U scenziatu

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U Scienziatu

[.1]"U SCENZIATU"

Commedia in tre Atti

DI FRANCESCO D'ARRIGO

PERSONAGGI                                                   INTERPRETI

EDOARDO  SANTINI  (padre)                                anni 55

VERONICA    (moglie)                                              anni 48

CLOTILDE    (figlia)                                                anni 28

LUISA             (figlia)                                                anni 25

CAMILLA       (cameriera)                                        anni 50

SERAFINO     (giardiniere)                                       anni 55

GIACINTO FILETTI (fidanzato)                              anni 27

UMBERTO LUCINI  (amico)                                   anni45

GIACOMO FILIPPI                                                 anni 30

NICOLA         (factotum)                                           anni 35

CLARA           (sorella di Veronica)                          anni 50


PREFAZIONE

La commedia esalta, alcuni principi morali e tradizionali, divenuti obsoleti dall'incalzare della modernità come il prevalere della volontà paterna sul diritto dei figli e scegliersi liberamente il compagno della vita.

Nell'intrigo s'innestano tra i comunitari della famiglia altre passioni, per cui il finale vede figli e collaboratori domestici, brindare insieme alla felicità nuziale, guadagnata in costanza d'affetti e di passioni.

Nella trama c'è una situazione umoristico ordito da un servo mattacchione per risolvere l'impasse che ostacola il consenso al matrimonio dei ragazzi.

L'azione si svolge nella villa del cavaliere Edoardo Santini, alla periferia di Catania. Proprietario terriero. La villa arredata con mobili di lusso. Al centro una vetrata che conduce in giardino, a destra una porta che conduce alle altre stanze, a sinistra altra porta che conduce in cucina.Un divano con tappeto, libreria, tavolo da studio, completo di lampada, telefono ecc. quadri alle pareti.

PRIMO ATTO

 

SCENA PRIMA

(Camilla - Serafino - Luisa - Giacinto)

Camilla    -    (a Serafino) I putasti i ciuri?

Serafino   -    A cu ci l'ava purtari?

Camilla    -    A to soru!

Serafino   -    A me soru? Iu Soru  motti non n'aiu.

Camilla    -    Au, non essiri 'ntrunatu, iu ti dissi i putasti...no, i purtasti!

Serafino   -    Ora u capii.I putai, ciaia dari sulu na bivirata.

Camilla    -    Spicciti ,chiddu ca fari. Quannu finisci, pigghi bellu fascio di rose e mi porti.

Serafino   -    A tia?

Camilla    -    A mia!

Serafino   -    Chi semu ziti tutti dui?

Camilla    -    Auh, testa di trunzu, cu è zita ? non t'arrissicari chiù a diri sa parola, u

                     senti? Una comu a mia si facissi zita cu tia ni mancaunu scecchi a fera.

Serafino   -    Picchi, chi haiù iù; non sugnu un bell'uomo? Non sugnu puseddu (fa vedere

                    i muscoli).

Camilla    -    Si , triaca pasta! avanti va; aiutiti.

Serafino   -    (si inchina) va bene signora padrona. Lei sarà servita.

Camilla    -    Chi fà sfutti?

Serafino   -    Stava schirzannu.

Camilla    -    A mia non mi piaci schirzari, e ta riuddari sempri, ca tu si n'semplici                                                   

                    giardinieri e iù sugnu a prima golf di sta casa.

Serafino   -    (ride) A mia mi pari na cinquecento scassata.

Camilla    -    (seccata) Cu è na cinquecento scassata, sceccu ca non si autru? Tu u sai chi                                        voddiri golf ?

Serafino   -    Magghiuni di lana.

Camilla    -    Ca quali, voddiri cammarera.

Serafino   -    Annunca chiama i cosi co so nomu. Appoi ci si tu sula ca intra, picchissu si a

                    prima.

Camilla    -    Aiutiti e non essiri moddu. All'autru iorno a signura si lamintava.

Serafino   -    Chi si sinteva mali?

Camilla    -    Si lamintava di tia, ca i ciuri ciarrivanu tardu. Mi dissi ca quannu fai na cosa 

                    ci fai calari u latti.

Serafino   -    Iù inveci ma rioddu ca mi dissi: lei chi è il signor Serafino? é un bell'uomo sa? 

                    sono molto contenta ca lei fa u giardineri in questa casa, quello che c'era prima

                    l'abbiamo mandato via perchè non capiva niente.

Camilla    -    Sarà ca era no so. A signura è a mumenti.N'coppu dici na cosa, n'coppu ni 

                    dici n'autra.Oppure era co scuru e non ti visti bonu.

                                                             

Serafino   -    Quali scuru, era co iornu. Comu mi dissi sta parola nisciu u suli.

Camilla    -    Va beni, accuzzamu, perciò aristamu d'accussì: Cogghi i ciuri e quannu si 

                    prontu, mi porti.

Serafino   -    Va beni.

Luisa        -    ( entra con Giacinto) Camilla portate una tazza di thè al signor Giacinto.

Camilla    -    Subito signorina Luisa.

Luisa        -    (A Giacinto) Come ti dicevo, caro Giacinto.....(Si accorge di Serafino) E voi 

                    cosa fate qua? non vedete che sto conversando?

Serafino   -    Chi è parrina?

Luisa        -    (Seccata) Che cosa avete detto? chi vi ha dato questa confidenza?

Camilla    -    Non ci dassi cuntu, è m' pocu tuccatu da rannula.

Serafino   -    Vidi ca tuccata da rannula ci si tu.

Giacinto   -    (Seccato) Andate via di qua, villico.

Serafino   -    Chi villico e villico. Iù sugnu Serafino u giardineri.

Giacinto   -    Voi siete villico, con la buccia nel sedere.

Luisa        -    (A Camilla) Camilla portatelo fuori di quì.

Camilla    -    Si signorina (A Serafino) Amuninni da banna. Ma dicu cu ta resi a cunfirenza  di                                 parrari d' accussì?

 

Serafino   -    Chiddu mi sbagghiau cu n'autru. Mi dissi ca sugnu villico.

Camilla    -    Non sbagghiau nenti. é, ca ti dissi viddanu.

Serafino   -    Viddanu a mia ? Comu si permetti: ora u vanniu.

Camilla    -    Tu non vannii a nuddu, camina (Escono).

Luisa        -    Vedi Giacinto, tu non sei quel galantuomo che io conosco. Tu hai giocato con        

                     i miei sentimenti.

Giacinto   -    ( Sbalordito) Ma cosa dici? io avrei giocato con i tuoi sentimenti? Quando e

                     perchè? Io ti amo di un amore immenso.

Luisa        -    Vorrei crederti. Ma è tutto contro di te . Al circolo non si parla d'altro.

Giacinto   -    Al circolo?

Luisa        -    Precisamente.

Giacinto   -    Cosa dicono di me al circolo?

Luisa        -    Che sei un donnaiolo.

Giacinto   -    E tu ci credi?

Luisa        -    Non dovrei crederci?

Giacinto   -    Sono tutte fandonie, tutti pettegolezzi nei miei confronti. Io non sono un

                    donnaiolo.

Luisa        -    Gloria non ha detto altro, da un paio di giorni.

Giacinto   -    (Ridendo) Gloria? Ora ho capito, Gloria...

Luisa        -    Si proprio lei. E io non ci trovo niente da ridere.

Giacinto   -    Ma gloria, non è altro che una pettegola. Lei parla così di me, perchè le ho

                    detto che non l'amavo. Io amo solo te...

Camilla    -    (Entra) Prontu è.

Giacinto   -    (Seccato) Che cosa?

Camilla    -    U thè.

Giacinto   -    Thè in questo momento, non ne voglio.

Luisa        -    (A Camilla) Camilla, porta una camomilla.

Camilla    -    E cu thè, chi fazzu ?

Luisa        -    Lo butti.

Camilla    -    Sissignora (Esce).

Luisa        -    Come ti ho detto, mio padre non ne vuole sapere di tè.

Giacinto   -    Ma perchè?

Luisa        -    Te l'ho detto. Per lui non sei altro che un arrivista, che guarda solo alla mia

                     dote.

Giacinto   -    Questo tu lo sai che non è vero.

Luisa        -    Si lo sò, ma come faccio a convincere mio padre.

Giacinto   -    Io un'idea l'avrei!

Luisa        -    Che idea?

Giacinto   -    Ti ricordi il mio amico Sergio?

Luisa        -    Chi, Sergio Pollini?

Giacinto   -    Si proprio lui. Quando si doveva sposare con Lidia, nella sua famiglia c'era la

                    stessa situazione nostra.Sai cosa ha fatto?

Luisa        -    Cosa?

Giacinto   -    Ha escogitato, uno stratagemma.Si sono sposati, ed ora vivono felici.

Luisa        -    Uno stratagemma?

Giacinto   -    Vedi Luisa, io non te ne volevo parlare; Mi sembrava assurdo, ma non c'è                                      altra soluzione. Tu, da questo momento in poi devi fingere di essere sempre

                     malinconica. Non devi ridere più, cosi tuo padre non può fare a meno di consultare

                     un medico lui ti visiterà darà la sua diagnosi e qualsiasi cosa dirà, non farai altro              che fingere.

Luisa        -    E  poi?

Giacinto   -    Sicuramente tuo padre chiamerà un altro medico.A questo punto chiederò la                                  tua mano. Lui mi dirà che non accetterà mai; Prima perchè secondo lui io sono un                donnaiolo, poi perchè tu sei malata.

Luisa        -    Dopo, che succede?

Giacinto   -    Di questo non ti devi preoccupare.Aggiusterò tutto.

Luisa        -    Tu dici che funzionerà?

Giacinto   -    deve funzionare, lo capisci che io non posso perderti?

Luisa        -    Ho paura, dobbiamo essere prudenti!

Giacinto   -    Lo saremo. Vedrai che tutto andrà bene e saremo felici.Ti Amo.

Luisa        -    Anch'io  ti amo più di qualsiasi cosa al mondo. Adesso non ho più dubbi!

Giacinto   -    Te lo giuro sul nostro amore,non è vero. (Si abbracciano).

Luisa        -    Sento dei passi, adesso vattene. (Esce dalla sinistra ).

Giacinto   -    Si cara, a presto. (Esce dal centro).

    

SCENA SECONDA

(Camilla - Serafino)

Camilla    -    (Entra con un vassoio e una tazza di camomilla) Chi è scumparenu? comu                         usunu? ca,santa pazienza!

Serafino   -    (Entra con un fascio di rose rosse,vede Camilla e dice) Finalmenti ta truvai.                                   unni a statu 'nficcata?

Camilla    -    Aia statu na cucina a farici prima u thè,e appoi a camomilla o Signor                                                  Giacinto. Arrivu cca e na trovu a nuddu .Ora, di sta camomilla chi ni fazzu?

Serafino   -    Ma vivu iù.

Camilla    -    Chi si nirvusu?

Serafino   -    No, ma quannu viru a tia mi sentu nirvusu.Haiu u cori ca mi batti comu                                               'ntamburu.

Camilla    -    Fatti passari na visita, prima ca ti pigghia n'coppu, e stinnicchi n'tera.

Serafino   -    non schirzari che cosi serii.

Camilla    -    Viri ca iù, non scherzu mai.

Serafino   -    Mu spieghi, picchi ne po viriri e masculi?

Camilla    -    Picchì siti tutti tinti e apprufittati de fighiareddi di madri.

Serafino   -    A virità, sciddicasti cu qualcunu?

Camilla    -    N'aia sciddicatu cu nuddu. E appoi su cosi ca non t'aia spiegari a tia.

Serafino   -    Non ni voi parrari, non ci fa nenti. Però ta mettiri na testa, ca non semu sulu                                  nuatri tinti. Ci su certi fimmini ca su chiù tinti de masculi e iù ni sacciu                                        qualche cosa.

Camilla    -    Chissu è veru. A comu staiu  capennu, ti maritasti chidda storta.

Serafino   -    Chiù storta di n'ferru di cavaddu!

Camilla    -    E na putevi addizzari?

Serafino   -    No. Secunnu idda era iù u stortu e mi lassau.

Camilla    -    Chi ci voi fari, può essiri ca gniiornu attrovi chidda giusta. Basta circari.

Serafino   -    Non c'è bisognu ca cercu, già a truvai.

Camilla    -    Bravo mi fa piaciri, u vidi ca non bisogna perdiri a spiranza. Comu si chiama?

Serafino   -    (Subito) Camilla.

Camilla    -    (Rimane di stucco)Vadda i casi da vita, si chiama comu a mia.

Serafino   -    (Si avvicina)Appuntu,staiu parrannu di tia.

Camilla    -    Di mia?Ca vattinni, picchissu mi giravi attornu comu lapuni.

Serafino   -    Camilla,do primu iornu ca ti visti ...

Camilla    -    U sacciu, non mangi chiù, non dormi chiù, a sapemu sa tiritera.Tantu è veru ca     

                    assira na cucina ti stavi mangiannu macari u tavulinu.

Serafino   -    Picchì dici d'accussì? Tu non senti chiddu ca sentu iù?

Camilla    -    Iù sentu ciauru di vastunati.

Serafino   -    Iù ti vogghiu beni, si tu voi...

Camilla    -    Voi ci po essiri tu. Anzi si m'porcu! E non tarisicari a farimi chiù si                                      proposti, ca, non sugnu  pisci pa to cimedda.

Serafino   -    A pinsari ca quannu cugghii sti ciuri, ci misi tuttu u me sentimento e u me                                            cori.Dissi:cu sapi su Camilla si cartigghia e ci pozzu offriri.

Camilla    -    E ci torna, viri ca ancora, non cià statu nuddu ca ma fattu cartigghiari.

Serafino   -    Voddiri ca ora ti fazzu cartigghiari iù.Tantu non m'arrennu.(Esce dal centro).

Camilla    -    E a mia non mi n'teressa ! (Esce dalla destra).

SCENA TERZA

(Edoardo - Veronica - Luisa - Clotilde - Nicola.)

Edoardo   -    (Entra con Veronica) Ti ho detto che ne faccio una questione di principio.Non               

                    posso permettere che mia figlia sposi Giacinto Filetti. Io conosco suo padre da                                molto tempo e ti assicuro che è come lui(Siedono).

Veronica  -    Come fai a essere così sicuro che è come suo padre? Se ti sbagli? E poi non                                        dimenticare che nostra figlia ne è innamorata.

Edoardo   -    (Seccato) Insomma non ne voglio sapere! Se io non conto niente in questa casa                              potete anche dirlo.

Veronica  -    Non prenderla su questo tono. Voglio solo farti capire che prima di venire alla                                    conclusione, che Giacinto non va per nostra figlia, cerchiamo d'approfondire se è                               vero quello che si dice in giro.

Edoardo   -    Giacinto? Siamo arrivati a questo?Non più ...Signor Giacinto.

Veronica  -    Signor Giacinto, va bene?

Luisa        -    (Entra) Papà, ti ho cercato nel tuo studio, posso parlarti?

Edoardo   -    Stavo parlando con tua madre.

Luisa        -    Scusatemi, ritorno più tardi.

Edoardo   -    (La ferma) No Luisa, siediti.Anch'io devo parlarti.

Luisa        -    Si papà. (Siede)

Edoardo   -    Stavo dicendo a tua madre, che il Signor Giacinto è venuto in questa casa senza                            essere invitato, e con la scusa di essere un tuo amico, pretende che lo accettiamo                                    come tuo fidanzato.

Veronica  -    Questo non lo puoi dire.Da quello che mi risulta, si è comportato da gentiluomo!.

Edoardo   -    Un gentiluomo non si comporta così. Un gentiluomo si presenta dal padre della                                  ragazza che ama, e chiede la sua mano!

Luisa        -    Papà, te l'ho detto! La colpa è mia! Giacinto, cioè, il Signor Giacinto voleva                                        parlare con te e chiedere la mia mano. Sono stata io ad impedirglielo.

Edoardo   -    Tu? E perchè?

Luisa        -    Perchè sapevo che non volevi riceverlo, dopo le voci che circolavano sul suo conto.

Edoardo   -    Non sono voci, sono fatti.Mia cara Luisa, lo sai benissimo!E sai anche che io non                               acconsentirò mai a questo matrimonio!

Veronica  -    Come puoi parlare così?Sei stato tu a dire che quando ci sono dei dubbi, bisogna                          prima accertare la verità.

Edoardo   -    Lo vuoi capire che al circolo non si parla d'altro e che siamo sulla bocca di tutti?

Veronica  -    Questo l'ho sentito anch'io, ma non abbiamo le prove.

Luisa        -    Giacinto mi ha detto che è stata Gloria a mettere in giro certe voci, perchè lui ha                                rifiutato il suo amore.

Edoardo   -    E tu ci credi?.

Luisa        -    Papà, io gliel'ho letto negli occhi che era sincero.

Edoardo   -    (Sbalordito)Negli occhi?Perchè vi siete incontrati? Dove?Quando?

Luisa        -    Poco fà.

Edoardo   -    (Seccato)In casa mia? Come ti sei permessa? Da questo momento in poi ti                                          proibisco di ricevere persone che non siano di mio gradimento, e ti ordino di                           chiuderti nella tua stanza, fino a nuovo ordine.

Luisa        -    (Piangendo) Si papà (Esce).

Veronica  -    Edoardo hai fatto piangere la nostra bambina.

Edoardo   -    Lo sò.

Veronica  -    Ricordati quando eri giovane ed eri innamorato.

Edoardo   -    Lo ricordo benissimo, mia cara. Però io mi sono comportata da persona onesta, da                            galantuomo.

Veronica  -    Non dimenticarti che eri un giovane senza arte ne parte, e se non fosse stato per ....

Edoardo   -    ...Tuo padre... Questo lo so, lo ammetto... Devo tutto a tuo padre...Ma questo non                              c'entra con il discorso di nostra figlia.

Veronica  -    C'entra, perchè quando tu eri giovane, avrai avuto qualche relazione                                                   sentimentale... Non credo che eri un Santo.

Edoardo   -    Non nego di avere avuto qualche avventura, ma cose da ragazzi.

Veronica  -    A me non ne hai mai parlato e non l'ho voluto neanche sapere.

Edoardo   -    Da quello che ho capito, vuoi convincermi ad accettare questa situazione. Mai e                            poi mai! Mia figlia farà quello che dico io!

Clotilde    -    (Entra con due valigie, acccompagnata da Nicola) Ciao mamma, ciao papà (Li                                  bacia).

Edoardo   -    Sei arrivata finalmente.Il viaggio com'è stato?

Clotilde    -    Bene papà.(A Nicola), date le valigie a Camilla e fatele portare nella mia stanza.

Nicola      -    Sissignora (Esce).

Veronica  -    La zia come sta.

Clotilde    -    Bene, vi manda a salutare.Anzi mi ha detto che al più presto vi farà una visita.

Veronica  -    Vieni cara, racconta (Siedono).

Edoardo   -    Io sono nel mio studio, ho alcune cose da sbrigare.(Esce)

Veronica  -    Vai caro, io rimango ancora un pò con la mia Clotilde.Allora, ti sei divertita?

Clotilde    -    Tanto mamma.La zia è una persona squisita.Sempre allegra, ti fa sentire a tuo                               agio.

Veronica  -    Questo lo so.Quando eravamo ragazze, era lei che teneva allegra la nostra                                         casa.Mi ricordo, mio padre, quando la sgridava, le diceva: Sei come un                                                   ragazzaccio! E lei rideva.

Clotilde    -    La mia sorellina come sta?

Veronica  -    (Scura in volto) Bene.

Clotilde    -    Mamma, l'hai detto in un modo che non mi convince, é successo qualcosa?

Veronica  -    Fino a questo momento no, ma presto succederà, lo sento!

Clotilde    -    Ti prego, parla, raccontami tutto.

Veronica  -    Tua sorella Luisa è innamorata.

Clotilde    -    Innamorata? di chi?

Veronica  -    Di Giacinto Filetti.

Clotilde    -    Il figlio dell'avvocato Filetti?

Veronica  -    Si, proprio lui.

Clotilde    -    Che c'è di male, è un bravissimo ragazzo.

Veronica  -    Questo lo so...

Clotilde    -    E allora?

Veronica  -    Tuo padre non ne vuole sapere.

Clotilde    -    Ma perchè?Oltre tutto è un buon partito.

Veronica  -    Vedi cara, al circolo, tutti dicono che è un donnaiolo.Non si parla d'altro.

Clotilde    -    Al circolo?(Ride)Mamma, tu sai benissimo che li ci sono tante pettegole.E Luisa,                           come l'ha presa?

Veronica  -    Luisa, poveretta, ha parlato con papà, ma non c'è niente da fare.

Clotilde    -    Le parlerò io, cercherò di convincerlo.

Veronica  -    (La bacia) Non so se ci riuscirai, ma prova lo stesso.Io vado di là nella mia                                         camera (Esce).

Clotilde    -    Si mamma....Mandami Camilla.

SCENA QUARTA

( Clotilde - Serafino - Camilla )

Serafino   -    ( Entra vede Clotilde ) Lei cu è, di unni trasiu, a cu cerca?!

Clotilde    -    Sono Clotilde!

Serafino   -    E iù sugnu Serafino. Ora ca ni prisentamu, mi dicissi chi voli. Virissi ca cammareri                       non ni vulemu. Già ci n'è una, na basta e nassupecchia.

Clotilde    -    Come vi permettete? Non sapete chi sono io?...Clotilde Santini. Non le dice niente                         questo nome?

Serafino   -    ( Si avvicina ed ascolta ) No, non mi dici nenti.

Clotilde    -    (Gridando ) Lei è un villico, un cafone!

Serafino   -    Sintissi, villico mu pigghiu, picchì u sacciu chi vo diri; ma cafone no, picchì                                         m'affennu!

Camilla    -    ( Entra e resta sorpresa ) Signorina Clotilde, ben tornata. Come sta?

Clotilde    -    Chi è questo cretino?

Camilla    -    Serafino, u giardinieri.

Serafino   -    Virissi ca iù sugnu siciliano, non nascii a Creta.

Clotilde    -    Da domani, non lo voglio più vedere in questa casa. Cacciatelo via. Io sono nella                          mia camera ( Esce ) .

Camilla    -    Si signorina, non dubiti.

Serafino   -    ( Sbalordito ) Mizzica, è peggiu di n'tirrimotu. Ma cu è?

Camilla    -    A figghia do Signor Edoardo.

Serafino   -    A figghia do patruni? e iù a pigghiai pi cammarera?

Camilla    -    Ci dicisti, cammarera?

Serafino   -    Chi sapeva iù? Comu a visti cca, ci dissi:Virissi ca cammarera n'avemu una e                                     n'abbasta.

Camilla    -    Ci muzzicasti i minni o diavulu. Ora cu a senti?

Serafino   -    A prossima vota ci muzzucu a muggheri do diavulu, accussi non mi dici nenti.

Camilla    -    A pigghi a scherzu. Ora ciù dici a so patri e ti poi fari a valigia.

            

Serafino   -    Non è ca iù a canusceva. E appoi, non si pò sbagghiari?

Camilla    -    T'abituari, e prima ca parri, a sapiri chiddu ca dici, su voi stari cca.

Serafino   -    Certu ca vogghiu stari cca. Cu si movi? Specialmenti ca ci si tu.

Camilla    -    Accuminciasti n'autra vota? No capisci ca non ci nesci nenti? Inutili ca n'zisti!

Serafino   -    Iù accuntu n'zistu. Su ci semu distinati, ogni cosa è distinu.

Camilla    -    U distinu non centra nenti. Tagghiamula docu.

Serafino   -    Antura,mentri era assittatu sutta narvulu, pinsava a tia. N'tuttuna mi vinni                                            l'ispirazioni e ti scrivii na poesia.A voi sentiri?

Camilla    -    No, a Signorina Clotilde mi sta aspittannu.

Serafino   -    Minutu, chi ci voli? é intitolata co to nomu.

Camilla    -    Co me nomu?....E va beni, però spicciti ( Siedono come due innamorati ) Staiu                                    aspittannu.

Serafino   -    M'affruntu.

Camilla    -    Annunca vadda chi fai, ta dici tu stissu, ca iù mi ni vaiu da banna.

Serafino   -    Chi centra? A scrivii pi tia.

Camilla    -    Annunca spurugghiti chiddu ca fari.

Serafino   -    Prontu sugnu ( Inizia la poesia )

       

- A Camilla -     

Camilla Camillina,

     tu si bedda e si carina,      

       tu si troppu giniusa                                                                                                                                                          ca mi pari na carusa.   

Tu si duci e profumata,

fai ciauru di mammillata,     

quannu sugnu vicinu a tia              

u me cori sarricria

                  

Camilla    -    Ti scurdasti n'autra frase.

Serafino   -    Quale?

Camilla    -    E siccomu iù non ti guardu, quannu ti levi davanti a mia, è sempri tardu! E cu                               chissu, ti poi stuiari u mussu!

Clotilde    -    ( Entra seccata ) Camilla, devo aspettare ancora i vostri comodi per disfare le                                     valigie?

Camilla    -    Ma scusari signorina, vengo subito.

Clotilde    -    E questo zoticone cosa fa ancora qua? Vi ho detto di mandarlo via(Esce ).

Camilla    -    Serafino, pi ora vattini no giardinu e non ti fari vidiri chiù di idda. Ora parru ca                                  Signura Veronica, viremu chi pozzu fari (Esce).

Serafino   -    Va beni (Sta per uscire ed entra Umberto).

SCENA QUINTA

(Serafino - Umberto - Luisa - Camilla )

Umberto  -    ( Entra sta per investire Serafino, lo guarda e dice ) Voi chi siete?

Serafino   -    Serafino u giardinieri.

Umberto  -    Strano, non vi ho mai visto.

Serafino   -    Forsi, picchì ma fazzu sempri ammenzu e ciuri, comu e puddiri.

Umberto  -    ( Sbalordito ) Cosa avete detto?

Serafino   -    Puddiri.

Umberto  -    Cosa sono.

Serafino   -    I polleri, chiddi c'abbolunu ne ciuri.

Umberto  -    Volete dire pollini?

Serafino   -    Se su a stissa cosa, vuleva diri chissu.

Umberto  -    Siete spiritoso.

Serafino   -    No, sugnu Serafino.

Umberto  -    Ho capito, volevo dire che siete un tipo scherzoso, allegro. 

Serafino   -    Non mi pozzu lamintari. Me patri mi diceva sempri: Megghiu essiri allegro, ca                               pariri martorio. Lei però, taliannulu na facci tantu allegru non è, pari:..

Umberto  -    ( Subito ) Chi paru.

Serafino   -    ( Come se giocasse a pari e dispari ) Paru quattru.

Umberto  -    ( Asseconda Serafino poi ci pensa ) Ma cosa mi fate fare!

Serafino   -    ( Ride ) Stava schirzannu, vuleva diri: Pari na persona seria!

Umberto  -    E lo sono! Voi mi piacete, siete schietto. Anch'io sono schietto, sapete?

Serafino   -    Si, ma tutturui non putemu cunchiuriri nenti. Tranni ca mancunu cuccuttrigghi                                    annunca si. E appoi, iù già sugnu menzu zitu ci staiu camiannu, e su idda                                                 ammucca ni maritamu. Lei non iavi nenti pi manu? ( Si avvicina ) Avanti a mia mu                 può diri: Chi è giovane di menza età, com'è?

Umberto  -    Cui?

Serafino   -    U zitu.

Umberto  -    U zitu? Quale zitu, come vi permettete? Io sono ammogliato con prole!

Serafino   -    Chi nomu scunchiurutu ca havi so muggheri.

Umberto  -    ( Sbalordito ) Ma cosa dite. Prole non è il nome di mia moglie. Prole sono i                                         bambini. E poi, io ho detto schietto, no schettu. Come per dire Franco....

Serafino   -    ( Subito ) Pasquale, Nicola...

Umberto  -    ( Seccato ) Sentite, ora basta e senza confidenza, perchè già ve ne ho data                                            abbastanza!

Serafino   -    Pi favureddu non si sidiassi. Mi ni staiu iennu ( Esce ).

Umberto  -    ( Rimane solo siede ) Che tipo curioso.

Luisa        -    ( Entra, vede Umberto ) Signor Lucini, come mai qui, e da solo?

Umberto  -    Sono arrivato adesso. Entrando ho incontrato un tipo curioso, un certo Serafino.

Luisa        -    Ah si, il giardiniere. é um pò strano ma una brava persona. Ci è stato                                                  raccomandato da un amico di papà. Posso sapere perchè è venuto?

Umberto  -    Devo parlare con tuo padre.

Luisa        -    L'ho lasciato nello studio con la mamma. Vado a chiamarlo ( Fa per andare ).

Umberto  -    Col suo comodo, tanto io non ho niente da fare. Siediti.

Luisa        -    ( Siede ) Come sta Paola?

Umberto  -    Bene grazie.

Luisa        -    E la Signora Silvia sua moglie?     

Umberto  -    In questo periodo sta poco bene.

Luisa        -    Da molto tempo non la vedo. Una volta veniva più spesso al circolo. Come mai                             non si è più fatta vedere?

Umberto  -    Un forte esaurimento nervoso l'ha costretta a rimanere a casa.

Luisa        -    Mi dispiace... Poverina, lei così allegra, così esuberante; Sicuramente soffrirà                                molto.

Umberto  -    Conoscendo mia moglie, credo proprio di si. Il dottore ha detto che non è grave. Si                             rimetterà presto.

Camilla    -    ( Entra ) Signorina Luisa ca è?.... Bongiorno Signor Umberto.

Umberto  -    Vi saluto Camilla.

Camilla    -    Signorina, la desidera sua madre, è nella sua stanza.

Luisa        -    Vado! Lei mi scusi Signor Umberto, adesso devo andare. Spero rimanga a pranzo                         da noi.

Umberto  -    Grazie, non posso. Ho già preso un impegno.

Luisa        -    Come vuole?! Sarà per un'altra volta. La saluto ( Esce ).

Camilla    -    Vado ad annunciarla al Signor Edoardo. Con permesso ( Esce ).

SCENA SESTA

  

( Umberto - Edoardo - Luisa - Clotilde )

Umberto  -    ( Rimane solo tra se ) Speriamo che Edoardo mi faccia questo favore. Giorno 20,                          debbo portare i soldi all'avvocato, se nò sono guai seri. E questo, grazie a mia                            moglie.

Edoardo   -    ( Entra) Umberto, amico mio carissimo, come stai?

Umberto  -    Bene grazie.

Edoardo   -    Tua moglie?

Umberto  -    Non troppo bene, a causa di un forte esaurimento nervoso.

Edoardo   -    Mi dispiace...Posso esserti utile in quache cosa?

Umberto  -    Si tratta di una cosa delicatissima. Un favore che solo tu puoi farmi, in nome della                         nostra vecchia amicizia..

Edoardo   -    Se posso, con tutto il cuore: dimmi.

Umberto  -    Come tu sai, mia moglie ha quel maledetto vizio del gioco; ha perso e...

Edoardo   -    E tu non puoi pagare...capisco! Quanto ha perso?

Umberto  -    Dieci milioni!

Edoardo   -    Dieci milioni? Una bella cifra.

Umberto  -    Cinque milioni io li ho, ma gli altri cinque non so dove prenderli.

                     Ecco perchè sono venuto da te. Se tu puoi prestarmeli, te li restituisco appena posso e                    con gli interessi.

                    

Edoardo   -    Non parliamo di interessi, per carità. A un vecchio amico come te, non si può                                         negare un favore. Quando li devi consegnare?

Umberto  -    Entro il venti di questo mese.

Edoardo   -    E se non sono indiscreto a chi?

Umberto  -    All'avvocato Filetti.

Edoardo   -    All'avvocato filetti? Tua moglie ha perso dieci milioni con l'avvocato Filetti?

Umberto  -    Non riesco a capire cosa c'è di strano.

Edoardo   -    Quello è un poco di buono, un donnaiolo! Io non lo frequento più, per questo. Ti                            devi immagginare che mia figlia Luisa è innamorata di suo figlio Giacinto, ed io                                 non acconsentirò mai a questo matrimonio. Farò di tutto per impedirlo!

Umberto  -    Cosa vuoi che ti dica. Io conosco Giacinto da tanto tempo e mi sembre un bravo                                 ragazzo. Certo è un pò viziato: d'altronde, essendo figlio unico, senza madre, suo                               padre gli fa fare tutto quello che vuole.

Edoardo   -    Al circolo tutti dicono che è un donnaiolo. Come suo padre.

Umberto  -    E ti meravigli? Se tu sapessi cosa dicono di me?

Edoardo   -    Cosa?

Umberto  -    Che sono troppo debole con mia moglie. Purtroppo è la verità. Tu sai benissimo                                 quanto sono innamorato di Silvia.

Edoardo   -    E lei approfitta di questo amore... Senti Umberto, me lo faresti un favore?

Umberto  -    E me lo domandi? Tutto quello che vuoi.

Edoardo   -    Con discrezione, dovresti scoprire se Giacinto ha qualche relazione con un'altra                                 donna. Prima di dargli mia figlia, voglio essere sicuro.

Umberto  -    Lascia fare a me. Ho capito tutto.

Edoardo   -    Ti ringrazio. Mi raccomando, non fare sapere niente a mia moglie, nè alle mie                               figlie.

Umberto  -    Sarò muto con un pesce.

Edoardo   -    Per quanto riguarda i soldi, te li faccio avere prima di giorno venti, dal mio                                         segretario. Ti accompagno.

Umberto  -    Grazie ( Escono insieme ).

Luisa        -    ( Entra con Clotilde ) Capisco quello che vuoi dire

Clotilde    -    Bisogna avere pazienza. Tu sai come la pensa papà. ( Siedono ) Il suo                                                 comportamento non è altro che quello di un padre che vuole il meglio per i suoi                                  figli.

Luisa        -    Questo lo capisco. Quello che non capisco il perchè di tanta diffidenza nei                                           confronti di Giacinto.

Clotilde    -    Papà ha sentito quei pettegolezzi al circolo, e vuole indagare a fondo per sapere la                        verità.

Luisa        -    La verità è quella che ti ho detto io. Giacinto è un bravo ragazzo e mi ama.

Clotilde    -    Lo so.

Luisa        -    Cosa posso fare per convincerlo che io lo amo, e senza di lui la mia vita non ha                             senso! ( Piange ) Come sono infelice.

Clotilde    -    Non piangere, non sei più una bambina.

Luisa        -    Tu non puoi immagginare l'amore che ho per Giacinto, e se papà non si                                              convincerà non so cosa farò. ( Esce con Clotilde )

SCENA SETTIMA

( Camilla - Serafino - Segretario - Clotilde )

Camilla    -    ( Entra ) Unni si n'ficcau ddu cretinu. é sempri a menzu i peri a cumminari guai.                                 Quannu una u cerca non c'è mai. Astura sarà sutta narvulu a scriviri poesie,                           bestia! ( Guarda verso il giardino ) dda è ( Lo chiama ) pss..pss..chi è non ci senti              ( chiama forte ) Serafino ( tra sè ) aia cummattiri macari cu iddu.

Serafino   -    ( Entra ) Chi è ca voi, picchi fai vuci?

Camilla    -    Certu, ti chiamai pss.pss. e non ci sintevi

Serafino   -    E iù chi mi chiamu pss.pss.? Mi chiamu Serafino!

Camilla    -    Quantu semu suscettibili.

Serafino   -    Avanti parra, chi ma diri?

Camilla    -    U signor Edoardo mi desi ordini, ca su veni u signor Giacinto, non la fari trasiri.                           Mi dissi di diratillu macari a tia.

Serafino   -    Cui, chiddu ca mi dissi viddanu? Non ti preoccupari, su veni u pigghiu pisulu                                 pisulu e u iettu fora.

Camilla    -    Non c'è bisogno ca u pigghi pisulu pisulu. Basta ca ci dici: lei non può trasiri.

Serafino   -    E su n'sisti?

Camilla    -    Tu dicci d'accussi. Stai attentu a non  cumminari danni.

Serafino   -    Stai tranquilla. Ci sunu novità?

Camilla    -    Di che cosa?

Serafino   -    Del colpo di fulmine, del tuo amore per mè.

Camilla    -    Si non ti ni vai, ti rugnu n'coppu di scarpa ( Fa la mossa relativa ).

Serafino   -    ( Esce correndo ).

Camilla    -    Mizzica! è duru comu o puppu. No capisci. ca non ci nesci nenti.

  

Segret.      -      ( Entra con una carpetta in mano ) Buongiorno Camilla.

Camilla    -    Buongiorno Signor Segretario.

Segret.      -    Il Signor Edoardo è libero?

Camilla    -    No sacciu...Ora vaiu a vidiri. L'avvisu però, ca u Signor Edoardo è m'pocu nirvusu                                       

Segret.      -    Non è la prima volta. Purtroppo devo parlarle subito.

Camilla    -    Ora ciù dicu ( Esce ).

Clotilde    -    ( Entra ) Buongiorno Signor Filippi.

Segret.      -    Signorina Clotilde i miei omaggi. La trovo sempre più bella.

Clotilde    -    Come mai a quest'ora in casa nostra?

Segret.      -    Devo parlare con suo padre di una cosa molto delicata.

Clotilde    -    Di che si tratta?

Segret.      -    Questo, mi permetta, non posso dirglielo.

Clotilde    -    é un segreto?

Segret.      -    Si, affari di ufficio. E lei come sta? Il viaggio è andato bene?

Clotilde    -    Benissimo, grazie.

Segret.      -    Mi fa molto piacere.

Clotilde    -    Ma, sediamoci, prego!

Segret.      -   Non so se posso osare.

Clotilde    -    Se lo sto invitando, vuol dire che può osare (siedono) come mai è così timido?

Segret.      -    ( Imbarazzato ) Chi io?

Clotilde    -    Non me lo mangio mica sa?

Segret.      -    Non sono poi così timido come sembra. Veda, che suo padre mi ha dato ordine di...

Clotilde    -    Non prendere confidenza con me e mia sorella.

Segret.      -    Ecco appunto.

Clotilde    -    E lei non prenda confidenza davanti a mio padre. Ma in questo momento, come                     vede, mio padre non c'è.

Segret.      -    Che significa?

Clotilde    -    Significa, che io non resisto più. Io ti amo e sono sicura che anche tu mi ami.

Segret.      -    (Con slancio) Si, è vero, ti ho amata dal primo momento che sono entrato in                                  questa casa, ma non osavo dirtelo.

Clotilde    -    Ma ora l'hai detto (Si abbracciano).

Camilla    -    ( Entra vede Clotilde ed il segretario abbracciati ) Oh! Scusate.

Clotilde    -    (Imbarazzata) Che c'è Camilla.

Camilla    -    Il Signor Edoardo è pronto a ricevere il Signor Segretario.

Segret.      -    Vado subito ( Esce ).

Clotilde    -    Vai caro ( A Camilla ) Mi raccomando quello che avete visto non lo deve sapere                                   nessuno. Deve essere un segreto tra voi e me.

Camilla    -    Chi va dicennu, signurina! Iù n'aia vistu nenti. Mà siccari a lingua, su paru cu                                       qualcunu... Iù sugnu di parola.

Clotilde    -    Brava,state zitta ed andiamo d'accordo.

Camilla    -    Signurina, pi sta vota a Serafino no può perdonari? Nuzzinteddu, non iavi unni iri

                     Mi prummittiu ca non sbagghia chiù.

Clotilde    -    (Seccata) Mi fai il ricatto?

Camilla    -    Signurina chi dici? Non mi permetterei mai!

Clotilde    -    Va bene. Però se combina qualche altro guaio, me la prenderò con te. Io sono in                                camera mia ( Esce ).

Camilla    -    E chista è fatta. Cu l'ava diri a Signurina Clotilde, ca pari m'pisci senza sangu                                     innamorata do segretario. E comu erunu allippati. Certu ca sarà bellu essiri                           allippati!

FINE PRIMO ATTO

  (U SCENZIATU)     

SECONDO ATTO

                 (stessa scena del primo atto)                      

 ( Serafino - Nicola - Umberto - Camilla )

 

Serafino   -    Senti Nicola, a prossima vota ca ti viru ca fai u cascamortu cu Camilla, a viri sta                           forbici da potare? U sai chi fazzu?

Nicola      -    Chi fai.

Serafino   -    Ti putu a testa, e inveci di fare u cascamortu, ti trasformu in mortu stecchitu.

                      

Nicola      -    A quali cascamortu? Mi stava dicennu, dumani haiu a iurnata libira e mi ni vaiu a                         villa. Ci dissi: sula? Picchì non ti fai accumpagnari do to zitu. Sarà chi ti passi ca                     staumu dicennu.

Serafino   -    Menu mali ca trasii, annunca dumani c'era l'accumpagnamentu.

Nicola      -    Ca era mortu?! Tra mia e Camilla, c'è sulu amicizia. Cu idda non ci nesci nenti.

Serafino   -    E menu mali ca u capisti. Picchì iù aspettu ca sinn'amora di mia.    

Nicola      -    ( Ride ) Di tia?

Serafino   -    Picchì arriri? Forsi non sugnu all'altezza?

Nicola      -    Comu altezza ci semu, ma mi, pari che Camilla voli arristari zitella.

Serafino   -    S'avissi arrisicari d'arristari zitella, picchì a fazzu divintari nu spaghettu.

Nicola      -    Tu a pigghi a scherzu. No capisci ca ormai è acita, gnacitiu!

Serafino   -    Ca pigghiasti pi na mozzarella di cincu misi arreri?Per ora non ni voli sentiri,                                ma co tempu forsi....

Nicola      -    Quali tempu u sai comu si dici: cu iavi tempu non aspetti tempu.

Serafino   -    E succomu tempu non n'haiu mi sono dichiarato. Idda per ora si fà atteniri, ma iù              sugnu cunvintu ca non passa assai, ca casca.

Nicola      -    Non è fimmina ca casca mancu su ci metti 'mperi davanti.

Serafino   -    E tu viri!

Nicola      -    Cuntentu tu, cuntenti tutti. Iù non ci criru.

Serafino   -    A mia non m'interessa, su ci criri o non ci criri. Anzi finemula docu. Chiuttostu                               chiù tardu ma dari na manu c'ama spustari na pocu di mobili da casa vecchia.

Nicola      -    Quannu si prontu mi chiami. ( Sta per uscire )

Serafino   -    Unni stai iennu?

Nicola      -    Na cucina.

Serafino   -    Na cucina ci vaiu iù. Tu pi ora vai na zia.

Nicola      -    ( Ride ) Chi si geloso?

Serafino   -    Sugnu geloso. Cià diri cosa? Na cucina non c'è bisogno ca ci vai.

Nicola      -    Va beni non ci vaiu. Tantu a mia di Camilla non m'interessa nenti, prima di tuttu                           iavi cinquant'anni e appoi sugnu zitu n'casa. ( Esce a destra )

Umberto  -    ( Entra dal centro ) C'è permesso?

Serafino   -    No, non c'è permesso.

Umberto  -    Come non c'è permesso?

Serafino   -    E' in permesso.

Umberto  -    Chi?

Serafino   -    Permesso.

Umberto  -    Lei ha sempre voglia di scherzare. Purtroppo io in questo momento non ne ho                               voglia, mi faccia entrare.

Serafino   -    Non avi vogghia di trasiri, cu ci sta dicennu cosa.

Umberto  -    Come? Posso entrare?

Serafino   -    Certu!

Umberto  -    Senta poco fà ho detto: c'è permesso? e lei mi ha detto: non c'è permesso!

Serafino   -    Giustu.

Umberto  -    ( Seccato ) E ora perchè mi fà entrare?

Serafino   -    Picchì non è proibito. Su voli stari avanti a porta, avi vogghia.

Umberto  -    ( Gridando ) Ma perchè prima mi ha detto che non c'è permesso?

Serafino   -    ( Gridando ) Picchì era cca, e sinniiu.

Umberto  -    ( Calmo ) Chi?

Serafino   -    Permesso, u facchinu!

Umberto  -    ( Nervoso ) Lei parlava del facchino, che si chiama...

Serafino   -    Permesso, sissignora!

Umberto  -    Calma, per favore.

Serafino   -    Iù calmu sugnu, è lei ca è nirvusu!

Umberto  -    Ha ragione, mi scusi, certe volte mi lascio andare.

Serafino   -    ( Lo fa sedere ) Sassittassi cca, e si calmassi. Sicuramenti si susiu co stortu. Certi                           voti mi capita macari a mia.

Umberto  -    Che cosa?

Serafino   -    Ca mi susu co stortu.

Umberto  -    ( Gridando ) Che cosa ne può sapere lei, come si permette? Maleducato! Io lo                                faccio buttare fuori da questa casa!!

Serafino   -    Si calmassi. Ma è possibile ca tutti chiddi ca viniti cca mi diciti a stissa cosa.

Umberto  -    ( Sempre gridando ) Se ne vada, se ne vada, non si faccia più vedere!!

Serafino   -    Non facissi vuci mi ni staiu iennu. ( Fa per andare )

Umberto  -    ( Calmo ) No, non se ne vada.

Serafino   -    ( Ritorna ) Ca sugnu, si calmau?        

                    

Umberto  -    ( Gridando ) Via, andate via!!

Serafino   -    Sintissi lei sa decidere: mi n'hai iiri o devo ristari, non è ca mi pozzu mettiri cu lei.

Umberto  -    ( Piange ) Ma com'è ca potti succediri? Eppure, lei...lei... non era così.

Serafino   -    U sacciu. Na vota era chiù nirvusu, appoi mi calmai picchì mi devo vuscari u pani.

Umberto  -    Che centra u pani.

Serafino   -    Su non mu vuscu, chi mangiu?

Umberto  -    Ma io non parlavo di lei, ma di lei...di mia moglie!

Serafino   -    Di so muggheri? Taliassi, pi non ni cunfunniri, a chiamassi co so nomu.

Umberto  -    ( Piange ) No! No! No!...Non la chiamerò più. L'ho cacciata!

Serafino   -    A mancu si era na musca! 

                                                                                  

Umberto  -    Lei scherza.

Serafino   -    Sempri so muggheri? Senta, ora si sfoga, chiancissi. Appoi mi cunta chi succiriu.

Umberto  -    Mia moglie mi ha fatto le....

Serafino   -    Le....

Umberto  -    Le corna.

Serafino   -    ( Sbalordito ) So muggheri ci fici i corna? E quannu?

Umberto  -    Un mese fà.

Serafino   -    E pi 'mparu di corna fà d'accussì?

Umberto  -    Ma lo sa che cosa sono le corna?

Serafino   -    Certu co sacciu, l'haiu macari iù.

Umberto  -    Daveru?

Serafino   -    Ciù giuru a cosa chiù bella de corna è, ca sunu na testa e non si virunu, appoi i so                         corna sunu vecchi di un mese.

Umberto  -    Ma che dice? Vecchie o nuove, sempri corna sono!

Serafino   -    Cu cui i fici?

Umberto  -    Con un amico.

Serafino   -    Voli diri un nemico! N'amico ca fa i corna, non è un amico.

Umberto  -    Chiddu ca dicu iù?!

Serafino   -    E picchì ci fici?

Umberto  -    Ma scusari, ma no pozzu diri.

Serafino   -    Annunca picchì chianci?

Umberto  -    Picchì l'amo.

Serafino   -    Lassassi iri l'amo e si cuntenta do ternu.

Umberto  -    Che terno?

Serafino   -    Chiddu ca ci resi so muggheri. Dici ca ittò fora? Dunca ora è libero, vedrà che sa             scorda.

Umberto  -    Perchè lei l'ha dimenticato i so corna?

Serafino   -    Iavi ca mi serrai? S'ammagginari ca a testa non mi pisa chiù.

Umberto  -    Ha ragione, farò come dice lei. La ringrazio!

Serafino   -    Non c'è di che, si non n'aiutamu n'tra nuatri cornuti! Ora mi ni vaiu, ca haiu                                       chiffari. ( Esce )

Camilla    -    ( Entra ) Signor Umberto chi fà cca sulu?

Umberto  -    Sono venuto per parlare con il Signor Edoardo.

Camilla    -    Mi pari ca è impossibili.

Umberto  -    Perchè?

Camilla    -    C'è u dutturi ca sta visitannu a Signorina Luisa.

Umberto  -    Cos'ha la Signorina Luisa?

Camilla    -    Non ciù sacciu diri. Sacciù sulu che non riri chiù.

Umberto  -    ( Sbalordito ) Non ride più? E perchè?

Camilla    -    Ciù dissi ca no sacciu.

Umberto  -    Ho capito, me ne vado, ritorno domani. Però ditelo al Signor Edoardo che sono                                 venuto, e dovevo dirgli una cosa molto importante.

Camilla    -    Certu ca ciù dicu, non dubiti!

Umberto  -    Grazie, arrivederci. ( Esce )

SCENA NONA

( Camilla - Serafino - Segretario )

Serafino   -    ( Entra ) Camilla cca si?

Camilla    -    Cca sugnu!

Serafino   -    Ma chi sta succirennu? Nicola mi dissi ca u dutturi sta visitannu a Signorina Luisa.

Camilla    -    Tu nenti sai?

Serafino   -    Nenti sacciu. C'aia sapiri?

Camilla    -    A Signurina Luisa non riri chiù, e tutti i dutturi ca l'hanno visitata, diciunu ca non              ci può nenti.

Serafino   -    Quantu sunu bestia picchì non ci cuntunu 'mpugnu di barzelletti?

Camilla    -    U sceccu ca si, all'autru iornu vinni macari uno specialista di cartigghiamentu, pi              falla ridiri.

Serafino   -    Chi c'è macari u specialista pi cartigghiari?

Camilla    -    Chi ni sacciu, accussì mi dissunu, fattu stà, ca su cristianu a cartigghiò a tutti                                 banni, ma idda suffuru n'arrideva.

Serafino   -    Ca forsi appartiene a categoria da genti ca non riri mancu sa cartigghiunu. Pi mia                        a cartigghiava ne punti sbagghiati.

Camilla    -    Pi mia lava cartigghiari ne sciddi, na chianta de peri, na panza.

Serafino   -    U sai chi t'haia diri? Antura, mentri ero no giardino attruppicai e stava 'ntappannu                        'nterra 'ntuttuna 'ntisi una ca s'ammazzava di risati. Iso l'occhi, e cu c'era                                     affacciata? A Signorina Luisa, ca si stava stricannu 'nterra de risati.

Camilla    -    A Signorina Luisa? Non può essiri!

Serafino   -    Comu non può essiri, a visti iù!

Camilla    -    A sà chi viristi, e ti passi idda.

Serafino   -    Era idda ti dicu!

Camilla    -    Mutu statti, no diri mancu pi scherzu. Su u veni a sapiri u Signor Edoardo,                         t'assicuta a pirati, ca ci pari ca u pigghi n'giru. Può essiri ca era a Signorina                           Clotilde, e ti passi a Signorina Luisa.

Serafino   -    ( Seccato ) Mi passi, mi passi, chi sugnu 'ntrunatu?

Camilla    -    'Ntrunatu ci ha statu sempri.      

Serafino   -    N'autra vota?! Era idda!

Camilla    -    Ammettiamo ca era idda. Comu puteva arririri, su iavi nu misi ca n'arriri?

Serafino   -    Chi ni sacciu. U fattu sta, ca chiddu ca ti staiu dicennu, è a virità!

Camilla    -    Va beni, è comu dici tu!

Serafino   -    Su non ci criri, ti ntappi a testa no muru.

Camilla    -    Où! Picca cunfirenza? Malarucatu. ( Stà per uscire )

Segret.      -    ( Entra con una carpetta ) Buongiorno Camilla.

Camilla    -    Buongiorno Signor Segretario.

Segret.      -    Il Signor Edoardo?

Camilla    -    é occupato, no sacciu su può ricevere ci u vaiu a diri. ( Esce )

Segret.      -    ( Siede, guarda nella carpetta ).

Serafino   -    Ma scusari, lei chi è da famigghia?

Segret.      -    No, non sono della famiglia. Lei chi è?

Serafino   -    Sugnu Serafino.

Segret.      -    Cosa vuole?

Serafino   -    Vuleva sapiri, se a Signorina Luisa arriri?

Segret.      -    Come faccio a saperlo. Ma poi perchè non dovrebbe ridere?

Serafino   -    Chi ni sacciu. Succomu in giro si sapi ca n'ariri chiù.

Segret.      -    A lei chi gliel'ha detto?

Serafino   -    Nicola.

Segret.      -    Chi è questo Nicola?

Serafino   -    Nicola....Permesso.

Segret.      -    Si accomodi.

Serafino   -    Grazie. ( Siede )

Segret.      -    Perchè si è seduto?

Serafino   -    No mu dissi lei?

Segret.      -    Io!

Serafino   -    Si, mi dissi: si accomodi. E iù m'assittai.

Segret.      -    Senta, lei mi ha detto permesso, e io le ho detto: si accomodi. Credevo che voleva                               andare via.

Serafino   -    Annunca ci fù malinteso.( Si alza )

Segret.      -    Perchè si è alzato? Può stare seduto.

Serafino   -    ( Siede ) Comu ci stava dicennu, a Signurina Luisa, datu ca n'arriri chiù, comu mai                       iù a visti arririri?

Segret.      -    Che ne sò. E poi non dica stupidaggini, ride quando sente il bisogno di ridere. Ma             perchè lo domanda a me?

Serafino   -    Non è lei chiddu praticu di cartigghiamentu?

Segret.      -    Cosa? Io sono il Segretario...

Serafino   -    U segretario? Chiddi ca cartigghiunu i malati hannu u segretario?

Segret.      -    ( Seccato ) Senta, io fino a questo momento non ho avuto il piacere di cartigghiari              a nuddu, e tanto meno la Signorina. Perciò si tolga dai piedi.

Serafino   -    Non sbagghiassi a parrari. Chiuttostu, comu trasiu cca, cu è lei?

Segret.      -    Ci dissi che sono il Segretario, ma il Segretario del Signor Edoardo! Adesso se ne

                     vuole andare? Mi lasci in pace!

Serafino   -    Ora lei chi ci u dici o Signor Edoardo e mi fà ittari fora?

Segret.      -    Come ha fatto a capirlo?

Serafino   -    Ormai, munsignai a memoria. ( Esce )

Camilla    -    ( Entra ) Il Signor Edoardo non può riceverla; é occupato col dottore!

Segret.      -    Ritorno domani.

Camilla    -    Mi sono permessa di dirici a Signurina Clotilde, ca lei è cca!

Segret.      -    Grazie Camilla, siete una donna eccezzionale.

Camilla    -    Chi va dicennu, lei mi cunfunni.

Segret.      -    Ditemi una cosa, chi è quel deficiente che poco fà era qua? Mi ha detto delle cose                          che, quasi diventavo pazzo.

Camilla    -    ( Al pubblico ) Sicuramente era Serafino.( Al Segretario ) U lassassi perdiri ci                                     mancunu du rutelli.

Segret.      -    Me ne sono accorto.

Camilla    -    Mi ni vaiu. Lei però aspetti, picchì sugnu sicura che a Signorina Clotilde sta                                        vinennu. ( Via )

Segret.      -    ( Siede ) Siete una brava donna, Camilla!

SCENA DECIMA

( Segretario - Clotilde )

Clotilde    -    ( Entra ) Giacomo!

Segret.      -    Clotilde! ( Si abbracciano )

Clotilde    -    Come mai sei venuto?

Segret.      -    Devo parlare con tuo padre. Deve firmare un assegno.

Clotilde    -    In questo momento papà è con mia sorella e con il dottore.

Segret.      -    Perchè?

Clotilde    -    Mia sorella si è ammalata. Da più di un mese non è più la stessa. Si rifiuta di                                       mangiare. Ma la cosa che preoccupa di più è perchè è così triste.

Segret.      -    Era così allegra! é vero quello che mi ha detto quel cretino?

Clotilde    -    Chi?

Segret.      -    Un certo Serafino.

Clotilde    -    Come l'ha saputo?

Segret.      -    Gliel'ha detto Nicola.

Clotilde    -    Nicola? A quel che vedo lo sanno tutti. Doveva essere un segreto.

Segret.      -    Parlami di tua sorella.

Clotilde    -    Come ti dicevo, mia sorella da un pò di tempo non ride più. é sempre malinconica.

                     Papà ha consultato tre medici. La diagnosi è sempre uguale: non si capisce il                                      perchè.

Segret.      -    Speriamo che tutto si risolva nel migliore dei modi.

Clotilde    -    Lo spero anch'io, sopratutto per i miei genitori. Poveretti, non sanno più cosa fare.

Segret.      -    Come ve ne siete accorti?

Clotilde    -    Non so spiegartelo, io vedevo mia sorella un pò cambiata. Le domandavo cosa le                          era successo, mi guardava fissa negli occhi e piangeva.

Segret.      -    Strano, molto strano. Come mai non si confida con te?

Clotilde    -    Non lo sò, fino a poco tempo fà ci siamo confidati tutto. Secondo me tutto è                                          incominciato nel momento in cui mio padre le ha proibito di uscire di casa e di non                incontrare più Giacinto.

Segret.      -    Giacinto Filetti?

Clotilde    -    Si amano, ma mio padre non ne vuole sapere.

Segret.      -    Tuo padre sbaglia a non farli incontrare. Giacinto è un bravo ragazzo, di questo                            ne son certo.

Clotilde    -    Anch'io ne sono certa, ma non è cosi semplice farlo capire a mio padre.

Segret.      -    Posso parlargli io.

Clotilde    -    No, per carità, sarebbe peggio.

Segret.      -    Ho capito. Mi domando se tuo padre non vuol saperne di Giacinto, figurati di mè,              del suo segretario.

Clotilde    -    Che dici?

Segret.      -    Me lo immaggino tuo padre cosa mi dirà, lei un semplice Segretario, si permette di                             chiedere la mano di mia figlia?Mi caccerà.

Clotilde    -    Non dire così. Certe volte preferisco essere povera ma felice. Io so quello che                                 voglio. Finalmente ho trovato l'amore vero e non permettero a mio padre di                                 distruggerlo.

Segret.      -    Io ti amo e ti amerò sempre per tutta la vita. ( Si abbracciano )

Clotilde    -    Sento dei passi, devi andare!

Segret.      -    Tornerò domani, ciao cara.( Escono, Segretario dal centro, Clotilde a destra )

SCENA UNDICESIMA

( Edoardo - Veronica )

Edoardo   -    ( Entra insieme a Veronica )

Veronica  -    Edoardo c'è speranza per nostra figlia?

Edoardo   -    Non hai sentito il dottore? Nostra figlia ha una malattia dove la scienza non arriva.

Veronica  -    Non riesco a capire perchè è sempre triste. Era allegra, ma tutta ad un tratto si è                           chiusa in se stessa, cosa bisogna fare?Io farò di tutto per fare ritornare mia figlia                                    come prima.

Edoardo   -    Lo so cara anch'io. Dobbiamo fare quello che ci ha consigliato il dottore, farle                                    frequentare gente, amici che possono far si che il suo cervello si sblocchi e                              ritornare la ragazza di prima, altrimenti....

Veronica  -    Altrimenti?

Edoardo   -    Non c'è nulla da fare.

Veronica  -    Dobbiamo fare in modo che Luisa vada da mia sorella Clara a Enna, lì potra                                     frequentare altre persona, e chi sà.

Edoardo   -    Questa è una buona idea, non avevo pensato a tua sorella. La mandiamo,lì un paio                       di settimane e vediamo cosa succederà.

Veronica  -    Dobbiamo parlarle, tu pensi che ci ascolterà?

Edoardo   -    Deve ascoltarci, per il suo bene.

Veronica  -    Prima le parlerò io, vediamo come la prenderà. ( Esce )

Edoardo   -    Vai cara.

SCENA DODICESIMA

( Edoardo - Giacinto - Camilla - Serafino )

Giacinto   -    ( Entra ) Cavaliere, permesso?

Edoardo   -    ( Sbalordito ) Lei? Come osa mettere piede in questa casa.

Giacinto   -    La prego di ascoltarmi

Edoardo   -    Io non ascolto nessuno, specialmente i tipi come lei.

Giacinto   -    Io amo sua figlia Luisa, ed anche lei mi ama, sono venuto per chiederle la sua                               mano.

Edoardo   -    Ed io non gliela concedo.

Giacinto   -    Non ha nessun diritto di distruggere il nostro amore, solo perchè ha sentito dei                                    pettegolezzi sul mio conto. Io sono una persona per bene e glielo dimostrerò.

Edoardo   -    Lei, egregio signore, non può dimostrare niente, perciò le proibisco di venire in                             questa casa, e tanto meno di vedere mia figlia.

Giacinto   -    Mi dia almeno la possibilità di spiegarmi.

Edoardo   -    Non ha niente da spiegare. Non voglio imparentarmi con la sua famiglia e questo                          non me lo può impedire.

Giacinto   -    Anche se lei è il padre non le permetto di mancare di rispetto alla mia famiglia.

Edoardo   -    Mia figlia lei se la deve scordare.

Giacinto   -    Questo lo dice lei. Dobbiamo prima sentire come la pensa Luisa.

Edoardo   -    Mia figlia la pensa come me.

Giacinto   -    Non ci credo. E poi le devo parlare.

Edoardo   -    In questo momento non può parlare con nessuno: mia figlia è ammalata.

Giacinto   -    ( Ipocrita ) Ammalata? E da quando?

Edoardo   -    Da un mese.

Giacinto   -    Un mese? Poteva anche farmelo sapere.

Edoardo   -    E perchè?

Giacinto   -    Perchè ho il diritto di saperlo, dal momento che io l'amo.

Edoardo   -    Lei su mia figlia non ha nessun diritto. Quante volte glielo debbo dire. Anzi la                                      prossima volta che lo vedo in questa casa, senza il mio permesso, lo denuncio.

Giacinto   -    Me ne vado! L'avverto però, che non finisce qui. Chi la dura la vince. La saluto.

                     ( Esce )

Edoardo   -    La vinco io! ( Chiama ) Camilla, Serafino.

Camilla    -    ( Entra ) Chi c'è Cavaleri.

Edoardo   -    Avevo dato ordine di non fare entrare il Signor Giacinto in questa casa.

Camilla    -    Chi ni sacciu! Ciù dissi a Serafino e mi dissi ca ci pinsava iddu.

Serafino   -    ( Entra ) Cavaleri, cca sugnu! Cumannassi!

Edoardo   -    Avete sentito quello che ho detto?

Serafino   -    U n'tisi! Sugnu mortificato. Mi sghiddau comu na n'cidda. Appa essiri  quannu                                    m'alluntanai pi fari un atto piccolo.

Edoardo   -    La prossima volta vi licenzio, avete capito? ( Esce )

Camilla    -    U viristi chi cumparsa mi facisti fari, mi dicisti: ci pensu iù! Bonu ci pinsasti.

Serafino   -    Au, amprisa ca unu non può iiri mancu a....

Camilla    -    Ci mittevi di vaddia a Nicola.

Serafino   -    Chi sapeva ca na du mumentu traseva?

Camilla    -    Sarà ca era appustatu, a prossima vota stai attentu. ( Esce )

SCENA TREDICESIMA

( Serafino - Giacinto - Camilla )

Giacinto   -    ( Da fuori chiama Serafino, entra ) Cercavo voi.

Serafino   -    A mia? Comu si permetti a trasiri?Niscissi fora annnunca u cavaleri mi manna a                           casa. ( Lo prende per le spalle )

Giacinto   -    Aspettate un momento, per favore.

Serafino   -    Mumentu sulu, parrassi.

Giacinto   -    Voi dovete aiutarmi.

Serafino   -    Non pozzu, su iù aiutu a lei, a mia cu m'aiuta?

Giacinto   -    Vi supplico, voi non siete stato mai innamorato?

Serafino   -    Sugnu innamorato ma idda ancora non ni voli sentiri.

Giacinto   -    E voi cosa fate?

Serafino   -    Cosi mei, e ora si ni issi u cavaleri non voli ca viniti cca.

Giacinto   -    Voi chiudete un occhio.

Serafino   -    Bravo, accussì perdu a zita. Su non mi voli comu sugnu ora, figuramini cu                          n'occhiu.

Giacinto   -    Come sapete, io amo la Signorina Luisa.

Serafino   -    U sacciù chidda ca n'arriri chiù. Ma appoi dicu chi si ni fà, di una ca n'arriri,                                chidda è malata.

Giacinto   -    Ma chi gliel'ha detto? Luisa è solo malata d'amore. Vi prego fatemi parlare con la                              Signorina.

Serafino   -    Sintissi iù non ci vogghiu trasiri ne vostri catunii u postu no pozzu perdiri, perciò                            di cca a smammari.

Giacinto   -    Vedete sono stato io a dire alla signorina Luisa di non ridere.

Serafino   -    (Sbalordito) Lei? E' picchì?

Giacinto   -    Ve lo spiego. Il sig. Edoardo non vuole che io e Luisa ci vogliamo bene, allora ho                               preparato un piano dicendo a Luisa di non ridere più e di essere sempre triste, così                 vedendo soffrire la figlia...

Serafino   -    A coppu ci dici di si.

Giaconto  -    Bravo come avete fatto a capire.

Serafino   -    Chi ci pari ca sugnu scemu?

Giaconto  -    Non intendevo dire questo.

Serafino   -    E mi dicissi na cosa, u favuri ca ciaia fari iù, qual'è?

  

Giacinto   -    Ecco voi dovete chiamare Nicola e dovete (a questo punto Giacinto parla all'orecchio                   di Serafino che annuisce) conto su di voi (esce).

Serafino   -    Va bene.

Camilla    -    ( Entra ) Serafino ancora cca si? Chi stai facennu?

Serafino   -    Nenti assicutai o Signor Giacinto.

Camilla    -    Picchì era ancora cca?

Serafino   -    Annunca no? Viri, quantu cosi si fanu per amore. Iù pi tia, scalassi macari na

                     muntagna.

Camilla    -    Non c'è bisognu ca scali na muntagna, poi scalari mangiannu chiù picca. ( Esce )

Serafino   -    Mizzica, ancora non casca. Ma iù 'nzistu. Prima o dopu a cascari. ( Mentre sta per                        uscire finge di inciampare e cade ) Où vadda che bella! A cascari idda e inveci                           cascai iù! Appostu semu!

FINE SECONDO ATTO

(U SCENZIATU)

TERZO ATTO

(stessa scena)

SCENA QUATTORDICESIMA

( Luisa - Giacinto - Camilla - Clotilde )

Luisa        -    (Entra, guarda se c'è qualcuno, va verso il giardino, fa un segnale con la mano: si                                          volta ed aspetta).

Giacinto   -    (Entra dal giardino vede Luisa e si abbracciano) Finalmente nelle mie braccia!                                              Mi sembra un secolo che non ti vedo.

Luisa        -    Anch'io, non resistevo più. Mi sembrava di impazzire. Non posso sopportare più                                             questa situazione. Sono sicura che mi tradirò.

Giacinto   -    Devi resistere, non puoi rovinare tutto, tu fai come ti ho detto, recita la parte di chi                                          non sa ridere.

Luisa        -    Stanno per saltarmi i nervi, non so quanto posso durare.

Giacinto   -    Lo sò cara per te è come una tortura. Bisogna soffrire ancora un pò.

Luisa        -    Dimmi, ti ha visto entrare qualcuno?

Giacinto   -    Nessuno. Prima di entrare ho preso le mie precauzioni. Tuo padre?

              

Luisa        -    Non mi lascia neanche un minuto, é sempre vicino a me. Povero papà mi fa tanta                                           pena. Non posso sopportare di vederlo soffrire. Io per lui sono la sua bambina.                                                    Chissà se mi perdonerà tutto il male che gli sto facendo.

Giacinto   -    Non essere triste: presto finirà tutto e saremo felici.

Luisa        -    Anche la mamma non si muove dalla mia stanza. Dorme accanto a me, la guardo e                                       faccio finta di dormire. Figurati che mi volevano mandare per un paio di settimane                            da mia zia Clara a Enna.

Giacinto   -    Da tua zia?

Luisa        -    Si, le hanno scritto una lettera, ma io ho rifiutato. Al solo pensiero di stare lontano                                          da te mi sentivo morire. E la zia è venuta qua.

Giacinto   -    Hai fatto bene! Anch'io lontano da te mi sento morire. Purtroppo tuo padre si è                                               intestardito.

Luisa        -    Cosa posso farci sto facendo del mio meglio.

Giacinto   -    Ed è per questo che ti amo ancora di più.

Luisa        -    Se mio padre scopre tutto, come andrà a finire?

Giacinto   -    Non lo scoprirà mai, te l'ho detto tutto filerà liscio come l'olio.

Luisa        -    Sento dei passi, viene qualcuno.

Giacinto   -    Vado via, a presto. (Si abbracciano ed esce dal giardino).

Luisa        -    (Esce dalla sinistra)

Camilla    -    (Entra dalla destra con una borsa per la spesa, parla a voce alta) Voddiri, mi                                 tocca macari fari a spisa. Non sulu a cucinari, lavari i piatti, fari i letti, ca  paru a                      dea calì di quantu manu havi.... Ma iù n'aiu dui suli! Non ci vuleva ca du bestia di                 Serafino si pigghiassi na iurnata di permessu...Appoi, dicu iù, su cca non canusci a                   nuddu, ca mu dissi iddu stissu, c'ava fari? Unni ava iiri? C'era almenu Nicola?!                                Nossignori; vosi macari u iornu di primmissu... Va beni ca Nicola iavi a matri o                          spitali, ma Serafino chi havi, a so granni malanova!! Astura si ni ienu a villa a                          scuncicari cammareri).

Clotilde    -    (Entra) Camilla mi raccomando, fate presto, perchè ho bisogno di voi.

Camilla    -    (Seccat ) Signurina, u tempu ca ci voli. Chi ci pari ca mentri fazzu a spisa, mi ni                                              vaiu a passiari?

Clotilde    -    Come vi permettete di parlarmi così? Mi sembra che questa mattina siamo tutti un                                          pò nervosi.

Camilla    -    Iavi raggiuni. Ma scusari, sugnu m'poco nirvusa.

Clotilde    -    Da un pò di tempo vi vedo assente dai vostri doveri in questa casa, o mi sbaglio?

Camilla    -    Si sbaglia signorina, iù sugnu sempri a stissa. 

Clotilde    -    No camilla, non mentite, io vi conosco da troppo tempo, per sapere quando dite o                          no la verità, vi si legge negli occhi. Che c'è qualche cosa che vi turba. Perchè                            non ne parlate con mè? forse posso aiutarvi.

Camilla    -    Ebbene si, credo di essere, anzi...sono innamorata!

Clotilde    -    (Ride) Innamorata? Voi? Ma se avete detto sempre che l'amore per voi era un                                     sentimento che avete cancellato dal vostro cuore. Mi sembra impossibile. Chi è                                   questo fortunato?

Camilla    -    Non si chiama Fortunato, si chiama Serafino!

Clotilde    -    Serafino? Quel zoticone?

Camilla    -    No Signorina. Non è uno zoticone. In questi mesi l'ho studiato a fondo e le posso                                 assicurare che è una persona buona. Ha un'anima sensibile e mi vuole tanto bene.

Clotilde    -    E allora? Qual'è il problema?

Camilla    -    U problema è, ca iddu mi l'ha dittu tanti voti ca mi voli beni, e iù haiu sempri                                      rifiutatu. E ora ca non c'è, mi manca. U me pinseri è sempri ni iddu.                 

Clotilde    -    Quando ritorna ditegli che gli volete bene, e sarete felici. Quando si ama non                                      bisogna soffocare i propri sentimenti.

Camilla    -    Iù non l'haiù soffocatu, iù c'iaia stiratu u coddu comu i iaddi, e Serafino non mu                             lassu scappari. E lei con il Signor Segretario?

Clotilde    -    Tutto procede nel migliore dei modi: anch'io non me lo lascio scappare.

Camilla    -    Spiriamu ca so patri non fà comu o Signor Giacinto, ca u rifiutau.

Clotilde    -    Di questo non mi preoccupo, io so come prendere mio padre.

Camilla    -    Iù mi ni vaiu a fari a spisa, e macari na cummissione a so papà. ( Esce                                           dal centro. )

Clotilde    -    Io vado da Luisa a farle un pò di compagnia. ( Esce a destra )

SCENA QUINDICESIMA

( Veronica - Clara - Edoardo )

Veronica  -    ( Entra con Clara dalla porta di sinistra. )

Clara       -    Capisco quello che vuoi dire, ma non mi sento di criticare tuo marito.

Veronica  -    Io non sto criticando mio marito. Dico soltanto che non è giusto il suo                                                             comportamento nei confronti di Giacinto.

Clara       -    Ancora non hai capito. Tuo marito c'è l'ha con Giacinto, per le voci che ha sentito             dire al circolo, ma sopratutto c'è l'ha con il padre, e su  questo non puoi dargli                            torto, dato le brutte esperienze che ha avuto nel passato anche se io non sono                           d'accordo, lo sanno tutte che era ed è un donnaiolo. Ma questo non significa che                                anche il figlio lo sia.

Veronica  -    Per Edoardo esiste ancora il vecchio proverbio: tale padre tale figlio e non vuole               sentire ragione, per questo ti ho scritto quella lettera, per parlare con Edoardo e                         dargli un consiglio.

Clara       -    Ho parlato con Edoardo, ho cercato di convincerlo, ma non ne ha voluto sapere,                           gli ho detto anche che, quando c'è l'amore vero, nessuno di noi ha il diritto di                             sopprimerlo.

Veronica  -   Dimmi sei sicura chè questo professore chè viene da Milano è bravo? Perchè    quello che l'ha visitata, si è lavato le mani, non ci ha capito niente.

Clara       -    Bravo! E' un luminare della scienza, si dice ché fa miracoli, me l'ho a confermato un mio amico che l'ho conosce bene ed è per questo chè sta  venendo quà, di solito riceve nel suo studio.

Edoardo   -    ( Entra ) Voi qua siete? ( a Veronica ) Vedi che Luisa non ne vuole sapere più di                                             dottori.

Clara       -    Ma è naturale, caro Edoardo. Cosa vuoi che importi a Luisa...per lei un dottore in                         più uno in meno poco importa, sa che il suo cervello rifiuta la guarigione.

Veronica  -    Ma ormai abbiamo chiamato questo professore.

                

Edoardo   -    E va bene! Proviamoli tutti! Per mia figlia questo ed altro...Non vedo l'ora che                               arrivi, così sapremo che malattia ha, però  il fatto chè non lo dobbiamo prendere                                   all'aeroporto mi stupisce.

Veronica  -    La cosa più importante in questo momento è che arrivi, poi si vedrà.

Clara       -    Arriverà, non essere impaziente. Io vado un pò in giardino.

Veronica  -    Vengo con te. Ti faccio vedere le rose quanto sono belle. (Escono)

SCENA SEDICESIMA

(Edoardo - Umberto - Camilla)   

Umberto  -    (Entra) Permesso? (vede Edoardo) Edoardo, come stai?

Edoardo   -    Umberto, bene, grazie e tu?

Umberto  -    Purtroppo, non tanto bene: devo parlarti.

Edoardo   -    Siediti. E' successo qualcosa?

Umberto  -    (siede) Se disturbo, posso venire anche domani.

Edoardo   -    Che dici: anzi, ti devo chiedere scusa perchè l'ultima volta che sei venuto non                                 ti ho potuto ricevere. E mi è dispiaciuto moltissimo. Se è per quel discorso, non ti                                 preoccupare, ho dato disposizioni al mio Segretario di....

Umberto  -    Proprio per questo sono venuto. Volevo dirti che non ne ho più bisogno.

Edoardo   -    Hai trovato un'altra soluzione?

Umberto  -    Ho lasciato mia moglie.

Edoardo   -    Hai lasciato tua moglie? A causa dei debiti?

Umberto  -    No! Quello era un problema che, grazie a te, potevo risolvere. Non andiamo più                                 d'accordo e ha preferito lasciarmi per un altro.

Edoardo   -    Mi dispiace...E da quando?

Umberto  -    Da un mese. Ha detto che era meglio così. E dimmi: tua figlia Luisa come sta?

Edoardo   -    Come al solito. Non migliora. Però, stiamo aspettando un medico importante                                 uno scienziato,  si dice abbia a che fare con le persone tristi che non ridono mai...                                         

Umberto  -    (Ride) Non sarà uno di quelli addetti al cimitero? Scusami se rido... Speriamo                                                 invece che sia la volta buona. Per quanto riguarda Giacinto Filetti, ti do la mia                                                   parola d'onore che non è come si dice in giro. E' un bravo ragazzo, non c'è nessuna                                donna.

Edoardo   -    Ti ringrazio. Mi dai una buona notizia!

Umberto  -    Era il minimo che potevo fare. Ora ti lascio, ho da fare, devo andare dall'avvocato.

Edoardo   -    Se hai bisogno sono a tua disposizione. E ricordati che in me troverai sempre un                                             amico.

Umberto  -    Non ne ho mai dubitato. Ti saluto (Esce).

Edoardo   -    Povero Umberto, non me l'aspettavo da Silvia, sembrava una donna per bene. A                                            volte la vita riserva delle sorprese. La notizia più importante e che Giacinto non ha                                  nessuna donna. Però quando lo vedrò insisterò nel mio rifiuto, voglio vedere lui                                                   cosa dirà. (Vede Camilla) Camilla avete comprato tutto?

Camilla    -    (Entra) Tutto, Cavaleri!

Edoardo   -    Mi raccomando ora viene uno scienziato, a visitare la signorina Luisa, se desidera qualche                            cosa voglio che tutto proceda per il meglio.                                           

                

Camilla    -    Non dubiti. Però com'è che aia fari tutti cosi iù, se c'eranu Serafino e Nicola era                                             megghiu

Edoardo   -    Purtroppo non ci sono e vi dovete arrangiare.

Camilla    -    E cca, iemu avanti avvia di aranciate.

Edoardo   -    Cosa avete detto?

Camilla    -    Nenti Cavaleri, stava pinsannu a vuci iauta.

Edoardo   -    Io vado di la e mi raccomando. (Esce)

Camilla    -    U Cavaleri è una brava persona, ma quantu 'nnavi camurria. Certi voti mi pari                                              Serafino, e sempri dda l'haiu a testa, ormai non haiu chiù dubbi sugnu innamorata.                                 (Esce).

SCENA DICIASSETTESIMA

(Serafino - Nicola)

Serafino   -    (Entra con Nicola camuffati per non farsi conoscere con la barba finta e occhiali,                                           considerando che Serafino è lo scienziato e Nicola è il complice, vedono Camilla).

                

Nicola      -    ( Falsando la voce) Buongiorno.

Camilla    -    Buongiorno.

 

Nicola      -    Io sono il dottor. Vero dell' università di Milano, e questo è il prof. Fasullo primario della              stessa università, nonchè scienziato, siamo attesi.

Camilla    -    Vado subito a chiamare il Cavaliere Santini, con permesso. (Fra sè) e chi mannau a                                       chiamari dutturi veru e unu fasullu, chi razza di dutturi su, picchissu a signurina non                               guarisci mai. (Esce).

Nicola      -    (A Serafino) Tu chi pensi ca non ni canusciunu?

Serafino   -    Chi vai n'cucchiannu. si non ni canusciu Camilla ca è spetta comu voi ca ni canusciunu                                 l'autri. A tia chi ti pari ca Camilla è una d'accussì? Chidda è istruita non mi pari l'ura ca                   ni maritamu accussì facemu na bella coppia, istruita iù, istruita idda.

Nicola      -    I picciriddi ca nasciunu, nasciunu cu tri ciriveddi, ma su chidda non ti voli.

Serafino   -    Non ti preoccupari, ca non passa assai ca mi volerà. E tu arresti comu mammaluccu.                                     Chiuttostu non ni cassariamu quannu veni u Cavaleri a patti facemula bona, annunca a                                      tutti dui prima ni licenzia e poi ni denunzia.

Nicola      -    Non ti scantari, tu pensa chiddu ca diri ca iù ti vegnu d'appressu e non ti scuddari ca si                                  scenziatu e veni di Milano.

Serafino   -    U capii ti pari ca sugnu bestia? Tu pensa pi tia cerca di fari bona a to patti e ricordati ca              iù sugnu scenziatu e tu si semplici dutturi.

Nicola      -    (Sente dei passi) Mutu ca veni qualcunu.

Edoardo   -    (Entra va verso Nicola e lo saluta) Caro professore Fasullo che piacere averla qui.

Nicola      -    Non sono il professore Fasullo io sono il dottore Vero, il professore Fasullo è lui.

Edoardo   -    (A Serafino) Scusi professore sono mortificato, permette Cavaliere Santini. (Da la                               mano).

Serafino   -    (Da questo momento in poi è un po' balbuzziente per camuffare la voce) Lo...lo...so...

Edoardo   -    Lei mi conosce?

Nicola      -    (Subito) Il professore lo immagina che lei è il cavaliere Santini.

Edoardo   -    (Li fa sedere) Accomodatevi prego.

Serafino - Nicola (Siedono).

Serafino   -    Chi è la...la...chi è la...la...

Edoardo   -    Cosa ha detto? Non ho capito.

Nicola      -    Chi è l'ammalato?

Edoardo   -    L'ammalata è mia figlia.

Serafino   -    Sua fifi...sua fi...fi...

Nicola      -    Sua figlia professore.

Serafino   -    La...la...dobbiamo vi...vi...vi...visitare?

Edoardo   -    Certo che la dobbiamo visitare, allora perchè è venuto?

Serafino   -    Do...do...dov'è sua fi...fi...glia?

Edoardo   -    La chiamo subito. (Esce).

Serafino   -    Comu iemu?

Nicola      -    Finu a stu mumentu stamu iennu boni. Ancora u peggiu a veniri.

Serafino   -    Ti dissi, ca non ta preoccupari. Na stu mumentu u cavaleri è chiù cunfusu ca persuasu.

Nicola      -    Però pinsannu bonu, viri chi farsa c'ama fari.

Serafino   -    Per amore! Non tu scurdari.

Serafino   -    Dicu iù di unni ti venunu sti pinsati bestii.

Serafino   -    Non pari ca fu iù a pinsari tuttu stu tracchiggiu.        

Nicola      -    No? Annunca cu fu?

Serafino   -    A comu sacciu iù, fu a signurina Luisa d'accordu cu so zia Clara e u signor Giacinto a                                   cumminari sta cosa, e mancu a collira ca ci stanu facennu pigghiari a so patri e so                             matri, però fanu beni, quannu m'patri avi a testa dura si cià rimuddari, nuatri stamu                              facennu n'opira di beni.

Nicola      -    Stamu facennu n'opira pupi,  picchissu a signura Clara vinni cca, quannu mai idda ca                                    veni na vota ogni dui, tri anni (sente dei passi) mutu ca cca sù.

Edoardo   -    (Entra con Veronica, Luisa, Clotilde, Clara, Camilla, siedono tutti allo stesso momento).

Edoardo   -    (Si alza e prende per mano Luisa) Questa è mia figlia Luisa, molto malata, non ride più.

Serafino   -    (Fra sè) Veramenti non havi tutti i torti, che tempi ca currunu.

Veronica  -    (A Nicola) Dottore, lei pensa che mia figlia guarirà?

Nicola      -    Sua figlia è in buone mani, il professore è un grande scenziato, presto riderà.

Veronica  -    (A Clara) Sei sicura che questo professore è bravo? Dalle apparenze non sembra.

Clara       -    Ma cosa dici? Tu pensi, che se non ero sicura te lo consigliavo, vedi, i grandi scenziati                                   non sembrano scenziati. Il mio amico mi ha detto che è capace di fare miracoli.

Veronica  -    Speriamo che riesca a fare un miracolo per mia figlia.

Clara       -    Sono sicura che lo farà. Abbi fede e tutto si risolverà nel migliore dei modi.

Clotilde    -    (A Camilla) Non vi sembra anche a voi che questo professore ed il suo aiuto siano due                                   facce conosciute? Come se io li avessi visti da qualche parte.

Camilla    -    Non pensu signurina, chisti su milanisi, appoi comu si dici: setti n'ama assimigghiari.

Clotilde    -    (Poco convinta) Forse mi sono sbagliata.

Nicola      -    (A Serafino) Serafino.

Serafino   -    Chi voi?

Nicola      -    Visti ca a signurina Clotilde parrò cu Camilla, iù dicu ca si n'accurgenu ca semu nuatri.

Serafino   -    Non pensu.

Nicola      -    Senti non è megghiu ca ci facemu a visita subutu e ni livamu u pinseri?

Serafino   -    Hai ragiuni, accuminciamu.

Nicola      -    Adesso il professore farà alcune domande alla signorina e la signorina dovrà                                                  rispondere.

Camilla    -    Comu a scola?

Nicola      -    Sillenzio...allora il professore non può visitare.

Edoardo   -    (A Camilla) Chi vi ha dato il permesso di parlare? State zitta.

Camilla    -    Sissignora cavaliere.

Serafino   -    (Inizia a visitare Luisa, le guarda gli occhi, le mani, la lingua, poi si siede in un angolo                                   senza parlare, tutti lo guardano allibiti).

Edoardo   -    (A Nicola) Scusi dottore cosa sta facendo?

Nicola      -    Sta studiando il caso di sua figlia.

Camilla    -    Mentri u medicu sturia u malatu si ni va.

Nicola      -    Signora.

Camilla    -    Prego signorina.

Nicola      -    Lei non deve parlare, così disturba il professore.

Edoardo   -    (Seccato) Camilla andate in cucina.

Camilla    -    Subito cavaliere.

Nicola      -    Può restare, ma deve stare zitta.

Serafino   -    (Comincia a dare la diagnosi) Sua figlia caro cavaliere è affetta da risateria cronica la                                   sua mente è pa...pa...

Edoardo   -    Papa?

Serafino   -    Patologicamente ferma, ecco perchè quando deve ridere non ride a la pi...pi..

Edoardo   -    La pipì?

Serafino   -    La psicosi della risata, nel momento in cui la paziente ha voglia di ridere nel suo cervello              scatta come una molla che le dice: non devi ridere perchè te lo ordino, e si blocca.

Veronica  -    Cosa dobbiamo fare?

Serafino   -    Da quanto tempo sua figlia non ride?

Edoardo   -    Ecco...

Serafino   -    (Subito) Lasci stare glielo dico io, da un mese circa e vero?

Edoardo   -    (Lo guarda allibito) Come ha fatto ad indovinare?

Nicola      -    Cavaliere non dimentichi che è uno scenziato.

Edoardo   -    Questo è vero, mi scusi.

Nicola      -    Prego.

Serafino   -    Come le dicevo, trovandosi a contatto con la psicocirivelleria nella paziente provoca una                               massa di scintille che trasmettono nel cervello dalle nove alle dieci circa nei punti dove                                        non devono trasmettere, facendo alterare, badi bene alterare, tutto l'apparato nevralgico                                     della così detta scatola cranica, se noi calcoliamo che il cervello fa due considerazioni:                                       che faccio rido o non rido. Ora secondo gli esperimenti fatti dal professore chi. ni sapi.                                       scenziato giapponese primario della facoltà di risateria in giappone, è venuto alla                                    conclusione che i pazienti hanno la facoltà di ridere come e quando ci piace, avendo                               visitato la paziente mi sono accorto che non ha intenzione di ridere nemmeno se la                                   solletico.

Clara       -    Professore scusi, come si manifesta questa malattia?

Serafino   -    Vedete nel cervello della paziente è entrato il virus eragaporafalet.

Edoardo   -    E che significa?

Serafino   -    Traduzione scientifica di telafaropagare, questo virus è frequente nel cervello dell'uomo,                                 specialmente in quello così detto testardo.

Clotilde    -    Professore mi scusi, vuole dire che mia sorella è testarda?

Serafino   -    Vede signorina non è sua sorella testarda ma suo padre, è il cavaliere me lo può                                             confermare.

                

Edoardo   -    Questo è vero, ma non vedo cosa centra.

Nicola      -    Centra cavaliere e molto.

Veronica  -    Professore mi dica, mia figlia può guarire?

Serafino   -    Certo signora, vede sua figlia vuole guarire ma da quando ho capito è suo padre che non             vuole che guarisca.

Edoardo   -    (Allibito) Ma cosa dice? Io farei qualunque cosa per mia figlia.

Serafino   -    Anche un esperimento?

Edoardo   -    Certamente se è per il bene di mia figlia.

Serafino   -    Adesso faccio un esperimento che ho fatto un mese fà con un altro paziente e se riesce                                    come dico io vedrà che sua figlia riderà, però se non riesce pazienza, è l'unica soluzione.                  

Edoardo   -    Proviamo.

Serafino   -    (Va da Luisa la fa alzare la mette con la faccia dal lato opposto dove c'è Giacinto che la                                 sta aspettando).

 Giacinto  -    ( Fa segnale a Luisa con la mano per attirare l'attenzione. Poi con i due indici si allarga                                la bocca per farle capire di ridere).

Luisa        -    ( Ride, contagia la risata a tutti; La circondano, la vogliono toccare sono raggianti                                         di gioia. ) 

Edoardo   -    Miracolo! Bravo professore! Ci è riuscito!

Veronica  -    Professore lei è grande! bravo!

Serafino   -    ( E' esultante, con le due mani unite, alla maniera degli sportivi, ringrazia. )

Nicola      -    ( Lo avvicina, gli prende un braccio e lo solleva. ) Viva il professore grande scienziato!

Luisa        -    ( Ha continuato a ridere a tutti e felice.)

Edoardo   -    ( Vede Giacinto e si ferma. ) Lei com'è entrato? Chi le ha dato il permesso?

Giacinto   -    Sono venuto per assistere al miracolo.

Edoardo   -    Al miracolo? Che significa?

Luisa        -    ( Li avvicina. ) Papà, ti spiego io la guarigione: quando tu non ne hai voluto                                                   sapere di Giacinto, abbiamo pensato che l'unico mezzo per farti dire di sì era                                      quello di farti soffrire un po'.

Serafino - Nicola (Si tolgono il trucco).

Edoardo   -    E ci siete riusciti a quanto pare.

Giacinto   -    Perdonatemi cavaliere. L'amore che ho per vostra figlia mi ha portato a fare                                                   questa azione indegna. Sono mortificato. Sono io che ho fatto segno a Luisa di                                                     ridere. Serafino, poveretto c'è l'ha messa tutta, ma spetta a me la guarigione.

Clara       -    Sono contenta questo è il prezzo che deve pagare un padre testardo.

Clotilde    -    (Abbraccia Luisa) Brava sorellina, sei stata magnifica.

Edoardo   -    E questi imbecilli...ma io vi licenzio.

Serafino   -    Imbecilli? Scienziatu sugnu cavaleri! Ha rirutu so figghia? Dunca, iù e Nicola cià                               riniscemu.

Edoardo   -    Che volete il brevetto?...Ma è stata tutta una finta di mia figlia e di Giacinto, voi                                              due avete fatto pietà, coi vostri giochini. (A Giacinto) Senta lei, Giacinto! Voglio                                                  che mia figlia deve essere felice, perciò gliel'affido!

Giacinto   -    Lo prometto. Se permettete volevo dirvi che mio padre è contento di chiedere la                                              mano di vostra figlia.

Edoardo   -    Ne sono lieto. E potete dire a vostro padre, che se vuole darmi l'onore di venire in                          casa nostra, sarà il benvenuto.

Giacinto   -    Grazie cavaliere.

Segret.      -    (Entra) Scusate se disturbo. Cavaliere, posso parlarle un momento?

Edoardo   -    Non vedete che sono occupato? Venite domani. Oggi per me è u grande giorno,                                             mia figlia Luisa è guarita e non voglio parlare di affari.

Segret.      -    Mi fà molto piacere che la signorina Luisa è guarita. Mi permetta di dirle che deve                                         firmare l'assegno per il suo amico.

Edoardo   -    Non c'è più bisogno, potete strapparlo.

Segret.      -    Come vuole.

Clotilde    -    Papà, posso parlarti?

Edoardo   -    Certo mia cara. Cosa c'è?

Clotilde    -    Io amo una persona e voglio sposarla. Devo escogitare qualcosa? O mi dai il                                                 consenso.

Edoardo   -    Dipende di chi si tratta.

Clotilde    -    Del qui presente signor Filippi.

Edoardo   -    (Sbalordito) Lui?

Clotilde    -    Appunto!

Segret.      -    Cavaliere, io...

Edoardo   -    Non c'è bisogno. Hai il mio consenso.

Segret.      -    Grazie cavaliere.

Veronica  -    La lezione è servita.

Clara       -    Te lo dicevo io, basta prendere le persone per il verso giusto.

Camilla    -    Cavaleri, mentri ca c'è, mu runa macari a mia u cunsensu?

Edoardo   -    Di andare in cucina?

Camilla    -    No, di maritarimi cu Serafino.

Edoardo   -    Anche tu ti vuoi sposare?

Camilla    -    Ca, su mi voli?

Serafino   -    (Sbalordito ma felice) Ti vogghiu? Ti acitu, ti vinu, ti amo.

Edoardo   -    (A Nicola) E tu, non ti devi sposare?

Nicola      -    Iù già sugnu zitu, e a prestu mi maritu.

Edoardo   -    Vuol diri ca festeggiamo. (A Camilla) Camilla, avete comprato quello che vi ho detto?

Camilla    -    Sissignura cavaleri.

Edoardo   -    Allora andiamo e facciamo un brindisi.

FINE

(U SCENZIATU)         

- Edizione inedita 1996 - Autore Francesco D'Arrigo - Diritti riservati - SIAE -

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