Un allegro furfante

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UN ALLEGRO FURFANTE

UN ALLEGRO FURFANTE

DI MINO DOLETTI

PERSONAGGI:

IL LADRO,

L'ALTRO INDIVIDUO

IL CAMERIERE.

Anticamera elegantissima. Mattina. Su una « dormeuse » sono appoggiati un frak, una ca­micia inamidata e i polsi. Per terra sono le scarpe lucide..

La stanza si apre su un balcone che dà nel giardino. A destra una porta comunica con l'appartamento; a sinistra, la porta d'ingresso, in fondo una tenda.

Quando si apre il sipario, la scena è vuota e tale rimane per alcuni istanti.

Il ladro                  - (compare dal balcone prima solo la testa. Guarda dentro con curiosità e un poco con sospetto; poi allunga un braccio e si afferra alla balaustra. Sempre con circospe­zione, passa l'altra mano nell'interno, poi spicca un salto e rimane in ginocchio sul da­vanzale. Un'ultima occhiata circospetta, e balza dentro. E' un giovanotto di aspetto simpatico. Veste un abito che, ormai per il lungo uso, è in brandelli. Da una tasca fa capolino il manico di uh pugnale. Osserva con curiosità l'ambiente e s'avvicina alla « dor­meuse »).         - Tò: un frak... (prende delica­tamente l'indumento e lo rigira fra le mani. Legge, dentro, l'etichetta del sarto), ce Arnol­di, Corso Cavour, 4... ». Non mi è nuovo questo nome (pensieroso). Dove diavolo ho incontrato l'individuo?... Arnoldi... Arnol­do.. Forse è anche il mio sarto... (si toglie con gravità la giacca. lacera e rattoppata e cerca nell'interno l'etichetta). No, non è que­sto: io mi servo in un'altra sartoria... Eppure, Arnoldi, diavolo, devo averlo conosciuto in qualche posto... Ah, ecco: mi ha fornito il pastrano col bavero di astrakan... Me lo ri­cordo perchè io tengo a mente il nome dei miei fornitori... Così, se il vestiario fa buona riuscita, ritorno lì; se no, cambio... Quando si paga, si hanno anche tutti i diritti di essere serviti bene... (appoggia di nuovo il frak sul letto e si avvicina a un armadio, tentando di aprirlo). Chiuso... Accidenti! (va alla scriva­nia). Anche questa... Capperi, che non ci sia niente da portar via, qui? (i suoi occhi, cercando per la stanza, si appoggiano di nuo­vo sul frak. Avvicinandosi alla « dormeuse »). Bè, in mancanza d'altro... Tanto, il sarto è veramente di fiducia... Anche il pastrano l'ho portato quattordici anni e ne sono rimasto soddisfatissimo... Ma sì: accontentiamoci di questo... (cerca di farne un fagotto, ma vede che riesce troppo grosso. Allora, dopo un mo­mento di esitazione, si decide ad indossarlo. Va dietro al paravento). Sembra fatto apposta per me!... Quell'Arnoldi è veramente ge­niale! (esce dal paravento completamente vestito. Si annoda in fretta la cravatta e si pa­voneggia un momento davanti allo specchio dell'attaccapanni. Poi va alla finestra, appog­gia le mani sul davanzale e fa per spiccare il salto).

L’altro individuo   - (è uscito pian piano da die­tro la tenda durante gli ùltimi passi del la­dro; vede la scena; pian piano raggiunge il ladro e lo afferra per le spalle al momento in cui sta per spiccare il salto) Canaglia!

Il ladro                   - (senza volgere il capo, con calma) Parla con me?

L'altro                    - Canaglia!

Il ladro                   - (dignitoso, ma sempre senza voltarsi) Signore!

L'altro                    - Pezzo di gaglioffo, cosa fai?

Il ladro                   - Me ne vado...

L'altro                    - Con il mio frak?!

Il ladro                   - Ah?! E' il suo? (si volge per tre quarti). Abbiamo la medesima statura (con aria confidenziale). E quanto a complessione, siamo lì...

L'altro                    - Va all'inferno!

Il ladro                   - Subito! (si volge di nuovo verso il balcone).

L’altro                    - (afferrandolo) Dove vai?

Il ladro                   - All'inferno!

L'altro                    - Ma prima levati il frak!

Il ladro                   - (a malincuore, comincia a sciogliersi la cravatta) Peccato, però! Mi stava pro­prio a pennello! Un mago, quell'Arnoldi...

L'altro                    - Come? Arnoldi? Cosa c'entra?

Il ladro                   - (con aria d'importanza) E' il mio sarto... Corso Cavour, 54, primo piano, interno 11, seconda porta a destra...

L’altro                    - (che non ha capito, lo guarda).

Il ladro                   - (sospirando come se seguisse il corso dei suoi pensieri) C'è sempre quella lavo­rante bionda, con gli occhi celesti, così gen­tile con tutti i clienti?

L'altro                    - Dove?

Il ladro                   - Ma nella sartoria Arnoldi, che dia­mine!

L'altro                    - Ah! (dopo un momento di esitazio­ne). Sicuro che c'è...

Il ladro                   - (risoluto) Bisogna che ci ritorni... In questi ultimi tempi l'ho un poco trascu­rato Arnoldi, poveretto... Chissà, forse, se n'è avuto a male... Lei, signore, che ne pensa?

L'altro                    - Di che?

Il ladro                   - Se ne sarà avuto a male? Lui ci tiene tanto ad clienti...

L'altro                    - Ma tu chi diavolo sei?

Il ladro                   - (sospirando) Lei dovrebbe saperlo... Appartengo a quella categoria di lavoratori che la buona società chiama ladri...

L'altro                    - Sbrigati a svestirti, gaglioffo...

Il ladro                   - (comincia a sfilarsi il frak con stu­diata lentezza) Ma sono uh ladro per bene. Un amatore, direi quasi... Per esempio, qui avrei potuto portar via tutto... Ne conviene, signore? (con un moto brusco si volta e lo afferra per il colletto). Ecco, se volessi, po­trei prenderle il portafoglio... E' ben for­nito?

L’altro                    - (respirando a fatica) Diecimila...

Il ladro                   - (con disprezzo) E invece, glielo la­scio... Io, ripeto, sono un amatore. Mi sono innamorato di questo frak per una ragione ideale e lo porto via. Ma creda pure, signore, che io non ho alcun disprezzo per lei... Di solito i ladri nutrono un profondo disprezzo per le loro vittime. Ma io no... Come rima­nere insensibile, difatti, al particolare della identità delle nostre corporature? Lei, si­gnore, creda pure che ha tutto il mio rispetto.

L’altro                    - (ironico) Obbligatissimo...

Il ladro                   - (senza lasciare la stretta) Non c'è di che... « Il ni à pas de quoi... », come dicono i francesi... (al moto di stupore dell'altro). Crede che io sia un ignorante qualunque? Co­nosco benissimo varie lingue... Tra un 'opera­zione e l'altra, mi diletto di linguistica... Lei no, vero? Ah! Questa non dovrei perdonar­gliela... Il fatto che ha la mia medesima cor­poratura, le dà anche dei doveri...

L'altro                    - Allenta un pochino, per piacere...

Il ladro                   - (allentando) Ecco fatto...

L’altro                    - (ironico) Se no, rischi di rimanere tu solo ,al mondo con quella corporatura...

Il ladro                   - Tò! Il signore fa dello spirito...

L'altro                    - Anche tu fai dello spirito... E sic­come il padrone di casa sono io...

Il ladro                   - Errore... Anzitutto, non faccio dello spirito... Parlo sul serio... Quando dico che sono un ladro per bene, è la verità... Del re­sto, che sono educato, lo vede da per lei... Ecco: mentre potrei benissimo darle del tu o anche del voi, le do del lei... E' una sfu­matura, d'accordo, ma che la sua importan­za... In secondo luogo, invece di essere morto è ancora vivo... Guardi (estrae il pugnale). Un colpettino qui... (lo appoggia sulla pancia dell'altro) E addio...

L’altro                    - (con un gemito) Per carità...

Il ladro                   - Niente paura (rimette in tasca il pugnale). Lei ha avuto la fortuna di incontra­re un ladro come si deve...

L’altro                    - (sospirando) Lei è proprio un ga­lantuomo!

Il ladro                   - (lo guarda sorpreso) Per piacere, ripeta...

L'altro                    - Cioè, volevo dire...

Il ladro                   - (stringe) La prego, ripeta!

L'altro                    - Lei... lei... è un gentiluomo...

Il ladro                   - (scoppiando in una risata) Mi dà del lei?! Questa è buffa! Senta, mi faccia il riverito piacere di smetterla...

L'altro                    - Ma creda pure che...

Il ladro                   - Ho detto che deve smetterla... Se continua a darmi del lei, io avrò l'impressione di essere un appartenente alla buona so­cietà...

L'altro                    - Ma difatti... io credo...

Il ladro                   - E certe offese non le tollero...

L’altro                    - (rassegnato) Come... come vuoi tu...

Il ladro                   - Ecco, benissimo... Mi sembra di rivivere... Torno nel mio elemento... Creda pure, signore, è una bella soddisfazione... (pausa). Senta, mi faccia mi altro piacere...

L'altro                    - Dica pure...

Il ladro                   - (lo guarda severamente).

L'altro                    - (correggendosi) Dì pure, ragazzomio

Il ladro                   - Ecco: così va bene... Dunque, un piacere... Mi dica gaglioffo...

L'altro                    - Veramente...

Il ladro                   - Poche chiacchiere, ho detto!

L’altro                    - (rassegnato) Gaglioffo!

Il ladro                   - (prendendoci gusto) ... canaglia...

L'altro                    - Sì...

Il ladro                   - Sì, un corno! Mi dica canaglia...

L'altro                    - Canaglia!

Il ladro                   - (soddisfatto) Come suona bene! Grazie tante, sa? (rimane pensieroso un mo­mento). Basta: non voglio ubriacarmi di gioia... Potrei costringerla a dirmi canaglia diecimila volte, ma ci rinuncio... Io sono mi­surato anche nella felicità... Quando ho da­vanti una buona pietanza, non me ne sazio mai... Creda pure, signore, è l'unico modo per non disgustarsene. Glielo assicuro. Al­meno rimane il desiderio e si può gustare an­cora quella gioia... Se no, si distruggono così tutte le gioie che offre la vita e cosa rimane oltre il suicidio?... Ma stia tranquillo: non commetterò nessun folle gesto... Così, quando domani o posdomani la pregherò di chiamar­mi ancora gaglioffo, assaporerò questa gioia deliziosa...

L'altro                    - Dunque... lei... tu... vuoi ritornare?

Il ladro                   - Si sa: se mi prende la nostalgia, ritorno...

L'altro                    - Ah! Benissimo...

Il ladro                   - Come? Penserebbe di cambiar su­bito casa?

L'altro                    - Anzi! Tu sei un tipo così interes­sante!

Il ladro                   - Adulatore!

L'altro                    - E scusami: entrerai sempre di là?

Il ladro                   - Dipende...

L'altro                    - Allora lascierò aperto...

Il ladro                   - Per questo non si preoccupi... Ci penserò io... (deciso) Bè: intanto me ne vado...

L'altro                    - Scusa, vai via con il mio frak?!

Il ladro                   - Sì: su questo punto non transigo... Io sono un amatore...

L’altro                    - (pensieroso) Va bene, ma è un con­trattempo gravissimo... Io adesso... (cerca l'orologio). Scusa: che ore sono ?

Il ladro                   - (che ha ancora il gilet del frak) Dove lo tieni?

L'altro                    - Taschino di di destra...

Il ladro                   - (trova l'orologio e lo consulta) Sono le undici e un quarto... Abbiamo ailche fatto relativamente presto: non le pare?

L'altro                    - Già: ma io fra poco ho un impegno.

Il ladro                   - Perbacco! Allora vado via subito... (ammiccando). Un impegno... sentimentale?

L'altro                    - Piuttosto...

Il ladro                   - Oh! Perchè non me lo ha detto pri­ma? Dunque, a ben vederla, signore. E mi dica un'altra volta canaglia...

L'altro                    - Canaglia!

Il ladro                   - Grazie... Adesso me ne vado. Mi promette di non fare sciocchezze? Di non chia­mare nessuno? In caso contrario, sono costret­to a legarla ben bene... E ciò mi dispiacerebbe perchè sono un aristocratico...

L’altro                    - (ironico) Me ne sono accorto, in­fatti... Ma sta tranquillo: sono solo in casa... Però, la faccenda del frak non si può aggiu­stare in nessun .modo? Sono in grave impic­cio. Fra mezz'ora mi devo sposare...

Il ladro                   - Eh ?

L'altro                    - Già: e adesso non ho il tempo di procurarmi un altro indumento... Dovrei ri­mandare il matrimonio... (pensa un poco). Del resto, forse questa è una soluzione...

Il ladro                   - Quale soluzione?

L'altro -                  - Niente, niente: è una faccenda lun­ghissima...

Il ladro                   - (disponendosi ad ascoltare) Signore, la prego, mi interessano tanto le barzellette...

L'altro                    - Ma non è una barzelletta...

Il ladro                   - Meglio; sarà più interessante... Rac­conti: io sono un amatore...

L’altro                    - (perplesso) Ma è una faccenda per­sonale...

Il ladro                   - Ragione di più... Io mi interesso specialmente alle cose degli altri, (accenna al frak). Dovrebbe averlo capito...

L'altro                    - Ecco: fra mezz'ora, dicevo, io pren­do moglie...

Il ladro                   - Ed è bella?

L'latro                    - Chi?

 Il ladro                  - La fidanzata.

L'altro                    - Non lo so.

Il ladro                   - Come? Ah, già: per uno spiegabile pudore, forse non vuole pronunciare il suo giudizio in proposito... E' ricca, è ricca?

L'altro                    - Mah!?

Il ladro                   - Giovane?

L'altro                    - E chi ne sa niente?

Il ladro                   - (guardandolo sorpreso) Ma allora?

L'altro                    - Allora niente: non ne so nulla; se è bella; se è brutta; se è giovane. Niente, ti dico: niente...

Il ladro                   - Tò, questa è buona! E' una cosa interessantissima...

L’altro                    - (sospirando) Fino ad un certo punto.

Il ladro                   - E come l'ha conosciuta?

L'altro                    - Ma se ho detto che non la conosco!

Il ladro                   - Sembra fino incredibile!

L'altro                    - Eppure è così... Devi sapere che io sono un originale... Odio tutto quello che sa di passatismo... di tradizionalismo, di vec­chio, di stantio...

Il ladro                   - (approvando) Ben detto!

L’altro                    - (ironico) Grazie per la tua autore­vole opinione... Dunque, io sono un moderni­sta. Se potessi, farei a meno di mangiare pur di regolarmi diversamente dagli altri... Arri­vato a una certa età, mi sono accorto che era ora di prendere moglie... Sicuro: è un passo che devono fare tutti: è fatale. Ma ho cer­cato di farlo in modo nuovo. I convenzionali­smi che circondano questa stupida funzione nel prendere moglie, bisognava abolirli... Il matrimonio, va bene: ma senza viaggio di nozze, senza banchetti, senza discorsi. Soprat­tutto, niente fidanzamento. Dev'essere atroce quel senso di predestinazione che domina il futuro sposo. Incontro al matrimonio, invece, ci si va con baldanza, come verso un inciden­te automobilistico. Non ci si deve pensare due volte, se no si torna indietro. Anch'io, dovendo fare il tragico passo, ho voluto farlo tutta in una volta, senza possibilità di penti­menti. Ma per un matrimonio, anche mode­sto, bisogna essere in due. Dovevo trovare una donna che si acconciasse a sposarmi... (si interrompe). Ma siccome la storia sarà lunga, accomodati pure...

Il ladro                   - Lei, signore, è un perfetto genti­luomo (siede).

L'altro                    - Ma, per carità, non sederti sulle code del frak!... Dunque, tornando al mio matrimonio, dovendo trovare la donna che facesse al caso, ho messo un avviso sui gior­nali...

Il ladro                   - Il solito avviso di quarta pagina...

L'altro                    - ... che non è mai di quarta, perchè, va a finire sempre in sesta o in ottava; ma fa lo stesso... Io l'ho compilato, dunque così: ce Giovane piacente... », in certi casi la mo­destia è fuori di luogo... «ricco...

Il ladro                   - (guardandosi attorno) Però non si direbbe...

L'altro                    - Cosa vuoi? Tengo tutto alla banca... Bè, andiamo avanti... «... sposerebbe subito, senza perditempi di fidanzamento, una signo­rina qualunque... Scrivere... eccetera », In una settimana, ho ricevute quarantatre let­tere... Te le farò leggere con comodo... Delle quarantatre persone che mi scrivevano, quin­dici èrano uomini e ho dovuto scartarli subito.

Il ladro                   - La volevano sposare?

L'altro                    - Per carità!... Mi sconsigliavano dal compiere il passo fatale...

Il ladro                   - Erano benpensanti, si vede...

L'altro                    - Certo... Altre dieci mi dicevano delle insolenze volgarissime perchè, secondo loro, il matrimonio doveva essere preso più sul serio... Insomma, fatti i conti e tirate le som­me, escluse altre sei donne che volevano da me i capitali per pubblicare dei romanzi, ne ho scelta una, la quarantatresima con la quale mi sono messo subito in corrispondenza... E' orfana e così non avrò la seccatura dei suo­ceri... E' povera - almeno lei scrive così - e se le avverrà di comprare un colabrodo, non me lo rinfaccerà per tutta la vita... E' brutta - anche questo lo dice lei           - e nessuno dei miei amici più intimi me la porterà via... Poi, ha accettate tutte le condizioni compresa quel­la del divorzio alla scadenza di tre mesi...

Il ladro                   - Come? Ancor prima di sposarsi?

L'altro                    - Sicuro! Bisogna bene prendere tutte le precauzioni... Io, poi, sono un tipo curio­sissimo... Mi stanco subito. Dopo quindici giorni, bisogna che io cambi, se no sono un uomo morto... E starei fresco, se non mi pre­munissi prima! Te lo figuri, ragazzo mio, gli scandali, le denunce, l'arrivo del commissa­rio che viene a verificare se c'è l'adulterio, le sòlite quattro parole di spiegazione fra il marito e la moglie. Lui dice: « E' vero: sono colpevole! », abbassando il capo. Lei rispon­de: « Vigliacco! » e poi aggiunge: « Mi ri­condurrai subito dai miei genitori! Assassi-* no! Hai spezzato la mia vita! »... Ricondurre la moglie dai suoi genitori, mi dà una curiosissima impressione di bicicletta... Sicuro: quando uno non ci sa andare., si fa prestare la macchina da un amico, prova e si rompe la testa contro il primo paracarro... poi riporta la macchina al proprietario tutto contrito... E lo stesso caso di un marito che non ha sa­puto andare d'accordo con la moglie e la ri­porta al garage...

Il ladro                   - Mi sembra di essere a teatro... Lei, signore, è molto divertente...

L'altro                    - Dunque, per farla breve, io ho tro­vato la donna che faceva al caso mio e le ho dato appuntamento per oggi a mezzogiorno qui... Guarda un'altra volta l'orologio, fam­mi il piacere...

Il ladro                   - (esegue) Le undici e tre quarti...

L'altro                    - Ecco: fra pochi minuti sarà qui.., E quella donna la sposerai tu...

Il ladro                   - (con un salto) Eh ?!

L'altro                    - Sì: cosa c'è di straordinario?... Tan­to, vedi? Hai già indossato il frak...

Il ladro                   - Piuttosto me lo levo... (comincio a togliersi la giacca).

L’altro                    - (fingendosi costernato) Eppure, sa­rebbe stata la buona soluzione... Io sono già stanco di quella donna... Te ne prego, ami­co mio...

Il ladro                   - (con voce minacciosa) Le ho per­messo di chiamarmi « amico mio » una volta sola... (raddolcendo il tono). Quella che lei mi chiede è una cosa impossibile... (continua a spogliarsi). Ci mancherebbe altro! Si vesta pure e si prepari al lieto evento...

L'altro                    - Sono disposto a darti qualunque somma...

Il ladro                   - Inutile: non accetto (va dietro al paravento). Eccole il frak...

L’altro                    - (macchinalmente prende gli indumentie li indossa) Allora, poiché non c'è rime­dio, affrontiamo la situazione... (va all'appa­recchio telefonico). Pronti? 54,73... Parlo conla Questura? Benissimo... Sì: in via Milano,numero 80, primo piano... Ma subito: intantoci penso io...i

Il ladro                   - (un poco preoccupato) Cosa c'è?

L'altro                    - Niente: è il linguaggio convenzio-naie: fra pochi minuti, la mia fidanzata sarà qui... E tu, se credi, puoi andare...

Il ladro                   - Veramente, avrei una grande curio­sità di vederla in viso, questa donna...

L'altro-                   - Ti confesso che ho un'identica cu­riosità anch'io...

Il ladro                   - (con rimpianto) Ma la sua sarà ap­pagata... E la mia, no...

L’altro                    - (resta un momento pensieroso) Sen-ti: ti faccio una proposta... Rimani anche tu... Nasconditi dietro il paravento: Vedrai tutto e sentirai tutto... Quando sarai stanco potrai andartene tranquillamente...

Il ladro                   - (dopo un breve esitazione) Sicuro: facciamo così, (va dietro al paravento).

L'altro                    - Bravo. Adesso io vado un momento di là a fare toilette...

Il ladro                   - (da dietro il paravento, scherzoso) La toilette del sacrificio...

L'altro                    - Proprio... (va alla porta di fondo e scompare).

Il ladro                   - (sempre dal suo posto) Ci sarà da aspettare molto? (attende una risposta). Ehi, signore?! (brontolando). Ma dove diavolo si è ficcato? (dopo un poco, mette la testa fuo­ri dal paravento e si guarda attorno). Non c'è nessuno... (esce). Questa è bella!... (va alla porta di destra). Chiusa! (va a quella di si­nistra). Anche questa! (va alla finestra). In­somma, chi ci capisce niente? (chiama). Si­gnore, signore!... Diavolo, dove sarà andato? (battendosi la fronte). Accidenti! Il porta­foglio! Avevo messo il portafoglio nel frak... Ce l'ha lui: sono fritto... (nel girare per la stanza, solleva la tenda che è nel fondo). Tò: chi c'è qui? (un uomo strettamente imbava­gliato è legato a una seggiola). Ehi, cosa fai? (l'uomo straluna gli occhi: è quasi strozzato dal bavaglio). Parla: già, così non puoi par­lare... (lo slega). Dì: spiegami questa fac­cenda...

Cameriere               - (respira rumorosamente) E' an­dato via, finalmente?

Il ladro                   - Chi?

Cameriere               - Il ladro...

Il ladro                   - Quale ladro?

Cameriere               - Quello che mi ha conciato così... Ero solo in casa perchè aspetto il padrone che arriverà a momenti... E' venuto quel furfan­te di sorpresa, mi ha legato, ha rubato tutto quello che poteva... e poi... io ho sentito tutto (ammiccando). Si è burlato anche di te... E' un ladro matricolato...

 Il ladro                  - (con ammirazione) Però, ha una bella fantasia!

Cameriere               - Affatto. Rubato anche questo... Rubato a quel giornale lì... Se tu fossi al cor­rente del movimento teatrale, te ne saresti ac­corto subito... (indica un giornale che è sul tavolo). Leggi un poco e vedrai... Cronache dei teatri...

Il ladro                   - (apre il giornale e lo scorre in fretta, molto stupito) Una commedia nuova al­l'è Olimpia »... Questo?

Cameriere               - Sì...

Il ladro                   - (legge) « La vicenda della comme­dia rappresentata ieri sera con successo in questo teatro è gustosissima: un ladro pe­netrato in una casa per rubare, fa man bassa di tutta l'argenteria che trova e la mette al sicuro nella tasche di un frak che ha inten­zione di portar via. Mentre però in una delle stanze vicine, sta continuando la sua visita coscienziosa, un altro ladro, entrato dal bal­cone, con intenzioni naturalmente ladresche, si appresta a fare man bassa anche lui di tutto ciò che trova, quando sopraggiunge il primo ladro che viene da lui scambiato per­ii padrone di casa... » (commentando). E' priprio il mio caso... E vediamo un po' come finisce...

Cameriere               -  (sorridendo) Finisce che arrivano gli agenti...

Il ladro                   - Ma io non li aspetterò... (si avvici­na alla finestra per fuggire).

Cameriere               - E' inutile: se tutto si svolge come nella commedia, la casa è già circondata...

Il ladro                   - (guardando fuori) Difatti, quel tipo appoggiato a un lampione mi pare di cono­scerlo: ho già avuto rapporti intimissimi con lui... (esita un momento: poi si avvicina a una poltrona e si siede con calma). Ho ca­pito...

Cameriere               - Che fai?

Il ladro                   - (riprendendo il giornale) Non mi resta che attendere gli agenti... Gli agenti e gli applausi... C'è scritto anche qui...

FINE