Ubu incatenato

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Cinque Atti

di Alfred Jarry

Testo dell'Edizione Originale

PERSONAGGI

PADRE UBU

MADRE UBU

ELEUTERIA

PISSEDOUX

PISSEMB0CK

LORD CATOBLEPAS

JACK, suo domestico

FRATE TIBERGE

I TRE UOMINI LIBERI

SOLIMANO sultano dei Turchi

IL VISIR

IL CARCERIERE

PIE DONNE

IL PRESIDENTE

GIUDICI

AVVOCATI

CANCELLIERI

USCIERI

GUARDIE

POLIZIOTTI

DEMOLITORI

AGUZZINI

IL DECANO DEI FORZATI

FORZATI

POPOLO


Ai tanti PADRONI

che rafforzarono

la sua corona quando era re

UBU INCATENATO

offre l'omaggio dei

suoi ferri

padre ubu, Cornoventraglia! non avremo demolito tutto se non de­moliamo anche le rovine! Ora, per questo, non vedo altro modo che equilibrarle in begli edifici ben ordinati.


ATTO PRIMO

Scena prima

padre ubu,  madre ubu.

padre ubu      (viene avanti e non dice niente).

madre ubu     O bella! Non dici niente, padre Ubu Hai dimenticato la parola?

padre ubu      Madre... Ubu! La parola, non la voglio più pronunciare, mi ha procurato trop­pi dispiaceri.

madre ubu     Come, dispiaceri! Il trono di Polonia, la grande cappellina, l'ombrello...

padre ubu      Madre Ubu, dell'ombrello non me ne importa più, è troppo difficile da maneg­giare, avrei fatto prima con la mia scienza in fisica, a impedire di piovere!

madre ubu     Stolido asino!... i beni dei nobili confiscati, le tasse riscosse quasi tre volte, la mia gentile presenza al tuo risveglio nella ca­verna dell'orso, il passaggio gratuito sulla nave che ci ha portati in Francia, dove, in virtù di quella beata parola, sarai nominato, quan­do vorrai, Signore delle Finanze! Eccoci in Francia. È questo il momento di non saper più parlare francese?

padre ubu      Cornoventraglia, Madre Ubu, quan­do eravamo in Polonia parlavo francese: que­sto non ha impedito al giovane Bugrelao di scucirmi le budella, al capitano Bordure di tradirmi nel modo più  indegno, allo Zar di spaventare il mio cavallo da phynanze lascian­dosi stupidamente cadere in un fossato, ai nemici di sparare, nonostante le nostre rac­comandazioni, in direzione della nostra pre­ziosa persona; all'orso di fare a pezzi i nostri Palotini, benché gli parlottassimo latino dal­l'alto della nostra roccia, e a voi, signora no­stra sposa, di dilapidare i nostri tesori e i do­dici soldi al giorno del nostro cavallo da phynanze!

madre ubu     Dimentica, come me, queste piccole miserie. Ma di che cosa vivremo, se non vuoi più essere né Signore delle  Finanze né re?

padre ubu      Del lavoro delle nostre mani, Madre Ubu!

madre ubu     Come, Padre Ubu, vuoi accoppare i passanti?

padre ubu      Oh, no! e se poi mi colpissero loro? Voglio essere buono coi passanti, Madre Ubu Dato che siamo nel paese in cui la libertà è uguale alla fraternità, la quale non è para­gonabile che all'uguaglianza della legalità, e che io non sono capace di fare come tutti e che per me è uguale di essere uguale a tutti dato che sarò ancora io che finirò con l'am­mazzare tutti, andrò a farmi schiavo, madre Ubu.

madre ubu     Schiavo! Ma sei troppo grosso, Pa­dre Ubu!

padre ubu      Così farò meglio i lavori più grossi. E voi, signora nostra femmina, andate a pre­pararci il nostro grembiule da schiavo, e re­state come siete, così ognuno vedrà, senza dubbio alcuno, che avete indossato il vostro bell'abito da cuoca schiava!

Scena seconda

Il Campo  di Marte, i tre uomini liberi, il caporale.

i tre uomini

liberi             Noi siamo gli uomini li­beri, e questo è il nostro Caporale. - Viva la libertà, la libertà, la libertà! Noi siamo li­beri. - Non dimentichiamo che il nostro do­vere è essere liberi. Andiamo più adagio, po­tremmo arrivare in orario. La libertà, sta nel non arrivare mai in orario - mai, mai! per le nostre esercitazioni di libertà. Disubbidia­mo di concerto... No! Senza concerto: uno, due, tre! il primo all'uno, il secondo al due, il terzo al tre. Ecco la differenza. Inventiamo ciascuno un tempo diverso, benché sia fati­coso. Disubbidiamo individualmente - al Ca­porale degli uomini liberi!

il caporale   Adunata!

Si disperdono.

Voi, uomo libero numero tre, farete due giorni di consegna perché vi siete messo in riga col numero due. La teoria dice: siate li­beri! - Esercitazioni individuali di disubbi­dienza... L'indisciplina cieca e dì ogni attimo è la forza principale degli uomini liberi. - Spall'...arm!

i tre uomini

liberi             Parliamo in riga. - Disub­bidiamo. - Il primo all'uno, il secondo al due, il terzo al tre!

il caporale   Al tempo! Voi, numero uno, do­vevate posare l'arma a terra; voi, numero due, dovevate levarla  col  calcio  in  alto;  voi,  numero tre, buttarla sei passi indietro e cercar poi di prendere un atteggiamento libertario. Rompete le righe!l Uno, due! Uno, due!

Si radunano e escono evitando dì andare al passo.

Scena terza

padre ubu, madre ubu.

madre ubu     Padre Ubu, Padre Ubu, come sei bello col berretto e il grembiule. E adesso cerca qualche uomo libero per provare su di lui il tuo uncino e la tua spazzola per lustrare, e per entrare al più presto nelle tue funzioni.

padre ubu      Eh! Ne vedo tre o quattro che scap­pano, là in fondo.

madre ubu     Agguantane uno, Padre Ubu.

padre ubu      Cornoventraglia! non chiedo di me­glio! Lustratura dei piedi, taglio dei capelli, bruciatura dei baffi, conficcamento del pezzetto di legno nelle onecchie...

madre ubu     Eh! Stai perdendo la testa, Padre Ubu! Ti credi ancora re di Polonia.

padre ubu      Signora mia femmina, io so quello che faccio, e voi, voi ignorate quello che dite. Quando ero re, tutte queste cose le facevo per la mia gloria e per la Polonia; adesso, avrò una piccola tariffa in base alla quale mi si pa­gherà: per esempio torsione del naso, 3 fran­chi e 25. Per meno ancora, vi passerò al vo­stro stesso spiedo.

La Madre Ubu fugge.

Scena quarta

padre ubu,   il caporale,   i   tre   uomini   liberi.

Il Caporale e gli uomini liberi sfilano per un po'; Padre Ubu li segue al passo.

il caporale   Spall'...arm!

Padre Ubu ubbidisce con la scopa.

padre ubu      Viva l'armerdra!1 

il caporale   Fermatevi, fermatevi! anzi, no! Di­subbidite, non vi fermate!

Gli uomini liberi sì fermano, Padre Ubu si scosta.

il caporale   Chi è questa nuova recluta, più libera di tutti voi, che ha inventato un maneggio d'arma come non ne ho mai visto, in sette anni che comando:   Spall'...arm?

padre ubu      Noi abbiamo ubbidito, signore, per adempiere i nostri doveri di schiavo. Ho fatto: spall'arm.

il caporale   Ho spiegato molte volte questo mo­vimento, ma è la prima volta che lo vedo ese­guire. La teoria della libertà, voi la conoscete meglio di me. Vi prendete la libertà di fare persino quello che è stato ordinato. Siete un più grande uomo libero, signor...?

padre ubu      Signor Ubu, già re di Polonia e d'Aragona, conte di Sandomir, marchese di Saint-Gregeois. Attualmente schiavo, per ser­virvi, signor...?

il caporale   Caporale degli uomini liberi, Pissedoux... ma, quando vi sono delle signore, marchese di Granpré. E, prego, ricordate che conviene chiamarmi solo col mio titolo, an­che se vi accade di dovermi dare ordini, per­ché, in quanto a sapienza, vi ritengo per lo meno sergente.

patire ubu     Caporale Pissedoux, ce ne ricorde­remo, signore. Ma in questo paese, io sono venuto per essere schiavo e non per dare or­dini, benché sia stato sergente, come voi dite, quando ero piccolo, e anche capitano dei dra­goni. Caporale Pissedoux, arrivederci.

il caporale   Arrivederci, conte di Saint-Gregeois. - Squadra, alt!

Gli   uomini   liberi  si   mettono   in   marcia   e escono dalla parte opposta.

Scena quinta

eleuteria,  pissembock.

pissembock    Mia piccola Eeuteria, siamo, credo, un po' in ritardo.

eleuteria      Zio Pissembock..

pissembock    Non mi chiamare così, anche se non c'è nessuno! Marchese di Grandair, non è forse un nome più semplice, come si può constatare dal fatto che non fa voltare la gente? Del resto, puoi dire semplicemente: Zio.

eleuteria      Zio, non fa nulla se siamo in ritardo. Da quando mi avete procurato il posto...

pissembock    Con le mie relazioni altolocate.

eleuteria      ...di cantiniera degli uomini liberi, ho tenuto a mente certe parole della loro teo­ria della libertà. Io arrivo in ritardo, loro non bevono, hanno sete, e così capiscono me­glio l'utilità di una cantiniera.

pissembock    In questo modo non ti vedono mai, e sarebbe molto più intelligente che non si venisse quotidianamente a far arrostire tuo zio nel pieno sole di quel campo di manovre.

eleuteria      Zio Piss... Zio, se è solo per questo, perché non restate a casa?

pissembock    Sarebbe sconveniente. Non si deve permettere agli uomini liberi di prendersi troppe libertà. Uno zio, anche se non impedi­sce nulla, è un pudore vivente. Non si è una donna... libera, si è una nipote. Benché l'usan­za di questo paese libero sia di andare in giro nudi, io ingegnosamente ho già preteso che tu non sia scollata che ai piedi.

eleuteria      E non mi comprate mai stivaletti.

pissembock    D'altronde, ho meno paura degli uomini liberi che del tuo fidanzato, il mar­chese di Granpré.

eleuteria      Eppure darete un ballo in suo onore, stasera... Com'è bello il suo nome, zio!

pissembock    Proprio per questo, bambina mia, te lo ricordo con una certa insistenza, è scon­veniente chiamarmi davanti a lui...

eleuteria      Pissembock, non lo dimenticherò, zio.

Scena sesta

Gli stessi, padre ubu

padre ubu      Questi militari non sono ricchi, ragion per cui preferirei servire altri personaggi. Eh! Ma guarda, scopro una giovinetta deli­ziosa, con un ombrellino di seta verde e una decorazione rossa che un rispettabile signore le porta. Cerchiamo dì non spaventarla. -Cornoventraglia! per la mia candela verde, mia dolce fanciulla, mi prendo la libertà, la vostra libertà, di offrirvi i miei servigi. Tor­sione del naso, estrazione del cervello... no, sbaglio:  lustratura1 dei piedi...

eleuteria       Lasciatemi.

pissembock    Voi sognate, signore, ha i piedi nudi.

Scena settima

Gli stessi, poi la madre ubu.

padre ubu      Madre Ubu! Portami l'uncino per lustrare e la cassetta per lustrare e la spazzola per lustrare, e questa vieni a tenermela salda­mente per i piedi! (A Pissembock) Quanto a voi, signore!...

eleuteria  e

pissembock   Aiuto!

madre ubu     (accorrendo) Ecco! Ecco! Ubbidi­sco. Ma cosa ci fai col tuo armamentario da scarpe? Questa è senza scarpe.

padre ubu      Voglio lustrarle i piedi con la spaz­zola per lustrare i piedi. Io sono schiavo, cornoventraglia! Nessuno mi impedirà di fare il mio dovere di schiavo. Servirò senza mise­ricordia.  Uttidete, decervellate!

La Madre Ubu tiene ferma Eleuteria Il Pa­dre Ubu si precipita su Pissembock.

madre ubu     Che stupida brutalità! Ecco, adesso è svenuta.

pissembock    (cadendo. E io sono morto!

padre ubu      (lustrando) Sapevo che li avrei fatti star buoni. Non mi piace che mi si venga a batter cassa!2 Non mi resta che esigere il sa­lario che mi è dovuto, che ho guadagnato onestamente col sudore della mia fronte.

madre ubu     Svegliala, così ti pagherà.

padre ubu      O no! Mi darebbe la mancia, di certo; io non esigo che il giusto prezzo del mio lavoro; e poi, per evitare ogni parzialità, bisognerebbe resuscitare quel tipo che ho mas­sacrato, e ci vorrebbe troppo tempo; e inoltre, da buon schiavo, io devo prevenire i suoi più piccoli gesti. Eh! ecco il portafinanza della giovane signora e il portafoglio del signore. Alla   taasca!

madre ubu     Ti tieni tutto, Padre Ubu?

padre ubu      Credi che intenda sperperare il frut­to del mio lavoro per far regali a te, stupida megera? (Leggendo alcune carte) Cinquanta franchi... cinquanta franchi... mille franchi... Signor Pissembock, marchese di Grandair.

madre ubu     Voglio dire: non gli lasciate niente, signor Ubu?

padre ubu      Madre Ubu! Viii intasco con esorbi­tazione degli occhi! Del resto, in questa borsa, non vi sono che quattordici monete d'oro, con su il ritratto della Libertà.

Eleuteria riprende i sensi e cerca di fuggire.

padre ubu      E ora va' a cercare una carrozza, Madre Ubu.

madre ubu     Che codardo! Adesso non hai il co­raggio di scappare a  piedi!

padre ubu      No, voglio una grande diligenza per deporvi questa graziosa fanciulla e riaccom­pagnarla alla sua abitazione.

madre ubu     Padre Ubu; le tue idee non hanno né capo né coda. Ti guasti, vedo, stai diven­tando un onest'uomo. Hai pietà delle tue vit­time, diventi matto, Padre Ubu! - E poi, la­sci in giro questo cadavere che sarà visto.

padre ubu      Eh! mi arricchisco... come al solito. Continuo il mio lavoro di schiavo. La ficcheremo nella carrozza...

madre ubu     E  il Pissembock?

padre ubu      Nel baule della carrozza, per cancel­lare le tracce del delitto. Tu salirai con lei per farle da infermiera, da cuoca e da dama di compagnia;  e io mi arrampicherò dietro.

madre ubu     (introducendo la diligenza) Avrai delle belle calze bianche e un abito dorato, Padre Ubu?

padre ubu      Senza dubbio: me lo sarò pur gua­dagnato, col mio zelo! - Anzi, poiché non li ho ancora, sarò io a accompagnare la Signo­rina li dentro e tu a appollaiarti dietro.

madre ubu     Padre Ubu, Padre Ubu...

padre ubu      Andiamo.

(Entra con Eleuteria. La carrozza si mette in marcia)


ATTO SECONDO

Scena prima

Il coupè della diligenza, padre ubu, eleuteria.

padre ubu      Mia dolce fanciulla, voi vedete in me il più devoto dei vostri schiavi: dite una parola, cornoventraglia! così che io sappia se gradite i miei servigi.

eleuteria      Non sarebbe decente, signore. Ri­cordo bene le lezioni di mio zio. Non devo permettere nessuna libertà a nessun uomo se non in presenza di mio zio Pissembock.

padre ubu      Vostro zio Pissenbock! Se non è che per questo, mia dolce fanciulla! Abbiamo avuto la previdenza di portarlo con noi nel baule di questa carrozza!

(Brandisce il cadavere di Pissembock. Eleuteria sviene)

 

Per la mia candela verde, questa giovane non ha ca­pito che noi le facevamo la corte, avendo pre­so la precauzione sia di fornirci dello zio, sia di appendere dietro la carrozza la nostra be-neamata Madre Ubu, la quale ci farebbe scop­piare il buzzino! Presso di lei, noi sollecita­vamo un posto di lacchè. Suo zio non ce lo ha rifiutato. E adesso, cornoventraglia! voglio an­dare a montare la guardia alla porta di questa signora mentre la Madre Ubu le prodigherà le sue cure, dato che sviene molto spesso. Mi rifiuterò di aprire a coloro che vorranno farle visita. La imprigionerò nei  miei servigi di ogni istante. Non l'abbandonerò di certo. Vi­va la schiavitù!

Scena seconda

Il vestibolo di Pissembock.

padre ubu,  madre ubu.

madre ubu     Suonano, Padre Ubu.

padre ubu      Corno finanza! È sicuramente la no­stra fedele padrona. Le persone prudenti, per non perdere il cane, gli appendono al collo un sonaglio, ed è prescritto ai biciclisti di annunciarsi, per timore di incidenti, median­te un campanello che sia udibile ad almeno cinquanta passi. Allo stesso modo si giudica della fedeltà d'un padrone, quando scampa­nella per cinquanta minuti. Vuol dire: Io sono qui, riposatevi pure, io veglio sui vostri ozi.

madre ubu     Insomma, Padre Ubu, sei il suo ca­meriere, il suo cuoco, il suo maggiordomo; lei ha fame, forse, e cerca di richiamarsi di­scretamente alla tua benevola attenzione, per sapere se hai dato ordine che la Signora sia servita.

padre ubu      La Signora non è servita, Madre Ubu! La Signora sarà servita quando lo ri­terremo opportuno, quando avremo finito di rifocillarci noi stessi e se rimarrà qualche avanzo della nostra tavola!

madre ubu     C'è sempre, la scopetta?

padre ubu      Non me ne servo quasi più. Quando ero re, andava bene per divertire i bambini. Adesso abbiamo più esperienza e notiamo che ciò che fa ridere i bambini rischia dì far paura ai grandi. Ma, per la mia candela verde! que­sto campanello è insopportabile; sappiamo an­che troppo che la Signora è di là; un padrone veramente impeccabile non deve far baccano né fuori stagione né fuori servizio.

madre ubu     Se non c'è più niente da mangiare, forse potresti offrirle da bere, Padre Ubu.

padre ubu      Cornoventraglia! per essere lasciati in pace, avremo questa estrema compiacenza. (infuriato scende in cantina donde porta su, in vari viaggi, dodici bottiglie).

madre ubu     Ahimè, aiuto! L'avevo detto che stava diventando pazzo! Lui, così tirchio, che offre dodici bottiglie! E da dove le ha dissep­pellite? A me non restava da scolare neanche una boccettina.

padre ubu      Ecco, signora nostra sposa. Andate a rendere testimonianza presso la nostra pa­drona della nostra galanteria e generosità. Fa­cendo sgocciolare accuratamente tutte queste cose vuote, spero che troverete abbastanza da offrirle, da parte nostra, un bicchiere di vino.

Madre Ubu, rassicurata, si appresta a ubbi­dire. Da una bottiglia sbuca fuori un ragno enorme. Madre Ubu fugge lanciando grida acute. Padre Ubu si impadronisce della be­stia e la mette nella sua tabacchiera.

Scena terza

La camera di Eleuteria.

eleuteria,  il corpo di pissembock.

eleuteria      Ahimè, aiuto! Meglio suonare per chiamare la coppia abietta che si è imposta al mio servizio piuttosto che rimanere sola con un morto! (Suona) Non viene nessuno. Forse non hanno avuto la sfrontatezza di in­stallarsi nella casa della loro vittima. Quel­l'ignobile Padre Ubu! La sua orribile sposa! (Suona) Nessuno! Sventurato Pissembock! Zio!  Caro zio! Zio Pissembock!

pissembock    (mettendosi a sedere). Marchese di Grandair, bambina mia!

eleuteria      Ah!   (Sviene)

pissembock    Bene, adesso è lei che fa la morta! E così ci si dà il cambio. Mia piccola Eleuteria!

eleuteria      Zio?

pissembock    To'! Non sei più svenuta?

eleuteria      E voi, zio P..., p...erché non siete più morto?

pissembock    Come,  ppperché?

eleuteria      Marchese di Grandair. Stavo per dire Pissembock.

pissembock    Tu mi sai placare. Non ero affatto morto. Ho solo esagerato un po' il mio me­todo di accompagnarti ovunque senza esser d'impaccio, di assistere a tutto senz'altro ge­sto che l'esser tuo zio.

eleuteria      Il che vi ha ricondotto a casa, nel baule della carrozza. Ma, dato che non siete morto, conto sul vostro coraggio e sulla vostra autorità per mettere alla porta quel Padre Ubu e la sua degna sposa.

pissembock    Ma perché? Gli ho già pagato, senza un gesto, parecchi mesi di salario. Sono dei buoni servitori. E si sanno addestrare da soli, dato che prima cura del Padre Ubu è stata di leggere i miei documenti e imparare a memoria: marchese di Grandair; marchese di Grandair! Stasera, al tuo ballo di fidanza­mento col Signor dì Granpré, voglio che sia il Padre Ubu a annunciare la gente.

eleuteria      Ma gli Ubu non ubbidiscono affatto! (Suona)

pissembock    Perché li chiami, se ti dà fastidio vederli? Sono dei buoni servitori, nipote mia. Del resto, se vuoi proprio che qualcuno li metta alla porta, il caporale marchese di Granpré, abituato a comandare a disubbidienti di professione, potrà farlo benissimo stasera. È invitato a questo ballo in uniforme: ora la squadra dei suoi uomini liberi è, per lui, un'uniforme a distanza gerarchica.

Scena quarta

Il vestibolo.  padre ubu,  madre ubu.

padre ubu      (placidamente). Continuano a suo­nare.

madre ubu     Non suonano più dalla Signora: lei ha capito sicuramente che non c'eravamo, che oggi non ricevevamo ordini. Suonano alla porta.

padre ubu      Alla porta, Madre Ubu? Che il no­stro zelo non trascuri le sue funzioni di schia­vo portiere. Tira i catenacci, metti le sbarre di ferro, chiavistella le dodici serrature e con­trolla se il piccolo vaso che sai, sulla finestra proprio sopra i visitatori, è pronto per cadere al primo cenno, e ben colmo.

madre ubu     Hanno strappato il campanello; ma adesso bussano. Sarà un visitatore di riguardo.

padre ubu Allora, Madre Ubu, attacca la ca­tena del nostro collare all'anello di ferro del vestibolo e appendi sulle scale l'antica scritta: attenti al cane. Morderò la gente, se ha l'au­dacia di entrare, e gli pesterò i piedi.

Scena quinta

Gli stessi, pissedoux .

Pissedoux sfonda la porta. Grottesca battaglia con gli Ubu.

pissedoux       Schiavo... O bella, sergente degli uo­mini liberi, fate il domestico qui? Annunciate il Signore di Granpré.

padre ubu      La Signora è uscita, Signor Pissedoux.  O, più esattamente, non è oggi il giorno in cui le permettiamo di ricevere qualcuno. Vi proibisco di vederla.

pissedoux       Questo è il momento di provare che io conosco a memoria la mia teoria d'indisci­plina. Entrerò, dopo avervi castigato con la frusta.  (estrae dalla tasca una frusta per cani)

padre ubu      La frusta! Hai sentito, Madre Ubu? Salgo di grado: lustrapiedi, lacchè, portiere, schiavo frustato, fra un po' sarò in prigione e un giorno, se Dio mi dà vita, alle galere. La nostra fortuna è assicurata, Madre Ubu.

pissedoux       Un bel daffare, se voglio battergli schiena e pancia. Che superficie!

padre ubu      Eh! Quale gloria! Questa correggia ubbidisce a tutte le curve della mia ventra-glia. Mi par d'essere un incantatore di ser­penti.

madre ubu     Sembri una trottola che gira a colpi di pelle d'anguilla, Padre Ubu.

pissedoux       Uf, non ne posso più. E adesso, Pa­dre Ubu, vi ordino di annunciarmi alla vostra padrona.

padre ubu      E, tanto per cominciare, chi siete voi per dare ordini? Qui comandano solo gli schiavi. Nella schiavitù, avete qualche grado?

pissedoux       Un caporale, un militare - schiavo! Io sono schiavo soltanto d'amore. Eleuteria di Grandair, la bella cantiniera degli uomini liberi, la mia fidanzata, è infatti la mia mai­tresse, se l'intendete così.

padre ubu      Cornoventraglia, signore! Non ci avevo pensato. Io, qui, sono uno schiavo tutto­fare. Voi mi ricordate i miei doveri. Questo servizio spetta a me. Lo assolverò al più pre­sto in vostra vece.

madre ubu     Eh! Bestione! che cosa vuoi fare?

padre ubu      Il Signore, il quale è libero, mi so­stituirà, mia dolce fanciulla, al tuo fianco.

Padre Ubu, inseguito dalla Madre Ubu e da Pissedoux, sale le scale.

Scena sesta Il ballo da pissembock.

eleuteria, pissembock,  padre ubu,  madre ubu.

Padre Ubu balla il valzer con Eleuteria.

eleuteria      Aiuto! Zio! Difendetemi!

pissembock    Faccio tutto quello che posso. Sono tuo  zio.

madre ubu     (accorrendo, le braccia al cielo) Pa­dre Ubu, Padre Ubu, volteggi in modo ridi­colo, hai inghiottito in un attimo tutto il buffet, hai marmellata fin sugli occhi e sui gomiti, tieni la tua ballerina sotto il braccio, non hai più la frusta del Caporale per farti girare, finirai per cadere sulla tua ventraglia!

padre ubu      (a Eleuteria). Eh! mia dolce fan­ciulla, quale fascino hanno per noi i piaceri mondani! Ho cercato di compiere i miei do­veri di domestico annunciando la gente, ma non c'era nessuno (mi avevano detto di an­nunciare, non mi avevano detto di aprire); servendo al buffet, ma nessuno se ne serviva, così l'ho mangiato tutto! E adesso, bisogna pure che qualcuno vi inviti a ballare, corno-ventraglia! Così mi ci dedico io, per la mia candela verde! E la Madre Ubu avrà meno da fare a lustrare i vostri pavimenti!

Ballano il valzer.

Scena settima

pissedoux e i tre uomini liberi, irrompono.

pissedoux       Lasciate   quell'uomo!   Morirà   solo per mano mia! Non lo arrestate!

i tre uomini

liberi             (al Padre Ubu). In prigione! In prigione! In prigione!  

(Lo portano via, guidati da Pissedoux)

eleuteria      (si getta fra le braccia di Pissembock) Zio Pissembock!

pissembock    Marchese di Grandair, bambina mia.

madre ubu     (rincorrendo Padre Ubu). Padre Ubu, ho sempre condiviso la tua cattiva sorte,

non esito a seguirti nella prosperità!


ATTO TERZO

Scena prima

Una prigione.

padre ubu, madre ubu.

padre ubu      Corno finanza! cominciamo a essere ben vestiti: ci hanno barattato la nostra li­vrea, un po' stretta per la nostra gibornia, con questi begli abiti grigi. Mi pare d'esser tornato in Polonia.

madre ubu     E bene alloggiati. Si sta tranquilli come nel palazzo di Venceslao. Non c'è più nessuno che suona né che sfonda porte.

padre ubu      Eh, sì! Le case di questo paese non chiudevano bene, ci si entrava come il vento in un mulino a vento, e allora questa l'ho fatta fortificare con robuste porte di ferro e solide inferriate a tutte le finestre. I Padroni osser­vano strettamente la consegna di venire due volte al giorno per portarci il pasto; e, me­diante la nostra scienza in fisica, abbiamo inventato un ingegnoso dispositivo affinché ogni mattina piova dal tetto, così da mante­nere abbastanza umida la paglia della nostra cella.

madre ubu     Però non potremo più uscire quan­do vorremo, Padre Ubu.

padre ubu      Uscire! Io ne ho abbastanza delle marce in coda ai miei eserciti attraverso l'Ucraina. Non mi muovo più, cornoventra-glia!  adesso, ricevo in casa mia, e le bestie hanno il permesso, in giorni fissi, di venirci a trovare.

Scena seconda

La grande sala del Tribunale.

padre ubu, madre ubu, pissedoux, pissembock, eleuteria,

   Giudici,   Avvocati,   Cancellieri, Uscieri, Guardie, Popolo.

padre ubu      Constatiamo con piacere, Signori, che tutta la Giustizia si è messa in moto in nostro onore, che le nostre guardie non hanno dimenticato i loro baffi bene indorati della domenica e giorni festivi allo scopo di circon­dare di maggior prestigio il banco della nostra infamia, e che il nostro popolo sta ad ascoltare e si comporta bene!

l'usciere        Silenzio!

madre ubu     Taci, Padre Ubu, ti farai mettere alla porta.

padre ubu      No, ho delle guardie, io, per im­pedirmi di uscire. E bisogna pure che parli, dato che tutta questa gente è qui solo per interrogarmi. - E adesso introducete coloro che hanno delle lamentele contro di noi.

il presidente Fate venire avanti l'imputato e la sua complice. (Viene distribuito qualche spintone) Il vostro nome?

padre ubu      François Ubu, già re di Polonia e d'Aragona, dottore in patafisica, conte di Mondragon, conte di Sandomir, marchese di Saint-Gregeois.

pissedoux       Altrimenti detto:  Padre Ubu.

madre ubu     Victorine Ubu, già regina di Polonia...

pissembock    Altrimenti detta: Madre Ubu.

il cancelliere (scrivendo) Padre Ubu e Madre Ubu.

il presidente Imputato, età?

padre ubu      Non so, l'ho data in custodia alla Madre Ubu, tanto tempo fa, e lei ha dimen­ticato persino la sua.

madre ubu     Screanzato, mascalzone!

padre ubu      Signora della mia... La parola non la dirò più, ho detto; potrebbe portarmi for­tuna, farmi assolvere, e io voglio andare alle galere.

il presidente (ai querelanti). I vostri nomi?

pissembock    Marchese di Grandair.

padre ubu      (con furia) Altrimenti detto: Pissembock.

il cancelliere (scrivendo) Pissembock, e sua nipote Eleuteria  Pissembock.

eleuteria      Ahimè, zio!

pissembock    Calma, calma, nipote, sono sempre vostro zio.

pissedoux       Marchese di Granpré.

madre ubu     Altrimenti detto:   Pissedoux!

eleuteria      Ah!   (Sviene, la portano via)

padre ubu      Questo piccolo incidente non vi fac­cia tardare, signor Presidente del nostro tri­bunale, a renderci la giustizia che ci è dovuta.

il pubblico

ministero      Sì, Signori, questo mo­stro che già si è macchiato di tanti delitti...

il difensore   Sì, Signori, questo onest'uomo dal passato irreprensibile...

il pubblico

ministero      Che mediante una spazzola per lustrare ha steso i suoi neri disegni sui piedi nudi della sua vittima...

il difensore   Benché chiedesse pietà in ginoc­chio a quell'infame sgualdrina...

il pubblico

ministero      La rapì, con la compli­cità di quella megera della sua sposa, in una diligenza...

il difensore   Si vide sequestrato, con la sua vir­tuosa sposa, nel baule di una diligenza...

padre ubu      (al suo Difensore). Signore, prego! Voi proferite menzogne e impedite che si ascolti il racconto delle nostre prodezze. Sì, signori, cercate di aprire le onecchie e di non fare baccano: siamo stati re di Polonia e di Aragona, abbiamo massacrato un'infinità di persone, abbiamo riscosso tasse triple, non pensiamo che a dissanguare, scorticare, assas­sinare; decervelliamo pubblicamente, tutte le domeniche, su una montagnola in periferia con intorno cavalli da giostra e venditori di cocco... queste vecchie storie sono tutte regi­strate, perché siamo molto ordinati; - abbia­mo ucciso il signor Pissembock, come lui stesso vi attesterà, e coperto di frustate, di cui portiamo ancora i segni, il signor Pissedoux, il che ci ha impedito di udire le scam­panellate della signorina Pissembock; ed è per questo che ordiniamo ai nostri signori giudici di condannarci alla pena più grave che siano capaci di immaginare, affinché sia proporzionata a noi; non a morte, tuttavia, perché bisognerebbe votare crediti esorbitanti per la costruzione di una abbastanza enorme ghigliottina. Gradiremmo vederci forzato, con un   bel   berretto  verde,   ben   pasciuto   dallo Stato, e occupato durante i nostri ozi a qual­che lavoretto. Madre Ubu...

madre ubu   Ma...

padre ubu      Taci, mia dolce fanciulla - ...farà ricami su babbucce di cimosa. E dato che a noi piace poco preoccuparci del futuro, ci au­gureremmo che questa condanna fosse a vita, e la nostra villeggiatura vicina al mare, in un qualche clima salubre.

pissedoux       (a Pissembock) C'è proprio della gente cui dà fastidio esser libera.

pissembock    Volevate  sposare mia nipote.  Ma io  non la sacrificherò mai a un uomo che di­sonora il nome di Pissedoux

pissedoux       E io non sposerò mai una fanciulla il  cui zio è indegno persino del nome di Pissembock!

l'usciere        La Corte... delibera.

madre ubu     Padre Ubu, questa gente ti assol­verà in ogni caso, hai avuto torto a non dir loro semplicemente la parola.

pissedoux       (a Pissembock) Vedo con piacere che siamo d'accordo.

pissembock    Venite fra le mie braccia, mio caro genero.

il presidente            La Corte... Padre Ubu, sapete remare?

padre ubu      Non so se so; ma so far andare, con svariati comandi, una nave a vela o a vapore in qualsiasi direzione, all'indietro, di lato o in basso.

il presidente            Non importa. - La Corte... con­danna François Ubu, detto Padre Ubu, alle galere perpetue. Sarà ferrato a due palle nella sua prigione e aggregato al primo convoglio di forzati per le galere di Solimano... Con­danna la sua complice, detta Madre Ubu, alla ferratura a una palla e alla reclusione a vita nella sua prigione.

pissedoux e

pissembock    Viva gli uomini liberi!

padre ubu e  

madre ubu     Viva   la   schiavitù!

Scena  terza

La prigione.

padre ubu, madre ubu, entrano.

Da dietro le quinte si sente il rumore delle loro palle da forzati.

madre ubu     Padre Ubu, diventi ogni giorno più bello, sembri fatto apposta per portare il ber­retto verde e le manette!

padre ubu      E mi stanno forgiando, Signora, la mia grande gogna di ferro a quattro ordini!

madre ubu     Com'è fatta, Padre Ubu?

padre ubu      Signora mia femmina, è in tutto si­mile alla gorgiera del generale Lascy che in Polonia vi aiutava a guardare storto; ma non è dorata perché mi avete raccomandato di es­sere economo. Tutta roba solida, stesso me­tallo delle nostre palle, non ferro bianco né ferro dolce1, ma ferro da stiro.

madre ubu     Bestione idiota! Ma le tue palle ai piedi sono una stupida invenzione; finirai per cadere, Padre Ubu. Che fracasso!

padre ubu      Niente affatto! Ma così vi cammi­nerò sui piedi con maggiore efficacia!

madre ubu     Pietà, Signor Ubu!

Scena quarta

Salotto d'una pia donna.

Numerose zitelle.

prima zitella Eh sì, signorine, in questo paese libero è arrivato un omaccione che ha detto che voleva servire tutti, che era il domestico di tutti, che di ogni uomo libero voleva fare un Padrone. Quelli che non hanno acconsen­tito, li ha ficcati nella sua tasca o in bauli da diligenza.

seconda zitella E non è tutto. Tornando dalla chiesa, sono rimasta bloccata da una gran folla davanti alla prigione, quel monumento in ro­vina tenuto su dall'amministrazione delle Bel­le Arti e il cui Carceriere è membro dell'Institut. Vi si trova alloggiato, a spese dello Stato, il Padre Ubu in attesa che un numero sufficiente di persone, seguendo il suo esem­pio, si adoperi a meritare gli onori della giu­stizia in modo da formare un convoglio per le galere di Solimano Non ci vorrà molto, dato che si sono dovuti già demolire diversi quartieri  per  ingrandire le  prigioni.

tutte.             Il Cielo preservi questa casa!

Scena quinta

Le stesse, frate tiberge.

frate tiberge   La   pace  sia convoi!

prima zitella  Ah!   Dio  mio...  Non  vi avevo sentito  bussare.

frate tiberge Non si addice ai messaggeri della mitezza recare turbamento dove che sia, fosse anche con un lieve rumore. Vengo a implo­rare la vostra abituale carità per dei nuovi poveri:   i poveri prigionieri.

seconda zitella I poveri prigionieri!

prima zitella Ma i poveri sono persone li­bere, vagabonde, le quali con grande equi­paggiamento di stampelle vanno suonando di porta in porta, e allora tutti si affacciano alla finestra e vi stanno a guardare mentre gli fate l'elemosina in strada.

frate tiberge (tendendo la mano) Per i poveri prigionieri! Il Padre Ubu ha detto che si bar­richerà nella prigione con la Madre Ubu e i suoi numerosi discepoli se non si provvederà meglio ai dodici pasti che intende fare ogni giorno; ha reso nota l'intenzione di mettere tutti sul lastrico, nudi come vermi, durante l'inverno, che predice molto rigoroso, mentre lui se ne starà al riparo, e così i suoi seguaci, senz'altra fatica che ritagliarsi gli artigli con una seghetta e star a guardare la Madre Ubu mentre ricama babbucce di cimosa per tener calde le palle dei forzati!

tutte              Dodici pasti! Ritagliarsi gli artigli! Pan­tofole per le palle! Non gli daremo niente, no di certo!

frate tiberge In tal caso, la pace sia con voi, sorelle! Altri busseranno più forte, e voi udre­te meglio.

Esce; entrano i Poliziotti e i Demolitori. Le Pie Donne fuggono. Vengono rotti i vetri, le griglie, le finestre. Portati via i mobili e sostituiti con paglia inumidita con un annaf­fiatoio; il salotto è totalmente trasformato nel­l'arredamento della scena successiva.

Scena sesta

La prigione.

padre ubu, incatenato; pissedoux.

padre ubu      Eh, Pissedoux, amico mio, eccoti senza tetto, a batter le strade con i tuoi tre morti di fame. Vieni a mendicar soccorsi al forziere delle nostre phynanze. Nemmeno quello della diligenza avrai per la tua notte di nozze con la signorina Pissembock. È libera anche lei, non ha altra prigione che suo zio, il che non è molto impermeabile, quando piove. Guarda me, non esco, ho una bella palla a ciascun piede, e non le lascerò certo arrugginire all'umidità perché, non indietreg­giando davanti a spesa alcuna, le ho fatte ni­chelare!

pissedoux       Ah! Questo ètroppo, Padre Ubu! Ora v'agguanto per le spalle e vi strappo da questo guscio.

padre ubu      La vostra libertà è troppo semplice, mio caro, per servire da forchetta da luma­che1, strumento bifido. E io sono sigillato al muro. Buona notte. I lampioni a gas, là fuori, si accenderanno per ordine nostro, qualora la cometa che seguirete - lo sappiamo per la nostra scienza in meteorologia - non fosse un astro sufficiente. Voi vedrete molto lon­tano nel freddo, nella fame, e nel vuoto. È l'ora del nostro riposo. Il nostro Carceriere vi congederà.

Scena settima

Gli stessi, il  carceriere.

il  carceriere Si chiude.

Scena ottava

Un  angolo del Serraglio.

solimano,  il visir, Seguito.

il visir            Sire, il Paese Libero annuncia final­mente alla Maestà Vostra il tributo che finora non era riuscito a mettere insieme: la catena dei duecento forzati e, fra questi, l'illustre Padre Ubu, più grosso, benché si manifesti sposato alla non meno famosa Madre Ubu, del più enorme dei vostri eunuchi.

solimano       Ho già sentito parlare, infatti, di que­sto Padre Ubu Si dice che sia stato re di Polonia e d'Aragona e che abbia avuto avven­ture meravigliose. Tuttavia mangia carne di porco, e piscia in piedi. Lo ritengo un pazzo, o un eretico!

il visir            E' molto versato, Sire, in ogni sorta di scienze e potrà rendersi utile divertendo Vo­stra Maestà. Non c'è nulla che ignori della meteorologia e dell'arte nautica.

solimano       Bene: remerà con più precisione sulle mie galere.


ATTO QUARTO

Scena prima

La piazza davanti alla prigione.

i tre uomini liberi.

primo

uomo libero (al secondo) Dove andate, commilitone? Alle esercitazioni, come ogni mattina? Eh! Voi ubbidite, mi pare.

secondo

uomo libero Il Caporale mi ha proi­bito di andare alle esercitazioni, la mattina, a quest'ora. Io sono un uomo libero: ci vado tutte le mattine.

primo e terzo

uomo libero Ed è così che ogni giorno ci incontriamo, come per caso, per di­subbidire insieme dalla tal'ora alla tal'altra.

secondo

uomo libero Oggi però il Caporale non è venuto.

terzo

uomo libero È libero di non venire.

primo

uomo libero E, dato che piove...

secondo

uomo libero Siamo liberi di non gra­dire la pioggia.

primo

uomo libero Ve l'avevo detto: state di­ventando ubbidienti.

secondo

uomo libero Il Caporale, sembra di­ventare ubbidiente. Alle esercitazioni di in­disciplina fa parecchie assenze.

terzo

uomo  libero            ...Noi ci divertiamo, a mon­tare la guardia davanti a questa prigione. Ci sono le garitte.

secondo

uomo libero Che sono libere.

terzo

uomo libero Del resto, ripararci lì den­tro è una delle cose che ci sono state formal-mente vietate.

primo

uomo libero Voi siete gli uomini liberi!

secondo e terzo

uomo libero   Noi   siamo   gli uomini liberi.

Scena seconda

Gli stessi,  lord catoblepas,  il suo domestico.

lord

catoblepas    Oh! questa città non è un gran che, non perché è composta di case, come ogni città, e ogni casa è simile a ogni casa! Non è curious, affatto. In fine, penso di essere giunto davanti del palazzo del re.  Jack!

Il Domestico si inchina.

lord

catoblepas    Cercate nel dictionary. Cercate: palace.

jack                (leggendo. Palace: edificio in pietra sta­gliata, adorno di inferriate in ferro battuto. Royal-Palace, louvre: stesso modello, con in più una cancellata e guardie che vigilano e proibiscono di entrare.

lord

catoblepas   Sì, è così, ma non è sufficient. Jack! chiedete a quella guardia se è proprio qui il palace del re.

jack                (al primo uomo libero) Militare, è proprio qui il palace del re?

secondo

uomo libero (al primo) La verità ti obbliga a confessare che noi non abbiamo re e che di conseguenza questa casa non è il pa­lazzo del re. Noi siamo gli uomini liberi!

primo

uomo  libero La verità mi obbliga?... Noi siamo gli uomini liberi! Dunque dobbiamo disubbidire, anche alla verità.  Sì, signor Straniero, questa casa è il palazzo del re.

lord

catoblepas    Oh! Voi fate a me molto pleasure! Ecco per voi buona mancia. - Jack!

Il Domestico si inchina.

lord

catoblepas    Andate a bussare alla porta; chiedete se è pos­sibile di entrare e visitare il re.

Il Domestico bussa.

Scena terza

Gli Stessi,  il carceriere.

il carceriere Non si entra, signori.

lord

catoblepas    Oh! Questo gentleman è il gentleman che veglia sul re. Non avrà la man­cia perché non lascia entrare i turisti inglesi. (Al primo uomo libero) Non sarebbe possibile di far venire qui Sua Maestà? Sarei molto curious di vedere il re e, se vorrà disturbarsi, ci sarà per lui buona mancia,

terzo

uomo libero (al primo) Tanto per co­minciare non c'è né re né regina né qui den­tro né altrove; poi, le persone che sono qui dentro non escono.

primo

uomo libero Giusto. (a Lord Catoble­pas) Signor Straniero, il re e la regina che sono qui dentro, escono quotidianamente con il loro seguito per raccogliere le mance dei turisti inglesi.

lord

catoblepas Oh! Vi sono molto ricono­scente. Eccovi qui, per bere ancora alla mia salute. - Jack! Dispiegate la tenda e aprite le scatole di corned-beef. Aspetterò qui l'ora dell'udienza del re e del baciamano di Sua Gracious Majesty the Queen!

Scena quarta

Il cortile della prigione.

padre ubu,  madre ubu, Forzati, Aguzzini.

i forzati        Viva la schiavitù, viva il Padre Ubu!

padre ubu      Madre Ubu, hai un pezzo di spago per  rabberciare  la   catena  delle  mie   palle? Sono  così  pesanti  che  ho  sempre  paura di perderle per strada.

madre ubu     Stupido personaggio!

padre ubu      Guardate, mi si sgancia la gogna e mi  si sfilano le manette dalle mani.  Finirà che mi troverò libero, senza ornamenti, senza scorta, senza onori, e costretto a provvedere da me a tutte le mie necessità!

un aguzzino  Messer  Ubu,  il  vostro  berretto verde sta volando al di sopra dei mulini1.

padre ubu      Quali mulini? Non siamo più sulle colline dell'Ucraina. E non mi prenderò più botte. To', ma non ho più cavallo da phynanze.

madre ubu     Dicevi sempre che non ce la faceva a portarti.

padre ubu      Perché non mangiava nulla, corno d'Ubu! Neanche la mia palla, veramente: se la rubi, non dirà nulla, e io non ho con me nessun libro delle finanze. Ma questo non cam­bia nulla. L'amministrazione delle galere tur­che mi deruberà in tua vece, Madre Ubu. Addio, Madre Ubu: la nostra separazione manca veramente di musica militare.

madre ubu     Ecco, arriva la scorta degli Aguz­zini con le loro filettature gialle.

padre ubu      E allora accontentiamoci del nostro monotono ticchettio di ferraglia. Addio, Ma­dre Ubu, Tra poco mi allieterò al suono delle onde e dei remi. Il mio Carceriere veglierà su di te.

madre ubu     Addio, Padre Ubu; se tornerai per riposarti un po', mi ritroverai nella stessa ca­meretta ben chiusa: avrò intrecciato per te un bel paio di pantofole. Ah! il nostro addio è troppo straziante, ti accompagnerò fino alla porta!

Il Padre Ubu, la Madre Ubu, i Forzati si al­lontanano, trascinando le catene e urtandosi, verso la porta che è in fondo.

Scena quinta

La piazza davanti alla prigione.

lord catoblepas, il domestico, i tre  uomini  liberi, il carceriere.

Il Carceriere toglie le sbarre, i chiavistelli e i catenacci esterni della porta.

lord 

catoblepas    Jack!   Ripiegate  la  tenda e spazzate via  tutte  queste scatole  di conserva vuote, in modo da ricevere correttamente le Loro Maestà.

primo

uomo libero             (disgustosamente  ubriaco, con in mano una pinta). Viva il re! Viva il re! Urrà!

secondo

uomo libero Sono il Padre Ubu e la Madre Ubu, imbecille!

terzo

uomo libero Taci, che avremo la nostra parte di mance e di bevande!

secondo

uomo libero Tacere? Noi siamo gli uomini liberi!   (a  squarciagola) Viva  il re! Il re! Urrà!

Si apre la porta, gli Aguzzini cominciano a uscire.

Scena sesta

Gli stessi, Aguzzini, padre ubu, madre ubu.

padre ubu      (fermandosi stupefatto sulla soglia, in cima alla scalinata, accanto alla Madre Ubu) Mi fate impazzire; cornoventraglia! Cosa sono queste grida e questo fracasso? E quei tipi ubriachi, come in Polonia? Mi incoroneranno un'altra volta e poi mi pesteranno ancora di santa ragione!

madre ubu     Questi nobili personaggi non sono affatto ubriachi; la prova: eccone uno tutto gallonato che viene a implorare il favore di baciare la mia mano di regina!

lord

catoblepas    Jack! Piano! Non c'è fretta! Cercate nel dictionary:  Re, Regina.

jack                (leggendo) King, Queen: colui, colei che porta un collare di metallo al collo, orna­menti come catene e cordoni ai piedi e alle mani. Regge una palla che rappresenta il mondo...

lord

catoblepas    Il re di questo paese è un grande, un grosso, un doppio re! Ha due palle, e le trascina coi piedi.

jack                (leggendo) Re di Francia: stesso modello. Porta un manto a fiordalisi agganciato sulla spalla.

lord

catoblepas    Questo re ha la spalla nuda e un bel fiordaliso rosso incrostato proprio sulla pelle1. È un autentico e antico re ereditario! Viva il re!

jack e

gli uomini

liberi             Viva il re! Urrà!

padre ubu      Ah! Dio mio, sono perduto! Dove posso nascondermi, cornoventraglia?

madre ubu     E i tuoi progetti di schiavitù, eccoli qua! Volevi lustrare i piedi a quella gente; sono loro che ti baciano le mani! E non ne sono disgustati, non più di te.

padre ubu      Signora nostra sposa, badate alle vo­stre onecchie! Infieriremo quando meglio ne avremo  l'agio.   Aspetta,  li  congederò  nobilmente come ai bei tempi in cui riempivo il trono di Venceslao fino a traboccarne... - Corno finanza, mucchio di manigoldi! Fuori dai piedi! A noi non piace che si faccia bac­cano, nessuno ci ha fatto baccano, finora, e non sarete voi a cominciare!

Tutti si ritirano molto rispettosamente al gri­do di « Viva il re! ».

Scena settima

padre ubu, madre ubu, i forzati,

fra questi il decano, frate tiberge.

i forzati si sono intrufolati dietro il padre ubu, durante la sua apostrofe, e occupano disordinatamente tutto  il palcoscenico.

madre ubu     Ah! Sono andati. Ma cos'è tutta questa gente?

padre ubu      Amici, colleghi della prigione, disce­poli e seguaci miei.

i forzati.       Viva il re!

padre ubu      Ancora! Tacete, altrimenti, per la mia candela verde, vii ficco nella taasca!

il decano

dei forzati    Non irritatevi, Padre Ubu. Noi rendiamo omaggio al vostro merito conservando questo titolo, inseparabile dal vo­stro nome, e pensiamo che fra noi, fra intimi, la vostra modestia acconsentirà a inorgoglir­sene!

madre ubu     Come parla bene!

padre ubu      Ah! Amici miei, sono profondamente commosso. Tuttavia, non vi farò alcuna di­stribuzione di danaro...

madre ubu     Ah! no, neanche per sogno!

padre ubu      Buffresca!... perché non siamo più in Polonia; tuttavia credo di rendere giustizia alle vostre virtù e al vostro senso dell'onore supponendo che riceverete senza dispiacere dalla nostra mano - regale, poi che vi piace dire così - alcune onorificenze. Avranno que­sto di buono, che potranno abbreviare le ri­valità riguardanti la gerarchia dei posti, lungo la nostra catena dietro la nostra gibornia! Voi, venerabile decano dei nostri Phorzati, vecchio mangiatore di rane, siate il gran tesoriere di tutte le nostre phynanze! E tu, là in fondo, gambastorta, incarcerato come falsario e assas­sino, io ti consacro generalissimo! Voi, Frate Tiberge, che siete partecipe a un capo del nostro rosario di ferro per dissolutezza, sac­cheggio e demolizione di abitazioni, siate il nostro cappellano! Tu, avvelenatore, sii il no­stro medico! Voi tutti, ladri, banditi, estirpa­tori di cervello, io vi nomino senza distin­zione valorosi Uff-ficiali della nostra Armerdra!

tutti               Viva il re! Viva il Padre Ubu! Viva la schiavitù, Viva la Polonia!  Viva l'armerdra!


ATTO QUINTO

Scena prima

La piazza davanti alla prigione.

eleuteria, pissembock,  pissedoux,  uomini liberi, popolo.

pissedoux       Commilitoni, avanti! Viva la libertà! Quel vecchio galeotto del Padre Ubu è stato portato via col convoglio, le prigioni sono vuote, c'è rimasta solo la Madre Ubu a in­trecciar cimosa, noi siamo liberi di fare quello che vogliamo, anche di ubbidire; di andare dove vogliamo, anche in prigione! La libertà è la schiavitù!

tutti               Viva Pissedoux!

pissedoux       Sono pronto a accettare il comando; invaderemo le prigioni e sopprimeremo la libertà!

tutti               Urrà! Ubbidiamo! In prigione!

Scena seconda

Gli  stessi,  madre ubu,  il carceriere.

pissedoux       To', la Madre Ubu si sta facendo una maschera con le sbarre della sua cella; stava meglio senza, pareva una bella bambina.

madre ubu     Infame Pissedoux!

il carceriere           Non si entra, signori. Chi siete?

(Grida, tumulto) Uomini liberi? Allora cir­colate!

primo

uomo libero Rompiamo le sbarre.

secondo

uomo libero Non le rompiamo! Non ci si sentirebbe più a casa nostra, una volta entrati!

terzo

uomo libero Abbattiamo la porta.

eleuteria      È un bel po' che tiriamo la campa­nella: la signora nostra portinaia ci fa aspet­tare.

madre ubu     (infuriata) Bussate, e vi sarà aperto! (Attraverso la finestrella colpisce Pissembock con la brocca di gres e lo fende in due, dal­l'alto al basso).

pissembock    ('insieme'). Non spaventarti, mia cara bambina, adesso hai due zii.

tutti               Eccoci a casa, finalmente!

La porta cede, tutti entrano. Il Carceriere fugge. La Madre Ubu resta bloccata dalla sua palla. Eleuteria, passando un braccio armato di forbicine attraverso lo sportello, taglia la catena.

Scena terza

Il convoglio dei forzati attraverso la Sclavonia.

Aguzzini, Forzati, padre ubu.

padre ubu      Periamo, cornoventraglia! Sire Pa­drone, abbiate la cortesia di non smettere di tenerci per la nostra catena al fine di soste­nere la nostra palla; e voi, sire Aguzzino, rimetteteci le nostre manette al fine di non af­faticarci a congiungere noi stessi le mani die­tro la schiena, come è nostra abitudine du­rante la passeggiata, e stringete la nostra go­gna perché potremmo prendere freddo!

l'aguzzino     Coraggio, Padre Ubu, stiamo per ar­rivare al porto delle galere.

padre ubu      Più che mai deploriamo che lo stato delle nostre finanze non ci permetta ancora l'acquisto di una vettura cellulare individuale, perché, rifiutandosi la nostra palla di cam­minare dinnanzi a noi al fine di trainarci, ab­biamo fatto tutta la strada trascinandola noi stessi per mezzo del nostro piede, per quanto sì arrestasse molto spesso, verosimilmente per i suoi  bisogni!

Scena quarta

Gli stessi,  il carceriere.

 

il carceriere           (accorrendo). Tutto è perduto, Padre Ubu!

padre ubu      Un'altra volta, manigoldo! Eppure non sono più re.

il carceriere           I Padroni si sono ribellati! Io sono stato messo alla porta, e la Madre Ubu strappata dalla sua prigione. E quale prova della veridicità di queste notizie, ecco la palla della Madre Ubu, (viene portata la palla su una carriola) ritenuta indegna di portarla, che del resto ha rotto da sé la sua catena, ri­fiutandosi di seguirla più a lungo.

padre ubu      (mette la palla nella propria tasca). Al diavolo gli orologi senza catena! Per poco mancavo la mia tasca!

il carceriere           I Padroni hanno alloggiato mogli e figli nelle prigioni. Hanno invaso gli arse­nali e a malapena hanno trovato palle suffi­cienti da stringersi alle caviglie in segno di schiavitù. Inoltre, pretendono di occupare prima di voi le galere di Solimano

gli aguzzini   Mi ribello anch'io! - Viva la schiavitù! - Ne abbiamo abbastanza! Voglia­mo essere schiavi anche noi, cavolo!

padre ubu      (a un Aguzzino) Eh! Ecco la nostra palla, di tutto cuore. Ve la chiederemo indie­tro quando saremo meno stanchi.

 

(Dà le palle da portare a due Aguzzini, uno a destra e uno a sinistra. Supplicati dagli Aguzzini, i Forzati li caricano delle loro catene. Lontano tu­multo)

aguzzini e

forzati           I Padroni in rivolta!

padre ubu      Suvvia, Signori, prendiamo il corag­gio per il manico. Vedo che siete armati e pronti ad affrontare valorosamente il nemico. Quanto a noi, alleggerito il piede, partiremo tranquilli senza aspettare quella gente indub­biamente animata da cattive intenzioni, e per la nostra salvezza, se presto fede a quel rumore di  ferraglia, pesantemente armata!

il carceriere           È il rumore dei cannoni! Hanno l'artiglieria, Padre Ubu.

padre ubu      Ah! Muoio di paura! La mia pri­gione! Le mie pantofole!

I cannoni circondano la scena.

Scena quinta

Gli stessi,  pissedoux, uomini liberi  incatenati.

pissedoux       Arrendetevi, Padre Ubu! Restituite le vostre gogne e i ferri! Siate libero! Vi met­teremo a nudo, in piena luce!

padre ubu      Ah! sei tu, signor Pissedoux, se mi agguanti...   (Fugge)

pissedoux       Caricate i cannoni. Fuoco, su quella tonnellata di codardia!

i tre uomini

liberi             Ubbidiamo. Di concerto. Tutti e tre al tre.

primo

uomo libero Caporale, la palla non è partita!

secondo

uomo libero E' la gamba del terzo uomo libero che èpartita!

primo

uomo libero Col piede sinistro, benin­teso.

secondo

uomo libero Nella batteria non ci sono più palle: le hanno usate tutte per at­taccarsele alle gambe come uniformi!

padre ubu      (tornando indietro). Eh! ecco quella della Madre Ubu che ci ingombra la tasca! (Con la palla abbatte Pissedoux)

E assaggiate un po' di questo grappolo!

(Massacra gli Uo­mini liberi a colpi d'Aguzzino incatenato).

gli  uomini

liberi             Si  Salvi chi  può!

Fuggono trascinando le loro catene, inseguiti dai Forzati liberati dalle catene. Ogni tanto Padre Ubu afferra l'estremità della catena e arresta tutta la fila.

il carceriere Siamo salvi! Ecco le galere dei Turchi!

Il fuggi fuggi si arresta. Appaiono nel fondo Solimano, il Visir, il seguito.

Scena sesta

Il campo dei Turchi.

solimano, il visir.

solimano       Visir, avete preso in consegna i due­cento schiavi?

il visir            Sire, ho fatto una ricevuta per duecento schiavi, perché così era stato convenuto col Paese libero, ma il convoglio, in realtà, era di più di duemila. Non ci capisco niente. La maggior parte di loro è incatenata in modo irrisorio e reclama a gran voce dei ferri, cosa che capisco ancora meno, ma forse vogliono dimostrare in tal modo la loro fretta di par­tecipare all'onore di remare sulle galere di Vostra Maestà.

solimano       E il Padre Ubu?

il visir            Il Padre Ubu sostiene che gli sono state rubate le sue palle da forzato lungo la strada. È di un umore feroce e manifesta l'intenzione di mettere tutti nella sua tasca. Spezza tutti i remi e sfonda i banchi per verificare se sono solidi.

solimano       Basta! Trattatelo con tutti i riguardi. Non che abbia paura della sua violenza... Adesso che l'ho visto da vicino, mi rendo conto di quanto egli sia superiore alla sua fama. E spettava a me scoprirgli un nuovo ti­tolo di gloria: sappiate chi è questo Padre Ubu che mi è stato condotto qui come schiavo.

Quell'aspetto nobile, quella prestanza... È il mio proprio fratello, rapito molti anni fa dai pirati francesi e costretto al lavoro in diversi bagni penali, cosa che gli ha permesso di ele­varsi al rango di re d'Aragona e poi di Polonia! Baciate la terra fra le sue mani, ma guar­datevi bene dal rivelargli questo riconosci­mento meraviglioso, perché si installerebbe nel mio impero con tutta la sua famiglia e in poco tempo lo divorerebbe. Imbarcatelo per un luogo qualsiasi, e alla svelta.

il visir            Sire, ubbidisco.

Scena settima

Il Bosforo.

padre ubu,  madre ubu.

madre ubu     Questa gente ci vuol imbarcare come bestiame,  Padre Ubu!

padre ubu      Meglio così, farò il vitello guardan­doli remare.

madre ubu     Non è stato un gran successo, per te, essere schiavo: nessuno vuole più essere tuo padrone.

padre ubu      Come? Ma io sì, che voglio! Comin­cio a constatare che la Mia Ventraglia è più grossa di tutta la terra e che è più degno che io mi occupi di essa. È lei che servirò, d'ora in poi.

madre ubu     Tu hai sempre ragione, Padre Ubu.

Scena ottava

La galera capitana.

padre ubu, madre ubu, l'aguzzino,

tutti i personaggi che sono comparsi nella commedia, incatenati ai banchi dei Forzati.

padre ubu      Che verzura, Madre Ubu, par di essere in mezzo a un pascolo,

i forzati        (remando) Falciamo la grande pra­teria!

padre ubu      È il colore della speranza. Aspettia­moci un lieto fine delle nostre avventure.

madre ubu     Che strana musica! Son raffreddati per la rugiada, che cantano così nel naso?

l'aguzzino     Per compiacervi, signore e signora, ho sostituito il solito bavaglio della ciurma con degli zufoli.

i forzati        Falciamo la grande prateria!

l'aguzzino     Padre Ubu, volete dare gli ordini per la manovra?

padre ubu      Oh, no! Se anche mi avete messo alla porta di questo paese e respinto non so dove come passeggero di questa galera, sono pur sempre Ubu incatenato, schiavo, e non coman­derò più. Mi si ubbidisce molto meglio.

madre ubu     Ci stiamo allontanando dalla Francia, Padre Ubu.

padre ubu      Eh! mia dolce fanciulla! Non darti pensiero per la contrada in cui approderemo. Sarà certo un paese abbastanza straordinario per essere degno di noi, poiché vi siamo con­dotti su una triremi a quattro ordini di remi!

La Frette, Settembre 1899


1 Armerdre,  da  armée,   « esercito ».

1   Cirage, in assomiglianza con serrage. «azione di stringe­re »,ma anche antico supplizio consistente nello stringere i piedi in apposite  apparecchiature.

2 Tapage,  « baccano »,  ma  qui  nel  significato popolare di «spillar soldi ».

1 Fer blanc, «  latta », e fer doux, « ferro dolce ».

1 Fourchelle à escargot, espressione usata nei postriboli per indicare  gli  impotenti.

1 In riferimento alla locuzione popolare jeter son bonnet par dessus Ics moalins, che vuoi dire « porsi al di sopra dell'opinione pubblica », «essere spregiudicali » e, per le donne,  « essere di costumi  assai  liberi ».

1 Si  intende  il marchio a fuoco dei forzati  a vita.