Un battito in testa

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UN BATTITO IN TESTA

                                                                            DUE TEMPI DI SAMY FAYAD

PERSONAGGI:

CORRADO BUCEFALO

ALBERTINA

LUCIA

MARCUCCIO

MARIA

MEDIPPE

STEIMMULLER

IL SENATORE CERRITO

PRIMA SPAGNOLA

SECONDA SPAGNOLA

La commedia si svolge a Napoli

LA SCENA

Benché pensionato del Genio Civile, Corrado Bucelalo vive agiatamente. Questo privilegio non lo deve alla liquidazione riscossa dopo trentacinque anni di lavoro, bensì alla circostanza di essere il discendente di una famiglia della piccola nobiltà terriera inurbata a Napoli dopo la fine del regno borbonico. Dei cui beni superstiti: oliveti, fondi ceduti a mezzadria e la stessa casa in abita, egli è l’attuale beneficiario.Il salone in cui si svolgono i fatti si apre attraverso una vetrata su un piccolo giardino alberato: uno dei rari scampati alle brame dell’edilizia grazie ad una capricciosa e provvidenziale topografia che a volte riesce a celare minuscole oasi cittadine perfino alla ricognizione aerea.

A destra, l’angolo di un tappeto che copre buona parte del pavimento, è ripiegato lasciando a vista una botola di legno. Addossato alla parete c’è un tavolo da disegno sul quale è spiegata una grande mappa di Napoli fitta di schizzi e di annotazioni.

Porte a destra e a sinistra.

Il mattino d’un giorno invernale.

Seduta in poltrona, Albertina è intenta a cucire dei bottoni ad una giacca. Alcuni indumenti maschili – un panciotto, una sciarpa, un pullover, un berretto di lana – sono disseminati sui mobili. Malgrado la presenza di monumentali radiatori. Albertina indossa un pesante pullover ed ha uno scialle sulle spalle.

Ai suoi piedi è accesa una stufetta elettrica.

Dalle fessure della botola si sprigionano volute di vapori e di tanto in tanto Albertina agita la mano davanti al proprio naso, come per allontanare un odore sgradevole.

Da destra entra Lucia. E’ vicino alla trentina, piccola minuta un fascio di nervi.

LUCIA     Il mostro ha telefonato?

ALBERTINA  (senza sollevare lo sguardo dal lavoro) Non ha telefonato

(Lucia scuote l’apparecchio telefonico)

LUCIA  Allora è guasto.

ALBERTINA  (c.s) l’apparecchio sta a posto. Non lo scassare tu

LUCIA  (furibonda) Ma come funziona e il mostro non telefona?!

ALBERTINA (paziente) Lucia, che gli hai detto a tuo marito prima di sbattergli la porta in faccia?

LUCIA  “Me ne torno a casa di mamma e non ti permettere neanche di telefonare”

ALBERTINA  E allora…Pure l’ultima volta non telefonò.

LUCIA     L’ultima volta c’era il nostro sprofondamento a via Tasso e mezza Napoli rimase fuori uso

ALBERTINA  Mo’ ci sta altro solito sprofondamento.

LUCIA  Però il telefono è stato miracolato.

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ALBERTINA  (armandosi di pazienza) Se il mostro…se Marcuccio chiama che mi hai detto che gli debbo rispondere?

LUCIA  (dispettosa) Che non ci sto!

ALBETINA  E allora perché vai trovando che telefoni?

LUCIA  (STRIDULA) Perché, essendo stato abbandonato dalla moglie e dal figlio, non deve trovare pace (un tempo). A proposito dov’è il bambino?

ALBERTINA  Ai giardinetti con Maria. (indicando la botola) Con questa puzza di zolfo, qua dentro non è cosa. Senti, Lucia, in seguito a quale torto di Marcuccio questa volta te ne sei tornata a casa di mamma?

LUCIA  Quale torto? Federico De Luca mi procura un palco per il San Carlo e sai il mostro come accoglie la notizia? “Combina con Geppino e Antonella. Dato che la lirica mi concilia il sonno me ne sto a casa e finisco la relazione in grazia di Dio”

ALBERTINA  E poi?

LUCIA   “Me ne sto (sillabando) in grazia di Dio”. (stridula) Perché quando ci sono io in casa, il mostro non sta in grazia di Dio.

ALBERTINA   Sì..però anche tu Lucia…lasciatelo dire sei esagerata…non è che lo voglio difendere a tutti i costi ma una volta tanto che quel povero uomo può trovare un po’ di pace…

LUCIA  (urlando9 Mammà pure tu, mo’?! (alza il ricevitore, lo porta all’orecchio, lo ributta giù. E non telefona (piangendo) Nemmeno per sapere se suo figlio è arrivato sano è salvo.

ALBERTINA  Se chiama gli posso almeno riferire che Zorro non è sprofondato?

LUCIA  No! Il dubbio lo deve far schiattare (un tempo) non telefonare,

sa? Non telefonare!

ALBERTINA  Fa’ una cosa: chiamalo tu.

LUCIA  Io?! Io chiamo l’avvocato! (compone un numero al telefono mentre Albertina rassegnata sospira guardando in alto) Carolina, sono Lucia. Sai la novità? Mi separo….Sì,sì, ma questa è la volta che lo faccioi. Passami Ferruccio…E che fa a Milano?...Va bene, allora mandagli un telegramma al ritorno, invece di perdere tempo con le parole incrociate, cominciasse la pratica…Sì, in treno (ad un cenno di Albertina) Aspetta…

ALBERTINA  Domanda a Carolina se l’amica della spagnola che sta a servizio da lei è sempre disposta.

LUCIA  (al telefono) Mammà vuol sapere se l’amica della spagnola è sempre disposta…Come?...Ah!...Ah!! Hai capito? (ad Albertina) Dice Carolina che se non è disposta l’amica ti dà quella che sta da lei, a Ferruccio il tipo “sigaraia di Siviglia” e va allungando le mani (al telefono) Carolina, separati pure tu! (ad Albertina Papà allunga?

ALBERTINA  Che deve allungare…(indicando la botola) Quello è tutto sottosuolo e casa. Che la mandi oggi stesso.

LUCIA (al telefono) Manda la spagnola oggi stesso. E ti raccomando il telegramma. (riaggancia. Si rivolge al Albertina, aggressiva, senza censura di tempo) E in aggiunta allo zolfo i termosifoni sono spenti. Mettiamo una cosa in chiaro, quando dico al mostro che me ne torno a casa di mammà, la casa di mammà la voglio trovare riscaldata, va bene? Se no, tanto vale che me ne sto a casa mia.

ALBERTINA  Ecco, brava, perché non ci torni’

LUCIA  Dalle! Mammà, io mi separo! (incrocia le braccia e fissa il telefono con occhi lampeggiati. Da sinistra entra Maria la vecchia e indistruttibile domestica. Nei necrologi dei signori, in fondo alla lista dei parenti inconsolabili, c’è sempre il posto per la “fedele Maria”. Entrata in famiglia ai tempi dei tempi: è presumibile che abbia conosciuto Garibaldi e che debba vedere i primi uomini posare il piede sul pianeta Giove. Maria impugna una scopa, ha il capo sommariamente fasciato e trascina il passo. Attraversa la scena senza una meta apparente, biascicando delle parole tra i denti)

MARIA    Ah, Gesummio, ‘a vita è na fiamma.

ALBERTINA  Neh, Maria..

MARIA    Ah, state qua…che calo, rigatoni o maltagliati?

ALBERTINA  Don Corrado non ti ha fatto l’imbasciata?

MARIA   No.

ALBERTINA  (indicando la botola) E allora bisogna che lo domandi a lui (con intenzione, mentre Maria si avvicina alla botola) Che è, hai sbattuto in qualche spigolo?

MARIA         No, non ho sbattuto in nessun spigolo…mi è solo arrivata una zuppiera in testa.

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ALBERTINA  (ironica) E chi ti ha lanciato la zuppiera in testa, Maria?

MARIA  (insolente) Perché, non lo sapete? Sempre la vostra bella lavastoviglie

ALBERTINA  (a Lucia) Hai capito perché ci vuole la spagnola?

MARIA  Signora, senza che fate la scettica; la lavastoviglie ha aperto lo sportello, ha preso la mira e miha menato la zuppiera. Mi volete credere, non mi volete credere.

ALBERTINA  Finiscila di dire sciocchezze! La verità è che ti sei fatta troppo vecchia, le mani ti tremano perché hai il verme solitario e fi cadere il vasellame.

MARIA  (con sopportazione) Ahè

ALBERTINA  Perciò, come abbiamo deciso, fra un mese te ne torni al paese. Don Corrado ti ha promesso la casa e il vitalizio e campi senza pensieri.

MARIA  (cantilenando) Al paese non me ne torno. Don Corrado io l’ho visto nascere e lo debbo veder morire.

LUCIA    Neh, Maria, ma tu non stavi ai giardinetti col bambino?

MARIA (annuendo) Eh

LUCIA      E dove l’hai messo’

MARIA    Il bambino? (guarda a sinistra e poi a destra9 Gesù, volete vedere che l’ho dimenticato ai giardinetti?

LUCIA   Dimenticato?

MARIA     Abbiate bontà con tutte queste botte in testa…

LUCIA  (correndo verso la porta di sinistra) Figlio mio! (sulla soglia si volta) Il mostro pure questa deve portare sulla coscienza (via di corsa)

ALBERTINA   Subito te ne vai…Ma come con questo freddo ti dimentichi il bambio ai giardinetti?

MARIA   Male non gli fa, il freddo rassoda le carni.

ALBERTINA  Il freddo del paese, incosciente! Là, i bambini sono ruspanti in città le creature tengono il verme solitario e il freddo le surgela…La spagnola, la spagnola!

MARIA    Va bene, intanto che arriva la spagnola io che calo…rigatoni o maltagliati.

ALBERTINA  (tra i denti, berrsagliandola con lo sguardo) Fa il segnale a don Corrado, fa…Vi siete messi bene insieme, voi due…Due belle teste pesanti…

(Maria raggiunge la botola con il suo passo strascicato)

MARIA     Ah, Gesummio…’a vita è ‘na fiamma e candela (si colloca sopra la botola e vi batte il manico della scopa) Don Corrado che calo?  (un tempo. Batte di nuovo) Don Corrado che calo? (si avverte un movimento della botola, dapprima leggero poi più forte, che fa traballare e scostare Maria. La botola si alza e in  una nube di vapori giallognoli, emerge Corrado Bucefalo. E’  in maniche di camicia, ha il viso coperto da una maschera antigas e in testa porta un elmetto da minatore. Corrado richiude la botola, si toglie maschera ed elmetto. Sessantacinque anni, baffi e capelli candidi: è un uomo mite e bonario, incrocia un lungo sguardo con Maria) Che calo?

CORRADO   Dammi la scopa.  (Maria gliela da’…Corrado si colloca lateralmente alla botola e vi batte sopra) “Don Corrado, che calo?” Cosa devi calare…tu prima devi imparare come mi devi chiamare quando devi chiedermi qualcosa altrimenti io non salgo e cala la sera (fa un cerchio all’interno della botola con la scopa)  ti piazzi qua dentro e batti. Hai capito come si fa?

MARIA  Ho capito!

CORRADO    (fissandola poco convinto) Senti Maria mo’ ti faccio un’altra volta un segno per terra (traccia un cerchio sul pavimento con una matita presa da una tasca) così quando è il momento ti piazzi qua dentro e batti. Facciamo una prova.

(Maria si colloca nel cerchio e batte sulla botola)

MARIA     Don Corrado che calo?

8Corrado con gesto gentile solleva la botola e la fa ricadere)

CORRADO   Hai visto?

MARIA  (ammirata)  Gesù…(un tempo) E’ lo stesso segno che mi fate ogni giorno?

CORRADO  Sempre lo stesso da cinque anni (ad Albertina9 Senti che bel caldo? (asciugandosi  la fronte9 Sto in un bagno di sudore.

ALBERTINA  (stringendosi nello scialle) E copriti che questa è una Siberia.

CORRADO   Senti freddo? Ti devi far controllare la pressione.

ALBERTINA  La pressione sta a posto. Bisognerebbe accendere i termosifoni.

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CORRADO   Ehhhh! I termosifoni. C’è quel ben di Dio la sotto…

(Maria batte con la scopa sulla botola. Corrado si volta)

MARIA    Don Corrado, che calo?

CORRADO   Neh…Maria, che ti sei fatta in testa?

MARIA   La lavastoviglie

ALBERTINA    Ahe!

CORRADO   E questa volta chi ti ha menato’

MARIA   Una zuppiera.

CORRADO   (sovrappensiero)  Prima una tazza, poi un piatto, mo’ una zuppiera…Escalation (un tempo) Le hai usato qualche sgarbo dì la verità.

MARIA     Io? Da quando ha messo piede in questa casa io faccio i fatti miei.

CORRADO   (ad Albertina)  La lavastoviglie ha pigliato Maria in antipatia.

ALBERTINA  (scattando)  Corrado, stai dando i numeri?  Una macchina piglia in antipatia?

CORRADO   Noi che ne sappiamo’  (ha un brivido di freddo. Trova il pullover e lo indossa)

ALBERTINA   E che sono cristiani o animali che pigliano la gente in simpatia o antipatia?

CORRADO  Neppure la corrente elettrica è cristiana o animale. Metti un dito in una presa e poi vedi se ti tiene in simpatia.

ALBERTINA   8segnandosi)  Padre, Figliolo e Spirito Santo

CORRADO   Ho detto qualche sciocchezza’

ALBERTINA   No, no, per carità

CORRADO    (aMaria)  Senti a me, se quella veramente ti ha pigliato d’occhio, tu non darle udienza. Fa finta di niente.

MARIA   Quella è ‘nsista, don Corrà.

CORRADO  E tu persevera. Prima o poi vedi che si stanca (e scosso da un nuovo brivido di freddo indossa il panciotto) Quando stavo al Genio Civile, l’ingegnere capo mi prese in antipatia …Così, senza motivo…Io sono una buona persona?

MARIA   Voi siete un degnissimo signore, come la buonanima di vostro nonno e di vostro padre don Mariolino. (commossa) Io già tengo prenotato il posto in convento il giorno in cui passerete a miglior vita e prego nostro Signore di darvi una morte sonnolenta e indolore, amen.

CORRADO    Apprezzo, Maria ma non era il caso di prenotare,  abbi bontà. (un tempo) Dunque, ingegnere capo, ogni anno, per vent’anni, nelle note caratteristiche mi dava “sufficiente”. Io potevo presentare ricorso per ottenere “buono” oppure “ottimo”, ma me ne sono guardato bene. E sai perché? Perché quello, più che un dispetto a me lo faceva perché ci provava gusto. Lui si aspettava uno scatto di nervi..invece io, ogni mattina, entrando in ufficio “ingegnere, buon giorno dal vostro devotissimo sufficiente”. E tutti quei ‘sufficiente’ che  io mi trovavo  sulla cartella personale, lui se li accumulò nel fegato, anno dopo anno, sotto forma di certe pietre grosse così, guarda…noci! Tu fa’ lo stesso; poi vedi che la lavastoviglie dopo che ti ha menato in testa un paio di servizi, per il dispetto schiatta in corpo e fonde il motorino.

MARIA   Voi dite…

CORRADO   Garantito.

MARIA   Intanto, però, il servizio in testa me lo piglio.

CORRADO   Fa’ una cosa quando stai in cucina (le da’ l’elmetto da minatore) mettiti questo. Così stai  protetta. E mo’ va a calare. Maltagliati…va’ (avvolgendosi la sciarpa intorno al collo) Neh, pare che sta rinfrescando 8° Maria che è sulla soglia di sinistra) Un’altra cosa…accendi il termosifone (Maria esce con l’elmetto in testa. Ad Albertina) Può essere che non si tratta di antipatia, ma di crisi di ambientamento. Casa nuova, gente sconosciuta.

ALBERTINA  (segnandosi) Padre, Figliolo e Spirito Santo.

CORRADO   Ho detto qualche sciocchezza?

ALBERTINA   No, no. Tu sei quello che crede a tutto. Si presenta uno “Io sono l’arcangelo Gabriele”, per te è l’arcangelo Gabriele…”Io sono il diavolo”, per te è il diavolo. La gente dice che gli asini volano e tu li vedi volare.

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CORRADO   (dirigendosi verso il tavolo da disegno) Perché, tuo fratello non faceva l’aviatore? Albertì, io credo alle cose che tocco con mano. La lavastoviglie la tocco, l’ingegnere del Genio Civile l’avrei potuto toccare, ma mi faceva senso. (battendo il dorso della mano sulla mappa di Napoli) E questa la tocco…Ecco qua…(traccia alcuni segni con la matita)…tra pochi giorni l’allacciamento è fatto.

ALBERTINA  In altre parole, altra puzza di zolfo in casa.

CORRADO   Calore, Albertina. Calore sano, naturale. Sua Eccellenza Cerrito potrà finalmente toccare con mano anche lui.

ALBERTINA    Lascia in pace sua eccellenza! Tu lo scocci con i tuoi progetti, quello se la piglia con Mariuccio. Mariuccio rincasa nervoso, s’appiccica con la moglie e così, ogni due settimane, ci troviamo con Lucia che se ne torna a casa di mammà. (con altro tono) Chi te lo fa fare, Corrado? Hai faticato quarant’anni, teniamo del nostro, terre, due case in campagna, casa in città, la tua pensione, la figlia sistemata, chi te lo fa fare? (un tempo) Pensa a curarti il verme solitario.

CORRADO   (lavorando sulla mappa, abituato a quel discorso) io non tengo il verme solitario… gli altri sì, ma io no…non ce l’ho il verme solitario.

ALBEERTINA    Lo dici tu!

CORRADO   Tra le persone di tua conoscenza, ci sta qualcuna che non lo tiene?

ALBERTINA  Io.

CORRADO  E a che devi questo privilegio?

ALBERTINA   Al fatto che mi curo.

CORRADO    Seguendo i precetti della buonanima di papà tuo…

ALBERTINA    Hai qualche appunto da muovere a mio padre?

CORRADO   Per carità! Degnissima persona, un galantuomo..emerito medico condotto…

ALBERTINA   Però…Finisci di dire…Però?

CORRADO    Albertì,   lo sai il però. Chiunque del comune di Tricoli andava da lui, gli trovava il verme solitario. Quindi, dopo  vent’anni che tuo padre faceva il medico condotto, da comune che era, Tricoli diventò frazione del comune di Sguaccio: il numero di abitanti si era ridotto del novanta per cento.

ALBERTINA   Grazie! L’emigrazione in Brasile.

CORRRADO   Diciamoci le cose come stanno: un po’ l’emigrazione e un po’ papà tuo, ce l’ho ancora nelle orecchie: “In due casi la gente ha bisogno del medico: quando ospita il verme solitario e quando non lo ospita ancaora. Nel primo caso per curarsi, nel secondo per prevenire” Insomma, tuo padre era contrario alla morte naturale.

ALBERTINA   Mio padre era un sant’uomo votato alla missione. Non perdeva tempo in progetti fantasiosi!

CORRADO  (lavorando sulla mappa) Sono anni che lo vado dicendo: tu apprezzerai quel che faccio solo quando sarai la mia vedova. Albertina uccide più con la poca fede che papà, tua buonanima.

ALBERTINA    Il mondo non è stato fatto in un giorno.

ALBERTINA   Ma che te ne viene in tasca?

CORRADO   Niente. E’ possibile che non l’hai ancora capito? Io voglio dare, non avere. Questo calore che ci dà la natura voglio offrirlo alla povera gente.

ALBERTINA  (paziente) Ci sta il carbone Corrado, ci sta la nafta, ci stanno stufe elettriche, gas liquido, kerosene.

CORRADO     E costano. Il calore naturale, inveve, è un dono gratuito.

ALBERTINA   Che tu vai a cercare al centro della terra.

CORRADO     No, ad Agnano, dodici chilometri.

ALBERTINA    (in tono cantilenante)  Corrà, sono dieci anni. …Perduti anche questi…Come i tre per il progetto destinato a raddrizzare la torre di Pisa.

CORRADO   Che c’entra? Il progetto era giusto solo che non si poteva realizzare, come mi fece notare la commissione.

ALBERTINA   Se invece di aspettare la commissione davi retta a me, non perdevi tre anni.

CORRADO   Eh, no, abbi pazienza, tu non dicevi  “Il progetto è irrealizzabile”. Dicevi – come dici adesso-  “Chi te lo fa fare?”

ALBERTINA   Perché, c’è differenza’

CORRADO   Una differenza abissale, il principio era giusto

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ALBERTINA   E perché non l’hanno applicato?

CORRADO     Non l’hanno applicato perché per farlo bisognava fare spazio intorno alla torre…ma la commissione era contraria ad abbattere quartieri di civili abitazioni e un ponte sull’Arno.

ALBERTINA   Insomma, tu per tre anni hai studiato come radere al suolo Pisa sapendo che la torre non si può raddrizzare.

CORRADO   Si può raddrizzare, Albertina. Certo, a costo di qualche sacrificio. Insomma, si tratta di scegliere. O raddrizzare abbattendo o lasciar pendere.

ALBERTINA   Ah, lascia perdere.

CORRADO    Pendere, non perdere. Pendere.

ALBERTINA   Dico io, ce ne stanno occupazione per i pensionati: raccolte di francobolli, lettere di protesta ai giornali, allevamento di cani. Nossignore, a me deve capitare un marito fissato con il calore naturale.

CORRADO    Albertì, non ti devi lamentare sempre, sembri una chitarra portoghese.

ALBERTINA    Da dieci anni vivi sottoterra, il diavolo devi trovare uno di questi giorni. Così ti passa la voglia, il diavolo!

(Entra Lucia spingendo un carrozzino)

LUCIA    Il mostro si è degnato di telefonare?

ALBERTINA   (curvandosi sul carrozzino)  Zorro, bello della nonna (un tempo) Lucia, ‘sta creatura l’hai ritirata ai giardinetti o alla genepesca? (soffrega le mani del bambino)  Zorro….Zorro…

CORRADO    Dico io – sotto vostra correzione – è mai possibile che una creatura di sette mesi, il cui nome è Gaetano, si deve chiamare Zorro?

LUCIA   Zorro, sissignore! Perché una volta cresciuta, questa creatura sarà il mio vendicatore! (un tempo) Ho domandato se il mostro ha telefonato.

CORRADO   ( ad Albertina) Il mostro ha telefonato?

ALBERTINA  (vezzeggiando il bambino) No.

LUCIA   Si capisce! Suo figlio è surgelato e il signore non telefona, il signore se ne sta a casa in grazia di Dio!

CORRADO    Non sei contenta?

LUCIA   (stridula)   Papà, pure tu! (via da destra, spingendo violentemente il carrozzino)

CORRADO   (stupito)  Che ho detto?

ALBERTINA   Marcuccio non deve stare in grazia di Dio, altrimenti Lucia si piglia collera.

(Corrado si gratta la testa., osservando la moglie. Non ha capito niente, ma non vuol darlo a vedere)

CORRADO   Ah, si piglia collera….(un tempo) Albertì,  questa è una dimostrazione vivente. Noi capiamo che una cosa non la dovevamo fare solo dopo che l’abbiamo fatta.

ALBERTINA     perché, Lucia non sapeva che si sposava un signore figklio di signori, sistemato e ammodo?

CORRADO  Lucia sì, ma io sto pensando a quel pover’uomo di Marcuccio (il quale è apparso a sinistra giusto in tempo per ascoltare le ultime parole. Ha gli occhi spiritati e i capelli in disordine)

MARCUCCIO    Lo potete dire, sono un pover’uomo (allucinato) Buongiorno (crollando a sedere, assai abbattuto) Chi me l’ha fatto fare?  (gli occhi allucinati) Sì, sono davvero un pover’uomo! Chi me l’ha fatto fare?

CORRADO    Andiamo, Marcuccio, è un modo di dire. Lucia ha preso da sua madre: sembra una sbirressa, ma in fondo…

MARCUCCIO    Eeeh, tutti i guai si chiamassero Lucia! Chi me l’ha fatto fare a scendere dal Vomero in macchina!

ALBERTINA   Hai avuto qualche incidente, figlio mio?

MARCUCCIO     Incidente?  (a Corrado, con un ghigno)  Tre ore ci ho impiegato. Uno, due e tre.

CORRADO    (candido)  E che hai fatto, Vomero-piazza del Gesù via Formia?

MARCUCCIO  (facendo ballare un piede9 Don Corrà, va bene che voi vivete sottoterra ma qualcuno devi avervi detto in confidenza che a via Tasso si è aperta una voragine…E, interrotta via Tasso, che mi resta per raggiungere il centro? La direttrice Salvator Rosa Museo. Ahè! La ritirata di Napoleone in Russia. Tre ore! Una, due e tre. Chi me l’ha fatto fare?

CORRADO    Proprio così. vedi, Marcuccio, il lato debole di voi giovani è che non vi sapete organizzare. Tu, dovevi venire via mare.

MARCUCCIO   Ah, sì?  Non sapete che via Caracciolo è interrotta da sei mesi?

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CORRADO   Lo so, ma in questo caso c’è la volontà lungimirante dell’uomo. Non si può ripavimentare d’estate, quando i napoletani stanno in villeggiatura: si intralcerebbe il turismo, bisogna ripavimentare d’inverno, quando si possono intralciare solo i napoletani. Ma quando ti suggerisco via mare, intendo dire che dal Vomero tu te ne scendi a Margellina e pigli il primo aliscafo per Capri, sono i primi venticinque minuti, va’ facendo i conti. A Capri Sali sul primo vaporetto in partenza per Napoli e scendi a molo Beverello, un’ora e quindici. Così in un’ora e quaranta hai aggirato via Caracciolo descrivendo un triangolo isoscele. Venti minuti a piedi dal porto fino a qua e sono due ore tonde. Hai risparmiato un’ora, hai respirato aria buona, hai fatto del moto e non ti sei pigliato collera. Marcuccio or-ga-niz-za-zio-ne!

ALBEERTINA   Neh, Corrado, e se invece di andare facendo l’Amerigo Vespucci nel golfo di Napoli, si compra un motoscafo e costeggia, non è meglio?

CORRADO     (allargando le braccia) Se ne ha la possibilità…Certo, una buona sistemazione nello studio di sua eccellenza Cerrito la tieni…A proposito, sua eccellenza ha lettto il mio supplemento di relazione?

MARCUCCIO   (elusivo, scambiando uno sguardo con Albertina)  Eh, come no….

CORRADO    E il commento?

MARCUCCIO   8scambiando un altro sguardo con Albertina e facendo roteare enfaticamente un braccio in aria) Uh, è vivamente interessato!

CORRADO   (osservando al di sopra degli occhiali, dopo una breve pausa) Senti, Marcuccio, non scambiare sguardi con mia moglie.

MARCUCCIO    Io?

CORRADO   Tu, tu, sì. E sono pure sguardi beffardi. In questa casa, quando parlo io, la gente si scambia sguardi….”Ha parlato il vecchio fesso”

MARCUCCIO      Don Corrado…

CORRADO     (sempre pacato) La mia relazione, a sua eccellenza, non gliel’hai fatta neanche leggere. E sai perché? Perché hai fatto così…(ripete il gesto di Marcuccio: braccio in aria roteato energicamente) Uno che ci mette tre ore, una, due e tre, per scendere dal Vomero non tiene la forza di fare così, sta accasciato su una poltrona.

MARCUCCIO     Il gesto l’ho fatto contagiato dall’entusiasmo di sua eccellenza.

CORRADO    Statti zitto. Se sua eccellenza avesse veramente letto, si sarebbe precipitato già da sei mesi…Ma che parlo a fare? Pa re che dovete compiere uno sforzo per sopportarmi.  “Quello è pensionato”….Non tiene a che pensare…In qualche modo deve passare il tempo…Marcuccio, se non te la senti, non dar retta, lascia perdere. Ormai sono alla fine dell’opera e tra pochi giorni mi basterà fasre una telefonata. Eccellenza venite a toccare con mano.

MARCUCCIO   Don Corrado, vi assicuro che è veramente interessato.

CORRADO    Ah, Marcuccio, l’interesse si dimostra! A parte l’utilità del progetto, si tratta di aggiungere un’altra gemma ai primati di Napoli: la città che ebbe la prima ferrovia e il primo telegrafo d’Italia sarà la prima a beneficiare del calore naturale nelle case e nelle strade. E, gratuitamente (scambio di di sguardo tra Marcuccio e Albertina. Un tempo.) E questo non è uno scambio di sguardi, vero?  (da destra entra Lucia)

LUCIA       Se Zorro non si scongela, non gli posso dare la pappa (si arresta alla vista di Marcuccio)

MARCUCCIO       Ciao

LUCIA       (aggressiva)  Ciao a me?! Che ci sei venuto a fare a casa di mammà.

MARCUCCIO     (controllandosi)  Come ogni sabato sono venuto a pranzo.

LUCIA   Avete sentito il mostro?  In un momento come questo, pensa a mangiare.

MARCUCCIO   (c.s)  Lucia, sono reduce dal traffico cittadino e non posso reggere altre masse d’urto.

LUCIA   Io ti ho abbandonato, hai capito? Il giudice deve sapere che tuo figlio è stato dimenticato ai giardinetti…e tu neanche una telefonata! Io l’ho salvato, io, sua madre (piangendo) Quella creatura è senza padre!

MARCUCCIO   (allargando le braccia) Ecco qua! Quant’è bella l’opera lirica! Lucia, quelle tre volte che, da fidanzati, mi hai trascinato al San Carlo, non ho mai avuto il bene di sapere com’era fatta la bacchetta del maestro perché quando quello l’alzava mi ero già addormentato. Conoscendo questa mia deficienza, mi hai sposato lo stesso. Mo che vai trovando? A me la lirica mi concilia il sonno, va bene?

LUCIA  Pure gli acuti di Placido Domingo’

MARCUCCIO   Pure gli acuto di Placido Domingo

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LUCIA    Non sei normale.

MARCUCCIO   Non sono normale, lo ammetto e se tu insisti a volermi portare al San Carlo ti metti sul piano di una sbirressa.

LUCIA      A me?  (con uno strillo)  Mi hai chiamato sbirressa! (solenne)  Vado a scongelare Zorro e me ne torno a casa di mammà!

ALBERTINA      Ci stai già, figlia mia.

LUCIA   Allora me ne vado a Roma (esce da destra piangendo)

MARCUCCIO   (frastornato)  Ha detto che va a scongelare Zorro?   (segue di corsa  Lucia)

CORRADO     Albertì, ci hai fatto caso? Questa generazione per tutto si appiccica tranne che per le corna. Sono finiti i bei tempi!

(da sinistra entra Maria, elmetto in testa e scopa in mano)

MARIA    Ah, Gesummio, ‘a vita mia è ‘na fiamma ‘e candela…Signora, debbo apparecchiare pure per il mostro’

ALBERTINA   (tra i denti) Quale mostro, Maria?

MARIA     Quanti ce ne stanno?

ALBERTINA     Uno solo, ma per te è l’avvocato. Apparecchia come ogni sabato, va’, va’…(Maria esce biascicando) Corrado, guardami in faccia: oggi stesso ci pigliamo la spagnola.

CORRADO  Non vogliamo aspettare prima il tecnico della lavastoviglie? Ieri ho telefonato…Ma sollecito.

ALBERTINA   (minacciosa)  Allora me ne debbo andare io al paese?

CORRADO   Albertì, che è ‘sta frenesia locomotoria? Lucia se ne torna a casa si mammà e mo se ne va a Roma. Le spagnole vengono a Napoli, tu te ne vuoi andare al paese. Stiamoci nu poco fermi! Diamo tempo al tempo.

ALBERTINA   Tempo, si capisce. Il tempo glielo diamo finchè diventa furiosa?

CORRADO   Maria non è pazza.

ALBERTINA     Maria non è pazza.

ALBERTINA  Ah, no’

CORRADO   (con un sorriso di rassegnazione) E’ vecchia. E poi mi dispiace se se ne va, va bene?. Quella mi ha visto nascere

ALBERTINA    E ti vuol vedere morire.

CORRADO    E’ nel suo diritto: da quattro generazioni va chiudendo gli occhi alla famiglia Bucefalo.

(da sinistra entra Maria, biascicando)

MARIA    Ci sta un signore che parla curioso. Porta i gambali, una camicia a scacchi e tiene un frustino in mano. Faccio passare?

(Albertina e Corrado si scambiano uno sguardo)

ALBERTINA  Questo signore lo conosci, Maria?

MARIA   Mi pare una faccia sconosciuta.

ALBERTINA  (sospirando)  Fa’ passare, fa’ passare…(Maria esce da sinistra) Hai visto? Quella non riconosce più la gente.

CORRADO   E’ vecchia, Albertina, è vecchia.

(seguito da Maria, da sinistra entra il dottor Steinmuller. Alto. Grosso, nell’abbigliamento illustrato da Maria. E’ un tedesco bonaccione e cerimonioso)

STEINMULLER   (con marcato accento teutonico) Bonciorno. La signora sta bene, sì? Il signore sta bene, sì?

CORRADO    Bene, dottore, grazie, accomodatevi.

ALBERTINA   (a Maria)  Il signore è il domatore tedesco che sta al piano di sopra da otto anni.

MARIA       Ah, mi sembrava di conoscerlo…(via da sinistra)

CORRADO   (a Steinmuller)  A che dobbiamo il piacere?

STEINMULLER   Io molto infelice. Epidemia continua. Notte scorsa perduti altri sei campioni di razza tedesca.

ALBERTINA    (congiungendo le mani)  Anime di Dio!

STEINMULLER   Voi sa con quanto amore e cura e nutre, come dice’ anime di Dio. Non c’è altro che addestra come io marce, salto in lungo e in alto, nuoto, barra d’equilibrio. Solo doctorSteinmuller fa marciare duecento cani tedeschi cantando a tempo. E adesso epidemia.

ALBERTINA   Ma non c’è qualcosa da fare?

STENMULLER   Niente! Doctorsteinmuller deve portare sua croce. Ma una sola croce, prego. Signor pensionato Corrado Buselatus questo motivo mia visita. La prego di credere , non sfizeo.

9

CORRADO   Lo so che non siete svizzero.

STEINMULLER    Io tedesco, prego. Io non dice sfizeo di Svizzera.

CORRADO   Appunto.

STEINMULLER   Io dice non sceso per sfizeo….come si dice sfizeo? Capriccio

CORRADO    Ah, sfizio.

STEINMULLER   Ecco, sfizeo. Io sceso per fare domanda. Questa mattina forse senza volere, signor pensionato Corrado , intaccato canna fumario di edificio, sì?

CORRADO   A dir la verità l’ho intaccata di proposito. Avete potuto constatare certamente che casa vostra è più calda di prima.

STEINMULLER    Io constata che puzza più di prima, solamente. Poco fa, la mia signora Concetta preparava a me frittata con cipolle quando sentito in cucina odore di, come dire? ….di marzio. Lei molto infelice e gicato vibrazione ancora qui,  in mio timpano.

CORRADO   Odore di marzcio…le uova erano fresche?

STEINMULLER   Di giornata. Corso a grido di mia signora…ho scoperto che non alle uova era dovuto il fetore, ma allo zolfo che invadeva mio domicilio da canna fumaria. (Albertina guarda Corrado, facendo battere un piede) Mia signora, oltre che di nervi, è debole di bronchi.

CORRADO  (subito) Allora vedete che ne trae beneficio, lo zolfo fa bene ai bronchi.

STEINMULLER   Ma come mette con lo stomaco? Povera donna debole anche di stomaco.

CORRADO    Pure….Nervi, bronchi, stomaco….Che tiene di forte la signora vostra?

STEINMULLER      La voce mediterranea. Mio timpano, molto infelice. Io scende a pregare come dice? In nome anime del Purgatorio di non intaccare canna. Tra epidemia e mia signora io decide arruola mercenario in esercito africano.

CORRADO    Eeeh…per così poco.

ALBERTINA    Mio marito provvede subito.

CORRADO   In cinque minuti è cosa fatta.

STEINMULLER    Grazie, così io meno infelice.

(da destra entra Marcuccio)

ALBERTINA   (a Marcuccio) Zorro si è scongelato’

MARCUCCIO    Per scongelarsi si è scongelato ma è violentemente schifato di questa puzza di zolfo.

CORRADO   Sto per provvedere  (chiama Maria che appare a sinistra) Dammi l’elmetto

MARIA   Ma come, mi lasciate senza protezione?

CORRADO   Per pochi minuti, intanto rimedia con una padella (si calca l’elmetto in testa)

MARIA     (USCENDO DA SINISTRA)  Ah, Gesummio, ‘a vita è ‘na fiamma ‘e candela)

STEINMULLER    Signor Corrado, io ringrazia molto per vostra sollecitudine

CORRADO   Se è per rendere meno infelice la vostra signora…però, caro dottore, le grandi conquiste richiedono qualche sacrificio. Che è un lieve sentore di zolfo? Ancora due o tre giorni e vi farà strabiliare.

STEIINMULLER   Io non dubita. Sono otto anni che io strabilia. Con vostro permesso, sì?

ALBERTINA    Vi faccio strada.  (Albertina e Steinmuller escono da sinistra)

CORRADO    Oh, Marcuccio, vedi di sanare il dissidio con Lucia, figlio mio. Io debbo portare a compimento l’opera…Fa’..il primo passo, magari per cavalleria, io debbo la-vo-ra-re.

(Rientra Albertina. Corrado applica la maschera antigas sul volto. Fuori di scena si sente il rumore di un piatto in frantumi. Da sinistra rientra Maria, coprendosi un occhio con la mano)

MARIA   Un piattino da frutta (con un grido di dolore)  Nell’occhio.

(Corrrado dice qualche cosa, ma le sue parole sono soffocate dalla maschera)

ALBERTINA    (a Maria furiosa) Oggi stesso fai la valigia.

MARCUCCIO   Ma chi ci sta di là?

MARIA    Un altro mostro.

(Corrado parla di nuovo con lo stesso risultato)

ALBERTINA   Di questo passo, invece di piatti, a tavola mettiamo carta di giornale. (Corrado grida, ma le sue parole risultano ancora incomprensibili) Ma che dici? Che dici?

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CORRADO   (strappandosi la maschera) Dico che la lavastoviglie si sta ammorbidendo: prima la zuppiera e mo un piattino di frutta. Descalation. Hai visto, Maria? Chi la dura la vince. Persevera, persevera.

(Apre la botola e si cala, richiudendo sulla propria testa. Maria esce da sinistra, la mano sull’occhio)

ALBERTINA   Il diavolo devi trovare là sotto!

MARCUCCIO    Donna Albertina dovete fare opera di persuasione. La puzza di zolfo è poca cosa. Fino a oggi l’abbiamo lasciato fare perché pensavamo che era un passatempo, ma chi ci dice che non ci sta qualche pericolo? Qua non passa un mese che a Napoli non ci sta uno sprofondamento….Ai cani dicendo, se quello mentre sta in qualche grotta o qualche cunicolo si dovesse smuovere qualcosa…insomma, per mare e sottoterra, non si sa mai quello che trova.

ALBERTINA    Il diavolo deve trovare. Il mio fiato è sprecato. Quello sta a sentire solamente le commissioni tecniche. Ci vorrebbe qualche intervento autorevole…(un tempo) Marcuccio, la famosa relazione l’hai letta?

MARCUCCIO    Tre paginette. Alla quarta ho pigliato sonno.

ALBERTINA      Ma a sua eccellenza l’hai data o no’

MARCUCCIO    Sì, però resti tra noi, senza spingere troppo. Già quello, per fortuna, con le occupazioni che tiene, poco tempo le può dedicare…

ALBERTINA    E invece devi provocare il suo intervento…Negativo, si capisce. Gli spieghi le cose come stanno e fai mandare a mio marito un biglietto. “Caro Bucefalo, ho letto attentamente eccetera…Ho sottoposto il progetto a una commissione eccetera. La commissione ha risposto che non è realizzabile2 se la commissione conclude che se ne crolla la Metropolitana, quello leva mano.

MARCUCCIO      Se lo dite voi…

ALBERTINA    Tu, intanto cerca di far pace con Lucia, quella povera creatura di Zorro non può respirare zolfo dalla mattina alla sera. Va’, va’…(Marcuccio esce da destra) Maria! (Maria appare a sinistra) Finisco di preparare. Tu, intanto, avverti don Corrado che è quasi pronto a tavola. E fa il segnale finchè non lo vedi salire, hai capito?..Altrimenti quello arriva di nuovo ad Agnano. (CON UNO SGUARDO ALLA BOTOLA) Il diavolo deve trovare.

(Esce da sinistra. Maria si colloca accanto alla botola e vi batte su con il manico della scopa)

MARIA     Don Corrado è quasi pronto a tavola…(pausa) Gesummio…’a vita è ‘na fiamma ‘e candela e o vento scioscia forte…Don Corrado..è quasi pronto a tavola...(la botola si apre ed emerge Corrado fino alla cintura. Si toglie la maschera) E’ quasi pronto a tavola.

CORRADO  (risalendo)  Va bene, va’, va’ che ho una visita di riguardo..(si spolvera i calzoni, mentre Maria esce da sinistra e poi si china sull’apertura) Accomodatevi, accomodatevi…siete in casa vostra.

MELIPPE   (fuori di scena)  Veramente non disturbo? Ho sentito che state per mettervi a tavola.

CORRADO  C’è tempo. Venite, venite. Solo, nel salire, attento alle corna.

MELIPPE   8emergendo con la sola testa) Ma io non le tengo proprio.

CORRADO   Già, è vero. Vogliate scusare (aiutandolo a salire) Non poteva essere un’offesa.

MELIPPE  (venendo su) E’ comprensibile. Chiunque al vostro posto…(si spolvera le maniche e i calzoni. Dimesso, vestito scuro, Melippe ha lo sguardo triste ed è di modi assai garbati)

CORRADO   Ma com’è che vi raffigurano con le corna?

MELIPPE   Per offendere, don Corrado…Avete detto di chiamarvi Corrado Lobufalo, è vero?

CORRADO  (precisando) Bucefalo. Pensionato.

MELIPPE  Piacere. Io mi chiamo Melippe.

CORRADO   8per imprimersi bene il nome in mente9 Melippe

MELIPPE   Ci raffigurano con le corna per offendere. Ma noi non raccogliamo. Del resto, don Corrado chi volete che si mette con una diavolessa? Fossero almeno di gentile aspetto…Ma quelle, puah! Sono più brutte della morte. (ALITANDO SULLE MANI CHIUSE) Fa freschetto.

CORRADO     8premuroso9 Sedetevi vicino al termosifone che pigliate subito calore.

MELIPPE    Non basta il caldo dei termosifoni, don Corrado. A me mi ci vuole la fiamma viva.

CORRADO     Faccio accendere un braciere e ci mettete i piedi dentro…

MELIPPE    Non vale la pena per pochi minuti. Oltretutto, non sono abituato a quest’aria troppo ossigenata (indicando la botola) Permettete che mi piglio una boccata di zolfo?

11

CORRADO     Fate  con vostro comodo.

MELIPPE    Obbligatissimo…(solleva la botola e inspira avidamente. Poi richiuded)

CORRADO   In mancanza di fiamma viva…posso surrogare con un bicchierino?

MELIPPE    Eh, magari due dita di ammoniaca.

CORRADO    Veramente vi posso servire cognac, grappa, whisky…

MELIPPE      Acqua fresca. Non diamo retta…

CORRADO   Mi dispiace. Vuol dire che mi fornirò…per la prossima volta…(sono seduti l’uno di fronte all’altro…Corrado sorride, un po’ imbarazzato, un po’ stupito) Ma voi vedete…Gesù. Gessù, quelli per offendere….Oh, e..(portando lo sguardo sul posteriore di Melippe9…e neanche…(Melippe si alza e solleva la giacca sul didietro)

MELIPPE    No, neanche la coda.

CORRADO    Hai capito! Oh, e toglietemi una curiosità? Com’è che vi siete trovato da queste parti?

MELIPPE   Presto detto. Dai tempi dei tempi io sono il fiduciario della zona flegrea.

CORRADO    Fiduciario?

MELIPPE     Appunto. Noi siamo divisi in tentatori, incantatori, avvistatori, sorveglianti, eccetera eccetera. Io sono appunto sorvegliante fiduciario della zona flegrea. Questa mattina mi sono accorto che c’era una fuga di zolfo dal compartimento di Agnano e mi sono avviato per un controllo. Così, passo passo, attraverso gallerie e cunicoli sono arrivato sotto casa vostra e ci siamo incontrati. Tutto qui. Mo’ levatemi una curiosità. Che è tutta quella tubazione che ho incontrato lungo la strada?

CORRADO    Opera mia. L’ho installata io in dieci anni di lavoro: tubo dopo tubo.

MELIPPE    Ma non siete pensionato?

CORRADO   Sì, ma è un lavoro personale. Un progetto grandioso, Melippe: rivoluzionario….Se mi concedete pochi minuti, ve lo vorrei illustrare.

MELIPPE   (annuendo)  Eh,eh, mi interesse.

(Corrado si alza e si avvicina alla mappa. Melippe solleva il coperchio della botola, inspira, richiude e va ad affiancarsi a Corrado)

CORRADO  (servendosi di una matita per indicare) Dunque, questa è Napoli e questa è la zona di Agnano…Esattamente a dodici chilometri dal centro della città abbiamo questa fonte inestinguibile di calore: magma, soffioni, acqua in ebollizione. Anni fa mi sono posto questa domanda: perché dobbiamo sprecare la grazia di Dio che teniamo a portata di mano e non utilizzarla invece a beneficio delle nostre case e delle nostre strade?

MELIPPE    Domanda acuta.

CORRADO    Ed ecco la risposta. Catturiamo questa energia, imbrigliamola e convogliamola verso il sottosuolo di Napoli, che, come sapete, con la sua dovizia di caverne naturali e artificiali e camminamenti è più vuoto di un formaggio svizzero.

MELIPPE   Di qui le tubazioni.

CORRADO    Dì qui le tubazioni. Mi potete obiettare: ma questo calore non lo si puo’ trasportare in superficie mediante condotti adatti? No, perché, fatto trenta tanto vale fare trentuno. In altre parole, non si tratta di riscaldare le case, ma l’intera città. Il suolo della città, le strade, i giardini, i vicoli, le piazze. Nelle giornate più crude dell’inverno, tepore assicurato, case riscaldate a volontà, soprattutto quelle della povera gente, senza una lira di spesa.

MELIPPE   Hai capito? Ma tecnicamente come  fate?

CORRADO   Con una chiusa e uno stabilimento di captazione costruiti alla sorgente: pompe di assorbimento, rete di distribuzione, gallerie di raccolta e prese rionali per il riscaldamento domestico. Per quello stradale, una stazione regolatrice della temperatura mediante termostati. In poche parole, Melippe, è il principio dello scaldabagno.

MELIPPE   Gesù, Gesù, ma voi vedete…Però, don Corrado, l’idea bisogna che la brevettate subito, altrimenti ve la fregano i giapponesi.

CORRADO    L’idea è al sicuro. Si trova nelle mani di un grande figlio di Napoli, sua eccellenza Cerrito.  (allo sguardo inespressivo di Melippe)  Non conoscete sua eccellenza Cerrito?

MELIPPE    Veramente….

12

CORRADO    Uomini come lui nascono ogni cent’anni, purtroppo, per noi. Non c’è paese al mondo che non ce lo invidia.  E’ il lustro DI Napoli, il suo sole, il suo benefattore. E che mente, che ingegno, che probità! Figuratevi, laureato a vent’anni, a vent’uno era titolare di cattedra. Combattente della Grande Guerra, si rifiutò di ritirarsi al momento di Caporetto e preferì cadere prigioniero in mano agli austriaci gridando. “Viva l’Italia viva Napoli mia!” Per non partecipare alla marcia su Roma, divenne autolesionista, sparandosi un colpo di rivoltella a un piede. Dopo il delitto Matteotti, si ritirò sdegnato in campagna per anni – lui maestro di diritto!–fu visto aggirarsi spingendo un carretto pieno di barbabietole che andava vendendo per sopravvivere. Nel ‘35, guerra d’Etiopia, si chiuse in uno sdegnoso silenzio ampiamente lodato da Benedetto Croce. Solo dopo l’ultima guerra, una volta liberata l’Italia, uscì dal suo isolamento, e, malgrado l’età avanzata, offrì mente e braccio alla patria. Eletto, rieletto in tutte le legislature, sua Eccellenza Cerrito è l’incarnazione di quanto più nobile, alto e civile possiede Napoli.

MELIPPE    I giapponesi li tenete atterrati.

CORRADO      L’avete detto. (un tempo) Melippe, voglio aprirvi il cuore: mi siete simpatico assai.

MELIPPE   Il sentimento è reciproco, don Corrado. (indicando la botola) Permettete?

CORRADO    Fate, fate.

(Mlippe solleva la botola e inspira)

MELIPPE    Quest’aria ossigenata mi fa venire l’asma.

CORRADO  Sedetevi, così non sprecate energia.

(Si mettono a sedere. Da sinistra, con l’elmetto in testa e la scopa in mano entra Maria)

MARIA   Gesummio, ‘a vita è ‘na fiamma e candela…Don Corrado è pronto a tavola. (a Melippe) Buongiorno

MELIPPE   (alzandosi di poco, cerimonioso) Buongiorno (Maria esca da destra) E’ una vecchia pazza?

CORRADO     E’ una vecchia pazza?

CORRADO   No, è solo vecchia.

MELIPPE   E perché porta l’elmetto?

CORRADO   Per protezione. La lavastoviglie l’ha presa in antipatia e le va menando piatti in testa.

MELIPPE    Ma voi vedete!  Che tempi, don Corrà. Quante diavolerie!

CORRADO   A chi lo dite! Uno si compra un elettrodomestico per mettersi una comodità in casa ed ecco i risultati….

MELIPPE    L’industrializzazione, automazione (un tempo) Quelle macchine le fanno al nord, è vero?

CORRADO   Proprio così.

MELIPPE   (con un sospiro) Faccio bene io che non mi muovo da Napoli. A me mi hanno sistemato qui  ai tempi dei tempi – come vi ho detto – ma non immaginate le volte che mi hanno proposto il trasferimento al nord per mettermi nel metano. Io, la verità, ho preferito restare nel servizio terre vulcaniche e affini. Ho motivato la scelta con l’interesse scientifico, ma in realtà sono legato da troppi ricordi a questi luoghi. Così si sono convinti e mi hanno cancellato dalla lista di avanzamento. Che m’importa a me diventare tentatore o incantatore quando qui posso campare nella grazia degli angeli? A Napoli è come se ci fossi nato.

CORRADO    Dall’accento si direbbe che siete delle nostre parti.

MELIPPE   A me questo posto piace assai. Certo, i primi tempi sono stati duri. Mi riferisco alle glaciazioni e ai tempi successivi. Immaginatevi Napoli brulicante di dinosauri.

CORRADO    Dinosauri?

MELIPPE    L’iradidio, don Corrado. Dinosauri di ogni tipo: ornitischi, a becco d’anitra, corazzati, struziomorfi, cornuti.

CORRADO    Ci stanno pure mo’.

MELIPPE       Veramente?

CORRADO   Almeno quelli corazzati e cornuti.

MELIPPE     Nei musei?

CORRADO   No, no, per le strade.

MELIPPE   Ah..(un tempo) Vi dicevo che i tempi belli sono venuti dopo: quando è passato Ulisse, tanto per offrirvi un punto di riferimento. Questo era un paradiso, don Corrà, mi dovete credere; da viverci pancia al sole, giardin d’aranci, olivi, fichi, ginestre per il  piacere degli occhi – veramente il paradiso perduto! – E i soffioni di zolfo in superficie per la gioia del corpo. Secondo me, io mi sono corrotto allora; pensate: sono almeno seimila anni che non porto un’anima. Per uno che lavora a cottimo, è grave.

13

MARIA    (entrando da destra)  Lassa da’ a Dio, stanno facendo pace.

(Esce da sinistra. Da destra entra Marcuccio e lucia. Lui tiene un braccio sulle spalle della moglie e le accarezza il mento. Lei tiene un broncio infantile)

MARCUCCIO    Ma ti pare che io ti permetto di affrontare l’ignoto andando a Roma?

LUCIA     Eh…tu mi dici che vuoi stare in grazia di Dio…e certo che me la sono presa?

MARCUCCIO    Ti voglio bene, Lucia, ma tu non devi pigliare tutto alla lettera. Che significa In grazia di Dio? E’ un modo di dire…ecco, guarda papà tuo, don Corrà, voi non state in grazia di Dio?

CORRADO    Sempre.

MARCUCCIO   Lo vedi’ E ANCHE IL SIGNORE (a Melippe) Buongiorno.

MELIPPE   (alzandosi)  Buongiorno.

MARCUCCIO   Permettete?  Marcuccio Santangelo

MEELIPPE   Melippe, piacere mio (si stringono la mano)

MARCUCCIO  Voi pure non state in grazia di Dio?

MELIPPE   Come no? Sempre.

MARCUCCIO   ( a Lucia) Hai visto? Papà tuo, magari sta preoccupato per il progetto e il signore forse è un peccatore impenitente…si fa per dire, è vero? – oppure il diavolo in persona, ma per abitudine dicono che stanno in grazia di Dio.

LUCIA    (sempre con il broncio) Ma tu non hai telefonato…Se io me ne vado di casa dicendoti “non ti permettere neanche di telefonare2, la prima cosa dopo mezz’ora, se mi vuoi bene, devi telefonare.

MARCUCCIO  E come potevo? Non tengo il telefono in macchina.

LUCIA   Fattelo mettere, come quelli della polizia.

MARCUCCIO   Mo’ vedo di procurarmene uno e lo faccio installare, va bene?

LUCIA  8sdolcinata)  Ma mi vuoi bene, Cucù.

CORRADO   Lucia bella di papà,  ti pare che se non ti volesse bene a prova di bomba starebbe ancora con te dopo un anno e mezzo di matrimonio?

MARCUCCIO  Eh! Quello Ferdinando Basile mi ha scritto tre volte dall’Australia, invitandomi a raggiungerlo. E io, invece, qua, vicino a te.

LUCIA  (falsamente burbera)  Cucù, ti devi permettere solamente di pensare all’Australia.

(Escono di sinistra abbracciati)

MELIPPE   Quant’è bello vedere la gioventù che si vuole bene. E’ come respirare una boccata di zolfo allarga il cuore.

CORRADO    La solitudine è una brutta bestia (un tempo) Ma voi..siete solo? Non avete una…si può dire una moglie?

MELIPPE  Una compagna? Non! Del resto, con chi mi posso andar a legare d’affettuosa amicizia, con  una diavolessa? Per l’amor di Dio. Ve l’ho detto, quelle son più brutte della morte. No, ho preferito restar solo (pausa. Con un sospiro nostalgico) Però!

CORRADO   Però?

MELIPPE  (tristemente nostalgico)  Ai tempi belli…di cui parlavamo prima, mi pigliai una cotta. Una sirena, Magalina. Don Corrà, non vi dico: da pittare, tanto era bella. Dall’ombelico in su, naturalmente, che il resto…voi capite..mezzo pesce. Che schifo! E così, nell’impossibilità di commerciare carnalmente con lei, l’amai rispettosamente. Magalina su uno scoglio vicino alla riva e io in una buca infuocata. Lei cantava e io la guardavo rapito. (sospira)

CORRADO   Siete stato sfortunato…Voi vedete…(un tempo) Così. dimenticato dai vostri compagni, senza amicizia.

MELIPPE    Veramente, una volta mi feci un amico. Era un giovane che poi ha tradito la mia fiducia…(Marcuccio entra da destra) Ah…Marcuccio volete vedere una magia?

MARCUCCIO (scettico)     Eh…e perché no? Sapete farle?

MELIPPE     Lo mettete in dubbio? (alzandosi) Vado?

CORRADO     Andate Marcuccio, occhio a Melippe. (Melippe si colloca davanti a un vaso e provoca, con un gesto delle mani, una vampata. Dopo la vampata, Corrado solleva il vaso e lo colloca accanto a Marcuccio) E mo va facendo lo scrutinio. (Marcuccio, un po’ frastornato, introduce la mano nel vaso e la tre con le schede.

14

Ne apre una con estremo sospetto. Legge, ha un trasalimento. Poi via via, apre le altre con fare sempre più frenetico)

MARCUCCIO  (premendosi lo stomaco) Ah!

CORRADO   Che è?

MARCUCCIO   Un arrresto di digestione (guarda attonito Melippe) ma chi è questo signore?

CORRADO   Il grande elettore di sua eccellenzaCerrito.

MARCUCCIO    (esaminando le schede ad una ad una) Autentica. Autentica. Autentica…(ne raccoglie un fascio) Le posso portare a sua eccellenza?

CORRADO   Le devi portare. E senza perdere un minuto.

MARCUCCIO  (guardando inebetito le schede) Gesù.gesù…(di colpo spicca un salto ed esce di corsa da sinistra, urlando) Gesù…. Gesù.

(Corrado si soffrega le mani e stringe Melippe in un lungo abbraccio)

CORRADO    Grazie Melippe. La Madonna vi deve rendere centuplicato il bene che fate a questa città.

MELIPPE   (modesto) Eh, per così poco.  

CORRADO    E questo perché siete fuori allenamento.

MELIPPE   Certo che ai bei tempi, altro che gioco di società!

CORRADO   Fatemi vedere qualche altra cosa.

MELIPPE  (schermendosi)  Jammo, don Corrà, accontentatevi…Non fate il diavolo tentatore.

CORRADO     Forze, che siete potente assai.

MELIPPE   (cedendo)  Certo, non potevo immaginare che dopo tanto tempo…Mi piacerebbe farvi vedere uno di quei dinosauri di cui vi parlavo poc’anzi.

CORRADO    Eh, eh, il dinosauro.

MELIPPE    (dandogli una manata cordiale sulla pancia) Mannaggia.. Vediamo, va’.

(Si rimbocca le maniche si volt verso il giardino e, con le braccia conserte, batte violentemente un piede a terra. Nel giardino si leva una fiammata dalla quale emerge il minaccioso collo di un dinosauro)

CORRADO    (riparandosi dietro Melippe)  Mamma d’’o Carmine!

MELIPPE   (saltellando di gioia) che meraviglia…di animale

(Da sinistra entra Maria)

MARIA    Don Corrà, la pasta è diventata ‘na colla…(alla vista del dinosauro) E che è? Sciò, sciò!

Via da sinistra schifata)

CORRADO   8sempre dietro Melippe) Morde?

MELIPPE    State senza pensiero…siete persona mia…

(Si soffrega le mani soddisfatto, mentre il dinosauro drizza il collo verso l’alto e si ode un urlo di una donna)

CORRADO     La moglie del tedesco! Fate scomparire la bestiaccia.

MELIPPE   Ma come, così presto?

(Nuovo urlo fuori scena)

CORRADO     Ve lo chiedo per pietà.

(Melippe traccia un segno per aria e il bestione scompare)

ALBERTINA  (entrando da sinistra) Corrado, hai sentito gridare pure tu? (Si arresta interdetta alla vista di Melippe)

MELIPPE   (ad Albertina) Buongiorno.

CORRADO     (facendo le presentazioni) Melippe…la mia signora.

ALBERTINA   Corrado, perché Marcuccio è uscito di corsa gridando Gesù, Gesù?...E’ successo qualche cosa a Lucia o a Zorro?

CORRADO   No, è andato a prendere sua eccellenza per accompagnarlo qua.

ALBERTINA   Qua?

CORRADO   Eh…

(Albertina lo guarda intensamente)

ALBERTINA   (col labbro premuto) Che mi stai nascondendo? Lucia…Il bambino…Che è stato quel grido? (Verso destra) Lucia!

15

LUCIA   (fuori scena)  Mammà, non mi scocciare! Me ne vado in Australia!

ALBERTINA   (una  mano sul cuore) Grazie a Dio, sta bene...(un tempo) Sicchè sua eccellenza viene a casa nostra.

CORRADO     Sissignora…Dai una voce a Maria: mi deve riempire questa stanza di vasi da fiori…(pausa)

ALBERTINA  Vasi…

CORRADO    Eh, vasi. Dai una voce a Maria!

ALBERTINA    Corrà, non è meglio che diamo una voce al medico?

MARIA    (entrando da sinistra)  Agli ordini.

CORRADO  Piglia tutti i vasi da fiori che trovi per casa e portali qua dentro (un tempo)

MARIA    (ad Albertina)  Signora, ha detto vasi?

ALBERTINA   (scattando)  Eh, vasi. Sei sorda? Ha detto vasi.

MARIA   (stringendosi nelle spalle) Vasi…(esce da sinistra biascicando) Gesummio, ‘a vita è ‘na fiamma è candela…

MELIPPE  Don Corrado, per affrontare l’operazione, mi debbo ricaricare di zolfo.

CORRADO    Non più di mezz’ora, Melippe, vi raccomando.

MELIPPE    Scendo e salgo. Con permesso, signora…(solleva il coperchio della botola e si cala a metà)

CORRADO   Ci vediamo tra mezz’ora.

MELIPPE   (scomparendo nella botola) A Dio piacendo..a Dio piacendo. (richiude)

(Albertina lo fissa a lungo. Corrado si soffrega le mani, spicca qualche piccolo salto, le lancia qualche sbirciata)

CORRADO   Albertina non scambiare sguardi con te stessa.

ALBERTINA   (esplodendo)  E poi dici che non tieni il verme solitario! (un tempo, con lo stesso tono) Chi è quello? (Corrado fa per parlare, ma la veemenza di Albertina lo fa desistere) Qualche altro sfaccendato, fannullone e imbroglione, è vero? Un altro che ha trovato il modo di raddrizzare la torre di Pisa. Nen me la conta giusta con quella faccia dda angioletto…Dove l’hai trovato?

CORRADO    Là sotto.

ALBERTINA    Là sotto, si capisce…Trovassi mai il diavolo, là sotto…’O diavolo…

CORRADO    (sornione)  Il diavolo.

ALBERTINA   (con un urlo) Chi è quello?

CORRADO  Albertì, e come ti rispondo…(ridendo) Non posso risponderti…(assai divertito) Come faccio a risponderti?...(si siede e ride a sussulti, asciugandosi le lacrime col fazzoletto) Come faccio a dirtelo, mannaggia ‘o diavolo?

SIPARIO

SECONDO   TEMPO

(E’ trascorsa mezz’ora. Sul pavimento vi sono alcuni vasi. Da sinistra entra Maria e fa per deporne un altro. Da destra irrompe Lucia)

LUCIA   (con un grido) Dov’è (Maria riesce a mantenersi in equilibrio e a deporre il vaso) dov’è il mostro?

MARIA  (spaventata) Non lo so, signorina.

LUCIA   E che vai facendo?

MARIA  Mi hanno detto di portare vasi. Ci sta qualche sposalizio?

LUCIA    Una veglia funebre ci sta. Porta i vasi per la camera ardente, va’!

(Maria esce da sinistra, segnandosi spaventata. Da destra entrano Albertina e Corrado, ognuno sorreggendo un vaso. Lucia li investe) Mezz’ora fa ho annunciato che me ne vado in Australia e il mostro non tenta di fermare, non dico me, ma neanche quella creatura che ancora deve completare le vaccinazioni. (terribile) Dov’è?

CORRADO   Mo lo vedi tornare. È andato a prendere sua eccellenza.

LUCIA   Bravo il mostro….Sua eccellenza tutto e Paul Newman niente. (si precipita al telefono e forma un numero) Studio di sua eccellenza Cerrito?  Vorrei l’avvocato Santangelo…Stanno uscendo? (Corrado si soffrega le mani)  Allora raggiungeteli per le scale e fate all’avvocato la seguente ambasciata: in questo momento mo, mo, sua moglie ha ingoiato tre tubetti di sonniferi con sopra un bicchiere di acquaragia. 8depone il ricevitore) Tre tubetti mi piglio: uno, due e tre! (via da destra, furibonda, con grande sbattere di porte interne)

(Da sinistra entra Maria)

MARIA   Ci sta un signore che parla curioso…(non fa in tempo a finire la frase, che alle sue spalle entra Steinmuller impugnando una sciabola. Maria esce, voltandosi ogni tanto a guardarlo)  Io questo signore lo conosco…

STEINMULLER   Perdonate me se disturba ancora, sì? Mia signora altra volta infelice: è stata colta da mossa sussultoria.

ALBERTINA   Oh, Signore! E che è stato? 

STEINMULLER   Per rinnovare aria in suo apparato respiratorio, aperto la finestra, si è affacciata.

CORRADO  E i bronchi si sono contratti.

STEINMULLER     No. Ha visto…prego, dice  visto elefante con collo di giraffa e testa di, come si dice?...di papero.

CORRADO     (divertito)  Certo…malandata e tutto, la signora vostra tiene una bella fantasia.

STEINMULLER    Lei debole di nervi. Una volta rianimata con grande pacca rione in sua faccia, lei messo sciabola in mano e detto: “Wolfgang, scendi e ammazza animale”. Ma cosa ammazza io? Io, no Sigfrido e dragone no esiste. Secondo me è stato albero mosso dal vento che ha creato gioco di immagini.

CORRADO   L’albero non c’entra, dottore…La vostra signora ha visto un dinosauro.

STEINMULLLER   Allora visto? (realizzando) Cosa visto, prego?

CORRADO    Un dinosauro

(Steinmulller e Albertina si scambiano uno sguardo)

STEINMULLER   Non esiste dinosauro, signor pensionato.

CORRADO    Esiste. E’ comparso in giardino, là, proprio là: ha sollevato il collo e da quel che mi dite ha sbattuto il muso contro quello della vostra signora. Ad ogni modo siamo persone di Melippe e non c’è nulla da temere.

(La botola si solleva)

MELLIPPE   (fuori di scena)  E’ permesso? Si può?

CORRADO   Ohè, nominato il diavolo…(avvicinandosi alla botola) Avanti, Melippe: ci dobbiamo spicciare perché quelli si sono già avviati. Nel salire, attento alle corna.

MELIPPE    Dalle! Don Corrado, vi hp pregato, non le tengo proprio.

CORRADO    (desolato, aiutandolo a salire) Vedete che succede quando uno per sessant’anni si fa un’immagine sbagliata di una cosa. Vi faccio ancora le mie scuse.

(Albertina e Steinmuller, allibiti, sono rimasti accostati l’uno all’altra)

17

ALBERTINA   (a bassa voce) Da chi sta in cura la vostra signora?

STEINMULLER    (c.s.) Su mia moglie mette mano Policlinico al completo.

ALBERTINA    Ma per il sistema nervoso….

STEINMULLER  Io dà a te indirizzo

CORRADO    Dottore, permettetemi di presentarvi il mio amico Melippe.

STEINMULLER   (battendo i tacchi) Piacere.

CORRADO    (a Melippe) Il dottore gradirebbe sapere di quale specie era il dinosauro che avete avuto la bontà di sciogliere in giardino.

MELIPPE     A becco d’anatra.

CORRADO    Vi siete ricaricato?

MELIPPE   A sazietà.

STEINMULLER    (asciugandosi il sudore) Signor pensionato, con quale coraggio io sale e dice a mia moglie che era dinosauro?

CORRADO    La verità non richiede artifizi. Salite, “quello era un dinosauro”: e se le viene un’altra mossa la rianimate con un pacca rione.

STEINMULLER   (attonito)  Voi dice

CORRADO   Semplicissimo.

ALBERTINA   Vi faccio strada dottore  (si sente un suono interno di un campanello; mentre Maria entra sorreggendo un vaso) Apro io, Maria…(con intenzione) Tu pensa  ai vasi (esce insieme a Steinmuller)

CORRADO   (sornione)  Quei due mo vanno di là e mi appiccicano un’altra etichetta.

MARIA   Don Corrà, quel signore che è uscito io lo conosco. Non è l’avvocato Sant’Angelo’

CORRADO   No, è il dottore del piano di sopra.

MARIA    Un’altra volta? Sta sempre qua….Gesummio, ‘avita è ‘na fiamma ‘e candela.

CORRADO     Sistemiamo i vasi, va’ (a Melippe) Dove li volete?

MELIPPE      Mettiamoli allineati vicino alla finestra, così non impicciano.

CORRADO    E sbrighiamoci che il tempo stringe.

(I tre sollevano i vasi e incominciano ad allinearli lungo la vetrata di fondo)

CORRADO  Senti, Maria, poco fa ho telefonato alla ditta che ci ha venduto la lavastoviglie per sollecitare l’invio di un tecnico. Hanno promesso che provvederanno subito. Si è visto qualcuno?

MARIA   Sì, sono arrivati due giovani.

CORRADO     Questo per dimostrarti quanto ci tengo a te. Tu però devi essere più rispettosa con la signora, hai capito? Noi due sappiamo come stanno lle cose, ma se quella insiste nel dire che non è vero, non la devi contraddire.

MARIA   Allora i piatti me li meno in faccia io?

CORRADO    No, devi limitarti a darle ragione. Scusa, quanti servizi piatti, tra pregiati e correnti, hai scassato dal 1895 ad oggi?

MARIA   (con un ampio gesto del braccio) Uh….non si contano.

CORRADO   Perciò, servizio più, servizio meno….Mo va a pigliare i vasi che stanno nella saletta e sta senza pensiero.

(Maria esce da sinistra)

MELIPPPE     Che cara vecchietta!

CORRADO   Uh, affezionata assai, una perla. Certo, vecchia è vecchia e mia moglie non ha tutti i torti a volerla mandare al paese. Ma che volete, Melippe,  non me la sento di separarmi da lei…..Per me ha un valore sentimentale….Certo, se potessi trovare un accomodamento…(guarda Melippe e sembra illuminato improvvisamente da un’idea) Cose da pazzi, io vi guardo e mi vengono le ideee…Ma non posso approfittare di voi….

MELIPPE    Dite, dite, don Corrado. Gli amici a che servono? Se vi posso essere utile…

CORRADO     Vaoi sareste la salvezza mia e di quella povera vecchia…Ma no, non voglio approfittare…

MELIPPE     Dite, dite…

CORRADO  State insistendo…Non le potreste togliere, che so, una settantina d’anni e trasformarla , magari, in una spagnola? Così mi levo mia moglie da dint’ ‘e orecchie…

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MELIPPE  (scuotendo le mani unite)  Don Corrado, va bene che non sono carrierista, ma se i mniei compagni appurano che mi sono votato alle opere di bene me lo dite voi quali attenuanti invoco?   Ve l’ho detto, io non porto un’anima da seimila anni.

CORRADO   Ma come lo appurano i vostri compagni? Voi parlate?  No, io parlo? No. Jammo, avete fatto trenta, fate trentuno…(supplice) Melippe, levatemi mia moglie da dint’ ‘e orecchie.

MELIPPE   (scuotendo le mani con un sospiro) Mannaggia ‘a capa vostra!

CORRADO   (dandogli un colpetto con la spalla)  Jammo, la spagnola.

MELIPPE   Don Corrà, se quelli appurano, mi trasferiscono.

CORRADO  (con un’altra spallata)  La spagnola.

MELIPPE   Va bene, avrete la spagnola.

(Corrado lo stringe a sé e lo bacia. Entra Maria con un vaso e lo depone accanto agli altri. Melippe la immobilizza tenendola per le spalle, arretra di un passo, incrocia le braccia, fissa Maria  e batte un piede per terra. Un tempo. Batte di nuovo il piede)

MARIA    (battendo a sua volta un piede, ma rivolta a Corrado) Don Corrado che è, incominciano le danze?

MELIPPE      Vi sentite niente?

MARIA      No, ringraziando Nostro Signore.

(Melippe batte di nuovo il piede. Maria lo imita.)

MELIPPE       E mo?

MARIA    Una vampata di calore.

MELIPPE     (a Corrado)9 La cottura sarà lunga, questa, è una gallina vecchia. Comunque, il processo è già avviato.

CORRAQDO    Maria, qualunque cosa succede, non t’impressionare. Stiamo studiando il modo di farti restare con noi.  Dimmi una cosa, lo spagnolo lo sai parlare?

MARIA    Veramente non ho mai provato.

CORRADO   E allora, quando è il momento, non parlare, rispondi solo sì, o no, hai capito?

MARIA    Quando è il momento di che, don Corrado?

CORRAdoMo che diventi spagnola.

MARIA    Ma voi vi sentite bene?

CORRADO    Fa’ come ti dico e sta senza pensieri (a Melippe) Andiamo apigliare gli altri vasi.

(Escono di destra)

MARIA   (imbambolata)  Gesummio, ‘a vita è ‘na fiamma ‘e candela…Alla mia età divento spagnola!

(Da sinistra entra Albertina, seguita da una giovane che sorregge una valigetta)

ALBERTINA   Questa stanza la usiamo come soggiorno.

SPAGNOLA   Sì.

ALBERTINA   (indicando una botola) Mio marito tiene il verme solitario e perciò la maggior parte del temopo lo trascorre sottoterra. L’italiano lo capite, vero?

SPAGNOLA     Sì, un poco.

ALBERTINA     In che senso un poco, non è ufficiale?

SPAGNOLA  No, marinero: va y vene: perciò fidanzata, però poco.

ALBERTINA   Ah (indicando ancora a destra) Poi ci sono ancora due camere e un ripostiglio. (a Maria) Maria, questa signorina è la spagnola.

MARIA     (sulle sue) Tanto piacere….

ALBERTINA   Adesso l’accompagni e le fai vedere la sua stanza (alla spagnola) Siccome avete portato grambiule e cuffietta, li potete indossare subito: aspettiamo una visita di riguardo e se le condizioni sono di vostro gradimento potete prendere servizio fin da questo momento. Come vi chiamate?

SPAGNOLA      Maria

ALBERTINA   Maria, accompagna Maria.

(Le due Marie escono da sinistra. Albertina osserva i vasi allineati e ha un gesto di sconforto. Da destra entrano Corrado e Melippe, ognuno con un recipiente)

CORRADO    Che ore sono?

ALBERTINA   Quasi le quattro.

CORRADO    Spicciamoci che a momenti arrivano.

19

(Da destra entra Lucia, vestita per uscire, infilandosi un guanto. E’ molto calma)

LUCIA    Papà, siccome debbo andare in farmacia per i barbiturici, prestami cinquemila lire che poi ti fai ridare da Marcuccio.

CORRADO     Per tre tubetti di barbiturici vuoi spendere cinquemila lire?

LUCIA      No, ma siccome mi trovo a uscire faccio un po’ di spesa di calze. (non so com’è, se ne sfila un paio al giorno) Poi debbo fare provvista  di detersivi, dentifricio e limoni. Al Vomero, con la scusa del trasporto, la roba costa il doppio.

CORRADO    Eccoti le cinquemila lire.

LUCIA   Grazie. Oh, Zorro sta dormendo e per due ore non si sveglia. Una raccomandazione: per piacere non parlate forte. In questa casa avete l’abitudine di gridare, specialmente tu, papà, quando rispondi al telefono. Ciao, papà, ciao, mamma. (a Melippe) Buongiorno.

CORRADO   Ciao, ciao.

(Lucia esce da sinistra, incrociando la spagnola, che indossa camice nero e cuffietta. Corrado, che si era voltato verso Melippe, si gira di scatto)

ALBERTINA   (alla spagnola)  Avanti, cara, avanti 8° Corrado) E’ arrivata la signorina spagnola.

(Corrado che era inebetito, si scuote e stringe una mano a Melippe)

CORRADO     Grazie. (Melippe osserva la spagnola, sovrappensiero, grattandosi la testa  Corrado si avvicina alla ragazza e le punta un dito contro) Maria?

SPAGNOLA     Sì!

CORRADO    Brava, Maria. Sì, no…(la spagnola guarda Albertina, sbigottita)

ALBERTINA    E’ giovane, ben referenziata e di bell’aspetto. Maria, questo è il signore e questo è un amico del signore.

CORRADO   (stringendo di nuovo la mano a Melippe) L’amico del signore doveva fare lo scultore. Canova! (rivolto alla spagnola) Bella, bella! Maria, perché non eri così sessant’anni fa?

(Albertina e la spagnola si scambiano uno sguardo. Ad un cenno della padrona, la ragazza esce rinculando)

ALBERTINA   Che è, Corrado… qualche tremito senile? Ti piace il tipo “sigaraia di Siviglia”?

CORRADO   (dando una gomitata a Melippe, che è sempre sovrappensiero) No, sono contento. Sono contento che abbiamo…che hai avuto la spagnola.

(Nuova gomitata a Melippe, che si scosta. Da sinistra entra Mria)

MARIA    Gesummio, Gesummio! Don Corrado, avete visto?

(Corrado e Melippe restano di sasso. Melippe si avvicina a Maria, incrocia le braccia e batte un piede per terra. Maria batte a sua volta e si ritira spaventata. Melippe e Corrado fissano la porta dalla quale entra la spagnola)

SPAGNOLA   Elcafè lo pongo ya?

ALBERTINA    Come, cara?

SPAGNOLA   Porto adesso il caffè’

ALBERTINA  No, cara, vi avverto io.

CORRADO  (con una gomitata a Melippe) Pure lo spagnolo parla.

MELIPPE  (scostandosi) Don Corrado, abbiate bontà, non mi distraete con le gomitate mentre sto cercando di capire.

(Da sinistra entra Marcuccio, trafelato)

MARCUCCIO   E’ arrivato! Tutto in ordine?

(Esce da sinistra.  Albertina si liscia la gonna. Corrado si compone la cravatta)

CERRITO  (fuori scena, con tono cordiale e paterno)  Dov’è. Dov’è? (entra da sinistra, seguito deferentemente da Marcuccio. Sua eccellenza Cerrito è in età avanzatissima, ha la mascella pendula e gli occhi lacrimosi. Appoggiato a un bastone, procede con un leggero tremolio alle mani e alle gambe. Veste di scuro. La giacca, sbottonata, lascia vedere la grande catena d’oro che cade a semicerchio sul panciotto. Monocolo, anello con pietra dura al mignolo, fiore all’occhiello. Egli sprizza bonomia, sicurezza e grande aria di protezione, tipo “siete tutti miei figli”)  Dov’è il nostro carissimo Locefalo?

MARCUCCIO  (all’orecchio di S.E. con deferente rispetto) Bucefalo, eccellenza.

CORRADO   (con un leggero inchino)  Eccellenza.

CERRITO   Oh, eccolo qua! (gli dà dei buffetti) Bravo, bravo…

CORRADO    Onoratissimo, eccellenza di ospitarvi indegnamente in casa mia.

20

CERRITO   Il piacere è tutto mio, caro.  Visitare dei fedeli elettori è un compito gradito, oltre che doveroso. Bravo. (si guarda attorno) La vostra signora, immagino.

ALBERTINA   Benvenuto, eccellenza.

CERRITO   (dandole un buffetto) Brava, brava. Bella famiglia. Bravi…(a Melippe) Bravo.

CORRADO   Melippe, eccellenza.

MARCUCCOP  (con deferenza) Quello del…giochetto.

CERRITO   Ah, bravo (buffetto a Melippe) Bravo…Bella famiglia…(un tempo) Non fate sedere il vostro vecchio senatore?

CORRADO    Scusate, eccellenza…L’emozione di vedervi a casa mia (trascina una poltreona)

ALBERTINA  (a Marcuccio a bassa voce)  Hai parlato a sua eccellenza?

MARCUCCIO   (facendo roteare il braccio)  Eeeeh!

ALBERTINA    Nel senso dovuto?

MARCUCCIO   E’ fatta donna Albertina. E’ fatta.

ALBERTINA   Dio te ne renda merito (a Cerrito premurosa) Ecco la poltrona per sua eccellenza.

CERRITO   Fa freschetto, eh?

ALBERETINA   (subito affacciandosi a sinistra) Maria, sposta il termostato a sessanta!

(Cerrito alza un braccio e fissa il vuoto con  l’occhio vitreo, impastando con la lingua contro il palato. Tutti lo fissano ansiosi) 

CERRITO   (declamando)  “Luntana state. Natale sta

Venenno

                                               Che bello fridde, che belle

giurnate.”

Bravo Salvatore di Giacomo. Veramente bravo…(un tempo. A Marcuccio) Neh, Santangelo, com’è che Salvatore non pubblica più?

MARCUCCIO   E’ morta nel “34, eccellenza.

CERRITO   Uh… quanto mi dispiace! Bravo Salvatore…Bella penna…(alla vista della poltrona, cede il bastone a Marcuccio,, si gira volgendo la schiena alla poltrona, poggia le mani sui braccioli e si lascia andare giù ad occhi chiusi, emettendo un lungo, lamentoso suono che sembra un barrito. La lunga manovra è seguita con trepidazione dagli astanti. Una volta seduto, Cerrito riapre gli occhi, riprende il bastone dalle mani di Marcuccio e sorride) Eh…le gambe del vostro vecchio senatore,,,

CORRADO     Sappiamo, eccellenza: la famosa pistolettata per non marciare su Roma.

CERRITO   Pistolettata? No..Fui autolesionista per non marciare, è vero, ma non nel modo raccontato nelle biografie ufficiali.

CORRADO      Non fu una pistolettata?

CERRITO   Fu Michele Pancrazi, l’illustre clinico. Andai da lui e mi feci praticare un’incisione sul collo del piede.

CORRADO   (un po’ deluso) Ah!

CERRRITO    Bravo ragazzo, Pancrazi (a Mrcuccio) Neh, Santangelo, che fa Michele, che fa?

MARCUCCIO     E’ morto trent’anni fa.

CERRITO   Uh, povero Pancrazio! (un tempo) Bel coltello! Ma più che l’incisione, caro Lobufalo, è stata Parigi…La Ville Lumière non dà niente per niente. E dieci anni di esilio a Parigi si pagano. Pigalle, carne, perdizione…(emette di nuovo il lungo barrito e impasta con la lingua. Un tempo) Dunque…

(Gli sorridono tutti)

CORRADO   Dunque…

CERRITO   Bella famiglia. Bravi …Oh, Santangelo possiamo rivolgere quella preghiera a vostro suocero?

MARCUCCIO   (a Corradi) Per il pomeriggio di oggi sua eccellenza aveva fissato un appuntamento. Siccome ha espresso il desiderio di venire qui senza frapporre indugi, vi domanda se è possibile riceverla ugualmente, la personalità, magari nel vostro studiolo.

CORRADO    Eccellenza, casa mia è a vostra disposizione.

CETTIRO    Bravo, bravo.

MARCUCCIO    Allora lo conduco qui, eccellenza. Vado e torno. Con permesso. (esce da sinistra)

21

ALBERTINA    Desiderate qualcosa, eccellenza?

CERRITO   Una buona salute e il vostro affetto, signora mia.

CORRADO   L’affetto l’avete. In quanto alla salute, cent’anni…(dopo un breve ripensamento9 Cent’anni ancora.

CERRTIO    Bravo, bravo.

ALBERTINA    Prendete un caffè?

CERRITO   (con espressione complice e infantile) Vi trovate in casa biscottini della salute?

ALBERTINA   Sì, eccellenza.

CERRTIO    E latte?

ALBERTINA   Pure.

CERRITO  (c.s.)   Allora latte e biscottini della salute. Me li faccio a zuppetta. Brava, grazie.

ALBERTINA    Provvedo subito, eccellenza.

(Via da sinistra. Cerrito apre la borsa e ne trae alcune schede. Si incastra il monocolo e ne esamina una)

CERRTIO   (a Corrado), ridacchiando) Eh,eh,eh..

CORRADO   (c.s.)  Eh,eh,eh…..

CERRITO     Allora, Locefalo, che ne direste di passare illico et immediate al famoso giochetto?

CORRADO   (indicando i vasi)  E’ tutto predisposto, eccellenza (deponendo un vaso accanto a Cerrtio) Ecco qua. Come potete constatare è vuoto, non vi sono doppi fondi né intercapedini. (a Melippe) Con vostro comodo, Melippe.

MELIPPE   Vado?

CORRADO  Andate.

(Mentre Cerrito si incastra il monocolo nell’orbita e incomincia a impastare avidamente con la lingua. Melippe nel modo consueto, fa sprigionare dal vaso una vampata. Corrado solleva il vaso e rovescia una pioggia di schede in grembo a Cerrito. Questi ne prende qualcuna e le confronta con quella che ha tratto dalla borsa)

CERRTIO   Bravo, assolutamente autentiche (a Melippe, compiaciuto) Bravo!

MELIPPE     Un piccolo omaggio, eccellenza.

CERRITO   Il sistema mi consentirebbe di rinunciare all’agone elettorale. Il quale, come sapete comporta dispendio di tempo e di danaro. Tempo e danaro sottratti agli interessi e alla tasca dell’elettore, il quale – e anche questo lo sapete – è alla fin fine che finanzia le consultazioni. Ma a questo punto, eh,eh, eh, scaturisce un dubbio sulla liceità del sistema (ammonitore). Eh, sì, un dubbio. Adottandolo si commette un illecito? O, per adoperare un termine meno giuridico e più crudo, un imbroglio?

CORRADO    Posso rispondere? Da oltre cinquant’anni venite rieletto e…

CERRITO     Lobufalo, quanto vi prego, qualche nozione di diritto e di etica la conosco e posso rispondere da me.

CORRADO   Scusate, eccellenza…

CERRITO    Ecco, bravo. La mia rielezione, giustappunto è assicurata. Quindi, dato per scontato il responso delle urne in mio favore, dico io, che scendo a fare nell’agone quando con questo sistema ottempero alla legge e regolarizzo una situazione di fatto? E’ questo che volevate dire?

CORRADO      Proprio così.

CERRITO      Bravo. L’ho detto meglio io. Lasciatevi pregare, Locefalo, qualche nozione la tengo…(un tempo) Qualcuno può ancora obiettare: il procedimento regolarizza, sì, ma è etico? Eh, è etico? Sapete rispondere?

CORRADO   (timidamente)  E’ etico.

CERRITO   (forte)   E’ etico, perdio, gridatelo forte. Perché il tempo che altrimenti dovrei perdere nei comizi, promettendo ponti, acquedotti, scuole e occupazione, lo dedicherei non alle promesse, ma alla realizzazione dei suddetti manufatti e alla creazione di nuove fonti di lavoro. (senza censura di tempo e di tono) Arriva questo latte con i  biscotti?

CORRADO   (verso sinistra) Albertì, la zuppetta!

CERRITO   Bravo! Altrimenti mi viene il languore e abbiamo finito di filosofeggiare. (un tempo) (amabile) Quindi, sento nel profondo che, accettando l’offerta, è vero?...non vengo meno ai principi cui si è sempre ispirata la mia vita. Il primo dei quali è “Libertas ante omnia”. (un tempo) La politicaè una selva intricata, caro lobufalo, e ne esce solo chi impara a conoscere dove è tracciato il sentiero che ci consente di evitare paludi, miasmi e sabbie mobili. Dico bene? Bravo.

22

ALBERTINA    (entrando da sinistra, seguita dalla spagnola con il vassoio) Ecco pronto…(la ragazza si china per deporre il vassoio sul tavolino e nel compiere il movimento mette in luce, sotto il naso di Cerrito,  una generosa porzione di cosce.

CERRITO   (incastrandosi il monocolo) Locè, l’elemento femminile di cui vi circondate è di prima scelta. Bella famiglia. Bravi! (Albertina fa per versare il latte. Cerrito la previene) No, fate mescere alla ragazza. (la spagnola versa un cucchiaino di zucchero) Ancora uno…(la spagnola aggiunge un secondo cucchiaino) Ancora…(con un sospiro) “ ousont le neiges d’antan”. Ancora cara, va menando zucchero, va.

CORRADO   Eccellenza, dovete avere un bel tasso glicemico.

CERRITO    Di ferro, Lobufalo, di ferro! (la spagnola gli porge la tazza, che Cerrito prende sfiorandole a lungo la mano) di dove siete, piccerè?

SPAGNOLA   De Càdiz, signore, Cadice.

CERRITO    Ah, puella gaditana! Lobufalo, siete un antico romano. Che tempi, quelli! Finito il banchetto, irrompevano discinte le puellaegaditanae!Ah, Cadice: puallae, carne, perdizione! (tuffa il cucchiaio nella tazza e mangia avidamente)

ALBERTINA  (porgendo a Melippe una tazza di caffè) Quanto zucchero?

MELIPPE   Che è, caffè? Per carità!

CERRITO     (abboffandosi)  Ma come, un napoletano che non piglia caffè?

MELIPPE   Mi fa schifo.

CERRITO   Ah, non può essere. Jammo, jammo, bevete.

CORRADO   (a Melippe a bassa voce)  E fatelo contento.

MELIPPE   Don Corrà, per me è l’ora dell’ammoniaca.

CORRADO   Va bene, ma tornate presto, vi raccomando. Non mi abbandonate.

(Melippe scende e richiude. Da sinistra entra Mana)

MARIA    Gesummio, don Corrado, vi volete fare una risata?

CORRADO   (andandole incontro, sulle spine) Aaah, Maria, non ti far scorgere in questo stato dalla signora. Va’, va’, nasconditi in qualche posto…

MARIA   Mi debbo nascondere?

CORRADO     Eh, in cucina, in qualche armadio. Mo torna Melippe e gli faccio battere il piede.

MARIA   Ma prima vi debbo fare una risata.

CORRADO   (impaziente) E fammela fare.

MARIA     Quei due giovani dicono che la lavastoviglie sta a posto.

CORRADO   E si capisce che sta a posto. Altrimenti come ti menava i piatti? V’, cercati un armadio, non ti far scorgere dalla signora.

MARIA   (fissandolo) Voi non state bene…(scorge Cerrito e gli punta un dito contro) Io, questo signore, lo conosco.

CORRADO    Questo signore, Maria, è sua eccellenza Cerrito.

MARIA    Io lo conosco.

CERRITO  (divertito)   e’ vero, nonnina, brava. Ci siamo incontrati quando sono entrato a Napoli insieme a Garibaldi.

MARIA    Ah, sì? (esce da sinistra, spinta da Corrado, lanciando sguardi sospettosi a Cerrito)

CORRADO    Avete conosciuto Garibaldi, eccellenza?

CERRITO   Eh? (realizza. Francamente divertito) Neh, Lobufolo, che dite?  E quanti anni dovrei avere?

CORRADO      Non lo so!

CERRITO    Secondo voi, quanti?

CORRADO  (a colpo sicuro)  Cento  (Cerrito ride divertito) Portati bene, però. Sembra che nascete adesso.

CERRITO       Lobufalo, quanto siete bello. Cent’anni! E che, mi volete fare invecchiare prima del tempo? (ridendo) Gesù, Gesù, cent’anni. (un tempo) Ne ho novantotto.

CORRADO  Solamente?

CERRITO    E dalle!

CORRADO    E va bene, eccellenza, non ci formalizziamo per due anni più, due anni meno. Diciamo che ne avete novantotto e ne dimostrate cento. Felici e contenti tutti quanti.

CERRITO  (ancora divertito) Gesù, cent’anni….(pausa) Dunque, ho letto la vostra relazione….

23

CORRADO    (ansioso) E che…che ve ne pare?

(Cerrito fissa lo sguardo acquoso nel vuoto e impasta con la lingua, mentre Corrado lo osserva sull’orlo del collasso)) 

CERRITO (dopo una pausa interminabile) Bella! Bravo! Sono con voi!

CORRADO   (piegato in due, gli afferra una mano e gliela bacia) Eccellenza, disponete di me fino alla terza generazione!

CERRITO   (paterno, ritraendo la mano) Comodo, comodo…

CORRADO    Questo bacio ve l’ha dato l’intera città di Napoli.

CERRITO   jammo, jammo, sedetevi…Sono portato facilmente alla commozione. Parliamone scientificamente, freddamente.

CORRADO   Freddamente? Eccellenza, dentro mi sento tutto un fuoco. Se mi consentite, vorrei far assistere mia moglie.

CERRITO   E’ giusto. La gioia di un coniuge deve essere la gioia dell’altro. Bravo. Bella famiglia. Fate venire pure la signora.

CORRADO (avvicinandosi alla porta sinistra)  Mia moglie deve darmi atto che la torre di Pisa si può raddrizzare…(chiamando) Albertina!

CERRITO    (stranito) Lobu, Avete detto la torre di Pisa?

CORRADO    Proprio così, eccellenza (c.s) Albertina!

CERRITO   (frugando tra le carte, stranito) La torre di Pisa…(da sinistra entra Albertina) Mah…

ALBERTINA   Corrado, quei due sono venuti a vedere la lavastoviglie…

CORRADO    (interrompendola)  Lascia stare (conducendola verso una poltrona)  Siediti e ascolta in religioso silenzio.

CERRITO   Lobù, fatemi capire …volete raddrizzare la torre di Pisa?

ALBERTINA   (a Corrado)  Un’altra volta?

CORRADO   No, eccellenza. La torre di Pisa è una questione che si trascina da anni tra me e mia moglie.

ALBERTINA    (a Cerrito)  Passatempi dell’età matura…8con intenzione) Marcuccio vi ha spiegato…è vero? Vi ha spiegato…

CERRITO    Vertamente Santangelo non mi ha parlato della torre di Pisa.

CORRADO   E non poteva.

ALBERTINA   Non poteva…(con intenzione) Solo di una cosa può avervi parlato…Prima gliene ho domandato. “Sua eccellenza è al corrente?” “Sissignore…gliene ho parlato nel senso voluto” Nel senso voluto.

CERRITO     Posso? (a un cenno di Corrado) Signora, prima della torre di Pisa, stavo per dire a vostro marito che la sua idea apre degli orizzonti.

CORRADO    (ad Albertina, con aria di trionfo) Hai sentito?

ALBERTINA  (delusa) Come, come, come?

CORRADO    Ha detto che la mia idea apre degli orizzonti

ALBERTINA  (secca e accigliata) Ah!

CORRADO    Ma come, non sei contenta?

ALBERTINA   (a Cerrito) Quindi non è una sciocchezza?

CORRRADO   Albertì….

CERRITO    Sciocchezza?  Signora mia, questa è una vera e propria rivoluzione.

ALBERTINA   Ah! (un tempo)  Eccellenza, abbiate bontà, Marcuccio vi ha parlato?

CORRADO   Ma che c’entra Marcuccio?

CERRITO    (ridacchiando) Sempre così le donne, Lobù  vostra moglie è incredula perché vi sottovaluta. Signora, ve lo ripeto l’idea di vostro marito è una ri-vo-lu-zio-ne.

ALBERTINA   (credendo di capire) Ah, rivoluzione: quindi non è un progetto pacifico.

CERRITO   Pacifico e salutare, invece. E di grande incidenza sociale.

(Corrado annuisce vivacemente)

ALBERTINA   (come per suggerire il seguito a Cerrito)…Come tutte le rivoluzioni, però.

CERRITO  Però che?

ALBEETINA     Gli ostacoli sono tali e tanti.

24

CERRITO   Quali ostacoli, signora mia?

ALBERTINA   Eccellenza, se per raddrizzare la torre di Pisa si doveva radere al suolo un quartiere, abbattere il Battistero e un ponte sull’Arno: col progetto di mio marito – a dir poco, ma poco assai – facciamo crollare otto chilometri di metropolitana il che non è cosa, almeno per il momento. Dico bene? (Cerrito fa di no col capo) Quindi, è un progetto realizzabile (bravo Lobufalo) ma se ne parla tra venti, quaranta, cinquant’anni. E’ questo che volevate dire?

CERRITO   No.

ALBERTINA  Dove sta Marcuccio?

CORRADO   Ma che te ne importa, chi ti ha pregato? Devi stare in religioso silenzio e basta!

CERRITO  Locè, la torre di Pisa, la metropolitana Santangelo…che c’entrano?

CORRADO   Non c’entrano, eccellenza il mio progetto è quello che avete in mano.

CERRITO  (agitando i fogli in aria) Oh, e io di questo debbo parlare (un tempo) Questo progetto apre degli orizzonti.

ALBERTINA    E si può realizzare.

CERRITO   Si può realizzare.

ALBERTINA  Tra poco.

CERRITO   Subito.

ALBERTINA     Allora Marcuccio non vi ha parlato.

(Corrado si tormenta la faccia)

CERRITO  (un po’ agitato)  Me ne ha parlato, signora. Esaurientemente; con entusiasmo di napoletano e cuore di figlio. E’ stato lui a convincermi.

ALBERTINA   (tra i denti) Ah, sì?

CERRITO    Avete un genero di prim’ordine. 

ALBERTINA  Una perla! Se una virtù tiene Marcuccio è che capisce di prim’acchito. Mia figlia dice che è un mostro. Dove sta?

CORRADO   Ahhh…(passeggia su e giù spazientito)

CERRITO    Naturalmente., l’intercessione di Santangelo è servita, non lo nego, ma l’idea, l’idea geniale, si sarebbe comunque fatta strada (solenne, muovendo i fogli in aria) Lobù, questo additivo da voi scoperto per la conservazione del latte passerà alla storia assieme alla scoperta della penicillina!

CORRADO   (ad Albertina con aria di trionfo) Hai sentito? (realizzando) La conservazione del latte?

ALBERTINA   (con gli occhi sbarrati) Il latte.

CORRADO    Eccellenza, avete detto latte?

CERRITO   8agitando i fogli)  Latte, latte, qui è scritto latte o che?

CORRADO    (leggendo)  Latte. (un tempo) Eccellenza, il mio progetto riguarda lo sfruttamento del calore di Agnano.

ALBERTINA   Avete visto, eccellenza? C’era un errore.

CERRITO     (dopo aver frugato, stupefatto, tra le carte) Lobufalo, compatite un vecchio senatore immerso fino al collo di attività sociali. (trae un fascicolo) Deformazione professionale. Ecco il vostro progetto. Vedete, mi sono organizzato dedicando un argomento ad ogni giorno della settimana. Lunedì, infrastrutture, martedì, edilizia e urbanistica, eccetera eccetera. Siccome il sabato lo dedico ai problemi dell’alimentazione e oggi è sabato…Compatite (un tempo) Sicchè il progetto di Agnano è vostro….

ALBERTINA   Anche lui deve essere compatito, eccellenza.

CERRTIO    Compatito? Esaltato, signora mia. Questo ptogetto schiude gli orizzonti…

ALBERTINA   Pure questo?

CORRADO     Disponete di me fino alla settima generazione. (gli bacia la mano)

CERRITO    Comodo, Lobù, comodo. Bravo. E’ molta la strada che faremo insieme. Rispondete con il cuore in mano. Che le manca a Napoli per essere una grande, bella, civile città’

CORRADO    (dopo un fulmineo atto di riflessione) Tutto.

CERRITO   jammo, non facciamo della facile ironia. Le manca molto, è vero, ma soprattutto di una cosa difetta: di uomini di iniziativa.Lobù, prendete la parola iniziativa e consideratela una sintesi chimica e scomponetela negli alambicchi della vostra mente. Quali elementi vi trovate? Intelligenza, volontà, impegno. Siete d’accordo?

25

bravo. Vedete, dopo il delitto Matteotti, me ne andai in una mia piccola tenuta di campagna e, “Novello Cincinnato”, allo studio grave del diritto alternai l’amore per la terra. E  il risultato?

ALBERTINA    Andavate spingendo una bancarella carica di barbabietole.

CERRITO   (stupito) Eh? (ridendo) Ma no, ma no, coloriture di biografi! Le barbabietole c’entrano, ma nel senso che inizia la coltura intensiva, ciò che mi permise di mettere in piedi la “Zuccheri Meridionali”, società anonima.

CORRADO   (attonito) Ma come, la “Zuccheri Meridionali” è vostra?

CERRTIO   (modesto) In parte, Locefal. Frutto di studi e di sforzi per dimostrare che terre incolte, abbandonate, cedute dai contadini a prezzo vilissimo, erano potenzialmente – come in seguito dimostrato – in grado di competere con le tanto vantate colture venete ed emiliane.

CORRADO   Ma guardate….la “Zuccheri Meridionali”…

ALBERTINA    Però, ‘sti biografi vostri….La bancarella…le barbabietole al dettaglio…Quindi la fabbrichetta di mobili che avevate aperto per sbarcare il lunario…

CERRITO    Fabbrichetta, mo…(ridacchia)  Ci misi mano, ritirandomi la seconda volta per lo sdegno suscitato dall’aggressione all’Etiopia….La fabbrichetta, come voi la chiamate, con il vostro beneplacido è la “Mobilsud”

ALBERTINA     Salute. Anche quella è vostra?

CERRITO    (modesto)  In parte, signora, in parte…iniziativa. Locefalo, intelligenza, volontà, inpegno…lasciamo stare la “Mobilsud”, ma senza “l’Immobiliare Associata”  (prevenendoli) Mia, in parte…Senza l’ Immobiliare Associata” chi avrebbe procacciato alloggi ai napoletani dopo le immani distruzioni della guerra e – per dirla con Lucano – del furorteutonicus? Mobili e case a Napoli, al Mezzogiorno, ai paesi in via di sviluppo…iniziativa, iniziativa…Perciò fa bene al cuore incontrare un uomo come voi….

CORRADO    Mi lusigante, eccellenza. Nel mio piccolo…

CERRITO     Ah, non fate il modesto. Il vostro…il nostro progetto schiude immensi orizzonti.

CORRADO   (con trepidazione)  Avete detto il nostro progetto.

CERRITO    Il nostro, Locè. E’ un impegno che assumo solennemente in parte, va da sé.

(Corrrado si asciuga il sudore)

ALBERTINA    Eccellenza, poco ne capiamo di queste cose…In parte, che significa?

CERRITO     Significa, cara signora, che quando un’impresa vede impegnate più persone, ognuna si assume la sua parte di oneri e di utili. Vostro marito è dotato di iniziativa ed ha in mano un progetto. Io sono dotato di iniziativa e modestamente, godo di un certo credito o ascendente, chiamatelo come più vi aggrada. Posta in questi termini l’equazione, non c’è professore italiano di matematica, anche universitario, che non riesca a trovare l’incognita. Ancora un po’ di zuppetta al vostro vecchio senatore?

ALBERTINA   Eccellenza, io mi sono fermata alla matematica elementare, ma siccome avete parlato di impresa…

CERRITO    Certo…dite…dite….

ALBERTINA   La “Zuccheri Meridionale” è un’impresa, imprese sono la “Mobilsud” e “l’Immobiliare Associata”…Ora, quando si parla d’impresa, generalmente corre…corre…l’argent…voi siete stato a Parigi….

CORRADO     Albertì, va’ a preparare la zuppetta.

ALBERTINA   ….e prima di correre da una parte, eccellenza, l’argent deve uscire da un’altra, dico bene’ Ora…da che parte deve uscire? Mio marito sarà anche un uomo pieno di qualità ma in quanto a soldi, eccellenza….

CORRADO    Alberrtì, la zuppetta. Che c’entrano i soldi? All’anima del religioso silenzio!

ALBERTINA   (a Cerrito) I denari non c’entrano?

CORRADO    Albertì, lo zucchero, i mobili, le case sono imprese commerciali, private, il mio progetto è di interesse pubblico, hai capito? Qua non si maneggiano barbabietole, legname o laterizi. Va’ a preparare la zuppetta va’…

ALBERTINA   Eccellenza, dovete perdonare. Forse ho capito male…Ma mio marito lo conosco…Quando fu il fatto della torre di Pisa e gli dissero che non era cosa, sapete cosa fece? Scrisse alla commissione: “Se l’unica difficoltà consiste nel quartiere da abbattere e del ponte da far saltare in aria, mi vendo le terre e le case e risarcisco cittadini e Municipio”. E l’avrebbe fatto, eccellenza, l’avrebbe fatto. Questo è napoletano, buono tre volte, con rispetto parlando. Ma io quelle terre non le vendo, quelle case non le cedo. Ci stanno la fatica  di sei generazioni di mio padre e di suo padre. (commossa) Ci stanno la mia infanzia e la mia gioventù…Ci sta…ci sta…(singhiozza. Poi, di colpo, rabbiosa, uscendo da sinistra) Addò sta Marcuccio?! (via da sinistra)

26

CORRADO    (gridandole dietro) La zuppa di latte!

CERRITO   (paterno) Che cara e brava donna! Una brava massaia italiana.

CORRADO     Soldi, terre, case! Se fosse per le donne, eccellenza. L’umanità si sarebbe fermata all’età della pietra. Quella, prima di cacciare una lira….Sebbene, nel nostro caso, di soldi non se ne parla, è vero?

CERRITO    (con una smorfietta) Perché parlarne adesso. Cose marginali, Lobufalo. Ogni cosa a suo tempo e luogo.

CORRADO    (altro tono) Ma perché se ne deve parlare?

CERRITO    Una miseria, una miseria…Ma non è il momento.

(Da sinistra entra Maria)

MARIA         Don Corrà, quelli della lavastoviglie….

CORRADO     Ahhhhh, Maria, ti sto pregando da un’ora: la signora non ti deve vedere così.

MARIA      E come mi deve vedere?

CORRADO     Da spagnola, come prima.

CERRITO       State meglio, piccerè, stete meglio. Andate a struccarvi.

(Maria li fissa mentre si solleva la botola ed emerge Melippe)

CORRADO   (indicandogli Maria) Provvedete e aumentate la dose. Almeno sei o sette ore.

(Melippe batte forte il piede. Maria arretra)

CERRITO        Bravo

(Melippe batte di nuovo. Maria lo guarda, poi guarda, poi guarda Corrado ed esce trascinando il passo9

MARIA    (desolata)  Gesummio, ‘a vita è’na fiamma ‘e candela e ‘o viento che scioscia è misterioso assai…(via)

MELIPPE      (grattandosi la testa)  Beh, io debbo appurare…(batte il piede rumorosamente, due volte. Da sinistra entra una seconda spagnola con grembiule e cuffietta)

SECONDA SPAGNOLA     (con un grazioso inchino)   Buenastardes.

CORRADO    Un’altra? Melippe, che è, mettiamo in scena la Carmen?

CERRITO    (notando la spagnola, compiaciuto) Ah, un altro elemento femminile.

CORRADO    (a Melippe)  Che me ne faccio di questa, mo?

MELIPPE   Ve la tenete di riserva. Io che ci posso fare? Non sto capendo niente.

(Corrado spinge la ragazza verso destra)

CORRADO     Entrate qua dentro, buona, buona. Non vi muovete finchè non vi chiamo io. Avete capito?

SECONDA SPAGNOLA   Sì, un poco.

CORRADO     Come vi chiamate?

SECONDA SPAGNOLA   Maria.

CORRADO     (a Melippe)   Ma che è, mi avete cambiato una vecchia con due giovani? (Melippe si gratta la testa. Corrado spinge la ragazza verso destra)  Jammo, entrate chiudetevi nell’armadio.

SECONDA SPAGNOLA   (con un inchino) Buenastardes (via da destra)

CERRITO    Brava, brava.

(Da sinistra entra la spagnola)

SPAGNOLA    Il latte della centrale è terminato. La signora domanda se va bene il latte condensato.

CERRITO   Va bene. Porta, porta.

CORRATO    Maria, fallo per quanti Bucefalo hai sotterrati. Se ti trasformi ancora, non ti far scorgere dalla signora. Hai capito?

SPAGNOLA    (che non ha capito) Sì, signore. (sta per uscire)

CORRADO    Aspetta. Melippe, un piacere da niente. La lavastoviglie, qualificatevi, quella si appaura e si acquieta.

MELIPPE     Non garantisco.

CORRADO     Fate il tentativo. Maria, accompagnalo alla lavastoviglie. (Melippe e la spagnola escono da sinistra) Perdonate, eccellenza.

CERRITO     Quando si tratta di puellae la gente ha tutta la mia comprensione. Ah, tenessi quattro anni di meno….Le spagnole poi….a proposito, lo sapete che nelle mani tengo una combinazione in Spagna?

CORRADO     Di che genere, eccellenza?

CERRTIO  Quel tale che Santangelo è andato a prendere, sapete chi è? Antonio Sapienza.

27

CORRADO      L’imprenditore che ha fatto fessa mezza Napoli?

CERRITO    Bravo. E mo io faccio fesso lui. L’esca la tengo in Spagna: un bel polo industriale con sessanta chilometri di costa da trasformare in comprensorio turistico. Da mesi sono in trattative con lui per il cementificio di Reggio Calabria; lui vuole cedermi il trenta io insisto per il cinquanta. Ma tengo l’esca. Siccome non è riuscito a entrare nella combinazione greca e neanche in quella tunisina, mollo con la Spagna:  gli cedo il quarantanove per cento in cambio del cinquanta a me  Reggio Calabria. Vedo che strabiliate.

CORRADO    (un po’ amaro)  Strabiliare?

CERRITO    Il quarantanove a Sapienza vi sembra troppo?

CORRADO    Poco ne capisco, eccellenza.

CERRITO      E’ un quarantanove fittizio, Locefalo. Fate i conti: quarantanove li mette Sapienza, venti il governo spagnolo, trentuno io (che in realtà avrò il cinquantuno)  Naturalmente la sua quota  la ripartisco tra il polo industriale e il complesso turistico, sicchè, impegnandomi con il trentuno, tirate le somme vengo a detenere la maggioranza del pacchetto. Eh? Bravo. Fra vent’anni vi faccio vedere che diventano quei sessanta chilometri. Me la merito la zuppetta?

CORRADO   (verso sinistra)   Albertì, la zuppetta per sua eccellenza. (Lo osserva a lungo, senza più l’aria ammirata dell’inizio) Siete di buon appetito, eccellenza.

CERRITO    Non ci lamentiamo, non ci lamentiamo.

(Da sinistra entra Lucia con dei pacchetti in mano)

LUCIA      (disinvolta e canterina)  Ciao, papà.

CORRADO     Ciao, figlia bella. Eccellenza, vi presento la moglie di Marcuccio.

CERRITO    Ah, brava, piacere.

LUCIA    (c.s.)  Piacere mio, eccellenza. (a Corrado, con un passetto di danza) Naturalmente, Cucù ha accompagnato sua eccellenza….

CORRADO    Naturalmente.

LUCIA   (dandogli un buffetto sul mento)  E, naturalmente, la mia ambasciata gli è stata fatta.

CORRADO   Questo non lo posso sapere, ma…

LUCIA   (altro passo di danza)  Comunque, ambasciata o no, Marcuccio non ci sta.

CORRADO   No, ma….

LUCIA     (canterina)  No, naturalmente. E dov’è andato, papà?

CORRADO    A prendere Sapienza (a Cerrito). E’ andato a prenderlo in Spagna, eccellenza?

CERRITO   (mangiando)  No, a Piazza Trieste a Trento.

LUCIA      Ah, ecco (con tono infantile e furbesco) E mo che fa Lucia?

CORRADO    Che fa?

LUCIA     (facendo dondolare un pacchettino in aria)  Si va a chiudere nella sua cameretta e zitta zitta, non facciamo confusione, si piglia i barbiturici.  (con tre piccoli salti) Uno, due e tre tubetti.

(Esce dalla destra, ballando sulle punte. Un tempo. Da destra entra Albertina)

ALBERTINA    Corrado, hai detto tu a Maria di stiparsi in un armadio?

CORRADO     Io?

ALBERTINA    Così ha riferito.

CORRADO    Ma che va riferendo?.....Quale Maria, mo, quella di Cadige, di Spagna?

ALBERTINA      Quella di Sguaccio, provincia di Avellino.

CORRADO   Non ne possiamo parlare dopo?

ALBERTINA    (tra i denti) Ringrazia sua eccellenza…

(Da destra entra la spagnola con il latte e i biscotti)

CORRADO   Brava, Maria: metti qua…

(La spagnola si piega sul tavolino)

CERRITO    (subito)  Zucchero! (la spagnola versa un cucchiaino) Ancora…

(Corrado strappa la zuccheriera dalle mani della spagnola e ne versa tutto il contenuto nella tazza. A destra appare Lucia)

LUCIA   8con un grido)  Che ci fa una spagnola nel mio armadio? (si volta e la fa entrare)

SECONDA SPAGNOLA   (con un inchino)  Buenastardes.

SPAGNOLA    Muybuenas.

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(allucinata)   Ma…ma….

CORRADO    (tormentandosi la faccia) Poi ti spiego.

LUCIA    (furibonda)   Che ci faceva la spagnola nel mio armadio?

CORRADO    Ce l’ho messa io, figlia bella…

LUCIA   (urlando  Per fermare la mia mano? Nessuno mi ferma! E non gridate, che Zorro dorme!

(Esce da destra con un forte sbattere di porte interne)

CERRITO    Brava, brava…(alle spagnole) Brave, brave.

ALBERTINA     Corrado, che sta succedendo in questa casa?

CORRADO  Ne parliamo più tardi, Albertina.

ALBERTINA    E quest’altra spagnola?

CORRADO  Per mo ce la teniamo.

ALBERTINA   Ma come, ce ne teniamo due?

CORRADO   (spingendo le due spagnole verso sinistra) Eh, una di ruolo e una di ricambio. Poi ti spiego, Albertina (alle spagnole che stanno sulla soglia) Buenastardes.

LE DUE SPAGNOLE       (con un inchino)  Buenastardes (via)

ALBERTINA     (una mano sulla fronte) Oh, Madonna….Uh, Madonna…Eccellenza, con tutto il rispetto, mi dovete consentire…io telefono al “pronto intervento” del manicomio.

CERRITO   (paterno)  Ah, signora mia, signora mia. Venite qua. Vicino a me (le dà un buffetto) Brava! La mano d’opera domestica costa cara, lo so, ma a voi che ve ne importa?

ALBERTINA    Che me ne importa?  E chi le mantiene? Altri due vermi solitari in casa.

CERRITO  (ridacchiando) Che ve ne importa? Tra poco potrete mantenere, non dico due, ma trenta spagnole. Vostro marito sta per diventare un uomo ricco.

ALBERTINA      Ricco come…vendendosi case e terre?

CERRITO   Signora mia, che sono case e terre di fronte alla “SottofuocoPartenope”?

CORRADO    E che è?

CERRITO   Il nome che daremo al nostro progetto

CORRADO   (rapito)  SottofuocoPartenope.

CERRITO     Bello, eh?  Bravo  (un tempo) Oh, e dal momento che la signora ci onora della sua presenza, facciamo finalmente il discorso del..come dire?...dei denari da mettere nel progetto…

ALBERTINA        Eh, lo sapevo…. I denari…

CERRITO     (ridacchiando)  Eeeeh, pare che dicendo “i denari” nominate i sette vizi capitali! Semmai uno solo non vi pare? Affrontiamolo questo discorso. Dunque, Locefalo avete fatto trenta ma dovete fare trentuno.

CORRADO     In che modo,  eccellenza?

CERRITO   In un modo semplice e indolore. Punto fondamentale: all’opera bisogna mettere mano subito. Se l’affidiamo alla macchina burocratica dello Stato, ne vediamo l’inizio, se tutto va bene, fra dieci anni. Allora per aggirare l’ostacolo bisogna conferirle l’aspetto di iniziativa privata. Lo stato, spesso indifferente al bene pubblico – non per malvagità ma per paura – è invece sensibilissimo alla possibilità di crearsi nuove fonti di entrate fiscali. Punto secondo: “innalzare il rustico” come si esprimono i costruttori, due colpi di piccone, un muretto di tufo, una perforatrice che blocchi il traffico per due mesi e ufficialmente l’opera è avviata. A questo punto intervengo io per le necessarie sovvenzioni. Banche, istituti pubblici e privati, interessati allo sviluppo di Napoli e del Mezzogiorno. Sono sessant’anni che ci provo e non mi è andata male una volta.

CORRADO     Albertì, perché fai quella faccia? E’ semplice e lineare.

ALBERTINA    Avete detto anche indolore, eccellenza…Con quanto dobbiamo fare trentuno?

CERRITO     Non si tratta certo di una cifra astronomica, senza contare che, indipendentemente dal mio intervento, diciamo così ufficiale, contribuirò alla costruzione dell’ente…nella misura del…venti per cento…..venti per cento più la mia influenza. E’ un buon inizio.

ALBERTINA    La nostra parte, la nostra parte.

CERRITO     A occhio e croce, salvo qualche ritocco dell’ultimo momento…direi un trenta milioni.

CORRADO    (subito)  Li ho.

ALBERTTINA   Li hai? E dove?

CORRADO   Le terre le due case di Squaccio.

29

ALBERTINA       Bravo e mettici pure questa casa, la mia dote, quei due vetri colorati che tengo nella cassetta di sicurezza. E noi come viviamo?

CORRADO   Con la pensione. Eccellenza e che diavolo neanche aveste detto trenta miliardi…Che vi darei se li avessi per il bene della nostra città.

CERRITO    Lobù, avete un cuore nobile.

ALBERTINA     (con improvvisa decisione) Me ne vado in Australia. (gridando verso destra) Lucia, sei pronta? Me ne vengo in Australia con te.

CORRADO    (alterato)   Albertì, in questa casa non ho mai alzato la voce.

ALBERTINA       (le mani nei finchi fissandolo negli occhi) E non l’alzi nemmeno mo.

CORRADO      (dopo un attimo di indecisione)  E non l’alzo nemmeno mo. Con tutta calma ti dico che i trenta milioni li ho e licaccio.

ALBERTINA  (pacata)  E io me ne vado in Australia con Lucia.

CERRITO       (ridacchiando)  Gesù, Gesù ma mi volete far finire il discorso? Signora mia, i trenta milioni vostro marito non li deve regalare a nessuno. E che, è fesso? L’investe…Fra due anni i trenta milioni sono diventati trecento.

LBERTINA     Eh?  (guarda Cerrito poi Corrado, che non riesce a realizzare) Trecento? (si mette a sedere) Avete detto trecento milioni in due anni?

CERRITO   Trecento milioni in due anni.

ALBERTINA    (con un fil di voce)  Perché non l’avete detto subito?

CERRITO   Pensavo che vi fosse chiaro: è la mia media.

ALBERTINA    Eccellenza noi viviamo ai margini. Invece di pigliarla alla larga divevate dire subito  “Lobù, volete fare trecento milioni in due anni? (a Corrado) Trecento milioni.

CORRADO     Eccellenza, non ho capito molto bene…Come facciamo?

CERRITO    Ma che stiamo scherzando? Con la “SottofuocoPartenope”.

ALBERTINA    (a Corrado come se fosse la cosa più naturale) Eh!

CORRADO     In che modo?

CERRITO     Amico mio, debbo incominciare dall’ abc? Una volta innalzato il rustico e ottenute le sovvenzioni ci costituiamo in società anonima per azioni.

ALBERTINA   (c.s.) Eh!

CORRADO    Società per azioni…Eccellenza nella relazione io parlo di ente morale…Morale, senza scopo di lucro. E’ un dono che indendo fare , che dobbiamo fare, voi ed io, alla città di cui siamo i figli….Ente morale e distribuzione gratuita. Certo, se posso riavere i trenta milioni non è che dico di no. Ma i trenta milioni, eccellenza, senza lucro.

CERRITO     Bravo Lobufalo. Ente morale e distribuzione gratuita. Nel vostro progetto, amico mio, non tenete conto della società del gas, della compagnia elettrica, dei produttori di combustibile.

ALBERTINA     Ma come, Corrado, non hai previsto?

CERRITO    Che fanno questi galantuomini quando il vostro ente morale si mette a distribuire gratuitamente calore naturale….Mandano i dipendenti e gli azionisti a giocare a pallone?

ALBERTINA   Corrà, sua eccellenza non dice male.

CORRADO    Si possono sostituire in consorzio, l’ho scritto.

CERRITO    Bravo, avete scritto una fesseria.

ALBERTINA   Io l’ho detto subito, eccellenza. Sin dai tempi della torre di Pisa. “Che te ne viene in tasca?” Ma, adesso, grazie alla vostra illustrazione capisco che in tasca ce ne viene qualcosa.

CERRITO     Consorzio! Svegliatevi finchè siete giovane. Appalto, invece di concessione, esercizio in concorrenza: queste le tappe della “SottofuocoPartenope” Perché vi siete rivolto a me? Perché in me avete fiducia, è così? e allora lasciatevi pregare, guidare e illuminare.

CORRADO     Abbiate pazienza. Forse non ci siamo…non ci siamo sintonizzati, eccellenza…io trasmetto su una lunghezza d’onda e la vostra testa riceve su un’altra.

CERRITO    Ma, insomma, sembra che sono venuto qua a mettervi la testa sotto la mannaia. Lobù, se non è cosa , io mi alzo e me ne vado.

30

ALBERTINA     Per carità, eccellenza. Dite, dite a me.

CERRITO Oh…Il progetto lo presento e muovo le maniglie che debbo muovere. Fra cinque anni, prima rete di distribuzione destinata ai quartieri della media borghesia, tariffe contenute ma non ancora concorrenziali. Fra dieci anni, quartieri nobili, tariffe più alte con le quali cominceremo l’ammortamento. Fra quindici anni, estensione all’intera città, quindi abbattimento delle tariffe per andare incontro a meno abbienti, quindi fregtura della concorrenza ed esercizio in regime di monopolio.

CORRADO     Eccellenza, ma quanto dobbiamo campare?

CERRITO    Io campo, Lobu. La mia è razza che dura.

CORRADO   (visibilmente agitato, combattuto, imbarazzato) Eccellenza, forse non mi sono spiegato. Io mi sono dedicato a questo progetto non per ricavarvi ricchezze.

ALBERTINA   E’ un idealista, lui. È un idealista. Preferisce vendere case e terre e campare d’aria.

CORRADO    Tengo del mio, eccellenza, vivo agiatamente. Voi parlate, parlate…Sì, avete ragione…Tutti parlano come voi…Ma il fatto è, vedete…Mannaggia, non mi so spiegare…insomma, eccellenza, una cosa nella vita che Dio ci ha dato - al di fuori dell’aria – che non dobbiamo vendere o pagare….

CERRITO   Lobufalo, l’accompagnamento lo volete di violini o di arpe? Sveglaitevi, scetateve!

Albertina   Corrado, non ti capisco. Cacciare trenta milioni…sì, guadagnarne trecento, , no. Ma chi sei, l’ufficio di beneficenza di Onassisi?

(Da sinistra entra Marcuccio)

MARCUCCIO    Eccellenza, il commendatore Sapienza è nello studiolo.

CERRITO      Bravo, Santangelo (facendo oper alzarsi) Datemi una mano.

(Mentre Marcuccio si avvicina, Albertina lo abbraccia)

ALBERTINA   (abbracciandolo) Bravo, bravo Marcuccio. Ti riscatto il mutuo.

(Marcuccio la guarda stranito e aiuta Cerrito ad alzarsi. Sua eccellenza si alza emettendo il solito barrito e si appoggia al bastone. Porge il fascicolo a Corrado)

CERRITO   Lobu, mentre spiccio Sapienza – pochi minuti – leggetevi la bozza della costituzione della società. E svegliatevi, svegliatevi!

(Esce da sinistra, seguito deferentemente da Marcuccio. Corrado si lascia cadere su una poltrona e fissa il pavimento)

CORRADO   (muovendo, sconsolatamente, il capo, a mezza voce) Non diamo retta, non diamo retta…

ALBERTINA    Che dici?

CORRADO    Non diamo retta…io non ho avuto l’idea…non ho preparato il progetto, non ho scritto la relazione. Levo mano.

ALBERTINA   Levi mano? Ma che stai dicendo? Non hai capito che affare?

CORRADO   Eeeeh, se ho capito…Ho capito e ho visto, Albertina, in cinque minuti ho visto tutto.

ALBERTINA   In cinque minuti?

CORRADO   Cinque minuti non tengono sempre la stessa durata. Mentre passeggi o rammendi una camicia passano in un attimo, ma domanda quanto durano a un condannato alla fucilazione che stanno legando a un palo.

ALBERTINA  (esasperata) Non ho capito niente!

CORRADO    Non puoi capire. La gente oggi è fatta della stessa pasta. Trecento milioni sono un’esplosione in testa è vero? (un tempo) Ma vedi, Albertina, un giorno il Padreterno ci chiederà certi conti. Non quelli di cui parlano i preti, quelli sono conti che tornano perché lui ci ha fatto di carne e la carne è debole. Ci chiederà conto, invece, dl sole, dell’aria, del mare, degli alberi, di quello che ci ha elargito per farci campare un po’ meglio e che noi abbiamo ignorato o trasformato in merci o disprezzato. Ci chiederà conto del calore di Agnano. Albertina, sissignore, pure di quello. Ce l’ha messo a portata di mano e noi stiamo tentando di trasformarlo in società per azioni. E questi sono conti che non tornano, non tornano (un tempo) Sai che ti dico, Alberti? Hai ragione tu: la torre di Pisa non si raddrizza, non si può raddrizzare.

ALBERTINA   Che te ne importa della torre di Pisa? Pensa a te. Pensa a noi.

CORRADO       Non ce la faccio, Albertina (desolato) La torre di Pisa non si raddrizza. Pende ogni giorno di più.

(Fuori di scena rumore di stoviglie in frantumi e delle grida)

31

ALBERTINA    (andando verso sinistra)   Che è stato?

(Da sinistra entra Melippe, coprendosi un occhio)

MELIPPE       Uh, Madonna! Uh, Madonna! Capite niente? Una scodella nell’occhio mi ha menato.

(Albertina esce da sinistra. Melippe si soffrega l’occhio e poi nota Corrado accasciato sulla poltrona)

MELIPPE      Don Corrà, che è?

CORRADO      (muovendo il capo)  Mi ha fatto fesso, Melippe. Mi sta facendo fesso da sess’antanni: la pistolettata, lo sdegnoso silenzio, il gesto di Cincinnato…E mo la bozza notarile, la società anonima…Melippe, quello, mo, mo, sta facendo fesso Antonio Sapienza…Gesù, Gesù…Ma com’è possibile?

MELIPPE   Don Corrà, che vi aspettate? Gli uomini del gregge vivono nella convinzione che certe cose non sono possibili. I pastori – pochi ma buoni – sanno di questa convinzione e fanno il possibile e l’impossibile.

CORRADO   Mi ha incastrato, voi capite?  (lo osserva a lungo) Ma quello, di voi, non sa ancora niente….Melippe, tengo un asso nella manica…Voi!

MELIPPE       Don Corrado, che asso e che Melippe! Né uno né cento Melippi ci possono far niente ma non avete ancora capito che noi siamo stati scalzati? Questa è la vera punizione nostra, non contiamo niente.

Sulla Terra siamo rimasti senza occupazione. Notate che sottigliezza: darci il potere, farcelo assaporare e poi togliercelo. Per sopravvivere dobbiamo cercare che compaia il primo uomo, assumere la forma di serpente e consegnargli una mela in mano. Questa è la nostra punizione, per secoli dei secoli e non dite amen, perché lo considero un malaugurio. Perfino quella schifezza di lavastoviglie si è permessa di menarmi una scodella in un occhio e io niente ci ho potuto fare. Tutt’al più qualche gioco di prestigio. I vasi, la spagnola. Avanspettacolo, don Corrà, fiera di paese, baracconi itineranti. Il grande teatro del mondo è passato in altre mani….Del resto, ve l’ho detto fino alla nausea…sono seimila anni che non porto un’anima.

CCORRADO    (come folgorato da un’idea)  Seimila anni…Melippe, vi faccio riabilitare. Ho contratto con voi un debito di gratitudine. Mi voglio disobbligare: Volete un’anima?

MELIPPPE      Volesse la Madonna!

CORRADO     Ve la do (infervorato) Calore naturale, distribuzione gratuita, riscaldamento di strade e giordini….Non se ne fa niente. (solleva la botola) Scendete e fate come vi dico: chiudete  ermeticamente lo scomparto sotto casa mia e aprite tutti gli scarichi fino a saturare l’aria. Al momento opportuno vi faccio un segnale e vi consegno l’anima.

MELIPPE    Don Corrà, da diavolo tentatore di prima classe io sono stato degradato a diavolo fiduciario, se l’anima che andate promettendo è la vostra l’amicizia mi impone il dovere di avvertirvi che per noi è senza valore. Essendo costretti a restituirla altro che riabilitazione: la pianura padana non la scanso.

CORRADO    Andate senza pensiero che avrete una promozione.

MELIPPE      Passa l’Angelo e dice amen.

CORRADO     Un’altra cosa Melippe. Quando vi troverete a ritornare verso la fiamma viva con l’anima sulle spalle, strada facendo, incenerite tutte le tubazioni che trovate.

MELIPPE     Ma come, incenerisco dieci anni di tubi?

CORRADO    Proprio così e riempite le cavità , gli anfratti, i cunicoli. Non lasciate traccia.

MELIPPE     (allargando le braccia) Sarete servito (solleva la botola) allora aspetto….

CORRADO    Aspettate, tra poco vi faccio il segnale.

(Melippe scende tirandosi dietro la botola. Da sinistra entra Cerrito, sorretto dalle due spagnole e seguito da Marcuccio)

CERRITO   (dispensando buffetti alle ragazze) Brave puellaegaditanae, brave!  (a Corado, agitando un foglio in aria) Lobufalo, Reggio Calabria  (si siede con le consuete modalità)  Ah…Parigi…Andate, puallae, andate che debbo concludere con Locefalo.

LEDUE SPAGNOLE     Buenastardes  (escono da sinistra)

MARCUCCIO   (a Corrado, soffocando uno sbadiglio) Ma che bisogno c’è di pigliare barbiturici per dormire? Con permesso, eccellenza…(esce da destra)

CERRITO    Allora, Lobufalo, avete letto la bozza?

(Corrado lo guarda e incomincia a sorridere. Cerrito risponde con un sorriso. Corrado gli si avvicina e gli batte confidenzialmente una mano sul ventre)

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CORRADO      Eccellenza, inter nos, siete nu figlientrocchia.

(Cerrito è un po’ interdetto, ma al sorriso malizioso di Corrado risponde a sua volta con un sorriso. I due ridono apertamente. Cerrito restituisce la manata sul ventre di Corrado) ih…che figlientrocchia.

CERRITO      Embè, caro locefalo…iniziativa, non vi pare? Bravo!

(Si danno manate sulla pancia, ridendo)

CORRADO    E pure nu bello fetentone! (Cerrito annuisce, ridendo assieme a Corrado a gola spiegata) Madonna, che fetentone. (il riso si smorza un poco) Vedete, eccellenza, noi napoletani questo teniamo di buono che quando pare che tutto ci sta andando storto, ci sta la risata che ci salva.

CERRITO    Proprio così, bravo.

CORRADO    Con grande sollazzo di scugnizzi, storpi, cecati e zingari di passaggio.

CERRITO    Sì, sì. Bravo!

(Ridono a gola piena)

CORRADO   A conti fatti siamo un popolo saggio, una bella risata e tutto è risolto. (battendogli sul ventre) Figlientrocchia! Fetentone! (si scompisciano) sì, perché noi, a differenza degli altri popoli, abbiamo un cuore (un tempo) Cuo-re!

CERRITO      Bravo, Lobufalo.

CORRADO   (smorzando la risata)  Perciò ci freghiamo tra noi e ci facciamo fregare dagli altri. La colpa è di questo battito in petto, eccellenza, tac-tac-tac. Che battito! Cuore napoletano! Abbiamo cuore, siamo poeti e cantiamo guardando il cielo. Passa uno vicino al pantano e non dice quant’è fetida quest’acqua stagnante. No, perché le rane lo distraggono, qua-qua-qua….E , allora, quel tale dice come cantano bene queste rane. E noi, in mezzo all’acqua stagnante, guardando il cielo- qua-qua-qua. Come cantiamo bene. ….E il battito in petto tac-tac-tac.    Cuore napoletano. Ma sapete che fenomeno strano è successo mentre stavate di là, eccellenza? E’ successo che invece di guardare in cielo ho guardato a terra, il pantano e il battito e il battito subitaneamente ho sentito che passava da qua a qua (si tocca prima il petto e poi la testa) Sì, il battito l’ho sentito in testa, eccellenza e continuo a sentirlo.

CERRITO      Bravo, Lobufalo. Incominciamo a vedere chiaro.

CORRADO       Chiarissimo! Come attraverso un vetro. E che vedo? Turbolenza e ignavia, ignavia e turbolenza. Voi siete maestro di diritto e mi insegnate che un cittadino è un tale che stipula un contratto con la città. E nei contratti è previsto che chi non adempie, paga. Ma da noi, chi paga? Una sola delle parti, che non è mai quella inadempiente. Perché? Perché è turbolenza e ignavia…Il battito lo sente qui….(si tocca il cuore)

(Da destra entra Lucia, spingendo furiosamente il carrozzino)

LUCIA    Divorzio! Papà, hai capito il mostro? Entra, si sfila la giacca e si butta sul letto dicendo:  “Vediamo di farci una mezz’ora di sonno in grazia di Dio!

MARCUCCIO   (entrando a sua volta)  Ma perché è un delitto? Col mangiare sullo stomaco esco a prendere sua eccellenza, poi riesco per Antonio Sapienza. Traffico, ammuina, freddo…E’ un delitto se pretendo farmi una mezz’ora di sonno?

LUCIA    Senza informarti prima se mi ero presa i barbiturici?

MARCUCCIO   E pigliateli, mannaggia o diavolo! Così dormi pure tu e troviamo un po’ di pace!

LUCIA        Questa creatura devi ringraziare che non me li prendo. Lasciarlo senza madre in mano a uno come te? Mai! Ma sai che faccio? Me ne torno a casa mia e non ti permettere neanche di telefonare! (via da sinistra, furibonda, spingendo il carrozzino)

MARCUCCIO    (seguendola supplice) Lucia, statti qualche giorno a casa di mammà. Fallo per Dio! (via da sinistra)

CORRADO         Turbolenza, ammuina, tutti motivi. Ma le cose serie, le inadempienze contrattuali? Eccellenza, uno qua al mattino mette il piede in strada e, all’improvviso, la strada si scassa. Ecco facciamo un esempio, si scassa una strada e come tanti pecorielli, cento, duecento, trecentomila napoletani ci mettiamo uno dietro l’altro a cercarsene un’altra. Ci incanalano per farci evitare i crolli, le voragini, gli sprofondamenti, finchè uno sprofondamento nella strada che stiamo percorrendo non ci fa cambiare di nuovo rotta. E così se ne passa una vita. Che possiamo fare contro la fatalità, contro la geologia? Ci domandano. Nessuno risponde e nessuno fa niente. Una vita vissuta girando intorno a un vuoto. Però protestiamo, eccellenza. Ah, sì, la verità, protestiamo. Andate una domenica allo stadio… per un fallo non rilevato dall’arbitro…il boato degli ottantamila si fa sentire da un’estremità all’altra del golfo. E protestiamo pure per le strade scassate. ‘a verità, protestiamo con l’arma

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che ci è più congeniale: il frastuono. Il clakson è il mitra della rivoluzione napoletana. L’arma che dovrebbe far tremare la parte inadempiente.. la quale, che fa? Ha indossato la divisa del galantomismo, della signorilità, dell’illustre giure-consulto, del lustro e onore di Napoli. Ecco i miti della nostra città, eccellenza, gli uomini che non si sono compromessi, che non hanno ceduto, che non hanno aderito, che non si sono prestati. Insomma, gli uomini che non hanno fatto niente, eccellenza (un tempo) Per modo di dire. Hanno fatto i propri affari. E sono stati affari d’oro.

CERRITO    Lobufalo, il vostro discorso è talmente centrato che può tornare utile tanto a chi sta al governo come a chi sta all’opposizione. Vedo che andremo d’accordo.

CORRADO   Non ne dubito. Eccellenza. Ma vedete, per correttezza nei vostri riguardi –io sono assai pignolo- mi piacerebbe che prendeste visione di quello che state per finanziare.

CERRITO     Mi fido, mi fido.

CORRADO      Eh, no eccellenza, mai acquistare a scatola chiusa, dovreste insegnarlo voi a me, scusate.

CERRITO   Vedo che vi state svegliando, Lobufalo. Va bene, vi faccio contento.

CORRADO     Pro-forma. Scendete sotto casa mia, date un’occhiata in giro e ve ne risalite.

8Cerrito si alza faticosamente, aiutato da Corrado, che lo accompagna alla botola. Ne solleva il coperchio.

CERRITO    Ci sta da scendere molto?

CORRADO   Pochi scalini.

CERRITO     Nelle gambe tengo dieci anni di Parigi. Non è che mi slogo una caviglia?

CORRADO   (sorridendo) No, eccellenza, tutt’al più morite soffocato.

CERRITO    Lobu!

CORRADO   (sempre sorridente) Sarebbe una morte naturale, eccellenza.

CERRITO     All’anima! Una morte per soffocamento la chiamate morte naturale?

CORRADO    Eccellenza, ogni uomo si sceglie la morte che vuole fare. Un trapezista che cade da trenta metri, un volontario di guerra, un subacqueo a ottanta metri, un alpinista che precipita, non muoiono tutti di morte naturale? Così se ai cani dicendo, morite soffocato…morte naturale, in quanto presidente della costituenda  “Sottosuolo Partenope” caduto durante un sopralluogo.

CERRITO     Ah, Lobufalotenite una bella capa fresca. Allora ci sta chi mi dà una mano?

CORRADO    Tutto previsto (nell’apertura) ..Melippe!

MELIPPPE   (fuori di scena) Pronti.

CORRADO     Sta scendendo. Riabilitatevi! (sorregge Cerrito che scende)

MELIPPE      (fuori di scena) All’anima dell’anima. La Madonna ve ne renda merito don Corrado!

CORRADO     Dovere, dovere! E vi raccomando…i tubi. Cenere! (Corrado chiude la botola, la assesta e strappa la mappa dal tavolo da disegno e incomincia a lacerarla)  Maria! Maria! (da sinistra compare Maria impugnando la scopa) Vieni qua. (Maria si avvicina. La prende per le spalle e la sistema sulla botola) Piazzati qua e non ti muovere.

(Da sinistra entra Albertina seguita dalle due spagnole che portano biancheria da letto, una scopa e dei secchi)

ALBERTINA     Ti sei convinto Corrado? Hai combinato?

CORRADO     Ho combinato, Albertina. Va’ tranquilla.

ALBERTINA    Lassa fa a Dio! (rincorrendo le due spagnole) Neh, muchachas!

CORRADO     (portando lo sguardo dalle spagnole a Maria) Ma come, tu non stavi là?

MARIA     Sto qua, don Corrado, sto qua.

CORRADO   (cominciando a capire) E stai là, stai là. Non ti muovere.

MARIA     Fino a quando ci debbo stare?

CORRADO     Finchè campi! (un tempo) Io, intanto, vado a mettere un chiavistello alla lavastoviglie.

MARIA    Ringraziamo Dio!

(Da sinistra entra Steinmuller, sempre con la sciabola in mano)

STEINMULLER    Mia moglie non convince, signor pensionato. Dice, no esiste dinosauro.

CORRADO       No?  (incrocia le braccia e rivolto verso il giardino batte un piede per terra. Si sprigiona una vampata dalla quale emerge un dinosauro) e questo che è?

(Fuori di scena si sente un urlo femminile)

STEINMULLER   8tremando in tutta la persona) Io no, Sigfrido…Io no, ammazza dragone.

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MARIA      Sciò, sciò…Ah, Gesummio, ‘a vita è ‘na fiamma di candela e ‘o vento scioscia forte.

(Corrado osserva soddisfatto la scena ed esce da sinistra soffregandosi le mani)

F I N E