Uguale ma diverso

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UGUALE MA DIVERSO

UGUALE MA DIVERSO

Favola in un atto

Di GALAR

PERSONAGGI

PIERA

PINA

PIERO

ROSINA

Cateragia per il Sito GTTEMPO

 (La scena: un salotto elegan­te. Mobili solidi, non moder­nissimi. Siamo in casa di gente ricca, ma di buon gusto. Una poltrona comodissima. Alle pa­reti sono appese delle istanta­nee incorniciate. Quando si apre il velario sono appena fi­niti i funerali del marito di Piera, deceduto in seguito a tragico incidente).

Piera                              - (entra in iscena vestita a lutto. Un fitto velo le copre il volto pallido) Rosina...

Rosina                           - (sincera nel suo finto dolore) Oh! signora (soffo­cando le lagrime). Povero si­gnor Piero (piagnucolando): che sciagura! E quei funerali tanto strani, senza il pubblico... Il signor Piero che era tanto conosciuto e benvoluto...

Piera                              - (a Rosina) Non fare commenti, Ro­sina, non sta bene. Fai entrare la signorina che è nel vestibolo.

Rosina                           - Sì, signora (esce un istante e su­bito ritorna). Ma, signora, non c'è nessuno.

Piera                              - (insistente ed enigmatica) Guarda meglio, c'è una persona, ci deve essere.

Rosina                           - (esce e rientra subito) No, signora. Ho guardato bene anche negli angoli bui del­l'anticamera, non c'è assolutamente nessuno, ne sono sicura.

Piera                              - (con fare misterioso) Tu non la vedi, ma c'è. (Si affaccia all'uscio e chiama): Signo­rina, signorina! Ah! Entri, entri. (Rosina guar­da sbalordita la sopraggiunta, poi riprende a singhiozzare).

Pina                               - (seguendo la signora Piera appare sulla soglia. E' vestita esattamente come Piera, ma di lei è assai più giovane) Grazie, signora. (Appare commossa; dopo aver osservato con viva curiosità la stanza) Questa è la casa che abitava il signor Piero...

Piera                              - (a Rosina che continua a piagnucolare) Non piangere, Rosina! (A Pina, indicando con un cenno Rosina) È così affezionata. (Di nuovo col pensiero al marito scomparso) Che sventura! Che accadrà di me!

Rosina                           - (vorrebbe iniziare un discorsetto con­solatore, ma non riesce a causa delle lagrime).

Piera                              - (a Rosina) Taci, non dirmi nulla, nulla potrebbe consolarmi.

Pina                               - (artificiosamente turbata) Come com­prendo il suo dolore, signora!

Piera                              - (si toglie velo e cappellino che conse­gna a Rosina. Dà una rapida occhiata allo spec­chio ritoccandosi l'acconciatura) Lo adoravo.

Rosina                           - Il signore era così buono.

Piera                              - Va', Rosina, lasciami al mio... (guar­dando Pina invitante) al nostro dolore.

Pina                               - (assente col capo che reclina sul pet­to) Il nostro...

Piera                              - (a Rosina) Più tardi porterai il tè. (Rosina esce. Un silenzio; poi, rivolgendosi non senza contenuta aggressività a Pina) Ed ora, a noi due, signorina. Una spiegazione, dopo quan­to è avvenuto, mi sembra non solo necessaria, ma indispensabile.

Pina                               - (senza attribuire importanza eccessiva alle parole di Piera e con tono leggermente bef­fardo) Se lo crede utile. Per conto mio ne farei a meno volentieri. Sono così stanca. La lunga corsa attraverso la città dietro a quel fe­retro...

Piera                              - (con accoramento ma non senza ener­gia) Dopo quanto è accaduto, lo capirà anche lei, una chiarificazione si impone.

Pina                               - (rassegnata) E allora parli, sono pron­ta ad ascoltarla,, a darle tutte le spiegazioni che esige. (Con posa di creatura a cui s'impone un grande sacrificio inutile) Ormai...

Piera                              - (un tantino seccata per il contegno che va assumendo Pina) Vorrei, intanto, pregarla di non darsi delle arie. Non è davvero il caso.

Pina                               - (c. s.) Ma sì, è inteso, il torto- se torto c'è - è tutto mio, soltanto mio! Tutto come vuole lei...

Piera                              - (energica) Non « come voglio »; come è.

Pina                               - D'accordo. Io sono la colpevole e lei la vittima, d'accordo. Ed ora si inizi il... pro­cesso. Sono pronta: m'interroghi.

Piera                              - E perchè no? Non ne ho forse il diritto? Ma in che mondo vive lei, che ignora queste elementarissime cose?

Pina                               - Ma nel suo stesso mondo (con aria di superiorità): solo differisce il modo di conce­pire l'esistenza. Io vedo la vita da un punto di vista; lei da un altro.

Piera                              - Me ne accorgo. Ed è questo suo mo­do di concepire l'esistenza che le dà il diritto di assumere un tono così beffardo e spavaldo da­vanti a me, la moglie del suo amante?

Pina                               - Lasci stare queste dolorose faccende che non c'entrano. Che vuole? Trascinare da­vanti al suo tribunale anche l'anima di suo ma­rito?

Piera                              - L'anima, l'anima! Se avesse avuto un'anima non avrebbe agito come ha agito nei miei riguardi.

Pina                               - (vaga) Allora, forse, non l'aveva an­cora...

Piera                              - (positiva) Ma io l'adoravo, non ho amato altri in vita mia che lui. (Dopo una pausa, commossa) È per questo che la delusione è sta­ta tanto violenta! (Con risolutezza) La colpa però è tutta sua! Se lei non fosse venuta ai fu­nerali con quel (spregiativa) abito di lutto che - me lo lasci dire - le sta malissimo! - non avrei forse mai sospettato di nulla. E sarebbe stato meglio (singhiozza debolmente).

Pina                               - (incoraggiante) E come potevo? Non immaginerà che sia per mio piacere e volontà che mi sono messa in condizioni di dover fare la sua conoscenza a due metri di distanza dal­la... salma di suo marito! Io non ho mai tenuto ad avvicinarla, signora, e posso dirle che ho lot­tato moltissimo per evitare che

Piero                              - quando era in grado di poterlo fare! - mi introducesse qui da lei...

Piera                              - Che generosità... Le dovrei dunque della gratitudine...

Pina                               - (continuando)... Ma il testamento ha rovinato tutto! Ed ora eccoci qua a straziarci reciprocamente... inutilmente, non so con che gusto.

Piera                              - Non si tratta di gusto, ma di necessi­tà. (Dopo una pausa, con fare più calmo) Ma lei da quanti anni era Fa...mica di Piero?

Pina                               - (serena)      - Da qualche anno prima del­le sue nozze... (Pensosa) Chi si ricorda più. E' così lontano nel tempo.

Piera                              - La tresca durava dunque da circa dieci anni.

Pina                               - Sì, circa.

Piera                              - (con disgusto, ma senza accentuare) Un decennio d'intrighi, di menzogne, d'ingan­ni... che triste bilancio!

Pina                               - (amara) Anche per me, signora, il bi­lancio è al passivo. Ho fatto dono a... suo ma­rito della mia giovinezza; lei mi capisce: del fiore della vita. E cosa ne ebbi in cambio? Le più atroci rinuncie, amarezze senza fuiv, ed ora, come degno coronamento di un'esistenza passata nella penombra dell'illegalità, questa ridicola beffa che ci ha messo l'una di fronte all'altra come postume rivali d'un egoista spregiudicato del quale ci stiamo... contendendo non so che cosa. Ne convenga con me: è assurdo questo colloquio: assurdo e inutile. (// tono sarcastico e beffardo riprende il sopravvento) Senza con­tare che quel caro Piero forse non amava né me né lei!

Piera                              - (turbata) Signorina, io sono frastor­nata, non connetto più, ho il cuore in tumulto. E pensare che mi ritenevo così sicura di mio marito! Fino all'ultimo istante giurò di non amare che me al mondo. (Afflitta) E invece...

Pina                               - (cinica) Si consoli: a me giurava le stesse cose, ed anch'io ci credevo...

 Piera                             - Lei sapeva della mia esistenza ed aveva torto di illudersi; da parte mia invece la cosa era diversa: ignorando che lei esistesse credevo nelle parole di Piero come si crede nel Vangelo. E poi? Chi non si sarebbe ingannata? Il contegno di lui era così corretto, affettuoso, tenero... Qualunque donna ci sarebbe cascata. (Dopo una pausa e con repulsione) E tutto non era che inganno e tradimento!

Pina                               - (con un gesto consolatore) Ormai è inutile disperarsi, signora, e del resto ne vale forse la pena?

Piera                              - (esaltandosi, con risolutezza) Sicu­ramente no! (Pausa) Ah, le belle teorie che enunciava sul matrimonio, la famiglia, il focola­re, la fedeltà!

Pina                               - Le conosco !

Piera                              - Infame, le stesse frasi che pronun­ciava fra le pareti domestiche ripeteva forse nell'alcova dell'adulterio.

Pina                               - Le stesse, adeguandole alla mutata persona. In casa mia chi doveva rimanere fedele ero io: qui lei. Così il beneficio era doppio.

Piera                              - Sfacciato!

Pina                               - No, semplicemente... uomo.

Piera                              - E dire che mi faceva delle scene di gelosia.

Pina                               - Trucchi per sviare i sospetti caso mai glie ne fossero nati. Piero non era geloso, ne di lei, né di me. Aveva troppa fiducia in se stesso, credeva troppo nel suo fascino personale per ab­bassarsi a sospettare delle creature vincolate alla sua vita brillante di uomo fortunato e cinico.

Piera                              - Cinico, brillante, affascinante, Piero?

Pina                               - Cinico lo era di certo. Come spiega­re altrimenti il macabro scherzo finale che ci ha giuocato imponendoci di... mascherarci tutte e due da vedove e di seguirlo           - sole! - nel suo viaggio estremo?

Piera                              - E chi dice che non sia improvvisa­mente impazzito?

Pina                               - La data del testamento, che è anterio­re e di molto al fatale incidente che lo colpì.

Piera                              - Allora tutto è stato premeditato...

Pina                               - Pare di sì! Signora, faccia come me: lo dimentichi!

Piera                              - Potessi!?

Pina                               - Potrà, col tempo. In fondo - glie lo devo dire? - Piero la detestava! La parola è brutale, crudele, ma era necessario pronunciar­la, mi perdoni.

Piera                              - (guarda stupefatta Pina con sfida) Mio ma-ri-to mi detestava?! (Quasi schiatta di dispetto). Questo poi è troppo! Non posso reg­gere a tanta ignominia. E lei osa dire tali in­famie in questa casa che fu il nostro nido di amore?!

Pina                               - Non potevo non dire la verità. Ma poi, che dice? Nido d'amore? Vuol sapere co­me Piero giudicava il « nido d'amore »? Un... inferno.

Piera                              - (sopraffatta) Come ha detto? Infer­no?! (Guardando intorno strozzata dall'emo­zione come se invocasse la testimonianza delle cose che la circondano e di tutti i ricordi coniu­gali) Un inferno casa mia? (Riprendendosi e con insolenza) E, naturalmente, da lei era il para­diso...

Pina                               - (spavalda, quasi vittoriosa) Proprio così.

Piera                              - (dominando appena lo sdegno crescen­te) E non si vergogna di dire simili cose?

Pina                               - Ma io l'ho amato d'amore suo marito, non ho fatto come lei che l'ha sposato per con­venienza.

Piera                              - Taccia, taccia; per amore l'ho spo­sato e con il più profondo disinteresse.

Pina                               - (interrompendo) Disinteresse... rego­lato davanti al notaio. (Come a se stessa) Forse per questo Piero non la poteva soffrire.

Piera                              - (con gli occhi al cielo) Piero, senti questa donna come parla. (A Pina) Se mio ma­rito fosse presente le darebbe lui la lezione che si merita e rintuzzerebbe a dovere le assurdità che lei sta sciorinando con tanta sacrilega auda­cia per tentare di insudiciare la memoria di un uomo che in fin dei conti, con lei, - lo neghi, se può! - è stato di una generosità enorme! (A Piero, cioè rivolgendosi al cielo) Dillo tu, Pie­ro, vieni tu a smentire quest'infame che ti ac­cusa di tante turpitudini...

(Buio improvviso e poi di nuovo piena luce).

Piero                              - (viene d'...oltre tomba ed è vestito in modo un po' singolare come lo sono i defunti. Il volto sarà scarno e gli occhi incavati fortemen­te, le labbra taglienti; prestante, agile, tutto movimento; un uomo nonostante tutto festoso, quasi felice insomma. Si muove con sicurezza nella stanza che conosce perfettamente) Mi avete chiamato? (Le due donne si guardano e lo guardano per un istante perplesse, stordite, ma si riprendono subito. La presenza del morto non deve sbalordire, ne suscitare grande impres­sione. Subito moglie e amante si abituano alla compagnia del cadavere e chiacchierano e di­sputano tutti e tre con sicurezza e disinvoltura. Dopo un primo momento d'incertezza la recitazione deve riassumere il tono naturale, in modo che gli spettatori dimentichino che è presente un signore uscito poco prima dalla tomba e pronto a ritornarci).

Piera e Pina                   - (insieme, con stupefazione) Piero! Piero!

Piero                              - Eccomi qua... Ho udito che si faceva il mio nome e sono entrato... Disturbo?

Piera                              - Disturbare?!

Pina                               - La tua presenza è stata sollecitata.

Piero                              - Allora non sono importuno...

Pina                               - Anzi...

Piera                              - (esitante)... - Necessario.

Piero                              - Meglio così. (Gira per la stanza con­siderando con curiosa leggerezza gli oggetti e i mobili). Come tutto è diverso, stranamente mu­tato in così breve tempo... (Pausa. Le due donne si guardano e seguono con inquietudine le mosse di Piero che ora esamina con disprezzo le istantanee appese alle pareti). Non c'è che dire: sono proprio brutte. Non c'è gusto. Poi le ho fatte con quell'orrore di macchina.

Piera                              - Brutte?

Piero                              - Inauditamente. Il taglio è puerile, grossolano. Il più inetto dei dilettanti esordienti avrebbe fatto meglio.

Pina                               - (sorride).

Piero                              - Quelle che ho fatto a te, Pina, sono molto più belle. Le hai qui?

Piera                              - Ma che dici?...

Piero                              - Dovresti portarle e appenderle alle pareti di questo stesso salotto. (Benevolo e con­ciliante) Voi due siete nate per intendervi. Era­vate le mie due metà: è giusto, doveroso, neces­sario che vi ricongiungiate. Ora, poi, che siete vedove, non dovreste assolutamente vivere sepa­rate. Date retta a me. Realizzereste anche delle economie notevoli. In questi tempi difficili è consigliabile.

Pina                               - (che non sorride più) Ed io dovrei vi­vere qui in quest'in/erno?

Piero                              - Esagerata. Non è un inferno, questo. E' un grazioso salotto; i mobili non sono mo­dernissimi, ma comodi e solidi. Seduti (si siede) in questa poltrona accanto al fuoco si sta come d'incanto... (Si rialza). Lo dico schietto: in ca­sa di Pina un angolo così quieto e riposante non c'è. (A Pina) Con la tua manìa del Novecento sei riuscita a mettere su un alloggetto carino, elegante se vuoi, ma scomodo, freddo, anonimo, razionalizzato come una stanza d'albergo. (Pau­sa). Se però Piera preferisce andare ad abitare con te, tanto di guadagnato: (a Piera) lei paga meno di pigione...

 Pina                              - Cosa c'entrano i mobili con le gravi cose delle quali dobbiamo parlare?

Piero                              - (si alza) Ad ogni modo insisto nel dire che una buona poltrona è essenziale alla felicità della famiglia, non è vero, Piera?

Piera                              - Ma, Piero, lascia stare le poltrone.

Pina                               - (additando la poltrona sulla quale Pie­ro si è seduto) Elevi le seggiole a simboli? Certo (si siede) per leggere dei romanzacci con la pipa in bocca una poltrona come questa è indispensabile...

Piero                              - (si avvicina a Piera, dolce) A pro­posito, hai terminato di leggere L'unghia rosa avvelenata? L'incidente mi ha, purtroppo, im­pedito di giungere alla conclusione del libro. Che fine farà mai quella piccola e cara Dolly scoperta da John Brown nella cassaforte della Banca Valgart e C?

Piera                              - Il libro è ancora lì con il segno la­sciato da te a pagina 93.

Pina                               - Ma dunque è vero... amavi i romanzi gialli?

Piero                              - No; li leggevo per... sottrarmi alle conversazioni coniugali, ma non li ho mai potuti soffrire. Detesto il giallo: ora poi, nelle mie condizioni, solo a udirne parlare mi pare di sentirmi invaso dall'itterizia. (A Piera, con fin­ta aggressività, fissandola negli occhi) Guarda­mi,

Piera                              - (ironico) di che colore è la mia pel­le? (Piera rimane interdetta e indietreggia at­territa). Ma che ti vado domandando? Quando mai ti sei accorta di qualcosa che mi riguardas­se... Tu di me hai solo saputo quello che ti ho detto io stesso, ed è stato un bene, forse... (Ri­de, poi tornando all' argomento di prima) Ma questa « robaccia » non ha alcuna attrattiva sul mio spirito. Un buon libro mi è sempre piaciu­to, ma sono tanto rari; più rari forse delle donne saggie...

Piera                              - (con collera crescente) Cosa mi tocca udire... E sei proprio tu che osi parlare della saggezza delle donne, tu che sei il più sfronta­to degli impostori, il più infame dei traditori?

Piero                              - (calmandola, conciliante ma sempre un po' superficiale, vago e scanzonato) Ades­so esageri e vai oltre il tuo pensiero. (Si pro­tende mefistofelicamente verso di lei) Non c'è ragione di inveire con tanto accanimento con­tro una... povera ombra innocente.

Pina                               - Ma si calmi, signora; Piero ha ragio­ne, non è il caso di agitarsi tanto.

Piera                              - E anche lei, glielo dico schietto, mi fa nausea. S'è introdotta qui...

Pina                               - Io, veramente, non mi sono affatto introdotta. E' stata lei a propormi, ad impormi di entrare... Non mi faccia ripetere cento volte le stesse cose.

Piera                              - Sono stata io, sono stata io... Bella forza! Era pure necessaria una spiegazione, tra noi, dopo quanto è successo. Capirà, io sono una donna onesta e mi piacciono le situazioni nette. Certo, lei, concetti simili non li apprez­za, ma io...

Piero                              - (calmo, disinteressato, persuasivo) Anche Pina è una donna onesta, te l'assicuro. In caso contrario non l'avrei frequentata per tanti anni, non l'avrei...

Piera                              - Taci, tu, che sei stato il suo complice per dieci anni! E' ignobile quello che fai, quel­lo che avete fatto: ingannarmi così...

Pina                               - In realtà è stata lei ad ingannare. Io ero l'amante di suo marito prima che lei ne di­ventasse la moglie...

Piero                              - Esatta la cronologia, ma non è gene­roso incrudelire con simili superflue precisa­zioni contro un povero cuore già tanto afflitto. Non dimenticare che è mia moglie e che la legge è dalla sua parte.

Piera                              - (solleva il capo e guarda Piero ricono­scente) Puoi dirlo...

Pina                               - (a Piero) Ed io me n'infischio della legge. Adesso vuoi preoccuparti della legalità? Mi pare tardi. Ad ogni modo ricorda che lo sde­gno tanto chiassoso al quale tua moglie ti fa as­sistere non è sincero: essa recita!Poco fa, prima del tuo ritorno, improvviso ed imprevedibile, quando era sincera e parlava liberamente, ne ha dette delle grosse sul tuo conto.

Piero                              - (con comica autorità) Gliene ricono­sco il diritto. E la perdono. Del resto questo urto tra voi è opera mia; non mi lagnerò se tra le due litiganti sarò io a... prenderle. Ormai, nelle mie condizioni, tutto ha un valore così relativo... e posso anche subire questo oltrag­gio per non fare dispiacere e mia moglie. (Sor­ride) Le proteste di Piera sono la quintessenza del buon senso e le accetto. Una moglie ha di­ritto di farsi rispettare, deve essere rispettata. La moglie è sacra: è la regina del nostro nido...

Piera                              - Cialtrone! Bel modo di rispettare il nido, il tuo!

Piero                              - (poetico) Lo stesso modo che usano le rondini...

Piera e Pina                   - Eh? (Lo guardano stupefatte come in attesa di spiegazioni).

Piero                              - (a Piera, affettatamente sentimentale, come in istato di rapimento per il racconto evocatore) Ma sì. Non ricordi quante volte nella nostra casa di campagna ti ho segnalato la partenza delle rondini dicendoti: « Vedi, le rondini disertano il loro nido ». E tu, piccola e ingrata smemorata, cosa rispondevi? Sempre la stessa fiduciosa e serena parola: oc Ritorneran­no ». (A tutte e due) Ebbene, le rondini non sono forse anche esse creature di Dio? (A Pie­ra) Ed io che ti parlo, non sono forse sempre tornato al mio, al nostro nido?

Piera                              - Macché rondini d'Egitto. Tu non sei una rondine, ma un... pipistrello!

Pina                               - Oh Dio, come sei diventato compli­cato e poetico in queste ore di assenza...

Piero                              - (svagato) Io? ma neanche per so­gno. L'animo mio è rimasto quello che era pri­ma: tutto chiarezza, semplicità. Poeta lo sono stato sempre anche se voi due non ve ne siete accorte mai. Riconosco però che ho fatto del mio meglio per celarvi i miei veri stati d'animo. (A Pina) Ma hai torto di credermi complica­to. Se vi è qualcuno di oscuro qui, non sono io; siete voi. Siete voi due che complicate le cose con il vostro contegno. Io ho sempre saputo con limpida chiarezza quello che volevo nel corso della mia vita tanto breve! Altro che com­plicato! Del resto anche ora: guardatemi: sono l'evidenza in persona. Così quando ho dettato il mio « curioso » testamento...

Piera                              - Pazzo, di' pure pazzesco testamento. Un marito dabbene, affezionato, non pensa, non scrive, non impone simili assurdità.

Piero                              - (a Piera) Potevi rifiutarti di accet­tarne le clausole. E anche tu, Pina, potevi sot­trarti all'obbligo di accompagnarmi dall'una all'altra vita.

Piera e Pina                   - (insieme) E come?

Piero                              - (sorridente) Rinunciando all'ere­dità... Ma né l'una ne l'altra avete avuto il coraggio di sacrificarvi.

Piera                              - Mi credi venale a tal punto?

Pina                               - Non dubiterai, spero, del mìo disin­teresse...

Piero                              - (serio) Non dubito, non credo, non penso nulla: mi arrendo all'evidenza. Ma non divaghiamo. Sono io, dunque, che ho voluto questo colloquio, sono stato io a provocarlo e non me ne pento. Era necessario. Costituisce, oltre tutto, un atto di riparazione. Voi siete le due donne che io ho amato.

Piera                              -... contemporaneamente... (insieme)

Pina                               -... e tradito...

Piero                              - Sì, se volete! In realtà tradimento, adulterio non c'è stato. Quello che amava Pina non era lo stesso uomo che amava Piera. Ciascu­na di voi ha creduto di possedere la mia anima nella sua totalità e non ne possedeva che la metà, forse meno...

Pina                               - Io veramente sapevo...

Piero                              - Sapevi? Che cosa? Che avevo mo­glie, ma eri convinta che non l'amavo, e ciò per te voleva dire che essa non esisteva come entità psicologica. Fisicamente esisteva, ma contava così poco... (Si avvicina a Pina e la carezza bre­vemente su una gota) Non è cosi? (Subito do­po corre da Piera e con voce tenera): Ma le congetture di Pina non sono mai state un mo­dello di perspicacia. Noi invece ci amavamo moltissimo. Solo il nostro era un amore diverso.

Piera                              - Mi amavi moltissimo e mi facevi le corna...

Piero                              - Per l'appunto. Quando si è innamo­rati si comincia coll'ingannare se stessi e si fi­nisce ingannando gli altri. E' sempre così. Ah! quante storie si inventano sul tema puerile della fedeltà. Ormai ne parlo con il più assoluto di­sinteresse... mi crederete. Ebbene, lasciatemelo dire anche se non è originalissimo: non è che una questione di età, indipendente dalla nostra volontà. Gli uomini della mia età vorrebbero re­stare fedeli e sovente non lo possono; i vecchi vorrebbero il contrario e non lo possono a loro volta... Perchè tante recriminazioni, tante gelo­sie, tanto chiasso? Tutto ciò è assolutamente inutile.

Piera                              - Io non ho amato mai altri uomini in vita mia...

Piero                              - Certo, non lo metto in dubbio. Nel cuore di una brava mogliettina l'amore è sempre profondo e posso dire che il mio è stato un ma­trimonio riuscito. Noi fummo felici, non è vero, Piera? Hai forse dimenticato le belle lunghe serate trascorse proprio qui, in questo salotto, fumando...

Pina                               -... la pipa...

Piero                              -... e leggendo...

Pina                               -... romanzi gialli...

Piero                              -... ascoltando i dischi alla radio.

Pina                               - (ironica) Oh Dio, che spasso! Deci­samente mi fai pena. Cosa valgono simili me­morie puerili? A mia volta potrei chiedere a te se hai dimenticato le ore d'ardente passione che hai trascorso nelle mie braccia! Anni d'intimità assoluta, profonda, senza ombre, di cui tu stesso esaltavi la bellezza e la rarità. Credo contino un po' più nella vita di un uomo delle awilentissi-me vicende casalinghe che stai rimasticando per attenuare lo sdegno di tua moglie...

 Piero                             - Non si dimentica mai nulla, Pina. Il passato vive in eterno, anche dopo che è... passato. Lo vedi, perfino nelle mie condizioni schiaccia il nostro destino col suo peso enorme. E il ricordo delle notti che tu chiami « ardenti » è quello che più m'indispettisce contro di me e contro di te... Certo le esaltavo e ancora le rin­noverei, se potessi, perchè sono state infatti su­blimi... (Pina sorride e Piera si corruccio). Ma sono state nello stesso tempo martirizzanti come un supplizio. Uscivo dalle tue... grinfe, pardon (galante) dalle tue braccia, avvilito, estenuato e con un solo desiderio in cuore: fuggirti, tor­nare da Piera- (con dolcissima voce) dalla mia eterna e buona (Piera s'inorgoglisce)... noiosis­sima consolatrice.

Piera                              - Noiosa, io?

Piero                              - Ah sì, cara, fino all'afflizione (ride).

Pina                               - (con fierezza) Mi fuggivi per... tor­nare da me il giorno dopo.

Piero                              - La storia delle rondini... Vale anche per te. Per di più tu rappresentavi l'amore, l'eb­brezza, mentre lei era... l'aspirina che mi gua­riva dell'emicrania l'indomani dei nostri sollaz­zi... Però, non illuderti, Pina: in fondo non ti ho amata che agli inizi della nostra amicizia, quando ti conobbi ed eri ancora una fanciulla bella, pura, casta come una rosa, quasi una bimba - la Primavera! - , ma poi... da quan­do ti sei rivelata donna - e che donna, ohimè! - ti ho fors'anche odiata... Ma non avrei potuto dividermi da te, mai. A modo mio sono dunque stato un uomo fedele...

Pina                               - Bum!

Piero                              - Dico forse, riconosco che non sono sicuro dei miei sentimenti...

Pina                               - (beffarda) Sentimenti, sentimenti, guarda come si nobilita...

Piero                              - Sono sempre stato un po' orgoglioso, lo sai...

Piera                              - Concludi, dunque: quale di noi due amavi?

Pina                               - Lei od io?

Piero                              - Tutte e due e nessuna, o forse un'altra.

Piera                              - Avevi un'altra amante?

Pina                               - (ridendo) Adultero due volte?

Piero                              - Sì e no.

Pina                               - Ancora enigmi?

Piero                              - Voglio dire che...

Piera                              -... noi due non ti bastavamo...

Piero                              -... il mio ideale...

Pina                               -... non siamo noi.

Piero                              - No.

 Piera                             - Dunque esiste una terza donna?

Pina                               - Dovevi far partecipare anche lei ai tuoi funerali eccezionali e strambi, Don Gio­vanni da strapazzo!

Piero                              - (scanzonato, quasi assente) Ma non potevo, non potevo perchè non esiste, o almeno esiste ma non è una creatura viva come lo siete voi due con tutte le vostre qualità positive e ne­gative, con i vostri difetti sopportabili e insop­portabili, che io ho saputo sempre             - negate­lo se potete    - tollerare con magnanimità. L'es­sere cui io alludo è anche in voi... Un po' nel­l'una e un po' nell'altra. L'ideale sarebbe stato di potere amalgamare le due parti e creare un essere unico, il tipo perfetto, completo, ideale, rispondente al cento per cento al sogno, ma chi è capace di realizzare un'operazione fisio-psico-logica così ardita? E' già stata una pazzia il con­cepirla ed io solo so quello che mi è costato di pena, di solitudini, di amarezze il mio assurdo tentativo. Ora l'eccezionale circostanza che vi ha permesso di conoscervi ed avvicinarvi po­trebbe certo contribuire a condurre a buon esito un esperimento... postumo... Ma con la vostra intransigenza, le vostre così palesi ostilità reci­proche sarà difficile giungere a risultati posi­tivi. Siete... disperanti e fareste dannare un Santo! Immaginatevi poi me che non lo sono ancora! L'accordo sarà impossibile se non de­porrete le armi e. non rinuncerete a discutere la questione dal punto di vista del diritto. Il diritto non c'entra più. Il problema è di carat­tere morale. Se realmente c'è in voi - e per questo vi ho avvicinate    - la volontà di diventa­re, sia pure in ritardo, la donna che ho amato, ebbene, rinunciate spontaneamente ai vostri sin­goli egoismi e l'essere che cerco - che cerchia­mo - sorgerà dalle macerie stesse dei vostri es­seri imperfetti ed... incompleti. E renderete - almeno per ora - un po' meno infelice l'uo­mo che pretendete di avere amato con tanto esclusivistico egoismo.

Pina                               - (ironica) Ma se c'è un egoista tra noi quello sei tu, caro incosciente.

Piera                              - (aggressiva) Sciagurato, stai vestendo di filosofia la tua vergogna. Non pensi dunque alla vita futura? Non hai l'anima? Che mo­stro sei?

Piero                              - Non ricominciare. Tanto a che var­rebbe? Io sono totalmente insensibile e per... ovvie ragioni ai tuoi attacchi. Non è a me che devi rivolgere i rimproveri, ma, caso mai, a lei...

Pina                               - A me?

Piero                              - Sicuro. E tu (a Pina) non esitare: scaglia liberamente le tue frecciate avvelenate a Piera. Dallo scontro nascerà un secondo, un ter­zo, un quarto Piero ancora diverso da quello che voi avete immaginato e uno di essi sarà, forse, il vero. Ma come premessa necessaria ad ogni... chiarificazione è necessaria la vostra unione. Da essa...

Piera                              - Dalla nostra unione non nascerà pro­prio nulla perchè io respingo netto la tua mo­struosa proposta.

Piero                              - Hai torto. Molte volte ho pensato a te... baciando Pina...

Pina                               - Miserabile.

Piero                              -... e viceversa. L'una integrava con la sua presenza ideale l'altra. In quei brevissi­mi istanti ero felice.

Pina                               - Parole...

Piera                              -... sacrileghe.

Piero                              - (filosofo) Oneste verità che vengono ripudiate per non provocare una catastrofe uni­versale... Ma perchè perderci in divagazioni? Riprendete il dialogo chiarificativo al punto in cui l'avete interrotto, quando avete invocato la mia testimonianza e la mia presenza. Riprendete il... dibattimento e aprite le finestre delle vo­stre anime claustrate. Avete vissuto per anni ed anni nell'illusione e nella menzogna: verità e luce vi faranno bene. Ma è perfettamente inutile ch'io assista al processo. Io sarò presente lo stes­so nell'inquietezza delle vostre coscienze con­turbate.

Piera                              - Ah no, caro. Ora non puoi svignar­tela così all'inglese. L'hai voluto questo scon­tro? Ebbene, subiscilo fino all'ultimo. Fac­cende così... (esita).

Pina                               - (suggerendo)... delicate.

Piera                              - (aggressiva)... turpi è meglio ri­solverle presente cadavere.

Piero                              - (si scuote) Ma...

Piera                              - (energica) Non c'è ma che tenga...

Piero                              - (ironico) Insomma, che vuoi? Non pretendi mica che divorziamo ora che sei ve­dova!... I processi agli spiriti non si fanno...

Pina                               -... in terra.

Piera                              -... ma in cielo sì! E sarai giudicato per le tue infamie.

Piero                              - Questi sono affari miei strettamente personali e a rigore non dovresti interessartene.

Piera                              - Mi interessano invece e come...

Piero                              - Comunque non credo che sarà in­vocata la tua testimonianza contro di me. Di là le mogli non contano, per fortuna.

Piera                              - Ancora mi beffeggi?

Piero                              - Ma no, amore.

Piera                              - Non sono affatto il tuo amore. Sono, cioè ero, purtroppo, tua moglie. Ah, il ma­trimonio !

Piero                              - Ingrata! Hai il coraggio di prote­stare tu che nel matrimonio hai trovato la fe­licità? Lascia a me, povero marito sacrificato, tale lamento...

Piera                              - Non dovevi sposarmi!

Piero                              - E che ne sapevo io, prima? Spo­sarsi è come mangiare dei funghi: ci s'accorge dei... dolori troppo tardi.

Piera                              - Ed è per questo che (indicando Pina) ne hai... sposata un'altra?

Pina                               - Prego, io non sono mai stata la mo­glie di suo marito...

Piera                              - Può darsi, ma la sostanza è la stessa.

Piero                              - Purtroppo, l'ho sempre pensato an­ch'io... quando era l'ora di pagare i conti. Ma chi ricorda più simili sciocchezze?

Piera                              - Bigamo!

Pina                               - Scortese!

Piero                              - Tu, Piera, poi, dovresti essermi grata per il modo come ho saputo destreggiarmi evitandoti il dispiacere di apprendere la mia presunta infedeltà prima d'oggi.

Piera                              - Con l'inganno e con la frode. Tutto ciò è ignobile.

Piero                              - Ingrata! Se io avessi agito con mi­nore accortezza avresti saputo prima il mio segreto e la nostra vita in comune non sarebbe stata possibile più. Invece così...

Piera                              - Con la dialettica riduci il tuo adul­terio ad un semplice malinteso.

Piero                              - La vera base del matrimonio è sem­pre un malinteso, cara; immagina poi l'adul­terio che è il solo mezzo consentito per eva­dere - temporaneamente, per fortuna - dai ceppi coniugali.

Piera                              - Sciocco e villano!

Pina                               - Ma non se la prenda, signora; fra un minuto avrà mutato parere. È d'un'inco-stanza spaventosa: oscilla come i titoli in Bor­sa. (A Piero) Faresti meglio a rispondere chia­ro e tondo sciogliendo il tuo stupido enigma. Del resto è il tuo stesso interesse che lo esige se vuoi lasciare di te un ricordo rispettabile.

Piero                              - Oh, in quanto a questo ho provve­duto con la equa distribuzione dei miei averi. Avevo diviso la vita con voi due, era giusto e doveroso che lasciassi pure a voi due le mie sostanze. Pensateci: avrei potuto lasciarle in eredità a qualche opera di beneficenza. Che scandalo sarebbe stato, per voi... Invece ho re­golate le cose nel migliore dei modi. E voi mi maltrattate... Coi denari che vi restano avete l'avvenire assicurato e vivrete felici. Tu, Piera, appena terminato il lutto, potrai sposarti di nuovo. Le vedove inconsolabili e piangenti sono ricercatissime come mogli: l'umidità fa­vorisce in maniera incredibile il trapianto... Del resto sei una moglie tanto preziosa che meriti bene di godere almeno un paio di feli­cità coniugali eterne...

Piera                              - Cinico.

Pina                               - Spiritoso!

Piero                              - Né cinico, ne spiritoso. Forse - lo confesso - un po'... vanitoso lo sono...

Pina                               - Oh Dio... Copriti di miele e le mo­sche voleranno su di te...

Piero                              - (poetico con voce flebile e triste) Su di me ormai non volano che farfalle dalle ali nere...

Piera                              - La verità meno poetica delle tue allusioni ma più... vera è che stai facendo sforzi inauditi per sottrarti al dovere di essere - almeno ora - sincero con te stesso e con gli altri. Ma quello che sei appare ben chiaro dalle tue parole oblique. Un meschinissimo uomo qualunque, tipico modello di quel ce pic­colo borghese » che fingevi di detestare, ecco quello che sei sempre stato, prima ed ora! (Re­cisa) Puoi essere sicuro che non tarderò a can­cellarti dalla mia memoria.

Pina                               - (a Piero) Mezz'ora fa giurava di morire col tuo nome sulle labbra.

Piera                              - Mezz'ora fa ignoravo quello che ora so.

Piero                              - (a Piera) Presuntuosetta!Ed ora che sai? Nulla, assolutamente nulla più di prima. Credi di sapere qualcosa e speri di tro­vare in questo qualcosa quel turbamento inte­riore che ti manca e che riempirebbe fino al­l'orlo la coppa vuota della tua modesta esi­stenza mancata! Ma in realtà non sai nulla! (A Pina) E tu, piccola cara, mi rimarrai fedele? Non ti auguro, no, di sposarti. Nelle tue con­dizioni è estremamente noioso... La storia dei precedenti, i pregiudizi...

Pina                               - Risparmiati i consigli...

Piero                              - Non irritarti. I consigli sono come i baci: non costano nulla e procurano una gioia immensa a chi li dà. Ecco perchè mi permet­tevo di suggerirti...

Pina                               -... degli aforismi. Grazie lo stesso. In fatto d'amore, le esperienze fatte mi ba­stano; non chiedo altro, come non chiedo - se sarà possibile - che di rivederti mai più.

Piero                              - Oh, per questo puoi stare tranquilla. Se non mi chiamerai non verrò certo di mia spontanea volontà a seccarti. Dove sto mi trovo magnificamente e non commetterei l'er­rore di lasciare il mio posto ad un altro. Ma ormai, col vostro permesso, devo andarmene. È ora. Anzi, è già perfino tardi. (S'avvicina al telefono, a Piera) Permetti? (Compone un nu­mero. Degrada lentamente la luce. Dopo una pausa) Sono io, Piero. Ma sì, io, Piero... Pronto, pronto. Stamane? Al cimitero? Ma la­scia andare, ti spiegherò. Sono io: non senti la mia voce? Ecco, appunto. Passi a prendermi con la macchina? Sì, a casa di mia moglie. Non confondere: in casa di Piera, in via Lean­dri n. 6 e non da Pina... Sono qui di passaggio. Ma non tardare. (Rispondendo) Star fuori sta­notte? Ah no, davvero non me la sento. E poi, sai, i controlli... Ho approfittato del fatto che i cancelli non erano chiusi per venire a rego­lare certe cose (guardando le due donne) deli­cate, ma non voglio abusare. Subito così il primo giorno, capirai...

Piera                              - Ma Piero...

Piero                              - Eh? (di nuovo al telefono)... non starebbe bene.

Pina                               - Ma che scherzi sono questi? Smet­tila.

Piero                              -... ti attendo, vieni subito, addio. Sì, ti spiegherò tutto dopo, sta bene. Vieni.

Piera                              - (inquieta) Ma chi deve venire? A chi telefoni?

Piero                              - A lei, alla mia nuova amica. Mi at­tende... Lo facevo anche con voi, quand'ero in ritardo... Stare con voi è così piacevole; il tempo vola senz'accorgersene. Ma ormai è giunta Fora...

Pina                               - Non illuderti, non rifarò la strada da qui al cimitero dietro la tua ombra. No davvero! Non ripeterò la dolorosa « corvée » di stamane. Sono affranta dalla stanchezza e stra­ziata dalle emozioni. Vorrei anzi riposare un istante... (Si siede nella poltrona in fondo alla scena).

Piera                              - (decisa con autorità) Ora che sei tornato non devi più andartene. Io ti tratterrò qui a qualunque costo...

Piero                              - Come potrai? Non sono che un'om­bra inquieta...

Piera                              - Resta, ti perdono...

Piero                              - (umano, con profondità, fermandosi di botto tra la zona di luce e quella d'ombra che già invade l'uscio e voltandosi verso Piera) Ah! Sei tu che perdoni me? (A Pina che quasi non si scorge più) E anche tu, Pina, mi... perdoni? Ma di che? Della beffa testamentaria o delle... gioie di cui mi avete defraudato?

Piera                              - Non ti capisco. Io ti perdono d'a­vermi tradito. Come moglie non posso fare di più.

Piero                              - È giusto. Grazie, Piera. Ora il mio spirito si è rasserenato. Vado. Ho quello che mi mancava per vivere la mia pace in eternità (ride beffardamente). Addio, dolce mogliettina ideale...

(Si ode un sibilo. L'angolo ove siede Pina diventa buio e la donna sparisce. Piera fa per lanciarsi verso Piero, per afferrarlo, gridando con le mani tese: Piero! Piero! Piero!, ma anche la figura di Piero viene inghiottita dalle ombre. Fulmineamente torna sfolgorante la luce. Piera è seduta al posto di Pina. Entra Rosina con il tè per una sola persona).

Rosina                           - Ecco il tè, signora.

Piera                              - (come se si svegliasse) Ah sì, brava, Rosina.

Rosina                           - (pone il vassoio e guarda a lungo la padrona che sembra svegliarsi da un lungo le­targo) La signora dormiva?

Piera                              - Io? (Con un tono di voce che do­vrebbe esprimere un profondo oscuro dibattito interiore) Che non abbia veramente vissuto che per la prima volta?

FINE