Tutto per la donna

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TUTTO PER LA DONNA

Commedia in tre atti

di NICOLA MANZARI

PERSONAGGI

ELSA DUCRO', proprietaria dei Grandi Magazzini

GIAN­NI, commesso

CARMELO, commesso

MARIA, commes­sa

JULCI

Il professor PANARDI

IL DIRETTORE GENERALE

IL GIORNALI­STA

UNA CLIENTE

UN FATTORINO

UN FOTO­GRAFO.

Oggi, in una grande città.

Commedia formattata da

ATTO PRIMO

Il reparto « pro­fumi » dei Grandi Magazzini « Tutto per la donna » fon­dati nel 1851. Ambiente severo, ma non freddo. Alla parete di fondo lun­go banco sul quale sono bottiglie di acqua di Colonia e alcuni spruzzatori. Alle altre pareti, scaffali con bottiglie di tutti i colori. Dietro il banco un telefono a muro. A destra del banco un grande arco che mette negli altri reparti della Ditta: s'intravedono, infatti, file di scaf­fali e in fondo una scala che conduce ai piani superiori. A sinistra, avanti, una grande porta a vetri molto lumi­nosa.

 E' mattina.

(Carmelo, tipo di impiegato modello, giovane, ma molto timido, è su di una scaletta e volge le spalle al pubblico. Quando si volterà, si vedrà all'occhiello della sua giacca la placca di metallo con le iniziali T.P.L.D). (Tutto per la donna), che è il distintivo dei commessi dei Grandi Magazzini. Carmelo sta frugando negli scaf­fali. Non s'accorge perciò dell’ingresso di Maria. Maria indossa l’abito azzurro, che è l’uniforme delle com­messe, con la stessa placca di metallo di Carmelo. Ma­ria è un po' stupita nel sentire Carmelo che parla solo. Carmelo legge le etichette delle bottiglie).

Carmelo                      - Non dimenticarmi... Fiore di primavera...

Maria                          - Buongiorno, signor Carmelo.

Carmelo                      - (senza voltarsi) Dimmi di sì... Desiderio d'amore.

Maria                          - (più forte) Buon giorno.

Carmelo                      - (c. s.) Buon giorno … Ambra dorata... (Con un grido) Sognami tutta... Eccolo. (Ridiscende) Buon giorno, signorina Maria. Sapete dirmi chi ha messo qui questa bottiglia di «Sognami tutta»?

Maria                          - Io no, certo.

Carmelo                      - Non alludo a voi. Ma è la terza bottiglia che trovo nel mio reparto. Se la signorina Elsa viene a saperlo, ci andrò di mezzo io. Sapete bene che ha ordinato di non venderne più nemmeno una bottiglia dal giorno in cui quella cliente reclamò … Credete che debba redigere un rapporto o tenere la cosa sotto si­lenzio?

Maria                          - Quanti anni avete, signor Carmelo?

Carmelo                      - (lusingato) Trentuno. Perché, v'interessa?

Maria                          - Perché, per la vostra età, avete abbastanza fissazioni! (Trilla il telefono. Maria va all'apparecchio) Pronto?,.. Grandi Magazzini «Tutto per la donna», reparto profumi... Si, signora... una Colonia ambrata?... Va bene, signora... Corso Garibaldi, diciotto... (A Car­melo) Perbacco!... In una settimana abbiamo venduto solo tre bottiglie... Se la signorina Elsa si ostina a non spendere nemmeno un soldo in pubblicità, andremo in rovina...

Carmelo                      - La signorina Elsa ha sempre ragione!

Maria                          - (ironica) Già... « La vera pubblicità è la bontà della merce! »...

Carmelo                      - Preferireste che la signorina Elsa invece di essere quell'integerrima industriale che è, seguendo l'esempio del nonno e del padre, cominciasse a con­cludere affari disonestamente speculativi? Cosa acca­drebbe allora dei Magazzini e di noi stessi? (Trilla il telefono. Carmelo va all’apparecchio) Pronto?... Sì, re­parto profumi. (Inchinandosi) Riverisco, signor Diret­tore.» sta bene, signor Direttore... Dò subito disposi­zioni. I miei rispetti, signor Direttore.

Maria                          - Che vuole l'eminenza grigia, l'integro cu­stode della tradizione?

Carmelo                      - M'ha ordinato di avvertire tutti che fra trenta secondi la signorina Elsa inizia l'ispezione dei reparti... (Guardando l’orologio) Fra un minuto scen­derà al terzo piano, fra centottanta secondi sarà al re­parto biancheria, fra trecentosessanta al reparto abbiglia­mento... e fra quattrocentoventi secondi, pari a sette mi­nuti primi, sarà quL Volete avvertire, per favore, i col­leghi degli altri reparti?

Maria                          - (avviandosi) Subito. E' una cosa ridicola, ma la tradizione innanzi tutto. (Dal fondo gridando) La signorina Elsa e il signor Direttore hanno iniziato l'ispezione. (Di dentro si sente una voce che ripete la frase : « La signorina Elsa e U signor Direttore hanno iniziato l’ispezione », e il grido è ripetuto ancora altre due volte, di reparto in reparto, ed è seguito da un brusìo come se tutti i commessi ponessero in ordine della roba). Sono ottantasette anni che dura questa sto­ria. E' commovente vedere come la stupidità umana possa cristallizzarsi fino a questo punto.

Carmelo                      - Signorina, senza l'ordine e la disciplina la vita sarebbe un'anarchia.

Maria                          - Naturalmente voi approvate perché siete un pedante. Ma io, grazie a Dio, non sono ancora mummi­ficata e rido nel vedere la signorina Elsa che ogni mat­tina alle nove e otto minuti ispeziona i reparti, solo perché suo padre e suo nonno facevano così.

Carmelo                      - Voi non capirete mai la forza della tradi­zione. (Guardando l'orologio) Ma che fa Gianni? Sono le nove e un quarto. Se la signorina Elsa s'accorge che non è ancora venuto, sta fresco.

Maria                          - Non preoccupatevi per il vostro caro Gianni. Con la sua faccia di bronzo riuscirà a cavarsela come sempre. Mentre voi vi confondete anche se dovete dare spiegazione del gesto più innocente e tutti vi credono colpevole... Di questo passo quel pallone gonfiato diven­terà Caporeparto e voi... beh, è meglio non parlarne perché mi fate rabbia. Ma come fate ad andar d'ac­cordo?

Carmelo                      - Siamo cresciuti insieme: abbiamo rotto gli stessi vetri..., tagliuzzato gli stessi banchi..., siamo stati traditi dalla stessa donna..., no, veramente il tradito sono sempre stato io... Così nascono le amicizie!

Maria                          - Infatti lui ne approfitta per sfruttarvi.

Carmelo                      - No, è soltanto un po' egoista, ma in fondo non è cattivo.

Maria                          - Molto in fondo, direi.

Carmelo                      - Vedete, è sempre stato così. Anche da piccoli, quando giocavamo ai « cow boy », a me toccava fare sempre il cavallo... mentre lui era sempre il «cow boy », mai che accadesse il contrario... e così dovevo portarlo in groppa... Ma è il suo carattere, questo... co­mandare è il suo sogno!

Maria                          - Ma ora perché non ve ne liberate?

Carmela                      - Eh... no..., adesso c'è qualcosa ancora che ci tiene uniti.

Maria                          - Che cosa, se è lecito?

Carmel                        - Il canto. Siamo soci della stessa società corale.

Maria                          - (sorpresa) Voi cantate?

Carmelo                      - Sì. Sono il terzo, nel coro, cominciando da sinistra. Gianni invece è il secondo in prima fila. Le nostre voci si completano a vicenda.

Maria                          - Voi cantate?... E perché non mi avete mai invitata?

Carmelo                      - Più in là... più in là. Adesso sono ancora in terza fila e non mi si vede bene. (Semplice) Ma appena cala la voce a qualche collega, che è innanzi a me, io prenderò il suo posto... Allora v'inviterò.

Maria                          - E quant'è che aspettate... quest'abbassamento di voce?

Carmelo                      - Due anni... ma in questo tempo ne no fatta di strada... Ero l'ultimo in fondo, pian piano sono arri­vato in terza fila. Io sono paziente. Arriverà il mio giorno...

                                    - (Si odono dall’interno trillare insistentemente dei cam­panelli. Poi un gran silenzio).

Maria                          - Il cerimoniale si svolge con regolarità crono­metrica... segno che tutto va bene.

Carmelo                      - Povero Gianni!... Silenzio: eccoli.

Appare Elsa seguita dal Direttore dei Grandi Magaz­zini. Elsa è giovane, graziosa, ma rigida, severa. Veste un « tailleur » molto maschile e una camicia con collo e cravatta II Direttore ha circa settant'anni. Tipo di bu­rocrate integerrimo. Evidentemente i due annettono grande importanza alla cerimonia mattutina dell’ispezione dei reparti. Infatti avanzano lentamente, seri, dignitosi come in un vero cerimoniale. E' la tradizione che continuai ottantasette anni di serietà commerciale).

Carmelo e Maria         - (si sono irrigiditi dietro il banco e salutano i due con un leggero inchino. Poi insieme) Buon giorno, signorina... Buon giorno, signor Direttore.

Elsa                             - Buon giorno, signori. Tutto in ordine?

Maria e Carmelo         - Tutto in ordine, signorina.

Elsa                             - Non mi sembra. Dov'è il signor Gianni?

Carmelo                      - (confuso) E' uscito un momento.

Il Direttore                  - Senza permesso?

Carmelo                      - (c. s.) Si trattava di cosa urgente.

Elsa                             - Ah, sì? Volete spiegarvi?...

Carmelo                      - (c. s.) E' andato … (Colpito da un'idea). E' andato a comprare l'ossigeno per sua zia che sta tanto male!

Elsa                             - L'ossigeno?

Carmelo                      - Sì... E' gravissima... L'unica zia, poverino!

Gianni                         - (allegro, disinvolto, sicuro di sé. Entra sorri­dendo, per nulla preoccupato dalla presenza di Elsa) Riverisco, signorina... I miei rispetti, signor Direttore.

Elsa                             - Buon giorno... Come sta vostra zia?

Gianni                         - (sorpreso) Mia zia?... Bene, grazie.

Carmelo                      - (gli fa dei cenni disperati) Ma no... tua zia... quella che sta tanto male...

Gianni                         - Ah... mia zia... zia Giuseppina... al solito, purtroppo...

Elsa                             - Non guarirà?

Gianni                         - Capirete... la paralisi... può andare avanti un anno... due... magari dieci... poi un giorno...

Elsa                             - Perfettamente. (Al Direttore) Multateli tutti e due... (Indicando Gianni) Dieci. (Indicando Carmelo) E venti... Buon giorno, signori        - (Se ne va, seguita dal Di­rettore).

Carmelo                      - Ecco quello che mi capita per salvarti...

Venti lire.

Gianni                         - Lascia andare... il danaro è una realtà d'or­dine inferiore.

Carmelo                      - Già... Allora perché me ne chiedi sempre?

Gianni                         - Perché sei un amico... Preferiresti che mi rivolgessi ad un estraneo?... Via... Sta' allegro... Il sole splende... la vita è bella e la signorina Maria ha un sor­riso che è un amore.

Maria                          - Che c'entro io?

Gianni                         - In tutta l'Europa non c'è un sorriso più bello del vostro. Vi par poco?...

Carmelo                      - (a Maria) Non gli date vetta. Dice così a tutte.

Maria                          - Lo so. Non m'illudo. (A Carmelo, dura) Ma a una donna fa sempre piacere sentire certe cose. (Se ne va).

Carmelo                      - S'è offesa... Perché?

Gianni                         - Perché non sai farle la corte... perché non le dici mai nulla. Eppure sono tanti anni che hai la for­tuna di vivermi vicino... di vedermi in azione... Non capita tutti i giorni un maestro fuori classe come me... Ma tu... niente, non impari mai... son sicuro che ancora non hai baciato Maria...

Carmelo                      - Certo!... a me non piace illudere le ra­gazze, come fai tu. Quando sarò Caporeparto chiederò a Maria se vuol essere mia moglie. Prima no.

Gianni                         - Bravo... E se... aspetta oggi, aspetta domani... un altro te la soffia?

Carmelo                      - Ehi, dico... non hai mica intenzione... Bada!... Questa volta io non mi ritiro. (Cambiando) La­sciala stare, ti prego. Che te ne fai tu di una ragazza come lei? Una più, una meno... Ma io le voglio bene.

Gianni                         - Ma sì... figurati!... Ti piace? Te la lascio.

Carmelo                      - Già, dici sempre così... poi ime le porti via. Bell'amico!

Gianni                         - Sfido!... Tu parli loro dell'anima... l'annoi. Io invece vado subito al sodo... Che posso farci se pre­feriscono me?

Carmelo                      - Maria è una ragazza seria.

Gianni                         - Meglio così... Ho altro da pensare adesso. Caccia grossa questa volta.

Carmelo                      - Auguri.

Gianni                         - Eh sì!... Magari bastassero gli auguri!... Car­melo, devi farmi un grande favore.

Carmelo                      - No, t'avverto, se si tratta ancora di danaro è inutile.

Gianni                         - Ecco... vedi come sei... gli altri debbono sacrificarsi per te. Ma appena un amico ti domanda un piccolo favore... niente... Così, oseresti abbandonarmi proprio ora che sto per acciuffare la fortuna?

Carmelo                      - No... le conosco le tue storie... Non m'in­canti più... Sai quanto mi devi? (Consultando un tac­cuino) Lire duemila: dico duemilatrecentoquarantotto e quindici. Quando li riavrò?

Gianni                         - Prima di quanto credi. Questa volta la ra­gazza è ricchissima.

Carmelo                      - Poveretta!

Gianni                         - No... c'è poco da compiangere... Si tratta di una cosa seria... Ma mi occorre solo qualche spic­ciolo...

Carmelo                      - Sentiamo:... quanto?

Gianni                         - Cento.

Carmelo                      - Cento lire? E che devi farne?

Gianni                         - Fiori.

Carmelo i                    - Cento lire di fiori? Ma sei impazzito?... Io con cento lire ci vivo una settimana.

Gianni                         - Carmelino, si tratta di una donna di classe. Per lei cento lire sono niente.

Carmelo                      - Bravo, allora non le dar niente!

Gianni                         - Vuoi scherzare?... Devo assolutamente im­pressionarla. Rose ci vogliono. Su..

Carmelo                      - (cavando esitante il portafogli) Facciamo almeno cinquanta...

Gianni                         - No, no. Cento... Dammi. (Gli strappa U da­naro) Adesso segna.

Carmelo                      - Già, io continuo a segnare e... e tu a non pagare...

Gianni                         - . Prestissimo ti restituirò tutto... La ragazza è milionaria e tu lo sai.

Carmelo                      - Io non so niente.

Gianni                         - Ma sì...,ti dico che la conosci... è qui den­tro... e la vedi tutti i giorni.

Carmelo                      - Una collega... milionaria?

Gianni                         - Chi t'ha detto che si tratta di una com­messa?

Carmelo                      - Ma, scusa, hai detto che è qui nella nostra Ditta!

Gianni                         - E' della Ditta, ma non è un'impiegata.

Carmelo                      - Cos'è... un indovinello? Milionaria... è qui nei Magazzini, ma non è una commessa... (Con un grido) Oh, Dio! Non sarà la signorina Elsa?

Gianni                         - Bravo, hai indovinato.

Carmelo                      - Oh Dio! Tu sei veramente pazzo. La signo­rina Elsa... Ma cosa ti salta in mente!... Hai visto come ha liquidato il cav. Poletti che si fece sorprendere a ba­ciare la segretaria... Diciotto anni di anzianità... Un im­piegato modello... Via, così, su due piedi!... E tu vuoi mandarle addirittura dei fiori.,. Con i miei soldi poi... Ridammi subito quel denaro.

Gianni                         - Appena sposo la signorina Elsa, ti nomi­nerò Capo dell'Ufficio vendite...

Carmelo                      - No... no... io sto benissimo... Non voglio altri guai per colpa tua… Ti ricordi l'ultima volta da Moresi?... Poco lavoro, ottimo stipendio, un vero para­diso. E tu di chi vai ad innamorarti? Della moglie del commendatore. Anche allora ti dicevo: Gianni, sta' at­tento... Qui finisce male... E tu niente... Ricordi come finì?... Io tremo ancora.

Gianni                         - Oh, questa volta tutto andrà benissimo!... Voglio dimostrare alla nostra proprietaria che c'è qual­che cos'altro al mondo oltre i dividendi e le azioni. Io dischiuderò il suo cuore alle gioie dell'amore!

Carmelo                      - Ho capito... E' meglio cominciare a cer­carsi un altro impiego... Tanto è inutile... lo so che va a finir male. (Entra una cliente).

Gianni                         - Desiderate, signora?

La cliente                    - Un buon profumo.

Gianni                         - Subito, signora... Avete delle preferenze?

La Cliente                   - No. Purché sia buono.

Gianni                         - (prende dallo scaffale, fra lo stupore coster­nato di Carmelo, una bottiglia) In questo caso mi permetto di suggerirvi questo meraviglioso « Sognami tutta ».

Carmelo                      - (fa dei cenni disperati a Gianni).

La Cliente                   - Come avete detto?

Gianni                         - Sognami tutta. E' un profumo tenue come uno zeffiro di primavera, ma tenace come un sogno bel­lissimo. Bastano due gocce: perché la sua azione è lenta, insensibile e duratura. E' un profumo degno del vostro fascino.

La Cliente                   - Davvero?

Gianni                         - Signora, ho forse l'aspetto d'un uomo ca­pace di mentire?

La Cliente                   - Sta bene... Lo prendo.

Gianni                         - (incartando la bottiglia) Desiderate altro?

La Cliente                   - Ecco... vorrei...

Carmelo                      - (intervenendo) Servo io la signora. Tu non dovevi comprare quei fiori?

Gianni                         - E' vero. Signora, l'affido al mio amico. Per­messo. (Se ne va).

Carmelo                      - (appena uscito Gianni, riprende l'involto dalle mani della cliente e lo disfa).

La Cliente                   - Ma che fate? Ho detto che lo prendo... Non avete sentito?

Carmelo                      - Lasciatelo.

La Cliente                   - Come?

Carmelo                      - Ho detto : lasciatelo... (Indicando un'altra bottiglia) Prendete piuttosto quest'altro... costa anche di meno.

La Cliente                   - Io non voglio robaccia.

Carmelo                      - Appunto vi consiglio quest'altro profumo.

La Cliente                   - Ma che storia è questa? Non si è più padroni di comprare quello che ci garba?

Carmelo i                    - Signora, non costringetemi a parlare. Ab­biate fiducia in me.

La Cliente                   - (alzando 'la voce) Volete prendermi in giro? Dov'è il Direttore?

Carmelo                      - Per carità, signora, calmatevi. Se proprio ci tenete, vi dò «Sognami tutta »... Ho voluto solo av­vertirvi...

La Cliente                   - Perché?... E’ avvelenato?

Carmelo                      - Ma che dite?... Solo... dentro quella bot­tiglia non c'è niente.

La Cliente                   - Niente?

Carmelo                      - Sì... insomma, c'è del profumo... ma dopo un'ora svanisce. Si tratta di una formula che la nostra proprietaria ha pagata molto cara ed all'analisi s'è ri­velata un... «bluff». Tutte le bottiglie sono state rititate dalla vendita.

La Cliente                   - E questa?

Carmelo                      - Forse... è qualche bottiglia che è rimasta inavvertitamente in giro. Vogliate scusarci.

La Cliente                   - Ho capito: un bel tipo di mascalzone quel vostro collega. Gliene voglio dire quattro.

Carmelo                      - Signora, non lo rovinate... L'ha fatto di­strattamente!

La Cliente                   - Ah, sì?... Ha un bel sistema di truffare il pubblico la vostra Ditta.

                                    - (Entra il Direttore).

Il Direttore                  - Signora, avete dei reclami da fare?

La Cliente                   - (tentenna un po', combattuta tra la paglia di parlare e le supplichevoli occhiate di Carmelo ; infine decide di tacere) No, grazie. Volevo un profumo... Ma non so decidermi. Tornerò domani.

Il Direttore                  - Come credete, signora. Noi siamo qui per accontentare le clienti.

La Cliente                   - Ho visto. (Se ne va).

Carmelo                      - (cerco di nascondere la bottiglia di « Sognami tutta »).

Il Direttore                  - Possibile che non siate riuscito a ven­derle nemmeno un profumo? (Accorgendosi dei movi­menti di Carmelo) Ma che bottiglia è quella?... Date qua. (Leggendo l’etichetta) «Sognami tutta?»... Ah, siete, dunque, voi che vi divertite a rimetterlo in circolazione?

Carmelo                      - Signor Direttore, v'assicuro che è la prima volta che io...

Il Direttore                  - (interrompendolo) Basta, giovanotto!... Ogni parola potrebbe aggravare la vostra posizione...: in quarantanove anni qui dentro nessuno è mai riuscito a farmela. Mettetevelo bene in mente.

Carmelo                      - Ma...

Il Direttore                  - Non c'è « ma » che tenga... Per ora vi affibbio un'altra bella multa... in attesa di riesaminare la vostra posizione che è molto sospetta!            - (Se ne va).

Carmelo                      - (si abbatte. Ed è così che lo trova Gianni che rientra allegro come sempre).

Gianni                         - (battendogli sulla spalla) Su... su... la vita è bella! Sto lavorando anche per te.

Carmelo                      - (rassegnato) Bravo, continua...

Gianni                         - Te l'ho detto: capo Ufficio vendite... in questo momento ha inizio la nostra ascesa... I fiori stanno per arrivare.

Carmelo                      - Poveri noi!

Gianni                         - Fra qualche minuto la signorina Elsa avrà un diavolo per capello.

Carmelo                      - Se questo ti può rallegrare...

Gianni                         - Ma non capisci? E' sulla sua collera che io conto. Nessun commesso avrà mai osato mandarle dei fiori. Diventerà furiosa!

Carmelo                      - Un commesso?... Hai messo il tuo nome?

Gianni                         - Mi credi così ingenuo?... Il biglietto non l'ho firmato.

Carmelo                      - Insomma, si può sapere allora che cosa hai scritto?

Gianni                         - Ecco, ho qui la brutta copia. (Leggendo) « Signorina, so che per voi i commessi sono delle mac­chine. Vi parrà, quindi, sorprendente che una di queste macchine si sia innamorata di voi. Ma al cuore non si comanda. Se ho guardato troppo in alto, cacciatemi, prima che debba andarmene io per non soffrire più nel vedervi così bella e così fredda ». Bellissima, no?

Carmelo                      - Cacciatemi!... Glielo dici tu stesso...

Gianni                         - Sciocchezze. Lei sarà rigida, severa; ma alla curiosità non si resiste... E poi vorrà punire il colpevole, no?... Ma per punirlo deve cercarlo... dunque...

Carmelo                      - » Scusa, i casi sono due...: o ti scopre, e allora ti caccia...; o non riesce a sapere chi è stato, e allora non ottieni nulla...

Gianni                         - Io non mi rivelerò finche la sua collera non sarà giunta al massimo. Ed anche allora lascerò la cosa incerta, perché ripeterò solo qualche frase del biglietto... una di quelle frasi che lei intanto conoscerà già a me­moria per averle ripetute chissà quante volte... per poter meglio punire l'intraprendente commesso... Ma finche non è sicura... non potrà punirmi... E quando sarà si­cura, sarà troppo tardi... perché sarà innamorata di me...

Carmelo                      - (scattando) Senti, Gianni, io sono buono... sopporto tutto...: mi soffi le donne, e sto zitto....; mi rubi le cravatte, e chiudo un occhio...; mi prendi il danaro, e non ti mando gli uscieri...; ma quest'è troppo... Io non voglio essere licenziato ancora per colpa tua...

Gianni                         - Sta' tranquillo...

Carmelo                      - Si fa presto a dirlo... Ma io stanotte ho fatto un brutto sogno.

                                    - (Entra di corsa Julci, elegantissima. Ha in mano un pacchettino. Si dirige risoluta verso Carmelo).

Julci                            - Siete voi il commesso Carmelo?

Carmelo                      - Per servirvi, signora.

Julci                            - Benissimo. Seguitemi.

Carmelo                      - Dove, signora?

Julci                            - A casa mia. Andiamo... sbrigatevi.

Carmelo                      - Come?

Julci                            - Adesso non ho tempo di spiegarvi. Andiamo.

Carmelo                      - Ma... io...

Julci                            - Insomma, finiamola! Voi ieri mi vendeste delle calze color oro. Ricordate?

Carmelo                      - (spaventato) Sì...

Julci                            - Ricordate che io dubitavo che le calze andas­sero bene con un mio vestito da sera? E che Voi mi assicuraste che l'avreste cambiate?

Carmelo                      - (c. s.) Sì...

Julci                            - Ma aggiungeste che era necessario che chie­dessi di voi. Del commesso Carmelo. Perché siete in tanti qui.

Carmelo                      - (c. s.) Sì

Julci                            - Benissimo. Ricordate tutto. Perciò venite con me.

Gianni                         - Signora, se potessi esservi utile io.

Julci                            - No. Voglio lui.

Gianni                         - Se non siete soddisfatta delle calze, pos­siamo cambiarle. Io sarò lietissimo di servirvi.

Julci                            - Al diavolo, le calze! E' per causa di queste maledette calze... Ma adesso non posso spiegare. (A Car­melo) Dunque, venite? Sì o no?

Gianni                         - Signora, il mio amico è un po'... timido. Ma io capisco benissimo certe situazioni. Voi vi tro­vate... come dire... in una disavventura... per queste calze di cui « qualcuno », che v'interessa, dubita circa la pro­venienza. Ho sbagliato?

Julci                            - A metà.

Gianni                         - La situazione presenterà delle sfumature, ma il nocciolo è questo.

Julci                            - No. E’ più grave... Ieri, quando giunsi a casa, controllai il colore delle calze con quello del mio abito,

Gianni                         - Ebbene?

 

 Julci                           - Un pugno nell'occhio….. (A Carmelo} Decisi di riportarvele... Ma ormai era tardi! I negozi erano chiusi... Rimandai la cosa a stamattina. Ma temendo di dimenticare il vostro nome ogni tanto lo ripetevo : « Car­melo™ Carmelo... Carmelo... ». E questa notte...

Gianni                         - Questa notte?

Carmelo                      - Questa notte?

Julci                            - Vi ho sognato.

Gianni                         - Lui?

Julci                            - Lui…. E quel che è poggio è che in sogno l'ho chiamato: «Carmelo...Carmelo…». E pare che abbia ag­giunto frasi un po'… equivoche: «Domani tornerò da te™ vedrai che ci vuol altro per le mie gambe... ». Insomma, un disastro!

Gianni                         - Sono scherzi del subcosciente.

Julci                            - Già, ma andate a «piegarglielo.

Carmelo                      - Vi ha sentito qualcuno?

Julci                            - Che domanda... Allora perché mi preoccu­perei?

Carmelo                      - Beh!... io non ho fatto niente di male... Ho la coscienza tranquilla.

Julci                            - Facile a dirsi... ma a farglielo credere!

Carmelo                      - Ma, signora, io sono un galantuomo e non faccio di queste cose!

Gianni                         - (colpito da un'idea) Ne bei proprio sicuro?

Carmelo                      - Ehi,... per chi mi prendi?

Gianni                         - Sai... in materia di sogni, tutto è possibile... Che cosa sappiamo, tu, io... lei…., di quel che succede di noi quando dormiamo? Ci sono libri così… sui sogni.

Carmelo                      - Libri o non libri, nessuno può farmi dire quello che non è.

Gianni                         - Quello che non è… Ma quest'è il problema : se invece fosse?

Carmelo                      - (che comincia a tentennare) Ma che cosa?... Spiegati…

Gianni                         - (che segue la sua idea e che è deciso ormai a sfruttare a proprio vantaggio) Si tratta d'ipotesi, bada... Ma ammettiamo per un momento che tv. abbia ieri, nel servire la signora, pensato a lei con una certa intenzione...

Carmelo                      - Ma se ti dico…

Gianni                         - Oh... intendiamoci, senza che nemmeno tu te ne accorgessi™ Qui sta il bello. Tu servivi la signora e intanto il... tuo Sub cosciente funzionava in un'altra di­rezione. Lì per lì quel che tu avevi dentro… non l'hai neppure avvertito. Tu agivi, ti muovevi e quel diavoletto che avevi lì (gli tocca la fronte) non poteva manifestarsi. Ma intanto lavorava sotto sotto... E questa notte... appena il campo è stato libero... tac... è scappato fuori. La signora intanto... lavorava per suo conto…: « Carmelo... Carmelo, domani tornerò da te... Carmelo, le mie gambe... ». E così stanotte...

Carmelo                      - Stanotte?

Gianni                         - Vi siete incontrati. (Solenne, con la soddisfa­zione d'un medico che ha indovinato una diagnosi) E' tutto.

Julci                            - Bravo!™ è andata così... (A Carmelo) Vi rendete conto delle conseguente?

Carmelo                      - Che conseguenze?

Gianni                         - Oh, io immagino… interrogatorii… scenate...

Julci                            - Sento ancora gli urli... (A Carmelo) Non c'è altri rimedio: venite a chiarire l'equivoco.

Carmelo                      - Io? E che vengo a dire?

Julci                            - L'importante è che esistete… che vi chiamate Carmelo, che siete un commesso e m'avete venduto voi, le calze... Dunque, non ho mentito… Tutto sarà chiaro.

Gianni                         - E? giusto. Va' con la signora.

Carmelo                      - E se « lui » non crede a quello che dico?

Gianni                         - Beh, prenderai due Schiaffi. E tutto sarà finito.

Carmelo                      - Allora vacci tu e di' che ti chiami Car­melo.

Julci                            - Scherzate? Io vi ho descritto come siete... un vero Carmelo... e invece si presenta lui... Volete rovi­narmi?

Gianni                         - La signora ha ragione.

Julci                            - Allora siamo d'accordo. Stasera alle sette. (Dando un biglietto a Carmelo) Quest'è l'indirizzo.

Carmelo                      - (la guarda esitante. Poi) No, non verrò.

Julci                            - (gridando) Ah, la prendete su questo tono?

Carmelo                      - Per carità, signora, possono sentirvi!

Julci                            - Mi senta chi vuole!™ Ve la farò vedere io con i vostri diavoletti!...

Gianni                         - La signora ha ragione! Tu sei uno di quegli nomini che vivono una doppia vita: di giorno, pacifici cittadini...; di notte, canaglie! (Gridando per farsi sen­tire di dentro) Tu sei un nuovo dottor Jekill... Il dottor Jekill dei Magazzini « Tutto per la donna ». (Alle grida accorre Elsa, preoccupatissima).

Elsa                             - Che accade? Signora, avete reclami da Spor­gere?

Julci                            - Sì. (Indicando Carmelo) Quest'uomo m'ha rovinata e adesso non vuol riparare!

                                    - (Elsa - (a Carmelo) Voi?

Carmelo                      - Ma no…; io... ecco...

Elsa                             - Vergognatevi. Vi credevo una persona onesta.

Carmelo                      - Signorina, io™

Elsa                             - Basta. Sapete bene che il motto della nostra Ditta è uno solo : «serietà». Come avete potuto dimen­ticarlo, scendendo così in basso?

Carmelo                      - (tentando di spiegare) E stato un sogno...

Elsa                             - Ah, fate anche il poeta?™ Certe cose, per quanto rivestite di belle frasi, hanno solo un nome: bassezza... Già da tempo vi tenevo d'occhio: troppo zelo™ per esser sincero...

Gianni                         - (con studiata leggerezza, quasi egli stesso non credesse alle proprie parole) No, signorina Elsa, non si tratta di quello che pensate. Il mio amico...

Elsa                             - (interrompendolo) E' inutile che lo difen­diate... Voi uomini in certe cose siete sempre solidali... Ma fate meglio a tacere. (A Julci) Signorina, vi assicuro che per quanto sta in me, voi avrete soddisfazione... Comprendo il vostro stato... Il signor Carmelo farà il suo dovere, altrimenti potrà cercarsi un altro impiego™ Il motto della Ditta è     - lo ripeto - «serietà».

Julci                            - Serietà o non serietà, quello che mi interessa è che stasera alle sette lui venga a casa mia.

Elsa                             - Verrà.

Julci                            - Benissimo... Buon giorno. (Esce).

Elsa                             - (a Carmelo) Innanzi tutto, stasera alle sette andrete in casa della signorina ida voi sedotta. Sono si­cura che non sarete così vile da rifiutarvi di riparare al mal fatto.

Carmelo                      - Ma io non ho fatto niente... E la signo­rina che stanotte....«........«»

 Elsa                            - Non vi ho chiesto i particolari... Potete tenere per voi le subdole arti che avete adoperato per attrarre quella donna nella vostra rete... In un altro caso forse direi: peggio per lei che s'è fidata di un uomo... Ma voi siete impiegato della mia Ditta. Questo mi dà giurisdi­zione sul vostro caso e debbo intervenire... Ci sono, in­fatti, due precedenti del genere nella storia dei Magaz­zini « Tutto per la donna ».

Gianni                         - Due soli?

Elsa                             - Sono anche troppi per una Ditta seria!

Gianni                         - Sicuro... sicuro.

Elsa                             - Il primo risale al 1897.

Gianni                         - La guerra d'Africa.

Elsa                             - L'altro è di ©poca più recente: agosto 1914.

Gianni                         - La guerra mondiale...

Elsa                             - E in entrambi i casi i corruttori convocati da mio nonno - 1897       - e da mio padre - 1914 - ammi­sero il fatto.

Gianni                         - (a Carmelo) Vedi? Lo ammisero.

Elsa                             - Perché erano dei gentiluomini.

Gianni                         - Altri tempi!

Elsa                             - Lo ammisero e accettarono di riparare. Cosi dalle loro cartelle personali fu cancellata l'annotazione della grave mancanza, e mio nonno e mio padre, in segno della loro benevolenza, fecero da padrini-, alle conseguenze dell'episodio.

Gianni                         - Naturalmente, la signorina seguirebbe l'esem­pio dei suoi onorevoli predecessori per quanto riguarda­le conseguenze dell'episodio attuale  -

Elsa                             - Non potrei rifiutarmi,

Gianni                         - Benissimo. Accettiamo.

Carmelo                      - (disperato) Ma che dici?... Qui non ci sono conseguenze

Gianni                         - Ancora?... Sei testardo…

Carmelo                      - (ribellandosi) No... quest'è troppo...; si tratta d'un sogno... forse anch'io ho sognato... posso anche ammetterlo» E con questo?... Nessun regolamento vieta ad un commesso di sognare...

Elsa                             - Voi siete un esaltato.

Carmelo                      - (c. s.) Ah, sì... Ebbene, sono un esaltato..., sono un pazzo..., sono quello che volete..., ma non po­tete anche proibirmi di sognare...; i sogni sono miei... e quando si è tutto il giorno qui, inchiodati, e non te ne va bene una..., e tutti se la prendono con te per ogni cosa che succede..., un povero disgraziato potrà al­meno vivere con la fantasia..., potrà levare gli occhi in alto... Insomma, io non sono una macchina!

Elsa                             - Come?... Aspettate un momento! (Esce di corsa).

Carmelo                      - Oh, Dio! che altro succederà adesso?

Gianni                         - Mah...

Elsa                             - (torna con un gran fascio di rose che getta ai piedi di Carmelo) A voi... macchina innamorata! Avete ventiquattr'ore per giustificarvi. Altrimenti... via! (Esce indignata).

Carmelo                      - (quasi piangendo si abbatte su di una sedia, ripetendo a Gianni) Mi hai rovinato... mi hai rovi­nato!

Fine del primo atto

ATTO SECONDO

L'indomani. Pomeriggio inoltrato. L'ufficio dì Elsa ai Grandi Magazzini. Arredamento tipico dell'Ottocento. Mo­bili massicci. Alla parete di fondo una scrivania molto ampia con quattro telefoni e una tastiera di campanelli. Alla parete, due grandi ritratti: un dignitoso vecchio con baffi e barba vestito alla moda dell'800 e un signore con baffi alla Guglielmo. Sono il nonno e il padre di Elsa che « vigilano » sul lavoro dell’ erede della loro Ditta. Su un tavolinetto una macchina da scrivere portatile. A sinistra, una porta che conduce ai piani inferiori. A destra, un'altra porta che mette negli uffici amministrativi. Nella parete di fondo si apre un'ampia porta-finestra che inette su di un balcone. Attraverso i vetri sì vedranno, alla fine dell’atto, sui tetti delle case circostanti accendersi e spegnersi le scritte luminose.

(Elsa è seduta alla scrivania. Accanto, in piedi, il Diret­tore generale sta asciugando dei fogli che Elsa firma).

Il Direttore                  - L'Anonima Pubblicità ci ha proposto dei cartelloni murali.

Elsa                             - Rispondete che dal 1851 siamo fedeli ad un principio: «La vera pubblicità è la bontà della merce».

Il Direttore                  - Benissimo...; ci hanno offerto il bre­vetto di un depilatorio ultra rapido.

Elsa                             - Rispondete che non abbiamo mai creduto nell'efficacia dei depilatori.

Il Direttore                  - (prende appunti) Sta bene...

[Elsa                            - (ha finito di firmare) Ce altro?

Il Direttore                  - Purtroppo... E' cosa che riguarda il personale

Elsa                             - Ebbene, informatene...

Il Direttore                  - Già... ma fra uomini sarebbe più fa­cile...

Elsa                             - Signor Teodoro, vi ricordo che in questo mo­mento voi non avete di fronte una donna, ma il vostro amministratore unico... In tale qualità vi invito a par­lare...

Il Direttore                  - Ecco... Si tratta dello scandalo di quel tale Carmelo... Il fatto ha suscitato un fermento tale che ne sono preoccupato per la disciplina      

Elsa                             - Avevo assolutamente proibito che quella storia fosse divulgata...

Il Direttore                  - Eppure le commesse non parlano d'al­tro!... Figuratevi che son giunte a scommettere se Car­melo è veramente l'amante di quella signorina, oppure no.

Elsa                             - Davvero?

Il Direttore                  - Ma non è tutto... C'è anche un totaliz­zatore che alimenta il giuoco.

Elsa                             - E chi è?

Il Direttore                  - Gianni, l'amico di Carmelo.

Elsa                             - Ma allora è stato lui a raccontare l'episodio... E' arrivato il momento di liberarci di questi due pessimi soggetti

Il Direttore                  - E' quello che penso anch'io...

Elsa                             - (al telefono) Mandatemi subito il signor Car­melo Bolla.

Il Direttore                  - Posso andare?

Elsa                             - Sì... E continuale a sorvegliare il personale...

Il Direttore                  - Non dubitate... (Esce).

Elsa                             - (passeggia nervosamente finche più timido del consueto appare sulla soglia Carmelo. E' vestito come al primo atto).

 

Carmelo                      - Permesso?

Elsa                             - Venite avanti. (Lo scruta) Voi certamente im­maginate perché vi ho chiamato.

Carmelo                      - Da ieri il mio cervello si rifiuta di imma­ginare. Ma se mi chiamiate, mi sarò certamente macchiato di qualche altra colpa.

Elsa                             - Può darsi... Dunque, ieri io feci appello al vostro sentimento dell'onore invitandovi a recarvi alle sette precise in casa della signorina da voi sedotta. Ci siete andato? Vi prego di non mentire, perché ho modo di saperlo.

Carmelo ;                    - Io non dico mai bugie.

Elsa                             - L'ossigeno per la vecchia zia mi la credere il contrario.

Carmelo                      - L’ho detto per salvare Gianni.

Elsa                             - Gianni, il totalizzatore...; so tutto!... Dunque avete fatto il vostro dovere?

Carmelo                      - Io volevo...

Elsa                             - Le intenzioni non contano.

Carmelo                      - Forse non mi crederete... ma avevo deciso di andarci. Tanto... peggio di così... Ma Gianni mi con­vinse che i pericoli non si affrontano a digiuno. «Vieni a prendere un bicchierino... Ti darà forza ». E così... un bicchierino per farmi coraggio... un altro per dominare la situazione...

Elsa                             - Ho capito... non m'interessano le vostre orge... Con rincrescimento devo comunicarvi che, dopo quanto è accaduto, la mia Ditta è costretta a privarsi della vostra opera.

Carmelo                      - Mi licenziate?

Elsa                             - Non avete sentito?

Carmelo                      - Sì... sì. (Si toglie il distintivo dall’ occhiello e lo posa sulla scrivania di Elsa. Prende la matita che aveva sull'orecchio e la posa) Ecco... Peccato!

Elsa                             - Dovevate pensarci prima.

Carmelo                      - No, non è per l'impiego... Ne ho perduta tanti ormai!... Ma era bello vendere profumi!... (Andan­dosene) Capo ufficio!... Voglio vedere la faccia che farà Gianni!

Elsa                             - A proposito, mandatelo su... devo dirgli due paroline...

Carmelo                      - Non vorrete licenziare anche lui...

Elsa                             - Non ho ancora un motivo sufficiente.

Carmelo                      - Meno male!

Elsa                             - La sorte del vostro amico vi preoccupa tanto?

Carmelo                      - No... veramente..., non è solo amicizia... Ecco: se lui resta impiegato qui, forse... non mi mande­ranno Via dal nuovo impiego che troverò... (S'inchina ad Elsa ed esce).

Elsa                             - (al telefono) Ufficio cassa?... Sì... Preparate la liquidazione del signor Carmelo Bolla... No, da oggi non fa più parte della Ditta... (Posa il microfono e riprende a scrivere. Un fattorino apre la porta a Gianni, che entra con la sua solita aria spavalda che, tuttavia, non è mai irriverente).

Gianni                         - Avete bisogno di me?

Elsa                             - Per fortuna no. Vi ho solo chiamato per co­municarvi due cose: prima, ho licenziato il vostro amico Carmelo per la sua condotta immorale.

Gianni                         - Poverino!

Elsa                             - Poi, ho saputo che avete sfruttato l'incidente di ieri fino ad accettare delle scommesse... Che avete da dire in vostra discolpa?

Gianni                         - Che ho perduto sulle quote: davo Carmelo a due.

Elsa                             - Il vostro contegno è inqualificabile. Conoscete il nostro regolamento

Gianni                         - Lo lessi una volta e mi dispiacque lo stile: troppo arcaico.

Elsa                             - Basta!... Ricordate l'articolo trentuno?

Gianni                         - No.

Elsa                             - Ve lo citerò io : « L'impiegato sorpreso a gio­care durante il servizio è punibile anche col licenzia­mento ».

Gianni                         - E' un articolo che andrebbe riformato.

Elsa                             - (ironica) Davvero?...

Gianni                         - Ma sì...: bisogna concèdère qualche svago ai propri dipendenti.

Elsa                             - La vostra impudenza è unica.

Gianni                         - Me lo hanno già detto molte donne.

Elsa                             - Come?... Voi dimenticate a chi parlate.

Gianni                         - Come si potrebbe dimenticarlo?... Voi siete Elsa Ducrò, fondata nel milleottocentocinquantuno, dieci milioni interamente versati...

Elsa                             - (fuori di se) Come vi permettete?... Esigo im­mediatamente delle scuse.

Gianni                         - Non posso.

Elsa                             - Badate... non sono disposta a sopportare inso­lenze...

Gianni                         - Già... ma quelle parole esprimevano esattamente il mio pensiero.

Elsa                             - Ah, sì?... Allora è meglio che filiate». Qui non è più aria per voi...

Gianni                         - Come volete...

Elsa                             - Immediatamente.

Gianni                         - Siete la padrona... (S'avvia per uscire).

Elsa                             - Un momento.» Visto il motivo per cui vi licenzio... preferisco che prepariate una lettera di dimis­sioni. Spero che non solleverete difficoltà.

Gianni                         - (cavando di tasca un foglio) Eccola.

Elsa                             - L'avevate già preparata?

Gianni                         - Io prevedo tutto...

Elsa                             - (leggendo) Ma questo è un contratto di assun­zione a capo dell'Ufficio Pubblicità. Ed è a vostro nome.

Gianni                         - Oh, scusate, mi sono confuso. (Cercando nell’altra tasca) La lettera di dimissioni dev'essere in quest'altra tasca... (Cavando un foglio) Eccola... Volete ridarmi quel contratto?

Elsa                             - Aspettate... Che significa questo scherzo?

Gianni                         - Non è uno scherzo.

Elsa                             - No?... Allora che cos'è?

Gianni                         - E' il contratto col quale mi riassumerete in servizio... Non manica che la vostra firma.

Elsa                             - (leggendo) Voi dunque sperate ch'io vi rias­sumerò e vi affiderò anche l'Ufficio Pubblicità con una percentuale sugli utili?

Gianni                         - Non lo spero.

Elsa                             - Ah!

Gianni                         - Ne sono sicuro.

Elsa                             - La vostra presunzione rasenta l'incoscienza.

Gianni                         - Può darsi.

Elsa                             - Ma chi credete d'essere?

Gianni                         - Un uomo di cui a momenti avrete molto bi­sogno.

Elsa                             - Vi credete insostituibile?

Gianni                         - Valuto le circostanze.

Elsa                             - Riuscite ad esasperarmi.

Gianni                         - Il ghiacciaio s'incrina.

Elsa                             - A chi alludete?

Gianni                         - A voi.

Elsa                             - Nessuno mi ha mai .parlato così.

Gianni                         - Per vostra disgrazia.

Elsa                             - Uscite subito di qui.

Gianni                         - Ubbidisco. (S'allontana, ma sulla soglia si ferma) Avete fatto male a licenziare Carmelo. Fra poco dovrete riassumere anche lui.

Elsa                             - Non torno mai sulle mie decisioni.

Gianni                         - Questa volta ci ritornerete.

Elsa                             - (gridando) Via..., andate via!...

Gianni                         - (esce, ma subito dopo riapre la porta e si riaf­faccia) Se mi volete, io sono al caffé qui di fronte.

Elsa                             - Andate al diavolo. (Passeggia nervosissima. Poi al telefono) Pronto?... Amministrazione?... Preparate la liquidazione del signor Gianni Sorelli... Sì... ho licen­ziato anche lui... No... da oggi... (Irrompe in iscena Julci con un giornale in mano).

Julci                            - Siete stata voi a giocarmi questo tiro?

Elsa                             - (posando il ricevitore) Ah!... siete voi... C'è un altro pasticcio?

Julci                            - Non fate l'ingenua. Leggete qui. (Leggendo il giornale) « Una boccaccesca avventura ai Grandi Ma­gazzini. Ieri i Magazzini " Tutto per la donna " furono teatro d'un grazioso episodio. Una cliente si presentava ad un commesso che il giorno prima le aveva vendute delle calze e improvvisamente gli gridava di non per­seguitarla più in sogno...

Elsa                             - (strappandole il giornale di mano e continuando a leggere) ... Il commesso, certo Carmelo Bolla, ebbe un bel protestare la sua innocenza, la cliente non volle sentir ragioni e si ostinò nel pretendere una riparazione per essersi piantato nei suoi sogni. Nell'edizione di que­sta sera forniremo maggiori particolari ». Dio mio!... Chi sarà stato?

Julci                            - Ah, voi non ne sapete niente?... Beh, v'av­verto che la cosa non finisce così... Se in questa storia viene fuori il mio nome, vi farò causa, vi chiederò il risarcimento dei danni, farò uno scandalo enorme.

Elsa                             - Ma, signorina, quale vantaggio avrei avuto nel diffondere quello che è successo?

Julci                            - Non lo so... Ma aspetterò l'edizione di questa sera... E se viene fuori il nome di «lui», voi sarete ro­vinata. Non si tratta di un uomo qualunque. State in guardia!

Elsa                             - Vi assicuro che per me è una spiacevole sor­presa... Tenteremo una rettifica... Farò tutto il possibile perché la cosa sia messa a tacere... Anche nel mio inte­resse, credetemi... Ma, piuttosto..., volete dirmi che «'è di vero in questa notizia?

Julci                            - Tutto.

Elsa                             - Qui si parla d'un sogno.

Julci                            - Infatti è stato un sogno.

Elsa                             - Allora quel Carmelo non è il vostro seduttore?

Julci                            - Seduttore?... Ma non fatemi ridere... Chi vi ha raccontato una frottola simile?

Elsa                             - Ma allora tutto cambia!... Aspettate. ('For­mando un numero al telefono) Pronto?... L'«Eco del giorno»?... Datemi la cronaca... Pronto?.,. Parla Elsa Ducrò, proprietaria dei Grandi Magazzini... Sì... Per quella notizia in cronaca... Devo smentire... Come?... C'è un testimone?... Il nome, per favore... Gianni Sorelli?... Ho capito... Grazie. (Depone il ricevitore. A laici) Si­gnorina, ora so da chi è partita questa montatura... Spero di fare in tempo ad accomodare ogni cosa... abbiate fi­ducia...

Julci                            - Già... così mi diceste ieri.

Elsa                             - D'altronde non ho altra scelta... Vi richiamerò più tardi io stessa...

Julci                            - Questo è il mio numero. (Dà un biglietto ad Elsa ed esce).

Elsa                             - (al telefono) Il signor Gianni Sorelli, per favore... No, deve essere al caffè qui di fronte... (ma la porta si apre ed ecco Gianni far capolino. Elsa ammu­tolisce dalla sorpresa).

Gianni                         - M'avete chiamato?

Elsa                             - Si direbbe che abbiate anche l'abitudine di ascoltare alle porte.

Gianni                         - Ho un udito finissimo.

Elsa                             - Avrete allora anche sentito quanto è accaduto.

Gianni                         - Già...

Elsa                             - Siete stato voi a raccontare l'episodio al cro­nista di quel giornale.

Gianni                         - Non posso negarlo.

Elsa                             - Naturalmente, ora per fare una rettifica po­nete come condizione di essere riassunto.

Gianni                         - La rettifica non risolverebbe nulla. E poi il giornale non la pubblicherebbe.

Elsa                             - Perché?

Gianni                         - Perché ha promesso nuovi particolari ai lettori.

Elsa                             - E allora?

Gianni                         - Bisogna dare questi particolari.

Elsa                             - Ma sarà peggio...

Gianni t                       - No. Volgeremo tutto in nostro profitto... Pub­blicità!

Elsa                             - Era questo che volevate?

Gianni                         - Anche questo.

Elsa                             - C'è dell'altro?

Gianni                         - Può darsi.

Elsa                             - Insomma, avete un'idea per cavarvi fuori da questo pasticcio?

Gianni                         - Un'idea?... Ma mille!... Sono mesi che at­tendo questo momento.

Elsa                             - Allora sbrigatevi.

Gianni                         - Prima una formalità. (Tira fuori il con­tratto) Una Annetta.

Elsa                             - (esitante) E se non riuscite?

Gianni                         - Impossibile... Comunque potrete licenziarmi di nuovo.

Elsa                             - (firma.) Ricattatore.

Gianni                         - (intascando il contratto) Adesso... possiamo cominciare... Permettete che faccia qualche telefonata? (Si avvicina alla scrivania e si pone a sfogliare l'elenco telefonico) Medici... medici... cliniche mediche... malattie nervose...

Elsa                             - Che c'entrano i medici?

Gianni                         - (non badandole) Ecco... Professore... dot­tor Giulio Panardi (formando il numero) 364-582... Pron­to?... Desidero parlare col prof. Panardi... Grazie... Ri­verisco, professore, sono il cronista-capo dell'» Eco del giorno »... Mi permetto telefonarvi per quel caso di cui si è occupato ieri il nostro giornale... sì... quel com­messo dei Grandi Magazzini... Pare che si tratti di un fenomeno di alto interesse scientifico... Almeno così dice il professor Arletti... Ma la sua spiegazione non ci con­vince. Per ciò ci rivolgiamo a voi la cui fama di psi­canalista è molto maggiore... Vorremmo pubblicare nell'edizione di questa sera il vostro illuminato parere… Fra mezz'ora ai Grandi Magazzini?... Verrò io stesso... Riverisco, professore...

Elsa                             - Siete amico del professor Panardi?

Gianni                         - Mai visto!

Elsa                             - E gli parlate con quel tono?

Gianni                         - Beh... io son fatto così! (Forma un numero e parla al telefono con voce diversa) Pronto? «Eco del giorno»?... La cronaca, per favore... Parla il professor Panardi. Sì, il celebre psicanalista... Vi telefono per il fenomeno di quel commesso dei Grandi Magazzini... Me ne occupo personalmente... Si tratta di un caso di alto interesse scientifico... Vi sarò grato se potrete inviarmi fra poco un vostro redattore... No... ai Grandi Magaz­zini. Sta bene... Arrivederci...

Elsa                             - Vorrei sapere quanti armi vi darà la Corte d'Assise...

Gianni                         - Sciocchezze!... Vedete... tutto sta nel vol­gere a proprio vantaggio le passioni umane... Fra il dot­tor Arletti e il pirofessor Panardi corre da anni una sorda rivalità... Io me ne avvalgo... Fra poco Panardi dichiarerà tutto quello che voglio... Si tratta d'un con­vinto psicanalista... Un po' tocco, del resto...

Elsa                             - Voi sperate d'ingannare un medico?

Gianni                         - Sono gli esseri più ingenui che conosco dopo i fanciulli e i poeti. Questo poi è uno psicanali­sta... Adesso si tratta solo di trovare un rampino al quale Panardi possa agganciare le sue teorie scientifi­che... (Pensa un po', poi con un sorriso) Trovato!... Maria.

Elsa                             - Maria?

Gianni                         - Sì, una commessa che ha un debole per Carmelo. Ne approfitterò.

Elsa                             - Vi proibisco di dare ordini al personale!

Gianni                         - Sentite, dopo potrete fare di me tutto quello che vorrete, ma adesso lasciatemi lavorare! Piut­tosto dove avete i moduli per telegramma?

Elsa                             - Sono in quel cassetto a sinistra.

Gianni                         - Grazie... Ed ora, vi prego, lasciatemi solo

con Maria.

Elsa                             - Come, voi osate chiedermi di uscire dal mio

ufficio?

Gianni                         - Quello che le dirò, lei deve crederlo un segreto.

Elsa                             - E sta bene... Riderà bene chi riderà l'ultimo!

                                    - (Via).

Gianni                         - (al telefono) Mandate su la signorina Ma­ria Berardi. (Gianni siede alla scrivania di Elsa e suona un campanello. Poi, preso un modulo per telegramma, scrive poche parole. Quindi prende un foglio, scrive qualche frase e lo chiude in una busta. Intanto appare il fattorino che è stupito nel trovarsi di fronte a Gianni).

Gianni                         - (al fattorino) Spedite questo telegramma e questo espresso per città.

Il Fattorino                 - (prende la busta e il modulo e non si muove, stupito).

Gianni                         - i Andate, andate... presto. (Il fattorino esce ed entra Maria). Maria             - (sorpresa) Voi?

Gianni                         - (misterioso) Sssttt... Sono qui per salvare Carmelo... Sapete che è stato licenziato?

Maria                          - Benissimo... Sono contenta.

Gianni                         - Non dite così... voi gli volete bene.

Maria                          - Prima... Ora tutto è finito...

Gianni                         - E se vi dicessi che quella signora non è la sua amante?

Maria                          - Non vi crederei.

Gianni                         - Ascoltate... Io so tutto di Carmelo... Non è la prima volta che lui va in sogno alle donne.

Maria                          - In sogno?... Possibile?... Ma allora...

Gianni                         - E’ così... Che interesse avrei a mentire?... Questo fenomeno in lui si è manifestato sin da piccolo... Io non l'ho mai detto per non comprometterlo... Ma ora che l'hanno scoperto!... A voi non è mai capitato di sognarlo?

Maria                          - No.

Gianni                         - Strano. Perché molte volte mentre dormiva l'ho sentito io stesso pronunziare il vostro nome.

Maria                          - Davvero?

Gianni                         - Ve l'assicuro... E questo mi faceva credere che anche voi potevate sognarlo... Peccato! Se voi l'a­veste sognato anche una sola volta, sarebbe confermata la sua innocenza in tutto questo affare e sarebbe anche riassunto in servizio... Così si realizzerebbe iì suo de­siderio più vivo.

Maria                          - Quale?

Gianni                         - Diamine! Sposarvi!

Maria                          - Ve l'ha detto lui?

Gianni                         - Sempre! Ma è un vero peccato che voi non possiate dichiarare di averlo mai sognato... Tutto è

perduto.

Marla                          - Già...

Gianni                         - Povero Carmelo, così timido e che vi vuol tanto bene. Beh... non pensiamoci più!

Maria                          - (con malizia) No, signor Gianni... Aspet­tate... credo d'averlo sognato una notte... Sì... posso anzi dire di esserne certa. Gianni         - Davvero?...

Maria                          - (c. s.) Sì... ed anche un'altra volta...

Gianni                         - Benissimo... Siamo a posto...

Maria                          - Insomma... lo sogno spesso... Va bene così?

Gianni                         - Magnifico... (Gianni e Maria si stringono la mano come due complici) Ripetete fra poco questa dichiarazione e lo salverete... Vi sposerete prestissimo!

Maria                          - Speriamo!

Gianni                         - Ma sì!... ed io sarò testimone alle nozze... Dunque, ricordatevi, voi lo sognate spesso...

Maria                          - Sì™

Gianni                         - E questo sogno è così preciso, nitido, di­namico che è un vero piacere per Voi.

Maria                          - Si...

Gianni                         - Allora state attenta... Appena sentite che chiamiamo una commessa... entrate subito voi... D'ac­cordo?

Maria                          - Lasciate fare a me... Esce. Gianni va alla porta idi dove è uscita Elsa. L'apre chiamando) Signorina Elsa... potete entrare... (Entra Elsa).

Elsa                             - Mi permettete di rientrare nel mio ufficio?

Gianni                         - Tutto a posto... La bomba è caricata... Adesso possiamo sederci ed aspettare tranquillamente che scoppi. (Entra di corsa il giornalista che è seguito da un foto­grafo).

Il Giornalista               - Signori, buona sera... Sono in ri­tardo?... No?... Bene, bene. (Presentandosi) L'«Eco del giorno », la più alta tiratura della sera... Dichiarazioni da fare?

Elsa                             - No.

Gianni                         - Sì... Pubblicate pure... che... saremo lieti se quanto è accaduto nei nostri Magazzini servirà al pro­gresso della scienza della quale ci teniamo volentieri a disposizione.

Il Giornalista               - (prendendo appunti) Volentieri a

disposizione.

Il Fattorino                 - (annunziando) Il professor Panardi.

'                                   - (Entra il professore. Ha una barbetta a pizzo che ogni tanto tocca con gesto rapido. Molto nervoso. Tutti lo sa­lutano a soggetto. Il professore fa un piccolo inchino ad

Elsa).

Il Professore               - Dov'è la stampa?

Il Giornalista               - (presentandosi) L'« Eco del giorno », la più alta tiratura della sera.

Il Professore               - Allora possiamo cominciare. (Avvicinandosi a Gianni e tastandogli subito il polso) Al mat­tino, svegliandovi, avvertite un senso d'angoscia?

Gianni                         - Angoscia?... Perché?...

Il Professore               - Un momento, giovanotto... sono io che interrogo... Dunque, rispondete! Avvertite un senso d'angoscia, d'incubo?

Gianni                         - Ma, professore, qui c'è un equivoco.

Il Professore               - Che equivoco?

Gianni                         - Io non sono Carmelo!

Il Professore               - No?... E perché non me l'avete detto subito?... Eppure... (Lo scruta un po', poi) Beh, dov'è il paziente?

Gianni                         - Lo chiamiamo subito.

Il Professore               - No, è lo stesso... L'esaminerò dopo. (Al giornalista) Scrivete!

Il Giornalista               - Sono pronto.

Il Professore               - (cattedratico) Come ho spiegato nel mio ultimo trattato, il mondo inesplorato dei sogni può riservarci ancora delle sorprese. Il fenomeno del sogno incrociato, la mia grande scoperta, è scientificamente am­missibile anche se fino a ieri sperimentalmente non di­mostrabile. Dico fino a ieri perché da quanto qui è acca­duto mi pare che questo signor Carmelo sarà la vivente prova della mia teoria.

Il Giornalista               - (scrivendo) La mia teoria.

Il Professore               - (c. s.) Ci sono degli uomini che per loro intensa vita interiore possono esplicare delle idee-forze che s'irradiano d'intorno sino ad influenzare tutti i soggetti femminili che incontrano nel loro raggio di azione.

Il Giornalista               - (c. s.) Raggio d'azione.

Il Professore               - Avete scritto?

Il Giornalista               - Si.

Il Professore               - Naturalmente il centro motore di questo vasto complesso è sempre un'idea erotica. Perché questi individui dalla vita pura che durante il giorno per i loro rigidi princìpi morali sottopongono le loro azioni ad una severa censura, la notte, non potendo più controllare questa desideri « immagazzinati », sì abban­donano a veri e propri atti riflessi... Del resto, quasi tutti i nostri sogni sono erotici.

Elsa                             - Quest'affermazione mi sembra assurda.

Il Professore               - Non amo le interruzioni... (Ad Elsa) Avete mai sognato di essere inseguita da un uomo?

Elsa                             - Credo di sì... Perché?

Il Professore               - Perché quel sogno non è che la rea­lizzazione più frequente del desiderio erotico.

Elsa                             - (è confusa).

Il Professore               - (al giornalista) Dov'eravamo rima­sti?... Ah!... Considerando il sogno come la realizzazione d'un desiderio soffocato, io son giunto a sostenere che due esseri di sesso diverso, venuti a contatto durante il giorno, possono poi incontrarsi in sogno... Da anni cerco l'uomo che possa provare questa mia teoria... Perché è l'uomo, secondo me, che dà sempre la spinta iniziale a questi connubi che io ho definito «sogni incrociati»... (Rivolto a Gianni) A proposito, che tipo è questo Carmelo?

Gianni                         - Apparentemente l'uomo più innocuo di que­sto mondo.

Il Professore               - Esattissimo. E probabilmente egli nem­meno ricorda quello che fa la notte.

Gianni                         - Anzi egli negherà tutto.

Il Professore               - Suggestione in tutto simile a quella operante nel sonno ipnotico.

Il Giornalista               - (c. s.) Sonno ipnotico.

Il Professore               - E s'è materializzato nei sogni di mol­te donne?

 

Gianni                         - Materializzato?

Il Professore               - Voglio dire se sono molte... le sue vit­time d'amore.

Gianni                         - Tutte le nostre commesse. Basta vivergli un po' vicino... perché un giorno o l'altro... tac...

Il Professore               - E si può interrogarne qualcuna?

Gianni                         - Subito. La prima che capita. (Al telefono) Mandate su una commessa... No, una qualunque...

Il Professore               - Magnifico!

Gianni                         - Adesso sentirete voi stesso.

                                    - (Si bussa alla porta. S'affaccia il fattorino).

Il Fattorino                 - (annunziando) La signorina Maria Berardi. (Entra Maria).

Gianni                         - (va incontro a Maria) Signorina, di che reparto siete?

Maria                          - Reparto profumi.

Gianni                         - (a Maria) E' la prima volta che vi vedo.

Il Professore               - (a Maria) Signorina, sono il professor Panardi. Certamente avrete sentito parlare di me... Dun­que... Dalle vostre risposte la scienza molto attende... Perciò parlate pure liberamente... Avete mai sognato questo Carmelo?

Maria                          - (pudica) Sì, professore.

Il Professore               - Quante volte?

Maria                          - Spesso.

Il Professore               - E questi sogni sono... per così dire... dinamici o si riducono ad una semplice visione?

Maria                          - Non capisco.

Il Professore               - Insomma, questo Carmelo, quando lo sognate, sta fermo o... agisce. Che fa?

Maria                          - (con gli occhi bassi) Preferirei non ri­spondere.

Il Professore               - Capisco... e ne provate un senso d'an­goscia?

Maria                          - (c. s.) Oh, no!...

Il Professore               - Dunque al segno si accompagnano sensazioni piacevoli.

Maria                          - (c. s.) Sì.

Il Professore               - Oso dire che questo sogno, al quale ormai siete abituata, è il benvenuto...

Maria                          - Sì.

Il Professore               - Diavolo d'un uomo! (^4 Elsa) E quan­te sono le vostre commesse?

Elsa                             - Sessantadue.

Il Professore               - Accidenti!... Oh, scusate... volevo di­re... ci vuole una bella resistenza!

Gianni                         - Già... E non è nemmeno un gigante!

Il Professore _______ - Davvero?... Beh , vorrei esaminare questo fenomeno! ...

Gianni                         - (al telefono) Fate salire il signor Carmelo.

Il Professore               - Presenterò una comunicazione all'Ac­cademia di medicina... (Al giornalista) E voi… date ri­lievo, colore, all'intervista.

Giornalista                  - In quanto a colore lasciate fare a me.

                                    - (Il fotografo prepara la macchina e la lampada a magnesio e, pronto, attende l’ingresso di Carmelo. Si apre lentamente la porta e nel silenzio generale, più timido del solito, per tutti questi occhi che lo fissano, appare Carmelo).

Gianni                         - Vieni, vieni Carmelo...

                                    - (Carmelo avanza lentamente. Appena egli giunge all’altezza del professore, il fotografo accende la lampada e fa scattare la macchina. Carmelo e il professore al lampo hanno un identico sussulto).

Gianni                         - (a Carmelo) Ecco il professor Panardi, il celebre psicanalista che s'interessa molto al tuo caso.

Carmelo                      - (sbigottito) Quale caso?

Gianni                         - (al professore) Che vi dicevo?... Non ri­corda niente!

Il Professore               - (comincia a girare intorno a Carmelo e ogni tanto gli tasta un braccio e tenta di sollevargli improvvisamente le palpebre).

Carmelo                      - Ehi, volete accecarmi?

Il Professore               - Ma no, vi rovescio solo le palpebre.

Carmelo                      - State fermo, vi dico.

Il Professore               - Carattere impulsivo, esuberante... Un vero serbatoio di stimoli sensoriali che può proiettare dovunque.

Carmelo                      - lo non proietto niente!

Il Professore               - (col tono che si usa con i malati) Sicuro... Sicuro... Io vi darò la coscienza della vostra forza... Dopo un mese di soggiorno nella mia clinica, voi...

Carmelo                      - Ma che clinica... Io sto benissimo.

Il Professore               - Sicuro... siete solo un neurotico.

Carmelo                      - Come?

Gianni                         - Carmelo, tu hai il dovere di aiutare la scienza!... Anch'io ho sempre nascosto questa tua stra­ordinaria facoltà... Ma oggi io cedo alla scienza... ai sacri diritta della scienza che trascendono i piccoli egoismi umani...

Carmelo                      - Ma che dici?

Il Professore               - Straordinario!... Se non avessimo qui la prova vivente, ci sarebbe da dubitare...

Carmelo                      - Che prova?

Il Professore               - (indicando Maria) La signorina.

Carmelo                      - (a Maria) Anche tu?

Maria                          - Ebbene, sì, Carmelo... Io ti sogno ogni notte... Perché negarlo ormai?

Carmelo                      - Ogni notte?

Maria                          - Sì... e anche stanotte, non ti ricordi?... Io slavo in un prato tutto fiorito quando improvvisamente tu sei sbucato di dietro un albero e sei venuto verso di me... Sembravi una farfalla!

Il Professore               - Una farfalla?

Maria                          - Sì, aveva due grandi ali dietro le spalle e le agitava... le agitava... Quando m'è arrivato vicino ho sentito persino il vento... Allora s'è chinato su di me, m'ha sollevata come un fuscello e m'ha portata via in aria... in alto... sempre più in alto... Come si volava bene!

Il Professore               - (urlando) Il sogno incrociato... il so­gno incrociato... (Elsa, indignata, esce senza salutare nessuno).

Maria                          - (a Carmelo) Cattivo, perché non te ne ri­cordi più?

Carmelo                      - (stordito) La farfalla.... ero un farfallo...

Gianni                         - Carmelo, ormai è inutile tacere!... Tutto hai affrontato impavido, persino il licenziamento, pur di non trascinare in pubblico il nome di tante donne che ti si sono concesse fai sogno... Nobile, cavalleresco atteggiamento!... Ma perché tacere ancora se esse per prime oggi hanno il coraggio di proclamare alta e forte la verità : « Sì, quest'uomo è il nostro amante... colui che occupa i nostri sogni non appena il sonno bacia le nostre palpebre e ci lascia solo quando il carro dell'aurora appare all'orizzonte » ?

Il Giornalista               - Benissimo.

Gianni                         - Grazie... Perché tacere, se queste donne osano gridare a tutti, mariti, amanti, fidanzati : « Sì, ogni notte siamo sue, ci abbandoniamo a lui infinite volte e voi non potete punirci perché nessun codice punisce questo reato » ?

Il Giornalista               - (a Carmelo) Volete dirci qualche cosa per la nostra edizione della sera?

Gianni                         - No, vi dico tutto io... visto che ho comin­ciato... (Lirico) Nacque in un bellissimo mattino di pri­mavera...

Carmelo                      - (c. s.) Se sono nato in gennaio!

Il Giornalista               - (a Gianni) La biografia non serve.

Gianni                         - No? Allora vi dirò come si manifestò la prima volta la sua forza... « Fu una chiara e bella notte d'estate... Si dormiva insieme all'aperto presso i covoni del grano appena mietuto... Ad un tratto mi sento toccare un braccio... Mi sveglio... era lui - (indica Carmelo) tre­mante e spaurito che mi confida: - Sai, ho sognato An­netta... Era una contadinella di cui tutti noi, bimbi, eravamo invaghiti... Io dico: - Smettila... dormi... La mattina dopo incontro Annetta che non mi guarda più in faccia... Le domando:    - Cos'hai? E lei mi fa: - Non mi piaci più... Stanotte ho sognato Carmelo...- ». (Indicando Carmelo) Vedrete che nega anche questo...

Carmelo                      - Non è vero... Non è vero!

Il Professore               - Magnifico!

Gianni                         - Da quel giorno, in tutti i posti in cui siamo stati... Eccolo dopo un po'... tac. piantarsi nei sogni idi qualche donna. Vedrete che nega.

Carmelo                      - Non è vero... non è vero.

Il Professore               - Signor Carmelo, voi avete un grande avvenire... L'Accademia sarà entusiasta di voi.

                                    - (Entra il fattorino con una lettera).

Il Fattorino                 - Signor Carmelo Bolla, un espresso per città.

Carmelo                      - (prendendo la lettera) Un espresso... Chi mi manda degli espressi?

Gianni                         - . E aprilo!

Carmelo                      - Già... Permettete? (L'apre e legge. Il suo stupore è enorme). Beh... questa poi!...

'Il Professore               - (prendendogli la lettera dalle mani) Fate leggere. (Leggendo) « Caro Carmelo, mio marito vorrebbe conoscervi, perché ha sentito tanto parlare di voi nei miei sogni. Volete venire domani sera a cena da noi? Alle otto precise. Vi raccomando la puntualità, perché niente irrita mio marito quanto l'attesa. Lilly ». Eccezionale! (Intasca la lettera).

Carmelo                      - Vi giuro che non conosco nessuna Lilly... Dovete credermi...

Il Professore               - Sicuro... sicuro...

                                    - (Entra il fattorino con un telegramma).

Il Fattorino                 - Signor Bolla, un telegramma.

Il Professore               - (al fattorino) Date a me. (Prende il te-legramma e l’apre. Leggendo) «Tre notti attendoti in­vano. Invitoti ultima volta venirmi in sogno. Altrimenti possibile commetta irreparabile follia. Elvira »... (A Carmelo) Naturalmente non conoscete nemmeno questa Elvira.

Carmelo                      - Vi giuro di no!

Gianni                         - Non ricordi nemmeno di aver guardato in­tensamente qualche cliente che avesse questo nome?

Carmelo                      - Io non guardo intensamente le clienti... Mi limito a servirle.

Il Professore               - Allora sarà qualche donna incontrata per la strada.

Il Giornalista               - Per la strada?

Il Professore               - (cattedratico) Il potere di quest'uomo si può esercitare su di una donna incontrata così... per la strada...: un incrociarsi di sguardi... un lampo di desiderio... capita a tutti, no? Ma per ognuno di noi tutto finisce lì...; invece con lui la donna è impressionata .... come una lastra fotografica e la notte... ecco che avviene lo sviluppo. (A Carmelo) Beh, ora è meglio che veniate con me.

Carmelo                      - Non posso.

Gianni                         - Lasciati studiare!

Il Giornalista               - La scienza ha i suoi diritti.

Maria                          - Carmelo, va' col professore.

Carmelo                      - (a Maria) Anche tu?

Gianni i                       - Se è per la signorina Elsa, non ti preoccu­pare... Sei. riassunto nell'azienda, ma sei «distaccato » presso la clinica del professor Panardi finche la scienza avrà bisogno di te.

Carmelo                      - Beh, ho capito; siete tutti d'accordo!

Il Professore               - (prendendolo sotto il braccio) Andia­mo.., io vi renderò la coscienza della vostra forza.

Carmelo                      - Sì... sì..., andiamo… all'ospedale... al ma­nicomio... dove volete, purché sia finita! (Carmelo esce col professore).

Il Giornalista               - (a Gianni) Corro al giornale... Sarà un articolo sensazionale. Vedo già il titolo: «Il domina­tore della notte... ». Il giornale andrà a ruba. (Via col fotografo).

Maria                          - (a Gianni) Povero Carmelo, siamo stati cattivi.

Gianni                         - No... Tutto andrà benissimo.

Maria                          - Speriamo!... Posso andare?

Gianni                         - Sì.

                                    - (Maria esce. Dalla porta di destra ricompare Elsa, più accigliata che mai).

Elsa                             - (che ha sentito le ultime parole, a Gianni) Adesso potete andare anche voi!

Gianni                         - Bel modo di ringraziarmi!... Già le rota­tive lavorano per voi... Tra poco, migliaia di giornali diffonderanno la notizia... Tutta la città ne parlerà e i Grandi Magazzini otterranno la più vasta pubblicità alle migliori condizioni: gratis... Che volete di più, rara signorina?

Elsa                             - (risentita) Badate che la mia pazienza ha un limite... Il fatto che per un momento abbia dovuto pie­garmi al vostro... ricatto non vi autorizza a dimenticare la distanza che ci separa...

Gianni                         - Nessuna distanza. La giornata è finita... I Grandi Magazzini chiudono i battenti... Qui non c'è che un donna e un uomo...

Elsa                             - Risparmiatemi queste frasi da romanzo d'ap­pendice. Voi avete troppa fantasia, giovanotto!

Gianni                         - Ognuno è ricco a suo modo... (Accostan­dosi alla finestra e indicandole U cielo nel quale s'ac­cendono le prime scritte pubblicitarie) Vedete... fra poco migliaia di sogni si leveranno sulla città addormentata... Un vero esercito sospeso fra cielo e terra, nato dai de­sideri espressi di tutti gli uomini... Ma in tutti quei sogni non ci sarà un posticino per voi... Nessuno vi ama... nessuno vi sogna... Non avete parenti... non avete amici... Come è triste non poter andare in sogno a nessuno anche se si comanda a tanti uomini!

Elsa                             - Io non sono suggestionabile come Carmelo.

Gianni                         - Non ve ne vantate... Non c'è nulla di più sciocco che andare attraverso la vita con i pugni ser­rati... Queste vittorie prima o poi si scontano.

Elsa                             - Che volete insinuare?

Gianni                         - Niente... Mi riferisco a quello che ha detto il professor Panardi. Sognate mai d'essere inseguita?

Elsa                             - Tacete!

Gianni                         - Vedete?... Chi non ha peccato, scagli la prima pietra.

 Elsa                            - Basta con questi discorsi... Io sono una donna d'affari e m'interessa solo ciò che si vede, si controlla, si misura... I fatti che sfuggono ad un'analisi immediata non hanno alcuna importanza per me.

Gianni                         - Capisco... Ma dovete ammettere che ci son cose che non possono controllarsi, che non si espri­mono ne con cifre né con bilanci ne in altro modo, eppure esistono, fanno sentire il loro peso... Per esem­pio, se qualcuno v'avesse detto che in ventiquattr'ore tante cose sarebbero cambiate qui dentro, voi gli avre­ste riso in faccia... Eppure è così. E tuttavia nulla è accaduto che possa formare oggetto di rapporto, di in­dagine, di analisi come voi dite... Sogni!

Elsa                             - (con un gesto d'irritazione va alla finestra e resta assorta a guardare le scritte pubblicitarie che s'ac­cendono e si spengono sui tetti delle case. Gianni la osserva attentamente. Pausa).

Gianni                         - Signorina Elsa.

Elsa                             - (scuotendosi) Siete ancora qui?

Gianni                         - Conoscete la palingenia?

Elsa                             - No, e non la voglio conoscere.

Gianni                         - Oh... non è che un insetto... una cosettina.

Elsa                             - Beh, tenetevelo!

Gianni                         - Voglio dirvi che la palingenia appena fe­condata, muore... Se lei non muore, le sue larve non nascono... E la palingenia allora preferisce morire!... Voi siete Elsa Ducrò, dieci milioni interamente versati, ma nell'armonia universale degli esseri viventi valete meno d'una palingenia.

Elsa                             - Fuori di qui! Uscite!

Gianni                         - (avviandosi) Ubbidisco... Peccato, però!... Perché ora volevo parlarvi delle rose.

Elsa                             - Un momento... Avete detto: rose?

Gianni                         - Sì... ma forse nemmeno i fiori v'interes­sano.

Elsa                             - Volete alludere alle rose di ieri?

Gianni                         - Può darsi.

Elsa                             - Avanti, parlate... Ditemi tutto quello che sapete.

Gianni                         - E' presto detto. Carmelo non c'entra. Anzi lui si oppose ostinatamente.

Elsa                             - Ma come... non fu lui a scrivere quel biglietto?

Gianni                         - Macché! Carmelo è timidissimo.

Elsa                             - Allora chi è stato?

Gianni                         - (semplice) Io.

Elsa                             - Voi?... Ancora voi?... Il giornale... la trovata pubblicitaria... le rose... Ma avete, dunque, deciso di co­prirmi di ridicolo, di rovinare l'azienda?

Gianni                         - (che ha continuato a fissarla) Sapete che avete dei begli occhi?

Elsa                             - (gridando) Basta! Uscite!... Siete l'essere più spregevole che abbia mai conosciuto... E smettetela di guardarmi così!

Gianni                         - (c. s.) Strano! Avrei giurato che i vostri occhi fossero verdi. Perché, non c'è che dire, voi siete proprio il tipo d'avere gli occhi verdi... Invece no. Sono castani... Anomalie della natura.

Elsa                             - (c. s.) Fuori di qui.

                                    - (Gianni sta per uscire, ma entra di corsa Carmelo, che è senza fiato, sconvolto, come se fosse inseguito. Corre per la scena terrorizzato).

Gianni                         - Che è successo?

Carmelo                      - Le guardie... le guardie!

Gianni                         - Le guardie?

Carmelo                      - Sì, vengono ad arrestarmi... vengono qui.

Gianni                         - Insomma vuoi star fermo un minuto? Parla, di' quello che è successo...

Carmelo                      - Colpa tua... colpa tua... Il professore ed io camminavamo... Lui continuava a parlare... Voi qui... voi là... sogno incrociato... Ad un tratto... cento ragazze!...

Elsa                             - Cento ragazze?

Carmelo                      - Sì, un collegio femminile... Venivano avanti a due a due... La colonna era già sfilata quasi tutta, quando una ragazza, pamfete... sviene!

Gianni                         - Come... sviene?

Carmelo                      - Non hai mai visto una donna svenire?... Subito s'è radunata gente e il professore s'è messo a gri­dare : « Lasciatemi passare... sono un medico..., lasciatemi passare... ». Io vado dietro a lui... Che posso immaginare che quel pazzo, mentre sta osservando la ragazza, ad un tratto fa: «Siete stato voi! Voi l'avete guardata! ». Tutti si sono rivoltati verso di me.. Io abbozzo un sorriso, ma il professore continua : « Anzi, signorine, non meravi­gliatevi se quest'uomo stanotte vi viene in sogno... Sap­piate che vi, trovate di fronte ad un uomo " anorma­le"»!... Allora qualcuno ha cominciato a dirmi: «Ma­scalzone... farabutto... bruto!...». Gli altri già mi guar­davano male... certe facce!... Io ho visto che arrivavano le guardie e me la sono svignata... Allora tutti dietro: « Prendilo! ... Prendilo! ... ».

                                    - (In questo momento prima confuso e poi sempre più forte il clamore d'una folla che si avvicina. Si distin-guono le grida di « Prendila!.- Prendilo!... ». Tutto lascia credere che si tratta di un tumulto).

Elsa                             - (alla finestra) E' vero, è vero... vengono qui.

Carmelo                      - Lo sapevo che andava a finir male... Ma io non mi faccio arrestare... Sei stato tu...

Gianni                         - (un po' preoccupato) Zitto... calma!

Carmelo                      - In galera... in galera!

Gianni                         - Eh, smettila... ti dico! Calma», un momento, lasciate fare a me... (Riflettendo) Ah... ma io trovo... tro­vo...; un momento... lasciatemi pensare...

                                    - (Ro3ta con la fronte tra le mani. Il clamore è altissimo e le grida della folla sono ormai vicinissime).

Gianni                         - (sorridendo e appoggiandosi alla scrivania nell’atteggiamento dell'uomo sicuro di se che accetta una sfida) Ho trovato!... Che vengano... vengano pure! Li aspetto!

Fine del secondo tempo

ATTO TERZO

La stessa scena dell'atto precedente. Solo i mobili sono stati sostituiti con altri modernissimi. Alle pareti son sempre i due ritratti del nonno e del padre di Elsa, però in cornici « novecento ».

Qualche giorno dopo. Pomeriggio inoltrato. Verso la fine dell'atto annotterà e attraverso la finestra, che è nel fondale, si vedrà brillare una scritta luminosa: « Tutto per la donna ».

 (Scena vuota. Si sente bussare alla porta che dà ai piani inferiori e poi la voce di Carmelo che di dentro timidamente chiede:)

Carmelo                      - Permesso?... Si può?... (Apre pian piano la porta e sporge il capo) Signor Direttore….,     - (ma vedendo che non c'è nessuno, entra in punta di piedi. Uno dei telefoni sulla scrivania squilla; Carmelo si avvicina per rispondere, ma mentre sta per staccare il ricevitore, un altro telefono prende a squillare. Carmelo posa il primo ricevitore e sta per prendere il secondo, ma squilla un terzo telefono: egli è spaventato di questo coro acuto di sonerie, come se avesse procurato un altro disastro. In questa atteggiamento lo sorprende Maria che è entrata cau­tamente e gli è giunta inavvertita alle spalle).

Maria                          - Carmelo!

Carmelo                      - (sussultando) Ah, sei tu?

Maria                          - Sì. Ho deciso di sorvegliarti, visto che dovrò essere tua moglie. (/ telefoni riprendono a squillare). Ma rispondi al telefono!

Carmelo                      - A quale?

Maria                          - (lo scansa e risponde al primo telefono) No, il signor Gianni non c'è... Prego. (Posa U ricevitore. Ad un altro telefono) No... ma fra poco sarà qui il Direttore generale... potrete prendere accordi con lui... Volete trattare col signor Gianni?... Beh, allora tornate a telefo­nare... (Posa il ricevitore).

Carmelo                      - Ma come, chiedevano tutti di Gianni?

Maria                          - Non hai sentito?... Anche le grandi Ditte!... Tutti trovano che è un genio della pubblicità.

Carmelo                      - Invece d'arrestarlo….

Maria                          - Ormai può dirsi arrivato! Ecco quello che si guadagna ad esser sicuri di se!

Carmelo                      - Io la chiamerei faccia tosta...

Maria                          - Perché sei timido... Ma basterebbe la trovata dei buoni per far la fama d'un uomo.

Carmelo                      - Non dirai che approvi il discorso che ha tenuto dal balcone a tutta quella gente...

Maria                          - Cera poco da scegliere... Una folla in tu­multo... I Magazzini minacciati... Va là che è stata una bellissima idea quella di arringare la folla!

Carmelo                      - (ripetendo alcune frasi del discorso che Gianni ha tenuto dal balcone) « Signore, signori... la prova di attaccamento che avete dato alla nostra Ditta, inse­guendo fin qui un nostro commesso... ».

Maria                          - E così invece d'impiccarti, la folla ha lottato per raccogliere i buoni di sconto che Gianni continuava a gettare dal balcone e la signorina Elsa a firmare... Non è stata una grande trovata?

Carmelo                      - Maria, quando ti sento parlare così, dubito dell'armonia dei nostri futuri rapporti coniugaliò….

Maria                          - Oh, i nostri rapporti rimarranno molto futuri se ti ostini ad essere così timido.

Carmelo                      - Perbacco... ma tu m'istighi a delinquere!™.

Maria                          - Oh... m'accontento di molto meno….. Se sol­tanto sapessi approfittare delle occasioni, che ti presen­tano!

Carmelo                      - Quali occasioni?

Maria                          - Ma se tutti corrono ai nostri Magazzini, se la signorina Elsa fa ottimi affari, il merito di chi è?

Carmelo                      - Di Gianni...

Maria                          - Di Gianni?... Ma è tuo... tuo!

Carmelo                      - Mio?... E perché?

Maria                          - Oh, Dio!.™ Chi ha sognato la signorina Julci?.....Gianni o tu?.™ Chi ha condotto qui tutta quella folla a rischio di essere linciato?.™ Chi 9'è prestato docil­mente a tutta questa montatura?... Tu, sempre tu... E in­vece chi raccoglie tutti gli onori?... Gianni….. Io domando che farebbe un altro uomo al tuo posto...

Carmelo                      - Un altro uomo al mio posto?

Maria                          - Te lo dico io!.....Andrebbe da Gianni e gli direbbe : « Caro mio, o mi fai nominare Capo del perso­nale o ti accomodo io! ».

 

 

Carmelo                      - Un ricatto?... Mai!

Maria                          - (accarezzandolo, coi tono di chi parla ad un bimbo) Ma, Carmelino mio, ragiona... Che ti sei messo in mente?... In che mondo vivi?... Dammi retta... Ascolta la tua Mariolina che ti vuol bene!... Pensa ai nostri bam­bini!

Carmelo                      - Quali bambini?

Maria                          - Quelli che avremo.

Carmelo                      - (commosso) Maria!

Maria                          - Che c'è?

Carmelo                      - (solenne) Mi hai convinto....; tu hai da­vanti un altro uomo!

Maria                          - Finalmente!

Carmelo                      - Sì, d'ora in poi sarai fiera di me.

Maria                          - Benissimo.

Carmelo                      - Diventerò Capo del personale... Sì, voglio diventare Capo del personale... Vorrò, sempre vorrò..., fortissimamente vorrò.

Maria                          - E alla prima occasione imponiti, pretendi!

Carmelo                      - Lascia fare a me. Dritto alla mèta.

Maria                          - E se la signorina Elsa ti dicesse: «Bravo, Carmelo, voglio premiarvi. Vi nomino Caporeparto»?

Carmelo                      - Io le risponderò : « Signorina Elsa, vi ringrazio, ma il posto che mi spetta è quello di Capo del personale! ».

Maria i                        - Caro! (Lo bacia sulla guancia ed esce cor­rendo).

Carmelo                      - (toccandosi la guancia) L'ho baciata!... (La sua gioia è incontenibile. Gira per la scena ripe­tendo : « Capo del personale... sono Capo del perso­nale ». Poi s'interrompe e risoluto va alla scrivania e si siede. Accarezza i telefoni. Poi con autorità comin­cia a dettare ad un'immaginaria signorina) Signorina, scrivete!... Signori azionisti, è con legittima soddisfa­zione che oggi posso finalmente dirvi: Ho vinto!... Ma mi fermerò io dopo questa prima sfolgorante vittoria?... No. (Batte il pugno sul tavolo) I nostri profumi sono ormai indispensabili... Anche i vecchi, i contadini, i soldati, gli animali...

                                    - (Entra il Direttore. Il suo stupore è enorme nel ve­dere Carmelo seduto alla scrivania).

Il Direttore                  - (a Carmelo) Che fate qui?

Carmelo                      - (alzandosi precipitosamente) Scusatemi, signor Direttore, ero venuto per parlarvi...

Il Direttore                  - E vi sedete lì?

Carmelo                      - Ho avuto... un capogiro...

Il Direttore                  - Andiamo, parlate. Non ho tempo da perdere.

Carmelo                      - Ecco, sono stanco di essere osservato come un animale raro. Le clienti mi sorridono... mi fanno l'occhietto..., una bionda m'ha dato un pizzicotto.

Il Direttore                  - E vi lamentate?

Carmelo                      - Sì. Ora, che tutto è chiarito, non voglio far più la parte dell'uomo che va in sogno alle donne. Vi pregherei di passarmi in amministrazione.-

Il Direttore                  - (siede alla scrivania e consulta alcune carte) Va bene, ci penserò. Intanto tornate al lavoro.

Carmelo                      - (avviandosi) Io torno al lavoro, ma rispet­tosamente mi permetto di avvertirvi che se mi mole­stano ancora (facendo l'atto di chi dà un pizzicotto) io reagisco. (Esce). (Squilla il telefono).

Il Direttore                  - (al telefono) Pronto... Sì... ? esaurita anche la riserva?... Bene, fate venire dal deposito altre casse. (Posa il ricevitore. Squilla un altro telefono) Pronto... Sì... Direzione generale... Non ei sono più bottiglie d'Ambra dorata? Provvedete immediatamente. (Entra Elsa. E' vestita con un chiaro abito da pas­seggio. Deve risultare subito il mutamento avvenuto in lei. E' allegra, sorride, come non ha mai sorriso finora. Il Direttore si alza per cederle il posto, ma Elsa gli fa cenno di rimanere seduto. Il Direttore ubbidisce).

Elsa                             - C'è tanta folla innanzi ai nostri Magazzini che è quasi impossibile circolare.

Il Direttore                  - In mezzo secolo che son qui ricordo d'aver visto un'altra volta tanta gente. Fu nel 1911 quando s'incendiarono i reparti calzature. Elsa           - (distratta) Bene... bene...

Il Direttore                  - Figuratevi che abbiamo dato fondo allo stock di «Sognami tutta! », quella porcheria. Elsa - (c. s.) Ah, sì?

Il Direttore                  - (indicando della corrispondenza) La posta del pomeriggio. Volete firmarla? Elsa - Firmate per me, vi prego.

Il Direttore                  - Come volete. (Comincia a firmare le lettere mentre Elsa va alla finestra).

Elsa                             - Signor Teodoro, che ne pensate della palingenia?

Il Direttore                  - Cos'è?... Una crema di bellezza?

Elsa                             - No..., è un insetto... una cosettina...

Il Direttore                  - Ci sono degli insetti nei nostri re­parti? Ma bisogna far subito disinfettare.

Elsa                             - No. (Con trasporto) La palingenia fecondata, prima ancora di uscire dalle sue spoglie di ninfa, muore con gli occhi ancora chiusi... L'effimera invece nasce di sera, si accoppia e maschio e femmina sono già morti prima d'aver visto il sole!... Non è bello tutto questo?

Il Direttore                  - Io non posso soffrire gli insetti. Uso sempre il « flit ».

                                    - (Il Direttore riprende a firmare. Elsa passeggia. Pausa).

Elsa                             - Avete visto il signor Gianni?

Il Direttore                  - No. E meno lo vedo, meglio sto.

Elsa                             - Dovete almeno riconoscere che quanto ha fatto s'è risolto in un'enorme pubblicità per noi. Se con­tinuiamo a vendere con questo ritmo, bruceremo tutti i concorrenti.

Il Direttore                  - Signorina Elsa, se vostro padre v'a­scoltasse, sarebbe inorridito. Che scandalo! I giornali... I pettegolezzi...

Elsa                             - Ma tutto questo è audace, è bello, è nuovo.

Il Direttore                  - Permettetemi di farvi notare che dal 1851 i nostri princìpi...

Elsa                             - Si stracciano i trattati e voi mi parlate di princìpi! Signor Teodoro, io ho molto riflettuto in questi giorni e mi sono convinta che il signor Gianni ha por­tato qui dentro un soffio d'aria fresca.

Il Direttore                  - Non vi riconosco più. Elsa    - (quasi a se stessa) Neanche io! (Gianni su quest'ultima battuta ha fatto capolino senza che gli altri ne avvertissero la presenza).

Gianni                         - (al Direttore come continuando un discorso già iniziato) Se seguiste i miei consigli, tutti i reparti raddoppierebbero le vendite. Il Direttore        - (ironico) Guarda... guarda...

Gianni                         - Sicuro. E ve lo dimostro. Non vi siete mai chiesto in cinquant'anni che siete qui perché le nostre clienti fra la bottiglia grande e quella piccola della nostra celebre Colonia « ambra dorata » comprano quasi sempre la piccola?

Il Direttore                  - Perché costa di meno.

Gianni                         - No. Perché tutti i nostri commessi chiedono: «Bottiglia piccola o grande, signora?...». Invece dovreb­bero domandare ad alta voce: «Prendete la grande, si­gnora?... ». La maggioranza non avrà l'iniziativa di sce­gliere la piccola... Insegnate ai vostri commessi il modo di comportarsi con le clienti. Obbligate tutti a sorridere: i commessi, il cassiere, i fattorini, il portiere, il ragazzo dell'ascensore...; perché qui dentro tutti hanno un muso lungo così (indicando il Direttore) a cominciare da voi, mentre l'uomo che non «a sorridere, non dovrebbe mai aprire un negozio... (Ad Elsa che sorride) E' un pro­verbio cinese!... Non trascurate il valore delle frasi... Sentite questa : «Tempo fa vidi un mendicante a cui nes­suno osava negare l'elemosina... Sapete perché?... Era fermo sotto un albero in fiore in un mattino d'aprile... Portava un cartellino sul petto su cui stava scritto: "E' primavera e io sono cieco!"». (Pausa).

Il Direttore                  - Signorina, è l'ora dell'ispezione. Non scendete?

Elsa                             - Per favore, volete andar solo?

Il Direttore                  - Come, solo?

Elsa                             - Non finirà il mondo se per una volta non verrò.

Il Direttore                  - (con amarezza) Se lo volete voi... (Av­viandosi) Quest'è veramente la fine!             - (Esce).

                                    - (Si bussa alla porta. Fa capolino Carmelo. Gianni lo respinge, dopo avergli fatto cenno di aspettare e richiude la porta).

Gianni                         - (ad Elsa) Vorrei chiedervi un favore. Spero che non me lo negherete.

Elsa                             - Se dipende da me.

Gianni                         - Si tratta di Carmelo. Gli ho sempre pro­messo che questa avventura si sarebbe conclusa con una sua promozione. E' un bravo ragazzo, onesto, diligente... e lo abbiamo manovrato come abbiamo voluto.

Elsa                             - Va bene. La farò Caporeparto.

Gianni                         - No... Vi prego, promuovetelo Capo dell'Ufficio vendite. Sono sicuro che non avrete a pentir-vene... specie con la popolarità che ha conquistato.

Elsa                             - Mi sembra un po' troppo per lui... Comunque possiamo provare.

Gianni                         - Grazie. Se permettete, gli vorrei comunicare subito la nomina... E' fidanzato.

Elsa                             - (gli fa cenno di sì).

Gianni                         - (aprendo la porta a Carmelo che entra) Vieni, Carmelo, e preparati ad urlare dalla gioia.

Elsa                             - Signor Carmelo, su proposta del signor Gianni, e in considerazione delle vostre spiccate attitudini.... commerciali, ho il piacere di comunicarvi la vostra no­mina a Capo dell'Ufficio vendite.

Carmelo                      - (fuori di sé dalla gioia) Capo Ufficio ven­dite io?... Capo Ufficio?... Oh... grazie..., grazie!

Gianni                         - Certo, e avrai quaranta impiegati alle tue dipendenze.

Carmelo                      - Quaranta impiegati? (Improvvisamente il suo volto si oscura) Oh, no... Non posso accettare.

Elsa                             - Non potete? E perché?

Carmelo                      - No, grazie, non posso. E' un avanzamento troppo rapido... Se proprio volete promuovermi, fatemi Capo reparto... Cercherò di mostrarmi degno della vo­stra fiducia e.« forse... fra dieci anni..., se non avrete a lamentarvi di me..., se credete, potrò diventare Capo Uf­ficio vendite.

Gianni                         - Ma tu vuoi scherzare? Vero che scherzi?

Carmelo                      - No, no... le promozioni bisogna meritar­sele... La gerarchia deve procedere per gradi...: Commesso, Caporeparto, Caposervizio, Capo Ufficio... Capo del personale. Per ora Caporeparto è già molto... Farò tutto il possibile per esserne degno.

Elsa                             - Beh, contento voi...

Carmelo i                    - Sì, grazie, sono contentissimo.

Gianni                         - Ma che dirà Maria di questo tuo rifiuto?

Carmelo                      - Oh, le donne!... (Rivolto ad Elsa) Scusate..., volevo dire... che le donne, si sa, hanno ambizioni smi­surate, eccessive            sta a noi nomini... frenarle, avere il senso della responsabilità.

Elsa                             - Siete un vero... filosofo. Allora siete Capore­parto. Riceverete la lettera di nomina. Potete andare.

Carmelo                      - (inchinandosi) Non so come ringraziarvi. Di nuovo grazie Anche a te, Gianni... (con fierezza) Capo reparto™ Sono Capo reparto! (Esce).

Elsa                             - Incredibile!

Gianni                         - E' fatto così.

 (Pausa. Elsa va alla scrivania; fruga fra le carte. Gian­ni va alla finestra. Elsa vorrebbe parlare, ma non osa e osserva Gianni. Gianni guarda nella strada).

Gianni                         - Il Metropolitano all'angolo ha inaugurato l'impermeabile. Non c'è da sbagliarsi: l'inverno si avvi­cina. (Voltandosi, ad Elsa) Ed ora che tutto è andato a posto, devo restituirvi qualche cosa.

Elsa                             - A me?

Gianni                         - Sì. (Porgendole un contratto) Ecco.

Elsa                             - (prendendo il foglio e dandovi un'occhiata) Ma questo è il contratto col quale v'ho nominato Capo dell'Ufficio Pubblicità.

Gianni                         - Sì.

Elsa                             - E perché me lo restituite?

Gianni                         - Semplicissimo. Me ne vado.

Elsa                             - Ve ne andate? Forse non siete soddisfatto delle condizioni scritte qui?

Gianni                         - Non si tratta di questo.

Elsa                             - L’hanno fatto proposte migliori?

Gianni                         - No.

Elsa                             - Allora non capisco... Scusate, non avete rag­giunto il vostro scopo? Non avete montato tutta questa storia perché avessimo bisogno di voi? Non m'avete posto delle condizioni che ho intenzione di rispettare? Tutto, dunque, s'è verificato secondo i vostri calcoli.

Gianni                         - Non tutto. C'è qualcosa che non avevo pre­visto.

Elsa                             - Posso saperlo?

Gianni ___________ - Se v'interessa

Elsa                             - Certo.

Gianni                         - (semplice) Mi sono innamorato di voi.

Elsa                             - Come?... Voi?...

Gianni                         - (c. s.) Sì. (Pausa. Elsa è visibilmente com­mossa).

Elsa                             - E dove andrete?

Gianni                         - Lontano. Dove non senta più parlare di voi, dove non veda più brillare nel cielo la vostra pubbli­cità... dove nulla mi ricordi più Elsa Ducrò.

Elsa                             - Ma perché?

Gianni                         - Perché vi amo. E quando dico di amarvi, non intendo di dire che amo la vostra intelligenza, la vostra tenacia, il vostro senso degli affari... Me ne in­fischio! Ma che amo la vostra pelle bianca, M vostro sorriso, questa nuova luce che vi brilla negli occhi come se ora per la prima volta si schiudessero alla vita.

Elsa                             - (più a se stessa che a Gianni, con infinita tri­stezza) Alla vita... Anch'io ho la stessa impressione. Tutto mi sembra così nuovo, diverso!... Anche il lavoro, che fino ieri mi appassionava, oggi lo trovo arido, vuo­to... Da quella sera mi sono affacciata spesso a quel bal­cone. Ed è stato come se la vita, tutta la vita in tanti anni non vissuta, fosse entrata di colpo... «Nessuno vi ama... nessuno vi sogna... ». Sotto quei platani all'angolo, invece, quanti sogni! Ogni sera gli innamorati delle mie commesse son lì che aspettano... Prima d'ora non li avevo mai notati... Passeggiano e fumano... A vederli di quassù tutte le loro sigarette accese sembrano tante lucciole... Si direbbe che ognuna voglia restar sola con se stessa... (Con voce mutata) Non sono buffi gli innamorati?

Gianni                         - Sì. Deliziosamente buffi.

Elsa                             - E pensare che in tanti, mentre io ero inchio­data a questa scrivania, sotto quei platani, tutte quelle lucciole continuavano a darsi convegno. Chissà quante ne son venute... andate... disperse!... Ed io sempre qui ferma... sola... Ed ora anche voi ve ne andate.

Gianni                         - (fingendo) E' necessario. Voi siete Elsa Ducrò e nessuna forza al mondo potrebbe distruggere il dubbio...

Elsa                             - Quale dubbio?

Gianni                         - (c. s.) Il dubbio che io abbia agito per calcolo. Quand'anche noi non ci pensassimo, sarebbero gli altri a ricordarcelo. E basterebbe che per un attimo questo dubbio s'insinuasse fra di noi per distruggere tutto. No, ora m'accorgo che il bel sogno l'ho fatto io... Un sogno ad occhi aperti.

Elsa                             - Ma è assurdo!

Gianni                         - No, è umano.

                                    - (Pausa. Si sentono squillare molti campanelli come al primo atto all'annunzio dell’ispezione ai reparti).

Elsa                             - Per la prima volta il Direttore generale ispe­ziona da solo i reparti ed io non sento alcun desiderio d'accompagnarlo...

Gianni                         - (le fa segno di zittire, poi indicandole i qua­dri degli antenati alle pareti) Potrebbero sentirvi.

Elsa                             - (con rabbia) Già, loro hanno iniziato ed io devo continuare, costruire... e se un giorno ho l'emicrania e resto a casa, su questa scrivania la posta s'accumula, l'elenco delle telefonate s'allunga e il giorno dopo debbo sbrigare doppio lavoro. Se m'ammalassi sono sicura che le carte raggiungerebbero il soffitto... Questa è Elsa Ducrò. Una donna a cui non è permesso nemmeno d'am­malarsi!

 

Gianni                         - Via, calmatevi!

Elsa                             - (con voce in cui già trema il pianto) No, voglio sfogarmi.

Gianni                         - Mi dispiace che per colpa mia...

Elsa                             - Smettetela...

Gianni                         - Ma io non volevo...

Elsa                             - Basta con quello che volevate... Non sono pa­drona di piangere? Oggi voglio comportarmi proprio co­me una delle mie commesse. (Piange col capo poggiato sulla scrivania. Pausa. Gianni s'allontana lentamente verso la porta, come per andarsene non visto. Ma guarda Fora sul suo orologio da polso. Squilla uno dei telefoni sulla scrivania. Elsa non risponde e continua a singhiozzare. Gianni si ferma. Evidentemente egli attendeva questa telefonata. Il telefono squilla ancora. Elsa stacca il ri­cevitore).

Elsa                             - (al telefono, ancora singhiozzando) Pronto?... Chi parla?.» Fabbriche riunite essenze?... Dite pure... no... per ora almeno non abbiamo intenzione di lanciare nuovi profumi.... (La sua voce va facendosi più calma) Come?... Ah, certo l'affare sarebbe vantaggioso... sì, ca­pisco anch'io dopo il successo di «Sognami tutta!»…Ecco, vedete... non posso più contare sul Capo del mio Ufficio Pubblicità... E allora... A meno che egli voglia prendere in considerazione l'offerta... Sì, tutto dipende da lui... (Accentuando le parole come se dalla risposta di Gianni dipenda ormai tutta la sua vita) Ormai è lui che decide!... Aspettate... (A Gianni tendendo il ricevi­tore, con un tono umile, supplichevole, che è invito e promessa di donna innamorata) Vogliono... voi...

Gianni                         - (esita fin po', poi fingendosi vinto dall'atteg­giamento di Elsa, si avvicina alla scrivania, prende dalle mani di Elsa il ricevitore e risponde. Elsa gli è vici­nissima) Pronto... Sì, sono io... Un nuovo profumo?... E' una buona idea... ma occorre un titolo nuovo... signi­ficativo... che ne esprima tutto il fascino... Sì. ecco, lo chiameremo... (Tende la mano ad Elsa che gliela stringe teneramente) « Tutta la vita».

FINE