Ultima notte dell’uomo

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ULTIMA NOTTE DELL’UOMO

Commedia in un atto

di KARL KRAUS

PERSONAGGI

UN SOLDATO AGONIZZANTE

PRIMO CORRISPONDENTE

UN GENERALE

SECONDO CORRISPONDENTE

UNA CORRISPONDENTE DI GUERRA

L’USSARO

DOTTOR INGEGNER TRAMONTO

ALTRI

………………….

…………………

Commedia formattata da

La durata di questo dramma, di cui viene tradotta l'ultima parte dal titolo « Apocalisse », in termini terreni, si prolungherebbe per dieci sere. La sua rappresentazione è stata ideata per un teatro di Marte. Gli spazi teatrali del nostro mondo non lo potrebbero contenere. Perché sono sangue del suo sangue e contenuto del suo contenuto, questi anni irreali, impen­sabili, che non possono essere compresi da svegli, che possono essere accessibili al ricordo e tramandati soltanto in un sogno sanguinoso, anni in cui figure da operetta rappresentavano la tragedia dell'umanità.

Lo svolgimento che ha cento scene e inferni, è impossibile, a crepacci, privo di eroismo come nessun altro. L'humour è soltanto « esame di coscienza » di chi non è divenuto pazzo al pensiero di avere superato con mente sana questi avvenimenti e di poterne testimoniare. Ha diritto a questo humour soltanto chi partecipa alla vergogna di questa azione come postero. La società contemporanea ha tollerato che avvenisse quello che è qui descritto; ponga il diritto di ridere dietro al dovere di piangere. Le gesta inverosimili che qui saranno rife­rite sono realmente avvenute: io ho descritto soltanto ciò che succedeva. Gli inverosimili discorsi che qui vengono riportati sono stati effettivamente pronunziati; le invenzioni più stridenti sono citazioni. Frasi il cui delirio rimane perennemente circoscritto all'orecchio cre­scono fino a diventare musica vitale. Il documento è figura, i resoconti sono presenze, le presenze si mutano in articoli di fondo; il feuilleton ha ricevuto una bocca che si esibisce in monologo, le frasi camminano su due gambe e gli uomini ne hanno conservato una sola. Accenti infuriano e stridono attraverso il tempo e si gonfiano sino al corale dell'azione pro­fana. Questi personaggi vissuti fra l'umanità e a lei sopravvissuti, sono colpevoli e parlano di un presente che ha non carne, ma sangue, non sangue ma inchiostro, trasportati in ombre e marionette e trasportati alla formula della loro effettiva insussistenza. Larve e lemuri, maschere del tragico carnevale hanno nomi viventi perché così deve essere e appunto in questa attualità condizionata dal caso niente è casuale. Non dà a nessuno il diritto di con­siderare la mia opera questione locale. Anche la circolazione all'angolo del Sirk è diretta da un magnetismo cosmico. Chi ha i nervi deboli, anche se abbastanza forti per sopportare la sua epoca, si allontani dal giuoco. Non ci pi può attendere altro dal presente: l'orrore fat­tosi parola, divenga uno svago! Soprattutto dove risuona la bassezza del dialetto più stri­dente della mia patria. Quello che attraverso la nostra opera sopravvive è un'esperienza ben più importante dell'invenzione. In questo campo l'invenzione è rigorosamente proibita. Al disopra dell'onta della guerra c'è quella degli uomini: di non volerne dopo più saper niente della guerra, mentre prima invece ne sopportano facilmente l'esistenza. Le è sopravvissuta per chi le è sopravvissuto. Anche le maschere camminano il mercoledì delle ceneri, ma non si vogliono riconoscere le une con le altre. Come è profondamente comprensibile l'inconsi­stenza di un'epoca che non è mai stata capace di produrre un avvenimento o di rappre­sentare quello avvenuto, che non può nemmeno scrollarsi dalle sue rovine. Così poco sen­sibile all'espiazione come all'azione, ma ancora con un sufficiente istinto di conservazione per chiudere gli orecchi davanti al fonografo delle sue eroiche melodie e sufficiente istinto di sacrificio per intonarle nel caso adatto. Che la guerra ci sarà, appare per lo meno incom­prensibile per quelli a cui la parola « Adesso c'è la guerra » facilita e ricopre ogni infamia, ma l'avvertimento « C'è stata la guerra » disturba la ben meritata pace dei sopravvissuti. Hanno immaginato - lo scopo per cui sono nati - di conquistare il mercato mondiale in arma­tura da cavalieri; devono adattarsi all'affare peggiore: venderle al rigattiere. Gli si parli in questo senso della guerra! E c'è da temere che anche un futuro germogliato dai lombi di un presente così confuso, malgrado la distanza maggiore, faccia a meno di una più grande forza di comprensione. Tuttavia un così completo senso di colpa, di appartenere a questa umanità, in qualche luogo deve essere accetto e qualche volta deve essere di utilità. E poi­ché « l'animo degli uomini è ancora selvaggio », nel tribunale supremo sulle rovine, sia presente il messaggio di Orazio agli innovatori:

«E lasciatemi dire al mondo che ancora non sa - come avvenne tutto questo: dovete ascol­tare - di gesta carnali, sanguinose, innaturali, - giudizio fatale, cieco assassinio; - di morti operate con violenza e malizia, - e progetti falliti che ricadono - sul capo dei loro inventori; tutto questo posso   annunziare in verità».

 Campo di battaglia. Cratere di bombe. Nuvole di fumo. Notte senza stelle. L'orizzonte è una parete di fuoco. Agonizzanti.

(Compaiono uomini e donne con le maschere antigas).

Un Soldato agonizzante       - Capitano, fai pur venire la Corte Marziale! Dichiaro: Io non muoio per nessun Kaiser! Capitano, tu sei l'uomo del Kaiser! Ma sono morto ormai, non ti saluto più! Quando andrò ad abita­re dal mio Signore, starà sotto di me il trono dell'Im­peratore, e per i suoi ordini avrò soltanto scherno e disprezzo. Dov'è il mio villaggio? Là sta giuocando il mio bimbo. Quando ti addormenterai in braccio al Signore... giungerà l'ultima mia lettera dal campo. Il mio bimbo chiama, chiama, chiama, chiama! Oh, come è profondo il mio amore. Capitano, non hai la testa a posto, tu che mi hai spedito qui. Nel fuoco è bruciato il mio cuore. Non voglio morire per nessuna patria. Non mi potete costringere, non mi potete costringere! Guardate come la morte rompe ogni catena! Portate dunque la morte davanti al giudizio di guerra! Ma io non muoio per il Kaiser!

Una Maschera antigas femminile       - (si avvicina) A quanto vedo, qui è caduto un uomo per volontà del Signore. Ognuno di noi qui deve assolvere al suo dovere. In questi tempi difficili non ci sono passatempi. Il vestito non fa l'uomo, ma nemmeno la donna. Nella necessità, nella morte, nel fango i diritti sono uguali per tutti. Qui non c'è sesso, non si riconosce più il sesso: e ciò torna ad onore del sesso.

Una Maschera antigas maschile         - (le si pone davanti) Che il tuo volto si abitui al mio! Io non ti conosco, maschera bella! Carico d'orrore, compiendo il dovere, noi ci dobbiamo guardare, noi non ci conosciamo. Per oggi vale solo una cosa, qui conta solo combattere, ci minaccia la vendetta con vapori velenosi. Il cielo vomita fiamme, che sibilano nel sangue, andiamo insieme a questo veglione. (Lontano fuoco tambureg­giante).

La Maschera antigas femminile         - Viso e sesso, ci proibisce il dovere. Non abbiamo diritto a viso e sesso. La vita scorre tra cadaveri e larve, in questa notte echeggiano per me suoni di corni e di arpe.

In Due                                  - (sottobraccio) Non abbiamo diritto a sesso e a volto. Volto e sesso proibisce il dovere. (Scompaiono. Due generali in fuga su di un'automobile).

 Un Generale                        - (recitativo) Non si può più andare avanti, il terreno è tutto spaccato, là ci sono cavalli di frisia, e altrove ostacoli. La battaglia ormai ha cambiato direzione. Siamo arrivati fin qui: non pote­vamo andare più in là. Alla nostra età non è diver­tente sfiorare il pericolo, lasciarci la pelle. Né esitare né cedere, è il motto delle truppe. Guida pure sopra i cadaveri, se no siamo fregati. Che ha quello lì senza testa, a quello mancano le gambe, e alla giacca gli manca un bottone È proprio uno scandalo, mi fa andare in bestia: lei, caporale morto, si metta in ordine! Questo è trasgredire. Riceverò un cicchetto. Ah! ti butti giù, attenzione, siamo in guerra! C'è la legge di guerra! Non ascolta. Avvicinati! Lei, cosa sta facendo, proprio nel campo di battaglia! Vada a rapporto. Il disordine qui non è ammesso. Passi sopra i morti, se no siamo perduti! (Partono. Comincia ad albeggiare. Scendono due corrispondenti di guerra in automobile. Cannocchiali, binocoli, Kodak).

Primo Corrispondente di guerra        - Fermiamoci qui. Mi sento in vena. Prenderò il coraggio a due mani: bisogna descrivere la battaglia.

Secondo Corrispondente di guerra    - Qui a quanto pare, può ancora succedere qualcosa. Il punto è molto ben controllato dal nemico.

Primo Corrispondente          - Qui giacciono gli eroi, qui c'è movimento, e quando lo riferiremo, farà sensazione.

Secondo Corrispondente     - Si imporrà a tutti, autentico, con fotografie. Qualcuno è caduto. Descri­vere l'ambiente.

Primo Corrispondente          - Prendiamo volentieri le informazioni dai servizi speciali dell'esercito. Ma quello che ci interessa, sono le singolarità. (Si avvicina ad un soldato moribondo).

Secondo Corrispondente     - Lei se ne sta per andare. La faccia in luce! Ho bisogno del momento in cui le si chiuderanno gli occhi.

Primo Corrispondente          - Come è abile! Finché vive, c'è tempo di farne una brillante descrizione.

Secondo Corrispondente     - Che cosa ha provato, che cosa ha pensato, a noi interessano le ultime ore, come era la battaglia?

Primo Corrispondente          - Attenzione, sarà apprez­zato, sto già aguzzando le orecchie per i dettagli, e la sua eroica morte diventerà una bella notizia.

Secondo Corrispondente     - Questo dettaglio, già di per sé, farà vendere il giornale, e il capo mi pro­porrà per la croce di ferro.

L'Agonizzante                      - Presto... presto... guardate... come... io... mi... contorco... fasciami, signor dottore... fasciami, fasciami! Da tante ore... con tante ferite... sanguinano, sanguinano... non sono fasciato. Ancora pochi minuti... non mi lasciate dissanguare... fascia­temi presto, vi dovreste spicciare. Vedete... come il mio respiro... già si dilegua... affrettati, signor dottore... bendatemi, bendatemi!

Primo Corrispondente          - Non racconta nulla di interessante. Fa troppa impressione! Diventa sempre più fissato. Probabilmente mi crede un dottore!

Secondo Corrispondente     - La guerra è guerra. Sente, io tossisco... il nostro compito qui è duro, sul suo petto distrutto, dico soltanto: « e'est la guerre! ».

Primo Corrispondente          - Non mi hanno insegnato a medicare ferite, ma per raccogliere impressioni ci danno uno stipendio.

Secondo Corrispondente     - Riferire l'ambiente, è il nostro pane. Un eroe taciturno lo lasciamo morto in silenzio. (Si voltano per andarsene).

L’Agonizzante                     - La mia donna...ah...per favore... e... un tormento... così... mi prendano con loro... fino... al prossimo ospedale!

Primo Corrispondente          - Ma come insiste, ma cosa vuole da me! Rimanga pure sdraiato, e se ne stia zitto!

Secondo Corrispondente     - Per un comune mortale è un bell'onore! Uscirà la sua fotografia, che vuole di più!

Primo Corrispondente          - Se le garantisco che comparirà il resoconto! Ero qui prima che morisse, avanti, mi guardi in faccia!

Secondo Corrispondente     - Non aggiunge più nulla. Credo che potrà andare. Sta tirando le cuoia. Ora lo riprendo... poi si vedrà (Lo fotografa).

Primo Corrispondente          - Ma non sia insulso, deve fare sensazione. Ci manca il curato, purtroppo lei è solo.

Secondo Corrispondente     - Quello sì che sarebbe stato un effetto da mostrare agli abbonati, un prete proprio mentre si curva sull'eroe!

Primo Corrispondente          - Ormai siamo amici, me lo farebbe per farmi un piacere, perché in definitiva, anche a lui ne verrebbe una buona pubblicità.

Secondo Corrispondente     - Per una volta che se ne ha bisogno, naturalmente starà a casa del diavolo. È sconfortante... c'è del fumo! Soltanto un proiettile a salve, evidentemente. Ci vorrebbe una posa, non l'istantanea!

Primo Corrispondente          - Andiamocene! Qui ci si annoia, ormai. Andiamo all'Ufficio Stampa, prima del contrattacco.

Secondo Corrispondente     - Del contrattacco non me ne curo, ma con questa luce non potrei fotografare.

Primo Corrispondente          - Attento, qui a quanto sembra, può succedere ancora qualcosa, il punto è troppo ben controllato dal nemico!

Secondo Corrispondente     - Non vale la pena di rimanere. Sono forse un eroe? Allora cosa bisogna scrivere? Un avvenimento al campo! (Escono. Un maresciallo spinge davanti a se un plotone col revolver).

Furiere                                  - Marsch! Vi insegnerò io a gironzolare e a scherzare. O si muore per la patria, o vi faccio crepare. Ci penserò io a mettervi a posto! O voi sparate sul nemico, o io vi sparo sulla schiena! (Scompaiono).

Un Accecato                        - (avanza a tentoni) Grazie, mamma! Così sento la tua mano che mi libera dalla notte e dalla patria! Respiro nel bosco la felicità del mio paese. Tu mi riporti nel tuo grembo! Oramai ha finito di brontolare il tuono della notte. Che cosa volevano da me? Madre, come si alza il tuo buon mattino! Sono ormai là dove si inazzurra l'occhio di Dio! (Muore).

Una Corrispondente di guerra           - (compare) È proprio qui, le ricerche hanno dato buon esito, lo troverò qui, l'uomo comune, in villeggiatura al fronte!

Un Ferito                              - (a tastoni, strisciando in avanti) Kaiser, sii maledetto! Sento la tua mano, nella tua mano veleno, buio, e patria! Puzza di peste e di decessi. Il tuo sguardo è patibolo, la tua barba capestro. La tua risata menzogna, la tua boria odio, la tua ira gigantesca per la sua meschinità. Sposta le frontiere e le proporzioni pur di essere grande, pur di fare a pezzi il mondo, scosso dal Reno fino al Gange da un interprete di secondo ordine! Non sei stato davvero un conservatore, al vecchio mondo hai dato stracci medioevali. Hai rattristato la sua fantasia, o cavalle­resco commesso cosmico. Hai tolto il sangue dalle vene migliori con la tua squadra di mare, aria e parole. Non vorrebbe mai più nascere da fango e fuoco! Tu e il tuo Dio avete perso la battaglia! Il mondo aperto e illuminato, viene chiuso e oscurato dalle tue pazzie, è soltanto merce franco porto con cui il diavolo potrà partire per l'inferno! Per il cor­ruccio divino, e non per la sua grazia, tu reggi squadre di fumo e di zolfo. Arnese del Signore! Esalteremo il Signore quando finalmente ti butterà tra i ferri vecchi! Vieni, e guarda come una stella si comporta quando si governa il tempo con le munizioni! Fa sguazzare il tuo cancelliere e i tuoi diplomatici in questo mare di sangue e di lacrime! Sii maledetto, Kaiser, e sia maledetta la tua nidiata; il sangue che fate spargere vi faccia affogare nel diluvio! Io muoio, io, figlio di una madre tedesca, ma deporrò contro di te, davanti al trono di Dio! (Muore. Appare un ussaro della, morte con il seguito).

L'Ussaro della Morte           - Quàquàquàquà! Quà-quàquàquà! L'aria qui ha il mio profumo corporale. Noi siamo gli ussari della morte bene addestrati nella nostra professione. Abbiamo una snella sil­houette e lasciamo dare l'assalto alla canaglia. Ci consideravano vuoti manichini, ma al nemico cadono subito le scaglie dagli occhi, perché un ussaro della morte non si lascia mai prendere per il naso. Arrivino i giovani e facciano vedere quello che sono capaci di fare. Chi osa, vince: devono indicare cosa sono capaci di essere. Da quella volta, dal giorno della Marna, sto in guardia ogni giorno dal rilassamento. Abbiamo dovuto aspettare davanti a Verdun!... Quàquàquàquà! Quàquàquàquà! Il busto mi è diven­tato troppo stretto. Mio padre è una pantera addo­mesticata; per ora sono molto più agile. Come un giovane giaguaro, perché la patria è in pericolo. La mia barba è dirozzata alla britannica, a troppi pochi morti si è dato fondo. In Francia la vita non è facile; non ci si è arrivati. Finché si è giovani occorre pren­dersela molto a cuore. Ma prima che io sacrifichi la Guardia, deve cantare il mio bardo prediletto. Al colpo delle dodici, tempesta, alla campana delle cinque, vespro, l'unica rima la sa l'anziano del reggi­mento. Perché l'arte è ilare e il servizio severo. Quà-quàquàquà! Quàquàquàquà! (Il gruppo scompare. Una marcia militare. Si presenta JSiowotny von Eichensieg).

 Nowotny von Eichensieg    - Dai miserabili, dalla feccia, dalla merda, acquisto ogni giorno materia umana. Anche il territoriale sarà mandato al fronte, chi non si fa animo, assaggerà la mia mano. Per l'uomo comune faccio quello che posso, Dio solo sa cosa me ne importa. Qui chi vorrà scherzare sarà rimandato indietro, sarà impiccato o arrestato. Chi fosse sospetto o disertore, lo rispedisco io sul campo dell'onore. Chi riceve una fucilata in pancia e non si tiene in piedi, per punizione muore come soldato al fronte. Qui sono padrone io e per me tutto fa lo stesso, prima che uno muoia è già cadavere. Qui si è sani, dice il medico militare, e l'uomo in definitiva non è che un referto: « idoneo ». Sì, non c'è scelta, qui decide il numero, dappertutto c'è materiale umano. (Via. Compare il dott. Ingegnere Tramonto di Berlino).

Dottor Ingegnere Tramonto   - Infine, per vincere finalmente il finale della guerra, e poi anche final­mente per vincere interminabilmente, la forza stra­tegica fa appello alle ultime riserve, a quelle della scienza. A che ci è servita l'arte dei nostri lanciatori di bombe? Il gas, benché così aspro, rende quello nemico più aspro, e spesso la spedizione dei nostri gas ha fatto ritorno nelle nostre linee. La scienza deve accorrere ancora una volta in soccorso. La necessità, come tutti sanno, fracassa il ferro che prima prende­vamo per oro. Visto che è ferro vecchio, resisteremo fino alla fine col nostro ingegno. Cavalieri dello spirito, noi impugnamo la spada quando il lanciafiamme ha fatto il suo tempo e siamo decisi con vapori e mine a lottare fino al coltello. Fumo di parole acquistiamo volentieri per le nostre opere, dal tempo in cui non si avevano ancora queste invenzioni, e oggi noi stessi ci troviamo a giostrare dove prima avevamo conqui­stato le più belle e gloriose vittorie al cloro. Nella violenza della forza chimica, il tedesco combatte con lo spirito dell'antica cavalleria. In quest'epoca roman­tica, non resta altro che cadere in trincea. Noi fac­ciamo onore al più radicale dei molti miracoli delle fiabe tedesche, e per confutare la fiaba degli Unni, affondammo profondamente nelle fonti novellistiche. Il narratore sono io, perché io sono l'inventore; lo sappiano i ragazzi disubbidienti che ci credono ancora barbari, noi che operiamo con la elettrotecnica. La fiaba pratica, il mezzo poetico, prende nome da me: mi presento, sono il signor Tramonto di Berlino e illumino la morte precoce. C'era una volta, voglio cominciare così per conquistare il mio uditorio, c'era una volta una cancrena polmonare così maligna che a malapena si può descriverne. Eppure la scienza da un pezzo era riuscita a seppellirla, e quando era necessaria, non si trovava più. La scienza ora viene di nuovo in aiuto, perché ha una speciale simpatia per i desideri strategici. È già venuta in aiuto per tutti quei surrogati che sostituiscono il caffè e l'arrosto. Così sostituiamo con la massima semplicità anche la morte, attraverso il mezzo pratico Tramonto. Con i nostri gas più richiesti abbiamo cacciato dal campo soltanto le bocche inutili. Ma d'ora in poi, sul posto non rimarrà più neanche un coniglio, grazie al nostro surrogato di cancrena polmonare. Dobbiamo spesso occuparci, fragorosamente, di trasformare il mondo in ospedale o in cimitero. Ora contiamo di consolidare la posizione: perché adesso il nemico morirà senza nemmeno accorgersene. In avvenire basterà premere il campanello per annientare cento mila polmoni nemici. Si vive in sandali e non più su suole, eppure la morte farà le sue vittime chiasso­samente. Sono stato chiamato per dare una prova della mia abilità. E ora l'opera dovrà lodare il suo artefice! I disfattisti volevano toglierci la vittoria finale, ora dovranno gridare al miracolo! Volevamo un nuovo orientamento per la morte e così speri­mentare la nostra ultima « chance ». E in un baleno, prima che il nemico se lo sia pensato, la cosa è già fatta anche ad occidente, e davanti alle nostre linee si allineano i cadaveri, perché noi si possa prendere il nostro posto al sole. Risplende all'orizzonte la mia corona regale colore del tramonto. Io sono il più grosso calibro della guerra mondiale! Mi allineo con Tirpitz e con Zeppelin. Con Dio prende corso l'ultimo destino! (Prime un bottone. Tre brigate crollano silen­ziosamente) Bambini, bambini, a loro non piace sentirne parlare. Così si difendono le sante armi del Signore! Nessuna guardia almeno si mantiene così compatta e così fedele come la peste nibelungica. È diventato necessario accettare la mia ultima offerta. Il mio nome è Sigfrido Tramonto. (Scompare. Tenebre. Appare un gruppo di iene con volli umani. Parlano le iene Stomaco divoratore e Gatto ghiottone. Si acquat­tano davanti ai cadaveri, parlano a destra e a sinistra nelle loro orecchie).

Stomaco Divoratore             - Se lei ha bisogno di qualcosa, se lei ha bisogno di qualcosa, eccoci qua noi, che por­tiamo visi e volti di larve. Non si spaventi dei baffi e delle criniere: non siamo uomini, ma soltanto iene! Soltanto perché il suo sacrificio non sia vano, siamo qui sul posto, sul campo dell'onore. Non ha più bisogno di niente, anzi le portiamo via il superfluo. Che se ne fa nella tomba, di preziosi e contanti!

Gatto Ghiottone                   - Beati voi, voi che vi state spassando in tutto questo. Per i vostri svaghi ci siamo indennizzati. Su nostro consiglio siete andati freschi sul campo di battaglia, avete dato il vostro sangue, e noi vi abbiamo preso il contante. Perché noi si vinca, avete rischiato tutto, avete dovuto osare, adesso dovete offrire un altro piccolo obolo. Se anche siete vinti, noi però vinceremo. È calato il sangue, è salita la carne.

Stomaco Divoratore             - Potete fare assegnamento su di noi e sulle nostre merci: presto non vi starà più bene l'abito del Kaiser. Con le vostre granate, bombe e mine, andatevene in là e lasciateci guadagnare. È un piacere girare da queste parti, non avete bisogno di sentir freddo e non avete bisogno di sentir fame! La sappiamo bene noi quest'anno la parola d'onore: carboni e grassi tre volte più cari!

Gatto Ghiottone                   - Ve lo diciamo in un orecchio, ci dovreste ringraziare: da quando state qui a giacere, va meglio per le banche. Con le banche si possono fare aumenti di capitale, non si può più impedire la fusione con la banca del macello. Siete proprio fortu­nati a giacere così tranquilli mentre con le pallottole volano anche i biglietti da mille. Ma sarete inden­nizzati: ognuno un eroe! Voi nuotate nel sangue e noi soltanto nell'oro.

Stomaco Divoratore             - E voi continuerete a vivere negli annali della storia! La morte è gratuita, per questo però bisogna pagare. Non siamo stati noi a cominciare la guerra. L'abbiamo soltanto desiderata, ma siete stati voi ad accorrere. Dei nostri guadagni nessun poeta canterà, ma a voi già stanno fischiando le orecchie! Di voi parleranno ancora i vostri pronipoti. Speriamo invece che i nostri non si lamentino di noi.

Gatto Ghiottone                   - I miei figli per un pelo non sono venuti al fronte. Per fortuna non li hanno presi. Tino è troppo onesto per imboscarsi, ma negli affari è proprio insostituibile. L'altro è troppo superbo, così ci ho dovuto pensare io, con il mio conto in banca siamo a posto con l'esonero. L'anno prossimo farò esonerare anche il minore. Anche voi siete stati giovani, la vita va vissuta.

Stomaco Divoratore             - Il mio ragazzo non ha pro­tezioni, però si è saputo arrangiare. L'altro è pieno di talento, ha composto poemi per la vittoria. Appena lo chiama la patria, il ragazzo si mette a comporre e lo comandano all'archivio. Però vuol muoversi -benché quel posto sia il migliore - esce e si trasforma subito in autore drammatico, presso Ben Tiber. Prego, si metta a descrivere ciò che accade fuori! Il minore è maledettamente incapace.

Gatto Ghiottone                   - Voi non potrete mai apprezzare a sufficienza questo massacro, voi che siete morti per la lana, mentre noi viviamo per il ferro. E noi ieri, oggi, domani e sempre ci dovremo preoccupare di cuoio, seta, olio, commestibili. Ci presentano libere offerte e si dà ancora il caso scandaloso che a qualcuno di noi resti in mano una dozzina di vagoni! Per ora la faccenda funziona, ma fortunatamente in tempo di pace, se Dio vorrà, potremo costruire una fabbrica d'armi.

Stomaco Divoratore             - Dio ci guardi da questa sciagura, chi parla oggi di pace, noi ci siamo rasse­gnati alla necessità della guerra. Forniture, produ­zioni ed ancora un soprappiù, se no saremmo a terra, che sventura! Non m'importa delle fabbriche d'armi, per me va bene la Skoda di cui Roda-Eoda descrive la grande importanza. Se non ne volete più sapere, lasciatevi seppellire nudi, mia moglie vuole un altro mantello di pelliccia.

Gatto Ghiottone                   - Credete a noi, la vita è amara. Voi che siete morti dovreste portare il lutto per noi vivi. Se viene fuori il rischio della pace, abbiamo tribolato inutilmente, è detto a voi! Ci rimane ben poco quando ho comprato una tenuta a mio figlio, e il mio amico è diventato barone. Ad ognuno il suo. All'eroe la tomba. Noi siamo le iene. A noi di grattare e intascare.

 Coro delle Iene                   - Così sia! Così sia! Ma piano! Ma piano! La battaglia si accende e con la vostra fatica e la nostra applicazione, i prezzi salgono. Sa Iddio! Sa Iddio! Sulle rotaie camminano ancora tre vagoni di riso e tre di mais. In piedi, e vacci piano! Stiamo chiudendo il cerchio. Così sia! Così sia! (Tango delle iene intorno ai cadaveri. Nel frattempo il fondale di fuoco è scomparso. Un raggio sulfureo copre l'oriz­zonte. Appare una gigantesca « silhouette »." il signore delle iene. Alla sua vista le iene si acquetano e si rag­gruppano).

Il Signore delle Iene             - (barba e basette nere, lanose e crespute, che circondano il volto come una pelliccia e sembrano cresciute tutt'uno con una cuffia di capelli altrettanto lanosi e cresputi; naso forte e ricurvo, occhi grandi e bovini, con molto bianco e piccole pupille pungenti. L'aspetto è tarchiato ed ha qualcosa del tapiro. Vestito in giacchetta e piqué. Il piede destro in atteggiamento di camminare. La mano sinistra chiusa a pugno poggia sulla tasca dei pantaloni, la destra si indirizza alle iene, con Vindice teso, su cui scintilla un brillante) Fate attenzione! E alzatevi in piedi! Vengo a passarvi in rivista e mi piace molto! Avete vinto la battaglia! Ha preso inizio la nostra epoca! Mettete in luce il vostro coraggio! Non dovete pregare la morte di lasciarvi far bottino con passi furtivi. Guai adesso a chi striscia ancora. No, dovete calpestare le vostre vittime con piede libero, alla salute di Dio! Perché adesso lo scopo è raggiunto! Che si dimentichi ormai quel Tale che si struggeva sulla croce, compiendo la sua missione. Sono io a suben­trare: l'inferno è chiarezza! Io sono l'anticristo. Da tutti i tetti sale un ringraziamento, perché quello che stava tra i ladroni ora può pure portare a termine il suo giuoco. Quel poco sangue di Lui, finisce mise­ramente nelle botti delle forze che si muovono a vuoto. L'amore ha perso il suo potere! Non è riuscito ad impedire quello che fortunatamente ora accade. Ascoltate, o miei cari fedeli, la redenzione è giunta, l'anticristo è vicino! La vendetta mai vinta, venne in aiuto alla vera giustizia; sono stato la sua buona spada! L'ho sguainata lucida dal cuoio grazie alla mia buona penna. Soltanto la potenza è valore! Su questo grande ring circondato di monete, ci innal­ziamo vincitori. Si chiude così ad anello, ciò che fu pensato nell'antichità. La croce ha perso la guerra! E noi che l'avevamo messo in croce, usciamo dall'ombra con il buon salario di Giuda! Sono stato man­dato da un altro padre! Dal suo teatro di dolore, si ritira il figlio dell'uomo. Cede il passo al buon cattivo. Voleva liberare il mondo; il mondo si è liberato di lui. Così, senza pentimento, goda ciò che ha liberato e ne tragga motivo di consolazione per il cielo! L'odio si dovette ribellare: l'amore non era fatto per non cessare mai. Grazie a questa devastazione del mondo, ecco un'eterna durata su cui il diavolo ride! Vada pure il mondo sulle grucce, il progresso doveva riuscire felicemente, anche se gli affari ne sono lo scopo. Ciò che Dio non vuole, ci riesce ugualmente: il diavolo zoppica sempre ma non ci fa caso. Pur con invalido calcagno se ne va in borsa e fa alzare i prezzi. Là, grazie a Dio non c'è niente di ' sacro, il diavolo non ha premura e lascia che il mondo giri. Io sono il suo primo agente, sono il redattore delle ultime notizie. Posso imballare le anime e cammino sulla nuca di tutte le maestà! Metto in castigo lo spirito. Perciò pagate al vostro maestro la dogana di un tributo doveroso. In seguito a queste grandi azioni su enormi inserzioni pubblicitarie riposa la nuova potenza. Fratelli, siatemi pronti a manipolare la vita con sicuro furore. Sappiate maneggiare i segni del futuro, maneggiate ancora le salme, l'epoca parla in cifre! Non lasciate perdere niente che abbia valore e che possa servire gli altri, andate a fondo nei vostri affari! Trascrivete negli annali i conti più importanti e fatemi il bilancio del sangue! Straccia il vecchio patto! Per quanto è vero che mi chiamo Maurizio, il lancio ci è riuscito! Perché quell'altro pastore di anime, quell'altro Benedetto papa, si sba­gliava di grosso! Sono Maurizio Benedikt, proprietario della « Neue Wiener Presse »! Grazie a Dio non faccio il prestigiatore, e non ci si immagina che io sia il vero papa. Ma tutti credono a me, usurai, ladri, pescecani. Gli audaci e i vili si inchinano dinanzi al mio trono, perché ora più che mai vale il denaro. Non cederò mai l'incanto di questo mio regno! È l'incanto di questo mondo! Se non passassero sopra i cadaveri, i ricchi grassi e pesanti non raggiungereb­bero mai il loro regno. Anche se il mondo è in fiamme, noi riusciamo a ritrovarci con i sortilegi della magia nera! Con una mossa segreta, l'inchiostro chiamò la tecnica e la morte ad un patto di fedeltà. Non vogliate mai dimenticare il ringraziamento ai torchi di sangue e di stampa. Ve lo dò nero su rosso! Ho colpito con l'inchiostro nero il nemico mortale nel cuore! E dopo che questo gli è successo, dovete odiare il prossimo per fare assegnamento sul salario di Giuda. È giunto l'anticristo! (Valzer delle iene intorno ai cadaveri).

Le Iene                                 - Così sia! Così sia! Noi posiamo il piede con coraggio. L'appoggiamo pesantemente e beviamo il sangue. Appoggiamo il piede con coraggio. Beviamo il sangue caldo. Spingiamo in avanti il sangue. Spin­giamo in avanti i prezzi! Versato, dimenticato, goduto, mangiato: gozzovigliamo e spremiamo, spingiamo in avanti i prezzi! Così sia! Cosi sia! Ci spingiamo in avanti con coraggio. La battaglia è stata calda, e spremiamo il sangue! Non affondi il coraggio. Noi restiamo nel giro. Spingiamo in avanti il sangue. Non cali il prezzo. Versato, dimenticato, goduto, mangiato, noi divoriamo e speriamo, spingiamo in avanti il prezzo! Posiamo il piede, spingiamo in avanti, e beviamo il sangue. Lo spremiamo bene! Noi cal­pestiamo, cacciamo, e beviamo caldo. Spingiamo in avanti il prezzo! Dormite bene, dormite bene! Non siamo leggeri nel calpestare; eia popeia! Così sia! Così sia! (Le iene si sdraiano sui cadaveri. Compaiono tre collaboratori occasionali).

Primo Collaboratore occasionale       - Già il primo raggio del mattino si fa luce nel buio. Il valzer ha vinto sul tango.

Secondo Collaboratore occasionale   - Grazie ai rappresentanti del commercio mondiale, la gaiezza finalmente si associa all'afflizione!

Terzo Collaboratore occasionale        - Grazie .ai capitani d'industria e ai magnati della finanza la vita si riposa, lascia i suoi faticosi compiti!

 li. Primo                               - Non dovrò più percorrere la mia strada in solitudine. Li ho già osservati tra gli altri, i miei compagni.

Il Secondo                            - Mi sembra perfino che lo scopo non sia più lontano. Forse mi si porge l'occasione.

Il Terzo                                 - Basta con gli attacchi della truppa. Si formano di nuovo altri gruppi.

Il Primo                                - Ormai diventerà a mio parere tutta un'altra cosa. Respiro aria mattinale e atmosfera di concordia.

Il Terzo                                 - Il Salvatore anticristo ha il passo ela­stico. Lo seguono tre consiglieri imperiali. Batte cer­tamente di molto i suoi predecessori. Madame Fanto ha messo per la festa un tailleur di crespo, color crema. È una passeggiata che ha grandi attrattive. Il pub­blico si ammassa: purché non si cominci con gli svenimenti. Tutti chiacchierano. Arrivano gli « habitués ». Ma questo è un avvenimento che non potremo vivere fino in fondo.

Il Secondo                            - Non si perde tempo a leggere la lista dei caduti. Per fortuna oggi è presente soltanto chi ha nome. (Appaiono due consoli: in tempo per esser presenti nel « carnet mondain »). Non si perde tempo a leggere elenchi di perduti. Tanto, ciò che ha nome, è in vita ed è qui, alla festa.

Il Terzo                                 - Qui accade ciò che succedeva già da tempo, quelli che sono qui per esserci, ci sono!

Il Primo                                - Brulicano le stelle e i corifei, ma il palcoscenico è qui sul campo.

Il Secondo                            - Lo stato maggiore non può venire, ma la corte è presente.

Il Terzo                                 - In questa notte di veglione, che ha una portata storica mondiale, si può vedere a che cosa è servito il sacrificio.

Il Primo                                - Mi piacerebbe sapere che ne pensa il nemico. Anche l'«humour», perbacco, ha i suoi diritti.

Il Secondo                            - Guarda, sono tutti là, i Bassi e gli Alti. La gioventù vuole conquistarsi il diritto alla danza.

Il Terzo                                 - Temo che questa festa volga alla fine. Guardino, il diavolo balla con la peste! (Si allontanano di corsa. Tutto l'orizzonte ormai è oscurato da vapori di fumo. Una luna macchiata di scarlatto esce dalle nuvole che sono sospese in brandelli gialloneri e colorati. Sul campo un caotico andare e venire di tutti i corpi di truppa. Passano tre automobili blindate. Uomini e bestie in fuga selvaggia. Brusìo di voci).

 Prima Voce                         - Mi scricchiola lo scheletro, mi scric­chiolano le ossa! L'attacco si è infranto dinanzi al fuoco delle nostre artiglierie.

Seconda Voce                      - Gli affari non ci vanno ancora male! Abbiamo conquistato la posizione con un ardito colpo di mano.

Terza Voce                           - La mantenga il diavolo, se ne ha voglia! Stiamo gettando fuori il nemico dalle trincee.

Quarta Voce                         - Iddio ci ha fatto davvero un bel regalo! E due dei nostri non hanno fatto ritorno.

Prima Voce                          - Temo che le perdite siano state gravi! In compenso abbiamo fatto molti prigionieri.

Seconda Voce                      - Il nemico ci minaccia di fianco! Un lattante e due civili sono caduti.

Terza Voce                           - Oggi abbiamo mirato bene. Cinque bambini giuocavano nel parco.

Quarta Voce                         - Siamo tutti qui, truppa a piedi o a cavallo! Ma il danno strategico è insignificante.

Prima Voce                          - Quelli che festeggiano con tanto sangue la sagra delle loro chiese, sono senza dubbio quei bravi Bavaresi!

Seconda Voce                      - Le cose peggiorano di ora in ora! Sono bene quei prodi Wurtemburghesi.

Terza Voce                           - Quelli che adesso stanno mostrando il loro disprezzo per la morte, sono i Turingi, i Palatini e i Frisoni.

Quarta Voce                         - Il risultato dell'azione vi farà capire, che si stanno cimentando gli Honved dal sangue caldo.

Prima Voce                          - Per serbare loro la gioia dell'attacco, mandiamo avanti i coraggiosi Bulgari.

Seconda Voce                      - Quelli che laggiù si spingono e si trascinano così di malavoglia, sono gli alleati mu­sulmani.

Terza Voce                           - No, aspetta, adesso partono regolari colpi di frusta! Adesso arrivano i Tedeschi!

Quarta Voce                         - Piove a torrenti, il terreno diventa cedevole. Sono i gioviali Austriaci.

Questa                                  - Eccoci in un bel guaio: sopraggiunge il contrattacco, che aspettavamo da tanto tempo.

Quella                                   - Chi non parla in tedesco con il nemico è un figlio di cane, è un manigoldo! Voi siete nella padella e noi nella brace.

Diverse                                 - Che sta succedendo, che mischia confusa: siamo una cosa sola! Amici e nemici, è un solo fuoco!

Altre                                     - A che ci può servire questa fratellanza? Guarda: stanno sparando con i nostri cannoni!

Tutti                                     - Questa crisi è proprio la più grave! Il nostro attacco è respinto con facilità.

Una                                      - Siamo nell'acqua. La volta del cielo si colora, tutt'ad un tratto diviene gialla e nera!

Gli Altri                                - Ah, dobbiamo sparare, rido da morire, il cielo si è lavato, si è fatto bianco rosso nero come la nostra bandiera!

Una                                      - Che frittata, guarda qui, lo vedi tu stesso, sopra di voi è nero, su di noi è giallo.

L'Altra                                  - Soltanto il cielo può sapere perché siamo morti. E il cielo porta soltanto i nostri colori!

Tutt'e due                             - Comunque, vuol farci amichevolmente compagnia nel viaggio per l'ai di là: è bello militare spalla a spalla.

Una                                      - E alla fina la storia ci ricompenserà.

L'Altra                                  - ...grazie ai nostri cannoni Krupp. Noi facciamo completo assegnamento sulla nostra forza...

L'Una                                   - ...con Dio e le nostre fabbriche Skoda.

Insieme                                 - Eppure entrambi abbiamo paura di starcene seduti, sono giunti i nuovissimi obici da campo! {Lampi).

Tutte le Voci                        - (confusamente) Sì, di fronte abbiamo nemici di acciaio! Ma noi da questa parte abbiamo le fiamme! Quelli di fronte ci invidiano, e picchiamo tutti assieme! (Serpenti di fuoco in cielo, luci rosse e verdi) Che succede? Che accade?

Voci dall'alto                        - Il contrattacco tanto atteso!

Voci dal basso                      - Saremo noi i vincitori! Saremo noi i vincitori! Testa in alto, arrivano i nostri aviatori!

Voci dall'alto                        - Sì, gli aeroplani, che con potenza mai vista, distruggono per voi i capisaldi nemici!

Voci dal basso                      - È davvero un bellissimo passa­tempo, potranno uccidere i bimbi anche in grembo alle madri! (Stelle di fuoco, croci e spade in cielo) Guardate, che magnificenza, con le migliori onori­ficenze la notte ricompensa il nostro miglior massacro. (Sfere luminose, covoni di fuoco) I sudditi festeggiano gli avvenimenti con pavesi, bandiere e fuochi di artificio. (Appaiono tre comete)

Voci dall'alto                        - Tre cavalieri di fuoco su cavalli di fuoco! Purché non divengano troppo sgradevoli!

 Voci dal basso                     - Ci vengono incontro come se fossero proiettati dal cannone, a bordo di autoblinde.

Voci dall'alto                        - Si renderanno degni della vostra gratitudine! Sono macchine di ben altra tempra.

Voci dal basso                      - Conosciamo il trucco, abbiamo le nostre tanks e le autoblinde apocalittiche! (Entrano due ordinanze).

Prima Ordinanza                  - Esultate e osannate, esultate e osannate: cadono bombe sul monte degli Ulivi!

Seconda Ordinanza              - Nessun dubbio e timore molesta le nostre credule orecchie: il giardino degli Ulivi da tempo era rafforzato militarmente!

Prima Ordinanza                  - Si lodi l'ardito e si esalti ad alta voce anche il saggio: chi finalmente è riuscito ad effettuare il grande lancio e chi lo aveva tempesti­vamente preparato.

Seconda Ordinanza              - Non si lascino riposare su allori o su spine, quelli che finalmente hanno com­piuto l'opera. Anche se avessero pensato qualcosa di diverso, sapevano bene però quel che facevano.

Entrambe                              - Se il cannone avesse colpita la croce, pur con uno scopo mancato, l'intenzione sarebbe stata lodevole, Noi facciamo i disfattisti, e vogliamo sperare che il danno strategico sia irrilevante. (Appare in cielo una grande croce sanguinosa).

 Voci dall'alto                       - Fatevi indietro, abbassate lo sguardo! Fate attenzione alla nostra croce di fuoco!

Voci dal basso                      - Chi è che ci imita? Non ce la danno ad intendere! Non badiamo a nessun amen, e non temiamo nessun presagio! Finché il nostro Kaiser avrà la testa a posto, nessun astronomo potrà inti­morirci con i suoi fantasmi! (Si scatena una pioggia di sangue).

Voci dall'alto                        - Fatevi indietro, e fate attenzione! Era così arido da voi, su di voi ora scorre sangue!

Voci dal basso                      - Dovreste sapere ormai qual è il nostro ultimo trucco, deciso dal nostro Consiglio di guerra. Abbiamo azzannato il nemico nell'aria, per questo il sangue cade dall'alto. Si è compiuta l'unità dei fronti...

Voci dall'alto -                     - Perché precipitino l'uno sull'altro!

Voci dal basso                      - Saremo più forti che mai, se il barometro c'è favorevole, così ci ha assicurato lo Stato maggiore.

Voci dall'alto                        - Ma il tempo rende vano un altro attacco! Il cielo è tenebroso. (Pioggia di cenere).

Voci dal basso                      - Che sia benedetta, che sia benedetta, la nostra pioggia di cenere artificiale. (Pioggia di pietre) Prendere a sassate? Anticaglie! Ecco invece le nostre granate a mano. Il primo lancio parte da noi, induriti da anni nel fuoco tambureggiante!

Voci dall'alto                        - Noi non abbiamo fatto progressi, ma con gli anni impareremo. Perché anche fra di noi che siamo le stelle migliori, abbiamo vagabondi e banditi.

Voci dal basso                      - Ogni stella può essere felice, purché brilli su Berlino. La vostra offensiva ha il tipico e irrisorio vantaggio iniziale. (Pioggia di scintille).

Una voce dal basso              - Non siamo riuscito a capire cosa possa significare l'apparizione della croce: ma ho una mia personale opinione.

Seconda voce dal basso       - Che significa questo ronzare e questo brillare, di voi stelle? Brancoliamo tutti nel buio, ormai. (Buio completo).

Gli operatosi cinematografici             - Questo non va. A che scopo! Non c'è più luce per girare. Abbiamo bisogno di sequenze da mettere tra lo sketch « Willi non si sente a disagio », e il pezzo poliziesco di gran successo « A me non sfugge nessuno ». Non c'è luce per girare, ma noi abbiamo un contratto, e dobbiamo fare un buon colpo! Il film sulla battaglia dell'Isonzo, certo, non si potrà mai superare, ma per il « Giudizio Universale », vogliamo più luce!

Una voce dall'alto                - Nonostante il vostro inter­minabile spaccar teste, abbiamo resistito fino alla vit­toria finale. Ma sappiate che nella settimana passata, Marte ha rotto i rapporti con voi. Abbiamo ponde­rato tutto e ci siamo posti sulla difensiva. Ci siamo decisi a sarchiare i vostri pianeti con schiere com­patte, e a liberarli dai temerari vermi terrestri che hanno la sfacciataggine dì dare l'assalto alle sfere celesti. Come sempre si sono rivoltati contro il loro creatore, hanno disonorato il quadro della creazione. Hanno tormentato gli animali e reso schiavi gli uomini, onorata la vergogna e mortificata la dignità, fatto ingrassare i malvagi, immolato i buoni, sconciato la propria onorabilità. Hanno usato i beni terreni per involucro, hanno macchiato con la loro lingua il linguaggio, l'anima, l'intelletto, il pensiero, il verbo. Hanno aperto l'ai di là soltanto per import-export. Hanno posto al servizio del mercante la morte e il diavolo, dio e il mondo. Hanno nascosto lo scopo della vita con il mezzo. Hanno difeso con il corpo le merci, servi delle loro necessità, sacrificata la vita per la loro esistenza, venduto sé stessi per il prodotto e battagliato con gli altri per le materie grezze. Non hanno portato a termine i loro affari neppure con l'odio. Con denaro e veleno si accecano, nel loro scellerato e orbato nulla. Si valgono indegnamente della luce eterna: sotto i raggi delle stelle e del sole scatenano battaglia e guadagnano infamie, uniti nel sacrilegio dal sud al nord. Cambia soltanto lo spirito con cui sterminare i corpi da oriente ad occidente e ammorbare l'aria con vendetta e fumo. Possono pregare per uccidere ancora meglio, e non arrossi­scono mai dalla vergogna, ma per il sangue versato. Bestemmiano il loro Dio e la loro natura. Calpestano l'ultima traccia vivente. Falsano l'azzurro del cielo con tinte di terra e ingannano il paesaggio con gru che divorano. Si nutrono con polmoni vittoriosi, resi forti dalle debolezze del prossimo. Cucinano la mi­nestra al focolare del vicino, sfamati dalla sua fame: ma anche con questo non riescono a saziarsi. Coprono di carboni ardenti la testa del prossimo, per farsi caldo. Impongono insolentemente questa dolce sen­sazione. Tengono il burro estorto e saccheggiato sulla propria testa, e lo fanno rincarare. Per cibo hanno la propria illusione. Invalidi per tutte le opere di guerra, agenti con lue e tubercolosi di fresca data, mercanti ed eroi e cacciatori d'uomini, lanciatori di bombe, por­tatori di bacilli, rapinatori dei tesori della fantasia, bancarottieri della propria economia, banditi nascosti dietro l'ideale, cavalieri di felicità in una valle di lagrime, corazzati di cultura, abili ed eruditi, super-armati e denutriti, potenti per misericordia delle loro macchine, altezzosi e tuttavia infami, convinti sudditi di se stessi, edificanti costruttori di ferrovie a Bagdad, cavalieri d'industria in alto e imbroglioni in basso, iene che hanno dormito sopra vivi e sopra morti, aviatori che sono legati alla terra, schiavi delle ultime conquiste, dottissimi sulle più diverse tecniche, bar­bari illuminati elettricamente, che si corredano la morte con tutti i comodi. Così come quelli vissuti piacevolmente, che avevano la fuga per scopo della guerra, fin da quando fu dichiarata. Non siamo con­trari ad una pace d'intesa, perciò in nome dell'uni­verso abbiamo così deciso: Noi di Marte non siamo affatto vogliosi di conquiste. Ma quando afferriamo qualcosa, l'afferriamo bene. Per la salvezza del tutto e di tutti i buoni, abbiamo accettato i vostri metodi, tanto per ricercare che per uccidere. La vostra scienza ci era necessaria. La vostra stella vista con il cannoc­chiale, per noi è soltanto una stella cadente: e abbiamo riconosciuto quel nano marziale che è il Kaiser sol­tanto con la lente d'ingrandimento. Vogliamo ora schiarire un po' il cielo, ma non faremo mai dilatare le nostre frontiere fino a voi. L'esame è stato severo. Ecco il risultato: prepariamo con voi i piani per questa ultima esperienza. Ci guardiamo bene dall'annettervi, ne perderemmo di prestigio. Per essere utili al mondo con pacifico lavoro, vogliamo soltanto difendere le nostre frontiere. Siamo decisi a rinunziare al possesso della Terra, vogliamo concludere l'affare in tutt'altro modo. Naturalmente dovrete pagare i danni di guerra, e il debito vi sarà cancellato. L'armonia delle nostre sfere non deve venir mai disturbata per l'eternità. Il pensatore e l'attentatore non stendano mai più la mano nell'etere. Nessun tuono di battaglia penetri mai fino al nostro silenzioso mormorio. Troppo a lungo avete voluto parlare nell'universo. Avete quasi mano­messo l'eternità! Avete aspettato a lungo e anche noi abbiamo aspettato a lungo, noi con pazienza, voi con avidità. Perché sulla vostra terra ancora ricca di speranze, ora trionfi la vittoria finale, perché nes­suno venga mai più a contraddire quanto abbiamo stabilito, vi schiacciamo ora completamente con le nostre armi. (Pioggia di meteore).

Voce dal basso                     - Sempre più a fondo, sotto terra! Non resta più nessuno! E se il mondo... (Fiamme).

 Voce dall'alto                      - Tutto si arresta! Detonazioni e cadute! Preme un grido... (Tuono dei mondi).

Voce dal basso                     - Da dove viene? Cosa può essere! Sta saldo e fedele... (Tutto crolla) Soltanto fiamme! Chi è sopravvenuto? Cara patria... (Calma).

Voce dall'alto                       - La tempesta si calma. La notte ha travolto tutto. È distrutta l'effigie di Dio! (Grande silenzio).

 La Voce di Dio                   - Io non l'ho voluto.

FINE