCUCCIO : Coadiuvami É leggi il labiale É hŽ io poi dico leggi il labiale!!!

GIGINO : Lascia perdere e nun perdimmo tiempo.

FRANCUCCIO : E no Gig’, tu m— mi hai sfidato e dovrai assistere alla famosa pesca nel sacco condotta dal nostro qui presente fratello Tommaso. Mentre tu estrai gli oggetti io mi giro, altrimenti quello pensa che imbroglio. Pesca qui nel mio sacco e mostra agli uomini di poca fede il suo contenuto.

GIGINO : (rassegnato) E perdimmo tiempo!

FRANCUCCIO : Iamme Tomm‡, sei pronto? Ah ah ah ah É Di solito la pesca si fa bendati É. per— in questo caso, faremo uno strappo alla regola!

GIGINO : Chiudiamo un occhio!

FRANCUCCIO : Metti la mano qua dentro e tira fuori il primo oggetto che � É (girandosi)

TOMMASO : Na pesca!

FRANCUCCIO : Una pesca? (si rigira) É

GIGINO : E io che pensavo che era un modo di dire .. invece no .. � proprio la pesca nel sacco!! Complimenti!!

FRANCUCCIO : Che cÕentra, � capitato! Tomm‡ vai avanti!

TOMMASO : Coltello!

GIGINO : E questo mi serviva prima.

FRANCUCCIO : (si gira, prende il coltello e, dopo averlo offerto a Gigino, si rigira cominciando a sbucciare la pesca) A me invece serve adesso, cos’ vediamo pure di che saÉ ! Vuoi favorire?

GIGINO : No, grazie, buon appetito.

FRANCUCCIO : Va bu—, ce la mangiamo dopo É vai avanti.

TOMMASO : Astuccio!

FRANCUCCIO : Eh, eh, eh eh eh! Hai visto? Astuccio! E cosa contengono gli astucci? Oro, argento É

TOMMASO : E mirra!

FRANCUCCIO : Noi siamo in tre É

GIGINO : I re magi!

FRANCUCCIO : ÔE fernuto Ôe sfottere? (a Tommaso) Fa vedere a fratello Gigino cosa contiene lÕastuccioÉ

TOMMASO : Penna É

FRANCUCCIO : Penna!

TOMMASO : Matita É

FRANCUCCIO : Matita!

TOMMASO : Gomma É

FRANCUCCIO : Gomma! (prende lÕastuccio da Tommaso che intanto mette la mano nel sacco e segue immediatamente le parole di Francuccio) Temperino, righello, compasso ..

TOMMASO : Libro, libro, quaderno, quaderno É (resta con la calcolatrice in mano)

GIGINO : Apposto, Francœ Pigliate Ôo zainetto Ôe dimane va Ôa scola!! (ride)

FRANCUCCIO : (sarcastico) Aha aha, che risate!

GIGINO :  Nun te si scurdato niente? Ce sta pure Ôa calcolatrice, teh É (ride)

FRANCUCCIO : Ah, ah É (ride sarcastico e si alza affidando il suo sacco a Tommaso) A proposito Ôe calcolatrice É Tomm‡ viratella tu qua.

GIGINO : (a Tommaso) Dacce nÕuocchie!

FRANCUCCIO : Gig’ ti ricordi Peppino Carullo?

GIGINO : Ma chi? King Kong?

FRANCUCCIO : E si, King kong .. chill ha fatto Ôa scola cu me e lo chiamavano King Kong peÕvia dÕo naso.

GIGINO : A s’? Nun Ôo sapevo stu fatto. Effettivamente teneva un naso con delle narici enormi.

FRANCUCCIO : E per forza, quello si � allargato. A scuola su passava le prime quattro ore con le dita nel naso, e lÕultima a tirarci appresso tutte le caccole che aveva fatto. (si sfiora il naso e d‡ una pacca sulla spalla a Gigino che si scosta tenendosi a distanza: i due girano uno dietro lÕaltro attorno al divanetto)

GIGINO : Chillu disgraziato!

FRANCUCCIO : Figurati che la maggior parte di noi usciva alla quarta ora proprio per evitare quella carneficina É

GIGINO : Ma che cÕentra questo con la calcolatrice? (fermandosi)

FRANCUCCIO : (ridendo) PerchŽ la calcolatrice la usavamo per contare Peppino quante caccole faceva e quante ce ne poteva ancora tirare.. (ride e tira una sorta di caccola a Gigino che si abbassa per evitarla) noi, a scuola mia, non la chiamavamo calcolatrice (ride)É la chiamavamo É caccolatrice. (ridono)

GIGINO : (ridendo) Che banda Ôe sciemi!

Scena 2

Escono da sinistra due ragazze che si tengono mano nella mano mentre con lÕaltra stringono dei cellulari su cui sono concentrate per cui non vedono i frati. I tre mettono il cappuccio in testa nascondendosi. Le due siedono sul divano direttamente come se non li avessero visti.

FRANCUCCIO : (a Gigino sottovoce) Complimenti per la soffiata.

GIGINO : (c.s.) Hanno parlato di casa vacanza.

FRANCUCCIO : (c.s.) TÕa vulevano fa fa a te Ôa vacanza É e mi sa che ci sono riusciti, iamme tutte quante Ôngalera.

GIGINO : Silenzio É non ci hanno visti.

FRANCUCCIO : SÕ� fidato Ôe Belen É chella piezzÕ Ôe É

GIGINO : E zitto. Usciamo piano piano. (avviandosi tutti e tre allÕuscita)

ISABELLA : E un due tre stella .. (si volta Marisa e fa la foto ai tre) Bella foto sorella! (tornando sul cellulare) Cercate la zia? (i frati buttano i sacchi fuori la porta)

MARISA : Cercate zia Monica? (si alzano e vanno verso di loro con una piroetta)

GIGINO : Cerchiamo .. ?

FRANCUCCIO : Zia monaca! (imita la piroetta con Gigino)

ISABELLA : Ha detto zia Monica!

MARISA : Cha fa la monaca!

GIGINO : Ah, una sorella!

FRANCUCCIO : (a Gigino) Ah, sua sorella?

GIGINO : (a Francuccio) No, tua sorella!

FRANCUCCIO : Ma non era la zia?

ISABELLA : (indicando Marisa) Lei � mia sorella!

MARISA : Io sono Marisa!

FRANCUCCIO : Ma tu non sei Monica?

GIGINO : Monica � la sorella!

FRANCUCCIO : è lei � la sorella!

ISABELLA : Monica � la zia monaca.

MARISA : Ma si chiama Veronica!

GIGINO : E chi � m— Veronica?

ISABELLA : é sempre la monaca!

MARISA : Che � sempre zia Monica!

FRANCUCCIO : Cio� la sorella.

MARISA : Per noi � zia Monica

ISABELLA : Per Dio � Suor Veronica É

GIGINO : Fermi tutti, � tutto chiaro É Marisa � tua sorella mentre la zia che si chiamava Monica oggi � suor Veronica É

FRANCUCCIO : É che fa la monaca con la tonaca! Applauso! (un breve cenno di applauso)

ISABELLA : E poi cÕ� Isabella.

GIGINO : E chi � m— Isabella!

MARISA : Ma � mia sorella!

ISABELLA : Piacere Isabella. (fa la piroetta)

FRANCUCCIO : Piacere Francuccio. (imitando la piroetta e porgendo la mano alle ragazze)

ISABELLA : (indietreggia) Mamma dice che con gli altri per poter argomentare...

MARISA : (si avvicina) É prima cosa, innanzitutto tutto ci si deve presentare.

 GIGINO : (indietreggia) Ma la mamma non vi ha detto che va bene il sentimento É

FRANCUCCIO : (si avvicina) É ma che non va troppo bene tutto questo attaccamento.

MARISA : Ma perchŽ parlate in rima?

FRANCUCCIO : Veramente avete cominciato prima voi É

ISABELLA : E lei?

GIGINO : Io sono Luigi.

MARISA : Per noi o per Dio?

GIGINO : Ma per voi!

ISABELLA : E per Dio É ?

FRANCUCCIO : Hip hip É urr‡!

GIGINO : Questa la diceva mio nonno.

FRANCUCCIO : é vecchia, lo so É ma fa sempre ridere!!

GIGINO : Io sono fra Gigino per il SignoreÉ.

FRANCUCCIO : E fra-gilino per le signore .. ehheheh É (va a prendere Tommaso e ridendo lo accompagna verso le ragazze che ora si trovano al centro della scena ) Lui invece � Tommaso che, come potete vedere ha qualche difetto di vista.

ISABELLA : Ci vede poco?

FRANCUCCIO : No, nun ce vede proprio.

MARISA : E ha cambiato nome?

GIGINO : No, lui no. Ha lasciato lo stesso nome in onore di San TommasoÉ

FRANCUCCIO : É che come sapete non crede se non vede quindi lui che � un non vedente .. di conseguenza � un non credente.

ISABELLA e MARISA : (sconvolte) Ohhhhh!!

FRANCUCCIO : Certo che con voi non si pu— scherzareÉ  Lui � fra Tommaso, detto pure Fra ntummato perchŽ non vedendo a volte va a sbattere e si frantummÉ (le ragazze sono impassibili) .. niente proprio .. umorismo zero.

MARISA : E lei, fratello allegro?

ISABELLA : QualÕ� il suo nome?

FRANCUCCIO : Il mio nome � Franco, o meglio, per tutti ero Francuccio poi mi soÕ fatto frate e mi sono chiamato ncuccio É cos’ non Ž cambiato niente e mi chiamano sempre Fra-ncuccio.

ISABELLA : E va bene, visto che adesso ci siamo presentati possiamo andare a chiamare la zia. (si avviano verso lÕuscita a destra)

GIGINO : Nooo, ma lasciatela dormire.

ISABELLA : Nooo!

MARISA : E va bene! (come se andassero in due direzioni opposte)

GIGINO : Vi vedo indecise, parlate prima tra di voi. (le due confabulano)

FRANCUCCIO : (si guardano timorosi) Ma ci siamo presentati e alla fine siamo frati

ISABELLA : (rivolta a Francuccio e Tommaso) Mamma dice che anche se li hai conosciuti É

MARISA : (a Gigino) É tutti gli uomini son bruti,

ISABELLA e MARISA : (rivolte al centro) se son celibi sposati (rivolte a loro) se son ladri o se son frati. (escono)

FRANCUCCIO : (prende sottobraccio a Tommaso che viene preso allÕaltro braccio da Gigino, e lo fanno sedere sullo sgabellino girevole) Ohhh, e chiamma a zia É Mamma dice, mamma dice É  e mamma miaÉ p— vicino a me .. perchŽ parlate in rima!

GIGINO : Francœ questo � il momento .. fuimm, andiamo via. (si dirigono verso lÕuscita)

FRANCUCCIO : Aspetta! ÔO cecato! (tornano da Tommaso facendolo girare piœ volte sullo sgabello finchŽ desistono)

GIGINO : Chisto nun se moveÉ. Fuimmo nuie!!! (fanno per uscire)

Scena 3

Esce Suor Veronica, la zia Monica, e le due ragazze la seguono.

SUOR VERONICA : Fermi! (alzando un crocifisso, le ragazze alzano i loro aggeggi elettronici) Alt!

FRANCUCCIO : (a Gigino che gli pesta il piede nella fretta) Ahi!

GIGINO : Ma che ahi?

ISABELLA : I-Phone.

MARISA : I-Pad.

FRANCUCCIO : (riprendendosi con saluto nazista) I-Hitler. É e facitavella na resata ogni tanto.

GIGINO : (gli va incontro) Sorella!

FRANCUCCIO : Pace e bene.

SUOR VERONICA : Pace e bene a voiÉ ma chi siete? E che ci fate in casa nostra nel cuore della notte.

FRANCUCCIO : Lavoro!

SUOR VERONICA : Che lavoro? Siete ladri, allora?

GIGINO : No, siamo frati. E abbassate stu crocifisso, mica siamo vampiri.

SUOR VERONICA : I frati non i presentano a casa di altri di notte, senza preavviso e peraltro É (controlla la porta che presenta segni di scasso e crea il panico) scassinando la porta!!! (alle ragazze) Chiamate pap‡ .. muovetevi! (le ragazze entrano in camera dei genitori ed i due ladri si avviano verso lÕuscita)

Tommaso � seduto sullo sgabellino girevole col cappuccio in testa e togliendosi il cappuccio, nel marasma generale, si gira verso di lei che resta folgorata.

SUOR VERONICA : Tu?

I due si bloccano sullÕuscio mentre il capofamiglia esce dalla stanza con un cric in mano, seguito dalla moglie che resta sullÕuscio spaventata.

MARIO : Add— stanno! Venite a c‡!!!

SUOR VERONICA : (lo ferma alzando una mano) No Mario, fermati. Sono davvero frati É li conosco É tutti e tre.

MARIO : Ma se le ragazze sono venute di l‡ tutte spaventÉ

SUOR VERONICA : Lo so, le ho mandate io da te perchŽ É sono andata nel panico. Non li ho riconosciuti subito ed ho avuto paura.

MARIO : (mette il cric tra le gambe ed afferra i frati per le orecchie) Ma come siete entrati?

FRANCUCCIO : (sofferente) Per la porta!

MARIO : (constatando il danno) E si, ho visto, ma potevate bussare, no?

FRANCUCCIO : E poÕ che sfizio cÕera! (ridendo)

MARIO : E intanto stu sfizio caro vi costa .. me lÕavete rovinata e me la dovete ripagare.

ROSARIA : (sullÕuscio della porta della camera) Comunque gi‡ era un p— difettosaÉ

MARIO : NÕasc’ miezo tu! (Rosaria si ritrae)

FRANCUCCIO : (a Gigino) Hai visto? Abbiamo fatto cornuti e mazziati!

MARIO : Come sarebbe a dire?

GIGINO : Giustamente il mio collega, cio� volevo dire il mio confratello, si lamenta e ha ragione. Noi siamo arrivati giusto in tempo e ci dovreste ringraziare. CÕerano dei ladri qui fuori e il nostro inaspettato arrivo li ha messi in fuga.

FRANCUCCIO : (c.s.)  é vero, erano tre, erano ladri ed erano vestiti da frati ..

GIGINO : (a bassa voce)  Non cÕ� bisogno ..

MARIO : Pure lloro? Tutti vestiti da frate, stanotte? E voi che ci facevate in giro di notte? Il monastero ha delle regole ben precise e, a quanto ne so, sono regole molto rigide. Dico bene sorella?

SUOR VERONICA : Si ma le regole non sono uguali per tutti gli ordini É ci sono diversi ordini di frati É ci sono i frati minori É

FRANCUCCIO : (c.s.) E quelli si ritirano presto É

GIGINO : Noi siamo i frati maggiori É

FRANCUCCIO : (c.s.) Noi ci ritiriamo quando vogliamo noi.

MARIO : Io non conosco le regole É (alla monaca) dicono la verit‡?

SUOR VERONICA : (guardando Tommaso) Si!

MARIO : E io mi fido di te. (libera Francuccio e Gigino dalla morsa)

ROSARIA : (entrando felice abbraccia e bacia i monaci facendoli accomodare sul divano) Grazie! Che cosa bella! Siete i benvenuti in casa nostra. Accomodatevi, prego, e non state sulla porta, gradite una tazza di t�, di caff�, un goccio di amaro ..  

MARIO : (urlando) Ros‡ É basta. Gli metti agitazione!

GIGINO : Veramente É

MARIO : (lo zittisce) Per cortesia. (alla moglie) TÕaggio ditto che quando ce stanno llÕuommene nun Ôe asc’ miezo. Vai di l‡ a fare il caff� É na goccia ce la prendiamo tutti quanti.

FRANCUCCIO : Si pu— avere una birra?

MARIO : ÔA birra?

GIGINO : (a Francuccio, a bassa voce) E guarda!

MARIO : E se p— fa? (a suor Veronica) Cio� É la regola lo permette?

GIGINO : Veramente s’ É vedete lui � É un frate trappista.

MARIO : E voi?

GIGINO : Cappuccino!

ROSARIA : Va bene! Allora vuol dire che a voi vi porto un poÕ di latte a parte.

MARIO : Ah ah ah .. ha capito Ôo cappuccino!!! (ridono anche loro) ÔO cappuccino! Ah ah ah .. ve porta Ôo latte a parte! Ah ah ah É

Ridono anche loro finchŽ allÕimprovviso Mario smette e si gira male verso la moglie.

MARIO : Aggio ditto ca non Ôe asc’ miezo. Quanta vote tÕaggia dicere ca nun � arap’ a vocca quando devi parlare É

FRANCUCCIO : E comme fa?

GIGINO : Ma te stai zitto?

FRANCUCCIO : Ma comme fa a parl‡ senza arap’ Ôa vocca?

MARIO : (alla moglie che sta per uscire a sinistra) Add— vaie? Nun tÕaggio dato nisciuno permesso É nun te movere! Nun te movete e puortece doie birre e nu cafŽ.

FRANCUCCIO : Ma comme fa?

GIGINO : E vide si se sta zitto!

FRANCUCCIO : ƒ impossibile. Nun p— fa Ôo cafŽ si nun se p— movere.

MARIO : (alla moglie) E te dico na cosa pecci— É

FRANCUCCIO : (a Gigino) Appilate Ôe recchie!

MARIO : Stamme buon a sent’ .. io so lÕomme e tu s’ Ôa femmena .. chi ’ porta ’ cazune intÕa sta casa? (si guarda ed � in vestaglia con le gambe da fuori e le pantofole, lei invece � in pigiama coi pantaloni) Non ora! Di solito É

FRANCUCCIO : (ridendo, si contengono per non farsi sentire)  .. di giorno ..

GIGINO : (c.s.) Li porta lui i pantaloni É di giorno É (scoppiano a ridere ma trasformano la risata in una tosse convulsa)

MARIO : (alla moglie) E m— va É

FRANCUCCIO : (a Gigino) Ma senza te movere É (anche Gigino)

MARIO : No, se p— movere É permesso accordato!

FRANCUCCIO : Permesso accordato É iate! (Rosaria esce)

ROSARIA : (a Tommaso) E voi? Che favorite? (Mario vorrebbe zittirla ma Gigino lo distrae)

SUOR VERONICA : Lui non prende niente.

ROSARIA : Ma � É

SUOR VERONICA : Ros‡ ti ho detto che non prende niente .. vieni in cucina! (esce)

ROSARIA : (a Francuccio) Ma non vede?

FRANCUCCIO : Diciamo che � proprio cieco.. cecato! Anche muto, forse pure surdo. Insomma sta Ônguaiato.

TOMMASO : (si alza cercando di alzarsi il saio) Fa pi!

FRANCUCCIO : Che hai detto?

TOMMASO : (c.s.) Fa pppiii!!

FRANCUCCIO : Che cosa?

TOMMASO : Aggia fa Ôa pip’!

FRANCUCCIO : Vieni con me .. (a Rosaria) il bagno?

ROSARIA : Quella porta l’. Ma che sta facendo?

FRANCUCCIO : Sta facendo quella famosa pesca nel saio!!! (esce con Tommaso a destra)

ROSARIA : Zuccherato il caffŽ? Volete un cucchiaino, due cucchiaini, va bŽ vi porto la zuccheriera a parte! (Gigino fa cenno di s’ cercando di calmare contemporaneamente Mario che si � piœ che innervosito) Bene, allora due caff� e una birra .. (alle ragazze che osservavano tutto dallÕuscio della porta) Venite pure voi (si avvia allÕuscita) .. datemi una mano! (escono tutte e tre a sinistra)

Scena 4

MARIO : (tenendo le mani sulle orecchie) Se nÕ� ghiuta? Che nervosismo! Parla, parla É (a Gigino, parlando della moglie) EmbŽ, nun sapite che nervoso, comme me fa Ônquart‡ sta femmena É (va verso la porta dÕingresso, mentre Francuccio esce dal bagno) É primma teneva solo qualche difetto ma m— sÕ� proprio scassata É (torna verso il divanetto e siede sulla poltroncina di sinistra) É Ôa vulesse accunci‡ e nun nce riesco.

FRANCUCCIO : (va lui verso lÕingresso, vicino la porta) E non � facile. Arap’ sÕarape � a chiudere che non si chiude.

MARIO : (rientra al centro) E non si chiude É aggio voglio Ôe insistere É (a Gigino) chella vocca nun Ôa chiude. é tosta!

FRANCUCCIO : (alla porta) é de lignamme!

MARIO : é proprio Ôe lignamme. (a Gigino) Chella lengua, chella lengua!!!

FRANCUCCIO : Na tenaglia Ôa tenite?

MARIO : Na tenaglia É Ôa tenaglia � ÔnÕidea É na stretta Ôe tenaglia e É zac!

GIGINO : (alzandosi e posizionandosi dietro la poltroncina di Maria) Ma vide si se sta zitto!

FRANCUCCIO : Pure Ôo martiello.

MARIO : ÔO martiello?

GIGINO : Ma che dici?

FRANCUCCIO : Si nun nce chiave doie botte Ôe martiello nun nce fai niente.

GIGINO : (a Francuccio) Chisto gi‡ nun sta buono p— te ce mitte pure tu?

MARIO : LÕho aggiustata piœ volte É e lÕho addirizzata alla meglio É

FRANCUCCIO : (spostandosi dalla porta dÕingresso e andando verso il divanetto) Comunque fossi in voi la cambierei direttamente .. sapite commÕ� É accuncia na vota, accuncia nÕata vota .. io sono del parere che Ôa rrobba vecchia sÕadda itt‡. (siede alla poltroncina di destra)

GIGINO : (facendo il gesto come se chiudesse una nocca alle loro spalle) Eccoci qua!

MARIO : Ma perchŽ, voi dite che É io ci ho pensato, e non una volta sola!

FRANCUCCIO : Fatelo adesso che conviene .. ci sono quelle di importazione che sono bellissime É mi pare che vengono dallÕest É

MARIO : Russe?

FRANCUCCIO : Russe, nere, bianche, gialle É il colore lo scegliete voi!

MARIO : Pure gialle? Cinesi?

FRANCUCCIO : Come le volete É ve piacciono le cinesi? Secondo me sono un p— deboli É

MARIO :  E un poco corte.

FRANCUCCIO : Ma quaÕ corte .. due metri e venti!!!

MARIO : Troppo alte!

FRANCUCCIO : Misura standard.

GIGINO : Se mi permettete voi non dovete cambiare proprio niente .. le cose si aggiustano. E come si aggiusta tutto, accuss’ sÕacconciano pure Ôe porte. (guardando male Francuccio)

MARIO : A proposito, domani mattina devo chiamare il falegname! Ma fino a domattina il fatto � rischioso e vorr‡ dire che stanotte far— io la guardia .. Ôo primmo che sÕavvicina assagger‡ questo. (riprendendo il cric)

FRANCUCCIO : A proposito! Una cosa che vi volevo chiedere .. come mai tenete il cric in camera da letto É qualche problemino?

MARIO : Problemino?

FRANCUCCIO : Di alzata!

MARIO : Di alzata? (lo minaccia col cric)

GIGINO : Del letto! LÕalzata del letto esiste idraulica e meccanica. LÕalzata meccanica si fa col cric É

MARIO : Non lo sapevo.

FRANCUCCIO : Nemmeno io, comunque resta il fatto che intendevo unÕaltra cosa ...

GIGINO : Ancora! Te stai zitto, o no?

Scena 5

Entrano in scena Rosaria col vassoio e le ragazze che si vanno a sedere sullo sgabellino girevole.

ROSARIA : Ecco le birre, belle fresche fresche. E il caff�É una cioccolata!

MARIO : (innervosendosi) Aviglioca, a’ É

FRANCUCCIO : Hai chiesto tu la cioccolata?

GIGINO : Io solo il caff� É

FRANCUCCIO : La cioccolata non � qua ..

GIGINO : Sar‡ al tavolo appresso!

ROSARIA : La cioccolata?

MARIO : Mannaggia É non sapete come mÕindispone ...

FRANCUCCIO : Uh, e non potete immaginare a me .. me se metto ncoppa Ôo stommaco É poi mi crea tutta una situazione interna che con decenza parlando ..

GIGINO : Ma di che stai parlando?

FRANCUCCIO : DÕa cioccolata ..

ROSARIA : Ma quale cioccolata?

MARIO : (alzandosi) Uhhhh!!

FRANCUCCIO : (lo segue e fanno il brindisi con i boccali di birra) E ma non � possibileÉ

MARIO : Uno non � chiœ padrone Ôe se bere na birra in santa paceÉ

GIGINO : NŽ ma pecchŽ nun cagnate bar?

MARIO : Sarebbe meglio. Il personale nun me piace, � fastidioso, Ž rumoroso É e p— ce sta..

FRANCUCCIO : .. na puzza Ôe cioccolata peÕ tuttÕparte.

MARIO : Appunto! Lieve a miezo e vai in cucina! 

GIGINO : Signora, bene cos’, faccio ioÉ (la aiuta e la accompagna verso la porta della cucina) lei non deve parlare, non cÕ� bisogno, lo sguardo, solo lo sgardo É

ROSARIA : Grazie! Lei � molto gentile ..

MARIO : Mmmm!

GIGINO : Non mi ringrazi É (sottovoce) certe cose non bisogna nemmeno dirle É basta qualche sguardo dÕintesa. Senza parlare, senza grazie .. facite accuss’ coÕa capa. (fa cenno con la testa) Cos’ stiamo tutti piœ tranquilli.

ROSARIA : (sottovoce e fraintendendo) é vero. (esce a sinistra mentre Gigino si risiede con Francuccio)

MARIO : (avvicinandosi alle ragazze) Allora piccerŽ ...

MARISA : Si, pap‡!

MARIO : Ieri sera vi avevo dato un compito da fare, lÕavete fatto?

ISABELLA : Si, abbiamo fatto tutto.

MARIO : E comÕ� venuto? Il portatile dovÕ�?

ISABELLA : In camera nostra É abbiamo finito poco prima del loro arrivo É

MARIO : Va bu—, m— � tardi ma domani mattina me lo fate vedere. Comme soÕvenuto? Avete fatto un bel lavoro? (a Marisa dandogli un pizzicotto sulla guancia) A proposito.. comme te siente peÕdimane? Emozionata?

MARISA : E anche un p— preoccupata...

MARIO : GuagliuncŽ fatemi un favore, preparate la camera per i fratelli É

GIGINO : La camera? No, no, non � per niente signor Mario ma noi dobbiamo É

MARIO : Non voglio storie altrimenti mi offendo. (alle figlie) Andate, muovetevi. (le ragazze escono sul fondo sulla destra) é troppo tardi per farvi tornare in convento e in giro cÕ� troppa brutta gente.

FRANCUCCIO : Per me non cÕ� problema É (sbadigliando) tengo un sonno ... domani la sveglia alle dieci, un bel cornetto e un caff�.

GIGINO : Ma nun vulive cagn‡ bar?

FRANCUCCIO : Che cÕentra É fino a dimane � ancora bed e breakfast!

ROSARIA : (entrando) Allora, avete finito con le birre? Posso togliere di mezzo!

MARIO : Ma che vuoi togliere di mezzo .. si tu che nun Ôe asc’ miezo.. (le ragazze rientrano ed escono sulla sinistra, nella loro stanza)

GIGINO : (a Rosaria) Ma perchŽ parlate, non parlate. Ricordate, a volte basta uno sguardo.. !! Lo sguardo, lo sguardoÉ (le muove la mano davanti al volto come per ipnotozzarla)

ROSARIA : (retrocede seguendo con il volto la mano di Gigino ed urta contro la parete in direzione della stanza dei fratelli)  Ma voi cos’ É mi confondete É

GIGINO : (la indirizza verso la porta giusta) E vedete di non confonderviÉ Ôa stanza vostra � chesta. (la fa uscire a destra ed entra anche lui nella sua in fondo a destra)

MARIO : Bene, Õon Francœ allora ci vediamo domani É

FRANCUCCIO : (escono anche le due ragazze) Don MaÕ.. na sigaretta in compagnia?

MARIO : Ma perchŽ fumate pure?

FRANCUCCIO : Ma ve lÕhanno detto che sono frate teppista ..

MARIO : Trappista, no teppista ..

FRANCUCCIO : Si, si .. comunque se non fumo io non prendo sonno.

MARIO : E usciamo qua fuori

FRANCUCCIO : Iammuncenne!

Escono in fondo dalla porta a vetri di entrata.

Scena 6

Rientrano Marisa ed Isabella col portatile e lo poggiano sullo scrittoio. Isabella poggia il computer e sta per andare mentre Marisa la ferma.

MARISA : Aspetta! (accende il portatile)

ISABELLA : Ma che fai? é tardissimo, e pap‡ � qui fuori, pu— rientrare da un momento allÕaltro É

MARISA : Un minuto. Voglio solo vedere se � online.

ISABELLA : A questÕora? Mari tu devi smettere di controllarlo É

MARISA : Ma chi lo controlla? Io devo solo sapere che sta a fa! (verso il monitor) Vedi? Non cÕ� piœ!

ISABELLA : Forse dorme, data lÕora?

MARISA : Seh, dorme .. se non si fanno le quattro quello non si ritira nemmeno.

ISABELLA : Vedi che ore sono? (le mostra lÕorologio)

MARISA : (osservando allÕorologio della sorella) Comunque sono sicura che non sta dormendo É (prende il telefono dalla tasca) m— lo chiamo.

ISABELLA : (glielo toglie di mano) Non ti permettere!

MARISA : (piagnucolando) Isa, per favore, io non ce la faccio.

ISABELLA : (consolandola siede sul divano con lei) Vieni qua. Sei solo nervosa per domani, tutto qua.

MARISA : Non � stata per niente una buona idea.

ISABELLA : Che dici?

MARISA : Non lo dovevo invitare .. ho paura di perderlo.

ISABELLA : Un uomo che si tira indietro al primo ostacolo non � un uomo. E semmai dovessi perderlo vuol dire che non avrai perso niente.

MARISA : Niente? E dove lo trovo un uomo cos’?

ISABELLA : Ma cos’ come?

MARISA : E dai Isa non ricominciamo.

ISABELLA : Appunto, non ricominciamo. Se ti ho accompagnata a Roma � perchŽ non si poteva evitare ma sai bene che non ero affatto dÕaccordo.

MARISA : Non cÕ� bisogno di dirlo ancora .. lo hai detto anche a Maria.

ISABELLA : PerchŽ ero convinta.

MARISA : (sognante) Che bello su quel trono. Un fascino incredibile.

ISABELLA : Un divo.

MARISA : Ma perchŽ avrebbe scelto me?

ISABELLA : PerchŽ eri lÕunica. PerchŽ dopo due settimane finalmente qualcuna era andata l’ per lui É cio� tu e quindi anche io.

MARISA : E s’, ha fatto ridere tutti quando ha detto .. elah, due al prezzo di una. (imitando la posa del tronista)

ISABELLA : Peccato che gli ho smorzato subito lÕentusiasmo É

MARISA : (imitando la sorella) Io lÕho solo accompagnata e con questa giornata avrei senzÕaltro preferito fare di meglio.

ISABELLA : Finiscila. Io sono solo preoccupata per te. Ti correrebbero dietro tutti se non fosse per me e non avresti bisogno di accontentarti É

MARISA : Ma io non mi accontento É per niente. A me sembra un sogno e non lo cambierei per nessun altro al mondo.

ISABELLA : Va bŽ. (alzandosi) Domani andr‡ in onda la puntata in casa nostra ed io non me la posso perdere.

MARISA : Ma secondo te É

ISABELLA : Mari gi‡ mi sono espressa ..

MARISA : Certo � che É prima o poi dovr‡ sapere anche lui É

ISABELLA : Meglio poi per— É

MARISA : Ma gi‡ domani sar‡ impossibile .. come credi si possa mantenere un segreto cos’ evidente?

ISABELLA : Secondo me non se ne accorger‡ nemmeno domani. Poi chi ti dice che sar‡ sempre cos’?

MARISA : E s’, lo sappiamo tutte e due che non cÕ� una scadenza .. � a quando sar‡!

ISABELLA : (decisa) E allora vorr‡ dire che sar‡ al piœ presto! (andando verso il pc) Sei uscita dal profilo?

MARISA : No, esci. (ritornando al discorso) Che significa?

ISABELLA : La batteria � carica. Ora il lavoretto a pap‡ glielo mettiamo in prima pagina cos’ domani mattina avr‡ una bella sorpresa.

MARISA : Cosa É sar‡ al piœ presto? (lagnosa)

ISABELLA : Fatto! Andiamo a letto. (escono e vanno in camera loro)

Scena 7

Entra Suor Veronica che esce dalla cucina.

SUOR VERONICA : (si affaccia nella camera delle ragazze e poi in quella di Rosaria) Sono andati via. Dio mio ti ringrazio. (apre la camera di Rosaria e la richiude) Se nÕ� andato. Grazie a Dio se nÕ� andato. (pregando) Il suo odore É l suoi occhi É come mai era qui, che ci faceva É era venuto per me? .. ma � andato via .. � andato via! (si alza) Quanta paura, quanta paura ho ancora addosso É (apre la porta del bagno e dalla luce accesa allÕinterno, la sagoma di Tommaso) Oh, no! Ti prego! (arretra e si inginocchia, con le mani in viso) Abbi piet‡, ti prego, abbi piet‡ di me. (piange) Non finir‡ mai questo tormento. Non verr‡ mai la fine di tutto questo. Vero? é cos’? Non smetterai mai di tormentarmi, di perseguitarmi É andiamo via!!! (urla ma poi si contiene per non farsi sentire) Andiamo via!! Portami via adesso e nessuno si accorger‡ di niente .. domani mattina penseranno che sia fuggita con te di mia volont‡ e non tenteranno nemmeno di venirmi a cercare, facciamo cos’, lo preferisco. (Tommaso non si scompone) Ma che vuoi da me? LÕultima volta gi‡ sapevo che ci saremo rivisti, ma non pensavo cos’ presto. Ero sicura che avrei vissuto unÕaltra vita, peggiore o migliore non lo so, ma sicuramente una vita diversa. E quello ho fatto, e adesso sono felice, una donna felice. Il tuo pensiero non mi ha mai abbandonato ed il tuo viso lÕho davanti a me ogni qual volta mi capita di chiudere gli occhi. Guardami É (con rabbia) guardami!! Io non ho piœ paura di te. Non sono piœ la ragazzina che hai conosciuto. Ricordi? Quella ragazzina minuta. Quella che non sapeva nuotare. E nemmeno la donna debole di qualche anno fa. Oggi sono una donna forte, pronta a tutto, finanche disposta a venire con te.

TOMMASO : Lo so. (si alza e va verso la porta della sua camera) Ma io non sono qui per te. (esce)

SUOR VERONICA : Che vuoi dire? (va verso la porta e tenta di aprirla) Che vuoi dire!!! Che intenzioni hai, maledetto? (si sposta dalla porta con un salto come se si fosse fatta male con la maniglia) Ahii!!

ROSARIA : (uscendo dalla sua stanza) Monica!

SUOR VERONICA : (ricomponendosi) Rosaria É

ROSARIA : Che � successo?

SUOR VERONICA : Fatta male, ma niente di grave!

ROSARIA : Vuoi una fascetta, un cerotto, una garza É

SUOR VERONICA : No, niente!  Ma che cÕ�, non riesci a dormire?

ROSARIA : Per niente. Sto tutta un fuoco.

SUOR VERONICA : Che vuoi dire?

ROSARIA : Zitta che sta mio marito qua fuori. Non lo so ma a me quel monaco mi fa paura.

SUOR VERONICA : Quale monaco?

ROSARIA : Quello dello sguardo ..

SUOR VERONICA : (spaventata, sottovoce e girandosi dallÕaltro lato) Il cieco? No, Ros‡, no .. ti prego .. ti ha parlato? (a Rosaria con foga) Dimmi che ti ha detto? Ti ha fatto qualcosa, ti ha toccata?

ROSARIA : Ma nossignore É

SUOR VERONICA : Dio sia lodato. Promettimi una cosa, Ros‡ É di non avvicinarti a lui perchŽ pu— essere pericoloso.

ROSARIA : E lo so che � pericoloso ma � piœ forte di me. Quello mi fa proprio sangue. Io sono sempre stata fedele e tu lo sai, ma Mario � diventato troppo insopportabile. E statte zitta, e nun parl‡, e nun te movere, nÕasc’ miezo, ma che soÕ fatta Ôo soprammobile. Il frate invece in cinque minuti mi ha fatto sentire come non mi sentivo piœ da millenni.

SUOR VERONICA : Ma � un frate ..

ROSARIA : .. e lÕamore � cieco.

SUOR VERONICA : Appunto.

ROSARIA : E s’, appunto. Monica, vieni qua che si me sente succede il lutto stanotte É ti faccio na confidenza monaca e bona (siedono entrambe sul divanetto) É mio marito É mio marito É (fa il gesto che non ce la fa) É ha fernuto Ôa benzina e ca a machina sÕ� fermata. I serbatoi sono asciutti e sta a riserva gi‡ da un paio di anni. Si nun sÕaiza Ôa lancetta ca o guaio � gruossÕ. (si alza e con una posa da diva vanitosa) Nu peccato Ôe Dio É na machina nova.

SUOR VERONICA : Nuova!?

ROSARIA : Semi nuova .. i chilometri ce stanno ma portati bene. E modestamente se messa in moto soÕ sicura che partirebbe al primo colpo. Ma senza benzina nun p— part’ .. nun p— part’ É e nun p— mai part’ si Ôa pompa rimane semp Ôa stessa É (mette le mani sulla bocca ritornandosi a sedere)

SUOR VERONICA : (scandalizzata) Rosaria!

ROSARIA : Scusami Monica ma io sono disperata, scusami É io Mario lÕho perso ed � pure per questo motivo che Ôo monaco me fa sanghe.

SUOR VERONICA : (strattonandola) Ros‡ ascoltami bene, tu ti devi calmare, hai capito che ti devi calmare?

ROSARIA : Si ma pure tu per—.

SUOR VERONICA : Tu Ôo monaco te lÕe scurd‡. Promettimelo. Sguardo basso e nessuna confidenza. E se stanotte dovessi avere qualche visita mi raccomando sorella mia non te ne andare (quasi piangendo, abbracciandola) É qui hanno tutti bisogno di te. Le tue figlie, io, e pure tuo marito É abbiamo tutti bisogno di te, non te ne andare Ros‡.

ROSARIA : Ma add— me nÕaggia ie. Stai tranquilla.

SUOR VERONICA : Ah, se tutto dipendesse dalla nostra volont‡, tutto sarebbe piœ semplice. M— vai a letto e dormi che domani sar‡ tutto finito. Vai che tra poco ti raggiunge anche tuo marito.

ROSARIA : (alzandosi) Mio marito? Mio marito sta facendo la guardia. Ma seppure dovesse raggiungermi nessun pericolo .. (indietreggiando e andando verso la sua camera a destra) il distributore � chiuso, closed, nzerrato! Ci hanno messo i catenacci e nun funziona manco Ôo self service. (entra in camera sua)

SUOR VERONICA : Buonanotte. (entra in camera sua, a sinistra)

SCENA 7

Rientrano Francuccio e Mario.

FRANCUCCIO : (dirigendosi verso lo scrittoio) Secondo me sta sigaretta elettronica fa piœ male che bene.

MARIO : (dirigendosi verso il divanetto) Ancora non si sa. Certo � che da quando fumo elettronico fumo molto di meno.

FRANCUCCIO : Ma di che?

MARIO : Di sigarette É non ne compro proprio piœ É

FRANCUCCIO :  Non ve le comprate ma vÕe sapite fum‡. Vi siete fumate tre sigarette delle mie una dietro lÕaltra.

MARIO : Il nervosismo É

FRANCUCCIO : ÔO mio. Io solitamente sono calmo ma nÕata sigaretta e mÕabbiavo a innervos’ pure io. (controlla il pacchetto) Teh, una e doie me ne soÕ rimaste. E lÕaccendino? (Mario gioca con lÕaccendino) Pure lÕaccendino .. che brutta fine che aggio fatto. (si riprende lÕaccendino innervosito)

MARIO : E chi se lo aspettava É

FRANCUCCIO : Che stasera rimanevo con due sigarette?

MARIO : Non mi confessavo precisamente da quando ho fatto la mia prima comunione.

FRANCUCCIO : Pare aiere É e voi a me stavate aspettando, � veÕ É la fortuna.

MARIO : Come si dice .. se Maometto non va alla montagna É

FRANCUCCIO : É andr‡ al mare.

MARIO : No, quello di Maometto � un modo di dire, nel senso che É

FRANCUCCIO : Lo so .. lo so che significa perch� io vi capisco, siete voi che non capite me .. perchŽ io sto da mezzora a cercare di far ridere qualcuno in questa casa ma non ci riesco. Non avete senso dellÕumorismo a cominciare dalle vostre figlie e finendo a voi.

MARIO : (sospirando) Le mie figlie! Ve lÕho detto del problema che É

FRANCUCCIO :  Sine .. (si avvicina al portatile)

MARIO : E vi ho detto di tuttattaccata che ..

FRANCUCCIO : Sine ... (apre il pc ed esce unÕimmagine)

MARIO : E pure del fatto É

FRANCUCCIO : (si spaventa, osservando lo schermo) OhŽŽŽŽÕ!!! Chi �?

MARIO : (avvicinandosi al pc) Sono io! Ahh, fatemi vedere .. soÕvenuto proprio bene, � veÕ?

FRANCUCCIO : No! Troppo sotto e sotto É sta faccia, cu stu naso É un p— arcigna .. meglio una foto in lontananza.

MARIO : Come in lontananza .. e poi non mi si vede!

FRANCUCCIO : Meglio! Sapete uno p— quando va al cimitero va gi‡ un p— con la paura, la cosa di trovare poi una nicchia con una faccia del genere, non mette molta allegria.

MARIO : E che cÕentra il cimitero con la foto?

FRANCUCCIO : Non � per la lapide?

MARIO : Ma quale lapide .. � per il manifesto elettorale!

FRANCUCCIO : Ah perchŽ .. fate politica?

MARIO : S’ .. non vedete il nome? CÕ� anche lo slogan ..

FRANCUCCIO : (leggendo) Mariolizia generale! Ah, m— mÕe d‡ a mana. Bello slogan, complimenti. Finalmente uno che dice le cose come stanno. Accusano sempre noi e nessuno da l‡ sopra che dice ÒA vera mariulizia sta caÓ.. bravo a MarioÉ embŽ vedete come ve lo dico io non voto quasi mai ma chesta vota vado e vi voto. Anzi dateme na penna che m— mi segno il nome e cognome vostro, Ôo partito  e tutto. (va allo scrittoio)

MARIO : é nel cassetto, vedete!

FRANCUCCIO : (si accinge a scrivere) Che idea geniale É secondo me pigliate nu sacco Ôe vote cu sta penzata .. nome?

MARIO : Mario!

FRANCUCCIO : Si, Mario lo so .. � il cognome che ..

MARIO : Lizia!

FRANCUCCIO : Lizia! Bene, Mario Lizia! Mariolizia! (pausa) Il nome É

MARIO : Il nome!

FRANCUCCIO : Lo slogan .. (leggendo) generale!

MARIO : Io ero generale!

FRANCUCCIO : Mario Lizia Generale!! Che comme slogan per— ..

MARIO : ÔO slogan sta sotto!

FRANCUCCIO : (si abbassa lateralmente allo scrittoio poi capisce di dover leggere sul pc) D’ anche tu la tua! Ma si vuie nun facite parl‡ manco a vostra moglie!! (imitandolo) Nun te movere, nÕasc’ miezo É e nun te movere, nÕasc’ miezo É  (Mario chiude il pc con forza) Ma non tenete sonno ..

MARIO : S’ e pure assaie, ma devo fare la guardia.

FRANCUCCIO : E s’, � necessaria! Cu tutta sta mariulizia che ci sta in giro. Se volete resto io, tanto Ôo suonno mÕ� passato.

MARIO : Ma mica vi scoccia?

FRANCUCCIO : Noo.

MARIO : Ve rimango Ôo cric?

FRANCUCCIO : A me nun me serve.

MARIO : E manco a me, me serve.

FRANCUCCIO : Vox populis vox deis ..

MARIO : Comme?

FRANCUCCIO : É � latino É maccherronico ..

MARIO : é maccaronico É

FRANCUCCIO : Maccheronico! é come per dire che quello che non si sa É potrebbe essere o non potrebbe essere ma in fondo in fondo .. lo Ž.

MARIO : M— non te riesco a segu’ per— chillu maccherone me pareva na cosa bella. Anche a questÕora un bel vermicello .. al dente, un poÕ duretto É

FRANCUCCIO : Al dente s’, duretto .. levate a miezo che non � cosa vostra!

MARIO : Comunque me porto Ôo cric nzieme a me.

FRANCUCCIO : Bravo! Purtatavillo ca nun se p— mai sapŽ. Iate!

MARIO : Vi spengo pure la luce! Buonanotte! (esce a destra e si spengono le luci)

FRANCUCCIO : (prende la poltroncina e il pleid e si colloca come nella scena iniziale, col pleid addosso) Io intanto mi appanno un poco la finestra o si no É me metto Ôa cupertella .. ecco qua, o’ .. e buonanotte!

Scena 8

Entra Gigino al buio.

GIGINO : Signor Mario.

FRANCUCCIO : (imitando la voce di Mario) S’, chi Ž.

GIGINO : Sono Fra Gigino, non riuscivo a prendere sonno e sono uscito a prendere una boccata dÕaria.

FRANCUCCIO : (c.s.) ÔE tieni Ôe sigarette?

GIGINO : Non fumo!

FRANCUCCIO : (c.s.) E sparati.

GIGINO : Avete visto a Francuccio?

FRANCUCCIO : (c.s.) Francuccio � morto.

GIGINO : Come � morto?

FRANCUCCIO : (c.s.) é andato a finire sotto un cric perchŽ era un mariuolo e tu farai la stessa fine É uathahahahhha! (lo spaventa)

GIGINO : (si spaventa) Uathaahhha!! (corre verso la parete di destra e riaccende la luce)

FRANCUCCIO : Te lÕe misa Ôa paura, eh?

GIGINO : Tu s’ tutto scemo? Ma don Mario add— sta?

FRANCUCCIO : é andato a letto.

GIGINO : Seh, seh É stammo a posto

FRANCUCCIO : SÕ� purtato apposta Ôo cric ..

GIGINO : Ah, allora É

FRANCUCCIO : (siede sul divanetto) Ha parlato di un certo comportamento di uno dei fratelli monaci con la sua consorte che gli ha dato un poco fastidio É aveva appur‡ É e doie erano Ôe cose o faceva i conti con la moglie stanotte o col fraticello domani mattina.

GIGINO : Cos’ ti ha detto?

FRANCUCCIO : S’ s’ ..

GIGINO : E con chi ce lÕavr‡ .. spero non con me. E speriamo che conclude, stanotte. Ma chi gli avr‡ messo in testa una sciocchezza del genere? É (Francuccio alza il dito) Chi? Chi p— essere stu deficiente che É (si gira e lo vede mentre abbassa il dito) E peÕqualu motivo?

FRANCUCCIO : (sottovoce) PeÕ pazzi‡!

GIGINO : Come?

FRANCUCCIO :  (alzandosi) Per gioco!

GIGINO : Ma che giochi? Ma secondo te � normale che uno gioca con le vite delle persone? Quello non � tanto normale e mi potrebbe pure ammazzare.

FRANCUCCIO : Oh, Gig’ ma tu che vu—? SoÕ tre mise che stammo priparanno stu colpo manco se dovevamo entrare nella Reggia di Versailles peÕ nce arrubb‡ tutto llÕoro Ôe Francia. Tre mise Ôe concentrazione perchŽ non si potevano commettere errori o si no se ferneva Ôngalera miezo Ôe fetiente chiœ fetiente Ôe nuie. Finalmente vene stu ghiuorne e stu colpo perfetto fallisce perchŽ in una casa che doveva essere disabitata ce sta piœ gente del quindici Agosto Ôo Molo Beverello. E io, che tengo nu fegato tanto, nun me putesse fa manco doie resate peÕfatte dÕe miei?

GIGINO : S’ va bu— ma che ci sta da innervosirsi?

FRANCUCCIO : Ma tu Ôo sai che quanno me se Ônchiommano Ôe sigarette io divento na bestia.

GIGINO : Io nun tÕaggio cercato niente .. e poi non manco fumo. (offeso)

FRANCUCCIO : (aprendo il portatile) Gig’ fatte sta resata ..

GIGINO : (offeso) No!

FRANCUCCIO : Viene c‡ É (Gigino si avvicina al pc) guarda ca .. ma te pare na cosa normale?

GIGINO : Uh, Ž don Mario? Ma sÕŽ candidato?

FRANCUCCIO : Mario Lizia generale.

GIGINO : (sorride) Fa cognome Lizia? (ridendo) é bellissimo stu fatto.

FRANCUCCIO : E io che pensavo che era lo slogan É che politicamente parlando ci sta pure bene É

GIGINO : Ma � pure lÕimpaginazione per— .. bastava invertire il nome e il cognome ed era fatta É

FRANCUCCIO : Si, Gig’ ma sÕera gir‡ pure Ôe spalle per—!! (ridono)

GIGINO : Certo che nuie simm mariuole, ma affronto a loro siamo brave persone.

FRANCUCCIO : E Ôo dici pure? Siamo galantuomini.

GIGINO : Ladri s’ ma ladri onesti.

FRANCUCCIO : Bello! Chist � nu bellu slogan. Ladri si ma ladri onesti. Cercateci su internet: www. ladri si ma ladri onesti.com .. non chiudetevi a chiave la notte perchŽ non ci va di scassinare le vostre porte e finestre É (si esaltano a moÕ di venditori televisivi)

GIGINO : .. e la nostra educazione ci vieta di bussare a tarda ora.

FRANCUCCIO : Per qualunque informazione visitate il nostro sito www. ladri si ma ladri onesti.com ..

GIGINO : E mi raccomando scrivete .. ladri si ma ladri onesti tuttattaccato É (ridono)

FRANCUCCIO : Tuttattaccato punto com É (ride)

GIGINO : TuttattaccatÕ  (ride)

FRANCUCCIO : (abbassa il pc e smette di ridere) Tu Ôa sapive Ôa storia Ôe tuttattaccata Gig’?

GIGINO : E chi � m— tuttattaccata? (ridendo ancora)

FRANCUCCIO : Manco io la conoscevo ..

GIGINO : Ma � na storia vera o soÕ e solite fessarie che dici tu?

FRANCUCCIO : Purtroppo � vera. (torna serio) E nun � manco na storia allegra É me lÕha raccontata Mario poco fa, tra una confessione e lÕaltra.

GIGINO : Va bŽ allora non me la dire .. (c.s.)

FRANCUCCIO : E perchŽ?

GIGINO : Il segreto della confessione!! (cercando di far capire che era una battutta ma Francuccio non apprezza data la seriet‡ della cosa e glielo fa capire con lo sguardo) Va bu—, sentiamo ..

FRANCUCCIO : Tuttattaccata era una bambina, na criatura normale che aveva meno di un anno quando la madre le insegnava a camminare tenendola per la mano. ÔA criatura nu poco pe se mantenŽ nu poco pÕa paura quella mano non gliela lasciava e non gliela lasci— per tanto tempo. Ci provarono in tanti a staccare mamma e figlia ma fu tutto inutile.

GIGINO : E comÕ� possibile?

FRANCUCCIO : Infatti � strano, ma la storia � vera e non finisce qui. La madre faceva lÕinsegnante e quando la piccola si fece piœ grande la mamma fu costretta a lasciare il suo lavoro e a seguirla in tutti i suoi studi liceali. Poi un giorno accadde lÕimpensabile.

GIGINO : Si staccarono?

FRANCUCCIO : Finalmente. Ma si stacc— dalla mamma per attaccarsi al pap‡.

GIGINO : E come pu— essere?

FRANCUCCIO : Il pap‡ faceva vita da caserma e non era semplice, in quella situazione, continuare a rivestire un ruolo di autorit‡. Ma il problema non fu solo quello. Immagina Gig’ .. restare attaccata a tua figlia ormai adolescente e condividerci qualunque cosa.

GIGINO : Io non ce lÕavrei fatta É

FRANCUCCIO : E infatti manc— poco per lÕirreparabile. Era sul punto di farla finita quando allÕimprovviso É

GIGINO : Si staccarono? (escono Marisa ed Isabella dalla stanza mano nella mano e insonnate entrano in cucina)

FRANCUCCIO : Si staccarono! Si stacc— dal pap‡ e si attacc— alla sorella, lÕunica persona della famiglia a cui non si era ancora attaccata. (escono dalla cucina, Isabella � col bicchiere in mano, Marisa la segue) E ancora oggi se la notte si alza per andare in cucina a prendersi un bicchiere dÕacqua la sorella la segue (sagomatore sulle ragazze, Isabella beve) e trovandosi .. beve pure lei. (beve anche Marisa)

Il sipario chiude con la scena ferma.

Secondo atto

Stessa scena. ƒ il mattino dopo ed Ž Domenica. Francuccio � l’ dove lo abbiamo lasciato e dorme, e nel dormiveglia risponde alle battute di Rosaria e Suor Veronica.

Scena 9

ROSARIA : (esce da sinistra e va dritta alla porta del bagno, le chiama) Isa, Marisa .. (bussa) Ragazze, mi serve il bagno! Muovetevi.

ISABELLA : (voce dalla quinta di destra) Abbiamo quasi fatto!

SUOR VERONICA : (la segue con un tegame in mano, a Rosaria) Vedi se pu— andar bene ..

ROSARIA : (con Francuccio) Noo! Falli stare ancora É (ritornano verso la cucina, mentre si apre la porta del bagno ed escono Marisa vestita e preparata per il grande giorno, Isabella vestita molto semplice) Ah, finalmente! (va verso il bagno)

MARISA : (mostrandosi) Come sto?

SUOR VERONICA : (a Rosaria) Li faccio stare ancora cinque minuti?

ROSARIA : (con Francuccio) Noo! Anche dieci! (va verso il bagno, incurante della figlia)

MARISA : Mamma! (richiamando lÕattenzione)

SUOR VERONICA : (c.s.) Ros‡ secondo me soÕ fatti É pure cinque vanno bene É

ROSARIA : Dieci! (esce)
SUOR VERONICA : (verso la cucina incurante della nipote) Secondo me soÕ troppi.

MARISA : Zia! (disperata)

ISABELLA : (la guarda con tenerezza e le d‡ un bacio) Sei bellissima!

FRANCUCCIO : Si, si!!! No! No! (urlando) Nooooo!!! (le ragazze si spaventano, Rosaria esce dal bagno, Suor Veronica dalla cucina, Gigino dalla sua stanza e Mario dalla sua che con una mano si tiene il pantalone e con lÕaltra agita il cric, va verso Francuccio che intanto si � svegliato spaventatissimo) Acchiappa a chisto!

MARIO : Add— sta, add— sta? Che � stato?? (gli si abbassano i pantaloni)

GIGINO : (tiene Mario e anche lui con una mano si tiene i pantaloni) Un brutto sogno, si Ž fatto un brutto sogno!! (alza i pantaloni di Mario e intanto si abbassano i suoi, e alla vista di tutto questo la monaca si volta facendosi il segno della croce mentre Rosaria porta in cucina le figlie che fanno foto con i telefonini, Suor Veronica le segue)

MARIO : (a Francuccio) Era un sogno? Un incubo? Parla! (si abbassano di nuovo)

GIGINO : S’ s’, lui li fa spesso! (glieli rialza ma scendono i suoi)

MARIO : (a Francuccio, piœ con calma) E che ti sei sognato di cos’ brutto? (c.s.)

FRANCUCCIO : (spaventato) Non mi ricordo!

MARIO : (a Gigino) Non si ricorda! (c.s.)

GIGINO : Va bŽ capita ..

MARIO : Ma perchŽ pure voi sognate?

GIGINO : E come non sogno? Il fatto che siamo frati mica ci nega il diritto di sognare?

MARIO : A proposito? (lo guarda) State spogliato?

GIGINO : (guardandosi, Francuccio gli fa i gesti dietro) Veramente mi soÕ rivestito!

MARIO : Io parlo dellÕabito!

GIGINO : (riguardandosi, si abbraccia come se fosse nudo)  Uh, scusate! La fretta É la paura! (esce)

MARIO : No figuratevi .. siete uomini anche voi É

FRANCUCCIO : (si alza) Purtroppo!

MARIO : Purtroppo?

FRANCUCCIO : E s’, purtroppo! é difficile essere uomini e portare questÕabito allo stesso tempo.

MARIO : E cioŽ? Che volete dire?

FRANCUCCIO : Che � difficile! La gente da noi si aspetta i miracoli É quando invece noi siamo molto terreni e a volte dobbiamo nascondere le nostre debolezze.

MARIO : E forse sono queste debolezze che mi hanno fatto parlare stanotte con voi. ÔOn Francœ, voi non siete un frate!

FRANCUCCIO : (preoccupato) Ah!

MARIO : CÕera il cappellano della caserma che per me non era un prete .. e io Ôo sgamaie!

FRANCUCCIO : Allora avete lÕocchio clinico.

MARIO : Nessun occhio clinico É esperienza. Isso nun era prevete comme vuie nun site monaco, ma per due aspetti differenti. Isso sotto a tonaca teneva Ôo diavule, vuie no. Vuie tenite Ôo fuoco! E stu fuoco abbrucia!

FRANCUCCIO : (sventola il saio) E comme abbrucia!

MARIO : Questo non per offendere Ôon Francœ, per carit‡. Voi avrete preso i voti con tanto di eccellenza ..

FRANCUCCIO : 110 e lode!

MARIO : .. ma la vocazione non � per tutti .. e vuie Ôa tenite! Voi siete nato per fare quello che state facendo e per quanto mi riguarda siete ancora pochi. Siete una mosca bianca. Come io potrei esserlo per la politica. Chi arrobba a destra, chi arrobba a sinistra, in tutto questo ..

FRANCUCCIO : Mario Lizia generale!

MARIO : Chiaro il discorso, no?

FRANCUCCIO : Non fa una piega!

MARIO : (cambiando discorso) Ma il falegname non si � visto stamattina?

FRANCUCCIO : Non si � visto nessuno!

MARIO : (prendendo il cellulare) E io p— o dimanne a vuie!

FRANCUCCIO : E a chi senn— .. io ero di guardia! (siede allo scrittoio)

MARIO : (compone il numero e mette il telefono allÕorecchio) Nel mondo dei sogni! (rispondendo) Pronto, Giannino? Mastu Giann’ sono il generale, ma io pensavo che veniste presto stamattina! E lo so che � Domenica, anzi vi ringrazio .. si, si, lo so che vi alzate con calma É (sbuffa guardando Francuccio) si, si, lo so che � Domenica É  (rientra a destra in camera da letto)

Scena 10

GIANNINO : (entra con la borsa da dottore e continua la telefonata con Mario, Francuccio lo vede) La Domenica per me � sacra. Io giusto sono venuto perchŽ siete voi É (guarda Francuccio indicandogli la sua borsa) e ci tengo a sottolineare che per nessun altro avrei fatto questo strappo alla regola. Il Sabato sera se fa tarde ed io la Domenica se non se fa na certa oraria nun abb’a a carbur‡. (Francuccio estra il camice da dottore dalla borsa) Comunque, se volete stare piœ tranquillo, ho capito gi‡ di che si tratta. (si fa aiutare da Francuccio ad infilarselo, ora cambia intonazione di voce: da dottore) Sto parlando del lavoro. CÕ� da fare unÕoperazione delicata É un piccolo intervento É no, no, niente di grave ma � pur sempre un intervento! É un paio dÕore forse pure di meno, dipende É

FRANCUCCIO : Un day hospital!

GIANNINO : Ecco appunto! Mi suggeriscono che si potrebbe fare in day hospital.

MARIO : (entrando) Come sarebbe a dire? .. (chiudendo il telefono) UŽ dott— ma voi qua state? (preoccupato) Mi state facendo preoccupare! Di che si tratta?

GIANNINO : (chiude anche lui, guarda la porta) Non vi dovete preoccupare .. purtroppo ha preso una bella botta. LÕet‡ � quella che � É

MARIO : Si, ma .. speranze ce ne sono?

GIANNINO : Cinquanta e cinquanta! Voi lo sapete che io non mi espongo se non ho certezze assoluteÉ per— state senza pensiero e lasciatemi fare il lavoro mio in santa pace. (a Francuccio) Fratello assistente, venga con me.

FRANCUCCIO : Io? Ma io devo andare in bagno e poi non sono capace .. non ho mai assistito un falegname É

GIANNINO : (come se avesse avuto una pugnalata, comincia a barcollare) Che ha detto? 

MARIO : No, no .. avete capito male!!

GIANNINO : Io ho capito benissimo .. mi ha chiamato falegna É me!!! (facendo un piegamento nelle ginocchia)

FRANCUCCIO : Ma perchŽ, voi che sie .. te? (lo imita nel piegamento)

GIANNINO : Allora insiste!

MARIO : Lui � dottore!

FRANCUCCIO : Ma dottore in che?

GIANNINO : Dottore in le É gno! (c.s.)

FRANCUCCIO : (a Mario) é falegna É me! (c.s.)

MARIO : Noooo! (a Francuccio mentre Giannino cerca di togliersi il camice, sottovoce) PeÕ carit‡ finitela ca chistÕ me rimane ca porta scassata!

GIANNINO : (si riprende la borsa) Don MaÕÉ non mi servono assistenti É oggi non si opera!

MARISA : (entrando di corsa con la sorella si blocca ed Isabella si scontra fortuitamente con Giannino a cui cade la borsa) Pap‡! Mi dici come sto?

MARIO : Giann’ vi prego É

ISABELLA : Mi scusi .. (raccogliendo la borsa si intuisce una certa intesa tra i due) É sono mortificata É (restituendogli la borsa con la mano libera) É dottore!

GIANNINO : No! Non sono dottore! Sono un falegname É (riprendendo la borsa)

FRANCUCCIO : (ritorna al centro mentre le ragazze si spostano versa sinistra) Lo dicevo io .. nossignore?!

GIANNINO : Gener‡ É

FRANCUCCIO : (al centro tra i due, fa il solito piegamento) Le!

GIANNINO : Il lavoro ve lo faccio e in mezzora finisco pure! Ma non mi disturbate per nessuna ragione É non passatemi telefonateÉ odio le telefonate!!

MARIO : Grazie Giann’ É intanto vi faccio preparare un caff�?

GIANNINO : Solo dellÕacqua per impastare un p— di colla É comincer— dal di fuori e poi passer— dal di dentro É  questo � il mio modo di operare! (esce dalla porta finestra)

MARIO : Vado! (esce in cucina, a sinistra)

MARISA : (disperata) Uff‡! Ma non mi considera nessuno in questa casa? (ferma Francuccio) Fratello, come sto?

FRANCUCCIO : Scusate ma tengo pure io nÕoperazione importante! (entra in bagno) Anche io di solito comincio dal di fuori, rauno tutto cos e mi porto tutto nel di dentro .. questo � il mio modo di evacuare! (esce in bagno a destra)

ISABELLA : (le d‡ un bacio) Sei bellissima!

MARISA : (innervosita) Ma non mi calcola nessuno in questa casa!! (escono a sinistra in camera loro)

Scena 11

ROSARIA : (esce con un secchiello dÕacqua e va verso la porta dÕingresso, si affaccia allÕesterno) Buongiorno mastu Giann’! Ecco lÕacqua!

GIANNINO : (voce) Buongiorno signora Ros‡, posate pure l‡, grazie.

ROSARIA : (mentre entra il marito che sullÕuscio � immobile innervosito sentendola parlare) Gradite un caffŽ, un tŽ?

GIANNINO : (c.s.) No grazie É

ROSARIA : Una birra fresca fresca?

GIANNINO : (c.s.) No grazie, non � oraria!

ROSARIA : UnÕaranciata, un chinotto?

GIANNINO : (c.s.) Fate conto che ho accettato, veramente ..

ROSARIA : Volete un p— di É

GIANNINO : (urlando) Nun voglio niente!

MARIO : (allÕurlo Mario con le braccia conserte in attesa della moglie) Sei contenta? Quando te lo dico io É vai in cucina e nÕasc’ miezo, nÕasc’ miezo! (esce Rosaria a sinistra) Nooo, ma io la cambio, cambio a lei e cambio pure la porta!! (siede al pc mentre esce Gigino)  UŽ fra Gig’ proprio voi cercavo .. (Gigino si spaventa) vi volevo far vedere questo. Che ne dite va bene per un sei per tre?

GIGINO : Veramente non saprei .. non sono un portento in matematica É

MARIO : Ma che avete capito. Io parlavo dei manifesti grandi, si chiamano sei per tre, si tratta di manifesti elettorali ..

GIGINO : Mi dispiace ma non mi occupo nŽ di politica nŽ tantomeno di pubblicit‡!

MARIO : FraÕ Gig’, io un consiglio stavo cercando É tutto qua.

GIGINO : Ma voi siete proprio sicuro di volervi candidare?

MARIO : Sicurissimo! Vedete, io per una vita intera mi sono nutrito abbastanza e ho mangiato pane e politica!

GIGINO : Direi piœ pane che politica!

MARIO : Una vita intera sempre allÕopposizione tra tutti i governi che si sono succeduti. Da sempre rivoluzionario e non vi nascondo che, da generale, ci stava scappando anche un colpo di stato. (Pausa) Si, per— mi sono calmato. A dire il vero mi hanno fatto calmare. Sono passato nella maggioranza.

GIGINO : Ah, vi siete venduto?

MARIO : Mai! Loro pensano di avermi comprato ma le idee quelle sono e resteranno tali vita natural durante.

GIGINO : Sar‡ ma io non ci credo. Una volta seduti in Parlamento si cambia e si cambia in peggio.

MARIO : (prende il trono sul fondo della scena e lo posiziona al centro del palco) Giolitti diceva che il miglior sedativo per sedare le smanie rivoluzionarie consiste in una poltrona ministeriale che trasforma un insorto in un burocrate.

GIGINO : E teneva ragione Giolitti!

MARIO : Si, ma non ero ancora nato allÕepoca e noon tutti riescono a non farsi condizionare da unÕinfima poltrona. (siede sul trono e cambia tono di voce) LÕappalto! Siete venuto per lÕappalto?

GIGINO : Ma quale appalto?

MARIO : (rialzandosi, confuso) No, niente, niente, devÕessere stata É (si risiede) ÔE sorde, mÕata d‡ Ôe sorde!!!

GIGINO : Io? Don MaÕ, ma che vi afferra?

MARIO : (si rialza, mettendo le mani alla testa) Non lo so, sar‡ questa É mi gira un poÕla testa!!

GIGINO : E sedetevi! Sedetevi un poco qua! (lo fa risiedere sul trono)

MARIO : No! No! (siede e lo tiene a sŽ) Ma voi state ancora qua? MÕata d‡ Ôe sorde!!!

GIGINO : (cercando di liberarsi) Ancora? Ma io sono un uomo di chiesa É

MARIO : E la chiesa � ricca!

GIGINO : (c.s.) Ma io sono frate, sono povero!

MARIO : Ed � sui poveri che bisogna puntare É toglierci tutto quello che tengono!

GIGINO : (c.s.) Ma i poveri tengono poco e niente!

MARIO : S’ ma ne sono tanti É tantissimi!!! E aumentano sempre di piœ!

GIGINO : (liberandosi, lo rialza) Ma vuie nun state buono! V— fa Ôo politico, voÕ fa!

MARIO : (ancora sconvolto) A proposito, marted’ tengo pure il discorso elettorale .. lo devo preparare É sedetevi un poco vicino a me per favore e dateme na mano.

GIGINO : Per quello che vi posso aiutare ..

MARIO : Avete fatto le scuole?

GIGINO : Sissignore!

MARIO : E allora che problema ce sta!? Io pure sono preparato É

GIGINO : E questo Ž il problema, vedete.

MARIO : Come sarebbe?

GIGINO : La politica � piena zeppa di persone preparate. Dottori, medici, avvocati che con tutto il rispetto se facessero bene il loro mestiere difficilmente entrerebbero in politica. Comunque questo � un mio pensiero e me lo tengo per me. Il linguaggio chiamato, appunto, politichese � un linguaggio creato appositamente. Loro tengono proprio chi ci scrive questi discorsi fatti di tutti questi verbi, di tutti questi avverbi, di tutto questo parlare che poco si capisce ma che � funzionale .. Ôe pavano positamente e profumatamente .. e loro scrivono, scrivono ..

MARIO : Mi volete dire che vi dovrei pagare?

GIGINO : Ma assolutamente, questo era per dire che se ci mettiamo io e voi a scrivere un discorso politico alla gente arriver‡ poco o niente. E non perchŽ la gente � ignorante .. assolutamente .. e solo che � gente abituata a quel modo di parlare!

MARIO : E quindi, secondo voi, chi mi dovrebbe scrivere il discorso? Un ignorante?

GIGINO : Non certo uno ignorante ignorante, ma uno che ha studiato meno É lo scriverebbe senzÕaltro meglio di noi.

MARIO : E voi a chi state pensando.

FRANCUCCIO : (esce dal bagno) ÔOn MaÕ� finita la carta iggienica!

GIGINO : (guarda Mario, guarda con Mario verso il pubblico) Igienica, no iggienica! Igienica, si scrive con una G.

FRANCUCCIO : Ma perchŽ tu sai io comme scrivo  ÒigienicaÓ?

GIGINO : Si capisce da come lo dici É hai detto iggienica!

FRANCUCCIO : Va buoÕ.. comunque Ôon MaÕ � fernuta Ôa carta. (posando il rotolo finito sullo scrittoio)

MARIO : Don Francœ accomodatevi qua per favore, mi serve un piacere É

FRANCUCCIO : Ma, non saprei .. io frate sono.

MARIO : Datemi una mano É

FRANCUCCIO : Ecco a voi É (porgendogli la mano e sedendosi)

MARIO : (stringendogli la mano) Ma no .. io dicevo .. aiutatemi a buttare giœ qualcosa!!

FRANCUCCIO : E che ci vuole!! (con la mano butta a terra i soprammobili che sono sullo scrittoio)

MARIO : (mentre Gigino raccoglie da terra) Ma che fate? Io intendevo dire É voi, voi come partireste?

FRANCUCCIO : Ah, come partirei? Io parto sempÕ coÕa primma (facendo il gesto del cambio in auto)

MARIO : Ma non con la macchina! Io dicevo come iniziereste un discorso elettorale!

FRANCUCCIO : Ahh, ma non saprei, io frate sono É 

GIGINO : Quello che vi viene É

FRANCUCCIO : Non soÉ innanzitutto partirei con ÒCari elettori É

MARIO : E scrivete, scrivetelo direttamente!

FRANCUCCIO : Qua? Gi‡ sta impostata la situazione?

MARIO : S’, vi ho gi‡ aperto la pagina .. scrivete Cari ..

FRANCUCCIO : (scriocchiola le dita a moÕ di pianista, le riscalda e le prepara alla scrittura) Si, si .. � Ôa C É Ôa C É nun Ôa trovo ..

MARIO : Non la trova?

GIGINO : Sta qua, vedi ..

FRANCUCCIO : Cari É Caaa É la A .. add— sta Ôa A .

MARIO : A a É ahhh

GIGINO : Sta qua ..

FRANCUCCIO : A R a R nun Ôa trovo a R ..

GIGINO : Nun ce sta .. Ôa R

FRANCUCCIO : E comme se fa?

GIANNINO : (sulla porta) AzzÕ Ôon MaÕ, ve site fatte sti dattilografi! Me saÕ che peÕ quandÕ� pronto stu discorso soÕ passati i cinche anne eÕ legislatura.

MARIO : Fra Gig’, faciteme Ôo piacere, sostituitelo voi!

GIANNINO : (appoggiando le mani sullo schienale del trono cambia il tono di voce a moÕ di commentatore sportivo, mentre i due si danno il cambio come dei giocatori di calcio dopo una breve fase di riscaldamento) Ecco la sostituzione tanto attesa. Dopo un primo tempo alquanto in ombra esce Microsoft ed entra Macintosh .. vediamo intanto i giocatori che si stanno preparando É

FRANCUCCIO : (a Giannino) Mister, me vaco a fa Ôa doccia o mÕassettÕ in panchina?

GIANNINO : (annusandolo a distanza) VattÕa fa a doccia che � meglio!

MARIO : (mentre Francuccio siede sulla poltroncina di destra) Mastu Giann’, e per cortesia É 

GIGINO : Io ci provo ma non � che io sia una gazzella a scrivere ..

GIANNINO : (avvicinandosi al pc) E su questo non avevamo dubbi ..

MARIO : Francœ andiamo avanti! Cari elettori ..?

FRANCUCCIO : (si alza) Cari elettori e care elettrici ..

GIANNINO : (alle spalle di Gigino, ridendo fragorosamente) Ah ahahahha!! Ha scritto É cavi elettrici?

GIGINO : Ma non io .. forse � stato il correttore nel computer!!

GIANNINO : AhŽ va bu— .. m— si dice cos’!

MARIO : Mastu Giann’ e per quanto vi prego .. pensate a Ôccunci‡ sta porta! (lo manda verso la porta)

FRANCUCCIO : Posso continuare? (afferra lo schienale del trono imposta la voce a moÕ di duce, mentre Mario ne imita la postura) Voi votate per me ed io voter— per voi (stacca le mani dal trono e torna in sŽ)

MARIO : Che cÕentra questo!

FRANCUCCIO : Non lÕha mai detto nessun politico sta cosa!

MARIO : E per forza .. non potrebbe mai succedere

GIGINO : Ma perchŽ quello che dicono loro, in genere succede?

MARIO : Ma questo non � proprio credibile, io un voto solo tengo da dare É

GIANNINO : (ridendo) Ma perchŽ voi quanti voti pensate di prendere?

MARIO : Mastu Giann’ .. Ôa porta! (colpisce piœ volte lo scrittoio innervosito)

GIANNINO : Hanno bussato? (esce)

MARIO : Ma p— che significa .. voi votate per me ed io voter— per voi ..

FRANCUCCIO : Uno scambio di favori ..

GIGINO : é il voto di scambio.

FRANCUCCIO : SÕ� semp fatto.

MARIO : Non mi piace e non va bene.

FRANCUCCIO : Va bŽ, allora .. vuol dire che ci adegueremo alla massa. Io lo facevo per farvi osare É

GIGINO : Ma lui non osa .. non osa!

MARIO : Ma non mi piace, non va bene!!

FRANCUCCIO : Voi votate per me .. lÕhai scritto?

GIGINO : Si, si.

FRANCUCCIO : (riappoggiandosi sul trono rif‡ la stessa scena) Ed io far— di questa casa la vostra casa É

MARIO : Ma perchŽ?

FRANCUCCIO : Ma perchŽ no?

MARIO : PerchŽ non mi va di tenere gente estranea in casa mia É

FRANCUCCIO : E allora come volete mettervi al servizio della gente.

MARIO : Ma nessuno lo fa É lo devo fare io?

FRANCUCCIO : E voi come vi volete distinguere? Voi non osate É

GIGINO : Non osa, non osa.

MARIO : Lasciate perdere, non siete in grado É (chiudendo il pc)

FRANCUCCIO : Sentite ma io frate sono!!!

Scena 12

GIANNINO : Don MaÕ .. ci sta un Maria De filippo che desidera entrare che faccio, lo faccio passare?

MARIO : Chi �? Ah, � venuto É (urlando) Rosaria! (a Gigino) Chiamate le ragazze .. Rosaria, Monica É

ROSARIA : (entrando con Suor Veronica) é il giovanotto che ha invitato Marisa?

SUOR VERONICA : Quello della televisione?

ROSARIA : Fratelli, aiutatemi a sistemare casa! (Gigino e Francuccio cacciano lo scrittoio e lo sgabello fuori scena, Rosaria e Veronica sistemano il divanetto sulla destra ed il trono sulla sinistra come a ricreare lo studio di uomini e donne, nel frattempo le ragazze sono uscite ed entrate in scena tre volte facendo cambi di accessori)

La scena si conclude con i tre frati e la suora schierati dietro al divanetto e marito e moglie affiancati a loro.

MARISA : (entrando con Isabella) Allora? Ha accettato lÕinvito?!

Musica di ÒCÕ� posta per teÓ con Giannino che vestito da postino entra dal fondo della sala. Terminato lo stacchetto.

GIANNINO : Si Marisa .. il signor Maria De filippo ha accettato lÕinvito!!

Musica di ÒUomini e donneÓ su cui entra Antonello, sempre dal fondo della sala che dispensa rose e baci agli spettatori. Una volta salito sul palco, Antonello siede sul trono, mentre Giannino si piazza a terra davanti a lui e lo riprende con una finta telecamera.

MARISA : Ciao Antonello.

ROSARIA :Ma che bel ragazzo .. e che bel nome Antonello .. siamo molto lieti di conoscerti ma non ti conosciamo molto bene É che ne diresti di parlarci un p— di te, di quello che fai, da dove, vieni É(Mario si innervosisce e Isabella lo calma)

MARIO : Ros‡!!! ÔO stai uccidendo a stu guaglione É

ANTONELLO : (con accento milanese) Grazie Maria É

GIANNINO : Non cÕ� Maria É guarda in camera! (tenendo in spalla la finta telecamera, Antonello si alza e va in camera da letto delle ragazze) Ma add— � ghiuto?

FRANCUCCIO : A cercare Maria?

GIGINO : (a Suor Veronica) Ma chi Maria?

SUOR VERONICA : (indicando Giannino) Lui ha detto Maria ..

ROSARIA : E la cerca in casa mia?

MARISA : E per giunta in camera mia?

ISABELLA : Quella � anche camera mia.

ANTONELLO : (rientrando) UŽ! Ma dovÕ� la Maria!

MARIO : Qui non cÕ� nessuna Maria! E non vi permettete piœ di entrare nella camera delle ragazze senza permesso.

ANTONELLO : (a Giannino) UŽ tipo, � colpa tua.

GIANNINO : Mia? Io ho detto non cÕ� Maria ..

ANTONELLO : E poi hai detto .. vedi in camera ..

GIANNINO : Ho detto guarda in camera!

ANTONELLO : E non � la stessa cosa?

GIANNINO : (si avvicina minacciandolo, sempre fingendo di avere la telecamera in mano) Ho detto .. guarda in camera É la vedi, la telecamera .. sulla spalla mia .. � finta ma nu poco Ôe immaginazione É

ANTONELLO : E non avevo capito.

GIANNINO : Secondo te che stongo a fa a tre ore .. Ôe pose Ôe body buiding? M— sei pronto .. e ghiamme bellÕ, i‡. (imbraccia nuovamente la telecamera) AspŽ .. (guarda la telecamera e pulisce lÕobiettivo) il tappo!! Andiamo ..

ANTONELLO : InnanzituttoÉ

GIANNINO : AspŽ, aspŽ .. (facendo ripetutamente il gesto dellÕombrello) Chesta se Ôncaglia sempre!!!

MARIO : (gli si avvicina e con fare brusco gli sistema il braccio) Basta allentare la farfalla!!

GIANNINO : No, chella � essa che mÕallenta a me!

ANTONELLO : Vado? (dopo un gesto di assenso) Innanzitutto, buon pomeriggio a tutti É

FRANCUCCIO : é mezzogiorno ..

ANTONELLO : Io sono Antonello ..

GIANNINO : Un Maria De filippo ..

ANTONELLO : Ho 24 anni ..

GIGINO : ÔA na coscia ..

ANTONELLO : Quasi 25 ..

FRANCUCCIO : A chellÕata coscia!

ANTONELLO : E sono qui per É MMMMarisabella!

MARIO : (a Rosaria) Ma non era qui per Marisa?

ROSARIA : S’, per Marisa!

MARIO : E quello ha detto Isabella! (ad Antonello) Per chi sei venuto tu?

ANTONELLO : Ma per lei .. per MMMMarisabella!

MARIO : Hai visto, � venuto per Isabella!

ROSARIA : Ma nossignore! é qui per Marisa!

GIANNINO : Aspettate, m— verifichiamo subito. Allora Antonello, con chi vuoi ballare?

ANTONELLO : Ma con lei .. (si alza) con MMMMarisabella! (prende per mano Isabella)

MARIO : Hai visto? (gli si avvicina, gli stacca la mano da Isabella) Lei � Isabella, Marisa � lei! (gli d‡ la mano di Marisa) TiŽ, e m— balla! (a Rosaria) Hai capito? MMMMarisabella e accuss’ se pigliava tutta la confezione famiglia!!

Inizia la musica che � travolgente e il ballo fa scatenare Antonello che dopo aver accennato i primi passi con le sorelle, balla da solo per pochi istanti ricevendo voti scarsi dai frati che hanno in mano delle palette. Poi parte la samba che vede protagonisti i tre frati che iniziano un trenino passando sotto un arco creato dalle braccia delle due sorelle al centro della scena dove FraÕ Tommaso resta incastrato essendo lÕultimo. Poi parte un twist ed � la volta di Suor Veronica che conquista il centro della scena mentre tutti ballano intorno tranne Mario che per— al nuovo cambio di musica trascina Rosaria in un rock scatenato. Infine il break di Giannino fa esaltare tutti, soprattutto i monaci che con le palette danno tutti 10.

GIANNINO : (riprende il suo posto col fiatone) Grazie, grazie, troppo gentili. Ma torniamo a noi, oggi siamo qui per Antonello!!!

TUTTI : (tranne Rosaria e Marisa) PRRRRRRRR!!  (un bel pernacchio fragoroso)

ANTONELLO : (dopo aver mostrato la sua faccia da ebete, scatta preso dallÕira) Maria ora basta. Sono offeso abbastanza perci— adesso mi alzo e vado via É andr— a parlare con la redazione di tutto questo É

GIANNINO : Ma add— vai? Siediti che stimo scherzando. E vedi di non fare brutte figure con Marisa.

ANTONELLO Ma io � per lei che sono qui. (si alza e non guardando afferra Rosaria) Dai Marisa É che non vedo lÕora di farmela con te É

ROSARIA : Uh Gesœ!

MARIO : Ma che cosa?

ANTONELLO : LÕesterna!

MARIO : Ma quale esterna? Ma nun vide che nun � Marisa?

ANTONELLO : Oh, pardon! Non mi ero accorto mica! (risiede sul trono)

MARIO : E fai attenzione! (a Rosaria) E tu? NÕce Ôo dicive che sÕera sbagliato É

ROSARIA : ÔA verit‡? Nun vulevo asc’ miezo!

MARIO : Guarda nu poco É

ROSARIA : (a Suor Veronica, sottovoce) SÕ� ingelosito don Mario .. (ridendo)

SUOR VERONICA : Shh!! Bisogna buttare la pasta É

MARIO : (a Rosaria) Hai sentito? Vai a buttare la pasta che si � fatto tardi. Anzi m— la buttiamo insieme la pasta É (escono a sinistra, in cucina)

SUOR VERONICA : Fratelli ritiriamoci in preghiera nelle nostre stanze e lasciamo che i ragazzi si conoscano meglio ..

FRANCUCCIO : Certo sorella! Prego fratelli! FraÕ Tommaso guidaci tu! (escono a destra, nella loro stanza)

GIANNINO : Allora mando i consigli per gli acquisti?

SUOR VERONICA : Si, si. I ragazzi avranno tante cose da dirsi. (esce a sinistra)

MARISA : (guardando Antonello perplessa) Ma perchŽ, tu mi devi dire qualcosa?

ANTONELLO : Io? No!

MARISA : Allora, musica?

ANTONELLO : E vai! (al collo hanno delle cuffie che infilano e ballano)

Scena 13

Giannino posa la telecamera e siede sul trono ma si rialza subito come colpito da una scarica elettrica. Poi lo guarda si risiede e fa la stessa scena. Poi infine siede e si galvanizza, mette una gamba sullo schienale e fa la posa a moÕ di tronista. Quando siede parla milanese, quando si alza torna ad essere Giannino.

GIANNINO : Ehi É questo trono tronizza, yeh!!

ISABELLA : (a Giannino) Ma lo sa che ha un futuro nel mondo dello spettacolo?

GIANNINO : (sul trono) Un futuro? Forse un passato vorr‡ direÉ (si alza) anche se non si vede, non sono piœ un giovanotto.

ISABELLA : Ma se � giovanissimo!

GIANNINO : Sono cresciuto molto in fretta e quando parlo di futuro penso solo a mio figlio.

ISABELLA : Vostro figlio? É separato?

GIANNINO : (siede sul trono) Siii, separato! Ma di solito dopo che dico di avere un figlio la prima domanda che mi fanno � sposatoÉ non di certo separato!

ISABELLA : Sesto senso.

GIANNINO : (seduto sul trono capisce e si esalta) E lei? Fidanzata?

ISABELLA : Noooo e non potrei. (indicando la mano che � legata alla sorella) Penso che lei abbia gi‡ capito. A qualcuno invece bisogna ancora spiegarlo. (indicando  Antonello)

GIANNINO : Ma non siamo tutti uguali .. (si risiede e mettendo una mano nei capelli imita il gesto di Antonello) .. per fortuna! (il gesto verr‡ fatto in contemporanea anche da Antonello)

ISABELLA : Ma quanti anni ha?

GIANNINO : Quarantadue!

ISABELLA : Ma non lei .. suo figlio.

GIANNINO : (alzandosi) Mi scusi, otto!

ISABELLA : E come si chiama?

GIANNINO : (si risiede, si prepara ed � pieno di seÕ) Gian-ni-no!

ISABELLA : (ridendo) Ma non tu!!!! Cio� volevo dire non lei!

GIANNINO : (rialzandosi) No no va bene il tu ..  Angelo!

ISABELLA : (emozionata, si alza) Angelo!

GIANNINO : (si risiede) Angelo .. � il nome di mio figlio!!

ISABELLA : (delusa, si risiede) Ohhh!

MARIO : (entrando ad alta voce) Siamo pronti!

ANTONELLO : (si sposta le cuffie) Siamo in onda? é finita la pubblicit‡? (rientrano anche i monaci e suor Veronica che va direttamente in cucina, i due continuano a ballare)

GIANNINO : Ultimo spot e se permettete � personale. ÒPer i mobili e i pensili del tuo cucinino, se scassa na porta, tu chiamma a GianninoÓ.

GIGINO : BellÕa Giannino.

MARIO : Giann’ ma per caso tenete uno slogan fresco fresco pure per me?

GIANNINO : Come no, ci pensavo pocÕanzi. Sentite qua É ÒSe non vuoi sbagliare niente sulla scheda elettorale, metti una croce e scrivi affianco Mario Lizia generaleÓ.

FRANCUCCIO : Ma voi non siete un falegna É me (col piegamento)

GIANNINO : E quante volte ve lo devo di É re?! (lo imita, poi tutti e tre col piagamento) Dottore in legno. (ridono, e ridendo ridendo i tre monaci vanno in cucina uscendo a sinistra)

MARIO : Rimanete con noi É

GIANNINO : No, ma che dite ..voi siete in famiglia É

MARIO : E che significa?

ISABELLA : Restate per favore, ne sarei felice É

GIANNINO : E va bene. Se me lo dite cos’ .. rimango. (le ragazze escono a sinistra)

MARIO : Ah, bravo a Giannino! Ros‡ aggiungi un posto a tavola che cÕ� Giannino in piœ. (esce a sinistra)

GIANNINO : AntonŽ ..

ANTONELLO : (sposta le cuffie) é arrivata la Maria?

GIANNINO : Ma quaÕMaria, tu sei qui per Marisa.

ANTONELLO : E dovÕ� andata? é uscita con la sorella mano nella mano, � veÕ.. si ma m— che ci fidanziamo in casa taaaaac, la mano la deve dare a me taaaaaac!

GIANNINO : AntonŽ non ci pensare, se tu rimani nel tuo mondo non avrai mai problemi, siente a nu fesso.

ANTONELLO : E che soo fesso io?

GIANNINO : No tu, ho detto .. siente a nu fesso che sarei io.

ANTONELLO : E appunto! Mica sono un fesso che ascolto a un altro fesso?

GIANNINO : Ma che cÕentra. Songo io oÕ fesso in questo caso perci— ti ho detto, sientÕa nu fesso, che sarei io, no?

ANTONELLO : Non mi � chiaro.

GIANNINO : Non � facile AntonŽ ti capisco .. il problema � Milano, la nebbia. E con tutta la nebbia che ti sei tirato � difficile vedere con chiarezza. Io mi lavo un attimo le mani É stattÕaccorto Ôa telecamera peÕtramente  (indica dove sta la telecamera immaginaria ed esce a sinistra)

ANTONELLO : Ghe pensi mi. Tranquillo, la controllo io ..  stai sereno (in posa verso la telecamera immaginaria) Buon pomeriggio a tutti, sono Antonello e ho 24 anni, quasi 25, vengo dalla provincia di Milano, Segrate per la precisione, e sono contento di essere qui da Maria per conoscere e farmi conoscere. Tu non mi devi parlare cos’ perchŽ noi non ci conosciamo ed � inutile che strilli perchŽ tanto non ascolto le persone false ed ipocrite come te. LÕho detto anche in redazione che con te É (si accorge di Luca che intanto � rientrato)

GIANNINO : AntonŽ, ma cu chi stai a parl‡ ..

ANTONELLO : No, con nessuno. Mi stavo allenando É

GIANNINO : AntonŽ secondo me a Milano tu Ôe i cammenanno co Ôa mascherina! Iamme a mangi‡!

ANTONELLO : Andiamo da Maria?

GIANNINO : Iamme add— Maria É iamme add— chi vu— tu!

Scena 14

Si sentono voci e risate provenire dalla cucina per circa 15 secondi poi un forte rumore di rottura di piatti.

MARISA : (voce) Basta!! Lui deve sapere. (entrando con la sorella) Noi siamo cos’!

ANTONELLO : (entrando) Ma cos’ come?

MARISA : Cos’, cos’ (mostrando le mani unite) ma non vedi, non capisci? Vattene AntonŽ .. (urla) vattene!

ANTONELLO : Ma io non capisco É (a Giannino che li ha seguiti, mentre gli altri membri della famiglia e i monaci sono sullÕuscio della cucina) � vera sta cosa o stiamo girando e dobbiamo fare finta?

GIANNINO : AntonŽ, la telecamera Ž spenta!

ANTONELLO : Allora � vero? (si avvicina a Marisa) Mari ..

MARISA : Stai ancora qua?  (esce) Ho detto che te ne devi andare .. esci fuori .. (lo spinge verso lÕuscita)

ANTONELLO : E vieni pure tu ..

MARISA : Ma a fare che?

ANTONELLO : LÕesterna!

MARISA : (urla) Vattene!! (lo spinge verso lÕuscita ed Antonello sbatte la porta)

GIANNINO : (va verso di lui, e poi esce) Chiano .. che io m— lÕaggio accunciata! (gli altri che erano sulla porta rientrano ed escono di scena)

ISABELLA : Meglio cos’! (le d‡ un bacio) Sono fiera di te!

MARISA : Meglio cos’? Sono fiera di te! Ma che ne sai tu? Che ne sai cosÕ� meglio per me? Sono stufa delle tue attenzioni .. sono stanca delle tue tenerezze! (si pulisce il viso) Sono stanca di questa mano, di questo braccio, di questa spalla .. sono stanca di te!!! Condannata per chiss‡ quanto tempo a vivere attaccata a te! Io voglio di nuovo essere libera, voglio godermi la mia libert‡, la mia femminilit‡, la mia vita. Se non lÕavessi mai conosciuta, se fossimo state unite dalla nascita, se avessi vissuto da sempre insieme a te, sarebbe stato tutto diverso, non avrei mai vissuto diversamente e mi sarebbe sembrato tutto assolutamente normale. Ma non � andata cos’. Mi hai conosciuto tardi e mi hai legato a te per troppo amore, per troppo bene non lo so É ma non ha importanza perchŽ adesso io .. io voglio farlo É (vede la borsa di Giannino a terra) .. io voglio É (prende lÕaccetta dalla borsa e la alza mentre la sorella le blocca la mano)

ISABELLA : Lascia .. lo faccio io É lascia É lascia lÕascia .. lascia lÕascia É (escono in bagno a sinistra) Ahhhahhhahah (un forte urlo)

FraÕ Tommaso esce con passo deciso dalla porta della cucina ed entra in bagno e si sentono delle urla atroci. Tutti si precipitano verso la porta del bagno. Mario e Rosaria cercano di aprire ma non riescono. Giannino sposta il trono nella posizione centrale. Gigino fa uscire il divanetto e Francuccio resta allibito a guardare la scena. La porta si apre ed esce FraÕ Tommaso che prende per mano Isabella, indirizzandosi verso lÕuscita.

SUOR VERONICA : (lo blocca) No .. ti prego lasciala. Prendi me! (si inginocchia, urlando) Prendi me! (FraÕ Tommaso la evita e va verso lÕuscita)

MARIO : FraÕ Tomm‡ ma dove la portate? (tenta di avvicinarsi, ma il frate con le cinque dita della mano aperta in direzione di Mario lo blocca e niente pu— malgrado lo faccia con tutte le forze, Rosaria gli � vicino)

SUOR VERONICA : Fermo! (lo strattona e cade ai suoi piedi) Ti prego É vengo io con te!

TOMMASO : Avresti dovuto farlo prima!

SUOR VERONICA : Avevo voglia di vivere .. ora non piœ. Ti prego, non portarla via, hai vinto tu.

TOMMASO : Appunto, ho vinto io! (la sposta ed esce in fondo)

SUOR VERONICA : Nooo! Lascialaaa! (in ginocchio, si dispera)

GIANNINO : (prende il secchio con la colla e ci immerge le mani dentro) IsabŽ non temere. Dammi la mano che non vai da nessuna parte!

ISABELLA : Sarebbe stato bello!

GIANNINO : Questa � colla a presa rapida! Tu non te ne vai .. non te ne devi andare!

Giannino le d‡ la mano e cerca di tenerla a sŽ con tutta la forza ma non ce la fa .. viene condotto allÕuscita e finanche quando i due escono lui resta per qualche secondo sullÕuscio facendo forza e quando rientra col braccio teso lÕamara sorpresa: lei non cÕŽ.

ROSARIA : (entra in bagno ed urla) Ahhhhh!!

MARIO : (entrando con lei) No, noooo!! Isabellaaaaaa!!

Giannino mette le mani in testa che gli restano incollate ed esce mentre Suor Veronica � in ginocchio con le mani sul viso si alza e va anche lei in bagno Esce dal bagno Mario che ha in braccio Marisa che ha unÕasciugamani insanguinata sulla mano.

MARIO : FraÕ Gig’ datemi una mano. Marisa � ancora viva! Ho la macchina fuori, corriamo in ospedale ..

GIGINO : Presto, presto! (escono in fondo)

ROSARIA : (piangendo, solo voce) Isabella!

Francuccio guarda la scena dallÕuscio del bagno inorridito e va verso il centro del palco a riprendere la sedia dove si rimette a dormire col plaid addosso.

Scena 15

Le luci si abbassano fino al buio totale ed in scena cala un crocifisso in fondo al centro che trasforma la casa in un monastero.

Quando si illumina il palco nuovamente Francuccio � seduto sulla solita sedia e Giannino che lo visita al suo fianco, stavolta nella parte del dottore.

Sulla destra del palco Tommaso � seduto con la benda su un occhio e Gigino che � in piedi al suo fianco gliela sistema.

GIGINO : (mentre Giannino si avvicina ai due) UŽ dott— allora?

GIANNINO : Non cÕ� troppo da fare. Dobbiamo solo attendere la fine.

TOMMASO : Sta soffrendo?

GIANNINO : Gli ho fatto un antidolorifico. Ora si � riaddormentato.

GIGINO :  Speriamo che almeno la morte sia clemente con lui.

GIANNINO : PerchŽ? La vita non lo � stata?

GIGINO : Per niente! Sin dalla nascita purtroppo É dovete sapere che lui aveva un siamese É

GIANNINO : Ah, un gattino?

GIGINO : Ma quaÕ gattino?

GIANNINO : Il siamese!

GIGINO : Io dicevo un siamese É un fratello siamese!

TOMMASO : Fratello gemello!

GIGINO : E per salvarne uno dovettero sacrificare lÕaltro É

TOMMASO : Brutta cosa!

GIGINO : Penso che una parte di lui se ne sia andata col fratello, perchŽ di questa vita non si � goduto proprio niente!

TOMMASO : Era un burbero!

GIANNINO : Antipatico?

TOMMASO : Non rideva mai!

GIGINO : (mentre Giannino si china a rimettere il camice in borsa) Non ha mai detto dove stavano attaccati lui e il fratello ma io ho visto dei segni dietro la sua schiena .. penso che devono averli staccati da qua dietro fino a venire qui av É (toccando la schiena di Giannino)

GIANNINO : (si rialza di scatto) E no no .. non mi dite niente ma queste cose mi fanno impressione É

GIGINO : Ma voi non siete medico?

GIANNINO : Si ma non cÕentra É comunque adesso vi saluto e per qualsiasi cosa fatemi sapere! (esce accompagnato da Tommaso mentre Gigino fa una carezza a Francuccio che si sveglia)

FRANCUCCIO : No! No É no! No, IsabŽ .. no!!

GIGINO : Fra Tommaso, fraÕ Tomm‡ .. venite qua! (Tommaso rientra) Ci risiamo unÕaltra volta É fratello, fratello caro É

FRANCUCCIO : é tuttattaccata!

GIGINO : S’, s’ .. � tuttattaccata!

TOMMASO : Ma che cosa?

GIGINO : Forse la bocca .. la tiene tutta impastata ..

TOMMASO : Saranno le medicineÉ

GIGINO : Anche .. purtroppo sono brutti mali É

TOMMASO : Ma chi � tuttattaccata?

GIGINO : Ma non lo so, Ž da qualche giorno che tiene questa fissazione É (a Francuccio) Fratello, siete sveglio era solo un brutto sogno ..

TOMMASO : Un incubo!

FRANCUCCIO : (vede Tommaso) Uh, mamma mia .. Fra Tommaso .. quello ci vede

GIGINO : E allora non ci vede? A un occhio solo ma ci vede .. non vi ricordate? Si � fatto lÕoperazione É

TOMMASO : La cataratta!

FRANCUCCIO : In day hospital? E chi lÕha operato mastu Giannino?

GIGINO : Mastu Giannino?

FRANCUCCIO : Il dottore in legno É dovevate morire voi!

TOMMASO : UŽ ..

GIGINO : Ma che dite?

FRANCUCCIO : Tuttattaccata É io cÕero. Ho visto tutto!

GIGINO : Era un incubo.

FRANCUCCIO : Il suo corpo giaceva in bagno in un lago di sangue e nessuno ha potuto fare niente. Tu hai portato via la sua anima É tu sei la morte.

GIGINO :  Non lo contraddite fratello, sono le sue ultime ore É

FRANCUCCIO : Lui non � Fra Tommaso .. lui .. lui � la morte!

TOMMASO : Ma chi, io?

FRANCUCCIO : (per il bavero) Ridammi tuttattaccata perchŽ proprio a lei?

GIGINO : Portiamolo di l‡! Prendigli la mano che io lo tengo.

FRANCUCCIO : (spaventato perchŽ Tommaso lo prende per  mano)  Dove andiamo?

GIGINO : Niente paura! Vai co Fra Tommaso ..

FRANCUCCIO : Io non tengo paura! Andiamo da É tuttattaccata?

GIGINO : Sissignore vai É

FRANCUCCIO : Grazie Tomm‡ .. (a Gigino) E tu?

GIGINO : Vengo pure io!

FRANCUCCIO : No, tu che vieni a fare, tu stai bene .. te la saluto io a tuttattaccata.  Ciao Gig’, Ci‡ É (escono Tommaso e Francuccio)

I rintocchi di una campana accompagnano fraÕ Gigino che con le mani giunte fa dei passi fino a giungere di fronte al crocifisso dove si inginocchia in preghiera.