Un biglietto, un destino

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UN BIGLIETTO, UN DESTINO

UN BIGLIETTO, UN DESTINO

Prologo

In una stazione ferroviaria, sulla banchina prospiciente al binario 5, diverse persone aspettano l’arrivo del treno. Tre donne sono in piedi a poca distanza una dall’altra e tutte e tre stringono in mano un biglietto da visita con l’indirizzo di un famoso albergo di Milano. La prima è una giovane donna slava ed ha il volto preoccupato. Guarda davanti a sé con aria assente perché assorta nei propri pensieri. Indossa jeans ed una giacca a vento rossa, di quelle a buon mercato. La seconda è una giovane donna bionda, vestita elegantemente, ben truccata, tiene sul braccio destro una borsa firmata, di quelle che normalmente non vedi viaggiare in treno. Cammina avanti e indietro lungo la banchina, con aria tra l’annoiato e il seccato ed ogni tanto lancia un’occhiata di vago disgusto in direzione della donna slava. La terza ha un aspetto quasi mascolino: capelli castani raccolti a coda di cavallo, indossa un tailleur pantalone, di quelli che si indossano soprattutto per motivi di lavoro. Ha una cartelletta sotto il braccio e controlla continuamente l’orologio che ha al polso, lanciando ogni volta un’imprecazione a fior di labbra.

La donna slava, avvicinandosi a quella col tailleur: “Mi scusi…Sa se il treno è in ritardo?”

La donna col tailleur scrollando le spalle: “No, non è stato annunciato alcun ritardo ma in effetti sarebbe già dovuto essere qui tre minuti fa! Vatti a fidare della puntualità dei treni quando ne hai bisogno!”

La donna slava sbuffando: “Proprio oggi! Devo fare un importante colloquio di lavoro!”

La donna col tailleur con un moto di stizza: “A chi lo dice! Devo fare l’intervista più importante della mia vita!”

La donna slava sospirando profondamente: “Se non ottengo questo lavoro come badante, dovrò tornare in Romania!”

La donna col tailleur fissandola con simpatia: “Capisco…Ha problemi a rimanere in Italia?”

La donna slava annuisce tristemente.

La donna col tailleur porgendole la mano destra: “Io sono Luna”.

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La donna slava allungando la mano e stringendo quella dell’altra donna: “Io sono Marja”.

Luna sorridendo:  "Davvero?”

Marja sorridendo a sua volta : “Sì. In realtà mi chiamo Marja Magdalena Dragan. Il mio onomastico è il 22 luglio. Il mio nome è Marja perché noi in Romania siamo molto devoti alla Madonna”.

La terza donna, quella vestita elegantemente, ha ascoltato la loro conversazione e adesso ridacchia divertita.

Le altre due si voltano verso di lei fissandola infastidite.

Marja domanda: “Perché ride? Per il mio nome o perchè al mio paese siamo devoti alla Madonna?”

La donna vestita elegantemente agita una mano con noncuranza e risponde: “Non mi sembra che avere un nome simile fino ad ora ti abbia portato fortuna”.

Il volto di Marja si fa serio. “Guarda che il mio nome non serve a portare fortuna, ma solo perché mia madre voleva mettermi sotto la  protezione della Madonna”.

La donna vestita elegantemente ridacchiando di nuovo: “Fortuna, protezione, chiamala pure come ti pare….ne hai avuta comunque poca se per campare ti tocca fare la badante a qualche vecchia o vecchio noioso”.

Marja: “Guarda che a me non dispiace badare agli anziani. C’è sempre da imparare da loro perché hanno tanta esperienza di vita!”

La donna vestita elegantemente, con aria di sufficienza: “Contenta tu!”

Luna fissando la donna con un’espressione sarcastica dipinta sul volto: “Posso sapere il suo nome, signorina?”

L’altra, fissandola dall’alto in basso  esclama: “Vittoria, Lavinia Filiani De Pronis”.

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Stavolta è Luna a ridacchiare: “Ma guarda! So bene chi è lei! E’ la figlia di quel noto industriale…Già! Già!…La fortuna deve avere abbandonato anche lei se è ridotta a viaggiare in treno invece che sulla limousine di papà!”

Vittoria Lavinia seccata: “Oggi viaggio in treno perché Alfredo, il nostro autista è ammalato e io non ho la patente”.

Luna ridacchiando ancora: “Che disdetta! E con tutti i soldi di paparino, non è riuscita a trovare un autista sostitutivo? Ma guarda un po’!”

Vittoria Lavinia serra le labbra e le volta le spalle con sussiego.

Luna rincara la dose dicendo: “E poi, come mai non ha preso la patente così da rendersi indipendente e guidare da sola la limousine?”

Vittoria Lavinia girandosi di scatto: “Avere la patente non è necessario per le donne della mia famiglia! Non abbiamo bisogno di abbassarci a guidare nel traffico. C’è chi lo fa per noi!”

Luna ribatte sarcastica: “A quanto pare non sempre, visto che oggi le tocca abbassarsi ad aspettare il treno come una normalissima pendolare”.

In quel momento succedono due cose ben precise: una voce nell’altoparlante annuncia l’arrivo di un treno e un giovanotto sale in fretta le scale del sottopassaggio e si mette a percorrere la banchina correndo mentre si tira appresso una pesante valigia con le rotelle.  Nel  fare questo però quasi travolge le tre donne che sono ferme sulla banchina. Nello spostarsi velocemente dalla traiettoria del giovanotto e del suo bagaglio lasciano tutte cadere il biglietto da visita che avevano in mano.

Vittoria Lavinia spintona le altre due: “Via tutti! Devo recuperare il mio biglietto perché oggi darò alla mia vita una svolta migliore di quella che potreste fare voi due perdenti.! Eccolo qua! L’ho recuperato al primo colpo!” Si allontana di qualche passo soddisfatta.

Luna le grida dietro, con aria sarcastica: “Scommetto che devi andare da un chirurgo plastico che ti gonfierà le labbra a canotto!...Oppure devi fare la liposuzione in qualche parte nascosta del corpo?”

Marja raccatta un biglietto da terra: “Questo è il mio!”

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Luna raccoglie l’ultimo rimasto e lo fissa per un attimo per accertarsi che sia il proprio biglietto e lo mette nella cartelletta.

Marja le dice: “Lasciala perdere, quella là! E’ una con la puzza sotto il naso. E’ ricca e si vede, ma io non farei mai a cambio con una così”.

Vittoria Lavinia sente il commento ed esclama: “Sto per diventare una indossatrice per “ Laurent Faustine”, una delle case di moda più famose al mondo…Voi due potreste al massimo stirare quei capi, non certo indossarli!”

Luna ribatte sarcastica: “Quei capi io non vorrei neanche toccarli con un dito! Col prezzo di uno di quelli, una normale famiglia potrebbe camparci per un mese! E’ una cosa vergognosa!”

Vittoria Lavinia sorride: “L’avevo detto che sei una perdente!”

Luna, squadrandola da capo a piedi: “Adesso che ti guardo bene, mi sembra che tu sia vecchia ormai per calcare le passerelle dell’alta moda. Alla tua età, di solito, le modelle smettono di sfilare e lasciano il posto alle ragazzine.

Vittoria lavinia, furente: “Vecchia sarai tu! Mi hai guardato bene? Anche se sei più giovane di me, non puoi certo vantare un fisico come il mio, la mia eleganza, la mia classe. Tu non potresti neanche avvicinarti alle passerelle. Figuriamoci calcarne una. Pura fantascienza!”

Luna fa un passo come per raggiungerla, ma Marja l’afferra per un braccio trattenendola. “Resta qua. Non vale la pena di discutere con lei. Vive su di una nuvola rosa e scommetto che in tutta la sua vita non ha mai dovuto muovere un solo muscolo per guadagnarsi il pane”.

Vittoria Lavinia fissa Marja con aria di sfida: “Puoi scommetterci! Io sono una donna di classe e non potrei mai abbassarmi a fare la badante neanche per mezzo minuto!”

Luna esclama, sempre sarcastica: “Non rimarrai giovane in eterno, anche se lo credi ed un giorno potresti trovarti anche tu nelle mani di una badante! E allora cosa farai?”

Vittoria Lavinia ridacchia divertita: “Ti piacerebbe! Io invece quando sarà il momento, andrò a vivere in uno di quei residence americani per anziani dove c’è di

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tutto: piscine, campi da tennis, medico a disposizione a tutte le ore…Parliamo di te invece: scommetto che l’intervista che vai a fare oggi, proprio non ti cambierà la vita. Tu non sei fatta per emergere, si vede lontano un chilometro con quel tuo aspetto scialbo ed il tailleur di fattura dozzinale!”

Luna sibila furente: “ Ah sì? Beh, chi vivrà vedrà!”

Una voce dall’altoparlante annuncia l’arrivo del treno. Si sente il fischio del treno che sta arrivando.

Si chiude il sipario.

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 ATTO  UNICO

Il palcoscenico è diviso in tre parti, ciascuna delle quali rappresenta il salottino della suite di una camera d’albergo. Le luci si accendono e si spengono attirando l’attenzione dello spettatore di volta in volta sull’uno o sull’altro salottino.

Le luci si accendono sul salottino della suite 601.

Il signor Talbenti sta preparando il discorso che dovrà tenere in serata.

Signor Talbenti: “Accidenti, accidenti, scrivere un discorso sembra facile. Dai Giacomo Talbenti, su! Uno scrittore come te! Signore e signori buona sera. Eh! Sembro un presentatore da strapazzo! No, no, no! Non, va bene, non va bene! Ricominciamo! Cosa potrei dire? Ecco: signori, grazie per avermi voluto qui stasera per partecipare a questa manifestazione. Sì, vado alla manifestazione, vado…Ma dove vado? No, no, no! Non va bene! Ah, ecco! Si è accesa la lampadina: grazie per avermi voluto qui questa sera per ricevere questo ambito premio…Non so se ben meritato. Sì, sì, sì, ecco”.

In quel momento Marja entra con fare titubante nel salottino della suite.

Marja: “E’ permesso?”

Signor Talbenti: “Chi è? “

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Marja: “Permesso…Sono Marja Magdalena Dragan”.

 

Signor Talbenti stringendo la mano a Marja “Ah, Signorina Dragan, prego si accomodi”.

Marja si siede sulla poltrona indicatale.

Signor Talbenti sedendosi a sua volta:“Piacere di conoscerla! Dunque se ho sentito bene, lei è di origini slave, eh?”

Marja si muove nervosamente sulla poltrona: “S…sì…Sono rumena…Per te è un problema?”

Signor Talbenti: “Assolutamente no. Perché mai dovrebbe esserlo? Sono stato diversi anni come corrispondente nell’ Est Europa, anche se mai in Romania”.

Marja, tutto d’un fiato: “Ti posso garantire che la mia famiglia è povera, ma siamo comunque brave persone”.

Signor Talbenti con espressione sorpresa: “Non metto in dubbio che sia così…Comunque, veniamo a noi e spari le sue domande”.

Marja lo fissa sorpresa e ripete a pappagallo: “Le mie domande?”

Signor Talbenti: “Sì…accidenti…Ma dov’è il suo taccuino?”

Marja ancora più sorpresa: “Ma tu non mi hai detto di portare un tacchino?”

Signor Talbenti: “Ma che tacchino, taccuino, agenda, quello che è…Deve ben prendere nota di quello che le dirò!”

Marja un po’ mortificata: “Ma io non pensavo che tu avevi tante cose da dirmi”.

Signor Talbenti scuotendo il capo: “Oh, accidenti! Voi giovani d’oggi. Dove avete mai la testa? Venire qui senza portare almeno un foglio di carta su cui scrivere. Pensava forse di tenere tutto a mente? Poteva almeno portare uno di quei piccoli registratori e registrare le mie risposte o meglio scriverle direttamente sul suo computer portatile oppure ancora meglio, su uno di quei cosi che si usano adesso…come si chiamano? Non mi viene in mente! Ah, sì i tablet!”

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Marja sempre più mortificata. “Senti…Io non ho capito, ma io non ho un taccuino, non ho un tablet e non ho un computer!”

Signor Talbenti la osserva come se fosse una bestia rara: “Santo cielo, ragazza, abbia pazienza! E’ lei o non è lei che ha voluto così tanto questo colloquio con me? E come pensava di fare il suo lavoro senza prendere appunti?”

Prima che Marja possa rispondere, la porta si apre di scatto ed il signor Talbenti si volta.

 Le luci si spengono sul salottino della suite 601.

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Le luci si accendono sul salottino della suite 501

Luna entra nel salottino della suite 501 e si vede venire incontro un giovanotto attraente e vestito in modo elegante che sta parlando al cellulare.

Edoardo: “Ah, ecco come stanno le cose, quindi questa sarebbe la vostra giustificazione! No! No! Ascoltatemi…..Noi vi abbiamo fatto per oggi un ordine ben preciso e quest’ordine non è arrivato….Quindi se quest’ordine non arriva entro oggi, voi con noi non lavorerete mai più, è chiaro? Arrivederci!”

Al termine della conversazione si accorge della presenza di Luna ed aggiunge: “Ah! Eccoti qua. Ti stavo aspettando. Possiamo darci del tu, vero? Piacere, io sono Edoardo”. E le porge la mano.

Luna lo fissa un po’ irritata e, invece di stringergli la mano esclama: “Ahhh! Lo sapevo che avrei dovuto superare i filtri prima di arrivare a lui”.

Edoardo sorride: “E dai, è ovvio che prima di arrivare ad essere ammessa alla sua presenza, debba prima vederti il suo fidato collaboratore”.

Luna ha un movimento d’impazienza. “Non è ovvio per niente, scusa. Mica lo mangio!”

Edoardo ridacchia. “Hai il senso dell’umorismo, mi piace! Questo è un punto a tuo favore. Adesso però tu comincia a parlarmi un po’ di te”.

Luna lo fissa come se fosse una bestia rara. “Scusa? Perché dovrei parlarti di me? Io sono venuta per parlare con lui non con te”.

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Edoardo non si scompone ed afferrandola per un braccio la fa accomodare sul divano e poi le si siede accanto. “Ci parlerai con lui, non preoccuparti! Ci parlerai. Lui però prima desidera che io gli faccia sapere la mia opinione su di te”.

Luna, seccata: “Credevo che lui avesse abbastanza esperienza di vita da farsela da solo un opinione su di me”.

Edoardo sospira. “Oh mio Dio! Vedo che non la stai prendendo bene”.

Luna risponde sarcastica: “Certo che non la sto prendendo bene. Sono delusa del fatto che lui non abbia le palle per affrontarmi faccia a faccia senza bisogno di filtri”.

Edoardo, sempre senza scomporsi. “Dovresti saperlo che è un uomo molto occupato e oggi è impegnato altrove”.

Luna si alza bruscamente dal divano: “Oggi è impegnato altrove? E allora perché accidenti mi ha detto di venire qui? Io ho parlato con lui al telefono e lui in persona mi ha detto che mi avrebbe ricevuto oggi”.

Edoardo, sorpreso: “Hai parlato con lui al telefono?”

Luna: “Certo che sì”.

Edoardo: “E’ strano perché di solito è Daria, la sua assistente personale a fissare gli appuntamenti con lui ed è proprio Daria che mi ha avvisato che avrei dovuto incontrarti oggi”.

Luna: “Ho capito bene? Mi stai dando della bugiarda?”

Edoardo: “Oh guarda! Lungi da me dal farlo…Sto solo dicendo che mi sembra strano che tu abbia parlato direttamente con lui, ecco tutto”.

Luna, irritata: “Bene! Allora chiama un po’ questa Daria così chiariamo subito la cosa”.

Edoardo scuote il capo: “Non è possibile. Daria non è qui oggi. L’ha seguito come fa sempre nei suoi vari impegni giornalieri”.

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Luna: “D’accordo, io me ne vado.  E’ inutile che rimanga più a lungo  se  non  posso

vederlo. E diglielo pure che mi ha molto delusa”. Si alza dal divano e si volta per andarsene.

Edoardo si alza a sua volta e la segue. “Aspetta, dai. Capisco che tu credevi di vederlo oggi. Ma l’incontro è solo rimandato. Intanto possiamo portarci avanti col lavoro. Per esempio, fa’ un po’ un giro su te stessa”.

Luna lo fissa a bocca spalancata: “Sei scemo? A che scopo dovrei fare un giro su me stessa?”

Edoardo: “Ma è ovvio, no? Così posso decidere che capo farti indossare quando lo incontrerai”.

Luna, offesa: “Perché mai tu dovresti decidere cosa devo indossare io quando lo incontrerò? Ma poi…che cos’ha di sbagliato questo tailleur?”

Edoardo: “Guarda….il tailleur non ha niente di sbagliato. E’ solo che non è esattamente il capo più adatto se vuoi fargli una buona impressione”.

Luna, confusa: “Ah sì? E come dovrei presentarmi a lui? In costume da bagno, magari? Stile miss Italia?”

Edoardo sta per replicare quando il suo cellulare squilla. “Scusami” dice e risponde.

Le luci si spengono sul salottino della suite 501.

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Le luci si accendono sul salottino della suite 401.

Vittoria Lavinia entra nel salottino della suite 401 dove, un uomo anziano vestito in modo sportivo, si sta aggirando qua e là apparentemente in cerca di qualcosa.

 Lei gli corre incontro entusiasta e con le mani tese: “Oh, Dio, come sono contenta di conoscerla!”

Uomo anziano voltandosi e fissandola con aria stranita: “Davvero? E perché mai è

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contenta, mi scusi?”

Vittoria Lavinia, lasciando cadere le mani perché lui non gliele afferra: “E c’è bisogno di chiederlo? Perché lavorare per lei sarebbe un grandissimo onore”.

Uomo anziano, corrugando la fronte: “Dunque lei vorrebbe lavorare per me?”

Vittoria Lavinia: “C’è bisogno di chiederlo? Altrimenti perché sarei qui adesso?”

Uomo anziano, grandemente confuso: “Non saprei proprio che cosa farle fare, signorina, anche se la vedo davvero decisissima ad ottenere un lavoro”.

Vittoria Lavinia in tono supplichevole: “Oh la prego, la prego, non mi mandi via. E’ tutta la vita che aspetto un’occasione simile, non capisce?”

Uomo anziano, fissandola con attenzione: “Lei è davvero strana! Non può dire sul serio!”

Vittoria Lavinia, afferrandogli un braccio: “Oh, sì sono serissima, mi creda. So di non essere una ragazzina di primo pelo, ma sono ugualmente molto attraente. Non trova anche lei che io sembri molto più giovane rispetto agli anni che ho? Mi guardi bene!”

Uomo anziano: “Eh, io la guarderei bene se avessi gli occhiali, ma non li trovo!”

Vittoria Lavinia: “Se lei mi mandasse via adesso, giuro che mi stenderei fuori dalla porta della suite e mi metterei a piangere tutte le lacrime del mondo!”

Uomo anziano, sempre più confuso: “Oh beh, contenta lei…Allora, vediamo…Per prima cosa potrebbe aiutarmi a cercare quei dannati occhiali che poso sempre qua e là e poi non mi ricordo dove diavolo li ho messi”.

Vittoria Lavinia: “Gli occhiali? Ma certo, nessun problema! Li troviamo subito” E si mette a cercare affannosamente in giro. Dopo qualche istante emette un grido di trionfo: “Eccoli qua! Trovati!” E li porge all’uomo con un sorriso smagliante.

Uomo anziano, inforcando gli occhiali: “Ah, erano lì? Grazie”. Poi guarda la ragazza e aggiunge: “Mi è venuta un’idea interessante! Lei sa leggere bene signorina?...Cioè, voglio dire, ha una buona dizione?”

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Vittoria Lavinia a sua volta confusa: “Leggere? Mio Dio, sì so leggere, anche se non so esattamente cosa intenda con buona dizione; ma cosa c’entra questo col tipo di lavoro che dovrei fare?”

Uomo anziano, afferrando un giornale dalla poltrona più vicina e porgendoglielo: “C’entra, c’entra perché se dovessi assumerla, lei dovrebbe leggermi il giornale tutte le mattine”.

Vittoria Lavinia, contrariata: “Non credo proprio che questo rientrerebbe nelle mie mansioni, sa? Avrà pure un’assistente personale che possa farlo!”

Uomo anziano ridendo di gusto: “Un’assistente personale io? E perché mai io dovrei avere un’assistente personale?”

Vittoria Lavinia, sorpresa: “Ma perché un uomo nella sua posizione dovrebbe, mi pare”. E comunque la lettura del giornale non spetterebbe a me”.

Uomo anziano, borbottando: “Questa è proprio una caratteristica di voi giovani moderne! Sempre avverse a tutte le letture tranne quelle dei messaggini dei telefonini! Ai miei tempi, cara signorina, si leggevano i grandi classici eh, l’Odissea, l’Iliade, l’Eneide, invece di slogarsi le dita su quegli aggeggi infernali di cui non sapete fare a meno neanche per cinque minuti!”

Vittoria Lavinia: “Grazie! Grazie per avermi definito una giovane moderna…Sa, alla mia età questo è un grosso complimento e mi ripaga per tutti gli sforzi che ho fatto per mantenere un fisico così  perfetto: creme, massaggi, Spa. Tutti soldi spesi bene che mi aiuteranno a lavorare per lei senza sfigurare accanto a ragazze più giovani di me…Ma lasciamo perdere questi discorsi e torniamo a noi. Quanto sarebbe il mio salario mensile?”

Uomo anziano, scuotendo il capo: “Questa è un’altra caratteristica di voi giovani: andate a cercare un lavoro ed ancor prima di preoccuparvi di che tipo di lavoro si tratterà e se sarete in grado di farlo, vi informate subito del salario. Lei sa, signorina, cosa vuol dire fare la gavetta o è una frase troppo antiquata per il suo vocabolario?”

Vittoria Lavinia, sdegnosa: “Gavetta? E’ ovvio che so cosa vuol dire fare la gavetta, ma quando ci siamo parlati al telefono ieri,  e le ho confidato la mia vera età, lei mi aveva assicurato che non c’era nessun ….”

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Uomo anziano alzando una mano ed interrompendola bruscamente: “Ferma, ferma! Noi ci saremmo parlati ieri per telefono? Ma se neanche la conosco, scusi!”

Vittoria Lavinia, spazientita: “Ma certo che non mi conosce. Le ha dato il mio numero Carlotta che è una mia cara amica!”

Uomo anziano, grattandosi il mento: “Carlotta? E chi sarebbe mai questa Carlotta?”

Vittoria Lavinia, furente: “Ho capito la sua tattica. Si sta rimangiando la sua parola di darmi un lavoro. Mi ha visto e siccome non le vado a genio sta cercando una scusa per scaricarmi fingendo di non avermi parlato al telefono e neanche di conoscere Carlotta Altiventi Paggi”.

Uomo anziano, sedendosi sulla poltrona: “Carlotta Altiventi Paggi? E chi è Carlotta Altiventi Paggi? Lei mi sta confondendo e non ci sto capendo più niente; Ma io non la conosco questa Carlotta Altiventi Paggi…Va bene che io ultimamente mi dimentico le cose, ma dimenticarmi addirittura di conoscere una persona e di avere parlato con un’altra al telefono, mi sembra assai grossa”.

Vittoria Lavinia, parandosi davanti a lui con fare insistente: “Eppure è così! Dev’essersene dimenticato perché né io né Carlotta siamo delle bugiarde, ha capito, anche se abbiamo i nostri bravi difetti”.

Uomo anziano: “Per favore, stia zitta un attimo. Ho la tachicardia, mi sto agitando troppo. Mi dia un attimo di tregua”.

Vittoria Lavinia, sarcastica: “Benone! Adesso mi gioca pure la carta del malore. Mi ha proprio delusa”.

Uomo anziano, in tono lamentoso: “Guardi, mi vada a prendere le pillole che sono di là in bagno da qualche parte. Non ricordo come si chiamano, ma la scatoletta è verde. Vada, di corsa!”

Vittoria Lavinia sta per ribattere; poi però si accorge che l’uomo sta davvero male.

Grida: “Mio Dio, questo mi schiatta sul serio!” e si precipita fuori dal salottino per correre in bagno.

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Le luci si spengono sul salottino della suite 401.

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Le luci si accendono sul salottino della suite 601.

Una donna sulla sessantina fa il suo ingresso nel salottino con un mucchio di borse da shopping tra le mani e ignorando Marja, si dirige verso l’uomo esclamando: “Oh Dio mio, caro! Milano è una città meravigliosa, piena di negozi fantastici….Temo che la tua carta di credito oggi si sia…come dire, un pochino alleggerita!”

Signor Talbenti, guardando le borse con gli acquisti: “Oggi!”

Signora Talbenti: “Sì…e  Poi ho comprato un vestito da sera semplicemente f-a-v-o-l-o-s-o! Lo metterò stasera e sono sicura che resterai senza fiato”.

Signor Talbenti: “Sono già senza fiato!”

Signora Talbenti: “Sì…e poi ho comprato un pensierino anche per te!”

Signor Talbenti: “Per me? Con i miei soldi!”

Signora Talbenti: “Sì!”

Marja osserva la donna con aria assai meravigliata.

Signor Talbenti, accorgendosene si rivolge alla moglie brusco: “Cara, per favore, non vedi che sono impegnato? Riprenditi tutta questa bella roba e va in camera. Poi ti raggiungo”.

La donna si accorge finalmente di Marja e ridacchia imbarazzata: “Oh, buona sera. Non me n’ero accorta. Ero così emozionata per le compere che non ho fatto caso a lei! Avanza di un passo verso Marja e le porge la mano, non senza fatica perché ha sul braccio diverse borse: “Comunque io sono Anna, la moglie di questa testa matta qui!”

Marja le stringe la mano: “Io sono Marja”.

Signora Talbenti: “Marja? Come la Beata Vergine?”

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Marja: “Già”.

Signor Talbenti tossicchiando richiama l’attenzione della moglie e gli lancia un’occhiataccia.

Signora Talbenti indietreggiando: “Bene. Vi lascio al vostro ‘tète a tète’. A dopo caro!” Ed esce dal salottino.

Signor Talbenti: “Sì, Vai! Vai!”

Marja corruga la fronte come assorta in qualche pensiero.

Signor Talbenti, schiarendosi la voce: “Mi scusi per l’interruzione, signora Dragan. Mia moglie è così, piomba nelle stanze come un furia, infischiandosene di cosa stia succedendo dove lei decide di irrompere senza annunciarsi…Vede…Io ormai ci ho fatto l’abitudine, ma capisco che per gli estranei tutto questo possa risultare molto fastidioso”, ma dico…molto fastidioso”.

Marja, muovendosi sulla poltrona nervosamente: “Io non ho capito…Però tu hai una moglie, a quanto vedo”.

Signor Talbenti annuisce: “Sì. Siamo sposati ormai da più di trent’anni eh, anche se  questo non è un segreto per nessuno”.

Marja scrolla le spalle:  “Ah, guarda che io non lo sapevo”.

Signor Talbenti: “Beh, ora lo sa…Non potrei vivere senza di lei”.

Signora Talbenti, da dietro le quinte: “Dio mio caro! Che bel vestito! Vieni a vedere come mi sta! Oh Dio, guarda! Stasera li farò crepare tutti d’invidia!”

Signor Talbenti: “Ecco, vede? Anche se a volte sa essere davvero una presenza ingombrante!...Comunque, vivere per lunghi periodi lontani uno dall’altra a causa del mio lavoro, ha aiutato a mantenere vivo il nostro rapporto”.

Marja, sempre nervosa: “Bene. Bene. Ma io non ho capito. Perché tu mi hai fatto venire qui, oggi?”

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Signor Talbenti sorpreso: “Perché avevo tempo di riceverla soltanto oggi…Santo cielo! Comunque vedrà che mia moglie non ci disturberà più. Avrà di meglio da fare. Non vedo dov’è il problema!”

Marja: “Ma io non ho capito, scusa. Quindi lei vive con te adesso?”

Signor Talbenti: “Sì, certo. Dove altro dovrebbe vivere, santo cielo? Le ho già spiegato che passiamo periodi lontani l’uno dall’altra! Ma siamo sposati”.

Marja: “Sì, ma tu fai capire a me. Quindi è lei che bada a lei!”

Signor Talbenti: “Lei chi?”

Marja: “Lei che bada a lei!”

Signor Talbenti: “Ma lei chi?”

Marja: “Tua moglie bada a te!”

Signor Talbenti, corrugando la fronte: “Ah sì. Indubbiamente. Ci siamo sempre presi cura uno dell’altro, anche perché il nostro matrimonio non è stato benedetto dalla nascita di figli”.

Marja si alza bruscamente in piedi e dice: Beh, questo mi dispiace tanto!”

 In quel momento la signora Talbenti ripiomba nel salottino con una mano avvolta in un fazzoletto, gridando: “Oh Dio! Mi sono ferita! Il sangue, il sangue! Aiuto!” e gettandosi tra le braccia del signor Talbenti sviene.

Signor Talbenti: “Oh mio Dio! E cade sul divano sotto il peso della moglie.

Le luci si spengono sul salottino della suite 601.

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Le luci si accendono sul salottino della suite 501.

Edoardo, parlando al cellulare: “Oh, è lei? Come sta andando lì? Tutto bene? Magni-

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fico. Sì, la ragazza è arrivata”.

Luna, cercando di afferrare il cellulare di Edoardo: “Fammici parlare, per favore! Ho qualcosina da dirgli!”

Edoardo, respingendo la sua mano: “Sì…E’ solo che è un po’ delusa perché credeva di poterla incontrare oggi, ma le ho spiegato che lei è molto impegnato….Come? Beh, sì,sì, carina è carina, è decisamente molto carina; però credo che ci farà un po’ di problemi su cosa indossare, ecco….E anche il trucco! Non ne porta neanche un fil, non ne porta! Come? Davvero? Anche se fosse un tailleur senza grosse pretese?...Ah beh certo ch lei riuscirà ugualmente a farsene un’idea…Bene perché pare che lei ci tenga molto al tailleur. D’accordo. Sì, a più tardi.”

Luna, arrabbiata: “Perché non mi ci hai fatto parlare?”

Edoardo sorridendo: “Calmati, sei troppo agitata…Non gli avresti fatto una buona impressione se te l’avessi passato adesso!”

Luna: “Io faccio l’agitata quanto mi pare….E poi, come ti permetti di definire il mio tailleur un capo senza pretese? E il trucco? Per  tua informazione il trucco io sono liberissima di non mettermelo e nessuno deve aver niente da ridire! Voi uomini non vi truccate, mi pare!”

Edoardo scuote il capo con benevolenza. “Beh, non sai quanti uomini si truccano, invece…Comunque ascoltami: con questo tipo di lavoro il trucco è indispensabile! Guarda, non puoi farne a meno”.

Luna, arrabbiata: “Ma chi lo dice? Ne ho sempre fatto a meno e sono sempre riuscita a lavorare benissimo”.

Edoardo, in tono esitante: “Forse però è per questo che non hai ancora fatto il cosiddetto salto di qualità!”

Luna diventando furente: “Come ti permetti di dissertare sui salti di qualità della mia carriera? Io sono molto soddisfatta del percorso che ho fatto fino ad ora con il mio lavoro e ho già fatto dei salti di qualità, bello! E ne farò degli altri in futuro”.

Edoardo alzando le mani in segno di resa: “O.k.! Allora diciamo che se vuoi fare un

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ulteriore salto di qualità, che ti piaccia o no, dovrai venire a patti con l’idea di  truccarti. Questo è un ambiente molto competitivo e ragazzine più giovani di te sono già in agguato per rubarti il posto e…”

Luna: “Ma si può sapere perché  l’aspetto fisico per te è così importante?”

Edoardo sta per ribattere, ma il cellulare suona di nuovo e lui lo afferra e risponde con una voce esitante e un po’ spaventata: “Sì?”

Le luci si spengono sul salottino della suite numero 501.

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Le luci si accendono sul salottino della suite numero 401.

Vittoria Lavinia rientrando nel salottino di corsa, con una scatoletta verde tra le mani:  “Per favore non muoia proprio adesso, eh? Le ho portato la sua medicina! Adesso gliene darò una così si sentirà subito meglio!”

Uomo anziano, lamentevole: “Presto, presto”.

Vittoria Lavinia, porgendo una pastiglia: “Ecco qua”.

Uomo anziano prendendola ed inghiottendo: “Oh, come sto male! No, no, non se ne vada! Rimanga qui vicino a me!”

Vittoria Lavinia agitata: “Ma forse sarebbe meglio chiamare qualcuno, non crede? L’albergo avrà un medico di fiducia!”

Uomo anziano, afferrando una mano di Vittoria Lavinia: “No, no. Niente medici, per carità! Quelli ti infilzano di aghi, flebo e chissà cos’altro! Siamo tutti cavie nelle loro mani! Cavie su cui fanno i loro esperimenti! Peccato che la pelle sia la nostra!....Nooo! Dia retta a me! Bisogna stare lontano dai medici il più possibile!” 

Vittoria Lavinia: “Ma io cosa posso fare? Non sono un infermiera…E poi se le dovesse succedere qualcosa, se la prenderanno con me!”

Uomo anziano: “Signorina, vuole o non vuole lavorare per me?”

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Vittoria Lavinia torcendosi le mani nervosamente: “Sì, accidenti! Ma non penso che nel mio lavoro siano incluse anche competenze e prestazioni infermieristiche!”

Uomo anziano, ignorando la sua osservazione: “Signorina, la prego, mi canti una canzone…Quando stavo male da piccolo, mamma mi cantava sempre una canzone e io mi calmavo! Sono certo che così la mia tachicardia si placherà”.

Vittoria Lavinia: “Ma lei sta scherzando? Non può dire sul serio!”

Uomo anziano: “Vuole o non vuole lavorare per me?”

Vittoria Lavinia, protestando: “Ma io sono stonata e poi questo lavoro sta mostrandomi dei compiti gravosi che non sono certa di volere e di sapere assolvere”.

Uomo anziano con voce flebile: “La prego, mi canti una canzone. Che le costa?”

Vittoria Lavinia: “Va bene…Allora…Vediamo…Lei è un uomo anziano e mio nonno, quando ero piccola, mi cantava sempre ‘Oh mia bela Madunina’.

Uomo anziano: “Eh! Brava! Oh mia bela Madunina, brava! La canti”.

Vittoria Lavinia si mette a cantare la canzone, ma stonando pietosamente:

“Oh mia bela Madunina

che te brilet de luntan

tuta dora e piscinina

ti te dominet Milan,

sot a te se viv la vita

se sta mai cui man in man.

Canten teut

luntan de Napoli se meur,

ma peu vegnen che a Milan.”

Uomo anziano: “Brava! Brava! Che voce soave, angelica, continui, continui!”

Vittoria Lavinia seguita a cantare ancora un po’, ripetendo parte della stessa strofa, anche se con fare esitante e poi, fermandosi di botto, esclama: “Ma lei mi sta prendendo per i fondelli? Voce soave, angelica, io? Mi ha sentito bene?”

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Uomo anziano, seraficamente: “Anche mamma era stonata così quando cantava e lei me la ricorda così tanto! Continui, continui! Mi canti ancora ‘O mia Bela Madunina’!”

Vittoria Lavinia, levando bruscamente la mano dalla sua: “Sa una cosa? Ho tanto l’idea che lei stia simulando questo malore e che stia facendo tutta questa messa in scena per mettermi alla prova. Mi chiedo però il perchè! Vuole vedere se ho i nervi saldi? E’ questa la ragione?”

Uomo anziano, sempre con voce flebile: “Mi sto sentendo male un’altra volta! Per favore, mi vada a prendere una camomilla!”

Vittoria Lavinia: “Pure?...Ma lo sa che a casa mia non so neanche come far funzionare i fornelli? C’è chi viene pagato per farlo per me”.

Uomo anziano agitando una mano: “La  prego, la  prego, ho proprio bisogno  di  una tazza di camomilla e se vuole lavorare per me…”

Vittoria Lavinia spazientita, interrompendolo: “E se voglio lavorare per lei devo portarle questa tazza di camomilla, ho afferrato il concetto!”

Uomo anziano: “Brava, brava….Vada in cucina, di là! C’è la tazza, la bustina e l’acqua!”

Vittoria Lavinia: “D’accordo!”

Uomo anziano: “Calda!”

Vittoria Lavinia sibilando tra i denti: “AH, ma badi bene che la mia pazienza è al limite ormai e Dio sa quanta ne ho portata fino ad ora rispetto ai miei standard abituali!” Ed esce dal salottino per andare in cucina.

Le luci si spengono sul salottino della suite 401.

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Le luci si accendono sul salottino della suite 601.

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Signor Talbenti sollevando sulle braccia la moglie e adagiandola sul divano: “Non è nulla cara, non è nulla. Non ti agitare così”

Marja,“Io non ho capito! Tutto questo casino e poi è solo un taglietto!”

Signor Talbenti: “Mi scusi, eh? Ma mia moglie ha la fobia del sangue….Pensi che sviene ogni volta che va in ambulatorio per fare un prelievo”.

Marja ridacchiando: “Eh, allora meno male che non ha partorito! Io ho avuto due figli e so di cosa parlo”.

Signor Talbenti con espressione triste: “Già…Ma gliel’ho spiegato prima! Noi non abbiamo avuto figli, purtroppo”.

Marja, con aria triste: “Sì…Mi dispiace…Io non ti volevo rattristare”.

Signor Talbenti, riscuotendosi: “Beh, non si preoccupi, eh? Anzi, mi dia una mano a farla rinvenire! Venga, venga!” e dando dei colpetti leggeri sul viso della moglie esclama: “Anna, Anna! Dai su, non essere ridicola, è un piccolo taglietto, non fare la bambina, riprenditi!”

Marja: “Ma io non ho capito, quindi è lei che bada a lei!”

Signor Talbenti: “Ma lei chi?”

Marja: “Lei bada a lei!” E poi toglie il fazzoletto dal dito della signora Talbenti.

Signor Talbenti: “Oh!”

Signora Talbenti, lamentandosi socchiude gli occhi: “Che cosa….che cosa mi è successo?”

Signor Talbenti: “Nulla, cara, nulla. E’ solo una piccola ferita”.

Signora Talbenti: “Ferita? Ahhh?”  Vede il dito ferito e sviene di nuovo.

Marja, rivolgendosi in tono pratico al signor Talbenti: “Senta, bisogna medicare il taglio…:Allora porta cerotti, acqua calda, acqua ossigenata…Vedi tu insomma!”

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Signor Talbenti: “Sì, sì, vado subito. Eh già, ma dove vado? Ah sì, in bagno c’è l’armadietto del pronto soccorso”. E corre fuori dal salottino.

Rimasta sola con la signora Talbenti, Marja scuote il capo: “Io non ho capito. Io pensavo che lui aveva la moglie quindi era lei che badava a lui, però qui adesso mi sembra che tutti e due hanno bisogno di me. Quindi se mi assumono, vuol dire  avere doppio lavoro…Questo non va bene….Però, se ho doppio lavoro, ho anche doppio stipendio. Questo va molto bene!”

Signora Talbenti, rinvenendo: “Cosa mi è successo?”

Marja: “Niente, signora, niente! Adesso tu mi devi guardare e mi devi dimostrare che sei una donna adulta e non una bambina! O.k.?”

Signora Talbenti, un po’ risentita: “Ma certo! Che domande! Perché mi dice questo?”

Marja: “Perché io voglio che tu non svieni quando ti medico il taglietto”.

Signora Talbenti abbassa lo sguardo sulla mano e sta per svenire di nuovo.

Marja: “No! Tu non svieni! Io te lo ordino! Tu sei peggio di mia figlia Helena che ha solo tre anni!”

Signora Talbenti si alza a sedere, rinvigorita, chiedendo: “Lei ha una bambina di tre anni?”

Marja sorpresa per il repentino cambiamento della donna e temendo che l’avere figli diventi per lei un impedimento ad ottenere l’impiego: “Sì però io ti giuro che non la porto mai qua. Io sempre lavoro! Tu non la vedi mai. Non ti preoccupare!”

Signora Talbenti, ignorando le sue parole: “Ha una fotografia  della piccola con sé? Vorrei tanto vederla!”

Marja: “Sì, ho una fotografia”.

Signora Talbenti: “Può mostrarmela?  Ci terrei davvero tanto!”

Marja corruga la fronte: “Però prima medichiamo il taglietto”.

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Signora Talbenti, agitando la mano ferita: “Lasci perdere la mia mano e mi faccia vedere la fotografia”.

Marja stringendosi nelle spalle: “Sì, sì. Non  ti  agitare.”  Apre  la  borsa, da  una  tasca estrae il portafogli e toglie una fotografia che porge alla signora Talbenti.

Signora Talbenti, afferrandola e fissandola: “Ma che bella, che bellissima bambina! Che occhi stupendi…e quel bambino un poco più grande che è accanto a lei chi è? E’ un suo amichetto?”

Marja, esitante: “No…Quello è Rado, l’altro mio figlio”.

Signora Talbenti: Oh, ha anche un maschietto! Che bella cosa! Com’è fortunata! E lui quanti anni ha?”

Marja: “Quasi due”.

Signora Talbenti, con aria sognante: “Che meraviglia, avere due bimbi! Io non ne ho avuti e Dio solo sa se li avrei voluti…Anche mio marito li voleva, ma purtroppo non sono arrivati”.     

Signor Talbenti, rientrando di corsa nel salottino: “Anna, Anna, ecco qui tutto l’occorrente per la medicazione”. E lascia cadere tutti gli oggetti che aveva in mano.

Le luci si spengono sul salottino della suite 601.  

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Le luci si accendono sul salottino della suite 501.

Edoardo: “Pronto? Mamma? Mammina! Che bella sorpresa. Come stai?”

Luna, impaziente: “Io me ne vado” e fa per muoversi.

La mano di Edoardo le afferra il polso in una morsa di acciaio mentre esclama isterico: “Come? Sei qui in albergo? E perché? Che cosa ti ha portato qui? “

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“Ah! Hai saputo che lui avrebbe alloggiato qui a Milano in quest’albergo e così hai deciso di venirmi a trovare perché io ho sempre poco tempo per venire da te, mammina! Ma che bello…Sì, sì, davvero bello!”

Luna, cercando di divincolarsi dalla sua presa: “Lasciami andare e subito o ti denuncio per sequestro di persona!”

Edoardo, sempre al cellulare: “Come mamma? La voce di una donna? Sì, in effetti, sì. C’è una donna qui accanto a me. Lei è…lei…è…la mia fidanzata!”

Luna sussultando: “Che cosa? Ti ha dato di volta il cervello?”

Edoardo, ignorandola e continuando a parlare al cellulare: “Come? Come mamma? Sali subito?...No, ascolta, aspetta una decina di minuti….Sai come siete voi donne…Lei desidera prepararsi al meglio per il suo primo incontro con te!”

Luna riesce a liberarsi e dà un pugno contro la spalla del giovane.

Edoardo: “Ahi!...Come? No, mamma, tutto bene…Mi è solo venuto un crampo al piede! Sì, sì, ti aspettiamo qui tra dieci minuti. Oh che bella sorpresa mi hai fatto, mammina! A dopo. Ciao!” Si volta con aria interrogativa verso Luna.

Luna, secca, scandendo bene le parole: “N-o-n  s-e  n-e  pa-r-l-a!”

Edoardo, in tono supplice: “Ti prego, ti prego! Che ti costa! Dammi una mano, pe favore! Mia madre mi tormenta da un anno per farmi conoscere tutte le figlie delle sue amiche. Io non ce la faccio più! Se fingi di essere la mia fidanzata per, diciamo….un’ora, ti prometto che avrai il tuo incontro con lui oggi stesso!”

Luna: “Giura!”

Edoardo: “Lo giuro!”

Luna, irritata: “Allora, d’accordo. Almeno non avrò fatto il viaggio a vuoto, oggi. Però, se poi non me lo fai incontrare davvero, guai a te!”

Edoardo: “Non preoccuparti! Una promessa è sacra per me…Adesso però, senza metterti a discutere, devi seguire alla lettera le mie istruzioni”.

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Luna, accigliata: “E queste istruzioni quali sarebbero?”

Edoardo si schiarisce la gola: “Beh, ecco, la prima è che devi cambiarti quel tailleur!”

Luna: “Rieccoci a dissertare sul mio tailleur! Allora lo fai apposta!”

Edoardo: “Non ti scaldare, dai! Mia madre è una donna molto elegante, raffinata e…”

Luna a braccia conserte: “Ah, di bene in meglio! Perché io invece sarei trasandata e rozza!...Insomma, impresentabile!”

Edoardo sospirando: “Perché travisi sempre quello che ti dico?”

Luna: “Io? Tu hai detto che il mio tailleur è un capo senza pretese, che dovrei cambiarlo e che non assomiglio per niente a tua madre!”

Edoardo sorridendo leggermente: “Ah beh guarda, eh! Fortunata tu se non le somigli!”

Luna: “Prego?”

Edoardo: “Sì! Sì! Perché mia madre è una vera rompi….ehm….mia madre è una vera seccatrice! E’ come un bulldozer! Quando ha un ostacolo davanti non la ferma niente e nessuno pur di arrivare al suo obiettivo!”

Luna: “Ma dai! Stai a vedere che tua madre mi piace!”

Edoardo, fissandola con attenzione: “No! Eh no! E invece no! Perché in te almeno c’è una flessibilità ecco, che mia madre non possiede!”

Luna, sorpresa: “E da cosa lo intuisci?”

Edoardo: “Semplice! Ad esempio lei non avrebbe mai accettato di scendere a patti pur d’ incontrare lui! Avrebbe preteso di incontrarlo subito e senza condizioni di sorta”.

Luna: “Ah, beh! Potevi dirlo subito, no? Se la metti così, allora non accetto neanch’io!”

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Edoardo: “Eh dai, cosa ti costa? Perché fai così la difficile? Guarda che indosserai un bellissimo vestito di quelli che valgono cifre a tre zeri!”

Luna indietreggiando di un passo: “Ancora? Io non ne ho mai indossato uno in tutta la mia vita e neanche intendo farlo! Col denaro con cui si compra uno di quei vestiti, nel Terzo Mondo tante persone mangerebbero per diversi giorni!”

Edoardo:“Guarda cara che lui fa tanta beneficenza sai, anche se non va in giro a sbandierarlo ai  quattro venti! E adesso aspetta qui!” Corre fuori dal salottino lasciandola sola.

Luna: “E cosa c’entra lui col vestito che vuoi farmi indossare?” gli grida dietro, ma il giovane ormai è già uscito. Lei allora sbuffa ed aggiunge: “Guarda cosa mi tocca fare per ottenere un’intervista con un premio nobel!”

Le luci si spengono sul salottino della suite 501.   

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Le luci si accendono sul salottino della suite 401.

Vittoria Lavinia entra con la tazza di tè tra le mani e la porge all’uomo anziano. “Ecco qua la sua camomilla, come ordinato”.

Uomo anziano: “Non ci ha messo lo zucchero, vero? A Me piace amara!”

Vittoria Lavinia: No, non l’ho zuccherata”.

Uomo anziano, sorseggiando la camomilla: “E’ fredda!”

Vittoria Lavinia: “Ho fatto del mio meglio!”

Uomo anziano, con le lacrime agli occhi e voce tremante: “E’ umiliante. Una vita attiva come la mia, con un lavoro importante come il mio e adesso mi ritrovo ridotto così!”

Vittoria Lavinia, impressionata dallo stato emotivo dell’uomo ed appoggiando la tazza di tè sul tavolino: “Ridotto così? Ma lei dev’essere orgoglioso di tutto il lavoro

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che ha fatto. Non è da tutti!”

Uomo anziano: “Sì, beh, lavorato, ho lavorato, ma non so se esserne orgoglioso perchè al momento non mi ricordo che lavoro ho fatto. E’ importante, ma non me lo ricordo”.

Vittoria Lavina sorpresa: “Lei sta proprio male! Come fa a non ricordarsi delle sue creazioni, dei pezzi unici che sono stati venduti in tutto il mondo!”

Uomo anziano fissandola senza capire: “Ma, ragazza mia, di cosa va cianciando?”

Vittoria Lavinia: “Come? Ma dei suoi meravigliosi abiti, no?”

Uomo anziano, fissando il proprio abbigliamento: “I miei abiti? E cosa avrebbero di così meraviglioso, scusi?”

Vittoria Lavinia: “Oh, Signore, sta veramente proprio male! Non intendevo gli abiti che indossa lei in questo momento, ma gli abiti che crea nella sua casa di mode e che sono famosi in tutto il mondo”.

Uomo anziano ridacchiando: “Io che creo abiti? Mia cara signorina, mi pare che sia lei a stare male adesso! Io che creo gli abiti! L’unico periodo in cui ho usato un ago in vita mia, è stato quando ero militare e dovevo rammendarmi i calzini da solo! I che creo gli abiti, ma signorina, ma mi faccia il piacere!”

Vittoria Lavinia, sobbalzando: “Vuol dire che n-non crea lei i suoi abiti? E chi lo fa, allora?”

Uomo anziano, tranquillamente: “Non so perché la cosa la debba interessare tanto, ma se proprio vuol saperlo, i miei abiti da almeno una quarantina d’anni a questa parte, li compro da Carolini Moda Uomo, il negozio che dista più o meno mezzo chilometro da casa mia…Deve sapere che il proprietario è stato mio compagno di scuola alle elementari e conosce perfettamente i miei gusti in fatto di vestiario!...E lì compro i miei abiti!”

Un sospetto comincia ad insinuarsi nell’animo di Vittoria Lavinia ed agitata domanda: “ Scusi,ma…….Posso sapere come si chiama lei?”

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Uomo anziano: “Come mi chiamo?....Come mi chiamo?...Carlo forse?...No, no, non mi pare!...Ma certo, Antonio! No, no! Non mi chiamo Antonio! Giuseppe! Sì Ecco: Giusepppe! Io mi chiamo….non mi chiamo Giuseppe! Mi chiamo Filippo! Ma lo sa che è una bella domanda? In questo momento non me lo ricordo il mio nome…Ultimamente mi dimentico tante cose”.

Vittoria Lavinia gli si avvicina e squadra il suo viso attentamente.

Uomo anziano, confuso ed esitante: “Corrado!”

Vittoria Lavinia emette un grido strozzato: “Allora lei non è Laurent Faustine, non è vero? No, che non lo è! Chi accidenti è, allora? Eppure gli assomiglia tantissimo. E’ forse il suo gemello? E’ il suo gemello!”

Uomo anziano: “No! No! No! No! Io sono figlio unico. Questo me lo ricordo bene! Sì perché mia madre avrebbe voluto avere altri figli, ma non ci è riuscita!...Ma come mai io queste cose di quando ero giovane me le ricordo e quelle di adesso non me le ricordo?”

Vittoria Lavinia: “Allora forse è suo cugino? E’ suo cugino! Deve per forza essere un parente di Laurent Faustine! Assomiglia troppo alle fotografie che io vedo nelle riviste di moda”.

Uomo anziano: “Mai avuto cugini maschi, ma solo una nidiata di cugine femmine. Anche questo me lo rammento bene perché da piccolo, d’estate andavo sempre in campagna dai nonni e con le mie cugine dovevo fare tutti i giochi che piacciono alle bambine e mi annoiavo a morte!”

Vittoria Lavinia, isterica: “Ma allora chi diamine è lei? Me lo vuole dire sì o no?”

In quel momento, la porta del salottino si apre ed un giovanotto elegantemente vestito fa il suo ingresso esclamando: “Che sta succedendo qui dentro? Lei chi è? E perché sta gridando contro mio padre. Non lo vede che è agitato?”

Vittoria Lavinia si gira e fissa il giovanotto  a bocca aperta.

Le luci si spengono sul salottino della suite 401.

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Le luci si accendono sul salottino della suite 601.

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Signora Talbenti, mostrando la fotografia al marito: “Oh caro, guarda che bei bambini ha la signora! Non sono due amorini?”

Signor Talbenti fissando la fotografia: “Certo cara, sono molto carini…Ma adesso, per favore, fatti medicare il taglio”.

Signora Talbenti, rivolgendosi a Marja: “Vorrei proprio vederli di persona. Non può portarli qui?”


Signor Talbenti: “No, no, Anna, sii ragionevole! La signora è qui per motivi di lavoro, non ha tempo per queste cose”.

Signora Talbenti intestardita: “Ma io vorrei tanto vederli, invece!”

Marja, pensando che se la donna non vedrà i bambini, non le permetterà di ottenere il lavoro: “Non ti agitare, signora. Guarda che se tu vuoi, te li porto uno di questi giorni!”

Signor Talbenti, irritato: “No, non è obbligata a farlo. Mia moglie deve capire che ha già creato abbastanza scompiglio per oggi e allora è bene che se ne vada in camera”.

Signora Talbenti: “No. Non ci voglio andare in camera, voglio stare qui”

Signor Talbenti, spingendo con poca grazia la moglie fuori di scena: “No, te ne andrai in camera dove te ne  starai tranquilla”. Poi, rivolgendosi a Marja: “Ecco. Così lei potrà farmi questa benedetta intervista e Dio solo sa quanto se l’è sudata, signora Dragan”.

Signora Talbenti, rientra in scena e con aria di sfida, si siede vicino a Marja.

Marja, rivolta al signor Talbenti:” Ma guarda che per me non è un problema perché se tu mi assumi, capita che io devo fare anche medicazioni…Però, se tu mi metti in regola, io non ho problema!”

Signor Talbenti, sorpreso: “Assumerla? No, no, no, no ! Qui deve esserci un equivoco. Perché mai dovrei assumerla? Non ho bisogno di una segretaria e poi lei ha di certo già un lavoro presso la redazione del suo giornale oppure lavora come free lance?”

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Marja, confusa: “Scusa, io non ho capito! Perché io devo lavorare per un giornale, scusi? E poi io non so cosa vuol dire free lance!”

Signor Talbenti, insospettito: “Mi scusi, ma lei allora non è la giornalista che doveva intervistarmi oggi?”

Marja, mortificata: “Giornalista, io? No, no, no, no. Io sono venuta qui per fare un provino di lavoro di badante!”

Il signor Talbenti dapprima si fa serio e poi all’improvviso scoppia in una sonora risata e grida: “Ah, ah! Badante! Ah, ah! Badante!”

Marja ancor più mortificata, si alza in piedi: “Io ho capito, io ho capito! Qui c’è stato un errore di biglietti! Io ho sbagliato suite! Io devo andare al provino di lavoro!” E fa per andarsene.

Signora Talbenti, alzandosi in piedi di scatto dal divano e trattenendo Marja per un braccio: “No, no, no! Non se ne vada, per favore!...I bambini!...Voglio vedere i bambini”.

Marja: “Io vado! Io ho due figli! Se tu non mi assumi, devo trovare lavoro. Se no devo tornare in Romania!”

Signora Talbenti, rivolta al marito: “Caro, hai sentito? Fai qualcosa…Devi fare qualcosa, subito!”

Signor Talbenti: “Sì, sì! Che cosa posso fare?...Beh, sì…vediamo…Posso telefonare alla reception per chiedere se sanno per caso in quale suite la signora è attesa per il colloquio!”

Signora Talbenti, agitando la mano contrariata: “Non essere sciocco, caro. La signora è arrivata qui da noi e ora rimane con noi! Questo è un chiaro segno del destino!”

Poi si rivolge a Marja: “Come ti chiami cara?”

Marja: “Marja, signora”.

Signora Talbenti: “Ah! Sì è vero! Come la Santa Vergine. Vedi,  Nina, la nostra vecchia governante, sta per trasferirsi definitivamente a casa della sorella che non sta

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bene e così ci serve una nuova governante! L’appartamentino che avevamo dato a Nina non è grandissimo però ha una cucina-tinello, un bagno e due stanze. Quindi c’è posto anche per i bambini. E abbiamo anche un giardinetto dove potranno giocare nelle giornate calde. Per non parlare del lago che dista solo pochi minuti dal pasino in cui noi risediamo”.

Marja annuisce.

Signora talbenti, rivolta al marito: “Fai qualcosa!”

Signor Talbenti: “Sì, ma che cosa vuoi che faccia?”

Signora Talbenti: “Potremmo tenere Marja con noi”.

Signor Talbenti, rivolto a Marja: “Sì, Sì, signora Dragan. Se la cosa la interessa, potrebbe trasferirsi da noi, ma c’è un problema. Vede, noi non abitiamo a Milano, ma sul lago di Garda. Oggi noi siamo qui per presenziare ad una cerimonia in cui mi verrà conferito un premio alla carriera. Quindi se lei accettasse la nostra offerta, dovrebbe trasferirsi molto lontano da qui”.

Marja, speranzosa: “No. Io non credo che questo è un problema. Io ti spiego: io dovevo fare il provino di lavoro e dovevo trasferirmi molto, ma molto più lontano di dove vivi tu!”

Signora Talbenti, battendo le mani gioiosa: “Oh che bello! Marj torna a casa con noi e io finalmente avrò la casa piena di allegria con quei bellissimi bambini!”

Signor Talbenti sorridendo leggermente ed allargando le braccia in segno di resa: “Non è possibile, non è possibile! E’inutile discutere con mia moglie. In un modo o nell’altro riesce sempre ad ottenere quello che vuole”. E sospira rassegnato.

Marja e la signora Talbenti si guardano commosse.

Marja, rivolgendosi ai due Talbenti: commossa: “Che la Madonna vi benedica!”

Le luci si spengono sul salottino della suite 601.

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Le luci si accendono sul salottino della suite 501.

Luna è in piedi al centro del salottino della suite 501 e batte ritmicamente un piede a terra, con nervosismo.

Edoardo entra nel salottino tenendo una gruccia su cui fa bella mostra di sè un bellissimo vestito da sera, di colore rosso. “Ecco qua! Guarda, questo è perfetto! Sembra fatto su misura per te”.

Luna fa una smorfia sarcastica, ribattendo: “Non devo dirtelo io che quello è un vestito da sera e adesso siamo nel primo pomeriggio!”

Edoardo: “Lo so, lo so. Ma noi diremo a mia madre che tu volevi chiedere la sua opinione riguardo all’opportunità di indossare questo vestito ad un importante ricevimento a cui dovremo presenziare stasera”.

Luna mette le braccia conserte: “Il rosso proprio non mi piace e poi quella scollatura

sulla schiena è un po’ esagerata”.

Edoardo, guardando nervosamente l’orologio che ha al polso: “Ti prego, non fare la difficile! Hai giusto cinque minuti per indossare quest’abito e darti una sistemata ai capelli, truccarti, e…”


Luna interrompendolo: “Perché? Adesso hai da ridire anche sui miei capelli. E poi? Dovrei magari rifarmi anche il naso o, che so, tatuarmi le sopracciglia?”

Edoardo supplice: “Ma no! Ma no! I tuoi capelli mi piacciono, mi piacciono moltissimo. E’ solo che mia madre preferisce le donne coi capelli sciolti piuttosto che legati a coda di cavallo!”

Luna, ancor più sarcastica: “E mammina dev’essere accontentata, vero?”

Edoardo un po’ risentito: “Guarda che io non sono succube di mia madre e vivo da solo già da diversi anni. Però come ti ho già spiegato prima, da un anno a questa parte lei cerca di appiopparmi qualsiasi ragazza le vada a genio…basta che abbia un’età compresa tra i venti e i trent’anni e  respiri e io non ce la faccio più! Così, se oggi mi vedrà con te, per un po’, magari, mi lascerà in pace”.

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Luna sorride. “Alt alt! Allora questa messa in scena deve finire prima d’incominciare. Come età ci siamo, però senti, io non sono capace di  recitare il ruolo della brava fidanzatina. Perciò, io me ne vado eh? Tanti saluti! Arrivederci! Fammi chiamare da lui quando sarà finalmente libero d’incontrarmi…Comunque può darsi che per quella data non sia più disponibile io ad incontrare lui. Arrivederci!”. Fa per andarsene, ma Edoardo la trattiene per un braccio.

Edoardo: “No. Senti, eh! Ormai hai promesso e devi rimanere”.

Luna sta per ribattere ma bussano alla porta.

Mamma di Edoardo: “Tesoro, ci sei? Disturbooo?”

Edoardo con sguardo spaurito: “E’ arrivata! E’ arrivata mamma! Va’ subito in camera e indossa questo benedetto vestito, per favore. Ah, una cosa importante: nell’armadio ci sono scarpe, accessori, gioielli…Vai! Fai in fretta!”

Luna esce dal salottino mentre la mamma di Edoardo, una signora sulla sessantina, vestita elegantemente, ne fa il suo ingresso.

Edoardo: “Eccoti qua mamma!”

Madre di Edoardo, correndo incontro ad Edoardo a braccia spalancate: “Ciao bello di mamma! Come stai!” Lo abbraccia e lo bacia su entrambe le guance. “Allora? Ti sei fidanzato, finalmente! Che gioia! Che gioia! Sai, non vedo l’ora d’incontrarla quella che è riuscita a prenderti all’amo! Ma… dov’è?”

Edoardo, schiarendosi la voce: “Dov’è? Dov’è? Si sta cambiando, mamma perché voleva la tua opinione riguardo a un abito che deve indossare questa sera. Sai, dobbiamo andare ad un importante ricevimento e io, avendole parlato del tuo buon gusto, ecco…”

Mamma di Edoardo: “Ma davvero vuole la mia opinione? Che carina! Che carina! Ma che lavoro fa? Sono proprio curiosa, sai! Comunque deve essere una brava ragazza e se riscuoterà, come penso, il mio consenso, non lasciartela scappare, Edoardo! Non lasciartela scappare! Devi capire che ormai hai raggiunto l’età giusta per sposarti, tesoro!”

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Edoardo: “Sì, lo so, mamma, lo so! Non perdi l’occasione per ricordarmelo ogni volta!”

Prima che Edoardo possa rispondere, la porta si apre e Luna entra nel salottino con indosso l’abito rosso e i capelli sciolti sulle spalle.

Edoardo, sinceramente ammirato a Luna: “Wow! Sei uno schiant….!” Poi s’interrompe e si mette le mani nei capelli gridando: “Oh, no, no, no! Che cosa sono quegli obbrobri, cosa sono quegli obbrobri!”

Luna, confusa: “Obbrobri?

Edoardo: “Si quei tremendi tatuaggi! Cosa sono? Questo è un problema! Questo è un problemone! Non vanno assolutamente bene! Questo è un problemone!”

Luna: “Ma perché è un problema? Questo non influisce sulla mia professionalità!”

Edoardo: “Ah! Lo dici tu che non influisce sulla tua professionalità! E invece sì che influisce! Ci hai già pensato a come nasconderli quando ti presenterai a lui? Eh, ci hai già pensato?”

Luna in tono di sfida: “No!”

Mamma di Edoardo, lasciandosi cadere sul divano, affranta: “Lo sapevo, Edoardo! Lo sapevo che alla fine ti saresti legato ad una delle indossatrici tutto fisico e niente cervello di Laurent Faustine!”

Edoardo protesta: “Mamma! Mammina mia adorata! Guarda che lei… è una persona interessante e intelligente, nonostante i suoi terribili tatuaggi e…”

Luna interrompendolo, rivolgendosi alla madre di Edoardo: “Come si permette di definirmi una senza cervello se neanche mi conosce, signora? E inoltre, cosa accidenti c’entro io con Laurent Faustine che è uno stilista?”

Mamma di Edoardo, sorpresa, rivolta a Luna: “Davvero non sei una delle sue indossatrici?”

Luna, sdegnata: “Nemmeno per sogno! Non capisco da dove le sia potuta venire una

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simile idea!...Vede che non mi conosce? Se mi conoscesse bene, saprebbe che quella dell’indossatrice è l’ultima carriera al mondo che sceglierei”.

Mamma di Edoardo, leggermente imbarazzata: “Scusa tanto, ma dato che Edoardo lavora per Laurent Faustine, non puoi condannarmi se ho pensato che…”

Luna fissa dapprima la mamma e poi Edoardo con aria stralunata, rivolgendosi a quest’ultimo: “Per l’amor di Dio! Tu lavori per Laurent Faustine?”

Mamma di Edoardo, rivolta a Luna: “Perché? Il mio figliolo non te lo aveva detto? E dove diamine pensavi che avesse potuto prendere quell’abitino che indossi, tesoro?”

Luna osserva il vestito rosso con aria disgustata e poi, avvicinandosi ad Edoardo gli punta un dito contro il petto: “Quindi, quando poco fa noi parlavamo di lui, intendevamo due lui diversi!”

Edoardo, confuso: “No, no, no, aspetta! Non capisco cosa intendi dire!”

Luna: “Mi spiego subito. Io, quando mi riferivo al lui che intendevo incontrare, mi riferivo a Giacomo Talbenti, il famoso giornalista e scrittore che ha ricevuto quest’anno il premio nobel in letteratura, mentre tu, a quanto capisco adesso, intendevi Laurent Faustine! Dico bene?”

Edoardo, sul cui volto compare un’espressione di comprensione: “Adesso capisco perché facevi tante storie su cosa indossare, sui capelli, sul trucco…Quindi tu non sei un’indossatrice, vero?”

Luna, sarcastica: “Ci puoi scommettere bello, che non lo sono e neanche vorrei esserlo, caro mio! Io sono una giornalista ed anche in gamba, per la miseria!”

Mamma di Edoardo: “Volete spiegarmi cosa sta succedendo, per cortesia?”

Luna ed Edoardo, all’unisono: “Silenzio!”

Edoardo: “Ma allora mi spieghi perché cavolo sei venuta in questa suite, oggi?”

Luna: “E’ difficile, eh? Devo forse farti il disegnino? Ho sbagliato suite, ecco tutto! E credo anche di capire come sia successo…Mentre aspettavo il treno, un bifolco con la valigia ha travolto me ed altre due donne. Ciascuna di noi aveva in mano un biglietto

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da visita che è caduto a terra ed è evidente che quando io creduto di aver raccolto il mio, in realtà ho preso quello di una delle altre due ….Così anche lei sarà finita nella suite sbagliata! Santo cielo! Accidenti, ma sì! Ho preso il biglietto di quella con la puzza sotto il naso che…adesso sarà nella suite del povero Talbenti! Chissà cosa diamine gli starà dicendo quell’ oca! Quella sì ha poco cervello, non io!”

Mamma di Edoardo, spazientita: “Insomma! Qualcuno si può degnare di spiegarmi cosa sta succedendo qua dentro, sì o no?”

Luna: “E’ presto detto, signora! Io sono una giornalista e non un’indossatrice e se mi sono prestata a fingere, sì a fingere di essere la fidanzata di suo figlio è perché credevo che lui mi oggi mi avrebbe fatto incontrare il premio nobel Talbenti per cui credevo lavorasse…Invece lavora solo per Faustine!”

Edoardo si lascia cadere sul divano con fare desolato.

Mamma di Edoardo rivolta a lui: “E’ vero? Tu hai chiesto a lei di fingere di essere la tua fidanzata?”

Edoardo, rassegnato: “Sì, mamma, sì! Gliel’ho chiesto io!”

Mamma di Edoardo: “Perché? …Sei forse gay?...Non che abbia qualcosa contro di loro, ma…non hai mai dato segni che ti piacessero i maschietti!”

Edoardo: “Oh Dio, mamma! Tu ti mettere in testa che io mi fidanzerò solo e quando l’avrò deciso io e nessun altro!”

Mamma di Edoardo, in tono di protesta: “Ma tesoro, tesoro! Io voglio solo che tu sia felice, con qualcuno al tuo fianco!”

Luna: “Bene! Intanto che risolvete la cosa in famiglia, io vi saluto e me ne vado a cercare la suite giusta per fare finalmente la mia intervista! Grazie e arrivederci!” Ciò detto esce dal salottino con passo deciso.

Mamma di Edoardo: “Però quel tipetto lì che se n’è appena andato, mi piaceva molto!”

Edoardo, con un’impronta di sorpresa nella voce: “Eh,, piaceva anche a me! Mi è pia-

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ciuta non appena è entrata qui dentro e non è che mi sarebbe dispiaciuto approfondire la sua conoscenza”.

Mamma di Edoardo: “E allora cosa aspetti? Seguila, non lasciartela scappare!”

Edoardo, incerto: “Non credo di andarle a genio! Adesso poi che sa che lavoro per Faustine!”

Mamma di Edoardo: “Non essere sciocco! Avrai pure un passato da indossatore che poi ti ha permesso di continuare a lavorare con Laurent Faustine come addetto alle pubbliche relazioni, ma hai anche la tua bella laurea in letteratura presa con 110 e lode…Credo proprio che troverai argomenti che la facciano interessare a te…E adesso vai! Vai!”

Edoardo, alzandosi dal divano e baciando la madre sulla guancia: “Grazie, mamma!” ed esce dal salottino lasciando la donna da sola.

Mamma di Edoardo sorridendo beata: “E così finalmente è arrivato il giorno in cui ho potuto vedere mio figlio interessarsi ad una donna!...Con un po’ di fortuna, presto potrebbe esserci un matrimonio da organizzare! Fiori, tulle, confetti, ricevimenti, inviti, regali! Che meraviglia! Che meraviglia!….E magari, chissà, tra un paio d’anni diventerò anche una bella e giovane nonna!”

Le luci si spengono sul salottino della suite 501.

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Le luci si accendono sul salottino della suite 401.

Vittoria Lavinia, rivolta al giovane uomo appena entrato nel salottino, arrabbiata: “Ma lei è quel tizio che alla stazione oggi quasi travolgeva con la valigia me ed altre due donne! Lo sa che mi ha fatto cadere il biglietto da visita che avevo in mano? Avrei potuto non arrivare mai qui se lo avessi perso!”

Uomo giovane: “Posso sapere perché diamine doveva venire da mio padre? Cosa vuole da lui?”

Vittoria Lavinia, fissandolo con attenzione: “Lei è suo figlio?”

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Uomo giovane: “Naturalmente! Io sono Pietro Volzeri. Piacere di conoscerla e lei è…?”

Vittoria Lavinia, sorpresa: “Ha detto Volzeri?...Ha detto Volzeri?...Quindi è vero, quell’uomo (e indica l’uomo anziano) non è Laurent Faustine”.

Uomo giovane, corrugando la fronte: “Certo che no! Da dove l’è venuta una idea simile?”

Vittoria Lavinia, con aria accusatrice al giovanotto: “Ah! Adesso ho capito! Ho capito adesso! Ma certo! Il biglietto! E’ stata tutta colpa sua! Quando alla stazione lei mi ha fatto cadere il biglietto, anche alle altre due donne è caduto quello che avevano in mano e così i biglietti si sono mischiati! Io devo avere raccolto quello della rumena!....Quindi adesso lei potrebbe trovarsi da Laurent Faustine e se così fosse, mi manderà all’aria l’assunzione! Quella donna brutta! Noo!” Ed afferra la propria giacca e la borsa.

Uomo anziano, rivolto a Vittoria Lavinia: “Signorina, signorina, non se ne vada!” Si rivolge al figlio ed aggiunge: “Lo sai che questa bella ragazza ha detto che non vede l’ora di lavorare per me, anche se non ne capisco la ragione? E poi come canta lei ‘O mia bela Madunina’, non la canta nessuno! Devi proprio sentirla! Signorina, venga qui e canti a mio figlio: ‘O mia bela Madunina’!” Poi da solo intona: “O mia bela Madunina…”

Vittoria Lavinia, lo interrompe ruggendo: “Per amor del cielo! Io fare la badante? Mai! Dovrete passare sul mio cadavere!” E furente, corre fuori dal salottino.

Le luci si spengono sul salottino della suite 401.

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Le luci si accendono sul salottino della suite 601.

Luna, entrando come una furia nel salottino senza neanche bussare alla porta: “Fermi tutti! Giù alla reception mi hanno detto che questa è la suite del premio nobel Talbenti”.

Il signor Talbenti, la signora Talbenti e Marja si voltano verso di lei, sussultando.

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Luna, rivolta a Marja: “Ah, allora sei tu che ha preso in sbaglio il mio biglietto, eh!” E rivolgendosi al signor Talbenti: “La giornalista che doveva intervistarla oggi, sono io, non lei. Molto piacere, io sono Luna” E porge la mano al signor Talbenti.

Signor Talbenti: “Piacere!”

A questo punto, anche Vittoria Lavinia entra nello stesso salottino, e puntando il dito contro Luna,  non bada alle altre persone presenti lì e dice: “Fermi tutti! Allora sei tu che vuoi rubarmi il posto d’indossatrice”. Poi si accorge di Marja e si arrabbia ancora di più: “Oppure sei tu? Chi? Chi è di voi due? Mi Rispondete si o no?”

Marja: “Guarda che io son venuta qui solo per fare il provino di badante!”

In quel momento Edoardo nel salottino e avvistando Luna la raggiunge esclamando: “Ti prego, dammi il tuo numero di cellulare. Vorrei tanto rivederti”.

Vittoria Lavinia, rivolta ad Edoardo: “Ma io ti conosco, tu sei l’addetto alle pubbliche relazioni di Laurent Faustine!” Poi, rivolta a Luna: “Allora, sei tu che vuoi rubarmi il posto d’indossatrice! Infida! E hai anche indosso una delle creazioni del maestro!” E le salta al collo.

Edoardo, levando le mani di Vittoria Lavinia dal collo di Luna: “Giù le mani dalla mia ragazza!”

Luna con voce resa rauca dall’aggressione: “No, no, no! Io non sono la ragazza di nessuno”.

Vittoria Lavinia strattonando Edoardo, riafferra Luna per la manica del vestito e la strappa: “Togliti quest’abito! Solo io devo indossarlo! Tu non ne hai il diritto!”

Edoardo, spaventato: “Oddio! Si è rotto! E adesso chi lo sente Faustine! E’ uno dei suoi capi migliori!”

Signor Talbenti, seccato dalla confusione creatasi nel salottino, grida: “Sileeenzio! Tutti zitti!”

Il silenzio cala come per magia e la signora Talbenti esclama, ingenua: “Ma guarda caro, quanta bella gente! Sono venuti tutti per omaggiare te? Come sono orgogliosa di avere un marito così famoso!”

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Marja: “No, signora, guarda! Io non credo che sono tutti qua per tuo marito!”

Signora Talbenti, confusa: “E allora perché sono tutti qui?”

A quelle parole, tutti si mettono a parlare all’unisono, coprendo uno le parole dell’altro e creando solo una gran confusione di voci che si sovrappongo non permettendo di capire cosa viene detto.

Luna, gridando: “Sono qui per fare un’intervista e non me ne andrò fino a quando non l’avrò finita!”

Vittoria Lavinia, gridando: “Dov’è il maestro? Devo vederlo subito. Quel posto è stato promesso a me e a nessun altra!”

Edoardo, rivolto a Luna: “Dammi un’occasione per conoscerci meglio. Ho una laurea in letteratura, sai? Potremmo parlare di libri!”

Signor Talbenti, ancora più esasperato: “Silenziooo! Zitti tutti o vi sbatto tutti fuori dalla mia suite! Avete capito?”

Il silenzio cala nuovamente nel salottino.

Mamma di Edoardo, entrando nel salottino ed avvistando suo figlio e Luna: “Ah, eccovi, qui! Ho girato tutto l’albergo per riuscire a trovarvi! Giù alla reception mi hanno detto che il premio nobel era in questa stanza!” Si rivolge al signor Talbenti e agginge: “E sono venuta a porgergli le mie congratulazioni. Ho letto il suo ultimo libro e mi è piaciuto molto”. Poi si accorge del silenzio innaturale che regna nel locale e domanda: “Ma cosa sta succedendo?”

Signor Talbenti, prevenendo chiunque dal proferir parola: “Silenziooo! Tutti zitti! Adesso parlo solo io!...Dunque, se ho ben capito c’è stato uno scambio di numeri di suite. La signora Marja, doveva andare a un colloquio per un posto di badante e invece è finita da me e anche queste altre due donne che poco fa si accapigliavano come due pazze, devono essere finite nella suite sbagliata….Comunque, a tutto c’è rimedio”. Si rivolge a Luna: “Lei può avere la sua intervista con me anche subito e per l’amor di Dio, prima che glielo strappi di dosso, dia quel vestito rosso a quella isterica ragazza che così potrà andarsene con il collaboratore di Faustine!”

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Vittoria Lavinia, brusca, rivolta a Luna: “Hai sentito, brutta strega? Togliti quel vestito e dammelo subito. Te l’ha detto anche il tuo nobel!”

Luna, arrabbiata e senza pensarci due volte si leva il vestito e lo butta a Vittoria Lavinia esclamando sarcastica: “Tienitelo, io non so cosa farmene!” Così facendo però resta in mutande e reggiseno.

Signora Talbenti, confusa: “Oh Dio! Perché quella benedetta ragazza è così svestita quando nel salotto ci sono degli uomini?”

A quelle parole Luna si accorge di quello che ha fatto e cerca di coprirsi con le mani.

Edoardo si sfila subito la giacca di dosso e gliela mette sulle spalle mentre la madre di lui toglie uno scialle dalla borsa e glielo annoda intorno alla vita.

Le sorprese però non sono ancora finite perché, attraverso la porta aperta della suite, adesso fanno il loro ingresso anche l’uomo anziano della suite 401 al braccio del figlio.

Signor Talbenti, sorridendo all’uomo anziano: “Luigi, Luigi! Caro amico mio! Sei davvero venuto ad assistere alla mia premiazione!”

Uomo anziano, rivolto a Vittoria Lavinia: “Ecco come mi chiamo signorina! Mi chiamo Luigi! Lei me l’ha chiesto prima!” E poi, rivolto a Talbenti: “Sai, devi far cantare quella ragazza alla tua premiazione…ti assicuro che come canta lei ‘O mia bela Madunina’, non la canta nessuno!” Poi si rivolge di nuovo a Vittoria Lavinia e dice: “Signorina, signorina! Ci canti ? O mia bela Madunina!”

Signor Talbenti, Luigi e suo figlio intonano a squarcia gola: “O mia bela Madunina…”

Vittoria Lavinia, arrabbiatissima: “E basta con questa storia delle canzoni!” E rivolgendosi ad Edoardo: “Esigo di vedere Laurent Faustine e subito!”

Edoardo: “Assolutamente no signorina! Lei non mi piace per niente! Ha un carattere prepotente ed antipatico e io conosco benissimo il maestro! so che le persone così non gli piacciono affatto!”

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Vittoria Lavinia furiosa, parandosi davanti a lui: “E tu chi saresti per impedirmi di vedere Laurent Faustine con cui io ho parlato di persona al telefono e mi ha assicurato che mi avrebbe ricevuto oggi?”

Edoardo, calmissimo: “Ma certo che Faustine ti ha detto che ti avrebbe ricevuto. Quello che non ti ha riferito è che sono io il primo a vedere le persone che poi lui incontrerà. Si fida totalmente di me e se io gli dico che una persona non mi piace, lui mi ascolta e non l’incontra! Hai capito bene?”

Vittoria Lavinia, gridandogli contro: “Ma almeno tu lo sai chi sono io? Sono la figlia dell’industriale Filiani De Pronis e se solo lo voglio, posso farti perdere il posto di lavoro oggi stesso”.

Edoardo: “Ah, sì? Vediamo subito!” Compone un numero sul proprio cellulare e poco dopo dice: “Pronto? Faustine? Mi scusi se la disturbo ancora eh, ma c’è qui la figlia dell’industriale Filiani De Pronis che vorrebbe fare l’indossatrice per lei. Io l’ho appena vista e le assicuro che ha un carattere prepotente ed è pure antipatica e quindi le consiglio vivamente di non incontrarla; però se vuole incontrarla ugualmente, sta a lei!...Ah, a proposito, ha detto che se lei non l’assume, mi farà perdere il posto di lavoro oggi stesso…Come? No, non è la ragazza di cui le ho parlato al telefono prima…Quella sì è carina, molto carina ma è una giornalista e non vuole fare l’indossatrice…C’è stato un equivoco poi le spiegherò…Come? Quale delle due? La figlia dell’industriale? Sì, gliela passo!”

Vitttoria Lavinia afferra il cellulare trionfante: “Pronto Sì? Sono io!” Mentre ascolta ciò che Faustine, all’altro capo del telefono le dice, sul suo volto compare un’espressione di sdegno e ad un certo punto butta in terra il cellulare ed esclama minacciosa, fissando Edoardo con sguardo truce: “Ve ne pentirete tu e Faustine, questa è una promessa”. E corre fuori dal salottino.

Edoardo le grida: “Sì, va bene, ma lascia qui il vestito!”

Vittoria Lavinia non lo ascolta ed esce di scena.

Figlio dell’uomo anziano: “Chiedo scusa signori, ma se c’è stato uno scambio di biglietti stamattina alla stazione, la colpa è mia: mio fratello aveva promesso che si sarebbe fermato qui in albergo con papà fino a quando io non fossi arrivato. Invece stamattina mi ha telefonato dicendo che c’era un problema in ufficio e che lo avrebbe

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lasciato da solo. Ho deciso di prendere il primo treno disponibile e per paura di perderlo, mi sono messo a correre…Così ho causato questo pasticcio…Vedete…mio padre non è più in grado di badare a se stesso perché spesso si dimentica le cose…l’ Alzheimer è allo stadio iniziale, ma purtroppo non perdona!”

Uomo anziano: “No, no, no! Si era detto che mi chiamo Luigi e non Alzheimer…Per favore, non mandatemi in confusione”.

Figlio dell’uomo anziano: “Sì, papà, sì. Sei Luigi”.

Uomo anziano: “Ah, bene! Almeno una certezza!”

Figlio dell’uomo anziano: “Comunque, dicevo, visto che c’è stato questo scambio di biglietti e a quanto ho capito c’era una donna rumena in cerca di un posto di badante e doveva incontrarsi oggi per un colloquio con mio fratello e me…” Si rivolge a Marja e continua: “Suppongo che si tratti di lei!”

Signora Talbenti: “Eh no! Alt! Marja è mia e di mio marito…E anche i suoi bambini! Guai a chi ce la tocca!”

Marja, mortificata, rivolta al figlio dell’uomo anziano: “Sì, è vero! Ero io che avevo un provino di badante…Però sa, poi io ho incontrato loro che hanno dato una casa a me e ai miei bambini ed io ho detto sì”.

Figlio dell’uomo anziano, con una punta di panico nella voce: “Oh, Accidenti! E io adesso cosa faccio?”

Mamma di Edoardo, avvicinandosi al giovanotto e dandogli una pacca sulla spalla:“Animo ragazzo! Ci penso io…La sorella della mia collaboratrice domestica Alina,  è appena arrivata in Italia e sta cercando lavoro proprio come badante…Se per lei va bene lo stesso…”

Figlio dell’uomo anziano: “Ma va benissimo… perché vede, io voglio che mio padre stia ancora a vivere a casa sua, assieme a me...Ma di giorno io lavoro…sa, faccio l’avvocato e quindi non posso badare a lui”.

Mamma di Edoardo: “Tutto a posto, allora. Dirò ad Alina di telefonare a sua sorella oggi stesso. Provvederò subito.

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Figlio dell’uomo anziano: “Perfetto. Le sono davvero grato!”

Signor Talbenti, rivolto al figlio dell’uomo anziano: “Scusami, eh? Ma davvero Luigi ha l’Alzheimer? Accidenti! Mi dispiace  tanto! Un uomo brillante come lui! E’ stato per anni un giudice in gamba! Ed è stato ed è per me un grande amico!”

Figlio dell’uomo anziano, sospirando: “Già…Per questo quando abbiamo ricevuto l’invito alla sua premiazione, l’ho voluto portare ugualmente”.

Uomo anziano: “Ma…amico di chi?”

Signor Talbenti, prendendo l’uomo anziano sottobraccio: “Tu, caro Luigi, tu sei stato e sei ancora un mio grande amico! Venite che vi offro qualcosa da bere, dai! E ti racconto un po’ dei bei tempi passati!”  Si allontanano insieme al figlio di Luigi.

Uomo anziano:, guardando suo figlio: “Ma lui chi è?”

Signor Talbenti: “Ma come chi è? E’ tuo figlio!”

Uomo anziano, rivolto al signor Talbenti: “E io sono tuo amico?”

Signor Talbenti”: Sì”.

Uomo anziano: “Giudice?”

Signor Talbenti: “Sì”

Uomo anziano: “Vostro onore!”

Signor Talbenti: “Sì, vostro onore!”

E i tre escono di scena.

Edoardo, rivolto a Luna: “Allora, cosa ne dici? Me lo dai il numero del tuo cellulare?”

Mamma di Edoardo, accanto a lui: “Guardi che mio figlio è un buon partito eh, anche se si ostina a voler lavorare per Faustine!”

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Luna, ironica: “Beh, signora, se quell’oca che se n’è appena andata riuscirà a mantenere la promessa, suo figlio, signora, lavorerà ancora per poco per lo stilista!”

Edoardo sorridendo: “Eh no guarda, se c’è una cosa che Faustine non ama è farsi manovrare da chicchessia e se il padre di quella ragazza dovesse davvero provare a interferire col suo lavoro, troverà pane per i suoi denti!”

Luna, squadrandolo attentamente: “Beh, allora, che hai le p….che hai carattere, me l’hai appena dimostrato…Davvero hai una laurea in letteratura?”

Edoardo, prontamente: “Sì…Mettimi alla prova!”

Luna, maliziosa: “Quindi se ti parlassi di Dante o di Boccaccio, non mi diresti che sono due stilisti famosi, vero?”

Edoardo ridacchiando: “Uno a zero per te….L’umorismo non ti manca, eh!”

Mamma di Edoardo sulle spine: “E allora, questo numero di cellulare?”

Edoardo con aria esasperata: “Mamma!”

Luna, rivolta a Edoardo: “Beh Dai !Dammi ”.

Edoardo le passa il cellulare e lei vi memorizza il proprio numero.

Edoardo soddisfatto: “Grazie! Guarda, ti giuro, non te ne pentirai! Adesso vado di sopra a prendere il tuo amato tailleur così potrai finalmente fare quella tua tanto agognata intervista al premio nobel, va bene?”.

Signora Talbenti,  fermando Edoardo: Ma no, non è necessario! Ho giusto comprato stamattina un vestito per la mia nipotina. E’ de-li-zio-so! Vado a prendertelo perché sicuramente ti starà bene. Ah…e dimenticavo di dirti che è di Laurent Faustine!”

Luna, allargando le braccia in segno di resa: “Oh Dio non è possibile! Non ci si può proprio liberare di quell’uomo. Lo butti fuori dalla porta e lui rientra dalla finestra!”

In quel momento suona il cellulare di Luna.

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Luna: “Sì?...Oh, salve direttore. Sì…No beh, l’intervista, sa…è una storia lunga. Poi le racconto, sì….Come?...Sì….L’assistente di Faustine è proprio qui davanti a me. Perché?...Ma…ma….va beh!...Gli farò l’intervista!...Sì come al solito, lunedì sulla sua scrivania”.

Edoardo, alle spalle di Luna sorride soddisfatto, ammiccando verso la madre.

Luna: “Va bene, va bene! Arrivederci, direttore. Poi chiude la comunicazione.

Edoardo raggiante: “Hai visto, cara? Non puoi proprio sottrarti ad un appuntamento con me.

Marja che era rimasta in silenzio ad assistere a questa scena, commenta: “Io ho capito, Luna! Io sono venuta qui e ho trovato lavoro. Tu sei venuta qui e hai trovato… ‘amore’…Questo è molto buono!”

Il sipario si chiude.

SCENA FINALE AGGIUNTA DALL’ASSOCIAZIONE CULTURALE ‘ARTE E TEATRO’ DI  ROMA:

Si apre il sipario.

Due donne e il figlio del signor Luigi si trovano sul marciapiedi della stazione ed aspettano il treno, chi parlando al cellulare, chi consultando l’ora, chi sfogliando una rivista.

Ad un certo punto l’altoparlante annuncia l’arrivo di un treno ed una signora corre lungo il marciapiedi travolgendoli tutti e tre e tutto ciò che loro hanno in mano cade per terra come a significare che la storia inizia da capo con personaggi diversi tra cui il figlio di Luigi che aveva provocato il primo scambio di biglietti.

FINE

Autore: Mariadonata Ciceri                     e-mail:   donata.ciceri@alice.it

    

Registrazione S.I.A.E. (Sezione D.O.R.)- Protocollo nr. 158/13

                                                           

(di questo testo esiste il DVD della messa in scena al Teatro in Portico di Roma)

Un biglietto, un destino

SINOSSI

Sulla banchina della stazione attendono l’arrivo del treno, in ritardo, varie persone tra cui tre donne, molto diverse tra loro: una è rumena,  una italiana ed indossa un tailleur senza pretese e l’altra, anch’essa italiana è vestita elegantemente ed è il tipo di persona che normalmente non viaggia in treno. Mentre aspettano si scambiano qualche parola e si arriva ad un battibecco che vede coinvolte la sudamericana e l’italiana col tailleur contro l’altra vestita elegantemente proprio a causa delle battute che quest’ultima fa contro le altre due.

Finalmente, l’arrivo del treno viene annunciato. Un giovane uomo corre velocemente lungo la banchina portandosi appresso un bagaglio con le rotelle e quasi investe le tre donne che nello scansarsi, lasciano cadere a terra il biglietto da visita che ognuna di loro aveva in mano. La donna vestita elegantemente, spintonando le altre due, recupera il biglietto per prima e poi anche le altre raccolgono il proprio. Ognuna di loro crede di avere recuperato il biglietto giusto; infatti anche se le tre donne non lo sanno, tutti i biglietti recano l’indirizzo di un famoso albergo di Milano. Sul retro di ogni biglietto è però segnato il numero di una diversa suite così è inevitabile che ciascuna delle donne si rechi nella suite sbagliata.

La rumena crede di andare ad un colloquio per assumere una badante ed invece finisce da un famoso giornalista e premio nobel per la letteratura.

La donna col tailleur crede di andare nella suite del premio nobel ed invece finisce in quella di un noto stilista, dove ha un tètè a tète con il di lui addetto alle pubbliche relazioni.

La donna vestita elegantemente crede di andare a parlare col noto stilista per avviare così una brillante carriera d’indossatrice ed invece si ritrova faccia a faccia con uomo che sì, assomiglia al noto stilista, ma non lo è e sembra invece alquanto smemorato.

Da qui partono ovviamente una serie di equivoci che verranno chiariti solo alla fine.

Personaggi

-Luna: giornalista

-Marja: badante rumena

-Vittoria Lavinia: aspirante indossatrice

-signor Talbenti: famoso giornalista e premio nobel della letteratura

-signora Talbenti: moglie del premio nobel

-Edoardo: addetto alle pubbliche relazioni dello stilista Laurent Faustine

-mamma di Edoardo

-uomo anziano smemorato

-figlio dell’uomo anziano smemorato (che è poi anche il giovane che per poco, col bagaglio, non travolge le tre donne sulla banchina alla stazione)