Un amore che non ha mai fine

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di André Roussin

traduzione e riduzione italiana

di Luigi Lunari

Personaggi:

GIULIETTA GRIMAUD (LEI)

GIORGIO NOYELLE (LUI)

RUGGERO GRIMAUD

GERMANA NOYELLE

Scena:

PROLOGO: un angolo di passeggiata in una stazione termale. Varie sedie.

ATTO I e II: il siparietto su cui è dipinto il viale in cui si svolge il prologo si apre ed appare la scena che rappresenta due salotti, l’uno a destra e l’altro a sinistra. I due salotti sono arredati in due stili assai diversi tra loro. Sullo sfondo di ciascuno si apre una finestra. In ogni salotto vi è anche una porta; in quello a sinistra la porta si trova sulla quinta di sinistra, in quello a destra la porta si trova in una sorta di alcova che si apre sul fondo. Al centro vi è un’altra uscita, invisibile agli spettatori. I due salotti sono quelli degli appartamenti in cui vivono, in città, rispettivamente il “lui” del prologo con sua moglie, e la “lei” del prologo con suo marito. Tra i due salotti non vi è niente che li separi e solo lo stile in cui sono arredati li differenzia. Alla sinistra dello spettatore vi è il salotto di “lei”.


PROLOGO

Su due sedie siedono un giovane signore e una giovane donna.

LEI -   Signore, lo so: una donna sola in un luogo di villeggiatura attira sempre l’attenzione degli uomini, e lei è certamente molto abituato a questo genere di conversazioni. Tuttavia c’è un “ma”; e le dirò subito, a scanso di equivoci, che sono sposata e che amo mio marito!

LUI -   L’avrei giurato che lei è una donna eccezionale.

LEI -   Perché? Perché amo mio marito?

LUI -   Non dev’essere un caso molto frequente, visto il numero dei mariti traditi che c’è in giro! Quando penso a quante donne, diversamente da lei, non amano il proprio marito, c’è veramente da chiedersi chi gliel’ha fatto fare di sposare proprio quello!

LEI -   Quello quale?

LUI -   Quello lì: quello che non amano! Perché non hanno fatto come lei, che ha sposato un marito che ama? Ma lasciamo perdere questo problema. Io le ho accennato a un piccolo progetto che poteva interessare tutti e due, lei e io, e lei mi ha contrapposto il suo amore per suo marito, come fosse una barriera di fronte alla quale avrei dovuto arrestarmi. Ma, signora, io lo sapevo già che lei è sposata e che ama suo marito, e proprio perché ero sicuro di questo mi sono permesso di avvicinarla e di rivolgermi a lei.

LEI -   Lei sapeva che io…? E come faceva a saperlo?

LUI -   Perché sono qui dal giorno cinque, e quel giorno suo marito era qui, e si è trattenuto qui anche il giorno dopo.

LEI -   In effetti, è vero; una scappata di quarantott’ore.

LUI -   L’ho subito notata. Una coppia felice, la si vede! E le ripeto: se non avessi avuto questa certezza mai mi sarei permesso di importunarla, e se solo lei mi avesse lasciato parlare…

LEI -   Ammetterà che quello che mi ha detto…

LUI -   …poteva indurla in errore, d’accordo. Ma signora, come si fa a riassumere in poche parole un discorso complesso e profondo, fondato su un modo assolutamente nuovo di vedere le cose?

LEI -   Dunque le sue intenzioni non erano…!

LUI -   Assolutamente no!

LEI -   Se è così, mi dispiace di essere stata un po’ precipitosa. Sono stata una sciocca…

LUI -   Ma per carità! Lei ha pensato che era meglio sistemare subito questo pappagallo petulante e presuntuoso. Non è vero? Non è stato così?

LEI -   Mi era sembrato così evidente il senso delle sue parole!

LUI -   Perché giocare agli indovinelli, ho pensato? Ecco, signora: lei è sposata…

LEI -   Esatto.

LUI -   Ma anch’io sono sposato! Abbiamo accennato al matrimonio delle donne, che non è sempre tutto rose e fiori; ma quello degli uomini, signora, è peggio che andare di notte!

LEI -   Mio marito le direbbe il contrario, ne sono sicura!

LUI -   Ma perché suo marito ha sposato lei!

LEI -   Ma se lei non mi conosce neanche!

LUI -   So quanto basta! Lei, vede, è una fortunata eccezione. Ma in genere, che cosa succede? Che per una ragione o per l’altra ogni uomo è portato a staccarsi dalla propria donna e a… accostarsi alle altre! Perché questo? Perché ha nostalgia dell’amore! E anche perché ha il terrore della vecchiaia! E trovare una donna che egli è ancora in grado di sedurre è come ritrovare l’amore, sentirsi giovane ancora. Poi che cosa succede? Voi non lo potete neanche immaginare come noi uomini ci sentiamo tristi e smarriti! Ci si sente delusi. Chissà mai cosa speravamo di trovare! Perché non c’è niente che assomigli alla propria moglie come le mogli degli altri. L’amore è un’altra cosa! Quello che voglio non è un’avventura: è l’amore! Un amore meraviglioso…

LEI -   Ah, no! Le ho permesso di andare avanti, ma con quest’ultima frase lei mi ha obbligata a pentirmi! Trovo tutto questo assai poco divertente e credevo davvero di aver parlato chiaro!

LUI -   Ma che cosa ho detto?

LEI -   Sa benissimo che cosa ha detto, e mi creda: è del tutto assurdo! La prego dunque di smetterla e di lasciarmi sola.

LUI -   Lei non ha ancora capito!

LEI -   Che cos’è che non ha capito?

LUI -   Non ha capito me!

LEI -   Mi spiace di non poter apprezzare le sue doti di seduttore!

LUI -   Nessuno può impedirmi di amarla, se lo desidero.

LEI -   Ma dal momento che bisogna essere in due, permetterà che io preferisca continuare ad amare mio marito!

LUI -   Ma noo!

LEI -   Come no? Sì, invece!

LUI -   Ma no! Volevo dire che lei è ancora su una falsa strada! Non si tratta di essere in due: questo è il problema! Io non le ho chiesto di amarmi! Lei ama suo marito; che diamine, non può mica amare tutti! Io non pretendo né di sedurla, né di impietosirla, né di turbarla: niente! Voglio solo provare con lei quello che non ho provato con altra donna al mondo: un amore totale da parte mia, senza nessuna partecipazione da parte sua! Un amore insomma che non muoia mai, che non abbia mai fine, in cui non ci siano prima la conquista e poi il dispiacere, prima l’entusiasmo e poi la delusione! Voglio amarla di un amore innocente, disinteressato, assoluto. E non desidero conquistarla proprio perché non voglio perderla! Mi pare che questo lei possa accettarlo senza irritarsi né sentirsi offesa!

LEI -   Il meno che possa dire è che questo proprio non me l’aspettavo. Non sono neanche sicura di aver capito bene.

LUI -   Forse non sono stato sufficientemente chiaro. Voglio amare per mia esclusiva felicità: la felicità di sentirmi vivere per il mio amore. Lei non mi conosce; ma io so fino a che punto posso arrivare, se solo mi si lascia fare! Ho scelto lei! E con lei farò grandi cose!

LEI -   E va bene: ammettiamo pure. Ma la mia parte, qual è?

LUI -   Quella di una dea! Non dovrà far altro che lasciarsi adorare! Lei sarà la mia regina, la mia Infanta.

LEI -   E posso chiederle in che cosa consisterà la sua… “adorazione”?

LUI -   Le scriverò tutti i giorni. Le telefonerò ogni volta che lei me lo permetterà e la vedrò soltanto se lei vorrà. Comunque sia, le mie lettere la terranno al corrente di tutto.

LEI -   Di tutto cosa?

LUI -   Di tutto quello che faremo assieme! Perché io non la lascerò mai! O meglio, se preferisce, sarà lei a non lasciarmi mai più! Visiteremo assieme i musei, le mostre… Io adoro la pittura e viaggio abbastanza. La terrò informata di tutti i nostri spostamenti, perché lei capisce che d’ora in avanti non viaggerò più da solo! Avrò sempre lei con me!

LEI -   Devo informarla che domani tornerò a casa: la mia cura è finita.

LUI -   Sono desolato, ma lei continuerà la cura con me. Ne ho ancora per una settimana. Che cosa può avere in contrario? Sarà molto piacevole, vedrà! Faremo cose interessantissime: le scriverò tutto, anche le lunghe conversazioni che faremo, perché sento che con lei diventerò molto loquace.

LEI -   Non so se io lo sarò altrettanto.

LUI -   Oh, non dubiti! Io ho un vivo senso del dialogo.

LEI -   Ma… mi scusi, signore: e sua moglie?

LUI -   Mia moglie cosa?

LEI -   Che cosa farà… tra noi due?

LUI -   Ah, può fare quello che vuole! Lo chiede a me? Ammetterà che in tutto questo mia moglie non centra!

LEI -   Eppure, il fatto che lei ami un’altra…

LUI -   Io?! D’accordo: ma dato il modo in qui ho deciso di amarla, mia moglie non può assolutamente opporsi. Sono in una botte di ferro!

LEI -   Lo pensa davvero?

LUI -   No. Ma è lo stesso.

LEI -   Ma è sicuro che lei crederà a questa storia dell’amore “ideale”? Lei pensa che sua moglie lo troverà verosimile?

LUI -   Forse no, ma non potrà neanche provarmi il contrario.

LEI -   Ma neanche lei potrà provarle che è vero.

LUI -   Non me ne importa niente. Ma senta: le spiace se non parliamo più di mia moglie? Io le parlo forse di suo marito?

LEI -   No ma vorrei parlarne io.

LUI -   Oh, no!

LEI -   Ma sa che è un bel tipo? Si metta nei miei panni: lei ammette che non potrà mai provare a sua moglie il carattere… molto particolare di questa relazione. E come pensa che riuscirò io a convincerne mio marito? Magari mostrandole le sue quotidiane lettere d’amore?

LUI -   Ma quelle spero se le tenga per sé.

LEI -   Può darsi di sì, può darsi di no! Se mio marito vorrà leggerle, le leggerà. Tra noi due non ci sono segreti.

LUI -   Beh, e che cosa potrà dire? Potrebbe proibirle di scrivermi, ma non di ricevere delle lettere!

LEI -   E se un giorno venisse da lei a chiederle delle spiegazioni?

LUI -   Gliele darò.

LEI -   Se le chiedesse, per esempio, di lasciare in pace sua moglie?

LUI -   Gli direi che dal momento che sua moglie è e rimane sua in tutto e per tutto, non vado che disturbo gli do.

LEI -   E io? Se rifiutassi?

LUI -   Quello che le propongo?

LEI -   Sì. Se non fossi d’accordo?

LUI -   Non ho capito scusi: se non fosse d’accordo sul fatto che io l’ami?

LEI -   Sì. Non ci ha pensato!

LUI -   È vero: non mi è nemmeno passato per l’anticamera del cervello! Perché lei non può rifiutare di esistere, non può far si che io non l’abbia incontrata! E dunque?

LEI -   E dunque io sarei costretta a credere al suo amore! A questo amore che nessuna donna ha mai voluto, un amore che non chiede nulla in cambio! Ma signore, come posso crederle se questo è proprio il contrario dell’amore?

LUI -   Può darsi! Ma so che un giorno l’amerò come voglio.

LEI -   E quel giorno continuerà a viaggiare con me senza che io ci sia? Continuerà a raccontarmi per lettera tutto quello che faremo insieme?

LUI -   Non vorrà che io stesso distrugga ciò che avrò con tanta cura costruito! Sarebbe come distruggere la mia cosa più cara, la mia vita stessa!

LEI -   Pensi che un quarto d’ora fa lei era per me uno sconosciuto!

LUI -   Può darsi. Ora comunque non lo sono più.

LEI -   Devo andare alle terme: è l’ora della mia cura… (Si alza)

LUI -   La lascio.

LEI -   Possiamo andare insieme fino al laghetto… (Escono)

BUIO


PRIMA PARTE

QUADRO PRIMO

N.B.: il regista non cercherà di immergere nell’oscurità la parte della scena nella quale l’azione non avrà luogo. Una semplice differenza di illuminazione sarà più che sufficiente.

Lei si chiama Giulietta. Quando si alza la luce, vediamo in scena un bell’uomo sui trenta o trentacinque anni. Sta leggendo una lunga lettera scritta con calligrafia minuta ed esprime con sorrisi, scotimenti del capo, sospiri e sbuffi le reazioni provocategli dalla lettura. Entra Giulietta.

GIULIETTA - Allora, l’hai letta?

RUGGERO - È senz’altro un tipo curioso.

GIULIETTA - E le altre le hai lette? Quelle che ho ricevuto durante la tua assenza?

RUGGERO - No. Ho dato una scorsa all’ultima, e basta.

GIULIETTA - A quella di oggi?

RUGGERO - Sì.

GIULIETTA - Bisogna riconoscere che è di parola!

RUGGERO - Perché?

GIULIETTA - Mi aveva promesso di scrivere tutti i giorni.

RUGGERO - E tu non gli hai mai risposto?

GIULIETTA - Mai. Questi sono i patti.

RUGGERO - Beh, suppongo che questo giochetto stia comunque per finire.

GIULIETTA - Perché?

RUGGERO - Ma come, perché? Non vorrai mica andare avanti tutta la vita a farti scrivere una lettera d’amore al giorno!

GIULIETTA - Ma lui non chiede altro!

RUGGERO - Grazie tante! Però, intanto, in questa lettera ti annuncia il suo ritorno a Parigi! Il che vuol dire che smetterà di scriverti e che cercherà di vederti!

GIULIETTA - Non credo.

RUGGERO - Ma andiamo, Giulietta! A che gioco giochiamo?

GIULIETTA - Ma a nessun gioco, tesoro! Lui lo sa che io amo te! Ci ha visti insieme quando sei venuto alle Terme a passare quei due giorni, e non ha nessuna intenzione di farmi la corte. Non hai letto le sue lettere? Non c’è nient’altro all’infuori di quello che mi aveva promesso: mi racconta tutto quello che “facciamo insieme”, come dice lui, e basta.

RUGGERO - Stammi a sentire, tesoro: non vorrei recitare la parte del marito di circostanza, che si insospettisce o si scandalizza, eccetera eccetera: ma se insisti a considerare “normale” e “insignificante” questa storia finirò col sentirmi obbligato a farlo! Non puoi dire che non sia stato comprensivo e paziente. Sei tornata a casa otto giorni fa; il giorno dopo… prima lettera! L’hai letta, ti sei divertita, l’hai fatta leggere anche a me, mi hai raccontato tutto…

GIULIETTA - E dunque vedi che non c’è niente di misterioso.

RUGGERO - Lo so. Tant’è vero che anch’io ci ho riso sopra, sono partito tranquillo, perché dovevo partire, sono stato cinque giorni a Bruxelles e ad Amsterdam, sono tornato stanco… e trovo che nel frattempo hai ricevuto altre cinque lettere e sei con quella di stamattina. A questo punto io direi che il gioco è bello quando è corto! Che tu continui ad accettare queste lettere, invece di respingerle, mi sembra ridicolo… e anche poco onesto!

GIULIETTA - Perché poco onesto?

RUGGERO - Perché non crederò mai che quel tizio non abbia nessun secondo fine, e trovo poco onesto, sì, poco onesto da parte tua lasciare che si crei delle illusioni sul tuo conto. Ecco.

GIULIETTA - Sì, ma che cosa ci posso fare? Lui ha deciso di amarmi così!

RUGGERO - Dai pure la colpa a me: puoi dirgli che tuo marito non è d’accordo!

GIULIETTA - Questo ho già provato a dirglielo! Quando ma ha esposto i suoi progetti. Gli ho detto subito che tra me e te non ci sono segreti, e che ti avrei fatto leggere tutte le sue lettere.

RUGGERO - E lui?

GIULIETTA - La cosa lo ha lasciato del tutto indifferente.

RUGGERO - Ah, benissimo!

GIULIETTA - Gli ho chiesto anche: “E se mio marito le chiedesse di lasciargli in pace la moglie?” Mi ha risposto, tranquillissimo, che due uomini che mi amino non è affatto eccessivo.

RUGGERO - Molto gentile da parte sua, ma si dà il caso che io preferisca essere il solo! (Giulietta ride) Comunque è assurdo! Ma com’è lui?

GIULIETTA - In che senso?

RUGGERO - Beh… Fisicamente. Si vede che non è mica giusto?

GIULIETTA - Oh no, è normalissimo!

RUGGERO - Beh, ma… è bello, brutto, grande e grosso?

GIULIETTA - No.

RUGGERO - No che cosa?

GIULIETTA - Non è né bello né brutto…

RUGGERO - …né grande né grosso?

GIULIETTA - Sì, proprio così.

RUGGERO - Acqua fresca, insomma!

GIULIETTA - Beh… uno qualsiasi! O forse… non saprei. Non ha difficoltà di parole, ecco: questo sì.

RUGGERO - Bene, ma se uno ti chiede di descrivere qualcuno, si dice che ha il naso a patata, gli occhi storti, la gobba, le gambe corte! Cosa interessa a me se ha o non ha difficoltà di parola?

GIULIETTA - Cosa vuoi che ti dica? Non si nota niente di particolare, fisicamente! È un tipo qualsiasi: lo si nota solo se si mette a parlare!

RUGGERO - E una volta che si mette a parlare e che tu ti accorgi della sua esistenza, ripeto la domanda: è bello, brutto, grande e grosso, piccolo così?…

GIULIETTA - È molto gentile, molto ben educato… Ma poi te l’ho detto: l’ho visto in tutto dieci minuti! Ha i capelli castani, ecco.

RUGGERO - Ah! E tu gli hai dato nome e indirizzo…

GIULIETTA - Me li ha chiesti.

RUGGERO - Sei stata molto imprudente, tesoro; e anche un po’ leggera, credimi!

GIULIETTA - Mi sembrava più che altro una cosa molto divertente!

RUGGERO - Non potevi tagliar corto? Alzarti, piantarlo lì, e dirgli di andare ad amare qualcun’altra in un altro viale. In fondo, non lo avevi mai visto in vita tua! Viene lì a farti dei discorsi strampalati, e tu ti fai incastrare, gli dai nome e indirizzo!… (In collera) È una grossa sciocchezza, abbi pazienza!

GIULIETTA - Tesoro, non ti starai mica arrabbiando sul serio! Sarebbe davvero ridicolo!

RUGGERO - Non mi sto arrabbiando, ma non vedo perché uno dovrebbe scriverti tutti i giorni descrivendoti la sua passione amorosa! C’è qualcosa di malsano in questa storia! E il fatto che tu non te ne renda conto è una prova di più che è necessario troncare tutto immediatamente!

GIULIETTA - Come sarebbe a dire?

RUGGERO - Sarebbe a dire che io ti amo…

GIULIETTA - Ma anch’io ti amo, tesoro!

RUGGERO - E dunque, se ci amiamo, non mi va che tra noi due si insinui un altro che ama anche lui! Mi pare elementare! Se quel signore vuol proprio scrivere a qualcuno che non occorre che gli risponda, scriva alla Gioconda, Museo del Louvre, Parigi, ma qui, no! Oh!

GIULIETTA - D’accordo, tesoro: dimmi tu quel che devo fare.

RUGGERO - Prima di tutto, restituirgli le lettere.

GIULIETTA - Va bene, ma dove? Il suo indirizzo non ce l’ho.

RUGGERO - Non ce l’hai?

GIULIETTA - No.

RUGGERO - Allora rispediscile all’albergo dove vi siete conosciuti pregando di inoltrare…

GIULIETTA - A chi?

RUGGERO - A chi? A lui! A chi vuoi che le mandino?

GIULIETTA - Ma se non so neanche come si chiama!

RUGGERO - Non sai neanche come si chiama?!

GIULIETTA - Ma no, come vuoi che faccia a saperlo?

RUGGERO - È pazzesco! Un tizio ti scrive una lettera d’amore al giorno, e tu non sai né nome, né l’indirizzo, e probabilmente neanche quel che fa nella vita!

GIULIETTA - Esatto! So solo che è sposato e che abita dalle parti degli Invalidi.

RUGGERO - Ah, ha i capelli castani, è sposato e abita dalle parti degli Invalidi. È già qualcosa! Non ti ha detto, per caso, se prima di spedirti le lettere le fa leggere anche a sua moglie?

GIULIETTA - Mi ha detto che tutto questo non riguarda affatto sua moglie.

RUGGERO - Ah, è un lavoratore indipendente, l’amico! Tutto quello che fa, agli altri non deve interessare! Ha deciso che ti ama, e né io né sua moglie dobbiamo occuparcene!

GIULIETTA - Neanch’io, se è per questo!

RUGGERO - Neanche tu, è vero! Beh, vuoi che ti dica qual è la mia opinione? O è un pazzo esaltato, di tipo innocuo, come ce ne sono tanti in libertà, oppure è un impotente alla ricerca di un transfert di compensazione.

GIULIETTA - Sarebbe innocuo anche in questo caso.

RUGGERO - E forse ancora è un dritto eccezionale: un seduttore diabolico che ha fiutato in te una donna onesta, e allora che piano ha escogitato? L’amore-mito, platonico, romantico, epistolare, eccetera eccetera. Punto fondamentale: far credere a una donna che la si adora! Corollario: farle credere che assolutamente non si ha nessun secondo fine! Conclusione: col tempo sarà lei a non poterne più e sarà lei a cadere tra le sue braccia!

GIULIETTA - Ma Ruggero! Da dove viene tutto questo macchiavellismo?

RUGGERO - So quel che dico!

GIULIETTA - È quel che mi spaventa!

RUGGERO - Insomma, senti: arriviamo ad una conclusione. Come torna, quello ti telefona.

GIULIETTA - Non è detto.

RUGGERO - È probabile. E io ti dico quel che dovrai fare: le prossime lettere farai a meno di aprirle. Sono sicuro che entro quarantott’ore quello ti telefona. Lo pregherai di dare un taglio all’epistolario. Gli chiederai il nome e l’indirizzo, poi fai un bel pacchetto con tutte le sue lettere e io, personalmente, andrò a consegnargliele!

GIULIETTA - Mi pare che non ci sia ragione d’esser villano.

RUGGERO - Non intendo esser villano! Sarò estremamente corretto. Il che del resto è anche ovvio, dato che non ho nessuna ragione di prender la cosa per un brutto verso. Hai commesso un’imprudenza, ma mi hai raccontato tutto, com’era tua dovere. Vorrei semplicemente dire al tuo grafomane che la cosa migliore per tutti è lasciar perdere. Vedrai che glielo farò capire senza la minima sgarberia, e che tutto andrà bene. D’accordo?

GIULIETTA - D’accordo. Però mi sembra che tu dia troppa importanza a una cosa che non lo merita affatto. Questa è la mia impressione.

RUGGERO - Io non do nessuna importanza a tutta questa storia! Ma siccome vedo che lui gliela dà, ho deciso di toglierti da questa pericolosa situazione.

GIULIETTA - Francamente, non mi pare che ci sia niente di pericoloso.

RUGGERO - E a me pare di si.

GIULIETTA - Pericoloso per me?

RUGGERO - Per noi! (Le da un bacio leggero sulla guancia) Farai quel che ti ho detto, si o no?

GIULIETTA - Ma certo che lo farò, tesoro!

RUGGERO - Beh, io devo scappare! A stasera!

GIULIETTA - A stasera. (Ruggero esce. Giulietta rimane sola in scena, con aria sorpresa e pensierosa, e conclude scotendo la testa dolcemente) Che gente questi uomini! (Ed uscirà di scena solo dopo che Giorgio sarà entrato nel proprio salotto)

QUADRO SECONDO

Giorgio entra in scena terminando di dare delle istruzioni a una domestica, che non si vede.

GIORGIO -   Lasci pure le valigie in camera mia: le disferò io più tardi, o ci penserà la signora. Il telefono è attaccato qui? (Se ne sincera) Perfetto. Vada pure, Maria, grazie.

(Giorgio si guarda in giro. Giulietta intanto esce di scena con in mano il pacchetto delle lettere)

Ah, e qui che novità ci sono? Niente, naturalmente! Tutto come al solito: ordinato, pulito, impeccabile e soprattutto inalterato! Dov’è la rubrica? Al suo posto: ovvio! (Apre un mobiletto e ne trae la rubrica del telefono. Apre la rubrica) Bisogna trovare subito il suo numero! Un numero di telefono che passerà alla storia come la combinazione segreta della mia felicità. Se ci fosse il prefisso “Amore” sarebbe il suo senz’altro. Grimaud! (Cerca) Gri… Gri… Grimaud! O santo cielo, ce ne sono una colonna! Via di Marengo! Non ce ne saranno mica tanti, di Grimaud, in via Marengo! Via di Marengo, 38… Eccolo: trovato! Jasmin 43.21! Bello: sa di gelsomino. Come si chiama suo marito? “R. Grimaud”. Cosa potrebbe essere ”R”? Raimondo? Renato? Roberto? O magari Rodomonte! Rodomonte Grimaud! No, poco probabile! Capace di chiamarsi Ruggero, come a teatro! Nelle commedie c’è sempre qualcuno che si chiama Ruggero! “Jasmin 43.21”! Eccola individuata, signora! Soltanto un filo ormai ci separa! (Sta già formando il numero, e lo termina nel momento esatto in cui finisce di parlare. Si sente in quinta la voce di una donna: Germana)

GERMANA - Ma come è già arrivato?

GIORGIO -   (Riattacca subito) Fine! Si ricomincia.

(Entra Germana molto agitata)

GERMANA - Ma come? M’ha detto la donna che sei qui!

GIORGIO -   Infatti!

GERMANA - Ma quando sei arrivato? Il treno non doveva arrivare alle 19 e 22?

GIORGIO -   Gli ho detto di andare più in fretta!

GERMANA - Non mi dai neanche un bacio?

GIORGIO -   Ecco fatto.

GERMANA - Stavo per venirti a prendere alla stazione.

GIORGIO -   Te l’avevo detto, di non disturbarti!

GERMANA - Perché: per te sarebbe stato un disturbo?

GIORGIO -   No assolutamente: ma per te sì, e dunque t’avevo detto che non occorreva che venissi alla stazione. Lo sai che non mi piace che ci si disturbi per me!

GERMANA - Dopo un mese di assenza mi sembrava giusto farti una cosa gradita!

GIORGIO -   E quale sarebbe questa cosa gradita?

GERMANA - Venirti a prendere alla stazione!

GIORGIO -   Ah, già! Beh… il fatto è che per evitarti questa seccatura… sono tornato in aereo.

GERMANA - In aereo?!

GIORGIO -   Sì.

GERMANA - Non me l’avevi detto!

GIORGIO -   Non mi sembrava tanto importante.

GERMANA - E se ci fosse stato un incidente?

GIORGIO -   Che incidente?

GERMANA - Un incidente aereo.

GIORGIO -   E allora?

GERMANA - E allora non pensi allo shock che avrei avuto?

GIORGIO -   Ma no! Non avresti saputo che sull’aereo c’ero anch’io, e non ti sarebbe venuto nessuno shock! Comunque l’incidente non c’è stato, quindi è inutile che ti preoccupi tanto di come ti saresti preoccupata!

GERMANA - E se non ti avessi visto scendere dal treno?

GIORGIO -   Quando?

GERMANA - All’arrivo del treno alle 19 e 22!

GIORGIO -   Beh, avresti potuto pensare che avevo perso il treno, o che ne avevo preso un altro! Dato che ti avevo detto di non disturbarti, avrei potuto cambiare idea.

GERMANA - E così, avrei saputo dell’incidente dai giornali o dalla televisione!

GIORGIO -   Di quale incidente?

GERMANA - Dell’incidente aereo!

GIORGIO -   Ma se ti dico e ti ripeto che non c’è stato nessun incidente aereo!

GERMANA - Non potevi darmi un colpo di telefono e dirmelo?

GIORGIO -   Saresti venuta all’aeroporto?

GERMANA - Sì.

GIORGIO -   E se ci fosse stato un incidente?

GERMANA - Se non altro, l’avrei saputo subito!

GIORGIO -   Ma pensa che gioia!

GERMANA - Che stupido che sei!

GIORGIO -   Senti: sono qui, sono arrivato più di un’ora prima del previsto e da quando mi hai visto non fai che assillarmi di domande su un incidente aereo che assolutamente non ha avuto luogo!

GERMANA - Sei tu che continui a parlarne, sai?

GIORGIO -   Ah, sei un fenomeno! Io mi limito a risponderti. Insomma: chi ti ha detto che debba esserci un incidente ogni volta che un aereo atterra o decolla!

GERMANA - Non sarà ogni volta, ma qualche volta succede!

GIORGIO -   D’accordo: qualche volta succede! Chiuso! Ti dispiace se cambiamo argomento?

GERMANA - Ti trovo un po’ nervoso.

GIORGIO -   Io?! Non sono affatto nervoso. Il dottor Guène, che per ventun giorni mi ha fatto fare un fango al giorno, mi ha trovato in ottima forma! Il che, del resto, è vero.

GERMANA - Tanto meglio. Come sta, il dottor Guène?

GIORGIO -   Chi?

GERMANA - Il dottor Guène.

GIORGIO -   Benissimo, perché? Lo conosci?

GERMANA - No. Come vuoi che faccia a conoscerlo?

GIORGIO -   E allora, scusa, perché mi domandi come sta?

GERMANA - Così, che domanda! È il tuo medico curante e…

GIORGIO -   …e ti preoccupi per la sua salute. Glielo dirò. Sarà molto commosso.

GERMANA - (Dopo una pausa) Beh… e quand’è che hai deciso di tornare in aereo?

GIORGIO -   Quando ho deciso? Ieri!

GERMANA - Sei partito da Ginevra?

GIORGIO -   Sì. Essendo a due passi da Ginevra, è evidentemente da lì che sono partito.

GERMANA - Hai approfittato di qualcuno che andava a Ginevra?

GIORGIO -   Ma… non capisco che cosa ti interessi! Possibile che tu non abbia nient’altro da chiedermi, da raccontarmi? Solo un interrogatorio di terzo grado per sapere come mai sono andato a Ginevra, perché ho preferito tornare da Ginevra, se è stato proprio a Ginevra che ho preso l’aereo… E poi? Cos’altro vuoi sapere? Se era dell’Air France o dell’Alitalia o della Swissair? O vuoi saper il nome del comandante? O la lista dei passeggeri? La loro età, professione, stato civile?

GERMANA - Ma sai che sei incredibile? Possibile che non ti si possa fare una domanda!

GIORGIO -   Ma sì, si può: si può! Puoi farmi tutte le domande che vuoi; ma non chiedermi se ho “approfittato” di qualcuno che andava a Ginevra! No! Non ho approfittato! Ho deciso improvvisamente di tornare in aereo, ho telefonato per sapere gli aerei per Parigi, sono andato a Ginevra, e lì ho preso l’aereo!

GERMANA - E il biglietto del treno? L’avevi già preso.

GIORGIO -   L’ho restituito e mi son ripreso i soldi! Scusami: avevo dimenticato di riferirti questo importante dettaglio. Il che però non ti spiega ancora come ho compiuto il tragitto fino a Ginevra: hai ragione! Soluzione: assieme a un signore, conosciuto in albergo, che si è offerto di accompagnarmi in macchina. Il suo nome: Messonnier. Professione, credo, funzionario di banca.

GERMANA - Visto, che non valeva la pena gridare e far tante scene? Questo è quello che io chiamo “approfittare di un’occasione”. Tu come lo chiami?

GIORGIO -   E va bene: ho approfittato di un’occasione! Ti dispiace se cambiamo argomento?

GERMANA - Tesoro, non è che sia facile conversare con te, quando torni da una cura! È già la seconda volta in cinque minuti che mi chiedi di cambiar argomento!

GIORGIO -   Senti: torno dal mio periodo di cura in uno stato di felicità totale. Ho appena trascorso dodici giorni assolutamente deliziosi ed è mia precisa intenzione far sì che nulla valga a turbare la mia beatitudine. Eccomi qua: sorridente e disteso.

GERMANA - Lo dici tu!

GIORGIO -   A condizione che non mi si venga a prendere a martellate il sistema nervoso!

GERMANA - E chi sarebbe che ti viene a prendere a martellate il sistema nervoso? Io, naturalmente. Ho capito. Starò zitta. Ti lascerò alla tua beatitudine. E dal momento che non ho neanche il diritto di farti delle domande, verrò qui col mio lavoro a maglia e tu farai dei grandi monologhi! Pensa, che colpo di vita!

GIORGIO -   Che cosa volevi chiedermi ancora?

GERMANA - Niente! Mi inchino ai tuoi voleri, tesoro! Non mi permetterò più nessuna domanda! Non so chi o che cosa abbia procurato quei dodici giorni così deliziosi, ma si vede che tornando a casa la beatitudine ti fa male.

GIORGIO -   Niente affatto! Quando sono entrato qui ero beato e stavo benissimo.

GERMANA - Diciamo allora che è bastato che arrivassi io…

GIORGIO -   Sta a sentire, Germana. Ci sono voluti sei giorni, hai capito, sei giorni, prima che Parigi, nel 1805, venisse a sapere l’esito della battaglia di Austerlitz!

GERMANA - Scusa?

GIORGIO -   L’ho letto in aereo, su istoria. Che bei tempi! Sei giorni! E al giorno d’oggi, invece, se decido di tornare a casa in aereo invece che in treno, mia moglie trova inconcepibile che non le telefoni subito per metterla al corrente!

GERMANA - Confesso che non vedo che rapporto ci sia tra la battaglia di Austerlitz…

GIORGIO -   Volevo dire che dato che a Parigi hanno aspettato sei giorni prima di sapere se Napoleone aveva vinto, non c’è motivo che tu ti senta frustrata se ogni volta che mi allontano un minuto dalla tua sottana…

GERMANA - Un minuto?! Ma se sei stato via un mese intero!

GIORGIO -   Con te che ogni sera mi telefonavi!

GERMANA - Beh, non ti faceva piacere?

GIORGIO -   E poi… non ero mica in giro a divertirmi! Ero in cura!

GERMANA - Motivo di più: una cura è una noia, e dunque ti telefonavo per farti compagnia.

GIORGIO -   Ma va!

GERMANA - Ma va che cosa?

GIORGIO -   Volevo dire: non è detto che un periodo di cura sia poi tanto una noia!

GERMANA - Ah, se lo trovi divertente!…

GIORGIO -   Non ho detto che sia divertente! Dico che ha i suoi vantaggi: primo fra tutti di staccarti da tutto quello che ti scoccia!

GERMANA - E le mie telefonate, suppongo, ti scocciavano!

GIORGIO -   O se non altro, mi mantenevano in contatto con la vita di sempre: con le cose e le persone che mi scocciano! (Pausa)

GERMANA - (Improvvisamente) E perché dodici giorni?

GIORGIO -   Come?

GERMANA - Sei stato via più di dodici giorni, ma poco fa mi hai detto di aver passato dodici giorni assolutamente deliziosi! Cosa è successo di straordinario in questi dodici giorni?

GIORGIO -   Ma niente: a metà della cura ho cominciato a sentirmi molto meglio, e gli ultimi giorni mi sono sembrati particolarmente piacevoli. Ecco!

GERMANA - Dodici giorni giusti. Li hai contati?

GIORGIO -   Diciamo… l’ultima parte della cura!

GERMANA - Hai incontrato una ragazzina e ti sei preso una cotta! (Giorgio alza le spalle) Di sua madre, allora!

GIORGIO -   Non ho preso nessuna cotta per nessuno!

GERMANA - Però hai conosciuto una donna!

GIORGIO -   Molto di più!

GERMANA - Ah, un sogno, magari!

GIORGIO -   Qualcosa del genere.

GERMANA - In altre parole: la donna dei tuoi sogni!

GIORGIO -   Macché, cosa c’entra? Un sogno e basta!

GERMANA - Col quale sogno, però, hai trascorso dodici giorni deliziosi. Beh, io lo trovo meraviglioso; non capisco perché tu faccia tanti misteri. (Pausa) Faceva una cura di dodici giorni?

GIORGIO -   Senti, Germana…

GERMANA - Vuoi cambiare discorso, ho capito!

GIORGIO -   Esatto! Del resto, non ho assolutamente niente da nascondere!

GERMANA - Ma sicuro! Chi dice il contrario, tesoro? E poi… come se sognare fosse un delitto! Io spero che questo sogno tu non voglia tenerlo tutto per te! Stasera mi racconterai, vero? Non vedo l’ora di sapere anch’io!… (Pausa) È il suo numero di telefono che stavi cercando?

GIORGIO -   Il numero di chi?

GERMANA - Del tuo sogno.

GIORGIO -   Ah… no, sì… stavo cercando un numero…

GERMANA - …Ma non quello! Però non sei molto bravo a dir bugie!

GIORGIO -   Senti: ti dispiace se cambiamo argomento? Son rimasto senza sigarette: faccio un salto giù dal tabaccaio!…

GERMANA - Te le prendo io, tesoro: devo andare a mettere la macchina in garage e passare un momento in un negozio. Fumi sempre le Gitanes?

GIORGIO -   Sì.

GERMANA - Che stupida! Ne hai lasciati qui tre pacchetti quando sei partito! Sono ancora qui, guarda: eccole. Tre giorni di fumo e di sogni. Scendo un attimo e torno. Nel frattempo, vedi se riesci un poco a distenderti e a farti trovare un po’ più di buon umore! Voglio rivedere il sorrisino del mio tesoruccio caro! Ciao! (Uscendo, gli manda un bacio sulla punta delle dita. Giorgio rimane un poco immobile, piuttosto seccato. Poi si riscuote, afferra il ricevitore, fa per comporre il numero, si ferma, rimane in ascolto, va ad aprire la porta, tende ancora l’orecchio. Si sente sbattere la porta d’ingresso dell’appartamento. Giorgio ha un sospiro di sollievo, torna al telefono, prende la cornetta, compone il numero. Squilla il telefono nel salotto di Giulietta e di Ruggero. Tre, quattro, cinque, sei squilli. Giulietta entra rapidamente in scena, si avvicina al telefono e solleva la cornetta al settimo squillo, un attimo dopo che Giorgio ha riattaccato)

GIULIETTA - (Prende la cornetta e siede in poltrona o sul divano) Pronto?… Pronto!… (Attende un paio di secondi, poi riattacca) Nessuno!… (Buio)

QUADRO TERZO

La luce si riaccende sui due interni che compongono la scena. Ruggero è in piedi, nel mezzo del salotto dell’appartamento di Giorgio e Germana. È solo. Ha in mano un pacchettino. Qualche attimo di attesa, durante la quale Ruggero si guarda in giro come a studiare l’ambiente. Poi entra Germana. Ruggero ha un breve moto di sorpresa.

GERMANA - (Entrando) Buongiorno…

RUGGERO - Buongiorno…

GERMANA - Cercava mio marito, vero? Mio marito è uscito, e la cameriera non lo sapeva. Se posso esserle utile…

RUGGERO - Beh… veramente…

GERMANA - Mi ha detto che lei desiderava consegnargli un pacchetto. Se vuol darlo a me, glielo posso consegnare io.

RUGGERO - Lei è molto gentile, signora. Mi dispiace solo che la cameriera abbia voluto disturbare lei…

GERMANA - Nessun disturbo, signore. Sono io che non vorrei obbligarla a tornare un’altra volta.

RUGGERO - Veramente gentile da parte sua, signora: mi sento molto imbarazzato…

GERMANA - La prego di credere che non è assolutamente il caso.

RUGGERO - In effetti… avevo una… cosina, da consegnar al signor… al signor…?

GERMANA - Noyelle.

RUGGERO - Noyelle, certo! Scusi la dimenticanza; ma la sorpresa di trovare lei al suo posto… Volevo anche approfittare dell’occasione per un piccolo scambio di idee. Comunque, visto che suo marito non c’è, la prego di scusare…

GERMANA - Signore, se vuol dirmi il suo nome informerò mio marito della sua venuta e gli consegnerò la… cosina per cui lei si è disturbato. E se crede, la farò chiamare al telefono non appena sarà rincasato.

RUGGERO - Troppo disturbo, signora: non ne val la pena. Non ho nessuna difficoltà a chiamare io stesso il signor Noyelle per fissare un appuntamento. Quanto a questo pachettino vede, non è per nulla ingombrante e sta benissimo in tasca. La prego ancora di scusare, signora…

GERMANA - Signore, le ragioni che la spingono a desiderare di incontrarsi con mio marito mi sembrano tanto riservate, e così prezioso quel pacchetto, che non mi perdonerei mai di insistere più di tanto.

RUGGERO - Spero solo di non averla annoiata!

GERMANA - Al contrario, signore: lei mi ha incuriosita. Molto incuriosita! Tanto più che è molto evidente che lei non desidera consegnare quel pacchetto ad altri che a mio marito in persona. Ma suppongo che si tratti di documenti di lavoro, e comprendo perfettamente la sua prudenza e la sua discrezione.

RUGGERO - La ringrazio. Si tratta effettivamente di documenti di lavoro. La prego ancora di scusare la mia intrusione. Signora… i miei ossequi.

GERMANA - Scusi, signore… Sua moglie non è stata, per caso, di recente, ospite di una nota stazione termale nei pressi di Ginevra per un breve periodo di cura?

RUGGERO - Beh… effettivamente… Vedo che… (Ora i due cambiano tono: dal tono cerimonioso di prima passano improvvisamente a un tono più consueto)

GERMANA - Che il mondo è piccolo, vero? Credo che io e lei potremmo conoscerci meglio e scambiare qualche idea. Non le pare? Si accomodi. (Ruggero la guarda esitante per un paio di secondi poi accetta e siede)

GERMANA - Sa come l’ho riconosciuta? O meglio: identificata? È che l’altro ieri mio marito mi ha raccontato di aver incontrato durante la cura una giovane signora che lo ha letteralmente affascinato. Conosco bene il mio Giorgio: è un bambino. E io sono una donna molto comprensiva. Poco fa, quando ho visto che lei non voleva lasciarmi quei… documenti di lavoro, che poi hanno la stessa forma di un pacchetto di lettere, mi è venuta un’idea: mio marito aveva scritto varie lettere a sua moglie, lei le aveva scoperte e veniva a restituirgliele, anche per chiedergli, suppongo, di volerla smettere. È così, caro signore?

RUGGERO - Mi permetta di ammirare anzitutto la prontezza e l’esattezza della sua intuizione. In effetti è andata proprio così. Anche mia moglie mi ha raccontato tutto, di quell’incontro che, del resto, non è durato più di una decina di minuti. Anche le lettere, non sono io che le ho scoperte, ma è stata mia moglie che me ne ha parlato e me le ha date da leggere. Ne ho lette due, e devo dire che sono assolutamente corrette. Suppongo che solo la solitudine, e la lontananza dalla sua incantevole consorte abbia spinto suo marito ad interessarsi della mia. Conoscendola ora, non dubito che egli dimenticherà ben presto il suo fuggevole incontro.

GERMANA - Non penso di poter competere con il fascino della signora…

RUGGERO - …Grimaud… signora. Ruggero Grimaud è il mio nome.

GERMANA - Certamente la signora Grimaud è una donna incantevole. Ma se lei permette, dirò a mio marito della sua visita e del suo desiderio a che questo epistolario non abbia un seguito.

RUGGERO - Veramente non pensavo che questo potesse farsi per interposta persona, ma dal momento che ci siamo capiti così bene, perché non approfittarne? Quanto più faremo tutto alla luce del sole, tanto meglio sarà per tutti.

GERMANA - Siamo perfettamente d’accordo. Ove in futuro, tra mio marito e sua moglie, le cose dovessero prendere una piega diversa da quella che lei ed io desideriamo, nulla ci vieterà di prendere insieme le decisioni e le contromisure più opportune. Sappiamo ormai dove incontrarci.

RUGGERO - Sarò felicissimo di incontrarla di nuovo, signora.

GERMANA - Posso allora chiederle di affidarmi quelle lettere?

RUGGERO - Stando così le cose non vedo proprio perché non dovrei. (Consegnandole con gesto formale il pacchetto) Signora…

GERMANA - Grazie. Le consegnerò a mio marito in busta sigillata. A rivederla, caro signor Grimaud. E molto lieta di averla conosciuta.

RUGGERO - Tutto sommato… forse è meglio così. (Si inchina ed esce. Germana disfa il pacchetto: contiene una decina di lettere, apre la prima e comincia a leggere, camminando lentamente per uscire, mentre la luce si abbassa e si alza invece nel salotto dei Grimaud, dove Giulietta sta entrando in scena seguita da Ruggero)

QUADRO QUARTO

Nel salotto di Ruggero e Giulietta.

GIULIETTA - Te l’avevo detto che era meglio telefonare! Non si piomba all’improvviso in casa di gente che non si conosce!

RUGGERO - Sono andato apposta subito dopo pranzo, pensando che l’avrei trovato senz’altro. Pensavo che un minimo di sorpresa sarebbe stata anche psicologicamente più efficace.

GIULIETTA - Ci sei più tornato?

RUGGERO - No.

GIULIETTA - (Che si è messa a ritagliare delle fotografie da una rivista di moda) Beh, meno male che ci hai rinunciato. Direi che hai fatto bene. Avresti potuto trovarti in una situazione abbastanza imbarazzante. Proprio per te, dico.

RUGGERO - Per me?! Io imbarazzato di fronte a quell’altro e non viceversa? Che idea!

GIULIETTA - Direi proprio! Un marito che spunta fuori all’improvviso per restituire delle lettere del tutto corrette e perfettamente innocenti… non so: mi par faccia tanto teatro vecchio stile!… Non ti pare?

RUGGERO - No, non mi pare! Comunque… è successo che la cameriera credeva che lui fosse ancora in casa e mi ha fatto passare. Così ho visto la signora…

GIULIETTA - Sua moglie? E le lettere?

RUGGERO - Lascia che ti spieghi…

GIULIETTA - Non avrai mica dato le lettere a sua moglie?!

RUGGERO - Mi lasci parlare? Come mi ha visto, ha capito tutto: che ero uno che veniva lì a consegnare lettere scritte da suo marito a un’altra donna. A questo punto, mi è sembrato che il meno che potessi fare era…

GIULIETTA - Consegnarle le lettere.

RUGGERO - Esatto.

GIULIETTA - E gliele hai date?

RUGGERO - Sì.

GIULIETTA - Ma è assurdo!

RUGGERO - E perché assurdo? Sapeva già tutto!

GIULIETTA - Tutto che cosa? E se lo avesse inventato per sapere da te la verità?

RUGGERO - Macché inventato! T’ho detto che sapeva tutto! Che tu eri tornata otto giorni fa, che avevi conosciuto suo marito durante la cura, che il pacchetto che avevo in mano non conteneva documenti d’affari ma lettere d’amore!

GIULIETTA - Ma certo: è evidente! I documenti si tengono in una borsa, in una cartella: non si piegano in quattro per poi legarli con un nastrino! Per forza ha capito che erano lettere!

RUGGERO - Comunque non vedo cosa ci sia di male se sua moglie le legge, dopo che anche tu le hai date da leggere a me!

GIULIETTA - Ma è tutta un’altra cosa, scusa! Io sapevo di potertele far leggere, ma tu non sai niente dei rapporti di quell’uomo con quella signora!

RUGGERO - Sono marito e moglie: come noi!

GIULIETTA - Sembra che tu lo faccia apposta, a non capire! Chi ti dice che tu non abbia per caso provocato un dramma? Sul fatto di volergli restituire le lettere, ti ho già detto la mia opinione: ridicolo! Peggio ancora, poi, che tu abbia voluto portagliele di persona e subito! Ma che tu sia andato addirittura a dargliele a sua moglie, questa scusami la trovo veramente al di là del bene e del male! Se io fossi al suo posto… Sai cosa farei? Verrei a chiederti una spiegazione!

RUGGERO - A me?! Ah, questa è bella! Come se non fossi io che devo chiedergli una spiegazione! Sei formidabile!

GIULIETTA - Ma Ruggero, ti rendi conto dell’offesa che mi fai, del muro che stai innalzando tra di noi?

RUGGERO - Perché ho chiesto a un seccatore di lasciare in pace mia moglie? È questa l’offesa?

GIULIETTA - Certo! Vuol dire che non hai nessuna fiducia in me! Ti ho mai dato ragione di dubitare di me? Ho mai messo in pericolo il nostro amore? Rispondi.

RUGGERO - No, d’accordo.

GIULIETTA - E allora? Si può sapere perché, improvvisamente, mi sarei meritata la tua gelosia e i tuoi sospetti? Solo perché un tizio mi ha chiesto… Ma che cosa mi ha chiesto, poi? Di restare con mio marito, di continuare ad amarlo! E che se solo volessi gettarmi tra le sue braccia scapperebbe come il diavolo di fronte all’acqua santa!

RUGGERO - È proprio quello che vorrei vedere!

GIULIETTA - Non c’è niente da vedere! Hai approfittato di un piccolo pretesto qualsiasi per fare una tragedia e recitare l’Otello!

RUGGERO - Vorrei farti notare che da un quarto d’ora a questa parte sei tu che ne fai una tragedia, e che è la prima volta che ti comporti così!

GIULIETTA - Perché è la prima volta che tu mi tratti così! Perché non mi accusi di fare la smorfiosa col primo che passa? Che mi basta incontrare un uomo, scambiare con lui quattro chiacchiere, per essere in sua balia?

RUGGERO - Beh, adesso basta, Giulietta. Calmati! Facciamo la pace e non pensiamoci più…

GIULIETTA - Oh, già! La pace! La pace! Ci penseremo, a quando fare “la pace”! (Esce furente. Pausa)

RUGGERO - Oh, la là! Ma che cosa ho fatto, in fondo? (Spegne la luce ed esce perplesso)

QUADRO QUINTO

Il salotto di Giorgio e Germana. Giorgio entra in scena in stato di evidente euforia. Germana entra a sua volta ed accende la luce.

GERMANA - Toh, sei tornato?

GIORGIO -   Evidentemente. Ciao.

GERMANA - La donna non me lo aveva detto.

GIORGIO -   Non l’ho neanche vista.

GERMANA - Non mi dai neanche un bacio?

GIORGIO -   Ah già, scusa! (La bacia con gesto macchinoso, come un rito)

GERMANA - La cuoca è un po’ in ritardo. Credo che ci vorrà ancora un po’ prima di andare a tavola.

GIORGIO -   Non importa. Non ho per niente fame.

GERMANA - Come stai?

GIORGIO -   Meravigliosamente bene. Mi sento in paradiso.

GERMANA - (Dopo una pausa) In paradiso? Perché in paradiso?

GIORGIO -   Così! Mi hai domandato come sto e io ti rispondo: mi sento in paradiso!

GERMANA - Bene.

GIORGIO -   Ti dispiace?

GERMANA - No. Mi fa piacere per te. Solo… Trovo un po’ strano che tu ti senta in paradiso.

GIORGIO -   E perché? È un’espressione che dipinge esattamente il mio stato d’animo attuale.

GERMANA - Il tuo stato d’animo attuale possiede una capacità di auto analisi sufficiente a dar ragione di se stesso?

GIORGIO -   No, nella misura in cui non ha nessun motivo di dar ragione di se stesso. Comunque, se proprio ci tieni a saperlo, la mia condizione paradisiaca dipende dal fatto che mi trovo ad avere un animo sereno e rilassato, un corpo in perfetta forma e di ottimo funzionamento, un cuore puro e verginale.

GERMANA - La cura, insomma, ti ha fatto proprio bene.

GIORGIO -   Certo! Del resto, è proprio per questo che ci si sottopone alle cure: perché ti facciano bene.

GERMANA - (Dopo una pausa) E il tuo sogno?

GIORGIO -   Che sogno?

GERMANA - Non mi hai detto che hai incontrato un sogno?

GIORGIO -   Ah, già!

GERMANA - Dovevi raccontarmi tutto ieri sera, e invece non mi hai raccontato niente.

GIORGIO -   Ci tienì proprio a parlarne?

GERMANA - Di che cos’altro si può parlare tra marito e moglie, se non di quello che ci riguarda? Oppure hai voglia di parlarmi dei tuoi affari?

GIORGIO -   Francamente, no.

GERMANA - O preferisci che ti parli io delle spese che ho fatto, delle persone che ho incontrato questo pomeriggio, dei negozi in cui sono entrata?… Siccome io non ho mai incontrato un uomo che mi facesse l’effetto di un “sogno”, mi incuriosisce saper qualcosa del tuo.

GIORGIO -   Del mio uomo?!

GERMANA - Del tuo sogno!

GIORGIO -   Ti avverto subito, mia cara, che sono in una botte di ferro; che stavolta ho scelto un ambito nel quale, una volta tanto, tu non avrai il minimo accesso! Nulla in me potrà alimentare la tua morbosa passione per le trame complicate e per i diabolici intrecci!

GERMANA - Che cosa vuoi dire?

GIORGIO -   Che ti conviene rinunciare subito a ogni forma di inchiesta, di interrogatorio, di indagine spionistica. Perché la mia relazione con la persona alla quale alludi non ti riguarda e non può neanche lontanamente offenderti: non ho intenzione né di vederla, né di uscire con lei, né di farmi vedere in pubblico, né di incontrarla in privato. Questo dovrebbe metterti il cuore in pace, no?

GERMANA - Però è una donna!

GIORGIO -   Sì, devo riconoscere che i miei sogni non hanno assunto parvenze maschili.

GERMANA - Ho capito! Ti sei innamorato di un manichino femminile in una vetrina.

GIORGIO -   Oh, ecco: fa conto che sia proprio così! Hai indovinato in pieno.

GERMANA - Solo che questo manichino non è in cartapesta ma in carne e ossa.

GIORGIO -   Indovini proprio tutto!

GERMANA - Ed è una signora sposata!

GIORGIO -   Se non fosse spostata sarebbe signorina!

GERMANA - E suo marito, lo conosci?

GIORGIO -   Di vista. Un bell’uomo, simpatico…

GERMANA - E che cosa intendi fare con questa signora?

GIORGIO -   Te l’ho già detto: niente che possa darti il minimo fastidio!

GERMANA - Ho capito: ma cosa?

GIORGIO -   Permetti che questo almeno me lo tenga per me?

GERMANA - Hai per caso intenzione di andare avanti e indietro per la casa con la faccia di Dante che pensa a Beatrice?

GIORGIO -   Se proprio ci tieni potrò sforzarmi di avere un’aria scocciata! Ma in fondo, ragiona! Quello che avvelena l’esistenza a voi donne è il fatto che siete sempre lì a domandarvi se vostro marito vi tradisce. Comunque stai tranquilla non ti ho tradito e non ho nessuna intenzione di farlo.

GERMANA - L’eremita dell’amore!

GIORGIO -   Può darsi.

GERMANA - E se fosse lei a volerlo?

GIORGIO -   Ma se è cotta di suo marito!

GERMANA - Potrebbe cambiare idea.

GIORGIO -   Bisognerebbe che io mi dessi da fare per fargliela cambiare. E questo, te lo ripeto per l’ultima volta, non è nelle mie intenzioni!

GERMANA - Amore silenzioso e solitario!

GIORGIO -   Precisamente.

GERMANA - Da descriversi unicamente per lettera! Continuerai a scriverle ogni giorno?

GIORGIO -   Può darsi! Ognuno ha diritto nella vita a un suo piccolo mondo segreto, che va rispettato dagli altri.

GERMANA - Su questo sono perfettamente d’accordo, tesoro. Ma se tu le scrivi e se lei adora suo marito, potrebbero leggere insieme le tue lettere e divertirsi alle tue spalle.

GIORGIO -   Non mi pare che lei sia il tipo.

GERMANA - Potrebbe tenerci suo marito!

GIORGIO -   Che cosa possono interessargli i miei sentimenti personali?

GERMANA - Potrebbero interessargli molto i tuoi sentimenti personali nei riguardi di sua moglie!

GIORGIO -   E allora verrà ad espormi la sua opinione e io lo farò partecipe del mio presente stato di beatitudine!

GERMANA - E se lui ti farà partecipe di un paio di schiaffi?

GIORGIO -   Spiegherò con molta cortesia a quell’imbecille che è l’ultimo dei cafoni, e che se reagisce secondo il tipico comportamento del marito cornuto vuol dire che è costituzionalmente predisposto ad esserlo sul serio! Ma che si aspetta che sia io a fargli il servizio, può andarsi ad impiccare! E poi, sempre con estrema calma e cortesia, lo pregherei di togliersi dai piedi!

GERMANA - Ebbene mio nobile don Chisciotte dell’amore, puoi prepararti senz’altro alla scena madre della tua paradisiaca beatitudine. (Va al mobile e ne trae fuori la busta che ha sigillato) Perché sono in grado di dirti fin d’ora che il signor Grimaud non gradisce affatto la tua corrispondenza. Mi ha incaricato di dirtelo, di ringraziarti, e di restituirti l’epistolario al completo. (Gli mette la busta in mano, ed esce. Giorgio resta di sasso, allibito, poi dissigilla la busta, ne trae le lettere che vi sono contenute, balza con uno scatto verso la porta, la apre, e grida dietro a Germana)

GIORGIO -   E ha avuto la faccia tosta di darle proprio a te?! (Buio)

QUADRO SESTO

Torna la luce sul salotto di Giulietta e di Ruggero, che sono in scena e stanno conversando.

RUGGERO - Ma è possibile? Sono dieci giorni esatti che abbiamo avuto proprio qui quella famosa discussione! T’ho proposto di far la pace, e tu hai rifiutato. Ho aspettato un gesto di riconciliazione, e il gesto non è venuto! Siccome la mia pazienza dei limiti e io esigo una spiegazione, ti prego di rispondere a questa domanda: si può sapere a che punto sei?

GIULIETTA - A che punto sono!

RUGGERO - Non far finta di non capire, per piacere! Sai benissimo di cosa sto parlando!

GIULIETTA - Mi fai una domanda incredibile: a che punto sono! A che punto dovrei essere? Mi hai chiesto di far sapere a quel signore che la smetta di scrivermi: gliel’ho fatto sapere, ha smesso di scrivermi, tutto qui!

RUGGERO - In dieci giorni, non ha dato più segni di vita?

GIULIETTA - Dal giorno in cui tu hai avuto la bella idea di restituire le sue lettere a sua moglie. Precisamente.

RUGGERO - Ma tu gli avevi già chiesto di non scriverti più?

GIULIETTA - Glielo avevo già chiesto, ma lui aveva continuato.

RUGGERO - E invece, dopo che gliel’ho chiesto io…

GIULIETTA - …ha smesso.

RUGGERO - Posso chiederti se è per questo che tu, da quel giorno, non apri bocca e giri con un muso così?

GIULIETTA - Se proprio ci tieni a saperlo, ero molto più serena quando ricevevo le sue lettere. Che abbia accettato l’invito a smetterla è abbastanza normale; ma che non mi abbia fatto sapere niente dopo che tu hai dato le lettere a sua moglie, questo mi sorprende! Avrebbe dovuto almeno farmi sapere… com’era andata a finire. Invece, ecco che io sono costretta a chiedermi se ha litigato con sua moglie, se non ha litigato, se si è offeso, se non si è offeso!… Insomma non ne so più niente! E non sai niente neanche tu!

RUGGERO - Ah, ma io sopravvivo benissimo! Cosa vuoi che m’interessi, sapere dov’è andato a finire lui! Quello che conta è che questa stupida storia è finita! Ho fatto quel che ho fatto per questo, quindi a me sta bene così! Mettiamoci una pietra sopra e non parliamone più. (Pausa) Se c’è qualcos’altro che ti preoccupa, dimmelo pure: potrei evitarti qualche altro passo falso.

GIULIETTA - Voi uomini siete incredibili!

RUGGERO - Perché “incredibili”?

GIULIETTA - Non ci arrivi da solo a capire che cosa mi preoccupa? T’ho detto dieci giorni fa qual è la mia opinione della tua famosa iniziativa: inqualificabile, ridicola, vergognosa!

RUGGERO - Vorrei pregarti, Giulietta, di moderare le tue espressioni!

GIULIETTA - Questa era la mia opinione, e devo dire che purtroppo non è cambiata. Soprattutto non sopporto il pensiero che quel signore così gentile possa credere ch’io sia d’accordo con quel che hai fatto! Dato che non mi pare sia possibile che faccia io il primo passo…

RUGGERO - Lo spero bene!

GIULIETTA - …non devi meravigliarti se non posso pensare ad altro!

RUGGERO - Non puoi pensare ad altro?

GIULIETTA - Esatto!

RUGGERO - Ti rendi conto di quel che stai dicendo?

GIULIETTA - Me ne rendo conto perfettamente.

RUGGERO - E perché non mi dici addirittura che quel bel tipo è entrato ormai nella nostra vita, fa parte della nostra famiglia, riempie tutti i tuoi pensieri, e un giorno o l’altro, chissà, verrai a confessarmi che lo ami!

GIULIETTA - Questo problema non si pone nemmeno; però devo dirti che stai facendo tutto il possibile perché i miei sentimenti verso di te si modifichino radicalmente.

RUGGERO - E allora, Giulietta cara, non vedo che una soluzione: invitare lui e sua moglie a cena, diventare amici tutti e quattro, e allargare così la cerchia delle nostre conoscenze! Incredibile! Rimani intrappolata in una situazione sgradevole e imbarazzante, ti aiuto a tirartene fuori, e tu me lo rinfacci! Qualsiasi altra donna avrebbe interpretato quel che ho fatto con un sentimento di rispettosa gratitudine!

GIULIETTA - A me non risulta di aver chiesto aiuto a nessuno!

RUGGERO - Ho sentito come mio dovere non aspettare che tu giungessi a tal punto!

GIULIETTA - Quando un marito comincia a parlare dei suoi doveri, sai, Ruggero…

RUGGERO - Che cosa?

GIULIETTA - Niente, niente.

RUGGERO - Beh, in ogni caso te lo ripeto: considero l’incidente chiuso in modo assolutamente definitivo. In questa casa del signor Noyelle non si parlerà mai più. Punto e a capo! (Suonano. Giulietta si alza) Dove vai?

GIULIETTA - Ad aprire: hanno suonato.

RUGGERO - Non c’è la donna?

GIULIETTA - No: è giovedì. (Esce. Pausa. Giulietta rientra: ha in mano una lettera)

RUGGERO - Chi era?

GIULIETTA - La portinaia: ha portato una lettera. (Pausa) L’ha portata un signore. (Pausa) Indovina di chi è?

RUGGERO - Hai intenzione di leggerla?

GIULIETTA - Dopo tutto quel che ti ho detto, non pretenderai mica che la rispedisca indietro senza aprirla!

RUGGERO - Insomma, vuoi leggerla!

GIULIETTA - E dato che immagino che la voglia leggere anche tu… aprila tu stesso. (Gliela porge)

RUGGERO - Perché?

GIULIETTA - Perché sì. Per provarti che non ho assolutamente nulla da nascondere! Solo fammi il piacere di leggerla a voce alta, per tutti e due. (Ruggero esita. Ma Giulietta si siede e si mette in posa per ascoltare. Ruggero apre la lettera e legge)

RUGGERO - “Infanta, mia cara Infanta”. Ti chiama sempre Infanta?

GIULIETTA - Si vede.

RUGGERO - (riprende a leggere) “Lei adora suo marito; e se lei lo adora non può che trattarsi di un uomo affascinante e perfetto.” (Giulietta lo guarda, ma Ruggero non batte ciglio e prosegue) “Tuttavia pare che quest’uomo, pur così perfetto, abbia potuto concepire non so quale aberrante sospetto sui miei sentimenti e sulle mie intenzioni nei suoi riguardi.”

GIULIETTA - Sospetto… come?

RUGGERO - Aberrante.

GIULIETTA - Continua.

RUGGERO - “I mariti, a parte il sottoscritto, beninteso, raramente capiscono qualcosa delle loro mogli.” Formidabile! “Ma evidentemente capiscono ancora meno gli altri uomini: li giudicano sul loro metro, basandosi cioè su se stessi, ed è ovvio, a questo punto, che non ne abbiano una considerazione particolarmente elevata.” Ma chi crede di essere? “Dunque anche lei, mia povera e cara Infanta…” mmmmh “…ha dovuto subire i malumori del suo affascinante marito; e io per dieci giorni non le ho scritto, ma non creda per questo che lei sia sparita dalla mia esistenza! Mai come in questi dieci giorni abbiamo fatto tante cose insieme!” Comincia a seccarmi con queste cose che fate insieme! (Giulietta ride) Perché ridi?

GIULIETTA - Così!

RUGGERO - (Continua) “Ah, mia Infanta…” mmmmh “…come è leggera, piacevole la vita quando è vissuta con te! A Parigi non corro più: volo! Saluto persone che non conosco, ti presento alle statue dei giardini pubblici, attraversiamo insieme la Senna a nuoto…” Questo è pronto per il manicomio!

GIULIETTA - E smettila di interromperti continuamente!

RUGGERO - Ti piace?

GIULIETTA - Molto!

RUGGERO - Beh, puoi andare avanti a leggertela da sola!

GIULIETTA - Ah, no! Adesso che hai cominciato, la leggi fino in fondo. (Ruggero esita, poi prosegue)

RUGGERO - “…l’altro ieri siamo andati alla Sala Pleyel per il concerto dedicato a Prokofiev. C’era anche mia moglie.” Siete proprio una famigliola, ormai! “Dato che mia moglie si interessa molto di musica e conosce Prokofiev da cima a fondo, io ho preferito scambiare le mie impressioni con lei: mia moglie, a un certo punto, aveva un’aria particolarmente tesa.” Che cafone! “A proposito di mia moglie, non mi è piaciuto molto che suo marito abbia consegnato le mie lettere proprio a lei, perché naturalmente mia moglie si è affrettata a leggerle!”

GIULIETTA - Hai visto?

RUGGERO - “Questo comunque non ha nessuna importanza!” Hai visto? “Preferisco chiudere un occhio su questi inconvenienti, piuttosto che rinunciare a scrivere. Se suo marito si stupisse ancora per le lettere che continuerò ad indirizzarle, lei potrebbe organizzare un incontro tra noi due…” Ma che faccia tosta! (Riprende a leggere) “Anzitutto sarei felice di conoscerlo…” Ma certo: come no! (Riprende) “…e poi sono convinto che in cinque minuti di colloquio riuscirei a fargli capire tutti i suoi torti…” I miei torti?! (Riprende) “…e a liberarlo da tutte le sue paure”. Buona, questa! (Riprende) “Un ultima cosa: la settimana prossima mi recherò per qualche giorno a Genova. Conosce Genova? Io si. Faremo un viaggio meraviglioso. Le mostrerò tutto quello che lei non conosce, anche se lo conosce già. A presto. Scusi se continuo a scriverle malgrado il desiderio contrario espresso a mia moglie da suo marito. Con tutto il cuore, Giorgio.” Matto! Matto completo!

GIULIETTA - Diciamo che è un uomo pieno di fantasia!

RUGGERO - Comunque è chiaro che di me se ne infischia: che io esista o non esista, per lui è lo stesso! Gli ho chiesto di smetterla e ti promette una lettera al giorno!

GIULIETTA - Perché non vi incontrate davvero? Potresti tentare di convincerlo.

RUGGERO - Ma scherzi?

GIULIETTA - No.

RUGGERO - Non ho nessuna voglia di incontrare quel pazzo.

GIULIETTA - Hai paura?

RUGGERO - Ma non dir stupidaggini! È solo che non vedo assolutamente il senso di incontrarmi con un tizio…

GIULIETTA - (Pausa) E allora? Cosa decidi?

RUGGERO - A che proposito?

GIULIETTA - Ma di Noyelle! A proposito di Noyelle

RUGGERO - Cosa dovrei decidere?

GIULIETTA - Te lo sto chiedendo.

RUGGERO - Non ho assolutamente niente da decidere! Per ora!

GIULIETTA - Ah, va bene!

RUGGERO - Intanto, non che la mia esistenza dipenda da lui. E poi… mica sta bruciando la casa!

GIULIETTA - Ah, tanto meglio! Io credevo proprio che stesse bruciando la casa!

RUGGERO - Perché?

GIULIETTA - Ma…da tutto quello che hai detto finora!…

RUGGERO - Mi permetterai almeno di riflettere sulla questione!

GIULIETTA - Comunque non hai intenzione di spaccargli la testa.

RUGGERO - T’ho detto che non so niente: tutto è possibile!

GIULIETTA - Hai bisogno di riflettere!

RUGGERO - Se permetti, si.

GIULIETTA - Sta per partire per l’Italia. Di tempo ne avrai!

RUGGERO - Per far che cosa?

GIULIETTA - Ma per rifletterci su, tesoro! (Esce)

RUGGERO - Non crederà mica che abbia paura di quel pazzo, no?

QUADRO SETTIMO

Ruggero siede in poltrona, a conclusione della scena precedente. Nell’altro salotto, quello dei Noyelle, entra Germana, che va a sedersi su una poltrona in modo da trovarsi vicino a Ruggero, ma, naturalmente, ciascuno nel proprio salotto. A partire da questo momento i due faranno gli stessi gesti con lo steso ritmo: si alzano, si avvicinano al telefono, esitano, rinunciano, cambiano sedia, portano una mano all’orecchio per grattalo, fanno oscillare nervosamente una gamba accavallata sull’altra, ritornano al telefono, riprendono in mano la cornetta, riattaccano, esitano ancora, escono poi di scena, ciascuno dalla propria parte. Rientrano tutti e due dopo qualche secondo. Tornano al telefono, alzano il ricevitore, e noi assistiamo a una conversazione mimata che evidentemente si fa sempre più violenta e animata. Il testo è qui sostituito da una musica che imita il progressivo concitarsi del dialogo. Alla fine, buio. Subito dopo si riaccende la luce e vediamo Ruggero e Germana che stanno discutendo.

RUGGERO - Ma, cara signora, come può pensare che io accetti una proposta del genere? Ci ho pensato, ci ho pensato per due giorni, ma come già le ho detto per telefono, la cosa mi pare inconcepibile!

GERMANA - Conosco bene mio marito, caro signore: è un bambino, gliel’ho già detto! Se lo si contraddice si impunta… ed è finita!

RUGGERO - Anche mia moglie è una bambina, ma è proprio questo che mi fa paura! Se la mando a Genova con suo marito, e poi succede… quel che può succedere, dirà che è colpa mia: che sono stato io a gettarla tra le sue braccia! E io cosa potrò dirle? Che ha ragione.

GERMANA - Le dirà che l’amava tanto e che aveva tanta fiducia in lei. Che non c’era motivo per non lasciarla partire. Anch’io ci ho pensato molto; e credo che la cosa più saggia che noi due possiamo fare sia proprio quella di proporre loro di partire insieme. In questo momento mio marito e sua moglie sognano questo viaggio a due: pronti a considerare noi i responsabili dell’impossibilità di realizzarlo. Ebbene, noi gli diciamo: “Partite pure!” Non ci opponiamo. E loro non sanno più cosa fare; si trovano presi in contropiede. Non possono più tirarsi indietro: devono partire. E poi? Conosco bene mio marito: non può vivere senza di me. Sa che sono stata al gioco, ma che in fondo ne soffro; e ora che è con un’altra, che l’altra gli è vicina davvero, in carne e ossa, e non come un sogno, finirà col detestarla! Ne sono sicura! E sono sicura che è così anche per sua moglie! Finché ci siamo noi a frenarli, possono sognare di essere liberi: ma una volta che noi li lasciamo liberi, che cos’altro possono fare? Sognare diventa impossibile! Torneranno all’ovile, mogi mogi e con la coda tra le gambe! Ma ammettiamo ora che per rabbia, per dispetto, arrivino alle estreme conseguenze…

RUGGERO - Beh, è proprio questo, vede, che mi preoccupa!

GERMANA - Ma tanto meglio, caro signore, sarà il colpo di grazia! Sono dei bambini, hanno bisogno di sognare, di sfuggire alla vita rifugiandosi in un sogno. Concretizziamo questo sogno: basta con le lettere su cui sognare ad occhi aperti, su cui costruire un castello di felicità! Bisogna distruggere questa felicità! Bisogna trascinarli nel terreno della realtà! Non “lettere da Genova” piene di immagini poetiche e di luci senza ombre! A Genova insieme! (Pausa)

RUGGERO - D’accordo, ma…e se si rifiutano?

GERMANA - Di partire insieme?

RUGGERO - Chi ci garantisce che accetteranno?

GERMANA - È vero, non ci avevo pensato! Ah, ma è facile: noi non gli offriamo di partire insieme: glielo ordiniamo!

RUGGERO - Glielo ordiniamo? Io dico a mia moglie: “Ti ordino di…”?!

GERMANA - Ma certo! “Lui continua a scriverti, tu continui a leggere le sue lettere. È una situazione che non può continuare! Partite insieme, e al vostro ritorno prenderemo le decisioni più opportune!”

RUGGERO - Giusto! “Bella mia, è ora di finirla con questo tira e molla! Queste lettere mi hanno scocciato! E io sono stufo di avere al mondo uno che ti ama e che ti scrive! Adesso parti, e poi vediamo! Al ritorno: o lui, o me!” Ma si capisce! Questo è il tono giusto!

GERMANA - E vedrà che tutto andrà bene!

RUGGERO - Sono pienamente d’accordo con lei. Non ho più dubbi! Lei faccia la sua parte, ed io farò la mia! Vado! (Esce. Germana si alza dalla poltrona su cui era seduta e va a sedersi sul divano. Giulietta entra nel proprio salotto e va a sedersi anche lei sul divano)

QUADRO OTTAVO

I due uomini entrano in scena contemporaneamente, ciascuno nel proprio salotto, e si trovano di fronte le rispettive mogli, ciascuna seduta sul proprio divano.

RUGGERO - Bella mia, ho una notizia da darti!

GERMANA - Bello mio, ho una notizia da darti!

RUGGERO - Tu e quell’altro, andate a Genova insieme!

GERMANA - Tu e quell’altra, andate a Genova insieme!

GIULIETTA - Che cosa?! Ma sei matto?

GIORGIO -   Che cosa?! Ma sei matta?

RUGGERO - Non se ne discute neanche!

GERMANA - Non se ne discute neanche!

RUGGERO e GERMANA - (Insieme) È un ordine!

SIPARIO


SECONDA PARTE

QUADRO PRIMO

Nel salotto di Giulietta e Ruggero. Giulietta è sola, al telefono.

GIULIETTA - Pronto!… Pronto!… Clara?… Ah, bene! No, non ti sentivo più, credevo fosse caduta la linea!… Sì, sì, ho qui tutto! Ti leggo prima i telegrammi. Ne ho qui uno delle dieci del mattino. Anche quelli di ieri, certo! E poi ti leggerò anche le lettere. Naturalmente! Eccolo qui, ore dieci: “Un sole stupendo. Genova bellissima, noi veramente felici. Con tutto il cuore, Giorgio.” Questo invece è quello delle quattro: “Passeggiata in carrozza entusiasmante. Sono fiero della mia Infanta, che tutti si voltano a guardare. Con tutto il cuore, Giorgio.”… Vero? Devo aver proprio fatto sensazione! Ti leggo la lettera che ho ricevuto stamattina: “Mia principessa, il nostro primo viaggio all’estero volge purtroppo al termine. Siamo davvero fatti l’uno per l’altro: andiamo d’accordo, ci capiamo al volo. Mia moglie dice che sono un bambino di dodici anni; strano che allora non si renda conto che lei, con i suoi trentacinque anni, è troppo vecchia per me!” Devono essere una coppia curiosa… Come?… Sì, è anche la mia impressione. Ti leggo il seguito. “E così… addio Genova. Eppure vede, mia Infanta: quello che vi è di straordinario nei nostri rapporti è che nessun’ombra di tristezza potrà offuscare la fine dei nostri viaggi. Abbiamo vissuto quattro giornate di felicità perfetta. Mi creda, mia Infanta, non siamo passati inosservati: tutti i giornali italiani sono pieni di nostre fotografie, con questo bellissimo titolo: L’unico uomo al mondo il cui amore non avrà mai fine.” Hai sentito?… Oh, ma non è mica finita! “Quando penso che un certo signore e una certa signora si erano messi d’accordo per farci partire insieme!… È evidente che quei due sono matti, ma per fortuna io e lei non lo siamo! Mi domando cosa inventeranno adesso per tentare di uccidere la mia felicità. Una felicità che devo a lei, mia Infanta, mio sorriso, mia vita! Pensi ancora al Magnasco che abbiamo visto insieme l’altro ieri. Con tutto il cuore, Giorgio.” Ebbene? Che cosa ne dici?… Come?… Straordinario! Ma certo: anch’io lo trovo straordinario, meraviglioso, divino… Come?… Chi?… Magnasco? Ah, Magnasco! È un pittore del Settecento. Nella lettera che ho ricevuto ieri non si parlava d’altro che di Magnasco, e di come mi erano piaciuti i suoi quadri… (Ride) Ah, Clara! A proposito di Magnasco: bisogna proprio che ti racconti! Ieri sera, io e Ruggero eravamo a cena dai… Clara… Pronto! C’è Ruggero che sta tornando. Ti richiamo dopo pranzo! Ciao, devo riattaccare!… (Riattacca. Lettere e telegrammi rimangono sul tavolo vicino al telefono. Entra Ruggero)

RUGGERO - Ciao.

GIULIETTA - Ciao.

RUGGERO - Stavi telefonando? Ti disturbo?

GIULIETTA - No, no. Era Clara, ma abbiamo finito.

RUGGERO - Le stavi leggendo le tue lettere?

GIULIETTA - Oh, una sola.

RUGGERO - Potresti almeno tenerla per te, questa storia.

GIULIETTA - Perché? Clara è mia sorella, ci siamo sempre detto tutto.

RUGGERO - Quindi, quand’eravamo fidanzati, le leggevi le mie lettere.

GIULIETTA - Con Noyelle non sono mica fidanzata!

RUGGERO - Hai raccontato a tua sorella anche le tue prodezze di ieri sera?

GIULIETTA - Che prodezze?

RUGGERO - Che prodezze! Ieri sera, a cena dai Bablet: hai fatto di tutto per metterti in mostra e per coprirmi di ridicolo!

GIULIETTA - È per questo che avevi il muso, quando siamo tornati a casa?

RUGGERO - Cosa dovevo; essere contento?

GIULIETTA - Potevi almeno dirmelo! E in che modo ti avrei coperto di ridicolo?

RUGGERO - Non far finta di non saperlo! Hai seguitato a parlare di Genova come se ci fossi vissuta per dieci anni!

GIULIETTA - Perché il mio vicino a tavola era genovese. Gli ho parlato della sua città: era molto lusingato.

RUGGERO - A un certo punto ha assordato tutti strillando che conoscevi Genova meglio di lui.

GIULIETTA - È colpa mia se gli italiani parlano tutti a voce alta? Del resto, è logico: non aveva mai visto un Magnasco!

RUGGERO - Un che cosa?

GIULIETTA - Un Magnasco.

RUGGERO - Cos’è: un pesce?

GIULIETTA - Un pittore del Settecento! Alessandro Magnasco detto il Lissandrino! Possibile che nessuno lo conosca? Né tu, né mia sorella…

RUGGERO - Comunque, neanche tu ne hai mai visti!

GIULIETTA - Però ho saputo dirgli dove si trovavano, e che quelli di Genova son proprio i più belli.

RUGGERO - Comunque è seccante: non si parlava d’altro che di Genova, e uno a un certo punto m’ha chiesto se c’eravamo stati in viaggio di nozze! Cosa dovevo dirgli: che conoscevi l’Italia per corrispondenza?

GIULIETTA - T’ho già detto che il mio vicino di tavola…

RUGGERO - Era italiano, ho capito: e proprio di Genova. Continuo però a non capire che bisogno c’è di raccontarla anche a tua sorella; lo racconterà a un’amica, che lo riracconterà a un’altra e entro tre giorni lo saprà tutto il mondo!

GIULIETTA - Beh? Dovresti esserne lusingato.

RUGGERO - Certo; e magari gridarlo dalla finestra: ”Sapete cosa mi succede? Una cosa divertentissima! Mia moglie ha conosciuto un tizio che si è innamorato follemente di lei, e che le scrive tutti i giorni! E tra loro non c’è assolutamente niente! Molto divertente, non è vero?”

GIULIETTA - Senti, ragiona! Una settimana fa volevi a tutti i costi che andassi a Genova con lui! E oggi ti secchi perché la gente che ci conosce può pensare che davvero io sia andata a Genova con un uomo. Si può sapere cos’hai in testa? Volevi che ci andassi: sì o no?

RUGGERO - Va bene… va bene… Sì, volevo che ci andassi! Ho accettato l’idea, anche se era un’idea stravagante, perché mi sembrava che avrebbe potuto… guarirti da questa follia!

GIULIETTA - Sbattendomi tra le sue braccia?

RUGGERO - Visto che tra le mie non ci stai più!

GIULIETTA - E ti pareva il modo per farmici tornare?

RUGGERO - Era se non altro un modo per farti uscire dalla tua politica dello struzzo, e farti prendere coscienza con chiarezza della situazione in cui ci troviamo! Vedo invece che tu preferisci rimanere nella nebbia della tua incoscienza. Mentre io ho bisogno di vederci chiaro! Intanto, non ti sei resa nemmeno conto di una cosa: che quel tizio, che non chiede niente, che non vuole niente, che insiste perché tu continui ad amare tuo marito, zitto zitto, in tre settimane, è riuscito a separarci. Il nostro matrimonio è distrutto!

GIULIETTA - Se qualcosa è cambiato tra noi, la colpa è tua: non sua!

RUGGERO - Mia?!

GIULIETTA - E lo sai benissimo! Hai fatto esattamente tutto quello che non dovevi fare! Non ti rendi conto di quale sia l’offesa, per una donna, vedere il proprio marito che accetta l’idea di lasciarla partire con un altro?

RUGGERO - Ma per difenderti!

GIULIETTA - E se fossi diventata la sua amante?

RUGGERO - Ho accettato un rischio, certo!

GIULIETTA - Proprio questo è offensivo!

RUGGERO - Ma perché in fondo in fondo non ci credevo. La mia fiducia in te era più grande del pericolo al quale mi esponevo!

GIULIETTA - Ma se non ci credevi, che interessi avevi?

RUGGERO - Interesse?

GIULIETTA - Sì, interesse! Che scopo? Non credere che non ci abbia pensato: lo scopo di sua moglie è chiaro. Evidentemente si tratta di un’unione ormai svuotata, lei è abituata all’idea che lui abbia un certo numero di avventure, e quando ha visto che con me le cose si mettevano su un piano diverso, ha tentato di degradare anche me al rango d’avventura. Ma tu? Che interesse avevi tu? Geloso di un uomo che mi scrive tutti i giorni, un amore del tutto platonico, ti assumi il rischio di gettarmi tra le sue braccia! Bel modo di essere gelosi! E se ci fossi rimasta?

RUGGERO - Dove?

GIULIETTA - Con lui! Se mi ci fossi trovata bene? Se ne fossi ritornata pazza d’amore? E se anche lui mi avesse trovata… di suo gradimento? Anche di questo ti assumevi il rischio?

RUGGERO - Ti ripeto…

GIULIETTA - Che non ci credevi e che avevi fiducia di me? Più incomprensibile ancora! Insistendo perché partissi con lui, tu volevi che qualcosa cambiasse! Ma che cosa? Visto che io volevo bene a te, e che tra me e lui non c’era assolutamente niente. Partita o non partita con lui, posso dirti che effettivamente oggi qualcosa in me è cambiato!

RUGGERO - Ah, lo ammetti!

GIULIETTA - Sì, lo ammetto: e la colpa è tua! Mai mi sarebbe passata per la testa l’idea di andare a Genova con lui. La tua insistenza mi ha fatto riflettere; e partito lui, non ho avuto che un solo rimpianto: quello di non averti preso in parola!

RUGGERO - Ah! Ecco la verità, finalmente!

GIULIETTA - L’hai voluta tu!

RUGGERO - Certo! Ora finalmente è tutto chiaro! E con altrettanta chiarezza posso dirti anch’io che le cose non possono andare avanti così! O la smettete di vedervi…

GIULIETTA - Ma noi non ci vediamo!

RUGGERO - O la smettete di scrivervi!…

GIULIETTA - Ma io non gli scrivo!

RUGGERO - O lui per te cessa di esistere…

GIULIETTA - Ma sei tu che l’hai fatto esistere!

RUGGERO - Allora, non resta che una soluzione: separarci! (Pausa. Giulietta non reagisce. Da fuori, un leggero colpo di gong)

GIULIETTA - Il pranzo è in tavola. (Con calma raccoglie le lettere sul tavolino accanto al telefono, le riunisce ordinandole a pacchetto, poi in silenzio si avvia ed esce, passando accanto a Ruggero che la segue senza una parola)

QUADRO SECONDO

Il soggiorno di Giorgio e Germana.

GERMANA - E l’ultima sera, cos’hai fatto?

GIORGIO -   Cos’ho fatto l’ultima sera? Non lo indovini neanche se piangi!

GERMANA - Che cosa?

GIORGIO -   Sono andato a teatro a vedere la Comédie Française!

GERMANA - A Genova?

GIORGIO -   A Genova. C’era la Comédie-Française in tournée ufficiale, con il Borghese Gentiluomo di Molière.

GERMANA - Ti sarai divertito.

GIORGIO -   Molto. Mai riso tanto a una commedia di Molière.

GERMANA - Come mai?

GIORGIO -   Perché era una serata di gala. E tutti erano così impressionati per il fatto che c'era la Comédie Française in tournée ufficiale e in serata di gala, che nessuno osava ridere. Un effetto… irresistibile.

GERMANA - Con chi sei andato?

GIORGIO -   Da solo.

GERMANA - Vuoi dirmi che a Genova non hai fatto conquista?

GIORGIO -   Non mi è neanche passato per la testa.

GERMANA - Sei giù di forma?

GIORGIO -   Nient’affatto!

GERMANA - Ma con qualcuno avrai pur parlato!

GIORGIO -   Ammettiamolo.

GERMANA - Dunque, “in fondo”, non eri solo!

GIORGIO -   Ormai non mi capita più di essere solo!

GERMANA - Ah, povero Giorgio, come mi diverti!

GIORGIO -   È già qualcosa!

GERMANA - Pensarti lì tutto occupato a scrivere alla donna dei tuoi sogni che siete andati insieme a vedere Molière in tournée ufficiale!

GIORGIO -   Tu avresti preferito che ci fosse stata davvero: lo so.

GERMANA - Non trovi che ci sia qualcosa di infantile, nel tuo caso?

GIORGIO -   Non trovi che potremmo parlar d’altro? Ti dispiace se cambiamo argomento? Sei sempre lì a girare intorno a questa storia, come una farfalla intorno a una candela! Sta attenta a non bruciarti!

GERMANA - Sta tranquillo che non mi brucio!

GIORGIO -   Se ti diverte… va bene! Io però non ci trovo niente di divertente!

GERMANA - È solo che mi interesso di te, di quello che fai…

GIORGIO -   Beh, non hai idea di quanto sia seccante sentirsi continuamente esaminato, spiato, vivisezionato, analizzato…

GERMANA - Ma se non desideri altro!

GIORGIO -   Io?!

GERMANA - Ma sì, tu! Hai un bisogno spasmodico, primordiale, fisiologico a che tutti si interessino di te!

GIORGIO -   Sei tu che ti interessi, non io che te lo chiedo. Anzi: nessuno più di me desidera essere ignorato, dimenticato, passato sotto silenzio! Ecco: passato sotto silenzio!

GERMANA - Questo lo credi tu!

GIORGIO -   E continua! E allora prova a star zitta! Vediamo! Non ci riesci! Continui a girarci intorno, a stuzzicarmi, a provocarmi! A che cosa vuoi arrivare? A una discussione? A un litigio?

GERMANA - Ma niente: non voglio arrivare a niente! Credevo solo che almeno parlare si potesse! Basta che si dica una parola, sola la minima allusione alla persona che sappiamo ti getta in uno stato di nervosismo assolutamente ridicolo! Quando invece dovrei essere io a irritarmi!

GIORGIO -   Germana, questa è enorme!

GERMANA - Che cosa ho detto di tanto enorme?

GIORGIO -   Hai detto che la minima allusione alla signora Grimaud mi irritava mentre invece a irritarti dovresti essere tu!

GERMANA - Mi sembra abbastanza logico!

GIORGIO -   Ma porca miseria! Perché dovresti irritarti alla minima allusione, se sei tu che le fai, le allusioni!

GERMANA - Infatti non mi irrito: ho detto che sei tu ad irritarti!

GIORGIO -   Eppure deve esistere un nome per una testardaggine come la tua! Fai un’allusione, io mi arrabbio, dici tu, e invece ad arrabbiarti dovresti essere tu, come se l’allusione l’avessi fatta io; mentre invece sono io che mi arrabbio perché tu sostieni che, avendo tu stessa fatto l’allusione, sarebbe più logico che ti arrabbiassi tu! Chiaro? Ti pare logico? (Pausa. Lei lo guarda e conclude)

GERMANA - La verità è che tu dai sempre l’impressione di dimenticarti che io sono tua moglie. Ecco tutto.

GIORGIO -   Un santo! Faresti uscir dai gangheri un santo!

GERMANA - I santi non hanno moglie. Tu sì.

GIORGIO -   Ma cosa c’entra! Cosa c’entra questo!

GERMANA - Prova a pensarci un po’!

QUADRO TERZO

Il dialogo che segue, tra Giorgio a casa sua e Giulietta a casa sua, è in realtà un doppio monologo. Ciascuno dei due personaggi parla da solo, a se stesso, fino al momento in cui, a loro insaputa, i due monologhi concatenati si trasformano in un dialogo.

GIORGIO -   È inutile! Non sopportano che noi si sia felici, e insistono col dire che ci amano! Questa è la verità!

GIULIETTA - Quell’uomo mi ama: è questo il suo delitto!

GIORGIO -   Quindi preferiscono distruggere!

GIULIETTA - È per questo che non gli danno tregua! Trovano insopportabile che sia felice!

GIORGIO -   Piuttosto, tutti infelici!

GIULIETTA - Mi ama come nessun uomo sa mai amare!

GIORGIO -   Voglio far tragedie dove proprio non c’è motivo!

GIULIETTA - Un uomo che dà tutto!

GIORGIO -   E non chiedo niente!

GIULIETTA - Trasforma la vita quotidiana in un’esistenza ideale, piena d’amore, di fantasia…

GIORGIO -   Chiedo soltanto il diritto di sognare, di vivere con un ideale!…

GIULIETTA - Per questo si accaniscono!

GIORGIO -   E se la prendono con me!

GIULIETTA - Come fosse il più volgare dei seduttori!

GIORGIO -   Come fossi un delinquente! (Pausa)

GIULIETTA - Sono meschini!

GIORGIO -   Sono insopportabili! (Pausa) Un uomo avrà pur diritto a un suo mondo segreto!…

GIULIETTA - Come dire che è proibito sognare, proibito amare!

GIORGIO -   Cosa c’entra suo marito, per esempio?

GIULIETTA - E sua moglie? Cosa vuole da lui? Che la ami ancora come durante la luna di miele? Come detesto quella donna!

GIORGIO -   E suo marito? Io non ho niente contro di lui, ma ho la vaga impressione che sia un po’ uno stupido!

GIULIETTA - Per mio marito è un po’ diversa, a dire il vero: credo abbia perso completamente la testa.

GIORGIO -   Ma se adesso lei si accorge che è uno stupido, può darsi che smetta di amarlo!

GIULIETTA - Davvero! È sorprendente aprire all’improvviso gli occhi, ed accorgersi che l’uomo che si ama in fondo è molto diverso da quel che sembrava…

GIORGIO -   Che una volta lo amasse, non c’è dubbio! È la prima cosa che mi ha detto il giorno che ci siamo conosciuti! “Signore, io sono sposata e amo mio marito!”

GIULIETTA - Ma lo amavo? Lo amavo davvero?

GIORGIO -   Ma lo amava? Lo amava davvero?

GIULIETTA - Adesso mi sembra che amare sia un’altra cosa!

GIORGIO -   Amare significa essere in balia di null’altro che del proprio amore!

GIULIETTA - Se avessi davvero amato Ruggero, quell’altro amore non si sarebbe trasformato così rapidamente da semplice divertimento in un… piacere più profondo!

GIORGIO -   Forse lei era soddisfatta, tranquilla; ma amarlo veramente, forse no!

GIULIETTA - È certo che la gelosia di Ruggero ha finito con l’irritarmi, mentre quelle lettere mi parlavano d’amore, mi aprivano le porte di una felicità sconosciuta!…

GIORGIO -   E così lei si è messa a fantasticare su di me…

GIULIETTA - E tutto all’improvviso mi è parso chiaro come il sole!

GIORGIO -   Ah, Infanta mia, Infanta mia! Non è possibile!

GIULIETTA - Oh, Giorgio, Giorgio, non so più dove sono!

GIORGIO -   Non devi fare così!

GIULIETTA - Da quando sei partito per Genova non penso che a te!

GIORGIO -   Devi smetterla subito!

GIULIETTA - Giorgio, Giorgio! Ogni momento provo il bisogno di pronunciare il tuo nome!

GIORGIO -   Basta! Basta! Non dobbiamo creare romanzi!

GIULIETTA - Ti parlo, ti parlo, e tu non mi rispondi!

GIORGIO -   Ho voluto un amore più bello: un amore senza fine! Non farne un amore come gli altri!

GIULIETTA - Non possiamo più vivere lontani l’uno dall’altra!

GIORGIO -   Che cosa vuoi? Che ci abbracciamo, che ci inondiamo l’un l’altro di baci e di lacrime? È questo che vuoi?

GIULIETTA - L’amore ha bisogno di tutto! Baci, abbracci, lacrime!

GIORGIO -   Ma il mio amore ha le sue esigenze! Solo così può vivere!

GIULIETTA - Anche tu sei come me: di carne, di sangue! Non puoi non desiderarmi!

GIORGIO -   No, tu non sarai mai mia! Non ti voglio! Tu resterai per sempre l’amata che non delude, che non annoia, che non invecchia! La mia Infanta! Non capisci che tutto questo diventerebbe impossibile? Tutto sarebbe perduto?

GIULIETTA - Per te! Perduto per te! Egoista! Mostro, che non pensi che alla tua felicità? E io? Che cosa sarà di me senza di te?

GIORGIO -   Ecco! Mi par già di vederti, come diventeresti se andassimo a vivere insieme! Vedo già la nostra sorte: collera, gelosia, rimproveri, grida, e alla fine, c’è da giurarlo, anche le lacrime!

GIULIETTA - Io non piango!

GIORGIO -   Tutte le donne piangono! Tutte le donne, o presto o tardi, trovano il momento per piangere! Anche mia moglie, che pure non è molto il tipo lacrima, quando arriva il suo momento, piange! E piange come nessun’altra! E faresti così anche tu! Del resto io non so neanche chi tu sia! Sei un viso: un paio d’occhi: e devi rimanere muta, nella tua cornice! Chi mi dice che tu non sia stupida come le altre? Non lo sai che a volte basta una parola per uccidere un amore? Che cosa vuoi farmi sapere, di te, di più di quel che so? Che hai un sorriso grazioso, che sei spiritosa, che non ti sudano le ascelle, che digerisci bene l’aglio? È questo che dovrei sapere per amarti di più di come t’amo? Dovrei sapere che tu, come tutte le altre, anche tu hai i tuoi nervi, le tue tristezze, le tue nausee, mal di pancia, mal di schiena, mal di denti, la cellulite, le rughe attorno agli occhi, e va a sapere cos’altro? No, no, mia Infanta! È impossibile! E tu lo sai, che ho ragione!… (Pausa)

GIULIETTA - (accende una luce) Ma in fondo, forse esagero: chi mi dice che lui rifiuterebbe il mio amore?

GIORGIO -   (accende una luce anche lui) Ma poi, io parlo, parlo… chi mi dice che il suo atteggiamento nei miei riguardi sia cambiato?

GIULIETTA - Può darsi anche che lui l’abbia previsto, e che non aspetti altro che io gli dica di sì.

GIORGIO -   Può darsi che questa storia della separazione non sia altro che una supposizione di Germana!

GIULIETTA - Che strana impressione! Mi sento come se non fossi più padrona di me stessa! Come se fossi in balia di non so cosa!

GIORGIO -   Ma certo che è così! Non c’è nessuna ragione al mondo perché lei non debba essere ancora innamorata di suo marito!

GIULIETTA - Come è bello il non riuscire a pensare ad altro che a lui! Come ci si sente giovani, freschi!…

GIORGIO - Bisogna che stia in guardia da questo genere di monologhi! Ti riempiono la testa di dubbi, di paure grottesche! E se la chiamassi? È un sacco di tempo che non le telefono! Che cosa rischio? Che non sia in casa: basta! Jasmin 4321. (Compone il numero) Probabilmente basterà sentire la sua voce, per schiarirmi il cervello da tutte le ubbie!… (Il telefono squilla nel salotto di Giulietta, che ha un sussulto, e solleva il ricevitore)

GIULIETTA - Pronto?… Sì?…

GIORGIO -   Ah, buonasera! È in casa! Temevo non ci fosse!

GIULIETTA - È lei?

GIORGIO -   Sì, mia Infanta, sono io. La disturbo?

GIULIETTA - No no, non mi disturba affatto. (Pausa)

GIORGIO -   Come sta?

GIULIETTA - Ma… bene, benissimo. E lei?

GIORGIO -   Bene, bene… grazie. Sto benissimo anch’io. (Pausa) Come?

GIULIETTA - Scusi?

GIORGIO -   No, niente… mi sembrava avesse detto qualcosa.

GIULIETTA - No, non ho detto niente… (Pausa)

GIORGIO -   Beh… eccoci qua.

GIULIETTA - Tutto qui?

GIORGIO -   Sa che quando la sento per telefono ho quasi l’impressione che non sia lei a parlare?

GIULIETTA - Ah, si? E chi allora?

GIORGIO -   Non lo so. Quando penso a lei… si vede che la penso in altro modo.

GIULIETTA - Potremmo forse vederci…

GIORGIO -   Vederci?

GIULIETTA - Perché? La spaventa?

GIORGIO -   Dice… che è possibile?

GIULIETTA - Non impossibile, certo!

GIORGIO -   Volevo dire se… davvero lo desidera!

GIULIETTA - Ma se glielo chiedo!

GIORGIO -   Ma… non avrà fastidi?

GIULIETTA - Qui in casa mia?

GIORGIO -   Beh… sì.

GIULIETTA - No!

GIORGIO -   È sicura? Per niente al mondo vorrei procurarle il minimo dispiacere. Questo lo sa, vero?

GIULIETTA - Ma se le dico che il problema non esiste!… (Ruggero entra in scena alle spalle di Giulietta, che non lo vede)

GIORGIO -   Va bene… Mi dica dove.

GIULIETTA - Dove vuole lei.

GIORGIO -   Quando?

GIULIETTA - Quando vuole lei. (Ruggero le strappa bruscamente il ricevitore dalle mani. Giulietta lancia un grido)

GIORGIO -   (Sempre al telefono) Infanta! Infanta mia! Cosa è successo?

RUGGERO - (Al telefono) È successo che ora al telefono c’è il signor Grimaud, signore!

GIORGIO -   Il signor Grimaud, signore!

RUGGERO - Il signor Grimaud in persona, signore!

GIORGIO -   (Tutto contento e cerimonioso) Ah, il signor Grimaud! Molto piacere di far la sua conoscenza, signore. Approfitto subito per dirle che sua moglie è veramente, caro signore, una donna affascinante, incantevole…

RUGGERO - Lei mi sta prendendo in giro, signore?

GIORGIO -   Ma no, signore, ma no! Ho per lei, mi creda, la massima stima, e so quanto sua moglie le sia profondamente devota! Vorrei solo dirle che anch’io l’amo, e sono felice di amarla. Sua moglie ha letteralmente trasformato la mia vita! E vorrei anche aggiungere, già che ci sono, che… (Ruggero riattacca furibondo, ed esce come una furia. Giulietta ha seguito la scena, immobile)

GIORGIO -   (Al telefono) Pronto?… Pronto?… Ha riattaccato. (Sentendo che dall’altra parte hanno riattaccato, riattacca anche lui, e commenta, perplesso) Non capisco perché si sia arrabbiato! Gli ho detto delle cose… che in fin dei conti avrebbero dovuto lusingarlo!… (Buio)

QUADRO QUARTO

Musica in una sorta di crescendo drammatico, durante la quale vediamo Ruggero percorrere con passo precipitoso la scene, nel salotto di casa sua, uscire con far deciso e la scena restar vuota. All’ultimo accordo del crescendo, squillo il telefono in casa Noyelle. Dopo qualche istante Ruggero entra nel salotto dei Noyelle, introdottovi evidentemente dalla cameriera. Ruggero riprende il suo nervoso avanti e indietro, finché dalla porta non entra Giorgio.

GIORGIO -   Signore?…

RUGGERO - È lei il signor Noyelle?

GIORGIO -   Sì, sono io. Lei, scusi?… (Senza rispondere Ruggero tira fuori di tasca una pistola, la punta contro Giorgio e preme il grilletto per due volte. I colpi non partono)

GIORGIO -   (Perfettamente calmo) Ma… stia attento! (Ruggero lo guarda sbigottito, poi, come bruscamente ritornando in sé, il suo braccio ricade lungo il corpo)

RUGGERO - Mi scusi! Grazie al cielo, ha fatto cilecca! (e cade svenuto)

GIORGIO -   Oh, oh! Signor Grimaud! (Gli dà degli schiaffetti sulle guance e sulle mani) Signor Grimaud! Coraggio! Non è niente! Coraggio! (Ruggero lentamente ritorna in sé e lentamente si alza)

RUGGERO - Le chiedo scusa per questa debolezza… Non so cosa m’abbia preso… Per fortuna la rivoltella non ha funzionato!

GIORGIO -   (Raccoglie la rivoltella) Mi dispiace! Come mai? Si è inceppata?

RUGGERO - Non lo so! Me l’han venduta per buona! (Giorgio, come per prova preme il grilletto. Parte un colpo. In quinta si sente un urlo)

GIORGIO -   Oh cielo! Funziona! (E sviene. Ruggero lo rianima e lo fa sedere. Entra Germana in grande agitazione. Vede Giorgio esanime)

GERMANA - Cos’è? Cos’è successo?

RUGGERO - Volevo uccidere suo marito! (Germana apre la bocca ma cade svenuta senza una parola) Signora! (Giorgio si è ripreso)

GIORGIO -   Su, Germana! Non è niente! Sono qui!

RUGGERO - Signora!… (A Giorgio) Permette che la schiaffeggi?

GIORGIO -   Anzi: mi fa un piacere! Vado a cercare qualcosa di forte! (Esce)

RUGGERO - (Schiaffeggiando Germana) Signora… Cara signora. Coraggio! (Germana geme) Meno male: si riprende. (Le schiaffeggia le mani) Non è successo niente, signora! Coraggio!

GERMANA - (seduta per terra) Mio marito?… Morto… Ferito?…

RUGGERO - È andato a prenderle qualcosa da bere, signora, non ha niente, stia tranquilla!

GERMANA - Spaventoso! Ma davvero voleva ucciderlo?

RUGGERO - Gli ho sparato due colpi, che per fortuna non sono partiti!

GERMANA - E il colpo che ho sentito?…

RUGGERO - Quello l’ha sparato suo marito!

GERMANA - Contro di lei spero!

RUGGERO - No; contro il soffitto!

GERMANA - Ma come, come ha potuto…?

RUGGERO - Tornavo a casa. Mia moglie era al telefono con suo marito. Ho preso la cornetta… l’ho sentito… non ci ho visto più! La prego di scusarmi. (Germana le porge la mano, che Ruggero prende e bacia)

GERMANA - Ma no, mi tiri su!

RUGGERO - Ah, pardon! (La aiuta a rialzarsi)

GERMANA - E sua moglie? Ha un’idea di quello che poteva succedere?

RUGGERO - No, no, lei non sa niente! È a casa: sa solo che sono uscito. (Rientra Giorgio)

GIORGIO -   Ah, vedo che stai meglio! Bevi un po’ di cognac!

GERMANA - Amore mio! (Si getta su di lui, lo abbraccia e lo bacia)

GIORGIO -   Ma… sta attenta ai bicchieri!

GERMANA - Sei qui, sei qui, grazie al cielo!

GIORGIO -   Ma certo che sono qui. Dove volevi che fossi?

GERMANA - Quando penso che a momenti…

GIORGIO -   Toh, non pensare: bevi. (Le porge un bicchiere, ne riempie un altro e lo porge a Ruggero) Forse fa bene anche a lei, signor Grimaud!

RUGGERO - Sì, credo anche io, grazie.

GERMANA - E tu? Non bevi?

GIORGIO -   (Si serve) Alla salute, allora! (Bevono) Ora, mia cara, se non ti dispiace, lasciaci soli! Il signor Grimaud e io abbiamo alcune cose da dirci.

GERMANA - Va bene, vi lascio.

GIORGIO -   Potresti andare a fare un bagno, una doccia.

GERMANA - Perché?

GIORGIO -   Per distenderti: ti farà bene.

GERMANA - Non ho affatto bisogno di distendermi. Arrivederla, signor Grimaud. E… non ricominciate, se possibile. (Esce. Ruggero sprofonda in una poltrona)

RUGGERO - Mi scusi! È come se avessi ricevuto una randellata in testa. Non riesco a riprendermi. Sbaglio, o cinque minuti fa ho tentato di spararle a bruciapelo? Sbaglio, o in questo momento lei potrebbe essere li, morto, ucciso da me?

GIORGIO -   Direi che le cose stanno proprio così.

RUGGERO - Non ha avuto paura?

GIORGIO -   Dopo sì. Ma al momento… credo che se la sua pistola avesse funzionato sarei morto senza avere il tempo di capire.

RUGGERO - È probabile.

GIORGIO -   È già qualcosa.

RUGGERO - Ho avuto un quarto d’ora di follia! È quello che si chiama proprio “perdere la testa”. Finché non ho sentito i due “clic” della rivoltella… posso dire di essere stato un altro da me stesso. Un caso di sdoppiamento della personalità: un uomo tranquillo che diventa improvvisamente un assassino.

GIORGIO -   Bene, ora si calmi; e cerchiamo di capire che cosa esattamente l’ha portato a tanto. Perché voleva uccidermi? Quando ha riattaccato senza neanche salutarmi, perché credeva che io la stessi prendendo in giro, ho capito subito che lei non era di buon umore.

RUGGERO - Ecco: proprio in quel momento io ho cominciato a perdere la testa. Lei si era messo a palare di mia moglie…

GIORGIO - Questo è incomprensibile, mi scusi! Io ero incantato all’idea di poterle dire tutto quello che pensavo… a me pare che se qualcuno pensasse di mia moglie quello che io penso della sua… beh, ne sarei lusingato.

RUGGERO - Effettivamente, se penso che quelle poche frasi…

GIORGIO -   Del tutto innocenti, oserei dire… lusinghiere!

RUGGERO - …potevano fare di me il suo assassino!…

GIORGIO -   Si potrebbe dire che tra le due cose c’è una certa sproporzione!

RUGGERO - Sì, forse si.

GIORGIO -   Lo penso anch’io.

RUGGERO - Non posso fare a meno di riconoscere che lei è molto simpatico.

GIORGIO -   Più che altro, io trovo che non sono il tipo di don Giovanni che merita di essere assassinato da un marito geloso.

RUGGERO - Ah, assolutamente!

GIORGIO -   È una cosa che ho pensato spesso, vede? Io sono convinto che quando due uomini amano una stessa donna, senza conoscersi, uno dei due uccide l’altro… beh, se quei due si fossero conosciuti, io sono sicuro che quel delitto non ci sarebbe stato. Guardi, per esempio, tra me e lei come sono cambiate le cose da quando ci siamo conosciuti!

RUGGERO - Anzitutto c’è una cosa che vorrei chiederle.

GIORGIO -   La prego.

RUGGERO - Io non capisco! Io non capisco come mai lei, alla sua età, e cioè ancora giovane, abbia avuto questa idea dell’amore unilaterale, contemplativo, spirituale… Posso chiederle come le è venuto in mente? Come è arrivato a questa concezione così… anormale dell’amore? E, in seconda istanza, perché diavolo ha scelto proprio mia moglie?

GIORGIO -   Come sono arrivato a questo amore… anormale? Oh cielo, dopo avere a lungo sperimentato l’amore… normale! So che sua moglie è molto innamorata di lei, e che lei, e non potrebbe essere altrimenti, la contraccambia. Ma voi costituite quella miracolosa eccezione che si chiama amore nel matrimonio. Non parliamo di voi: parliamo della norma. Quando mi sono sposato amavo mia moglie; poi, molto in fretta, tutto il fascino, la magia dell’amore sono scomparsi. La dolcezza, la tenerezza, la debolezza che mi avevano incantato hanno improvvisamente ceduto il posto a una vitalità, una indipendenza, un bisogno di superiorità, di autonomia, un “femminismo” che assolutamente non riuscivo a riconoscere! Questo è il matrimonio: si sposa una donna, e ci si ritrova marito di un’altra. Lei lavora signor Grimaud? Di che cosa si occupa?

RUGGERO - Mi occupo di petrolio.

GIORGIO -   Io mi occupo di fertilizzanti. Ebbene, un giorno mia moglie ha trovato da ridire anche sui fertilizzanti! Non era un mestiere tutto sommato… molto chic! Ma prima che la sposassi, le andavano benissimo i fertilizzanti A questo punto lei capisce perché, molto presto, ho cominciato ad avere delle passioni! E sa, caro signore, che cosa vuol dire avere delle passioni?

RUGGERO - Da quando mi sono sposato… no.

GIORGIO -   Certo! Lei è un uomo felice! Ebbene, signore: è l’inferno! Immagini lei che cosa diventa una donna quando scopre che suo marito tende a dimenticarla! Diventa una furia, una valchiria, una macchina da domande, oppure in alternativa una vittima, una martire! Tutto a un tratto la si ritrova implorante… e noi ci caschiamo! Ci inteneriamo! Siamo dei sentimentali; e loro, e diaboliche, lo sanno! Ma si può vivere di soli fertilizzanti? No! E allora ho pensato… perché non prendere dell’amore solo lo slancio iniziale, senza percorrere poi tutta la deludente trafila? Un amore senza delusione… e senza fine! Ma lei mi ha chiesto perché sua moglie! Perché mi è venuta l’idea che alla mia età sarebbe stato bello vivere un amore così totale, così assoluto, così al sicuro da ogni delusione, proprio perché non chiede e non vuole niente! E dato che sua moglie ama lei, si rende conto che il mio amore non le ruba niente, e non può recarle la minima offesa?

RUGGERO - Ma mia moglie non mi ama più! Adesso ama lei!

GIORGIO -   Cosa?!

RUGGERO - Sì, sì! Lei me l’ha portata via! È per questo che io, poco fa, volevo ucciderla!

GIORGIO -   Ma no, non mi dica!

RUGGERO - Glielo dico e glielo ripeto! Mia moglie non mi ama più! È innamorata di lei! E mi viene il dubbio che in realtà non mi abbia mai amato!

GIORGIO -   Ma se non mi ha parlato d’altro che del suo amore per lei!

RUGGERO - Credeva di amarmi, come lo credevo io! Evidentemente ci sbagliavamo!

GIORGIO -   Ma voi… non eravate felici?

RUGGERO - Sì.

GIORGIO -   Ma allora… io non voglio! Non bisogna! Non posso permetterlo!

RUGGERO - Temo che ormai non ci sia più niente da fare!

GIORGIO -   Ma no, non è possibile; ma no! Le parlerò io! Le dirò…

RUGGERO - Che cosa? Che cosa la dirà? (Pausa)

GIORGIO -   Ma allora… neanche questo è un amore senza fine? (Pausa) Non sentirete più parlare di me. (Buio)

QUADRO QUINTO

Nel salotto dell’appartamento di Giulietta e Ruggero Grimaud. Sono in scena Giulietta e Germana.

GIULIETTA - Ma, signora, da quando è qui non ha fatto che comportarsi in maniera ben strana! Evidentemente lei ha una gran paura di perdere suo marito; e si scaglia contro di me senza rendersi conto che tutto quel che dice è contrario ai suoi interessi. Ammettiamo che io non mi separo; lei sa benissimo che per tutta la vita sarò il grande amore di suo marito. È inutile che lei mi metta in guardia dal separarmi, è lei che ha paura! Io no! Accetto il rischio! Accetto fin d’ora la possibilità che Giorgio mi respinga; ma anche avessi una sola possibilità su mille di essere felice con lui, non voglio lasciarla intentata!

GERMANA - Ho paura che andrà incontro a una grossa delusione, signora. Perché anch’io ho qualcosa da dirle; qualcosa di molto importante, che potrebbe anche obbligarla a mutare il suo punto di vista. Poco fa, quando suo marito l’ha lasciata; sa dov’è andato? È venuto a casa nostra, deciso ad uccidere Giorgio. La rivoltella, per fortuna, ha fatto cilecca…

GIULIETTA - Non è vero.

GERMANA - È vero. (Entra Ruggero) Glielo chieda lei stessa! (A Ruggero) Come vede, signor Grimaud, non ho fatto né il bagno né la doccia. Mentre lei parlava con mio marito, ho preferito fare una chiacchierata con sua moglie. Non so se le racconterà quel che ci siamo dette. Ma se non altro lei la convincerà di quel che è successo. Anche la signora Grimaud capirà allora a che punto sono giunte le cose. (Esce)

GIULIETTA - Ruggero…?

RUGGERO - È vero, si. Gli ho sparato. Volevo ucciderlo. Avevo perso la testa. Ti chiedo scusa.

GIULIETTA - Che cosa gli hai detto?

RUGGERO - Gli ho detto che lo ami.

GIULIETTA - E lui?…

RUGGERO - Ha detto… che non lo vedremo, non lo sentiremo mai più! (Giulietta siede lentamente e appoggia la testa su una mano. Ruggero le si avvicina, le posa una mano sulla spalla) Giulietta…

GIULIETTA - (con un filo di voce) Taci, Ruggero, taci…non parlare…(Musica. Buio)

QUADRO SESTO

Nota dell’autore. Non appena si spengono le luci si odono le prime note di un brano di musica seriale. La musica continua nell’oscurità, mentre gli attori prendono posto per il quadro successivo. Quando la luce ritorna in scena, Giorgio e Germana sono nel salotto di casa loro, Ruggero e Giulietta nel loro salotto. Le due donne siedono sui divani, gli uomini su due poltrone. Ruggero e Giorgio stanno leggendo un giornale, le donne lavorano. Lunga pausa durante la quale continuiamo a sentire la musica seriale, che proviene da due radio accese nei due salotti.

RUGGERO - Ma senti un po’, ti piace questa musica?

GIULIETTA - Non posso dire che mi entusiasmi…

GIORGIO -   Scusa se ti disturbo, ma ti piace?

GERMANA - Che cosa?

GIORGIO -   Questa roba che sta suonando.

GERMANA - Se ti dà fastidio, non hai che da spegnerla. (Si è alzata e si è avvicinata alla radio. La spegne, proprio mentre anche Ruggero spegne la sua)

RUGGERO - Questa non è musica: è baccano.

GIORGIO -   Ma perché: a te piace per caso?

GERMANA - Io la trovo straordinaria: è di Klapot!

GIORGIO -   Di chi?…

GERMANA - Klapot! Branislaw Klapot!

GIORGIO -   Mai sentito nominare.

GERMANA - Non mi stupisce.

GIORGIO - Finisco questo articolo; ti dispiace?

GERMANA - Ma figurati: leggi pure con calma. (Si mette a sedere e riprende il suo lavoro)

RUGGERO - (dopo una pausa) Volevi sentire, per caso?

GIULIETTA - Che cosa?

RUGGERO - Quella musica.

GIULIETTA - No, no, non mi interessa. (Ruggero riprende il giornale. Le due coppie leggono e lavorano in silenzio. Pausa. Durante questa pausa Giorgio e Giulietta si voltano a guardarsi come chiamati l’uno verso l’altra. Giorgio, alla fine, ripiega il suo giornale)

RUGGERO - Potremmo andare a teatro, una di queste sere.

GIULIETTA - (Tornando alla realtà, come del resto Giorgio) A teatro? A vedere cosa?

RUGGERO - Quello che vuoi.

GIULIETTA - Mi piacerebbe tanto non vedere una cosa qualsiasi.

RUGGERO - Ma certo, andiamo a vedere quello che vuoi. Magari una bella commedia.

GIULIETTA - Una commedia, si…forse.

RUGGERO - È meglio andare a fare qualche risata, non ti pare?

GIULIETTA - Le belle commedie sono sempre dei drammi!

RUGGERO - Si, ma se si ride!…

GIULIETTA - Si direbbe che sia l’unica soluzione.

RUGGERO - Che cosa?

GIULIETTA - (Sbadigliando) Ridere.

RUGGERO - Hai sonno?

GIULIETTA - No, perché?

RUGGERO - Volevo brindare.

GIULIETTA - Si, brindiamo al nostro amore che non ha mai fine! (Giulietta e Ruggero escono abbracciati con i bicchieri in mano. Giorgio lascia cadere il giornale; sta evidentemente sognando ad occhi aperti)

GERMANA - A che cosa pensi?

GIORGIO -   A niente. (Si alza e va ad accendere la radio)

GERMANA - Cosa fai?

GIORGIO -   Rimetto su il tuo Klapot.

GERMANA - Ma no, non importa!

GIORGIO -   Ma se ti piace!…

GERMANA - E tu, allora?

GIORGIO -   Io vado a letto.

GERMANA - Beh, ci vengo anch’io.

GIORGIO -   Ma no, perché devi venire a letto anche tu?

GERMANA - Perché vengo a dormire anch’io. (Spegne la radio)

GIORGIO - Ma è una stupidaggine, scusa! Posso andare io a letto, e tu ascoltarti la tua musica!

GERMANA - Posso benissimo rinunciare a Klapot!

GIORGIO -   Allora è il momento di cambiare musica! (Giorgio mette una musica romantica e i due escono ballando)

SIPARIO