Tutti i nodi vengono al pettine

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TÖC I GROP I VE AL PETEN

                                            

TUTTI I NODI VENGONO AL PETTINE

Titolo originale: "Töcc i gróp i ve al pèten"

Trattasi della storia di Franco Tavelli, sindaco di un anonimo paese e affermato architetto, dipendente dell'impresa edile Valdo. Franco è costretto a lottare contro i tentativi di pressione, da parte dello stesso datore di lavoro, il dottor Valdo. Quest'ultimo vorrebbe aggiudicarsi facilmente con l'aiuto del sindaco, l'appalto per la costruzione delle scuole nuove del paese. Non solo, per l'opinione pubblica ciò diventa un chiaro conflitto d'interesse, dal quale Franco vuol prendere le distanze. Franco subirà anche un tentativo di corruzione da parte dell'impresario Ravizzoni, proprietario della ditta concorrente, il quale subendo il rifiuto del sindaco, si vendicherà con l'aiuto di un'avvenente giornalista la quale metterà sulla propria testata giornalistica, lo scandalo per la corruzione del sindaco Franco Tavelli. Riuscirà quest'ultimo a uscire dal ginepraio?

Fanno da divertente cornice i simpatici genitori di Franco, la figlia Elena, l'amica Cecilia, e altri personaggi che man mano compariranno e faranno parte della storia.

 

Commedia in tre atti

Di Guglielmo Antonello Esposito

Titolo originale (Töcc i gróp i vé al pèten) Codice SIAE  N° 866179A

Personaggi:

Architetto Franco Tavelli.                                   Sindaco del paese.

Giulio Tavelli.                                                          Padre di Franco.                                   

Anna.                                                                        Madre di Franco.                                  

Elena.                                                                        Figlia di Franco.    

       

                        

Cecilia.                                                                       Amica di famiglia.                                   

Dottor Valdo.                                                           Principale di Franco.                           

Renzo.                                                                       Figlio del Dottor Valdo.                            

Signorina Matilde.                                                 Vicina di casa.                                       

Signorina  Jessica.                                                 Pubblic Relation.              

                     

 

Signor. Baldanzoni.                                                Commissario di polizia.       

Il Fotografo.                                                              Complice della Signorina Jessica.

PRIMO ATTO

(ai giorni nostri, un sabato mattina)

Scenografia: salotto di casa Tavelli

Scena 1a

Giulio è seduto al tavolo, legge il giornale mentre la moglie Anna prepara il caffè canticchiando.

Anna: Tieni. Serve la bevanda. Un buon caffè prima di iniziare la giornata!

Giulio: Grazie Anna.  Perché Cecilia non c’è ancora?

Anna: Doveva portare sua madre a fare una visita, arriverà più tardi. Giulio, tieni presente che non è la nostra domestica. Ci aiuta nelle faccende di casa, questo è vero, ma non si può pretendere che sia qui presto. Non deve timbrare il cartellino insomma.

Giulio: Questo è vero, ma sono abituato a vederla qui sempre di buona ora, Anna! Da quanto nostro figlio è rimasto da solo, se non ci fosse lei a darti una mano... è proprio una brava ragazza.

Entra in scena Elena. La nipote dei due.

Scena 2a

Elena: Buongiorno nonni!

Anna: Ciao Elena. Siediti pure, che la colazione è pronta.

Elena: Grazie nonna. Un buon caffè, lo bevo volentieri sorseggia la bevanda.

Anna: Elena? Toglimi una curiosità. Come hai fatto a tornare dall’università se ieri c’era lo sciopero dei “mezzi” pubblici?

Giulio: Se non c’erano, i “mezzi”, Elena sarà tornata con quelli “interi”.

             Insomma Anna. Qualcuno l’avrà accompagnata a casa.

Elena: Proprio cosi. Mi ha raggiunto un amico per accompagnarmi a casa. Renzo, con          la sua auto.

Anna:Edè venuto apposta?

Elena: Si nonna. Gli ho telefonato e lui è venuto a prendermi a Milano.

Giulio: Gli hai pagato almeno la benzina? Guarda che costa da qui a Milano e poi ritornare. Non è proprio come andare nell'orto!

Elena: Ma nonno. Non si fa così, lui è un caro amico ed io avrei fatto lo stesso per lui!

Giulio: Oggi avete tutte le comodità possibili, per esempio i cellulari. Risolvono le situazioni in poco tempo. Se ci fossero stati quanto lavoravo come dipendente a Milano, quando perdevo l’ultima corriera, avrei chiamato casa, invece dovevo farmela tutta a piedi la strada. Io arrivavo a casa la mattina dopo, tempo di lavarmi, mangiare qualcosa, per poi ripartire un’altra volta.

    Anna: A quei tempi, potevo anche averlo il cellulare, ma non c’era l'automobile per venirti a prendere. Giulio, erano altri tempi. quante volte tu non arrivavi ed io stavo in apprensione.

Giulio: Tu stavi in apprensione? Io allora? Dovevo percorrere quaranta chilometri a                piedi.

Anna: Già. Proprio, quaranta chilometri. Con aria sognante. Il mio Filippo a Maradona. Ti ricordi? Quello che ha corso tanto. L'ha studiato Elena a scuola. A Elena: giusto?

Giulio: Cosa c’entrano Filippo e il Maradona? Ti ricordo che Maradona giocava al pallone.

Elena:Ma no. Si tratta della famosa battaglia nella Piana di Maratona. Quest'ultima fu combattuta dagli Ateniesi e gli invasori Persiani, il 10 agosto del 490 avanti Cristo, il Filippide era il famoso corriere di Maratona. Mentre, Elena racconta,i nonni la guardano meravigliati.

Giulio:Esistevano anche allora le “corriere”? Ecco perché Filippide correva tanto. perché anche lui le perdeva!

Elena: Nonno, hai sempre voglia di scherzare. Ascolta. Quando gli Ateniesi hanno visto le navi persiane al largo, hanno mandato Filippide in cerca di aiuto a Sparta, che è a molti chilometri di distanza da Maratona e quando è arrivato, ha riferito tutto agli Spartani ed è morto di sfinimento.

Giulio: Io no. Io non sono morto, come vedete. Già! Io ho percorso tanti chilometri a     piedi e sono ancora qui. Tutto intero!

Elena: Dopo che i Greci, ebbero vinto la battaglia, dedicarono a questo episodio, cioè, alla corsa di Filippide per avvisare gli Spartani, la famosa gara podistica. La Maratona.

Anna: Giulio? La tua ignoranza non ha limiti. Rivolgendosi alla nipote. Elena?Dove pensi di andare oggi, che è sabato?

Elena: Non lo so. Credo che andrò un giro a Bergamo con gli amici!

Giulio: Sempre in giro èh? Tanto paga il papà. L’Architetto Franco Tavelli. A proposito, tuo padre, cosa aspetta a scendere?

Elena: Arriva nonno. Arriva … però...

Giulio: Però cosa?

Elena: Papà in questi ultimi giorni, mi sembra preoccupato. La mamma ormai sono quattro anni che non c’è più, ma credo che non sia per questo!

Giulio: Il fatto è che se un uomo non si sfoga…

Anna: Giulio! Che stupidaggini ti vengono in mente?

Giulio: Volevo solo dire, che per un uomo della sua età, dopo essere stato sposato per sedici anni, è dura rimanere senza una donna in casa.

Elena: Può essere vero, ma per me non è questo il motivo!

Scena 3a

Franco entra dalla porta che conduce alle stanze.

Franco: Buongiorno mamma e papà, ciao Elena. Accenna mestamente un salutocon il capo.

Anna: Siediti Franco. Il caffè è pronto portandogli la tazzina.

           Dai, bevilo che è ancora caldo.

Elena: Io scappo. Ciao papà e nonni e bacia tutti.Noi ci vediamo più tardi.

Tutti salutano Elena. I nonni si prodigano in consigli. Stai attenta, mi raccomando, ecc.

Scena 4a

Franco: Oggi non esco da casa. Non vado nemmeno in comune.

Anna: Perché? Non stai bene? Hai la febbre? C’è qualcosa che ti fa male?

Giulio: Hai forse passato una notte agitata? Dovresti assentarti qualche volta dai consigli comunali, almeno quelli che non richiedono la tua presenza di sindaco. Così potresti andare a letto presto oppure presiedere al consiglio di una bella signora, che forse riuscirà a farti sorridere.

Anna: Ti prego Giulio. I tuoi consigli tienili per te. Il nostro Franco è l’architetto dell’Impresa Valdo e sindaco del paese, con tutte le preoccupazioni che ne derivano, E non è il “Falegname” Giulio Tavelli che tutti i giorni mi porta in casa tanta segatura da pulire ed è bravo solo a dire la sua frase storica: Allora bella gente. Si mangia?

            

Giulio: Anna ascolta. Lui è diventato un architetto e anche sindaco, perché Giulio il "Falegname”, oltre alla segatura, ha portato in casa anche i soldi per farlo studiare e per permettergli di sposarsi. Dopo sedici anni, è ritornato in casa nostra, con Elena. E’ vero, noi siamo sempre la sua famiglia, ma lui, ha ricominciato a darci le preoccupazioni di un adolescente. Solo che allora, eravamo giovani anche noi. Invece adesso, avremmo anche tutto il diritto di non avere certi più problemi.

Franco: Non litigate per favore. Il papà ha ragione, perché in questi ultimi tempi le cose non stanno andando bene, sia in comune ma, sopratutto in ufficio. La verità è che ho delle grane e mi dispiace riversarle su di voi e su Elena. Vi prometto che risolverò questi guai.

Giulio: Quali sarebbero questi guai?

              

Franco: Ieri sera dopo il consiglio comunale, il Dottor Valdo mi ha preso da parte dicendomi che stamane sarebbe venuto qua, per parlarmi in privato di questioni che riguarderebbero il lato politico ed economico dell'appalto per la costruzione delle nuove scuole.

Giulio: Oh bella, perché non ne parlate lunedì in ufficio? 

Franco: “Per ragioni di estrema riservatezza” come dice il Dottor Valdo e in ufficio la riservatezza manca.

Giulio: Màh! Sarà. Adesso lasciatemi andare giù in laboratorio, se no si fa tardi e oggi non riesco a portare in casa la segatura. Sapete, oggi è sabato e la segatura è di straordinario. Facendo segno con le dita al denaro.

Anna: Giulio! Mattacchione, vai e smettila di prendermi in giro. Va su, coraggio.

Franco: Mamma vado anch'io nel mio studio. Se qualcuno mi dovesse cercare, sai dove sto.

Giulio e Franco escono, Anna rimane che sparecchia, squilla il campanello della porta.

Scena 5a

Anna: Sarà arrivata Cecilia. Esce e rientra con Cecilia

           Allora? La tua mamma come sta?

Cecilia: Niente di che. Il dottore ha detto che sono acciacchi dovuti all’età, ma un poco di movimento gli farebbe bene, assieme alle cure che gli ha prescritto. piuttosto, sono preoccupata per il signor Franco.

Anna: Come mai?

Cecilia: In ambulatorio, parlavano di lui.

Anna: Oh bella. Ho notato che stamattina è giu di corda, ma che sia malato e lo sanno tutti tranne me, mi pare troppo.

Cecilia: No, no. Parlavano di certe implicazioni politiche per la costruzione della nuova scuola. Siccome il signor Franco è alle dipendenze dell'impresa del dottor Valdo, il quale concorre in gara d'appalto. Insomma, non ne parlano bene.

Suona il campanello.

Anna: Chi sarà? Fammi un favore Cecilia, va a vedere chi c'è? In tanto io sparecchio tavola. Parlando fra se quando Cecilia esce: Lepersone a volte sonomaligne e cattive e non sanno farsi i propri affari. Mah. Che mondo.

Scena 6a

Cecilia entra con Matilde, pettegola vicina di casa.

Cecilia: Signora Anna? C'è la signorina Matilde.

Anna: Prego, entri e si accomodi pure.  

Matilde: Buongiorno. Matilde si siede.

Matilde: Passavo di qua e mi son detta. Potrei andare a far visita alla signora Anna, che magari mi offrirà il caffè, giacché la situazione economica... come si può dire? Ah si! La situazione economica della famiglia Tavelli è in fase di miglioramento. 

Cecilia: Chiaramente a disagio. Anna? Io andrei a pulire le camere.

Anna: No Cecilia. Stai pure qua con noi, anzi bevi un buon caffè. L'ho appena fatto.

Cecilia: Grazie. Più che volentieri. 

Anna versa nelle tazzine porgendole a Cecilia e a Matilde, poi rivolgendosi a Matilde: Per scambiarci due parole mentre gustiamo il caffè, non c'è nessun problema, ma che la nostra situazione economica migliorerà, lo sa solo lei Matilde. Anche se, la nostra economia attuale non e poi cosi critica da non potergli offrire da bere. 

Matilde: No, no! Non intendevo dire questo. No, pero la gente parla, commenta le notizie scritte sul giornale locale stamattina. 

Anna: Che cosa abbiamo a che fare noi con la stampa di stamattina? Ne sai qualcosa Cecilia?   

Cecilia: Veramente so solo quello che gli ho riferito prima.

Matilde: Ho con me il giornale. L'ho portato apposta. Mostra il giornale e legge.

“L’impresa Valdo, probabile vincitrice della gara d’appalto pubblica riguardante la costruzione delle nuove scuole, grazie al Sindaco Architetto Tavelli”.

Anna: Adesso capisco. Ora è tutto chiaro. 

Matilde: Naturalmente la gente sa che il sindaco è dipendente diretto del dottor Valdo. Questo da adito a pettegolezzi, ma io no! Io sono contenta per vostro figlio e per voi.

Anna: Certamente! Lei è sincera. Lei non spettegola. La signorina Matilde è solamente contenta che mio figlio faccia la figura del corrotto. O sbaglio?

 

Matilde: Che cosa dice signora Anna? Lei sbaglia di grosso e a me dispiace tanto per questo. Mi scusi. Alzandosi per andare.Devo proprio andare, ma prima vorrei dirle che io non darei mai del corrotto a suo figlio, diciamo che sono affari di famiglia, tanto più che ultimamente sua nipote Elena, esce con il figlio del dottor Valdo. Renzo. Grazie del caffè e buona giornata.

              Esce un po’ risentita accompagnata da Cecilia che rientra subito.

Scena 7a

Anna: Quella li, è come il Filippide. 

Cecilia: Come?

Anna: Ho detto che Matilde, è come Filippide. Uno che tanti anni fa correva per portare messaggi. 

Cecilia: Ora capisco. Filippide ha fatto la sua ultima corsa ed è morto per portare un messaggio che chiedeva aiuto agli spartani, perché raggiungessero gli ateniesi nella piana di Maratona per fermare lo sbarco dalle navi persiane.

Anna: Invece Matilde non si sarebbe mossa dalla piana assieme al Maradona. Bastava che aprisse bocca perché li bruciasse tutti quelli delle navi, giacché al posto della bocca ha un lanciafiamme.

Cecilia: Ferisce più la lingua della spada.

Anna: E solo gelosa del mio Franco. Questa è la verità. Matilde è risentita perché mio figlio non la rende partecipe del suo miglioramento economico.

Cecilia: Non gli dia troppo peso. Matilde e stata un poco tagliente, ma ha riferito quello che la gente del paese dice. Sicuramente questo e amplificato dall'invidia e forse dalla gelosia, perché il signor Franco e vedovo oramai da quattro anni, è un uomo affascinante, quindi per le donne libere e un punto di attrazione, anche perché ha un'ottima posizione sociale ed economica.

Anna: Sarà pur vero, ma intanto gli sparlano alle spalle facendogli del male. 

Scena 8a

Franco entra con una valigia in mano.

Anna: Come mai la valigia?    

Franco:Adesso ti spiego. Guarda Cecilia, imbarazzato. Ciao Cecilia.

Cecilia: Buongiorno signor Sindaco. Mi scusi.  Esce verso le camere.

Anna: Allora? Vuoi spiegarmi?  

Franco: disinvolto. Mamma, vado via qualche giorno.

Anna: Non aspettavi il dottor Valdo stamattina?  

Franco: Appunto. È per questo, che voglio sparire per un poco.

 

Anna: Non sarà forse per quelle voci che girano? Addirittura riportate sui giornali!

Franco: Di che voci stai parlando? Che cosa centrano i giornali poi?

Anna: Le voci dicono che tu sei pappa e ciccia col dottor Valdo della gara d'appalto sulla costruzione delle nuove scuole. Il giornale in maniera diplomatica dice la stessa cosa. L'ho visto con i miei occhi.

 

Scena 9a

Giulio entra tutto impolverato.

Giulio: Ciao bella gente. Siamo tutti qui riuniti per farci un bel panino con la pancetta che a quest'ora e un toccasana.

 

Anna: Oh Giulio. Hai appena fatto colazione e poi lo sai che la pancetta ti fa salire il polistirolo e i tricicli. 

Giulio: Polistirolo e tricicli? Vuoi forse aprire una ditta d'imballaggio di biciclette per bambini? Colesterolo e trigliceridi si chiamano.

Anna: Hai mangiato l'enciclopedia medica stamattina?

Giulio: No, e che a forse di sentirmelo ripetere, ho imparato questi termini a memoria ma, credo che tu abbia ragione. Niente pancetta. Mangerò pane e salame.

Anna: Se proprio vuoi mangiarti un panino, preparalo da te. Io non ho tempo, perché devo parlare di cose serie con Franco.

Giulio: Scusate se io non sono abbastanza serio da essere informato di ciò di cui dovete parlare. Per il panino vorrà dire che mi arrangerò da solo. Parlate, discorrete pure senza di me. 

Franco: No papà! È giusto che pure tu sappia ciò che sta succedendo, perché bene o male gli eventi vi riguarderanno, giacché la gente oramai sta mettendo in giro voci vere e false.

Giulio: Oh bella. La gente dirà che sei vedovo ed è ora che ti trovi una compagna. Che ti rifaccia una vita. Questo lo dicono sempre se la cosa riguarda un quarantacinquenne, libero e sopratutto benestante e per di più sindaco,  magari sono proprio le signore che sperano nella propria candidatura chi sparge le voci. Rivolgendosi ad Anna. A proposito. Anna?Riferisci a Matilde che ilsuo tavolo ho finito di restaurarlo. È pronto.

 

Anna: Oh Giulio. Smettila di fare insinuazioni.  Rivolgendosi a Franco. Su Franco, digli tutto.

Franco: Il dottor Valdo vuole coinvolgermi politicamente affinché vinca la famosa gara d'appalto, ma io non posso collaborare. La mia coscienza me lo impedisce. Purtroppo questo modificherà la mia situazione professionale ed economica. I dettagli di questo nodo non li conosco, ecco perché stamane Valdo voleva parlarmi, pero io non ce la faccio con questa situazione e preferisco andar via qualche giorno in modo che la cosa si sgonfi senza coinvolgermi.

Anna: Hai ragione. Hai mille ragioni.

Giulio: Non hai ragione per niente!  

Anna: Giulio lascia stare e torna a lavorare. Va!

Giulio: Ho detto che non ha per niente ragione e lo ripeto. Mi sembra di capire che vuoi mettere la coda fra le gambe e fuggire davanti al cane più grosso. Io sono un semplice falegname e ancora adesso lavoro e son contento di farlo, perché col mio lavoro hai potuto studiare e hai raggiunto una bella posizione sia in impresa, sia in comune. Tutto ciò sparisce davanti alla tua mancanza di responsabilità. In questo momento il tuo dovere è di onesto primo cittadino del paese e non quello dell'agiato architetto Tavelli. I soldi non comprano la coscienza.

Franco: Papà, i tuoi consigli sono giusti, ma mettiti nei miei panni. Sono anni che sono sotto pressione e adesso mi dicono di fare una cosa che non voglio, che e contro i miei principi. In questo momento i miei principi vogliono dire rimanere senza lavoro ed io non posso. A volte penso che se fossi morto io nell'incidente di quattro anni fa, sarebbe stato meglio.

Giulio e Anna a soggetto: Non pensarlo nemmeno. Ecc, ecc.

Giulio: Su forza. Affronta la situazione. Hai tutto il nostro appoggio. Per sdrammatizzare. Ti ricordi da ragazzo quando giocavi a calcio? Pure allora eri un poco timoroso, anche se eri un bel mediano e come Attila dove correvi, non cresceva più l'erba. A volte pero ti perdevi perché pensavi che l'avversario fosse più forte. Allora io dalla tribuna incitandoti. "Va Franco deciso sul pallone non sulle gambe". Tu mi sentivi e da quel momento il tuo avversario non aveva più scampo.

            

Franco: Si papà, si alza, mani in tasca e guarda nel vuoto ma questa storia non è una partita di calcio, ma ho capito. Affronterò i miei problemi.

 

Anna: Meno male. Lascia qua la valigia, la metterò apposto più tardi. Adesso pero io vado dalla zia Giulia. Rivolgendosi a GiulioNon dovevi mangiare il panino con la pancetta tu?

Giulio: S'è fatto tardi. Poi non gusterei più la pastasciutta a mezzogiorno. Torno in laboratorio.

Giulio si ferma e guarda il viso tirato del figlio.

Giulio: Forza. Affronta la situazione. Vedrai che poi starai meglio. 

Anna e Giulio escono.

Scena 10a

Squilla il telefonino di Franco. Guarda il display

Giorgio, Giorgio, Giorgione. Certo che a te qualche volta ho avuto la tentazione di entrare in scivolata sulle caviglie, pero ho sempre preso la palla. Sentiamo cosa vuole il mio consigliere. Ti ascolto Giorgio. Pausa. Ho sentito dei giornali. Pausa. Come posso prendere distanza dal dottor Valdo? E il mio principale. Pausa. Poi a mangiare vengo a casa tua? Pausa. Ah? Cosi voi potrete modificare l'articolo sul giornale? E troppo tardi! Pausa. Cosa? Fammi capire. Pausa. Lo so che ha un fratello senatore. Pausa. No e poi no! Pausa. Un aiuto alla grande capacità imprenditoriale del Dottor Valdo per il paese? No caro Giorgio. Questa non e politica. Questa è corruzione! Pausa. Suo fratello senatore? Per me, può rimanere tranquillamente a Roma! Spegneil telefonino e parla fra sé e il pubblico.

Hai capito cosa vuole Giorgione? Io dovrei licenziarmi per non sporcare il dottore, perché essendo suo dipendente, l'affare sembrerebbe un conflitto d'interesse. Poi dovrei favorire Valdo per la vincita della gara d'appalto, perché lui ha un fratello potente a Roma che potrebbe favorire lo sviluppo economico e politico del paese. No! Io un precedente non lo lascio ai posteri. Questa non è politica.

  Scena 11a

  Mentre Franco è in piedi, pensieroso, entra Cecilia dalla cucina con la borsa della spesa.

Cecilia: Ah! È lei signor Franco? Mi scusi, stavo andando a fare la spesa.

Franco: Cecilia? Ascoltami un attimo per piacere. Davanti agli altri ormai, non chiamarmi più signore e dammi del tu. Ti prego. Almeno questo mi farà sentire un poco di calore nel cuore. Sono stanco sentirmi chiamare da tutti: signor Franco, signor Tavelli e signor Sindaco. Chiamami Franco.

                                                                                                                                

Cecilia: Va bene Franco. Pero, i tuoi genitori cosa penseranno e gli altri?

Franco: Pensino quello che vogliono. Dopotutto siamo cresciuti assieme, e da ragazzi in amicizia.

Cecilia: Franco ascolta. Io non vorrei interferire nel tuo dolore per la mancanza di Chiara.

Franco: Chiara sono oramai quattro anni che non c'è più. Il suo ricordo è sempre vivo, ma almeno il dolore, quello si è un poco attenuato. Cecilia? Io vorrei esserti amico come una volta, se ti fa piacere.

Cecilia: Certo che mi fa piacere.

Franco: Grazie. Adesso però, ho altri dolori da sopportare.

Cecilia: Franco sei sempre stato un uomo forte e hai sempre affrontato tutti i problemi che la vita ti ha dato e continuerai. Io ti ho osservato, da lontano, però ti tenevo d'occhio e non ho dubbi che tu continuerai ad affrontare e a risolvere i tuoi problemi.

 

Franco sorridendo: Sei convinta Cecilia?

Cecilia: Si Franco.

Suona il campanello.

Franco: Cecilia va a vedere chi c'è? Grazie!

Cecilia:Subito.  Esce e rientra col Dottor Valdo.

Scena 12a

Cecilia: C'è il dottor Valdo che le vuol parlare. Cecilia esce.

Valdo: Architetto, buongiorno!

Franco: Prego, si accomodi. Posso offrirle qualcosa da bere?

Valdo: No grazie. Non ho molto tempo. Vorrei definire questa faccenda alla svelta.

Franco: Prego. Mi dica.

Valdo: Senta architetto, l'insinuazione della gente sulla nostra complicità per vincere la gara d'appalto delle scuole, è diventata insopportabile.

Franco: Vada avanti. Io sono tutto orecchio.

Valdo: Sicuro che non ci sia nessuno che ascolta?

Franco: Sarebbe contro il mio interesse ma, dica pure.

Valdo: giusto. Allora, Io detto le mie condizioni. Io le propongo onorose dimissioni dall'impresa, in modo che la gente e i giornali non parlino più di complicità.

               Naturalmente io la gara voglio aggiudicarmela e il suo "aiuto" detto fra noi, lo vorrei solo come sindaco. Perché come dipendente agli occhi della gente sembrerebbe un chiaro conflitto d'interesse, un complotto. Le sue dimissioni cancellerebbero tutti questi sospetti e la gente non avrà più niente da dire. Lei quindi, come primo cittadino indiscusso muoverà le giuste pedine in modo che io possa vincere la gara d'appalto. Lei naturalmente per tutto ciò, lei sarà ricompensata con una più che ottima buona uscita dall'azienda.

 

Franco: Ah, la pensavo diversamente, la credevo più semplice. Qualcuno mi suggerisce che lei ha già sentito la mia opinione dal mio consigliere.

Valdo: Diciamo di sì. Il suo consigliere è un uomo di larghe vedute politiche e ha capito subito il mio suggerimento. Per ordine gerarchico ha dovuto essere il signor Giorgio a suggerirle l'affare.

Franco: Allora. Riepilogando se non sbaglio, io dovrei licenziarmi. Dovrei rimanere senza lavoro in cambio di una gara d'appalto vinta dalla sua impresa "onestamente". Il risultato sarebbe: io corrotto con un poco di soldi e senza lavoro, lei invece, pulito e vincitore.

Valdo: Su Tavelli. Sono affari, è una ruota che gira "oggi a me, domani a te" o se vogliamo, è il lato più sottile e raffinato della politica.

 

Franco: Certamente non si può dire che l'affare non sia interessante ma, quanto varrebbe la mia collaborazione? Facendo segno di sfregamento con l'indice e il pollice.

Valdo: Ventimila subito e cinquantamila a gara vinta. 

Franco: Emette un fischio di sorpresaC'è un'altra cosa. Che cosa diranno igiornali?

Valdo: Diciamo pure che anche i giornalisti hanno un prezzo ma, l'articolo è già scritto e dice, il dottor Valdo vincitore della gara d’appalto per la costruzione delle nuove scuole grazie alle sue qualità imprenditoriali e strategiche messe a disposizione del paese. Naturalmente, lei passerebbe nell'ombra, sparirebbe senza macchia ma, con le tasche piene di soldi. Allora? Cosa ne pensa?

Franco: Sarò chiaro com'è stata lei. La gara d'appalto si svolgerà in modo regolare e senza nessuna pressione su nessuno. Io mi licenzio a prescindere da lei. Voglio solo la mia modesta liquidazione e al più presto! Adesso la lascio ai suoi impegni più importanti.

Valdo: Non dirà sul serio?

Franco: Dico sul Serio, Brembo e sull'Adda. Adesso vada!

Valdo: Io la rovinerò! Non finisce qui! 

Franco: Vada!  

Dottor Valdo esce imbufalito.

 Scena 13a

Franco: guardando la fotografia dei genitori parla fra se e il pubblico Oh adesso io sto meglio. Ehi papà! Ho fatto il primo gol. Poi facendo la cronaca di un'azione di calcio dice: Ecco Giorgione che scende sull'ala, arriva nei pressi della bandierina, crossa al centro, Valdo stoppa di petto mette la palla a terra, sta per tirare ma sopra giunge Tavelli che in scivolata in dubbio di fallo soffia la palla e va in contropiede, sul limite dell'area fa partire una cannonata e Gol! Gol! Gol! Uno a zero e palla al centro. Sarà contento papà.

 

Scena 14a

In quel momento entrano Anna e Giulio.

Anna: Che cosa stai dicendo Franco? Certo che papà è contento ma, per cosa?

Franco: Papà? Ho segnato! 

Giulio: Bravo. Ero sicuro e sono contento che gli abbia segnato al dottore. È stato un bel gol?

Franco: Incrocio dei pali.

Anna: Cosa state raccontando? Siete pazzi? Che cosa hai fatto al dottor Valdo?

 

Franco: Gli ho fatto un gol, e al momento la partita la vinco io.

Anna: Ecco perché scendendo le scale mi sembrava un toro imbufalito.

 

Giulio: Anna? Se è un toro, non può essere imbufalito. Se no sarebbe un bufalo!

Anna: Giulio, sei la mia croce! Smettila di raccontare stupidaggini.

Giulio: Ricorda che per fare una croce, ci vuole due legni e tu sei quello più grosso.

Anna: Giulio, basta! Finiscila. Rivolta a Franco Allora Franco, cosa sta succedendo?

Franco: Assolutamente niente. Mi sono solo licenziato dall'impresa Valdo. Rivolgendosi al padre Papà? Hai ancora bisogno di una mano in laboratorio?

Giulio: Anche due di mani! Certo che ho bisogno.

Franco: Allora da adesso sono alle tue dipendenze.

Scena 15a

Entrano Elena e Renzo Valdo.

Elena: Papà, nonni c’è qui Renzo, Renzo Valdo, figlio del tuo principale, papà.

Franco: Confuso e spaventato. Lei! Che cosa vorrebbe da me? Mi sembra di aver già detto tutto a suo padre.

 

Elena: Che cosa stai dicendo papà? Volevo solo presentare a te e ai nonni Renzo, il mio ragazzo.

Franco: Ragazzo? Rivolto a Renzo Lei, lei gioca a calcio?

Renzo: Si! Centravanti di sfondamento.

Franco: Siamo apposto. Mi pare che... mi sento... mi siedo.

Franco malfermo sulle gambe e in preda ad una forte emozione, si aggrappa a una sedia e si siede.

                                                           Fine primo atto

SECONDO ATTO

(15 giorni dopo: primo pomeriggio di sabato)

- stessa scena -

Scena 1a

Anna arriva in soggiorno con vassoio e caffè, sistema le tazzine ecc. sul tavolo e nel frattempo si sente un martellare in corridoio.

Anna: Giulio! Giulio. Franco. Avete finito di sistemare il mobile in corridoio? Non è tanto largo il mobile ma, è lungo da aggiustare. Coraggio! Il caffè è pronto.

Scena 2a

Entrano Giulio e Franco.

Anna: Guarda che disastro! Franco! Devi andare in comune e sei tutto impolverato.

Franco: Ho dato una mano a papà.

Anna: Per sistemare un mobiletto dovete ridurvi cosi?

Giulio: Vieni tu a sistemare il mobile, giacché sei più brava di noi. Con la lingua però! Intanto si siedono. Dopo una settimana di lavoro, il sabato mattina è sacro per il caffè, ed è bello gustarlo qui seduti e rilassati e magari corretto. Non è vero quello che dico Anna?

Anna: La correzione ti fa male! È già molto che ti prepari il caffè perché certamente     tu non lo faresti. C'è la serva! 

Giulio: Oh serva addirittura. Non sei certo tu che fai il caffè. È la moka che lo fa.

Anna: Certamente. Se però la moka non la prepari, il caffè non si fa. Testone!

Giulio: O per un motivo o per l'altro io il caffè, lo devo sempre bere corretto a polemica! Questo e ciò che m'ingrossa il fegato. 

Franco: Basta litigare tutte le volte. Litigare per stupidate non serve a niente. È tutto tempo buttato via. Se solo potessi recuperare il tempo in battibecchi che ho sprecato con Chiara. Adesso capisco quanto vale quel tempo.

Anna: Franco, ascolta. Io e tuo padre mai una sera ci siamo coricati senza avere fatto pace. Questi battibecchi fra noi sono stupidate, non riguardano cose serie, sono come il sale e il pepe sulle pietanze.

Giulio: A me il pepe sulle pietanze non piace. Mamma però ha fatto il paragone giusto. A noi le moine non ci sono mai uscite bene, non ci sono mai piaciute. Voglio raccontarti un episodio avvenuto durante il nostro viaggio di nozze: eravamo alloggiati in un albergo in Romagna, in certe occasioni si creano delle amicizie fra coppie, e osservandole notavo le effusioni che si scambiavano, le parole dolci, allora io prendendo esempio da loro, una sera ho voluto fare una sorpresa a tua madre. Sono entrato in camera tutto al buio, mi sono avvicinato al letto ed ho detto. "Oh stellina del mio cuor, mostrami il tuo amor". A un certo punto ho sentito un gran dolore alla testa e vedendo davvero le stelle sono svenuto.

Anna: Oh Giulio, non esagerare. Era solo lo sgabello del bagno.

Giulio: A me è sembrato un treno. 

Anna: È stata solo colpa tua. Se ben ricordi, da tutto il giorno tu eri al bar con i ragazzi delle altre coppie, ed io ero da sola in spiaggia con un giovanotto insistente che mi faceva la corte e mi infastidiva. La sera al buio della nostra stanza, tu ancora non rincasavi, e quando ho sentito chiamarmi "stellina del mio cuor" ho pensato fosse quel giovanotto, allora ho afferrato lo sgabello e gli ho detto: Prendi questo, razza di cipollotto! Te le faccio vedere io le stelline! 

Giulio: Da allora ci siamo promessi di rimanere noi stessi, magari un poco brontoloni come prima ma, sinceri. A proposito di coppie. Mi sembra di aver notato da parte tua un certo interesse per Cecilia. O sbaglio?

Franco: Cecilia è una bella persona. La sua vicinanza mi fa sentire bene, pulito e fresco come dopo un bagno ristoratore.

Giulio: Questa donna ha fatto un poeta di te.  

Anna: Già. Cecilia è proprio una brava donna, e mi piacerebbe che...  

Giulio: Anna ti prego. Tieni a freno la tua fantasia e chiudi quella bocca.

Franco: Mamma? Papà sta scherzando. 

Giulio: Dimmi Franco piuttosto. Come va in laboratorio? Sai che non posso darti uno stipendio ma, magari quello che guadagniamo lo dividiamo, e poi non starai di certo sempre qui. Tu sei un architetto.

 

Franco:Grazie per la fiducia. Il lavoro in se stesso è duro e fisicamente provante ma, va bene. Per quello che riguarda il denaro, non c'è problema papà, fate già tanto per me e per Elena che questo mi ripaga di tutto.

Anna: Ti dimostri un bravo figliolo. Bravo.

Franco: Grazie Mamma, però non esagerare.

Giulio: Franco? Ti fermi qui adesso?

Franco: Si papà. È presto per andare in comune. Dovrei scrivere due righe che mi occorreranno poi in municipio.

Anna: Su Giulio. Si sta facendo tardi. Franco noi andiamo dalla zia giulia. Ci vediamo            più tardi.

Giulio e Anna escono.

Scena 3a

Franco scrive.  Dopo un po’ entra Cecilia.

Cecilia: Óh  Franco. Non pensavo di trovarti qui ma, i tuoi genitori non ci sono?

Franco: Non preoccuparti Cecilia. Lo so che hai le chiavi di casa, ad ogni modo qui è come se fosse casa tua. Tutti ti vogliamo bene, ed io... con imbarazzo para in calcio d'angolo ed io ti vedo volentieri. Adesso dovrei scrivere due appunti che mi occorrono per dopo in comune.

Cecilia: Grazie Franco per quello che mi dici. Mi fa proprio piacere

.

 

Franco guarda Cecilia e poi fissa nel vuoto come per cercare ricordi e poi sorride rivolgendosi a lei.

Franco: Ti ricordi Cecilia quando eravamo alle medie? Io avevo tredici anni e tu undici.

 

Cecilia: Mi ricordo. Come non potrei non ricordare.  

Franco: Quante botte che ti ho rifilato.  Ridendo assieme.

Cecilia: Avevo sempre qualche livido come ricordo. A pensarci mi fanno male ancora.  

Franco: Beh non esagerare. Non erano proprio botte forti. Mi ricordo come fosse adesso, ti aspettavo all'angolo della scuola e quando arrivavi ridendotimettevo in testa un sacco e giu pizzicotti.

Cecilia: Eri proprio un birbante sai? Ti ricordi poi quella volta in cui Giorgione il tuo consigliere di adesso, ha voluto fare lo stesso con me?

Franco: Purtroppo sì. Mi ha lasciato il segno. 

Cecilia: Tu l'hai affrontato che aveva il sacco in mano e gli hai detto "giu le mani dalla mia ragazza" l'hai preso per il colletto della camicia ma, lui ti ha dato un sacco di botte. Mentre lui era sopra di te che ti menava, io ero sopra di lui che lo menavo.

Franco: Sì. A pensarci bene le ossa mi dolgono tuttora ma, ho delle attenuanti, Giorgione era il mio doppio.

Cecilia: Il giorno dopo a scuola ti ho visto tutto ammaccato e con un occhio nero, ed io ero fiera davanti alle mie amiche perché Franco della terza "C" si era battuto per me.

Franco:Allora avevo raggiunto l'obiettivo. Sai? Il fatto di menarti un poco era una scusante, volevo mettermi in mostra perché mi piacevi.

Cecilia: Ah? Bel modo. Chissà se non t'interessavo cosa mi avresti fatto? Anche tu però mi piacevi.

Franco: Ah si? Peccato che dopo poco ci siamo persi di vista. Ho sostenuto gli esami di terza media e sono andato in collegio per le superiori poi l'università. Ho conosciuto Chiara, l'ho sposata e di te più niente fino a quattro anni fa. Che bei tempi sono stati, invece adesso con tutti questi problemi.

Cecilia: Sembrava fossero risolti. I tuoi genitori sono cosi contenti perché tu ti sei ripreso bene dopo la disavventura col tuo ex principale.

Franco: Sì. Loro pensano cosi ma, non è del tutto vero. Sembra che Valdo abbia seminato in giro cattive voci su di me, e tutti hanno cambiato atteggiamento nei miei confronti. Le ditte dove cerco un lavoro mi chiudono la porta in faccia. In comune la gente fa fatica a salutarmi o girano la testa. I miei genitori però non devono preoccuparsi e stare in pensiero. Per loro io devo essere contento.

Suona il campanello.

Cecilia: Scusa franco. Vado ad aprire. Sbircia dalla finestra Ci sono qui Elena e Renzo. Va ad aprire

             

Franco:rivolgendosi al pubblico. È un bravo ragazzo Renzo. Non e vero il luogo comune " Tale padre tale figlio" almeno in questo caso, e dopotutto Renzo gioca meglio di suo padre a calcio. Un'altra categoria. Superiore.

Scena 4a

Elena e Renzo entrano salutando, seguiti da Cecilia.

Elena: Ciao papà, stamattina ho dimenticato a casa le chiavi, per fortuna ci siete voi.

Franco: Le chiavi non bisogna mai dimenticarle a casa, specialmente se non fosse presidiata. Potresti avere bisogno di tornare a casa d'urgenza, e alla più disperata se entrassero i ladri e trovassero il mazzo, avrebbero accesso a tutto, potrebbero rubarci l'auto in garage e dulcis in fundi dovremmo poi rifare tutte le serrature di casa.

Elena:  hai ragione papà, scusami. Oggi Renzo ed io, siamo stati in giro tutta mattina. A mezzogiorno siamo andati a mangiare una pizza, e adesso siamo un po’ stanchi. Ci fermiamo qui a casa. Non disturbiamo vero?

Franco: No. Restate pure. Io adesso devo andare in comune per sbrigare pratiche importanti e credo mi fermerò la fino a tardi.

Cecilia: Anch'io dovrei andarmene. Sono venuta qua per parlare con la signora Anna ma, ho visto che non c'è e allora vado da mia cugina Mariuccia. Quasi a doversi giustificare.

 

Franco: Renzo? Sei il custode della casa e il tutore di Elena.

 

Renzo:Non si preoccupi signor Franco. Lascia tutto in mani forti e sicure.

Franco e Cecilia escono salutando i ragazzi.

Scena 5a

Elena: Il papà mi sembra allegro … sereno…

Renzo: Beh, è normale. Io spero di non aver disturbato ma, le occhiate che si scambiavano erano piuttosto evidenti.

Elena: Papà e Cecilia credono che nessuno sospetti, però in famiglia lo sappiamo tutti che si vogliono bene e aspettiamo che siano loro a parlarci del loro amore, per non metterli in imbarazzo.

Renzo: Certamente è una cosa piuttosto delicata per loro. Io credo specialmente nei tuoi confronti.

Elena: Cecilia, è una brava persona e il papà lo sa che io la stimo e approvo la loro relazione. Glielo fatto capire in tutti i modi, dopotutto lui ha sempre approvato le mie scelte ed io sono contenta di approvare le sue.

Renzo: Il contrario di mio padre che non si stanca mai di parlarmi male del tuo. Io gli ho detto di smetterla, perché il signor Franco lo conosco bene anch'io. Lui però è un'arrivista senza scrupoli e vuole vendicarsi su tuo padre per qulcosa che è successo fra loro due. Ha addirittura tentato di proibirmi di vederti.

Elena: Sarebbe il colmo. Io come farei senza di te. Se tuo padre riuscisse nel suo intento, per me sarebbe un gran dolore, quasi come l’improvvisa mancanza della mamma.

 

Renzo: Elena, io ho subito notato che anche dopo i contrasti avvenuti fra i nostri genitori, tuo padre si è comunque comportato in maniera onesta con me. Mi ha accettato subito, si è fidato in maniera ceca di te. Il mio invece ha cercato e continua a infangare in tutti i modi il tuo, addirittura mi ha detto che l'architetto Tavelli ha tentato di estorcergli dei soldi per favorire la ditta Valdo in una gara d'appalto. Io pero non gli credo ma, ho paura che tenti qualcosa di più.

 

Elena: In qualche modo tutto questo influenzerà il nostro rapporto?

Renzo: No Elena. Io sto tentando di portare mio padre sulla retta via, mi manca solo qualche tassello perché il tutto coincida perfettamente…

               La discussione s'interrompe bruscamene per dei rumori sospetti che vengono dall'esterno.

Renzo:Che rumori sono? Aspetta qua. Vado io a vedere.

 

Renzo guarda fuori dalla finestra.

Renzo: Ehi lei! Che cosa pensa di fare? Elena non muoverti da qui.

Renzo esce velocemente, poi si sentono grida, colpi, botte.

Scena 6a

Renzo rientra in scena sostenendo Franco malconcio.

Renzo: Mi scusi signor Franco, io non pensavo...

Elena: Renzo! Che cosa è successo? Rispondi!

Renzo: Sono corso giù e giunto al cancello ho visto un uomo che vi si arrampicava furtivamente. Costui mi dava di spalle, non mi vedeva. Io deciso l'ho preso per tirarlo giu ma, lui non mollava era aggrappato come un ragno e allora ho cominciato a tirargli pugni perché lasciasse il cancello.

Franco: Il tuo presunto fidanzato mi ha dato botte da carpentiere. Proprio qui, in casa di un carpentiere. Chi ti ha detto di farmi questo? Tuo padre per intimorirmi ancora di più?

Renzo: Che cosa sta dicendo? Io non volevo, io pensavo...

Franco: Che cosa non volevi? Mi hai tirato giù dal mio cancello, ripeto, da una mia cosa, qui in casa mia e mi hai rifilato un sacco di botte.

Renzo: Lei mi ha detto che Elena e la casa erano nelle mie mani, ed io mi sono sentito responsabile.

Franco: Sì, mi ricordo. "Mani forti e sicure." Sicure per me non troppo ma, forti le ho sentite e mi hanno lasciato il segno.

 

Renzo:Io ho sentito dei rumori e quando sono uscito ed ho visto una persona che tentava di scavalcare il cancello, ho pensato subito a un malintenzionato e non ci ho più visto dalla rabbia ma, perché l'è venuto in mente di scavalcare il cancello?Per che cosa poi?

Franco: Ho dimenticato le chiavi in garage. Ho scavalcato il cancello per poterle recuperare. perché io non volevo disturbare.

Elena: Papà! Tutto questo dopo la ramanzina che mi hai fatto perché stamattina ho dimenticato a casa le chiavi e tu le hai dimenticate addirittura in garage e magari, sul cruscotto della macchina?

Scena 7a

Entrano Cecilia, Giulio, Anna e Matilde. Si prodigano, ognuno, in voler spiegazioni del tipo “Che cosa sta succedendo ecc".

Elena: È successo un piccolo incidente.  Renzo ha picchiato il papà!

Tutti: meravigliati allibiti disorientati. Cosa?

Giulio: Ehi giovanotto? Cominci bene col tuo futuro suocero, e tu signorina mi sembri d'accordo. Cos'ha fatto di male tuo padre per essere picchiato?

Intanto gli altri si curano di Franco, tranne Renzo affranto e Matilde che guarda quasi compiaciuta.

Elena: È stato uno sbaglio nonno, non l'ha fatto apposta.

Anna: Per fortuna è stato uno sbaglio. Chissà se non lo era?

Matilde: Sarà stato pure uno sbaglio ma, io ho visto tutto. Ero dall'altra parte della strada ed ero tentata di chiamare i carabinieri dopo tanta violenza.

Renzo: Non esageriamo adesso con la violenza. Non sono stato poi tantobrutale.

Franco: Per te non è stato brutale, per me sì. Ci hai messo un sacco d'impegno comunque ma, adesso non fasciarti la testa non ne hai bisogno. Almeno tu. Sono convinto pero che ti sia sbagliato e che fossi in buona fede.

Matilde: Io pero ero preoccupata per il nostro sindaco, e ho chiamato subito Cecilia al telefonino. Poi basta. Non ho più aperto bocca con nessuno. Ve lo giuro.

Giulio: Lasci stare i giuramenti per favore. Ci scommetto un fiasco di quello buono che se non ha aperto bocca, ha fatto i segnali di fumo come gli indiani e adesso lo sa già mezzo paese.

Matilde: Lei signore mi giudica male. Io sono sempre stata vicina alla vostra famiglia e sensibile ai vostri problemi.

Giulio: Troppo vicina e troppo sensibile per i miei gusti. Anna? Dovremmo tornare da zia Giulia per rassicurarla, perché dopo la telefonata che ci ha fatto Cecilia, la zia è andata in paranoia e tremava come una foglia.

Anna: Era preoccupata poverina. Si, è meglio andare a trovarla. Agli altri. Ci vediamo più tardi

 

Matilde: Aspettate, vengo anch'io, prima vorrei dire una cosa al sindaco. A Franco. Adesso sono più rilassata, me ne torno a casa contenta e, auguri di pronta guarigione Franco.

Franco: La ringrazio e la saluto.

Matilde e i genitori escono da scena

Scena 8a

Renzo: Signor Franco mi scusi ma, mi sento un po' a terra, vorrei andarmene per rimanere un poco da solo per smaltire quello che è successo.

 

Franco: Non preoccuparti. Ti scuso, vai pure. Io invece in comune non ci vado più. Che si arrangino.

Elena: Renzo, vuoi che venga anch’io con te?

Renzo: Mi farebbe piacere ma, tuo papà ha sicuramente più bisogno di me.

Cecilia: Non preoccupatevi, rimango io con Franco. Andate pure. Sei d'accordo           Franco?

 

Franco: Sì. Certamente.

Elena: Allora a più tardi.

 

Escono anche i ragazzi.

Scena 9a

Cecilia medica amorevolmente Franco.

Franco: Cecilia?

Cecilia: Si?

Franco: Ricordi quello che ci stavamo dicendo prima? Che finite le medie noi ci siamo persi di vista.

Cecilia: Come potrei dimenticare. Ricordo tutto quello che mi hai detto.

Franco: Eh già. Da allora sono passati parecchi anni, una trentina circa. Adesso sono un po' di anni che tu frequenti casa mia, ci conosciamo bene ed io ti considero di famiglia.

 

Cecilia: Franco, io ti ringrazio per questo. 

Franco: Io pero non mi accontento più della tua amicizia. Cecilia io sono innamorato di te, ti voglio bene. È un po' che io ti osservo e mi sembra di capire che anche tu provi qualcosa per me...

Cecilia: Si pero...

Franco: Però cosa?

Cecilia: C'è tua figlia di mezzo, non posso occupare il posto di sua madre. Non vorrei creare qualche problema fra voi.

Franco: Tu non devi occupare il posto della sua mamma. Per Elena, per lei tu sei come una sorella. Non c'è nessun problema. Allora Cecilia, mi vuoi bene?

Cecilia: Si franco. Te ne voglio eccome. 

 Si abbracciano e si baciano.

Suona il campanello, Cecilia si sistema e si asciuga le lacrime.

Franco: Chi sarà?

 

Cecilia:Vado a vedere. Aspetta.

 

Dopo un po’ Cecilia rientra.

Cecilia: Franco? C'è la signorina Jessica dell'impresa Ravizzoni. La conosci?

 

Franco: Sarà per quella domanda di lavoro che ho fatto. Speriamo sia cosi. Falla accomodare per favore.

Scena 10a

Entra in scena una donna avvenente e molto sexy.

Jessica: Architetto Tavelli, buongiorno. Sono Jessica, Public Relation dell’Impresa Ravizzoni.

Si stringono la mano.

Franco: Piacere. Si accomodi. Posso offrirle qualcosa da bere?

Jessica: Certamente, mi fa piacere, anzi, brindiamo perché quello che sto per dire, le farà un enorme piacere. Il cavalier Ravizzoni è convinto che lei sia il suo cavallo di battaglia. Il cavallo vincente.

                

               

Franco: Bene! Sinceramente contento, certo di un nuovo lavoro.

                Cecilia, per favore guarda se c’è una bottiglia di spumante in frigorifero.

Cecilia: Porto anche due bicchieri.

Franco: perché due soli? Ci sei anche tu.

Jessica: No! Per favore. Quello che sto per dire, preferirei lo sentisse solo lei. Poi valuterà se esternare anche ad altri, le mie proposte, o meglio, quelle del cavalier Ravizzoni.

Franco: Va bene. Scusa Cecilia.

 

Cecilia esce da scena per prendere bottiglia e bicchieri.

Franco: Allora lei è una rappresentante di...

Jessica: Mi occupo per l’esattezza, di relazioni extra-aziendali per conto del cavalier Ravizzoni. Comunque, ogni cosa a suo tempo dipenderà esclusivamente da lei.

Cecilia rientra con spumante e due bicchieri.

Cecilia:Ecco qua.Un po’ infastidita.

Franco: Scusa ancora Cecilia. 

Cecilia: Di cosa? Sono proposte di lavoro, sono cose tue. Scusatemi. Esce.

Scena 11a

Franco: Allora mi dica. Intanto stappa la bottiglia e versa il vino nei bicchieri.

Jessica: si avvicina a Franco. Come lei saprà, il cavalier Ravizzoni è concorrente diretto del Dottor Valdo ed io sono qui, per conto del Cavaliere, per farle una proposta interessantissima, e molto, molto lucrosa. Non so se mi spiego.

Franco: Dica, dica, la sto ascoltando.

Jessica: Si è saputo che lei è stata vittima di un'aggressione fisica da parte della famiglia Valdo e sappiamo anche che i suoi rapporti di lavoro, con il dottore, si sono interrotti.

Franco: Alla faccia di Matilde. " Non ho aperto bocca con nessuno, ve lo giuro." 

Jessica: Come scusi?

Franco: Niente, niente, io fantasticavo.  Prego, vada avanti.

Jessica: Il punto è questo. Il cavalier Ravizzoni le offre la testa del dottor Valdo su di un piatto d’argento.

Franco: Non capisco. 

Jessica: Ravizzoni le offre un titolo di giornale del tipo. “Il sindaco architetto Tavelli, ha subito un'aggressione in casa propria dal figlio del dottor Valdo”. Questo annullerebbe tutte le calunnie che il dottore le sta gettando addosso e allo stesso tempo, la gente capirebbe che l’ha aggredita per vendicarsi di un suo rifiuto alla richiesta di collaborazione, per accedere più facilmente ad aggiudicarsi la famosa gara d’appalto.

Franco sta al gioco.

Franco: Bene, bene e quale sarebbe la contropartita?

Jessica: Una piccola agevolazione nella gara della scuola, all’impresa Ravizzoni e, naturalmente, tutto in cambio di qualche migliaio di euro. Mostrando una bustarella.E, la sua assunzione immediata nella nostra impresa.                     Mi sembra un’offerta molto vantaggiosa.

Franco: Senta signorina, il Cavaliere non ha nessuna prova che il dottor Valdo abbia cercato di corrompermi e non ha nessuna prova che io sia stato aggredito dal figlio, sono solo pettegolezzi messi in giro così gratuitamente, ad ogni modo, finiamola qui, beviamo lo stesso e dica al Ravizzoni che come architetto la cosa non mi interessa e come sindaco, faccio finta di non aver sentito!

Jessica: Peccato, davvero un peccato. Assaggiando Potrei avere del ghiaccio?  Questo champagne è troppo caldo!

Franco si alza, va in cucina. Jessica versa nel bicchiere di Franco gocce di sonnifero.  Franco torna con il ghiaccio che offre a Jessica.

Jessica: Agli affari, anche se questo, non è andato in porto.

Entrambi bevono.

Scena 12a

Franco, lamentandosi di stare poco bene, si accascia sul divano.

Jessica si accerta che Franco abbia perso conoscenza.

Si alza, esce e rientra con una persona munita di macchina fotografica.

Jessica si mette in desabille e in posizione compromettente sulle ginocchia di Franco, mentre il fotografo scatta alcune fotografie e poi esce furtivamente sbattendo forte la porta.

Scena 13a

Entra Cecilia.

Cecilia: Óh che modo di chiudere la porta. È andata via la signorina?

Guarda Jessica che si sta sistemando la camicetta ancora sulle ginocchia di Franco e sviene.

                                                           Fine secondo atto

TERZO ATTO

(alcune settimane dopo)

- stessa scena -

Scena 1a

Anna è seduta lavora con l’uncinetto, Elena legge.

Anna: Elena? Tu non esci oggi pomeriggio? È una bella giornata, cosi almeno  prenderai un po' di sole.

 

Elena: Non ne ho voglia.

 

Anna: Come non ne hai voglia? Attenta perché se continui cosi ne risentiranno Renzo, e il vostro fidanzamento.

Elena: No. Non preoccuparti nonna.  Renzo comprende.

Entra Giulio, si para davanti ad Elena.

Giulio: Ciao. Ehi signorina? Che faccia scura, somigli proprio a tuo padre.

Elena scoppia in lacrime.

Anna: Giulio! Sei delicato come un elefante in una cristalleria.

Giulio: Va bene. Scusami Elena.

Elena: Fa niente nonno. Mi fa bene piangere un po’.

Anna: È da quando tuo padre è andato via che continui a piangere. Gli stai quasi facendo concorrenza alla fontana della piazza.

Elena: Papà è andato via perché ha bisogno di stare un po' da solo. Me lo dice quando mi telefona. L’ho detto anche a Cecilia, perché lui me l’ha raccomandato.

Giulio: Allora perché piangi? Cecilia poi cosa c'entra?

Anna: Giulio, non hai ancora capito?

Giulio: Capito cosa?

Anna: Sei proprio un tamburo. Capito che Franco e Cecilia siano innamorati. Si vogliono bene insomma.

Giulio: Questo lo so anch'io. Loro due pero, non l'hanno mai dichiarato ufficialmente.

 

Elena: Quello che mi addolora è tutto il fango che hanno gettato addosso a papà.

 

Anna: Fango? Elena io capisco tutto il tuo dolore ma, non avrai per caso delle allucinazioni?

 

Giulio: Guarda che l'ultima volta che ho visto tuo padre, era un po' ammaccato per le botte prese da Renzo, ma, non era sporco di fango.

Anna: Ha ragione il nonno. Non era infangato il papà te lo garantisco, e poi, chi avrebbe dovuto tirargli il fango addosso.

Elena: Che cosa avete capito? Quello che hanno scritto i giornali e le fotografie pubblicate. Questo è il fango addosso a papà. Guardate. Questo è il giornale di due mesi fa, quando il papà ha deciso di andarsene. Mostrando il giornale.

Elena legge: “Il sindaco spende i soldi della corruzione con note modelle, champàgne e festini a luci rosse”.

Anna: Se cosi, lui l'ha proprio fatta grossa, pero io lampadine rosse non le ho mai montate ai lampadari, mai avuto le luci rosse. Vero Giulio?

 

Giulio: Lascia perdere Anna. Non hai capito niente. Luci rosse e come dire... che Franco faceva delle cose... con delle donne... nude!

 

Anna: Oh povero Franco. Non e vero tutto questo. Franco e stato drogato, e poi, cosa c'entrano le luci rosse e il fango insomma.

Giulio: Il fango non e proprio tale...

Anna: Che cosa sarà allora?

Giulio: È, come si può dire? Una meteora!

Elena: Nonno, si dice una “metafora”.

Giulio: Va bene. Era quello che volevo dire.

Anna: Giulio, lascia stare l'astronomia che non e il tuo mestiere.

 

Giulio: Ma certo. Non sono proprio uno gnocco. Volevo far ridere un po' Elena che mi sembra ne abbia bisogno. Rivolgendosi a Elena. Certo che e cosa brutta infamare cosi tuo padre, ricattarlo e dopo tutti i suoi rifiuti di collaborazione a delinquere, perché di questo si tratta. Non contenti l'hanno esposto in pubblica piazza, sulla stampa in maniera cosi scandalosa. Questa e cattiveria infinita. Quando questa storia e cominciata, Franco voleva scappare ma, io l'ho convinto ad affrontare i problemi da uomo e da sindaco e lui l'ha fatto. Adesso dopo tutto questo scandalo lo capisco e non gli do torto. Vero pero che prima o dopo la verità viene a galla e allora le cose si sistemeranno. "Tutti i nodi vengono al pettine" Vedrai Elena.

Elena: In questo momento non c’è nessun testimone a favore del papà. La storia si risolverà col tempo. Certo il tempo sistema le cose ma, quanto ce ne vorrà? E poi magari, il papà si ammalerà e finirà tutto come con la mamma! Commossa.

Anna: Che cosa dici Elena? Non fare cosi, in questo modo emozioni anche me, e... mi viene da piangere... prende il fazzoletto asciugandosi gli occhi. Quando il papà ti telefona, perché non lo convinci a tornare a casa?

Elena: L'ho fatto. Lui mi dice sempre che tornerà quando sarà sicuro di se stesso.

                                                           Scena 2a

Fa capolino alla porta timidamente Cecilia.

 

Cecilia: È permesso? Si può?

Anna:  Certo. Entra pure Cecilia. 

Cecilia: Buongiorno a tutti. Ciao Elena.

Anna: Stavamo cercando di risollevare il morale a questa ragazza che soffre per quello che hanno detto e scritto di suo papà.

 

Cecilia: L'hanno proprio fatta grossa. Quando io ci penso, sto male, e lui fuggendo ha sbagliato, cosi la gente confermerà quello che hanno scritto di lui. Tanta gente pero conosce Franco e credono nella sua onestà.

Giulio: Certo che e dura giustificare Franco davanti a queste fotografie, e poi aggiungi il suo corruttore che e il suo datore di lavoro e per finire il fidanzato di sua figlia che e a sua volta figlio del corruttore. Insomma un bel minestrone che lo incolpa alla grande. È un conflitto d'interesse grande come una casa.

 

Elena: In verità non c’è nessuna prova concreta. Ufficialmente il papà è via per problemi di salute e sono solo diffamazioni da parte di qualcuno potente al quale gli è stato negato un favore dal sindaco per vendetta, io penso…….o per mettere in cattiva luce la concorrenza.

Cecilia: Io ho anche sentito chi e il potente. La signorina pubblic relation, il nome l'ha fatto. "Ravizzoni". C'è di mezzo pero anche il dottor Valdo che ha minacciato Franco. Come si fa a capirci qualcosa? Io il nome potrei dirlo ma, sarebbe la mia parola "contro" quella dei potenti del paese.

Giulio: Non puo darsi che Valdo abbia usato il nome del suo concorrente per incastrare Franco? Cosi lui sporcherebbe la sua concorrenza, si vendicherebbe su Franco e ne uscirebbe pulito. Sarebbe come prendere due piccioni con una fava.

Elena: Puo darsi, ma che importanza ha oramai? Chi mi preoccupa e papà. Come starà? Al telefono sembrerebbe sereno, ma pur di non darci dìspiaceri, sarebbe capace di fingere.

Giulio: Non vuole darci pensieri ma, Cecilia? Tu cosa ne pensi?

Cecilia: Per me è sereno. Sì ma, dopotutto non sono cose che mi riguardano.

Giulio: Cecilia? Sono cose che ti riguardano in tutto. Non è vero Anna?

Anna: Certamente. Cecilia? Da quando Franco e andato via tu non sei più la stessa. È ora che giochiamo a carte scoperte. Tu ci hai detto che quando hai sorpreso Franco con la signorina di Ravizzoni, sei svenuta. Quale persona proverebbe tal emozione da svenire se non una persona innamorata?

Cecilia: Titubante e imbarazzata. Sì ma, io avevo promesso di non entrare ma, quando ho sentito sbattere la porta pensavo che la signorina se ne fosse andata e quando sono entrata, sono rimasta talmente male a vederli, che sono svenuta.

Giulio: Non si sviene d'imbarazzo.

Anna: Va da Cecilia e gli mette le mani sulle spalle consolandola. Su forzaCecilia. Sappiamo tutto, sfogati pure.

Cecilia: Franco non vorrebbe... sarebbe giusto che ci fosse qui anche lui per...  e va bene! Franco ed io siamo innamorati piangendo lui mi manca tanto. Tantissimo.

Anna: Piangi pure. Sfogati che ti fa bene.

  

Anna consola Cecilia.

Cecilia: È stata una sofferenza. Rivivo ancora il momento quando sono entrata e ho visto quella svergognata addosso a Franco. M'è sembrato che il mondo mi cascasse addosso. Quando sono rinvenuta, la signorina non c'era più e Franco era ancora incosciente. Quando lui si è ripreso, mi ha detto che ricordava di aver bevuto lo spumante e niente più. Allora io ho capito che era stato drogato ma, non dovevo dubitare di lui a prescindere.

Giulio: Calma, se la scena è quella sul giornale, è normale avere nutrito dubbi da parte tua nei confronti di nostro figlio. Ora pero un altro nodo s'è districato, e sarebbe la dichiarazione ufficiale del vostro amore. Oh, che liberazione.

Anna: Si davvero. Anna guarda Elena, triste e assorta nei suoi pensieri. Ora pero Cecilia, porta fuori sta ragazza. Andate a fare un giro, a mangiare un gelato. Insomma parlate tra di voi, sollevatevi il morale.

Cecilia: Elena? Io sto per andare al centro commerciale. Mi faresti compagnia?

 

Elena: Certamente. Ne sono felice.

Cecilia ed Elena escono dalla porta d’entrata.

                                                                       Scena 3a

Giulio: Almeno Cecilia si è tolta un peso dallo stomaco. A proposito di pesi sullo stomaco, cosa si mangia stasera?

 

Anna: Dopo tutti i problemi di cui abbiamo discusso, tu pensi alla tua pancia. Giulio sei proprio un ingordo ghiottone.

 

Giulio: Come ghiottone ingordo? Tu credi che Franco sia contento se digiuniamo? E poi io penso a mangiare a tavola cose genuine e appetitose perché fino adesso abbiamo parlato di mangioni che stano cercando con la loro ingordigia di rovinare nostro figlio e tutta la sua famiglia.

Suona il campanello.

Anna: Chi sarà ora che devo preparare la cena? Chi viene a disturbare? Vado a vedere.

Entra con Matilde.

                                                                       Scena 4a

Anna: Prego signorina si accomodi. Beve qualcosa? Giulio saluta e Matildericambia.

Matilde: No, no grazie. Mi fermo solo qualche minuto. Devo dirvi qualcosa d'importante riguardante quell'articolo di giornale che parlava di vostro figlio. Quello di due mesi fa. Siete le prime persone che informo.

 

Giulio: Le prime? Dovrei crederci?   

Anna: Prego dica pure Matilde.

  

Matilde: Sembra siano intercorse azioni penali tra Valdo e Ravizzoni per quell'articolo dove il sindaco...

 Giulio interrompe

Giulio: Cosa c'entrano loro due? Sul giornale c'era Franco...

 Matilde interrompe

Matilde: C'entrano eccome. I particolari non li so ma, il fatto sbalorditivo è che Ravizzoni ha chiuso l'azienda ed è scappato con i soldi all'estero. Dicono in qualche paradiso fiscale?

Giulio: C'è qualcosa che non torna.

Matilde: Molte persone, credono che questo fatto scagionerà il sindaco, perché la gente ha fiducia nel signor Franco, che è una persona onesta.

 

Giulio: Sopratutto lei ma, è arrivata in ritardo.   

Anna: Giulio! Chiudi quella boccaccia!  

Matilde: Signor Giulio. Io so che Franco e Cecilia sono innamorati e sono contenta per loro due. Certo non nascondo che anch'io aspiravo al signor Franco ma, pazienza. Sono rassegnata e sono vicina alla vostra famiglia perché dimostrate di essere persone oneste. State soffrendo per vostro figlio ma, nonostante ciò, non incriminate nessuno, non parlate alle spalle delle altre persone, e spero che tutta la verità venga a galla perché... commossa questa situazione mi ha fatto capire quanto ho sbagliato.

Giulio: Sbagliato? Sbagliato cosa? Che è un po' pettegola lo sappiamo ma, cosa c'entra lei con questa storia?

Matilde: La signorina Jessica della ditta Ravizzoni, si era messa in contatto con me. Si era fatta passare per una giornalista e mi ha detto di riferirle tutto ciò che succedeva in casa Tavelli, e quando è successo il fatto tra il sindaco e il fidanzato di Elena, io le ho telefonato immediatamente.

 

Anna: Ah che belle cose che lei ha fatto! Adesso si accorge dello sbaglio?

Matilde: Lei mi ha detto che ero dotata di ottime qualità investigative, e questo sarebbe stato la prova per la mia assunzione al suo giornale come reporter. Sono stata ingannata! Avete tutte le ragioni per non perdonarmi.

 

Giulio: Certo è dura. Non è facile perdonare. Il Signore nostro ha detto di perdonare anche i nemici. Sdrammatizzando Lei Matilde non è proprio un nemico.Seid'accordoAnna?

 

Anna: Certo Matilde. Dopotutto è stata vittima anche lei. Quel che stato è stato. Si vede che è sinceramente pentita e noi la perdoniamo volentieri.

 

Matilde: Grazi Anna. Grazie anche a lei Giulio Adesso mi sento molto meglio e vi saluto contenta. Buonasera e grazie di nuovo. Esce commossa.

                                                                                   

                                                                       Scena 5a

Giulio: Confesso che mi sono quasi commosso.

 

Anna: In fin dei conti è un po' pettegola ma, non è cattiva. Non capisco però la storia del Ravizzoni e Valdo che scappano insieme in paradiso, non è chiara.

Giulio: Non sono scappati assieme. Solo Ravizzoni è scappato, e non in paradiso come lo intendi tu ma, in un paradiso fiscale che è un posto dove tu puoi portare tutti i soldi che vuoi senza che nessuno ti faccia domande, e sopratutto evadi le tasse al governo.

 

Anna: La tua intelligenza mi lascia allibita. Eh già. Hai frequentato le scuole alte tu. All'ultimo piano, e sei mesi su nove in castigo dietro la lavagna col cappello d'asino in testa.

Giulio: Marpione e ironico. Lascia stare la scuola. Sono autodidatta perché leggo i giornali. Adesso ti spiego, quando mi portano i mobili da riparare di solito fra un pannello e l'altro per non far si che si graffino, mettono dei fogli di giornale, ed io li leggo.

Anna: Certo, magari sono notizie di dieci anni fa. Certo che se Ravizzoni è scappato, qulcosa di male ha fatto. A quella gente lì però vanno tutte bene. In paradiso riescono a scappare.

Giulio: Anna! Allora non hai capito niente. 

Suona il campanello.

Anna: Ancora? Andiamo a vedere che c'è stavolta.

                                                           Scena 6a

Anna rientra con Renzo, il Dottor Valdo e il commissario Baldanzoni.

Anna: Prego, avanti commissario, anche lei signor Valdo. Ah c'è anche Renzo, ma che bella compagnia. Accomodatevi tutti.

 

Giulio: Che cos'è questa sorpresa? È capitato qualcosa di grave a Franco? Lo vuole arrestare commissario? Non può perché non c'è!

Baldanzoni: Non si preoccupi signor Tavelli, sono venuto per metterla a conoscenza di alcuni fatti che riguardano il signor Sindaco ma, poiché non c’è, li riferisco a lei, con la speranza che suo figlio ne sia informato. Veniamo al punto della mia visita.

Franco irrompe in casa.

                                                                       Scena 7a

Anna e Giulio: Franco! Sei tornato? A soggetto i convenevoli.

Franco: Papà, mamma, poi io vi spiego tutto. Rivolgendosi al commissario. Commissario, se lei vuole arrestarmi, io sono pronto, però lasci stare la mia famiglia. Anzi, non doveva neanche entrare in questa casa, e poi, cosa c'entra Valdo? Lui è l'ultima persona che vorrei vedere al mondo.

Baldanzoni: Signor sindaco, si calmi per favore e stia a sentire prima di dare giudizi.

Franco: Proprio io che sono stato giudicato da tutti, comunque va bene, parli pure ma, se deve mettere in imbarazzo i miei genitori, è meglio che mi porti in prigione subito.

Giulio: Franco, stai quieto. Probabilmente ho gia avuto delle anticipazioni.

 

Baldanzoni: Allora posso parlare? Grazie. Il cavalier Ravizzoni, titolare dell'omonima impresa è fuggito…

Franco: A si? Non me ne può interessare di meno.

 

Baldanzoni: Stia a sentire la successione dei fatti: la signorina Jessica, quando ha visto l’articolo, e sopratutto le fotografie sul giornale che la riguardavano, s'è sentita tradita, perché non erano quelli i patti col cavalier Ravizzoni. Le fotografie sarebbero servite solo come un ricatto nei suoi confronti, sig. sindaco, ma quando le ha viste sul giornale, alla vista di tutti, ha deciso di raccogliere tutte le prove possibili, assegni bancari, ricevute di pagamento, prenotazioni d’albergo, ed è venuta al commissariato, per denunciare il Cavaliere. Così facendo, ha discolpato completamente lei. Questo è tutto. Il giornale, un’ora fa, mi ha intervistato sui fatti che le ho appena esposto e domani mattina, tutti i nostri concittadini sapranno la verità.

Franco: Però? Ne è occorso del tempo. Me la stavo quasi prendendo a male. 

Valdo: Adesso signor Franco vorrei parlare io, e me ne approfitto della presenza del commissario perché mi faccia da testimone. Ho sbagliato. Mi sono fatto forza della mia posizione economica nei suoi confronti per cercare di corromperla. Guardando il commissario. Si commissario questa èuna confessione. Poi farà di me quello che ritiene giusto. Di nuovo a Franco. Dopo il suo rifiuto l'ho minacciata ma, non ho intrapreso nessuna azione e non avrei fatto niente, perché Renzo mi ha parlato di lei e di sua figlia, e mi ha fatto capire che il potere e i soldi non sono tutto nella vita. Le domando scusa pubblicamente e benedico il fidanzamento dei nostri figli. Io mi ritiro ufficialmente dall'impresa, la lascio nelle mani di un uomo che è migliore di me. Indicando il figlio. Renzo.  Adesso commissario proceda pure. Porgendo i polsi per le manette.

 

Baldanzoni: Signor sindaco, questa è una confessione davanti a pubblici ufficiali, lo arresto?

Franco: No! Lasci stare. Faccia finta di non aver sentito nulla. Rivolgendosi a Valdo. Signor Valdo, io le do il mio perdono, anche se quello che è successo tra noi due m'ha ferito profondamente ma, il suo pentimento mi sembra sincero. Perdono anche la signorina Jessica che è stata vittima anche lei in qualche modo del signor Ravizzoni, e spero sinceramente che questa esperienza le insegni a usare il suo fascino in altro modo.

Valdo: Grazie. Mi ha tolto un grosso peso dalla coscienza. Al figlio. Renzo, riscatta col bene, il male che io ho fatto al tuo futuro suocero, perché lo merita.

 

Franco: A parte le botte che lui mi ha rifilato qualche mese fa, Renzo non deve riscattare nulla, perché il bene lui l'ha portato naturalmente in questa casa dal primo giorno che è entrato.

 

Renzo: Grazie. Poi rivolto al padre. Papà, quello che hai appena confessato è un atto di coraggio e umiltà che mi rende orgoglioso di essere tuo figlio. Commossi padre e figlio si abbracciano.

Baldanzoni: Signor sindaco, se questo è tutto, noi toglierei il disturbo e non inoltrerò nessuna azione penale.

Franco: Sì. Questo è tutto. È proprio tutto. Lo spero.

Valdo: La saluto anch'io Signor Franco.  Stingendogli la mano.  

Baldanzoni e Dott. Valdo escono accompagnati da Giulio.

                                                           Scena 8a

Anna: Franco? Si può sapere, dove sei stato fino ad adesso?

Franco: Ero all'estero. Tre giorni fa ho deciso di tornare ed ho alloggiato in un albergo fuori paese. Ho noleggiato un'automobile per, potere venire qua a tenere d'occhio casa nostra, sperando di trovare il coraggio di rientrare al più presto nella normalità, e proprio poco fa mentre stavo parcheggiando qua davanti, ho visto entrare il commissario, Renzo e suo padre. È stato lì che ho deciso di affrontare la realtà nel bene o nel male.

Anna:Come sei potuto entrare? Nessuno ti ha aperto.

Franco: Ho scavalcato il cancello e sono andato a prendere le chiavi di casa in garage.

Giulio: Il tuo modo di entrare in casa ti ha già procurato un sacco di botte e quasi uno scandalo. La prossima volta potrebbe succedere di peggio. Non è vero Renzo?

 

Renzo: Ah no! Spero proprio di no. 

Franco: Invece si! Hai dimostrato di mantenere la parola data, sulla mia pelle ma, ti ringrazio lo stesso, anche se mi hai ammaccato un po'. Per questo le chiavi stavolta le avevo con me. Una lezione mi è bastata e mi avanza.

 

Entrano Cecilia ed Elena trafelate.

                                                                       Scena 9a

Elena: Papà! Corre ad abbracciarlo.Allora è vero quello che ci ha appena detto il commissario. Poi accorgendosi di Cecilia, si stacca e va vicino a Renzo.

Franco e Cecilia si guardano senza remore.

Cecilia: Franco… ciao… ben tornato. Sinceramente emozionata. Lui la fissa negliocchi.

Franco: Ciao Cecilia. Mi sei mancata.

Giulio: Anna? Andiamo da zia Giulia a dirle che il sindaco è tornato. Poi rivolto a Elena e Renzo. Voi due andate a fare un giro, oppure recatevi in cucina o nelle stanze, insomma sparite da qua.

Anna: Giulio, è ora di preparare la cena, e stasera siamo in tanti. Vai tu da giulia se vuoi.

 

Giulio: Sei proprio ingenua, prima di capire la situazione ce ne vuole eh? Magari tuo figlio e Cecilia vorrebbero stare un momento da soli. O no?

Franco: Non litigate e state qui tutti. Ascoltatemi. Io vorrei che... se Cecilia fosse d'accordo...

Cecilia:  D'accordo di cosa?

Franco: Se fossi d'accordo di dire ai miei che tu ed io... insomma...

Cecilia: Franco, loro sanno che noi due ci amiamo. Ho dovuto dirglielo, perché in tua mancanza non ce la facevo più a mantenere questo segreto.

Franco: Hai fatto bene ma, c'è un'altra cosa che vorrei dirti.

Cecilia: Dimmela Franco.

Franco: Va bene. Sarò franco, cioè volevo dire... penso che, da un po' di anni che Chiara è in paradiso e capirà. Vuoi sposarmi?

 

Cecilia commossa piange e abbraccia Franco.

Cecilia: Sì. Ed è la cosa più bella che tu potessi chiedermi.

Giulio: Sono proprio contento. Bisogna festeggiare.

Elena: Papà scusa. Rivolgendosi a Renzo. Glielo diciamo adesso?

Giulio: Che cosa dovete dirci voi due? Non dovrete per caso dirci che ci state facendo diventare bisnonni per caso?

Renzo: Beh insomma...

Franco: Renzo? Insomma che cosa? 

Elena: Diciamoglielo.

Anna: Che cosa? Decidetevi.

Renzo: L’esperienza che abbiamo fatto in questi ultimi due mesi ci ha maturato e non riusciamo più a stare senza vederci. Cosi noi abbiamo deciso di sposarci.

Anna: Sposarvi? Ragazzi, voi siete ancora giovani.

Renzo: Naturalmente se voi siete d'accordo, quando tutto si è sistemato.

Tutti tacciono e guardano Franco che è accigliato.

Elena: Allora, papà? 

Franco: Certamente sì!

I ragazzi felicemente, si abbracciano.

Elena: Papà, Cecilia, nonni, ascoltate. Noi vorremmo sposarci nello stesso giorno e chiesa con voi. Con una sola cerimonia.

 

Anna: Sarebbe proprio fantastico, vero Giulio? Com'è successo a noi due, con Carletto grembiulone e Gina salumiera. Ti ricordi?

Giulio: Cosa c'entrano Carletto grembiulone e Gina salumiuera? Loro due si sono sposati alle dieci e noi due a mezzogiorno. Adesso invece franco e Cecilia con Renzo ed Elena vanno all'altare assieme. Si sposa il papà e anche la figlia. Che bella cerimonia sarà. Sarà contento pure il parroco che con una cerimonia sposa due coppie e risparmia una messa. Ascoltatemi voi quattro. Meritate questa bella cerimonia, e finalmente io e nonna faremo un bel viaggetto in qualche paradiso tropicale.

Anna: In paradiso col Ravizzoni no!

 

Giulio: Che cosa hai capito? Non nel paradiso fiscale ma, tropicale, dove fa caldo.

Anna: All'inferno fa caldo.

 

Tutti ridono

Giulio: Lascia perdere, piuttosto qui bisogna festeggiare. Ci vuole una bella bottiglia di spumante e qualche bicchiere. Dobbiamo fare un brindisi tutti assieme.

Anna ed Elena vanno in cucina a prendere bottiglia e bicchieri.

Renzo: Mi scusi signor Franco. 

Franco: Di cosa? Dimmi pure Renzo. 

Renzo: Ora l'impresa è nelle mie mani e per il momento non m'interessano le gare d'appalto pubbliche. Comincio da zero, e vorrei che lei tornasse a collaborare nell'azienda.

Franco: No Renzo. Scusami ma, non voglio più essere alle dipendenze di nessuno. Ho deciso di aprire uno studio privato ma, ti offrirò lo stesso la mia consulenza, se mi pagherai in modo adeguato, naturalmente. perché sono stanco della gente che perla a vanvera, figuriamoci cosa direbbero del sindaco che è alle dipendenze del genero. No, l'esperienza mi è bastata. Noi uomini non siamo ancora maturi per riuscire a farci gli affari nostri. Certe persone sono state rovinate nel portafoglio e nell'animo per colpa di voci false ma, io grazie a voi ne sono uscito, un po' malconcio ma, gliel'ho fatta. Ad altre persone è andata di mezzo addirittura la salute per colpa di maldicenze, che a volte sono dei mezzi che servono ai potenti per rovinare chi a loro da fastidio.

Giulio: Hai finito col sermone? Mi sembra che tu abbia sbagliato mestiere. Dovevi fare l'avvocato. Ascoltate un attimo, nonostante tutta l'ingarbugliata che c'è stata, tutti i nodi sono venuti al pettine. Oh meno male, non è vero Anna?

Rientrano Anna ed Elena con spumante e bicchieri.

Anna: Cosa c'è ancora? Vecchio brontolone.

Giulio: Dalla qui la bottiglia al vecchio brontolone. Festeggiamo e brindiamo per noi che abbiamo sofferto e anche per la gente onesta che non parla per niente, e anche a tutti gli altri che magari si ravvedranno ma, ricordiamoci tutti che...

                “UN BEL TACERE NON FU MAI SCRITTO” Alzando il bicchiere. Adesso, alla salute!

F I N E