Un bagian a Modena

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L’ingenuo

Nota : Nonostante le richerche fatte, non è stato possibile trovare l’autore di questa farsa. Essa è tratta dal libro “Vecchie Farse Modenesi” a cura di Roberto Bettini Jr. e Ugo Preti.

Tradotta in Italiano da Bortolin Marco

Un Bagian a Modena

Personaggi:

Gianni:       - Borsaiolo

Franco:       - Borsaiolo

Renzo:        - Borsaiolo

Baldass:     - Campagnolo di 60 anni

Vittorio:     - Oste

Mirco         - Ragazzo

La scena si solge all’interno di un osteria.

L’interno di un osteria popolare, con porta nel fondo, e una laterale, tavolini, sedie . Un mezzo litro di vino e tre bicchieri. Un vecchio e grosso orologio da tasaca. Cestino con dentro con un po’ di pane e salame e una gallina (viva). Un ombrello , monete per 400 lire.

Scena Prima        

GIACOMO:         (Entrando) Ohè, voi, venite da Vittorio a bere un bicchiere?

RENZO:               (Seguendolo con Franco) Volentieri, e dove hai preso i soldi per offrire da bere?

GIACOMO:         Io sono talmente distratto che per sbaglio ho messo la mano in tasca di un altro (sogghignando), uno che sembrava un servo di quelli che vanno a fare la spesa. Ecco i frutti del mio sudore… (mostrando il borsellino).

RENZO:               Non c’è male… li chiama i frutti del suo sudore …

FRANCO:            Meno chiacchiere, e che si beva alla salute di tutti i signori dell’universo.

Scena seconda

VITTORIO:          Hei  “combricola” , cosa volete da bere?

GIACOMO:         Hèi oste,  rispettate i vostri clienti, e detegli del Voi quando vi portano i soldi!

VITTORIO:          Ah, se avete dei soldi allora avete fatto fortuna

GIACOMO:         Poche ciance,. Un litro ma di quello buono!

VITTORIO:          Ma lo pagate poi ?

GIACOMO:         Pago io per tutti non ti preocupare!

PIETRO:               Non ti preoccupare fino a un certo punto. Però almeno fatemi vedere qualche cosa, perché con gente come voi …

GIACOMO:         Guarda qui, uomo di poca fede…(mostra il borsellino con i soldi)

VITTORIO:          Ah!… Bravi … però  mi chiedo di chi fosse quèl borsello li un momento fa …?

GIACOMO:         Non sai che è proibito dalla legge la ricerca della paternità ? L’ho letto io nel giornale , e basta!

VITTORIO:          Vado a prendere il vino e torno subito. Avete capito? (esce) E la cassa è meglio che laa chiuda a chiave…

Scena terza

FRANCO:            Bisogna che mi sbrighi, perché oggi è giorno di mercato, e spero di guadagnare qualcosa. Già … io sono un galantuomo (risata)

GIACOMO:         Si saresti un buon ragazzo, è solo che sei nemico della polizia …(risata)

RENZO:               Sei forte … Guarda che se hai bisogno di una mano, vieni a chiamarci…

FRANCO:            Lascia fare a me , che non me lo dimenticherò.

VITTORIO:          (Entrando) Giovanotti, ecco il vino .

FRANCO:            Non sarà mica svampito?

VITTORIO:          Hei, testoni! Se non lo do a voi il vino buono a chi lo devo dare, ai galantuomini?

FRANCO:            (Beve) Non è male, è proprio quello buono, va vene, versa!

Tutti:                     Alla salute! (Bevono e poi Franco se ne va …)

FRANCO:            Be’ io vado ..ciao…

GIACOMO:         Buona fortuna !

PIETRO:               Guarda di lavorare bene…(esce assieme a Franco)

 

Scena Quarta

GIACOMO:         Vieni qui, và che ci sediamo un po’, perchè sono quasi stanco.

RENZO:               Anch’io, se non faccio qualche colpetto va proprio male, sono al verde come un prato.

GIACOMO:         Io ho ancora qualche spicciolo, e poi sono morto cadavere. Hai ragione, va proprio male.!

RENZO:               Andava anche bene quando c’erano le elezioni, perché gli sbirri avevano altro da fare che strappare gli avvisi. Invece ora stanno a guradare un po’ troppo!

GIACOMO:         (Mettendosi le mani in tasca e tirando fuori l’orologio a cippollotto). Oh! Ho ancora quest’orologio rotto. Sono tre settimane che provo a venderlo, ma non riesco a rifilarlo a nessuno.  Mi sa che ci ho rimesso 3 lire.

RENZO:               Bisognerà trovare qualche allocco per rifilarglielo !

BALDASS.:         (Entrando con l’ombrello ed un cestino che che depone. I due si fanno già gesti d’intesa) Oh ! Sono stanco . Sono venuto da Chiarano fino a Motta: son vecchio ed ho le gambe che mi scrocchiano.

GIACOMO:         (Piano e Renzo) Dai che andiamo… vuoi che gli tastiamo la sacca? (inteso per vedere se ha sodi da potergli scucire) 

RENZO:               (Piano a Giacomo) Si!, dai che proviamo.

BALDASS.:         Permette signori che stia con voi?

RENZO:               Oh, faccia pure … anzi…!

BALDASS.:         (levando dal cestino pane e salame, nel mentre una gallina esce dal cesto e comincia a volare per il palcoscenico. Baldassarre gli corre dietro, mentre Giacomo e Renzo, fanno finta di aiutarlo, invece ridono e prendono in giro Baldassarre. Scena a soggetto tra Baldassarre, Giacomo e Renzo) . Vorrei  mangiare qualcosa, perché saranno due ore che non mangio niente, e a dir la verità ho fame.E voglio essere servito!

BALDASS.:         (Chiamando forte) Oh! Oste, Un mezzo di quello buono!

RENZO:               (a Vittorio: che compare) Guardate di dargli di quello buono, uguale al nostro. (Vittorio: esce mandansolo a quel paese…)

GIACOMO:         Noi siamo clienti fissi, qua, e la casa ci tratta bene. (offerndogli da bere) Prenda…

BALDASS.:         Oh, Troppa grazia  (beve pochissimo e ridà il bicchiere ) Solo un dito mentre aspetto il mio vino. Grazie . (Assaggia …) E’ proprio buono!

VITTORIO:          (Entra col vino) Eccolo servito.

BALDASS.:         E’ uguale a quello di questo rignore?

VITTORIO:          Tale quale!

BALDASS.:         Va bene, va bene. Intanto grazie, per ora (Pietro esce).

GIACOMO:         Viene da lontano lei, se mi permette la domanda?

BALDASS.:         Vengo da Chiarano.

RENZO:               Oh! Per uno della sua età, è una bella sgroppata, ha una buona gamba ( Ridendo)

BALDASS.:         Ho sessantadue anni, ma sono più svelto di quei giovani del giorno d’oggi.

GIACOMO:         Vero vero .. e è venuto qui per affari, sicurametne, visto che oggi è giorno di mercato.

BALDASS.:         (Mangiando) Già, sono venuto per comprare una vacca!

RENZO e

GIACOMO:         (Si fanno un segno di intesa capendo che ha molti soldi con sé)

RENZO:               (a Giacomo:) Oh! Ne ha di soldi!

BALDASS.:         Perché quella malfidente della moglie voleva venire lei, perché dice che io mi faccio imbrogliare…. Gli farò vedere e porterò a casa un mucca più grassa e più grossa di lei, e poi gli farò vedere che di quei 20 centesimi che mi ha dato glieli farò avanzare (Beve)

RENZO:               (Ridendo Forte) Oh! Bravo! Così si fa !(piano a Giacomo) Questo non lo lasciamo più. Abbiamo trovato il pollo!

GIACOMO:         (Dando l’orologio a Renzo) Tieni , prova a rifilagli l’orologio…

RENZO:               Bravo! Bravo ! Eh ! Si vede che lei non è un uomo che si fa menare per il naso dalla gente! Neanche a dirlo!

BALDASS.:         E voi signori siete di Motta di Livenza?

GIACOMO:         Già , di Motta di Livenza.          

BALDASS.:         E cosa fate qui a Motta di Livenza?

GIACOMO:         (Indeciso ) … emmmh … negozianti… negozianti, noi siamo in società, lavoriamo nel settore dei portafogli, borsette e orologi… insomma nella chincaglieria…

RENZO:               Già , negozianti, io e lui …  … già.

GIACOMO:         A proposito, lei non ha mica u orologio? 

BALDASS.:         Eh… è un pezzo che ho voglia di comprarne uno, ma quella infingarda di mia moglie non mi ha mai permesso!

RENZO:               Cosa sento ? Se ha proprio voglia, qui avrei un affare da proporgli, un affare d’oro …

BALDASS.:         Ma la moglie non …

GIACOMO:         Ma a sua moglie dirà che era compreso nel contratto della Vacca.

BALDASS.:         Quasi quasi…

RENZO:               (Facendo un segno a Giacomo) Taci taci che force ci casca (levando l’orologio). E’ un orologio un po’ vecchio, ma è un orologio della nostra famiglia,. Perché noi e la nostra famiglia eravamo tutti orologiai anche prima di nascere. Sarebbe proprio un orologio perfetto per uno come lei …

BALDASS.:         Per essere grande è grande, ma funziona?

RENZO:               E’ di una precisione… sbagliano tutti gli altri ma questo mai !

BALDASS.:         (Tutto assorto a guardare l’orologio)

GIACOMO:         (Pianissimo) Renzo, io vado a chiamare Franco, gli dirò di fare un Conte, per fare in modo di farlo cadere in trappola.

RENZO:               Vai e torna subito.

GIACOMO:         (Alzandosi)  Senta galantuomo, se lei compra quall’orologio fa un affare, parola di un galantuomo come me. Mi scusi cinque minuti che vado un momento a caricare l’orologio trasparente e torno subito. (Esce)

BALDASS.:         Faccia pure, si figuri (sempre guardando l’orologio)

RENZO:               Perchà in confidenza, se sto vendendo quest’orologio è che …. Domani mi scade una cambiale, e siccome che il figlio di mio padre è sempre stato un galantuomo, finchè posso voglio andare con il cappello in testa, povero ma galantuomo.

BALDASS.:         Bravo signore mi paice sentir parlare così. Significa chè c’è al mondo ancora qualche galantuomo!

RENZO:               (Piano) ma non sono io.

BALDASS.:         Senta, se si tratta di giustizia e di spendere bene i miei soldi glielo compero. Sentiamo, quanto vuole?

RENZO:               Senta, senza troppi discorsi, e senza calare di un centesimo , mi dia trenta franchi e neanche un centesimo di mento. Varrà tre volte tanto.

BALDASS.:         (Guardando l’orologio tra sé). Grosso è grosso, ma mi sembra caro, non per offenderlo, sa, ma per fare i miei interessi. Me lo da per 25 franchi?

RENZO:               Guardi non posso proprio, e se vuole provare ad andare da un orologiaio a farlo stimare, sarebbe sicuro di pagarlo di più.

Scena quinta.

GIACOMO:         (Entra) Bene! L’avete fatto questo affare?

RENZO:               Eh ! Se questo signore vuole…

BALDASS.:         Signore a me  , non me lo dica neanche per scherzo, Signore a me …

GIACOMO:         Cose le ha domandato, 100 franchi?

RENZO:               Ecco, sentito ? Gli ho chiesto 30 franchi.

GIACOMO:         Come, scusa? Ma sei matto? Trenta franchi per un orologio come questo che è un fior fiore di orologio?

BALDASS.:         Va bene, va bene, accetto ! E quella presuntuosa di mia moglie lascia che dica . In fin dei conti i soldi sono miei, va bene?

GIACOMO:         (facendo gesti d’intesa con Renzo, piano) Ancora per poco…

FRANCO:            Entra con fare distinto. Renzo e Giacomo si levano il cappello fingendo pronto rispetto) Oh!buon giorno!

R & GIACOMO:  Oh! Buon giorno signor Conte!

FRANCO:            Scusa Renzo, bisognerebbe che tu andassi nel mio palazzo per vedere il pendolo. Sono passato di qui, ti ho visto e ho creduto bene di avvisarti.

RENZO:Oh ! Grazie Signor Conte! Oggi passerò di li per sistemaglielo.

BALDASS.:         (Piano a Giacomo) Accidenti sta facendo proprio il signorotto!

FRANCO:            Non potresti venire subito?

RENZO:               Senta signor Conte, Finisco di concludere questo affare e poi vengo subito.

FRANCO:            Si fanno affari? E a me no dite niente?

BALDASS.:         Mi scusi signor Conte , stiamo contrattare un orologio!

RENZO:               Oh! Non è mica cosa fina, non è cosa adatta ad un conte come lei.

FRANCO:            (guarda l’orologio e con finta meraviglia) Oh! Bello, bellissimo , Oh, cosa vedo mai, cosa vedo!

Tutti:                     Cosa c’è ? Cosa c’è?

BALDASS.:         E’ rotto?

FRANCO:            Senti Renzo, è già concluso l’affare?

RENZO:               Si, per trenta franchi.

FRANCO:            Ma se questo orologio qui vale per lo meno mille lire a regalarlo.

Tutti: Noooo

FRANCO: Quando vorreste pigliare mille lire, non devi fare altro che andare dal mio amico Marchese Mangiatonti, che stà in piazza a Roma, e sarà tre anni che cerca per mare e per terra un orologio come questo.

BALDASS.:         Ma dice davvero Signòr Conte?

FRANCO:            Davvero, davvero, ma non sai che è un orologio che risale al tempo dei greci – forse anche dei romani., e che gli orologi come questo non ce ne sono che tre o quattro in tutto il mondo?

GIACOMO:         (A Renzo) Te l’ho detto che l’hai regalato.!

RENZO:               Che stupido, che stupido che sono stato , butto all’aria il contatto.

BALDASS.:         Cosa c’è? Il contratto è fatto ,   ha sentito anche il signo Conte E non si può buttare all’aria caro signore.

RENZO:               (Quasi piangendo) Va bene, ma è una vigliaccheria però. Vuol dire rubare dei soldi ad un povero padre di famiglia, che ha sua moglie ammalata e una ragazza da pagare come Balia.

GIACOMO:         (piano) Senti che bugiardo! Non è mica vero!!!

BALDASS.:         MA il contratto è stato fatto così.

FRANCO:            Senta caro galantuomo. Io sono il primo a dirlo che il contatto è stato fatto, ma mi pare che voi dobbiate ragioare un poco. Io vi assicuro che fra mezz’ora vi farò prendere almeno mille lire dal mio amico marchese, perché era disposto a pagare un orologio come questo fino alla somma di tremila lire.

BALDASS.:         Mamma, che fortuna!.

FRANCO:            (riscaldandosi) Ma io vi dico adirittura che se fate lo strozzino con questo signore non volendoci dar niente, io vi lascio andare in Egitto a prendere le mille Lire!.

BALDASS.:         Lasiacte fare a me? Anche voi signor Renzo?

RENZO:               Io non so che dire, io la reputo un galantuomo. Lei conosce la mia situazione… faccia Lei quello che crede, che io sono sempre contento.

FRANCO:            Sentite voi! Gli darete prima di tutto le trenta Lire . Fuori !

BALDASS.:         (Li toglie da un fazzoletto dove sono legati) Eccoli … li conti…

RENZO:               (contatndo) 10 , 20, 30 … va bene.

GIACOMO:         (piano) E trenta sono guadagnati.

FRANCO:            Adesso il guadagno è di almento 970 lire. Almeno, dico, perché sono sicuro che prenderete di più! Mi pare che dare 300 lire a Renzo e 660 a voi è il minimo …

BALDASS.:         Oh ! 300 Franchi ? Mi scusi signor Conte, mi sembrano troppi. Io pensavo di dargli 5 franchi oltre a aquelli già dati, e basta.

FRANCO:            Siete proprio avari voi contadini, me se Renzo vi ha fatto rovare i biglietti da mille, perché state speculando in tal modo?  Vergogna! Peccato a farvi del bene. IO vado via e vi lascio sbrigare a voi la faccenda. Ecco cosa faccio (Avviandosi).

GIACOMO:         (Piano all’amico) L’è proprio un ladro sto Furlain!

BALDASS.:         Interrompendolo ) Ma no, signòr conte, non vada via così. Dicevo per scherzare. Se lei crede proprio che l’orologio valga questi 300 franchi glieli darò; ecco qua glieli do subito, ma non scappi via così. (Si mette a contare).

FRANCO:            No mi piace vedere le cose inguste. (li sgancia finalmente) .

GIACOMO:         piano a Franco) Gli avanzano ancora 70 franchi.

FRANCO:            Lascia fare a me.

BALDASS.:         Ecco i 300 franchi…. Mi piange il cuore a darglieli… sembra quasi che me li stiano rubando…ma pasienza, ne prenderò di più.

RENZO:               (Dopo aver preso i soldi) Grazie a lei …. Ma anche lei mi può ringraziare…

BALDASS.:         (a Franco) Andiamo dal Marchese ora?

FRANCO:            Subito (squadrandolo da testa ai piedi) Ma sentite il mio buon uomo, siete in modo un po’ indecente, sapete bene che non sono mica democratici come me. Non avete dietro almeno un’altra giacca da cambiarvi?      

 BALDASS.:        Non ce l’ho mica, dovevo ascoltare mia moglie che voleva che mettessi i visteiti da festa. Certe volte hanno ragione acnhe loro.

FRANCO:            MA sentite, io così non posso accompagnarvi in casa del mio amico !

BALDASS.:         Oh, perbacco…

GIACOMO:         Però possiamo andare a prendergli un vestito nuovo !

FRANCO:            Giusto. Facciamo così. Siete pratico di Motta? Sapete dov’è “Fedrizzi” ?

BALDASS.:         No , non lo so , signore.

FRANCO:            O, corpo di bacco (incerto come chi prende una risoluzione) bene, facciamo così. Tu Giacomo fatti dare la giacchetta e il gilèt di questo signore…. Magari anche il cappello e corri da “Fedrizzi” ovvero da qualche altro negoziante a prenderne uno della stessa misura. Giusto? (Facendo l’occhietto al complice)

BALDASS.:         Oh. Signor Conte, quanti disturbi si sta prendendo. Mi dispiace dui scomodarla!

FRANCO:            Niente, niente.

GIACOMO:         Mi dia anche i pantaloni, per la misura; e poi faccio una corsa. Vado e vengo… e poi anche qulche soldo, perché sono al verde.

BALDASS.:         (si leva i vestiti e poi li consegna) Ecco, come siete gentili voi da Treviso, come siete buoni… e quanti soldi devo darvi per comprarmi i vestiti?

FRANCO:            Ci dia 50 lire !!!

BALDASS.:         (Consega i soldi) Ecco … intatno grazie .. Berremo poi una bottiglia assieme…

GIACOMO:         Va bene, va bene… fra di noi , non dobbiamo mica mangiarci ( che bestia)

FRANCO:            Fa presto (quello non torna più)

GIACOMO:         Faccio una corsa. (Esce)

BALDASS.:         Povero disgrazieto, come corre! Pare quasi che stia scappando. Che cuore generoso che ha.

FRANCO:            E poi guardate . Avete un paio di scarponi che rompono i pavimenti. Anche quelli bisogna cambiarli, perché non vi posso mica accompagnare in casa del signor Marchese con quei vostri scarpoi che rompono tutti i tappeti e i parquèt!

BALDASS.:         Ha ragione. No potreste andare a comprarmene un paio? Ho questi ultimi 20 franchi  ! Be’ pazienza, poi non ne ho più, ma prenderò i biglietti da mille.!

FRANCO:            Voi non potreste andare così in camicia. Renzo, ci faresti il piacere di andare giù da “Bianco” a comperare un paio di scarpe per questo galantuomo?

RENZO:               Si figuri signor Conte Lo faccio con piacere. Noi paesani abbiamo il cuore in mano. Mi dia gli stivali per la misura!

BALDASS.:         Li prenda .E siccome questi mi fanno sempre male, me li prenda un po’ più grandi, perchè ho i calli e la pianta del piede larga.

RENZO:               Va bene, ve li prenderò più grandi! Mi dia almeno 20 franchi.

BALDASS.:         Tenga , grazie tante anche a lei. Mi scusi del disturbo. Vuol dire che berremo mezzo litro in compagnia. !

RENZO:               Va bene vado e vengo subito (esce)

FRANCO:            (L’abbiamo spennato. Ora bisogna che troviil modo di svignarmela) Ecco. Lei può fire ora di essere un gran signore!

BALDASS.:         Accidenti! Se questa fortuna mi fosse capitata quando ero più giovane!

FRANCO:            Meglio tardi che mai (Guardando l’orologio) .Ma sa che è proprio bello quest’orologio? Avrebbe bisogno di una pulitina, prima di portarlo al marchese. Che ne dice? Chissà che non possiamo tirare qualche franco in più.

BALDASS.:         Sono d’accordo

FRANCO:            Sa cosa dobbiamo fare? Intanto che vengono quei due la, io faccio una piccola corsa dall’orologiaio che sta qui a due passi e gli faccio dare una piccola pulitina. Che ne dice?

BALDASS.:         Va bene, ma non ho più nenche un soldoper pagare il servizio.

FRANCO:            No si preoccupi. Stavolta anticipo io …

BALDASS.:         Signor conte … non posso permetterlo, questo è troppo!

FRANCO:            Niente, niente … figuriamoci ! Tanto devo aspettare lo stesso, e per i soldi , regoleremo appena avremo concluso con il Marchese!

BALDASS.:         Va bene, se vuole proprio scomodarsi, vorrà dire che mi ricorderò di lei …

FRANCO:            (si ricorderà si …)

BALDASS.:         Grazie, grazie … Vado e torno ! (Sta sicuro!)  (Esce)

Scena sesta

BALDASS.:         Accidenti, guarda che fortuna che doveva capitarmi. E se davo ascolto a mia moglie? A la  Pina? Lasciala dire, guarda qui. Sarebbero stati più di mille franchi andati in fumo .Ma ora ne guadagnerò tre o quattro mila franchi da quel Marchese. I signori quando vogliono togliersi un capriccio, non badano mica a spese!!!

            Accidenti, e poi, con i soldi che guadagnerò mi prenderò una carrozza con un bèl cavallo, così mi faccio portare a Motta, proprio come un Re, e tic, tac  opp va la Pierina (imitando la frustata al cavallo) .

Arriverò a Malintrada correrrano tutti fuori, mi guarderanno e rimarrano sbigottiti. Ma quello è Baldassarre Antonio ..? Ma cos’è successo…? ha ha ha … (risata)

E io li guardarò stando sopra al carrozzone senza ridere, e tic tac. Poi arriva la moglie attrattta da tutti questi rumori e questa confusione (perché voglio comprargli anche i campanelli da mettere al cavallo) e la immagino che  resta lì a guardarmi . (Risata poi imitando la moglie )  Oh Signor signore… è mio marito quello li? Ma come sei bello. Dove hai trovato tutta questa roba? Oh ! Signore! Hai fatto un patto con il diavolo?

E allora scenderò dalla mia carrozza, tirerò fuori i franchi che mi saranno rimasti e gli dirò: “vedete Nina se sono un baucco come dite sempre ?” e poi tutte le feste in carrozza andrò a, Oderzo, Pordenone, San stino, alè, tich tach via va la Pierina….

Scena settima 

VITTORIO:          (Entrando) Cos’è successo? Mi dica su. E’ diventato matto? … ma … cosa succede ??? E’ pronto per andare a letto?

BALDASS.:         Intanto lei prepari il pranzo per tre, anzi per quattro, e della buone bottiglie di vino.

VITTORIO:          (Questo è diventato matto)

BALDASS.:         Oh .. ha capito ?…

VITTORIO:          (Impaurito) (i matti bisogna trattarli con le buone) Dica , devo prepararlo subito il pranzo? E poi, mi dica, come mai si è conciato in questo modo?

BALDASS.:         Oh, già, è vero, lei non sa ancora niente, io ho avuto una fortuna nella sua bottegha, che ….

VITTORIO:          oh ! (Questo è proprio matto)

BALDASS.:         HA visto con chi stavo parlando prima?

VITTORIO:          Sì …. (facendo cenno …)

BALDASS.:         Bene, quei signori mi hanno venduto un orologio per trenta franchi. Un orologio che vale almento tremila franchi!

VITTORIO:          Chi? Quei due che erano qui?  Ah povero lei !

BALDASS.:         Come ? Cosa sta dicendo?

VITTORIO:          Oh ! Povero il mio uomo, lei non sa mica che quei tre sono i più imbroglioni di tutto il Veneto.

BALDASS.:         Ma il signor Conte mi ha detto che li conosceva, anzi è stato lui a dirmi che l’orologio valeva mille franchi.

VITTORIO:          Era quello magro,   piccolo e smorto?

BALDASS.:         Si!

VITTORIO:          Bene. Quello è conte come lo sono io.

BALDASS.:         (Comincia a tremare) Ma se io a quei tre ho dato tutti imiei soldi …

VITTORIO:          Se è così, l’ha fatta proprio grossa. Ma i vestiti?

BALDASS.:         Li ho dati a loro, perché me ne comprassero di più belli, per poter andare con il Conte dal signor Marchese.

VITTORIO:          Chi ? (Ridendo ) Oi oi che allocco !

BALDASS.:         Non voglio mica che mi dica quella parola lì che mi dice sempre mia moglie.

VITTORIO:          Allora gli dirò: oh che bestia!

BALDASS.:         Pasienza…. O povero me … non è tanto per i soldi, quanto per cosa no mi sentirò dalla moglie quando gli racconterò il fatto !!!!

VITTORIO:   E  me?  Per il litro di vino che avete bevuto mi prendo in combio la gallina!

Scena Ultima

RENZO:               Posso entrare?

VITTORIO:          Cosa vuoi?

RENZO:               (Rivolto a Baldassarer) Mi scusi è lei il contadino?

BALDASS.:         Vede qui c’è un galantuomo.

RENZO:               Siete quello dell’orologio?

BALDASS.:         (Speranzoso) (All’oste) Vede che stanno ritornando?

RENZO:               Siete quello che ha acquistato l’orologio?

BALDASS.:         Si sono io …. Stanno arrivando?

RENZO:               Mi hanno detto di dirle …

BALDASS.:         Cosa hanno detto? Che vengono subito ?

RENZO:               No, mi hanno detto che ne hanno visto di allocchi, ma un allocco grande come lei no l’avevano mai visto; la salutano tanto e ringraziano nuovamente  (esce) …

BALDASS.:         Oh … me l’hanno fatta !!! (Scena e soggetto) 

FINE