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La guerra di Troia

ULISSEA

(ovvero, le avventure di Ulisse)

Dall’ODISSEA di OMERO

di Michele La Ginestra

(scena 1)

Omero: (accompagnato da Atena che lo posizione fronte pubblico; ha dei grossi occhiali da vista) cari amici benvenuti qui in teatro! Non so se ricordate, ma l’ultima volta che ci siamo visti…o meglio, l’ultima volta che mi avete visto, che oramai io ci vedo sempre meno…sarà la vecchiaia, ma la vista mi è proprio calata e, peraltro, ho mille dolori che mi salgono dai piedi fino alla punta dei capelli… veramente, non si può andare avanti così…vabbè lasciamo perdere…che stavamo dicendo? Mamma mia non mi ricordo più niente…giuro, dico una cosa e me la scordo subito…sarà la vecchiaia…che poi fosse solo quello ma ho mille dolori che mi partono dai piedi fino alla punta dei capelli…ogni giorno è peggio…vabbè lasciamo perdere…che stavamo dicendo? (fa finta di aver colto un suggerimento dal pubblico) ah sì, l’ultima volta che ci siamo visti…o  meglio, l’ultima volta che mi avete visto, che oramai io ci vedo sempre meno…ve l’ho detto? ma che ne so, sarà la vecchiaia, infatti ho mille dolori che mi salgono dai piedi fino alla punta dei capelli…che non si può andare avanti così…vabbè lasciamo perdere va…che stavamo dicendo? Ahhhh, che l’ultima volta vi avevo raccontato la storia della guerra di Troia, che tutti già conoscete no? no? Allora ve la racconto io. Mi presento:


son Omero dell’Iliade l’autore

tante volte mi diletto col narrare

raccontare, colorire e un po’ cantare

le avventure della guerra e del furore


(entra Atena e gli suggerisce una cosa all’orecchio ed esce) ecco, così iniziava l’altro spettacolo, ma per chi l’ha visto e non si ricorda (…come me) e per tutti quelli che non sono venuti…chi è che non ha visto “Gli eroi di Troia”?…ammmappetelo quanti...e come mai? Vabbè vi perdono! Comunque, per tutti facciamo un salto indietro…come dicono i greci un flashback…non conoscete il greco? Allora lo dico in inglese: un’analessi…vabbè raccontiamo un antefatto…insomma, quello che accaduto nella puntata precedente, va bene così? Eravamo fuori delle mura di Troia, quando Menelao detto il cornuto… a causa del suo copricapo, ed Ulisse, detto lo stratega, cercano di dare una svolta alla guerra di Troia…

(entrano Ulisse e Menelao)

Menelao: Ulisse, non se ne può più…sono dieci anni che facciamo questa guerra, si sono tutti rotti le scatole. Noi di farla, Omero di scriverla, ed il pubblico di ascoltarla…bisogna trovare una soluzione

Ulisse: sembra facile, una soluzione così su due piedi

Menelao: in verità è dieci anni che stiamo cercandola

Ulisse: va bene, dato che io dovrò passare alla storia come un uomo astuto, io vi darò una soluzione che ho in testa da un po’ di tempo, a patto che poi Omero scriva un altro poema con me protagonista…

Menelao: Ulisse non puoi fare questi ricatti …

Ulisse: ma io vorrei un poemetto, piccolo, che magari racconti del mio ritorno in patria, dell’accoglienza festante che mi riserveranno i miei…che vuoi che ci si metta a tornare ad Itaca…qualche giorno…deve scrivere una cosetta semplice, insomma, mica un’Odissea!

Menelao: ci provo, ma non garantisco niente…(andando verso Omero) mi scusi signor Omero, io lo so che lei ha un sacco di cose da fare, ma il mio amico Ulisse avrebbe piacere, in cambio della soluzione di questa faccenda, che lei scrivesse una cosettina sul suo ritorno in patria, due tre avventurine, mica un’Odissea…lei che ne pensa

Omero: (come illuminato) Odissea?!… Ma certo, è una bella idea, (fantasticando) solo due o tre avventurine…certo sire, gli può dare la mia parola (va via sogghignando) solo due o tre, può starne certo ahahah…

Menelao: (verso Ulisse) è fatta, Ulisse è fatta, mi ha promesso che scriverà, sembrava entusiasta, magari vi scambiate gli indirizzi ed una volta tornato ad Itaca lo chiami e gli racconti le due cosette che ti son capitate e lui poi ci ricama un po’ sopra

Ulisse: grande Mene! Grande! Ti sei meritato la mia idea, un’idea rivoluzionaria, che rimarrà nella storia, tieniti forte: la mucca di Troia!!! (lo prende sotto braccio per uscire di scena)

Menelao: la mucca?

Ulisse: si! una mucca di legno, grossa, da regalare ai Troiani!

Menelao: ma non sarebbe meglio un cavallo?

Ulisse: loro sono già pieni di cavalli, se gliene regali un altro è capace che non lo prendono come dono…

Menelao: vabbè, facciamo la mucca…e poi?

Ulisse: la mucca deve essere una cosa enorme…che ci devono entrare dentro una quarantina di soldati, e poi una volta che se la sono portata dentro le mura…(escono)

Omero: ecco, ragazzi, la storia terminò pressappoco così…con i greci che facevano finta di andarsene, ed i Troiani che portavano all’interno delle mura della città il muccone di legno con dentro i soldati greci…poi, durante la notte, come tutti sapete, i greci escono dal nascondiglio, aprono le porte della città, fanno entrare i compagni, e conquistano Troia! Fine della guerra! Ulisse, che in greco si dice Odisseo, soddisfatto della pensata che lo consegnerà alla storia, se ne tornò ad Itaca…ma dopo 10 anni!!! (sospirando)… quando ci si mettono di mezzo gli dei…e poi, sinceramente, se Ulisse se ne tornava dritto dritto a casa io che raccontavo?...hai voluto la storia? E mò pedala!

(scena 2) (musica – entrano Atena travestita da Mentore, e Telemaco)

Atena: ma insomma Telemaco, non è possibile che tu non abbia notizie di tuo padre da così tanto tempo…lui è partito per la guerra di Troia, che oramai è finita da un pezzo…

Telemaco: lo so…ma lo sai come vanno le cose oggigiorno…oh, siamo nel 700 avanti Cristo, il telefono, le email, la televisione li devono ancora inventare …qua per sapere qualcosa di qualcuno devi incontrare uno che te la racconti

Atena: appunto! Sei te che devi andare a chiedere informazioni in giro! che ne so…vai da Nestore, il re di Pilo…lui è stato uno dei greci più coraggiosi della guerra di Troia, saprà sicuramente darti delle notizie su Ulisse, che ti aiutino a rintracciarlo

Telemaco: amico mio, ma Pilo mica sta dietro l’angolo…bisogna fare un viaggio per nave e lo sai qua ad Itaca come siamo messi…i Proci hanno invaso questa casa, approfittando dell’assenza di papà…ogni sera banchettano e gozzovigliano (si sentono i rumori del banchetto dall’esterno)…li senti? Si comportano come se fossero i padroni, aspettando che mamma finisca la tela…

Atena: la tela? Si, ho visto tua madre Penelope che lavorava al telaio, anche se…non mi sembra un fulmine: non procede! pare che sia sempre allo stesso punto

Telemaco: vuoi sapere un segreto? la notte disfa quello che ha fatto durante il giorno

Atena: e perché?

Telemaco: perché ha promesso che sceglierà il nuovo marito, una volta che avrà finito di tessere un sudario per nonno Laerte…ma lei è convinta che papà prima o poi tornerà e quindi di notte disfa tutto il lavoro

Atena: e allora aiutala! Vai a cercare tuo padre… basta Telemaco, non puoi più aspettare, prendi una barca, qualche uomo per l’equipaggio e vai a Pilo

Telemaco: nessuno dei cittadini di Itaca mi seguirà, ci ho già provato, hanno tutti paura dei Proci, ed io come faccio a governare una barca senza equipaggio? Che faccio vado in windsurf?

Atena: stai tranquillo, ci penso io…ci vediamo domani, al porto…acqua in bocca

Telemaco: quella del porto? che schifo!

Atena: ma no! acqua in bocca nel senso metaforico

Telemaco: metà in bocca e metà forico?

Atena: ma sei di coccio?! non devi dire niente a nessuno, soprattutto a mamma!

Telemaco: mi dici acqua in bocca..dimmi statti zitto, no?

Atena: ecco: statti zitto! (lo spinge fuori, poi Atena torna indietro, si toglie il travestimento ed al pubblico dice:) figurati se è un problema trovare una barca ed un equipaggio…per una dea come me! ho parlato con Zeus… Giove come lo chiamate voi a Roma, e mi ha promesso che farà ritornare Ulisse a casa, adesso che Poseidone è in ferie; che se fosse per lui il povero Ulisse doveva starsene altri 10 anni a zonzo…però io glielo avevo detto ad Ulisse: non buttare l’immondizia in mare, se se ne accorge Poseidone, il dio del mare, poi te la fa pagare cara: è molto fumantino…e quello invece cocciuto, come al solito ha fatto il furbo, dice “intanto chi mi vede”…e taratà, come butta il sacchetto con l’immondizia, esce fuori Poseidone in persona, che gli scatena una tempesta tale che gli fa perdere la rotta e poi fa naufragare tutte e 12 le navi …è così che comincia l’Odissea…con la sottoscritta, la dea Atena, che spinge il figlio Telemaco sulle sue tracce…(esce ed entra Omero)

(scena 3)

Omero: allora ragazzi vi appassiona questa storia? Ci sono gli dei, Atena (ed indica la quinta da dove è uscita Atena) che protegge Ulisse e Poseidone che lo avversa; poi c’è la moglie: Penelope, che tesse la te…? Si, vabbè, la televisione… la tela! il figlio…come si chiama il figlio che sta al comando delle navi? Tele…? Telecomando…ma che mi fate dire, Telemaco bravi e poi ci sono i cattivi di Itaca che sono? I Proci! Ecco i Proci…che fanno i Proci? Mah… di solito mangiano, bevono, fanno le pu? Ma che puzzette! Le puzzonate, cioè, dormono nel letto degli altri, usano i giochi degli altri senza chiedere il permesso… vabbè, ma non perdiamoci in chiacchiere, Atena ha permesso a Telemaco di partire, ed ora lui, dopo aver parlato con Nestore, si trova a Sparta da Menelao e…indovinate un po’ come si chiama la “nuova” moglie di Menelao…Elena…si! è sempre la stessa, sono tornati insieme…ma veramente ci ho una fantasia tremenda! Ho fatto fare 10 anni di guerra perché Elena se ne era andata con Paride, per poi farli rimettere insieme…ma sono veramente un fenomeno (esce ed entrano: Telemaco, Menelao e Elena)

Menelao: …son proprio contento di vederti amico mio, tuo padre è stato un soldato astuto e valoroso…un amico! Ma lo sai che è grazie a lui che abbiamo conquistato Troia?

Telemaco: ne ho sentito parlare…con lo stratagemma del cavallo

Menelao: della mucca…

Telemaco: del cavallo!

Menelao: in verità era una mucca…

Telemaco: ma come? Tutti i cantori tramandano la leggenda del cavallo di Troia

Menelao: perché il cavallo fa più guerriero…

Elena: vuoi mettere quanto è più elegante il cavallo…pensa se veniva tramandato ai posteri che ci siamo fatti fregare con una mucca

Menelao: che si sono fatti fregare

Elena: perdonami Mene, ancora mi confondo…lo sai che prima di tornare ad essere Elena di Sparta, per 10 anni son stata Elena di Troia, ed ogni tanto non mi raccapezzo più: e Troia e Sparta e Sparta e Troia…non so per chi tifare

Telemaco: io non mi sbaglio mai, per non confondermi: tifo per chi vince! (ride scemo)

Elena: vedi Telemano…

Telemaco: …macò!

Elena: macò che?

Telemaco: il mio nome…macò

Elena: macò? Va bene: vedi caro Macò…

Telemaco: Telemaco

Elena: (lo guarda e fa finta di capire) ah…vedi caro coso, (Menelao a Telemaco fa segno di lasciar perdere) io sono stata Spartana per venti anni, poi troiana per dieci, ed ora di nuovo spartana…e sai com’è, e dai e metti, e su e giù, alla fine diventa tutto un trambusto…non è vero Paride?

Menelao: Menelao, Elena, Menelao…fino a quando storpi il mio nome passi pure, ma non mi far ripensare a quell’infingardo di Paride che se no vado su tutte le furie…

Elena: (cercando di correggersi) guarda che ho detto larice…larice nel senso che… poverino, ti ho fatto soffrire tanto ed è giusto che tu abbia pianto come un larice piangente

Telemaco: ma non è il salice?

Elena: (tagliando corto) bene giovanotto, voi eravate venuto per chiedere nuove di vostro padre Culìse…

Telemaco: Ulisse!

Elena: Culisse, Culìse…che sarà mai per una esse in meno…

Telemaco: (a Menelao) ma è fastidiosa…

Menelao: a chi lo dici…tu pensa che l’autore, Omero, dopo tutto l’ambaradam che aveva combinato, ci ha fatto rimettere insieme!

Telemaco: ah…embè, in amore bisogna saper perdonare

Menelao:…altro che perdono…mi fai fare 10 anni di guerra e poi chiedi perdono? Ma solo per il fatto che non ti strozzo merito di essere fatto santo subito!

Elena: si può sapere che state borbottando voi due?

Menelao: stavo raccontando a Telemaco le gesta del padre…(a Telemaco come continuasse il racconto) …e così, dopo quel grandioso stratagemma, che ci permise di portare a casa il risultato, ognuno dei re greci coinvolti in quella grande guerra si riprese i suoi uomini e le sue barche per far ritorno a casa…da all’ora non ho più visto Ulisse, anche se so, perché raccontatomi da Proteo, che purtroppo è rimasto prigioniero della ninfa Calipso…

Elena: Calipso, Calipso…questo nome non mi è nuovo…ma non è quel ghiacciolone che spremi da sotto?

Menelao: Calippo, il gelato si chiama Calippo! Lei è Calipso!

Telemaco: ad Itaca c’è una sala da ballo che si chiama Calipso…

Elena: infatti: è un ballo!

Menelao: allora!?! Io sto raccontando una cosa seria! Ulisse è stato fatto prigioniero dalla ninfa Calipso! È un dramma! Altro che gelato, sala da ballo…Caro Telemaco, anche volendo, non saprei proprio come aiutarti, perché l’isola di Calipso non è sulle mappe ed io sinceramente, dopo tanto peregrinare, me ne resterei un poco tranquillo a Sparta, che qua come ti muovi ti fanno le scarpe…

Telemaco: ma davvero? Riescono a farti le scarpe mentre cammini? Ma siete prodigiosi a Sparta

Menelao: ma no! Dicevo in senso metaforico

Telemaco: ah, metà fuori mentre cammini, e metà dentro a bottega

Menelao: (ad Elena) parlaci te, che mi sa che parlate la stessa lingua

Elena: ascolta Telegrafo…

Telemaco: macò

Elena: vabbè come te chiami…lui diceva che è meglio restarsene a casa a curare i propri affari che come ti allontani sicuramente c’è qualcuno che prova a rubarti quello che hai…

Telemaco: come sta succedendo a Itaca con i Proci

Menelao: bravo! Come è successo al mio povero fratellone Agamennone, che al ritorno da Troia ha scoperto che la moglie Clitennestra si era fidanzata con Egisto

Telemaco: Egisto? Ma che razza di nome è?

Elena: perché Clitennestra fischia

Telemaco: fischia? Ah, brava! Ma fischia per chiamare o per cantare?

Elena: ma è un modo di dire!

Menelao: (spazientito) Telemaco, è ora che tu ritorni ad Itaca, ti staranno aspettando, tua madre sarà in pena, via! e mi raccomando occhio ai Proci

Elena: bravo! Occhio ai porci ed anche alle galline!

Menelao: (ironico) pure alle vacche…

Elena: (seria) soprattutto alle vacche, guarda Troia che fine ha fatto per una mucca! vai tranquillo, senza voltarti…

Menelao: e prega per tuo padre sofferente in mano alla ninfa Calipso

Elena: vai Radiomaco

Telemaco: tele!

Elena: tele, radio, stereo…(spingendolo fuori) è tutta roba che devono ancora inventare…vai e pensa a Culise nelle mani della nina…cioè della pimpa

Menelao: e della Santa Maria…Elenuccia, non è che lo vuoi accompagnare? te ne vai qualche giorno a Itaca?

Elena: in mezzo ai porci? Ma che sei matto!

Menelao:…mannaggia, se acchiappo Omero lo faccio nero!! Per Giove! (si sente un tuono) no dicevo: per Giove: ip ip urrà! (buio – musica Limbo - Calipso – in scena la ninfa Calipso che balla ed Ulisse)

Ulisse: Cali basta! Non ce la faccio più con questa musica…io sono un guerriero non un ballerino…

Calipso: Ulisse, tesoro, dai non tarpare la mia vena creativa…senti questa (e fa i movimenti) nel continente nero, paraponzi ponzi po’, alle falde del Kilimangiaro, paraponzi ponzi po’, ci sta un popolo di negri che ha inventato tanti balli, il più famoso è l’Alligalli, alligaaaa…ti piace? Dai è divertente, pensa tutti schierati, che fanno gli stessi passi…

Ulisse: innanzi tutto qui siamo soli io e te…ho perso tutti miei uomini nell’ultimo naufragio che Poseidone mi ha fatto fare

Calipso: lo sai che non è stato Poseidone, ma Elio, il dio del Sole…i tuoi uomini gli hanno mangiato la sua mandria sacra e lui, giustamente, si è vendicato

Ulisse: vabbè per qualche mucca tutto questo macello…gliele ripagavo…oppure gliele regalavo di legno, ormai sappiamo come costruirle

Calipso: ma erano sacre!

Ulisse: sacre o no, comunque Elio si è fatto aiutare da Poseidone! Mi odia per un sacchetto di monnezza che ho buttato in mare…è per colpa sua che io sto qui

Calipso: lo sai che non è solo per quello…ma poi…perché? qui stai male?

Ulisse: sono 7 anni che sto qui, solo con te…Calipso, non per dire, tu sei un bel pezzo di ninfa, ma dopo 7 anni…cioè non si fa altro che ballare…insomma, se sei una ninfa, fai un incantesimo e trovati qualcun’altro con cui ballare…e mi lasci andare…

Calipso: così mi tratti? Dopo 7 anni che ti cucino, stiro, lavo, rifaccio i letti, rassetto la cucina, ti tratto come se fossi un re!

Ulisse: ma io sono un re!

Calipso: di Itaca…ma qui siamo all’isola di Calipso e si fa quello che dice la regina, cioè io!

Ulisse: ma io lo dicevo per te…hai inventato questo ballo di gruppo…e fai un incantesimo, fai apparire una decina di ragazzi disposti a ballarlo…solo per non mandar in fumo la tua vena creativa…

Calipso: mi hai convinto! Ci provo…allora, “per ballare come pazzi a me servon dei ragazzi, fosser pure ragazzini io li voglio ballerini” (si accendono le luci di sala) ullallà, quanti giovani abbiamo trovato…Ulisse mi aiuti a scegliere i ballerini migliori

Ulisse: (scendendo verso il pubblico) ragazzi, chi è che sa ballare? Non mi servono quelli di legno, ci abbiamo già la mucca…mi servono quelli bravi che così forse Calipso mi lascia andare…

(scelti una decina di bambini, Calipso gli spiega i passi dell’Alligalli, per poi fare il balletto insieme sulla musica originale; alla fine, Ulisse, mentre riaccompagna i ragazzi al posto, chiede loro di interceder presso Calipso per farlo tornare a casa: “amici, diteglielo voi che ho una famiglia che mi aspetta…” “adesso è felice, perché ha scoperto che può ballare con voi, io non le servo più…” “digli che le insegni a ballare il rock ‘n roll…vabbè, non importa che non lo conosci, è solo per convincerla a lasciarmi andare” “dai, tutti insieme: lascialo andare! Tutu tututtu! Lascialo andare!”)

Calipso: e va bene, ragazzi mi avete convinto…solo perché avete ballato così bene, pur col dispiacere dentro il cuore, autorizzo Ulisse ad andare via di qui! Uli, per me sei stato molto, qui su quest’isola eravamo due cuori ed una capanna…vai, prendi la tua zattera e parti verso casa…che Poseidone sia con te

Ulisse: shhhh, ma che sei matta, che ti urli, se quello viene a sapere che io riprendo il mare ci mette un attimo a farmi ri-naufragare…sembra che sia il suo sport preferito! Addio Calipso, tornato ad Itaca aprirò una sala danzante con il tuo nome…te lo giuro!

Calipso: ma se c’è già!

Ulisse: (finto tonto) ah, c’è già? e tu come fai a saperlo?

Calipso: l’ha detto tuo figlio la scena prima!

Ulisse: questo ragazzo chiacchiera sempre troppo, per Giove! (tuono) ip ip urrà! (buio – musica entra Omero; mentre parla vediamo Ulisse alle sue spalle che prende la zattera, naviga e alla fine tra tuoni e fulmini naufraga)

(scena 5)

Omero: e così il nostro prode prese la zattera che si era costruita di nascosto, la mise in mare ed incominciò a navigare verso l’amata Itaca consultando le stelle…ma chissà come, chissà perché, anche questa volta Poseidone venne a sapere che il suo nemico Ulisse stava cercando di tornarsene a casa…figuratevi, per un dio abituato a grandi tempeste da mandare a zampe per l’aria ben 12 navi…una zattera…gli bastò una schicchera e il nostro eroe si ritrovò esausto e abbandonato su una spiaggia della Feacia, dove la mattina dopo venne soccorso dalla dolce Nausicaa, figlia del re Alcinoo… in Feaciaaaa abbondano con le vocali…

che era andata lì a giocare con le sue ancelle…

Atena: ce l’avevo mandata io…se no il povero Ulisse era capace di rimanere su quella spiaggia per sempre, come una conchiglia!

Omero: va bene…Atena, se tu pensi sia importante specificarlo, specifichiamolo

Atena: è importante si! che credi che Ulisse riuscirà a tornare a casa senza il mio intervento? No, pensi veramente che io stia qui a pettinare le bambole? Guarda che la vita da dea è faticosa, sempre appresso a voi mortali con i vostri problemucci…e non ci vedo, e son vecchio, e ci ho i dolori…

Omero: ma è la verità…io non vedo, non ricordo, ci ho dolori

Atena: ma chiedi! Benedetto Omero chiedi e ti sarà dato: “se mi fai far bella figù, tu vecchio non sarai più” (lampo…Omero è come percorso da un fremito e poi di colpo si sente benissimo, ringiovanito ed incomincia a: cantare, far le flessioni, toglie gli occhiali etc.)

Omero: ma tu sei una dea! La dea per eccellenza…ma te lo assicuro…allora ragazzi si diceva che grazie alla migliore delle dee, la splendida Atena, il nostro eroe fu soccorso da Alcinoo, che dopo averlo accolto a casa, gli fece raccontare tutta l’incredibile storia del suo viaggio da Troia, dall’inizio! Cioè da quando, dopo essere naufragati con le 12 navi nella terra dei pigri Lotofagi, entrando in una grotta vennero catturati da…però a questo punto mi servirebbero 4-5 compagni di Ulisse, Atena mi dai una mano…ecco mi servono giusto 4-5 che devono essere affaticati, perché sono appena naufragati…fammi la faccia da naufrago…bene tu puoi andare, te fammi la faccia da naufrago…santa pace, sei un naufrago non uno che è andato a ballare! Vabbè ti prendiamo lo stesso, ma naufragati un po’ di più…(etc.) dai, vi affidiamo ad Ulisse…dovete fare quello che dice lui, va bene…andiamo di là Atena che ci servirà tempo per preparare l’incontro…

(scena 6)

(Ulisse, insieme ad un compagno Claudio -che potrebbe essere l’attore che fa Telemaco camuffato con la barba- prende i compagni di avventura e gli fa fare un giro del teatro, intrattenendoli con delle chiacchiere tipiche di chi è appena sbarcato in un’isola deserta:

Ulisse: ragazzi, tutto a posto?

Claudio: tutto bene capo…tutte le navi sono ancorate e le vele sono state raccolte in modo che il vento non ci faccia brutti scherzi

Ulisse: qualcuno di voi ha idea di dove siamo sbarcati?

Claudio: sulle mappe non viene riportato, ma questa dovrebbe essere l’isola dei Lotofagi…

Ulisse: come lo sai?

Claudio: mbè l’ha detto prima Omero…

Ulisse: dei Lotofagi…attenzione, perché narra una leggenda che i Lotofagi sian molto generosi, ma così tanto generosi che alla fine ti innamori dei doni che ti fanno

Claudio: embè che male c’è

Ulisse: …che non lasceresti più l’isola! dimenticandoti il tuo passato, però dimentichi anche che vuoi tornare a casa! Seguitemi

(passano davanti al bar: a tutti vengono dati dei Maschmellow, ed a Ulisse una fiasca di vino)

Ulisse: (rientrando) ragazzi, via, lasciate perdere i fiori di loto, su andiamo a vedere cosa c’è in quella grotta

Claudio: capo, ma perché non torniamo indietro…questi fiori di loto sono strepitosi, vero ragazzi?

Ulisse: cosa? Vorresti tornare dai Lotofagi..te l’ho detto, è pericoloso…va a finire che si perde la memoria della vostra terra e vien voglia di rimanere qui…

Claudio: …e allora perché non lasci il vino che ti hanno regalato, come ci hai costretto a fare con i fiori di loto?

Ulisse: meglio tenerlo con me… potrebbe essere utile…(finito il giro si ritrovano tutti sotto il palco, c’è una luce cupa ad indicare l’antro di una grotta) sento belare…lì dentro potrebbero esserci delle pecore …sto pensando alla nostra cena

Claudio: giusto capo, non ce la faccio più a mangiar pesce…almeno le pecore non hanno spine…

Ulisse: andiamo allora, ma ragazzi: occhio alla penna

Claudio: che penna?

Ulisse: no, dicevo: in campana!

Claudio: quale campana

Ulisse: devi da stare attentoooo! chiaro!

Claudio: senza che urli capo, senza che urli! (guardando fuori) ma qui è pieno di pecore, vero ragazzi? (ai ragazzi) dovete dire si…dai non ci fate fare brutta figura…vero ragazzi? Oh, ecco, bravi…io le andrei a catturare…chissà di chi sono?

Ulisse: attent…

(da fuori si sente un vocione: “sono mie!” E poi il rumore di una porta che sbatte, e la mandata di chiavi a chiudere…entra Polifemo, fatto da Menelao ed Elena, l’una sulle spalle dell’altro e ricoperti di una mantellone, con in testa la maschera con un occhio solo)

Polifemo: …sono mie le pecorelle ed è mia la grotta…e anche voi, se non riuscite a darmi una giusta spiegazione del fatto che siete entrati a casa mia senza bussare…diventerete miei!

Claudio: ma noi stavamo solo cercando qualcosa da mangia…

Ulisse: (azzittendolo) permettete, vostra altezza, noi eravamo venuti qui per omaggiare il padrone di questa splendida caverna con del buon vino…un vino dolce e gustoso adatto ad un grande re…

Polifemo: io non sono re…anche se son figlio di una ninfa…e di un importante re…

Ulisse: allora siete principe…ci diventerete re…

Polifemo: no! Purtroppo, mai! perché mio padre è immortale…è un dio…

Ulisse: un dio…ullallà, e dite, dite: chi dio, sicuramente un simpaticone, visto il vostro cordiale carattere…

Polifemo: il dio del mare: Poseidone!

Claudio: ecco, ci mancava solo questa…

Polifemo: per che cosa?

Ulisse: (intervenendo) per divenire grandi amici…io e Poseidone siamo proprio pappa e ciccia…come si dice: mare e camicia!

Polifemo: bene, allora dammi questo vino e facciamo un brindisi a mio padre! (beve) come ti chiami?

Ulisse: io? Ehm…mi chiamo Nessuno

Claudio: Nessuno?

Polifemo: e che razza di nome è?

Ulisse: è che mio padre diceva a mamma “chi c’è più bello di nostro figlio” e mia madre rispondeva “nessuno” e così han deciso di chiamarmi nessuno!

Polifemo: allora alla salute di Nessuno, che mi ha portato un vino così buono… non ve l’offro che siete troppo piccoli!

Ulisse: non ti preoccupare, come se avessimo bevuto! Alla tua!

Claudio: ah…come se avessimo bevuto? Se lo dici te…alla tua…ed ai tuoi antenati!

Ulisse: principe…perdona ma non conosciamo il tuo nome

Polifemo: io mi chiamo Polifemo…e sono il più feroce dei ciclopi…sapete chi sono i ciclopi?

Ulisse: sicuramente degli esseri gentili e delicati

Polifemo: noooo! Siamo dei giganti! con un occhio solo! e non siamo per niente gentili! (cambiando tono) Io sono gentile solo con le mie dolci pecorelle! (di nuovo adirato) Ed ora basta con le chiacchiere…mi sta venendo sonno, domani deciderò che cosa fare con voi…buonanotte

Claudio: ma io non ho sonno…

Ulisse: …e ce lo facciamo venire…dai, conta le pecorelle, vedi come ti addormenti (ai ragazzi) conoscete una ninna nanna? Ecco, bravi, allora cantatela! (alla fine della ninna nanna Polifemo russa) dorme…lo stratagemma del vino ha funzionato…allora amici, qui la situazione è difficile, questo mostro con un occhio solo, non mi sembra abbia delle belle intenzioni nei nostri confronti

Claudio: ma che ci vorrà mangiare?

Ulisse: forse…può essere che anche lui si sia stufato di mangiare carne di pecora…ma noi non gli daremo la possibilità di farlo! Ho un piano: io mi sono conservato un po’ di fiori di loto…non so se l’avete notato ma dopo un po’ che li mastichi questi diventano appiccicosi…

Claudio: si in bocca ti fanno uno strano effetto, come di chewing goom

Ulisse: di che?

Claudio: gomma da masticare

Ulisse: e che è?

Claudio: e come te lo spiego…è una cosa americana…però è tipo un fiore di loto masticato…una mappazza!

Ulisse: io mi domando perché ti ho portato con me? Silenzio! Dicevamo, con il fiore di loto dobbiamo fare una…(non gli viene) una…una mappazza appiccicosa, tipo pongo… dopodiché la metteremo sull’occhio del ciclope…sono convinto che al contatto con l’aria si seccherà, diventando come una colla dura! In poche parole, è come se lo accecassimo!

Claudio: ma come faremo ad uscire?

Ulisse: ho pensato anche a questo: sicuramente domani dovrà far uscire le pecore per mandarle al pascolo…mica le può far morire di fame: le adora! noi ci mischieremo col gregge e poi: via come saette! Siamo tutti d’accordo?

(Ulisse, fa finta di masticare i fiori di loto, dopodiché lo vediamo con in mano una mappazza appiccicosa, si avvicinerà a Polifemo e gliela metterà sull’occhio…Polifemo, lentamente si accorgerà del fastidio, fino a svegliarsi di soprassalto)

Polifemo: santi numi dell’Olimpo! Ma cosa mi sta succedendo, non ci vedo più! Aiuto, aiutoooo, non ci vedo più…ma cosa è successo…mi hanno accecato…aiutoooo, non ci vedovo! Aiuto fratelli ciclopi…aiutoooo

VFC: (voci degli altri ciclopi) che c’è? Cosa succede Polifemo?

Polifemo: non ci vedo più, aiutoooo, mi ha accecato!

VFC: ma chi? Chi ti ha accecato?!

Polifemo: Nessuno…è stato Nessuno!

VFC: ma che dici?! se nessuno ti ha accecato, vuol dire che ci vedi benissimo!

Polifemo: nessuno, mi ha accecato Nessuno

VFC: io me ne torno a dormire, questo farnetica! Sarà ubriaco come al solito…dormi Polifemo, dormi che stai sognando!

Polifemo: dove siete…brutti puzzoni dove siete che se vi prendo vi sconocchio (quando si avvicina tutti scappano) dove siete balordi! Ve la farò pagare…ahia, la testa, mi fa male la testa…quel vino doveva essere stregato…ma domattina, al risveglio, ve la farò pagare…puzzoni, ecco cosa siete, brutti puzzoni! Nessuno quando ti acchiappo ti faccio fare la fine del sorcio! Ahia..la testa…ho tutto un dolore che parte dai piedi fino alla cima dei capelli…sarà la vecchiaia? E non ci vedo più, non mi ricordo più…però, domani, quando sarà tutto passato, ve la faccio vedere io…Nessuno, dì le tue ultime pregh…rooonff! (si addormenta)

Ulisse: ragazzi, seguitemi che dobbiamo prepararci…mi raccomando, quando passerete vicino a Polifemo per uscire, belate…e non parlate, che le pecore non parlano! (escono)

(musica, che faccia capire il passaggio di tempo dalla notte al giorno- Polifemo si sveglia)

Polifemo: mannaggia…pensavo fosse solo un brutto sogno, ma invece è la realtà…io qua non ci vedo…è stato Nessuno…ma ora me la pagherà (si sente belare fortissimo) lo so piccole mie, lo so, dovete andare al pascolo, ora vi faccio uscire…però, dovrete passare sotto le mie gambe, vi controllerò…e giuro se solo uno di quei malefici amici di Nessuno si avvicinerà, lo distruggerò con le mie mani (esce e si sente il rumore della serratura che apre ed il cigolio della porta) ecco fatto ed ora mie care venite, ad una ad una, che vi devo controllare (forti rumori di belati, e piano piano escono Ulisse ed amici, a gattoni con indosso una pelle di pecora, che belando passano sotto le gambe di Polifemo; appena usciti, Ulisse fa scendere i ragazzi dal palco, gli toglie le pelli di pecora e quando è ben distante urla)

Ulisse: Polifemo, ciccione monocolo, siamo qui giù, ed ora non ci puoi più prendere…ti abbiamo buggerato, col vino di Frascati, col loto di Bologna, oooh che vergogna!

Polifemo: (urlando) Nessuno, essere furbo e spregevole, me la pagherai! Padre Poseidone, dio del mare, ascoltami, c’è un essere spregevole, che si chiama Nessuno, che mi ha accecato, si è preso gioco di me…che la potenza del tuo mare lo possa travolgere!!!

Ulisse: (urlando) non è vero Poseidone…non è accecato…basta che si sciacqui con dell’acqua calda e pian piano i fiori di loto si scioglieranno…

Claudio: (urlando) Poseidone, davvero si scherzava! Perché il tuo figliolo è veramente simpatico…

Ulisse: (urlando) non lo portiamo con noi perché non abbiamo spazio sulla nave, altrimenti…

Claudio: vero ragazzi che è simpatico?!

Ulisse: hai sentito Poseidone?! Era solo uno scherzetto…e poi basta con quella storia della immondizia buttata in mare…c’erano dei broccoletti andati a male…non se ne poteva più con quella puzza sulla nave…mi son detto: il mare è così grande…ma giuro che non lo faccio più!

Claudio: …insomma, Poseidone, la devi finire con i naufragi, per Giove! (tuono)

Ulisse: ip ip urrà!

(scena 7)

(da fuori si sente una voce tonante, l’attore che fa Omero travestito da Eolo, re dei venti…entra in scena con un ventilatore dietro le quinte che crea l’effetto vento ed uno portatile nascosto in mano)

Eolo: chi è che urla, chi è che spreca tutto questo fiato?!

Ulisse: ci scusi signore siamo noi…cercavamo di farci sentire da Poseidone

Eolo: il buon vecchio Poseidone…e siete suoi amici?

Claudio: mbè, proprio amici non direi…

Ulisse: (azzittendolo) più che amici…amicissimi! Ed anche del figliolo…siamo stati fino a pochi momenti fa a giocare a… moscacieca!

Claudio: …toccava a lui essere accecato!

Ulisse: anzi, qualora sentisse urlare, mi raccomando non ci faccia scoprire…noi non ci siamo mai visti, inteso?

Eolo: inteso…anche se tutto quel che avete detto poco mi convince…ne chiederò conferma a Poseidone…

Claudio: porca miseria (sguardo di rimprovero di Ulisse), no, dicevo, porca miseria che corrente…ma che avete lasciato qualche porta aperta?

Eolo: (non curandosi della domanda) come ti chiami buon uomo…

Ulisse: io?

Eolo: no, io

Ulisse: e non lo so…

Claudio: (ridendo) se non lo sa lei, figuriamoci noi

Eolo: ma voi ci fate o ci siete?

Ulisse: ma scusi, se lei non si presenta come facciamo a sapere il suo nome

Eolo: ma io ho chiesto il vostro nome

Ulisse: ah, il nostro…hai capito Claudio, voleva sapere come ti chiami

Claudio: Claudio, io Claudio e sono un fedele soldato dell’esercito di Ulisse (indicandolo)

Eolo: Ulisse?...

Ulisse: Ulisse…si, Ulisse è il nostro capo…(cercando di capire cosa ne pensa) che poi noi siamo sì suoi fedeli soldati, però…

Eolo: però?

Ulisse: però…voi conoscete Ulisse?

Eolo: ne ho sentito parlare…

Ulisse: ah…bene o male?

Eolo: sai com’è…alcune volte bene…altre male…io so solo che è un grande condottiero, astuto e valoroso…e mi piacerebbe stringergli la mano…

Ulisse: allora bene! (tendendogli la mano) ecco, dunque, bando alle ciance…piacere Ulisse

Eolo: (stringendogli la mano) è bastato così poco per far cadere il tuo mascheramento? Ulisse: mbè, come…cioè, non mi dire che…

Eolo: tranquillo, mi piace giocare con voi umani: piacere Eolo

Claudio: uuuuh, uno dei sette nani?

Eolo: (nervoso, puntandogli il ventilatore in faccia) Eolooooo, il dio dei ventiiiii

Ulisse: oh mio dio…

Eolo: non sapevo fossi un mio devoto

Ulisse: no, dicevo, oh mio dio…perché non puoi sapere quante volte ti prego, con devozione, per avere un po’ di vento sulle vele delle mie navi…

Eolo: mi hai pregato? Ma io non ti ho mai sentito…

Claudio: forse perché c’era vento?

Eolo: oppure, semplicemente, perché lui è un pò “paravento”

Ulisse: iooo? mi possino cecamme

Claudio: come diceva l’amico Polifemo

Eolo: comunque mi state simpatici…Ulisse, sò tutto della tua storia, so che stai cercando di tornare a Itaca, e che ne hai passate di cotte e di crude; per questo voglio aiutarti, me l’ha chiesto anche Atena; tieni, in quest’otre sono racchiusi tutti i miei venti, il maestrale, il levante, lo scirocco, il ponentino…quando ne hai necessità, apri piano piano il tappo, usane quel poco che ti servirà, ma non eccedere, altrimenti scatenerai un tornado…e addio navi

Ulisse: grazie Eolo, sono commosso, e giuro che d’ora in poi, che sia tempesta o che sia bonaccia, io non permetterò a nessuno di dire qualcosa contro di te…

(entra Atena con una parrucca bionda….affascinante, ma con la gomma da masticare in bocca, un po’ sguaiata)

Atena: a Eoloooo, è n’ora che te sto a aspettà de là…volemio da annà? O ci hai da perde tempo ancora cò sti due scalcagnati? (esce ancheggiando)

Eolo: arrivo, arrivo…

Ulisse: ma chi è questa?

Eolo: lei? È la Bòra…

Claudio: però, sta bòra!… l’avevo confusa con bonaccia!

Eolo: si è pure un po’ bonaccia…fa l’attrice, sai?… e stiamo preparando una cosuccia insieme

Claudio: bello! Ma che genere…teatro epico, tragedia, commedia…

Eolo: è una sorpresa… sarà una cosa nuova…si chiamerà cinema, ma è inutile che ti spieghi, tanto non capiresti

Claudio: e va bene, se dici che non capisco, non capisco… ma facci sapere almeno il titolo

Eolo: solo perché siete voi: si chiamerà “via col vento”!

Ulisse: non so perché, ma mi sa che il titolo è azzeccato

Eolo: arrivederci amici e mi raccomando: occhio al tappo…

Ulisse: grazie Eolo…ti ricorderò nelle mie preghiere…per Eolo

Tutti: ip ip, urrà!

(buio, musica, escono Ulisse e Claudio, poi ad un certo punto si sentono rumori di un vento fortissimo, e poi vari “crac, boing, sbem”: le navi si distruggono sulla terra! entrano Atena, con Ermete)

(scena 8)

Ermete: che ti avevo detto? non si può mai lasciarli da soli…

Atena: hai ragione! ma non è colpa mia se si è contornato di imbecilli

Ermete: si, ma se un dio ti fa un regalo, tu come minimo lo nascondi in cabina, non lo lasci lì alla portata di tutti

Atena: ma chi poteva pensare che quell’idiota di Claudio si innamorasse di Bòra, e che per poterla rivedere se l’è andata a cercare dentro l’otre dei venti

Ermete: ma ha scatenato una tempesta tale che se non interveniva Giove in persona a rimettere le cose in ordine, finiva male per tutti

Atena: intanto anche stavolta tutte le navi sono andate perse…e come se non bastasse, sciagura nella sciagura, sono capitati nell’isola della maga Circe…

Ermete: ihihihi

Atena: che ridi?

Ermete: mi diverte Circe, mi ha sempre divertito… da quando è stata mollata dal marito ce l’ha con tutti gli uomini, dice che son tutti porci…e quindi: li trasforma in maiali!

(si sente un grugnito da fuori)

Ermete: ecco, deve aver già incontrato qualche compagno di Ulisse

Atena: dai corri, fammi il favore, porta l’antidoto ad Ulisse, non mi va che diventi un maiale

Ermete: vabbè che ho i piedi alati, ma tra te e Giove..e corri di qua e corri di là…io ve le restituisco le ali ai piedi, e poi voglio vedere come fate

Atena: Ermes…Ermete..Mercurio

Ermete: non mi chiamare latino che non mi piace

Atena: tesoruccio, vai su…fallo per me

Ermete: solo per te…che poi chissà che avrà di speciale ‘sto Ulisse per farti perdere tutto questo tempo…

Atena: ma che ne so…a me quella genialata della mucca di legno mi ha conquistato!

Ermete: a me sembrava tanto una boiata…comunque va bene…ehi, eccolo che arriva (si nascondono, Atena si mette uno scialle da vecchia; entrano Ulisse con Claudio che ha il naso da maiale)

Ulisse: mannaggia, ma come devo fare con te…prima mi hai fatto perdere tutti i venti e di conseguenza le navi, ora, se non ti acchiappavo per un orecchio te ne restavi lì incantato a farti trasformare in maiale da quella maliarda…

Claudio: grunf…ma era una donna affascinante…

Ulisse: non lo metto in dubbio, ma dopo che vedi 5 compagni trasformati in maiale, ma leva le tende, scappa, fuggi!

Claudio: ma era affascinan…

Ulisse: aridaje! Ma ti sei bevuto il cervello? Quella ti rovina la vita! Non la devi guardare negli occhi…ci vorrebbe un antidoto..

Ermete: eccolo!

Ulisse: e te chi sei?

Ermete: (indicando le ali ai piedi) secondo te?

Ulisse: …mbò..Icaro?

Ermete: ma quale Icaro…

Claudio: …il signor Good Year?

Ermete: sono Ermes, figlio di Zeus … (epico) Ermes il messaggero degli dei..colui che nel dare i messaggi funge anche da interprete, e per questo, proprio dal mio nome deriva la parola che esprime l'arte di interpretare i significati nascosti…erme…erme?

Claudio: er mendicante?

Ermete: ermeneutica!

Ulisse: ma certo! quindi tu saresti Mercurio!

Ermete: Ermes! Non mi piace Mercurio…mi fa pensare al termometro, alla febbre…

Ulisse: aaah, perdonami Ermete, ma pensavo che… essendo noi…(trovando la scusa) naufragati in Italia, si dovesse parlar latino…

Claudio: ma perché, grunf, siamo in Italia

Ermete: certo che si…quella donna che vi ha ammaliato si chiama Circe e questa è la sua isola, l’isola del Circeo

Claudio: Circe, che donna affascinante, grunf

Ermete: ma anche molto pericolosa, mio caro signor grunf…ora, poiché ci siamo un po’ scocciati di farvi da balie, prendete questa pozione magica, bevetela e così, Ulisse, potrai guardare Circe negli occhi e convincerla a liberare i tuoi compagni dall’incantesimo

Ulisse: (prende la boccetta) grazie Ermes, ti ricorderò nelle mie preghiere

Ermete: non me devi ringraziare, ma la tua santa patrona: Atena la dea della saggezza

Ulisse: e allora pregherò anche per lei (a parte) incominciano a diventare lunghe ‘ste preghiere…ma dov’è, la potrò mai incontrare?

Atena: (girandosi, con atteggiamento da vecchia) chissà cosa ti riserva Zeus…forse non ne avrai più bisogno…o forse si…le vie del signore sono infinite

Claudio: quale signore?

Atena: lui, questo signore, che si chiama?

Ulisse: Ulisse…e lei? Con chi ho il piacere?

Atena: io? Non mi ricordo più…a me nessuno mi chiama più, chi vuoi che parli ad una povera vecchia….

(si sente una voce femminile da fuori, e poi entra Circe)

(Scena 9)

Circe: dove siete? Maschietti, piccoli ed indifesi, dove siete? Venite dalla vostra Circetta, che vi vedo spauriti…scambiamoci almeno un’occhiata…

Atena: (a Ulisse) presto, bevi dalla boccetta

Ulisse: certo…mannaggia è dura da aprire (fa per svitare il tappo, ma la boccetta gli cade in platea) ops…noooooo

Circe: eccomi qui, che succede?

Ermete: ma niente mia divina, nulla che possa dar fastidio alla regina delle maghe

Circe: Ermes, il dio Ermes in persona! Come mai da queste parti?

Ermete: mi han consigliato questo posto per l’estate ed ero venuto a vedere se c’era qualche villetta libera…lo sanno tutti che il mare del Circeo merita!

Circe: e questa signora? Che non ho il piacere di conoscere?

Atena: sono la zia di Ermes…mi hanno consigliato una villeggiatura al mare per via dello iodio, dice che fa bene un po’ a tutto…

Circe: e loro? Uno mi sembra di averlo già visto?

Ulisse: (a Claudio) non ti voltare, guarda in basso…

Claudio: non ce la faccio….grunf, non ce la faccio

(Ulisse da uno spintone a Claudio e tutti e due si ritrovano in platea e fuggono verso il fondo; con calma scende anche Circe, si ferma in prossimità della boccetta e con voce ammaliante prova a chiamarli a se…nel frattempo, mentre Claudio è rimasto in fondo alla platea a rispondere alle domande di Circe, Ulisse fa il giro della platea e chiede ai bambini seduti di fargli avere la pozione magica senza farsi scoprire da Circe)

Circe: giovanotti, ma come, non vi piaccio? Ma non sapete che è buona educazione venire a salutare la padrona di casa? Mi basta uno sguardo un cenno di saluto…

Claudio: ma fosse per me, io anche un abbraccio ed un bacio di benevenuto…grunf…ma il capo dice che è meglio di no…grunf

Circe: Ermes, ma tu li conosci? Ti ricordo che ho fatto un patto con tuo padre Zeus…ogni uomo che capita sulla mia isola dovrà vedersela con me, senza l’ausilio degli dei

Ermete: ed io che c’entro…ma chi li ha mai visti quegli zoticoni…noi, peraltro ce ne stiamo andando… mi sa che non la prendo casa qui…troppi maiali…ciao Circe

Atena: arrivederci signora

Circe: (sbrigativa) arrivederci arrivederci…giovanotti, ma dove vi siete nascosti

(prima di uscire Atena fa cenni ai ragazzi di passare la boccetta, Circe interagirà con i bambini in prima fila a braccio, facendo finta di non accorgersi che cercano di prendere la boccetta: “ma che fai? Ti senti male? Perché sei piegato? t’è cascato qualcosa? Tranquilli bambini voi potete guardarmi in faccia perché siete puri…non potete diventare maiali” e “involontariamente” allontana la boccetta con un calcio) ma dov’è il maialino? Ma quanto è bello quello che fa grunf?

Claudio: sono qui, grunf, splendida signora…sono qui…non scappo ma mi prometta di non farmi male

Circe: male? Ma io neanche ti tocco piccolotto, un sorriso, nulla più, un sorriso ed una stretta di zampa…ops, di mano

Claudio: va bene, non scappo, ma venga lei qui..grunf…l’aspetto con ansia

(mentre lei si muove verso lui, Ulisse afferra la boccetta, la beve e poi la chiama)

Ulisse: signora Circe, le ha mai detto nessuno che ha degli occhi bellissimi

Circe: moltissimi…ma chissà perché me lo dicono una volta sola…subito dopo gli mancano le parole

Ulisse: (ai bambini) fategliela avere anche a Claudio…(a lei) ma venga qui, alla luce, quando si ha a che fare con una donna così ammaliante è un peccato regalare tanta beltà alle tenebre (lei sale, lui la guarda negli occhi) non c’è che dire, proprio un bel vedere

Circe: ma come? Che sta succedendo?

Ulisse: un fiore, il più bello dei fiori pare appassito davanti a te

Circe: ma io…insomma, mi confondi…

Ulisse: il mio nome è Ulisse, sono anni che vago nel tentativo di tornare a casa, ho visto più di mille donne, ho conosciuto ninfe e dee, ma una poesia vivente come te non mi è mai capitato di incontrarla

Circe: Ulisse, mai nessun uomo mi aveva parlato così

Ulisse: Circe, è il destino che ci ha fatto incontrare, ma ora non ci lasceremo mai più

Circe: come corri, amico mio…ma continua, mi piace il tuo corteggiamento, non ci sono più abituata

Ulisse: se gli uccelli del cielo potessero parlare, urlerebbero a tutti che in quest’isola c’è la più bella tra le belle, ed è un peccato mortale che siano in pochi a godere di questo paradiso, ma poiché gli dei mi hanno regalato questo dono, io vorrò per tutta la vita custodirlo, e già ne sono geloso, al punto che combatterei con qualsiasi altro uomo si avvicinasse al mio gioiello

Claudio: (dopo aver bevuto) Ulisse…visto che siete così in confidenza, chiedile se può lasciar liberi i nostri compagni dall’incantesimo, così magari ci costruiamo una zattera e proviamo a tornare a casa

Ulisse: casa? Questa è la mia casa e te, per favore non interrompere quest’idillio…

Circe: ecco, bravo, vai a pascolare i tuoi amici… se siete bravi poi ve lo faccio il contro incantesimo…(a Ulisse) dicevamo?

Ulisse: se le lepri, i daini ed i camosci potessero parlare urlerebbero a tutti che in quest’isola c’è la più bella tra le belle…

Circe: come gli uccelli?

Ulisse: si…perché…perché… tra le bestie è un attimo che si sparge la voce, una voce che piano piano arriverà al cielo, alla luna ed alle stelle…all’universo intero e tutti si diranno, specchio specchio delle mie brame chi è la più bella delle rane?

Circe: delle rane?

Ulisse: del reame, del reame…cioè del regno! E tutti insieme, urlanti, in coro diranno: Circe, Circe senza dubbio, la fidanzata di Ulisse

Circe: ma quando ci siamo fidanzati

Ulisse: ora oh mia regina, mi basta un cenno del tuo capo ed io sarò felice in eterno

Circe: e sia! Mai nessuno mi aveva parlato così, i tuoi occhi son gli unici che hanno resistito al mio incantesimo, e questo è un segno del destino..Ulisse sia! Ed ora abbracciamoci, prima di andare a liberare i tuoi compagni (escono) questo sì, che è un dono degli dei!

Ulisse: e allora per Giove! Ip ip

Tutti: urrà! (buio, musica, entra Omero)

(Scena 10)

Omero: mica male come storia d’amore, quello che si dice un amore a prima vista…un colpo di fulmine! Io quando mi ci metto sono veramente eccezionale…che storia…lui il guerriero che seduce la maga…però…però c’è qualcosa che non torna…

Atena: (entrando) e per fortuna che te ne sei accorto da solo! Ma che vuoi far restare Ulisse al Circeo per tutta la vita? Lui deve tornare ad Itaca!

Ermete: peraltro, dato che hai usato un’analessi…cioè dato che nel racconto hai fatto un salto indietro nel tempo, noi già sappiamo che tra un pò Ulisse litigherà con Elio per la storia della mandria sacra mangiata dai suoi uomini…che poi Elio e Poseidone si metteranno d’accordo e lo faranno naufragare per l’ennesima volta nell’isola di Calipso dove resterà 7 anni…

Atena: quindi, anche se ti piace tanto ‘sta storia d’amore tra Circe e Ulisse, devi inventarti un modo per farlo ripartire…

Omero: ma così? Su due piedi?

Atena: si!

Omero: oh santa pace, ma io…e va bene…ma guarda un po’…

Ermete: Omero! (facendo il gesto di stringere) veloce, veloce!

Atena: non ci vuole nulla a farti ritornare vecchio!

Omero: …e sia! (il tutto viene mimato dai protagonisti come se fosse velocizzato dalla moviola) Ulisse, grazie alle sue grandi doti da conquistatore riuscì a stregare la strega, la convinse a liberare i suoi compagni dall’incantesimo dei maiali, e divenne suo amante; (baci, scambi di fiori, dolci balli) dopo un anno di baci e di carezze, i compagni di Ulisse ormai stanchi di reggere il moccolo (Claudio soffia sulla candela, prende il fiore e lo spezza), manifestarono il loro dissenso: volevano tornare a casa, subito! Ulisse, a malincuore, spiegò a Circe che la loro storia non poteva avere un seguito e lei, pur col cuore a pezzi, accettò questa decisione… favorì, addirittura, l’incontro con l’indovino Tiresia il quale gli parlò lungamente della non rosea situazione in patria (vfc: “Ulisse devi da tornà a Itaca, che i Proci si stanno a magnà tutto! Sbrighete!”), poi, dall’alto della sua magia, la bella Circe li mise in guardia dei pericoli che avrebbero incontrato nel proseguo del viaggio: prima il suono ammaliante delle Sirene (si sente una sirena) e poi Scilla, il mostro dalle innumerevoli teste (si vede una marea di teste che escono fuori da una quinta), e infine il terribile gorgo di Cariddi (si sente il rumore di uno sciacquone)… ma mentre si stava raccomandando di lasciar perdere la mandria sacra di Elio, Ulisse e i suoi uomini erano già salpati, (Claudio trascina via Ulisse mentre Circe parla) e raggiunta la Trinacria, si mangiano le bestie, Elio s’arrabbia, li fa naufragare, e si salva solo Ulisse, che passa i successivi 7 anni sull’isola di Calipso, dalla quale riparte, come abbiamo visto, per poi ri-naufragare, sulla spiaggia della Feacia! Lì racconta tutta la storia a Alcinoo, che commosso, lo fa accompagnare dai suoi fino a Itaca, dove viene consegnato nelle mani di Atena, che lo trasforma in un vecchio mendicante! (sospira esausto)

Atena: bravo Omero! (e mette sulle spalle di Ulisse un mantello stracciato ed un bastone, poi gli suggerisce qualcosa all’orecchio)

Omero: ma così è un’ammazzata!

Ermete: hai fatto solo il tuo dovere…ora andiamoci a preparare per il gran finale: l’ingresso di Ulisse a Itaca…venite via tutti, che servite per i vari personaggi…Atena, vieni anche te…

Atena: io, e perché mai?

Ermete: lo sai benissimo perché…e tra poco lo scopriranno tutti (escono…rimane Ulisse vestito da mendicante…si sente l’abbaiare di un cane, esce Telemaco)

(Scena 11)

Telemaco: buono Argo, buono! Chi è? Chi c’è qui fuori…

Ulisse: sono io signore, mi perdoni il disturbo…

Telemaco: che volete buon uomo…cercate qualcuno?

Ulisse: mi han detto che questa è la casa di Ulisse, il re di Itaca…

Telemaco: si, lo è, ma non so ancora per quanto potrà restarlo…

Ulisse: ma che dite?

Telemaco: purtroppo mio padre Ulisse manca dalla città da anni… (ancora degli abbai) basta Argo! Non abbia paura, l’ho legato… è il cane di papà, è molto vecchio, e se ne sta lì in attesa del suo ritorno…non si avvicini, che morde! è docile solo con quelli di casa…

Ulisse: Argo, amico mio…quanto tempo è passato! Sei felice di rivedere il tuo padrone?

Telemaco: il tuo padro…? Ma allora, lei… tu saresti mio padre?!

Ulisse: si Telemaco, vieni qui, fatti abbracciare (si abbracciano) mi sono travestito da mendicante per non destare sospetti…ora ti prego, fai finta di non conoscermi…assecondami, e se ci sarà da duellare tieni pronta la spada…

(da fuori entra il capo dei Proci)

Procio 1: chi è? Chi è che si permette di interrompere il nostro divertimento? Telemaco, con chi stai parlando?

Telemaco: è un mendicante che chiedeva riparo per la notte

Procio 1: ma che siamo matti?! Un mendicante nella nostra reggia? Caccialo via!

Telemaco: ma è affamato e…

Ulisse: potrei esservi utile signore, io non sono un mendicante, sono un indovino…ho saputo che questa notte, vi sfiderete per decidere chi dovrà sposare la regina Penelope, ed io potrei parteggiare per voi

Procio 1: e te come le sai queste cose?

Telemaco: davvero stasera vi sfiderete per mia madre?

Procio 1: proprio così…e non capisco come lui possa saperlo…forse è davvero un indovino… tu vieni con me, mi porterai fortuna e così potrò finalmente diventare il re di Itaca!

Ulisse: se posso essere utile…

Procio 1: amici, mia regina…è arrivato il gran momento…venite, accomodatevi

(entrano Penelope/Atena, Procio 2 e Procio 3)

Penelope: cosa volete ancora, non lo sapete che la sera non voglio essere disturbata?

Procio 1: Penelope, ma noi siamo tutti qui per te

Penelope: lo so benissimo, ma abbiamo concordato che avrei scelto il futuro re di Itaca solo ed esclusivamente dopo aver terminato di tessere la tela…

Procio 2: lo sappiamo, Penelope, stai tessendo il sudario per tuo suocero Laerte…

Penelope: …ma purtroppo non è ancora terminato

Procio 3: fosse per te non finiresti mai! però ora basta! Ulisse non tornerà più!

Procio 1: quindi stasera noi tireremo a sorte il fortunato che dovrà diventare tuo marito…e di conseguenza il re di Itaca

Penelope: ma…avevamo deciso che…Telemaco, intervieni, dì qualcosa

Telemaco: (dopo aver scambiato uno sguardo con Ulisse, che lo rassicura) madre, è tempo che gli eventi abbiano corso…non possiamo metterci contro il volere degli dèi

Penelope: ma Telemaco, cosa dici?

Procio 1: basta! Sono passati più di dieci anni, è ora che questa storia abbia un’evoluzione! Su, tiriamo a sorte…

Penelope: no! A sorte no! Forse che io non meriti di essere sposa del più valoroso?

Telemaco: certo! Un uomo che almeno in parvenza possa essere simile a mio padre?

Procio 2: mi sembra una richiesta più che lecita…però, non vorrete mica che si combatta tra di noi?

Procio 3: non potrei mai pugnare contro un mio fratello

Procio 1: si potrebbe, che so, fare una corsa di cavalli…

(Ulisse, senza farsi scorgere, suggerisce qualcosa a Telemaco)

Procio 2: oppure, una gara di nuoto…

Procio 3: anche una partita a spizzico rampichino?

Penelope: sono forse questi elementi che denotano un valoroso?

Telemaco: che ne dite di fare una gara di tiro con l’arco?

Procio 2: bene, vado a prendere il mio…

Procio 3: preferirei tirare con il mio…se a voi non dispiace…

Procio 1: no! Signori si tira con il mio, che è ben teso…

(ognuno ripete la sua frase, creando confusione)

Ulisse: signori! Perché non usate tutti questo? L’ho trovato appeso alla parete, sicuramente non è di nessuno dei presenti…

Procio 3: e questo chi è?

Procio 1: niente, è un mendicante del quale ho avuto pietà…

Penelope: quell’arco è di mio marito Ulisse, l’ha costruito con le sue stesse mani…e quindi va bene! Accetterò di sposare colui che riuscirà a prendere il bersaglio! anche se dubito che qualcuno di voi riuscirà semplicemente a tendere l’arco, ci riusciva solo Ulisse…

Procio 3: se è così, io accetto e voglio essere il primo…qual è il bersaglio?

Procio 2: il bersaglio è quello laggiù, quella capoccia in cima alle scale…

Telemaco: ma è un uomo?!

Procio 1: e allora? ma chi lo conosce?! mica è uno di noi…sarà un semplice tecnico! …e poi qui stiamo parlando del nuovo re di Itaca…dico, questo regno varrà almeno la vita di uno sconosciuto?

Procio 3: a me l’arco…sconosciuto, è stato un piacere non conoscerti (prova a tendere l’arco ma dopo vari tentativi, non riesce) accidenti, è impossibile tendere questo arco…non posso credere che Ulisse riuscisse a farlo…

Procio 2: non hai mai pensato al fatto che possa essere te a non avere forza? Dammi qua, la mira non mi manca, e la forza nelle braccia neanche…(anche lui prova senza riuscire) ma forse è una questione di impostazione, se provassi così?...accidenti…niente, non si tende!

Procio 1: mi sa che questa sfida sia già decisa in mio favore…(ad Ulisse) grazie mio indovino, non potevi suggerire cosa migliore…ed ora vi farò vedere come si conquista un regno… (prova, tende un po’ di più l’arco rispetto agli altri due, ma anche lui non riesce…) eppure, la postura è giusta, la forza è con me…

Penelope: bene signori, la vostra sfida non è andata a buon fine…ci si rivede quando avrò finito di tessere la tela…

Ulisse: un attimo, perdonate il mio ardire, ma vorrei provare anche io a tirare con l’arco…

Procio 1: ah, ah, ah…mi vien da ridere…tu, con l’arco?! sei solo un vecchio poveraccio, ma come ti viene in mente di chiedere una cosa simile?

Penelope: ma signore non so neanche chi voi siate…

Telemaco: Madre, ma voi avete detto che sposerete chi riuscirà a prendere quel bersaglio…

Tecnico: si, vabbè, ma mica si deve sposare per forza…ha detto che deve finire la tela, e fategliela finire!

Telemaco: stia zitto lei, che è semplicemente uno sconosciuto…

Tecnico: vabbè ma la testa è mia!

Telemaco: ma il regno di Itaca varrà almeno una capoccia?!

Tecnico: ma perché la mia? Mirate a quella alla cassa…al bar!? Ammazzateve tra di voi, ma non mettetemi in mezzo a me, che ci metto un attimo a lasciarvi al buio!

Ulisse: perdonate Penelope…abbandonerei il bersaglio umano e punterei a quel faro lì…d’accordo…

Tecnico: vabbè, meglio il faro che la capoccia…aò, occhio di lince, tira bene, che dietro il faro ci sono io…

Procio 2: ma non si preoccupi, figurati se questo pezzente riuscirà a prendere il bersaglio

Procio 3: ma soprattutto non ce la farà mai a tendere l’arco!

Procio 1: e va bene! Voglio proprio divertirmi a vedere il vecchietto che diventa tutto rosso per lo sforzo...(a parte) poi dopo mi dovrai spiegare molte cose, indovino dei miei stivali

Penelope: aspettate…non pensate che sia io quella che deve dire di si a questa sfida?

Ulisse: Penelope, sono anni che aspetto di poter coricarmi nel vostro lettone

Penelope: ma come vi permettete! se fossi costretta a sposare uno come voi, farei dividere il mio letto a metà e ne metterei una in salone, pur di non dormirvi a fianco

Ulisse: sarebbe impresa ardua dividere il vostro letto a metà!

Penelope: (turbata) ma che dite?

Ulisse: (sottovoce) fui io stesso a costruirlo, intagliandolo sul tronco di un olivo frondoso, e poi intorno ci costruii la casa; sarebbe impossibile, spostarlo da lì!

Penelope: voi…cioè te…insomma…Telemaco, cosa sai di quest’uomo?

Telemaco: quello che state intuendo voi, madre…ma la prova del fuoco potremmo averla tra pochissimo

Procio 1: quale prova del fuoco, cosa state bofonchiando?

Penelope: mi stava ribadendo che ho preso un impegno e non posso non mantenerlo…signore, sia quel che sia! Se prenderete il bersaglio, sarete mio sposo!

Ulisse: vi ringrazio signora! Proverò con tutte le mie forze!

Procio 1: spazio, fate spazio al futuro re di Itaca…ah, ah, ah! Ci scommetto le mie armi, che non riuscirai neanche a muovere la corda dell’arco

Ulisse: che Atena, protettrice dei coraggiosi, mi assista! (piano, piano riesce a tendere l’arco, e proprio mentre sta per scoccare la freccia: buio! Si sentono delle urla, rumori di colluttazione, al ritorno della luce, troviamo i proci per terra con le mani dietro le spalle, con Ulisse e Telemaco con le spade sguainate che li tengono prigionieri…e la freccia conficcata nel faro di fronte al tecnico)

Ulisse: fermi felloni! La vostra pacchia è finita (si toglie il mantello) il re di Itaca è tornato! Come la luce…all’improvviso!

Telemaco: padre, mi avevano raccontato le vostre gesta ma che foste così gajardo non me lo immaginavo…(verso il tecnico) ma a proposito di luce…

Tecnico: scusate recà, ma quando ho visto che puntava in questa direzione io mi sono buttato per terra…devo aver urtato distrattamente l’interruttore della luce…vabbè, comunque tutto a posto…(prendendo la freccia) ammazza Ulì, sei meglio di Robin Hood!

Penelope: Ulisse, marito adorato, finalmente sei tornato…(lo abbraccia)

Procio 1: Ulisse, re di Itaca, ci arrendiamo, e, con il tuo permesso noi…

Penelope: dopo, i discorsi ufficiali dopo! (a Ulisse) chissà quanto avrai sofferto, povero Uli…solo in mezzo al mare, senza la tua mogliettina…ti sono mancata? (si) E quanto? (ehhh) Tanto? (tanto) Ma tanto quanto? (maaa..parecchio) Tanto tanto o tanto tanto tanto?

Ulisse: Penelope fermati un attimo! Mi sei mancata!…è stata veramente dura, anche perché in dieci anni ho conosciuto solo uomini: brutti, sporchi, non puoi capire…ce n’era uno, brutto, ma aiutami a dire brutto, che ci ha tenuto prigionieri nella sua isola…si chiamava Circe…un omaccione peloso…senza parlare poi di Calipso…un altro bestione che non voleva far altro che ballare…un’Odissea, cara mia, un’Odissea…

Penelope: ma ora ci sono io, la tua Penelope…e com’è la tua Penelopuccia? Com’è?!

Ulisse: (togliendole le mani da intorno al collo, le toglie anche la parrucca, e riappare Atena) Penelope, e come sei…sei…(la guarda ammaliato) sei una dea, ecco, sembri proprio una dea!

Telemaco: allora bisogna festeggiare, al ritorno di papà e all’amore…dai su, balliamo (alza i Proci da terra, poi ad Ulisse) da poco hanno inventato un ballo qui ad Itaca, che si fa in gruppo…invitiamo a ballare pure i Proci?

Procio 1: …noi siamo maestri di ballo, tutte le sere si va a ballare al Calipso!

Ulisse: se ballate come tirate con l’arco c’è da divertirsi…va bene…però dovete coinvolgere anche alcuni amici miei…(chiama i ragazzi che prima avevano ballato l’Alli galli, li fa salire sul palco e poi gran finale tutto ballato! Alla fine delle brevi danze, col fiatone) bravi, ammappatelo, bravi per davvero…ma come facevate a conoscere questo ballo?

Atena: (sorridendogli, si avvicina e lo abbraccia) per una dea nulla è impossibile!

Ulisse: una dea? Andiamo bene…mia moglie una dea…ma lo sai che io sono molto amico di Poseidone?

Atena: e che non lo so…fossi in te, però, per un po’ di tempo eviterei di farmi il bagno…

Ulisse: se è un tuo consiglio…lo rispetto! Perché io provo profondo rispetto per tutti gli dei, vero ragazzi? e soprattutto: per Giove!

Tutti: ip ip urrà! (fine)