Un bacio e nulla più

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UN BACIO E NULLA PIU’

Commedia in tre atti

di EMERICO HALASZ

PERSONAGGI

OSKAR SAFRANY, avvocato

SERGIO SAFRANY, suo figlio, dottore in legge

LUCIANA

ANDREA

LISETTA, cameriera in casa Safrany

Il SIGNOR RO­BINESK, chirurgo-dentista

La SIGNORA ROBINESK

Una SIGNORA EMOZIONA­TA

La SIGNORA HUBER

La SIGNORA BAUER

MIZZI

Il PRESIDENTE DEL TRIBUNALE DEI DI­VORZI

Il PRIMO GIUDICE

Il SECONDO GIUDICE

Il PRETORE

L'USCIERE DEL TRIBUNALE DEI DIVORZI

Un CAMERIERE

Commedia formattata da

ATTO PRIMO

Lo studio dell'avvocato Safra­ny. Una porta a destra si apre su un altro studio do­ve lavora la segretaria. Per en­trare nell'abitazio­ne privata dell'av­vocato si passa da una porta a sini­stra. In fondo, la comune.

All'aprirsi del velario, l'avvocato Safrany siede sulla sua poltrona, allo scrittoio. È un uo­mo di circa 55 an­ni, elegante, ama­bile.

Davanti allo scrittoio, in piedi, se ne sta Lisetta, una giovane, leggiadra cameriera.

Lisetta                           - (piange in silenzio).

Safrany                         - E smettila di piangere!... non è successo niente di irreparabile. Lo faccio pel tuo bene.

Lisetta                           - (con un singhiozzo) Oh, lei è molto buono, signor avvocato, lo so! E la ringrazio!

Safrany                         - Prima... non ti ho mai interro­gato... Ma adesso tutto è andato come madre natura ha voluto... e sei di nuovo qui, al tuo posto, sana come un pesce. Non mi occorre altro che una risposta ad una mia domanda, unica, ma precisa: chi è il padre del tuo bambino?

Lisetta                           - (singhiozza più forte).

Safrany                         - Perché non parli?

Lisetta                           - Non posso dirlo... non voglio...

Safrany                         - Hai torto, figliuola mia!... Difen­do i tuoi interessi... facciamo a quel bel signo­rino una regolare citazione ed una buona causa per gli alimenti!

Lisetta                           - Grazie... Rinuncio...

Safrany                         - Sei testarda...! Dovresti essere contenta di trovarti al servizio di un avvocato che ti fa tutto gratis. Quei quattro soldi al primo d'ogni mese saranno per te come, tanta manna... Dunque... deciditi... fuori il nome!

Lisetta                           - (con un paio di singhiozzi, scuote energicamente la testa in segno di negazione).

Safrany                         - Che bisogno c'è di agitarsi così? Santo Dio?!

Sergio                            - (entra da destra. È un bel giovanotto di 23 anni. Dottore in legge, fa pratica nello studio paterno) Papà... Oh, scusa... Ma c'è di là la signora Robinesk... Le hai dato tu stes­so l'appuntamento per telefono...

Safrany                         - Dille che aspetti un momento...

Sergio                            - Già fatto... Ma sembra si tratti di cosa urgente... La prima cosa che ha domandato è quanto si deve versare in anticipo...

Safrany                         - (balzando in piedi) Anticipo? E perché non me lo hai detto subito? (Corre in fretta a destra ed esce).

Sergio                            - (smorzando la voce, ma con ansia) Non hai mica detto niente, eh?

Lisetta                           - No.. Ma ti giuro che non ne po­tevo più... Con le sue domande, è peggio di una sanguisuga...

Sergio                            - Non devi tradirmi, sai! Se viene a saperlo mi butta fuori di casa... Ed allora sa­rebbe peggio per tutti...

Lisetta                           - Ma come vuoi che resista se non mi lascia in pace? (Piange) Vuole il nome... ad ogni costo... Parla di citazione, di causa... di alimenti...

Sergio                            - Non piangere... non spaventarti... Lascialo chiacchierare!... Lui interroga... E tu zitta... Ed intanto ci penseremo... Troveremo anche noi una via di uscita.

Safrany                         - (entra introducendo cavallerescamen­te la signora Robinesk) Prego, signora... prego... (A Lisetta) Tu, cara, vai pure... Conti­nueremo più tardi...

Lisetta                           - (asciugandosi gli occhi, esce da sini­stra) Sissignore...

Safrany                         - Vuole accomodarsi? (Si siede sul­la sua poltrona. Nel corso del colloquio prende vari appunti) Dunque... Può spiegarmi, qui, in camera charitatis, la vera ragione per cui suo marito chiede il divorzio?

Signora Robinesk          - (una signora giovane, molto carina, parecchio civetta) Mi creda, avvo­cato.. La colpa è in gran parte di quella piaga della signora Miiller...

Safrany                         - Vedo... Suo marito si è innamo­rato della signora Miiller e...

Signora Robinesk          - Magari fosse! Ma...

Safrany                         - Come sarebbe, allora?

Signora Robinesk          - Ecco... Mio marito è chirurgo dentista... Ha sempre avuta l'abitudine di passar la sera alla sua associazione, giuocando a scacchi od al bridge con il dottor Miiller ed altri due signori che non conosco... Domenica scorsa però il dottor Miiller, caso più unico che raro, non si fece vedere... La sua signora aveva voluto, all'ultimo momento che la accompa­gnasse all'opera... Fatto sta che mio marito è rimasto senza il quarto al giuoco e, per la prima volta, la partita è stata sospesa! Alle dieci e mezza entrava già in casa...

Safrany                         - Già... E lei, che cosa aveva in­dosso quando lui le è comparso davanti, all'im­provviso? Ed il giovanotto che era con lei?

Signora Robinesk          - Il giovanotto... poca ro­ba... Io... meno ancora!

Safrany                         - E suo marito?

Signora Robinesk          - Certo la cosa gli è sem­brata abbastanza... sospetta...

Safrany                         - Lei, per caso, non ha tentato di dargli una spiegazione qualsiasi, ma plausibile?

Signora Robinesk          - Ho sostenuto a spada tratta che mi ero sentita male, improvvisa­mente... E che il giovanotto era un medico...

Safrany                         - Ha dimostrato di crederlo?

Signora Robinesk          - Purtroppo no! La scusa era buona, ma tutti sanno, compreso mio ma­rito, che il giovanotto è proprietario di una fab­brica d'acque minerali...

Safrany                         - Accidenti... Questo è un guaio... grosso assai!

Signora Robinesk          - Mi eviti il divorzio... per carità... Io voglio bene a mio marito...

Safrany                         - Eh, cara signora! La causa si pre­senta difficile... A  meno ché suo marito in tri­bunale...

Signora Robinesk          - Per carità! In tribunale? Bisogna assolutamente fare in modo di non giun­gere a questi estremi! Lei piuttosto deve con­vincere mio marito a riconciliarsi...

Safrany                         - (scettico) Crede che allo stato delle cose...?

Signora Robinesk          - Perché no? Finora l'ha sempre fatto!

Safrany                         - Ah! Vedo... Ci sono dei prece­denti?

Signora Robinesk          - Due... Soltanto due... La prima volta mi ha perdonato subito... appe­na due giorni di broncio... La seconda volta ha presentata l'istanza di divorzio, ma dopo una settimana è andato personalmente a ritirarla... Adesso si è impuntato peggio di un mulo! Dav­vero non riesco a capirlo...

Safrany                         - Lasciamo che si divaghi un po'... che si calmi... Poi gli chiederò un colloquio e tenterò di rappacificarli.

Signora Robinesk          - Sì, avvocato. È un inci­dente che è successo anche ad altri... magari anche a lei, avvocato...

Safrany                         - La prego, signora... Lasci da parte i miei affari privati...

Signora Robinesk          - Però glie lo dica lo stes­so... Gli farà un grande effetto!

Sergio                            - (entrando da destra) Permesso? Do­mando scusa... Papà... ha telefonato or ora la signora Ritter...

Safrany                         - Luciana? Che voleva?

Sergio                            - Mi ha domandato se, venendo su­bito, ti avrebbe trovato in studio. Le ho rispo­sto di sì...

Safrany                         - Ma... Voleva me, personalmente? Oppure tua madre?

Sergio                            - Te., te... Non c'è dubbio. Glie l'ho domandato due volte.

Safrany                         - Curioso... Quando arriva, falla passare...

Signora Robinesk          - Adesso devo andarme­ne, avvocato...

Safrany                         - Mia bella signora... Resta però inteso. D'ora in avanti e finché non abbia luogo il processo, lei, deve vivere completamente sepa­rata da suo marito. Ha già trovato un alloggio?

Signora Robinesk          - No, avvocato... Chi ci pensava?

Safrany                         - Se crede... le posso raccomandare un posto adatto per lei. L'Hotel Concordia. Molto distinto, molto serio. Il proprietario è un mio vecchio amico. Avrà un trattamento di favore... dal 15 al 20 per cento di sconto.

Signora Robinesk          - Oh! Grazie! Hotel Con­cordia... Non dubiti... Ci andrò. Arrivederla, avvocato...

Safrany                         - Complimenti, signora...

Signora Robinesk          - E la scongiuro... faccia tutto il possibile perché non si arrivi al divorzio... Glie lo dica lei a mio marito che lo amo sempre... (Esce da destra).

Safrany                         - (compone il numero al telefono e poi, a bassa voce) Pronto? Hotel Concordia? Mi dia il direttore... Pronto? Avvocato Safrany... Buon giorno... Oggi verrà da loro una mia clien­te: la signora Robinesk. Se lo segni e si regoli... Dal lo al 20% di aumento per la nota ragione... Sì... liquidazione, come al solito... Buon gior­no... (Depone il ricevitore).

Sergio                            - (mostrando un foglio) Papà, scusa... Sto scrivendo gli inviti pel nostro pranzo, la settimana prossima...

Safrany                         - Bravo... Attienti alla lista che ho fatto io e, bada, nessuna esclusione...

Sergio                            - Mammà ha depennato qualche no­me e...

Safrany                         - Mammà? Che c'entra lei?

Sergio                            - Ha detto, per esempio, che non bi­sogna invitare il signor Pucolz. Secondo lei è una persona equivoca...

Safrany                         - D'accordo... Ma presto o tardi si verrà a scoprire che è un ladro... Avrà bisogno di un avvocato, di un difensore... Manda l'in­vito, senz'altro...

Sergio                            - E poi... Mammà ha pure cancellato gli Oppenheim. La moglie ha una cattiva ripu­tazione. Tutti sanno che passa con disinvoltura da un amante all'altro...

Safrany                         - Verrà il giorno in cui lo saprà anche il marito. Ergo: una bella causa di di­vorzio... Tua madre e tu, se foste un po' più intelligenti, dovreste già averlo capito: un av­vocato deve cercare e mantenere relazioni so­prattutto con coloro che offrono la possibilità di trasformarsi in clienti... Perché son tanto amico dei Ritter? Quando si son sposati, Lu­ciana aveva 23 anni! E lui cinquantatre... A lungo andare la differenza di età porterà le sue conseguenze... Soluzione inevitabile: il divor­zio! Poco' fa mi hai detto che Luciana ha chie­sto di me : non escluderei che il tempo sia stato galantuomo più presto di quanto mi aspettavo... (Prende la lista dalle mani di Sergio) Dammi qua... Con tua madre vado a parlare io... (Va in fretta a sinistra).

Sergio                            - (a destra si bussa) Avanti... Oh! Complimenti, signora Luciana!

Luciana                         - (bella, elegantissima signora di ven­tiquattro anni) Buon dì, Sergio... Non c'è il papà?

Sergio                            - Sì... sì... viene subito... Intanto, la prego, si accomodi... Papà è avvertito e l'aspet­ta... Si tratta forse di una pratica legale?...

Luciana                         - Temo di sì...

Sergio                            - Oh... se vuole cominciare a par­larne a me... (Si siede sulla poltrona del padre).

Luciana                         - A lei? Forse... Tuttavia...

Sergio                            - Capisco... Ma l'assicuro che quasi sempre prendo io gli estremi per poi riferirne a papà... (Si prepara intanto carta e lapis) Dun­que... dica pure... senza timore...

Luciana                         - Sergio... Ho deciso di fare di­vorzio!

Sergio                            - (fra se) Papà è straordinario!

Luciana                         - Che cosa ha detto?

Sergio                            - Io? Ah! Che è un fatto straordi­nario... anche papà ne sarà sorpreso... Dunque: Nome del convenuto in causa: Edoardo Ritter, industriale, abitante in via Principe Augusto, 37. (Fissando Luciana, curioso) Ed i motivi pel di­vorzio?

Luciana                         - I motivi? (imbarazzatissima) Ve­de, Sergio... non se lo abbia male... Ma prefe­rirei proprio aspettare suo papà...

Sergio                            - Si figuri... Mi scusi, anzi.

Luciana                         - No... la prego... Non si offenda... È una cosa molto delicata... Con una persona anziana come suo papà... mi sarà più facile tro­vare il coraggio e le parole...

Sergio                            - Peccato... Perché... anch'io, sa... mi trovo coinvolto in un pasticcio abbastanza scabroso... E non oso parlarne con nessuno... Volevo domandarle un consiglio.

Luciana                         - ... parli pure senza timore...

Sergio                            - Sì? Mi permette? Ma... rimane fra noi, vero? Parola?

Luciana                         - (sorridendo) Parola... (Gli porge la mano. Sergio la stringe).

Sergio                            - Dunque, ecco... Non so da che pun­to cominciare... (Riflette un momento).

Luciana                         - Su... si sbrighi... non faccia il bambino!

Sergio                            - Bambino, io? Il guaio, appunto, è che ne ho uno!

Luciana                         - Sarebbe a dire?

Sergio                            - Lei lo sa, vero, che Lisetta...

Luciana                         - Sì... mi hanno detto che ha avuto un maschietto... (Comprendendo) Oh, Sergio! È possibile? Lei?

Sergio                            - (fa un cenno affermativo).

Luciana                         - Non me lo sarei mai immagi­nato... E l'avvocato, suo papà,... è al corrente?

Sergio                            - Ahimè! Ecco la tragedia... Egli si è fitto in mente di scoprire il colpevole... Vuol fare causa per gli alimenti... Continua a tortu­rare quella disgraziata figliuola con domande e contestazioni. (Veramente disperato) Lei si fa un'idea del fracasso, qui dentro, quando la ve­rità si farà strada?

Luciana                         - - Suo papà è un puritano... tanto intransigente?

Sergio                            - Lui? Se ne infischia. Però una cosa non mi perdonerà mai... Di avergli mandato a monte un buon processo! Per me, per noi, ve­de, il problema è uno solo. Guadagnar tempo.

Luciana                         - Se si tratta di guadagnar tempo... non mi sembra che sia una cosa estremamente difficile!

Sergio                            - Cioè?

Luciana                         - Lei dica a Lisetta di confessare al papà un nome qualunque... di uno sconosciu­to... L'avvocato senza indugiare in ricerche, lo citerà senz'altro... Al dibattimento quell'altro poveraccio, naturalmente, riuscirà a provare la sua innocenza... Ma finché si arrivi al dibatti­mento, passeranno dei mesi...

Sergio                            - (colpito, ammirato) Signora Lucia­na! Questo è genio! La ringrazio! Perché non è venuto in mente a me, subito? Doveva stu­diare legge, lei... Che avvocato extra, sarebbe stata! Adesso corro... vado a dirlo a Lisetta. (Le bacia la mano) E grazie ancora! Lei mi ha dato l'ancora di salvezza! (A sinistra, si imbatte nel padre che entra) Oh, papà! Avevi ragione tu... Vuol divorziare... A te dirà i motivi... (Esce di furia).

Safrany                         - Luciana!? È vero? Lei vuol fare divorzio?

Luciana                         - (fa col capo un cenno affermativo).

Safrany                         - Chi l'avrebbe detto?

Luciana                         - La mia è una decisione grave, lo 80. Ma l'ho presa dopo aver riflettuto lunga­mente...

Safrany                         - Mi dispiace per lei... infinitamen­te... la prego, si accomodi... E... il motivo, se è lecito?

Luciana                         - Non so se il codice ne parli...

Safrany                         - (impaziente) Sentiamo... sentia­mo... mi racconti...

Luciana                         - Già... ecco... Sarà meglio che co­minci con... Aspetti! Ecco: quando mi sono sposata con Edoardo... diciotto mesi or sono... Gli volevo bene...

Safrany                         - Capisco perfettamente... Edoardo Ritter, anche oggi è quello che si dice un bell'uomo. Distinto ed elegante...

Luciana                         - Proprio così... Egli è un genti­luomo di razza, e possiede un carattere d'oro! Si può amare una persona, anche se ha trenta anni più di noi... Subito dopo la cerimonia, si parti, noi due soli, per l'Italia... La prima sera ci fermammo a riposare ad Abbazia... Edoardo aveva fissato telegraficamente due camere. Quan­do si rimase soli... egli mi venne vicino e...

Safrany                         - Sì... dica... dica... , Luciana           - Mi diede un bacio, tenerissimo, sulla fronte... Mi augurò la buona notte e se ne andò...

Safrany                         - (rapido) A fare un po' di toletta, a mettersi il pigiama, ad indossare una veste da camera...

Luciana                         - No... chiuse la porta e non si fece più vedere... Lo incontrai solamente al mattino, scendendo sulla veranda dell'albergo...

Safrany                         - Possibile? Questa è stata la sua prima notte di matrimonio?  Un bacio... e nulla più? E lei non ha avuto uno scatto di indi­gnazione?

Luciana                         - Al contrario... la sua condotta,  allora, mi ha commossa..'. profondamente... Ho pensato: ecco un uomo che non dice a se stesso come tutti gli altri: in base alla legge questa donna mi appartiene e posso fare ciò che vo­glio! Egli preferisce lasciare che mi abitui all'idea, a lui, ai suoi gusti, alla sua vicinanza...

Safrany                         - Già... ha creduto che le desse tempo...

Luciana                         - Di conciliarmi con me stessa e con... la cosa... La sera dopo eravamo a Vene­zia... al Lido... Scendemmo all'Excelsior! In­cantevole!

Safrany                         - E...

Luciana                         - Appena fummo soli, mio marito mi venne vicino...

Safrany                         - Finalmente... e... ,

Luciana                         - Mi baciò sulla guancia, mi augurò la buona notte e se ne andò in camera sua...

Safrany                         - Sempre per darle tempo!!??

Luciana                         - ... Poi, siamo stati a Firenze, a Roma, a Napoli e dappertutto, sempre, ho aspettato...

Safrany                         - Che non le desse più tempo... Po­trei sapere ora, quando fu che il suo egregio signor marito ritenne giunto il momento favo­revole per... per... Ecco, voglio dire: quando è che la loro unione è diventata un vero e pro­prio matrimonio?

Luciana                         - Mai, avvocato, mai...

Safrany                         - (dà un balzo sulla poltrona) Co­me? In un anno e mezzo? Mai?

Luciana                         - (avvilita) Mai!

Safrany                         - Ma questo è magnifico!

Luciana                         - Io, veramente... non direi...

Safrany                         - D'accordo... Ma io parlo dal pun­to di vista della causa... È magnifico, ripeto.

Luciana                         - C'è nel codice?

Safrany                         - E come no? Matrimonium non consummatum. Sarà una vittoria strepitosa! Sen­ta, signora Luciana! Non mi nasconda nulla... Lei, per caso, ha mai tradito suo marito? In certo senso sarebbe anche stato logico...

Luciana                         - (sicura di se) No... mai... Non l'ho mai tradito...

Safrany                         - E prima... prima del matrimonio? Mi scusi, sa... Voglio dire... Non c'è mai stato nessuno nella sua vita?

Luciana                         - No... nessuno...

Safrany                         - Quindi lei sarebbe... lei è...

Luciana                         - Sono...

Safrany                         - (con voce grave) Rifletta... amica mia... rifletta...

Luciana                         - È così: glielo giuro...

Safrany                         - Possibile? Al giorno d'oggi? E chi lo crederebbe? Prendo atto e mi congra­tulo... Abbiamo in mano la prova decisiva. E vinceremo. Naturalmente lei, da questo istante non mette piede in casa di suo marito... Sono in grado di suggerirle una sistemazione che fa al caso suo... Un albergo molto serio, comodo e tranquillo Il Concordia. Il proprietario è un mio vecchio amico... Le farà tutte le facilita­zioni possibili….;

Luciana                         - Grazie…. Prima, però, vorrei pas­sare un momentino da sua moglie...

Safrany                         - Andiamo, prego... La accompa­gno... (Apre la porta di sinistra ed ambedue escono).

Sergio                            - (trascinandosi Lisetta per mano, entra dal fondo) Un nome qualunque... con l'in­dirizzo... È facilissimo!

Lisetta                           - Ho paura... E se... poi... al mo­mento buono... non mi ricordassi più?

Sergio                            - Adesso cerchiamo il nome e l'indi­rizzo... Poi tu li trascrivi e li studi a memoria... Prendi un pezzo di carta e nota... Ma... adesso che ci penso... non deve essere un nome inven­tato... Bisogna dare il nome ed il recapito di una persona che esiste veramente...

Lisetta                           - To... guarda... su quel pezzo di carta... C'è un nome ed un indirizzo... (Prende il foglietto) Edoardo Ritter... via Principe Au­gusto 37... Andrebbe bene?

Sergio                            - Magari... No... È il marito di Lu­ciana... ed è stata proprio lei a darmi il buon consiglio. Cerchiamo nell'elenco telefonico... Un nome qualunque...

Lisetta                           - (prende l'elenco telefonico, lo apre a caso) Strok Sigfrido... Va bene questo?

Sergio                            - Neh mi piace... Sigfrido... Un no­me troppo guerriero. Magari è un tipo di attac­cabrighe... Cercane un altro...

Lisetta                           - Dottor Tony Schoen... chimico...

Sergio                            - Tony vorrà dire Antonio...

Lisetta                           - Qui c'è stampato Tony, coll'y greco...

Sergio                            - (guarda l'elenco) Benissimo... Tony Schoen! Eccellente. Sarà lui il padre! Scriviti nome e cognome ed indirizzo... via del Mu­lino, 9.

Lisetta                           - (scrive).

Sergio                            - Studiatelo a memoria... così quando il vecchio ritorna saprai dirglielo senza difficol­tà... In fondo, ha ragione lui... Non è bello nascondere il padre della propria creatura!

Lisetta                           - (studiando a memoria) Dottor To­ny Schoen... Dottor Tony Schoen... via del Mu­lino 9... via del Mulirio 9... via del Mulino 9. (All'improvviso, scoppia in lacrime).

Sergio                            - Che hai da piangere adesso? Tutto va benissimo...

Lisetta                           - Dio sa che razza di uomo sarà questo dottor Schoen!

Safrany                         - (entra da sinistra) Oh, brava Li­setta... Ci hai ripensato? Vuoi dirmi qualche cosa?

Lisetta                           - Lo dirò al signor padrone...

Safrany                         - Oh, finalmente! Ecco... (A Sergio) Tu fa' il piacere... vattene... Non vedi che ha soggezione di te? »

Sergio                            - (gettando uno sguardo a Lisetta, esce),

Safrany                         - Fuori, dunque. Chi è il nostro uomo? Speriamo che sia un giovanotto come si deve... di buona famiglia... E che possa pa­gare

Lisetta                           - Oh... sì... è un dottore in chimica….

Safrany                         - Bravissima! E come si chiama? (Siede allo scrittoio e scrive).

Lisetta                           - (tenendolo basso, legge sul foglietto) Dottor Tony Schoen... via del Mulino 9.

Safrany                         - Tony? Vorrà dire Antonio... Tu, lo chiamavi Tony. Quando vi... vedevate...

Lisetta                           - No... no... Si chiama proprio così... Non lo crede? Se vuole, può guardare nel libro del telefono e vedrà...

Safrany                         - Basta la parola... ti credo... Fac­ciamo causa e domandiamo trecento lire al mese per gli alimenti. (Gridando verso destra) Ser­gio!... Ohe, Sergio...

Sergio                            - (compare da destra) Mi vuoi?

Safrany                         - Si... la faccenda di Lisetta è a posto... Detterò subito la citazione... Intanto, studiati- un po' gli appunti della causa Ritter... Ne parleremo più tardi. Hai da imparare qual­cosa... (Via da destra).

Lisetta                           - Ho paura!

Sergio                            - Non far la stupida... Tutto va a meraviglia!

Lisetta                           - Mi ha detto che prenderò trecento lire al mese... No... Questo no... Non accetterò mai del denaro da una persona che non conosco nemmeno!

Sergio -                         - A questo punto non ci arriveremo mai... Mi raccomando, Lisetta, sta' tranquilla, non fare spropositi... (Prende gli appunti che suo padre ha lasciato e dà loro un'occhiata) Vedi? Questa è una cosa grave, in confronto della nostra! La signora Ritter vuole fare di­vorzio, perché... oh, perdinci...

Lisetta                           - Perché?

Sergio                            - Enorme! Perché suo marito... (Il resto glie lo sussurra in un orecchio).

Lisetta                           - (sorridendo) Possibile?

Sergio                            - C'è andata bene... che non l'abbia­mo fatto citare come padre di nostro figlio!

Safrany                         - (entra da destra).

Luciana                         - (entra contemporaneamente da sini­stra) Abbiamo combinato con Vilma di fare una passeggiata al parco. Vuol essere dei nostri?

Safrany                         - E come... volentieri... se non fossi preso dal lavoro fin sopra i capelli!

Luciana                         - Pazienza... Io aspetto Vilma, fin­ché si sia vestita... (Si siede su una poltrona in fondo).

Safrany                         - (rivolto a Sergio e Lisetta) Voi due, venite di là... Sto dettando... (Sergio e Li­setta vanno via da destra). Intanto... se vuoi leggere qualcosa... la prego... (Le dà un giornale illustrato) Arrivederci e buon divertimento...

(Una breve pausa).

Andrea                          - (dopo aver bussato, fa capolino dal fondo) È permesso? Buon giorno. Scusi. L'av­vocato non c'è?

Luciana                         - Sì... è di là... ma verrà subito... Intanto, se si vuol accomodare... (Gli indica una poltrona che è davanti, a sinistra).

Andrea                          - (si siede invece su una sedia vicino a Luciana) Grazie... molto amabile!

Luciana                         - Prego... Ma io le avevo detto... là...

Andrea                          - (si alza) Oh, scusi... Naturalmen­te... là... (Si inchina cortesemente. Va a seder­ti si sulla poltrona a sinistra. Sta un momentino seduto ma poi si alza nuovamente e ritorna sulla sedia di prima) Trovo che qui si sta molto me­glio. Lei aspetta lì... io aspetto qui... Ed il tem­po passerà più presto se si fanno quattro chiac­chiere insieme... Non le pare?

Luciana                         - (non risponde).

Andrea                          - Ha qualcosa in contrario? Qualche volta un colloquio del genere può anche essere utilissimo... Pochi giorni fa, per esempio, ero seduto nell'anticamera di un medico...

Luciana                         - Di malattie nervose, senza dub­bio...

Andrea                          - Perché poi di malattie nervose?

Luciana                         - Perché lei mi dimostra di avere delle idee fisse: per esempio, quella di volere attaccare discorso con me...

Andrea                          - Graziosissimo... Non vuole? E pa­zienza... (Tace un momento, voltando le spalle a Luciana. Ma subito dopo si gira nuovamente) Ah... lei vorrebbe sapere perché io ero andato dal dottore... Non creda mica che io sia malato, sa, Mai, in tutta la mia vita. Si trattava soltanto di un maledetto raffreddore. Il medico mi visitò e mi prescrisse dell'aspirina... Ho preso un ci­lindro d'inferno... Lo sapevo anch'io... (Una piccola pausa) Non lo neghi, bella signora... Lei, adesso, ha una voglia matta di sapere perché ho preso cilindro! Ecco! Una volta ho letto, non so dove, che, ai tempi di Re Salomone, i medici curavano il raffreddore per mezzo del calore naturale, prescrivendo che a destra ed a sinistra del paziente si mettessero lunghe e distese due vergini. Oggigiorno il medico pro­pina due pastiglie di aspirina e buona notte al . secchio! E poi si blatera di progresso in fatto di scienza medica!... E lei... perché è venuta dall'avvocato?

Luciana                         - Signore, la prego. Non la cono­sco... Non l'ho mai vista... Le pare che questi siano titoli sufficienti per raccontarle le mie fac­cende private?

Andrea                          - E lei crede sul serio che questa sia la prima volta che noi ci incontriamo?

Luciana                         - Lei sarebbe capace di sostenere il contrario?

Andrea                          - E come! E glielo provo, anche. Quand'è che lei è stata l'ultima volta a teatro?

Luciana                         - (dopo breve riflessione) Il mese scorso... alla Tosca...

Andrea                          - Perfettamente... E non si è accor­ta che dalla prima fila di poltrone un distinto giovane, per tutta la sera non le ha levato gli occhi d'addosso?

Luciana                         - No...

Andrea                          - Appunto... Ero io.

Luciana                         - Non è una conoscenza che mi lu­singa troppo. Anche se la storiella è ben inven­tata...

Andrea                          - Domando perdono... Ma ho detto di avere le prove! Quella sera... noni le è capi­tato nulla di strano?

Luciana                         - No! (Le viene in mente qualcosa) Cioè, sì. Dopo il primo intermezzo, quando sono tornata al mio posto, ho trovato sul parapetto del palco tre magnifiche rose... È stato lei a mandarle?:

Andrea                          - (coi gesti e con un grazioso inchino risponde affermativamente).

Luciana                         - È stato molto gentile... E come le è saltato in mente?

Andrea                          - Appena la vidi seduta nel suo pal­co di proscenio, gli occhi i semichiusi, tutta as­sorta nel godimento delle melodie, ebbi come un colpo al cuore... Fui sopraffatto da un biso­gno prepotente: quello di dimostrarle in qual­che modo il mio entusiasmo. Chela l'uomo nor­male in simili casi? Manda dei fiori

Luciana                         - Grazie! Ma come Lia fatto a pro­curarsi le rose, in teatro, a quell'ora?

Andrea                          - Nel camerino della' prima donna... Al Teatro dell'Opera, come maestro sostituto... c'è un mio compagno di scuola... Sono corso da lui, l'ho pregato di presentarmi alla'grande ar­tista, per renderle il dovute omaggio... Tosca si mutava d'abitò dietro Una tenda di velluto. Io mi accontentai di esprimerle le mie felici­tazioni dall'altra parte... ed 'intanto mi nascosi le tre rose dietro le falde del frak!

Luciana                         - Quindi... lei per me... ha ru­bato!

Andrea                          - Sissignora! E sofferto! Non ne ha la più pallida idea! A scuola le avranno certo insegnata la storia del giovanotto spartano che aveva rubato una volpe Viva e l'aveva nascosta sotto la toga. Per non tradirsi fu capace di sopportare i morsi della volpe'fino alla morte... Così ho sopportato io di essere punto per dieci minuti di seguito dalle spine delle rose, finché non mi riuscì di portarle al suo posto!

Luciana                         - (ridendo) Poverino! Che stoi­cismo... per me!

Andrea ........................ - Prego... la colpa era mia... Un bell'idiota sono stato... Nel camerino c'erano anche garofani ed orchidee.., Perché mi sono incapricciato proprio delle rose? Scherzi del destino! Ma quella sera ha segnato una data nella mia vita! Per tre ragioni. Ho visto lei per la prima volta... Ho rubato per la prima volta...

Luciana                         - E...

Andrea                          - Siccome i fiori li devo all'amicizia di un compagno di scuola... per la prima volta in vita mia ho tratto profitto dall'essere andato a scuola per tanti anni...

Luciana                         - Se è vero che le sono piaciuta tanto... perché non ha cercato di fare subito la mia conoscenza? Chissà quanti amici comuni c'erano quella sera in teatro!

Andrea                          - Può darsi... Ma me ne sono guar­dato bene... Non volevo affatto fare la sua co­noscenza...

Luciana                         - No? E perché?

Andrea                          - Finora tutte le donne e tutti gli amori non mi hanno procurato altro che delu­sioni... Ed ho deciso. Lei sarà quella che mi restituirà la fede nella donna e nell'amore. Perché lei... è... una signorina... non è vero? (Quasi pregando) Mi piacerebbe tanto che fosse una signorina!

Luciana                         - Sì... infatti... lo sono...

Andrea                          - Nella mia fantasia io l'ho già ve­stita di tutte le illusioni che un uomo può crear­si nei riguardi della donna del suo sogno! Per­ciò non volevo fare la sua conoscenza. Perché lei potesse rimanere ai miei occhi la donna ideale, quella che io stesso mi ero foggiata!

Luciana                         - Ed adesso... che ci siamo cono­sciuti? È deluso?

Andrea                          - Certo. Fin dal primo momento. Già per il luogo dove l'ho trovata... Cosa può avere da fare una ragazza giovane, bella, pura come lei nello studio di un avvocato? Se ho for­tuna... tutto si riduce a questo: che lei abbia messo sotto l'automobile qualche pedone mal­cauto... Se invece ho disgrazia, lei sta facendo causa al fidanzato, per rottura di rapporti prima del matrimonio!

Luciana                         - Pazzo!

Andrea                          - Vede? Perciò è meglio non cono­scerci!

Luciana                         - Ma... scusi... Perché non se ne è andato, quando mi ha visto qui? Era semplice, mi pare.

Andrea                          - Nemmeno per sogno! Io credo al caso, al destino. Se il mio destino avesse voluto che lei rimanesse il mio ideale lontano... non ci avrebbe riuniti. Il caso ha fatto tutto... Ha com­binato tutto... Anche di farci trovare soli... sen­za che nessuno ci disturbasse... E sa perché? Perché io potessi baciarla... ora... baciarla... lungamente... (Le si avvicina).

Luciana                         - No!

Andrea                          - Un bacio...

(Andrea conferma a Luciana pur con frasi scherzose, la sincerità del suo amore. Luciana sta un tantino sulla difensiva, pur essendo lie­tissima di quanto il compagno le dice. Andrea le domanda un bacio e nulla più: un istante di ebbrezza che renda quasi tangibile il sogno. Luciana gli contesta che la gioia di un bacio altro non è che il prodotto di una reciproca autosuggestione, ma che, stringi stringi, si ri­duce ad un bel niente. Andrea la invita a provare. Travolti dalla dolcezza del momento i due si baciano a lungo).

Andrea                          - Signora! Lei mi ha baciato! Ado­rata! Come posso dimostrarle la mia infinita gratitudine? Voglio dei fiori... molti fiori... Per carità mi aspetti... Vado a prenderli... (Si pre­cipita a destra).

Luciana                         - (dopo il bacio è rimasta come tra­mortita. Adesso ricomincia a padroneggiarsi un po' e sorride).

Andrea                          - (ritorna immediatamente con un maz­zo di fiori in un vaso) Non ho avuto bisogno di scendere... Li ho trovati là su uno scrittoio... Vede? Ancora una volta: il caso! (Toglie il mazzo dal vaso, e glielo porge. Depone il vaso vuoto sullo scrittoio di Safrany).

Luciana                         - Ma di chi sono?

Andrea                          - - A me che me ne importa? Glieli regalo... Accetta, vero?

Luciana                         - I fiori di un'altra?

Andrea                          - Prenda almeno la rosa rossa... la più bella...

Luciana                         - No...

Andrea                          - Allora... addio... (Le bacia la mano).

Luciana                         - Addio... (Nel più indifferente dei toni mondani) Forse che ci rivedremo?

Andrea                          - E chi lo sa? Lascio fare al destino.

Luciana                         - Lei ha dimenticato qualcosa... Non vorrebbe presentarsi... dirmi chi è?

Andrea                          - Sarei scemo!... No... Lasciamo fare al caso... È più intelligente di noi! Ma se il caso ci riunisce... allora glielo prometto: io sono suo, tutto suo, per la vita e per la morte! Addio! Addio, amore!

Luciana                         - (rimasta sola, scuote il capo sorri­dendo. Poi toglie dal mazzo di fiori la rosa rossa e rimette il mazzo nel vaso).

Fine del primo atto

ATTO SECONDO

PRIMO QUADRO

Salotto di comunicazione e di ritrovo al pri­mo piano dell'Hotel Concordia. Ambiente co­modo ed attraente. A destra, la porta che con­duce alla scala ed all'ascensore. In fondo, si vedono le porte delle camere.

Luciana, la signora Robinesk e la signora Huber sono sedute ad un tavolo ancora appa­recchiato. Hanno finito allora di prendere il tè.

Signora Robinesk          - (a Luciana) Anche il tuo processo si discute domani?

Luciana                         - Sì, domani mattina alle 11.

Signora Robinesk          - Preciso come il mio... Che ci siano due sezioni?

Luciana                         - Facile a sapersi... Chi è che ha firmata la tua citazione? La mia, il presidente Keknek...

Signora Robinesk          - Strano... anche la mia...

Luciana                         - Alla stessa ora, nel medesimo po­sto... Come è possibile?

Signora Robinesk          - Ho trovato! Per me non c'è dibattimento! Si procede soltanto, dietro mia richiesta, in sede di conciliazione... Una faccenda che durerà tutto al più dieci minuti... Poi verrà subito il tuo turno...

Signora Huber               - (alla signora Robinesk) Spe­riamo che tuo marito non faccia lo scemo e finalmente si decida a dire di sì... a riprenderti!

Signora Robinesk          - Purtroppo ho poche spe­ranze... L'avvocato Safrany è andato proprio adesso da lui a far l'ultimo tentativo... Il grave è che l'avvocato di mio marito... un certo Spitzmacher... lo consiglia male... dicendogli conti­nuamente peste e vituperio di me... (A Luciana) Chi è l'avvocato di tuo marito?

Luciana                         - Non lo so! Non mi interessa...

Signora Robinesk          - (alla signora Huber) Ma tu, in sostanza, perché fai divorzio?

Signora Huber               - L'ho sorpreso con la ca­meriera! Che altro dovevo fare?

Signora Robinesk          - Ed alla cameriera... che hai fatto?

Signora Huber               - Oh! Quella l'ho tenuta! Al giorno d'oggi è tanto difficile trovare una ragazza come si deve!

(Do destra entra la signora Bauer, accompa­gnata dall'avvocato Safrany).

Safrany                         - Buona sera, mie signore! Sono lieto di constatare che sono diventate già ottime amiche! Ho l'onore di presentare loro la signora Bauer, un'altra mia degnissima cliente. (Alla signora Bauer) La signora Ritter, la signora Huber, la signora Robinesk... (A tutte) Ormai lor signore sono in grado di organizzare uno splendido bridge... (Le signore si stringono la mano cordialmente. Un cameriere entra portan­do le valigie della signora Bauer).

Signora Bauer               - Oh... i miei bagagli... Do­mando permesso... vado un momento in camera mia... Molto contenta di averle conosciute... Arrivederle...

Le altre                          - Arrivederla... (Seguita dal ca­meriere, la signora Bauer esce dal corridoio a sinistra).

Safrany                         - (alla signora Robinesk) Cara si­gnora, ho una buona notizia per lei... prego un momento... (La chiama in disparte, a sinistra) Dunque... Finalmente mi è riuscito di convin­cere suo marito, circa l'opportunità di un col­loquio con lei, stasera stessa...

Signora Robinesk          - (felice) Oh, grazie, av­vocato, grazie!

Safrany                         - Gli ho telefonato lungamente e poi, per essere più sicuro, gli ho mandato mio figlio, perché gli impedisca di pentirsi... Da un momento all'altro dovrebbero arrivare... Il re­sto è nelle sue mani!

Signora Robinesk          - Lasci fare a me, avvo­cato, non è la prima volta... Ora corro.,, vado a cambiarmi e poi... vedrà!           - (Entra in camera).

Safrany                         - Cara signora Huber... È stato im­possibile consegnare l'intimazione personalmen­te a suo marito... è partito, per destinazione ignota...

Signora Huber               - Ah, è così? La mia came­riera lo saprà di certo! Glielo vado a doman­dare subito... (Va via in fretta pel corridoio di sinistra).

Safrany                         - Signora Luciana, come andiamo? Bene? Sono contento! Si è procurata i certifi­cati?

Luciana                         - Sì...

Safrany                         - Tutti e due?

Luciana                         - Tutti e due.

Safrany                         - A meraviglia... Me li consegni, per piacere. Abbiamo la vittoria in tasca!

Luciana                         - Sono in camera mia...

Safrany                         - (indicando la tavola alla quale poco prima sedevano le signore) La mia stagione comincia bene...

Luciana                         - (ironica, un po' triste) Già... Quel che per noi è una tragedia, per lei è un buon affare...

Safrany                         - Non esattamente così... Per me non si tratta solamente della professione e del guadagno... Ma anche di equilibrio morale... Divorziare da mia moglie, come ardentemente vorrei, mi è impossibile per varie ragioni... Ed allora trovo una specie di compenso nel fare il benefattore degli altri mariti...

(Luciana, va in camera sua a prendere i do­cumenti).

Sergio                            - (entra da destra, presentando il signor Robinesk) Mio padre... il dottor Robinesk... (Suona il campanello elettrico).

Safrany                         - (stringendo con effusione la mano di Robinesk) Finora avevo il piacere di cono­scerla soltanto attraverso il telefono...

Cameriere                      - (entra da destra) I signori desi­derano?

Sergio                            - Mi dica. Dov'è il telefono? Vorrei chiamare un amico...

Cameriere                      - (indicando a destra) Qui, sul pianerottolo, c'è la cabina... Se vuole accomo­darsi... (Sergio segue il cameriere. La signora Robinesk esce dalla camera).

Signora Robinesk          - Cesarino! Finalmente sei venuto! Grazie!

Robinesk                       - (austero) Non c'è bisogno di rin­graziarmi. Non illuderti che io sia venuto per fare una pace impossibile. Ti voglio anzi pro­vare che la tua presenza e le tue smorfie non mi fanno più effetto e che pertanto la mia decisione è irrevocabile, definitiva! Ho sempre stupida­mente perdonato. Ma stavolta, basta! Basta, perdio! Sono qui... non t'ho più vista da quasi due mesi... Bene... Ti guardo: sei bella, sei se­ducente più di prima...

Signora Robinesk          - (con astuta civetteria) Oh, amor mio, trovi? Sei molto buono! Ed io sono felice di piacerti ancora!

Robinesk                       - (con voce quasi tenera) Effetti­vamente... mi piaci... (Inasprendo subito la voce) Ciò non ostante non posso, non voglio ri­conciliarmi!

Signora Robinesk          - Ma... tesoro! Perché vuoi essere senza cuore?

Robinesk                       - Senza cuore? Io? Fantastico! Ci sono degli uomini che uccidono le mogli in­fedeli!

Safrany                         - Mah! Forse... lei sarà sempre in tempo a provare anche questo metodo... Per me, si figuri... La causa sarebbe poi anche più interessante... Però, badi... Lei non avrebbe avuto alcun motivo plausibile e quindi alcuna attenuante se avesse assassinato sua moglie... Noi neghiamo energicamente che fra la sua si­gnora e quel tal giovanotto di cui agli atti sia accaduto qualcosa di men che lecito... Io, obiet­tivamente, non riesco a scoprirci un giustificato motivo di divorzio...

Robinesk                       - Ed io, invece, sì! (Con solennità) La verecondia è il miglior ornamento delle don­ne... come... come la corona per un re!

Signora Robinesk          - Hai mai visto un re che si tenga continuamente la corona sulla testa?

Safrany                         - Obiezione esattissima! Due volte la settimana se la può anche togliere... (Conci­liante) L'essenziale, egregio dottore, è questo. Che sua moglie le vuole sempre bene... Non vede come glielo fa capire?  Su... da bravo! Tutto è dimenticato... Facciamo la pace e... va­dano a casa insieme, da buoni amici!

Robinesk                       - (cocciuto) No... mai e poi mai! Mi oppongo... E domani lo griderò anche in tribunale! Mai... hanno capito? Buona sera.,. Addio, tesoro... (Via da destra).

Signora Robinesk          - Che mascalzone!

Safrany                         - A quanto pare non siamo riusciti.., È stato l'ultimo tentativo... (Riflette un tan­tino) Cioè, no... il penultimo. Senta, signora... Adesso suo marito probabilmente è andato a casa... Lei, ha portata via una chiave?

Signora Robinesk          - Sì...

Safrany                         - Allora... Salti in un taxi e faccia in modo di arrivare prima di lui... E provi an­cora...

Signora Robinesk          - Oh! Avvocato! Un'idea splendida! Vado... corro... volo! Grazie... (Esce di furia da destra).

Signora Huber               - (appare da sinistra) Avvo­cato... sono contenta che sia ancora qui... Dunque. Mio marito si trova per affari a Vienna... Il suo recapito è all'Hotel Bristol... La mia ca­meriera lo raggiunge tutte le domeniche per passar la festa insieme... Vuole che facciamo portare da lei la citazione?

Safrany                         - Purtroppo non è possibile... Ci vuole l'usciere!

Signora Huber               - Sì? E... allora, faccia...lei... (Via da sinistra).

Luciana                         - (esce dalla camera e porge a Safrany due documenti) Eccoli...

Safrany                         - (li apre in fretta) Perfettamente... Tutto in ordine... Due prove inconfutabili. Do­mattina li sottopongo al presidente ed in pochi minuti il processo giunge alla sentenza... favo­revole per noi, ben inteso!

Luciana                         - Ne è ben sicuro?

Safrany                         - Perbacco! L'avvocato di suo ma­rito farà di tutto, si capisce, per un rinvio... e magari per impedire il divorzio... Ma è legato mani e piedi dalle risultanze processuali... Tutto al più... se vuol dimostrarsi maligno e darci delle noie, potrà obiettare al tribunale che si tratta di certificati d'indole privata e non uffi­ciali e quindi inaccettabili... Potrà domandare l'intervento di un perito nominato dal tribunale stesso. Ma nemmeno di questo abbiamo paura, vero?

Luciana                         - Oh... no... Quantunque... sarebbe spiacevole...

Safrany                         - Non ci pensi... Il dibattimento è fissato per le undici... Lei, venga in ufficio da me alle dieci... Ed andremo insieme al Palazzo di giustizia... Intesi?

Luciana                         - Alle dieci in punto sarò da lei, non dubiti...

Safrany                         - Buona notte... (Esce da destra).

(Una breve pausa. Luciana, seduta sulla pol­trona, dà una scorsa al giornale).

Sergio                            - (entra da destra) Accidenti al tele­fono... Oh, signora Luciana! E mio padre? Se n'è già andato? Tanto meglio! (Si siede anche lui) Sa, signora Luciana? Domani è pure fissato il processo per l'affare di Lisetta! Mio Dio, che scandalo ne salterà fuori! Mi dica lei... Che devo fare?

Luciana                         - Ormai... Nei suoi panni... io con­fesserei tutto al papà...

Sergio                            - Non ne ho il coraggio... Un mo­mento fa ho telefonato ad un amico... per do­mandargli consiglio... Un giovane di grande va­lore... e l'ho pregato di raggiungermi qui... (Al cameriere che sta entrando) Cameriere...

Cameriere                      - Comandi?

Sergio                            - Porti qualche cosa da bere... Due cedro menta al seltz...

Cameriere                      - Subito... (Esce da destra).

Sergio                            - Ho sentito che la sua causa va splen­didamente! Mi congratulo... Domani a quest'ora lei è libera come l'aria! Beata lei! Mi dica... a me una confidenza può farla... Lei, questo pas­so per dividersi da suo marito, l'ha fatto per un altro, al quale vuol bene... Vero?

Luciana                         - Non esiste un uomo al quale io voglia bene, Sergio!

Sergio                            - Incredibile! Una donna come lei! Ma... almeno uno ci deve essere che la inte­ressa più di ogni altro!

Luciana                         - No... Cioè... Se devo proprio es­sere sincera ce n'è uno al quale penso qualche volta... Nulla di serio, però. Non so nemmeno chi sia. L'ho visto una volta sola... Ed ho il pre­sentimento che non lo rivedrò mai più...

Andrea                          - (entra da destra. Si guarda intorno e scorge Luciana, con lieta sorpresa).

Luciana                         - (lo fissa, come tramortita).

Sergio                            - (vede Andrea e rivolto a Luciana dice) Oh, eccolo qua... È l'amico di cui dianzi le ho parlato... Puntualissimo... Prego un momen­to, signora Luciana... Devo parlargli... (Non si accorge di nulla e si avvicina ad Andrea) Ciao, Andrea... Grazie di essere venuto. Ti volevo pregare...

Andrea                          - (che nel frattempo non ha levati gli occhi da Luciana) Un momento, Sergio... Sono io che devo chiederti un favore... Sii buo­no... Vai via...

Sergio                            - Ma perché, poi!? (Finalmente si accorge di quanto avviene fra Luciana ed An­drea) Ah... guarda, guarda! La conosci? Ca­naglia... A me puoi dire tutto... Che c'è fra voi?

Andrea                          - (con voce bassa, confidente) Sei capace di tacere?

Sergio                            - (eccitato) E me lo domandi? Fi­gurati...!!

Andrea                          - (inasprendo la voce) Ed allora... taci... e va' all'inferno...

Sergio                            - (piccato) Non c'è bisogno che diventi villano... vado... vado... Non temere... (A Luciana, forte) Devo andarmene... Arrivederla... Buona notte! (Ad Andrea) Ciao... a do­mattina... (Esce da destra).

Andrea                          - (si avvicina piano piano alla tavola dove Luciana è seduta. Senza parlare, le prende la mano e gliela bacia).

Luciana                         - Lei è amico di Sergio?

Andrea                          - (premendo sempre le sue labbra sulla mano di lei, ammicca affermativamente).

Luciana                         - Quindi... quel giorno in cui ci trovammo' nell'ufficio dei Safrany... lei non era venuto come cliente?

Andrea                          - (la stessa controscena. Cenno muto di negazione).

Luciana                         - Mi fa piacere saperlo. Mi sono domandata molte volte: Che cosa sarà andato a fare dall'avvocato? Avevo paura che lei si trovasse attualmente in prigione. In caso favo­revole: per aver barato al giuoco... In dannata ipotesi: per truffa e bigamia...

Andrea                          - Si tranquillizzi... Non ho due mogli...

Luciana                         - (spaventata) Ma ne ha una?

Andrea                          - No...

Luciana                         - Bene...

Andrea                          - Lei è amica di casa Safrany?

Luciana                         - Sì...

Andrea                          - Che cosa fa qui... in albergo?

Luciana                         - Ci abito... (Indica) Quella è la mia camera...

Andrea                          - Lei abita qui con suo padre?

Luciana                         - No.

Andrea                          - Col suo amico?

Luciana                         - No.

Andrea                          - Con sua madre... o sorella... o ami­ca... o governante?

Luciana                         - (ad ogni nome scuote negativamente il capo).

Andrea                          - Sola?

Luciana                         - Sì.

Andrea                          - (in preda a folle entusiasmo) So­la?!?! È il destino... Non c'è nulla da dire... Sola! Qui, con lei non c'è anima viva! La sua camera è a pochi passi da noi... Il destino... il caso... mi ha condotto qui... (Si alza solenne) Non è possibile contravvenire agli ordini del destino. Noi ci dovremo amare! Inutile ribel­larci... inutile resistere... C'è una forza che è superiore alle nostre! Ed io mantengo la mia promessa. Sono suo, per la vita e per la morte!

Luciana                         - No... lei è pazzo...

Cameriere                      - (entra da destra) I signori sono serviti...

Andrea                          - (dà un'occhiata ai bicchieri ed al loro contenuto) Che roba è? Cedro menta? Porti via... Voglio una bottiglia di champagne... su­bito...

Cameriere                      - Sissignore... (Via da destra).

Andrea                          - Signora... una preghiera. Mi dica sinceramente... Che cosa ha pensato nel momen­to in cui mi ha veduto entrare da quella porta?

Luciana                         - Francamente... mi ha fatto piacere...

Andrea                          - Grazie.

Luciana                         - E lei?... È stato gradevolmente o sgradevolmente sorpreso?...

Andrea                          - Nessuna sorpresa, per me!

Luciana                         - Come... Sapeva che ero qui?

Andrea                          - Niente affatto. Ma... Sapevo, sen­tivo che il destino ci avrebbe offerto una buona occasione di incontrarci nuovamente... perché ci potessimo amare... Devo confessare che non mi sarei però aspettato una simile comodità... (Indica la camera).

Cameriere                      - (entra portando lo champagne) I signori desiderano forse di scendere nel bar? A momenti cominciano a ballare... Posso riser­vare un tavolo, se credono...

Andrea                          - No... qui stiamo benissimo... Cameriere   - (riempie due coppe e poi esce a destra).

(Luciana e Andrea prendono ciascuno una coppa e toccano prima di bere).

Andrea                          - Ha pensato a me, qualche volta?

Luciana                         - Sovente... (Dal bar sale una lieve ondata di musica) Come è bello sentire la mu­sica... cosi... da lontano... Conosce questa me­lodia?

Andrea                          - No...

Luciana                         - A me piace immensamente...

Andrea                          - Anche a me, allora... Ma c'è qual­cosa che mi piace di più... (Suona il campanello elettrico e poi si avvia alla porta di destra, per incontrare il cameriere che, rispondendo alla chiamata, sta entrando) Fiori! Voglio dei fiori... Mi porti subito dei fiori!

Cameriere                      - Ma, signore, adesso?

Andrea                          - Li cerchi... dove vuole... magari li rubi... Non importa...

Cameriere                      - Posso provare, signore... (Esce in fretta da destra).

Andrea                          - (ritorna vicino a Luciana) Mentre ascoltavo, cogli occhi semichiusi... mi è parso di rivederla tale e quale come a teatro, la prima volta che l'ho conosciuta... È scritto che il mio ricordo di lei sia tutto fatto di melodia! Ma quest'ultima è stata la più deliziosa! Non la dimenticherò mai... per tutta la vita... Poiché è la melodia della sua dedizione... che avverrà questa sera... meravigliosamente!

Luciana                         - (rinfrancata, dignitosa) Ah... co­sì... Lei ci crede?

Andrea                          - Sì... e lei no?

Luciana                         - Io... no!

Andrea                          - Perché? Mi guardi fisso negli oc­chi. Osa negare che mi ama?

Luciana                         - (lo guarda fisso, amorosamente) No... non lo nego...

Andrea                          - Cara... cara! Un bacio! (Tentai abbracciarla).

Luciana                         - (si divincola) Potrebbe venire qualcuno...

Andrea                          - La ringrazio di non aver trovala altra obbiezione che questa! Ciò significa: se noi due fossimo in un luogo in cui nessuno ci potesse disturbare, lei un bacio me lo darebbe.., ebbene... sia buona... (Indica la camera) An­diamo là...

Luciana                         - Ma lei non ragiona... no!

Andrea                          - Se vuole, le prometto anche che non succederà niente di grave... Un bacio e nulla più! Venga! (Va verso la porta della ca­mera).

Luciana                         - No... rimanga... Non sente come è carina questa musica? Ballerei volentieri...

Andrea                          - Si può anche fare... Io sono un ballerino di prima categoria! (La ricinge col braccio e, ballando, cerca di condurla vicino alla porta della stanza) Sarebbe carino assai se noi due, adesso, entrassimo ballando nella sua camera... No? Basterebbero tre passi!

Luciana                         - (si ferma, sempre continuando a ri­manere fra le braccia di lui) Per fortuna questa è una danza che proprio adesso impone di far quattro passi indietro...

Andrea                          - Ma io so una figura nuovissima... Non si fanno più i quattro passi indietro... Ma cinque in avanti!

Luciana                         - Preferisco il vecchio sistema...

Andrea                          - Prego... Come vuole... (Ballando indietro) Lei non accetta di essere mia?! Perché?

Luciana                         - Non la conosco... quasi...

Andrea                          - E non è forse più bello così? Non si sa niente l'uno dell'altro... Soltanto una co­sa... immensa... sublime... Che ci si ama!

Luciana                         - No... oggi no... Non può essere... Sia buono... Oggi no... Domani, sì, glielo pro­metto...

Andrea                          - Oggi no, domani sì... Sempre le stesse cose... Ma lei non deve dirmele... Lei è diversa... Non sente? Sono suo... suo... suo... Adesso, amor mio... o mai più...!

Luciana                         - Non può essere... amore! Ti amo... ti amo... Ma non può essere... Dio... Dio mio! Tre passi... E tutta la mia vita sarebbe mutata! Chi... chi può dire se farei bene o se farei male? Soltanto il destino potrebbe darmi un segno... oh... come lo vorrei...!!!

Cameriere                      - (entra portando un mazzo di fiori. I due sospendono la danza).

Andrea                          - (lo vede e gli corre vicino). Cameriere      - (a bassa voce) L'ho rimediato, sotto, a degli sposi...

Andrea                          - Grazie... vada pure... (Gli dà una mancia. Il cameriere fila via. Andrea porge il mazzo di fiori a Luciana)

Luciana                         - Grazie... Oh... guarda... C'è per­fino un telegramma...! (Porge ad Andrea un telegramma che era rimasto nascosto nel mazzo di fiori).

Andrea                          - (apre il telegramma e legge) ce Ogni bene alla coppia felice».

Luciana                         - Che significa?

Andrea                          - Ma non capisci? È il segno del destino... Un messaggio celeste! Ora non puoi più indugiare... Ora hai il dovere di essere mia!

Luciana                         - (fra le sue braccia) Ogni bene alla coppia felice...

Andrea                          - Vieni... amore... Tu vuoi... non « vero?

Luciana                         - (dimentica di tutto) Sì... voglio...

Andrea                          - Gioia... gioia mia!

Luciana                         - (prendendo il telegramma dalla ma­no di Andrea. Sempre ballando, lentissimamen­te, lo guarda) Ma... chi ce l'avrà mandato?

Andrea                          - Non può essere che il buon Dio!

Luciana                         - (sempre ballando, finisce di leggere il telegramma) «Ogni bene alla coppia fe­lice... zio Alessandro». Zio Alessandro...? Chi diamine sarà?

Andrea                          - Sarà... fa lo stesso... Sarà Alessan­dro il Grande... Vieni... (Accentua il passo della danza) Uno... due... tre... quattro... (Al terzo passo sono giunti sulla soglia della porta. An­drea, con una mano apre la porta. Al quarto passo si trovano nella camera. Andrea richiude la porta mentre il velario scende con rapidità).

SECONDO QUADRO

È la medesima del primo atto. Studio dell'av­vocato Safrany. Safrany è seduto allo scrittoio.

Safrany                         - (guarda l'orologio, scuotendo la te­sta) Sono le dieci ed un quarto... E quella non si fa vedere... (Grida a destra) Sergio!

Sergio                            - (entra immediatamente) Desideri, papà?

Safrany                         - Non è ancora venuta la signora Luciana?

Sergio                            - Finora, no.

Safrany                         - Telefona tu, un momento, all'al­bergo... Domanda se è già uscita... 29-2-87...

Sergio                            - (compone il numero) Pronto? Al­bergo Concordia? È ancora lì la signora Ritter, per caso? Sì?... Prego. Pronto... Signora Lucia­na?! Buon giorno. Stiamo aspettandola, con impazienza. Sono le dieci ed un quarto. Come? Non si è ancora alzata? Oh, santo Dio! Aspetti, chiamo il vecchio...

Safrany                         - (a voce bassa, ma indignato) Cre­tino! Cosa ti salta in mente di chiamarmi «il vecchio » e per giunta con una cliente!? (Prende il microfono) Pronto... Qui è Safrany... Signo­ra Luciana! Che mai le è successo?! Il processo è alle undici, sa! È rimasta addormentata? La prego, però... Si alzi subito... Prenda un taxi... evenga qui d'urgenza! Capito? Sì?! Sta bene... Arrivederci...

Sergio                            - (legge con fervore ciò che sta scritto su un foglio di carta da lettera che estrae dalla sua tasca) « Pregiatissimo signore! Il destino di due creature umane e di un bambino inno­cente dipende esclusivamente da lei! Signore, la scongiuro di mettersi nei miei panni... Alla fine... (sospende un attimo la lettura e suona) anche lei è un uomo! Abbia compassione e mi aiuti! ».

Lisetta                           - (entra da sinistra) Sei stato tu a suonare?

Sergio                            - Sì... Senti, Lisetta... Mi sono de­ciso ad un passo grave. Prima del processo, vado da quell'uomo, in casa sua, e gli racconto tutto...

Lisetta                           - Maria Vergine Santissima! E credi che ti tratterà bene? Che non ci tradirà?

Sergio                            - Mi sono preparato, per iscritto, un bel discorsetto... spero che faccia effetto... Sta' attenta... Mi presento e gli dico: Pregiatissimo signore! Il destino di due creature umane e di un bambino innocente è nelle sue mani... La prego, signore, si metta nei miei panni... In fondo, anche lei è un uomo! Abbia compassione di me e mi aiuti!

Lisetta                           - (commossa, si asciuga una lacrima) Bellissimo! Non ho mai sentito una cosa simi­le... tutt'al più al cinematografo!

Sergio                            - Ti pare? Comincerò così... Il resto verrà da sé... Finito il colloquio ci saremo messi d'accordo... ne sono convinto...

Lisetta                           - (sorridendo) E saremo tutti felici... Proprio come nei films! Che mi piacciono tanto! Te lo ricordi? Il nostro amore è incominciato anche così... Quando mi hai portata al cinema...

Sergio                            - Naturale... Ogni amore moderno comincia a questa maniera! Il cinematografo è stato inventato apposta...

Mizzi                             - (entra, portando in mano una carta da visita) Signor Sergio... Come si chiama la persona che abbiamo fatto citare nella causa di paternità della Lisetta, per via degli alimenti?

Sergio                            - Il dottor Tony Schoen... chimico...

Mizzi                             - Pareva anche a me.».. Ma non capisco più niente! È una cosa fantastica, allora!

Sergio                            - Perché? Che è successo?

Mizzi                             - La... la persona... è di là...

Sergio                            - (emozionato) Ah, sì? La faccia pas­sare subito... subito... Gli voglio parlare, prima che mio padre ritorni...

Mizzi                             - Però... bisogna che lei sappia che...

Sergio                            - (interrompendola) Non occorre sa­per niente... Lo faccia passare, in fretta... Su... ogni minuto è prezioso!

Mizzi                             - (offesa, scrolla le spalle) Per me... si figuri... subito... (Esce da destra).

Sergio                            - (di furia, a Lisetta) E tu, fila. Ma fra un momento ritorni. Porta il piccolo con te... Chissà che non faccia effetto... Capito?

Lisetta                           - Sì, caro... (Corre via da sinistra).

Mizzi                             - (sulla soglia della porta a destra, an­nunciando) Dottor Tony Schoen...

Db. Schoen                   - (entra da destra. È una donna sulla quarantina, un po' mascolinizzata, seria, se­vera, ma non brutta né ridicola. Mizzi scompare da destra).

Sergio                            - (guarda la dottoressa, senza la capacità di pronunciare una parola, annichilito, si lascia cadere su una sedia. Infine, quasi con un rantolo) Lei... è... sarebbe...

Db. Schoen                   - (severa) Sono...

Sergio                            - Ma... è proprio sicura? Non è pos­sibile!

Db. Schoen                   - Giovanotto... Lei ha voglia di scherzare? Chi può saperlo meglio di me? Le hanno annunciato il dottor Schoen... Sono io... eccomi qui. Vuole la mia tessera?... confronti e si convinca... (Gli porge la sua tessera con fo­tografia).

Sergio                            - (quasi meccanicamente, prende la tes­sera e legge) « Associazione Nazionale delle Industrie Chimiche. Rilasciata al socio: dottor Schoen... fra parentesi Antonia». E non Anto­nio, quindi... Ma... perché non si è fatta viva prima di oggi?

Db. Schoen                   - Il giorno che mi fu consegnata la citazione pensai: è un errore, oppure è uno scherzo. E l'ho buttata nel cestino. Non ho tem­po da perdere, io. Ma è arrivata quest'altra carta... (La mostra) L'avevano portata parecchi giorni fa... ma non c'ero... Questo è un invito a comparire, bello e buono... per l'udienza di oggi... Anche se si tratta di uno scherzo, mi pare che si esageri... Sono quindi venuta a dire il mio pensiero, nudo e crudo, al signor avvocato. Faccia il favore di mandarmelo qui... E sen­tirà!

Sergio                            - (rapido) Papà non c'è ancora... Ed io la prego, signora, non parli con lui di questo affare...

Db. Schoen                   - Ohe, giovanotto. Per chi mi prende? Non sono abituata a far la strada inu­tilmente, io. Ho da fare... Le ripeto che voglio parlare con l'avvocato Safrany...

Sergio                            - (prende il coraggio a due mani e co­mincia il suo fervorino) Pregiatissimo signo­re... cioè signora... Il destino di due creature umane e di un bambino innocente è nelle sue mani! Sia pietoso... sia indulgente... In fondo, siamo fra uomini... cioè, forse no... però...

Db. Schoen                   - Senta, giovanotto! Mi pare che lei abbia combinato un guaio grosso... grosso assai... E che stia peggiorandolo ancora. Innan­zitutto favorisca dirmi chi è quella certa Lisetta Smidt che io... proprio io, sissignore, avrei resa madre! Si sbrighi... se non vuole che le succeda di peggio...

Lisetta                           - (portando il bambino avvolto nei veli, compare da sinistra, pianissimo) Sta dormen­do... (Viene avanti due passi e si guarda intorno) Non c'è? Non è venuto?

Db. Schoen                   - Sarebbe questa... la Lisetta Smidt? (A Lisetta) Chi cerca?

Lisetta                           - Io? Il dottor Schoen...

Db. Schoen                   - Sono io...

Lisetta                           - Eh? Ah, capisco... Ha mandami lei... Oh, Dio! Forse lei sarebbe... la moglie del dottore?

Dr. Schoen                    - Senta, ragazza... il dottore… il chimico... Tony Schoen... sono io... E dicolei ed al suo complice... è ora di finirla...

Lisetta                           - (al colmo della meraviglia) Una donna!!!???

Sebgio                           - È lei che lo dice!

Db. Schoen                   - Lei continuerà a sostenere che io sono il padre del suo marmocchio?

Lisetta                           - (scoppia in singhiozzi).

Db. Schoen                   - Ma la smetta... Non è il mo­mento di piangere, questo... E chiacchieri invece... Come le è venuto in mente di denunciarmi come padre della sua creatura? E... soprat­tutto, chi è il padre?

Lisetta                           - (lancia uno sguardo furtivo a Sergio) Non posso dirglielo, signora... L'ho promesso a lui... che non l'avrei mai tradito... con nes­suno...

Db. Schoen                   - (a Sergio, inquisitrice) E lei... lo sa... chi è questo lui?

Sergio                            - Approssimativamente...

Dr. Schoen                    - E allora... deve dirmelo...

Sergio                            - Non... non... posso nemmeno io... Lei lo sa... Il segreto d'ufficio... (Fulminato da un nuovo sguardo della dottoressa) Ebbene... in­fatti... è meglio confessare tutto... Signora... mi perdoni... il padre sono io!

Dr. Schoen                    - Ah... lo sapevo... Colpevole ed anche vile! E come... come ha potuto succe­dere un fatto simile?

Lisetta                           - Mi ha invitata al cinematografo... Poi, alla notte, è venuto a bussare alla mia por­ta... Non volevo aprire... glielo giuro... Ma, attraverso al buco della serratura, mi ha mor­morato tante belle cose... Che lo accontentassi... Perché voleva soltanto un bacio e nulla più... Ed io, allora... ho aperto...

Sergio                            - Signora... per carità, ci aiuti... Lei può comprenderci! Su... pregala anche tu...

Lisetta                           - La prego, signora...

Sergio                            - (le sussurra) Più forte... Va' da lei e piangi...

Lisetta                           - (comincia a piangere convulsa).

Dr. Schoen                    - Ma non mi secchi coi suoi pia­gnistei! Cosa posso farci io?!

Sergio                            - Se lei non si sente di fare una ca­rità a noi... abbia almeno un po' di pietà per codesto pargolo innocente...

Db. Schoen                   - (vedendo che Lisetta tiene con poco riguardo il bambino) Faccia attenzio­ne... Non vede come tiene codesta creatura? (Aiuta Lisetta ad accomodare i veli del port'infante e per la prima volta guarda il maschietto) Carino... Che begli occhioni che ci hai... Te­soro... (Lo accarezza).

Sergio                            - (cogliendo la palla al balzo) Vede, signora? Il bambino le piace... Perché non ci accontenta? Gliene saremo riconoscenti in eter­no! Accetta?

Dr. Schoen                    -  Che cosa?

Sergio                            - Di essere il padre?!

Dr. Schoen                    -  Ma, dico, lei è matto, vero? Perché lei pensa che il tribunale ci crederà? Io, per sua norma, certe buffonate non le fac­cio... Sono una persona seria, io!

Sergio                            - Nessuno l'ha messo in dubbio... (Piano a Lisetta) Dalle il bambino, su, in fretta...

Dr. Schoen                    -  (giocherella col bambino) Ca­ro... come sei bello... Guarda... come ride... sembra mi conosca!

Sergio                            - Naturale... Sarebbe come dire: la voce del sangue! (Un scampanellata di fuori).

Lisetta                           - Oh, Dio! Questa è per me... Per piacere... tenga... (Mette il bambino sulle brac­cia del dr. Schoen. Via da sinistra, in fretta).

Sergio                            - Signora mia buona! Saprei una scappatoia... Lei stamattina non si presenti all'udienza... Il tribunale così non saprà mai che lei è una donna. Emetterà sentenza in con­tumacia... Lei è condannata e tutto è in ordine...

Dr. Schoen                    -  Sa che lei ha una bella faccia tosta? Ed alla fine mi toccherà anche di pagare il mensile per gli alimenti...

Sergio                            - Il mensile glie lo do per sborsato una volta per tutte...

Dr. Schoen                    -  No... In un simile pasticcio non voglio compromettermi... Non è serio... (Il suo sguardo si perde di nuovo sul bambino, al quale si rivolge con voce carezzevole) ... e chi sei tu? Sei una gioia bella? Piccino caro! (Poi si riprende e di nuovo aggressiva) Fino a quando deve durare questa storia? (Lisetta entra da si­nistra. Il dott. Schoen consegna U bambino a Li­setta e poi, facendosi forte) Malgrado tutto... mi dispiace... Comparirò in udienza... e purtrop­po... dovrò fare uno scandalo! (Senza guardare il bombino, esce. Sergio e Lisetta, annichiliti, si siedono. Da sinistra entra Safrany).

Safrany                         - (a Sergio) La signora Luciana non è ancora arrivata?

Sergio                            - No, papà...

Safrany                         - Oh! È inaudito! E tu, Lisetta, devi muoverti. La causa è fissata per le undici. (A Sergio) Magari è meglio che tu accompagni Lisetta in tribunale... E se, per caso, io non riesco a sbrigarmi colla Ritter.,. mi sostituirai tu in quella contro il dottor Schoen...

Sergio                            - (spaventato) Io? Oh, papà... non è possibile...

Safrany                         - Come... non è possibile?

Sergio                            - Ma io... ma io... conosco troppo poco la faccenda... i precedenti... gli atti...

Safrany                         - E c'è bisogno di conoscere tutta questa roba per fare una causa? Sai benissimo ciò che si deve sostenere in simili casi.. I diritti della morale oltraggiata! Bisogna parlare dimo­strando la propria indignazione contro i sedut­tori che approfittano dell'ingenuità delle povere ragazze senza difesa... chiamarli senza pudore e senza coscienza.

Sergio                            - Non sarà così facile...

Safrany                         - Niente paura, vedrai... Su, Liset­ta, vestiti, è ora di andare...

Lisetta                           - Sissignore... (Via da sinistra).

Safrany                         - (a Sergio) E tu, intanto, da' una occhiata agli atti...

Sergio                            - Ecco... è appunto ciò che pensavo... (Via anche lui da sinistra).

Safrany                         - (rimasto solo, guarda l'orologio, di­ mostrando la sua impazienza. In questo momento si bussa alla comune) Avanti!

Luciana                         - (entra. È bella, fresca, elegantissima) Buon giorno. Eccomi qui...

Safrany                         - Finalmente... Non abbiamo tem­po da perdere... Su... Corriamo via... (Intanto ha preso dal tavolo la sua busta di cuoio).

Luciana                         - La prego, avvocato... Aspetti an­cora un momento... Vorrei domandarle una

cosa...

Safrany                         - Dica pure, svelta, per carità...

Luciana                         - Vorrei sapere... proprio preciso... ciò che avverrà oggi... al processo...

Safrany                         - Cosa gliene importa a lei di co­noscere pochi minuti prima ciò che vedrà coi suoi occhi fra mezz'ora! Ha paura?

Luciana                         - Ebbene sì... Ho paura...

Safrany                         - Di che cosa? La causa è di una semplicità lineare! Il presidente apre l'udien­za... Subito, come elementi di prova decisiva, io presento i due attestati medici... In seguito prende la parola l'avvocato di suo marito...

Luciana                         - Ecco... E allora? Cosa dirà dei due

certificati?

Safrany                         - Glie'ho già spiegato ieri, se non mi sbaglio. O li accetta in pieno... oppure ne contesta la validità... È nel suo diritto. In que­sta dannata ipotesi, domanderà una perizia or­dinata dal tribunale... Cosa che a noi non fa né caldo né freddo... Non le pare? (Dà un rapido sguardo all'orologio) Ma su... è tardi... andia­mo... Del resto possiamo parlare cammin facendo...

Luciana                         - No, avvocato... Ho riflettuto... Ri­tiro la mia domanda di divorzio...

Safrany                         - Signora Luciana! Ha detto sul se­rio? E per quale ragione? Perché l'avvocato av­versario eventualmente... Ma ne abbiamo già parlato ieri... e lei non ci ha trovato nulla a

ridire...

Luciana                         - Già... ieri... Ma ieri... era ieri...

Safrany                         - Bellissima spiegazione! Oh, Dio! Signora Luciana! Da ieri, dal momento in cui l'ho lasciata... Mi dica... È successo qualche fat­to nuovo...

Luciana                         - (china la testa in segno affermativo).

Safrany                         - Mi guardi negli occhi... (Le af­ferra le braccia) È mostruoso... Parola d'onore... Ma, perdinci, non ha potuto aspettare almeno ventiquattro ore?

Luciana                         - No... proprio così... non ho po­tuto... Ho aspettato tanto tanto... degli anni... Finalmente è venuto un uomo... quello che amo...

Safrany                         - Maledizione! E tenevamo il trion­fo, dico il trionfo a portata di mano... Non ha considerato lei anche questo?

Luciana                         - No... sinceramente... no... Adesso può succedere anche il finimondo... Mi è indif­ferente... Perché stanotte sono stata una donna felice...

Safrany                         - (furibondo) E chi è l'uomo al quale dovrò dir grazie se... (col dolore dell'ar­tista che vede in pericolo il suo capolavoro, mo­strando la busta di cuoio) dovrò soccombere in questo che era uno dei più sicuri processi della mia vita?

Luciana                         - Davvero, non sono in grado di dirglielo...

Safrany                         - Perché no? Chi può essere stato? Chi le ha tenuto compagnia ieri sera? (Grida, terrorizzato) Mio figlio, forse? Oh, Dio! Quando sono venuto via, mio figlio è rimasto al Concor­dia, solo...

Luciana                         - Si tranquillizzi... Non è stato Sergio...

Safrany                         - Inutile negare... Soltanto lui era capace di farmi un danno simile... (Va verso la porta di sinistra).

Luciana                         - (corre a mettersi fra lui e la porta) Ma le ho detto... e glielo ripeto... suo figlio non c'entra...

Safrany                         - Ebbene... se non è stato mio fi­glio... Perché non mi vuol dire il nome... di lui... di quel...

Luciana                         - (sorridendo) Per la semplice ra­gione che nemmeno io lo so...

Safrany                         - Eh?! Possibile? No... sono io che divento matto! Quel signore... durante tutta una notte... non ha nemmeno trovato il tempo di presentarsi?

Luciana                         - Non gliel'ho domandato, il suo nome... Lui non mi ha domandato il mio...: è molto più bello... Non sappiamo nulla l'uno dell'altro... eccetto una cosa: che ci amiamo!

Safrany                         - Con uno sconosciuto! !!??? Inau­dito! Inaudito!

Luciana                         - Eravamo soli... Abbiamo bevuto una bottiglia di champagne... Su dal bar dell'al­bergo saliva una musica deliziosa... Abbiamo ballato... e così... senza accorgerci, siamo arri­vati alla porta di camera mia... Prima di entrare lui mi promise che sarebbe poi stata buono…. Un bacio, e nulla più...

Safrany                         - E... dove l'ha conosciuto la prima volta? Per la strada... al caffè... a teatro... dove!

Luciana                         - No... Guardi che strano... Qui... I nel suo ufficio... Quando sono venuta la prima volta a parlarle del mio divorzio...

Safrany                         - Qui? Me lo descriva, allora... Forse riesco ad individuarlo...

Luciana                         - Ha dei magnifici occhi... Due brac­cia robuste... La sua voce è una carezza...

Safrany                         - Potrei anche essere io... Questa non è una descrizione d'una persona... È un mottetto lirico!

Luciana                         - Aspetti... Sergio lo conosce... È amico suo... Ieri sera si son parlati... al Concordia...

Safrany                         - (grida a sinistra) Sergio?!

Sergio                            - (già pronto per uscire, appare subito)

Safrany                         - (investendolo) Chi è l'amico col quale ti sei incontrato ieri sera al Concordia?

Luciana                         - Che poi è rimasto con me?

Sergio                            - Andrea...

Safrany                         - (grida) Andrea!? Andrea!? Ma è proprio lui che... E lei... povera grulla... come c'è cascata!

Luciana                         - Si spieghi avvocato! Di chi si trat­ta? Di un falsario... di un ladro?

Safrany                         - Magari... Ma è peggio... molto peggio! È un delinquente che ha vilmente sfrut­tata la sua ingenuità... un criminale che ha fatto finta di amarla...

Luciana                         - Ah, no... Tutto quello che le pa­re... Ma non dica questo. Non è vero! Non può essere vero... non può aver mentito!

Safrany                         - Ha saputo insinuarsi nella sua simpatia e nel suo cuore... è riuscito a farle per­dere la testa... per raggiungere il suo sporco scopo... per salvare i suoi interessi... Le ha te60 il più ignobile tranello che mente umana sia capace di escogitare... Ah, sì, signora... Noi per­deremo il nostro processo... Non c'è più via di scampo! Perché... perché... sa chi è l'uomo al quale lei si è sacrificata?

Luciana                         - Chi è?

Safrany                         - L'avvocato Andrea Alberty...

Luciana                         - Ebbene... che significa?

Safrany                         - Significa che è il nostro avversa­rio... l'avvocato di suo marito!

Fine del secondo atto

ATTO TERZO

Un corridoio del tribunale. A sinistra, l'uscie­re della sezione. Davanti, camminando in su ed in giù, si vede Lisetta che porta in braccio, av­volto nei veli, il suo bambino.

Safrany                         - (entra dalla porta in mezzo al cor­ridoio)  Dimmi, Lisetta... Hanno già incomin­ciato?

Lisetta                           - No, signor avvocato...

Safrany                         - Il tuo messere... è già nella sala?

Lisetta                           - No... non s'è visto ancora...

Safrany                         - Benone... Che stupido! Vado a farlo dichiarare contumace... E, se viene, trattienlo più che puoi... Dieci minuti bastano... Non ti sarà difficile... vero? (Via da sinistra).

Lisetta                           - Una parola... Trattienlo più che puoi... Se sapesse!

Dr. Schoen                    -  (entra da destra).

Lisetta                           - (fa un inchino rispettoso) Buon giorno, signora... Faccia in fretta, signora. L'u­dienza sta cominciando...

Dr. Schoen                    -  Ah, sì... E allora bisogna che entri... Mi dispiace soltanto pel piccino... (Si avvicina al bambino e lo carezza).

Lisetta                           - Le piacciono i bambini, vero? Forse anche lei ne ha uno?

Dr. Schoen                    -  No... io sono una signorina...

Lisetta                           - Che importa? Io anche...

Dr. Schoen                    -  Naturalmente... Ma io ho par­torito una laurea... e colla laurea non si può Giuocare come con questo qui... (Carezza il bam­bino nuovamente) Come si chiama?

Lisetta                           - Titino... Ma... vada signorina... Altrimenti sarà in ritardo...

Dr. Schoen                    -  Vado... vado... (Parla col bambino) Titino... Tesoro bello... (Improvvisamen­te seria) Bah, inutile... Adesso vado di là e inetto le cose in ordine... Uno scandalo... tanto peggio per loro...

BUIO

Compare la sala delle udienze al tribunale. Ai seggi stanno il presidente, i due giudici, il pubblico ministero ed il cancelliere. Al banco della parte civile, in piedi, è Safrany. Al banco degli imputati, a sinistra, e a quello della difesa non c'è anima viva).

Presidente                     - (legge la sentenza) ...Omissis... Il tribunale accoglie la richiesta dell'attore ed, in contumacia del convenuto, condanna quest'ultimo al pagamento degli alimenti nella mi­sura di lire trecento mensile...

Safrany                         - Si prende atto e si ringrazia l'ec­cellentissimo tribunale.

Usciere                          - (entra trafelato) Signor Presiden­te! Il dr. Schoen è venuto...

Presidente                     - Adesso? Un po' tardi... Sareb­bero bastati dieci minuti prima... Ad ogni mo­do, fatelo passare...

Usciere                          - Sissignore... (Via da sinistra).

Safrany                         - (eccitato) Illustrissimo signor Pre­sidente! Mi permetto di far presente che qui, ormai, si è pronunciata una sentenza. La com­parsa intempestiva del convenuto non può mu­tarne per nulla le disposizioni... Infatti: chi è l'uomo il quale apparirà adesso da quella porta, con ritardo, sprezzante della dignità di questo tempio sacro alla giustizia? Un seduttore senza scrupoli... colui che ha rovinato una povera ra­gazza ingenua e senza sostegno...

Usciere                          - (ad alta voce) Il dottor Tony Schoen, accusato...

Safrany                         - Eh? Cos'è questo? Come si spiega?

Presidente                     - Scusi, signora... Ma chi è lei?

Dr. Schoen                    -  Sarei... l'accusato... cioè, l'ac­cusata!

Presidente                     - L'accusata? (Severamente, ri­volto a Safrany) Avvocato... Che scherzi sono questi?

Safrany                         - Un momento, prego... (Alla signo­ra Schoen) Ma lei... chi è?

Dr. Schoen                    -  Il dottor Tony Schoen... (Porge al Presidente la sua tessera) Prego... guardino pure...

Presidente                     - (dà uno sguardo alla tessera, la fa passare ai giudici e poi, a Safrany che è ac­corso al banco del tribunale) Avvocato... Che ha da dirci in proposito? Come si spiega questa faccenda? È disposto a ritirare la querela?

Safrany                         - (audace) Illustrissimo signor Pre­sidente, signori del tribunale... Ammetto che la cosa non è completamente chiara... Tuttavia... Qual'è la situazione? Il tribunale ha giudicato che il chimico dottor Schoen era responsabile... (Al dottor Schoen) Lei non nega, anzi l'han perfin documentato, di essere il dottor Schoen. È quindi fuori dubbio che lei è condannata a passare gli alimenti alla signorina Lisetta Smith...

Dr. Schoen                    -  Ma, avvocato... Mi guardi, per favore. Le pare proprio che io possa essere il padre?

Safrany                         - Devo concedere che l'apparenza parla in suo favore. Ma dalla nostra parte è la legge. Lei deve pagare...

Dr. Schoen                    -  Dunque, lei sostiene che questa sentenza è valida?

Safrany                         - Assolutamente... (Al Presidente) E senz'altro prego il tribunale di decidere in tal senso...

Presidente ................... - Il tribunale constata che in as­ senza del convenuto è stata pronunciata una sentenza, ormai passata in giudicato... Non è possibile procedere ad un annullamento seduta

stante... Il convenuto ha però il diritto di ricor­rere in appello.

Dr. Schoen                    -  Ma, signori... ma non basta guardarmi?

Presidente                     - Mi dispiace... Ma la legge è la legge... (Si mette il berretto ed ì giudici lo imi­tano. Quindi tutti e tre e poi il pubblico mini­stero si ritirano).

Safrany -                       - Ha visto? Così si fa... Ricorra in appello, ora!

Dr. Schoen                    -  Dunque... lei non vuole sa­perne di credere che io sono una donna...?

Safrany                         - (cavalleresco, seduttore) Lo cre­derò, quando lei me ne darà le prove...

Dr. Schoen                    -  Cosa dice? Lei non mi ha mai vista ne conosciuta... Come si permette?

Safrany                         - Questo lo dice lei... Ed invece non è la prima volta che ci incontriamo...

Dr. Schoen                    -  Noi?

Safrany                         - Quando è stata lei l'ultima volta ad una gara di calcio?

Dr. Schoen                    -  Io? All'incontro internazionale Italia-Ungheria.

Safrany                         - C'ero anch'io... E lei non mi ha notato?

Dr. Schoen                    -  No... E mi meraviglio, perché c'erano appena quarantamila spettatori...

Safrany                         - Lei sedeva in tribuna... Io l'ho guardata lungamente e mi sono detto che lei sarebbe stata l'unica donna capace di restituirmi la fede nell'amore. Me la restituisca, dunque...

Dr. Schoen                    -  Scusi, ma lei è proprio sicuro di avere tutti gli ingranaggi apposto, nella testa?

Safrany                         - Io? Altroché...

(Da sinistra entrano Sergio e Lisetta).

Lisetta                           - (piange).

Safrany                         - Lisetta, rispondi... Riconosci il tuo seduttore?

Lisetta                           - (tace).

Sergio                            - Su, non piangere, cara...

Safrany                         - Eh, cosa sono queste confidenze con Lisetta?

Sergio                            - Io? Io... parlavo col piccolo, mica con lei...

Lisetta                           - (piange di nuovo).

Dr. Schoen                    -  Ora basta... Ma guardi piut­tosto come tiene codesta povera creatura... Dia qua... (Prende il bambino fra le braccia) Pic­colo caro... Tu, cosa ne puoi? Niente, eh? Su... ridi... Fa' la smorfietta alla zia... Vuoi bene alla zia, vero?

Safrany                         - (a Lisetta) Vedi? Così si tratta coi bambini... Impara...

Dr. Schoen                    -  (come parlando a se stessa) Quante volte ho desiderato di avere un figlio! Sarebbe così bello! (Parla al bambino) Una scimmietta bella e cara come te! (A Safrany) Purtroppo è rimasto un pio desiderio... Ho do­vuto studiare e poi lavorare come una bestia da soma! E non avrò mai un bambino mio! (Ha un'idea improvvisa) Ammenoché... Senta, avvo­cato... Questa creatura, per legge, mi appartie­ne, adesso, vero? Cosa succederebbe se io lo adottassi?

Safrany                         - Oh, Dio! Se la madre è d'accordo, la legge non ha che da approvare...

Lisetta                           - Ma... me lo tratterebbe bene?

Dr. Schoen                    -  Eccome! Tale e quale fosse figlio mio!

Lisetta                           - Allora... sono contenta... Posso ve­nirlo a trovare, di tanto in tanto?

Dr. Schoen                    -  Quando vorrà...

Lisetta                           - (piange di commozione) Oh, come è buona lei! (Le bacia la mano).

Dr. Schoen                    -  Quindi... avvocato... È detta: non ricorrerò in appello... Accetto la sentenza e... la ringrazio... Non sorrida... la ringrazio di avermi aiutato a realizzare il mio vecchio sogno...

Safrany                         - (anche lui commosso, si inchina) Prego, signora... Sarò sempre... sempre a sua disposizione e con tutto il cuore...

Dr. Schoen                    -  Ah, sì? Ebbene, cominci... Mi prometta che adesso lascerà in pace codesta1 po­vera figliuola... senza interrogarla oltre... Il pic­colo appartiene a me e con ciò tutto è definito...

Safrany                         - Sta bene, signora... E tu, Lisetta...

Sergio                            - Papà... hai appena promesso di non interrogarla più...

Safrany                         - Né lo faccio... Vorrei soltanto sa­pere il perché ora che tutto è appianato, conti­nua a piangere...

Lisetta                           - Perché sono tanto felice, signor avvocato...

Safrany                         - (a Sergio) Evito di interrogare an­che te... vagabondo! Ma non credere che con questo tutto sia finito... Ti faccio obbligo di andare a trovare Titino almeno due volte La. set­timana... Capito?

Sergio                            - Volentieri, papà...

Safrany                         - (guardando la dott. Schoen) E qualche volta, mi permetterò di accompagnarti..,

Sergio                            - Oh, papà... grazie...

Safrany                         - (dandogli un piccolo schiaffo che fi­nisce in una carezza) Mascalzone...!

Sergio                            - È vero...

Safrany                         - (esce da sinistra).

Sergio                            - (a Lisetta) Vedi? Tutto è finito be­ne... Adesso dobbiamo fare festa... Oggi ti con­duco al cinema...

Lisetta                           - Nemmeno per sogno!... Per cascar­ci un'altra volta?

Dr. Schoen                    -  (che ha continuato a giuocherellare col piccolo, senza sentire il dialogo dei due giovani) Quanto è caro... Mi diverte tanto che sarei capace di adottarne anche un secondo...

Sergio                            - Hai sentito, Lisetta? Adesso possia­mo andare tranquillamente al cinema... (Ambe­due escono da destra).

Dr. Schoen                    -  (uscendo da sinistra, parla al piccolo) E adesso andiamo a Casina bella... a fare tanta nanna... Vuoi bene a papà? A mam­mà? Alla zia? (Una breve pausa).

(Entrano: Safrany che accompagna la signora Robinesk, il signor Robinesk col suo avvocato. Do destra entrano il cancelliere ed il pubblico ministero. Ognuno va a sedersi al proprio posto).

Usciere                          - Il tribunale! (Entrano il Presi­dente ed i due giudici e prendono posto sui loro seggi).

Presidente                     - La signora Robinesk?

Signora Robinesk          - Presente...

Presidente                     - Il dottor Robinesk?

Robinesk                       - Sono io...

Presidente                     - Congratulazioni a tutti e due... Il tribunale prende atto della avvenuta riconci­liazione e delibera di troncare il procedimento in corso...

Robinesk                       - (fa un bell'inchino al tribunale e corre con viso raggiante da sua moglie).

Signora Robinesk          - Caro... tesoro... Vedrai... come saremo sempre felici!

Robinesk                       - Lo so... andiamo a casa... È stato un brutto sogno. (Seguiti dall'avvocato di Robi­nesk, stretti a braccetto, sorridenti, essi escono da sinistra).

Presidente                     - Segue il processo di. divorzio intentato dalla signora Luciana Ritter al marito signor Edoardo Ritter... (All'usciere) Si introdu­cano le parti... (L'usciere va via da destra).

1° Giudice                     - È... (chinandosi verso il presi­dente) ....una causa interessante...

2° Giudice                     - (più austero) Probabilmente una storia di frivolità e di incoscienza...

Presidente                     - Io sono curioso soltanto di ve­dere se la signora è carina... il resto mi è indif­ferente...

Andrea                          - (entra dai sinistra, portando la sua borsa di cuoio piena di documenti. Nell'eserci­zio della professione evidentemente è severissi­mo. Si inchina al tribunale).

Presidente                     - Come vedo, i rappresentanti delle parti sono già presenti... Ed i loro rappre­sentati?

Andrea                          - Il mio cliente si trova all'estero, per affari urgenti... Non è quindi in grado di comparire... Ha dato a me la più ampia pro­cura...

Presidente                     - Sta bene... (A Safrany) E l'at­trice?

Safrany                         - Stava per presentarsi... allorquan­do le è pervenuta, inaspettata, una grave noti­zia... ed è caduta in deliquio... Cosa da nulla, però. E spero che nel corso del dibattimento essa possa comparire...

Presidente                     - Dunque... dunque... La signora Luciana Ritter sporge querela contro il marito, sostenendo che, fin dal principio del loro ma­trimonio, egli ha completamente trascurati i suoi doveri coniugali... Dico... completamente... Si è riservata di presentare in sede di dibatti­mento i documenti e le prove indispensabili... Do la parola al rappresentante la parte civile...

Safrany                         - Eccellentissimo tribunale! Innanzi tutto mi sia concesso di rimettere all'eccellentis­simo tribunale i documenti che comprovano la fondatezza della querela sporta dalla mia cliente. Prego, signor Presidente! (Porta al Presidente i due certificati).

Presidente                     - (legge e passa i due certificati ai giudici che al pari di lui si mostrano avidi di co­noscere) Perbacco... sembra impossibile!

Safrany                         - Mi consenta l'eccellentissimo tri­bunale di osservare che gli attestati portano la firma di due professionisti e scienziati di fama indiscussa e di probità esemplare...

Presidente                     - Il tribunale rimette i documenti alla difesa del convenuto, perché li esamini e tragga le sue conclusioni in merito...

Andrea                          - (prende in consegna i due fogli e co­mincia a leggerli) Eccellentissimo tribunale... Il mio egregio collega ha fatto sforzi sovrumani per documentare qui l'incompatibilità esistente, secondo lui, fra i due coniugi... Nego energica­mente che si tratti di incompatibilità... La legge parla chiaro... Definisce connivenza incompati­bile quella in cui il marito, per esempio, basto­na la moglie, la maltratta, la costringe ad azioni illecite... Ma tutto questo il mio avversario non può sostenerlo...

Safrany                         - Al contrario... In questo caso il marito non l'ha toccata, la moglie, nemmeno con un dito... Troppo poco!

Andrea                          - Respingo questa interruzione, nel senso recondito che il mio collega ha voluto darle, con la massima energia... Il mio cliente è tuttora, relativamente, un uomo sano, forte e capace... È lontana da me l'intenzione di so­spettare, in generale, della benemerita classe dei medici... Tuttavia mi permetto di domandare al­l'eccellentissimo tribunale se non è mai occorso che un compiacente certificato abbia indotto in errore i giudici sulla più o meno verosimile mar latria di parti in causa... Certificati che sono poi stati sempre, sistematicamente, smentiti dalle pe­rizie ordinate dal tribunale... (Getta da se con disprezzo i due certificati) Non so che farmene... Rifiuto di accettare la testimonianza di codesti medici che mi sono completamente sconosciuti... probabilmente dei principianti cui non è parso vero di mettersi in mostra in una vicenda così dolorosa come è questa! Domando quindi, a costo di sollevare incidente, che l'eccellentissimo tribunale controlli le affermazioni dei miei av­versari nel modo prescritto dalla legge e cioè ordinando...

Luciana                         - (entra da sinistra).

Andrea                          - (la vede... la guarda come uno spiri­tato, balbetta) ... Che... che... infatti... in questo caso... poiché...

Presidente                     - Avvocato... Che cosa succede? Non si sente bene?

Safrany                         - Ho il piacere di annunciare l'ar­rivo della mia cliente.

Presidente                     - (soltanto adesso vede Luciana. La guarda, con ammirazione) Oh... lei... è la signora Ritter?

Andrea                          - Non è possibile!

Presidente                     - Come... Lei, avvocato, mette forse in dubbio l'identità della persona che com­pare in questo momento davanti al tribunale?

Luciana                         - Mi meraviglierebbe... Il signore... mi conosce... Sa benissimo chi sono...

Andrea                          - No... mi creda... no!

Presidente                     - Come vuole, avvocato. È nel suo diritto. Richieda pure che la signora pre­senti la sua carta di identità...

Safrany                         - Non occorre... Assumo io la com­pleta responsabilità... La signora Ritter è buona amica della mia famiglia...

Presidente                     - (dopo di aver mormorato qual­cosa ai giudici) Il tribunale riconosce l'iden­tità della signora Luciana Ritter, parte civile in causa. Il dibattimento continua. Lei, avvocato, stava per presentare una richiesta di perizia, se non erro...

Andrea                          - Cioè... infatti... ma... Signor Pre­sidente... Mi rivolgo alla sua personale benevo­lenza... La prego di voler sospendere l'udienza per alcuni minuti... causa un mio improvviso malessere... La ringrazio fin d'ora...

Presidente                     - Nulla in contrario! L'udienza è sospesa... Il tribunale si ritira... (Mette il ber­retto ed i giudici lo imitano) La discussione sarà ripresa fra cinque minuti... (Il Presidente, i i giudici, il pubblico ministero escono da destra).

Safrany                         - Signora Luciana, scusi... Approfit­to dell'occasione per andare di là, a fumare una sigaretta... (Esce da sinistra).

Andrea                          - (implorando) Amore... amore mio... te lo giuro... non sapevo... credimi...

Luciana                         - (fredda, ostile) Lasci stare, avvo­cato... Lei è bravissimo nel suo mestiere...

Andrea                          - Oh... questo è doloroso per me... molto doloroso... che lei possa pensare... una cosa simile...

Luciana                         - Il fine giustifica i mezzi, vero? Pur di giovare al proprio cliente non si esita a fare anche gli esperimenti più assurdi! E più malvagi! Magari si riesce perfino a raggirare una donna incauta con false promesse d'amore... Molto abile, non c'è che dire. Ed a lei che im­porta se questa donna è costretta a perdere la sua gioia e la sua fede nel primo amore? Per lei una cosa sola era importante: vincere il processo. Mi congratulo quindi con lei.

Andrea                          - Ma dunque... lei crede proprio una mostruosità simile?

Luciana                         - Purtroppo sì... E tutto anche ades­so me lo dimostra!

Andrea                          - Oh, non è vero... Come devo dirglielo? Non è vero. Io ti amo... Luciana, ti amo!

Presidente                     - (ritorna coi due giudici ed il pubblico ministero e mentre tutti salgono ai propri seggi) Si sente meglio, avvocato? Può continuare la sua...

Andrea                          - Grazie, signor Presidente, sì...

Presidente                     - L'udienza è aperta... (Safrany entra e va al suo posto d'urgenza) La parola all'avvocato difensore...

Andrea                          - Ero rimasto...?! Ah, sì... Eccellen­tissimo tribunale! Parlavo di certi casi in cui un medico ha rilasciato dichiarazioni non comple­tamente conformi alla verità... Casi che richie­dono un accurato controllo attraverso una perizia giudiziaria... Fortunatamente però il numero di tali casi è andato diminuendo considerevolmente in questi ultimi tempi... Ho letto ora con la massima attenzione e col dovuto rispetto i nomi dei dottori che hanno sottoscritto i certificati pro­dotti dal mio illustre e caro avversario... Si tratta di uomini la di cui rinomanza scientifica e la di cui integrità personale sono al di sopra di ogni sospetto... Chi potrebbe avere l'audacia di met­tere in dubbio le asserzioni di due celebrità in­ternazionali, esemplari anche per la loro intran­sigenza puritana? Nessuno, eccellentissimo tribu­nale... e tanto meno io... Ecco ciò che dovevo dire... (Si siede quasi barcollando).

Presidente                     - (dopo di aver confabulato coi giu­dici ed ottenuto un cenno negativo dal pubblico ministero che ritiene non sia il caso di prendere, la parola) Il tribunale emette sentenza... Omissis... In base all'esame delle circostanze, sen-tite le parti ed i rappresentanti di essi, il tribù-naie conchiude con l'accoglimento della doman­da di divorzio inoltrata dalla signora Luciana Ritter ed annulla il matrimonio di questa col si­gnor Edoardo Ritter... Spese processuali a carico della parte soccombente... Il procedimento è con questo terminato... (Scende dal podio e bacia galantemente la mano di Luciana) Complimenti vivissimi, signora... Ed i migliori auguri!

Luciana                         - Grazie... (Il Presidente ed i due giudici escono. Luciana, sorridente, si avvicina ad Andrea) Non ho parole, avvocato...

Andrea                          - (affettuoso, non ostante la presenza di Safrany) Mi credi, adesso?

Luciana                         - Sono felice... Non perché ho vinto il processo... Ma perché ti posso credere...

Safrany                         - Anch'io ti ringrazio, Andrea... (Gli porge la mano e poi va a prendere la sua borsa di cuoio coi documenti) Addio, ragazzi! In bocca al lupo! (Esce).

Andrea                          - Mio amore caro! Sei mia,, mia! Oh, Dio! Dei fiori... Vorrei dei fiori! Ma come posso fare, qui a palazzo di giustizia?!?!?! Usciere       - (entra, portando dei fiori).

Andrea                          - (stupito, lo guarda e gli strappa il mazzo di fiori dalle mani).

Luciana                         - Ci avevo pensato io.. Prevedevo che ne avresti avuto bisogno... E l'ho fatto tener pronto, di là...

Andrea                          - (le porge i fiori) Eccoti, adorata... adorata... E adesso ti vorrei dire una cosa... una cosa buffa... Io sono sempre stato un nemico mortale del matrimonio!... Adesso invece... se mi vuoi...

Luciana                         - Credi che il destino abbia deciso in questo senso?

Andrea                          - Cara! E dimmi, però... Malgrado la delusione del tuo primo matrimonio... non hai un po' di paura a sposarti una seconda volta?

Luciana                         - Nel mio matrimonio sono stata delusa, perché mio marito ha tralasciato di com­piere ciò che la legge prescriveva... (Gli si strin­ge al petto) Di te, invece, so che sei un uomo il quale ha molto più rispetto per la legge!

FINE