Ubu cornuto

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di Alfred Jarry

Restituito nella sua integrità quale è stato rappresentato

dalle marionette del Teatro delle Phynanze

Cinque Atti

PERSONAGGI

PADRE   UBU

LA SUA COSCIENZA

MADRE UBU

ACHRAS

REBONTIER

MEMNON

I TRE PALOTINI

IL CIABATTINO SCYTOTOMILLE

IL COCCODRILLO

UN LACCHÈ

UN CANE DA CALZE DI LANA

La scena ha luogo in casa di Achras.

Due porte laterali, una porta sul fondo che da in uno stanzino


ATTO PRIMO

Scena prima

achras           O ma è che, ecco vedete, non ho motivo d'esser scontento dei miei poliedri: fanno dei piccoli ogni sei settimane, peggio dei conigli. Ed è veritiero dire che i poliedri regolari sono i più fedeli e i più affezionati al loro padrone; se non che l'Icosaedro s'è ribellato stamattina e io sono stato costretto, ecco ve­dete, a appioppargli uno schiaffo su ciascuna delle sue facce. E che cosi si era capito. E il mio trattato, ecco vedete, sui costumi dei po­liedri, procede: restano da fare solo venticin­que volumi.

Scena seconda

achras, un lacchè.

il lacchè       Signore, c'è un tale che vuole par­lare al signore. Ha strappato la campanella a forza di tirarla, ha rotto tre sedie cercando di sedersi.  (gli consegna un biglietto)

achras           Ma cos'è che è? Signor Ubu, ex re di Polonia e d'Aragona, dottore in patafisica. Non si è capito affatto. Cos'è che è la patafi­sica? Comunque, fa lo stesso, sarà certo una persona molto distinta. Voglio fare atto di benevolenza verso questo straniero mostrando­gli i miei poliedri. Fate entrare il signore.

Scena terza

achras, ubu, in abito da viaggio, portando una valigia.

padre ubu      Cornoventraglia! Signore, la vostra casupola è sistemata molto miseramente: ci hanno lasciato scampanellare alla porta per più di un'ora: e quando i vostri signori lacchè si sono decisi a aprirci, abbiamo scorto da­vanti a noi un orifizio così minuscolo che an­cora non capiamo come la nostra ventraglia sia riuscita a passarci.

achras           O ma è che, perdonate: non mi aspet­tavo la visita di un personaggio così grosso... senza dì che, potete starne certo, avremmo fatto allargare la porta. Ma voi scuserete l'im­barazzo di un vecchio collezionista che è al tempo stesso, oso dirlo, un grande scienziato.

padre ubu      Così vi compiacete di dire, signore, ma voi state parlando a un grande patafisico.

achras           Scusate, signore, dicevate?...

padre ubu      Patafisico. La patafisica è una scienza che noi abbiamo inventato e il cui bisogno si faceva sentire generalmente.

achras           O ma è che, se voi siete un grande in­ventore, ci intenderemo, ecco vedete; perché fra grandi nomini...

padre ubu      Siate più modesto, signore! Del re­sto io qui non vedo altro grand'uomo che me.

Ma, poiché ci tenete, accondiscendo a farvi un grande onore. Saprete dunque che la vo­stra casa ci va a genio e che abbiamo deciso di installarci qui.

achras           O ma è che, ecco vedete...

padre ubu      Vi dispenso dai ringraziamenti. Ah! A proposito, dimenticavo: poiché non è giu­sto che il padre sia separato dai figli, saremo raggiunti quanto prima dalla nostra famiglia: la signora Ubu, i nostri figli Ubu, le nostre figlie Ubu. Sono persone molto sobrie e molto bene educate.

achras           O ma è che, ecco vedete, temo di...

padre ubu      Comprendiamo: avete paura di di­sturbarci. Per cui non tollereremo più la vostra presenza qui se non a titolo dì cortesia. Inol­tre, mentre noi ispezioniamo la vostra cucina e la vostra sala da pranzo, voi andrete a pren­dere le nostre tre casse di bagagli, che ab­biamo tralasciate nel vostro vestibolo.

achras           O ma è che  installarsi in questo modo a casa della gente, non esiste come idea, è una lampante impostura!

padre ubu      Una magnifica postura! Perfetta­mente. Signore, per una volta in vita vostra, avete detto la verità.

Achras esce.

Scena quarta

padre ubu,  poi  la sua coscienza.

padre ubu      Siamo nel giusto agendo così? Cornoventraglia, per la nostra candela verde, chie­deremo consiglio alla nostra coscienza. È là, in quella valigia coperta dì ragnatele. Si vede bene che non ce ne serviamo molto spesso.

(Apre la valigia. Ne esce la Coscienza sotto le specie dì un omone in camicia)

la coscienza            Signore, e così via, abbiate la compiacenza di prendere qualche appunto,

padre ubu      Col vostro permesso, signore! Non ci piace affatto scrivere, benché non dubi­tiamo che abbiate cose molto interessanti da dirci. A questo proposito, vi chiederò come mai avete la faccia tosta di comparirci davanti in camicia.

la coscienza            Signore, e così via, la Coscienza, come la verità, non porta camicia, abitual­mente. Se ne ho sfoggiata una, è per rispetto verso l'augusto pubblico,

padre ubu      Oh, insomma, signore o signora mia Coscienza, fate troppo baccano. Rispondete piuttosto a questa domanda: farei bene a uc­cidere il signor Achras che ha osato venire a insultarmi nella mia stessa casa?

la coscienza            Signore e così via, è indegno di un uomo civile render male per bene. Il si­gnor Achras vi ha alloggiato, il signor Achras vi ha aperto le braccia e la sua collezione di poliedri, il signor Achras, e così via, è un gran  brav'uomo, del  tutto  innocuo, sarebbe una vigliaccheria, e così via, uccidere un po­vero vecchio incapace di  difendersi.

padre ubu      Cornoventraglia! Signore mia Co­scienza, siete sicuro che non sia capace di di­fendersi?

la coscienza            Assolutamente, signore. Sicché as­sassinarlo, sarebbe proprio una vigliaccheria.

padre ubu      Grazie, signore, non abbiamo più bisogno di voi. Uccideremo il signor Achras, dato che non c'è pericolo, e vi consulteremo più spesso, dato che sapete darci consigli mi­gliori di quanto ci saremmo aspettati. Nella valigia!   (La rinchiude).

la coscienza            In tal caso, signore, credo che per oggi possiamo,  e così via,  fermarci qui.

Scena quinta

padre ubu,   achras,  il lacchè.

achras   entra   camminando   all'indietro,   salu­tando dallo spavento davanti alle tre casse rosse spinte dal lacchè.

padre ubu      (al lacchè) Vattene, mascalzone. E voi, signore, devo parlarvi. Vi auguro mille prosperità e mi accingo a chiedervi, bontà vo­stra, un servigio da amico.

achras           Tutto ciò che, ecco vedete, ci si può aspettare da un vecchio scienziato il quale ha consacrato, ecco vedete, sessant’anni della sua vita allo studio dei costumi dei poliedri.

padre ubu      Signore, abbiamo saputo che la si­gnora Ubu, nostra virtuosa sposa, ci inganna indegnamente con un egiziano chiamato Memnon il quale riunisce le funzioni di orologio all'aurora, di bottinaio la notte, e, di giorno, quella di farci becco. Abbiamo progettato di prender su di lui una tremenda vendetta, cornoventraglia!

achras           In quanto a questo, ecco vedete, signore, che siete becco, ebbene io vi approvo.

padre ubu      Abbiamo dunque risolto di infie­rire. E non vediamo niente di più adatto, per castigare l'infame, che il supplizio del palo.

achras           Scusate, non vedo, ecco vedete, in che modo potrei esservi utile.

padre ueu.      Per la nostra candela verde, signore, desiderando non fallire nella nostra opera di giustizia, saremmo deliziati che un uomo ri­spettabile collaudasse il palo, allo scopo di vedere se funziona bene.

achras           O ma è che, ecco vedete, mai e poi mai. Questo è troppo. Sono spiacente, ecco vedete, di non potervi fare questo piccolo favore, ma non esiste come idea. Mi avete rubato la mia casa, ecco vedete, mi avete messo alla porta e adesso volete mettermi a morte, ebbene, ades­so esagerate.

padre ubu      Non vi desolate, signore nostro amico. Si tratta semplicemente di uno scherzo. Torneremo quando avrete completamente ces­sato di manifestare del terrore  (esce).

Scena sesta

achras, poi i tre palotini che escono dalle casse.

i tre palotini

Noi siamo i Palotini,

Noi siamo i Palotini,

Abbiam ceffi coniglieschi

Ma, abili e costanti,

Uccidiamo i benestanti:

Noi siamo i Pa

Noi siamo i Tini

Noi siamo i Palotini.

merdampo

Per l'intera settimana

In gran scatole di latta

Ammucchiati ce ne stiamo;

La domenica soltanto

L'aria pura respiriamo.

Orecchie al vento e senza paura,

Marciamo  sicuri  a grande  andatura

E quelli che ci vedono passare

Ci prendono per un corpo militare.

tutti e tre

Noi siamo i Palotini, eccetera.

musched-gog

La mattina ci si sveglia

Presi a calci nel sedere;

A tastoni poi scendiamo,

Le giberne ci allacciamo;

Tutte quante le giornate

Spacchiam facce a martellate;

E la gente assassinata

Farà ricco il Padre Ubu

tutti e tre

Noi siamo i Palotini, eccetera.

Danzano. Achras, inorridito, cade a sedere su una sedia.

quattronecchie

In grottesca acconciatura

Noi gìriam per la città,

Se vediamo una faccia

Che proprio non ci va,

Allora la spacchiamo

Con grande voluttà.

Per mangiare, una cerniera

Per pisciare, un rubinetto,

Respiriamo l'atmosfera

Con un tubo un po' curvetto.

tutti e tre

Noi siamo i Palotini, eccetera.

Girotondo intorno ad Achras.

achras           O ma è che, ecco vedete, è assurdo, non esiste come idea.

Il palo spunta sotto la sua sedia.

O beh allora, questo non si è capito. Se foste i miei poliedri, ecco vedete... Abbiate pietà d'un infelice scienziato... Vedete... ecco vedete. Non esiste come idea!

Viene impalato e sollevato per aria nonostante le sue urla. Buio assoluto.

i palotini       (frugando i mobili e tirandone fuori sacchi di phynanza). Date finanza — al Padre Ubu Che non ne avanzi — e che nemmeno un soldo — sfugga — agli straccioni che la stanno cercando. Date tutta la finanza al Padre Ubu!

Rientrano nelle loro casse.

Noi siamo i Palotini, eccetera.

Achras perde conoscenza.

Scena settima

achras impalato, padre ubu, madre ubu.

padre ubu      Per la mia candela verde, mia dolce fanciulla, in questa casa noi saremo felici!

madre ubu     Alla mia felicità manca una cosa sola, amico mio: vedere l'onorevole ospite che ci ha fornito questi agi.

padre ubu      Se non è che questo: prevenen­do i vostri desideri, l'ho fatto sistemare al posto d'onore.

(Mostra il palo. Grida e crisi nervosa della Madre  Ubu)


ATTO SECONDO

Scena prima

achras  impalato, la coscienza  uscendo per metà dalla valigia.

la coscienza            Signore.

achras           Hron.

la coscienza            E così via.

achras           Che c'è ancora, hron, ma cos'è? Io devo esser morto, lasciatemi in pace.

la coscienza            Signore, benché la mia filosofia condanni assolutamente l'azione, ciò che il signor Ubu ha fatto è troppo indegno, vi disimpalerò. (si allunga fino all'altezza di Achras)

achras            (disimpalato). Non dico di no, messere.

la coscienza            Signore, e così via, desidero intrat­tenermi un momento con voi, sedetevi, vi prego.

achras           O ma è che, ecco vedete, non se ne parla nemmeno. Non avrò la scortesia di sedermi in presenza d'un puro spirito che è il mio salvatore, e poi, ecco vedete, mi riesce sgra­devole.

la coscienza Giustizia sarà fatta, e così via.

Scena seconda

Gli Stessi, padre ubu, la coscienza si nasconde nella valigia.

padre ubu      Cornoventraglia! Signore, voi non siete rimasto dove vi avevo messo. A propo­sito, poiché siete ancora utilizzabile, non di-menticherete di dire alla vostra cuoca che ha l'abitudine di servire la minestra troppo sa­lata e l'arrosto troppo cotto. Non ci piacciono, così. Non che non possiamo, per la nostra scienza in patafisica, far sorgere da terra le pietanze più squisite, ma quello che ci indigna è il vostro modo di  fare.

achras           O ma è che, ciò non si ripeterà.

Il Padre Ubu è inghiottito dalla botola.

Ecco vedete.

padre ubu      Cornoventraglia, signore! Cosa si­gnifica questo scherzo? I vostri pavimenti sono deplorevoli. Saremo costretti a infierire.

achras           Ecco vedete, è solo una botola.

la coscienza            Il signor Ubu è troppo grosso, non passerà mai.

padre ubu      Per la mia candela verde, una bo­tola deve essere o aperta, o chiusa. La bellezza del teatro da phynanze sta nei buon funzio­namento delle botole. Questa ci strangola, ci scortica il colon trasverso e il grande omento. Periremo, se non ci tirate fuori di qui.

achras           Quel che posso fare è, ecco vedete, de­liziare i vostri istanti con la lettura di alcuni passi caratteristici, ecco vedete, del mio trat­tato sui costumi dei poliedri e della tesi, che ho messo sessant’anni a compilare, sulla su­perficie del quadrato. Non vi va? O insomma, allora me ne vado, non voglio vedere una cosa simile, è troppo triste   (esce).

Scena terza

padre ubu, la coscienza.

padre ubu      Coscienza mia, dove siete? Cornoventraglia, mi davate dei buoni consigli, Fa­remo penitenza e restituiremo fra le vostre mani qualche brìciola di ciò che abbiamo preso.  Non decervelleremo più.

la coscienza Signore, non ho mai voluto la morte del peccatore, e così via. Vi tendo una ninno soccorrevole.

padre ubu      Sbrigatevi, signore, stiamo perendo. Affrettatevi a tirarci fuori da questa botola e vi concederemo, fuori dalla vostra valigia, un giorno di congedo.

La Coscienza, dopo aver liberato Ubu, getta la valigia nella botola.

la coscienza            (gesticolando) Grazie, signore. Si­gnore, non v'è esercizio più salutare della gin­nastica. Chiedetelo a tutti gli igienisti,

padre ubu      Cornoventraglia, signore, fate un bel baccano. Per provarvi la nostra superiorità in questo e in tutto, faremo il salto perigiglioso, il che può sembrare sorprendente, data l'enor­mità della nostra ventraglia (comincia a cor­rere e a saltare).

la coscienza Signore, vi supplico, non fatene nulla, sfonderete il pavimento e sparirete dì nuovo in qualche botola. Ammirate la nostra leggerezza. (Resta appeso per i piedi) Oh! Aiuto! Mi spezzerò le reni, venitemi in aiuto, signor Ubu

padre ubu      (seduto). Oh, no. Non ne faremo nulla. In questo momento stiamo facendo la nostra digestione e la minima dilatazione della nostra ventraglia ci farebbe perire all'istante. Fra due o tre ore al massimo la nostra dige­stione sarà terminata e noi voleremo in vostro soccorso. E, del resto, non abbiamo l'abitu­dine di sganciare stracci.

La Coscienza sì agita e cade sulla ventraglia di Ubu.

padre ubu      Ah, questa poi, signore, non tolle­reremo che ci venga fatto del baccano, e non sarete voi a cominciare!

(Non trovando la valigia, prende la Coscienza per i piedi, apre la porta sul fondo e la fa sparire, testa in avanti, nel buco fra le due solette di pietra).

Scena quarta

padre ubu, itre palotini  in piedi nelle loro casse.

itre palotini Quelli che se ne infischiano della sua barbetta - son degli stupidi e degli idio­ti - facilmente potrebbero - prima di do­mani - avere a pentirsene - perché lui non vuole - che la sua gibornia - sia ri-di-co-liz-za-ta. Questa botte che avanza, tte che avanza, tte che avanza, è il Padre Ubu.

Nel frattempo, il Padre Ubu accende la sua candela verde, fiamma all'idrogeno in vapori di zolfo, la quale, costruita secondo i principi dell'Organo filosofico, emette un suono di flauto continuo. E appende al muro due scritte: Qui si buca a macchina - Si taglian gatti e orecchie.

merdampo     Hon, messere! C'è gente che ne ha, di guai. Il signor Rebontier questa mattina è stato passato undici volte al Pinza-Porco in Piace de la Concorde. Hon!

musched-gogh Messere, sono stato, come mi avete detto, a portare una cassa di pugni esplo­sivi al messere *#* e un vaso pieno di merda al messere ***. Hon!

quattronecchie Io, messere, sono stato in Egit­to e ne ho riportato il Memnon cantore. In conseguenza di che, non sapendo se bisogna ricaricarlo affinché canti tutte le mattine, l'ho messo nella camera da soldi. Hon!

paure ubu      Silenzio, stupidi manigoldi. Lascia­teci meditare. - La sfera è la forma perfetta, il sole è l'astro perfetto, in noi niente è così perfetto come la testa, sempre verso il soie le­vata e tendente alla sua forma, se non l'occhio, specchio di quell'astro e simile a lui. La sfera è la forma degli angeli. All'uomo non è dato che d'essere un angelo incompleto. Più perfetto del cilindro, meno perfetto della sfera; dalla botte irradia il corpo iperfisico. Noi, siamo isomorfi, siamo belli.

i palotini       Quelli che se ne infischiano della sua barbetta - son degli stupidi e degli idioti -facilmente potrebbero - prima di domatti­na - passare nella macchina.

Il Padre Ubu, che era seduto a tavola, si alza e cammina.

i palotini       Questa botte che avanza, tte che avanza, tte che avanza, è il Padre ubu E la sua ventraglia immensa, ventraglia immensa è come un...

padre ubu      Non curri vacaveris, pataphysican-dum est, ha detto Seneca. Sarebbe urgente far mettere una pezza al nostro abito di lana filosofica. Omnia alia negligenda sunt, è certamente irriverente, ut huic assideamus, servirsi per usi infami di svuotamento di barili e di botti, il che sarebbe come insultare gravemente il qui presente signore delle Finanze. Cui nullum tempus vitae satis magnum est, ragione per la quale noi abbiamo inventato questo strumen­to che non esitiamo a qualificare col nome di pompa da merdra! (Lo estrae e lo posa sulla tavola).

i palotini       Hon, messere!

padre ubu      E ora s'è fatto tardi, andiamo a dor­mire. - Ahi dimenticavo: tornando dall'Egit­to, mi porterete del grasso di mummie per la nostra macchina benché, pare, ciò corra molto alla svelta e sia difficile da catturare. (prende la sua candela verde e la pompa; esce)

Scena quinta

i palotini cantano immobili, mentre si erge in mezzo alla scena  la statua di memnon,

il cui basamento è una botte.

i palotini

Temete e paventate il signor delle Finanze

Voi piccoli ricconi che sempre a testa bassa

Sapete strillare solo quando vi si salassa.

Ben oliato un Palotino al disopra degli occhiali

Sbirciando di traverso s'accinge pari pari

A tagliarvi il capino.

Di primo mattino

Il Padre Ubu, già sveglio,

Comincia i cento giri,

Spalanca con fracasso

L'uscio di quella sala

Bove dei Palotin riposa

La canaglia pidocchiosa.

Il suo orecchio si torce e sibila sicuro.

Schiaffeggiato un palotino, al suono del tamburo,

Tutti corron ruzzolando

A allinearsi nel cortile;

Allora il Padre Ubu legge le disposizioni

Che fissano a ciascuno le sue destinazioni

Un tozzo di pane, tre cipolle crude

Due calci nel sedere, e tutti fuori.

Poi con passo marziale in camera rientra

Alla pendola d'ambra guarda che ora è:

Le sei! Gran Dio, quale ritardo!

Svegliatevi, Madre Ubanza,

Qua la sciabola da merda e l'uncino da finanza

Ma, - dice la Madre Ubu - signor Padre Ubu,

Di lavarti quel ceffo non se ne parla più?

Al signor delle finanze questa frase repelle,

Dall'aborrita tasca estrae le bretelle

E del clima incurante s'avvia curvando il dorso

Al vento del levante.


ATTO TERZO

Scena prima

i palotini  (attraversano la scena).

i palotini

Marciamo con prudenza, vigiliamo con cura.

Dei bravi Palotini mostriamo la premura; ma

Non senza distinguere se ci troviam davanti

A neri sacripanti

O a semplici passanti.

Guardate

Le calze screziate, il vestito, i pennacchi,

Non c'è dubbio è un riccone!

Faccia abominevole, vile briccone

Di calmare i Palotini cerca invano il riccone.

Ti diamo su due piedi mille colpi di bastone.

Si ritrova legato

E ben ben bastonato.

Il signor Padre Ubu sarà contentone,

E in più avrà per cena

Cervella di riccone.

Scena seconda

rebontier, achras vengono l'uno da destra, l'altro da sinistra. Le prime due battute insieme.

rebontier      (abito da riccone, calze screziate, pen­nacchi, ecc). Ah, è indegno, è rivoltante! Un povero funzionario. Non ho che 3.700 franchi di stipendio e il signor Ubu esige da me ogni mattina il pagamento di una carta da finanza di 80.000 franchi. Perché non posso pagare in contanti, mi fa passare al Pinza-Porco, si­tuato in permanenza in Piace de la Concorde; e il costo di ogni seduta è di 15.000 franchi. È indegno, è rivoltante!

achras           Oh, ma è che, non c'è modo di restare in casa mia. Il signor Ubu mi ha significato da molto tempo, ecco vedete, di passare l'uscio; e del resto ha installato, con rispetto parlando, una pompa da merda, ecco vedete, nella mia camera da letto. Oh! qualcuno. Ancora un Palotino!

rebonttier    Cosa vedo? Un emissario del signore delle Finanze? Lusinghiamolo. Viva il signor Ubu!

achras           Per non rischiare d'esser impalato un'al­tra volta bisogna dire come lui, ecco vedete. Uttidete, ecco vedete! Decervellate, tagliate le onecchie!

Avanzano l'uno verso l'altro.

rebontier      Ahi! Aiuto! Assassino!

achras           Hon! Aiuto!

Si urtano a vicenda, cercando di fuggire.

achras           (in ginocchio) Messere Palotino, scu­sate! ecco vedete. Non l'ho fatto apposta. Sono un devoto servitore del signor Ubu.

rebontier      È rivoltante! Io sono uno zelante ser­vitore del signor delle Finanze!

achras           O ma è che, ecco vedete, messere, siete maestro d'armi?

rebointier     E' indegno, signore, ma non ho que­st'onore.

achras           È che, ecco vedete, be' allora, se non siete maestro d'armi, vi darò il mio biglietto da visita.

rebontier      Signore, in questo caso, credo sia inutile dissimulare più a lungo. In verità, io sono maestro d'armi.

achras           Ma guarda un po'. (gli dà uno schiaffo) Adesso datemi il vostro biglietto, per favore, ecco vedete; e poi mostrerò i biglietti dei mae­stri d'armi ai non maestri d'armi per fargli paura, perché io sono un uomo pacifico, e che così si è capito, ma guarda un po'!

rebontier      È rivoltante, signore. Ma per quanto facciate, non mi batterò con voi. Del resto, la lotta sarebbe troppo impari.

achras           Quanto a questo: ecco vedete, non preoc­cupatevi, sarò magnanimo nella vittoria.

Un cane da calze di lana attraversa la scena.

rebontier      È indegno! Quest'animale inviato dal signor Ubu ha spogliato i miei piedi dei loro involucri.

achras           Le vostre calze screziate e le vostre scarpe, ecco vedete. E io che stavo per pro-porvi di fuggire con me.

rebontier      Fuggire!  E dove?

achras           Fuggire per batterci, intendo, ma lungi dal signor Ubu.

rebontier      In Belgio?

achras           O meglio, ecco vedete, in Egitto. Rac­coglierò qualche piramide per la mia colle­zione di poliedri. Quanto alle vostre scarpe, ecco vedete faccio salire il ciabattino che sta qui all'angolo e il danno sarà riparato.

Scena terza

rebontier,  ipalotini,  memnon su una botte.

rebontier va a sedersi; nel contempo memnon preludia sul flauto, perché sta sorgendo il giorno. rebontier ascolta con orrore quanto segue, stan­do davanti al basamento; ipalotini, che appari­ranno dall'altro lato per accompagnare ìl ritor­nello, non potranno quindi vederlo.

memnon         Per molto tempo fui operaio ebanista

In via Campo di Marte, parrocchia d'Ognissanti;

La mia sposa faceva la modista,

E in questo modo si tirava avanti.

Quando la domenica s'annunciava serena

Sfoggiavamo i vestiti della festa,

Andavamo a veder decervellare

In via dell'Echaudé, tanto per fare.

Vedete, vedete la macchina girare,

Vedete, vedete il cervello schizzare,

Vedete, vedete il riccone tremare...

ipalotini       Urrà! Corna in culo! Viva il Padre Ubu!

memnon         I nostri due marmocchi impiastricciati,

Brandendo lieti i giocattoli di carta

S'installavan con noi stilla vettura,

E correvam felici in via dell'Echaudé,

E lì a precipizio tutti allo steccato

Menando colpi per la prima fila.

Io stavo sempre su un mucchio di sassi

Per non sporcar di sangue gli scarponi

Vedete, eccetera.

ipalotini       Urrà! Corna in culo! Viva il Padre Ubu!

memnon         Eccoci, me e mia moglie, bianchicci di cervella; I marmocchi ne mangiano, e noi ci eccitiamo Vedendo il  Palotino brandir la sua lumella E le ferite e i piombi ci godiamo. Poi vedo in un angolo, alla macchina vicino Un brutto ceffo che mi torna poco. Riconosco il tuo gnigno, caro mio, M'hai derubato, non mi fai certo pena. Vedete, eccetera.

ipalotini       Urrà! Corna in culo! Viva il Padre Ubu!

memnon         A un tratto per la manica mi sento tirare

Dalla  mia  sposa;  fatti  avanti  salame, questo è il momento!

Sbattigli sul muso una merda di vacca,

Ora che il Palotino s'è girato di là!

Sentendo questo ragionamento superbo,

Prendo sul colpo il coraggio a due mani,

Schiaffo verso il riccone una gran merda

Che sul naso al Palotino si spatacca.

ipalotini e

memnon         Vedete, eccetera

memnon         Subito oltre il recinto son scaraventato

Dalla folla infuriata mi sento strapazzato,

E son precipitato n testa in giù

Nel gran buco nero da cui non torni più.

Ecco che cosa capita se passeggi la domenica

In  via  dell'Echaudé  per  veder  decervellare,

Funzionare il Pinza-Porco o la Dimenca-Menca:

Si parte vivi e si ritorna morti!

i palotini  e 

memnon          Vedete, vedete la macchina girare,

Vedete, vedete il cervello schizzare,

Vedete, vedete il riccone tremare...

Urrà! Corna in culo! Viva il Padre Ubu!

Scena quarta

i palotini, vedendo la luce, entrano nelle loro casse.

Arriva achras, seguito da scytotomille che porta, su una bancarella, l

a sua insegna e un assortimento di scarpe, memnon, rebontier.

achras,  scytotomille

achras           Per non nuocere, ecco vedete, all'unità dì luogo,, non abbiamo potuto trasportare qui la vostra botteguccia. Sistematevi (apre la porta sul fondo) in questo stanzino, con la vostra insegna sulla porta, e il mio giovane amico vi presenterà la sua richiesta.

rebontier      Sire ciabattino, sono io che faccio la fuga in Egitto con il mio rispettabile amico Achras Avendo i cani da calze di lana denu­dato i miei piedi, impetro da voi un paio di scarpe.

scytotomille Ecco, signore, un eccellente arti­colo, benché innominabile, specialità della casa, gli Schiaccia-merdre. Come vi sono dif­ferenti tipi di merdre, cosi vi sono Schiaccia-merdre per la pluralità dei gusti. Ecco per gli stronzi freschi, ecco per lo sterco di ca­vallo,  ecco  per le caccole antiche,  ecco  per la cacca di vacca, ecco per il meconio di neo­nato, ecco per la cacca di gendarme, ecco per le feci d'uomo di mezza età.

rebontier      Ah, signore, prendo questo paio. A quanto lo vendete, per favore, sire ciabattino?

scytotomille Quattordici franchi, poiché ono­rate i ciabattini.

achras           Avete avuto torto, ecco vedete, a non prendere piuttosto gli - ecco vedete - per la cacca di gendarme. Li avreste usati più spesso.

rebontier      Avete ragione, signore. Sire ciabat­tino, prendo quest'altro paio  (se ne va).

scytotomille Ehi! E il pagamento, signore?

rebontier      Dato che li ho cambiati con gli... aggeggi  per uomo di mezza età.

scytotomille Ma non avete pagato neanche quelli.

achras           Dato che non li prende, ecco vedete.

scytotomille  È   giusto.

aciiras           (a Rebontier) Il trucco non è nuovo, ecco vedete; ma per un ciabattino vecchio stile è più, ecco vedete, proporzionato: Io risuolerà.

Achras e Rebontier, mentre stanno per uscire, si incontrano naso a naso con i Palotini.

Scena quinta

Gli stessi, i palotini.

Marciamo con prudenza, vigiliamo con cura.

Dei bravi Palotini mostriamo la premura; ma

Non senza distinguere se ci troviam davanti

A neri sacripanti

O a semplici passanti.

Guardate

Le calze screziate, il vestito, i pennacchi,

Non c'è dubbio è un riccone!

Faccia abominevole, vile briccone

Ti diamo su due piedi mille colpi di bastone.

Di calmare i Palotini cerca invano il riccone.

Si ritrova legato

E ben ben bastonato.

Il signor Padre Ubu sarà contentone,

E in più avrà per cena

Cervella di riccone.

musched-cogh Affrettiamoci a rientrare, è gior­no pieno e le nostre casse saranno chiuse.

merdampo      Hon! Palotino 3246, eccone una, ac­chiappala, ficcala nella tua cassa.

quattronecchie Vi ho preso, signor Mummia, il signor Ubu sarà contento.

achras           O ma è che non esiste, come idea. Vo­lete lasciarmi andare, ecco vedete? Non mi riconoscete? Sono io, il signor Achras, già im­palato una volta.

rebontier      Signore, lasciatemi in pace, questo è un rivoltante attentato alla libertà indivi­duale. E poi, mi stanno aspettando al Pinza-Porco.

merdampo      Attenzione, eccone uno bello grosso che scappa.

quattronecchie Oh! Come cammina svelto.

Lotta.

rebontier      Aiuto, sire ciabattino, vi pagherò le scarpe.

achras           Cacciateli, ecco vedete, batteteli.

scytotomille Io batto le suole.

Un Palotino gli dà fuoco ai capelli.

Che notte! Mi fanno male i capelli.

i palotini       Faccia abominevole, eccetera.

Danno fuoco al Ciabattino; poi chiudono la porta. Dalle fessure esce un'ultima fiamma. Achras e Rebontier vengono precipitati nella botte-piedistallo di Memnon il quale, detroniz­zato, viene sbattuto per terra.

i palotini  (allontanandosi)

I cani da calze di lana, da calze dì lana...

I  conigli da finanza, nigli da finanza...

Il  signor Rebontier, povero riccone

È nella m... dalla testa ai pié;

I passanti se ne vanno schifati,

E nessuno lo consola...

I cammelli da finanza marciano  per ultimi,

I cammelli da finanza non sono vincitori.


ATTO QUARTO

Scena prima

Nel frattempo memnon siè rialzato, s'è riaggiustato il berretto a tre punte

e i gambali da bottinaio, e va a far cenni alla porta.

memnon,  la  madre ubu.

memnon          O dolce Madre Ubu, vieni pure, siamo soli.

madre ubu     Ho temuto per te, caro, sentendo tutto quel fracasso.

memnon          Rimpiango la mia botte.

madre ubu I   o non rimpiango il Padre Ubu.

memnon          Ci guardano;  proseguiamo altrove il nostro colloquio.

Entrano in fondo.

Scena seconda

Gli stessi, nello stanzino in fondo, la cui porta resta semiaperta.

Voce del padre ubu e dei suoi palotini, all'esterno.

voce di ubu    Cornoventraglia! Abbiamo rapi­nato al signor Achras la sua phynanza, lo ab­biamo impalato e gli abbiamo preso la casa; nella quale casa noi cerchiamo ora, spinti da rimorsi, dove potergli rendere la parte materiale di ciò che gli abbiamo preso, cioè il suo pasto.

i palotini       In gran scatole di latta...

madre ubu     È il signor Ubu? Sono perduta!

memnon          Dallo sportello ad asso di quadri vedo in   lontananza  le  sue  corna   che  sfolgorano. Dove nascondermi? Ah! Là dentro.

madre ubu     Rifletti, mio dolce bambino, ti uc­ciderai!

memnon          Uccidermi? Per Gog e Magog, si vive, si respira, là dentro. È là che io lavoro. Uno, due, hop!

Scena terza

Gli stessi, la coscienza.

la coscienza (emergendo  come  un verme nel momento in cui Memnon si tuffa) Uff. Che colpo!  Mi ronza il cranio!

memnon          Come una botte vuota.

la coscienza            Il vostro, non ronza?

memnon          Niente affatto.

la coscienza            Come una pentola rotta. Ci ho l'occhio, io.

memnon          Hai  l'aria  piuttosto d'un occhio sul fondo di un vaso da notte.

la  coscienza           Ho  infatti  l'onore  di  essere  la Coscienza  dei signor Ubu.

memnon          È stato lui a precipitare in questo buco la vostra immateriale persona?

la coscienza L'ho  meritato,  l'ho  tormentato, mi ha punito.

madre ubu     Povero ragazzo...

voci dei

palotini          (molto vicine) Orecchie al vento e senza paura...

memnon          Ragione per cui rientrerai, e anch'io, e anche la signora Ubu!

Scendono.

i palotini       (dietro la porta) Per mangiare, una cerniera...

padre ubu      Entrate, cornoventraglia!

Fanno irruzione.

Scena quarta

i palotini, portando candele verdi. padre ubu, in camicia.

padre ubu      (Senza dire parola, si siede. Tutto sprofonda. Lui riemerge, in virtù del princi­pio di Archimede. Allora, molto semplice e degno, in abito divenuto più scuro). Non fun­ziona, dunque, la pompa da merda? Rispon­dete, altrimenti vi decervello.

Scena quinta

Gli stessi, memnon che mostra la testa.

la testa

di memnon     Non funziona, s'è fermata. Come la vostra macchina per decervellare, uno sporco aggeggio, non la temo affatto. Non c'è niente come le botti, vedete bene. Cadendo e riemergendo, avete fatto più di metà del­l'opera.

padre ubu      Per la mia candela verde, ti strap­però gli occhi, botte, citrullo, scarto umano!

(Lo riaffonda, poi si chiude nello stanzino coi Palotini)


ATTO QUINTO

Scena prima

achras, rebontier.

rebontier      Signore, ho assistito a uno spettacolo piuttosto curioso.

achras           Signore, credo, ecco vedete, che sia il medesimo che ho visto io. Non importa, dite pure, vedremo se si è capito.

rebontier      Signore, ho visto alla Gare de Lyon i doganieri che aprivano una cassa spedita indovinate a chi?

achras           Credo di aver sentito dire che era in­dirizzata al signor Ubu, via de l'Echaudé.

rebontier      Perfettamente, signore, c'erano den­tro un uomo e una scimmia impagliata.

achras           Una grande scimmia?

rebontier      Cosa intendete, per grande scimmia? Le scimmie hanno sempre dimensioni mediocri e sono riconoscibili dal pelo nerastro e dal collare bianco peloso. L'alta statura è indice della tendenza dell'anima verso il cielo.

achras           Come le mosche, ecco vedete. Volete che ve lo dica? Credo piuttosto che fossero mummie.

rebontier      Mummie d'Egitto?

achras           Sì, signore, e che si è capito. Ce n'era una che aveva l'aria di un coccodrillo, ecco vedete, disseccato, con il cranio depresso come gli esseri primitivi;  l'altra, signore, ecco vedete, aveva la fronte di un pensatore e l'aria rispettabile, beh insomma, la barba e i capelli bianchi.

rebontier      Signore, non so cosa intendete dire. Del resto le mummie, ivi compresa la rispet­tabile vecchia scimmia, sono balzate fuori dal­la loro cassa fra le grida degli impiegati del dazio e, con gran stupore dei passanti, hanno preso il tram dei Pont de l'Alma.

achras           Questa poi è sorprendente! siamo ve­nuti anche noi con quel veicolo, o meglio, ecco vedete, con quel tram.

rebontier      È quello che mi stavo dicendo, si­gnore. È straordinario che non le abbiamo in­contrate.

Scena seconda

Gli stessi, padre ubu che apre la porta, palotini che si illuminano.

padre ubu      Ah! Cornoventraglia! (A Achras) Voi, signore, levatevi dai piedi, ve l'abbiamo già detto.

achras           O ma è che, ecco vedete, io sono a casa mia.

padre ubu      Corno d'Ubu, signor Rebontier, siete voi, non ho più dubbio alcuno, che venite a casa mia per farmi cornuto, voglio dire a confondere la nostra virtuosa sposa con un vaso da notte. Grazie a voi, noi saremo padre, un bel giorno, di un archeopterix per lo meno, il quale ci rassomiglierà ben poco! In fondo, noi pensiamo che 'cornificato' implichi spo­sato, dunque che sposalizio senza cornalizio non sia cosa valida. Ma, per salvare le appa­renze, abbiamo deciso di infierire. Palotini, sbattetemelo per terra!

(I Palotini coprono di botte Rebontier)

Fate luce, qui, e voi, signore, rispondete: sono cornuto?

rebontier      Uuuuuuuuuuuuu,   Uuuuuuuuuuuu!

padre ubu      Che schifezza. Non può risponde­re, perché ha battuto la testa. II suo cer­vello è rimasto leso certamente alla circonvo­luzione di Broca, nella quale risiede la facoltà di discorrere. Questa circonvoluzione è la ter­za circonvoluzione frontale a sinistra entrando. Chiedete al portiere... o, scusate, signori! chie­dete a tutti i filosofi: « Questa dissoluzione intellettuale ha per causa un'atrofia che in­vade a poco a poco la corteccia cerebrale, poi la sostanza bianca, producendo una degene­razione grassa e ateromatosa delle cellule, dei tubi e dei capillari della sostanza nervosa! » - Non se ne fa niente, di questo signore. Ci si contenterà di torcergli il naso e le onecchie con estrazione della lingua e ablazione dei denti, lacerazione del posteriore, tagliuzza­mento del midollo spinale e estirpazione par­ziale o totale del cervello dai talloni. Prima, sarà impalato, poi, decapitato, e infine ta­gliato a pezzi. Dopo di che il signore sarà, per la nostra mansuetudine, libero di andare a farsi impiccare altrove. Non gli sarà fatto al­tro male, perché voglio trattarlo bene.

i palotini       Hon! Messere.

padre ubu      Cornoventraglia! ho dimenticato di consultare la mia Coscienza.

Rientra nello stanzino. Nel frattempo Rebontier fugge, coi Palotini alle calcagna che ur­lano e cantano. Riappare il Padre Ubu, con in mano la sua Coscienza.

Scena terza

achras, padre ubu, la coscienza.

padre ubu      (a Ackras) Cornovenfraglia, signore! Non volete proprio levarvi dai piedi. Come la mia Coscienza, della quale non riesco a sbarazzarmi.

la coscienza            Signore, non insultate la disgrazia di Epitteto.

padre ubu      Il pungi-testa è indubbiamente uno strumento ingegnoso, ma la commedia dura da troppo tempo e non abbiamo intenzione di servircene oggi.

Si sente suonare come per l'annuncio di un treno, poi il Coccodrillo, sbuffando, attraversa la scena.

Scena quarta

Gli stessi, il coccodrillo.

achras           O ma è che, ecco vedete, cos'è che è questo?

padre ubu      È un uccello.

la coscienza            È un rettile ben caratterizzato, e del resto (toccandolo) le sue mani godono di tutte le proprietà di quelle dei serpenti.

padre ubu      Allora è una balena, perché la ba­lena è l'uccello più gonfio che esista, e que­sto animale sembra piuttosto gonfio.

la coscienza            Vi dico che è un serpente.

padre ubu      Questo deve provare al signore mia Coscienza la sua stupidità e la sua assurdità. Noi l'avevamo pensato ben prima che lo di­cesse, è un serpente, difatti, anzi, a sonagli!

achras           (annusandolo) Quel che è certo, ecco vedete, è che questa roba non è un poliedro.

(« La Revue Blanche », 1° Dicembre 1896)